Plutone (astronomia) e Gakuto Notsuda: differenze tra le pagine

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{{S|calciatori giapponesi}}
{{Vaglio|arg=Astronomia}}{{Corpo celeste
{{Sportivo
|tipo = Pianeta nano
| Nome = Gakuto Notsuda
|nome = Plutone
| Immagine =
|sottotitolo = 134340 Pluto
| Didascalia =
|stella_madre = Sole
| Sesso = M
|immagine = Nh-pluto-in-true-color 2x JPEG.jpg
| CodiceNazione = {{JPN}}
|didascalia = Plutone, 14 luglio 2015. Mosaico di immagini scattate dalle fotocamere LORRI (''Long Range Reconnaissance Imager'') e Ralph della sonda [[New Horizons]].
| Altezza = 177
|scoperta_autore = [[Clyde Tombaugh]]
| Disciplina = Calcio
|data = 18 febbraio [[1930]]
| Ruolo = [[Centrocampista]]
|categoria = [[Oggetto transnettuniano]],<br />[[plutoide]],<br />[[Pianeta nano]]
| Squadra = {{Calcio Sanfrecce}}
|famiglia = [[Plutino]]
| TermineCarriera =
|epoca = K172G
| SquadreGiovanili = {{Carriera sportivo
|semiasse_maggiore =5 906 380 000&nbsp;km<br />39,48&nbsp;UA
|2007-2012 |{{Calcio Sanfrecce|G}} |
|perielio=4 433 464 277&nbsp;km<br />29,66&nbsp;UA
|2014-2015 |→ {{Calcio J League U22|G}} |4 (1)
|afelio=7 430 501 280&nbsp;km<br />49,31&nbsp;UA
}}
|periodo_orbitale=91201,35&nbsp;[[giorno|giorni]]<br />(249,7&nbsp;[[anno giuliano|anni]])
| Squadre = {{Carriera sportivo
|eccentricità =0,2448
|2012-2016 |{{Calcio Sanfrecce|G}} |62 (10)
|nodo_ascendente =110,29459°
|2016 |→ {{Calcio Albirex|G}} |18 (2)
|argomento_perielio =113,834°
|2017 |→ {{Calcio S Pulse|G}} |11 (0)
|anomalia_media = 39,27713°
|2017-2018 |→ {{Calcio Vegalta|G}} |35 (5)
|inclinazione_orbita_su_eclittica =17,13826°
|2019- |{{Calcio Sanfrecce|G}} |6 (0)
|par_Tisserand_J =5,236
}}
|circonferenza_orbitale = 36 530 000 000 km<br />244,186 UA
| SquadreNazionali = {{Carriera sportivo
|periodo_sinodico = 366,73 [[giorno|giorni]]
|2012-2013 |{{NazU|CA|JPN||19}} |3 (0)
|velocità_min = 3, 676 km/s
}}
|velocità_media = 4, 669 km/s<ref name=Fact>{{cita web|url=http://solarsystem.nasa.gov/planets/profile.cfm?Object=Pluto&Display=Facts |titolo=Solar System Exploration: Planets: Dwarf Planets: Pluto: Facts & Figures|editore=NASA|accesso= 5 giugno 2014}}</ref>
| Allenatore =
|velocità_max = 6, 112 km/s
| Vittorie =
|inclinazione_orbita_su_eq_sole = 11,88°
| Aggiornato = 6 aprile 2019
|satelliti = [[Satelliti naturali di Plutone|5]]
}}
|anelli = 0
{{Bio
|diametro_med = 2 376,6 ± 3 km<ref name="NewHorizons_PlutoSize">{{cita web|autore=NASA|data=13 luglio 2015|titolo=How Big Is Pluto? New Horizons Settles Decades-Long Debate|url=http://pluto.jhuapl.edu/News-Center/News-Article.php?page=20150713 |accesso= 13 luglio 2015}}</ref>
|Nome = Gakuto
|superficie = {{Exp|1,779|7}} km²<ref name=Fact/>
|Cognome = Notsuda
|volume = {{Exp|6,39|18}} m³<ref name=Fact/>
|PreData = {{Nihongo2|野津田 岳人|Notsuda Gakuto}}
|massa = {{Exp|(1,303)|22}} kg<ref name=Fact/><br/> 0,00218 [[Massa terrestre|M<sub>⊕</sub>]]
|Sesso = M
|densità = {{Exp|(1,854)|3}} kg/m³
|LuogoNascita = Hiroshima
|accel_gravità = 0,62 m/s²<br />(0,063 g)
|GiornoMeseNascita = 6 giugno
|velocitàdifuga = 1 230 m/s
|AnnoNascita = 1994
|periodo_rotaz = 6,387230 giorni<br />(6g 9h 17min 36s)
|LuogoMorte =
|velocità_rotaz = 13,11 m/s
|GiornoMeseMorte =
|velocità_rotaz_note = (all'equatore)
|AnnoMorte =
|inclinazione_asse = 122,54°
|Attività = calciatore
|inclinazione_asse_su_eclittica = 115,60°
|Nazionalità = giapponese
|ascensionerettapolonord = 133,02° (8h 52' 5")
|PostNazionalità = , [[centrocampista]] del {{Calcio Sanfrecce|N}}
|declinazione = −9,09°
|temp_min = {{M|40||K}} {{M|−233||°C}}<ref name=Fact/>
|temp_med = 45 K −228&nbsp;°C
|temp_max = 50 K −223&nbsp;°C
|pressione_atmosferica = 0,30 Pa <small>(max)</small>
|albedo = 0,49-0,66
|magn_app_min = 16,2<ref>{{cita web|titolo=(134340) Pluto effemeridi|url=http://hamilton.dm.unipi.it/astdys/index.php?pc=1.1.3.1&n=134340&oc=500&y0=1870&m0=2&d0=9&h0=0&mi0=0&y1=1870&m1=3&d1=20&h1=0&mi1=0&ti=1.0&tiu=days|accesso=6 giugno 2014}}</ref>
|magn_app_max = 13,65<ref name=Fact2/>
|magn_ass = −0,8 (H)<ref>{{cita web|url=http://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi?sstr=Pluto|titolo=JPL Small-Body Database Browser – Pluto|accesso=6 giugno 2014}}</ref>
|dim_app_min = 0,06"<ref name=Fact2>{{cita web|url=https://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/factsheet/plutofact.html|titolo=Pluto Fact Sheet|editore=nssdc.gsfc.nasa.gov}}</ref>
|dim_app_med =
|dim_app_max = 0,11"<ref name=Fact2/>
}}
'''Plutone''' è un [[pianeta nano]] orbitante nella [[Sistema solare esterno|parte esterna]] del [[sistema solare]], nella [[fascia di Kuiper]]. Scoperto da [[Clyde Tombaugh]] nel 1930, è stato considerato per 76 anni il nono [[pianeta]] del [[sistema solare]]. Dal 1992 il suo status di pianeta venne messo in discussione in seguito alla scoperta di diversi oggetti di dimensioni simili nella fascia di Kuiper. La scoperta di [[Eris (astronomia)|Eris]] nel 2005, un pianeta nano del [[disco diffuso]] che è il 27% più massiccio di Plutone, ha portato l'[[Unione Astronomica Internazionale]] a riconsiderare, dopo un acceso dibattito, la [[definizione di pianeta]], e nel 2006 a riclassificare Plutone come un pianeta nano.
 
È il pianeta nano più grande e il secondo più massiccio conosciuto nel sistema solare dopo Eris, e il [[Oggetti del sistema solare per dimensione|nono oggetto per grandezza]] e il decimo per massa in orbita attorno al Sole, nonché il più grande [[oggetto transnettuniano]] conosciuto, anche se meno massiccio di Eris. Presenta, ad ogni modo, massa e dimensioni inferiori a quelle dei maggiori [[satellite naturale|satelliti naturali]] del sistema solare: i [[satelliti medicei]] di Giove, [[Titano (astronomia)|Titano]], [[Tritone (astronomia)|Tritone]] e la [[Luna]]. Confrontato con quest'ultima, ha una massa pari solo ad un sesto di quella del satellite della Terra e un terzo del suo volume. Come gli altri oggetti della fascia di Kuiper, Plutone è principalmente costituito da [[ghiaccio]] e [[roccia]].
 
La sua orbita, rispetto a quelle dei pianeti, è piuttosto [[Eccentricità orbitale|eccentrica]] e [[Inclinazione orbitale|inclinata]] rispetto al piano dell'[[eclittica]], mentre la sua distanza dal [[Sole]] varia da 30 a 49 [[Unità astronomica|UA]]. Periodicamente Plutone, durante il suo [[perielio]], viene a trovarsi più vicino al Sole di [[Nettuno (astronomia)|Nettuno]], tuttavia essendo in [[risonanza orbitale]] 3:2 con esso, non gli si avvicina mai a più di 17 [[Unità astronomica|UA]].
 
Plutone ha cinque lune conosciute: [[Caronte (astronomia)|Caronte]] (la più grande, con un diametro che è poco più della metà di quello Plutone), [[Stige (astronomia)|Stige]], [[Notte (astronomia)|Notte]], [[Cerbero (astronomia)|Cerbero]] e [[Idra (astronomia)|Idra]]. Con Caronte è considerato un [[Sistema binario (astronomia)|sistema binario]] o un [[pianeta doppio]], poiché il [[Centro di massa|baricentro]] del sistema giace al di fuori di entrambi.
 
Il 14 luglio 2015, la [[sonda spaziale|sonda]] ''[[New Horizons]]'' è diventata la prima navicella spaziale a [[sorvolo ravvicinato|sorvolare]] Plutone, effettuando misure e osservazioni dettagliate del pianeta nano e delle sue lune. Nel settembre 2016, gli astronomi hanno annunciato che la calotta bruno-rossastra che ricopre il polo nord di Caronte è composta da [[Tolina|toline]], [[macromolecole]] [[Composto organico|organiche]] che possono essere ingredienti per la vita, e che, rilasciate dall'[[atmosfera di Plutone]], precipitano su Caronte a 19.000 km di distanza.
 
== Osservazione ==
[[File:Pluto animiert 200px.gif|thumb|left|upright=0.8|Un'immagine computerizzata di Plutone, creata da osservazioni del [[telescopio spaziale Hubble]] tra il 2002 e il 2003.]]
Osservato dalla Terra, Plutone presenta una [[magnitudine apparente]] media pari a 15,1. Anche quando prossimo al [[perielio]], nel periodo di massima luminosità, raggiunge una magnitudine pari a 13,65. Il suo [[diametro angolare]] varia da un minimo di 0,06 a un massimo di 0,11 [[Secondo (geometria)|secondi d'arco]],<ref name=Fact2/> quando si trova alla minima distanza dal nostro pianeta. Queste caratteristiche ne rendono difficile l'osservazione e giustificano il fatto che sia stato scoperto solamente nella prima metà del XX secolo.
 
Plutone non può essere facilmente osservato con piccoli strumenti amatoriali. Telescopi con apertura superiore ai 200&nbsp;mm dovrebbero permettere di scorgerlo, sebbene sia preferibile utilizzare aperture di almeno 300–350&nbsp;mm per osservarlo<ref>{{cita web|url = http://infotelescopi.blogspot.it/2011/09/scelta-del-telescopio-e-del-binocolo.html|titolo = cosa si può vedere con un piccolo telescopio|accesso = 6 giugno 2014}}</ref>. L'utilizzo sempre più diffuso di [[Dispositivo ad accoppiamento di carica|CCD]] in campo amatoriale permette, sotto un cielo con un buon [[seeing]], di poter acquisire immagini anche di Caronte, quando questi si trova alla massima distanza angolare da Plutone<ref>{{cita web |autore=Daniele Gasparri |url = http://www.danielegasparri.com/Italiano/articoli/astronomia_amatoriale/pluto_charon.pdf|titolo = Il progetto Plutone-Caronte |editore = danielegasparri.com}}</ref>.
 
== Storia delle osservazioni ==
Si sospettava da tempo l'esistenza di un pianeta esterno rispetto a quelli già noti, a causa del fatto che [[Urano (astronomia)|Urano]] e [[Nettuno (astronomia)|Nettuno]] sembravano muoversi in modo diverso dal previsto, come se fossero perturbati dall'[[Interazione gravitazionale|attrazione gravitazionale]] di un altro oggetto. Alle stesse conclusioni arrivarono [[William Henry Pickering]] e [[Percival Lowell]] all'inizio del Novecento. Perfino lo scrittore [[Howard Phillips Lovecraft|Howard P. Lovecraft]] aveva ipotizzato, sulla base di calcoli astronomici, l'esistenza di un altro pianeta oltre Nettuno.<ref>In una lettera pubblicata su [[Scientific American]], 25 agosto 1906 [http://4.bp.blogspot.com/_QKWok61IOLw/TAUVjiMuwHI/AAAAAAAAKNc/uROnCWuPaxw/s1600/Lovecraft+Scientific+American+2.jpg Screenshot del testo 1]</ref>
La tecnica delle [[Perturbazione (astronomia)|perturbazioni]] aveva già riportato un grande successo nel [[1846]], quando Nettuno era stato scoperto allo stesso modo.
 
[[File:Clyde W. Tombaugh.jpeg|thumb|left|[[Clyde Tombaugh]], lo scopritore di Plutone]]
[[Clyde Tombaugh]] iniziò ad interessarsi di astronomia sin da giovane, negli anni venti, costruendosi telescopi amatoriali per osservare oggetti del sistema solare. Nel 1928 mandò alcuni disegni di osservazioni compiute su [[Marte (astronomia)|Marte]] e [[Giove (astronomia)|Giove]] a [[Vesto Slipher]], allora direttore dell'[[Osservatorio Lowell]] di [[Flagstaff (Arizona)|Flagstaff]], in [[Arizona]]. Slipher lo assunse all'osservatorio e lo incaricò della ricerca del [[Pianeta X]], previsto da Lowell e Pickering<ref name="Scoperta" />.
Seguendo le previsioni teoriche e dopo lunghe ricerche, il 18 febbraio [[1930]], per mezzo del confronto di lastre fotografiche impressionate pochi giorni prima, il 23 e il 29 gennaio, Tombaugh scoprì l'oggetto cercato, che già dai primi calcoli pareva orbitare al di là dell'orbita di Nettuno<ref>{{Cita web|titolo = Happy 100th Birthday, Clyde Tombaugh|autore = Dr. Alan Stern|sito = Southwest Research Institute|url = http://www.jhuapl.edu/newscenter/pressreleases/2006/060203.asp|anno = 2006|accesso = 13 aprile 2007}}</ref>. Dopo che l'osservatorio ebbe ottenuto fotografie di conferma, la notizia della scoperta fu telegrafata all'[[Harvard College Observatory]] il 13 marzo 1930, in quanto l'osservatorio volle far coincidere la data con quella della scoperta di Urano da parte di [[William Herschel|Herschel]] e con la data di nascita di Percival Lowell, avvenuta nel 1855<ref name="Scoperta">{{cita web|titolo = 13 Marzo 1930: Clyde Tombaugh annuncia la scoperta di Plutone|url = http://www.sciencestorming.eu/index.php/2012-01-18-17-01-34/un-po-di-storia/24-marzo-1930-la-scoperta-di-plutone|accesso = 6 giugno 2014}}</ref>. Il pianeta fu in seguito ritrovato in fotografie risalenti al 19 marzo 1915.
 
Plutone fu trovato quasi esattamente nella posizione prevista dai calcoli teorici, per cui inizialmente si credette di aver trovato il corpo perturbatore, il Pianeta X. Tuttavia col passare degli anni le misurazioni rivelarono che Plutone era di gran lunga troppo piccolo per spiegare le perturbazioni osservate, e si pensò quindi che non si potesse trattare dell'ultimo pianeta del sistema solare. Ripartì quindi la caccia al decimo pianeta.
 
La questione fu risolta solo nel [[1989]], quando l'analisi dei dati della sonda ''[[Voyager 2]]'' rivelò che le misure della massa di Urano e Nettuno comunemente accettate in precedenza erano lievemente sbagliate. Le orbite calcolate con le nuove masse non mostravano alcuna anomalia, il che escludeva categoricamente la presenza di qualunque pianeta più esterno di Nettuno con una massa elevata<ref>{{cita pubblicazione|autore = Miles Standish|data = 1993|titolo = Planet X—No dynamical evidence in the optical observations|url = http://articles.adsabs.harvard.edu/cgi-bin/nph-iarticle_query?1993AJ....105.2000S&amp;data_type=PDF_HIGH&amp;whole_paper=YES&amp;type=PRINTER&amp;filetype=.pdf|lingua = en|rivista = [[Astronomical Journal]]|volume = 105|numero = 5|pp = 2000–2006|doi = 10.1086/116575}}</ref>.
 
=== La denominazione ===
Dopo la scoperta, il nuovo corpo celeste venne rinominato [[Plutone (divinità)|Plutone]], divinità [[Religione romana|romana]] dell'[[oltretomba]]. Il nome venne suggerito da una bambina di 11 anni, [[Venetia Burney]], figlia di un professore di Oxford<ref>{{cita web|url=https://www.nasa.gov/multimedia/podcasting/transcript_pluto_naming_podcast.html |titolo=NASA - Transcript: The Girl Who Named Pluto|editore=NASA}}</ref>. Le prime lettere del nome, PL, anche iniziali dell'astronomo [[Percival Lowell]] che per primo ne ipotizzò l'esistenza, costituiscono il suo [[simbolo astronomico]] ([[File:Pluto_symbol.svg|20x20px]]). Il 24 agosto 2006 venne riclassificato come pianeta nano e ribattezzato formalmente '''134340 Pluto''' dall'[[Unione astronomica internazionale|UAI]]. Dal 7<ref name="MPC-01">{{cita pubblicazione|url=http://www.minorplanetcenter.net/iau/ECS/MPCArchive/2006/MPC_20060907.pdf|titolo=MPC 57525|data=7 settembre 2006|accesso=27 giugno 2017|editore=Minor Planet Center|capitolo=Editorial Notice}}</ref><ref name="MPC-02">{{cita pubblicazione|url=http://www.minorplanetcenter.net/iau/ECS/MPCArchive/2006/MPC_20060907.pdf|titolo=MPC 57591|data=7 settembre 2006|accesso=27 giugno 2017|editore=Minor Planet Center|capitolo=Summary of New Numberings}}</ref><ref>Per la particolare storia della sua classificazione, contrariamente a quanto solitamente avviene per gli asteroidi, la numerazione di Plutone è quindi risultata successiva alla sua denominazione e quindi nel bollettino MPC che annuncia l'accoppiamento nome-numero non è presente una frase esplicativa dell'eponimo.</ref> al 13 settembre 2006<ref>{{cita news|autore = Daniel W. E. Green|data = 13 settembre 2006|url = http://www.cfa.harvard.edu/iau/special/08747.pdf|titolo = Circolare IAU 8747|editore = Central Bureau for Astronomical Telegrams|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20070205035336/http://www.cfa.harvard.edu/iau/special/08747.pdf|dataarchivio = 5 febbraio 2007}}</ref><ref>Contrariamente a quanto solitamente avviene per gli asteroidi la denominazione di Eris è stata anticipata in una circolare, lasciando al successivo bollettino MPC del 9 ottobre la sola motivazione della denominazione.</ref>, quando [[Eris (astronomia)|136199 Eris]] ricevette la denominazione ufficiale, è stato l'asteroide denominato con il più alto numero ordinale. Prima della sua numerazione, il primato era di [[129342 Ependes]].
 
=== Missioni spaziali ===
{{vedi anche|Esplorazione di Plutone}}
[[File:NASA TV - New Horizons Pluto Launch (January 19, 2006).ogg|miniatura|upright=|Il lancio della ''[[New Horizons]]'' da [[Cape Canaveral]] nel 2006, che segna l'inizio del suo lungo viaggio.]]
L'esplorazione di Plutone da parte di [[sonda spaziale|sonde spaziali]] è rimasta una sfida particolarmente ardua a causa della grande distanza dalla Terra e dal Sole. La ''[[Voyager 1]]'' avrebbe potuto esplorare Plutone da distanza ravvicinata se avesse sfruttato un ''[[Fionda gravitazionale|gravity-assist]]'' di [[Saturno (astronomia)|Saturno]] per raggiungerlo. Tuttavia, ciò avrebbe precluso la possibilità di osservare [[Titano (astronomia)|Titano]] da distanza ravvicinata, perché le due traiettorie erano incompatibili. Poiché l'[[esplorazione di Titano]] era stata indicata tra gli obiettivi primari del [[Programma Voyager]], la possibilità di raggiungere Plutone fu presto sacrificata<ref>{{cita web|url = http://voyager.jpl.nasa.gov/faq.html|titolo = Voyager Frequently Asked Questions|editore = JPL|accesso = 14 giugno 2014|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110721050617/http://voyager.jpl.nasa.gov/faq.html |dataarchivio = 21 luglio 2011}}</ref>.
 
Nessun altro serio tentativo fu fatto per raggiungere Plutone fino all'ultimo decennio del [[XX secolo]]. Nel 1992 il [[Jet Propulsion Laboratory]] della [[NASA]] iniziò a sviluppare la missione ''[[Pluto Kuiper Express]]''. Nonostante l'interesse per la missione, l'ente spaziale statunitense tuttavia l'annullò nel 2000 per motivi di bilancio e optò per una soluzione più economica che sarebbe divenuta la missione ''New Horizons''<ref>{{cita web|url = http://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/spacecraftDisplay.do?id=PLUTOKE|titolo = Pluto Kuiper Express|editore = [[NASA]]|accesso = 14 giugno 2014|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110628200401/http://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/spacecraftDisplay.do?id=PLUTOKE|dataarchivio = 28 giugno 2011}}</ref>.
 
==== New Horizons ====
{{vedi anche|New Horizons}}
[[File:PlutoCharon-1stColorImage-NewHorizons-Ralph-20150409.png|thumb|left|upright=0.8|Prima immagine a colori di Plutone e Caronte ripresa dalla sonda [[New Horizons]] il 9 aprile 2015 da una distanza di circa 115 milioni di chilometri.]]
Nel 2003 fu concesso un finanziamento da parte del governo degli Stati Uniti per la sonda ''[[New Horizons]]'', che è stata lanciata dalla NASA il 19 gennaio 2006 alla volta di Plutone. Dopo oltre nove anni di viaggio la ''New Horizons'' è divenuta la prima sonda spaziale ad effettuare un [[sorvolo ravvicinato]] di Plutone, avvenuto il 14 luglio [[2015]] ad una distanza minima di {{M|12472|k|m}} dalla superficie del pianeta nano<ref name="Count" /><ref>{{cita web|url=http://www.theguardian.com/science/2015/jul/15/new-horizons-pluto-probe-makes-contact-with-earth|titolo=Pluto: New Horizons probe makes contact with Earth|editore=[[The Guardian]]|data=15 luglio 2015|lingua=en|accesso=16 luglio 2015}}</ref>. La sonda trasportava, oltre alla strumentazione scientifica, anche un francobollo statunitense del 1991 con la dicitura ''"Pluto - Not yet explored"''<ref>{{cita web|url = http://www.collectspace.com/news/news-070715a-newhorizons-pluto-explored-stamp.html|titolo = 'Not Yet Explored' no more: New Horizons flying Pluto stamp to dwarf planet {{!}} collectSPACE|accesso = 16 luglio 2015|sito = collectSPACE.com}}</ref> e le ceneri dell'astronomo che scoprì il pianeta nel 1930, [[Clyde Tombaugh]]<ref>{{Cita web|url = http://www.cnn.com/2015/07/13/us/nasa-pluto-new-horizons-clyde-tombaugh-ashes/index.html|titolo = Pluto discoverer's ashes are aboard New Horizons probe - CNN.com|accesso = 16 luglio 2015|sito = CNN}}</ref>.
 
Si è trattato di un sorvolo ravvicinato, perché la sonda non aveva abbastanza carburante a bordo per rallentare e immettersi in orbita attorno all'oggetto; i piani di volo prevedevano un avvicinamento massimo a circa 12500&nbsp;km di distanza dalla superficie plutoniana a una velocità relativa di circa 14&nbsp;km/s<ref>{{cita web|url = http://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/spacecraftDisplay.do?id=2006-001A|titolo = New Horizons Pluto Kuiper Belt Flyby|editore = NASA|accesso = 14 giugno 2014}}</ref>, con la possibilità di sorvolare il pianeta ancora più da vicino grazie a correzioni di rotta successive<ref name="Count">{{cita web|url = http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2014/14jan_pluto/|titolo = Countdown to Pluto|editore = NASA|accesso = 14 giugno 2014}}</ref>.
 
[[File:Pluto-FlyoverAnimation-20150918.webm|thumb|Ricostruzione animata creata sulla base delle immagini della ''New Horizons'' che mostra parte della superficie di Plutone.]]
La sonda, messa in stato di ibernazione per un lungo periodo per preservare gli strumenti per l'incontro ravvicinato, si è attivata alcuni mesi prima dell'arrivo, laddove le fotografie di Plutone erano già migliori di quelle ottenibili dalla Terra o dal [[telescopio spaziale Hubble]]. Data l'enorme distanza dalla Terra e la bassa potenza disponibile, l'invio dei dati è avvenuto a velocità molto bassa, tra 0,6 e 1,2 [[kilobit]] al secondo, e sono stati necessari diversi mesi per riceverli tutti<ref>{{cita web|url = http://newhorizonsmission.synthasite.com/|titolo = NASA's Mission to Pluto and Beyond|editore = newhorizonsmission.synthasite.com|accesso = 14 giugno 2014}}</ref>. Il 13 luglio la sonda è entrata in silenzio radio; il 14 luglio è avvenuto il sorvolo ravvicinato di Plutone e il 15 luglio sono riprese le comunicazioni. L'inizio della trasmissione dei dati ricavati di maggior importanza è iniziata a settembre 2015 per la durata di un paio di mesi, mentre la ricezione dei dati completi è iniziata a novembre 2015 ed è durata un anno circa, fino a ottobre del 2016.<ref>{{cita web|url=https://www.nytimes.com/2016/10/29/science/pluto-nasa-new-horizons.html|titolo=No More Data From Pluto|editore=[[New York Times]]|data=29 ottobre 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=http://pluto.jhuapl.edu/News-Center/News-Article.php?page=20161027|titolo=Pluto Exploration Complete: New Horizons Returns Last Bits of 2015 Flyby Data to Earth|editore=pluto.jhuapl.edu|data=27 ottobre 2016}}</ref>
 
==== Missioni future ====
Dopo il flyby della ''New Horizons'', alcuni scienziati hanno iniziato a sostenere la necessità di una nuova missione su Plutone, con un [[orbiter|modulo che entri in orbita]] attorno a Plutone stesso<ref>{{cita web|url=https://www.theverge.com/2017/4/26/15424770/nasa-spacecraft-new-horizons-flyby-pluto-moons-orbiter-mission|titolo=Why a group of scientists think we need another mission to Pluto|editore=The Verge|data=26 aprile 2017}}</ref>. Tra gli obiettivi scientifici della missione ci sarebbe la mappatura della superficie con una risoluzione di 9 metri per [[pixel]], osservazioni dei satelliti minori di Plutone, la mappatura topografica delle regioni di Plutone che non sono state osservate e la rilevazione delle variazioni superficiali e atmosferiche di Plutone durante la rotazione sul proprio asse. [[Alan Stern]], che ha ricoperto il ruolo di ''Principal investigator'' per ''New Horizons'', ha suggerito un ''orbiter'' in stile ''[[Missione spaziale Cassini-Huygens|Cassini]]'' che dovrebbe essere lanciato intorno al [[2030]], in occasione del 100° anniversario della scoperta del pianeta nano. La sonda, una volta arrivata su Plutone, si servirebbe della gravità di Caronte per regolare la propria orbita per il raggiungimento degli obiettivi, e una volta terminati tutti i rilevamenti del sistema plutoniano, per dirigersi versi altri oggetti della fascia di Kuiper.<ref>{{cita web|url=https://www.space.com/36697-pluto-orbiter-mission-after-new-horizons.html|titolo=Going Back to Pluto? Scientists to Push for Orbiter Mission|editore=[[Space.com]]}}</ref> Per diminuire i tempi del viaggio verso Plutone il [[NASA Institute for Advanced Concepts]] (NIAC), in collaborazione con il [[Princeton Plasma Physics Laboratory]], sta studiando un particolare tipo di [[razzo a fusione nucleare]] a bassa radioattività per un ''orbiter'' e un ''[[lander]]'' per una futura missione a Plutone.<ref>{{cita news|url=https://www.nasa.gov/directorates/spacetech/niac/2017_Phase_I_Phase_II/Fusion_Enabled_Pluto_Orbiter_and_Lander|titolo=Fusion-Enabled Pluto Orbiter and Lander|autore=Loura Hall|data=5 aprile 2017|editore=NASA}}</ref><ref name='PSS'>{{cita web|url=https://ntrs.nasa.gov/archive/nasa/casi.ntrs.nasa.gov/20170003126.pdf |titolo=Fusion-Enabled Pluto Orbiter and Lander - Phase I Final Report|editore=NASA|autore= Stephanie Thomas, Princeton Satellite Systems|data=2017}}</ref>
 
== Parametri orbitali e rotazione ==
{{vedi anche|Parametri orbitali di Plutone}}
[[File:Plutoorbit1.5sideview.gif|thumb|left|Immagine che mostra la notevole [[Inclinazione orbitale|inclinazione]] dell'orbita di Plutone (in rosso) rispetto all'[[eclittica]]]]
In virtù dei suoi [[parametri orbitali]], Plutone è considerato un classico esempio di [[oggetto transnettuniano]]. Pur avendo la sua orbita il [[semiasse maggiore]] più lungo di quello dell'orbita di Nettuno, esso si avvicina al Sole più dello stesso Nettuno. Plutone è stato assunto quale elemento di riferimento della classe dei pianeti nani transnettuniani, denominati ufficialmente [[Plutoide|plutoidi]] dall'Unione Astronomica Internazionale.
 
Il [[Periodo di rivoluzione|periodo orbitale]] di Plutone è di circa 249 anni terrestri. Le sue caratteristiche orbitali sono sostanzialmente diverse da quelle dei pianeti del sistema solare, i quali si muovono lungo orbite ellittiche che hanno valori di eccentricità più contenuti e che sono molto prossime al [[piano invariabile]]. Al contrario, l'orbita di Plutone è molto [[Inclinazione orbitale|inclinata]] rispetto all'[[eclittica]], più di 17°, ed è altamente [[Eccentricità orbitale|eccentrica]]. Questa elevata eccentricità è la causa per cui Plutone, per un breve periodo della sua rivoluzione, si trova più vicino al [[Sole]] di [[Nettuno (astronomia)|Nettuno]]. Plutone è transitato per il [[perielio]] il 5 settembre 1989, risultando più vicino al Sole di Nettuno nel periodo compreso tra il 7 febbraio 1979 e l'11 febbraio 1999<ref>{{cita web|url = http://www.jpl.nasa.gov/releases/99/pluto990209.html|titolo = Pluto to become most distant planet|editore = NASA|accesso = 6 giugno 2014}}</ref>.
 
Nel lungo periodo, in realtà, l'orbita di Plutone potrebbe risultare [[Teoria del caos|caotica]]. Le simulazioni al computer possono essere utilizzate per prevedere la sua posizione per diversi milioni di anni (sia in avanti che indietro nel tempo), tuttavia su scale temporali superiori ai 20 milioni di anni, i calcoli diventano speculativi. Il [[tempo di Lyapunov]] è il tempo oltre il quale un [[sistema dinamico]] diventa caotico, e varia da sistema a sistema: nel caso di Plutone questo periodo è appunto stato stimato sui 20 milioni di anni<ref>{{cita|Stern|p. 145}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore = Hiroshi Kinoshita,
Hiroshi Nakai|titolo = Long-Term Behavior of the Motion of Pluto Over 5.5 Billion Years|editore = Springer|anno = 1996|pp = 165-173|url = http://link.springer.com/chapter/10.1007/978-94-009-0209-1_21#page-1|doi = 10.1007/978-94-009-0209-1_21}}</ref>. Ciò non significa che l'orbita di Plutone sia di per sé instabile, ma il percorso della sua orbita è impossibile da determinare così lontano nel tempo, anche se diversi fattori concorrono a mantenere l'orbita di Plutone stabile, al sicuro da collisioni planetarie<ref name="nineplanet" />.
 
=== Relazione con Nettuno ===
[[File:Animation of Pluto orbit.gif|thumb|L'orbita di Plutone (in viola) non interseca mai quella di Nettuno (in blu), a causa dell'alta [[inclinazione orbitale]]. Inoltre, a causa della [[risonanza orbitale]] con Nettuno, la minima distanza tra i due corpi avviene quando Plutone si trova all'afelio, a oltre 49 [[Unità astronomica|UA]] dal Sole e a non meno di 17 UA da Nettuno.]]
Plutone per un breve periodo della sua rivoluzione si trova più vicino al Sole di Nettuno. Tuttavia i due oggetti orbitano in risonanza 2:3 e le orbite non si intersecano mai, anche per la grande inclinazione dell'orbita di Plutone rispetto al piano orbitale del sistema solare. Non è quindi possibile una collisione e non sono possibili incontri ravvicinati tra Nettuno e Plutone tali da perturbare l'orbita di quest'ultimo<ref>{{cita|Jones|p. 71}}.</ref>. La risonanza delle orbite è stabile per periodi di di milioni di anni<ref>{{cita web|url = http://www.ac-ilsestante.it/ASTRONOMIA/i_grandi_astronomi/Colombo/animazioni_colombo/netpluto/netpluto_colombo/netpluto_colombo_01_blocco_popup.html|titolo = Nettuno-PLutone: risonanza 3:2|accesso = 6 giugno 2014}}</ref>, e Plutone non si avvicina mai a Nettuno a meno di 17&nbsp;UA, al contrario è possibile che si avvicini maggiormente a Urano (11&nbsp;UA)<ref name="nineplanet">{{cita web|url = http://nineplanets.org/plutodyn.html|titolo = Pluto's Orbit|accesso = 6 giugno 2014}}</ref>. A partire dagli [[Anni 1990|anni novanta]] del [[XX secolo]] sono stati scoperti diversi [[Corpo minore|planetoidi]] della [[Fascia di Kuiper|fascia di Edgeworth-Kuiper]] in [[risonanza orbitale]] 2:3 con Nettuno: tali corpi vanno sotto la denominazione comune di [[Plutino|plutini]], e Plutone ne è considerato il prototipo.
 
=== Rotazione ===
Nel 1955, osservando le [[Curva di luce|curve di luce]] di Plutone, fu stimato per la prima volta il [[periodo di rotazione]], in 6,39 giorni, con un'incertezza di soli 4 minuti. Successivamente il periodo di rotazione, che avviene in senso retrogrado, fu corretto in 6,387 giorni<ref>{{cita|Jones|p. 96}}.</ref>. Il suo [[Rotazione|asse di rotazione]] è [[Inclinazione assiale|inclinato]] di 57,5° rispetto al [[piano orbitale]], quindi per lunghi periodi, durante il suo percorso orbitale, Plutone rivolge al Sole lo stesso emisfero così come avviene nel caso di Urano<ref>{{cita|Jones|p. 97}}.</ref>.
 
L'azione delle [[Forza di marea|forze mareali]] ha costretto il periodo di rotazione di Plutone a [[Rotazione sincrona|sincronizzarsi]] con il periodo di rivoluzione del suo satellite principale, Caronte: questi ruota in senso retrogrado così come Plutone sul proprio asse, con il risultato che Caronte appare immobile se osservato da Plutone; conseguentemente, è sempre visibile da un dei suoi emisferi e totalmente invisibile dall'altro<ref>{{cita libro|autore = Patrick Moore|titolo = Un anno intero sotto il cielo: Guida a 366 notti d’osservazioni|editore = Springer|anno = 2007|pagina = 163|isbn = 978-88-470-0542-6}}</ref>.
 
== Formazione ==
{{vedi anche|Formazione di Plutone}}
[[File:Creation of the moons of Pluto.jpg|thumb|upright=1.1|Formazione di Caronte secondo la teoria dell'[[Impatto astronomico|impatto]].]]
Sono state diverse le teorie avanzate per spiegare le piccole dimensioni di Plutone, simile a quella dei [[Satelliti naturali di Nettuno|satelliti del gigante Nettuno]], in particolare di [[Tritone (astronomia)|Tritone]]. Il matematico britannico [[Raymond Arthur Lyttleton]] nel 1936 avanzò l'ipotesi che Plutone e Tritone ruotassero un tempo attorno a Nettuno, fintanto che una [[Perturbazione (astronomia)|perturbazione gravitazionale]] avesse espulso Plutone dal [[sistema di Nettuno|sistema]] e spostato Tritone su di un'orbita retrograda attorno al pianeta<ref>{{cita pubblicazione|autore = R. A. Lyttleton |titolo = On the possible results of an encounter of Pluto with the Neptunian system|url = http://articles.adsabs.harvard.edu/cgi-bin/nph-iarticle_query?1936MNRAS..97..108L&amp;data_type=PDF_HIGH&amp;whole_paper=YES&amp;type=PRINTER&amp;filetype=.pdf|anno = 1936|editore = [[Monthly Notices of the Royal Astronomical Society]]|volume = 97|p = 108}}</ref><ref>{{cita|Jones|p. 105}}.</ref>. La teoria fu ripresa anche da [[Gerard Peter Kuiper|Gerard Kuiper]], che sosteneva che Tritone e Plutone avevano in comune alcune caratteristiche atmosferiche e geologiche.
 
La teoria fu abbandonata quando studi dinamici dimostrarono che Plutone e Nettuno non si avvicinavano mai tra loro, perché le rispettive orbite sono in [[risonanza orbitale]] 3:2.<ref name=Stern1997>{{cita libro|autore=A. Stern; David J. Tholen|anno= 1997|titolo=Pluto and Charon|editore=University of Arizona Press|url=https://books.google.com.ec/books?id=VcY7iYJwJZoC&pg=PA623&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false| p= 623|ISBN = 978-0-8165-1840-1}}</ref> Inoltre, nel 1992 vennero scoperti diversi corpi ghiacciati simili a Plutone, al di là dell'orbita di Nettuno, e ci si rese conto che Plutone rappresentava solo il più grande di questi [[Oggetto transnettuniano|oggetti transnettuniani]] fino a quel momento sconosciuti.<ref>{{cita web|url = http://www.planetary.org/explore/topics/topten/tyson_pluto_is_not.html|titolo = Pluto Is Not a Planet|editore = The Planetary Society|anno = 1999|accesso = 7 giugno 2014|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110927042714/http://www.planetary.org/explore/topics/topten/tyson_pluto_is_not.html|dataarchivio = 27 settembre 2011}}</ref> Plutone, come un tempo Tritone, fa parte della [[Fascia di Kuiper]]<ref>{{cita web|url = http://www.space.com/18561-how-was-pluto-formed.html|titolo = How Was Pluto Formed?|editore = [[Space.com]]|data = novembre 2012|accesso = 7 giugno 2012}}</ref>. Gli oggetti che compongono la fascia possono presentare varie risonanze con Nettuno; quelli che come lo stesso Plutone presentano un fenomeno di risonanza orbitale 2:3 con il gigante ghiacciato sono detti [[plutini]].<ref name=Levison/>
 
[[File:Triton moon mosaic Voyager 2 (large).jpg|thumb|left|[[Tritone (astronomia)|Tritone]] ha le stesse origini e caratteristiche di Plutone, tuttavia venne catturato da [[Nettuno (astronomia)|Nettuno]], quando il pianeta gigante [[Migrazione orbitale|emigrò]] verso la fascia di Kuiper.]]
 
Plutone potrebbe essere considerato uno dei tanti frammenti del [[disco protoplanetario]] durante la [[formazione del sistema solare]]; il suo [[Accrescimento (astronomia)|accrescimento]] non fu sufficiente perché divenisse un vero e proprio pianeta. Come altri oggetti della fascia di Kuiper sarebbe stato allontanato dal Sole oltre l'orbita di Nettuno per l'influenza gravitazionale dei pianeti giganti<ref name=inafKuiper>{{cita web|url=https://www.media.inaf.it/2014/01/17/il-mistero-degli-asteroidi-della-fascia-di-kupier/|titolo=Il mistero degli asteroidi della Fascia di Kuiper|editore=INAF|data=17 gennaio 2014}}</ref><ref>{{cita web|autore = Joseph Hahn|url = http://gemelli.colorado.edu/~hahnjm/pubs/migrate.pdf|data = 2008|titolo = "Neptune's Migration into a Stirred–Up Kuiper Belt: A Detailed Comparison of Simulations to Observations|accesso = 7 giugno 2014}}</ref>. Mentre alcuni di questi corpi furono espulsi nel sistema solare esterno oppure formarono la [[nube di Oort]], altri come Plutone risentirono meno degli effetti gravitazionali e formarono la fascia di Kuiper.<ref>{{cita web|url= http://archive.oapd.inaf.it/othersites/sc/starchild/questions/question40.html|titolo=Da dove vengono le comete?|editore=INAF}}</ref> Caronte potrebbe essersi invece formato a causa di una [[Impatto astronomico|collisione]] di Plutone con uno dei tanti [[planetesimi]] di quella affollata proto-fascia di Kuiper<ref>{{cita web|url = http://www.nationalgeographic.it/scienza/spazio/2012/07/12/news/nuova_luna_plutone-1145752/|titolo = Scoperta una nuova luna di Plutone|anno = 2012|editore = [[National Geographic]]|accesso = 7 giugno 2014}}</ref>, i cui resti possono essere identificati nelle lune minori [[Notte (astronomia)|Notte]], [[Idra (astronomia)|Idra]], [[Cerbero (astronomia)|Cerbero]] e [[Stige (astronomia)|Stige]], membri quindi di una [[famiglia collisionale]].<ref>{{cita pubblicazione|autore= |url=https://www.nature.com/articles/nature04548|titolo=A Giant Impact Origin of Pluto-Charon|editore=[[Nature]] |volume=307|numero= 5709| pp= 546-550|data=gennaio 2005}}</ref>
 
La comunità scientifica è relativamente concorde che all'inizio del sistema solare Urano e Nettuno occupassero un'orbita molto più vicina al Sole; secondo il [[modello di Nizza]], sviluppato nel 2004 da un gruppo di astronomi dell'[[osservatorio della Costa Azzurra]], forse a causa di un risonanza orbitale di 1:2 che si creò tra Giove e Saturno, Urano e Nettuno vennero spinti su orbite più esterne. Quando Nettuno si avvicinò agli oggetti della protofascia di Kuiper, al tempo occupata da oggetti su orbite relativamente regolari e poco eccentriche, ne catturò uno (Tritone), bloccò Plutone e altri oggetti attraverso l'instaurazione di risonanze orbitali, modificandone le orbite, e gettò altri ancora in orbite caotiche, come gli oggetti del [[disco diffuso]]. L'instabilità della proto-fascia di Kuiper causata dalla [[Migrazione orbitale|migrazione]] di Nettuno, con la conseguente espulsione di oggetti da quella zona di spazio anche verso le zone interne del sistema solare, potrebbe spiegare l'[[intenso bombardamento tardivo]] avvenuto 600 milioni di anni dopo la formazione del sistema solare e l'origine dei [[Asteroidi troiani di Giove|troiani di Giove]].<ref name=Levison>{{cita pubblicazione|autore=Harold F. Levison|etal=si|titolo=Origin of the Structure of the Kuiper Belt during a Dynamical Instability in the Orbits of Uranus and Neptune|rivista=Icarus| volume= 196|numero=1|pp= 258–273|url=https://arxiv.org/pdf/0712.0553.pdf}}</ref><ref>{{cita web|url = http://www.media.inaf.it/2011/02/03/origini-scontrose-per-plutone-e-le-sue-lune/|titolo = Le scontrose origini di Plutone e le sue lune|editore = [[INAF]]|accesso = 7 giugno 2014}}</ref>. È possibile che Plutone avesse un'orbita quasi circolare, intorno ai 33 UA dal Sole, prima che la migrazione di Nettuno la [[Perturbazione (astronomia)|perturbasse]]. Il modello di Nizza richiede che ci fossero circa un migliaio di corpi delle dimensioni di Plutone, in origine, nel disco di [[planetesimi]], tra cui Tritone ed Eris.<ref name=Levison/>
 
== Massa e dimensioni ==
[[File:NH-SizeComparison-PlutoCharonEarth-20150713.jpg|thumb|left|Plutone e [[Caronte (astronomia)|Caronte]] rapportati alla Terra]]
{| class="wikitable floatright" style="margin-left: 12px; text-align: center;"
|+ Stime del raggio di Plutone
! scope="col" | Anno
! scope="col" | Raggio
! scope="col" | Note
|-
! scope="row" | 1993
| 1195&nbsp;km
| Millis, et al. (if no haze)<ref name="Plutosize" />
|-
! scope="row" | 1993
| 1180&nbsp;km
| Millis, et al. (surface & haze)<ref name="Plutosize" />
|-
! scope="row" | 1994
| 1164&nbsp;km
| Young & Binzel<ref name="YoungBinzel 10.1006/icar.1994.1056">{{cita pubblicazione|autore=Eliot F. Young|etal=si |data=1994) |titolo=A new determination of radii and limb parameters for Pluto and Charon from mutual event lightcurves |rivista= Icarus |volume=108|numero=2|pp= 219 -224|doi=10.1006/icar.1994.1056}}</ref>
|-
! scope="row" | 2006
| 1153&nbsp;km
| Buie, et al.<ref name="BuieGrundyYoung_2006">{{cita pubblicazione|titolo=Orbits and Photometry of Pluto's Satellites: Charon, S/2005 P1, and S/2005 P2|autore=Marc W. Buie|etal=si|rivista= [[Astronomical Journal]]|volume=132 |numero=1|pp= 290–298|url=http://iopscience.iop.org/article/10.1086/504422/pdf|doi=10.1086/504422}}</ref>
|-
! scope="row" | 2007
| 1161&nbsp;km
| Young, Young, & Buie<ref name="Young2007" />
|-
! scope="row" | 2011
| 1180&nbsp;km
| Zalucha, et al.<ref name="Zalucha2011">{{cita pubblicazione|autore=Angela M. Zalucha|etal=si|data=2011|titolo=An analysis of Pluto occultation light curves using an atmospheric radiative-conductive model|rivista=Icarus|volume=211 |numero=1|pp= 804–818|doi=10.1016/j.icarus.2010.08.018}}</ref>
|-
! scope="row" | 2014
| 1184&nbsp;km
| Lellouch, et al.<ref name="Lellouch 2014"/>
|-
! scope="row" | 2015
| 1187&nbsp;km
| ''New Horizons'' (dati ottici)<ref name="NHPC_20150724">{{cita web|data=luglio 2015 |titolo=NASA's New Horizons Team Reveals New Scientific Findings on Pluto |url=https://www.youtube.com/watch?v=dWr29KIs2Ns |editore=NASA}}</ref>
|-
! scope="row" | 2017
| 1188.3&nbsp;km
| ''New Horizons'' (radio occultazione)<ref name="Nimmo2017" />
|}
 
La massa di Plutone è di {{M|1,31|e=22|k|g}}, equivalente allo 0,22% di quella terrestre<ref name="Fact2" />, e il suo diametro è di {{M|2370|k|m}}, ovvero circa il 68% di quello della Luna. La sua superficie {{tutto attaccato|(1,665 × 10<sup>7</sup> km²)}} è circa il 10% inferiore a quella del Sud America. L'[[albedo]] di Plutone varia da 0,40 a 0,60.<ref name="Fact2" />
 
La scoperta del satellite Caronte avvenuta nel 1978 ha permesso la determinazione della massa del sistema Plutone-Caronte mediante l'applicazione della [[Leggi di Keplero#Terza Legge .28Legge dei periodi.2C 1619.29|terza legge di Keplero]]. Una volta misurato l'effetto gravitazionale di Caronte è stato possibile determinare la vera massa di Plutone. Una serie di occultazioni avvenuta tra Plutone e Caronte tra il 1985 e il 1990 ha permesso di determinare i raggi dei due corpi.<ref>{{cita web|url = http://stelle.bo.astro.it/letture/webcorso/webleggere/bartolini/bar11.html|titolo = Plutone|editore = Università di Bologna|accesso = 7 maggio 2014}}</ref>
 
Tra gli oggetti del sistema solare, Plutone è molto meno massiccio dei pianeti terrestri, e la sua massa è meno del 20% di quella lunare, ma è anche meno massiccio di altri sei satelliti del sistema solare: [[Ganimede (astronomia)|Ganimede]], [[Titano (astronomia)|Titano]], [[Callisto (astronomia)|Callisto]], [[Io (astronomia)|Io]], [[Europa (astronomia)|Europa]] e [[Tritone (astronomia)|Tritone]].
 
Plutone ha un diametro più che doppio dell'asteroide [[Cerere (astronomia)|Cerere]], il più grande oggetto della [[Cintura asteroidale|fascia degli asteroidi]], ma è meno massiccio del pianeta nano [[Eris (astronomia)|Eris]], un [[oggetto transnettuniano]] scoperto nel 2005. Le determinazione delle precise dimensioni di Plutone è problematica per via della sua atmosfera,<ref name="Young2007">{{cita pubblicazione| url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2007DPS....39.6205Y| titolo = Pluto's Radius| autore= Eliot F. Young |coautori = Leslie A. Young, Marc W. Buie
| rivista = American Astronomical Society, DPS meeting No. 39, #62.05; Bulletin of the American Astronomical Society| volume = 39| pagina = 541| data = 2007}}</ref> e dalla foschia di idrocarburi.<ref name = "Plutosize">{{cita web|url=http://www.mikebrownsplanets.com/2010/11/how-big-is-pluto-anyway.html|titolo=How big is Pluto, anyway?|data=|editore=Mike Brown's Planet}}</ref> Nel mese di marzo 2014, Lellouch, de Bergh ''et al.'' stimarono il suo diametro superiore a 2360&nbsp;km, con un'ipotesi "maggiormente attendibile" di 2368&nbsp;km.<ref name="Lellouch 2014">{{cita pubblicazione|url=https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1403/1403.3208.pdf|titolo=Exploring the spatial, temporal, and vertical distribution of methane in Pluto's atmosphere|autore=E. Lellouch|autore2=C. de Bergh|autore3=B. Sicardy|autore4=F. Forget|autore5=M. Vangvichith|autore6=H.-U. Käufl|lingua=en|rivista=Icarus|data=12 marzo 2014|volume=246|pp=268-278}}</ref>
 
Il 13 luglio 2015 la missione della NASA [[New Horizons]] ha determinato che il diametro di Plutone è di 2370&nbsp;km,<ref name=autogenerato1>{{cita web|url=http://www.nasa.gov/feature/how-big-is-pluto-new-horizons-settles-decades-long-debate|titolo=How Big Is Pluto? New Horizons Settles Decades-Long Debate|editore=[[NASA]]|data=13 luglio 2015|lingua=en|accesso=14 luglio 2015}}</ref><ref name = emily>{{cita web|url=http://www.planetary.org/blogs/emily-lakdawalla/2015/07131311-pluto-first-science.html|titolo=Pluto minus one day: Very first New Horizons Pluto encounter science results|editore=Planetary.org|lingua=en|data=13 luglio 2017}}</ref> risultando così di dimensioni maggiori di Eris ma meno massiccio data la sua densità minore. La misura del diametro è stata successivamente rivista in {{formatnum:2372}} km il 24 luglio e in seguito a 2374 ± 8 km.<ref name="Stern_2015"/> Utilizzando i dati di radio occultazione del ''New Horizons Radio Science Experiment'' (REX), il diametro è risultato essere 2376,6 ± 3,2 km.<ref name="Nimmo2017">{{cita pubblicazione |autore=Francis Nimmo|etal=si |titolo=Mean radius and shape of Pluto and Charon from New Horizons images|url=http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0019103516303529|rivista=Icarus |data=2017 |volume=287 |pp=12–29 |doi=10.1016/j.icarus.2016.06.027}}</ref>
 
== Struttura interna ==
[[File:Pluto-cutaway.svg|thumb|Struttura interna teorica di Plutone (2006)<br />'''1.''' atmosfera ghiacciata<ref name="tobias">{{cita pubblicazione |titolo = Surface Ices and the Atmospheric Composition of Pluto |autore = Tobias C. Owen, Ted L. Roush et al. |pubblicazione = Science |anno=1993 |mese=8 |giorno=6 |volume = 261 |numero= 5122 |pp=745–748 |doi = 10.1126/science.261.5122.745 |url=http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/261/5122/745 |accesso=11 febbraio 2010 |pmid=17757212 }}</ref><br />'''2.''' acqua ghiacciata<br />'''3.''' Roccia]]
 
{{vedi anche|Struttura interna di Plutone}}
Osservazioni tramite il [[telescopio spaziale Hubble]] avevano stimato la [[densità]] di Plutone compresa tra 1,8 e 2,1&nbsp;g/cm³,<ref name="Solstation">{{cita web|url = http://www.solstation.com/stars/pluto.htm|titolo = Pluto|editore = Sol Company|accesso = 7 giugno 2014}}</ref> mentre coi dati della ''New Horizons'' si è ottenuta una più precisa stima di {{M|1,860|pm=0,013||g/cm3}}.<ref name="Stern_2015"/>. La struttura interna di Plutone è probabilmente [[Differenziazione planetaria|differenziata]], con il materiale roccioso depositato in un nucleo denso circondato da un mantello di ghiaccio. Il diametro del nucleo è ipotizzato essere di circa 1700&nbsp;km, ossia il 70% del diametro di Plutone.<ref name="Hussmann2006">{{cita pubblicazione|autore=Hauke Hussmann|etal=si|data=novembre 2006|titolo=Subsurface oceans and deep interiors of medium-sized outer planet satellites and large trans-neptunian objects|rivista=Icarus|volume=185|numero=1|pp =258–273|doi=10.1016/j.icarus.2006.06.005}}</ref>
La densità media di Plutone, pari a due volte quella dell'acqua, suggerisce che il suo interno sia costituito da un miscuglio di materiali rocciosi, di ghiaccio d'acqua e di [[metano]] (la presenza di quest'ultimo è stata dedotta dalle osservazioni sulla riflettività del suolo del pianeta a diverse lunghezze d'onda). L'Istituto di ricerca planetaria del [[Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt|DLR]] ha calcolato che il rapporto densità/raggio di Plutone si colloca in una zona intermedia tra quelli dei satelliti di ghiaccio (come le lune di media grandezza di Urano e di Saturno) e satelliti rocciosi come [[Europa (astronomia)|Europa]]<ref>{{cita web|url = http://solarsystem.dlr.de/TP/images/gross/radius_density.jpg|titolo = Radius|accesso = 7 giugno 2014}}</ref>.
 
Alcuni studiosi dell'[[Università della California]] sostengono che sotto lo strato ghiacciato Plutone potrebbe ospitare un oceano liquido dello spessore di 100-180&nbsp;km.<ref name="Hussmann2006"/><ref name='Sci Am 2017'>{{cita web|url=https://www.scientificamerican.com/article/overlooked-ocean-worlds-fill-the-outer-solar-system/ |titolo=Overlooked Ocean Worlds Fill the Outer Solar System|autore=John Wenz |editore=Scientific American|data=4 ottobre 2017}}</ref> Infatti, se il nucleo roccioso contiene almeno 75 parti per miliardo di [[potassio]] [[Radioattività|radioattivo]], il calore prodotto sarebbe sufficiente a mantenere dell'acqua liquida sotto la superficie. La presenza di questo oceano è però strettamente legata alle caratteristiche e alla dimensione dello strato di ghiaccio più esterno, elementi che non possono essere misurati direttamente dalla Terra.<ref>{{cita web|url = http://www.newscientist.com/article/mg21128303.900-plutos-icy-exterior-may-conceal-an-ocean.html|titolo = Pluto's icy exterior may conceal an ocean}}</ref>
 
== Superficie ==
{{vedi anche|Superficie di Plutone}}
[[File:NH-Pluto-TombaughRegio-MountainRange-20150714-IFV.jpg|left|thumb|Fotografia della sonda ''New Horizons'' che mostra la zona sud-occidentale della [[Tombaugh Regio]].]]
[[File:Pluto-01 Stern 03 Pluto Color TXT.jpg|thumb|Immagine in [[falsi colori]] che evidenzia le differenze di composizione e morfologia della superficie del pianeta.]]
Fino al fly-by della ''New Horizons'' Plutone era rimasto un punto luminoso apparentemente di natura stellare visto dalla Terra. Le migliori mappe della sua superficie erano state riprese dal [[Telescopio spaziale Hubble]], tra la fine del [[XX secolo]] e l'inizio del [[XXI secolo|XXI]]<ref>{{cita web|url = http://www.boulder.swri.edu/~buie/pluto/hrcmap.html|titolo = Pluto map information|accesso = 7 giugno 2014|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110629005310/http://www.boulder.swri.edu/~buie/pluto/hrcmap.html|dataarchivio = 29 giugno 2011}}</ref>.
 
Le osservazioni con Hubble hanno rivelato sostanziali mutazioni nella topografia plutoniana nel corso degli anni, dovute probabilmente ai cicli stagionali di Plutone che provocano l'evaporazione dell'azoto ghiacciato dal suolo dell'emisfero maggiormente irradiato dal sole con conseguenti precipitazioni nevose nell'emisfero opposto (nel [[1987]] il polo sud è uscito dalla sua notte invernale che dura 120 anni). Nel corso delle osservazioni è stato riscontrato anche un aumento della tonalità rossa del pianeta rispetto agli anni precedenti, a fronte di una stabilità cromatica del suo satellite Caronte. Secondo l'astronomo [[Michael E. Brown]], Plutone ha la superficie più cangiante di tutto il Sistema Solare<ref name="Hubble">{{cita web|url = http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/2010/06/full/|titolo = New Hubble Maps of Pluto Show Surface Changes|editore = Hubble Site|accesso = 7 giugno 2014}}</ref><ref>{{cita web|http://www.planetary.org/news/2010/0204_Hubble_Photos_Reveal_Dramatic_Surface.html|Planetary News – Hubble photos reveal "dramatic" surface changes on Pluto – The Planetar Society|8 febbraio 2010| urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120210165221/http://planetary.org/news/2010/0204_Hubble_Photos_Reveal_Dramatic_Surface.html|dataarchivio=10 febbraio 2012}}</ref>.
 
La superficie è composta per oltre il 98% di [[azoto|ghiaccio d'azoto]], [[monossido di carbonio]] e tracce di metano. L'azoto e il monossido di carbonio sono più abbondanti nell'emisfero opposto a quello rivolto a Caronte, attorno alla [[Sputnik Planitia]], nella [[Tombaugh Regio]], mentre il metano è maggiormente concentrato vicino alla longitudine 300°E.<ref>{{cita pubblicazione|autore = C. Tobias ''et al.''|titolo = Surface Ices and the Atmospheric Composition of Pluto|editore = [[Science]]|volume = 261|numero = 5122|pp = 745–748|data=1993|doi = 10.1126/science.261.5122.745}}</ref>.<ref name=Grundy_2013>{{cita pubblicazione|titolo=Near-Infrared Spectral Monitoring of Pluto's Ices: Spatial Distribution and Secular Evolution|autore=W.M. Grundy|etal=si|data=26 gennaio 2013|url= https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1301/1301.6284.pdf|doi=10.1016/j.icarus.2013.01.019}}</ref> Le montagne sono invece costituite da acqua ghiacciata.<ref name="drake-natgeo">{{cita web|url = http://news.nationalgeographic.com/2015/11/151109-astronomy-pluto-nasa-new-horizons-volcano-moons-science/|titolo = Floating Mountains on Pluto – You Can't Make This Stuff Up|autore = Nadia Drake| data = 9 novembre 2015| editore = [[National Geographic]]}}</ref>
 
Le immagini della ''New Horizons'' hanno confermato che la superficie di Plutone è molto varia, e presenta aree con grandi differenze in luminosità e colore,<ref name = "Buie_2010 light curve">{{cita pubblicazione| autore= Marc W. Buie|etal=si|data=2010|url=http://www.boulder.swri.edu/~buie/biblio/pub072.pdf|titolo=Pluto and Charon with the Hubble Space Telescope: I. Monitoring global change and improved surface properties from light curves|rivista= Astronomical Journal |volume=139|numero=3|pp=1117–1127}}</ref> un contrasto che lo rende simile alla luna di [[Saturno (astronomia)|Saturno]] [[Giapeto (astronomia)|Giapeto]].<ref name="Buie_web_map">{{cita web|url = http://www.boulder.swri.edu/~buie/pluto/hrcmap.html|titolo = Pluto map information|accesso = 7 giugno 2014|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110629005310/http://www.boulder.swri.edu/~buie/pluto/hrcmap.html|dataarchivio = 29 giugno 2011}}</ref> Il colore della superficie varia dal nero carbone, all'arancione scuro e al bianco,<ref name="Hubble"/> generalmente più arancione e meno rosso di quella di [[Marte (astronomia)|Marte]] e più simile a quello di [[Io (astronomia) |Io]].<ref name="Buie_2010 surface-maps">{{cita pubblicazione|autore=Marc W. Buie|etal=si|data=2010|url=http://www.boulder.swri.edu/~buie/biblio/pub073.pdf|titolo=Pluto and Charon with the Hubble Space Telescope: II. Resolving changes on Pluto's surface and a map for Charon |rivista=Astronomical Journal|volume=139|numero=3|pp=1128–1143|doi=10.1088/0004-6256/139/3/1128}}</ref> Caratteristiche importanti della superficie sono Tombaugh Regio, il "Cuore", che si presenta come una grande area luminosa, [[Cthulhu Macula]],<ref>{{cita|Stern ''et al.''||Stern2017}}, 2017</ref>, grande area scura chiamata anche ''Whale'' per la forma che ricorda quella di una balena, e [[Brass Knuckles]], una serie di aree scure equatoriali tra il "cuore" e la coda della "balena".
 
[[Sputnik Planitia]], situata nel lobo occidentale del Cuore, è un bacino di 1.000 chilometri composto da azoto e monossido di carbonio ghiacciati, suddiviso in cellule poligonali del diametro di circa 33&nbsp;km,<ref name="lakdawalla-DPS-2016-10-26">{{cita web| url = http://www.planetary.org/blogs/emily-lakdawalla/2016/10251718-dpsepsc-new-horizons-pluto.html| titolo = DPS/EPSC update on New Horizons at the Pluto system and beyond| autore = Emily Lakdawalla|etal=si| data=26 ottobre 2016| editore = [[The Planetary Society]]}}</ref><ref name="McKinnon2016">{{cita pubblicazione|autore=W.B. McKinnon|etal=si|titolo=Convection in a volatile nitrogen-ice-rich layer drives Pluto's geological vigour|rivista= [[Nature]]|volume=534|numero= 7605|data=1 giugno 2016|pp= 82–85|doi= 10.1038/nature18289}}</ref><ref name="Trowbridge2016">{{cita pubblicazione|autore=A.J. Trowbridge|etal=si|titolo=Vigorous convection as the explanation for Pluto's polygonal terrain|rivista= Nature|volume= 534|numero=7605|data=1 giugno 2016|pp=79–81|doi=10.1038/nature18016}}</ref> che presenta segni evidenti di flussi glaciali sia dentro che fuori dal bacino.<ref name="Pluto updates">{{cita web| url = http://www.planetary.org/blogs/emily-lakdawalla/2015/12211538-pluto-updates-from-agu.html| titolo = Pluto updates from AGU and DPS: Pretty pictures from a confusing world| autore =Emily Lakdawalla|data=21 dicembre 2015| editore = The Planetary Society}}</ref><ref name="Umurhan2016-01-08">{{cita web| url = https://blogs.nasa.gov/pluto/2016/01/08/probing-the-mysterious-glacial-flow-on-plutos-frozen-heart/| titolo = Probing the Mysterious Glacial Flow on Pluto's Frozen 'Heart'| autore = O. Umurhan|data=8 gennaio 2016| editore =NASA}}</ref> La New Horizons in questa zona non ha rilevato crateri, il che suggerisce che la sua superficie abbia meno di 10 milioni di anni;<ref name="Marchis2016">{{cita pubblicazione|autore=F. Marchis|autore2=D.E. Trilling|titolo=The Surface Age of Sputnik Planum, Pluto, Must Be Less than 10 Million Years|rivista=PLoS ONE|volume= 11|numero=1|data=20 gennaio 2016|pp= e0147386|doi= 10.1371/journal.pone.0147386}}</ref> gli ultimi studi suggeriscono che la superficie abbia un'età di 180&nbsp;000{{±|90000|40000}} anni.<ref name ="LPSC2017Buhler">{{cita conferenza | autore1 =P.B. Buhler |autore2 = A.P. Ingersoll| url =https://www.hou.usra.edu/meetings/lpsc2017/pdf/1746.pdf| titolo = Sublimation pit distribution indicates convection cell surface velocity of ~10 centimeters per year in Sputnik Planitia, Pluto |conferenza = 48<sup>a</sup> Lunar and Planetary Science Conference| data = 23 marzo 2017}}</ref>
Il team scientifico della ''New Horizons'' ha affermato che Plutone mostra una varietà sorprendentemente ampia di forme geologiche, comprese quelle derivanti da fenomeni [[glaciologia|glaciologici]], [[tettonica a zolle|tettonici]], interazioni tra superficie e atmosfera, impatti, possibili processi [[criovulcano|criovolcanici]] e movimenti di massa.<ref>{{cita|Stern ''et al.''||Stern2015}}, 2015</ref>
 
Nella parte occidentale di Sputnik Planitia ci sono zone di [[Duna|dune trasversali]] formate dai venti che soffiano dal centro del bacino in direzione delle montagne circostanti. La lunghezza delle dune è compresa tra 0,4-1&nbsp;km e sono probabilmente costituite da particelle di metano della grandezza di 200-300&nbsp;μm.<ref name=Brown2018> {{cita pubblicazione|titolo = Dune su Pluto | rivista = Science | volume = 360 |numero = 6392 | pp = 992-997 | anno = 2018 | autore = Matt Telfer|etal=si|doi =10.1126/science.aao2975|}}</ref>
 
La temperatura superficiale sulla superficie di Plutone si aggira tra i 40 e i 50 K<ref name="Fact" />.
{{Immagine multipla|allinea=center||larghezza totale = 1000|immagine1=NH-Pluto-MethaneIce-20150715.png|larghezza=300|immagine2=NH-Pluto-FrozenCarbonMonoxide-20150714.jpg|didascalia1 =Distribuzione del ghiaccio di metano su Plutone (12 luglio 2015)|didascalia2=Un'area con abbondante ghiaccio di monossido di carbonio (in verde) individuata dallo strumento Ralph della sonda New Horizons nella porzione occidentale di Tombaugh Regio.|immagine3=Pluto-Map-Annotated.jpg|didascalia3=Mappa della superficie di Plutone con i nomi attruibiti alle diverse regioni (non ancora definitivamente approvati).}}
 
== Atmosfera ==
{{vedi anche|Atmosfera di Plutone}}
[[File:PIA21590 – Blue Rays, New Horizons' High-Res Farewell to Pluto.jpg|thumb|upright=1.2|Immagine in veri colori ripresa dalla New Horizons poco dopo il fly-by, con il Sole che retroillumina l'atmosfera di Plutone.]]
Il [[sistema di Plutone]] è stato visitato dalla sonda spaziale ''[[New Horizons]]'' nel luglio del 2015, che ha rivelato con buona precisione la natura della sua tenue atmosfera. Essa è formata da [[azoto]], [[metano]] e [[monossido di carbonio]],<ref name="NYT-20150724-ap">{{cita news |titolo=Conditions on Pluto: Incredibly Hazy With Flowing Ice |url=https://www.nytimes.com/aponline/2015/07/24/science/ap-us-sci-pluto.html |data=24 luglio 2015 |editore=[[New York Times]]}}</ref><ref name="Croswell1992">{{cita web|autore=Ken Croswell|titolo=Nitrogen in Pluto's Atmosphere|url=http://www.kencroswell.com/NitrogenInPlutosAtmosphere.html|data=giugno 1992|editore=kencroswell.com}}</ref> e la [[pressione atmosferica|pressione]] nei pressi della superficie è di circa {{M|1||Pa}} ({{M|10|μ|bar}}), circa 100.000 volte inferiore della [[Pressione atmosferica|pressione terrestre]].<ref name="Stern_2015"/>
 
Già negli [[anni settanta]] del [[XX secolo]] emersero i primi indizi che Plutone potesse essere dotato di un'atmosfera, quando un'osservazione agli [[infrarossi]] con il [[telescopio Mayall]] rivelò il ghiaccio di metano sulla superficie,<ref name=Cruikshank_1976>{{cita pubblicazione|autore=D. P. Cruikshank|etal=si|data=1976|titolo= Pluto: Evidence for methane frost|rivista= [[Science]]|volume= 194|pp= 835–837|doi=10.1126/science.194.4267.835}}</ref> che a certe temperature doveva [[Sublimazione|sublimare]], almeno quando Plutone si trova al [[perielio]].<ref name=Stern_2014>{{cita libro|autore= A. Stern |capitolo= Pluto|url_capitolo=https://books.google.com.ec/books?id=0bEMAwAAQBAJ&pg=PA909&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|titolo=Encyclopedia of the Solar System |ed=3 |anno=2014|editore=Elsevier| pp= 909–924| ISBN= 9780124160347}}</ref> Fu negli [[anni ottanta]] che si ebbe la prova definitiva della presenza di un'atmosfera, con osservazioni di [[Occultazione|occultazioni stellari]]; infatti quando una stella è occultata da un corpo senza atmosfera (come la Luna), la sua luce scompare bruscamente, al contrario le occultazioni da parte di Plutone mostravano un calo graduale della luce stellare, dovuto alla [[rifrazione atmosferica]].<ref>{{cita pubblicazione|autore=W.B. Hubbard |etal=si |anno=1988|titolo=Occultation evidence for an atmosphere on Pluto. |rivista=[[Nature]]| volume=336|pp= 452–454|doi=10.1038/336452a0}}</ref>
 
Nel 2002 fu osservata e studiata un'altra occultazione di una stella da parte di Plutone da un team guidato da Bruno Sicardy dell'[[Osservatorio di Parigi]], [[James Elliot]] del [[Massachusetts Institute of Technology|MIT]] e Jay Pasachoff del [[Williams College]]<ref name=Sicardy/><ref>{{cita web|url=http://newsoffice.mit.edu/2002/pluto|titolo=Pluto is undergoing global warming, researchers find|editore=MIT|accesso=28 novembre 2014|data=ottobre 2002}}</ref>. Sorprendentemente, la pressione atmosferica era aumentata del doppio rispetto al 1988, anche se Plutone era più lontano dal Sole e quindi avrebbe dovuto essere più freddo e avere un'atmosfera più rarefatta. Una spiegazione plausibile è che nel 1987 il polo sud di Plutone usciva dall'ombra per la prima volta in 120 anni, causando la sublimazione di una considerevole quantità di azoto della calotta polare sud. Saranno necessari decenni per la condensazione dell'azoto in eccesso nel polo opposto, secondo un fenomeno ciclico<ref>{{cita web|url=http://www.you.com.au/news/1896.htm|titolo=Puzzling Seasons and Signs of Wind Found on Pluto|editore=you.com.au|accesso=28 novembre 2014}}</ref>. Nello stesso studio è stata anche rivelata quella che potrebbe essere la prima prova della presenza di vento nell'atmosfera di Plutone<ref name=Sicardy>{{cita pubblicazione|url=http://www.nature.com/nature/journal/v424/n6945/full/nature01766.html|titolo=Large changes in Pluto's atmosphere as revealed by recent stellar occultations|rivista=[[Nature]]|data=luglio 2003|volume=424|pp=168-170|accesso=28 novembre 2014}}</ref>.
 
[[File:MVIC sunset scan of Pluto.jpg|thumb|upright=1.2|Immagine della New Horizons scattata 15 minuti dopo il massimo avvicinamento a Plutone da 18.000&nbsp;km d distanza: sono visibili alcuni strati di nebbia dell'atmosfera.]]
Con il miglioramento degli strumenti e soprattutto con il [[sorvolo ravvicinato]] della ''New Horizons'', nel [[XXI secolo]] le conoscenze sull'atmosfera di Plutone sono divenute più chiare; in precedenza si pensava che quando Plutone si allontanava dal Sole, a causa della sua alta [[eccentricità orbitale]], l'atmosfera congelasse e cadesse sulla superficie, tuttavia, osservazioni di occultazioni stellari da terra e il [[fly-by]] della New Horizons indicano che l'atmosfera dovrebbe mantenersi gassosa per tutta l'orbita di Plutone.<ref name=Olkin_2015>{{cita pubblicazione|titolo =Evidence that Pluto's atmosphere does not collapse from occultations including the 2013 May 04 event|autore= C.B. Olkin|etal=si 2015|rivista=Icarus |volume =246 |pp =220–225|doi =10.1016/j.icarus.2014.03.026 |url =https://www.researchgate.net/publication/262937542}}</ref><ref name=skyandtel>{{cita web|titolo=Pluto's Atmosphere Confounds Researchers|autore=Kelly Beatty|editore=[[Sky & Telescope]]|anno=2016|url=http://www.skyandtelescope.com/astronomy-news/plutos-atmosphere-confounds-researchers-032520166/}}</ref> Le osservazioni della sonda spaziale hanno dimostrato che la [[fuga atmosferica]] di azoto è 10.000 volte meno del previsto<ref name=skyandtel />. [[Alan Stern]], direttore del gruppo di ricerca della New Horizons, ha sostenuto che anche un piccolo aumento della temperatura superficiale di Plutone può portare ad aumenti esponenziali della densità atmosferica, da {{M|18|h|Pa}} a 280 hPa, (da tre volte quella di [[Marte (astronomia)|Marte]] a un quarto di quella della [[Terra]]). A tali densità, l'azoto potrebbe scorrere sulla superficie in forma liquida.<ref name=skyandtel />
 
L'atmosfera è stata tracciata fino a 1670 km di altezza, tuttavia essa non ha un confine ben definito. La presenza del metano, un potente [[gas serra]], provoca un'[[inversione termica]], con la temperatura dell'atmosfera decine di gradi più alta rispetto a quella superficiale,<ref name=Lellouch_2009>{{cita pubblicazione|autore=Emmanuel Lellouch|etal=si|data=2009|titolo=Pluto's lower atmosphere structure and methane abundance from high-resolution spectroscopy and stellar occultations |rivista=[[Astronomy and Astrophysics]]|url=https://arxiv.org/pdf/0901.4882.pdf |volume=495 |numero=3|pp= L17–L21 |doi=10.1051/0004-6361/200911633}}</ref> nonostante le osservazioni della New Horizons abbiano rivelato che l'atmosfera superiore di Plutone sia più fredda del previsto (70 [[Kelvin|K]] invece di 100 K).<ref name=skyandtel /> L'atmosfera di Plutone è divisa in circa 20 strati regolarmente distanziati fino a 150 km di altezza; la causa di questa stratificazione è probabilmente da ricercarsi nelle [[Onda di pressione|onde di pressione]] create dalle correnti atmosferiche che scorrono attraverso le montagne di Plutone.<ref name="Stern_2015">{{cita pubblicazione |url=https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1510/1510.07704.pdf|titolo=The Pluto system: Initial results from its exploration by New Horizons |autore=S.A. Stern |etal=si|rivista=[[Science]] |data=16 ottobre 2015 |pmid=26472913 |pagina=aad1815 |volume=350 |numero=6258 |doi=10.1126/science.aad1815}}</ref><ref name=skyandtel />
 
== Satelliti naturali ==
{{vedi anche|Satelliti naturali di Plutone}}
[[File:Sistema_di_satelliti_di_Plutone.jpg|left|thumb|Diagramma del sistema plutoniano]]
 
Plutone possiede cinque [[Satellite naturale|satelliti naturali]] conosciuti: il più massiccio e importante dei quali è certamente [[Caronte (astronomia)|Caronte]]. Scoperto nel 1978 e avente un [[Raggio (astronomia)|raggio]] poco più della metà di quello di Plutone, è l'unico dei satelliti in [[equilibrio idrostatico]] e dalla forma sferica. Sono noti anche quattro satelliti minori, [[Notte (astronomia)|Notte]] e [[Idra (astronomia)|Idra]], scoperti nel maggio [[2005]], [[Cerbero (astronomia)|Cerbero]] scoperto nel luglio 2011<ref name="P4">{{cita web|http://www.nasa.gov/mission_pages/hubble/science/pluto-moon.html|NASA's Hubble Discovers Another Moon Around Pluto|20-07-2011|lingua = en|data = 20 luglio 2011|editore = [[NASA]]}}</ref> e [[Stige (astronomia)|Stige]] scoperto nel luglio 2012<ref name="P5">{{cita web|http://www.nasa.gov/mission_pages/hubble/science/new-pluto-moon.html|Hubble Discovers a Fifth Moon Orbiting Pluto|11-07-2012|lingua = en|data = 11 luglio 2012|editore = [[NASA]]}}</ref>. I dati disponibili permettono di escludere la presenza di altri satelliti dal diametro superiore ai 20&nbsp;km all'interno del sistema di Plutone.
 
=== Caronte ===
{{vedi anche|Caronte (astronomia)}}
Caronte venne scoperto il 22 giugno [[1978]] da [[James Christy|Jim Christy]]; sulle lastre fotografiche di allora, riprese dall'osservatorio di [[Flagstaff (Arizona)|Flagstaff]] in Arizona, era visibile come una protuberanza del disco di Plutone. Tuttavia la periodicità e la posizione di tale protuberanza fecero ben presto ipotizzare la presenza di un satellite (inizialmente denominato S/1978 P1).
 
Caronte possiede dimensioni non molto inferiori a Plutone; alcuni preferiscono quindi parlare di un [[Pianeta doppio|sistema binario]],<ref>{{cita pubblicazione|titolo= Charon's size and an upper limit on its atmosphere from a stellar occultation |autore=B. Sicardy|etal=si|rivista=Nature| volume= 439| pp= 52–54 |data=5 gennaio 2006}}</ref> giacché i due corpi orbitano attorno a un comune [[Centro di massa|centro di gravità]] situato all'esterno di Plutone.<ref>{{cita web|url=https://www.scientificamerican.com/article/football-center-of-mass/|titolo=When Is the Center of Mass Not at the Center of Any Individual Object?|editore=scientificamerican.com}}</ref> Nell'Assemblea Generale UAI dell'agosto del 2006 venne presa in considerazione la proposta di riclassificare Plutone e Caronte come un pianeta doppio, ma la proposta fu poi abbandonata<ref>{{cita web|url = http://www.iau.org/news/pressreleases/detail/iau0601/|titolo = The IAU draft definition of "planet" and "plutons"|editore = UAI|accesso = 20 giugno 2014}}</ref>.
 
Caronte ruota su se stesso con un [[Rotazione sincrona|movimento sincrono]] in 6,39 giorni, presentando sempre la stessa faccia a Plutone, come la [[Luna]] con la Terra. Tuttavia, a differenza della Terra, il [[blocco mareale]] vale anche per Plutone che rivolge quindi anch'esso il medesimo emisfero a Caronte, unico caso nel sistema solare dove anche il corpo principale è in rotazione sincrona col suo maggior satellite; da qualsiasi posizione della superficie di ciascuno dei due corpi, l'altro rimane fisso nel cielo oppure perennemente invisibile.<ref>{{cita web|url=https://solarsystem.nasa.gov/moons/pluto-moons/charon/in-depth/|titolo=Charon|editore=NASA|accesso=13 gennaio 2019}}</ref>
 
Si ritiene che la sua origine risalga a un [[Impatto astronomico|impatto catastrofico]] fra Plutone e un [[asteroide]]; parte dei frammenti del planetoide originario si sarebbero poi riaggregati in orbita attorno a esso<ref>{{Cita pubblicazione |autore = Canup, Robin M.|titolo = A Giant Impact Origin of Pluto-Charon|rivista = Science|numero = 5709|volume = 307|pp = 546-550|anno = 01/2005|doi = 10.1126/science.1106818|bibcode = 2005Sci...307..546C}}</ref>.
 
=== Satelliti minori ===
[[File:Pluto_system_2005_discovery_images.jpg|thumb|left|Il sistema di Plutone ripreso da Hubble combinando esposizioni brevi con filtri blu {{M|(475|n|m}}) e giallo-verde (555&nbsp;nm) per Plutone e Caronte e lunghe con filtro giallo (606&nbsp;nm) per i due satelliti minori]]
[[File:Pluto_P4.jpg|thumb|La Scoperta di P4]]
[[File:Pluto_P5_Discovery_Image.jpg|thumb|La scoperta di P5]]
L'individuazione di Notte e Idra da parte di astronomi dell'[[Università Johns Hopkins]] è stata resa possibile dall'analisi delle fotografie scattate dal [[telescopio spaziale Hubble]] fra il 15 e il 18 maggio 2005; la loro esistenza è stata confermata con immagini di [[Precovery|prescoperta]] dell'Hubble del 14 giugno 2002<ref>{{cita news|autore = Guy Gugliotta|url = http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/10/31/AR2005103101426.html|titolo = Possible New Moons for Pluto|editore = Washington Post|data = novembre 2005|accesso = 19 giugno 2014}}</ref>.
 
[[Idra (astronomia)|Idra]] è il satellite più esterno del sistema; possiede una [[magnitudine apparente]] stimata in 22,96&nbsp;±&nbsp;0,15 e ruota intorno al pianeta in 38,2&nbsp;±&nbsp;0,8 giorni a una distanza media di 64&nbsp;700&nbsp;±&nbsp;850&nbsp;km. Ruota in senso antiorario sullo stesso piano orbitale di Caronte, in [[risonanza orbitale]] rispetto a quest'ultimo. Sembra essere il maggiore dei quattro nuovi satelliti, e stime basate sui valori probabili di albedo danno un diametro compreso tra 52 e 160&nbsp;km<ref name="Weaver2006" />.
 
[[Notte (astronomia)|Notte]] ha una magnitudine apparente pari a 23,41&nbsp;±&nbsp;0,15 e ruota intorno a Plutone in 25,5&nbsp;±&nbsp;0,5 giorni a una distanza media di 49&nbsp;400&nbsp;±&nbsp;600&nbsp;km. Ruota in senso antiorario sullo stesso piano orbitale di Caronte, in [[risonanza orbitale]] 4:1 rispetto a quest'ultimo<ref name="Weaver2006">{{Cita pubblicazione |autore = H. A. Weaver|coautori = S. A. Stern, M. J. Mutchler, A. J. Steffl, M. W. Buie, W. J. Merline, J. R. Spencer, E. F. Young and L. A. Young|anno = 2006|mese = febbraio|giorno = 23|titolo = Discovery of two new satellites of Pluto|rivista = Nature|volume = 439|numero = 7079|pp = 943–945|doi = 10.1038/nature04547|arxiv = astro-ph/0601018|pmid = 16495991|bibcode = 2006Natur.439..943W}}</ref>.
 
Il quarto satellite è stato individuato tramite il telescopio spaziale Hubble il 28 giugno 2011 e la sua scoperta è stata annunciata dalla NASA il 20 luglio 2011<ref name="cerbero">{{cita web|http://www.nasa.gov/mission_pages/hubble/science/pluto-moon.html|NASA's Hubble Discovers Another Moon Around Pluto}}</ref> e il 2 luglio 2013 la [[Unione Astronomica Internazionale|UAI]] gli ha assegnato il nome di [[Cerbero (astronomia)|Cerbero]].<ref name="p4p5">{{cita web|autore = IAU|url = http://www.iau.org/public_press/news/detail/iau1303/|titolo = Names for New Pluto Moons Accepted by the IAU After Public Vote|accesso = 2 aprile 2013|lingua = en|data = 2 luglio 2013}}</ref>. Cerbero ha un diametro stimato tra 13 e 34&nbsp;km, ed è la seconda luna più piccola di Plutone dopo Stige. Il range di diametro è stato calcolato ipotizzando un intervallo di albedo pari a 0,06-0,35<ref name="cerbero" />.
 
Il quinto satellite, che dal 2 luglio 2013 ha preso il nome di [[Stige (astronomia)|Stige]]<ref name="p4p5" />, è stato scoperto sempre dal telescopio spaziale Hubble l'11 luglio [[2012]]<ref name="P5" />. È la più piccola luna del sistema plutoniano, avendo un diametro compreso tra 10 e 25&nbsp;km. Il satellite percorre la sua orbita circolare, il cui raggio è circa 45&nbsp;000&nbsp;km, in 20,2 giorni. Così come per Cerbero, l'inclinazione orbitale è approssimativamente nulla<ref>{{cita web|url = http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/2012/32/full/|titolo = Hubble Discovers a Fifth Moon Orbiting Pluto|editore = Hubble Site|data = luglio 2011|accesso = 20 giugno 2014}}</ref>.
 
== Status planetario controverso ==
Fin dalle prime analisi di Plutone emerse che si trattava di un pianeta ''anomalo'', in quanto la sua orbita era molto diversa e la sua dimensione era modesta rapportata a quella degli altri pianeti. Tuttavia, dal momento della sua scoperta fino alla fine del [[XX secolo]] Plutone è sempre stato considerato come il nono pianeta del sistema solare. Quando si è scoperto che Plutone altro non era che uno degli oggetti più grandi della Fascia di Kuiper, alcuni astronomi cominciarono a dubitare del suo status di pianeta<ref name="declassato">{{cita web|url = http://www.repubblica.it/2006/08/sezioni/scienza_e_tecnologia/spazio-12pianeti/plutone-declassato/plutone-declassato.html|titolo = Gli astronomi declassano Plutone, solo otto i pianeti del sistema solare|editore = [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|data = 24 agosto 2006|accesso = 3 ottobre 2014}}</ref>.
 
Nel 2001 apparve la notizia sul [[The New York Times|New York Times]] che il [[Rose Center for Earth and Space]], parte del [[American Museum of Natural History|Museo statunitense di storia naturale]], aveva tolto Plutone dal suo planetario già dall'anno precedente, non considerandolo più alla pari degli altri pianeti<ref>{{cita web|url = http://www.space.com/1925-astronomer-responds-pluto-planet-claim.html|autore = Tyson Neil deGrasse|titolo = Astronomer Responds to Pluto-Not-a-Planet Claim|editore = [[Space.com]]|data = 2 febbraio 2001|accesso = 18 giugno 2014}}</ref>.
 
Nel 2002, venne scoperto [[50000 Quaoar]], un oggetto della Fascia di Kuiper con un diametro di 1280&nbsp;km, ossia circa la metà di quello di Plutone<ref>{{cita pubblicazione|autore = Brown, Michael E.; Trujillo, Chadwick A.|anno = 2004|titolo = Direct Measurement of the Size of the Large Kuiper Belt Object (50000) Quaoar|rivista = The Astronomical Journal|volume = 127|numero = 4|pp = 2413–2417|doi = 10.1086/382513}}</ref>. Nel 2004, venne scoperto [[90377 Sedna]], avente un diametro massimo di 1800&nbsp;km circa, molto vicino a quello di Plutone, anche se poi il diametro di Sedna è stato ricalcolato in meno di 1600&nbsp;km nel 2007<ref>{{cita pubblicazione|autore = John Stansberry ''et al.''|anno = 2007|titolo = Physical Properties of Kuiper Belt and Centaur Objects: Constraints from Spitzer Space Telescope (The Solar System Beyond Neptune)}}{{arXiv|astro-ph|0702538v2}}</ref>. Così proprio come [[Cerere (astronomia)|Cerere]], [[2 Pallas|Pallade]], [[3 Juno|Giunone]] e [[4 Vesta|Vesta]] persero il loro status di pianeta quando il numero di asteroidi scoperti superò le cento unità nella seconda metà dell'Ottocento, anche Plutone avrebbe dovuto essere riclassificato come uno dei tanti oggetti della fascia di Kuiper.
 
Il 29 luglio 2005, fu annunciata la scoperta di un nuovo oggetto trans-nettuniano, [[Eris (astronomia)|Eris]], avente le stesse dimensioni di Plutone<ref>{{cita web|url = http://www.mikebrownsplanets.com/2010/11/how-big-is-pluto-anyway.html|titolo = How big is Pluto, anyway?|autore = Mike Brown|accesso = 18 giugno 2014}}</ref>. Eris è stato l'oggetto più grande scoperto nel sistema solare dalla scoperta di Tritone, avvenuta nel 1846. Scopritori e stampa inizialmente definirono Eris il decimo pianeta, anche se non c'era consenso unanime su questa classificazione. Piuttosto nella comunità scientifica la scoperta di Eris divenne l'argomentazione più menzionato per riconsiderare la classificazione di Plutone tra i pianeti<ref name="Soter">{{cita pubblicazione|What is a Planet?|autore = Steven Soter|anno = 2007|rivista = The Astronomical Journal (Department of Astrophysics, American Museum of Natural History)|volume = 132|numero = 6|p = 2513|doi = 10.1086/508861}}</ref>.
 
=== Classificazione UAI del 2006 ===
{{vedi anche|Definizione di pianeta}}
[[File:Pluto Protest and Counter Protest.jpg|thumb|upright=1.2|Una manifestazione di protesta e relativa contro-protesta (a destra) avvenuta in seguito al declassamento di Plutone a pianeta nano.]]
Il 24 agosto 2006 una risoluzione dell'[[Unione astronomica internazionale]], all'esito di una discussa votazione <ref>{{Cita web|url=https://www.tgcom24.mediaset.it/tgtech/articoli/articolo324685.shtml|titolo=Tgcom - Plutone declassato, "voto pilotato"|autore=Redazione Tgcom|sito=www.tgcom24.mediaset.it|accesso=2018-11-14}}</ref>, ha attribuito al termine "pianeta" le seguenti caratteristiche:
 
* Deve essere in orbita attorno al Sole
* Deve avere una massa sufficiente affinché la sua gravità possa vincere le forze di corpo rigido, cosicché assume una forma di [[equilibrio idrostatico]] (quasi sferica)
* [[Dominanza orbitale|Ha ripulito le vicinanze intorno alla propria orbita]]<ref name="finalresolution">{{en}} {{Cita news|url = http://www.iau.org/static/resolutions/Resolution_GA26-5-6.pdf|formato = PDF|titolo = Definition of a Planet in the Solar System: Resolutions 5 and 6|data = 24 agosto 2006|pubblicazione = IAU 2006 General Assembly|editore = International Astronomical Union|accesso = 18 luglio 2008}}</ref>
 
Plutone non soddisfa il terzo requisito, in quanto la sua massa è solo 0,07 volte quella degli altri oggetti della sua zona orbitale (in confronto, la Terra ha una massa 1,7 milioni di volte quella degli altri oggetti nella sua orbita)<ref name="Soter" />.
 
Il 7 settembre 2006 l'UAI ha riclassificato Plutone inserendolo nel catalogo del [[Minor Planet Center]] con la designazione asteroidale di "(134340) Pluto"<ref name="MPC-01"/><ref name="MPC-02"/>.
 
Questa decisione ha scontentato numerose persone in tutto il mondo (e negli Stati Uniti in particolare) e varie istituzioni e ci sono state diverse resistenze all'accettare il declassamento di Plutone a pianeta nano<ref>{{cita web|url = http://www.space.com/2791-pluto-demoted-longer-planet-highly-controversial-definition.html|titolo = Pluto Demoted: No Longer a Planet in Highly Controversial Definition|editore = [[Space.com]]|accesso = 18 giugno 2014}}</ref>. Alan Stern, il ''Principal investigator'' della missione ''New Horizons'', ha obiettato che anche altri pianeti, Terra compresa, condividono la loro orbita con degli asteroidi<ref>{{cita web|autore = David Shiga|data = agosto 2006|titolo = New planet definition sparks furore|editore = NewScientist.com|url = http://www.newscientist.com/article/dn9846-new-planet-definition-sparks-furore.html#.U6EZRPl_tWU|accesso = 18 giugno 2014}}</ref>. Gli scienziati di diversi fronti si sono riuniti il 14-16 agosto 2008, presso la [[Università Johns Hopkins|Johns Hopkins University]] per una conferenza nella quale si discusse anche sulla definizione di pianeta da parte della UAI<ref>{{cita web|url = http://www.scientificamerican.com/article/rekindling-the-pluto-planet-debate/|titolo = Is Rekindling the Pluto Planet Debate a Good Idea?|data = aprile 2008|accesso = 18 giugno 2014}}</ref>. Dalla conferenza è uscito un comunicato stampa che annunciava che gli scienziati non avevano trovato un consenso sulla definizione di pianeta<ref>{{cita web|url = http://www.psi.edu/news/press-releases/2008/scientists-debate-planet-definition-and-agree-disagree|titolo = Scientists Debate Planet Definition and Agree to Disagree|editore = psi.edu|accesso = 18 giugno 2014}}</ref>. Poco prima della conferenza, il 11 giugno 2008, la UAI ha annunciato in un comunicato stampa che il termine [[plutoide]] da quel momento sarebbe stato utilizzato per descrivere Plutone e altri oggetti simili ad esso che hanno un [[semiasse maggiore]] dell'orbita maggiore di quello di Nettuno e con massa sufficiente per essere di forma quasi sferica<ref>{{cita web|url = http://www.iau.org/news/pressreleases/detail/iau0804/|titolo = The International Astronomical Union has decided on the term plutoid as a name for dwarf planets like Pluto at a meeting of its Executive Committee in Oslo|editore = UAI|accesso = 18 giugno 2014}}</ref>.
 
Nel marzo 2009, il Congresso dello Stato dell'[[Illinois]] ha votato una legge che ristabilisce lo status di pianeta per Plutone. L'Illinois è la patria natale di Clyde Tombaugh e quindi la perdita dello status di pianeta era stata vissuta in modo negativo nello Stato del suo scopritore.<ref>{{cita web|url = http://punto-informatico.it/2569584/PI/News/plutone-un-pianeta-troviamone-altri.aspx|titolo = Plutone è un pianeta? Troviamone altri|data = 9 marzo 2009|accesso = 9 marzo 2009|editore = Punto Informatico}}</ref>
 
== Nella cultura di massa ==
{{Vedi anche|Plutone nella fantascienza}}
[[File:ESO-L. Calçada - Pluto (by).jpg|thumb|upright=1.4|Rappresentazione artistica della superficie di Plutone (ESO)]]
Plutone ha fatto da scenario per diverse opere narrative, principalmente di [[fantascienza]], fin dalla sua scoperta. Alla sua popolarità ha certamente contribuito il fatto che – quand'era ancora classificato come pianeta – aveva il primato di essere il pianeta più esterno del [[sistema solare]]. Secondo un'idea popolare nella prima fantascienza, i pianeti più esterni, formandosi prima, sarebbero divenuti abitabili prima rispetto alla Terra, dunque Plutone avrebbe potuto ospitare esseri molto [[Evoluzione|evoluti]]. Plutone ha ricevuto una certa notorietà nuovamente nel 2006 a seguito della sua riclassificazione a pianeta nano.
 
In particolare, l'identificazione nelle opere di [[Howard Phillips Lovecraft|Lovecraft]] con il pianeta [[Yuggoth]] ha suggerito le primissime nomenclature informali "popolari" delle strutture di superficie man mano che ''New Horizons'' si avvicinava al pianeta. Una delle regioni più notevoli, infatti, venne quindi battezzata ''[[Cthulhu]] regio'' in seguito alle prime foto giunte sulla Terra, l'8 luglio 2015. Il nome "Cthulhu" era quello più gettonato fra quelli proposti da astrofili e appassionati nella campagna lanciata dalla NASA per la nomenclatura della geografia plutoniana. Il nome della regione è stato sottoposto all'UAI perché venga ufficializzato<ref>{{cita web|titolo=Tolkien and Lovecraft got spots on Pluto. Keep it that way|url=http://www.chicagotribune.com/news/opinion/editorials/ct-edit-pluto-0720-20150717-story.html|data=17 luglio 2015|editore=[[Chicago Tribune]]}}</ref>.
 
Il cane di [[Topolino]], [[Pluto (Disney)|Pluto]], venne così denominato perché introdotto nel mondo dei [[Fumetto|fumetti]] e dei [[Cartone animato|cartoni animati]] pochi mesi dopo la notizia della scoperta del pianeta.
 
In [[Sailor Moon]] una delle guerriere, [[Setsuna Meiou]] (Sidia nella versione italiana), ha come pianeta Plutone e viene denominata Sailor Pluto; fa parte delle Guerriere del Sistema Solare Esterno assieme a [[Haruka Ten'ou|Sailor Uranus]], Sailor Nettuno e [[Hotaru Tomoe|Sailor Saturn]].
 
Nella Trilogia di [[Mass Effect (serie)|Mass Effect]], Plutone ha la funzione di "ancora gravitazionale" in quanto il suo satellite Caronte è in realtà un portale galattico secondario collegato al portale della stella [[Arturo (astronomia)|Arturo]].
 
Nella Pentalogia di [[James P. Hogan]], Plutone è un frammento del pianeta Minerva distrutto a causa di una guerra, i cui frammenti formano parte della cintura di asteroidi, parte Plutone.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{en}} {{cita libro|autore = [[Alan Stern|S. Alan Stern]], David J. Tholen|titolo = Pluto and Charon|città = Tucson|editore = University of Arizona Press|anno = 1998|ISBN = 0-8165-1840-8|cid = Stern}}
* {{fr}} {{cita libro|autore = Thérèse Encrenaz, Jean-Pierre Bibring, Michel Blanc, Maria Antonietta Barucci, Françoise Roque, Philippe Zarka|titolo = Le système solaire|città = |editore = CNRS Éditions - EDP Sciences|anno = 2003|ISBN = 978-2-86883-643-4|cid = Encrenaz}}
* {{fr}} {{cita libro|autore = Vladimir Kourganoff|titolo = Les mystères de Pluton|città = |editore = Burillier – Vannes|anno = 2004|ISBN = 978-2-912616-19-7|cid = Kourganoff}}
* {{en}} {{cita libro|autore = [[Alan Stern|S. Alan Stern]] and Jacqueline Mitton|titolo = Pluto and Charon. Ice worlds on the ragged edge of the solar system|città = |editore = Wienheim|anno = 2005|ISBN = 978-3-527-40556-5}}
* {{en}} {{cita libro|autore = David Weintraub|titolo = Is Pluto a planet?|città = Princeton USA, Oxford (GB)|editore = |anno = 2009|ISBN = 978-0-691-13846-6}}
* {{en}} {{cita libro|autore = Barrie W. Jones|titolo = Pluto Sentinel of the Outer Solar System|anno = 2010|editore = Cambridge University Press|pagina = 69|ISBN = 978-0-521-19436-5|cid = Jones}}
* {{cita pubblicazione|autore= Alan Stern|etal=si|url=https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1510/1510.07704.pdf|titolo=The Pluto system. Initial results from its exploration by New Horizons|rivista=[[Science]]|volume= 350|data=16 ottobre 2015|numero= 6258|lingua=en|cid=Stern2015}}
* {{en}} ''Special Issue. The Pluto System'', Icarus, vol. 287, 1 may 2017, p. 1-334
* {{cita pubblicazione|autore=S. Alan Stern|etal=si|titolo=The Pluto system after New Horizons|rivista=Annual Review of Astronomy and Astrophysics|volume= 56|data=2018|pp= 357-392|lingua=en|url=https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1712/1712.05669.pdf|cid=Stern2017}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|wikt|etichetta = Plutone|commons = Pluto}}
{{interprogetto/notizia|Plutone scoperti due nuovi satelliti 2005|data = 1º novembre 2005}}
{{interprogetto/notizia|Gli astronomi cambiano idea: Plutone non è un pianeta|data = 24 agosto 2006}}
 
== Collegamenti esterni ==
{{LinkFontiAsteroidi|ast_numero = 134340|ast_nome = Pluto}}
* {{Cita web|http://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/factsheet/plutofact.html|NASA's Pluto fact sheet|lingua=en}}
* {{Cita web|http://pluto.jhuapl.edu/|NASA's Pluto-Kuiper Belt Mission – lanciata a inizio 2006|lingua=en}}
* {{Cita web|http://www.sfsite.com/~silverag/pluto.html|Pluto in Science Fiction|lingua=en}} – Bibliografia di [[fantascienza]] ambientata su Plutone.
* {{Cita web|http://hubblesite.org/newscenter/newsdesk/archive/releases/2005/19/|Hubble Spies Possible New Moons Orbiting Pluto|lingua=en}} – Fotografie delle nuove lune di Plutone riprese da Hubble
* {{Cita web|http://www.icq.eps.harvard.edu/ICQPluto.html|is Pluto a giant comet?|lingua=en}}
 
==Collegamenti esterni==
{{Asteroide|precedente = (134339) 5628 T-3|successivo = (134341) 1979 MA|satellite1 = 134340 I Charon|satellite2 = 134340 II Nix|satellite3 = 134340 III Hydra|satellite4 = 134340 IV Kerberos|satellite5 = 134340 V Stix}}
*{{Sistema solareSoccerway}}
*{{Transfermarkt}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|sistema solare}}
 
{{Calcio Sanfrecce rosa}}
[[Categoria:Corpi celesti scoperti nel 1930]]
{{portale|biografie|calcio}}
[[Categoria:Plutone| ]]