Teatro del Mediterraneo della seconda guerra mondiale e Il re del jazz (film 1930): differenze tra le pagine

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{{S|film d'animazione|film musicali}}
{{VdQ - da valutare|arg=guerra, eserciti e armamenti|proponente=[[Utente:Riotforlife|<span style="color:#000000">'''Riot'''</span>]][[Discussioni utente:Riotforlife|<small>toso?</small>]] 11:50, 10 lug 2011 (CEST)|valutatori=[[Utente:Bonty|<span style="color:darkslategray;">'''Bonty'''</span>]] - <small>[[Discussioni utente:Bonty|Reise, Reise...]]</small> 21:12, 2 ago 2011 (CEST)}}
{{Film
{{Conflitto
|titolo italiano = Il re del jazz
|nome del conflitto =Teatro del Mediterraneo
|titolo alfabetico = Re del jazz,Il
|parte_di = della [[seconda guerra mondiale]]
|titolo originale = King of Jazz
|immagine =[[Immagine:WWII-Mediterranean-v1.PNG|300px]]
|immagine =
|didascalia = In verde scuro i territori [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] prima dell'[[attacco di Pearl Harbor]] del 7 dicembre 1941, con in verde chiaro le nazioni che si unirono dopo tale data; in arancione sono indicati i territori dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]] e in grigio gli stati neutrali
|dimImmagine =
|data =10 giugno 1940 - 2 maggio 1945
|didascalia =
|luogo =bacino del [[Mar mediterraneo]], comprese l'[[Italia]], la [[Grecia]] e le isole del [[Mar Egeo]], le coste del [[Nordafrica]] dal [[Marocco]] all'[[Egitto]], [[Malta]], [[Gibilterra]], la costa meridionale della [[Francia]].
|lingua originale = inglese
|casus =
|paese = [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]
|mutamenti_territoriali =
|anno uscita = [[1930]]
|esito = vittoria Alleata
|durata = 105 min
|schieramento1 ='''[[Potenze dell'Asse|Asse]]''':<br />
|aspect ratio = 1,20 : 1
{{Bandiera|Germania 1933-1945|nome}}<br/>
|genere = musicale
{{Bandiera|ITA 1861-1946|nome}} <small> (1940-1943)</small><br/>
|genere 2 = animazione
{{Bandiera|Bulgaria|nome}}<ref>Limitatamente all'occupazione della Grecia.</ref><small> (1941-1944)</small><br/>
|regista = [[John Murray Anderson]]<br />
[[File:Flag of RSI.svg|20px]] [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]]<small> (1943-1945)</small>
[[Pál Fejös]] (non accreditato)<br />[[Robert Ross (aiuto regista)|Robert Ross]] (assistente regista)
|schieramento2 ='''[[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]''':<br />
|soggetto =
{{Bandiera|Regno Unito}} [[Impero britannico]]<br/>
|sceneggiatore =[[Harry Ruskin]]<br />
* {{Bandiera|Australia|nome}}<br/>
[[Charles MacArthur]] (non accreditato)
* {{Bandiera|Canada 1921-1957|nome}}<br/>
|produttore = [[Carl Laemmle Jr.]]
* {{Bandiera|India Britannica|nome}}<br/>
|produttore esecutivo =
* {{Bandiera|Nuova Zelanda|nome}}<br/>
|casa produzione = [[Universal Pictures]]
* {{Bandiera|Sudafrica 1928-1994|nome}}<br/>
|attori =
{{Bandiera|Francia libera|}} [[Francia libera]]<br/>
*[[Paul Whiteman]]: se stesso (come Paul Whiteman and His Band)
{{Bandiera|Polonia}} [[Governo polacco in esilio|Polonia libera]]<br/>
*[[John Boles]]: se stesso
{{Bandiera|Stati Uniti|nome}}<small> (dal 1941)</small><br/>
*[[Laura La Plante]]: editrice / stenografa
[[Immagine:Kingdom of Greece Flag.svg|20px]] [[Regno di Grecia|Grecia]]<small> (dal 1941)</small><br/>
*[[Jeanette Loff]]: se stessa / voce
{{Bandiera|Brasile 1889-1960|nome}}<small> (dal 1942)</small><br/>
*[[Glenn Tryon]]: marito non sposato
{{Bandiera|ITA 1861-1946|nome}}<small> (1943-1945)</small>
*[[William Kent]]: generale
|comandante1 =
*[[Slim Summerville]]:: acquirente di automobili
|comandante2 =
*The Rhythm Boys: gruppo musicale
|effettivi1 =
*[[Kathryn Crawford]]: giornalista
|effettivi2 =
*[[Carla Laemmle]]: Chorine (come Beth Laemmle)
|perdite1 =
*[[Walter Brennan]]
|perdite2 =
*[[Bing Crosby]]
|perdite3 =
*[[Richard Cromwell (attore)|Richard Cromwell]]
|note =
*[[Otis Harlan]]
*[[Yola d'Avril]]
*[[Bela Lugosi]]
*[[Joan Marsh]]
*[[Charles Murray (attore)|Charles Murray]]
|fotografo = [[Jerome Ash]], [[Hal Mohr]], [[Ray Rennahan]]
|montatore = [[Robert Carlisle]]<br />
[[Maurice Pivar]] (supervisore)
|effetti speciali =
|musicista = [[Milton Ager]], [[James Dietrich]], [[George Gershwin]], [[Billy Rose]], [[Mabel Wayne]]
|scenografo = [[Herman Rosse]]
|costumista = Herman Rosse
|truccatore = [[Jack P. Pierce]] (non accreditato)
}}
{{CampagnaBox Seconda guerra mondiale}}
{{Campagnabox Fronte del Mediterraneo (Seconda guerra mondiale)}}
[[File:ItalianMareNostrum.jpg|300px|right|thumb|In verde i territori controllati dalla marina italiana, in rosso i territori controllati dagli alleati nell'estate del 1942.]]
 
'''''Il re del jazz''''' (''King of Jazz'') è un [[film]] del [[1930]], diretto da [[John Murray Anderson]] e, non accreditato, [[Pál Fejös]].
Il '''Teatro del Mediterraneo''' della [[seconda guerra mondiale]] comprese le campagne terrestri, navali ed aeree combattute nel bacino del [[mar Mediterraneo]] e nei paesi che vi si affacciano quali l'[[Italia]], la [[Regno di Grecia|Grecia]] e le isole dell'[[mar Egeo|Egeo]], la [[Francia]] meridionale ed il [[Nordafrica]], nel periodo compreso tra il [[giugno]] del [[1940]] ed il [[maggio]] del [[1945]]. La mole maggiore degli scontri fu sostenuta dalle forze italiane e [[Germania nazista|tedesche]], supportate da altre [[potenze dell'Asse]], e dalle forze del [[Regno Unito]], supportate dalle altre nazioni [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleate]], quali alcuni paesi del [[Commonwealth]] ed, a seguito della loro entrata in guerra, anche dagli [[Stati Uniti]].
 
Nel [[2013]] è stato scelto per essere conservato nel [[National Film Registry]] della [[Biblioteca del Congresso]] degli [[Stati Uniti d'America]].<ref>{{cita web|url= http://www.loc.gov/today/pr/2013/13-216.html|titolo= Cinema with the Right Stuff Marks 2013 National Film Registry|editore=[[Biblioteca del Congresso|Library of Congress]]|accesso=18 dicembre 2013|lingua=en}}</ref>
== Le forze in campo ==
=== Le potenze dell'Asse ===
==== Italia ====
{{vedi anche|Italia nella seconda guerra mondiale}}
[[Immagine:HitlerMussolini1934Venice.jpg|thumb|left|[[Benito Mussolini]], insieme ad [[Adolf Hitler]], a [[Venezia]] nel giugno del 1934]]
L'Italia entrò in [[Seconda guerra mondiale|guerra]] il 10 giugno 1940 ed, a quella data, le sue forze armate erano tanto numerose sul piano organico, quanto male organizzate e con armamenti tecnologicamente arretrati: il [[Regio Esercito]] presidiava capillarmente il territorio dell'[[Colonialismo italiano|impero coloniale]] ma con una scarsa dotazione di truppe meccanizzate, il cui equipaggiamento era comunque privo di mezzi moderni, e le artiglierie erano risalenti alla [[prima guerra mondiale]] od anche prima<ref name = pavolini>{{cita libro | titolo = Badoglio & C. Strategia di una disfatta | autore = Paolo Pavolini | editore = Fratelli Fabbri Editori | anno 1973 | id = no ISBN}} capitolo V, pp. 30-33 .</ref>; il totale delle truppe ammontava ad 1.432.000 uomini<ref>Compresi i reparti libici ed albanesi, ma escluse le truppe italiane e coloniali schierate in Africa Orientale Italiana, ammontanti a circa 290.000 uomini.</ref>, cifra che crebbe nel mese di luglio ad 1.800.000, per attestatasi ad 1.600.000 uomini entro la fine dell'anno<ref>{{Cita|Rochat2005|pp. 254 - 255|Rochat 2008|harv=s}}.</ref>. Le [[Divisione (unità militare)|divisioni]] di cui l'Italia disponeva erano 75, così ripartite<ref name=Lembo-p30>{{Cita|Lembo2003|p. 30|Lembo 2003|harv=s}}.</ref>: 45 di fanteria, 5 [[alpini|alpine]], 3 [[carro armato|corazzate]], 3 celeri (miste di [[cavalleria]] e mezzi corazzati), 3 autotrasportabili<ref name=autotrsaportabili>Si trattava di normali unità di fanteria strutturate per poter essere facilmente trasportate da autocarri, i quali però non erano assegnati alla divisione stessa ma forniti di volta in volta da apposite formazioni a livello di corpo d'armata; le divisioni "tipo Africa Settentrionale" erano simili alle precedenti, ma con dotazioni specifiche per la guerra in ambienti desertici.</ref>, 9 autotrasportabili "tipo Africa Settentrionale"<ref name=autotrsaportabili />, 2 [[Fanteria motorizzata|motorizzate]], 2 di fanteria libica e 3 della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|milizia]]; il grosso di queste unità si trovava nella penisola (55 divisioni, di cui 21 sulla frontiera con la Francia, 5 sulla frontiera con la Jugoslavia, 25 in riserva nell'Italia centrale, 2 in [[Sardegna]] e 2 in [[Sicilia]]), con altre truppe in [[Libia]] (la [[5ª Armata]] in [[Tripolitania]] e la [[10ª Armata (Regio Esercito)|10ª Armata]] in [[Cirenaica]], con un totale di 14 divisioni e vari reparti autonomi), in [[Albania]] (il [[XXVI Corpo d'armata]] con 5 divisioni e vari reparti albanesi non indivisionati), nel [[Dodecaneso]] (una divisione) ed in [[Africa Orientale Italiana]] (due divisioni, 29 brigate indigene e vari reparti minori)<ref name=Lembo-p30 />. Le scorte di materie prime e di combustibile concedevano una limitata autonomia alle forze armate ed una scarsissima capacità di reintegro, che metteva la macchina bellica italiana in grado di armare in modo moderno solo due divisioni dell'esercito all'anno<ref name = pavolini/>.
 
== Trama ==
Il Regio Esercito poteva disporre anche di un certo numero di reparti "stranieri", reclutati nelle regioni poste sotto dominazione italiana. Due divisioni di fanteria vennero costituite poco dopo lo scoppio del conflitto con i battaglioni di [[ascari]] libici già costituiti precedentemente; queste due divisioni vennero annientate dai britannici durante l'[[operazione Compass]] e non furono più ricostituite. Altri reparti libici comprendevano varie compagnie autonome di presidio, un battaglione di [[paracadutisti]] (il battaglione "[[Fanti dell'aria]]", prima unità di paracadutisti dell'esercito italiano<ref>{{cita web|url= http://www.nembo.info/il_paracadutismo.htm |titolo= Associazione "Nembo" - I Paracadutisti Libici |accesso= 31 marzo 2011}}</ref>) e diverse compagnie di [[Meharisti]] per il controllo delle zone desertiche meridionali<ref>{{Cita|Lembo2003|p. 45|Lembo 2003|harv=s}}.</ref>.
{{...|film}}
 
==Produzione==
[[Immagine:RN Vittorio Veneto at Battle of Cape Spartivento.jpg|thumb|left|La [[Nave da battaglia|corazzata]] italiana [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|''Vittorio Veneto'']] durante la [[battaglia di capo Teulada]] ]]
Il film fu prodotto dall'Universal Pictures con un budget stimato di due milioni di dollari. Le riprese durarono dal novembre 1929 al 20 marzo 1930<ref>[https://www.imdb.com/title/tt0021025/business IMDb business]</ref>. Venne girato allo Stage 12, Universal Studios (100 Universal City Plaza, Universal City)<ref>[https://www.imdb.com/title/tt0021025/locations IMDb Locations]</ref>.
 
==Distribuzione==
A seguito dell'[[occupazione italiana del Regno di Albania]] nell'aprile del 1939, le unità albanesi vennero incorporate nelle forze armate italiane; nell'ottobre del 1940 (alla viglia dell'[[Campagna italiana di Grecia|attacco italiano alla Grecia]]), l'esercito italiano metteva in campo 6 battaglioni di fanteria albanesi, 2 battaglioni contraerei, 5 battaglioni di irregolari e 2 battaglioni di [[camicie nere]] albanesi, oltre a vari altri elementi locali arruolati nell'aeronautica e nella marina<ref name=Lembo-pp50-51>{{Cita|Lembo2003|pp. 50 - 51|Lembo 2003|harv=s}}.</ref>. Il comportamento delle truppe albanesi nel conflitto con la Grecia si dimostrò deludente, e dopo di esso il grosso delle truppe albanesi venne destinato a compiti di presidio e lotta ai partigiani in [[Kosovo]] e [[Repubblica di Macedonia|Macedonia]]<ref name=Lembo-pp50-51 />.
Distribuito dall'Universal Pictures, uscì nelle sale cinematografiche USA il 20 aprile 1930 con il titolo originale ''King of Jazz''. Il film ebbe una distribuzione internazionale: uscì in Argentina il 20 settembre dello stesso anno come ''El rey del Jazz''; in Francia, a Parigi, il 20 dicembre 1930; in Portogallo, come ''O Rei do Jazz'', il 19 maggio 1931<ref>[https://www.imdb.com/title/tt0021025/releaseinfo IMDb release info]</ref>.
 
==Note==
La [[Regia Marina]] aveva una forte consistenza numerica, potendo contare, allo scoppio del conflitto, su 6 [[corazzata|corazzate]], 7 [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]], 12 [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]], 59 [[cacciatorpediniere]], 71 [[torpediniere]] e 117 [[sommergibile|sommergibili]], oltre ad altro naviglio minore<ref name=Rochat-p213>{{Cita|Rochat2005|p. 213|Rochat 2008|harv=s}}.</ref>; nel corso del conflitto, a queste forze si aggiunsero anche una corazzata, 3 incrociatori leggeri, 13 cacciatorpediniere (di cui 7 di preda bellica francese o jugoslava) e 39 sommergibili (di cui 10 di preda bellica francese o jugoslava). La flotta italiana era moderna e competitiva sul piano internazionale<ref name=Rochat-p213 />, ma su di essa pesavano gravi difetti, dovuti sopratutto a scelte politiche e strategiche, come la mancanza di [[portaerei]] e di una vera e propria aviazione di marina<ref>{{Cita|Rochat2005|p. 216|Rochat 2008|harv=s}}.</ref>, e la decisione di non dotare le unità di strumenti di rilevamento delle minacce come [[radar]] e [[sonar]]<ref>{{cita web | url = http://radarlab.disp.uniroma2.it/Seminari/Stoccolma_2009_Galati_Radar%20History.pdf | titolo = The italian way to radar: Guglielmo Marconi and Ugo Tiberio |opera=radarlab.disp.uniroma2.it|lingua=en| accesso = 10 novembre 2010}}</ref><ref name = baroni>{{cita libro|cognome=Baroni |nome=Piero |titolo=La guerra dei radar: il suicidio dell'Italia : 1935/1943 |dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url=http://books.google.it/books?id=N3jPv-yONNoC&pg=PA80&lpg=PA80&dq=organizzazione+della+regia+marina+1938&source=bl&ots=ZizgW1RO1j&sig=IkemDZ_L7vfYUJgs9s8oRBAwz3U&hl=it&ei=LXjcTJSgNcyUswbtj5GiBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&ved=0CEMQ6AEwBzgK#v=onepage&q=organizzazione%20della%20regia%20marina%201938&f=false |datadiaccesso=11 novembre 2010 |data= |anno=2007 |mese=gennaio|editore=Greco & Greco |città= |lingua= |id=ISBN 88-7980-431-6 |doi= |pagine=p. 80 |cid= }}.</ref>.
<references/>
 
==Altri progetti==
La [[Regia aeronautica]] aveva un elevato numero di velivoli, potendo contare, allo scoppio del conflitto, su 783 [[bombardiere|bombardieri]], 594 [[aereo da caccia|caccia]] e 426 [[aereo da ricognizione|ricognitori]]<ref>{{Cita|Lembo2003|p. 18|Lembo 2003|harv=s}}.</ref>, ma la maggior parte di questi erano modelli di concezione superata se non del tutto obsoleti<ref name=Rochat-p234>{{Cita|Rochat2005|pp. 234|Rochat 2008|harv=s}}.</ref>; quando infine vennero introdotti in servizio aerei di tipo moderno (come i caccia [[Macchi M.C.202]] o [[Reggiane Re.2000]]), l'industria italiana riuscì a produrne solo quantitativi limitati<ref name=Rochat-p234 />. La presenza in servizio di modelli molto diversificati rendeva assai complicato il sistema logistico<ref name = pavolini/>.
{{interprogetto}}
 
==== Germania ====
[[Immagine:Bundesarchiv Bild 101I-783-0109-11, Nordafrika, Panzer III in Fahrt.jpg|thumb|right|Colonna di [[Panzer III]] tedeschi appartenenti all'[[Deutsches Afrikakorps|Afrikakorps]] ]]
La Germania non riteneva il fronte del Mediterraneo un teatro strategico prioritario, avendo come asse privilegiato quello est-ovest, con lo scopo di conquistate ad est gli enormi territori, ricchi di risorse naturali dell'[[Unione Sovietica]] e di sconfiggere ad ovest la Gran Bretagna e la Francia; per tali ragioni, nessun particolare dispositivo militare tedesco era destinato al Mediterraneo all'inizio del conflitto. Tuttavia, l'evoluzione della situazione militare nel teatro e le sconfitte italiane in Africa, in Grecia e sul mare, fecero si che ingenti unità della [[Wehrmacht]] venissero qui destinate. Pertanto, parecchie decine di [[U-Boot]] entrarono nel Mediterraneo ed inflissero gravi perdite agli Alleati, ma con perdite altrettanto rilevanti tra i battelli. La [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] venne impiegata su Malta e in Africa settentrionale con il [[X. Fliegerkorps]] (denominato in Italia X Corpo Aereo Tedesco) fino al suo ritiro per essere impiegato in Unione Sovietica.
[[Immagine:Bundesarchiv Bild 146-1979-123-32, Athen, Einmarsch deutscher Truppen.jpg|thumb|left|L'ingresso della [[5. Panzer-Division (Wehrmacht)|5ª divisione corazzata]] tedesca ad [[Atene]] il 27 aprile 1941]]
 
L'impiego dell'[[Heer (Wehrmacht)|esercito tedesco]] nel settore del Mediterraneo iniziò a metà febbraio del 1941, quando il generale [[Erwin Rommel]] arrivò a [[Tripoli]] con il primo nucleo del [[Deutsches Afrikakorps]] (o DAK); composto inizialmente da due divisioni, il DAK venne progressivamente espanso con invii di nuove unità dalla Germania, venendo elevato al rango di [[armata]] corazzata (Panzerarmee Afrika) nel gennaio del 1942<ref name=Williamson-pp13-16>Gordon Williamson, ''Afrikakorps 1941-1943'', Osprey Publishing, 1998, pp. 13 - 16. ISBN 84-7838-981-4.</ref>. Sul finire del 1942, l'ammontare delle forze tedesche schierate in Nordafrica venne ulteriormente accresciuto con la creazione in Tunisia della [[5. Panzerarmee]] del generale [[Hans-Jürgen von Arnim]], a sua volta riunita con la Panzerarmee Afrika (dal febbraio del 1943 ridenominata 1ª Armata italiana) in un [[gruppo d'armate]] ([[Heeresgruppe Afrika]]) sotto il comando dello stesso Rommel<ref name=Williamson-pp13-16 />; questa formazione fu poi sciolta dopo la sconfitta nella [[Campagna di Tunisia|campagna tunisina]].
 
[[Immagine:Rommel at a staff conference in the Western Desert.jpg|thumb|right|Il [[generale]] tedesco [[Erwin Rommel]] (a sinistra) sul [[Campagna del Nordafrica|fronte africano]] nel 1942]]
 
Truppe tedesche entrarono in azione nei Balcani nell'aprile del 1941, quando due armate (la [[2. Armee (Wehrmacht)|2. Armee]] del generale [[Maximilian von Weichs]] e la [[12. Armee (Wehrmacht)|12. Armee]] del [[feldmaresciallo]] [[Wilhelm List]], supportate dal [[VII. Fliegerkorps]] della Luftwaffe) invasero Jugoslavia e Grecia<ref>{{Cita|Lombardi2008|pp. 187 - 190|Lombardi 2008|harv=s}}.</ref>. La 12. Armee rimase poi come forza d'occupazione in Grecia fino alle ultime fasi del conflitto, venendo elevata al rango di gruppo d'armate ([[Heeresgruppe E]]) nel gennaio del 1943<ref>{{cita web|url= http://www.axishistory.com/index.php?id=2038 |titolo= axishistory.com - Heeresgruppe E |accesso= 26 marzo 2011|lingua=en}}</ref>; in questa veste, l'unità prese parte alla [[campagna del Dodecaneso]] ed all'[[eccidio di Cefalonia]].
 
Le truppe tedesche presero parte alla campagna d'Italia fin dalle prime fasi in Sicilia, assumendo un ruolo centrale dopo la resa degli italiani; la principale unità tedesca responsabile delle operazioni nella penisola era l'[[Heeresgruppe C]] del feldmaresciallo [[Albert Kesselring]], il quale controllava due armate, la [[10. Armee (Wehrmacht)|10. Armee]] del generale [[Heinrich von Vietinghoff]] e la [[14. Armee (Wehrmacht)|14. Armee]] del generale [[Eberhard von Mackensen]]<ref>{{Cita|Ford2008|pp. 26 - 27|Ford 2008|harv=s}}.</ref>.
 
A seguito dell'[[Operazione Anton|occupazione della Francia di Vichy]] nel novembre del 1942, venne costituita una nuova formazione per presidiare i territori occupati: l'[[Heeresgruppe G]] era responsabile sia della difesa della costa atlantica francese, sia della costa mediterranea; quest'ultimo compito era affidato alla [[19. Armee (Wehrmacht)|19. Armee]] del generale [[Fredrich Wiese]], formazione costituita per lo più da unità di presidio o di seconda schiera<ref>{{Cita|Zaloga2009|pp. 16 - 19|Zaloga 2009|harv=s}}.</ref>.
 
=== Gli Alleati ===
==== Regno Unito ====
[[File:Montgomery_watches_his_tanks_move_up.jpg|thumb|right|Il [[generale]] inglese [[Bernard Montgomery]], comandante dell'[[Eighth Army (United Kingdom)|ottava armata britannica]] ]]
Il Regno Unito poteva contare su grandi risorse umane e materiali, ma doveva sorvegliare i vastissimi territori dell'Impero britannico. Le principali unità navali britanniche dislocate nel Mediterraneo erano riunite nella [[Mediterranean Fleet]] di base ad [[Alessandria d'Egitto]]<ref>Leo Niehorster, [http://www.orbat.com/site/ww2/drleo/017_britain/39_navy/med-fleet.html Mediterranean Fleet, 3 settembre 1939], accesso gennaio 2009.</ref>, a cui si aggiunse, dopo la sconfitta della Francia nel giugno del 1940, la [[Forza H]] di base a [[Gibilterra]]; queste due unità sostennero il peso maggiore degli scontri navali nel settore del Mediterraneo, dalla lotta per rifornire l'isola di [[Malta]] agli attacchi contro la flotta italiana ed i convogli dell'Asse, per concludere con le grandi operazioni anfibie del periodo 1943-1944.
 
[[Immagine:El Alamein 1942 - British Matilda tanks.jpg|thumb|left|Formazione di [[carri armati]] britannici [[Mk II Matilda]] nei pressi di [[Tobruk]] ]]
 
Unità terrestri ed aeree britanniche vennero rilocate durante il conflitto nel teatro del Mediterraneo, salvo poi essere spostate in base alle necessità; l'unità dell'[[British Army|esercito britannico]] più impiegata sul teatro del Mediterraneo fu senza dubbio l'[[Eighth Army (United Kingdom)|ottava armata]], erede della precedente [[Western Desert Force]] di base in [[Egitto]]; l'armata arrivò a comprendere diverse [[divisione (unità militare)|divisioni]] di fanteria e corazzate britanniche (la più famosa delle quali fu la [[7th Armoured Division (British Army)|7th Armoured Division]], distintasi nei combattimenti nel Nordafrica), ma anche svariate unità di [[forze speciali]]<ref>{{cita web|url= http://blindkat.hegewisch.net/lrdg/elite_british.html |titolo= British/Commonwealth Special / Elite Forces Groups |accesso= 31 marzo 2011|lingua=en}}</ref>, spesso numericamente esigue, tra cui le più note furono lo [[Special Air Service]], il [[Long Range Desert Group]] ed il [[Popski's Private Army]]<ref>{{cita web|url=http://users.telenet.be/ppa/homepage.htm|titolo=Popski's Private Army (P.P.A.) - Preservation Society|lingua=en}}</ref>. L'ottava armata comprendeva anche un gran numero di truppe provenienti dai [[Dominion]], che fornirono anche reparti aerei e navali.
 
Il [[Sudafrica]] inviò in Africa settentrionale due divisioni, la [[1st South Africa Infantry Division|1ª]]<ref>{{cita web|url=http://britishmilitaryhistory.co.uk/aqadmin/media/uploads/4d0dca842f780_1%20South%20African%20Division%20%281941-42%29.pdf|titolo=1 south african division (1941-42)|lingua=en}}</ref> e la [[2nd South Africa Infantry Division|2ª divisione fanteria]], presenti alla [[seconda battaglia di El Alamein]]; la 1ª divisione fanteria venne trasformata poi in un'unità [[carro armato|corazzata]] ([[6th South Africa Armoured Division]]), ed in questa veste prese parte alla campagna d'Italia. Reparti della [[South African Air Force]] operarono in Africa settentrionale dall'aprile 1942 e gli squadroni 1, 12, 21 e 24 parteciparono da Malta all'[[invasione della Sicilia]], mentre gli squadroni 25 e 30 fecero parte della [[Balkan Air Force]]<ref>{{cita web | http://www.saairforce.co.za/the-airforce/history/saaf/world-war-two-arrives | SAAF - THE AIRFORCE - WORLD WAR TWO ARRIVES | 15 marzo 2011|lingua=en}}</ref>.
 
[[Immagine:Operation Pedestal Carriers.jpg|thumb|right|La [[portaerei]] britannica [[HMS Eagle (94)|HMS ''Eagle'']], appartenente alla [[Forza H]], di stanza a [[Gibilterra]] ]]
 
L'[[Australia]] inviò due divisioni di fanteria (la [[6th Division (Australian Army)|6ª]] e [[9th Division (Australian Army)|9ª]]) in Africa settentrionale, unità che si distinsero durante l'[[operazione Compass]], l'[[assedio di Tobruch]], la campagna di Grecia e le battaglie di El Alamein<ref>{{cita web|url=http://www.awm.gov.au/cms_images/histories/17/chapters/06.pdf |titolo= Victory at Sidi el Barrani |accesso= 25 marzo 2011|lingua=en}}</ref>; le truppe terrestri australiane vennero ritirate dal settore del Mediterraneo sul finire del 1942, per essere inviate [[Guerra del Pacifico (seconda guerra mondiale)|sul fronte del Pacifico]] per difendere la loro madrepatria dalla minaccia [[giappone]]se. La [[Nuova Zelanda]] inviò nel Mediterraneo la sua [[2nd New Zealand Division]] (al cui interno vi era un'unità, il [[28th (Māori) Battalion]], composta quasi interamente da indigeni [[maori]]<ref name=Santangelo-pp57-58>{{Cita|Santangelo2005|pp. 57 - 58|Santangelo 2005|harv=s}}.</ref>), duramente impiegata in Grecia, [[battaglia di Creta|a Creta]], ad El Alamein e nella campagna di Tunisia; trasformata in un'unità corazzata, prese poi parte alla campagna d'Italia fino alla conclusione delle ostilità<ref name=Santangelo-pp57-58 />. Unità navali australiane e neozelandesi vennero aggregate fin dall'inizio alla Mediterranean Fleet britannica, come nel caso dell'incrociatore [[HMAS Sydney (D48)|HMAS ''Sydney'']] che partecipò alla [[battaglia di Capo Spada]].
 
Il fronte del Mediterraneo fu anche la prima importante occasione di impiego nella seconda guerra mondiale (se si esclude il [[raid su Dieppe]]) per i reparti dell'[[esercito canadese]]<ref>{{Cita|Santangelo2005|pp. 52 - 53|Santangelo 2005|harv=s}}.</ref>: due divisioni (la [[1st Canadian Infantry Division]] e la [[5th Canadian (Armoured) Division]]) presero parte alla campagna d'Italia fin dall'invasione della Sicilia, andando a costituire, nel novembre del 1943, un [[corpo d'armata]] autonomo. Svariati reparti della [[Royal Canadian Air Force]] e della [[Royal Canadian Navy]] presero parte alle operazioni nel Mediterraneo a partire dalla fine del 1943.
 
L'[[esercito dell'India Britannica]] fornì numerose di divisioni di fanteria [[india]]ne per il settore del Mediterraneo, tra cui si distinse in particolare la [[4th Indian Infantry Division]]; le divisioni indiane includevano un gran numero di unità provenienti da varie zone geografiche del [[Subcontinente indiano|subcontinente]], comprendendo così reparti [[sikh]], [[baluchi]], [[jat (popolo)|jat]] e molti altri, tra cui, in particolare, i famosi [[gurkha]] [[nepal]]esi<ref>{{Cita|Santangelo2005|pp. 54 - 55|Santangelo 2005|harv=s}}.</ref>.
 
==== Francia ====
[[Immagine:Eisenhower giraud salute flag.jpg|thumb|right|Il [[generale]] [[Henri Giraud]] (a destra), insieme al generale [[Dwight D. Eisenhower]] ad [[Algeri]] nel 1943]]
La Francia aveva un esercito nazionale numericamente forte e con armamenti relativamente recenti. La sua impostazione tattica era basata sulla difesa del territorio nazionale tramite delle fortificazioni statiche, la [[linea Maginot]], che si estendeva dalla Svizzera al Belgio, presumendo che la neutralità dell'[[Olanda]] sarebbe stata rispettata come nella [[prima guerra mondiale]]. Per contro, le sue unità corazzate, pur dotate di mezzi molto numerosi e moderni, erano ancora strutturate ed impiegate in modo antiquato, nonostante gli studi teorici dell'allora colonnello [[Charles de Gaulle]], e venivano viste più come riserva mobile e gruppi esploranti da impiegare in modo frazionato invece che come masse di manovra<ref>La Sconfitta della Francia - Edizioni Ferni Ginevra.</ref>. Il suo impero coloniale era vasto e ricco di risorse, quasi tutte lontane dall'influenza della Germania e dell'Italia, e ospitava munite basi navali, come [[Dakar]] e [[Mers el Kebir]]. La sua flotta era comparabile a quella italiana come potenza, ma anch'essa non aveva di fatto portaerei, eccetto l'obsoleta ''[[Béarn (portaerei)|Béarn]]''. L'aviazione disponeva di velivoli moderni come il caccia [[Dewoitine D.520]] e il bombardiere [[Bloch MB 170]], ma in numero limitato, e di molti mezzi superati.
 
[[Immagine:PA Bearn.jpg|thumb|left|La [[portaerei]] francese [[Béarn (portaerei)|''Béarn'']] ]]
 
La gran parte delle forze francesi uscì di scena dopo [[campagna di Francia|la sconfitta del giugno 1940]], rimanendo fedeli al [[governo di Vichy]]; il movimento della [[Francia libera]] del colonnello de Gaulle poté raccogliere solo poche migliaia di seguaci, anche se una una brigata di francesi liberi si batté con l'ottava armata britannica nel Nordafrica, distinguendosi durante la [[battaglia di Bir Hakeim]]. La situazione cambiò dopo gli eventi dell'[[operazione Torch]], quando il grosso dei reparti coloniali francesi del Nordafrica passò dalla parte degli Alleati: un [[Corps Expéditionaire Français]] (composto, in gran parte, da truppe [[marocco|marocchine]] ed [[Algeria|algerine]]) sotto il generale [[Alphonse Juin]] combatté in Italia, distinguendosi nella [[battaglia di Montecassino]] e dimostrandosi determinante nello sfondamento della [[linea Gustav]]<ref>{{Cita|Ford2008|p. 22|Ford 2008|harv=s}}.</ref>; al tempo stesso, però, i reparti coloniali francesi si macchiarono di gravi crimini contro la popolazione civile italiana (le cosiddette "[[marocchinate]]")<ref>{{Cita|Petacco1995|p. 245|Petacco 1995|harv=s}}.</ref>. Ritirato dal fronte italiano nel giugno del 1944, il corpo venne rinforzato con ulteriori truppe francesi per formare la nuova 1ª armata sotto il generale [[Jean de Lattre de Tassigny]], che nell'agosto seguente prese parte agli sbarchi nel sud della Francia.
 
==== Altri paesi ====
[[Immagine:Metaxas-regime-greek-fascism.png|thumb|right|Il [[Primo Ministro]] [[Regno di Grecia|greco]] [[Ioannis Metaxas]], ad una riunione dell'organizzazione [[Fascismo|fascista]] ''[[Organizzazione nazionale della gioventù]]'' (EON), nel [[1938]]]]
Degli altri paesi rivieraschi partecipanti alle operazioni sul teatro, vanno citati la [[Grecia]] e l'[[Egitto]]. La Grecia, paese povero retto da una monarchia costituzionale e peraltro con un governo filo fascista retto dal primo ministro [[Ioannis Metaxas]], entrò nel conflitto dopo la dichiarazione di guerra italiana, ed il suo esercito non era particolarmente preparato ed equipaggiato; ciò nonostante la guerra di natura inizialmente difensiva e la maggiore capacità tattica dimostrata dal comando greco permisero di avere la meglio sulle truppe italiane e solo l'intervento tedesco spostò l'ago della bilancia verso gli attaccanti. La [[Elliniko Polemikó Navtikó|marina greca]] era scarsa numericamente e qualitativamente, ma alcuni cacciatorpediniere prestarono servizio con la ''Mediterranean Fleet'' durante tutto il conflitto. Le [[Polemikì Aeroporia|forze aeree]] erano altrettanto scarsamente equipaggiate, e solo dopo la caduta della Grecia vennero formate squadriglie operative in Medio Oriente con materiale britannico, operando per tutto il resto del conflitto. L'esercito greco finì in gran parte annientato durante l'invasione tedesca, ma [[Tríti Ellinikí Oriní Taxiarchía|una brigata di fanteria da montagna]] venne ricostruita in Egitto, operando a fianco delle forze dell'Ottava Armata britannica ad El Alamein, in Tunisia ed in Italia, e partecipando poi alla liberazione della madrepatria greca nel novembre del 1944<ref name=Santangelo-pp57-58 />.
[[File:French tunisia lst us tanks 1943.JPEG|thumb|left|[[Carri armati]] [[Stati Uniti d'America|americani]] [[M4 Sherman]] in [[Tunisia]] nel [[1943]]]]
L'Egitto era indipendente ma legato all'Impero Britannico da un trattato di amicizia e cooperazione, ed il suo esercito era addestrato ed inquadrato da ufficiali britannici, ma assolutamente irrilevante dal punto di vista bellico. Inoltre esisteva un movimento nazionalista che parteggiava per l'[[Asse]] e i britannici non erano molto certi della fedeltà delle forze armate. Comunque tutte le posizioni chiave, a cominciare dal [[canale di Suez]], vitale per le comunicazioni dell'Impero Britannico, erano in mano alle forze alleate.
[[Immagine:Uma Cia do Lapa Azul 2.jpg|thumb|right|Un reparto della [[Força Expedicionária Brasileira]]]]
Dopo lo sbarco in nord Africa, gli [[Stati Uniti]] entrarono pesantemente sulla scena con la loro potente macchina industriale e militare, e questo influenzò definitivamente la campagna, anche se durante tutto il periodo precedente i rifornimenti ai britannici non erano mai mancati, sotto forma di aerei, veicoli corazzati e rifornimenti sulla base della [[Lend-Lease|legge Affitti e Prestiti]]. La principale unità americana impiegata nel settore del Mediterraneo fu la ''[[United States Army North|Fifth Army]]'', attiva in Tunisia ed Italia; l'armata arrivò a comprendere anche reparti piuttosto insoliti, come il ''[[442nd Regimental Combat Team]]'' (formato da soldati [[Giappone|nippo]]-americani), la ''[[92nd Infantry Division (United States Army)|92nd Infantry Division]]'' (composta quasi interamente da [[Afroamericano|afroamericani]]), o la ''[[1st Special Service Force]]'' (un'unità di forze speciali formata da personale misto americano e canadese). Anche la ''[[United States Army Air Forces]]'' e la ''[[United States Navy]]'' parteciparono massicciamente alla campagna.
 
Altri paesi appartenenti al blocco degli Alleati parteciparono in varie forme alle operazioni: il [[Brasile]] contribuì alla campagna con la sua ''[[Força Expedicionária Brasileira]]'' (comprendente anche reparti aerei), inviata in Italia nel luglio del 1944; la [[Polonia]], nonostante la [[campagna di Polonia|sconfitta del settembre 1939]], ricostruì le sue forze armate grazie all'aiuto dei britannici, e due divisioni di fanteria ed una divisione corazzata polacche parteciparono alla campagna d'Italia, riunite in un corpo d'armata indipendente sotto il generale [[Władysław Anders]]; infine, nel 1944 i britannici costituirono una "[[Brigata Ebraica]]" composta da ebrei residenti nel [[Mandato britannico della Palestina]], primo segno delle forze armate del futuro stato di [[Israele]].
 
== Gli obiettivi strategici ==
 
Gli obiettivi strategici dei due blocchi contrapposti erano opposti. L'Italia voleva inizialmente ottenere rapide ed economiche conquiste territoriali, essendo [[Benito Mussolini|Mussolini]] cosciente dell'impreparazione della sua macchina bellica, e la flotta aveva una impostazione spiccatamente difensiva. L'Italia era povera in termini di materie prime e poteva perseguire solo una guerra con obiettivi limitati, come l'occupazione dell'Egitto e il tentativo di ricongiungere le truppe in territorio libico con quelle presenti in [[Africa Orientale Italiana]], altrimenti condannate dall'interruzione di ogni collegamento con la madrepatria che non fosse qualche volo di aerei da trasporto in seguito allo scoppio delle ostilità.
 
Per gli Alleati, i francesi dovevano proteggere il loro impero coloniale, che comprendeva Libano e Siria in Medio Oriente e Algeria, Tunisia e Marocco in Nord Africa. Gli inglesi dovevano anche loro proteggere le linee di comunicazione del Mediterraneo, poiché il passaggio per il canale di Suez abbreviava la rotta verso l'Estremo Oriente di almeno tre settimane, e la perdita dell'Egitto avrebbe significato esporre i campi petroliferi del Medio Oriente agli attacchi dell'Asse.
 
=== Alessandria ===
 
[[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] era la base principale della ''Mediterranean Fleet'', la porta di accesso al [[canale di Suez]] e una tappa imprescindibile per le forze dell'Asse per raggiungere i campi petroliferi del Medio Oriente, pertanto era ritenuta dai britannici un caposaldo da difendere con priorità.
 
=== Malta ===
 
[[Malta (isola)|Malta]] fu inizialmente trascurata nei piani di difesa britannici, perché si riteneva che le forze italiane avrebbero conquistato l'isola nell'immediatezza della dichiarazione di guerra. Una volta chiaro che non vi erano piani immediati per la conquista da parte italiana, vennero rafforzate le difese in modo consistente, con l'invio di caccia, aerosiluranti e navi da guerra (la cosiddetta Forza K, costituita da 2 incrociatori, Aurora e Penelope, dotati di radar e 2 cacciatorpediniere, Lance e Lively<ref>{{cita|Rocca|p. 166}}.</ref>)<ref>http://www.maltahistory.org.uk/malta_siege.htm.</ref>. [[Winston Churchill]] riteneva così importante l'isola da sottrarre unità da caccia durante le fasi cruciali della [[battaglia d'Inghilterra]] alla difesa aerea della madrepatria per destinarle a Malta.
{{quote|"With Malta in enemy hands, the Mediterranean route would be completely closed to us...this tiny island was a vital feature in the defence of our Middle East position." - generale Hastings Ismay - 1942<ref>{{cita web | http://www.worldwar-2.net/ | worldwar-2.net | 30 marzo 2011|lingua=en}}</ref>}}
 
=== Gibilterra ===
{{vedi anche|Gibilterra nella seconda guerra mondiale}}
 
[[File:HMS Argonaut gibraltar.jpg|thumb|right|L'incrociatore leggero ''Argonaut'' si avvicina alla Rocca nel 1942|alt=La Rocca è il nome che viene dato dagli inglesi alla cittadella di Gibilterra]]
La storia di [[Gibilterra]] durante la seconda guerra mondiale rende evidente l'importanza che ha avuto lo scoglio per il [[Regno Unito]] sin dai primi anni del [[XVIII secolo]], che la vedeva come un piede poggiato nell'[[Europa]] e allo stesso tempo come [[bastione]] della potenza marittima della ''[[Royal Navy]]''.<ref>[[#Tute1958|Tute 1958]].</ref> Nel secondo conflitto mondiale infatti Gibilterra ricoprì un ruolo vitale sia per la [[battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|battaglia dell'Atlantico]] che per quella del Mediterraneo, controllando virtualmente tutto il traffico navale in entrata e in uscita dal [[Mar Mediterraneo]].<ref>[[#Jackson1998|Jackson 1998]].</ref>
 
In aggiunta alla sua ottima posizione, Gibilterra offrì un capiente e difeso porto dove le navi potevano trovare riparo. La [[Forza H]], sotto il comando del [[viceammiraglio]] [[James Fownes Somerville]], era basata a Gibilterra e aveva il compito di mantenere la superiorità navale e scortare i convogli diretti a [[Malta]].<ref>{{cita web|url=http://www.bbc.co.uk/ww2peopleswar/stories/73/a2683073.shtml|titolo=Gibraltar's role in WWII|opera=bbc.co.uk|lingua=en|accesso=26 gennaio 2011}}</ref> Nel corso della guerra, Gibilterra fu oggetto di [[Bombardamento|bombardamenti]] aerei da parte della [[Governo di Vichy|Francia di Vichy]] e della [[Regia Aeronautica]] italiana; la [[Regia Marina]] poi condusse alcune operazioni di sabotaggio per merito dei sommozzatori della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]] e dei loro [[Siluro a Lenta Corsa|SLC]].<ref name="optorch"/> Altri attacchi vennero organizzati da agenti spagnoli reclutati dall'''[[Abwehr]]''.
 
All'interno della [[rocca di Gibilterra]] vennero scavati da due compagnie di genieri canadesi, le sole equipaggiate con punte al [[diamante]], e cinque di genieri britannici, circa 48 chilometri di tunnel allo scopo di edificare una città nella roccia dove ospitare uffici, caserme e un ospedale al riparo dei bombardamenti.<ref name="optorch">{{cita web|url=http://www.bbc.co.uk/ww2peopleswar/stories/99/a2627499.shtml|titolo=What life was like on the Rock during the War Years|opera=bbc.co.uk|lingua=en|accesso=26 gennaio 2011}}</ref> L'[[operazione Torch]], l'invasione [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleata]] dei [[Impero coloniale francese|territori francesi in Africa settentrionale]] iniziata nel novembre [[1942]], venne coordinata proprio dalla rocca dal generale [[Dwight D. Eisenhower]].<ref name="optorch"/> Dopo il successo Alleato nella [[campagna del Nord Africa]] e la resa dell'Italia nel [[1943]], Gibilterra venne declassata a normale base di smistamento di rifornimenti situata nelle retrovie.
 
I tedeschi avevano anche organizzato un piano per la sua invasione da terra, con o senza il consenso delle autorità spagnole, denominato [[operazione Felix]], alla quale gli inglesi erano pronti a rispondere con l'[[operazione Tracer]] (di tipo [[stay-behind]]). Dopo l'opposizione di [[Francisco Franco]], il piano venne abbandonato<ref name="c4">[[#Bond2003|Bond 2003]], pp. 100–102.</ref><ref name="felix">{{cita web|url=http://stonebooks.com/history/felix.shtml|titolo=Operation Felix: Assault on Gibraltar|opera=stonebooks.com|lingua=en|accesso=27 gennaio 2011}}</ref>. Anche in quest'ottica, gli inglesi condussero il [[bombardamento di Genova]] per ricordare a Franco il predominio britannico dei mari.
 
== Operazioni principali ==
=== Operazioni navali ===
{{vedi anche|battaglia del Mediterraneo}}
[[File:Www2mR130BMatapan.GIF|thumb|right|Mappa della [[battaglia di Capo Matapan]]]]
La battaglia si svolse principalmente lungo le rotte che dall'Italia raggiungevano la Libia ([[Tripoli]], [[Bengasi]], [[Tobruk]]) lungo le quali i convogli italiani venivano spesso attaccati dalle forze aeronavali britanniche provenienti da [[Malta]], e lungo la rotta [[Gibilterra]]-[[Malta]]-[[Alessandria d'Egitto]] che la intersecava, percorsa invece dai convogli alleati. Per tutto il conflitto Malta fu una costante minaccia che costò alle forze dell'Asse elevate perdite in uomini e mezzi trasportati ma anche in equipaggi e navi di scorta. Gli inglesi si avvalsero costantemente dei [[radar]], che la [[Regia Marina]] per miopia politica del regime fascista e del proprio comando, principalmente per le scelte politiche che il [[capo di stato maggiore]] [[Domenico Cavagnari]], in carica fino a poco dopo lo scoppio del conflitto, aveva effettuato. Un'altra gravissima fonte di problemi per la Regia Marina fu la mancanza di [[portaerei]] che, nonostante le richieste formulate dallo Stato Maggiore che prevedevano tre portaerei di squadra<ref>{{cita|Gianni Rocca - Fucilate gli ammiragli|pag. 39}}.</ref> da costruirsi prima dello scoppio del conflitto, costrinse invece ad affrontare squadre da battaglia inglesi che, tranne rari casi, avevano sempre almeno una portaerei in organico; il fatto fu determinante in varie occasioni come la [[battaglia di capo Matapan]] e la [[Notte di Taranto]].
 
L'[[armistizio di Cassibile]] pose fine a qualsiasi concreta attività navale dell'Asse nel Mediterraneo, che non fosse il pattugliamento costiero con naviglio sottile, quasi tutto catturato dai tedeschi ai danni della Regia Marina e della marina francese, e gli agguati con motosiluranti negli spazi ristretti dell'Adriatico. Fino al termine delle operazioni, l'attività navale alleata venne contrastata solo dalle incursioni aeree della [[Luftwaffe]] e di quei pochi velivoli della [[Repubblica di Salò]] tra i quali gli aerosiluranti del 1° [[Gruppo Aerosiluranti Buscaglia Faggioni|Gruppo Aerosiluranti Buscaglia]], comandato dal capitano [[Carlo Faggioni]] (e a lui intitolato dopo la sua morte).
 
=== La campagna del Nordafrica ===
{{vedi anche|campagna del Nordafrica}}
[[File:Carri M13 Africa settentrionale.jpg|thumb|left|Carri armati [[M13/40]] italiani in Libia]]
Con l'entrata in guerra dell'Italia un nuovo fronte di operazioni si aprì nell'Africa settentrionale, dove le truppe italiane in Libia potevano minacciare le posizioni britanniche in Egitto. Dopo una lunga serie di schermaglie lungo il confine, a metà settembre del 1940 le forze del [[Maresciallo d'Italia|maresciallo]] [[Rodolfo Graziani]] penetrarono per un centinaio di chilometri in Egitto, occupando la cittadina di [[Sidi el Barrani]]<ref>{{Cita|AAVV2000|p. 74|AA.VV. 2000|harv=s}}.</ref> incontrando scarsa resistenza. Le truppe italiane si attestarono in una serie di campi fortificati, troppo distanti l'uno dall'altro e privi di adeguati collegamenti; l'8 dicembre seguente, la [[Western Desert Force]] del generale [[Archibald Wavell, I conte Wavell|Wavell]] lanciò la sua controffensiva ([[operazione Compass]]), cogliendo di sorpresa gli italiani ed ottenendo risultati inaspettati, anche tenendo conto di aver impiegato solamente 35.000 uomini e 275 carri armati: in due mesi, le forze britanniche annientarono la 10ª Armata italiana ed occuparono l'intera Cirenaica, respingendo gli italiani fino ad [[El Agheila]].<ref>{{Cita|AAVV2000|pp. 74-75|AA.VV. 2000|harv=s}}.</ref>
 
[[File:9 Div Tobruk(AWM 020779).jpg|thumb|right|Fanti australiani durante l'[[assedio di Tobruk]]]]
 
Il disastro convinse Mussolini ad accettare le offerte di aiuto avanzate dai tedeschi, ed il 14 febbraio 1941 arrivarono a Tripoli le prime avanguardie del Deutsches Afrikakorps (DAK) del generale [[Erwin Rommel]]<ref name=aavv200075>{{Cita|AAVV2000|p. 75|AA.VV. 2000|harv=s}}.</ref>, oltre a consistenti rinforzi italiani; a fine marzo, con le sue truppe ancora incomplete, Rommel lanciò un attacco da El Agheila, cogliendo completamente impreparate le forze di Wavell ed obbligandole ripiegare in Egitto abbandonando l'intera Cirenaica, all'infuori del porto di [[Tobruch]] che venne [[assedio di Tobruch|posto sotto assedio]]<ref name=aavv200075/>. A fine aprile il fronte si stabilizzò lungo il confine libico-egiziano: da un lato, gli italo-tedeschi non riuscirono a piegare la resistenza della guarnigione australiana di Tobruch, dall'altro i britannici lanciarono due tentativi di liberare la città (l'[[operazione Brevity]] in maggio e l'[[operazione Battleaxe]] in giugno), ottenendo però solo sconfitte<ref name=aavv200079>{{Cita|AAVV2000|p. 79|AA.VV. 2000|harv=s}}.</ref>. Nel novembre seguente, il nuovo comandante britannico [[Claude Auchinleck]] lanciò un nuovo massiccio attacco contro le posizioni dell'Asse ([[operazione Crusader]]): le difese italo-tedesche ressero, ma la pressione britannica convinse Rommel ad ordinare una ritirata strategica fino ad El Agheila, abbandonando di nuovo l'intera Cirenaica<ref name=aavv200079/>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-552-0822-36, Tunesien, Zugmachinen und Me 323 Gigant.jpg|thumb|left|Mezzi cingolati sbarcano da un [[Messerschmitt Me 323|Me323 Gigant]] durante la campagna di Tunisia|alt=I tedeschi si avvalsero anche di aerei come il Me323 Gigant per far arrivare i rifornimenti in Nord Africa]]
 
Dopo essersi riorganizzate, le forze di Rommel lanciarono una nuova offensiva da El Agheila a fine gennaio del 1942, scacciando i britannici da gran parte della Cirenaica ed obbligandoli ad attestarsi su una linea fortificata che correva da [['Ayn al-Ghazala]] a [[Bir Hakeim]]; sul finire di maggio, le forze italo-tedesche [[Battaglia di ʿAyn al-Ghazala|attaccarono massicciamente]] le posizioni britanniche, e dopo tre settimane di duri combattimenti sfondarono la linea Alleata; Tobruch venne riconquistata il 21 giugno<ref>{{Cita|AAVV2000|p. 81|AA.VV. 2000|harv=s}}.</ref>, e le forze di Rommel si lanciarono all'inseguimento dei britannici oltre la frontiera egiziana. L'avanzata delle colonne italo-tedesche venne infine fermata dai britannici sul finire di luglio [[Prima battaglia di El Alamein|nei pressi di El Alamein]], l'ultima posizione difensiva prima di Alessandria; raccolte le sue scarse forze, Rommel tentò di forzare la linea britannica ai primi di settembre, ma andò incontro [[Battaglia di Alam Halfa|ad una sconfitta]]. Il nuovo comandante britannico [[Bernard Law Montgomery]] dedicò le settimane seguenti ad ammassare vaste forze con cui contrastare i deboli reparti dell'Asse; tra il 23 ottobre ed il 5 novembre del 1942, le preponderanti forze dell'ottava armata britannica lanciarono una serie di massicci attacchi contro le posizioni degli italo-tedeschi [[Seconda battaglia di El Alamein|davanti El Alamein]], provocandone infine il crollo e la fuga verso la Libia<ref>{{Cita|AAVV2000|p. 83|AA.VV. 2000|harv=s}}.</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-049-0008-33, Nordafrika, Panzer IV bei Fluss-Überquerung.jpg|thumb|right|[[Panzer IV]], inquadrati nella [[10. Panzer-Division (Wehrmacht)|10ª divisione corazzata]] tedesca, in [[Tunisia]] ]]
 
L'8 novembre 1942, reparti britannici e statunitensi sbarcarono in [[Algeria]] e [[Marocco]] ([[operazione Torch]], la prima iniziativa militare statunitense sul teatro del Mediterraneo)<ref>{{Cita|AAVV2000|pp. 92 e 94|AA.VV. 2000|harv=s}}.</ref> e, dopo un'iniziale resistenza, i reparti coloniali francesi ivi dislocati passarono dalla parte degli Alleati; la reazione dell'Asse fu rapida ed entro la fine del mese i reparti italo-tedeschi del generale [[Hans-Jürgen von Arnim]] occuparono [[Tunisi]] ed il resto della Tunisia, battendo sul tempo gli angloamericani. Incalzato da Montgomery, Rommel venne costretto ad abbandonare la Libia (con gli italiani che perdono l'ultimo possedimento in Africa) sul finire del gennaio del 1943, ripiegando in Tunisia ed attestandosi infine lungo la [[linea del Mareth]]<ref name=aavv94>{{Cita|AAVV2000|p. 94|AA.VV. 2000|harv=s}}.</ref>; nel febbraio seguente le forze dell'Asse riuscirono a cogliere due importanti successi contro le ancora inesperte truppe americane prima [[Battaglia di Sidi Bou Zid|a Sidi Bou Zid]] e poi [[Battaglia del passo di Kasserine|al passo di Kasserine]], ma il fallimento di un attacco lanciato da Rommel contro l'ottava armata britannica ([[Battaglia di Medenine|operazione Capri]]) decise in pratica l'esito della campagna tunisina. Sul finire di marzo l'ottava armata sfondò la linea del Mareth con l'[[operazione Pugilist]], mentre le truppe alleate del generale [[Harold Alexander]], costituite da reparti francesi, britannici e americani, ripresero a fare pressione su Tunisi e [[Biserta]] ([[operazione Vulcan]]); ormai isolate dall'Italia dall'assoluta superiorità aerea e navale degli Alleati, le truppe dell'Asse (guidate dai generali [[Giovanni Messe]] e von Arnim) capitolarono definitivamente il 13 maggio 1943.<ref name=aavv94/>
 
=== I Balcani ===
==== L'invasione della Grecia ====
{{vedi anche|campagna italiana di Grecia|operazione Marita}}
[[Immagine:Italo-Grecian War 1940-1941 - political map of operations.gif|thumb|right|Direttrici di offensiva delle [[Regio Esercito italiano|truppe italiane]] e [[Grecia|greche]] e linea del fronte al [[1° gennaio]] [[1941]]]]
La campagna italiana di Grecia ebbe inizio il [[28 ottobre]] [[1940]], dopo che al [[Regime del 4 agosto|Primo Ministro]] [[Ioannis Metaxas]], un politico [[Fascismo|filo fascista]] sostenuto da [[Regno di Grecia|Re]] [[Giorgio II di Grecia|Giorgio II]], era stato consegnato, alle ore 02.30 del mattino, dall'[[ambasciatore]] italiano ad [[Atene]] [[Emanuele Grazzi]], un ultimatum nel quale l'[[Italia fascista|Italia]] accusava la Grecia di violazione della [[neutralità]], con la richiesta di occupare alcuni punti del territorio greco, che avrebbero favorito le operazioni navali italiane nel [[mar Egeo]] e nel mar Mediterraneo, e si concedeva un tempo di sole tre ore per accettarne le condizioni; egli rifiutò e di conseguenza, alle ore 06.00, le prime [[Regio Esercito|truppe italiane]] di stanza in [[Albania]] iniziarono l'avanzata su di un fronte largo circa 250 chilometri<ref>Il primo ministro greco Metaxas rispose ''Alors, c'est la guerre''. Vedi: {{Cita|Biagi1992|p. 126|harv=s}}.</ref>.
 
La campagna italiana, voluta da [[Benito Mussolini|Mussolini]] per tentare di bilanciare i successi ottenuti fino a qual momento dalla Germania, avrebbe dovuto ricalcare le modalità della [[guerra lampo]] ma la resistenza dell'esercito greco, unite alla difficoltà dovute alla natura del territorio e dallo scarso equipaggiamento dell'esercito italiano, fecero ben presto arrestare l'offensiva, tramutandola in una guerra di posizione, tanto che il 4 dicembre, il comandante del contingente italiano, il [[Maresciallo d'Italia|maresciallo]] [[Pietro Badoglio]], venne sostituito con il [[generale]] [[Ugo Cavallero]]<ref>Il generale Ugo Cavallero fu nominato comandante anche delle truppe di stanza in Albania al posto del generale [[Ubaldo Soddu]]. Vedi: {{Cita|Biagi1992|p. 412|harv=s}}.</ref>; Metaxas consentì a [[British Army|truppe inglesi]] di insediarsi a [[Creta]] ed a [[Suda (isola)|Suda]] e, nei mesi successivi, le forze greche riuscirono a passare al [[contrattacco]], penetrando in territorio albanese. La situazione sul fronte italo greco e la presenza di forze inglesi sul suolo ellenico indussero, il 27 marzo 1941, [[Hitler]] ad ordinare all'[[Oberkommando der Wehrmacht|OKW]] di preparare un piano per l'invasione sia della Grecia che della [[Jugoslavia]], il cui assetto interno, condizionato in quel momento dall'Unione Sovietica e dalla Gran Bretagna, rischiava di limitare il controllo tedesco sul paese.
 
[[Immagine:Battle of Greece - 1941.png|thumb|right|Mappa dei movimenti della [[Wehrmacht]] dal [[6 aprile|6]] al [[30 aprile]] [[1941]]]]
Il 6 aprile 1941 la Germania attaccò la Grecia e la Jugoslavia: la [[12. Armee (Wehrmacht)|12ª armata]], comandata dal feldmaresciallo [[Wilhelm List]] ed il XVIII corpo di montagna, comandato dal generale [[Franz Böhme]], integrato dalla divisione [[Waffen-SS|SS]] [[1. SS-Panzer-Division Leibstandarte SS Adolf Hitler|''Leibstandarte'']], comandata dall'[[Gradi delle SS|''Obergruppenführer'']] [[Josef Dietrich]], penetrarono velocemente attraverso i due confini, superando ad est la ''[[linea Metaxas]]'', mentre ad ovest il XV corpo corazzato, comandato dal generale [[Georg Stumme]], avanzò attraverso la Jugoslavia. L'esercito greco, comandato dal Generale [[Alexander Papagos]], fu presto sopraffatto ma il generale [[Georgios Tsolakoglu]] si rifiutò di arrendersi alle truppe italiane, considerando la loro vittoria non meritata, ed avviò trattative di resa separata solo nei confronti delle forze tedesche con l'[[Gradi delle SS|''Obergruppenführer'']] [[Josef Dietrich]]<ref>{{Cita|Keegan1992|p. 152|harv=s}}.</ref>, mentre il contingente Alleato, comandato dal generale [[Henry Maitland Wilson]], fu costretto progressivamente ad indietreggiare, dapprima verso la linea che andava dalla zona a sud del [[fiume]] [[Aliakmon]] fino al [[monte Olimpo]], e successivamente verso il [[Termopili (geografia)|passo delle Termopili]]<ref>{{Cita|SalmaggiPallavisini1989|p. 116|harv=s}}.</ref>.
[[Immagine:Bundesarchiv Bild 101I-163-0337-09A, Griechenland, Josef (Sepp) Dietrich.jpg|thumb|left|L'[[Gradi delle SS|''Obergruppenführer'']] [[Josef Dietrich]] (a destra), accoglie la resa della 1ª armata greca]]
Il 19 aprile [[Regno di Grecia|Re]] [[Giorgio II di Grecia|Giorgio II]], il generale Papagos ed i generali inglesi Wilson e [[Archibald Wavell, I conte Wavell|Wavell]], decisero l'evacuazione del contingente alleato, mentre il generale Tsolakoglu firmò la resa della 1ª armata greca, e contestualmente di tutte le forze armate del paese, resa che fu formalizzata il 21 aprile presso il comando della 12ª armata tedesca<ref>La resa dell'esercito greco comportò la smobilitazione di 16 divisioni che vennero fatte prigioniere dai tedeschi. Vedi: {{Cita|Biagi1992|p. 135|harv=s}}.</ref>. La notizia della resa provocò la reazione di Mussolini, il quale pretese che l'armistizio fosse formalizzato alla presenza di rappresentanti italiani, e, a dispetto delle reiterate proteste dei greci, fu concordata la ripetizione della cerimonia per il giorno 23 in una villa nei pressi di Salonicco, con la presenza del generale Ferrero in rappresentanza dell'Italia<ref>{{Cita|Biagi1992|p. 425|harv=s}}.</ref>.
 
Il 24 aprile i tedeschi superarono la linea delle Termopili ed il 26 venne sfondata l'ultima linea difensiva stabilita a [[Tebe (Grecia)|Tebe]], mentre la [[Fallschirmjäger (Wehrmacht)|7ª divisione paracadutisti]] iniziò l'occupazione del [[Peloponneso]], costringendo il contingente a ritirarsi definitivamente verso i porti meridionali della Grecia, ed, il 27 aprile la [[2. Panzer-Division (Wehrmacht)|2ª]] e la [[5. Panzer-Division (Wehrmacht)|5ª divisione corazzata]] fecero l'ingresso ad Atene, innalzando la [[Bandiere della Germania nazista|bandiera tedesca]] sull'[[Acropoli di Atene|Acropoli]], ponendo fine alle ostilità nella Grecia continentale.
 
==== La battaglia di Creta ====
{{vedi anche|battaglia di Creta}}
[[Immagine:German assault on Crete.jpg|thumb|right|Mappa dell'invasione [[Germania nazista|tedesca]] dell'[[Creta (isola)|isola di Creta]]]]
L<nowiki>'</nowiki>''0perazione Merkur'', ossia il piano per la conquista dell'isola di Creta, prese il via il mattino del 20 maggio 1941; lo [[Stato Maggiore]] dell'[[OKW]] si era precedentemente espresso affinché le forze fossero utilizzate per l'occupazione dell'[[Malta (isola)|isola di Malta]], ritenuta più pericolosa per le rotte marittime dell'Asse verso il [[Nordafrica]], ma il generale [[Kurt Student]] si oppose, obiettando che le forze Alleate presenti nell'isola, unite alla forte difesa aerea di cui disponeva, avrebbero reso impossibile un attacco dall'aria<ref>Nell'isola di Creta erano presenti circa 32.000 soldati britannici, in maggiornaza australiani e neozelandesi, più circa 10.000 greci, che disponevano di soli 68 pezzi contraerei. Vedi: {{Cita|Keegan1992|p. 157|harv=s}}.</ref>. I paracadutisti tedeschi subirono molte perdite durante, od immediatamente dopo, l'atterraggio, venendo assaliti, oltreché dai soldati Alleati, anche dalla popolazione civile e lo ''sturmregiment'', comandato dal generale [[Eugen Meindl]], subì 2.000 perdite e nessuno degli aeroporti fu occupato durante il primo giorno; anche l'azione dal mare fu ostacolata dalla [[Royal Navy]], ma, tra il 20 ed il 22 maggio, gli aerei tedeschi riuscirono ad affondare due [[Incrociatore leggero|incrociatori leggeri]], e 4 [[cacciatorpediniere]], con l'aiuto anche della [[Regia Aeronautica]], i cui bombardieri [[CANT Z.1007]] affondarono 1 cacciatorpediniere<ref>Durante la battaglia di Creta la Royal Navy perse altri 2 incrociatori e 2 cacciatorpediniere, mentre furono danneggiati, in modo più o meno grave, 1 corazzata, 1 portaerei, 4 incrociatori e 3 cacciatorpediniere, risultando la più costosa tra le campagne dell'intera seconda guerra mondiale. Vedi: {{Cita|Biagi1992|p. 494|harv=s}}.</ref>.
 
Nonostante le piste di atterraggio fossero ancora in mano Alleata gli [[Aereo da trasporto|aerei da trasporto]] [[Junkers Ju 52]] atterrarono all'aeroporto di [[Maléme]], sbarcando circa 650 uomini della 5ª divisione di montagna, riuscendo a conquistarlo, permettendo l'atterraggio dei rinforzi; questi, uniti alla continua attività aerea della Luftwaffe, indusse il generale Freyberg ad iniziare un ripiegamento verso ovest<ref>Winston Churchill, a proposito della battaglia di Creta ebbe a dire: "''Si sta combattendo una battaglia quanto mai strana e dura; le nostre forze non hanno aerei mentre il nemico non ha carri armati e nessuno dei due ha la possibilità di ritirarsi''". Vedi: {{Cita|Keegan1992|p. 163|harv=s}}.</ref>, e, tale ripiegamento, consentì ai tedeschi di fare affluire indisturbati forze sempre maggiori ed, il 23 maggio, la 5ª divisione di montagna era sbarcata quasi al completo sull'isola, iniziando a guadagnare terreno verso est. Il giorno 26, il generale [[Bernard Freyberg]] si mise in comunicazione con il comando del [[Medio Oriente]] e riferì al generale [[Archibald Wavell, I conte Wavell|Wavell]] che la perdita di Creta era ormai solo questione di tempo e, per evitare che la Luftwaffe rendesse impossibile un'evacuazione, il giorno successivo ne fu deciso lo sgombero, che fu effettuato nel porto di [[Sfakia]], dove le unità navali Alleate stavano convergendo. Il 1º giugno fu completata l'evacuazione degli Alleati: dei circa 32.000 uomini presenti sull'isola solo 18.000 vennero evacuati mentre i tedeschi persero circa 3.700 uomini, più 2.500 feriti, in massima parte paracadutisti, e tali perdite si dimostrarono in seguito del tutto sproporzionate al risultato ottenuto<ref>Il generale Kurt Student espresse rammarico e perplessità sulla vicenda dell'invasione di Creta e la vittoria, comunque ottenuta, minò la fiducia di Hitler sull'uso delle truppe paracadutate, tanto da sostenere che "''Creta ha dimostrato che il tempo delle truppe paracadutate ormai è terminato; l'arma del paracadutismo dipende dalla sorpresa ed il fattore sorpresa non esiste più''"; la 7ª divisione paracadutisti da quel momento avrebbe combattuto, per tutta la guerra, come fanteria ordinaria. Vedi: {{Cita|AAVV1993|p. 175|harv=s}}.</ref>.
 
==== L'invasione della Jugoslavia ====
{{vedi anche|invasione della Jugoslavia}}
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1975-036-24, Jugoslawien, serbische Gefangene.jpg|thumb|right|Soldati jugoslavi si arrendono ai tedeschi il 6 aprile 1941]]
 
L'adesione della Bulgaria al [[patto Tripartito]], avvenuta il 1° marzo 1941, consentì al [[Penisola balcanica|paese balcanico]] l'accesso al mar Egeo e parimenti consentì ai tedeschi di schierare le proprie truppe, destinate all'invasione della Grecia, sul suo territorio<ref>Lo schieramento delle truppe tedesche in territorio bulgaro causò, il 5 marzo 1941, la rottura dei rapporti diplomatici tra Londra e Sofia. Vedi: {{Cita|SalmaggiPallavisini1989|p. 104|harv=s}}.</ref>. ma il [[patto di non aggressione]] stipulato con la Turchia provocò le reazioni dell'[[Unione Sovietica]], in merito alla possibilità di violazione della sua zona di sicurezza da parte della Germania. La Jugoslavia, rimasto unico paese neutrale dell'area balcanica, fu sottoposto ad intense pressioni diplomatiche da parte di Hitler, di [[Winston Churchill]] e dello stesso [[Re d'Inghilterra]] [[Giorgio VI del Regno Unito|Giorgio VI]] ma il [[Principe Paolo di Jugoslavia|Principe Paolo]] decise in favore della Germania, comunicando al governo l'adesione della Jugoslavia al patto Tripartito il 20 marzo, formalizzandola a [[Vienna]] il giorno 25.
 
La decisione del Principe Paolo provocò un'ondata di proteste nel paese ed, il 27 marzo, un [[colpo di stato]] guidato dal generale [[Dušan Simović]], pose sul trono [[Pietro II di Iugoslavia]]<ref>Il colpo di stato fu idealmente organizzato dal Regno Unito ma realizzato materialmente con la collaborazione di elementi sovietici. Vedi: Vedi: {{Cita|AAVV2004|p. 653|harv=s}}.</ref>; il nuovo Governo stipulò un patto di non aggressione con l'Unione Sovietica ma solo il 2 aprile venne comunicato alla Germania la non intenzione di formulare accordi con il Regno Unito, fornendo ad Hitler il pretesto per confermare gli ordini diramati il 27 marzo al momento del colpo di Stato, ossia la cosiddetta ''direttiva 25'', che autorizzava lo Stato Maggiore tedesco ad elaborare i piani per l'invasione della Jugoslavia, la cosiddetta ''operazione Marita''<ref>Hitler dichiarò ai suoi più stretti collaboratori che ''la Jugoslavia doveva essere cancellata per sempre''. Vedi: {{Cita|AAVV1993|p. 32|harv=s}}.</ref>., posticipando la data di inizio della già pianificata [[operazione Barbarossa]] dalla metà di maggio alla fine di giugno.
 
Il 6 aprile 1941 le truppe tedesche supportate da truppe italiane ed ungheresi diedero inizio, dopo un intenso bombardamento su [[Belgrado]], all'[[operazione 25|invasione della Jugoslavia]], o ''guerra d'aprile'', secondo la storiografia jugoslava, che portò allo smembramento del paese ed alla firma di un armistizio in soli undici giorni<ref>La resa della Jugoslavia fu formalizzata dai generali Markovic e Jankovic alla presenza del generale tedesco Maximilian von Weichs, mentre Pietro II riparò in Egitto. Vedi: {{Cita|Biagi1995|p. 424|harv=s}}.</ref>. Il mancato disarmo di parte dei reparti dell'esercito jugoslavo favorì l'inizio di una sanguinosa [[Resistenza jugoslava|resistenza partigiana]] contro le forze occupanti, e contemporaneamente alimentò una guerra civile tra le diverse fazioni politiche ed etniche presenti nel paese, ed, al termine del conflitto, i partigiani comunisti guidati da [[Josip Broz Tito]] emersero come i vincitori.
 
=== La campagna d'Italia ===
{{vedi anche|campagna d'Italia (seconda guerra mondiale)}}
Dopo aver occupato le isole di [[Lampedusa]] e [[Pantelleria]] ([[Operazione Corkscrew|operazione ''Corkscrew'']]), le truppe britanniche ed americane (e, per la prima volta, canadesi) lanciarono il [[10 luglio]] 1943 l'invasione della Sicilia ([[operazione Husky|operazione ''Husky'']]): dopo una resistenza ostinata, i reparti italo-tedeschi vennero progressivamente respinti verso la punta orientale dell'isola, fino ad evacuare da [[Messina]] il [[17 agosto]] seguente, lasciando la Sicilia agli Alleati. Lo sbarco sull'isola aggravò la crisi in seno al governo italiano: nella notte del [[24 luglio]], con il cosiddetto "[[ordine del giorno Grandi]]", il [[Gran Consiglio del Fascismo]] sfiduciò l'operato di Mussolini, che il giorno seguente fu costretto alle dimissioni da [[capo del governo]] su pressione del re Vittorio Emanuele III, arrestato e sostituito con il [[Maresciallo d'Italia|Maresciallo]] [[Pietro Badoglio]]<ref>{{Cita|Rochat2005|p. 416|Rochat 2005|harv=s}}.</ref>.
 
Il nuovo governo Badoglio annunciò l'intenzione di proseguire la guerra a fianco dei tedeschi, ma in segreto avviò trattative diplomatiche con gli Alleati per uscire dal conflitto, trattative culminate con l'[[armistizio di Cassibile]] del [[3 settembre]] 1943<ref>{{Cita|Petacco1995|p. 148|Petacco 1995|harv=s}}.</ref>. L'annuncio dell'avvenuto armistizio fu dato da Badoglio agli italiani la sera dell'[[8 settembre]] seguente tramite un [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|proclama alla radio]]: subito dopo il re, Badoglio ed i vertici delle forze armate [[Fuga di Vittorio Emanuele III|abbandonarono la capitale]] per rifugiarsi nel sud Italia. L'annuncio dell'armistizio non colse di sorpresa i tedeschi, che da tempo si stavano preparando ad un voltafaccia degli italiani: quella stessa sera la ''Werhmacht'' lanciò l'[[Operazione Achse|operazione ''Achse'']], disarmando e facendo prigionieri i reparti italiani nella penisola, nei Balcani e nella Francia meridionale<ref>{{Cita|Rochat2005|pp. 430 - 433|Rochat 2005|harv=s}}.</ref>. Diverse unità italiane si opposero ai tedeschi, ma praticamente prive di ordini dall'alto la loro resistenza fu troppo frammentaria e disorganizzata; Roma stessa fu catturata dai tedeschi il [[10 settembre]], incontrando solo [[Mancata difesa di Roma|una resistenza sporadica]]. Un gran numero di velivoli della Regia aeronautica riuscì a sfuggire alla cattura trasferendosi negli aeroporti controllati dagli Alleati; lo stesso fece il grosso della squadra da battaglia della Regia Marina, che salpò da [[La Spezia]] per consegnarsi, così come volevano le clausole armistiziali, agli Alleati a Malta, anche se durante il trasferimento la nuovissima corazzata ''[[Roma (nave da battaglia 1940)|Roma]]'' fu affondata al largo dell'[[Asinara]] da aerei tedeschi<ref>{{Cita|Petacco1995|p. 177|Petacco 1995|harv=s}}.</ref>.
 
[[Immagine:Ww2 allied advance prato italy.jpg|thumb|right| alt = I soldati alleati dovettero farsi strada tra una accanita resistenza da parte dei tedeschi che lasciò una Italia distrutta|Truppe alleate del 370th Infantry Regiment statunitense avanzano nei pressi di [[Prato]], aprile 1945]]
 
Mentre era in corso il disarmo dell'esercito italiano, la mattina del [[9 settembre]] gli Alleati lanciarono l'invasione dell'Italia continentale sbarcando a [[Salerno]] ([[Operazione Avalanche|operazione ''Avalanche'']]) ed a [[Taranto]] ([[operazione Slapstick|operazione ''Slapstick'']]): i reparti del Gruppo d'armate C tedesco del generale Kesselring contrattaccarono i reparti americani sbarcati a Salerno, tenendoli inchiodati abbastanza a lungo da permettere una ordinata ritirata verso nord<ref>{{Cita|Petacco1995|p. 173|Petacco 1995|harv=s}}.</ref>; la città di [[Napoli]], [[Quattro giornate di Napoli|insorta contro i tedeschi]] il [[27 settembre]], fu raggiunta dagli Alleati il [[1º ottobre]] seguente. I reparti di Kesselring ripiegarono quindi sulla [[Linea Gustav]] tra il [[Garigliano]] ed il [[Sangro]]: per cinque mesi, da gennaio al maggio del 1944, le forze Alleate tentarono di forzare la linea nei pressi di [[Cassino]], dando luogo a ben [[Battaglia di Montecassino|quattro battaglie distinte]] a cui presero parte per la prima volta anche i reparti italiani del [[Primo Raggruppamento Motorizzato]]<ref>{{Cita|Ford2008|pp. 12 - 14|Ford 2008|harv=s}}.</ref>. Un tentativo Alleato di aggirare la linea sbarcando ad [[Anzio]] ([[Operazione Shingle|operazione ''Shingle'']]) si concluse con una situazione di stallo per la pronta reazione dei reparti del generale [[Eberhard von Mackensen]]; solo sul finire di maggio, con un doppio assalto sia sul fronte di Cassino che su quello di Anzio, gli Alleati furono in grado di forzare la linea Gustav, raggiungendo Roma il [[5 giugno]] ed obbligando i tedeschi a ritirarsi fino alla [[Linea Gotica]]<ref name=Ford-p90>{{Cita|Ford2008|p. 90|Ford 2008|harv=s}}.</ref>.
 
Dopo aver [[Operazione Quercia|liberato Mussolini]] dalla sua prigionia a [[Campo Imperatore]] il [[12 settembre]], i tedeschi istituirono nel nord Italia un [[governo fantoccio]], la [[Repubblica Sociale Italiana]], per amministrate i territori occupati<ref>{{Cita|Petacco1995|pp. 197 - 200|Petacco 1995|harv=s}}.</ref>. Le forze armate della RSI furono intensamente impiegate contro il crescente movimento [[Resistenza italiana|partigiano]] sviluppatosi nelle regioni settentrionali e centrali della penisola: agendo con tattiche di guerriglia e riforniti di armi ed equipaggiamenti dagli Alleati, i partigiani italiani attaccarono le linee di comunicazione e le retrovie dei tedeschi, danneggiandone lo sforzo militare. Reparti italiani combatterono anche in prima linea, sia a fianco dei tedeschi (come il [[Barbarigo (Reparto Xª Flottiglia MAS - RSI)|battaglione Barbarigo]], impiegato ad Anzio e poi contro i [[resistenza jugoslava|partigiani jugoslavi]] in [[Friuli]]) che a fianco degli Alleati (come il [[Corpo Italiano di Liberazione]], impiegato sul fronte dell'Adriatico insieme ai reparti dell'Ottava armata britannica).
 
A partire dall'agosto del 1944 il fronte rimase pressoché stazionario lungo l'ultima linea di difesa tedesca, la linea Gotica; l'interesse degli Alleati si era ormai spostato verso la Francia, e quello italiano era divenuto un fronte secondario<ref name=Ford-p90 />. Nel settembre del 1944 i britannici tentarono un'offensiva sul lato orientale della Gotica ([[Operazione Olive|operazione ''Olive'']]), ma a dispetto di diverse conquiste territoriali il fronte non venne rotto. L'[[Offensiva della primavera 1945 sul fronte italiano|offensiva finale Alleata]] sul fronte italiano iniziò solo il [[6 aprile]] 1945: le truppe americane ruppero il fronte tedesco davanti [[Bologna]], mentre i britannici si aprirono la strada attraverso le [[valli di Comacchio]]. Il [[25 aprile]] il [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] (massimo organo dirigente del movimento partigiano) diede l'ordine di insurrezione generale per tutto il nord Italia: i reparti partigiani si impossessarono di diverse città tra cui [[Milano]], [[Torino]] e [[Genova]], mentre i reparti tedeschi tentavano di ritirarsi in Germania. La [[Resa di Caserta|resa incondizionata]] delle forze dell'Asse entrò in vigore il [[2 maggio]] 1945, sancendo la fine ufficiale della seconda guerra mondiale nella penisola; tra le ultime azioni belliche, quello stesso 2 maggio i reparti neozelandesi raggiunsero [[Trieste]] quasi contemporaneamente ai partigiani jugoslavi, che pure si macchiarono di gravi crimini contro la popolazione italiana collettivamente conosciuti come "[[massacri delle foibe]]"<ref>{{Cita|Petacco1995|p. 296|Petacco 1995|harv=s}}.</ref>.
 
=== La Francia di Vichy e lo sbarco Alleato in Provenza ===
{{vedi anche|autoaffondamento della flotta francese a Tolone|operazione Dragoon}}
La Francia dopo l'armistizio rimase in parte occupata dai tedeschi; la parte meridionale rimase quasi completamente sotto il controllo del [[Governo di Vichy|governo di Pétain]], con la flotta bloccata a Tolone e sorvegliata da vicino da tedeschi ed italiani. Dopo lo sbarco in Nordafrica le forze dell'Asse tentarono di impossessarsi della flotta, ma il [[Autoaffondamento della flotta francese a Tolone|piano di autoaffondamento francese]] funzionò quasi integralmente, e italiani e tedeschi iniziarono a ripescare le navi senza però risultati pratici ai fini del conflitto. Nel frattempo gli Alleati avevano conseguito il pieno controllo navale ed aereo del Mediterraneo, del quale si avvalsero per lo sbarco in [[Provenza]], dopo il quale le forze Alleate risalirono rapidamente la Francia ricongiungendosi con le forze sbarcate in Normandia.
 
=== La campagna del Dodecaneso ===
{{vedi anche|campagna del Dodecaneso}}
La [[campagna del Dodecaneso]] fu la serie di eventi bellici che portò le truppe anglo-italiane stanziate nel [[Dodecaneso]], allora territorio italiano prossimo alla [[Turchia]], ad arrendersi alle truppe tedesche (in alcuni casi ci furono aspri combattimenti come [[Battaglia di Lero|a Lero]]) e successivamente all'annessione di esso alla [[Grecia]] nell'ambito delle riparazioni di guerra. La mancanza di informazioni e l'esiguità degli ordini ricevuti dopo l'8 settembre 1943 posero [[Inigo Campioni]], governatore del Dodecaneso, delle [[Cicladi]] e delle [[Sporadi settentrionali]], in una situazione difficile quando la ''[[Wehrmacht]]'' pretese la sua collaborazione, sotto la minaccia della divisione d'assalto ''Rhodos'', comandata dal generale [[Ulrich Kleeman]]. Sperando in aiuti britannici che non arrivarono mai, Campioni tra vari tentennamenti decise di resistere ai tedeschi, ma, nonostante la superiorità numerica degli italiani, l'11 settembre dovette alzare bandiera bianca e consegnare l'isola all'ex alleato.
 
La [[battaglia di Lero]] fu l'evento centrale della campagna del Dodecaneso. Il conflitto iniziò con gli attacchi aerei tedeschi del 26 settembre e culminò con gli sbarchi del 12 novembre, fino alla capitolazione delle forze anglo-italiane quattro giorni più tardi.
 
Nel 1942 il contrammiraglio [[Luigi Mascherpa]] venne incaricato del comando della base militare italiana presente nell'isola, che ospitava un [[cacciatorpediniere]], alcuni [[motoscafo Armato Silurante|MAS]] e 24 batterie di [[artiglieria costiera]] e antiaerea. Sull'isola era presente inoltre un aeroporto. Il tutto era presidiato da circa 8.000 uomini, in prevalenza marinai e soldati del [[10º Reggimento fanteria "Regina"|10º Reggimento]] della [[50ª Divisione fanteria "Regina"]], il cui grosso delle truppe era capitolato a Rodi.
 
Dopo il [[proclama Badoglio dell'8 settembre 1943]] annunciante l'[[armistizio di Cassibile|armistizio italiano]], il contrammiraglio Mascherpa rifiutò la resa alle truppe tedesche e, con l'aiuto di un distaccamento di 3.000 o 4.000 militari britannici comandati in un secondo momento dal generale Robert Tilney, organizzò la resistenza. Tra le unità impegnate dai tedeschi, figurarono varie truppe speciali facenti parte della divisione [[Brandenburg (truppe speciali)|Brandenburg]] e alcuni ''[[Fallschirmjäger]]'' (paracadutisti).
Le truppe rimaste furono disarmate e i più fortunati vennero inviati in campi di prigionia in Germania, ma un cospicuo numero morì durante l'affondamento delle navi che li trasportavano a causa di siluri o mine<ref>{{cita web| http://www.dodecaneso.org/tragedie.htm | Le grandi tragedie dell'Egeo - dodecaneso.org | 11 giugno 2011}}</ref>; una parte della guarnigione, presente sulle isole minori, riuscì a fuggire in Turchia dove venne internata fino alla fine della guerra. Campioni, che si era rifiutato di ordinare la resa alle altre isole da lui dipendenti, fu trasferito in Germania e quindi a [[Parma]], dove venne processato da un tribunale della [[Repubblica Sociale Italiana]] e fucilato il 24 maggio 1944.
 
== Bilancio finale ==
Le ostilità in Europa si conclusero prima di quelle in Estremo Oriente, con la capitolazione delle forze dell'Asse e l'abbattimento di tutti i regimi ad esso collegati, in Italia, Germania, Jugoslavia e Francia; una parte delle truppe Alleate furono inviate nel [[Oceano Pacifico|Pacifico]] per proseguire la guerra contro il [[Giappone]], mentre un'altra parte venne disposta per fronteggiare quello che sarebbe diventato a breve il nuovo nemico, l'[[Unione Sovietica]]. La neonata [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]], sebbene si fosse liberata senza un intervento diretto delle forze Alleate, che avevano tutavia sostenuto con aviorifornimenti la lotta partigiana, alla quale avevano contribuito, dopo l'8 settembre 1943, anche formazioni irregolari italiane, si fece promotrice del cosiddetto "[[movimento dei paesi non allineati]]", ossia le nazioni che non intendevano fare parte dei diversi blocchi, ed iniziarono attriti alla frontiera con l'Italia per il [[Territorio Libero di Trieste]]. In Grecia la monarchia riprese il potere ma dovette contrastare un forte movimento di guerriglia da parte di movimenti di matrice comunista come l'[[ELAS]]; l'Egitto ebbe analoghi problemi, uniti a quello dell'occupazione francese e britannica per lo sfruttamento del [[canale di Suez]], mentre in Libia venne instaurata una monarchia costituzionale sotto [[Idris I di Libia]], che aveva cooperato con gli Alleati durante la guerra.
 
== Note ==
 
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
=== Italiana ===
* {{cita libro |autore= AA.VV.|titolo= La Storia, La Biblioteca di Repubblica, L'età dei totalitarismi e la seconda guerra mondiale, vol. 13|anno= 2004 |editore= De Agostini|id= {{NoISBN}}|cid=LaRepubblica2004}}
* {{cita libro|cognome=AA.VV. |titolo=Storia illustrata della seconda guerra mondiale |anno=2000 |editore=[[Giunti Editore]] |id=ISBN 88-09-01495-2 |cid=AAVV2000}}
* {{cita libro|cognome=AA.VV. |titolo=Il terzo Reich, vol. La conquista dei Balcani |anno=1993 |editore=Hobby & Work |id={{NoISBN}}|cid=AAVV1993}}
* {{cita libro | cognome=Biagi | nome=Enzo |wkautore=Enzo Biagi | titolo=La seconda guerra mondiale, vol. II | editore=Fabbri Editori | città=1995 | anno=1995 |id={{NoISBN}} |cid=Biagi1995 }}
* {{cita libro | cognome=Biagi | nome=Enzo | titolo=La seconda guerra mondiale, parlano i protagonisti | editore=Rizzoli | anno=1992 |id= {{NoISBN}} |cid=Biagi1992 }}
* {{cita libro | cognome=Ford | nome= Ken| titolo=Le quattro battaglie di Cassino | editore=Osprey Publishing | città= | anno=2008 |id= ISNN 1974-9414 |cid=Ford2008 }}
* {{cita libro | cognome=Lembo| nome= Daniele| titolo=la carne contro l'acciaio | editore=Grafica MA.RO editrice| città=Copiano (PV) | anno=2003 |id= {{NoISBN}} |cid=Lembo2003 }}
* {{cita libro | cognome= | nome= |curatore =Andrea Lombardi |titolo=L'ultima Blitzkrieg | editore=Effepi | città=Genova | anno=2008 |id= {{NoISBN}}|cid=Lombardi2008 }}
*<cite id=Pavolini></cite>{{cita libro | titolo = Badoglio & C. Strategia di una disfatta | autore = Paolo Pavolini | editore = Fratelli Fabbri Editori | anno 1973 | id = {{NoISBN}}}}
* {{cita libro |cognome=Petacco |nome= Arrigo |wkautore=Arrigo Petacco |titolo=La nostra guerra 1940 - 1945 | editore=Mondadori |città= | anno=1995 |id= ISBN 978-88-04-42675-2 |cid=Petacco1995 }}
* <cite id=Rocca></cite>{{Cita libro|cognome=Rocca | nome=Gianni | wkautore= Gianni Rocca| titolo=Fucilate gli ammiragli. La tragedia della marina italiana nella seconda guerra mondiale| id = Rocca | editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori]] | città=[[Milano]] | anno= 1987}} ISBN 978-88-04-43392-7
<!--* <cite id=Rocca></cite>{{cita libro|cognome=Rocca|nome=Gianni |wkautore=Gianni Rocca |coautori= |curatore= |altri= |titolo=Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina Italiana nella seconda guerra mondiale |dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data= |anno= 1987|mese= |editore=Rivista Marittima |città=Milano|lingua= |id=ISBN 978-88-04-43392-7 |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }} lascio anche questa nel caso ci fossero citazioni puntuali già presenti -->
* {{cita libro | cognome=Rochat| nome= Giorgio| titolo=Le guerre italiane 1940 - 1943 | editore=Einaudi | città= | anno=2005 |id= ISBN 978-88-06-19168-9 |cid=Rochat2005 }}
* {{cita libro | cognome=Cesare Salmaggi, Alfredo Pallavisini | titolo=La seconda guerra mondiale | editore=Mondadori |anno=1989 |id=ISBN 88-04-39248-7 |cid=SalmaggiPallavisini1989 }}
* {{cita libro|cognome=Sadkovich|nome=James J.|wkautore= |coautori= |curatore= |altri= |titolo=La Marina Italiana nella seconda guerra mondiale |dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale=|url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data= |anno= 2006 |mese= |editore=L.E.G. Libreria Editrice Goriziana |città=Gorizia|lingua= |id= ISBN 88-86928-92-0 |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
* {{cita libro | cognome=Santangelo| nome= Andrea| titolo=Quelli della Gotica | editore=A.R.R.S.A. | città= Rimini| anno=2005 |id= ISBN 88-89469-02-1 |cid=Santangelo2005 }}
* {{cita libro|cognome=Trizzino |nome=Antonino |wkautore= Antonino Trizzino|coautori= |curatore= |altri= |titolo=Navi e poltrone |dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale=gennaio |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data= |anno= 1953 |mese= |editore=Longanesi & C. |città=|lingua= |id={{NoISBN}} |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
* {{cita libro | cognome=Zaloga| nome= Steven J.| titolo=Operazione Dragoon | editore=Osprey Publishing | città= | anno=2009 |id= ISNN 1974-9414 |cid=Zaloga2009 }}
* {{cita libro|cognome= Ministero della Marina |nome= |wkautore= |coautori= |curatore= |altri= |titolo=Nozioni generali sulla Marina |dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale=gennaio |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data= |anno= 1939 |mese= |editore=Ufficio Storico della Marina |città= Roma |lingua= |id={{NoISBN}} |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
* {{cita libro|cognome= Ufficio Collegamento Stampa del Ministero della Marina |nome= |wkautore= |coautori= |curatore= |altri= |titolo=Almanacco Navale 1943 - XXI |dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale=gennaio |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data= |anno= 1943 |mese= |editore=Arti Grafiche Alfieri & Lacroix |città= Milano |lingua= |id={{NoISBN}} |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
* {{cita libro|cognome= Ufficio storico della Marina Militare |nome= |wkautore= |coautori= |curatore= |altri= |titolo=Avvenimenti in Egeo dopo l'armistizio |dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale=gennaio |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data= |anno= 1993 |mese= |editore=Fusa Editrice |città= Roma |lingua= |id={{NoISBN}} |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid=Uff. Storico della R. Marina}}
 
=== Estera ===
* {{en}} <cite id=Bond2003></cite>{{Cita libro | cognome=Bond | nome=Peter | coautori= | capitolo=The Third Century 1904-2004 | anno=2003 | mese= | titolo=300 Years of British Gibraltar, 1704-2004 | editore=Peter-Tan Publishing Co. |città=[[Gibilterra]]| id={{NoISBN}} | pagine= }}
* {{en}} <cite id=Tute1958></cite>{{Cita libro | cognome=Tute | nome=Warren | coautori= | anno=1958 | mese= | titolo=The Rock | editore=Companion Book Club | città=[[Watford]]| id=ISBN {{NoISBN}} | pagine= }}
 
=== Siti web ===
*{{cita web | http://www.awm.gov.au/ | Australian War Memorial | 25 marzo 2011}}
 
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==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.difesa.it/Uniformi+e+Tradizioni/Marina+Militare/La+Regia+Marina/ www.marina.difesa.it] - La Regia Marina.
* [http://www.marina.difesa.it/storia/Almanacco/Navi000.htm www.marina.difesa.it] - almanacco storico navale.
* [http://www.trentoincina.it Trento in Cina] - database di navi italiane nella seconda guerra mondiale.
* [http://www.regiamarina.net/ www.regiamarina.net] - la Regia Marina nella seconda guerra mondiale.
* {{en}} [http://www.battleships-cruisers.co.uk/italian.htm Italian Navy] - dieci pagine di foto.
* [http://digilander.libero.it/planciacomando/ Regia Marina - plancia di comando] la Regia Marina attraverso la storia.
* [http://www.regiamarinaitaliana.it/index.html www.regiamarinaitaliana.it] - la Regia Marina durante la seconda guerra mondiale.
* [http://www.xmasgrupsom.com XMASGrupSom] - l'Arma Subacquea nella seconda guerra mondiale - Gli Uomini i loro Battelli le loro Storie.
* [http://www.icsm.it/regiamarina/ www.icsm.it/regiamarina] - la Regia Marina nella Seconda Guerra Mondiale
* {{en}} [http://www.royal-navy.mod.uk/ Sito internet della Royal Navy]
* {{en}} [http://www.royal-navy.org/ Royal Navy History - ''Institute of Naval History'']
 
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