Niccolò Machiavelli e Federico Pizzarotti: differenze tra le pagine

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{{Carica pubblica
{{nota disambigua||[[Machiavelli (disambigua)]]|Machiavelli}}
|nome = Federico Pizzarotti
{{quote|quel grande<br />che temprando lo scettro a' regnatori<br />gli allor ne sfronda, ed alle genti svela<br />di che lagrime grondi e di che sangue|[[Ugo Foscolo]], ''[[Dei sepolcri]]''}}
|immagine = Federico Pizzarotti - Aung San Suu Kyi 31 ott 13 034 (cropped).jpg
|carica = [[Sindaci di Parma|Sindaco di Parma]]
|mandatoinizio = 25 maggio [[2012]]
|mandatofine =
|predecessore = Mario Ciclosi (''commissario prefettizio'')
|successore =
|partito = [[Italia in Comune]] (dal 2018)<br />[[Indipendente (politica)|Indipendente]] (2016-2018)<br />[[Movimento 5 Stelle]] (2009-2016)
|titolo di studio = [[Diploma professionale]]
|professione = [[Project manager]]
}}
{{Bio
|Nome = Niccolò Federico
|Cognome = MachiavelliPizzarotti
|Sesso = M
|LuogoNascita = FirenzeParma
|GiornoMeseNascita = 37 maggioottobre
|AnnoNascita = 14691973
|LuogoMorte = Firenze
|GiornoMeseMorte = 21 giugno
|AnnoMorte = 1527
|Epoca = 2000
|Attività = scrittore
|Attività = politico
|Attività2 = drammaturgo
|Attività3 = politico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , [[Sindaci di Parma|sindaco di Parma]] dal 25 maggio [[2012]]
|Epoca = 1400
|Epoca2 = 1500
|FineIncipit =
|Immagine = Santi di Tito - Niccolo Machiavelli's portrait headcrop.jpg
|Didascalia = Machiavelli (particolare) ritratto da [[Santi di Tito]]
}}
 
Come [[Leonardo da Vinci|Leonardo]], Machiavelli è considerato un tipico esempio di uomo [[Rinascimento|rinascimentale]]. Questa definizione - secondo molti - descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia il letterato più del termine [[machiavellismo|machiavellico]], entrato peraltro nel linguaggio corrente ad indicare un'intelligenza acuta e sottile ma anche spregiudicata.<ref>La famosa frase "Il fine giustifica il mezzo" non fu mai pronunciata da Machiavelli ma è usata come esempio di machiavellismo</ref> Machiavelli è inoltre considerato il fondatore della [[scienza politica]] moderna.
 
== Biografia ==
Diplomatosi all'[[Istituto professionale|Istituto professionale per l'industria e l'artigianato]] [[Primo Levi]] di Parma con indirizzo elettronico, lavora per molti anni come consulente per banche e istituti finanziari. Al momento dell'elezione a sindaco, lavorava come [[project manager]] al [[Credito Emiliano]] di [[Reggio Emilia]] nell'ambito dell'[[Tecnologie dell'informazione e della comunicazione|ICT]]. È sposato dal 2003<ref>{{Cita web|url=https://parma.repubblica.it/cronaca/2012/05/22/news/quando_in_comune_entrano_due_sposi_chi_cinzia_piastri_moglie_del_sindaco-35679588/
=== Infanzia e giovinezza ===
|titolo=Quando in Comune entrano due sposi - Chi è Cinzia Piastri, moglie del sindaco|autore=Marco Severo|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=22 maggio 2012|accesso=10 novembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171115015055/https://parma.repubblica.it/cronaca/2012/05/22/news/quando_in_comune_entrano_due_sposi_chi_cinzia_piastri_moglie_del_sindaco-35679588/|dataarchivio=15 novembre 2017|urlmorto=no}}</ref>.
Niccolò Machiavelli nacque a [[Firenze]],<ref>Archivio dell'Opera di Santa Maria del Fiore, Libri dei battesimi: A dì 4 di detto maggio 1469 Niccolò Piero e Michele di m. Bernardo Machiavelli, p. di Santa Trinita, nacque a dì 3 a hore 4, battezzato a dì 4</ref> terzo figlio, dopo le sorelle Primavera ([[1465]]) e Margherita ([[1468]]) e prima del fratello Totto ([[1475]]-[[1522]]); figlio di Bernardo ([[1432]]-[[1500]]) e di Bartolomea Nelli ([[1441]]-[[1496]]). Anticamente originari della [[Val di Pesa]], i [[Machiavelli (famiglia)|Machiavelli]] sono attestati<ref>Dal Villani, nella sua ''Cronica''</ref> popolani guelfi resiedenti almeno dal [[XIII secolo]] a Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre Bernardo era tuttavia di così poca fortuna da esser considerato, non si sa quanto veritieramente, figlio illegittimo: dottore in [[legge]], risparmiatore per carattere o per necessità, ebbe interesse agli studi di umanità, come risulta da un suo ''Libro di Ricordi'' che è anche la principale fonte di notizie sull'infanzia di Niccolò.<ref>I ''Ricordi'' vanno dal 30 settembre 1474 al 19 agosto 1487</ref> La madre, secondo un suo lontano pronipote,<ref>In ''Discorsi di Architettura'' del senatore Giovan Battista Nelli, 1753</ref> avrebbe composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio Niccolò.
 
=== Attività politica ===
[[File:Firma machiavelli.png|thumb|right|La firma di Machiavelli]]
==== Prime esperienze ====
Nel [[1476]] Niccolò cominciò a studiare [[lingua latina|latino]] con un certo Matteo, l'anno dopo si dedicava allo studio della [[grammatica]] con un Battista da Poppi, all'[[aritmetica]] nel [[1480]] e l'anno seguente affrontava le prove scritte di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca paterna: la I Deca di [[Tito Livio]] e quelle di [[Flavio Biondo]], opere di [[Cicerone]], [[Macrobio]], [[Prisciano]] e [[Marco Giuniano Giustino]]. Adulto, maneggerà anche [[Lucrezio]]<ref>La sua trascrizione del ''De rerum natura'' è nel manoscritto Vaticano Rossiano 884</ref> e la ''Historia persecutionis vandalicae'' di [[Vittore Uticense]]. Non conobbe invece il [[lingua greca|greco antico]], ma poté leggere le traduzioni latine di alcuni degli storici più importanti, soprattutto [[Tucidide]], [[Polibio]] e [[Plutarco]], da cui trasse importantissimi spunti per la sua riflessione sulla storia<ref>L. Canfora, ''Noi e gli antichi'', Milano 2002, p. 16, 22, 121</ref>.
Alle [[elezioni regionali in Emilia-Romagna del 2010|elezioni regionali del 2010]] si candida alla carica di [[Consiglio regionale (Italia)|consigliere regionale]] dell'[[Emilia-Romagna]], ma non viene eletto<ref>{{cita news|url=http://www.ilpost.it/2012/05/07/federico-pizzarotti-parma-grillo/|titolo=Chi è Federico Pizzarotti|pubblicazione=[[il Post]]|data=7 maggio 2012|accesso=27 novembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304192434/https://www.ilpost.it/2012/05/07/federico-pizzarotti-parma-grillo/|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>.
 
==== Elezione a sindaco di Parma ====
S'interessò alla politica fin dalla giovinezza, come dimostra una sua lettera del [[9 marzo]] [[1498]], la seconda che di lui ci è pervenuta - la prima è una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, del [[2 dicembre]] [[1497]], affinché si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia dei Pazzi - indirizzata all'amico [[Ricciardo Becchi]], ambasciatore fiorentino a Roma, nella quale egli si esprime in modo critico contro [[Girolamo Savonarola]].
Nel marzo [[2012]] si candida per il Movimento 5 Stelle alla carica di [[sindaco]] di [[Parma]] per le [[Elezioni amministrative italiane del 2012#Parma|elezioni amministrative]] del 6 e 7 maggio 2012, successive alle dimissioni del sindaco di centrodestra [[Pietro Vignali]] e al [[Commissario prefettizio|commissariamento]] della città.
 
Al primo turno ottiene il 19,47% e accede al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra [[Vincenzo Bernazzoli]], [[Presidente della provincia|presidente]] della [[provincia di Parma]], forte del 39,20% dei consensi. Il 21 maggio Pizzarotti vince il ballottaggio con il 60,22% dei consensi e diviene pertanto sindaco di Parma. Si tratta del primo sindaco di un [[Parma|capoluogo di provincia]] appartenente al Movimento 5 Stelle<ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/static/speciale/2012/elezioni/comunali/parma.html|titolo=Elezioni Comunali 2012 - Emilia-Romagna (Parma)|pubblicazione=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=21 maggio 2012|accesso=21 maggio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180119105057/http://www.repubblica.it/static/speciale/2012/elezioni/comunali/parma.html|dataarchivio=19 gennaio 2018|urlmorto=no}}</ref>.
=== La formazione ===
Due sono le fasi che scandiscono la vita Niccolò Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto negli affari pubblici e, in secondo luogo, nella scrittura di testi di limitata portata teorica e speculativa.
A partire dal 1512 si apre la seconda fase segnata dal forzato allontanamento di Niccolò dalla politica attiva.
 
Nel novembre [[2015]] Pizzarotti è nominato dall'[[Associazione Nazionale Comuni Italiani|ANCI]] presidente della Commissione Politiche ambientali, Territorio, Protezione Civile, Energia e Rifiuti.<ref>{{Cita news|url=http://www.gazzettadiparma.it/news/parma/318633/-Pizzarotti-presidente-commissione-ambiente-Anci.html|titolo=Pizzarotti presidente commissione ambiente Anci|pubblicazione=[[Gazzetta di Parma]]|data=30 novembre 2015|accesso=28 settembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161002162946/https://www.gazzettadiparma.it/news/parma/318633/-Pizzarotti-presidente-commissione-ambiente-Anci.html|dataarchivio=2 ottobre 2016|urlmorto=no}}</ref>
=== Segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina ===
[[File:Niccolo Machiavelli uffizi.jpg|left|thumb|190px|Statua di Machiavelli, [[Galleria degli Uffizi]] a [[Firenze]].]]
{{quote|Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri, la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata, parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona fattura, ma soltanto [[Leonardo]], col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel fine ambiguo sorriso|[[Roberto Ridolfi]], ''Vita di Niccolò Machiavelli'', p. 22}}
Niccolò aveva già presentato al ''Consiglio dei Richiesti'', il [[18 febbraio]] [[1498]], la propria candidatura a segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un candidato savonaroliano. Pochi giorni dopo la fine dell'avventura politica e religiosa del frate ferrarese, il [[28 maggio]] Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto il [[15 giugno]] dal ''Consiglio degli Ottanta'', elezione ratificata dal ''Consiglio maggiore'' il [[19 giugno]] 1498, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo segretario della Repubblica, [[Marcello Virgilio Adriani]], che il [[Paolo Giovio|Giovio]] asserisce<ref>P. Giovio, Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat [...] a Marcello Virgilio [...] graecae atque latinae linguae flores accepisse»</ref> essere stato suo maestro.
 
==== Fuoriuscita dal Movimento 5 Stelle ====
Per quanto i compiti delle due Cancellerie siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei ''Dieci di libertà e pace'', consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, il [[14 luglio]], anche questa ulteriore responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il «Segretario fiorentino».
Nel febbraio [[2016]], nel suo ruolo di sindaco, è fra gli indagati per [[abuso d'ufficio]] in un'inchiesta sulle nomine al [[Teatro Regio (Parma)|Teatro Regio]].<ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/cronache/16_maggio_12/parma-pizzarotti-indagato-abuso-d-ufficio-db939876-180e-11e6-a192-aa62c89d5ec1.shtml|titolo=Parma, Pizzarotti indagato per abuso d'ufficio. «Tranquillo, vado avanti»|pubblicazione=corriere.it|data=12 maggio 2016|accesso=8 ottobre 2016}}</ref> La notizia a maggio viene pubblicata dalla stampa. Il 13, per non aver reso nota l'apertura dell'inchiesta e per il suo rifiuto d'inviare via email al mittente "staff di Grillo", poiché a suo dire anonimo, le documentazioni legali,<ref>{{Cita news|url=http://www.gazzettadiparma.it/news/24-ore-parma/353914/Pizzarotti-contro-lo--Staff-di.html|titolo=Pizzarotti contro lo "Staff di Grillo". E mostra le email|pubblicazione=gazzettadiparma.it|data=13 maggio 2016|accesso=8 ottobre 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/17/pizzarotti-taverna-m5s-e-mail-anonima-stessa-casella-dove-ha-inviano-i-dati-per-la-sua-candidatura/3138649/|titolo=Pizzarotti, Taverna: ‘E-mail anonima? Stessa dove ha inviato dati per la sua candidatura’|editore=ilfattoquotidiano.it|data=17 maggio 2016|accesso=1 febbraio 2017}}</ref> il blog del [[Beppe Grillo|leader]] annuncia la sospensione del sindaco dal Movimento 5 Stelle, con possibilità di replica entro 10 giorni.<ref>{{Cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/13/federico-pizzarotti-sospeso-dal-movimento-5-stelle-lannuncio-sul-blog-di-grillo/2725783|titolo=Federico Pizzarotti sospeso dal M5s: "Trasparenza è dovere". Lui: "Mi aspetto scuse dal direttorio"|pubblicazione=ilfattoquotidiano.it|data=13 maggio 2016|accesso=8 ottobre 2016}}</ref> Il 23 maggio il sindaco, contestando la sospensione, invia le proprie controdeduzioni<ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/politica/16_maggio_23/pizzarotti-sindaco-parma-controdeduzioni-espulsione-m5s-639cc1e4-20e7-11e6-a5a3-c2288e2f54b5.shtml|titolo=Pizzarotti: «Sospensione illegittima M5s? Non s'è fatto vivo, paradossale»|pubblicazione=corriere.it|data=23 maggio 2016|accesso=8 ottobre 2016}}</ref> e rimane in attesa di risposta.<ref>{{Cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/07/federico-pizzarotti-sfida-il-direttorio-m5s-e-su-parma-lista-civica-ci-sto-pensando/3018690/|titolo=Federico Pizzarotti sfida il direttorio M5s. Su Parma: "Lista civica? Ci sto pensando"|pubblicazione=ilfattoquotidiano.it|data=7 settembre 2016|accesso=8 ottobre 2016}}</ref>
 
Il 16 settembre 2016, a seguito dell'archiviazione delle accuse a suo carico, chiede di essere reintegrato all'interno del Movimento;<ref>{{Cita web|url=http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/politica/2016/16-settembre-2016/nomine-teatro-regio-gip-archivia-pizzarotti-240903783543.shtml|titolo=Il gip di Parma archivia Pizzarotti. Il sindaco era accusato di abuso d'ufficio. L'avviso di garanzia aveva causato la sospensione dal M5S|pubblicazione=corrieredibologna.corriere.it|data=16 settembre 2016|accesso=8 ottobre 2016}}</ref> non ricevendo risposta e col nuovo regolamento, modificato durante la sospensione, il 3 ottobre annuncia il proprio abbandono del Movimento 5 Stelle.<ref>{{Cita news|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/10/03/m5s-laddio-di-federico-pizzarotti-diretta-_1a26ecbb-2157-4654-ab08-64ec91940b42.html|titolo=M5s: Lo strappo di Federico Pizzarotti dal movimento|pubblicazione=ansa.it|data=3 ottobre 2016|accesso=8 ottobre 2016}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Silvia Bia|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/03/m5s-il-lungo-addio-di-pizzarotti-dal-trionfo-di-parma-al-mancato-invito-a-italia-5-stelle/3072138/|titolo=M5s, il lungo addio di Federico Pizzarotti: dal trionfo di Parma al mancato invito a ‘Italia 5 Stelle’|pubblicazione=ilfattoquotidiano.it|data=3 ottobre 2016|accesso=11 gennaio 2017}}</ref>
[[File:Caterina Sforza.jpg|thumb|right|170px|Caterina Sforza Riario, ritratta da [[Lorenzo di Credi]].]]
Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura italiana di [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]], la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla riconquista di [[Pisa]] - resasi indipendente dopo che [[Piero il Fatuo|Piero de' Medici]] l'aveva data in pegno al re francese - e alleata di [[Venezia]] che, intendendo impedire l'espansione fiorentina, aveva invaso il [[Casentino]], occupandolo a nome dei Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura [[Paolo Vitelli]], e la mediazione del duca di [[Ferrara]] [[Ercole I d'Este|Ercole I]], il [[6 aprile]] [[1499]], riconsegnò il Casentino a Firenze, autorizzandola altresì a riprendersi Pisa.
 
==== Rielezione a sindaco ====
In marzo venne inviato a [[Pontedera]], dove erano acquartierate le milizie del signore di [[Piombino]], [[Jacopo d'Appiano]], alleato di Firenze; in maggio scrisse il ''Discorso della guerra di Pisa'' per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire, perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli, vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti sarìa impossibile che reggessero».
[[File:Il sindaco Federico Pizzarotti incontra Stefano Rodotà.jpg|thumb|Federico Pizzarotti incontra [[Stefano Rodotà]]]]
Dopo l'uscita dal Movimento 5 Stelle, Pizzarotti, con 18 dei 19 consiglieri eletti e fuoriusciti insieme dal Movimento, fonda il gruppo consiliare ''Effetto Parma''.<ref>{{Cita news|url=http://www.gazzettadiparma.it/news/politica/383287/m5s-addio-nasce-effetto-parma-la-lettera-integrale.html|titolo=M5S addio, nasce "Effetto Parma": la lettera integrale|pubblicazione=gazzettadiparma.it|data=11 ottobre 2016|accesso=14 ottobre 2016}}</ref>
 
Il 21 gennaio 2017 Pizzarotti annuncia la corsa per il suo secondo mandato da sindaco di [[Parma]] con una lista indipendente chiamata anch'essa ''Effetto Parma''.<ref>{{Cita web|url=http://www.lastampa.it/2017/01/21/italia/politica/pizzarotti-si-ricandida-con-una-lista-civica-eLh7coKYDIu7MrOaezWHUK/pagina.html|titolo=Pizzarotti si ricandida con una lista civica|sito=LaStampa.it|accesso=2017-01-22}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=ita|autore=|url=http://www.termometropolitico.it/1242400_pizza-la-rivincita-sindaco-di-parma.html|titolo=La rivincita del "Pizza", si ricandida a Sindaco di Parma|pubblicazione=Termometro Politico|data=2017-01-22|accesso=2017-01-22}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.ilgiornale.it/news/politica/pizzarotti-mi-ricandido-sindaco-parma-1354279.html|titolo=Pizzarotti: "Mi ricandido a sindaco di Parma"|pubblicazione=ilGiornale.it|accesso=2017-01-22}}</ref> Ottenuto l'accesso al ballottaggio, il 25 giugno viene rieletto battendo col 57,87% dei voti l'esponente del centrosinistra Paolo Scarpa.<ref>{{Cita news|url=http://www.gazzettadiparma.it/news/elezioni-17/443671/elezioni-a-parma-ballottaggio-federico-pizzarotti-rieletto-sindaco-con-il-57-87--dei-voti.html|titolo=Ballottaggio: Pizzarotti rieletto con il 57,87%|pubblicazione=gazzettadiparma.it|data=25 giugno 2017|accesso=26 giugno 2017}}</ref>
Il [[16 luglio]] [[1499]] si presentò a [[Forlì]] alla contessa [[Caterina Sforza|Caterina Sforza Riario]], nipote di [[Ludovico il Moro]] e madre di [[Ottaviano Riario]], che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo vaghe promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] e dovette ripartire senza aver nulla ottenuto.
Era nuovamente a Firenze in agosto, quando le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e temporeggiò finché la [[malaria]] non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo a togliere l'assedio il [[14 settembre]]. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento, quello che «era il più reputato capitano d'Italia» <ref>R. Ridolfi, cit., p. 45</ref> fu decapitato. Nessuna prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle critiche di un cancelliere di [[Lucca]], fu che «o per non havere voluto, sendo corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore, o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo».<ref>Lettera 11, ottobre 1499</ref>
 
=== Il movimento Italia in Comune ===
[[File:Georges d'Amboise.jpg|thumb|left|215px|Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise.]]
Nel 2018 fonda il movimento politico ''[[Italia in Comune]]'', conosciuto come il ''Partito dei Sindaci''<ref>[https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/15/italia-in-comune-nasce-il-partito-dei-sindaci-il-presidente-e-pizzarotti-a-maggio-il-simbolo-obiettivo-elezioni/4294821/ Il Fatto Quotidiano]</ref>, che si presenta alle elezioni regionali del 2019 in [[Abruzzo]], [[Sardegna]] e [[Piemonte]]. Nelle [[elezioni regionali in Abruzzo del 2019|elezioni abruzzesi]] il movimento Abruzzo in Comune, schierato a supporto del candidato di [[Centro-sinistra in Italia|centro-sinistra]] [[Giovanni Legnini]], ottiene il 3,89% dei consensi ed elegge un consigliere.<ref>{{Cita news|url=https://parma.repubblica.it/cronaca/2019/02/11/news/crollo_del_m5s_in_abruzzo_pizzarotti_finito_il_tempo_degli_slogan_-218855239/?refresh_ce|titolo=Crollo del M5s in Abruzzo, Pizzarotti: "Finito il tempo degli slogan"|pubblicazione=parma.repubblica.it|data=11 febbraio 2019|accesso=24 febbraio 2019}}</ref> Nelle [[Elezioni regionali in Sardegna del 2019|elezioni sarde]] la lista Sardegna in Comune, composta da Italia in Comune Sardegna, [[Possibile]], [[Laura Boldrini#Attività politica|Futura]] e Radicales Sardos e schierata a supporto del candidato di centro-sinistra [[Massimo Zedda]], ottiene il 2,5% dei consensi ed elegge un consigliere.<ref>{{Cita news|url=https://parma.repubblica.it/cronaca/2019/02/25/news/pizzarotti_m5s_paga_incoerenza_sardegna_in_comune_al_2_5_-220143076/|titolo=Pizzarotti: "M5s paga incoerenza". Sardegna in Comune al 2,5%|pubblicazione=parma.repubblica.it|data=25 febbraio 2019|accesso=27 febbraio 2019}}</ref>
Conquistato il Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi soldati a risolvere l'impresa di [[Pisa]] le cui mura furono bensì abbattute nel luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi, lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il commissario fiorentino [[Luca degli Albizzi]], che fu rilasciato solo dietro riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la Repubblica, che decise di mandarlo in [[Francia]], insieme con [[Francesco della Casa]], per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di Pisa. Il [[6 agosto]] 1500 raggiunsero la corte francese a [[Nevers]], presentando al re e al ministro, [[Georges I d'Amboise|cardinale di Rouen]], le rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono Luigi a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la Repubblica avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese.
 
Nel 2019 il movimento si allea inizialmente con la [[Federazione dei Verdi]] in vista delle elezioni di maggio per il [[Parlamento europeo]]<ref>[https://www.gazzettadiparma.it/news/politica/562948/alle-europee-alleanza-verdi-italia-in-comune-pizzarotti.html Alle Europee alleanza Verdi-Italia in Comune (Pizzarotti)]</ref>, salvo poi ripensarci e puntare su [[+Europa]].
Il rifiuto dei francesi - che richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti accampati in [[Lunigiana]] e minacciavano la rottura dell'alleanza - mise i legati fiorentini, privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla ribellione di [[Pistoia]] e dalle iniziative che frattanto aveva preso in [[Romagna]] [[Cesare Borgia]], i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi contro gli interessi fiorentini. Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti con la Francia - scriveva da [[Tours]] il [[21 novembre]] - e guardarsi dalle macchinazioni del [[Alessandro VI|papa]]: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia, Machiavelli poteva finalmente ritornare a [[Firenze]] il [[14 gennaio]] [[1501]].
 
== Opere ==
Da quella lunga permanenza nella corte francese trasse le notarelle ''De natura Gallorum'', descritti «humilissimi nella captiva fortuna; nella buona insolenti [ ... ] più cupidi de' danari che del sangue [ ... ] varii et leggieri», con una bassa opinione degli Italiani, oltre ai successivi ''Ritratti delle cose di Francia'', ma soprattutto ricavò un bagaglio d'esperienza, diplomatica e politica, i cui frutti dovranno maturare un decennio più tardi.
* {{cita libro | autore=Federico Pizzarotti | coautori=Matteo Incerti| titolo=Cittadini a 5 stelle. La partecipazione in rete che vince sui partiti | editore=[[Aliberti Editore]] | città=Reggio Emilia | anno=2012 | ISBN=8874249519 | cid=''Cittadini a 5 stelle'' }}
 
* {{cita libro | autore=Federico Pizzarotti | coautori=Marta Serafini | titolo=Il primo cittadino | editore=ADD Editore | città=Torino | anno=2013 | ISBN=8867830600 }}
=== Cesare Borgia ===
* {{cita libro | autore=Federico Pizzarotti | coautori=Marcello Frigeri | titolo=Una rivoluzione normale | editore=Mondadori | città=Milano | anno=2016 | ISBN=8891810169 }}
{{Vedi anche|Cesare Borgia}}
[[File:Cesareborgia.jpg|thumb|right|260px|Presunto ritratto di [[Cesare Borgia]], di [[Altobello Melone]].]]
{{quote|Questo signore è molto splendido e magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna|Machiavelli, Lettera ai Dieci del 26 giugno 1502}}
 
La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce della Francia quando tentava d'impadronirsi di [[Bologna]], si volse contro [[Piombino]], entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di [[Luigi XII di Francia|Luigi]]. Fra una missione a [[Pistoia]] e un'altra a [[Siena]], Niccolò ebbe tempo di sposare, nell'autunno del [[1501]], Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sette figli: Primerana, Bernardo, Lodovico, [[Guido Machiavelli|Guido]], Piero, Baccina e Totto.
Padrone di [[Piombino]] il [[3 settembre]] [[1501]], il Borgia, per mezzo del suo sodale [[Vitellozzo Vitelli]] s'impadronì di [[Arezzo]], dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle terre di [[Valdichiana]], di [[Cortona]], di [[Anghiari]] e di [[Borgo San Sepolcro]] e di lì passò a investire [[Camerino]] e [[Urbino]], chiedendo nel contempo di intavolare trattative con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio, aveva rinnovato gli accordi con la Francia. Il [[22 giugno]] [[1502]], lo stesso giorno della caduta della città nelle mani di Cesare, partirono per [[Urbino]] Machiavelli e il vescovo di [[Volterra]], [[Francesco Soderini]], fratello di [[Pier Soderini|Piero]]: ricevuti il [[24 giugno]], si sentirono ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita, insieme con le altre terre, ai Fiorentini.
Riferimento a questi casi è il breve scritto dell'anno successivo, ''Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati'', nel quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani «fecero giudizio differente per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati [ ... ] giudico ben giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii [ ... ] ma io non approvo che gli Aretini, simili ai [[Velletri|Veliterni]] ed [[Anzio|Anziani]] non siano stati trattati come loro.<ref>Il Senato romano fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, VIII, 13</ref> [ ... ] I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia pericolosissima».
 
Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte risoluzioni, come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu resa vitalizia la carica di [[gonfaloniere]], affidata, il [[15 settembre]] [[1502]], a [[Pier Soderini]], che appariva uomo accetto tanto agli ottimati che ai popolani. La prima missione che egli affidò a Machiavelli fu quella di prendere nuovamente contatto col Borgia il quale, formalmente capitano delle truppe pontificie e finanziato da quello Stato, intendeva tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della sua famiglia, stringendo un nuovo patto col [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] e ottenendone libertà d'azione nei suoi piani di espansione, non solo nei confronti di signorotti quali gli [[Orsini]], i [[Baglioni]] e il [[Vitelli]], già suoi alleati, ma anche contro lo stesso [[Bentivoglio]] di Bologna. Seguendo la tradizionale politica di alleanza con la Francia, Firenze - pur diffidando del Valentino - intendeva confermargli la sua amicizia, per non essere investita dai suoi aggressivi disegni.
 
Machiavelli giunse a [[Imola]] dal Borgia il [[7 ottobre]], confidandogli che Firenze non aveva aderito all'offerta di amicizia propostale dagli Orsini e dai Vitelli, congiurati a [[Magione]] contro il duca Valentino, e ne ricevette in cambio un'offerta di alleanza, alla quale Niccolò, affascinato dalla figura di Cesare Borgia, guardava con favore più di quanto non facesse il governo fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta la durata di quei tre mesi di campagna militare e, il [[1º gennaio]] [[1503]], due ore dopo l'uccisione a tradimento di [[Vitellozzo Vitelli|Vitellozzo]] e di [[Oliverotto da Fermo]], ne raccolse le parole «savie e affezionatissime»<ref>Lettera dell'8 gennaio 1503</ref> per i Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per avventarsi contro [[Perugia]] e [[Città di Castello]]. Firenze, a questo punto, decise di mandare presso il Borgia un ambasciatore accreditato, [[Jacopo Salviati]], così che il nostro Segretario il [[20 gennaio]] lasciò il campo di [[Città della Pieve]] per fare ritorno a Firenze.
 
[[File:Vitellozzo Vitelli.jpg|thumb|right|180px|[[Vitellozzo Vitelli]], ritratto da [[Luca Signorelli]].]]
{{quote|Vitellozo, [[Paolo Orsini|Pagolo]] et [[Francesco Orsini (duca di Gravina)|duca di Gravina]] in su muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavagli; et Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto aflicto se fussi conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la virtù dello huomo et la passata sua fortuna, qualche ammiratione [ ... ] Arrivati adunque questi tre davanti al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello ricevuti con buono volto [ ... ] Ma, veduto il duca come Liverotto vi mancava [ ... ] adciennò con l'occhio a [[Miguel de Corella|don Michele]], al quale la cura di Leverotto era demandata, che provedessi in modo che Liverotto non schapassi [ ... ] Liverotto havendo facto riverenza, si adcompagnò con gli altri; et entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo alloggiamento del duca, et entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca fatti prigioni [ ... ] venuta la nocte [ ... ] al duca parve di fare admazare Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo insieme, gli fe' strangolare [ ... ] Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale [[Giovanni Battista Orsini|Orsino]], l'[[Rinaldo Orsini (arcivescovo)|arcivescovo di Firenze]] et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale nuova, a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel medesimo modo strangolati|Machiavelli, ''Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini'', giugno-agosto 1503}}
 
=== A Roma ===
La morte di [[Alessandro VI]] privò [[Cesare Borgia]] delle risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per mantenere il ducato di Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle vecchie signorie, mentre [[Venezia]] s'impadronì di [[Imola]] e di [[Rimini]]. Dopo il brevissimo pontificato di [[Pio III]], Machiavelli fu inviato a [[Roma]] il [[24 ottobre]] [[1503]] per il conclave che il [[1º novembre]] elesse [[Giulio II]]. Raccolse le ultime confidenze del Valentino, del quale pronosticò la rovina imminente, e cercò di comprendere le intenzioni politiche del nuovo papa, che egli sperava s'impegnasse contro i Veneziani, le cui mire espansionistiche erano temute da Firenze: «O la sarà una porta che aprirà loro tutta Italia, o fia la rovina loro», scrive il [[24 novembre]].
A Roma gli giunse la notizia della nascita del secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come la neve, ma gli ha il capo che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da che somiglia voi parmi bello», gli scrive la moglie Marietta il [[24 novembre]]. E Machiavelli, che lungamente in questo scorcio di tempo aveva frequentato la casa del cardinal Soderini, al quale forse prospettò già il suo progetto di costituire una milizia nazionale che sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, <ref>È un'ipotesi del Ridolfi, cit., p. 115</ref> il [[18 dicembre]] s'avviò per Firenze.
 
=== In Francia ===
Le fortune della Francia in Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad opera dell'armata spagnola di [[Gonzalo Fernández de Córdoba]]. Firenze, alleata di Luigi XII, e timorosa delle prossime iniziative della [[Spagna]], del papa e della nemica tradizionale, la [[Siena]] di [[Pandolfo Petrucci]], era interessata a conoscere i progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere in viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la coniettura e iudizio tuo». Il [[22 gennaio]] [[1504]] Machiavelli era a [[Milano]] per conferisce con il luogotenente [[Charles II d'Amboise]], che non credeva in un attacco spagnolo in [[Lombardia]] e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.
 
Raggiunse la corte e l'ambasciatore [[Niccolò Valori]] a [[Lione]] il [[27 gennaio]], ricevendo uguali rassicurazioni dal [[Georges I d'Amboise|cardinale di Rouen]] e da Luigi stesso. In marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a [[Piombino]] da [[Jacopo IV|Jacopo d'Appiano]], per sondare la posizione di quel signorotto.
 
È di questo tempo la stesura del suo primo ''Decennale'', una storia dei fatti notevoli occorsi degli ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se invoca [[Apollo]] nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende Firenze:
 
[[File:Bnf059.jpg|thumb|right|230px|Ingresso a [[Genova]] di [[Luigi XII]], [[1508]].]]
{{quote|[[Massimiliano I del Sacro Romano Impero|L'imperador]], con l'unica sua [[Filippo I di Castiglia|prole]]<br />vuol presentarsi al successor di [[Giulio II|Pietro]]<br />al [[Luigi XII di Francia|Gallo]] il colpo ricevuto duole;<br />e [[Spagna]] che di [[Napoli|Puglia]] tien lo scetro<br />va tendendo a' vicin laccioli e rete,<br />per non tornar con le sue imprese a retro;<br />[[Venezia|Marco]], pien di paura e pien di sete,<br />fra la pace e la guerra tutto pende;<br />e [[Firenze|voi]] di [[Pisa]] troppa voglia avete [ .... ]<br />Onde l'animo mio tutto s'infiamma<br />or di speranza, or di timor si carca<br />tanto che si consuma a dramma a dramma,<br />perché saper vorrebbe dove, carca<br />di tanti incarchi debbe, o in qual porto,<br />con questi venti, andar la vostra barca.<br />Pur si confida nel [[Pier Soderini|nocchier]] accorto<br />ne' remi, nelle vele e nelle sarte;<br />ma sarebbe il cammin facile e corto<br />se [[Firenze|voi]] el tempio riapriste a [[Marte (divinità)|Marte]]|Decennale primo, vv 529-549}}
 
I tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a [[Ponte a Cappellese]] il [[27 marzo]] [[1505]], Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai loro confini. Machiavelli andò a [[Perugia]] l'[[11 aprile]] per conferire col [[Baglioni]], ora alleato con gli [[Orsini]], con [[Lucca]] e con [[Siena]], poi a [[Mantova]], per cercare invano accordi con il marchese [[Giovan Francesco Gonzaga]] e il [[17 luglio]] a Siena. In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse spunto per presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino. Rimasti diffidenti i maggiorenti della città - che temevano che un esercito popolare potesse costituire una minaccia per i loro interessi - ma appoggiato dal Soderini, Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di soldati, istruiti «alla tedesca», e finalmente, il [[15 febbraio]] [[1506]], Firenze poté vedere la prima parata di una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella successiva conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa di [[Prato]] del [[1512]].
 
=== La seconda legazione a Roma ===
Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre 1505, la Spagna, con [[Ferdinando II d'Aragona]], aveva preso definitivamente possesso del [[Regno di Napoli]]. I piccoli stati della penisola attendevano ora le mosse di [[Giulio II]], deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel luglio, il papa chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva muovere al signore di [[Bologna]], [[Giovanni II Bentivoglio|Giovanni Bentivoglio]], che era alleato, come Firenze, dei francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei Fiorentini. Si trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa del papa al quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a [[Nepi]] il [[27 agosto]] [[1506]].
 
Giulio II gli dimostrò di godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare truppe in suo aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua volta - dopo però che fossero arrivati quelli di re Luigi - e seguì papa Giulio che, con la sua corte curiale e pochi armati se n'andava a [[Perugia]], ottenendo, il [[13 settembre]], la resa senza combattimento di [[Giampaolo Baglioni]] che, con stupore e rimprovero del Machiavelli <ref>''Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio'', I, 27: «Giovanpagolo, il quale non stimava essere incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a' prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro; ed avessi fatto una cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella potesse dependere»</ref> e, un giorno, anche del [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]], <ref>Nella sua ''Storia d'Italia'', il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli</ref> non ebbe il coraggio di opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte papale, dopo aver atteso a [[Cesena]] fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo questi, dei Fiorentini di [[Marcantonio Colonna]], entrò trionfante a Bologna l'[[11 novembre]].
 
Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò ancora dell'istituzione delle milizie fiorentine: il [[6 dicembre]] furono creati i Nove ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo, responsabili militari della Repubblica.
 
=== In Germania ===
[[File:Imperatore Massimiliano I.png|thumb|left|190px|Massimiliano I d'Asburgo.]]
Il nuovo anno [[1507]] si aprì con le minacce del passaggio in Italia del «[[Re dei Romani]]» [[Massimiliano I del Sacro Romano Impero|Massimiliano]], intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio sulla penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore del Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza della Repubblica: il [[27 giugno]] fu inviato a questo scopo l'ambasciatore [[Francesco Vettori]] e, il [[17 dicembre]], lo stesso Machiavelli. Giunse a [[Bolzano]], dove Massimiliano teneva corte, l'[[11 gennaio]] [[1508]] e le lunghe trattative sull'esborso preteso da Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria.
Da questa esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il ''Rapporto delle cose della Magna'', composto il [[17 giugno]] [[1508]], il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il ''Discorso sopra le cose della Magna e sopra l'Imperatore'', del settembre [[1509]], e il più tardo ''Ritratto delle cose della Magna'', del [[1512]], una rielaborazione del primo ''Rapporto''. Rileva la grande potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati non spendono perché tengono li uomini loro rmati ed esercitati; e li giorni delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con una altra, giocando tra loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in publico».
 
Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai minori delle nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta la Italia [...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a uno imperadore molti più denari che a uno altro principe».
 
Tanta forza potenziale, che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore, è limitata dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una realtà simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire l'imperatore, «perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi potente, e' domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia di sorte da potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi il re di Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne qualcuno li ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede». <ref>''Ritratto delle cose della Magna'', in «Tutte le opere storiche, politiche e letterarie, p. 442»</ref>
 
=== La conquista di Pisa ===
Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa, Firenze mandò Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati prelevati da [[San Miniato]] e da [[Pescia]] all'assedio della città irriducibile. Riunite altre milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno; poi, il [[4 marzo]] del [[1509]], andò prima a [[Lucca]] a intimare a quella Repubblica di cessare ogni aiuto ai Pisani e, il 14, ri recò a Piombino, incontrando gli ambasciatori di Pisa per cercare invano un accordo di resa.
 
Raccolte nuove truppe, in maggio era presente all'assedio: [[Pisa]], ormai stremata, trattava finalmente la pace. Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove, il [[4 giugno]] [[1509]] fu firmata la resa e l'[[8 giugno]] poté entrare in Pisa con i commissari [[Niccolò Capponi]], [[Antonio Filicaia]] e [[Alamanno Salviati]].
 
=== A Verona e in Francia ===
[[File:Pope_Julius_II.jpg|thumb|left|[[Raffaello Sanzio]], ''[[Ritratto di Giulio II]]'' (1512)]]
Un ben più vasto incendio era intanto divampato nell'Italia settentrionale: stipulato [[Lega di Cambrai|un patto di alleanza a Cambrai]], Francia, Spagna, Impero e papato si avventavano contro la Repubblica veneziana che a maggio cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in giugno, anche [[Verona]], [[Vicenza]] e [[Padova]], consegnate a Massimiliano. Firenze, da parte sua, doveva finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo acconto in ottobre, il [[21 novembre]] Machiavelli era a Verona per consegnare il saldo a Massimiliano, che era stato però costretto alla ritirata dalla controffensiva veneziana, resa possibile dalla rivolta popolare contro i nuovi padroni. E Machiavelli commentava dei «due re, che l'uno può fare la guerra e non vuol farla, l'altro ben vorrebbe farla e non può», <ref>Lettera ai Dieci, 1 dicembre 1509</ref> riferendosi a Luigi e a Massimiliano che se n'era tornato in [[Germania]] a chiedere soldati e denari ai principi tedeschi. Atteso inutilmente il ritorno dell'Imperatore, il [[2 gennaio]] [[1510]] Machiavelli se ne tornò a Firenze.
 
Venezia si salvò soprattutto grazie alle divisioni degli alleati: mentre [[Luigi XII]] aveva tutto l'interesse di ridurre all'impotenza Venezia per avere le mani libere nella pianura padana, [[Giulio II]] la voleva abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne contrasto alle proprie ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della Francia ma non nemica del papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e Machiavelli fu mandato a [[Blois]], dove Luigi teneva la corte, incontrandolo il [[17 giugno]] 1510.
 
Machiavelli confermò l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la Repubblica potesse impegnarsi in una guerra contro [[Giulio II]], in grado di volgere contro Firenze forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una mediazione che evitasse il conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla responsabilità di un impegno nel quale era difficile trarre un guadagno. Dovette tornare a Firenze il [[19 ottobre]], convinto che la guerra fosse ineluttabile.
 
Le vittorie militari non furono sfruttate da Luigi XII e la sua indizione di un concilio a Pisa, che condannasse il papa, provocò l'interdetto di Giulio II contro Firenze. Il [[22 settembre]] [[1511]] Machiavelli era ancora in Francia, ottenendo dal re soltanto un breve rinvio del concilio: dalla Francia andò a Pisa e riuscì a ottenere il trasferimento del concilio a Milano.
 
=== Il ritorno dei Medici a Firenze ===
Le fortune di [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] volgevano al tramonto: sconfitto dalla nuova coalizione guidata dal papa, era costretto ad abbandonare la [[Lombardia]], lasciando Firenze politicamente isolata e incapace di resistere alle armi spagnole. Il [[31 agosto]] [[1512]] [[Pier Soderini]] fuggì a Siena, i Medici rientrarono a Firenze: disfatto il vecchio governo, il [[7 novembre]] anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico, il successivo [[10 novembre]] fu confinato e multato della grande somma di mille fiorini e il [[17 novembre|17]] gli fu interdetto l'ingresso a Palazzo Vecchio.
 
[[File:Giuliano de' Medici duca di Nemours.jpg|thumb|right|200px|Giuliano de' Medici duca di Nemours.]]
Il nuovo regime processò [[Pietro Paolo Boscoli]] e [[Agostino Capponi]], accusati di aver complottato contro il cardinale [[Leone X|Giovanni de' Medici]], condannandoli a morte. Anche Machiavelli è sospettato: arrestato il [[12 febbraio]] [[1513]], fu anche torturato (con una tortura che si chiama "Colla"). Scrisse allora a [[Giuliano de' Medici duca di Nemours|Giuliano de' Medici]] due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma scherzosa, la sua condizione di carcerato:
 
{{quote|Io ho, Giuliano, in gamba un paio di geti<br />e sei tratti di fune in sulle spalle;<br />l'altre miserie mie non vo' contalle,<br />poiché così si trattano i poeti<br />
 
Menon pidocchi queste parieti<br />grossi e paffuti che paion farfalle,<br />né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle<br />o in Sardigna fra quegli arboreti<br />quanto nel mio sì delicato ostello}}
 
Giulio II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'[[11 marzo]] il cardinale de' Medici con il nome di [[Leone X]]: era la fine dei pericoli di guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere, Machiavelli cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore Francesco Vettori e lo Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo podere dell'''Albergaccio'', a [[Sant'Andrea in Percussina]], tra Firenze e [[San Casciano in Val di Pesa]].
 
=== L'esilio dalla politica. «Il Principe» ===
Qui, tra le giornate rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i ''Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio'' che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter mano al suo libro più famoso, il ''De Principatibus'', dal solenne titolo latino ma scritto in volgare e perciò divenuto ben più noto come ''[[Il Principe]]''. Lo dedica dapprima a Giuliano de' Medici e, dopo la morte di questi nel [[1516]], a [[Lorenzo duca d'Urbino|Lorenzo de' Medici]], figlio di Piero; ma il libro uscì solo postumo, nel [[1532]].
 
Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere quel «redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma da un Medici si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività cui era stato relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia. Sperava che l'amico Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo «desiderio [...] che questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento «che io sono stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la fede, io non debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatrè anni che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bontà mia ne è testimonio la povertà mia».
 
Delle ombre della sua povertà, ma anche delle sue luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più famosa lettera della nostra letteratura:
 
[[File:L'Albergaccio.jpg|thumb|right|290px|L'''Albergaccio'' di Machiavelli a Sant'Andrea in Percussina.]]
{{quote|Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che ''solum'' è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, e composto uno opuscolo ''de Principatibus''|[[Lettera a Francesco Vettori]], 10 dicembre 1513}}
 
Ritornato il [[3 febbraio]] [[1514]] a Firenze, continuò a sperare a lungo che il Vettori, al quale spedì il manoscritto del ''Principe'', <ref>Ottenendo un giudizio evasivo: cfr. la lettera del Vettori del 18 gennaio 1514</ref> lo facesse introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto dipendeva dalla volontà del papa, e Leone non era affatto intenzionato a favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i pensieri delle cose grandi e gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose antiche, né ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti dolci». Si era infatti innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei né tanto laudarla né tanto amarla che la non meritasse più». <ref>Lettera a Francesco Vettori, 3 agosto 1514</ref>
 
La guerra, ripresa in Italia dalla discesa del nuovo re di Francia [[Francesco I di Francia|Francesco I]], si concluse nel settembre 1515 con la sua grande vittoria a [[Battaglia di Marignano|Marignano (oggi Melegnano)]] contro la vecchia «Lega santa»: [[Leone X]] dovette accettare il dominio francese in Lombardia e la stipula a [[Bologna]] di un concordato che riconosceva il controllo reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote [[Lorenzo de' Medici duca di Urbino|Lorenzo]], capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo invano dedicava Machiavelli il suo ''Principe'': la sua esclusione dalla gestione degli affari di Firenze continuava.
 
=== Gli «ozi letterari» ===
Nel [[1516]] o [[1517]] si diede a frequentare gli «[[Orti Oricellari]]», latineggiamento che indica i giardini del [[Palazzo Rucellai|Palazzo]] di Cosimo [[Rucellai]], dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come [[Luigi Alamanni]], [[Jacopo da Diacceto]], [[Jacopo Nardi]], [[Zanobi Buondelmonti]], [[Antonfrancesco degli Albizi]], [[Filippo de' Nerli]] e [[Battista della Palla]]. Qui vi lesse probabilmente qualche capitolo di quell<nowiki>'</nowiki>''[[L'asino (Machiavelli)|Asino]]'', poemetto in terzine che voleva essere una contaminazione fra l<nowiki>'</nowiki>''Asino d'oro'' di [[Apuleio]] e la ''Divina Commedia'' [[dante]]sca, ma che lasciò presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedicò i ''[[Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio]]'', scritti dal 1514 al 1517.
 
Machiavelli si era già cimentato, quando ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali: una imitazione dell<nowiki>'</nowiki>''Aulularia'' di [[Plauto]] e una commedia, ''Le maschere'', ispirata ad Aristofane, sono tuttavia perdute. Al [[1518]] risale il suo capolavoro letterario, la commedia ''Mandragola'', nel cui prologo egli rilascia un accenno autobiografico
 
{{quote|scusatelo con questo, che s'ingegna<br />con questi van pensieri<br />fare el suo tristo tempo più suave,<br />perch'altrove non have<br />dove voltare el viso;<br />ché gli è stato interciso<br />mostrar con altre imprese altra virtue,<br />non sendo premio alle fatiche sue.|}}
 
Intorno a quest'anno vanno collocate la sua traduzione dell'''Andria'' di [[Terenzio]] e la novella di ''Belfagor arcidiavolo'' o ''Novella del demonio che pigliò moglie'' - il suo titolo preciso è attualmente stabilito in ''Favola'' - il cui tema di fondo è la visione pessimistica dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio interesse a danno, se necessario, di quello di ciascun altro.
 
== Machiavelli e il Rinascimento ==
Con il termine ''machiavellico'' si è spesso indicato un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari, capace di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore negli interessi propri e del suo popolo. Ciò si accompagna a un travaglio personale che il Machiavelli sentiva nella sua attività quotidiana e di teorico, secondo una tradizione politica che già in [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] affermava: ''"un buon politico deve avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere amicizie clientelari per avere un'adeguata scorta di voti"''.
 
Con Machiavelli l'Italia ha conosciuto il più grande teorico della [[politica]]. Secondo Machiavelli la politica è il campo nel quale l'uomo può mostrare nel modo più evidente la propria capacità di iniziativa, il proprio ardimento, la capacità di costruire il proprio destino secondo il classico modello del ''faber fortunae suae''.
 
Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e [[ragion di Stato]] che impone talvolta di sacrificare i propri princìpi in nome del superiore interesse di un popolo.
 
{{Vedi anche|Rinascimento italiano}}
 
== La concezione della storia ==
Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione [[Determinismo|deterministica]] della storia è l'importanza che egli attribuisce alla "virtù", ovvero alla capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente le esperienze degli errori compiuti nel passato.
 
Non a caso il ''Principe'', nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo, a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è rassegnazione nel ''Principe'', né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo.
 
== Il senso della nazione ==
Una errata interpretazione del [[XX secolo|‘900]] fece del Machiavelli un precursore del movimento unitario, ma la parola ''[[nazione]]'' ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del [[XVIII secolo|‘700]], mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino (es. ''nazione fiorentina'' o, nel senso più generico di ''[[popolo]]'', ''moltitudine'').
 
Tuttavia, Machiavelli propugnava un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia; così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di una ''civiltà italiana'', Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il patrocinio di un principe criticando il dominio temporale dei Papi che spezza in due la penisola.
 
Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea dell'unità d'Italia, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma la figura ideale del ''principe nuovo''.
Machiavelli dunque intraprese un viaggio che identificò come viaggio spirituale in giro per il mondo in seguito tornato in patria ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della "nazione" così comincia quello che oggi definiamo rinnovamento culturale.
 
== ''Il principe'' o ''De Principatibus'' ==
{{Vedi anche|Il Principe}}
Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati, quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una figura rispettata e conosciuta in loco).
 
Altro elemento caratteristico del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere amato che temuto o e converso" (Cap. XVII<ref>''De credulitate et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra''.</ref>). La risposta corretta si concretizzerebbe in un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo, fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".
 
Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia "volpe" che "leone", in modo da potersi difendere dalle avversità sia tramite l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo un solo atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una minaccia violenta o di astuzia.
 
Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli viene associata la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo, nemico della libertà. Spesso gli viene anche associata la frase "il fine giustifica i mezzi", che - invece - mai enunciò. Questo perché la parola "giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre Machiavelli non vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base ad un altro metro di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a conseguire il fine politico, l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello Stato. Machiavelli nella stesura del ''Principe'' si rifà alla reale situazione che gli si presentava attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto deciso, forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei mezzi giustificati da un fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe voglia portare alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo schiava, dovrà seguire. Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti: egli stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe che finalmente vorrà impugnare le armi. Alle accuse di sola illiberalità od autoritarismo, si può dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De Principatu Civili", ritratto di un principe nascente dal e col consenso del popolo, figura ben più solida del Principe nato dal consesso dei "grandi", cioè dei grandi proprietari feudali. Non esiste un unico tipo di principato, ma per ognuno troviamo un'ampia trattazione di pregi e dei difetti.
 
=== Controversie sul ''Principe'' ===
 
La gelida obiettività con cui Machiavelli descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente spietato che un capo di stato deve mettere in atto, colpì i critici. Così, da una parte vi è la linea di pensiero tradizionale, secondo la quale "Il Principe" è un trattato di scienza politica destinato al governante, che tramite esso saprà come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante della stabilità dello stato; dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo cui il trattato di Machiavelli ha come vero scopo quello di mettere a nudo, e quindi chiarire, le atrocità compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per attuare le precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si dimostra necessario.Visto anche come figura assai drammatica la quale per il bene dello stato stesso non si può permettere di lasciare spazio al proprio carattere diventando cosi quasi un uomo macchina.
 
Questa seconda interpretazione (la cosiddetta "interpretazione obliqua"), sostenuta soprattutto in ambito [[illuminista]] (che vedeva in Machiavelli un precursore) nel [[XVIII secolo|Settecento]] da [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[Vittorio Alfieri|Alfieri]], [[Giuseppe Baretti|Baretti]] e [[Giuseppe Parini|Parini]] ha avuto diffusione soprattutto nell'[[XIX secolo|Ottocento]], prima e durante il [[Risorgimento]]; ne è un esempio [[Ugo Foscolo]] nei "[[I sepolcri|Sepolcri]]": "''Io quando il monumento / vidi ove posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue;''". In epoca più recente, tuttavia, è prevalso il primo orientamento, dal quale risalta la libertà e concretezza anche spregiudicata del pensiero di Machiavelli.
 
== Lo stile ==
Il modello linguistico prescelto da Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui modelli letterari; lo scopo, esplicito soprattutto nel ''Principe'', di scrivere qualcosa di utile e chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di immediata evidenza.<br />
Il lessico impiegato dall'autore si rifà a quello boccacciano, è ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti, provengono per lo più dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini.
 
La concretezza è una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed essenziale, tratto dalla storia sia antica che recente, è sempre preferito al concetto astratto.
 
In generale si parla di uno stile "fresco", come lo ebbe a definire [[Nietzsche]] in ''[[Al di là del bene e del male]]'', con un riferimento particolare all'uso della [[paratassi]], a una certa sentenziosità delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito di un maggior rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti che, se espressi con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto difficili da decifrare, e riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità espositiva.
 
== Opere principali ==
* ''[[Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di Pisa]]'', ([[1499]])
* ''[[Parole da dirle sopra la provvisione del danaio]]'', ([[1503]])
* ''[[Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini]]'', ([[1503]])
* ''[[Ritratto delle cose di Francia]]'' ([[1510]])
* ''[[Ritratto delle cose della Magna]]'' ([[1512]])
* ''[[Il Principe]]'', ([[1513]]) - [[s:Il Principe|Testo su Wikisource]]
* ''[[Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio]]'', ([[1513]] –[[1519]])
* ''[[Dell'arte della guerra]]'', ([[1516]] – [[1520]])
* ''[[La vita di Castruccio Castracani da Lucca]]'', ([[1520]])
* ''[[Istorie Fiorentine]]'', ([[1520]] – [[1525]])
* ''[[Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua]] (pubblicato nel 1730)
* ''[[Decennali]]''
* ''[[La mandragola]]'', ([[1513]]) (commedia teatrale)
* ''[[Belfagor arcidiavolo]]'' ([[1518]] - [[1527]])
* ''[[Epistolario (Machiavelli)|Epistolario]]'' ([[1497]] – [[1527]])
* ''[[L'asino d'oro (Machiavelli)|L'asino d'oro]]'' ([[1517]])
 
=== Drammaturgie minori ===
* ''[[Clizia (Machiavelli)|Clizia]]'', ([[1525]])
* ''[[Andria (Machiavelli)|Andria]]'', traduzione-rifacimento dell'''Andria'' di [[Terenzio]]
 
=== Curiosità ===
* Il suo nome venne usato dal rapper americano [[Tupac Shakur]] tra il 1995 e il 1996 per firmare molte sue canzoni e un album uscito postumo alla propria morte.
* Niccolò Machiavelli viene proposto anche nel videogioco Assassin Creed 2 e il sequel Assassin Creed : Brotherhood come personaggio secondario.
 
== Onori ==
* Nel 2009 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus A320-216 (EI-DTI).
 
=== Edizione nazionale ===
Presso la casa editrice Salerno di Roma è in corso di pubblicazione una [[edizione nazionale]] delle opere di Niccolò Machiavelli.
 
== Bibliografia ==
=== Monografie principali (dal 1970) ===
* [[Felix Gilbert]], ''Machiavelli e la vita culturale del suo tempo'', Bologna, Il mulino, 1972
* [[Roberto Ridolfi]], ''Vita di Niccolò Machiavelli'', Firenze, Sansoni, 1978 (ultima ed.)
* [[Federico Chabod]], ''Scritti su Machiavelli'', Torino, Einaudi, 1980 (ultima ed.)
* [[John Greville Agard Pocock]], ''Il momento machiavelliano: il pensiero politico fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone'', Bologna, Il mulino, 1980
* [[Carlo Dionisotti]], ''Machiavellerie'', Torino, Einaudi, 1980
* [[Gennaro Sasso]], ''Niccolo Machiavelli'', Bologna, Il mulino, 1993
* [[Giuliano Procacci]], ''Machiavelli nella cultura europea dell'eta moderna'', Roma, Laterza, 1995
* Gennaro Sasso, ''Machiavelli e gli antichi e altri saggi'', I-IV, Milano-Napoli, Ricciardi, 1987-97
* [[Maurizio Viroli]], ''Il sorriso di Niccolò, storia di Machiavelli'', Roma-Bari, Laterza, 1998
* [[Emanuele Cutinelli-Rendina]], ''Chiesa e religione in Machiavelli'', Pisa, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 1998
* [[Ugo Dotti]], ''Machiavelli rivoluzionario: vita e opere'', Roma, Carocci, 2003
* [[Enzo Sciacca]], ''Principati e repubbliche. Machiavelli, le forme politiche e il pensiero francese del Cinquecento'', Tep, Firenze 2005.
* [[Pasquale Stoppelli]], ''La Mandragola: storia e filologia''. Roma, Bulzoni, 2005.
* [[Giorgio Inglese]], ''Per Machiavelli. L'arte dello stato, la cognizione delle storie'', Roma, Carocci, 2006
* [[Corrado Vivanti]], ''Niccolo Machiavelli: i tempi della politica'', Roma, Donzelli, 2008
 
=== Altri contributi ===
* A. Montevecchi, ''Machiavelli, la vita, il pensiero, i testi esemplari'', Milano 1972
* E. Janni, ''Machiavelli'', Milano 1989
* S. Zen, ''Veritas ecclesiastica e Machiavelli'', in ''Monarchia della verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma'', Napoli, Vivarium, 2002 (La Ricerca Umanistica, 4), pp. 73-111.
* M. Gattoni, ''Clemente VII e la geo-politica dello Stato Pontificio (1523-1534)'', in ''Collectanea Archivi Vaticani(49)'', Città del Vaticano 2002
* F. Raimondi, ''Machiavelli'', in ''La politica e gli stati'', Roma 2004
* A. Capata, ''Il lessico dell'esclusione. Tipologie di Virtù in Machiavelli', Manziana, 2008
* Mascia Ferri, ''L'opinione pubblica e il sovrano in Machiavelli'', in «The Lab's Quarterly»,n.2 aprile-giugno,Università di Pisa,2008, pp. 420-433.
* Paweł Fiktus, ''Interpretacje virtu Niccolo Machiavellego w nauce polskiej'', (w:) Wrocławskie Studia Erazmiańskie (Studia Erasmiana Wratislaviensia) red. Mirosław Sadowski, Piotr Szymaniec Wrocław 2008 r.
* Konstanty Grzybowski, ''Komentarz Niccolo Machiavelli'', Książę, Warszawa, 1970 r.
* Jan Malarczyk, ''U źródeł włoskiego realizmu politycznego. Machiavelli i Guicciardini'', Lublin 1963 r.
* Antonina Kłoskowska, ''Machiavelli jako humanista na tle włoskiego Odrodzenia'', Łódź, 1954 r.
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Voci correlate ==
* [[Lettera aMovimento Francesco5 VettoriStelle]]
* [[LetteraturaBeppe italianaGrillo]]
* [[Francesco Guicciardini]]
* [[Teoria della ragion di Stato]]
* [[Istorie fiorentine]]
* [[Barbara Salutati]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Dmoz|World/Italiano/Societ%C3%A0/Filosofia/Filosofi/Machiavelli,_Niccol%C3%B2/|N. Machiavelli}}
* {{cita web|http://www.comune.parma.it/comune/Sindaco-2_m1.aspx|Scheda Federico Pizzarotti}}
* [http://books.google.it/books?id=Ud8pAAAAYAAJ&pg=RA1-PA230&dq=tito+livio&lr=&as_brr=1&client=firefox-a#v=onepage&q=tito%20livio&f=false Le opere di Machiavelli], ediz. 1813
* {{cita web|http://www.parma5stelle.it/wp/federico-pizzarotti-candidato-sindaco/|Federico Pizzarotti su Parma5Stelle}}
 
{{Sindaco
* [http://books.google.it/books?id=aJgDAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=machiavelli&lr=&as_brr=1&client=firefox-a#v=onepage&q=&f=false il Principe], ediz. 1849
|città = Parma
 
|precedente = [[Pietro Vignali]] (sindaco)<br />[[Mario Ciclosi]] (''commissario straordinario'')
* [http://books.google.it/books?id=er4tAAAAMAAJ&printsec=frontcover&dq=istorie+fiorentine&lr=&as_brr=1&client=firefox-a#v=onepage&q=&f=false istorie Fiorentine], ediz. 1796
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* [http://digilander.libero.it/il_machiavelli/index.html Le opere minori di Machiavelli]
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