Georges Pompidou e MUSA (sintetizzatore): differenze tra le pagine

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[[File:Musa.png|destra|miniatura|Disco contenente la canzone ''"Fra Martino campanaro"'' cantata da MUSA nel 1978]]
{{Carica pubblica
'''MUSA''' ('''MUltichannel Speaking Automaton''') è stato un pionieristico prototipo di un computer specializzato nella [[sintesi vocale]] il cui studio è iniziato nel [[1975]].
|nome = Georges Pompidou
|immagine = Georges Pompidou - Bundesarchiv B 145 Bild-F020538-0006.jpg
|carica = 19º [[Presidenti della Repubblica francese|Presidente della Repubblica Francese]]
|mandatoinizio = 20 giugno [[1969]]
|mandatofine = 2 aprile [[1974]]
|predecessore = [[Charles de Gaulle]]
|successore = [[Valéry Giscard d'Estaing]]
|primoministro = [[Jacques Chaban-Delmas]]<br />[[Pierre Messmer]]
|carica2 = [[Capi di governo della Francia|Primo ministro della Francia]]
|mandatoinizio2 = 14 aprile [[1962]]
|mandatofine2 = 10 luglio [[1968]]
|presidente2 = [[Charles de Gaulle]]
|predecessore2 = [[Michel Debré]]
|successore2 = [[Maurice Couve de Murville]]
|partito = [[Unione dei Democratici per la Repubblica|Union des démocrates pour la République]]
|}}
{{Monarca
|nome = Georges Jean Raymond Pompidou d'Andorra
|immagine =
|legenda =
|titolo = [[Eccellenza (titolo)|S.E.]] Coprincipe ex officio del<br />[[Andorra|Principato di Andorra]]
|regno = [[1969]] - [[1974]]
|incoronazione = [[1969]]
|predecessore = [[Charles de Gaulle]] d'Andorra
|successore = [[Valéry Giscard d'Estaing]] d'Andorra
|altrititoli = Presidente della [[Repubblica francese]]
|nome completo =
|data di nascita = 5 luglio [[1911]]
|luogo di nascita = [[Montboudif]]
|data di morte = 2 aprile [[1974]]
|luogo di morte = [[Parigi]]
|casa reale =
|dinastia =
|padre =
|figli =
|religione =
}}
{{Bio
|Nome = Georges Jean Raymond
|Cognome = Pompidou
|Sesso = M
|LuogoNascita = Montboudif
|GiornoMeseNascita = 5 luglio
|AnnoNascita = 1911
|LuogoMorte = Parigi
|GiornoMeseMorte = 2 aprile
|AnnoMorte = 1974
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità = che divenne [[Primi ministri della Francia|Primo ministro]] e successivamente [[Presidente della Repubblica francese|Presidente della Repubblica]]
}}
 
== BiografiaDescrizione ==
Il sistema consisteva in un computer [[Stand-alone (informatica)|stand-alone]] dotato di un [[software]] specializzato nella sintesi vocale con uso di [[Sintesi vocale#Sintesi per difoni|tecnologia a difoni]]. MUSA è stato uno dei primi sistemi di sintesi TTS (text-to-speech) in [[Real-time|real time]] e il primo per la lingua italiana. Esso era capace sia di parlare in italiano con voce robotica intellegibile che di cantare con 8 canali in parallelo, con uso di tecniche [[Linear predictive coding]]<ref>[https://ieeexplore.ieee.org/abstract/document/1170598 Luciano Nebbia, Paolo Lucchini, ''Eight-channel digital speech synthesizer based on LPC techniques.'' ICASSP'79. IEEE International Conference on Acoustics, Speech, and Signal Processing. Vol. 4. IEEE, 1979.].</ref>. Nel [[1978]] fu pubblicato, dopo la costruzione di un prototipo funzionante<ref>[https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/016763939500030R Roberto Billi, Franco Canavesio, Alberto Ciaramella, & Luciano Nebbia, (1995). ''Interactive voice technology at work: The CSELT experience'', Speech communication, 17(3-4), 263-271.]</ref>, un disco da [[Singolo (musica)|45" rpm]] contenente una dimostrazione di tale tecnologia di sintesi, inclusa la canzone "[[Frère Jacques|Fra Martino Campanaro]]" cantata "[[a cappella]]" (ovvero, a più voci) in allegato ad alcune riviste per il grande pubblico<ref>Virginio Cantoni, Gabriele Falciasecca, Giuseppe Pelosi, eds., ''Storia delle telecomunicazioni'', Vol. 1, Firenze university press, 2011.</ref>. In tale data, con questo progetto il gruppo di ricerca CSELT sulle tecnologie vocali, più tardi divenuto [[Loquendo]], si dimostrò essere l'unica realtà industriale al mondo, oltre [[AT&T]], a disporre di una tecnologia di sintesi vocale di interesse industriale<ref>[http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-01-22/voci-loquendo-081815.shtml?uuid=AaqgP6gE Il Sole 24 ore, ''Le voci di Loquendo'', 22 gennaio 2012]</ref>.
=== La carriera iniziale ===
Nasce in un minuscolo comune dell'[[Alvernia]], e per tutta la vita conserverà solidi legami con la sua regione. I suoi genitori sono una coppia d'insegnanti elementari. Il padre, Léon, diventerà in seguito professore di spagnolo nelle scuole medie, e a ottant'anni deciderà di imparare l'italiano per poter leggere [[Dante]] in originale.<ref>Frédéric Abadie - Jean-Pierre Corcelette, ''Georges Pompidou'', 1994, pag. 14.</ref> Studente brillante, compie gli studi superiori al liceo Lapérouse di [[Albi (Francia)|Albi]]. Ottiene il primo premio nella versione di greco al Concorso generale indetto nel [[1927]] dal Ministero dell'Educazione Nazionale e le classi preparatorie al liceo Pierre-de-Fermat di [[Tolosa]] e al [[liceo Louis-le-Grand]] di [[Parigi]], completando la sua formazione presso l'[[École Normale Supérieure]] e presso l'École libre des sciences politiques (progenitrice dell'attuale [[Institut d'études politiques de Paris]]). Partecipa quindi al concorso per l'''agrégation'' in lettere, conquistando il primo posto.<ref>Eric Roussel, ''Georges Pompidou'', 2004, pagg. 32-46.</ref>
 
Queste ricerche furono condotte nello [[CSELT]] di [[Torino]] dal gruppo di Tecnologie Vocali diretto dall'ingegner Giulio Modena.
Il 29 ottobre 1935 sposa [[Claude Pompidou|Claude Cahour]] (Château Gontier, [[Mayenne]], 13 novembre [[1912]] - [[Parigi]], 3 luglio [[2007]]). Non avendo figli, la coppia adotta Alain Pompidou (Parigi, 5 aprile 1942), futuro medico e professore universitario e deputato europeo per due legislature.
 
Georges Pompidou insegna dal [[1935]] al [[1938]] presso il liceo Saint-Charles di [[Marsiglia]] e dal 1938 al [[1944]] presso il [[liceo Henri-IV]] di Parigi, città nella quale si stabilisce definitivamente nel 1938. All'indomani della [[Liberazione di Parigi]] nell'agosto [[1944]] si mette in contatto con l'entourage di [[Charles de Gaulle|de Gaulle]], offrendosi come collaboratore. Lascia quindi l'insegnamento ed entra nel gabinetto di de Gaulle, Presidente del Consiglio dal 10 settembre 1944 al 20 gennaio [[1946]]. L'estate del 1946 diventa consigliere di Stato, e nell'aprile 1948 è nominato capo di gabinetto<ref>''Chef de cabinet'', da non confondersi con il ''directeur de cabinet'', figura corrispondente al [[capo di gabinetto]] in [[Italia]].</ref> del generale de Gaulle. Pompidou ha l'incarico di gestire in prima persona tutte le questioni politiche che de Gaulle non vuole affidare all'organigramma del [[Raggruppamento del popolo francese|RPF]], il partito del generale. Tra le sue mansioni, la cura della fondazione Anne de Gaulle.<ref>''Foccart parle - Entretiens avec Philippe Gaillard - 1'' (1995).</ref> Nel maggio del [[1953]] lascia temporaneamente l'attività politica per diventare direttore generale della Banca [[Rothschild]], incarico che manterrà fino al maggio [[1958]].
[[File:Georges Pompidou (cropped 2).jpg|miniatura|Georges Pompidou (1970).]]
 
=== Primo ministro ===
Il 1º giugno [[1958]] [[De Gaulle]], tornato al potere come Presidente del Consiglio, lo nomina direttore di gabinetto. Rimanendo nell'ombra, Pompidou è uno dei tessitori dell'avvento della [[Quinta Repubblica francese]]. Dopo l'insediamento di De Gaulle alla Presidenza della Repubblica l'8 gennaio [[1959]] torna a lavorare per la Banca [[Rothschild]], e il 5 marzo dello stesso anno è nominato da [[De Gaulle]], membro del [[Consiglio costituzionale (Francia)|Consiglio costituzionale]].<ref>Dopo l'elezione di De Gaulle, Pompidou aveva preferito defilarsi, non volendo proseguire l'attività politica in un ruolo secondario. La sua aspirazione, infatti, era di diventare Primo Ministro, cosa che si concretizzerà tre anni più tardi. Tant'è che tre mesi prima di ricevere l'incarico, Pompidou rifiuterà il ministero delle Finanze offertogli dall'allora Primo ministro [[Michel Debré]].</ref>
Su mandato di De Gaulle, entra in contatto con il [[Fronte di Liberazione Nazionale (Algeria)|FLN]] e partecipa alle discussioni a [[Neuchâtel]] e a [[Lucerna]] nel corso delle quali vengono predisposti gli accordi di [[Évian]].<ref>Trattative tra il governo francese e il governo provvisorio della Repubblica algerina che portarono alla fine della [[guerra d'Algeria]].</ref> Il 14 aprile [[1962]], dopo l'approvazione per via referendaria degli accordi di Évian, è nominato Primo ministro.
 
È il primo caso nella storia della [[Quinta Repubblica francese]] di nomina di un Primo ministro che non è mai stato parlamentare (i successivi saranno quello di [[Raymond Barre]] nel [[1976]] e quello di [[Dominique de Villepin]] nel [[2005]]). Mantenendo l'incarico ininterrottamente fino al 10 luglio 1968, è stato anche il Primo Ministro rimasto più a lungo al potere (sei anni e tre mesi), venendo riconfermato da De Gaulle dopo le elezioni legislative del [[1962]] e del [[1967]]. Alle elezioni legislative del marzo 1967 e a quelle anticipate del giugno 1968 è eletto deputato all'[[Assemblée Nationale]] per il collegio del [[Cantal]].
 
==== Il "Maggio francese" e lo sciopero generale ====
Padroneggia la situazione durante i moti studenteschi del [[maggio francese|maggio 1968]]. A differenza di De Gaulle, ritiene inopportuna una repressione violenta della contestazione studentesca, prevedendo - a ragione - che l'ondata di protesta si sarebbe esaurita nel giro di pochi giorni: di qui la decisione di accettare le rivendicazioni degli studenti, facendo riaprire la [[Sorbona]] e mettere in libertà i ragazzi arrestati. Per far uscire la Francia dalla paralisi causata dagli scioperi in massa proclamati in conseguenza della protesta studentesca, il 26 maggio 1968, dopo una discussione durata ininterrottamente 48 ore, conclude con le principali organizzazioni sindacali gli "accordi di Grenelle" (tra i collaboratori che lo affiancheranno durante le trattative sfiancanti ci furono [[Édouard Balladur]] e [[Jacques Chirac]]) che hanno l'obiettivo - non raggiunto a causa del dissenso della base sindacale che respinge l'accordo - di riportare la pace sociale nel paese.
 
In assenza di De Gaulle, che il 29 maggio si reca di nascosto a [[Baden Baden]] con l'intenzione - presto rientrata - di abbandonare la Francia (secondo il generale Alain de Boissieu, genero di de Gaulle, quest'ultimo avrebbe preso in considerazione varie ipotesi, fra cui quella di trasferire il governo a [[Strasburgo]] o a [[Metz]], al confine con la [[Germania Ovest]]<ref>Dall'intervista rilasciata nel corso della trasmissione ''Dècisions sécrets - L'étrange voyage du général de Gaulle'', andata in onda su [[TF1]] l'11 agosto [[1994]]</ref>; secondo [[Jacques Foccart]], invece, de Gaulle si sarebbe recato a Baden Baden al solo scopo di conferire con il generale [[Jacques Massu]] allora di stanza nello Stato tedesco<ref>''Foccart parle - Entretiens avec Philippe Gaillard'', [[1995]], pagg. 409 e segg.</ref>), per alcune ore Pompidou ha interamente nelle sue mani il governo del paese. Il 31 maggio, all'indomani del rientro di De Gaulle a Parigi, promuove una manifestazione gollista di massa sugli Champs-Elisées.
 
Il 24 maggio De Gaulle aveva annunciato l'indizione di un referendum che avrebbe attribuito al governo il potere di introdurre la partecipazione sociale. Ma mettendo sul piatto della bilancia le sue dimissioni, il 30 maggio Pompidou lo convinse a rinunciare alla consultazione popolare e a sciogliere l'[[Assemblée Nationale]] eletta l'anno precedente, nella quale il movimento gollista insieme ai partiti alleati aveva la maggioranza per un solo voto. La determinazione del Primo ministro viene premiata dai francesi, giacché alle [[Elezioni legislative in Francia del 1968|elezioni anticipate del giugno 1968]] il movimento gollista conquista una maggioranza schiacciante in Parlamento. Il voto appare chiaramente come un'adesione in massa alla linea del Primo ministro, tuttavia Pompidou - che come consuetudine dopo la ricostituzione del Parlamento ha rassegnato le dimissioni - è costretto a cedere il posto di capo del governo a [[Maurice Couve de Murville]]: per [[Alain Peyrefitte]], prima ancora del maggio [[1968]] tra De Gaulle e Pompidou erano sorte delle divergenze, delle quali quest'ultimo non faceva mistero con il suo ''entourage''.
 
=== Il complotto ai suoi danni ===
==== L'&nbsp;''affaire Markovic'' ====
Dopo le dimissioni da Primo ministro, Georges Pompidou deve affrontare una violentissima campagna diffamatoria orchestrata ai suoi danni fin dall'ottobre 1968 da alcuni esponenti del movimento gollista, con la complicità accertata di elementi dei servizi segreti francesi dell'epoca. Si tratta del ritrovamento, avvenuto proprio nell'ottobre di quell'anno, del cadavere di Stephan Markovic, un giovane guardaspalle del noto attore [[Alain Delon]], legato alla malavita. Nel corso delle indagini, furono messe in circolazione delle voci e dei fotomontaggi volti a coinvolgere suo malgrado la moglie di Pompidou in un giro di festini erotici.
 
L'estraneità di [[Claude Pompidou]] fu ampiamente dimostrata<ref>Le vicende del caso Markovic sono ripercorse in dettaglio e con ricchezza di documentazione nelle due principali biografie dello statista: Eric Roussel, ''Georges Pompidou'' (in particolare al capitolo ''La rupture et le montage'') e Frédéric Abadie-Jean-Pierre Corcelette, ''Georges Pompidou'' (in particolare al capitolo ''La vengeance et le complot''). Ad anni di distanza, in occasione di numerose interviste e di alcune trasmissioni televisive i protagonisti della vicenda, primo fra tutti il maggiore indagato, il noto gangster François Marcantoni (1920-2010), hanno insistito nel sostenere la tesi del complotto ai danni di Pompidou.</ref>, ma il responsabile dell'omicidio e il movente del medesimo non saranno mai accertati. In quel frangente, i rapporti con De Gaulle e con il suo entourage subiscono un'ulteriore incrinatura: Pompidou proverà un forte scoramento per via dello scarso sostegno ricevuto dal generale nei giorni dell'&nbsp;''affaire Markovic''; dal suo canto, De Gaulle si risentirà per una dichiarazione rilasciata a [[Roma]] dall'ex Primo ministro nel gennaio [[1969]] a proposito di una sua eventuale candidatura all'Eliseo.
 
==== Conseguenze: le norme sulla ''privacy'' ====
Una volta eletto presidente della Repubblica, affida ad [[Alexandre de Marenches]] il compito di bonificare i servizi segreti allontanando i personaggi di dubbia reputazione. Nel [[1970]] promuove l'emanazione di una normativa che dà ampi e straordinari poteri al giudice nel reprimere qualsiasi violazione della ''privacy''. Da allora, sono previste forti pene pecuniarie e detentive (oggi fino ad un anno di carcere) per chi attenta alla vita privata delle persone pubblicando, senza il consenso dell'interessato, frasi pronunciate in contesti privati e confidenziali e/o registrando immagini e conversazioni avvenute in luogo privato. Il commercio e la detenzione di materiale atto ad effettuare registrazioni di suoni o riprese d'immagini a distanza sono assoggettate ad autorizzazione ministeriale.<ref>[[Bruno Vespa]], ''Donne di cuori'', Milano, Ed. Mondatori, 2009. ISBN 978-88-04-59362-1. p. 195</ref>
 
=== Presidente della Repubblica ===
Dopo le dimissioni rassegnate da De Gaulle il 28 aprile [[1969]] in conseguenza del risultato del referendum sulla riforma del Senato e delle Regioni, Pompidou si presenta alle elezioni presidenziali. A sostenere la sua candidatura, oltre al partito gollista, i Repubblicani Indipendenti di [[Valéry Giscard d'Estaing]] e alcuni esponenti centristi come [[René Pleven]], [[Joseph Fontanet]] e [[Jacques Duhamel]]. Al primo turno, che ha luogo il 1º giugno [[1969]], arriva in testa con 10&nbsp;051 783 voti (44,5 %) davanti al presidente del Senato [[Alain Poher]] (23,3 %) e al segretario del [[Partito Comunista Francese|PCF]] [[Jacques Duclos]] (21,3 %). Il candidato socialista, [[Gaston Defferre]], ottierne solo 1&nbsp;133 222 voti (5,01 %). Il 15 giugno [[1969]], al secondo turno, Georges Pompidou è eletto presidente della Repubblica con 11&nbsp;064 371 voti (58,21 %), battendo Poher che ne ottiene 7&nbsp;943 118 (41,79 %). Il 20 giugno s'insedia alla presidenza della Repubblica e l'indomani nomina Primo ministro [[Jacques Chaban-Delmas]], rappresentante l'ala riformista del [[gollismo]].
 
==== L'economia, le opere pubbliche e l'ambiente ====
Il suo settennato incompiuto è caratterizzato dalla prosperità del paese, dovuta anche a scelte economiche innovative e lungimiranti. Nel corso dei primi quattro anni della sua presidenza, la crescita media annuale del paese si attestò al 5,4 %, a fronte di un tasso di disoccupazione del 2,5 %. Dal [[1969]] al [[1973]] la Francia ha dato al mondo - con un differenziale di crescita da 1 a 2 punti in rapporto ai suoi principali partner industriali - l'esempio della crescita più rapida e dello sviluppo più regolare di tutti i paesi industrializzati. Gli investimenti delle imprese crebbero di più della metà, il tasso d'investimento raggiunse quasi un terzo del prodotto interno lordo.
 
Il livello di vita dei francesi raggiunse quello della [[Germania]] e superò di un quarto quello della [[Gran Bretagna]]. La percentuale delle esportazioni del prodotto interno lordo passò dal 10% a più del 20% e il commercio estero si smarcò dalla zona franco a vantaggio dei paesi europei che assorbirono più del 50% delle esportazioni. La situazione di piena occupazione fu garantita mentre il potere d'acquisto aumentò di quasi il 25% in cinque anni. L'obiettivo della presidenza Pompidou è presto detto: fare della [[Francia]] la prima potenza industriale d'[[Europa]].<ref>[[Bernard Esambert]]: ''Une vie d'influence - dans les couilisses de la Ve République'' - Flammarion [[2013]], pag. 208.</ref>
 
Il simbolo del "pompidolismo" economico può essere individuato nell'aereo [[Concorde]], il cui primo volo è effettuato nel [[1969]]. Ma il carattere emblematico del velivolo supersonico - che negli anni successivi si rivelerà un cattivo investimento economico - non deve far trascurare altre iniziative nello stesso settore come, ad esempio, l'[[Airbus]]. Di grande rilevanza anche il contributo dato sotto la sua presidenza allo sviluppo delle telecomunicazioni, dell'informatica e della ricerca spaziale (ad esempio, il [[Programma Ariane]]). Nell'ultimo anno della sua presidenza, è potenziato un ambizioso piano energetico messo a punto nel [[1969]], che prevede la costruzione di tredici centrali nucleari.<ref>[[Bernard Esambert]]: ''Une vie d'influence - dans les couilisses de la Ve République'' - Flammarion [[2013]], pag. 179-183.</ref> Proseguendo la politica perseguita quando era Primo ministro, Pompidou promuove lo sviluppo della rete autostradale e la crescita urbanistica delle grandi metropoli. Fautore della diffusione del mezzo privato, impone la creazione a Parigi delle ''voies sur berge'', due corridoi riservati alle automobili ai lati della Senna.
 
La ''Voie express Rive Droite'', per una lunghezza complessiva di 13 chilometri, sarà ribattezzata dopo la sua morte ''voie Georges-Pompidou''. Il tratto sulla Rive Gauche sarà realizzato solo in minima parte.<ref>Tuttavia, alcune operazioni pianificate nel periodo in cui era Primo ministro come il quartiere ''Front-de-Seine'', la demolizione delle Halles, il polo universitario di Jussieu e il ''Boulevard Périphérique'' a [[Parigi]] e il tunnel automobilistico della Fourvière a [[Lione]] si sono ben presto dimostrate erronee se non addirittura controproducenti.</ref> Nel corso della presidenza Pompidou, sono messi a punto gli studi per una linea ad alta velocità tra [[Parigi]] e [[Lione]], il futuro [[TGV]] i cui lavori saranno autorizzati il 5 marzo [[1974]]. Nel contempo, fortemente sensibile alla tutela dell'ambiente e del paesaggio, è il primo a istituire nel [[1971]] il ministero dell'Ambiente, affidandolo al sindaco di [[Digione]] [[Robert Poujade]]. È d'uso comune in Francia l'espressione ''Années Pompidou'' per indicare questo periodo di eccezionale benessere economico, la cui interruzione non è segnata dalla morte improvvisa del presidente della Repubblica, ma dallo "choc" petrolifero del novembre [[1973]].<ref>Nel [[1974]] il bilancio dello Stato fu approvato per l'ultima volta in pareggio.</ref>
 
==== La politica internazionale ====
Persegue l'obiettivo del suo predecessore di fare della [[Francia]] una potenza a vocazione mondiale. Al summit dell'[[L'Aia|Aia]] del 1º dicembre [[1969]], insieme a [[Willy Brandt]] getta le basi dell'[[Unione europea]], pur diffidando di un'integrazione troppo radicale fra i Paesi della Comunità. In ottemperanza di quegli accordi, nel [[1972]] indice un referendum sull'ingresso della [[Gran Bretagna]] nella [[Comunità Europea]], che avrà esito positivo. Nei confronti degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], adotta una politica ispirata a un lucido pragmatismo: da un lato, diffidando di un ipotetico "condominio" sovietico-americano mantiene la Francia in una posizione di risoluta indipendenza, dall'altro si sforza di non compromettere i rapporti con [[Richard Nixon]] che, tuttavia, a partire dal [[1973]], si andranno deteriorando. Consapevole della supremazia della moneta americana<ref>Il 15 agosto [[1971]] [[Richard Nixon]] porrà fine alla convertibilità del dollaro in oro, cassando gli accordi di [[Bretton Woods]]. Le conseguenze sulla stabilità delle monete europee, e quindi anche sul franco, saranno devastanti. Alla fine del 1971 Pompidou tenterà di negoziare con gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] un accordo generale destinato a preservare il sistema monetario internazionale. Nel [[1972]] accetterà di porre in secondo piano l'autonomia della moneta francese, al fine di poter costituire un fronte comune europeo in grado di bilanciare una politica economica americana poco conciliante.</ref>, Pompidou punta infatti a sventare il rischio della nascita di conflitti economici che in ogni caso vedrebbero il vecchio Continente soccombente.
[[File:President Nixon and French President George Pompidou prior to U.S. French summit conference in Reykjavik, Iceland - NARA - 194511.tif|miniatura|Pompidou con [[Richard Nixon]].]]
Quanto ai rapporti franco-africani, in continuità con la politica del suo predecessore<ref>Pompidou continua ad avvalersi di [[Jacques Foccart]], segretario generale dell'[[Palazzo dell'Eliseo|Eliseo]] con competenza sugli affari africani. Tuttavia, preferisce sottrarre all'influente personaggio la supervisione dei servizi segreti.</ref> mantiene le ex colonie francesi in [[Africa]] nel bacino d'influenza francese. Georges Pompidou ha contribuito all'ingresso dell'[[Italia]] nel futuro [[G8|G6]]. Il 9 febbraio [[1974]], venendo a conoscenza che il nostro paese non sarebbe stato invitato a [[Les Baux-de-Provence]] a un incontro a cui avrebbero partecipato gli [[Stati Uniti]], la [[Gran Bretagna]], la [[Repubblica Federale Tedesca]], il [[Giappone]] e la [[Francia]] in vista della riunione del "comitato dei Venti" del [[Fondo Monetario Internazionale|FMI]] prevista a [[Roma]], fortemente irritato chiede e ottiene che l'invito sia esteso anche all'Italia<ref>Édouard Balladur: ''La tragedie du pouvoir - Le courage de Georges Pompidou'' - Fayard [[2013]], pag. 60.</ref>.
 
==== La cultura ====
Grazie anche all'influenza della moglie [[Claude Pompidou|Claude Cahour]], donna di straordinaria eleganza e profonda cultura, assidua frequentatrice di sale da concerto e gallerie d'arte,<ref>Si deve essenzialmente a Claude Pompidou la decisione di destinare all'arte contemporanea il centro al [[Beaubourg]] che oggi porta il nome del marito. {{citazione necessaria|Inizialmente, Pompidou immaginava di insediarvi una biblioteca.}} Sempre grazie all'influsso della moglie, Pompidou richiamerà in [[Francia]] [[Pierre Boulez]], all'epoca ritiratosi all'estero.</ref> si circonda di artisti e intellettuali, e appoggia l'arte e la musica contemporanea. Da Primo ministro, aderisce all'idea di [[André Malraux]] di far affrescare da [[Marc Chagall]] la vòlta dell'[[Opéra Garnier]] rimuovendo le pitture ottocentesche, e sempre su proposta di Malraux, promuove una legge che consente di regolare le imposte di successione attraverso la cessione allo Stato di opere d'arte, iniziativa che consentirà, tra l'altro, la creazione del [[Musée National Picasso]]. I suoi protetti sono il pittore cinetico [[Victor Vasarely]] e il compositore e direttore d'orchestra [[Pierre Boulez]]. Promuove il ''Festival d'automne'', una manifestazione multidisciplinare (teatro, danza, opera, cinema, arti plastiche, letteratura) che dal [[1972]] si svolge ogni anno a Parigi ed è dedicata esclusivamente alla produzione contemporanea.
 
Nel corso dell'ultimo anno della sua presidenza muove i primi passi il progetto di un'altra grandiosa istituzione culturale: il [[museo d'Orsay]]. Nel febbraio [[1973]], approva l'idea, sottopostagli dal ministro della Cultura [[Jacques Duhamel]], di riconvertire la stazione ferroviaria sul Lungosenna da anni dismessa e salvata a stento dalla demolizione in un museo dedicato all'arte della seconda metà del XIX secolo.<ref>La paternità dell'iniziativa spetta a Jacques Rigaud, all'epoca direttore di gabinetto di Jacques Duhamel.</ref> Il cantiere vedrà la luce durante il settennato del suo successore [[Valéry Giscard d'Estaing]] e il nuovo museo sarà inaugurato il 1º dicembre [[1987]] da [[François Mitterrand]].
 
==== Il ''Centre Pompidou'' ====
{{vedi anche|Centro Georges Pompidou}}
Alla fine degli anni Sessanta immagina un centro pluridisciplinare destinato all'arte moderna e alla musica contemporanea, da realizzarsi in un quartiere di Parigi, il [[Beaubourg]], da tempo in forti condizioni di degrado anche a causa di alcune demolizioni rimaste a metà. Viene così promossa la costruzione dell'attuale [[Centre Pompidou]], esito felice di un concorso internazionale che vede prevalere il progetto presentato da un gruppo i cui capofila sono due architetti stranieri, l'italiano [[Renzo Piano]] e l'inglese [[Richard Rogers]], all'epoca giovani e sconosciuti.
 
Tuttavia la morte gli impedisce di assistere all'inaugurazione della sua creatura, che avverrà il 31 gennaio [[1977]]. Dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica [[Valéry Giscard d'Estaing]], fu esclusivamente grazie a [[Jacques Chirac]], Primo ministro dal maggio [[1974]] all'agosto [[1976]], se il [[Centre Pompidou]] è stato realizzato. Dopo l'annuncio da parte di Giscard che il progetto sarebbe stato annullato, Chirac minacciò le dimissioni, costringendo il capo dello Stato a ritirare la decisione<ref>Jacques Chirac: ''Chaque pas doit être un but - Mémoires I'', [[2009]], pag. 171</ref>.
 
=== La malattia e la morte ===
Colpito dal [[Macroglobulinemia di Waldenström|morbo di Waldenström]]<ref>La malattia gli fu diagnosticata nel [[1969]], ma i sintomi più gravi si manifestarono a partire dal [[1972]]. In quell'occasione redasse il proprio testamento, e l'anno successivo promosse un disegno di legge di riforma costituzionale che prevedeva la riduzione del mandato presidenziale da sette a cinque anni, iniziativa in seguito abbandonata.</ref>, continua a esercitare il suo mandato nonostante i sintomi della malattia siano ormai visibili e invalidanti. Il 5 luglio [[1972]] sostituisce [[Jacques Chaban-Delmas]], considerato troppo progressista e inviso ai consiglieri Juillet e Garaud, con [[Pierre Messmer]], più affidabile e di orientamento politico nettamente conservatore. Messmer porta la maggioranza uscente di centrodestra alla vittoria alle elezioni legislative del marzo/aprile [[1973]]<ref>Messmer negoziò un accordo con i centristi, che al secondo turno prevedeva il ritiro del loro candidato in caso di triangolazioni con il candidato della sinistra e quello del centrodestra.</ref> e, all'indomani della proclamazione dei risultati, modifica la formazione del governo ridimensionando ulteriormente la presenza dei capi storici del gollismo.
 
Nel corso dell'ultimo anno della presidenza, Pompidou appare isolato a causa del malcontento dei "baroni" gollisti e sempre più indebolito dalla malattia. A causa del [[cortisone]] assunto a dosi sempre più massicce per curarsi, è frequentemente in preda a prolungati stati influenzali e a forti raffreddori<ref>I particolari sul decorso della malattia di Pompidou sono stati rivelati di recente dal figlio Alain, medico e professore universitario, in ''Georges Pompidou - Lettres, notes et portraits/1928-1974'', Robert Laffont 2011, pagg. 88-91.</ref>. Ma la sua lucidità intellettuale rimane intatta, e non esita ad affrontare estenuanti viaggi all'estero per incontrare i suoi omologhi stranieri.<ref>Ancorché la malattia fosse tenuta segreta, il presidente della Repubblica fu oggetto di illazioni sempre più pessimistiche. Poche settimane prima della tracollo finale, ''Le Monde'' pubblicò un articolo secondo il quale alcuni "baroni" del gollismo avrebbero preso in considerazione l'ipotesi di fare pressioni su Pompidou affinché si dimettesse.</ref> Il 1º marzo [[1974]] in occasione di un nuovo rimpasto del governo Messmer, il numero dei ministri è ridotto a sedici unità e la nomina di [[Jacques Chirac]], uomo di fiducia di Juillet e Garaud, a ministro dell'Interno è un segnale che le elezioni presidenziali anticipate sono ormai inevitabili.
 
L'esordio della seduta del primo consiglio dei ministri del nuovo [[governo Messmer]] sarà ripreso dal telegiornale: davanti alle telecamere, un Pompidou disfatto dalla malattia ma ancora determinato pronuncia una vera e propria allocuzione ai ministri. Il 31 marzo è colpito da una [[setticemia]] fulminante mentre si trova nella sua casa di campagna a [[Orvilliers]]. Trasportato a Parigi in ambulanza, le sue condizioni si aggravano ulteriormente, ma la notizia è mantenuta segreta. Muore alle 21 del 2 aprile [[1974]] nel suo domicilio al Quai de Béthune, sull'[[Île Saint-Louis]], non riuscendo a terminare in pieno il suo mandato che sarebbe scaduto il 19 giugno [[1976]], per essere poi sepolto nel cimitero di [[Orvilliers]]. I francesi apprendono la notizia alle 21 e 58, quando le trasmissioni televisive sono interrotte per annunciare il decesso del capo dello Stato.
 
== Intellettuale e ''viveur'' ==
La sua cultura umanistica era sterminata. Nel corso di una conferenza stampa, lasciò a bocca aperta l'uditorio: rispondendo alla domanda imbarazzante di un giornalista, recitò a memoria una poesia di [[Paul Éluard]]<ref>[http://www.ina.fr/video/I00016723 Pompidou cita Éluard]</ref>. Era anche un ''bon vivant'', amante della buona tavola e delle serate mondane. Amici della coppia Pompidou erano, tra gli altri, il banchiere Guy de Rothschild, [[Alain Delon]] con l'allora moglie Nathalie, [[Françoise Sagan]], il direttore-fondatore di ''France-Soir'' [[Pierre Lazareff]] e il cantautore Guy Béart. Amico di Pompidou dai tempi delle classi preparatorie al [[Liceo Louis-le-Grand]] di Parigi era il [[premio Nobel]] [[Léopold Sédar Senghor]].
 
== I consiglieri ==
A differenza del suo predecessore Charles de Gaulle, Pompidou si avvaleva di una ristretta cerchia di consiglieri, alcuni dei quali di idee politiche diametralmente opposte alle sue. I più influenti furono [[Pierre Juillet]] e [[Marie-France Garaud]], vere e proprie eminenze grigie. Molto ascoltati anche [[Michel Jobert]], di orientamento radicale, ed [[Édouard Balladur]] (i due si avvicenderanno nel ruolo di segretario generale dell'Eliseo). Fra gli altri consiglieri, [[Jean-Bernard Raimond]], che divenne in seguito ambasciatore e sarà ministro degli esteri nel governo di coabitazione di [[Jacques Chirac]], e l'esperto in questioni economiche e futuro banchiere [[Bernard Esambert]].
 
== Scritti ==
Fu autore di alcuni volumi di argomento [[politica|politico]] e [[letteratura|letterario]], il più noto dei quali è l'''Antologie de la poésie française'' (''Antologia della poesia francese'').
 
== Cinema e televisione su Georges Pompidou ==
* {{cita web|http://dailymotion.virgilio.it/video/xi4kzh_pompidou-1-5_news|''Mort d'un président'' - film tv sulla malattia e la morte di Georges Pompidou (2010).}}
 
== Onorificenze ==
=== Onorificenze francesi ===
{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur GC ribbon.svg
|nome_onorificenza=Gran Maestro dell'Ordine della Legion d'Onore
|collegamento_onorificenza=Legion d'Onore
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ordre national du Merite GC ribbon.svg
|nome_onorificenza=Gran Maestro e Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale al Merito
|collegamento_onorificenza=Ordine Nazionale al Merito (Francia)
|motivazione=
|luogo=
}}
 
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
|immagine=Cordone di gran Croce di Gran Cordone OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana |collegamento_onorificenza=Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione=Di iniziativa del Presidente della Repubblica
|luogo=1º ottobre [[1973]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=34911 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order Sint Olaf 1 kl.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Norvegese di Sant'Olav
|collegamento_onorificenza=Ordine Reale Norvegese di Sant'Olav
|motivazione=
|luogo=
}}
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* Roberto Pieraccini, ''The Voice and the Machine'', MIT Press, 2015, {{ISBN|0262533294}}.
* Eric Roussel, ''Georges Pompidou'', 1994, (nuova edizione 2004)
* Frédéric Abadie e Jean-Pierre Corcelette, ''Georges Pompidou'', 1994
* Bernard Esambert, ''Pompidou capitaine d'industrie'', 1994
* Alain Frèrejean, ''C'était Georges Pompidou'', Fayard, 2011
* [[Édouard Balladur]], ''La tragédie du pouvoir - Le courage de Georges Pompidou'', Fayard, 2013
 
== Voci correlate ==
* [[CentreSintesi Pompidouvocale|Speech di Parigisynthesis]]
* Eloquens (software)
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Georges Pompidou|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [https://archiviostorico.telecomitalia.com/italia-al-telefono-oltre/1978-permettete-che-mi-presenti-sono-calcolatore-cselt (it) Archivio Storico Telecom Italia: MUSA]
* {{cita web|http://www.georges-pompidou.org/|Associazione Georges Pompidou}}
* [https://www.w3.org/2006/Talks/0607-loquendo-speech/Baggia_Trento_2006_sml.pdf (en) W3C: Speech Technologies and Standards - DIT Seminars, Povo, Trento. June 7th, 2006]
 
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Primi ministri della Francia|Primo Ministro della Repubblica Francese]]
|immagine = Flag of France.svg
|periodo = [[1962]] - [[1968]]
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{{Box successione
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{{Box successione
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|carica = [[Coprincipi di Andorra|Coprincipe di Andorra]]
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|politica}}
 
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[[Categoria:Primi ministri della Francia]]