Nardò e Laelius de amicitia: differenze tra le pagine

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{{Libro
{{Divisione amministrativa
|titolo = Sull'amicizia
|Nome=Nardò
|titoloorig = Laelius de amicitia
|Panorama=Piazza Salandra di Nardò, Lecce.jpg
|titolialt = De amicitia
|Didascalia=
|annoorig = [[44 a.C.]]
|Bandiera=Nardò-Gonfalone.png
|forza_cat_anno = no
|Voce bandiera=
|genere = dialogo filosofico
|Stemma=Nardò-Stemma_it.png
|lingua = la
|Voce stemma=
|immagine = Cicero De amicitia Bibliotheca Palatina.jpg
|Stato=ITA
|didascalia = De Amicitia, manoscritto delle 1400, [[Biblioteca apostolica vaticana]]
|Grado amministrativo=3
|protagonista = [[Gaio Lelio Sapiente]], [[Quinto Mucio Scevola (console 117 a.C.)|Quinto Mucio Scevola]], [[Gaio Fannio Strabone (console 122 a.C.)|Gaio Fannio Strabone]]}}
|Divisione amm grado 1=Puglia
|Divisione amm grado 2=Lecce
|Amministratore locale=Marcello Risi
|Partito=[[centrosinistra]]
|Data elezione=30/05/2011
|Data istituzione=
|Latitudine gradi=40
|Latitudine minuti=10
|Latitudine secondi=47
|Latitudine NS=N
|Longitudine gradi=18
|Longitudine minuti=2
|Longitudine secondi=0
|Longitudine EW=E
|Altitudine=45
|Superficie=190.48
|Note superficie=
|Abitanti=31862
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/pop2014/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 1º gennaio 2014.
|Aggiornamento abitanti=01-01-2014
|Sottodivisioni=Boncore, [[Cenate (Nardò)|Cenate]], Corsari, [[Pagani (Nardò)|Pagani]], Pendinello, Pittuini, [[Roccacannuccia]], [[Santa Caterina (Nardò)|Santa Caterina]], [[Santa Maria al Bagno]], [[Sant'Isidoro (Nardò)|Sant'Isidoro]], [[Torre dell'Inserraglio]], Villaggio Resta
|Divisioni confinanti=[[Avetrana]] (TA), [[Copertino]], [[Galatina]], [[Galatone]], [[Leverano]], [[Porto Cesareo]], [[Salice Salentino]], [[Veglie]]
|Codice postale=73048
|Prefisso=[[0833]]
|Fuso orario=+1
|Codice statistico=075052
|Codice catastale=F842
|Targa=LE
|Zona sismica=4
|Gradi giorno=1208
|Diffusività=
|Nome abitanti=neretini o neritini
|Patrono=[[san Gregorio Armeno]]
|Festivo=20 febbraio
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Nardò (province of Lecce, region Apulia, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Nardò all'interno della provincia di Lecce
|Sito=http://www.comune.nardo.le.it/
}}
 
Il '''''Laelius de amicitia''''' (titolo completo ''Laelius seu De amicitia'' - più noto come '''''De amicitia''''': "Sull'amicizia"), opera dell'ultimo periodo ciceroniano, è un dialogo di carattere [[Filosofia|filosofico]] (immaginato svolgersi nel [[129 a.C.]]) scritto da [[Cicerone]] tra l'estate e l'autunno del [[44 a.C.]] e dedicato a [[Tito Pomponio Attico]]. Delinea, in un dialogo tenuto da [[Quinto Mucio Scevola (console 117 a.C.)|Mucio Scevola]], [[Gaio Fannio Strabone (console 122 a.C.)|Gaio Fannio]] e [[Gaio Lelio Sapiente|Lelio]], tutte le sfumature dell'amicizia, unendo la [[Epicureismo|visione epicurea]] (tipicamente [[Attica|attichiana]]) e quella stoica (ciceroniana).
'''Nardò''' (''Neritum'' o ''Neretum'' in [[Lingua latina|latino]], ''Nerìton'' in [[Lingua greca|greco]], ''Naretòn'' in [[lingua messapica|messapico]]) è un [[comune italiano]] di 31.862 abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Lecce]] in [[Puglia]].
 
Nell'antichità soltanto l'epicureismo aveva cercato di svincolare il valore di amicizia da quello di ''utilitas''<ref>{{Cita libro|autore = Cicerone|titolo = La vecchiaia, l'amicizia, introduzione di Nicoletta Marini, , pag. XXXV|anno = |editore = Garzanti|città = }}</ref>. ''<nowiki/>''In questo trattato, che a prima vista potrebbe sembrare un dialogo tra amici, in realtà Cicerone utilizza autorevoli fonti per sostenere l'amicizia libera dal vincolo politico.
Secondo centro della provincia per popolazione ed estensione territoriale, dal [[1952]] si fregia del titolo di [[Città d'Italia|città]]<ref>[http://www.comune.nardo.le.it/index.php?option=com_content&task=view&id=95&Itemid=109 Comune di Nardò - Statuto Comunale] D.P.C.M. 11 novembre 1952</ref>. Sorge in posizione pianeggiante a sud-ovest del [[Lecce|capoluogo provinciale]] e include un tratto della costa [[mar Ionio|ionica]] del [[Salento]].
 
== Il 44 a.C. e l'ultimo periodo della vita di Cicerone ==
== Geografia fisica ==
{{Vedi anche|Geografia della Puglia}}
=== Territorio ===
Il comune di Nardò è posizionato nella parte nord-occidentale della provincia e occupa una superficie di 190,48&nbsp;km². È posto sul versante ionico del [[Pianura salentina|Tavoliere Salentino]], al limite settentrionale delle [[Serre salentine|Serre omonime]], in posizione subcostiera; il suo territorio è attraversato dal Canale dell'Asso, probabile traccia di un antico corso d'acqua. La città sorge a 45 [[m s.l.m.]]<ref name="Dati geografici" >{{Cita web|http://www.comuni-italiani.it/075/052/clima.html|accesso=12 gennaio 2010|titolo= Clima e dati geografici del comune su Comuni Italiani.it}}</ref>, mentre l'altitudine massima raggiunta nel territorio comunale è di 99 [[metri sul livello del mare]]. La parte settentrionale del territorio comunale è compresa nella [[Terra d'Arneo]], ovvero in quella parte della [[penisola salentina]] compresa nel versante ionico fra [[San Pietro in Bevagna]] e [[Torre dell'Inserraglio]] e che prende il nome da un antico casale, attestato in [[Normanni|epoca normanna]] e poi abbandonato, localizzabile nell'entroterra a nord-ovest di [[Torre Lapillo]].<br />La fascia costiera, che si estende per 22&nbsp;km, comprende le località balneari di [[Santa Maria al Bagno]], [[Santa Caterina (Nardò)|Santa Caterina]] e [[Sant'Isidoro (Nardò)|Sant'Isidoro]] e ospita il [[Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano|Parco regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano]], un'area di grande interesse storico-naturalistico la cui costa rocciosa e frastagliata è caratterizzata da pinete, [[macchia mediterranea]] e zone umide.
 
Cicerone, maestro dell'eloquenza, filosofo, storico, poeta, epistolografo, fu un uomo ecclettico in poesia quanto in filosofia.
Confina a nord con i comuni di [[Porto Cesareo]], [[Avetrana]] (TA), [[Salice Salentino]] e [[Veglie]], a est con i comuni di [[Leverano]], [[Copertino]] e [[Galatina]], a sud con il comune di [[Galatone]], a ovest con il [[mare Ionio]].
 
Gli ultimi anni della vita di Cicerone sono permeati dal dolore. Al ritorno dalla Cilicia, era ansioso sia per le sorti della sua piccola Tullia, che per gli avvenimenti politici che impetuavano. Infatti vi era l'intervento armato tra Cesare e Pompeo<ref name=":4">{{Cita libro|autore = cicerone|titolo = Catone maggiore: della vecchiezza; Lelio: dell'amicizia, testo latino, traduzione e note di Dario Arfelli|anno = |editore = zanichelli|città = }}</ref>.
* [[Classificazione sismica]]: zona 4 (sismicità molto bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003
 
Legatosi due volte a Cesare e avendo violato i patti del [[Primo triumvirato|triumvirato]], sembrava che Pompeo avesse fatto di tutto per cercare lo scontro armato, credendo fermamente di uscirne vincitore<ref>{{Cita libro|autore = Luigi Pareti|titolo = Storia di Roma, vol. IV, pag. 171-172|anno = |editore = tipografia sociale torinese|città = }}</ref>. Era infatti inevitabile che Cesare rifiutasse la decisione estrema del Senato, non ritenendola costituzionale, e che decidesse di passare il Rubicone.
=== Clima ===
{{Vedi anche|Stazione meteorologica di Lecce Galatina}}
La [[stazione meteorologica]] di riferimento è quella di [[stazione meteorologica di Lecce Galatina|Lecce Galatina]].
Il clima di Nardò è quello tipico [[clima mediterraneo|mediterraneo]] ma con punte [[Clima continentale|continentali]]. I dati meteorologici dimostrano che gli inverni non sono molto freddi; tuttavia, nei mesi di gennaio e febbraio, non mancano gli episodi di freddo intenso con gelate notturne. Le estati sono calde, afose e siccitose. Le precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo invernale e autunnale, si attestano intorno ai 670&nbsp;mm di pioggia annuali<ref>http://clima.meteoam.it/AtlanteClimatico/pdf/(332)Lecce%20Galatina.pdf Tabelle climatiche 1971-2000 dall'Atlante Climatico 1971-2000 del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare</ref>.
 
Cicerone, attento uomo politico, non riuscì a restare neutrale. Dopo un'attenta analisi, seppur senza entusiasmo, decise di schierarsi con Pompeo, nonostante questa sembrasse la causa più debole ma anche più giusta. Infatti nell'epistola del 27 febbraio del 49 ad Attico, Cicerone esprime la propria delusione in quanto questi non incarnava l'ideale di ''moderator rei publicae''<ref>{{Cita libro|autore = Luigi Pareti|titolo = Storia di Roma, pag. 184|anno = |editore = tipografia sociale torinese|città = }}</ref>
{{ClimaAnnuale
| nome = Nardò
| tempmax01 = 12.4
| tempmax02 = 13.0
| tempmax03 = 14.8
| tempmax04 = 18.1
| tempmax05 = 22.6
| tempmax06 = 27.0
| tempmax07 = 29.8
| tempmax08 = 30.0
| tempmax09 = 26.4
| tempmax10 = 21.7
| tempmax11 = 17.4
| tempmax12 = 14.1
| tempmin01 = 5.6
| tempmin02 = 5.8
| tempmin03 = 7.3
| tempmin04 = 9.6
| tempmin05 = 13.3
| tempmin06 = 17.2
| tempmin07 = 19.8
| tempmin08 = 20.1
| tempmin09 = 17.4
| tempmin10 = 13.7
| tempmin11 = 10.1
| tempmin12 = 7.3
| pioggia01 = 80
| pioggia02 = 60
| pioggia03 = 70
| pioggia04 = 40
| pioggia05 = 29
| pioggia06 = 21
| pioggia07 = 14
| pioggia08 = 21
| pioggia09 = 53
| pioggia10 = 96
| pioggia11 = 109
| pioggia12 = 83
| umido01 = 79.0
| umido02 = 78.9
| umido03 = 78.6
| umido04 = 77.8
| umido05 = 75.7
| umido06 = 71.1
| umido07 = 68.4
| umido08 = 70.2
| umido09 = 75.4
| umido10 = 79.3
| umido11 = 80.8
| umido12 = 80.4
}}
 
Per molti mesi, nonostante la situazione domestica non fosse delle migliori – infatti il suo animo era dilaniato da ragioni private e pubbliche - decise di attendere a Brindisi il ritorno del vincitore.
* [[Classificazione climatica]] di Nardò:<ref>{{cita web|url=http://www.confedilizia.it/clima-ZONE.htm|titolo=Pagina con le classificazioni climatiche dei vari comuni italiani}}</ref>
** [[Zona climatica]]: C
** [[Gradi giorno]]: 1208
 
In seguito ripudiò la moglie Terenzia, dopo trent'anni di vita matrimoniale condivisa, perché questa aveva dilapidato l'intero patrimonio ciceroniano.
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia di Nardò|Storia del Salento|Storia della Puglia}}
{{Nota
|allineamento = destra
|larghezza = 300px
|titolo = Le origini del nome
|contenuto =Il toponimo deriva etimologicamente dal termine [[Lingua illirica|illirico]] "nar", che ha il significato di acqua, con probabile richiamo all'antica falda acquifera presente nel territorio; uno zampillo d'acqua è un elemento raffigurato anche nello stemma civico. Dal termine "nar" derivò il vocabolo greco Nerìton, il latino Neritum o Neretum fino all'attuale Nardò.
}}
La [[città]] ha radici antichissime e testimonianze di ogni epoca, dalla [[preistoria]] in poi. Nelle grotte della Baia di Uluzzo sono state scoperti incisioni ed altri elementi di archeologia così importanti da far pensare che essi siano le prime manifestazioni di arti figurative esistenti in [[Europa]], catalogati nel [[Paleolitico medio]] e [[Paleolitico superiore|superiore]].
[[File:Mappa Soleto.jpg|thumb|upright=0.8|left|Mappa di Soleto - NAP corrisponde alla città di Nardò]]
La nascita di Nardò come centro abitato risale invece al [[VII secolo a.C.]] con la presenza di un insediamento [[messapi]]co. Nel [[269 a.C.]], insieme al suo porto di "Emporium Nauna" (l'attuale [[Santa Maria al Bagno]]), fu conquistata dai Romani e divenne [[municipium]] (Neritum o Neretum) dopo la [[guerra sociale]]. Alla [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] ([[476]]) ed in seguito alle battaglie tra [[Bizantini]] e [[Goti]] ([[544]]), fu assorbita dall'[[Impero bizantino]] ([[552]]-[[554]]) e, per un breve periodo ([[662]]-[[690]]), fu annessa al [[Regno longobardo]]. Durante i cinquecento anni di governo bizantino si incrementò la presenza dei [[monaci basiliani]] la cui influenza determinò la diffusione del rito e del culto orientale. Tra il [[901]] e il [[924]] Nardò fu attaccata e saccheggiata dai [[Saraceni]] provenienti dalla [[Sicilia]]. Nel [[1055]] i [[Normanni]] conquistarono la città ed ai monaci [[benedettini]] fu concesso di insediarsi al posto dei [[basiliani]] nell'Abbazia di Santa Maria di Nerito. Nella seconda metà del [[XIII secolo]] seguì la [[Angioini|dominazione angioina]] che determinò la nascita e la diffusione del [[feudalesimo]]. Fu feudo dei [[Del Balzo]] e nel [[XV secolo]] fu coinvolta nelle lotte tra [[Aragonesi]], Veneziani e Turchi. Nel [[1413]] l'[[antipapa Giovanni XXIII]] elevò l'abbazia neretina a [[Diocesi di Nardò-Gallipoli|sede episcopale]]. Dal [[1497]] fino al [[1806]], come ducato, fu feudo degli [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva]]<ref>L. A. Montefusco, Le successioni feudali in Terra d'Otranto - Istituto Araldico salentino, Lecce, 1994</ref>.
 
Sposò così Publilia, una donna giovanissima e ricchissima, ma quando la figlia prediletta Tullia muore di parto, la giovane moglie viene accusata di essersene rallegrata, così anch'essa è ripudiata.
Con l'abolizione del feudalesimo, la città non fu più soggetta alla tirannia della famiglia Acquaviva, che rimase però titolare di numerose proprietà. Furono eletti commissari governativi Mattia de Pandi, Antonio Tafuri e Giuseppe Bona. Nel [[1810]] anche a Nardò si diffuse la [[Carboneria]] con la setta della ''Fenice Neretina''. Nel [[1818]] vi furono gli scontri fra i [[Carbonari]] e le truppe dei [[Borbone]] nelle campagne tra Nardò e [[Copertino]]. In seguito all'unificazione del [[1861]], Nicola Giulio fu il primo sindaco del [[Regno d'Italia]]<ref>Emanuele Pignatelli, Civitas neritonensis. La storia di Nardò di Emanuele Pignatelli ed altri contributi</ref>.
 
La morte della figlia lo turbò profondamente causando la perdita di fiducia anche nel presente. A questi accadimenti della vita privata, si aggiunse anche il disprezzo degli antichi compagni che lo accusavano di tradimento, poiché alleato a Pompeo, e gli antichi avversari che lo corteggiavano<ref>{{Cita libro|autore = Cicerone|titolo = Catone maggiore: della vecchiezza; Lelio: dell'amicizia, testo latino, traduzione e note di Dario Arfelli|anno = |editore = zanichelli|città = }}</ref>. Per un periodo aveva sperato che Cesare, uomo dotto e generoso, potesse restaurare la repubblica, per questo gli pronunciò le [[Cesariane]]. In realtà la dittatura cesariana si fece troppo dura fino alle [[Idi di marzo]] del 44 a.C., quando questi fu ucciso e Cicerone subito osannò la punizione meritata.
Tra il [[1943]] e il [[1947]], l'[[Alleati della seconda guerra mondiale|esercito Alleato]] decise di ospitare nella frazione di [[Santa Maria al Bagno]] oltre centomila [[Ebrei]] scampati ai campi di sterminio nazisti e in viaggio verso il nascente Stato di [[Israele]]. Qui alcuni edifici vennero convertiti alle nuove esigenze. In una casa nella piazzetta venne ospitata la [[sinagoga]] e nella masseria Mondonuovo venne realizzato il [[kibbutz]] ''Elia''. Tra i numerosi ospiti figuravano anche i nomi di [[Ben Gurion]], [[Moshe Dayan]], e [[Golda Meir]]<ref name=autogenerato1>Ebrei a Nardò. Campo profughi nº 34. Santa Maria al Bagno (1944-1947), Mario Mennonna</ref>.
Per l'ospitalità dimostrata, il 27 gennaio [[2005]], il [[Presidente della Repubblica]] [[Carlo Azeglio Ciampi]] ha conferito alla città di Nardò, la [[Medaglia d'oro al merito civile]].
 
Cicerone credette che, come una fenice, l'antica repubblica potesse risorgere dalle sue ceneri, ma questa apparve solo come una breve illusione, in quanto i congiurati non riuscirono a controllare il potere.
=== Simboli ===
[[File:Nardò-Stemma it.png|left|80px]]
 
[[Marco Antonio|Antonio]] si proclamava vendicatore e successore di Cesare e anche instauratore di una tirannide. Proprio per questo Cicerone decise di lottare contro Antonio, mettendo in pericolo la sua vita e pronunciando le famose ''[[Filippiche]]''.
Descrizione araldica dello stemma:
{{Citazione|''d'argento, al toro di rosso contornato d'oro, sulla pianura erbosa, con la zampa anteriore destra sollevata, su di uno zampillo d'acqua. Sotto lo scudo su lista bifida d'argento, la scritta in nero: "TAURO NON BOVI". Ornamenti esteriori da Città''|D.P.R. 11 settembre 1952}}
 
Alla luce di questo contesto storico e di questi forti contrasti interiori, che Cicerone redige le sue ultime opere.
Descrizione araldica del gonfalone:
{{Citazione|''Drappo di colore rosso riccamente ornato di ricami d'oro e caricato con lo stemma civico con al centro l'iscrizione in oro Città di Nardò''|D.P.R. 6 ottobre 1953}}
 
==Argomento==
=== Onorificenze ===
{{Vedi anche|Amicizia (filosofia)}}
{{Onorificenze
Il dialogo contiene l'elogio dell'[[amicizia]], adottando l'ideale ellenico della [[filantropia]], che però viene calato nel contesto della realtà [[Roma antica|romana]], tanto da diventare “legame interessato”, fra persone aventi gli stessi ideali [[Politica|politici]]. Rievocando la figura dell'amico [[Scipione Emiliano]] da poco scomparso (che viene celebrato nella parte iniziale e al quale vengono fatti molti riferimenti nel testo), [[Gaio Lelio Sapiente|Gaio Lelio]] intrattiene i propri interlocutori (i suoi due generi [[Gaio Fannio Strabone (console 122 a.C.)|Gaio Fannio Strabone]] e [[Quinto Mucio Scevola (console 117 a.C.)|Quinto Mucio Scevola]]) tracciando un profilo del valore e della natura dell'amicizia e disprezzando forme di amicizia non dettate dalla natura, motivo per il quale più volte verranno attaccati, in maniera più o meno diretta, gli epicurei.
|immagine= Corona di città.svg
|nome_onorificenza= Titolo di Città
|collegamento_onorificenza= Città dell'Italia
|motivazione=
|luogo= D.P.C.M. dell'11 novembre 1952<ref>[http://incomune.interno.it/statuti/statuti/nardò.pdf Statuto del Comune]</ref>.
}}
<br />
{{Onorificenze
|immagine= Merito civile gold medal BAR.svg
|nome_onorificenza= Medaglia d'oro al Merito Civile
|collegamento_onorificenza= Città decorate al merito civile
|motivazione=Negli anni tra il 1943 e il 1947, il Comune di Nardò, al fine di fornire la necessaria assistenza in favore degli ebrei liberati dai campi di sterminio, in viaggio verso il nascente Stato di Israele, dava vita, nel proprio territorio, ad un centro di esemplare efficienza. La popolazione tutta, nel solco della tolleranza religiosa e culturale, collaborava a questa generosa azione posta in essere per alleviare le sofferenze degli esuli, e, nell'offrire strutture per consentire loro di professare liberamente la propria religione, dava prova dei più elevati sentimenti di solidarietà umana e di elette virtù civiche.<ref>[http://www.quirinale.it/onorificenze/DettaglioDecorato.asp?idprogressivo=14036&iddecorato=144530 www.quirinale.it], 25 gennaio [[2005]]</ref>
|luogo=Roma, 25 gennaio 2005.
}}
 
L<nowiki>'</nowiki>''Amicitia'' per i [[Civiltà romana|Romani]] era anzitutto la creazione di legami personali a scopo di sostegno politico. Il [[dialogo]] muove alla ricerca dei fondamenti etici della società nel rapporto che lega fra loro le volontà degli amici.
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
==== Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta ====
[[File:Chiesa Cattedrale di Nardò, Lecce.jpg|thumb|upright=0.8|Cattedrale]]
{{vedi anche|Basilica Cattedrale Santa Maria Assunta}}
La cattedrale sorge sul luogo dove fu fondata l'antica chiesa basiliana di ''Sancta Maria de Nerito'', ad opera di alcuni monaci orientali che nel [[VII secolo]] sfuggirono alle persecuzioni iconoclaste. Con la conquista normanna della città, avvenuta nel [[1055]], i [[monaci basiliani]] vennero lentamente sostituiti dai [[benedettini]], ai quali furono affidati il monastero e la chiesa. Fu infatti nel [[1080]] che il conte normanno Goffredo fece ricostruire sui resti della preesistente chiesa basiliana, una nuova chiesa che per decisione di [[Urbano II]] venne dedicata a [[Madonna Assunta|Maria SS. Assunta]]. Nel corso dei secoli la chiesa ha subito diverse opere di rimaneggiamento, anche radicali, che ne hanno alterato l'originaria impostazione architettonica. Possiede un impianto basilicale a tre navate, divise da due ordini di [[archi a tutto sesto]] e [[Arco a sesto acuto|a sesto acuto]]. Sulle pareti rimangono numerosi affreschi, tra i quali quelli di [[san Nicola]] e del Cristo in trono che benedice alla greca ([[XIV secolo]]), della Vergine col Bambino ([[1511]]), di [[sant'Agostino]] ([[XV secolo]]) e della [[Madonna delle Grazie]] (del [[1249]], opera di Baiulardo).
Di notevole rilevanza è il Crocifisso ligneo del [[XIII secolo]], detto il ''Cristo Nero'' per la particolare colorazione scura del legno di [[cedrus|cedro]]<ref>Il Cristo nero della Cattedrale di Nardò, Congedo, 2005</ref>. Al periodo [[barocco]] risalgono alcuni altari e il Cappellone di [[San Gregorio Armeno]], opera di Placido Buffelli del [[1680]]<ref>Mastrangelo M. Vittoria, Tra estro e tecnica. Storia e restauri del Duomo di Nardò</ref>. È stata elevata a [[Basilica minore]] nel [[1980]]<ref>[http://www.gcatholic.org/churches/italy/1123.htm GCatholic.org Basilica minore di Nardò]</ref>.
 
La novità dell'impostazione ciceroniana consiste soprattutto nello sforzo di allargare la base [[Società (sociologia)|sociale]] delle amicizie (ponendovi alla fondamenta valori come ''virtus'' e ''probitas'') al di là della cerchia ristretta della ''nobilitas''. Quella propagandata da Lelio non si configura unicamente come ''amicitia'' politica: ciò si evince dal fatto che l'opera trasuda di una disperata necessità di rapporti sinceri, quali [[Cicerone]], preso nel vortice delle convenienze imposte dalla vita pubblica, poté forse provare solo con Attico.
==== Chiesa di San Domenico ====
{{vedi anche|Chiesa di San Domenico (Nardò)}}
[[File:Chiesa di San Domenico di Nardò.jpg|thumb|left|upright=0.8|Chiesa di San Domenico]]
La chiesa di San Domenico, realizzata per l'[[Ordine dei Frati Predicatori|ordine domenicano]] tra il [[1580]] e il [[1594]] da Giovanni Maria Tarantino e Gio Tommaso Riccio, fu intitolata inizialmente a ''Santa Maria de Raccomandatis''. In origine aveva un impianto basilicale a tre navate che fu successivamente trasformato ad aula unica per meglio rispondere alle esigenze della predicazione, tipiche dell'ordine mendicante fondato da [[san Domenico di Guzman]]. In seguito al [[Terremoto di Nardò|terremoto del 1743]] la fabbrica fu quasi totalmente distrutta, ad eccezione della facciata, del muro laterale sinistro e di parte della sacrestia. La facciata è in [[carparo]] e fu realizzata in due momenti differenti; la parte inferiore è ricca di figure umane e [[cariatidi]] addossate le une alle altre, mentre la parte superiore presenta forme più leggere. L'interno, a croce latina con tre cappelle per lato, fu ricostruito dopo il [[1743]] seguendo i canoni architettonici della [[Controriforma]]. Tra i diversi altari spicca quello della [[Madonna del Rosario]] con i quindici misteri, opera del pittore neretino Antonio Donato D'Orlando. Adiacente alla chiesa è il convento dei Domenicani rimaneggiato da [[Ferdinando Sanfelice]] dopo il terremoto.
 
=== Contesto storico e riassunto per capitoli ===
==== Chiesa dell'Immacolata ====
Il dialogo del Laelius ha luogo nel 129 a.C., dopo la morte, avvenuta da poco, di Scipione l'Emiliano, figura chiave di quel periodo storico.
[[File:Nardò Chiesa dell'Immacolata.jpg|thumb|upright=0.8|Chiesa dell'Immacolata]]
La chiesa dell'Immacolata fu costruita nel [[1580]] sui resti di un edificio medievale. Originariamente intitolata a [[San Francesco d'Assisi]], dal [[1830]] fu consacrata all'[[Immacolata Concezione|Immacolata]] e affidata all'omonima confraternita. Presenta un elegante prospetto in [[carparo]] diviso in due ordini da un aggettante cornicione e caratterizzato da coppie di [[lesene]] con [[Festone (arte)|festoni]] che inquadrano nicchie timpanate. Il portale d'ingresso, sormontato da una nicchia con la statua in [[pietra leccese]] dell'Immacolata, è posto in asse col rosone dell'ordine superiore. L'interno, ad unica navata terminante nel [[presbiterio]], ospita tre altari laterali in stile barocco. L'attiguo convento dei [[Conventuali]], acquistato da privati dopo la soppressione avvenuta nel [[1809]], è adibito a civile abitazione<ref>Donato Giancarlo De Pascali, Chiesa e convento della B.V.M. Immacolata di Nardò</ref>.
 
Il 130 a.C. è segnato dalla morte di Appio Claudio, il quale insieme a Caio e Crasso doveva partecipare al triumvirato. Questi ultimi, però, furono sostituiti da due amici di Tiberio Gracco: M. Fulvio Flacco e C. Papiro Carbone. Infatti, nel 129, la presidenza e l'azione attiva toccò a Fulvio Flacco. In quell'anno erano consoli due amici dell'Emiliano: C. Sempronio Tudiano e M. Aquilio, che pose termine alla guerra di Aristonico<ref name=":0">{{Cita libro|autore = Luigi Pareti|titolo = Storia di Roma|anno = |editore = |città = }}</ref>. In questi anni si intensificarono le manifestazioni di malcontento per l'azione da parte della repubblica del recupero dell'ager pubblico. Infatti vennero messe in discussione tutte le terre, sia per il mal di porzionamento, che per la voglia da parte della nobilitas di appropriarsi indebitamente di alcuni territori; per questo si era perso il confine tra pubblico e privato, soprattutto nelle terre occupate dagli Italici. Seconda Appiano, gli Italici non lamentarono di essere stati esclusi dalla ridistribuzione della terra, in realtà il loro malcontento nacque dal recupero dell'ager già posseduto<ref name=":0"/>.
==== Chiesa di Santa Chiara ====
{{vedi anche|Chiesa di Santa Chiara (Nardò)}}
[[File:Chiesa di Santa Chiara a Nardò.jpg|thumb|left|upright=0.8|Chiesa di Santa Chiara]]
La chiesa di Santa Chiara è annessa al convento delle [[Monache clarisse|clarisse]] fondato nel [[XIII secolo]]. Il complesso monastico fu edificato sui resti di una preesistente fortezza, di cui sono ancora visibili motivi di [[Merlo (architettura)|merlatura]]. Le successive esigenze di crescita della comunità resero necessari, nel corso del [[XVII secolo]], alcuni lavori di ampliamento, durante i quali venne inglobata, all'interno del complesso, l'attigua chiesetta di San Giovanni Battista, il cui portale è ancora visibile lungo il perimetro del monastero. Subì danni rilevanti con il [[Terremoto di Nardò|terremoto del 1743]]. La chiesa, riedificata ex novo tra il [[XVII secolo|XVII]] e il [[XVIII secolo]], possiede una sobria facciata a due ordini, terminante con un frontone mistilineo. L'interno è a navata unica, con tre brevi cappelle in ciascun lato ospitanti altari barocchi. Questi sono dedicati a [[san Francesco d'Assisi]], [[san Michele Arcangelo]], al [[Crocifisso]], a [[san Francesco Saverio]], a [[santa Chiara]], all'[[Immacolata Concezione|Immacolata]] e a [[sant'Antonio da Padova]]. Un grande arco trionfale introduce al presbiterio rettangolare decorato con [[paraste]] dipinte a marmi policromi<ref>Guida di Nardò. Arte, storia, centro antico, Mennonna Mario</ref>.
 
Furono proprio gli Italici a rivolgersi a P. Cornelio Scipione Emiliano, il quale nelle guerre passate li aveva sempre sostenuti. Così, l'Emiliano propose al senato di trasferire la decisione di recuperare i territori, dai triumviri ai consoli. Il Senato l'approvò. In realtà questa proposta fu strategica, in quanto il console M. Aquilino, in quell'anno, si trovava fuori Roma, esattamente in Asia; mentre il console Sepronio Tudiano si recò in Illiria per evitare di prendere alcuna decisione. I consoli, quindi, trovandosi fuori Roma e non prendendo nessuna decisione, la legge non fu applicata e tutti i giudizi si arenarono<ref name=":0"/>.
==== Chiesa Beata Vergine Maria del Carmelo ====
[[File:Chiesa della Madonna del Carmine Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Chiesa Beata Vergine Maria del Carmelo]]
{{vedi anche|Chiesa Beata Vergine Maria del Carmelo}}
La chiesa Beata Vergine Maria del Carmelo, con l'annesso convento, rappresenta uno dei maggiori complessi monastici della città. Il documento più antico che attesta l'esistenza della chiesa, dedicata inizialmente all'Annunziata, è datato [[1460]]. L'edificio subì varie fasi di ristrutturazione a partire dal [[1532]], a causa dei danneggiamenti provocati dall'assedio francese, fino al [[1743]], in seguito al terremoto. La facciata presenta motivi del periodo [[Architettura romanica|romanico]]. L'ordine inferiore è caratterizzato da un [[protiro]] che sovrasta il portale d'ingresso affiancato da due leoni in atteggiamento feroce. Al periodo cinquecentesco risalgono le statue dell'Angelo nunziante e della Madonna Annunziata, poste nelle nicchie, e i motivi ad [[archetti pensili]] con [[peduccio]] decorato che cingono il prospetto principale e laterale. L'interno, completamente decorato con stucchi barocchi, si sviluppa longitudinalmente, ritmato da sei arcate su pilastri e concluso da un vano presbiteriale quadrangolare che accoglie il [[Coro (architettura)|coro]]. Le due navate laterali ospitano gli altari dedicati alla [[Santissima Trinità (cristianesimo)|Trinità]], alla [[Beata Vergine Maria del Monte Carmelo]], a [[sant'Eligio]], al [[Crocifisso]], a [[santa Caterina d'Alessandria]], al [[Sacro Cuore]] e all'[[Annunciazione]].
 
La rivolta degli Italici appariva pericolosa soprattutto per gli ottimati, in quanto ai primi interessava ottenere la cittadinanza romana, via principale per tutti i diritti riservati ai Romani. La cittadinanza fu anche argomento di discussione nella lotta tra Gracchiani e Senato. Come magistralmente descrive Cicerone nel De re publica<ref>{{Cita libro|autore = Cicerone|titolo = De Re Publica|anno = |editore = |città = }}</ref>, il popolo risultò diviso in due parti, una democratica con a capo i Gracchi e l'altra aristocratica capeggiata da Scipione Emiliano.
==== Chiesa di Santa Maria della Purità ====
{{vedi anche|Chiesa di Santa Maria della Purità (Nardò)}}
[[File:Chiesa di Santa Maria della Purità Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|left|Chiesa di Santa Maria della Purità]]
La chiesa di Santa Maria della Purità fu edificata per volontà del nobile vescovo Antonio Sanfelice ([[1708]]-[[1736]]), unitamente all'attiguo istituto per l'educazione delle giovani fanciulle a rischio. Essa fu realizzata tra il [[1710]] e il [[1724]] secondo i disegni e i modelli dell'architetto [[Ferdinando Sanfelice]], fratello del vescovo.<br />La facciata, di ispirazione [[borromini]]ana, è modulata dalla alternanza di superfici concave e convesse, enfatizzate da modanature, ed è ricca di elementi decorativi tratti dal repertorio napoletano dell'epoca. L'interno si sviluppa su una pianta a croce greca, con bracci molto corti, evidenziati da quattro paraste, che incorniciano tre cappelloni, voltati [[volta a botte|a botte]] e decorati con esuberanti motivi a stucco; nell'intersezione della croce si eleva una grande cupola. Di particolare rilievo artistico è l'altare maggiore in marmo policromo sovrastato dalla tela raffigurante la ''Madonna tra Santi''. Ai piedi dell'altare si trova la sepoltura del vescovo Sanfelice. Nei bracci laterali trovano posto le tele di ''San Nicola tra Santi'' e del ''Martirio di San Gennaro'', opere superstiti dei distrutti altari barocchi.
 
Nella primavera del 129 a. C., mentre i Romani sul monte Latino festeggiavano le "Ferie latine", sembrava che Scipione volesse fare il colpo di stato, rovesciando così le leggi agrarie. In realtà non fu così, in quanto Scipione si riunì per poterne riparlare in un congresso che doveva durare due giorni.
==== Chiesa di Sant'Antonio da Padova ====
[[File:Chiesa di Sant'Antonio da Padova Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Chiesa di Sant'Antonio da Padova]]
La costruzione della chiesa di Sant'Antonio da Padova risale al [[1497]] quando, in seguito alla cacciata degli [[Ebrei]] ad opera del conte [[Belisario Acquaviva]], fu costruito il convento dei [[Frati Minori Osservanti]] sul sito dell'antica [[sinagoga]]. La facciata conserva chiari elementi [[Manierismo|manieristici]] ed è suddivisa in due ordini con coronamento mistilineo. L'interno presenta una pianta basilicale ripartita in una navata centrale e da due ambienti laterali intercomunicanti, è priva del [[transetto]] e la copertura è costituita da un soffitto ligneo a cassettoni in noce. Lungo i lati della chiesa si aprono le cappelle che accolgono pregevoli altari ospitanti tele e statue cinque-seicentesche, come la statua in legno di [[sant'Antonio da Padova]] (opera di [[Stefano da Putignano]] [[1514]]) e il gruppo scultoreo della ''Crocifissione'' (opera del [[XVII secolo]] di scuola veneziana). Dietro l'altare maggiore è collocato il [[cenotafio]] del [[1545]] eretto in memoria di [[Belisario Acquaviva|Belisario]] e [[Acquaviva (famiglia)#Giovanni Bernardino|Giovanni Bernardino Acquaviva]]. L'adiacente convento, di cui sopravvive solo il [[chiostro]], con la soppressione dei beni ecclesiastici, nel [[1866]] fu trasformato dapprima in asilo e, successivamente in ospedale.
 
Il primo giorno del congresso giunse a termine e Scipione ne uscì vincitore. Questo viene descritto anche da Cicerone nel De amicitia (III.12) in cui scrive che Scipione fu acclamato e accompagnato a casa da un grande corteo di senatori, popolani e latini; il giorno seguente, Scipione fu trovato morto. Le cause sono sconosciute, ma non appena la notizia riecheggiò per la città, alcuni gridarono all'assassinio, altri, come ad esempio Appiano (b.civ., I, 20), che racconta che si sia suicidato poiché non era riuscito a ottenere quanto promesso<ref name=":0" />.
==== Chiesa di San Trifone ====
{{vedi anche|Chiesa di San Trifone (Nardò)}}
[[File:Chiesa di San Trifone Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Chiesa di San Trifone]]
La chiesa di San Trifone fu eretta agli inizi del [[XVIII secolo]] per volontà della popolazione che devotamente si rivolse al santo per la liberazione delle campagne dalla piaga dell'invasione dei bruchi. L'edificio presenta una facciata a due ordini con [[paraste]] [[Capitelli corinzi|corinzie]] e nicchie. L'interno, a navata unica, è scandito da quattro pilastri a sezione rettangolare per ogni lato, sormontati da [[archi a tutto sesto]], al centro dei quali si aprono tre finestre per parte. L'area presbiteriale ospita l'unico altare della chiesa dedicato a [[San Trifone|san Trifone Martire]], raffigurato nella [[Pala d'altare|pala]] del pittore napoletano Nicola Russo. Subito dopo la costruzione della chiesa, fu istituita la confraternita di San Trifone che ricevette il regio assenso di [[Ferdinando IV di Napoli|Ferdinando IV]] il 16 novembre [[1798]], e da allora officia la chiesa dedicata al martire.
 
La morte dell'Emiliano sedò gli accesi animi, soprattutto perché la prima legge aveva portato alcuni benefici, cioè rese ineffettuabile l'opera dei triumviri. Il 129, quindi, si concluse con la vittoria degli ottimati.
==== Chiesa di San Giuseppe Patriarca ====
{{vedi anche|Chiesa di San Giuseppe Patriarca (Nardò)}}
[[File:Chiesa di San Giuseppe Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Chiesa di San Giuseppe]]
La chiesa di San Giuseppe Patriarca fu riedificata nel [[1758]] in sostituzione di una preesistente chiesa costruita tra il [[XVI secolo|XVI]] e il [[XVII secolo]]. L'edificio risente molto dell'influsso del panorama architettonico leccese, in particolare della [[Chiesa di San Matteo (Lecce)|chiesa di San Matteo]] e della sua facciata a tamburo, di chiara derivazione [[borromini]]ana. Presenta una facciata composta da un grande e slanciato avamposto a semicerchio, con nel mezzo un'artistica finestra e l'iscrizione ''De Domo David'', il motto della Confraternita di San Giuseppe: a sinistra si eleva un piccolo [[campanile a vela]]. L'interno è a pianta ottagonale con [[altare maggiore]] valorizzato dal pregevole bassorilievo, di autore ignoto, rappresentante la [[Fuga in Egitto]]; la chiesa conserva tre altari in pietra con grandi [[Pala d'altare|pale]] su tela raffiguranti [[san Giuseppe]] nel maggiore, in quello a destra sant'Apollonio, in quello di sinistra [[sant'Oronzo]]. Due altri quadri su tela, posti su colonne, raffigurano il ''Beato Transito'' e lo ''Sposalizio di San Giuseppe''. Accanto alla chiesa vi è l'oratorio e sala riunioni della Confraternita, con un altare dedicato al ''SS. Crocefisso'', con una croce di legno e simulacro di [[Crocifisso|Gesù Crocifisso]], [[san Giovanni Evangelista]] e la [[Santa Maria Maddalena|Maddalena]] ai piedi.
 
Segue un riassunto a capitoli dell'opera:
==== Chiesa di Santa Teresa ====
{{vedi anche|Chiesa di Santa Teresa (Nardò)}}
[[File:Chiesa di Santa Teresa di Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Chiesa di Santa Teresa]]
La chiesa di Santa Teresa, con l'annesso convento, fu innalzata nella metà del [[XVIII secolo]]. Il monastero fu edificato nel [[1699]] per volontà di Suor Teresa Adami di Nardò che, vestito l'abito dei [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|Carmelitani]], lo diresse per molti anni come superiora. Passati cinquant'anni dalla fondazione, le suore promossero l'erezione della chiesa dedicata a [[Santa Teresa di Gesù]], in ricordo della loro fondatrice. La chiesa fu consacrata il 10 novembre [[1769]]. La facciata, costruita intorno al [[1750]], è modulata secondo due ordini sovrapposti che si ripetono anche nelle due ali concave che contengono la scalinata. L'interno è a navata unica con cappelle incorniciate, entro le estremità concave, da paraste. Possiede una copertura con [[volta a crociera]] decorata con altorilievi a stucco. Sono presenti tre altari: quello maggiore conserva la pala raffigurante l'''Estasi di Santa Teresa'' di [[Vincenzo Fato]]; nella cappella di destra è conservata la pala raffigurante ''Santa Teresa e San Giuseppe'', sempre di Vincenzo Fato ([[1760]]); la cappella di sinistra è dedicata [[san Giovanni della Croce]]<ref>Nardò sacra, di Emilio Mazzarella</ref>.
 
'''I (1-5) :''' Cicerone, che dedica l'opera ad Attico e spiega all'amico la fonte del dialogo e l'origine delle sue riflessioni sull'amicizia. La storia che si appresta a raccontare deriva dal racconto riferitogli da Quinto Mucio Scevola, a cui Cicerone era stato affidato dal padre quando aveva assunto la toga virile. In questo periodo (presumibilmente l'88 a.C.), Mucio Scevola avrebbe riferito a Cicerone la conversazione tenuta con il suocero Lelio e con l'altro suo genero, Gaio Fannio, poco dopo la morte di Scipione l'Emiliano (o Africano minore). I concetti contenuti nel trattato – spiega Cicerone – sarebbero quelli esposti da Lelio e la forma dialogica sarebbe stata scelta per rendere il discorso più diretto ed evitare ripetizioni.
==== Cripta di Sant'Antonio Abate ====
Situata in aperta campagna, la cripta di Sant'Antonio Abate risale al [[XII secolo]]. Si presenta a navata unica rettangolare preceduta da un [[nartece]] scoperto. Le pareti interne accolgono una ricca decorazione pittorica di stile bizantino databile al [[XIII secolo]] ma in parte sbiadita. Le raffigurazioni presenti furono realizzate in un unico momento e dallo stesso pittore. Sono raffigurati [[san Francesco d'Assisi]], l'[[Annunciazione]], [[sant'Antonio Abate]], una Madonna col Bambino, la [[Crocifissione]], un [[Cristo Pantocratore]], [[san Pietro]], [[san Nicola]], [[san Giorgio]], [[san Demetrio]] e [[san Giovanni Battista]]<ref>Insediamenti monastici italo-greci nel Salento normanno (repertorio per i secoli XI-XV), Poso Cosimo D.</ref>.
 
Cicerone, invitato più volte dallo stesso Attico a discorrere sull'amicizia, avrebbe scelto di dare voce a Lelio perché il sentimento che lo legava a Scipione l'Emiliano era il più degno da raccontare.
==== Madonna della Grottella ====
Nelle vicinanze della masseria Zanzara si trova una cavità sotterranea sulla quale si imposta una monumentale cappella di epoca cinquecentesca, nota come Madonna della Grottella; la parete di fondo dell'edificio è dipinta con un'immagine raffigurante la Vergine. La struttura è fatiscente ed in più punti le pareti laterali ed il pavimento sono rovinosamente crollati. Dalla cappella si accede alla grotta sottostante, una cavità di origine carsica con il caratteristico inghiottitoio. Gran parte di essa è ingombrata dalle macerie provenienti dal crollo delle strutture dell'abside; appare comunque evidente la presa di possesso del luogo con il riadattamento delle forme naturali alle esigenze del culto: in particolare si può notare la realizzazione di una rudimentale protesis mediante un tramezzo murario posto tra una stalattite e la parete laterale. L'asse della grotta è lo stesso della chiesa subdivo, male due absidi sono orientate secondo direzioni opposte, con quello dell'ipogeo rivolto approssimativamente ad E.<ref>[http://www.itineretum.it/index.php?view=article&catid=36%3Aarea-extraurbana&id=100%3Amadonna-della-grottella&option=com_content&Itemid=2]</ref>
 
Secondo Cicerone le sue argomentazioni, affidate a uomini più illustri, avrebbero un effetto più incisivo sul lettore. L'autore stesso paragona tale scelta a quella operata nel Cato maior, in quanto Catone gli sembrava la persona più idonea a parlare della vecchiaia. Invita Attico a dimenticare la mano dell'autore e a pensare che sia lo stesso Lelio a parlare.
==== Altre Strutture Religiose ====
* Chiesa dei Santi Medici Cosimo e Damiano ([[XV secolo]])
* Chiesa della Nunziatella (~[[XV secolo]], abbattuta nel [[1500]] e ricostruita nel [[1611]])
* Chiesa dei Cappuccini (San Francesco d'Assisi) ([[XVI secolo]])
* Chiesa della Carità ([[XVI secolo]])
* Chiesa delle Anime ([[XVI secolo]])
* Chiesa di Santa Maria Incoronata con annesso convento ([[XVI secolo]])
* Chiesa di Santa Sofia ([[XVI secolo]])
* Chiesa di San Bartolomeo ([[XVII secolo]])
* Chiesa di San Francesco da Paola ([[XVII secolo]])
* Chiesa di Santa Maria della Rosa ([[XVII secolo]])
* Chiesetta di San Lorenzo ([[XVII secolo]])
* Chiesetta di Santa Croce ([[XVII secolo]])
* Chiesa di San Giovanni Battista ([[XVII secolo|XVII]]-[[XVIII secolo]])
* Chiesetta di Santa Lucia V. e M. ([[XVIII secolo]])
* Chiesa di San Gerardo ([[XX secolo]]).
 
'''II (6-10) :''' Prende avvio il dialogo vero e proprio. Il primo a parlare è Gaio Fannio, elogia Scipione l'Emiliano ma soprattutto Lelio, il quale – racconta – viene chiamato sapientem per la sua sapienza e per l'amore della scienza, alla pari di personaggi come Catone (per la sua esperienza) e Lucio Acilio (per la conoscenza del diritto civile). Lelio sarebbe definito così per la sua sapienza e per l'amore della scienza. Diverse persone chiedono a Fannio come il suocero stia affrontando la morte dell'amico, notando anche la sua insolita assenza alla riunione degli auguri in occasione delle None.
==== Seminario Vescovile ====
[[File:Palazzo Seminario Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo del Seminario]]
Il Seminario Vescovile fu fatto edificare nel [[1674]] dal vescovo Tommaso Brancaccio sul luogo dove sorgeva l'asilo di mendicità. Pochi anni dopo, per disporre un'adeguata formazione dei chierici, monsignor Orazio Fortunato ordinò l'ampliamento dell'edificio. Nei primi decenni del XVIII secolo furono aggiunte nuove aule. Danneggiato in seguito al [[Terremoto di Nardò|terremoto del 20 febbraio 1743]], il Seminario fu restaurato con il vescovo Francesco Carafa ([[1737]]-[[1754]]); questi dotò il cortile interno di un piccolo portico con [[volte a crociera]], per facilitare la comunicabilità tra i diversi ambienti, e realizzò il cavalcavia che unisce il Seminario all'Episcopio. Nella prima metà del secolo scorso, per opera del vescovo [[Francesco Minerva]], la facciata principale dell'edificio fu completamente rifatta in stile [[neoclassico]], in accordo con i principali caratteri architettonici del Palazzo Vescovile. La facciata è divisa orizzontalmente da due [[lesene]]: la parte inferiore è caratterizzata da un [[bugnato]] levigato, mentre, nel piano superiore la parete liscia è interrotta dall'allineamento ritmico delle finestre architravate e dalla presenza del bugnato agli angoli. Il portale d'ingresso è sormontato da un balcone con una porta finestra circoscritta da cornici e coronata da un architrave con timpano.
 
Interviene Mucio Scevola. Anche a lui la stessa domanda viene posta frequentemente e ai curiosi risponderebbe che Lelio sta affrontando con moderazione il lutto e l'assenza alle None sarebbe dovuta esclusivamente a motivi di salute.
=== Architetture civili ===
==== Teatro Comunale ====
[[File:Nardò - Teatro Comunale.JPG|thumb|upright=0.8|Teatro Comunale]]
Il Teatro Comunale di Nardò fu edificato sul finire del [[XIX secolo]] su progetto dell'ingegnere Quintino Tarantino. Fu inaugurato nel [[1909]] con la messa in scena dell'opera ''[[Mefistofele (opera)|Mefistofele]]'' di [[Arrigo Boito]]. Nonostante la funzionalità della struttura non fu costante, l'attività svolta fu intensa e venne anche utilizzato come sala da musica e da ballo in quanto, grazie al sistema di carrucole progettate dal Tarantino, la [[Platea (teatro)|platea]] veniva sollevata fino all'altezza del palco. Nel 2006 sono stati completati i lavori di adeguamento alle norme antincendio, che hanno visto protagonisti gruppi di progettazione e maestranze locali. I paramenti tessili, in particolare, sono stati realizzati da un noto artigiano specializzato nell'arredo di spazi culturali, Agostino Indennitate. La cerimonia di inaugurazione fu affidata al celebre Maestro Francesco Libetta, che coinvolse Carla Fracci, Franco Battiato, Salvatore Cordella, Gianni Calignano ed i danzatori del Balletto del Sud.
 
Lelio quindi conferma la versione di Scevola, ringrazia Fannio per le parole riservategli, ma lo ammonisce sulla poca importanza che sembra dare alla figura di Catone: nessuno sarebbe sapiente quanto lui e nessuno avrebbe sopportato come lui il dolore per la perdita dei figli. Paragona Catone a Lucio Emilio Paolo Macedonico e a Gaio Sulpicio Gaio, i quali anche loro avevano perso dei figli, ma nessuno si potrebbe anteporre alla figura di Catone.
==== Sedile ====
[[File:Sedile Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Sedile]]
La costruzione del Sedile è correlata alla fondazione dell'[[Universitas|Università]] neretina, sorta nel periodo di ripresa socio-economica legato al casato della famiglia [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva]] nella seconda metà del [[XV secolo]]. Di impianto rinascimentale, il sobrio volume parallelepipedo, formato da arcate a tutto sesto, fu arricchito da contaminazioni rococò (alla fine del [[XVII secolo]]) nel fastigio superiore con le statue di [[san Gregorio Armeno]], al centro, [[san Michele Arcangelo]] e [[sant'Antonio da Padova]] ai lati. Ancora alla fine del XVII secolo, al suo interno, erano conservati i dipinti su tela dei santi protettori dell'epoca: la ''Vergine Incoronata'' con ''san Michele'', ''san Gregorio Armeno'' e ''sant'Antonio da Padova''.
 
'''III (10-12) :''' Neanche Lelio si può anteporre a Catone, perché mentirebbe se dicesse di non sentire la mancanza dell'Emiliano. Nonostante la sofferenza, Lelio dichiara di non aver bisogno di alcuna medicina, perché gode già di quella che gli deriva dall'essere privo di errori, a Scipione non è accaduto nulla di male, in quanto la sua vita è stata piena di soddisfazioni, ottenendo tutto ciò che potesse desiderare. Sin da fanciullo – continua a raccontare Lelio – ha superato le aspettative della famiglia ed è stato eletto due volte console senza che si fosse mai candidato, ha spento future guerre sottomettendo Cartagine e Numanzia, lo ricorda come un uomo devoto alla famiglia, liberale nei confronti della madre e delle sorelle e amato dall'intera Roma, nonostante alcuni sospettino che sia stato ucciso.
==== Torre dell'Orologio ====
La Torre dell’Orologio nel Palazzo sede dell’ex Pretura in Piazza Salandra venne realizzato nel [[1598]], e ricostruito a seguito del terremoto.
Il meccanismo un raro prototipo, fu realizzato dalla Ditta Caccialupi di [[Napoli]] nel [[1882]], tale data è incisa sia sulla macchina che sull’orologio.
Il meccanismo è posizionato alle spalle dell’orologio in una cabina, ed è formato da due meccanismi che suonano uno i quarti, e l’altro le ore. Il caricamento dell’orologio è fatto a manovella, questo fa risalire due pesi agganciati a due cavi d’acciaio. La carica effettuata quindi a mano ha la durata di 36 ore.
Questo vuol dire che ancora oggi vi è un addetto impegnato a caricare, verificare ed azionare questa costruzione storica che suona le ore ai neretini.
Per sessanta anni, tale compito è stato affidato al signor Aldo Spano che ogni giorno doveva salire 80 scalini per andare in cima alla torre e procedere a caricare a mano questo gioiello storico.<ref>[http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Nard%C3%B2/Torre_dell'Orologio Torre dell'Orologio - Guida Nardò Wiki<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
'''IV (13-16) :''' Lelio dichiara di essere in disaccordo con chi crede che l'anima perisca insieme al corpo, perché le sue idee sono più vicine a quelle degli antichi, dei loro antenati oppure a quelle dei Greci (primo tra tutti Socrate), che credevano che l'anima sopravvivesse, anche Scipione era vicino a queste idee. Pochi giorni prima di morire avrebbe infatti tenuto una conversazione con Filo, Manio Manilio e tra gli altri lo stesso Scevola circa lo stato (Cicerone si riferisce qui al De Re Publica), dedicando l'ultima parte del discorso all'immortalità dell'anima. È inutile soffrire, se l'anima sopravvive, nessuno più dell'Emiliano ha diritto di ascendere agli dei; se l'anima perisce con il corpo, la morte non è positiva, ma neanche negativa.
==== Palazzo dell'Università ====
[[File:Palazzo dell'Università a Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo dell'Università]]
Il Palazzo dell'Università, o di Città, risale alla fine del [[XVI secolo]] e fu edificato per ospitare le autorità civili, ossia il Sindaco dei Nobili e quello del Popolo. Costruito tra il [[1588]] e il [[1612]], venne rifatto dopo il terremoto del [[1743]]. Il nuovo edificio, completato nel [[1772]], presenta un'elegante facciata in stile trado barocco ed è diviso in due ordini: l'ordine inferiore è caratterizzato da un portico sostenuto da sette colonne; quello superiore, scandito da lesene e decorato con motivi floreali e piccole mensole, ospita quattro finestre e un ampio balcone. Sul lato destro si innalza la torre dell'orologio.<br />
Il palazzo ha ospitato gli uffici municipali fino al [[1934]], anno in cui furono trasferiti presso il Castello Acquaviva. Il Palazzo ha ospitato anche il Tribunale Ordinario di Lecce, Sezione distaccata di Nardò.
 
Il destino più duro è toccato a Lelio stesso, che gli è sopravvissuto, nonostante sia più anziano. Però potrà godere del ricordo della loro amicizia e si augura possa essere nota anche ai posteri.
==== Palazzo Chiodo ====
[[File:Palazzo Chiodo (Nardò).jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo Chiodo]]
Il palazzo fu edificato nel [[XVI secolo]] da Vittorio Chiodo, che fu un fedele suddito di [[Carlo V]], il quale, dopo averlo nominato cavaliere, gli permise di concedere asilo ed immunità presso il proprio palazzo. L’intera struttura subì vari rimaneggiamenti e presenta dei notevoli affreschi cinquecenteschi.
 
Fannio chiede a Lelio di esporre le sue teorie circa l'amicizia, Scevola invita il suocero a discuterne.
==== Palazzo De Pandi ====
[[File:Palazzo De Pandi (Nardò).jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo De Pandi]]
Il palazzo fu realizzato nel [[XV secolo]] e ristrutturato alla fine del [[1800]]. È costituito da due immobili con un arco di collegamento che li congiunge passante al disopra della strada. Si presenta chiuso a vetri sia sui due lati che sulla parte superiore. All’interno un cortile abbastanza ampio e varie stanze sono arricchite da affreschi. Nel Palazzo, vi è una cappella dedicata alla [[Madonna del Buon Consiglio]].
 
'''V (17-20) :''' Lelio accetta di interloquire circa l'amicizia, ma spiega umilmente ai generi che discorrere all'improvviso è uso dei filosofi e non è compito facile, potrà spiegare loro solo alcuni aspetti, come ad esempio la necessità di anteporre l'amicizia a tutte le cose umane.
==== Palazzo Il Mignano ====
[[File:Portale Palazzo Il Mignano (Nardò).jpg|thumb|upright=0.8|Portale Palazzo Il Mignano]]
Il palazzo, appartenuto alla nobile famiglia degli [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva]], duchi di Nardò dal [[1497]] e proprietari dell’adiacente Castello, fu costruito probabilmente nel [[XVI secolo]]. Successivamente divenne proprietà del Barone Massa fino al [[1861]] ma con la caduta del [[Regno d’Italia]] passo nelle mani del popolo. Dopo il violento terremoto del [[1743]], che distrusse una buona parte di edifici neretini, il portale fu rifatto probabilmente dal “clan” dei Preite, gli stessi abili carpentieri che in quel periodo completavano la vicina chiesa di [[Chiesa di San Giuseppe Patriarca(Nardò)|S. Giuseppe]] e costruivano la Guglia dell’Immacolata (1769). Il ricco ricamo del portale-balcone, intagliato nella tipica pietra locale, si presenta finemente decorato con volute e foglie intrecciate mimetizzate nella fitta ornamentazione, che travalica il portale stesso; esso costituisce un pregevole esempio di barocco salentino. È completato da una interessante soluzione di arte applicata: la rosta in legno ([[XVI secolo|XVI]]-[[XVII secolo]]), inserita come sovraporta d’ingresso, è dotata di raggiera a ruota di carro con maschera apotropaica al centro. Nel cortile l’accesso al piano superiore è garantito da una scala “a giorno”, che diventa elemento di continuità tra lo spazio della corte e l’abitazione vera e propria. All’interno, costituito da numerosi ambienti, oggi sapientemente restaurati, è possibile osservare la struttura dei fabbricati cinquecentesche dei successivi interventi sei-settecenteschi.<ref>[http://www.hmdomus.com/spip.php?rubrique3&lang=it&rub= Hm Domus group<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Secondo lui l'amicizia sarebbe un sentimento esclusivamente dei buoni, scredita la visione degli stoici che legavano la bontà alla sapienza, ma che negavano che un uomo così sapiente (e quindi buono) fosse mai esistito. In ogni caso persone definite sapienti come Gaio Fabrizio, Manio Curio, Tiberio Coruncanio, erano palesemente buone. Furono ritenuti buoni perché seguirono, per quanto possibile agli uomini, la natura. Lelio definisce buone le persone dalla forte lealtà e generosità, privi di cupidigia e di vizi. L'uomo segue questo principio: i concittadini sono più cari degli stranieri e i familiari degli estranei, perché con questi è la natura stessa a generare l'amicizia. Nonostante ciò, l'amicizia è superiore alla parentela.
==== Palazzo Personè ====
[[File:Palazzo Personè (Nardò).jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo Personè]]
L'edificio ha origini sicuramente quattrocentesche, ma il suo momento di maggior splendore risale al periodo [[Barocco]], quando divenne dimora dei nobili Massa, una delle famiglie più potenti della zona, così ricca da possedere decine di masserie in tutto il territorio pugliese.
Alla fine del ’700 – caduti in disgrazia i Massa – tutta l’area fu acquisita dai nobili Personè di Nardò, baroni di [[Ogliastro]], [[Carpignano Salentino]], [[Castro]] e [[Pallio]]. Originari del Bergamasco (pare della città di [[Albino (Italia)|Albino]]), attraverso i discendenti, prima Luca e poi Alessandro e Francesco, diedero vita ad un processo di riedificazione dell’intero isolato, realizzando uno degli edifici più imponenti della città, al punto da essere chiamato il “palazzo delle 100 stanze”.
Adibita a ricettività turistica, oggi costituisce solo una parte dell’intero Palazzo Personè a S. Giuseppe, dove ancora si trovano testimonianze vive del recente passato: affreschi, pavimenti lastricati e mosaicati, pavimenti con parquet, scala di rappresentanza e quadri d’epoca, mentre al piano terra sono ancora integri una originale “scuderia” e numerosi altri locali adibiti a frantoi o depositi per le derrate alimentari e la conservazione dell’olio e del vino.<ref>[http://www.personepalace.it/storia.html Storia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
'''VI (20-22) :''' L'amicizia è un accordo – secondo Lelio – tra le cose divine e umane, accompagnato dall'affetto. È una delle cose migliori date agli uomini. La ricchezza, la salute e la potenza sono meno importanti perché passeggere, mentre il piacere è proprio delle bestie. Chi considera la virtù come il bene maggiore, non è da biasimare perché l'amicizia è propria solo dei virtuosi. Lelio scarta definizioni troppo rigide e astratte di virtù, citando personaggi virtuosi (Paolo, Catone, Galo, Scipione, Filo). Citando Ennio (Incerta), Lelio inizia a elencare i numerosi aspetti positivi dell'amicizia: avere qualcuno a cui raccontare tutto, con cui condividere la buona fortuna e sopportare la cattiva sorte. L'amicizia racchiude in sé più beni. Anche l'amicizia volgare o mediocre giova, ma quella di cui Lelio parla è quella nobile, propria solo di poche persone.
==== Palazzo Tafuri ====
[[File:Palazzo Tafuri (Nardò).jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo Tafuri]]
Il palazzo fu costruito nel XVII secolo e fu ristrutturato nell’arco del tempo, infatti la facciata principale risale al 1841; all’interno era ubicata la Cappella dell’Immacolata.
 
'''VII (23-25) :''' L'amicizia è superiore a tutte le cose perché dona speranza e non fa piegare l'uomo dinnanzi al destino. Guardare un amico è come rimirare se stessi e anche la morte sembra piacevole, perché accompagnata dal ricordo. La società si basa sull'amicizia, senza la quale neanche le case si ergerebbero, infatti allude a Empedocle (senza nominarlo), il quale diceva che l'amicizia compone e disgrega tutte le cose del mondo. Allude anche a un dramma di Marco Pacuvio (probabilmente Dulorestes), molto gradito al pubblico, in cui Pilade afferma di essere Oreste per salvare l'amico. Lelio dichiara di non avere altro da dire sull'amicizia e di chiedere altro a chi è solito discutere di filosofia.
==== Palazzo Vescovile ====
[[File:Palazzo Vescovile (Nardò).jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo Vescovile]]
Il Palazzo Vescovile, che è ubicato accanto alla Cattedrale, fu costruito nel [[1830]] per volere dei Vescovi Lettieri, Ricciardi e Vetta. Lo stemma di quest’ultimo, infatti, è presente su un arco interno, dal quale si accede all’ampio giardino. All’interno del palazzo si possono ammirare numerose tele raffiguranti non solo immagini sacre, ma anche tutti i vescovi succeduti dal [[1413]] ad oggi.
 
Fannio dichiara che preferisce chiedere a Lelio. Scevola osserva che questo non è comunque pari al discorso sullo stato (De Re Publica), durante il quale Lelio aveva abilmente discusso per difendere la giustizia. Fannio ribatte che sarà stato facile per lui essendo una persona giusta, così Scevola trova uno stratagemma per farlo continuare, dichiarando che per un uomo come lui sarebbe stato altrettanto facile difendere l'amicizia.
==== Altri Palazzi Storici ====
[[File:Palazzo Romano (Nardò).jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo Romano]]
[[File:Palazzo Pignataro (Nardò).jpg|thumb|upright=0.8|Palazzo Pignataro]]
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* Palazzo Antico
* Palazzo Aprile (XVIsecolo)
* Palazzo Colosso
* Palazzo De Noha
* Palazzo De Vitis
* Palazzo Dell'Abate
* Palazzo Fedele
* Palazzo Fonte (XIX secolo)
* Palazzo Formoso
* Palazzo Gaballo
* Palazzo Giannelli-Del Prete
* Palazzo Giulio
* Palazzo Manieri
* Palazzo Maritati
* Palazzo Mera
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* Palazzo Perrone
* Palazzo Personè-Onorato
* Palazzo Pignataro
* Palazzo Pignatelli
* Palazzo Potenza (XVII secolo)
* Palazzo Romanello
* Palazzo Romano
* Palazzo Saetta
* Palazzo Sambiasi
* Palazzo Tarantino
* Palazzo Vergari
* Palazzo Zuccalà (XIV secolo)
* Palazzo Zuccaro.<ref>[http://www.viveresalento.info/p/nardo/i/cult.asp]</ref>
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'''VIII (26-28) :''' Quasi costretto a continuare, Lelio riflette su un altro punto: se alla base dell'amicizia ci sia la necessità di avere favori o qualcosa di più nobile. È infatti l'amore il primo motore dell'amicizia. Ci sono rapporti finalizzati a certi scopi, ma questi non sono di amicizia. Lelio crede che l'amicizia sia da legare alla natura piuttosto che alla riflessione sull'utilità che essa possa portare. Questo aspetto si può notare sia nelle bestie che nell'uomo, legati naturalmente con i figli da un rapporto di amore. Inoltre in un amico si scorge un alone di virtù. È proprio la virtù che porta ad amare qualcuno, anche tra chi non si è mai visto, come Gaio Fabrizio e Manio Curio. Invece si è portati a odiare chi non è virtuoso, come Tarquinio il Superbo, Spurio Cassio o Spurio Melio. La virtù ci rende più graditi anche i nemici, come Pirro e Annibale.
==== Masserie ====
* Masseria Bellanova: si presume che sia stata edificata per difendere le persone, il bestiame ed i prodotti agricoli da incursioni e attacchi, andando incontro nel tempo ad interventi e ristrutturazioni. L'imponente torre centrale è databile attorno al [['400]], mentre l'attuale prospetto è costitiuto da un palazzo stile fiorentino.
* Masseria Brusca: situata a monte del Parco di Portoselvaggio, la Masseria Brusca è una delle poche sul territorio ad essere in piena attività sia agricola che di allevamento e produzione di latticini. Vanta un complesso con stalle, magazzini, laboratorio caseario. È abbellita da una deliziosa chiesetta barocca del [[1700|'700]] e da un incantevole giardino, protetto da un imponente muro a secco.
* Masseria Carignano Grande: riporta il nome dell'antico casale. Già abitata nel [[1400]] è una delle costruzioni rurali fortificate che meglio fa capire il gusto della classe sociale del tempo. Ogni elemento, il pozzo, i portali, le finestre e la facciata attribuiscono all'edificio uno stile proprio delle ville rustiche più che delle masserie fortificate.
* Masseria Giudice Giorgio: l'edilizia rurale fortificata trova, in questa masseria, ampia rappresentazione. Caditoie e garitte angolari, collegati da un corridoio coperto, danno alla costruzione la struttura di un piccolo castello. La spettacolarità scenografica dell'edificio fa di esso un vero e proprio monumento architettonico del paesaggio agrario salentino. Nel [[1721]], la Masseria Giudice Giorgio - con i suoi 100 tormoli di terra seminatoio-macchinosa e 1045 alberi di ulivo - era di proprietà di una nobile famiglia leccese (Della Ratta). Le attestazioni storiche rilevano la costruzione già nel [[XIV secolo]].
* Masseria Il Console: un parapetto appena sporgente su un elegante motivo di archetti e beccatelli ci porta a datare il nucleo originale dell'edificio al [[1400]]. Il fabbricato si è poi arricchito ulteriormente nel [[1800]] con un fabbricato a due piani.
* Masseria Nucci: della masseria si nota l'elegante mole della [[Torre colombaia]] di forma cilindrica. Il complesso non è di importanza rilevante ma il suo nucleo originario (la torre a due piani leggermente scarpata) è del primo [['400]]. Nel [[1699]] fu ceduta da Marco D'Aprile al Monastero di S. Chiara in Nardò.
* Masseria Rotogaleta: il nome potrebbe derivare dall'erba denominata "calia" (cicoria di campo) che cresce in quella zona o da quello dei Rotogaleto, un tempo proprietari della masseria. I corpi di fabbrica principali sono quelli addossati sul lato sud e ovest del recinto, su quest'ultimo sono posti il portale di ingresso, una cappella ed una torre risalente probabilmente al [[XVI secolo]]. Il corpo originario è stato rimaneggiato nel tempo. I due livelli dell'edificio sono composti da vari ambienti coperti a botte.
* Masseria Sciogli: si compone di due torri affiancate ma di epoche diverse. La scala di servizio che sale la prima torre ne ricorda l'originario sistema difensivo costitiuto da un ponte levatoio e da una caditoia ancora presente. Da apprezzare la decorazione che delinea il parapetto.
* Masseria Trappeto: maestosa costruzione che ben rappresenta lo stile delle residenze signorili cittadine. All'edificio-torre si appoggia la scala portando l'occhio verso il delicato cordone marcapiano che delimita gli spazi sottostanti. La masseria è cinta da un'ampia muraglia con un insolito camminamento di ronde. Il portale di ingresso è sormontato dallo stemma della famiglia Massa (proprietaria attestata nel [[1750]]) ed è lo stesso stemma rappresentato più volte nella cappella con ingresso sia dal cortile che dal piazzale antistante. A poca distanza dal nucleo centrale si trova la [[Torre colombaia]] a base quadrata con un gentile motivo decorativo di coronamento.
 
'''IX (29-33) :''' L'amore è ancora più grande in coloro in cui si scorge la virtù e che ci sono legati. L'amore viene rinforzato dal bene ricevuto e dalla devozione. Questo, unito alla simpatia a pelle, possono far nascere una profonda amicizia. Gli Epicurei sostengono che l'amicizia nasce dalla debolezza e dalle mancanze degli uomini. Ma se così fosse solo chi ha bisogno, cercherebbe di creare un rapporto. Lelio espone l'esempio del deceduto Scipione che di certo non aveva bisogno di lui e spiega che il loro affetto si è fondato sulla stima reciproca. I favori che ne seguono non sono comunque fondamentali.
Tantissime altre [[masserie]] fortificate e non, sparse sul territorio comunale sono<ref>[http://www.a21arneo.it/RapportoStatoAmbiente1/Index242.htm] Masserie e siti architettonici della Terra d'Arneo</ref>:
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* Masseria Abate Cola
* Masseria Agnano
* Masseria Ascanio
* Masseria Auletta
* Masseria Carignano Piccolo
* Masseria Castelli Arene
* Masseria Cicco Gatto
* Masseria Corsari
* Masseria Corigliano
* Masseria Corte Vetere
* Masseria Donna Domenica
* Masseria Dell'Alto
* Masseria Ingegna
* Masseria La Grande
* Masseria Le Stanzie
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* Masseria Le Tagliate
* Masseria Li Pagani
* Masseria Manieri D'Arneo
* Masseria Olivastro
* Masseria Pantalei
* Masseria Puzzovivo
* Masseria Santa Chiara
* Masseria Tagliate
* Masseria Torsano
* Masseria Termide
* Masseria Torre del Cardo
* Masseria Torre Mozza
* Masseria Torre Nuova
* Masseria Zanzara
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Sostiene anche che, l'amicizia derivando dalla natura e questa essendo la natura immutabile, la vera amicizia dura in eterno.
==== Ville ====
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* Villa Saetta: costituita in gusto eclettico nel [[1892]] su progetto dell'architetto Carlo Luigi Arditi. La facciata, concava, è impreziosita da un belvedere a trifora; le pareti sono decorate in giallo e rosso
* Villa Vescovile: sorta tra i secoli [[XVIII secolo|XVIII]]-[[XIX secolo|XIX]] (terminata nel [[1838]]), era la residenza estiva dei vescovi di Nardò. Presenta un prospetto dalle linee raffinate. È stata recentemente restaurata
* Villa Taverna: risalente al [[XVIII secolo]], sorta su preesistenze quattrocentesche, è dotata di un sontuoso portale inserito in una elegante facciata
* Villa Vaglio Massa oggi Caputo: edificata alla fine del [[XIX secolo]], è circondata da un vasto parco. Ha un elegante prospetto color rosso cupo, abbellito da finestre e balconi in [[pietra leccese]]
* Villa Cristina oggi De Benedittis: costruita tra il [[1920]] e il [[1930]], su progetto dell'ingegnere Generoso De Maglie, è di gusto eclettico; il prospetto principale è caratterizzato da una scala con parapetto dai motivi arabeggianti e lo stemma dei primi proprietari, i baroni Personè
* Villa Personè: progettata dall'ingegnere Generoso De Maglie e costruita nel 1910, ha una scalinata ad elementi decorativi in [[pietra leccese]]
* Villa Vetere oggi Venturi: di gusto classicheggiante, fu ricostruita negli anni venti del [[XX secolo]], su un progetto degli ingegneri Francesco Caroli e Ciro Castrignanò
* Villa di Portoselvaggio: sorge sulle strutture medievali dell'abbazia di Santa Maria dell'Alto, successivamente trasformata in residenza padronale. Dell'antica abbazia rimane l'annessa chiesa, rimaneggiata nel periodo barocco, decorata da un pregevole affresco di Madonna ełeusa (inizi del [[XIV secolo]]), "prezioso documento della cultura bizantina metropolitana". È quanto sopravvive della originaria decorazione pittorica
* Villa Tafuri: nei pressi del parco di Portoselvaggio, è caratterizzata da una struttura sontuosa ed elegante
* Villa Del Prete ([[1912]])
* Villa G. Zuccaro oggi De Mitri ([[1928]])
* Villa Muci oggi Fonte ([[1896]])
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'''X (33-35) :''' Lelio inizia ad esporre quello che si diceva sull'amicizia tra lui e Scipione l'Emiliano. Quest'ultimo sosteneva che fosse difficile che un'amicizia durasse per sempre, per disaccordi politici che si possono creare o per i reciproci interessi che cambiano. Faceva l'esempio dell'amicizia tra giovani che si conclude presto per litigi di vario genere (partito di matrimonio, un bene che entrambi non possono raggiungere). Le cose che maggiormente possono distruggere un'amicizia sono la brama di denaro e la corsa a una magistratura, anche chiedere di fare qualcosa di disonesto a un amico può rovinare il rapporto.
==== Acquario del Salento ====
L'Acquario del Salento, sito nella frazione di [[Santa Maria al Bagno]], è una struttura di 350&nbsp;m² realizzata nell'ex scuola materna recentemente ristrutturata di via Cesare Augusto 8, a pochi metri dal Museo della Memoria e dell'Accoglienza.
L'Acquario del Salento nasce nell'ambito del progetto APREH (interdisciplinary Acquaria for the PRomotion of Environment and History) finanziato con i fondi del Programma di Cooperazione Territoriale Grecia-Italia 2007/2013 e ha visto la partecipazione, tra gli altri, di enti e istituzioni della zona quali l'[[Università del Salento]] (Leader Partner del Progetto), la [[Provincia di Lecce]] e la Municipalità di Nardò. Il progetto prevede, inoltre, la realizzazione di una struttura gemella nel comune di [[Cefalonia]].
L'edificio è composto da:
* 22 acquari (di cui 5 destinati alla sala quarantena) in cui sono esposte le riproduzioni di alcuni [[relitti]] tuttora presenti lungo la costa, ricostruiti così come appaiono oggi, dopo una secolare convivenza con il mare e i suoi organismi
* Una sala multifunzionale che può ospitare circa 50 posti a sedere dedicata ad attività didattiche, alla proiezione di filmati o ad ospitare convegni e mostre temporanee.<ref>[http://www.gas-online.org/2015/02/presentazione-pubblica-dellacquario-del-salento/ Presentazione pubblica dell’ACQUARIO DEL SALENTO | G. A. S. - Gruppo Acquariofilo Salentino<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
'''XI (36-39) :''' Analizza fino a quanto un amico può fare per un altro. Fa l'esempio di Coriolano o di Melio, che nessuno avrebbe aiutato. Cita anche Quinto Elio Tuberone che con altri avevano abbandonato Tiberio Gracco. Al contrario racconta di Gaio Blossio di Cuma che avrebbe fatto qualsiasi cosa per il tribuno. Secondo Lelio si dovrebbe sempre fare ciò che dice un amico, qualora però non crei disordini o inconvenienti.
=== Architetture militari ===
==== Castello Acquaviva ====
[[File:Castello Acquaviva di Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Castello Acquaviva]]
Le prime notizie sul castello risalgono alla seconda metà del [[XV secolo]], quando la sua edificazione segnò il passaggio dalla [[Angioini|dominazione angioina]] a quella [[Aragonesi|aragonese]], che in città coincise con l'affermazione della famiglia [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva]]. La struttura fu opera dell'architetto [[Giulio Antonio Acquaviva]], duca di [[Atri]] e allievo di [[Francesco di Giorgio Martini]]. Probabilmente l'edificio fu concepito come ampliamento di una costruzione precedente, e si caratterizzò con un impianto quadrangolare cinto da mura e circondato da un profondo fossato. Il maniero era completato agli spigoli da quattro massicci torrioni a mandorla sporgenti; uno dei quali fu poi fatto ricostruire dal [[Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona|Guercio di Puglia]] dopo la rivoluzione neretina del [[1647]] scoppiata in concomitanza con la rivolta popolare di [[Napoli]] guidata da [[Masaniello]]; sicuramente tutto l'edificio si sviluppava su quattro livelli in cui erano distribuite circa 49 stanze.<br />Il Castello perse parte della sua consistenza quando fu oggetto di un decisivo rimaneggiamento che lo portò alla trasformazione in residenza civile della famiglia ''Personè'' tra la fine del [[XIX secolo]] e gli inizi del [[XX secolo]], su progetto dell'ingegnere Generoso De Maglie di [[Carpignano Salentino]]. Di mirabile fattura rimangono i cornicioni della parte più alta delle torri, lievemente aggettanti, che poggiano su piccoli [[beccatelli]] a mensola. Anche la facciata principale, decorata con motivo a bugnato, è frutto del rimaneggiamento ottocentesco, e caratterizza oggi l'aspetto definitivo di questo ormai nobile palazzo che ospita la sede del Municipio.
 
'''XII (40-43) :''' Ammettere di aver nociuto allo stato per un amico è una scusa inaccettabile. A causa delle amici di Tiberio Gracco, Scipione Nasica era stato costretto a lasciare Roma. Lelio è preoccupato di cosa possa accadere durante il tribunato di Gaio Gracco, perché la condizione è sempre più preoccupante, soprattutto dopo le leggi Gabina e Cassia; il popolo gli sembra sempre più potente e distante dal senato, quindi più difficile da controllare. Invita così gli uomini buoni di non assecondare ogni richiesta, anche malvagia, degli amici. Paragona Temistocle a Coriolano, i quali avrebbero dovuto tollerare in silenzio l'esilio.
==== Torri costiere ====
{{vedi anche|Torri costiere del Salento}}
* [[Torre del Fiume di Galatena]]
* [[Torre Santa Caterina]]
* [[Torre Santa Maria dell'Alto]]
* [[Torre Uluzzo]] o Crustano
* [[Torre Inserraglio]] o Critò
* [[Torre Sant'Isidoro]]
* [[Torre Squillace]]
 
'''XIII (44-48) :''' Lelio elenca le leggi che devono regolare un'amicizia: non chiedere cose disoneste agli amici, anzi bisogna ammonire i cattivi comportamenti e dare consigli; tenere larghe le redini di un'amicizia e tirarle a piacimento, l'amicizia dovrebbe portare alla tranquillità, per questo, come alcuni ritengono, non si può basare sulla ricerca di favori o potere.
=== Altro ===
==== Piazza Salandra ====
[[File:Piazza Salandra Nardò.jpg|thumb|upright=0.8|Piazza Salandra]]
Piazza Salandra è stata sempre il cuore pulsante della città neretina, centro della vita religiosa e amministrativa sin dai suoi arbori. Detta in origine "Piazza delle Legne" e successivamente conosciuta come "Piazza Municipale", risale al [[XIV secolo]].
Collegata da via Duomo a Piazza Pio IX, vicina all'antico teatro comunale, alle Chiese dell'Immacolata e di S. Giuseppe, l'"agorà" è resa ancora più importante dalla presenza di numerosi monumenti di una certa rilevanza storica e architettonica. Tali sono la Guglia dell'Immacolata, il Sedile, La Chiesa di San Trifone, il vecchio Palazzo dell'Università, la Chiesa di San Domenico e la Fontana del Toro.
 
Anche se l'animo dell'uomo sapiente è sensibile al dolore, questo non deve comunque sottrarsi all'amicizia per paura o seguendo l'idea stoica secondo cui sarebbe da evitare tutto ciò che turbi la pace, perché sarebbe come ripudiare la virtù stessa.
==== Guglia dell'Immacolata ====
[[File:Nardò Colonna.JPG|thumb|upright=0.8|Guglia dell'Immacolata]]
La Guglia dell'Immacolata, realizzata per forte volontà di tutta la popolazione neretina a seguito del funesto terremoto che sconvolse tutto il [[Salento]] nel [[1743]], fu inaugurata nel [[1769]]. Alta 19 metri, secondo lo stile del barocco pugliese, di forma piramidale a pianta ottagonale, la costruzione in carparo è costituita da cinque differenti sezioni di grandezza crescente dal basso verso l'alto e presenta alla base le statue di [[San Giuseppe]], [[Santa Anna]], [[San Gioacchino]] e [[San Domenico]].
Una serie di fregi, decorazioni e cuspidi accompagnano il monumento sino alla sua estremità dove si erge la statua di [[Maria Immacolata]]
 
'''XIV (48-51) :''' Nulla è piacevole quanto il contraccambio dei servigi, quando c'è l'amicizia, ed entusiasmarsi per i successi altrui. Inoltre l'amicizia si basa sulla somiglianza: i buoni attirano a sé uomini buoni e giusti. Questa stessa bontà si estende anche all'altra gente, perché l'amore, non essendo egoista, punta a voler proteggere interi popoli. Non è l'utilità che deve spingere l'uomo a creare l'amicizia, ma la gioia di vedere l'amore dell'altro. Non è l'amicizia a seguire l'utilità, ma l'utilità a seguire l'amicizia.
==== Fontana del Toro ====
[[File:Nardò Fontana del Toro.jpg|thumb|upright=0.8|Fontana del Toro]]
La Fontana Del Toro, raffigurante un giovane e possente toro che scava con la zampa il terreno, venne realizzata nel [[1930]] dal maestro neretino Michele Gaballo e fu consegnata alla [[Città]] l'otto dicembre [[1930]] per l'inaugurazione della conduttura dell'[[Acquedotto Pugliese]].
Il toro è incorniciato da una fascia decorativa con anguille intrecciate atte, probabilmente, a simboleggiare la purificazione dell'acqua. Questa, preziosissima, è raccolta nella vasca a sbalzo e versata a cascata in quella sottostante dove zampilla anche l'acqua proveniente dalle bocche dei due mascheroni posti sotto le anfore.
Nei tondi ai lati del monumento sono riprodotti lo stemma civico e l'emblema della [[Provincia di Lecce]] che sostituì l'originaria insegna [[fascista]].
 
'''XV (52-54) :''' Chi vuole essere amato senza amare e vivere nella ricchezza, è un tiranno. Quando i tiranni cadono si capisce quanto fossero privi di amici. La sua fortuna tiene stretti uomini che lo servono, ma che in realtà non nutrono nei suoi confronti una sincera amicizia, perché soggiogati dall'alterigia e dall'arroganza. Tutti i beni acquistabili, non sono duraturi e utili quanto l'amicizia.
==== Tempio de L'Osanna ====
[[File:Nardò L'Osanna.JPG|thumb|upright=0.8|Tempio de L'Osanna]]
"Hoc Osanna ad Dei cultum a fundamentis aere erigendum curarunt Octavius Theotinus et Lupus Antonius Dimitri Sindaci 1603". Questo quanto si legge sul cornicione del particolarissimo tempietto dell'Osanna.
Eretto nel [[1603]] dai Sindaci Teotino e Dimitri nelle immediate vicinanze dell'ormai simbolica Porta San Paolo, è situato all'incrocio fra il viale che cinge il centro storico e quello che conduce a [[Lecce]].
Ha pianta ottagonale con otto colonne congiunte da archetti polilobi oltre ad una colonna centrale a sostegno della cupola contenente le otto guglie ed è stato definito per la sua impostazione architettonica "ghotic revival".
Sin dalla sua edificazione fu utilizzato per la consacrazione nella [[Domenica delle Palme]] e successivamente assunse un valore notevolmente importante per la benedizione delle campagne.
Rappresenta inoltre uno dei pochi monumenti neretini consegnatoci dall'epoca barocca.
 
'''XVI (56-60) :''' Circa il limite dell'affetto da provare verso un amico, ci sono tre opzioni, che Lelio non condivide: la prima è di voler bene a un amico quanto a se stessi, la seconda di voler bene nella misura in cui loro ce ne vogliono, la terza che una persona si stimi nella misura in cui gli amici lo stimano. La prima porta a fare troppo per gli amici, la seconda riduce il rapporto a un vincolo di doveri e la terza smorza la speranza di migliorarsi.
==== Giardino Botanico Storico "Villa Comunale" ====
Il giardino del Castello, comunemente chiamato "Villa Comunale" è sicuramente - per la sua antica origine e per la suggestione della composizione scenica vegetale - uno dei giardini storici più belli e rappresentativi del territorio salentino. Il giardino è pertinenza della cinquecentesca residenza degli [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva d'Aragona]], passata poi alla famiglia [[Personè]] e dal 1936 sede del Municipio. Il giardino, nella seconda metà dell'[[Ottocento]], fu impiantato nell'antico fossato da Generoso De Maglie, artificioso ed eclettico ingegnere che cambiò aspetto al Castello introducendo varie specie arboree (pini d'Aleppo, lecci, yucche) e un pregevole tempietto pavimentato da maioliche azzurre. L'impianto vegetale si presenta secondo uno stile a metà tra il giardino formale "all'italiana" - data l'articolazione dello spazio in aiuole cinte da siepi in forma obbligata - e il parco paesaggistico "all'inglese" per il fitto intrico di chiome su piani vari di specie tipicamente forestali come Pino d'Aleppo ([[Pinus halepensis]]) e Leccio ([[Quercus ilex]]).
Il Parco è stato di recente oggetto di restauro botanico conservativo con interventi colturali di risanamento e rivitalizzazione, improntati al rispetto delle stratificazioni nobili e alla valorizzazione nel senso dell'intento originario, che era quello di creare un "giardino dello stupore" ricco di forme vegetali rare (nuove per i tempi) e multiformi e policrome. Si è selezionata una varietà di essenze tale da contemperare l'esigenza compositiva e pittorica (del giardino) con quella scientifica-didattica (dell'orto botanico). Il progetto di restauro, nell'intento di valorizzare la flora locale senza escludere la possibilità di introdurre nuove specie di un dato ambiente, fa leva su tre temi dominanti rappresentati: dal [[Palmeto diffuso]], in coerenza con il senso ispiratore originario di giardino di acclimatazione voluto per stupire gli ospiti con piante scenografiche e stilizzate; l'[[Evoluzione delle Piante]], a valenza scientifica-didattica e le [[macchia mediterranea|Macchie Mediterranee]].
Tra le specie rare e pregiate superstiti spiccano:
* [[Justicia adhatoda]] - fam. Acanthaceae, originaria di India e Sri-Lanka;
* [[Malvaviscus arboreus mexicanus]] - fam. Malvaceae, originaria del Sud America;
* [[Livistona australis]] - fam. Palmae, elegantissima quanto rara - da noi - palma australiana.
Altre piante degne di nota, più comuni ma notevoli per dimensioni e vetustà:
* [[Yucca elephantipes]], specie sudamericana;
* [[Washingtonia robusta]], specie nordamericana;
* [[Pinus halepensis]], il comune pino circumediterraneo;
* [[Schinus molle]], detto comunemente Falso Pepe, originario del Sud America sub tropicale;
* [[Phoenix dactilifera]], nobilissima specie di palma nordafricana;
* [[Chamerops humilis]], unica specie di palma autoctona italiana.
È stato introdotto, inoltre, l'[[HORTUS SALLENTI]], una collezione di specie botaniche endemiche salentine.
 
Scipione criticava la massima di Biante sull'amicizia, secondo cui ci si doveva avvicinare a un amico pensando che quello un giorno sarebbe potuto diventare un nemico.
=== Aree naturali ===
==== Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano ====
[[File:Palude del Capitano.JPG|thumb|upright=0.8|Palude del Capitano]]
{{vedi anche|Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano}}
Il Parco, istituito con Legge Regionale n.6 del 15 marzo [[2006]], si estende su 1.122 ettari e ricade interamente nel comune di Nardò. Comprende 300 ettari di zona pinetata attrezzata e circa 7 chilometri di costa rocciosa e frastagliata. Nella parte settentrionale si estende il [[sito di interesse comunitario]] della ''Palude del Capitano'', uno specchio d'acqua alimentato da acque dolci sorgive e da acque salmastre ospitante numerose specie di animali acquatici e rarissime specie vegetali come la ''Sarcopoterium spinosum'', comunemente conosciuta con il nome di ''Spinaporci''.<br />Nel Parco ricadono anche i Siti di Interesse Comunitario "Torre Uluzzo" e "Torre Inserraglio" e numerose aree di interesse storico, archeologico, paleontologico e paesaggistico come le torri costiere, le masserie di ''Torre Nova'' e dell'''Alto'' (quest'ultima sorta nel XVI secolo sui resti di un antico monastero italo-greco e poi benedettino fondato nel [[1125]] e di cui resta la chiesa, rimaneggiata in epoca barocca, che conserva ancora un affresco della Madonna col Bambino), le grotte emerse e sommerse, il pianoro di ''Serra Cicora'' con i reperti risalenti al periodo [[neolitico]] e la località ''Frascone'' in cui i recenti scavi hanno evidenziato un insediamento di [[Roma imperiale|età romana imperiale]]<ref>[http://www.portoselvaggio.net/] Sito del Parco</ref><ref>[http://www.lecce360.com/Vr_hr/Porto_Selvaggio/ Panoramica di Porto Selvaggio]</ref>.
 
'''XVII (61-64) :''' Secondo Lelio l'amicizia può essere profonda solo quando i costumi di entrambi siano corretti, in modo che qualunque favore fatto a un amico non porti disonore. C'è un limite d'indulgenza verso gli amici, perché bisogna sempre tener presente la virtù. Bisogna scegliere bene i propri amici, così da circondarsi di persone costanti e diligenti. Bisogna verificare il carattere quando si è all'inizio dell'amicizia, così da eventualmente mantenere le distanze.
=== Reperti Archeologici ===
==== Sito archeologico di Serra Cicora ====
Di notevole interesse storico e paesaggistico, il sito archeologico di Serra Cicora sorge su un ampio pianoro che si affaccia sulla costa ionica, visibile lungo il tratto di strada provinciale che da Sant' Isidoro (Nardò) conduce a Porto Selvaggio (Nardò)
Il sito è stato frequentato durante il [[neolitico]] e più precisamente in due fasi risalenti al VI e al V millennio a.C. In quest’ultima fase il pianoro è stato adibito a necropoli. Sul versante che guarda l’entroterra, il sito è cinto da un imponente muro a secco la cui costruzione è databile, almeno in parte, al neolitico antico. In un tratto ben conservato, infatti, al di sotto dei suoi massi di fondazione è stata rinvenuta una sepoltura risalente alla prima metà del VI millennio a.C. La necropoli di Serra Cicora ha restituito evidenze funerarie di varia tipologia tra le quali spicca una costruzione a secco di tipo megalitico contenente quattro individui. Frequenti sono le sepolture, singole o con più individui, racchiuse in circoli di pietre.
Non mancano, infine, quelle in fossa semplice. Il rituale funerario prevedeva che il defunto fosse deposto sul fianco destro in posizione rannicchiata e con lo sguardo rivolto a est. Al centro del pianoro è stata rinvenuta, inoltre, una singolare testimonianza: una piccola capanna rituale, probabilmente legata alle cerimonie funebri che sul sito si svolgevano, sulla cui soglia era deposto un individuo. Alcune sepolture contenevano pregiati oggetti di corredo quali, ad esempio, vasetti decorati con motivi a "S" e a spirale (stile Serra d’Alto); altre invece oggetti della quotidianità come elementi di falcetto e ciotole inornate; una, infine, una scapola di bue. Parte delle evidenze archeologiche di Serra Cicora possono essere visitate presso il Museo Castromediano di [[Lecce]] che, accanto ad alcuni oggetti di corredo, conserva la riproduzione a grandezza naturale della capanna rituale e della tomba di tipo megalitico.<ref>[http://eneaportal.unile.it/sul_cammino_di_enea_it/lecce/punti-di-interesse/siti-archeologici/serra-cicora/il-sito-archeologico-di-serra-cicora Il sito archeologico di Serra Cicora — "Sul Cammino di Enea" Project<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Trovare la vera amicizia è difficile soprattutto tra gli uomini politici, perché il potere e il denaro corrompono l'uomo. Molte persone disprezzano gli amici nella fortuna o abbandonano quelli in difficoltà. Chi invece è costante in entrambi i casi, è un uomo di carattere.
==== Insediamento portuale di età messapica e repubblicana ====
Ubicato sul litorale ionico, a pochi km in direzione W dal centro di Nardò, il sito di Santa Caterina si configura come un approdo naturale che nel corso dei secoli, in concomitanza con il graduale accrescimento dell’insediamento abitativo neretino, venne fornito di veri e propri apprestamenti portuali e cinto da una cortina muraria. Tra i materiali più antichi, si registrano sporadici rinvenimenti di ceramiche protostoriche che possono indiziare una presenza antropica più o meno stabile ed organizzata in quest’area già nel periodo compreso tra l’età del Bronzo e la successiva età del Ferro. Risale al 1991, invece, l’importante scoperta di alcune antiche opere edilizie portate in luce in corrispondenza della battigia in seguito ad una violenta mareggiata. In particolare, sono stati individuati i resti in fondazione e parte dell’alzato di una muratura realizzata con piccoli blocchi squadrati allettati tramite l’impiego di terreno argilloso. L’area compresa all’interno del perimetro di queste strutture ha rivelato la presenza di un crollo di materiali di copertura (tegole) misto a pietre di piccole dimensioni e a frequenti tracce di bruciato (cenere). Relativamente al sistema di fortificazione, sono stati riconosciuti parte del fossato di età ellenistica (lunghezza 27&nbsp;m circa, larghezza 4,5&nbsp;m) ed un breve tratto in fondazione di un coevo muro a blocchi in opera isodomica (lunghezza 2,7&nbsp;m). I materiali fittili associati alle opere infrastrutturali sopra descritte testimoniano un’occupazione più o meno continuativa del sito nell’arco cronologico compreso tra V e I sec. a.C. e consentono di distinguere due principali fasi di utilizzazione dei servizi portuali: la prima si estende approssimativamente dalla seconda metà del IV sec. a.C. alla prima metà del secolo successivo, mentre la seconda interessa la tarda età repubblicana (II-I sec. a.C.). Le classi ceramiche maggiormente rappresentative tra quelle attestate a Santa Caterina sono la ceramica attica, quella a vernice nera e quella a fasce. Destano interesse, inoltre, i numerosi esemplari anforari, che documentano in maniera diretta ed inequivocabile le intense attività commerciali svolte in antico all’interno dell’insediamento: prevale la tipologia delle anfore greco-italiche (IV-III sec. a.C.), mentre risultano abbastanza rare le produzioni apule.<ref>[http://www.itineretum.it/]</ref>
 
'''XVIII (65-66) :''' Fondamentale nell'amicizia è la buona fede, che comprende stabilità, schiettezza e vicinanza d'interessi. Nell'amicizia non ci dev'essere nulla di finto e bisogna difendersi dalle accuse, senza essere sospettosi. Ciò va unito a un modo di fare dolce e indulgente.
==== Insediamento rupestre delle "Tagliate" ====
L'insediamento rupestre in località "Tagliate" conta diverse grotte collocate lungo i due costoni rocciosi di una cava di tufo ampia circa 9 ettari e profonda rispetto al livello del pianoro circostante in media poco più di 2&nbsp;m; è ubicato presso la strada vicinale che da Nardò conduce alla Masseria Morige (Galatone), in quello che nel passato era il feudo di Pompiliano. Sul ciglio della strada e al limite del costone roccioso si trovano i ruderi di una chiesetta voltata a botte e munita di campanile a vela, che conservava presso la parete dell'altare, ormai crollata, un affresco ritraente una Madonna con Bambino risalente, molto probabilmente, al XIII secolo; l'edificio fu parzialmente abbattuto da un fulmine nel 1976. Le tipologie presenti sono nettamente differenziate tra i due costoni, e viste nell'insieme le varie cripte dell'insediamento presentano una complessità di aspetti ed una varietà morfologica notevole. Nello spalto roccioso sottostante la chiesa, quello nord-orientale, su un fronte di circa 75&nbsp;m si aprono 3 vani (oltre a parte di un ulteriore vano per lo più demolito) scavati in forma regolare, monoambienti, alti poco più di un paio di metri, con nicchie e croci incise all'interno. I vani su questo lato dell'avvallamento ripropongono una tipologia piuttosto omogenea, con le pareti ricavate nel banco tufaceo e la chiave di volta chiusa mediante una fila di conci in tufo; l'ambiente C, più grande e in posizione centrale rispetto all'insediamento, e probabilmente anche quello B, potrebbero avere avuto una destinazione cultuale. L'ultima struttura su questo lato del complesso è una cisterna, in parte scavata nel tufo ed in parte edificata, di forma parallelepipeda, probabilmente più recente rispetto agli altri vani dello stesso costone roccioso. Tra i diversi ambienti si vedono scalette ricavate nella roccia e vasche per la raccolta delle acque piovane. Sul versante sud-occidentale del costone roccioso si aprono altri due gruppi di grotte, ognuno costituito da tre unità. Qui le tipologie sono più eterogenee, con episodi più antichi ed altri moderni: si individuano due vani a pianta circolare con copertura a trullo, quattro ambienti rettangolari con volta in conci di petra (più o meno simili a quelli dello spalto nord-orientale), ed una grotta interamente scavata nella roccia, oltre ad alcuni probabili forni. Tutti gli ambienti presentano nicchie ed alcove all'interno, mentre sugli stipiti e sulle architravi sono incise numerose croci greche.<ref>[http://www.itineretum.it/index.php?view=article&catid=36%3Aarea-extra-urbana&id=88%3Ainsediamento-rupestre-delle-qtagliateq&option=com_content&Itemid=2]</ref>
 
'''XIX (67-70) :''' Non bisogna stancarsi di una vecchia amicizia e sostituirla con una nuova (cita un proverbio già ricordato da Aristotele nell'Etica Nicomachea: “Multos modios salis simul edendos esse, ut amicitiae munus expletum sit”). Anche se si presenta una nuova amicizia, le vecchie vanno mantenute e coltivate.
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Nardò}}
 
Importante è anche sentirsi pari a chi è inferiore. Cita l'esempio di Quinto Massimo, fratello dell'Emiliano, che era stato da lui onorato e trattato sempre da pari. Chiunque abbia raggiunto qualche successo, deve condividerlo con chi gli è vicino.
=== Etnie e minoranze straniere ===
Al 31 dicembre [[2010]] a Nardò risultano residenti 436 cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono<ref>[http://demo.istat.it/str2010/ Dati Istat]</ref>:
 
'''XX (71-76) :''' I superiori, nell'amicizia, devono abbassarsi e gli inferiori innalzarsi e liberarsi dall'idea di essere disprezzati dagli altri, devono inoltre fare quanto è in loro potere per aiutare.
# [[Romania]] - 151
# [[Albania]] - 67
# [[Polonia]] - 34
 
Bisogna scegliere un'amicizia in età matura, quando cioè il carattere è già formato. Perché cambiando i caratteri, cambiano anche i gusti. L'affetto non deve però impedire all'uomo di fare grandi cose. Lelio prende ad esempio il comportamento di Neottolemo, narrato in una tragedia di Accio, che non sarebbe partito per Troia se avesse ascoltato Licomede.
[[File:Salentino.jpg|upright=0.8|thumb|Diffusione del dialetto salentino]]
[[File:Regione ecclesiastica Puglia.PNG|thumb|upright=0.8|Regione ecclesiastica della Puglia]]
 
'''XXI (76-81) :''' Se si ha un amico le cui azioni sono tanto disdicevoli da portare vergogna a chi gli sta attorno, bisogna pian piano allontanarsi da esso, si devono “dissuandae” senza strapparle, come detto da Catone. Se invece l'amico cambia le proprie idee politiche, bisogna fare attenzione che non diventi un nemico. Fa l'esempio di Scipione, che aveva rotto l'amicizia con Quinto Pompeo sotto richiesta dello stesso Lelio, senza però creare un'inimicizia. Per questo non bisogna stringere amicizia troppo presto. Gli amici degni sono molto rari, chi sceglie gli amici per convenienza, si priva del vero e naturale affetto. Bisogna amare senza esigere nulla in cambio. Questo comportamento è visibile anche negli animali.
=== Lingue e dialetti ===
{{Vedi anche|dialetto salentino}}
Il dialetto parlato a Nardò è il [[dialetto salentino]] nella sua variante centrale che corrisponde al [[dialetto leccese]]. Sebbene simile per pronuncia e per la maggior parte dei termini al resto dei dialetti salentini, presenta numerose "anomalie". Vi sono infatti termini italiani che in quasi tutto il dialetto salentino trovano la stessa traduzione, mentre nel dialetto neretino trovano una traduzione differente, quasi unica.
 
'''XXII (82-85) :''' Chi cerca l'amicizia deve essere una persona per bene che non pretenda dall'altro ciò che lui stesso non è disposto a dare. Una volta creato il rapporto, ci dev'essere la verecundia, ossia il reciproco rispetto. L'amicizia deve essere basata sulla virtù e priva di vizi, affinché l'uomo viva felice con tutti i beni desiderabili (onore, gloria, tranquillità e letizia). Senza la virtù, l'uomo può avere solo falsi amici. Questo è il motivo per cui bisogna giudicare le persone prima di legarsi a esse.
Inoltre, differentemente da quanto accade per i dialetti dei paesi confinanti, ad esempio Porto Cesareo, Copertino, Leverano, i quali tra loro hanno stessa pronuncia e stessi termini, il dialetto neretino sembra quasi essere un caso a parte. La sostanziale differenza si trova nella desinenza dei verbi all'indicativo presente e all'imperfetto delle 3° persone plurali.
 
'''XXIII (86-88) :''' Nonostante sulla virtù, la politica e molte altre cose molti uomini si trovino in disaccordo, sulla necessità e utilità dell'amicizia la pensano tutti alla stessa maniera: senza amicizia non c'è vita. Racconta del matematico Archita, che sosteneva che un uomo, salendo al cielo e mirando la magnificenza degli astri, non ne avrebbe provato alcun piacere se non avesse avuto nessuno a cui raccontarlo.
Nel primo caso (verbi al presente) mentre in quasi tutto il territorio salentino è usata la desinenza -ne (''bruciane = bruciano; cucinane = cucinano)'','' '' a Nardò è usata la desinenza -nu (''brucianu, cucinanu).''
 
'''XXIV (88-90) :''' Molti uomini non ascoltano la natura e creano rapporti di amicizia malevoli. Bisogna rimproverare gli amici solo con animo benevolo e bisogna accogliere le ammonizioni serenamente. Gli amici raramente accettano le critiche. A tal proposito, Lelio cita l'Andria di Publio Terenzio Afro, quando sostiene che dall'ossequio derivano gli amici e della verità l'odio. Per evitare questo, bisogna ammonire con garbo, in modo che non sembri un'offesa. Chi invece non accetta la verità, non può essere salvato. Lelio cita Catone, che invita a stare attenti agli amici che sembrano sempre dolci e non fanno critiche perché non dicono sempre il vero.
Nel secondo caso, mentre a Lecce è usata la desinenza -bu (facitibu = fatevi; spustatibu = spostatevi), nei paesi del basso Salento è usata la desinenza -ve (''facitive = fatevi ; spustative = spostatevi'') a Nardò è usata la desinenza -be (''facitibe = fatevi; spustatibe = spostatevi''). Atra particolarità è il dialetto galatone, dove si usa dire ''facibbe = fatevi, spustabbe = spostatevi.''
 
'''XXV (91-96) :''' L'adulazione è la peggior peste di un'amicizia, distrugge la verità, senza cui non può esserci l'amicizia. Lelio cita l'Eununchus di Terenzio (verso 252) per spiegare che non c'è niente di peggio di un amico che appare come in realtà non è.
=== Religione ===
{{Vedi anche|Diocesi di Nardò-Gallipoli}}
Nardò è sede della [[diocesi di Nardò-Gallipoli]] (in [[lingua latina|latino]]: ''Dioecesis Neritonensis-Callipolitana''), suffraganea dell'[[arcidiocesi di Lecce]] appartenente alla [[regione ecclesiastica Puglia]], retta dal 16 luglio [[2013]] dal [[vescovo]] [[Fernando Filograna]].
 
Anche l'assemblea popolare, dice Lelio, che è formata di persone ignoranti, distingue subito un demagogo da un cittadino serio e ponderato. Cita l'esempio di Gaio Papirio, che era a favore della rieleggibilità dei tribuni della plebe e provò a ottenere il consenso popolare con lusinghe. La legge fu respinta, grazie – dice Lelio – al discorso di Scipione. Racconta un altro aneddoto, di quando egli era pretore. Con un discorso evitò che fosse approvata la legge secondo cui la scelta dei colleghi, che spettava ai collegi sacerdotali, andasse al popolo.
La diocesi nacque il 30 settembre [[1986]] quando alla diocesi di Nardò, eretta il 13 gennaio [[1413]], fu unita la diocesi di Gallipoli, che era stata eretta nel [[VI secolo]].
 
'''XXVI (97-100) :''' Nell'amicizia, come nella vita politica, la verità viene premiata. L'adulazione nuoce soprattutto a chi l'accoglie. Questi sono coloro che vivono solo nella parvenza di virtù e che accolgono discorsi adulatori come testimonianza dei loro meriti. Lelio cita le parole del soldato Trasone, personaggio dell'Eununchus di Terenzio.
== Cultura ==
 
Bisogna ammonire anche gli amici più seri, affinché stiano in guardia dalle adulazioni. Alcuni adulatori, infatti, si insinuano di nascosto, con furbizia, anche magari facendo finta di litigare. Cita una commedia di Cecilio Stazio, parole di una “stultissima persona” che è spesso presente nei lavori teatrali.
=== Istruzione ===
 
'''XXVII (100-104) :''' Lelio conclude il discorso tornando alle amicizie nobili, queste sono quelle in cui regna la virtù, la serenità e la costanza. Entrambi gli amici, in questa condizione, devono amare e lasciarsi illuminare dall'amicizia altrui. Lelio elenca le diverse amicizie di tal genere sue e di Scipione (Emilio Paolo, Marco Catone, Gaio Galo, Publio Nasica, Tiberio Gracco, Lucio Furio, Publio Rupilio, Spurio Mummio, Quinto Tuberone, Publio Rutilio). La vita umana è fragile, così è necessario trovare sempre qualcuno che ci ami. Nonostante ciò, in Lelio, Scipione continuerà a vivere, perché la sua virtù non perirà mai. L'amicizia con Scipione era la cosa più bella della sua vita, ricca di virtù, basata sull'uguaglianza delle idee politiche e priva di offese. La perdita dell'amico può essere superata grazie ai ricordi e alla consolazione che porta l'età. L'opera si conclude con l'esortazione ai due generi di dare un grande valore alla virtù, perché solo all'interno di essa può nascere l'amicizia.
==== Biblioteche ====
* Biblioteca Comunale Achille Vergari, contiene circa 75.000 volumi di diverse epoche<ref>[http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/it/main/partner/istituito_0063.html]</ref>
* Biblioteca del Centro regionale servizi educativi e culturali. CRSEC LE/41, contiene circa 15.000 volumi<ref>[http://www.italiamappe.it/arte_cultura/biblioteche/54971_Biblioteca-C]</ref>
 
== Datazione e realizzazione dell'opera ==
==== Scuole ====
A Nardò sono presenti tre poli didattici che comprendono varie Scuole dell'Infanzia e Primarie e due Scuole Secondarie di primo grado. Sono presenti, inoltre, varie Scuole Secondarie di secondo grado<ref>[http://www.tuttitalia.it/puglia/59-nardo/19-scuole/ Scuole Nardò (LE) - pubbliche e private<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Il Laelius, non essendo citato in nessun epistola, se non in maniera indiretta – secondo Bucher<ref name=":1">{{Cita libro|autore = M. Bellincioni|titolo = Struttura e pensiero del Laelius Ciceroniano|anno = 1970|editore = Paideia|città = }}</ref> - la datazione dell'opera ciceroniana è sempre stata al centro del dibattito critico, però all'interno del biennio 45-44 a. C., periodo florido per le opere filosofiche di Cicerone, abbiamo due punti di riferimento che, pur non fornendoci il momento esatto della realizzazione, limitano di molto il campo<ref name=":1" />. Il primo punto di riferimento è il proemio al secondo libro del De divinatione, risalente alla prima metà del marzo del 44 a.C. , qui Cicerone parla dettagliatamente del suo programma filosofico, senza però fare accenno all'opera, evidentemente non era ancora stato composto. Il secondo punto è invece il De officiis, posizionato cronologicamente dopo il De amicitia<ref name=":1" />, quindi possiamo desumere che il dialogo sia stato composto nei mesi che vanno dal 15 marzo ai primi di novembre del 44 a.C.
==== Università ====
Hanno sede a Nardò tre istituti superiori:
* [[Università telematica Guglielmo Marconi]] (sede distaccata)
* Istituto Scienze Religiose "S. Gregorio Armeno"<ref>[http://www.misterimprese.it/puglia/lecce/nardo-/universita-ed-istituti-superiori.html Universita' ed istituti superiori a Nardo' - Telefono, Indirizzo, CAP, Srl, Snc, Mappa, Informazioni - MisterImprese<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
* Università delle Tre Età Unitre<ref>[http://www.icitta.it/unitre_universita_delle_tre_eta_-3346631-a.html Unitre Universita' Delle Tre Eta' a Nardo' - Universita' Ed Istituti Superiori E Liberi<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
La struttura e le argomentazioni a volte confusionali, hanno fatto pensare a una realizzazione "a più strati"<ref name=":2">{{Cita libro|autore = Cicerone|titolo = L'amicizia con saggio introduttivo di Emanuele Narducci|anno = |editore = Rizzoli|città = }}</ref>. Secondo alcuni, infatti, una prima stesura dell'opera sarebbe stata fatta prima delle Idi di marzo, contemporaneamente al Cato maior, successivamente ripreso e rimaneggiato, a causa della mutata situazione politica e di un eventuale rientro nella vita pubblica dell'autore. A questo periodo si dovrebbero far infatti risalire la sezione 26-43, in cui viene portata avanti una ferma condanna delle amicizie politiche e utilitaristiche, aggiunta ai paragrafi 4-5, ossia al nucleo originario.
=== Musei ===
==== Museo della Memoria e dell'Accoglienza ====
* Il Museo della Memoria e dell'Accoglienza, realizzato su progetto dell'Architetto Luca Zevicon è stato inaugurato nel [[2009]] alla presenza del Rabbino Capo di Roma ed accoglie:
* Documenti fotografici e video
* Una sala multimediale
* Una biblioteca ed emeroteca
* Tre murales
Il materiale raccolto risale al periodo che va dal [[1943]] al [[1947]], inizialmente conservato presso l'Archivio storico di Nardò ed illustra la storia dei 150.000 profughi ebrei che scampati all'[[olocausto]], trovarono accoglienza nella frazione di [[Santa Maria al Bagno]] che allestirono il Campo Santa Croce per ospitare gli ebrei. Nardò inoltre, è gemellata con la città di [[Atlit|Hof-Hacarmel Atilit]], in [[Israele]], in cui si rifugiarono parte dei profughi scampati agli stermini. I Murales sono stati realizzati dall'ebreo rumeno Zivi Miller, anch'egli profugo e reduce dai campi di concentramento. Le opere illustrano la sofferenza ed il dolore riguardante lo sterminio del popolo ebraico, mediante l'uso del colore grigio, senza uso di porte e finestre.
 
Gli argomenti proposti da questi studiosi, però, sembrano ai critici più recenti inconsistenti<ref name=":2" /> e insufficienti, così da portarli a sostenere l'unitarietà dell'opera.
==== Museo del Mare ====
* Il Museo del Mare raccoglie delle [[anfore]] ritrovate vicino alla costa all'interno delle navi romane.
 
== Struttura e forma dialogica ==
==== Museo Archeologico dei Ragazzi ====
* Nel Museo Archeologico dei Ragazzi la conoscenza della [[preistoria]] avviene mediante attività di manipolazione e costruzione di oggetti. Il Museo pertanto, si presenta come Museo tattile i cui oggetti vengono ricostruiti per mezzo della archeologia sperimentale, con la guida di un operatore. L'esposizione comprende un Archeo-park in cui sono illustrati le varie fasi abitative della preistoria. Il Museo realizza le seguenti attività rivolte ai ragazzi:
* Laboratori di archeologia sperimentale
* Laboratori di simulazione e di ruolo
* Costruzione di plastici
* Visite guidate sul territorio
* Museo itinerante
* Campi scuola estivi.
 
L'opera si apre con la dedica ad Attico e un proemio in cui l'autore, riferendosi direttamente all'amico, spiega i motivi che lo portano a trattare il tema e la fonte dell'amicizia. Cicerone ricopre il dialogo di un alone di autenticità, attribuendogli una fonte autorevole: sarebbe stato Quinto Mucio Scevola a riportargli le parole che il suocero aveva proferito nel 129 a.C., poco dopo la morte dell'Africano. Il dialogo vero e proprio inizia dal secondo capitolo. I protagonisti sono Gaio Lelio, Quinto Mucio Scevola e Gaio Fannio. I due generi trovano poco spazio nel dialogo e non intervengono direttamente nella discussione sull'amicizia, pongono semplicemente domande e sollecitano il suocero a esprimersi sull'argomento.
==== Museo del Mosaico ====
Il Comune di Nardò ha concesso alcune sale del Castello per l’esposizione permanente aperta al pubblico, dell’artista Fernanda Tollemeto che ha donato al comune alcune opere e istituito una Fondazione. Il Museo è stato inaugurato nel [[2008]] con una collezione di sculture e mosaici dell’artista. L’Associazione organizzerà incontri formativi e percorsi culturali per innovare l’antica arte del mosaico.<ref>[http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Nard%C3%B2/Musei Musei - Guida Nardò Wiki<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
La forma dialogica non è nuova per Cicerone, utilizzata precedentemente nel Cato maior<ref name=":2" /> e si rifa a ovvi e illustri schemi greci. Accanto a Platone e Aristotele, tra i modelli possono essere citatati anche Teofrasto, Eraclide Pontico, Dicearco, Prassifone e Aristotele di Ceo<ref name=":1" />.
==== Museo Diocesano ====
Il Museo Diocesano di Nardò sarà allestito nel Seminario Vescovile, dove verranno esposti arredi sacri, dipinti, lapidi, manoscritti, metalli, paramenti sacri, sculture, suppellettile liturgica e tessuti, provenienti dalla [[Cattedrale dell'Assunzione]] di [[Maria Vergine]] e da altri edifici di culto del territorio.<ref>[http://it.cathopedia.org/wiki/Museo_Diocesano_di_Nard%C3%B2 Museo Diocesano di Nardò - Cathopedia, l'enciclopedia cattolica<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Il dialogo del Laelius sembra essere una via intermedia tra il dialogo drammatico e quello narrativo<ref name=":1" />, poiché l'autore, nonostante affidi le teorie filosofiche a una vera e propria rappresentazione, lascia anche spazio a momenti di narratività, cui esempio principale è il proemio.
==== Museo Didattico di Preistoria ====
Il Museo Didattico di Preistoria, a cura del Gruppo Speleologico Neretino, offre un'immersione completa nel periodo preistorico - in particolare del territorio di Nardò - grazie ai numerosi fossili (umani e animali). La visita è ulteriormente arricchita da foto, pannelli illustrativi e strumentazioni utilizzate nelle attività speleologiche.<ref>[http://www.gsneretino.it/gs/ Gsneretino Gruppo Speleologico - Nardò<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Cicerone cerca una forma accattivante, capace di interessare un pubblico vasto<ref name=":3">{{Cita libro|autore = Emanuele Narducci|titolo = Introduzione a Cicerone|anno = 2007|editore = Carocci Editore|città = }}</ref>, che sia in contrasto con la produzione filosofica contemporanea dal carattere scolastico<ref name=":3" />. Anche la scelta di figure illustri della tradizione come protagonisti, aveva il fine di attirare il maggior numero di lettori.
==== Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari - Nardò Sparita ====
Il Museo presenta una raccolta di strumenti, attrezzi da lavoro, documenti fotografici, oggetti e arredi di una Nardò antica.<ref>[http://www.culturiachannel.it/il-museo-delle-tradizioni-popolari-e-della-civilta-contadina-di-nardo/ IL MUSEO DELLE TRADIZIONI POPOLARI E DELLA CIVILTA’ CONTADINA DI NARDO’ - culturiachannel.itculturiachannel.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
=== EventiLa filosofia ===
* Festa di S. Biagio (2 febbraio)
* Festa patronale di S. Gregorio Armeno (20 febbraio)
* Fiera di S. Giuseppe (19 marzo)
* Festa di S. Francesco di Paola (6-7-8 maggio)
* Festa del SS. Crocifisso (14-15 maggio)
* Festival Decò - ville e giardini (da maggio a settembre)
* Stagione lirica promossa dalla Fondazione ICO "Tito Schipa" (da giugno a settembre)
* Festa della Madonna del Carmine (15-16 luglio)
* Rosalento - Rassegna vino rosato salentino (agosto, nella frazione di [[Sant'Isidoro (Nardò)|Sant'Isidoro]])
* Cavalcata storica, festa e fiera dell'Incoronata (6-7-8 agosto)
* Festa e Fiera di S. Caterina (19 agosto, nell'[[Santa Caterina (Nardò)|omonima frazione]])
* Premio Lucio Battisti (I decade di settembre)
* Festa di S. Maria al Bagno (12 settembre, nell'[[Santa Maria al Bagno|omonima frazione]])
* Festa dei SS. Medici (25-26 settembre)
* Fiera Campionaria (ottobre)
* Mostra del bestiame itinerante nel territorio di Nardò (novembre)
 
=== MediaCicerone e la filosofia ===
==== Cinema ====
La città di Nardò ha ospitato il [[set (cinema)|set]] di alcuni film, tra i quali:
* ''[[La posta in gioco (film)|La posta in gioco]]''
* ''[[L'immagine del desiderio]]''
* ''[[Il padre delle spose]]''
* ''[[La terra (film 2006)|La terra]]''
* ''[[Cugini carnali]]''
* ''[[L'Anima Gemella]]''
* ''Il peccato e la vergogna 2''
* ''Il Prefetto di Ferro''
* [http://www.sispropertyandtourism.co.uk/nardo-puglia-walking-on-sunshine/ Walking on Sunshine]
* ''Sei mai stata sulla luna?''
 
Con Cicerone cambia il modo di vedere la filosofia, che era allora una "professione" e un settore riservato a pochi<ref name=":3" />. Nel suo ultimo periodo, ritroviamo una filosofia strettamente collegata alla vita politica, configurandosi come uno degli ingredienti necessari a servire la res publica. Perciò l'impegno di Cicerone assume una doppia prospettiva: da un lato la consolazione per i recenti lutti familiari, dall'altro un mezzo per riformare e rigenerare la società romana, schiacciata dalla morsa della dittatura di Cesare<ref name=":3" />.
=== Cucina ===
{{Vedi anche|Cucina salentina}}
==== Vini ====
* [[Nardò Rosso]]
* [[Nardò Rosso Riserva]]
* [[Nardò Rosato]]
 
Utilizzando una forma accattivante e una scrittura accessibile, Cicerone sperava di poter proseguire il suo impegno civile, così da far riscoprire la virtus e il mos romano a un pubblico ampio, per contrastare la crisi di valori dilagante. È proprio questo obiettivo che lo porta a effettuare una cernita e una selezione dei principi delle filosofie contemporanee<ref name=":3" />. La sua poca aderenza a una determinata scuola, inoltre, è da attribuire allo scetticismo neoaccademico e al metodo di indagine appreso negli anni giovanili. Questa concezione era opposta a quelle diffuse a Roma nel primo secolo a.C., ossia forme di stoicismo ed epicureismo spesso banalizzate.
== Persone legate a Nardò ==
* [[Papa Alessandro VII]], nato Fabio Chigi ([[Siena]], [[1599]] – [[Roma]], [[1667]]), [[papa]] della [[Chiesa cattolica]] dal [[1655]] alla morte. Fu [[diocesi di Nardò|vescovo di Nardò]] dal [[1635]] al [[1652]].
* [[Antonio Caraccio]] (Nardò, 1630 - Napoli, 1702), poeta<ref>{{Cita web|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-caraccio_(Dizionario_Biografico)/|titolo = CARACCIO, Antonio|accesso = 2015-08-17|sito = www.treccani.it}}</ref>
* [[Bernardino Tafuri|Giovanni Bernardino Tafuri]] (Nardò, 1695 - 1760), scrittore<ref>{{Cita web|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/bernardino-tafuri/|titolo = Tafuri, Bernardino|accesso = 2015-08-17|sito = www.treccani.it}}</ref>
* [[Michele Maria Caputo]] (Nardò, 1808 - Napoli, 1862), vescovo di [[Oppido Mamertina]]
* [[Pantaleo Ingusci]] (Nardò 1903 - 1981), avvocato e storico<ref>{{Cita web|url = http://laverafonte.blogspot.it/2009/08/il-ricordopantaleo-ingusci-avvocato-e.html|titolo = LA FONTE: IL RICORDO/Pantaleo Ingusci, avvocato e storico, antifascista - Don Lelè, un uomo libero|accesso = 2015-08-17|sito = laverafonte.blogspot.it}}</ref>
* [[Luigi Stifani]] (Nardò 1914 - 2000), violinista
* [[Renata Fonte]] (Nardò, [[1951]] – Nardò, [[1984]]), politica.
* [[Fabrizio Miccoli]] (Nardò, [[1979]]), [[calciatore]].
* [[Daniele Greco]] (Nardò, [[1989]]), atleta.
* [[Giuliano Sangiorgi]] (Nardò, [[1979]]), cantautore.
 
Forte fu in particolare la polemica di Cicerone alla teoria di Epicuro, che incoraggiava una vita appartata (non sempre era vissuta come un vero e proprio rifiuto della politica) e dissolveva il sentimento di timore religioso<ref>{{Cita libro|autore = C. Franco|titolo = Intellettuali e potere nel mondo greco e romano|anno = 2007|editore = Carocci Editore|città = }}</ref>.
== Geografia antropica ==
=== Frazioni ===
Unica [[Frazione comunale|frazione]] del comune di Nardò è [[Santa Maria al Bagno]]<ref>[http://www.comune.nardo.le.it/index.php?option=com_content&task=view&id=95&Itemid=109 Suddivisione territoriale del comune di Nardò, art.2 dello Statuto Comunale]</ref>.
[[File:S. Maria al Bagno - Nardò (LE).JPG|thumb|upright=0.8|Costa di Santa Maria al Bagno]]
==== Santa Maria al Bagno ====
Santa Maria al Bagno è situata sulla [[Mar Ionio|costa ionica]] a 8 [[m s.l.m.]] È posizionata a sud-ovest del comune capoluogo e dista da esso 7,5&nbsp;km. La frazione si sviluppa inizialmente come un piccolo borgo di pescatori abitato in seguito anche dai [[Messapi]].
Nel [[272 a.C.]], cadde, come tutto il [[Salento]], sotto il controllo dei Romani che qui realizzarono il porto ''Emporium Nauna'', gli [[terme romane|edifici termali]] con le vasche per i bagni. Nel [[XII secolo]] era presente l'importante dimora dei [[Cavalieri Teutonici]] costituita da un'abbazia e un grande monastero. Nel [[medioevo]] dopo ripetuti attacchi e saccheggi da parte di [[pirati]] e [[Saraceni]] venne progressivamente abbandonata. Nel [[XVI secolo]], [[Carlo V]] nell'ambito del programma di difesa delle coste, fece costruire la [[Torre del Fiume di Galatena]]. Dopo secoli di abbandono, sul finire del [[XIX secolo]], cominciarono a sorgere residenze signorili, utilizzate soprattutto come residenze estive da parte delle famiglie nobili neretine, attrezzandola come località balneare e di villeggiatura. Tra il [[1943]] e il [[1947]] Santa Maria al Bagno ospitò oltre centomila [[Ebrei]] scampati ai campi di sterminio nazisti e in viaggio verso il nascente Stato di [[Israele]]<ref name=autogenerato1 />.
 
Cicerone prende comunque le distanze anche dallo scetticismo radicale che ritroviamo in Carneade, vivendolo su posizioni più moderate. Infatti per lui non tutte le cose sono false: nella vita il vero è mescolato al falso ed è difficile da individuare<ref name=":3" />. Per questi aderire allo scetticismo neoaccademico significava soprattutto avere una grande autonomia di ricerca, cosa che lo portò a fare propri alcuni aspetti di una scuola e a rifiutarne altri.
=== Altre località del territorio ===
* [[Santa Caterina (Nardò)|Santa Caterina]]
* [[Sant'Isidoro (Nardò)|Sant'Isidoro]]
* [[Cenate (Nardò)|Cenate]]
* Corsari
* Boncore
* Pittuini
 
Le contraddizioni presenti nelle varie opere, quindi, vanno interpretate anche come nuove conquiste o ritorni della ricerca<ref name=":3" />, spesso provocati da molteplici e tormentati episodi biografici<ref name=":3" />.
== Economia ==
{{Vedi anche|Economia della Puglia}}
I settori tradizionali dell'economia neretina sono:
 
=== Il concetto di amicizia ===
* l'agricoltura: ulivo, frantoi, Oleificio Cooperativo "Riforma Fondiaria" e l'olio d'oliva, la vite con uva da tavola, da taglio e da vino, Cantina Sociale Cooperativa con i vini pregiati locali, e la produzione di pomodori, patate, angurie, meloni, primizie e ortaggi tradizionali; e l'allevamento del bestiame in particolare ovini e la produzione di formaggi locali;
* l'artigianato: lavorazione della pietra di Carparo, del vetro e dell'arredamento;
* l'edilizia;
* l'industria meccanica, uno scatolificio e la produzione di segnaletica, tessile, un'azienda di articoli religiosi che esporta in tutto il mondo (Gorgoni Plastek);
* il turismo si è sviluppato molto, grazie all'accresciuta qualità ambientale e alla pregiata costa, alla bellezza di luoghi e dei paesaggi tipici dell'entroterra salentino ricchi di storia, alla cura dei centri storici e delle marine, e con infrastrutture turistiche di alto livello ed attrattive per i giovani; questo comparto sta assumendo un posto rilevante nell'economia locale ed ha ancora significative potenzialità da sviluppare e margini di crescita.
* il commercio con le sue caratteristiche botteghe storiche dove possono essere acquistati i prodotti tipici del Salento, sia alimentari che artigianali.
 
Già Aulo Gaelio, nelle Notti Attiche<ref>[[Aulo Gellio]], [[Noctes Atticae]], [https://la.wikisource.org/wiki/Noctes_Atticae/Liber_I#3 I, 3, 11-16]</ref>, criticherà l'ambiguità dei precetti che Cicerone sembra voler fornire a chi voglia imparare a vivere il genere di rapporto da lui descritto. Nonostante ciò, dall'opera emerge un chiaro concetto di amicizia, strettamente legato alla virtù. Solo tra individui virtuosi e che vivono nell'integrità morale, infatti, è possibile l'amicizia<ref name=":3" />. I viri boni sono coloro che hanno quelle qualità che gli permettono di difendere l'ordine pubblico<ref name=":2" />. È in questo che alcuni hanno intravisto una similitudine con la teoria di Panezio<ref name=":1" /> sull'amicizia, il quale probabilmente aveva già delineato la serie di virtutes necessarie a essa<ref name=":2" />.
C'è poi una grande pista di collaudo autovetture della Prototipo (Ex-FIAT). La pista è di forma circolare, adatta per prove ad alta velocità di lunga durata.
 
L'amicizia, qualora le premesse siano quelle sopra citate, è assecondata dalla natura stessa, che porta a vedere nell'altro una rappresentazione di se stessi.
=== Turismo ===
Nardò ha un territorio vasto e diversificato ed una presenza importante e molto qualificata nel turismo italiano e salentino, con le sue marine d'eccellenza che da [[Santa Maria al Bagno]], passando da [[Santa Caterina (Nardò)|Santa Caterina]], [[Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano|Porto Selvaggio]] e Palude del Capitano (col Parco Naturale Regionale) e [[Torre dell'Inserraglio]], arrivano fino a Sant'Isidoro (con spiagge con bassi fondali a sabbia chiara e finissima, ed il nuovo villaggio turistico).
A parte il fascino della costa e della natura, che hanno in Porto Selvaggio con le sue insenature e le sue pinete mediterranee ricche di biodiversità caratteristiche uniche, il nuovo centro turistico di Torre Inserraglio offre ogni possibile attrattiva turistica esaltando ambiente (mare, scogliera bassa, torre storica, ulivi antichi e palme), sport, accoglienza (alberghi, residences e case private), cucina locale, soggiorno d'avanguardia e d'elevata qualità, con un clima che per tutto l'anno è gradevolissimo ed in estate per tutti e quattro i mesi il sole ha la prevalenza e garantisce un soggiorno piacevole e favorevole ai bagni marini.
Nel [[2007]], [[2008]], [[2009]] e nel [[2010]] la città ha conseguito il prestigioso riconoscimento delle cinque vele di [[Legambiente]] per il grande rispetto dell'ambiente, con l'istituzione del [[Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano]], del Parco Marino Protetto, per la lotta all'abusivismo edilizio e per la depurazione delle acque e per il turismo eco-compatibile.
 
La novità maggiore del concetto di amicizia in Cicerone è il disinteresse che dev'esserci alla base. Lunga e articolata è la denuncia delle amicizie utilitaristiche e politiche. Il sentimento non deve nascere con secondi fini, ma per affinità di carattere, stima e uguaglianza di idee. Questo non è solo un attacco alla teoria epicurea<ref name=":2" />, ma anche alle amicizie politiche a Roma, finalizzate solo a ricercare appoggio o favori. Lo stesso Cicerone doveva alle giuste amicizie la sua ascesa politica da homo novus<ref name=":4" />. Infatti furono le stesse che lo richiamarono dall'esilio<ref name=":4" />. "Deinde fac ut amicorum et multitudo et genera appareant"<ref>{{Cita libro|autore = Quinto Tullio Cicerone|titolo = Commentariolum petitionis|anno = 2006|editore = Salerno Editrice|città = }}</ref> gli scrive il fratello Quinto nel suo manualetto di campagna elettorale, scritto appositamente per la corsa che avrebbe portato Cicerone al consolato. Egli stesso più volte, nella sua vastissima produzione, aveva accennato all'amicizia<ref name=":4" />, riconoscendo l'importanza che essa aveva sempre avuto nelle vicende storiche.
== Infrastrutture e trasporti ==
=== Strade ===
Le principali direttrici stradali di Nardò sono:
* [[Strada statale 101 Salentina di Gallipoli]] [[Lecce]]-[[Gallipoli (Italia)|Gallipoli]]
 
Nel Laelius, invece, nella riscoperta dei valori tradizionali, sembra esserci un vero e proprio bisogno di rapporti sinceri<ref name=":3" />. Desta meraviglia, infatti, che egli, nonostante l'animo turbato per la perdita della sua amata figlia Tullia e per la separazione dalla seconda moglie, sia riuscito a redigere un trattato su un sentimento così puro quale l'amicizia. Non solo da quest'opera, ma anche dall'epistolario, se ne deduce che Cicerone, nonostante la scalata politica, fosse una persona predisposta al sentimento delloila non utilitaristica.
Il centro è anche raggiungibile dalle strade provinciali interne:
* SP-17 [[Santa Maria al Bagno]]-Nardò-[[Copertino]]
* SP-19 Nardò-[[Strada statale 101 Salentina di Gallipoli|Strada statale 101]]-[[Collemeto]]
* SP-115 Nardò-[[Leverano]]
* SP-129 Nardò-[[Santa Caterina (Nardò)|Santa Caterina]]
* SP-359 Galatone-Nardò-[[Avetrana]]
 
==== PisteLa figura di Attico ====
Nei pressi della città di Nardò è presente una [[Pista di Nardò|pista]] per effettuare vari test su auto, moto e camion. Realizzata negli anni cinquanta come pista di collaudo della FIAT, è oggi proprietà del Gruppo Volkswagen. Viene utilizzata soprattutto per sperimentare nuove soluzioni, prove di durata, di velocità massima, di rumorosità e di consumo.
La pista principale ha una forma perfettamente circolare con un diametro di 4&nbsp;km ed una circonferenza di 12,5&nbsp;km, la carreggiata è inclinata in modo da non rendere necessario l'uso del volante fino alla velocità di 240&nbsp;km/h.
Ad essa si è aggiunto, nel [[2008]], il tracciato handling lungo 6222 [[metri]], con 16 curve<ref>[http://www.quattroruote.it/detroit2011/articolo.cfm?codice=139104 Pista di Nardò - ORA È PRONTA ANCHE PER LA F.1 - Quattroruote<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
Attico, dedicatario dell'opera, nasce nel 109 da una famiglia di ceto equestre, figlio di uno studioso<ref name=":5">{{Cita libro|autore = Horsfall|titolo = Cornelius Nepos, a selection including lives of Cato and Atticus|anno = |editore = General Editors|città = }}</ref>.
=== Ferrovie ===
Il comune di Nardò è servito da due stazioni ferroviarie delle FSE ([[Ferrovie del Sud Est]]); la stazione Nardò Città e la stazione Nardò Centrale che lo mettono in comunicazione con il Salento e con la [[stazione di Lecce]], attraverso la quale si realizza l'interconnessione con la rete nazionale delle Ferrovie ([[Rete Ferroviaria Italiana|RFI]]).
 
Il suo soprannome “attico” gli fu affibbiato in quanto era solito intrattenersi per lunghi periodi ad Atene, ove qui, oltre a dedicarsi agli studi, riuscì ad accattivarsi la stima degli ateniesi, in quanto gli riconoscevano il ruolo fondamentale che aveva nella cultura greca e soprattutto apprezzavano il suo amore verso questa. Infatti riuscì a ricevere tutte le attribuzioni ufficiali possibili per uno straniero e anche la cittadinanza ateniese; egli rifiutò questo onore<ref name=":6">{{Cita libro|autore = Cornelio Nepote|titolo = Gli uomini illustri|anno = |editore = Biblioteca di Cultura Moderna Laterza|città = }}</ref>.
== Amministrazione ==
=== Gemellaggi ===
La città è gemellata con:
* {{Bandiera|Israele}} [[Atlit|Hof Hacarmel Atlit]]
* {{Bandiera|Italia}} [[Fiorano Modenese]]
* {{Bandiera|Italia}} [[Conversano]]
* {{Bandiera|Armenia}} [[Gyumri]]
* {{Bandiera|Italia}} [[Atri]]
* {{Bandiera|Grecia}} [[Zitsa]]<ref>[http://www.portadimare.it/cronaca/4252-foto-zitsas-grecia Muore un 28enne sulla strada. Era stato nella rosa del Nardò di Serie C<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
La passione verso la Grecia e la Roma antica lo portò a collezionare oltre ad utensili antichi, anche libri. Infatti egli procedeva a farli ricopiare e a metterli in circolo. Questo favorì, sicuramente, la diffusione di molte opere d'arte.
== Sport ==
La principale squadra di calcio della città è l'[[Associazione Calcio Dilettantistica Nardò]], meglio nota come Nardò, fondata nel 2014 grazie al rilevamento del titolo sportivo del Copertino. Il campo da gioco è lo [[Stadio comunale Giovanni Paolo II]]
 
La sua passione verso le opere d'arte non fu fine a se stesso, e Cornelio Nepote, nel libro Atticus, nel capitolo 18 ci riferisce che egli stesso fu un letterato e pubblicò e dedicò il Liber Annalis al suo amico Cicerone<ref name=":5" />. L'inizio del rapporto tra Cicerone e Attico risale al 79 a.C., quando l'oratore si trasferì in Grecia per poter apprendere nuove tecniche da applicare all'arte oratoria. Frequentò, a Rodi, la scuola del famoso oratore Apollonio Malone, e fu qui che apprese lo stile medio che caratterizzerà orazioni pronunciate al suo ritorno: le Verrine (70 a.C.) e la Pro Lege Manilia del 66 e la Pro Cluentio<ref>{{Cita libro|autore = Luigi Pareti|titolo = Il mondo romano: sommario di letteratura latina con nozioni di storia dell'arte|anno = |editore = Le monier|città = }}</ref>. Questo rapporto di amicizia viene delineato già nel paragrafo 1.4 della Vita di Attico da parte di Nepote, il quale asserisce che "Itaque incitabat omnes studio suo. Quo in numero fuerunt L. Torquatus, C. Marius filius, M. Cicer; quos consuetudine sua sic devinxit ut nemo his perpetuo fuerit carior"<ref name=":6" />.
Nel comune hanno sede le società di pallavolo Dream Team Volley Nardò ed Esseti Pallavolo Nardò<ref>[http://www.essetipallavolonardo.it Esseti Pallavolo Nardò]</ref>. Si svolgono inoltre varie attività dilettantistiche: triathlon, [[softair]], tennis e tennistavolo.
 
Attico, stimatore della filosofia epicurea, si mantenne sempre molto lontano dalla politica – definito da Horsfall apolitico, "a political animal"<ref name=":5" /> - ma riuscì comunque a godere del rispetto e dell'amicizia dei personaggi più illustri del tempo. Egli, dunque, ricoprì nel mondo politico una posizione delicata (se pur non partecipando in maniera attiva). Conosceva tutto ciò che accadeva a Roma, intratteneva rapporti con personaggi che erano tra loro nemici.
== Galleria fotografica ==
<gallery>
Immagine:Piazza Salandra Nardò.jpg|Piazza Salandra
Immagine:Nardò - Teatro Comunale.JPG|Teatro Comunale
Immagine:Nardò L'Osanna.JPG|Tempio de L'Osanna
Immagine:Nardò Colonna.JPG|Guglia dell'Immacolata
Immagine:Nardò (LE) Chiesa Sant'Antonio.JPG|Chiesa di Sant'Antonio da Padova
Immagine:Nardò Fontana del Toro.jpg|Fontana del Toro
Immagine:Nardò Chiesa di San Francesco da Paola.jpg|Chiesa di San Francesco da Paola
Immagine:Palazzo Seminario Nardò.jpg|Palazzo del Seminario
</gallery>
 
Il suo fiuto per gli affari e il suo gusto raffinato, gli permisero di trarre profitto da ogni tipo di commercio al quale si approcciava.
== Note ==
{{references|2}}
 
Spesso divenne promotore e divulgatore di molte opere, lo stesso avvenne per le lettere ciceroniane . Le lettere di Cicerone descrivono pienamente il rapporto di stima e affetto tra i due, infatti in un'epistola possiamo anche leggere una vera e propria dichiarazione di affetto: "Mihi nemo est amicior nec iucundior nec carior Attico"<ref>{{Cita libro|autore = Cicerone|titolo = L. Planco Praet. Desig. Sal|anno = |editore = |città = }}</ref>. L'amicizia tra i due intellettuali si protrasse dal 68 a.C al 44.
== Bibliografia ==
* C. D. Poso, ''Il Salento normanno. Territorio, istituzioni, società'', Itinerari di ricerca storica, Galatina 1988.
* V. Zacchino, ''Storia e cultura in Nardò fra Medioevo ed età contemporanea'', Galatina 1991.
* L. A. Montefusco, ''Le successioni feudali in Terra d'Otranto'', Istituto Araldico salentino, Lecce 1994.
* M. Gaballo, ''Araldica Civile e Religiosa a Nardò'', Nardò 1996.
* M. Cazzato, ''Guida ai castelli Pugliesi 1. La provincia di Lecce'', Galatina 1997.
* D. G. De Pascalis, ''Nardò. Il centro storico'', Nardò 2001.
* M. Mennonna, ''Guida di Nardò. Arte, storia, centro antico'', Galatina 2001.
* E. Pignatelli, ''Civitas neritonensis. La storia di Nardò di Emanuele Pignatelli ed altri contributi'', Congedo 2001.
* R. Fracella, ''I cappuccini a Nardò. Storia di un'impronta (1569-1866)'', Galatina 2004.
* ''Salento. Architetture antiche e siti archeologici'', Lecce 2008.
* D. De Lorenzis, M. Gaballo, P. Giuri (a cura di), ''Sancta Maria de Nerito.'' ''Arte e devozione nella'' ''Cattedrale di Nardò'', Galatina 2014.
 
Attico viene descritto come l'amico fedele, quello con il quale Cicerone poteva mettersi a nudo e confidare ogni suo turbamento. Il motivo della nascita di questo rapporto è abbastanza difficile da comprendere, dato che i due erano molto diversi tra loro.
== Voci correlate ==
* [[Salento]]
* [[Terra d'Otranto]]
* [[Diocesi di Nardò-Gallipoli]]
* [[Dodecapoli messapica]]
* [[Acquaviva (famiglia)]]
* [[Associazione Calcio Dilettantistica Nardò]]
* [[Fabrizio Miccoli]]
* [[Pista di Nardò]]
 
Cicerone, uomo molto impegnato nella politica e fedele alla filosofia stoica; invece Attico con la sua propensione ad aderire alla filosofia epicurea, era lontano e quasi alieno dalla politica.
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Nardò}}
 
Sicuramente Attico amerà in Cicerone proprio la sua predisposizione al bene e la sua voglia di abbracciare sempre la giusta causa, mentre l'oratore loderà nell'amico la sua obiettività di giudizio.<ref name=":4" />
== Collegamenti esterni ==
 
* [http://maps.google.it/maps?q=Nard%C3%B2&hl=it&ie=UTF8&z=13&ll=40.326001,17.825832&spn=0.048945,0.171661&t=h&om=1&iwloc=A "Anello di Nardò" visto dal satellite con Google Maps]
Il sincero rapporto tra i due intellettuali lo possiamo desumere non soltanto dalle arie dediche tra i due, ma anche perché Cicerone fu invitato da Attico stesso a scrivere riguardo l'amicizia. Il rapporto tra i due fu consolidato anche dal matrimonio di Quinto Tullio Cicerone (fratello dell'oratore) e la sorella di Attico, caldeggiate da Cicerone. Come Cornelio Nepote egregiamente descrive nel paragrafo 5.3, Cicerone era molto più affezionato al suo amico che non al fratello; questo dimostra la tesi enunciata nel Laelius che l'amicizia vale più della consanguineità.
* [http://www.studioimmobiliarespano.it/santa-maria-al-bagno-webcam-live/ Santa Maria al Bagno webcam]
 
* [http://www.radiocentrale.onweb.it/ Radio Nardò Centrale]
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
{{div col}}
*E. Rawson, L'aristocrazia ciceroniana e le sue proprietà, in M.I. Finley (a cura di). La proprietà a Roma, Bari, Laterza, 1980.
*D. L. Stockton, Cicerone. Biografia politica, Milano, Rusconi Libri, 1984. ISBN 8818180029
*Wilfried Stroh, Cicerone, Bologna, Il Mulino, 2010. ISBN 9788815137661
*Giusto Traina, Marco Antonio, Laterza, 2003. ISBN 8842067377
*S. C. Utcenko, Cicerone e il suo tempo, Editori Riuniti, 1975. ISBN 883590854X
*J. Vogt, La repubblica romana, Bari, Laterza, 1975.
*Cicerone, ''Catone maggiore: Della vecchiezza; Lelio: Dell'amicizia'', a cura di Dario Arfelli, Zanichelli, Bologna
*Cicerone, L. Planco Praet. Desig. Sal
*N. Horsfall, Cornelius Nepos, a selection including lives of Cato and Atticus, General Editors
*L. Pareti, Il mondo romano: sommario di letteratura latina con nozioni di storia dell'arte, Le monnier, Firenze
*C. Nepote, Gli uomini illustri, Biblioteca di Cultura Moderna Laterza
*Quinto Tullio Cicerone, Commentariolum petitionis, a cura di Paolo Fedeli, Salerno editrice
*M. Bellincioni, Struttura e pensiero del Laelius ciceroniano, Paideia, 1970
*A. Gellio, Notti Attiche
*Cicerone, L'amicizia, Rizzoli, con saggio introduttivo di Emanuele Narducci
*E. Narducci, Introduzione a Cicerone, Laterza, 1992
*C. Franco, Intellettuali e potere nel mondo greco e romano, Carocci editore, 2007
*Cicerone, De re publica
*L. Pareti, Storia di Roma, tipografia sociale torinese
*Cicerone, La vecchiaia, l'amicizia, introduzione di Nicoletta Marini, Garzanti
{{div col end}}
 
== Altri progetti ==
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