Falerone e Castello Scaligero (Lazise): differenze tra le pagine

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{{Infobox struttura militare
{{organizzare|La voce non risponde agli standard richiesti da [[Wikipedia:Modello di voce/Centro abitato]] nell'impostazione e nei contenuti.}}
|Nome = Castello Scaligero di Lazise
{{NN|Marche|agosto 2009}}
|Nome originale =
{{Divisione amministrativa
|Parte di =
|Nome=Falerone
|Posizione geografica = Nord Italia
|Panorama=Falerone panorama.jpg
|Struttura = Castello
|Didascalia=
|Immagine = Lazise.jpg
|Bandiera=Falerone-Gonfalone.png
|Didascalia =
|Voce bandiera=
|Stato =
|Stemma=Falerone-Stemma.png
|Stato attuale = ITA
|Voce stemma=
|Suddivisione = {{IT-VEN}}
|Stato=ITA
|Città = [[Lazise]]
|Grado amministrativo=3
|Tipologia = Castello medievale
|Divisione amm grado 1=Marche
|Utilizzatore =
|Divisione amm grado 2=Fermo
|Primo proprietario = Libero Comune di Lazise
|Amministratore locale=Armando Altini
|Stile =
|Partito=[[lista civica]]
|Funzione strategica = Difesa del borgo
|Data elezione=26-5-2014
|Termine funzione strategica =
|Data istituzione=
|Inizio costruzione = [[IX secolo]]
|Altitudine=433
|Termine costruzione = [[XIV secolo]]
|Abitanti=3344
|Costruttore =
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2017gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 luglio 2017.
|Materiale = Pietra e laterizio
|Aggiornamento abitanti=31-7-2017
|Armamento =
|Sottodivisioni=Bascione, Cerretino Varano, Commennà, Ferrini, Moelano, Piaggie, Piane di Falerone, Salegnano, San Paolino, Santa Margherita, Santa Rosa
|Altezza =
|Divisioni confinanti=[[Belmonte Piceno]], [[Montappone]], [[Monte Vidon Corrado]], [[Montegiorgio]], [[Penna San Giovanni]] ([[Provincia di Macerata|MC]]), [[Sant'Angelo in Pontano]] (MC), [[Servigliano]]
|Demolizione =
|Zona sismica=2
|Condizione attuale =
|Gradi giorno=2146
|Proprietario attuale = Conti Bernini
|Diffusività=
|Visitabile = No
|Nome abitanti=faleronesi
|Presidio =
|Patrono=[[san Fortunato di Todi]]
|Comandante attuale =
|Festivo=1º giugno
|Comandanti storici =
|PIL=
|Occupanti =
|PIL procapite=
|Azioni di guerra =
|Mappa=Map of comune of Falerone (province of Fermo, region Marche, Italy).svg
|Eventi =
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Falerone nella provincia di Fermo
|Ref = Fonti indicate nel testo della voce
|Sito web =
}}
 
Il '''castello scaligero di Lazise''' è una rocca medievale di [[Della Scala|epoca scaligera]] posta a difesa dell'antico borgo lacustre di [[Lazise]].
'''Falerone''' (''Falleró'' o ''Faleró'' in [[Dialetti marchigiani#Zona maceratese-fermana-camerte|dialetto fermano]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di 3.344 abitanti della [[provincia di Fermo]], nelle [[Marche]].
 
== Storia ==
Fa parte dell'Area Vasta n. 4 di Fermo, dell'Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche (A.S.U.R. Marche).
 
[[File:Lazise Castle 2 (14552424222).jpg|thumb|left]]
==Storia==
===Stemma===
Lo stemma raffigurante un'armatura medievale, ricorda la dominazione del paese da parte della locale signoria di feudatari di origine [[Franchi|franca]], eredi di un popolo tradizionalmente bellicoso e votato alla guerra, che crearono una proprio stato dominando su 30 castelli della media-alta Val di [[Tenna (fiume)|Tenna]], facendo di Falerone la loro capitale. Tale dinastia feudale risulta esistente nel territorio già nel 962, quanto il suo capostipite [[Mainardo]] venne nominato conte dall'Imperatore germanico [[Ottone I di Sassonia|Ottone il Grande]] e creato vassallo della Chiesa dal vescovo di [[Fermo]] [[Gaidolfo]]. Nello stemma oltre all'elmo con pennacchio agli spallacci e ai fiancali di protezione compare uno [[scudo sannitico]].
Ha al suo interno una banda rossa su sfondo blu con su scritto S.P.Q.F ricorda la grandezza e lo splendore della ''[[Falerio Picenus|città romana di Falerio Picenus]]'' sorta in questo comune nel 29 a.C. non inferiore per importanza alla vicina città di [[Fermo]].
 
Le origini del castello di Lazise risalgono al [[IX secolo]], quando gli abitanti del borgo eressero delle prime difese per proteggersi dalle invasioni degli Ungari, completato sul finire del secolo successivo, come dimostra il privilegio concesso nel [[983]] dall'imperatore del Sacro Romano Impero Germanico [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]], nel quale egli diede facoltà alla popolazione locale di completare le proprie difese.<ref>''Monumenta Germaniae Historica'', ''Diplomata Ottonis II'', n. 291.</ref>
===Falerone romana, altomedievale e medievale===
Nel [[90 a.C.]] ai piedi del ''Mons Falarinus'' (poi Falerone medievale), è ricordata la sconfitta dei [[Roma (città antica)|Romani]] guidati da Pompeo Strabone da parte dei ''socii'' [[piceni]] comandati da Gaio Vidacilio, Publio Ventidio e Tito Lafrenio, nel percorso delle legioni romane verso [[Fermo]]. Del [[29 a.C.]], nella [[centuriazione]] augustea della valle del [[Tenna (fiume)|Tenna]], è l'edificazione di ''Falerio'' ''Picenus'' punto di snodo fra ''Firmum'', ''[[Urbs Salvia]]'' e ''[[Ausculum]]''. La rappresentazione grafica di ''Falerio Picenus'' nel codice Acernario del [[VI secolo]], con le due porte, a nord verso ''Urbs Salvia'', e a sud verso ''Novana'' e ''Ausculum'', ci conferma l'importanza del [[castrum]].
 
Nel [[1193]] il castello e l'abitato passarono sotto il governo del libero Comune di Verona e quindi, qualche anno più tardi, sotto la [[Della Scala|Signoria degli Scaligeri]], che in città avevano ormai accentrato nelle loro mani il potere: [[Alberto II della Scala|Alberto II]] e [[Mastino II della Scala]] nel [[1329]] ristrutturarono le mura del borgo, intervallandole da una ventina di torri scudate, mentre la ricostruzione della rocca venne iniziata da [[Cansignorio della Scala|Cansignorio]] nel [[1375]] e ultimata da [[Antonio della Scala|Antonio]] e [[Bartolomeo II della Scala|Bartolomeo II]] nel [[1381]]; Lazise divenne così un caposaldo dello scacchiere fortificato occidentale veronese.<ref>{{cita|AA.VV.|p. 34|aavv}}.</ref>
Nel [[IV secolo|IV]] e [[V secolo]] la sede del vescovo di Falerio passa a Fermo, segno evidente dell'evidente stato di decadenza della città romana già preda di orde barbariche e del conseguente spopolamento e perdita di prestigio di centri romani a vantaggio di città più grandi. Rimane a Falerone la [[pieve]] di [[Santo Stefano]], sotto la giurisdizione di Fermo.
 
Il castello subì, nel corso della storia, diversi assedi:<ref>{{cita|Franzosi|pp.13-14|franzosi}}.</ref>.
Nel [[765]] è sede di un [[gastaldato]] longobardo dipendente dal Ducato di Fermo, istituito da [[Re Desiderio]] dei [[Longobardi]] in funzione antimeridionale, contro i due ducati di [[Spoleto]] e [[Benevento]]. Il [[gastaldo]] Volveto lascia un'iscrizione sul suo sepolcro, forse in San Giovanni delle Piagge (distrutta), sovrastante le Piane di Falerone, dove è anche la chiesa longobarda di [[Paolino di Nola|San Paolino]] da [[Nola]].
* nel [[1387]], quando ormai la vita della Signoria Scaligera era quasi giunta a conclusione, gli eserciti nemici di [[Gian Galeazzo Visconti]], [[Francesco I Gonzaga]] e [[Francesco I da Carrara]] accerchiarono Lazise che, fedele agli Scaligeri, chiuse le porte cittadine e si preparò all'assedio, cedendo alle armi da fuoco nemiche il 13 ottobre;
* nel [[1439]] le truppe della [[Repubblica di Venezia|Serenissima]], guidate da [[Francesco Sforza]] e [[Gattamelata]], sfidarono quelle del visconteo [[Niccolò Piccinino|Piccinino]], asserragliate nella fortezza;
* l'ultimo assedio avvenne nel [[1528]], quando il Duca di Brunswich attaccò il capitano veneto Nicolò Barbaro.
 
== Descrizione ==
Nel [[977]] con il sorgere di un grande Stato feudale nell'alta collina fermana-maceratese retta dalla Signoria dei Brunforte e dei discendenti di Mainardo; Falerone diventa uno dei castelli maggiori. I suoi signori, vicari di [[Farfa]], accesi [[ghibellini]] collegati con i [[da Montefeltro|Montefeltro]] e i [[Visconti]] mantengono il predominio sui castelli vicini e su Falerone sino al [[1378]], quando si assoggettò a Fermo. Nel [[1274]], nella divisione dei beni tra Pietro e Offreduccio figli di Fallerone, il paese e i suoi abitanti sono soggetti al dominio feudale dei signori, insieme a [[Penna San Giovanni]], Belluco, [[Servigliano]], una parte di [[Loro Piceno]], Cerreto (frazione di [[Montegiorgio]]) ecc. Non si parla quindi di Comune fino al 1378, quando i signori di Falerone, nelle persone di Stefano e Vanni (detto Vagnozzo) figli di Pietro II, dovettero lasciare la residenza faleronese e risiedere a Fermo, come condanna loro inflitta dal Consiglio Fermano per l'uccisione di Berto, figlio di Filippo, signore di [[Massa Fermana]], compiuta durante una rissa scoppiata durante una festa locale. La condanna funse da pretesto per i Fermani per sradicare la signoria faleronese ed occupare Falerone, decretando la fine dei cosiddetti ''domini contadini'' dei ''nobiles'' locali che per circa due secoli dal [[XI secolo]] al [[XIII secolo]] avevano dato prestigio e potenza ai loro castelli e alle loro signorie. Il processo di occupazione militare fermana e distruzione delle resistenze locali finisce per coinvolgere diversi altri paesi insieme a Falerone. Le casate più nobili sono eliminate e sradicate dai loro feudi: così come Stefano e Vanni da Pietro II, anche Gentile da [[Mogliano]] è spogliato dei suoi beni, Boffo da Massa fatto fuori, i [[Monteverde]] vengono eliminati, i Brunforte dispersi e le rocche di [[Montappone]], [[Massa Fermana]], [[Penna San Giovanni]], [[Sant'Angelo in Pontano]], loro dimore. Il tutto si offre a vantaggio della formazione dello [[Stato]] di [[Fermo]] e della sua signoria sui castelli del suo comprensorio, entità che durerà fino all'[[Unità d'Italia]].
 
=== Cortina muraria urbana ===
===Falerone dall'età moderna a quella contemporanea===
L'occupazione da parte dei fermani non garantì alla popolazione faleronese anni di pace e prosperità; all'alba del [[XV secolo]] il castello fu preda di saccheggi e invasioni operate da parte dei diversi capitani di ventura e mercenari in viaggio per la Marca. Già nel [[1348]] Falerone si arrese a Guastafamiglia Malatesta; nel [[1358]] venne espugnato da Anichino di Baumgarten mentre l'anno successivo fu la volta di Corrado di Landau. Nell'ottobre del [[1413]] subì la presa di [[Carlo Malatesta]] mentre appartiene al maggio del [[1418]] la conquista operata da [[Braccio da Montone]] nel tentativo di catturare Ludovico Migliorati signore di Fermo, rifugiatosi nel castello di Falerone. Il Montone espugna la rocca e saccheggia l'abitato, imprigionando tutti gli abitanti e distruggendo l'archivio storico e gli atti pubblici della comunità, pervenuti fino a quella data. Egli riesce nel tentativo di catturare il Migliorati e pretende da lui, il pagamento di 9000 ducati per il riscatto dei suoi prigionieri. Nel giugno del [[1444]] si ricorda l'assalto di [[Niccolò Piccinino]] da [[Perugia]] e nell'estate del [[1498]] il tentativo vano di [[Ercole Bentivoglio (condottiero)|Ercole Bentivoglio]].
 
Il borgo lacustre di Lazise è munito di buona parte della cinta muraria, di cui è stata perduta solamente la parte più a nord della cortina orientale e la parte della cortina occidentale che, partendo dal castello, proseguiva lungo il lago fino al porto antico, concludendosi nella scomparsa torre del Cadenon, eliminata nel [[1939]] per far posto al monumento ai caduti, ma la cui figura è rimasta nella memoria della comunità lacisiense tanto da continuare ad esistere nella festa popolare nota come [[Cuccagna del Cadenon|Palio della Cuccagna del Cadenon]], che si svolge ogni anno proprio laddove si ergeva la torre medievale.
Nel [[1527]] i discendenti di Pietro II, gli [[Euffreducci]], [[Oliverotto da Fermo]] e il nipote Ludovico dei signori di Falerone, sostenuti da popolazioni fedeli nel loro e in altri 12 castelli, tentano una loro signoria su Fermo, ma sono eliminati l'uno, Oliverotto da [[Cesare Borgia]], l'altro, Lodovico, da [[Niccolò Bonafede]], cardinale legato dello Stato della Chiesa. Le cronache narrano che Ludovico, in contrasto aperto con i pontifici, nel febbraio del [[1520]] entra a Falerone con un esercito di 200 cavalli e 2000 fanti, accolto dai suoi partigiani e dalla popolazione a lui fedele. Nel marzo dello stesso anno, in seguito al rifiuto di resa da parte del legato pontificio, viene assalito da Giovanni de' Medici ([[Giovanni delle Bande Nere]]) che lo costringe ad uscire fuori dal castello di Falerone, e a darsi battaglia lungo la valle del Tenna. Lo scontro gli è fatale; le sue milizie in netta inferiorità numerica rispetto all'esercito pontificio guidato da Niccolò Bonafede, Giovanni de' Medici e Brancadoro da Fermo, vengono disperse e Loduvico rimane ucciso da un colpo di picca infertogli da Carlo d'Offida. Quest'ultimo poi, con la vittoria, entra in Falerone e si abbandona al saccheggio della località, distruggendo ulteriori incartamenti e documenti della Comunità. Con la morte di Ludovico, i beni degli Euffreducci e i diritti sul castello di Falerone, valutati intorno ai 40000 ducati, passano in possesso di Giovanni de' Medici per ordine di suo cugino, [[papa Leone X]], come risarcimento per le spese militari affrontate insieme ad un premio di 6000 ducati per la repressione dei focolai d'insurrezione nelle [[Marche]]. Molti dei partigiani degli Euffreducci sono fatti fuori, altri fuggono a [[Venezia]] e in [[Romagna]], per poi ritornare a Falerone sotto il cognome di Emiliani, assumendo così una denominazione trasformata; Fabrizio, figlio di Pietro III da Falerone, è il primo ad assumere dopo il suo ritorno, il cognome "Emiliano" dando inizio ad una dinastia che in breve tempo ascende ai maggiori gradi della nobiltà locale, conseguendo il [[patrizio (titolo)|patriziato]] fermano.
 
La cortina meridionale e settentrionale della cinta muraria urbana sono invece interamente conservate e intervallate, insieme alla porzione rimanente della cortina orientale, da tredici [[Torre scudata|torri scudate]] e da tre porte cittadine:<ref>{{cita|Agostini|pp. 32-33|agostini}}.</ref>
Nel ''Codex.Dipl.'' il castello di Falerone risulta quindi presidiato militarmente dai Fermani; distrutti i Castelli di Bascione, Castelnuovo e Agello nel territorio faleronese.
 
* porta Nuova (o Cansignorio) a settentrione, realizzata tra il [[1375]] ed il [[1376]] ma murata nel [[1701]] per proteggere il borgo da alcune milizie che stavano depredando il territorio circostante, quindi riaperta nel [[1955]];
Negli Statuti di Fermo del [[1507]] Falerone è tra i Castelli maggiori, ma la sua prevedibile decadenza in uno [[Stato Pontificio]] ostile, dirotta su altre città le classi dirigenti e la funzione amministrativa, quando la sede del Governatore viene trasferita prima da Falerone a Montappone, per poi insediarsi definitivamente a [[Montegiorgio]]. Decadenza visibile anche in età napoleonica: Montegiorgio è riconosciuto come capo cantone sui comuni di [[Magliano di Tenna]], Falerone, [[Montappone]], [[Monte Vidon Corrado]], [[Francavilla d'Ete]], [[Mogliano]] e [[Loro Piceno]].
* porta Superiore (o San Zeno) a oriente, probabilmente coeva all'impianto altomedievale, l'unica destinata alla popolazione e ai transiti, nella cui nicchia esterna era dipinta in origine una [[Madonna col Bambino]], poi sostituita dall'Aquila Imperiale e infine dall'immagine di [[Marco evangelista|San Marco]], protettore della [[Repubblica di Venezia]];
* porta Lion per l'accesso da meridione, così chiamata in quanto recava lo stemma della Serenissima o forse perché utilizzata dalle milizie venete, un tempo dotata di un [[rivellino]] a sua difesa.
 
Le porte erano tutte munite di [[saracinesca]] e [[ponte levatoio]] su [[Fossato (architettura)|fossato]], questo completamente scomparso per lunghi tratti.
Falerone è località tra le più rappresentative del Piceno: unisce testimonianze importanti dell'età romana e altomedievale e medievale, con tradizioni persistenti della civiltà contadina e con un precoce inserimento già nel [[XVIII secolo]] delle manifatture del settore della paglia e dei cappelli, attorno al quale ricostruisce il suo distretto con [[Monte Vidon Corrado]], [[Montappone]] e [[Massa Fermana]].
 
=== Fortezza ===
===Gli antichi Signori feudatari di Falerone===
[[File:Castello di Lazise - Avesani.jpg|thumb|left|Rilievo del castello di Lazise eseguito dall'ingegnere Xaverio Avesani nel 1756.]]
Nel Basso Medioevo, dal Mille al Rinascimento, la Storia di Falerone è tutta imperniata sulla Signoria Locale;tale dinastia numerosa si arricchì nel tempo di rami collaterali, che finirono per insediarsi nei castelli e comuni del circondario della Media Val Tenna, creando quindi un propria influenza su gran parte del territorio della Marca Fermana; sarà quindi doveroso presentare la Tavola Genealogica illustrando solo i personaggi più importanti, coloro che hanno fatto parlare maggiormente le cronache del tempo. Conviene iniziare dal suo capostipite, creato feudatario della Chiesa dal Vescovo fermano Gaidolfo e nominato conte dall'imperatore germanico [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]], probabilmente nel 962, quando egli sostò per alcuni giorni a [[Fermo]]. La notizia di tale nomina ci perviene dal più antico documento dell'Archivio Statale di Fermo, il ''codex 1030''; le parole che contiene sono solenni, l'atto è del X sec.,''"anno abbazia incarnatione nonagesimo septuagesimo septimo..."'' (977): ''"...Nos Gaidulphus episcopus sanctae firmanae ecclesiae....dedimus tibi Mainardo comes filii quondam Sifredi et filiis et nepotis tuis usque ad tertiam generationem ad usufruendum rem iuris sanctae firmanae ecclesiae..."'' "...Noi Gaidolfo vescovo della Santa Chiesa Fermana diamo a te conte Mainardo, figlio del fu Sigfrido, a ai tuoi figli e ai tuoi nipoti fino alla terza generazione, il patrimonio della Chiesa Fermana..." ...che si estende da capo ''"fine Alpi Montis de pede fino rigo Scave qui venit in Tenna maiore...de uno lato fluvio Aso..."'', "da una parte dalle vette dei [[Sibillini]] e dall'altra circa a metà della valle del Tenna (tra [[Santa Vittoria in Matenano]] e Curetta di [[Servigliano]]) e a sud del [[Aso (fiume)|fiume Aso]]..." e altri punti di riferimento.
Sulla nomina di Mainardo, non vi è alcun dubbio che tra la sua famiglia fosse proprio lui il primo a fregiarsi del titolo di [[conte]], né suo padre Sifredo, né suo nonno, l'omonimo Mainardo, vengono citati con titoli nobiliari, ma solamente come semplici cittadini, mentre quando si nomina il nostro Mainardo, lo si fa sempre con il suo titolo di conte. D'altra parte è sicuro che il conte Mainardo fosse assai ricco, sia per meriti che per eredità potendo disporre, all'atto della convenzione con il vescovo fermano di oggetti d'oro e d'argento per il valore complessivo di 2000 soldi, oltre le terre date in compenso e parte in cambio di quella della Chiesa fermana, con un [[censo]] annuo di 5 soldi di corso legale.
 
La fortezza vera e propria venne realizzata tra il [[1375]] e il [[1381]], quindi appartiene ad una serie di opere difensive iniziate da [[Cansignorio della Scala|Cansignorio]] e concluse dagli ultimi due Scaligeri, [[Antonio della Scala|Antonio]] e [[Bartolomeo II della Scala]]. Essa è costituita da due recinti affiancati: una cortina rettangolare più grande, adibita a porto militare, sul lato verso il lago, ed una rettangolare più piccola, la piazza d'armi, sul lato verso l'entroterra: entrambe le cortine sono intervallate da sei torri scudate, con volte murarie che sorreggono le terrazze merlate e strutture lignee che sostengono i piani intermedi; vi sono quattro torri angolari e due intermedie poste sul lato lungo, circondate sia verso la campagna che verso l'abitato da un ampio fossato acqueo dotato di [[controscarpa]] in muratura e, sul lato campagna, pure da una controfossa. Vi sono due accessi al castello, uno verso campagna ed uno verso città, entrambi protetti da un rivellino munito di porte a doppio battente e da un ponte levatoio su fossato. Inoltre, per offrire una maggiore difesa del castello, ai lati del rivellino verso campagna si dipanava una seconda cortina muraria, leggermente più bassa di quella principale.<ref>{{cita|Perbellini|p. 99|perbellini}}.</ref>
*Mainardo figura quindi come primo conte; è molto probabile che esso sia nato presso il confine comunale tra [[Santa Vittoria in Matenano]] e [[Servigliano]], dato che nel citato documento del 977, indicando i confini di alcuni terreni, il vescovo Gaidolfo rivolgendosi al conte, usa varie volte la frase: ''“Da un lato la terra tua…”'' confinante con il fosso Tassiano (odierno San Gualtiero) ''“La terra tua delimitata da un lato dal fosso'' ''Tassenario…ecc”''. Quindi la casa paterna di Mainardo era posto lungo tale confine, dove detenevano proprietà e terreni i Monaci dell'[[Abbazia di Farfa]]. Dal ''[[Chronicon farfense]]'' redatto dallo storico Gregorio da Catino veniamo a sapere che il conte Mainardo si era appropriato di vasti ed importanti beni posseduti già dai Farfensi: le corti e tenute di Cisterna di [[Montegiorgio]] e Monacesca presso il [[Tenna (fiume)|fiume Tenna]], nel luogo dell'Antica Abbazia femminile che sorgeva in contrada Murgiano presso le attuali Piane di Montegiorgio, la vasta [[corte (storia)|corte]] di [[Mogliano]] con più di 11000 moggi di terra di pertinenza, la corte di Apriano, a metà strada fra Montegiorgio e San Marco di [[Ponzano di Fermo]], e in territorio di [[Sant'Angelo in Pontano]], terre e castagneti. Tale occupazione appariva per Mainardo di sangue [[Longobardi|longobardo]], come un onesto recupero di beni appartenuti per secoli al popolo longobardo, in virtù del [[Gastaldo]] di Falerone, mentre per il monaco Gisone, preposto di Montegiorgio, era semplicemente un'usurpazione. Lo stesso ''Chronicon'' ci ricorda come alla morte del conte, tutti i suoi beni furono divisi fra i due figli, Giberto ed Offone.
*Giberto I stabilì per sé e per i suoi discendenti la residenza a Falerone e si impossessò di beni nelle vicinanze: la corte di [[Sant'Angelo in Pontano]], l'antica chiesa di Sant'Angelo edificata presso il Tenna, nelle attuali Piane di [[Montegiorgio]], con tutte le pertinenze annesse: Castagneto, Cisterna e Monacesca di Montegiorgio. Alla sua morte i beni passarono ai figli.
*Offone stabilì invece la sua residenza a ''Villamagna'' in territorio di [[Urbisaglia]] alienandosi la corte di [[Mogliano]] di 11000 moggi di terra; risulta presente in questa corte una chiesa dedicata a Santa Vittoria, oggi non più esistente. Alla sua morte i beni passarono a Faroldo, il suo primogenito; quest'ultimo è citato in atti notarili del 1036 e del 1097 e risulta morto intorno al 1101.
 
Particolarmente imponente il mastio del castello in mattoni di cotto, con un basamento alto due metri in pietra e un coronamento formato da una struttura pensile merlata, con caditoie su archeggiature che scaricano il proprio peso su una triplice mensola digradante in pietra. A questo elemento ultimo di difesa si poteva accedere dal cammino di ronda tramite un piccolo ponte levatoio: dal piano raggiunto si poteva quindi scendere tramite botole alle prigioni, oppure tramite scale salire ai piani soprastanti.<ref>{{cita|Bresciani|p. 71|bresciani}}.</ref> Alla base del mastio, all'interno della piazza d'armi, si ergevano un tempo la residenza del castellano e le caserme della milizia, a ridosso della cinta muraria.
Con i figli di Mainardo hanno inizio due fra le dinastie più potenti e feconde che partendo dai castelli originari, amplieranno le loro dipendenze verso le medie valli, occupando con i loro discendenti ogni spazio. Offone dunque, verso [[Fiastra]] e il [[Chienti]], Giberto nella parte centrale del Tenna, La loro denominazione dai Castelli: ''“domini de Moellano, domini de Monteverde, de Fallerono, de Lauro, de'' ''Smerillo”'' non inficia la sostanziale unità del loro sistema politico e l'azione comune che essi perseguono appoggiandosi e collegandosi. In ogni momento politico, in ogni patto di pace o conflitto, li troviamo tutti uniti e schierati con i rispettivi castelli, rappresentati da coloro che considerano i loro capi: i ''Brunforte'', i ''Mogliano'', i ''Monteverde'', i ''Falerone'', che appaiono come le diramazioni e le famiglie più potenti. Tali signori, per mezzo di matrimoni, accordi ed usurpazioni, si allargano fino a controllare tutto il Territorio della Marca Meridionale, dal [[Chienti]] al [[Tronto]], creando un grande stato feudale retto da una fitta rete di vassali e famiglie. Dei Signori di Falerone, successore di Giberto I è:
*Mainardo II, figlio di Giberto.
* Esmidone, figlio di Mainardo II cittadino faleronese che spesso si recava a [[Fermo]], allora capoluogo della Marca fermana; figura in documenti del 1121 e 1141 e si apprende che ha due figli: Giberto II che è [[Figlio legittimo|legittimo]] e Gentile che invece è [[Figlio naturale|naturale]] ed è soprannominato ''Avoltrino'' dalla contrada materna sita tra [[Fermo]] e [[Lapedona]]. Esmidone per non diseredare il figlio naturale, si attiene alla legge longobarda, che dispone che l'eredità di un figlio naturale riconosciuto, deve essere confermata e approvata dai figli legittimi e di fatto il conte Giberto II non solo conferma la detta eredità, ma permutò alcuni suoi beni destinandoli al fratello.
* Gentile Avoltrino ebbe tre figli naturali, chiamati Allegretto, Giberto ed Ofreduccio, i quali per il fatto d'essere figli naturali di padre naturale, secondo la legge longobarda non potevano ereditare. Perciò furono affidati dal padre Gentile al vescovo fermano Liberato, insieme alla donazione di terre e beni, a condizione che fossero protetti contro le opposizioni dei cugini, i figli legittimi dello zio Giberto II.
 
Il castello appare ancora integro in un rilievo del [[1756]] realizzato dall'ingegnere militare Xaverio Avesani, ma purtroppo ad oggi importanti elementi della fortificazione sono andati perduti: la controfossa, la fossa e la controscarpa muraria sono completamente scomparse; lo stesso vale per la cortina muraria più esterna, che forniva un'ulteriore protezione nel lato verso campagna; il porto militare è stato quasi completamente interrato e sopravvivono pochi frammenti della relativa cinta muraria, completa solo nel lato verso il lago, e tre torri.
Dei figli di Giberto II morto intorno al 1150 sono da ricordare Rinaldo il Vecchio, Baligano di Fermo, Bernardo di Monteverde e Ruggero di Fallerone.
*Rinaldo detto ''il Vecchio'', è il fondatore della dinastia dei ''domini de Moellano'', poiché suo figlio Fidesmido si sposta dalla casa originaria e si insedia nel Castello di [[Mogliano]], dando inizio alla sua discendenza. Nipote di Fidesmido è Rinaldo II ''il Grande'' (morto nel 1282), figlio di suo figlio Bonconte e di Monaldesca di [[San Ginesio]]. Rinaldo si insedia nel castello di Brunforte tra [[Sarnano]] e [[Amandola]], dando inizio all'omonima dinastia dei Brunforte.
*Baligano, già arcidiacono della Chiesa Fermana, ne diviene vescovo (1145-1167), ottiene dai fratelli il Castello di [[Francavilla d'Ete]], nel tentativo di fortificare i castelli della [[Val di Chienti]] contro il Marchese di [[Ancona]] Guarniero, che nel 1153 assale il territorio e sbaraglia l'esercito di Baligano. Il vescovo deve cedere [[Morrovalle]], che può riottenere nel 1164 sostenendo l'imperatore [[Federico Barbarossa]] nell'elezione a [[Pavia]] dell'[[Antipapa Vittore IV]] contro [[papa Alessandro III]], sostenitore dei comuni Lombardi.
*Berardo, è protagonista e presente insieme ai suoi figli Giberto, Corrado, Ofreduccio di atti notarili e cambi di terre con i vicini Signori di Villamagna e i feudatari loro fedeli. Dalla sua prole ha origine la dinastia dei Da Monteverde.
*Ruggero è detto ''Fallerone I'', essendo il restauratore delle fortune economiche e politiche della dinastia faleronese, sposa Piuccheneve dei conti di Villamagna, muore prima del 1139. Egli genera una prole ricca di ben 7 figli maschi: Berardo, Pietro, Ofreduccio, Rinaldo, Baligano, Corrado e Guidone. Tra questi vanno ricordati alcuni più celebri passati alla storia per fatti di cronaca ed eventi fondamentali.
 
=== Giardino ===
Dei figli di Fallerone I citiamo quindi i più noti e considerevoli di memoria:
[[File:Parco del Castello di Lazise.jpg|thumb|right|L'ingresso al Parco di Villa Bernini-Buri, con il castello di Lazise sullo sfondo.]]
*Rinaldo è noto con lo pseudonimo di ''Pellegrino'', attribuitogli il 15 agosto del 1222 da San [[Francesco d'Assisi]], che lo convertì, nella Piazza Maggiore di [[Bologna]], dove Rinaldo frequentava la celebre Università. Prima di diventare uno dei più assidui compagni del Santo Assisiate, egli era stato un abile paciere fra le discordie della propria famiglia e da adulto diligente aveva intrapreso gli studi di Diritto a Bologna. Unitosi ai francescani, si recò in Terra Santa ad evangelizzare quelle terre, così come gli era stato ordinato, suscitando persino il rispetto dei [[Saraceni]]. Mori nel 1233 a [[San Severino Marche]].
*Baligano fu alternativamente amico ed aspro nemico dell'imperatore [[Federico Barbarossa]] e quindi causa non ultima dell'incendio di Fermo del 1176 e della distruzione del Duomo da parte dell'esercito imperiale. Sposò ''Tasselgardesca'', figlia di ''Manerio'', signore di [[Ripatransone]], risolvendo così le vertenze con il vescovo Adenulfo. Ebbe due volte la dichiarazione di sudditanza e fedeltà del [[vassallo]] di Malvicino, castello presso Sarnano; venne a patti con i Signori di Villamagna, strinse alleanza con [[Tolentino]] contro [[San Ginesio]], rivendicò in nome dei Signori di Falerone, i diritti su [[Loro Piceno]] e acquistò il castello di San Costanzo, villaggio dell'attuale comune di San Ginesio. Morì vero il 1250.
 
Il castello si trova all'interno del grande giardino romantico ottocentesco di villa Buri-Bernini, sorto grazie all'opera di Gian Battista Buri, figlio del più noto conte Giovanni Danese Buri, uomo erudito dedito specialmente alla botanica e all'architettura del verde, figura di spicco nell'ambito veronese in quanto diffusore delle nuove teorie inglesi nell'arte dei giardini. Gian Battista acquistò nel [[1871]] il castello di Lazise e, una volta ristrutturata la villa, si diede alla costruzione del grande parco annesso, da cui ne derivarono radicali cambiamenti alle forme del castello.
Tra i figli di Fallerone I sono da ricordare anche due di loro, che passeranno alla storia per aver dato i loro nomi a due castelli nei pressi di Falerone (castelli che oggi sono comuni): Corrado e Guidone, che legarono il proprio titolo alla storia di [[Monte Vidon Corrado]] e [[Monte Vidon Combatte]].
 
Utilizzando le pietre della cortina più esterna al castello, in quel periodo già in rovina, e le pietre ricavate dalla demolizione di parte delle mura e di alcune torri del porto militare, venne creato un promontorio artificiale a sud del castello, detto ''la mara'', e venne quasi completamente prosciugata la darsena militare: questa operazione generò opinioni contrastanti negli intellettuali dell'epoca, infatti vi furono molte critiche positive per i lavori di pulitura e recupero del castello, purtroppo non completati a causa della morte del conte, ma d'altro canto venne fortemente contestata la demolizione di parte delle mura medievali. Durante i lavori di realizzazione del parco venne lasciato comunque riconoscibile l'ingresso al porto, grazie al mantenimento delle mura e delle due torri che segnalavano l'ingresso dal lago, inoltre un altro breve tratto di cortina muraria, interrotta da una torre, è stato utilizzato come spalla di una serra dedicata alla specie più delicate del giardino.
*Fallerone II, succedette a Baligano alla guida della signoria faleronese, si sa solo che fu simpatizzante del Re [[Manfredi di Sicilia|Manfredi]], sposò Gualteruccia, figlia di Gentile [[da Varano]], signore di [[Camerino]]. Muore prima del 1274. Ebbe due figli: Pietro I ed Ofreduccio I i quali consolidarono le fortune della famiglia e diedero una svolta radicale al futuro della loro Signoria.
*Pietro I da Falerone consolidò le fortune della Famiglia e fondò la dinastia che poi si sarebbe stabilita definitivamente a Falerone, identificandosi con i Nobili Emiliani.
*Ofreduccio I, trasferitosi a [[Fermo]], è il fondatore della dinastia degli Eufreducci, famiglia che sarà al centro delle cronache fermane e godrà di cariche civili e poteri. Tra i suoi discendenti si distingueranno poi, tre secoli più tardi Oliverotto Eufreducci e il nipote Ludovico. Ofreduccio ricopre vari ruoli amministrativi e civili: fu sindaco di [[Santa Vittoria in Matenano]] nel 1270, podestà di [[Foligno]] nel 1283, di [[Jesi]] nel 1288, di [[Rieti]] nel 1293; capitano del popolo a [[Siena]] nel biennio 1293-1294.
 
Il parco romantico progettato dal conte Buri si svolge come un percorso attorno al castello, unico grande episodio che segna il cammino, senza altri elementi di sorpresa. Delle essenze originali molte sopravvivono ancora oggi: risultano particolarmente significative, per le loro dimensioni e bellezza, una [[Sequoiadendron giganteum|wellingtonia]], una [[Sequoia sempervirens|sequoia]] e due esemplari di [[Magnolia grandiflora]], le quali hanno una dimensione tale che le loro chiome si fondono, creando una galleria verde sotto la quale si svolge il percorso. Sui margini de ''la mara'', nella porzione meridionale del giardino, crescono invece numerose piante a foglia caduca, come ippocastani, platani, tigli, carpini neri, olmi e querce, mentre nel sottobosco si trovano aceri, biancospini, pitosfori, allori, tassi e bossi, rinvigoriti dalle acque del ruscello che raccoglie le acque delle colline che circondano Lazise e che, proprio nel parco della villa, confluiscono nel lago.<ref>{{cita|Da Sacco|pp. 84-89|dasacco}}.</ref>
Nel maggio del 1274, i Signori di Falerone, compresi Pietro I ed Ofreduccio I, procedettero all'amichevole divisione dei loro numerosi beni: il paese di Falerone con i suoi abitanti, quali sudditi tenuti al pagamento delle imposte, il paese di [[Penna San Giovanni]] con i suoi abitanti tenuti al pagamento delle imposte, i paesi di Belluco e [[Servigliano]], i proventi della chiesa di Santa Margherita di Falerone, metà del castello di [[Loro Piceno]], essendo l'altra parte destinata ai signori di [[Mogliano]], il villaggio di Cerreto di [[Montegiorgio]] meno la quarte parte, donata a Gualtiero da Brunforte come dote della moglie Agnese, figlia di Corrado fu Fallerone I; i castelli e il territorio di San Costanzo e Colonnalto presso [[San Ginesio]], il villaggio di Bascione di Falerone, i proventi della chiesa di Sant'Angelo di Piane di Montegiorgio, il villaggio di Piobbico di [[Sarnano]], i beni e i diritti goduti in [[Tolentino]], [[Ascoli Piceno]], [[Amandola]], [[Montefortino]], [[San Ginesio]], [[Bolognola]], [[Acquacanina]], [[Fiastra]] e [[Caldarola]] con circa 300 vassalli, tenuti ai doveri di fedeltà e sudditanza. Altri beni ricordati nell'atto sono i molini, tra cui quello della Madonnetta a Piane di Falerone (Madonna del Molino), le fornaci di laterizi, il bestiame da cortile e da pascolo.
 
== Note ==
Con il cambiare dei tempi, il sorgere dei liberi comuni e l'affermarsi delle corporazioni, anche i Signori di Falerone videro diminuire sempre più le loro rendite, per cui furono costretti a rivedere il proprio patrimonio, cedendo e vendendo privilegi e beni alle comunità locali ed adattandosi a vivere come semplici cittadini, accettando uffici civili e cariche amministrative. La divisione dei beni fu quindi lo strumento per cominciare alla vendita dei loro cospicui beni lontani dalla residenza faleronese, determinando così il sorgere di molteplici famiglie di proprietari terrieri e nobili nei rispettivi castelli e paesi.
 
<references/>
In tale operazioni, i fratelli Pietro ed Ofreduccio cedettero i beni siti in Cerreto e Villa Colle al Comune di [[San Ginesio]], vendendo altresì i diritti e i beni goduti presso il castello di San Costanzo; cedettero al comune di Amandola le loro porzioni di proprietà sul Colle Agello e sul [[Monte Amandola]], compresi vassalli e pertinenze, e con i soldi ricavati comprarono dai loro parenti il castello di Castelnuovo di Falerone; vendettero i beni e i diritti in contrada Aiello al comune di [[Penna San Giovanni]].
 
== Bibliografia ==
La divisione di tali beni inoltre, permise l'espansione del paese di Falerone, con la costruzione di un nuovo asse viario verso il borgo di Santa Rosa e l'inclusione dentro la nuova cinta muraria del Convento francescano e della Piazza di San Fortunato. L'espansione del borgo verso Ovest, favorì l'apertura di un nuovo accesso al Castello (Porta Santa Rosa) e la costruzione di una nuova strada verso la frazione di Piane detta di Castelnuovo, riferibile al nuovo Castello.
 
*Nuccio figlio di Pietro I, fu podestà di [[Perugia]] nel 1310.
*Filippo e suo figlio Nicola, discendenti di Nuccio; non si hanno particolari notizie su di loro, vivono a cavallo tra il XIII sec. e XV sec.
*Pietro II e i figli Stefano e Vanni, sono arrestati dai Fermani nel 1378 e obbligati ad inurbarsi a Fermo nel quartiere della contrada Castello, in seguito alla condanna inflitta loro per l'uccisione del figlio del conte Filippo di [[Massa Fermana]].
*Antonio, figlio di Vanni, dové dibattersi a lungo nella faccenda del molino della Madonetta di Falerone, con l'aggravio di dover pagare al comune di [[Penna San Giovanni]] un canone annuo di due salme di ottimo grano, in compenso della cessione di alimenti ed il vallato con l'acqua del [[Salino (torrente)|Salino]]. Antonio non accettando il canone predetto, decise di donare la metà del mulino e dei relativi diritti al Comune di Falerone a patto che questi lo rendesse pienamente efficiente e desse a lui la metà della molinatura.
* Fabrizio Emiliano e Piersante, figli di Pietro III, nipoti di Antonio, nel 1496 venderono l'altra metà del mulino al Comune di Falerone per il prezzo di trecento ducati d'oro. Con i nipoti di Antonio la dinastia faleronese riprende non solo vigore, ma ascende ai maggiori gradi della nobilità fermana, conseguendo il prestigioso patriziato fermano. Dal secondo nome di Fabrizio ha origine la famiglia degli Emiliani, nobili di Falerone e [[Fermo]] fino all' XIX sec.
 
== Società ==
===Evoluzione demografica===
{{Demografia/Falerone}}
 
==Cultura==
===Feste, fiere e sagre===
Il patrono è [[san Fortunato di Todi]] (benché probabilmente sia una contaminazione avvenuta nel [[XV secolo]] che portò a sostituire l'originario patrono San Fortunato di Montefalco) famoso per i numerosi miracoli compiuti a Falerone. Il santo è festeggiato dal paese nei primi giorni di giugno con una grande festa e con una processione accompagnata dal corpo bandistico "Città di Falerone".
 
La seconda settimana di [[agosto]] viene festeggiata la festa della "''Nzegna''" (da non confondere con la Nzegna di [[Carovigno]]) dove le otto contrade del paese realizzano dei carri allegorici fatti solo di [[grano]] ed altri derivanti. Insieme ad essi vengono scritte delle piccole "Veglie" dove si usano costumi dell'inizio del [[XX secolo|Novecento]]. La prima domenica viene svolto "Il ballo della Nzegna" nel quale ogni ballerino deve far girare una bandiera di 3&nbsp;kg sotto le proprie gambe e resistere 5 minuti facendo toccare meno volte la bandiera per terra. Racconta la leggenda che quando San Fortunato evitò l'invasione un contadino si mise a ballare con lo stendardo che rappresenta il patrono inventando il gioco. Essendo nata Falerone dall'antica colonia romana di Falerio Picenus, al di là della leggenda, probabilmente si tratta del salto della bandiera, famoso tra i legionari romani e rimasto vivo in altre poche comunità Italiane che traggono origine da colonie romane.
La seconda domenica invece si effettua la sfilata dove tutte le persone vestite in abiti di inizio novecento sfilano dietro i carri.
 
Il [[Lunedì dell'Angelo]], nel parco di San Paolino in cui è presente una piccola chiesa da poco restaurata, si svolge un gioco tradizionale simile alle [[bocce]] detto "Totu". Inoltre sono presenti stand per mangiare.
 
Continuando c'è la festa di [[San Giovanni Battista]] a giugno a Piane di Falerone, in occasione della quale la funzione della messa domenicale è solenizzata dalla Corale Cesare Celsi e la castagnata ad ottobre.
 
===Arte===
 
La forte presenza francescana a Falerone è documentata fin dal [[XIII secolo]], mentre l'attività monastica e la presenza di monaci e piccole abbazie su queste terre, risale all'epoca longobarda. Un primo convento di monaci sorgeva in contrada Piagge, in prossimità di una antica chiesa longobarda detta di San Giovanni (oggi distrutta), poco distante dal luogo dove ancora oggi, sorge la millenaria Chiesa di [[San Paolino]] anch'essa di età longobarda. Inoltre, erano edifici abbaziali, oltre ad essere luoghi di culto, le Chiese di Santa Margherita e di [[Santo Stefano]]; la prima dipendeva dai monaci di [[San Pietro in Ferentillo]], la seconda rappresentava la Pieve principale dell'antica [[diocesi di Falerone]] (oggi scomparsa insieme alla pieve). È chiaro quindi che il monachesimo faleronese deriva in gran parte dall'influsso dei [[Benedettini]] che dall'Umbria emigrarono su queste terre, fondando conventi e introducendo il culto per i loro santi (il culto di [[San Fortunato da Montefalco]] sostituito con il santo da [[Todi]] patrono di Falerone fu importato dall'Umbria in epoca antichissima). I primi Francescani si stabilirono a Falerone a metà del XIII secolo, fondando un loro monastero sul colle del Cimitero costruendo la loro Chiesa dedicata al patrono del Paese (da qui la denominazione del luogo: colle San Fortunato). Solo nel 1292 i [[Francescani]] si inurbarono dentro le mure trasferendosi presso la Chiesa di Santa Maria ribattezzandola nel 1352 Chiesa di San Fortunato, anche se ancora oggi i faleronesi la chiamano di San Francesco. È della stessa epoca la costruzione del monastero annesso. La Chiesa sul colle rimase tale finché non venne abbattuta per l'erezione della cappella del Cimitero; il titolo di San Fortunato venne trasferito alla Chiesa di San Francesco che ancora oggi è ricordata come Tempio di San Fortunato detto di San Francesco. Nel 1542, alcuni monaci appartenenti all'ordine dei [[Clareni]] abbandonarono il convento delle Piaggie e fondarono una Chiesina su un colle presso il Paese, dedicandola alla Madonna degli Angeli e costruendovi una residenza annessa (Da notare l'affresco interno alla chiesa sopra l'altar maggiore; opera di [[Vincenzo Pagani]]). Nel 1568 l'ordine dei Clareni venne fuso con quello dei Frati Francescani e la Chiesa sul colle e il piccolo monastero annesso, entrarono nelle proprietà del Convento del Paese; mentre solo intorno al XVI secolo anche il monastero delle Piagge fu abbandonato e i pochi frati lì rimasti si trasferirono in San Francesco. Rimasero sue rovine fino agli inizi del Novecento,oggi sono scomparse del tutto. Resta in piedi la Chiesa della Madonna degli Angeli che dal 1860, in seguito alla vendita dei beni ecclesiastici passò in mano ai privati ed ancora oggi appartiene ad una facoltosa famiglia faleronese.
 
== Sport ==
 
Ci sono tre società di [[calcio (sport)|calcio]], la ASD Piane di Falerone, il Falerone Social Club militante in terza categoria e l'Union 2000 che cura il settore giovanile.
 
Il paese ha anche due squadre di calcio a 5, la Folgore Falerone C5 e la Folgore Piane di Falerone che giocano i campionati [[Centro Sportivo Italiano|CSI]].
 
Da citare è anche il grande staffettista Michelino B. (in arte Michel) che tanta gloria ha dato al suo paese natale nella specialità della 4x100. Era noto per la sua partenza a razzo, per questo spesso si diceva di lui arrivava prima lui del suono dello sparo dello starter (citando il dialetto :'' va veloze cume lu proiettole dulu sparatore'')
 
==Note==
<references/>
 
* {{cita libro|AA.|VV.|Guida ai castelli del veronese|2000|Cierre|Verona|cid=aavv}}
==Bibliografia==
* {{cita libro|Giovanni|Agostini|Lazise nella storia e nell'arte|1955|Scuola d'arte tipografica Don Bosco|Verona|cid=agostini}}
*L. Mercando. ''Falerone (Fermo) - Rinvenimenti di tombe romane''.
* {{cita libro|Bruno|Bresciani|Castelli veronesi|1962|Vita Veronese|Verona|cid=bresciani}}
*Pompilio Bonvicini. ''Falerone''.
* {{cita libro|Maria Giulia|Da Sacco|Il giardino romantico veronese|1998|Canal & Stamperia|Venezia|cid=dasacco}}
*Giuseppe Colucci. ''Antichità Picene''
* {{cita libro|Mario|Franzosi|Lazise|1974|Vita Veronese|Verona|cid=franzosi}}
*Giuseppe Orlandi. ''Note storiche su san Fortunato vescovo e l'affermarsi del suo culto a Todi e a Falerone''
* {{cita libro|Gianni|Perbellini|Castelli Scaligeri|1982|Grafiche Milani|Segrate|cid=perbellini}}
*Daniela Simoni. Atti del convegno ''La presenza francescana a Falerone''
*Raoul Paciaroni. ''La più antica relazione sull'apparizione dei lumi a Sanseverino'', AN, 2003.
*Cassa di Risparmio di Fermo. ''Terre castelli ville nel Piceno''
 
== Voci correlate ==
* [[Parco archeologico Falerio Picenus]]
 
* [[Castello Scaligero]]
== Altri progetti ==
* [[Della Scala]]
{{interprogetto|commons=Category:Falerone}}
* [[Castelli degli Scaligeri]]
 
==Altri progetti==
== Collegamenti esterni ==
{{interprogetto|commons=Category:Castello di Lazise}}
*{{cita web|http://www.comunefalerone.it/|Comune di Falerone}}
*{{cita web|http://www.provincia.fermo.it/comuni/falerone|Pagina dedicata a Falerone dalla provincia di Fermo}}
*{{cita web|http://www.provincia.ap.it/Falerone|Pagina dedicata a Falerone dalla provincia di Ascoli Piceno}}
 
{{Comuni della provinciaLago di FermoGarda}}
{{portale|Architettura|Medioevo|Veneto}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Marche}}
 
[[Categoria:Falerone|Castelli della provincia di Verona|Lazise]]
[[Categoria:Architetture di Lazise]]
[[Categoria:Della Scala]]