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== Opere attribuite ==
Sicuramente opera di Jacopo da Verona è il ciclo di affreschi che si trova in parte conservato presso la Cappella Bovi all'interno dell'odierno Oratorio di San Michele. La sua paternità per questo ciclo di affreschi è certa per la presenza all'interno della cappella di una lapide dedicatoria, sulla quale oltre che il nome dell'artefice è inciso anche l'anno di realizzazione dei lavori, ovvero il 1397.
Oltre agli affreschi dell' Oratorio di San Michele, unica opera certa, sono state attribuite dalla critica a Jacopo da Verona altre opere pittoriche, situate principalmente in area padovana.
Pietro Toesca nell’edizione del 1927<ref>Si è consultata la ristampa del 1951.</ref>, d''i Storia dell’arte italiana, II, Il Trecento,'' Torino Utet 1927, ascrive a Jacopo il “Polittico nella Chiesa di Boi di Caprino (Verona Museo di Castelvecchio) e Jacopo scolaro di Altichiero, assai prossimo al maestro, affresco sulla tomba di Ilario Sanguinazzi nell’ultima Cappella di sinistra agli Eremitani (Padova)”.
Uno tra i primi studiosi ad attribuire delle opere a Jacopo da Verona, oltre appunto l'Oratorio di San Michele, è [[Sergio Bettini (storico dell'arte)|Sergio Bettini]] all'interno dell'opera ''Giusto de Menabuoi e l’arte del Trecento.''<ref>Alla pagina 103 del testo.</ref>. Egli infatti riconosce la mano del pittore in alcuni frammenti che decoravano la cappella di San Lodovico nella chiesa di San Benedetto, riscoperti durante dei restauri condotti nel 1942, insieme a due busti inscritti in medaglioni che si trovavano negli strombi della finestra, anch'essi attribuiti a Jacopo.
Un altro riferimento a Jacopo, come collaboratore di Altichiero da Zevio, viene segnalato nel 1958 in un catalogo della Mostra d’arte “''da Altichiero a Pisanello''”,Catalogo a cura di L. Magagnato, nell'immagine Adorazione dei Magi – Padova, attribuibile alla Cerchia di Altichiero.
Il nome di Jacopo ritorna in un articolo di [[Carlo Ludovico Ragghianti]] del 1961, ''Problemi padovani: Battistero, Cappella Belludi'', “Critica d’arte”, a proposito di alcuni inserti ritrattistici del [[Battistero di Padova]] e della [[Cappella Belludi]] al [[Basilica di Sant'Antonio di Padova|Santo]], nei quali lo studioso ipotizzava si potesse riconoscere la mano del pittore veronese.
Molto importante per la ricerca riguardo le opere attribuite a Jacopo da Verona è ciò che scrive [[Gian Lorenzo Mellini]] nel 1962 all’interno de “''Il problema artistico'', in ''Bibbia istoriata padovana della fine del Trecento”'' ; infatti qui individua molte opere che possono essere ricondotte alla mano del pittore veronese. Tra queste egli indica degli affreschi nella Cappella Sanguinacci agli Eremitani, degli affreschi all’interno della chiesa di San Benedetto, riprendendo quindi un ipotesi formulata dal Bettini nel 1944, gli affreschi ai lati della Cappella della Madonna Mora nella [[Basilica di Sant'Antonio di Padova|Basilica di Sant'Antonio]] a Padova, ipotesi in realtà confutata da Guazzini nel 2015 attribuendo gli affreschi a Giotto, una tavola raffigurante un’ Epifania, oggi a Brera, degli inserti ritrattistici nei registri inferiori del [[Battistero di Padova]], ipotesi già proposta da Ragghianti nel 1961 ed infine dei disegni per delle medaglie carraresi.
Nel corso del 1968, [[Mirella Levi D'Ancona|Mirella Levi D’Ancona]], in ''Un Dante della Marciana e Jacopo da Verona'',in ''Commentari.Rivista di citica e storia dell'arte'', la storica dell’arte propone la seguente cronologia per le opere pittoriche padovane attribuite all’artista:
* 1382 - 1384 due affreschi nell’[[Oratorio di San Giorgio (Padova)|Oratorio di San Giorgio]]: la ''Decollazione di Santa Caterina e i Funerali di Santa Lucia'', attribuzione che la studiosa formula sulla base del confronto con gli affreschi della Cappella Bovi e ad una firma identificata e letta sia da E. Forster che da P. Selvatico, sotto la seconda scena;
* 1391 – 1394 affreschi nella Cappella di San Lodovico nella Chiesa di San Benedetto, distrutti durante il bombardamento anglo-americano dell’11/03/1944, concordando quindi con l'ipotesi di Bettini;
* 1397 – 1400 affresco rappresentante ''Due Santi che presentano un donatore alla Vergine Maria'' situato nella [[Cappella Sanguinacci]] all’interno della [[Chiesa degli Eremitani]], molto rovinato, da raffrontarsi con la scena ''Morte della Vergine in San Michele.''
Nel 1973 la storica dell'arte [[Francesca D'Arcais|Francesca Flores D'Arcais]] pubblica un interessante articolo nella rivista "Arte Veneta" dal titolo "Jacopo da Verona e la decorazione della Cappella Bovi in S. Michele a Padova". Dopo una puntuale descrizione dell'apparato iconografico della Cappella Bovi, cita Sergio Bettini confermando la proposta di attribuire a Jacopo da Verona i medaglioni delle finestre dell'ormai distrutta Cappella di S. Lodovico in S. Benedetto.
Non è invece d'accordo con Mellini per quanto riguarda gli Angeli ai lati della Madonna Mora al santo, in quanto troppo rovinati per giudicarli correttamente; stessa posizione assume per gli affreschi della parte sinistra della Cappella Sanguinacci, attribuitigli anche da Mirella Levi d'Ancona.
Riconosce invece la mano di Jacopo nel Tondo a fresco raffigurante la "Madonna col Bambino" nella Chiesa degli Eremitani, nel Polittico Boi e nell'affresco della Tomba di Aventino Fracastoro sulla facciata di San Fermo presso Verona (queste due ultime opere sono attualmente conservate al Museo di Castelvecchio a Verona)
In seguito, nel 1992, l'attribuzione a Jacopo da Verona del lacerto di affresco nella Cappella Sanguinacci agli Eremitani viene recuperata da [[Anna Maria Spiazzi]], ipotesi sostenuta in un saggio sulla pittura trecentesca patavina: ''Padova'', in ''La pittura nel Veneto. Il Trecento.'' All'interno dello stesso saggio la Spiazzi individua Jacopo come l'autore di un affresco avente come soggetto una ''Madonna con Bambino'' alla Basilica di Sant'Antonio a Padova e una ''Crocifissione'' in San Nicolò; confuta invece la teoria di Flores d'Arcais, che vedeva come opera di Jacopo un tondo con ''Madonna con Bambino a''gli Eremitani, attribuendola invece ad Altichiero.<br /
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
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