Storia della Società Sportiva Calcio Napoli e Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2019 aprile 7: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
BotCancellazioni (discussione | contributi)
Bot: aggiornamento pagina di servizio giornaliera per i conteggi del 7 aprile 2019
 
Riga 1:
{{Conteggio cancellazioni}}
{{torna a|Società Sportiva Calcio Napoli}}
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Start|05:32, 12 apr 2019 (CEST)}}
 
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 1 |voce = Mansplaining |turno = 3 |tipo = consensuale prorogata |data = 2019 aprile 7 |multipla = |argomenti = sociologia |temperatura = 100 }}
Questa pagina tratta la storia della '''Società Sportiva Calcio Napoli''' dal [[1926]] ai giorni nostri.
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 2 |voce = A Rainy Day in New York |turno = |tipo = consensuale |data = 2019 aprile 7 |multipla = |argomenti = cinema |temperatura = 47 }}
 
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 3 |voce = Giuseppe Guarnieri (presbitero) |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 aprile 7 |multipla = |argomenti = archeologia |temperatura = 40 }}
== Dal Naples al Napoli ==
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 4 |voce = Azzurro Italia Notte |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 aprile 7 |multipla = |argomenti = televisione |temperatura = 5 }}
{{Vedi anche|Naples Foot-Ball & Cricket Club|Unione Sportiva Internazionale Napoli|FBC Internaples}}
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 5 |voce = Per dieci minuti |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 aprile 7 |multipla = |argomenti = letteratura |temperatura = 2 }}
Il calcio salì all'onore delle cronache napoletane dal [[1896]], anno in cui il ''Campo di Marte'', all'epoca sede destinata alle corse dei cavalli nel capoluogo campano, fu teatro di una partita di calcio fra la squadra del ''[[Circolo del Remo e della Vela Italia|Circolo Italia]]'', club di canottieri e velisti, ed una formazione mista degli altri circoli nautici cittadini. Tra il [[1901]] ed il [[1903]] venne fondata la prima compagine: l'aristocratica '''Open Air''', istituita dal [[Marchese]] [[Ruffo di Calabria|Michele Ruffo della Scaletta]], da Alfonso Parise e Alfredo Reiclin, e dai fratelli Costa, Verusio, D'Andria e Panagia.<ref>[http://books.google.it/books?id=zCUt1PRLX6oC&pg=PA135&lpg=PA135&dq=calcio+a+napoli+dal+1896&source=bl&ots=4mtCfGcbCe&sig=YxtluRpg0T7mqnhBHoZ_5SL07tA&hl=it&sa=X&ei=LbumUMHIKumm4gSY74GwDw&ved=0CEwQ6AEwBTgU#v=onepage&q=calcio%20a%20napoli%20dal%201896&f=false CULTURA POPOLARE A NAPOLI E IN CAMPANIA NEL NOVECENTO - 2. I primi campi ad Agnano (pag. 135)] a cura di ''Amalia Signorelli''. EDIZIONI DEL MILLENNIO. Distribuzione librerie Guida.</ref> Nello stesso periodo, inoltre, la polisportiva '''Virtus Partenopea''' partecipò ai [[Torneo FGNI|tornei calcistici FGNI]].<ref>{{cita web|url=http://www.genoasamp.com/speciale-derby/531-il-calcio-ginnastico.html|titolo=Il calcio ginnastico (di Sergio Giuntini)|editore=genoasamp.com||accesso=10 aprile 2013}}</ref>
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 6 |voce = Reborn (gruppo musicale) |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 aprile 7 |multipla = |argomenti = musica |temperatura = 8 }}
 
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 7 |voce = Jitte (Shotokan) |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 aprile 7 |multipla = |argomenti = arti marziali |temperatura = 14 }}
L'affermazione a livello popolare del football a Napoli risalì, invece, al [[1904]], quando ad opera dell'inglese James Poths, impiegato nella sede locale della [[Cunard Line]], e dell'ingegnere napoletano Emilio Anatra, venne fondato (in principio come sezione calcio del Circolo Italia)<ref name="acampora">{{cita web|url=http://www.riccardocassero.it/lalungaavventura.htm|titolo=Un romanzo lungo cent'anni (di Romolo Acampora)|editore=riccardocassero.it||accesso=2 giugno 2013}}</ref> il ''[[Naples Foot-Ball & Cricket Club]]'', la prima importante squadra calcistica cittadina, il quale, nel [[1906]], mutò il proprio nome in ''Naples Foot-Ball Club''.<ref name=PacGar6>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 6</ref> La prima partita dei ''blucelesti'' venne giocata contro i marinai-giocatori della nave ''Arabik'', che pochi giorni prima avevano battuto a [[Genova]] la blasonata squadra del [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] per 3-0. Il Naples si impose per 3-2 con le reti di [[William Mc Pherson|Mc Pherson]], Scarfoglio e [[Léon Chaudoir|Chaudoir]]. Nel [[1905]] si costituirono la '''Società Sportiva Napoli''' dei fratelli Matacena; l''''Helios''' di Matteo Giovinetti con casacche a scacchi bianconeri; l''''[[Audacia Napoli|Audace]]''' di Gustavo Romano, di Pepèn Cangiullo e dei fratelli De Giuli, con maglie biancoverdi, e la '''Juventus'''. Questi sodalizi, tuttavia, avevano un seguito limitato.<ref>Scheda di Gianni Infusino, Il Pallone d'oro, Edizioni Perna</ref><ref>[http://www.sscnapoli.it/static/content/Storia-14.aspx - Dal Naples Football Club all'Internaples]</ref> Sempre nella prima decade del [[XX secolo]] si formarono la '''Robur''' e l''''[[Ilva Bagnolese]]'''.<ref name="acampora"/>
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Stop}}
 
Nei primi anni il Naples vinse alcune competizioni minori fra le quali la ''[[Coppa Lipton]]'', conquistata battendo il [[Unione Sportiva Città di Palermo|Palermo]] per 2-1,<ref name=PacGar7>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 7</ref> la ''Coppa Salsi'', conquistata sconfiggendo altre squadre campane,<ref name="PacGar6"/> e la ''Coppa Noli da Costa''.<ref name=PacGar8>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 8</ref> Nel [[1911]] la componente italiana del Naples si distaccò da quella inglese dando vita all<nowiki>'</nowiki>''[[Unione Sportiva Internazionale Napoli]]''.<ref name="PacGar7"/> L'anno successivo la [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|F.I.G.C.]], in seguito all'approvazione del ''progetto Valvassori-Faroppa'' all'Assemblea Federale estiva, decise di ammettere per la prima volta al campionato di [[Prima Categoria]] (allora la massima serie) le squadre del centro-sud. Le due squadre partenopee si affrontarono in un acceso derby nella semifinale centro-sud. Il Naples ne uscì vincitore grazie a due vittorie per 2-1 e 3-2. Perse poi la finale centro-sud contro la [[SS Lazio|Lazio]]. Nella stagione successiva l'Internazionale si prese la rivincita eliminando il Naples sempre nella semifinale centrosud, per disputare poi la finale centro-sud nella quale si affermò nuovamente la Lazio.
 
Nel [[1919]], dopo la sospensione dovuta alla [[Prima guerra mondiale|guerra]], il campionato riprese. Rispetto all'ultimo torneo disputato, aumentò notevolmente il numero delle squadre della Campania. Le squadre campane partecipanti al campionato passarono dalle due sole iscritte nel [[Prima Categoria 1914-1915|1914-1915]] (il Naples e l'Internazionale) ad un novero maggiore nel [[Prima Categoria 1919-1920|1919-1920]] ([[Football Club Puteolana|Puteolana]], [[Gruppo Sportivo Bagnolese|Bagnolese]], Pro Napoli ecc.). Negli anni dal [[1919]] al [[1922]], caratterizzati dal dominio della Puteolana in ambito regionale (nel 1921-22 la squadra puteolana raggiunse addirittura la Finale di Lega Sud perdendola contro la Fortitudo di Roma), il Naples e l'Internazionale non brillarono particolarmente raggiungendo al massimo le semifinali interregionali. Nel 1919-20 fu l'Internazionale a qualificarsi alla fase interregionale, chiudendo il gironcino a tre con squadre laziali e toscane come fanalino di coda, mentre nel 1920-21 fu il Naples a compiere l'impresa di qualificarsi alle Semifinali, approfittando in tal caso della squalifica della Puteolana prima sul campo ma squalificata e tolta dalla classifica per il tesseramento irregolare di alcuni giocatori.<ref name="PacGar8"/>
 
Nel [[1922]] le due compagini attuarono una nuova fusione, resa necessaria da esigenze di carattere finanziario, e diedero così vita al ''Foot-Ball Club Internazionale-Naples'', meglio noto come ''[[FBC Internaples]]''.<ref name=PacGar11>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 11</ref> Nel frattempo, la Puteolana, finalista della [[Lega Sud (calcio)|Lega Sud]] nella stagione precedente, non si iscrisse al Campionato di Prima Divisione 1922-23, ma ciò non bastò all'Internaples per riconquistare il dominio regionale, venendo in quei anni il Campionato Campano e quello centro-meridionale dominato dal Savoia di [[Torre Annunziata]] (che nel 1924 raggiunse addirittura la Finalissima contro il Genoa venendo eliminata con onore per 3-1 e 1-1). Nelle stagioni 1922-23 e 1923-24 l'Internaples venne eliminato nelle Semifinali di Lega Sud, mentre nel 1924-25 venne eliminato addirittura nel girone campano dal solito Savoia e dalla sorpresa Cavese.
 
[[File:LetteraTifosoInternaples.gif|thumb|right|Lettera di un tifoso napoletano al settimanale ''Tutti Gli Sports'' sulla finale di Roma]]
Nell'estate del 1925, tuttavia, il Savoia non riuscì ad iscriversi alla Prima Divisione, e l'Internaples, rinforzato dagli arrivi dell'allenatore Carcano e da un giovane [[Giovanni Ferrari]] dall'Alessandria, voluti dal nuovo presidente Ascarelli, riuscì a riconquistare il primato regionale laureandosi Campione di Campania lasciandosi alle spalle la Bagnolese e accedendo così alle Semifinali di Lega Sud. Vinto anche il Girone di Semifinale, affrontò nella Finale di Lega Sud l'Alba di Roma, vincitrice dell'altro girone di semifinale dopo un acceso testa a testa con la Bagnolese. La gara di andata, disputata a Roma, fu disastrosa e l'Internaples venne travolto 6-1; ciò, tuttavia, non comprometteva la qualificazione alla Finalissima per lo scudetto, in quanto, non valendo la differenza reti (o il risultato aggregato) a parità di punti (o di vittorie), all'Internaples sarebbe bastata una vittoria a Napoli anche con il minimo scarto per costringere l'Alba alla ''bella'' in campo neutro. Al ritorno l'Internaples riuscì a portarsi in vantaggio, raggiungendo momentaneamente l'Alba in testa alla classifica (2 punti a testa), ma l'[[Unione Sportiva Alba Audace|Alba]] riuscì a pareggiare, chiudendo il discorso qualificazione e laureandosi campione del Sud con 3 punti contro il solo punto dell'Internaples.<ref name=PacGar14>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 14</ref> Vi fu un'invasione di campo da parte dei tifosi partenopei al termine dell'incontro, che portò a pesanti sanzioni: il campo dell'Internaples (l'Arenaccia) fu squalificato per parecchi mesi, per cui il Napoli dovette trasferirsi sul campo della Bagnolese, e l'allenatore Carcano e l'attaccante Ferrari, constatato il clima agitato, decisero di lasciare la squadra.<ref name=PacGar14/>
 
==== Gli anni venti: Ascarelli, Sallustro e Vojak ====
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1926-1927|Associazione Calcio Napoli 1927-1928|Associazione Calcio Napoli 1928-1929|Associazione Calcio Napoli 1929-1930}}
[[Immagine:PresidenteAscarelli.jpg|thumb|left|Giorgio Ascarelli, fondatore e primo presidente del Napoli.]]
[[File:Napoli1926.JPG|right|120px|thumb|Il Napoli 1926-27]]
[[File:Sallustro.jpg|thumb|right|120px| Attila Sallustro]]fi
 
Prima del [[1926]] le imprese più importanti del [[calcio (sport)|calcio]] campano erano legate al [[F.C. Savoia 1908|Savoia]] di [[Torre Annunziata]] che aveva addirittura sfiorato il titolo nazionale, arrendendosi di fronte al [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] nella [[finalissima]] del [[Prima Divisione 1923-1924|1924]].
 
[[Giorgio Ascarelli]], giovane industriale napoletano e presidente dell'Internaples, si era reso conto che ormai il football stava diventando un fenomeno che avrebbe appassionato le folle come null'altro fino ad allora. Il [[1º agosto]] [[1926]] l'assemblea dei soci dell'Internaples decise di cambiare il nome della società costituendo l'''Associazione Calcio Napoli''. [[Giorgio Ascarelli]] fu il primo presidente della storia del club.<ref name="PacGar14"/> A spingere il presidente a cambiare denominazione alla società fu probabilmente il fatto che il nome ''Internaples'' era sgradito al regime fascista in quanto il termine "Internazionale" ricordava l'Internazionale comunista (nemica politica del regime)<ref>Nel 1928 anche l'Internazionale di Milano (comunemente chiamata Inter) fu costretta a cambiare nome in Ambrosiana, tramite la fusione con l'USM, per gli stessi motivi.</ref> mentre il regime fascista osteggiava i termini stranieri,<ref>A fine anni 20/inizio anni 30 diverse squadre con nome anglofono furono costrette a cambiare denominazione: il Genoa divenne Genova, il Milan Milano, mentre la Juventus mantenne il nome ma gli venne cambiata la denominazione ufficiale da "FC Juventus" a semplicemente "Juventus" togliendo l'anglofono "FC".</ref> per cui Ascarelli ritenne opportuno cambiare il termine anglofono ''Naples'' con il vero nome della città (Napoli).<ref name="PacGar14"/> Nel frattempo, con l'approvazione della [[Carta di Viareggio]], il Napoli ottenne l'ammissione al nuovo campionato di massima serie unificato tra Nord e Sud, la [[Divisione Nazionale]], ufficialmente in virtù del primo posto conquistato dall'Internaples nel Campionato Campano, ma anche per il raggiungimento della Finale di Lega Sud. Insieme al Napoli, ottennero l'ammissione alla Divisione Nazionale gestita dal [[Lega Nazionale Professionisti#Il Direttorio Divisioni Superiori|Direttorio Divisioni Superiori]], l'antesignano dell'odierna [[Lega Calcio]], anche i sodalizi capitolini [[Società Sportiva Alba Roma|Alba Roma]] e [[Fortitudo Pro Roma]] (prima e seconda classificata nel Campionato laziale).<ref name="PacGar14"/> Stante il divario tra Nord e Sud, delle 20 squadre partecipanti alla Divisione Nazionale 1926-1927, solo 3 provenivano dal Sud contro le 17 del Nord.
 
Nella nuova squadra si distinse ben presto il giovane, proveniente dalle giovanili dell'Internaples, [[Attila Sallustro]], soprannominato "il Veltro". Sallustro proveniva da un'agiata famiglia e suo padre - quando seppe che avrebbe giocato a calcio in Italia - gli impose l'obbligo di non guadagnare nulla dall'attività sportiva. Sallustro mantenne la promessa fin che fu possibile; il Napoli lo gratificò regalandogli una lussuosa vettura, una [[Fiat 508 Balilla]], cosa che all'epoca (1931-32) destò un enorme scalpore.<ref name=PacGar22>Gargano e Pacileo, p. 22</ref>
 
La [[Divisione Nazionale 1926-1927|prima stagione]] azzurra nella Divisione Nazionale fu di estrema pochezza: un solo punto raccolto in tutta la stagione, ma Ascarelli riuscì a convincere i dirigenti nazionali a non rinunciare al patrimonio che il Napoli e Napoli rappresentavano per il calcio italiano e la società partenopea venne [[Divisione Nazionale 1927-1928#Una seconda chance per il Sud|ripescata]] insieme alle altre retrocesse.<ref name=PacGar15>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 15</ref> Nel frattempo i sostenitori della squadra decisero - viste le modeste prestazioni dei ragazzi in maglia azzurra - di togliere dallo stemma della società l'originario cavallo rampante sostituendolo con un modesto somaro: da allora "'o ciucciariello" divenne per Napoli e per il mondo del calcio l'emblema della squadra partenopea.<ref name=PacGar15/> Nella [[Coppa CONI 1927]], torneo di consolazione per le escluse dal girone finale a 6 squadre per l'assegnazione dello scudetto, il Napoli ottenne finalmente la sua prima vittoria superando l'Alba, perdendo contemporaneamente l'allenatore austriaco Kreuzer, che aveva giurato che alla prima vittoria se ne sarebbe tornato a [[Vienna]] direttamente a piedi.<ref name=PacGar15/>
 
Ascarelli, in vista della [[Divisione Nazionale 1927-1928|stagione successiva]], rinforzò la squadra in modo da evitare la retrocessione nella [[Prima Divisione|categoria inferiore]]. Il campo, tuttavia, gli diede nuovamente torto: alla fine del girone d'andata il Napoli era in zona retrocessione e, nonostante un più discreto girone di ritorno, gli azzurri non riuscirono a salvarsi, chiudendo terzultimi. Ciononostante, la [[FIGC]] volle ripagare i segnali di miglioramento della società partenopea, accordandole il 18 marzo, appena due settimane dopo la fine dei due gironi eliminatori (e addirittura prima dell'inizio della Coppa CONI e del girone finale a 8 squadre per l'assegnazione dello scudetto), un secondo ripescaggio nella massima serie (annullando tutte le retrocessioni).
 
Il campionato fu allargato a 16 squadre per girone, per un totale di 32 squadre, in modo da rendere la [[Divisione Nazionale 1928-1929]] un torneo di qualificazione alle due serie a girone unico in cui la Divisione Nazionale sarebbe stata suddivisa: le migliori otto di ogni girone avrebbero partecipato alla ''Divisione Nazionale Serie A'', quelle classificate tra la nona e la quattordicesima posizione sarebbero state declassate nella ''Divisione Nazionale Serie B'', mentre le ultime due classificate di ogni girone sarebbero dovute retrocedere addirittura in [[Prima Divisione|terza serie]], sostituite dalle vincitrici dei quattro gironi di Prima Divisione. Puntando a entrare nel novero delle 16 elette che avrebbero partecipato al primo campionato di Serie A a girone unico, il Napoli si rinforzò e, trascinato dalle 22 reti del ''bomber'' Sallustro, si classificò a fine stagione ottavo a pari merito con la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]]; fu quindi necessario uno spareggio tra le due compagini per conquistare l'ultimo posto in palio per la Serie A che finì in parità per due a due.<ref name=PacGar15/> <br />
[[File:Vojak.jpg|left|thumb|150px|Antonio Vojak]]
Lo spareggio si sarebbe dovuto ripetere, ma non venne disputato poiché Ascarelli riuscì a convincere l'allora Presidente della [[FIGC]], [[Leandro Arpinati]], ad allargare il campionato di Serie A a diciotto squadre in modo che anche le none classificate potessero accedervi.<ref name=PacGar16>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 16</ref>
 
Alla vigilia del primo campionato di [[Serie A]] a girone unico il Napoli si rinforzò ingaggiando [[Antonio Vojak|Vojak]] (vincitore di uno scudetto con la [[Juventus Football Club|Juventus]] nel [[Prima Divisione 1925-1926|1925-1926]]) e il "''mister''" [[William Garbutt]], classico allenatore [[inghilterra|inglese]] che aveva vinto due [[scudetto|scudetti]] con il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] nel [[Prima Divisione 1922-1923|1922-1923]] e nel [[Prima Divisione 1923-1924|1923-1924]].<ref name=PacGar18>Pacileo e Gargano, p. 18</ref>
 
Fu edificato - finalmente - uno stadio vero, il "[[Vesuvio]]", in grado di accogliere le migliaia di sostenitori della squadra. Ascarelli morì in giovane età senza poter raggiungere i traguardi ambiziosi che si era prefissato. Lo stadio gli fu intitolato a furore di popolo ma le [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]] gli tolsero anche quella "soddisfazione postuma".<ref name=PacGar26>Pacileo e Gargano, p. 26</ref>
Grazie ai già citati acquisti, la squadra per la prima volta non rischiò la retrocessione chiudendo il torneo al quinto posto.
 
{{clear}}
 
==Gli anni trenta==
===I due terzi posti e la Coppa Europa (1930-1935)===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1930-1931|Associazione Calcio Napoli 1931-1932|Associazione Calcio Napoli 1932-1933|Associazione Calcio Napoli 1933-1934|Associazione Calcio Napoli 1934-1935}}
Nella stagione successiva il Napoli giocò un ottimo girone d'andata, che concluse al secondo posto dietro la Juve, poi nel girone di ritorno, complice la chiamata alle armi di Sallustro, venne meno e concluse il campionato al sesto posto.<ref name=PacGar21>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 21</ref> In quella stagione il Napoli si era rinforzato ingaggiando all'incredibile cifra di 250.000 lire il calciatore Colombari, da allora soprannominato "banco e' Napule" dai tifosi partenopei.<ref name=PacGar21/> La stagione successiva la squadra si classificò soltanto nona, ma in compenso Sallustro venne convocato per la seconda e ultima volta in nazionale, insieme ai suoi compagni di squadra Vojak e Colombari; la società premiò Sallustro per le sue prestazioni regalandogli un'auto ''Balilla''.<ref name=Car9>Caremani, p. 9.</ref>
[[File:Napoli Roma-Bu.jpg|thumb|left|150px|Nel [[1934]], in preparazione ai mondiali, venne organizzata una partita nella quale una rappresentativa del [[Napoli Calcio|Napoli]] e dell'[[AS Roma]] affrontò il [[Újpest FC|Budapest]].]]
Il campionato [[Serie A 1932-1933|1932-1933]], invece, fu il primo in cui gli azzurri sfiorarono lo scudetto. Formidabile fu la coppia d'attacco: Sallustro segnò diciannove reti e Vojak ventidue; Il Napoli arrivò terzo a pari merito col [[Bologna Football Club 1909|Bologna]].<ref>Secondo Pacileo e Gargano, p. 25, il Napoli non sarebbe riuscito a qualificarsi alla Coppa Europa per un peggior quoziente reti rispetto ai felsinei. Tale asserzione è però sicuramente errata perché, a parte il fatto che il quoziente reti non era ancora stato introdotto e fu introdotto solo a partire dalla stagione 1938-39, nella stagione 1932-33 solo le prime due in classifica si qualificavano in Coppa Europa, quindi nemmeno il Bologna vi partecipò. Solo a partire dalla stagione 1933-34 la qualificazione alla Coppa Europa fu allargata anche alle terze e alle quarte classificate.</ref><ref name=PacGar25>Pacileo e Gargano, p. 25</ref> Nella stagione successiva gli azzurri disputarono un altro ottimo campionato arrivando ancora terzi e qualificandosi per la prima volta alla [[Mitropa Cup|Coppa Europa]], la massima competizione europea di quei tempi.
 
Al primo turno il Napoli incontrò l'Admira Wien: gli azzurri riuscirono nell'impresa di pareggiare 0-0 nella gara d'andata in trasferta, ma sprecarono il doppio vantaggio iniziale nella gara di ritorno a Napoli facendosi rimontare dagli avversari (risultato finale 2-2) e nella bella vennero travolti per 5-0.<ref name=Car9/> In campionato, nonostante l'arrivo di Sentimenti II e del Campione del Mondo 1930 Stabile, la squadra deluse classificandosi soltanto settima e a fine stagione Garbutt lasciò la squadra.<ref name=PacGar26>Pacileo e Gargano, ''80 anni di passione'', p. 26</ref>
 
===Il ridimensionamento (1935-1940)===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1935-1936|Associazione Calcio Napoli 1936-1937|Associazione Calcio Napoli 1937-1938|Associazione Calcio Napoli 1938-1939|Associazione Calcio Napoli 1939-1940}}
Il [[15 marzo]] [[1936]] la società fu rilevata dall'armatore [[Achille Lauro]] che, per risanare il bilancio, fu costretto a cedere i calciatori più importanti: partirono così giocatori importanti come Colombari, Ferraris II, Vojak, Vincenzi, Gravisi e Cavanna, mentre [[Attila Sallustro|Sallustro]] da un paio di campionati segnava sempre meno reti, e molti trovarono la causa della sua improvvisa scarsa vena realizzativa nella sua frequentazione con [[Lucy D'Albert]], famosa soubrette dell'epoca, che poi diventò sua moglie.<ref name=PacGar22>Pacileo e Gargano, p. 22</ref><ref name=Car10>Caremani, p. 10.</ref> Al termine del campionato [[Serie A 1936-1937|1936-1937]] anche Sallustro venne ceduto alla [[Salernitana Calcio 1919|Salernitana]].<ref name=Car10/>
 
In vista della stagione [[Serie A 1938-1939|1938-1939]] Lauro acquistò l'[[attaccante]] [[Italo Romagnoli]], il [[Mediano (calcio)|mediano]] Piccinni e la mezzala [[Bruno Gramaglia|Gramaglia]]; gli azzurri disputarono un buon campionato, concluso al quinto posto in classifica. Nella [[Serie A 1939-1940|stagione successiva]] la squadra partenopea allenata da [[Adolfo Baloncieri]] disputò un torneo in cui la retrocessione in Serie B fu evitata solo grazie a un miglior quoziente reti rispetto al [[A.C. Liguria|Liguria]].<ref name=Car10/><ref name=PacGar29>Pacileo e Gargano, p. 29</ref> Lauro, al termine della stagione, si dimise, lasciando in compenso il bilancio della società in pareggio, e Gaetano Del Pezzo diventò presidente della Società.<ref name=Car10/><ref name=PacGar29/>
 
==Anteguerra e dopoguerra: gli anni quaranta==
===La retrocessione e la guerra (1940-45)===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1940-1941|Associazione Calcio Napoli 1941-1942|Associazione Calcio Napoli 1942-1943}}
 
Nella stagione [[Serie A 1940-1941|1940-1941]] il Napoli si classificò settimo a pari merito col [[Torino Calcio|Torino]]. La [[Serie A 1941-1942|stagione successiva]] il Napoli chiuse al 15º posto e retrocedette in [[Serie B]] per la prima volta nella sua storia. Nella stagione [[Serie B 1942-1943|1942-1943]] il Napoli arrivò terzo in serie B, ma non bastò per tornare in [[Serie A]]. Nel frattempo lo [[Stadio Arturo Collana]] del [[Vomero]] divenne la nuova "casa" dei partenopei.
 
A causa delle difficoltà incontrate durante lo svolgersi degli eventi bellici la società fu costretta a cessare le attività nel [[1943]]. L'anno successivo allo scioglimento, nel [[1944]], nacquero due distinte società: la ''Società Sportiva Napoli'', promossa dal giornalista Arturo Collana, e la ''Società Polisportiva Napoli'', fondata dal dott. Gigino Scuotto, dalla cui fusione nel gennaio [[1945]] si costituì l<nowiki>'</nowiki>''Associazione Polisportiva Napoli'', con presidente Pasquale Russo. La società riprese finalmente la denominazione di ''A.C. Napoli'' nel [[1947]].
 
===Tra A e B (1945-50)===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1945-1946|Associazione Calcio Napoli 1946-1947|Associazione Calcio Napoli 1947-1948|Associazione Calcio Napoli 1948-1949|Associazione Calcio Napoli 1949-1950}}
Nel 1945, a seguito delle notevoli difficoltà logistiche conseguenti la guerra appena terminata, il campionato di massima serie venne suddiviso in due gironi: al primo parteciparono le squadre di Serie A del Nord e nel secondo le squadre di Serie A e B del Centro-Sud. Il Napoli, nonostante fosse una squadra di Serie B, riuscì a vincere il proprio girone a pari merito col [[Associazione Sportiva Bari|Bari]], qualificandosi per il girone finale a otto squadre. Nel Girone Nazionale arrivò quinto alle spalle di Torino, Juventus, Milan e Inter.<ref name=PacGar32>Pacileo e Gargano, p. 32</ref>
 
In quel Napoli militava l'attaccante albanese [[Riza Lushta]], che ebbe un periodo di appannamento durante il quale si diffuse in città il detto: "Quanno segna Lushta se ne care 'o stadio" (Quando segnerà Lushta cadrà lo stadio). Si narra che quando Lushta interruppe il suo digiuno una parte di tribuna ebbe un cedimento, per fortuna senza gravi conseguenze.<ref name=PacGar32>Pacileo e Gargano, p. 32</ref>
 
Nella stagione successiva il campionato di Serie A tornò al girone unico e il Napoli venne ammesso insieme al Bari in serie A in quanto le due formazioni, nonostante fossero squadre di Serie B, erano riuscite a qualificarsi al girone finale. Vennero acquistati [[Dante Di Benedetti]], ex giocatore della Roma che, poi in seguito a un infortunio occorsogli in vista della convocazione in nazionale venne trasferito al Bari, e vari giocatori di secondo piano come Spartano, Nespolo e Santamaria. Il Napoli ottenne un buon ottavo posto.
 
Nella stagione successiva, nonostante gli acquisti di [[Naim Krieziu]], ala albanese campione d'Italia con la Roma nel 1942 e pagato ben 16 milioni, e [[Roberto La Paz]], il primo giocatore nero a giocare in Serie A, la squadra disputò un campionato disastroso, concluso al quartultimo posto e con la retrocessione in B. Ad aggravare ulteriormente la situazione fu la scoperta da parte della federazione di [[Caso Napoli|un tentativo di combine nella partita vinta contro il Bologna]], che costò al Napoli il declassamento all'ultimo posto in classifica del campionato 1947/48 e la conferma della retrocessione (già raggiunta sul campo) in Serie B.<ref name=PacGar35>Pacileo e Gargano, p. 35</ref>
 
Ci vollero due anni per riconquistare la categoria: dopo un nono posto nel [[Serie B 1948-1949|1948-1949]], agli azzurri vinsero il torneo [[Serie B 1949-1950|1949-1950]] con [[Eraldo Monzeglio]] in panchina, tornando così in massima serie.
 
==Gli anni cinquanta==
=== "O banco e Napule" ===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1950-1951|Associazione Calcio Napoli 1951-1952|Associazione Calcio Napoli 1952-1953|Associazione Calcio Napoli 1953-1954|Associazione Calcio Napoli 1954-1955}}
[[File:Jep.jpg|thumb|150px|right|[[Hasse Jeppson]]]]
Tornato in serie A, in vista della stagione [[Serie A 1950-1951|1950-1951]] il Napoli si rinforzò prelevando dalla Roma [[Amedeo Amadei]], che militò in maglia azzurra per sei stagioni, segnando in totale quarantasette reti. Nelle due successive stagioni il Napoli arrivò consecutivamente sesto in classifica. Il presidente Lauro, per la stagione [[Serie A 1952-1953|1952-1953]], acquistò dall'[[Atalanta Bergamasca Calcio|Atalanta]] il centroavanti [[Svezia|svedese]] [[Hasse Jeppson]].<ref name=Car15>Caremani, p. 15.</ref>
 
Jeppson si era messo in mostra ai [[Campionato mondiale di calcio 1950|mondiali del 1950]], svolti in [[Brasile]].<ref name=Car15/> Sembrava dovesse andare all'[[Internazionale Football Club|Inter]], ma per l'allora stratosferica cifra di centocinque milioni di lire fu ingaggiato dal Napoli, nel quale disputò quattro campionati.<ref name=Car15/> L'enorme cifra pagata per il suo acquisto portò i tifosi partenopei a coniare per lui il soprannome di "'o Banco 'e Napule".<ref name=Car15/><ref name=PacGar50>Pacileo e Gargano, p. 50.</ref>
 
[[File:Pesaola.jpg|thumb|110px|left|[[Bruno Pesaola]]]]
La squadra venne ulteriormente rinforzata con gli acquisti di [[Giancarlo Vitali]] dalla Fiorentina e del ''"petisso"'' [[Bruno Pesaola|Pesaola]] dal Novara.<ref name=Car16>Caremani, p. 16.</ref> L'inizio non fu tuttavia dei migliori e dopo le tre sconfitte contro Lazio, Inter e Fiorentina, Lauro cercò di addossare tutte le responsabilità sull'allenatore Monzeglio, accusandolo di aver voluto lui acquistare Jeppson; Monzeglio, furioso, rassegnò le dimissioni, costringendo Lauro a rifiutarle e a chiedergli scusa pubblicamente; la squadra si riprese e, trascinata dalle 14 reti di Jeppson, conquistò un buon quarto posto ([[Serie A 1952-1953|1952-1953]]), dietro Inter, Juventus e Milan.<ref name=Car16/> Nella stagione successiva Jeppson migliorò ancora il suo record di reti segnate in una stagione, raggiungendo quota 20, ma nonostante ciò la squadra si classificò soltanto quinta ([[Serie A 1953-1954|1953-1954]]), mentre nella stagione successiva si piazzò sesta ([[Serie A 1954-1955|1954-1955]]). A questo punto l'Inter tornò alla carica tentando di convincere Lauro a cederle Jeppson e, di fronte alla volontà del giocatori di trasferirsi alla società neroazzurra, Lauro gli diede prima via libera al trasferimento, ma poiché era un bomber al quale non poteva rinunciare, inviò il suo autista all'aeroporto a fermare la partenza dell'asso e lo fece ritornare alla flotta, dove lo convinse a restare al Napoli, "punendolo" però per aver avuto l'idea di lasciare la squadra riducendogli l'ingaggio.<ref name=Car17>Caremani, p. 17.</ref> Jeppson restò per altre due stagioni al Napoli, segnando in totale 52 reti in 112 partite disputate in azzurro.<ref name=Car17/>
 
=== 'O Lione ===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1955-1956|Associazione Calcio Napoli 1956-1957|Associazione Calcio Napoli 1957-1958}}
[[File:Vinicio.jpg|thumb|150px|right|"'o Lione" Luís Vinício]]
Nel [[1955]] arrivò dal Brasile, via [[SS Lazio|Lazio]], [[Luís Vinício]] (subito ribattezzato dai tifosi '''o Lione'' per la grinta che lo caratterizzava) che in coppia con Jeppson diede vita alla coppia "H-V" che fu schierata per la prima volta in campo nella partita contro la [[Pro Patria]] (quinta giornata), vinta per 8-1 dagli azzurri con tripletta di Vinício e doppietta di Jeppson.<ref name=Car19>Francesco Caremani, ''Napoli 2000'', p. 19</ref> I due, nonostante la fama, non diedero al Napoli i frutti sperati, anche perché poche furono le occasioni nelle quali vennero schierati insieme in formazione.<ref name="Car19"/> Dopo una serie di risultati negativi, tra cui una sconfitta contro l'Inter, Monzeglio venne esonerato e sostituito da Amadei, che schierò poche volte i due insieme in formazione, e solo nelle ultime giornate.<ref name="Car19"/> Il Napoli in quella stagione deluse arrivando solo quattordicesimo in classifica, nonostante i sedici gol di Vinicio e le 8 reti di Jeppson.
 
La stagione [[Serie A 1956-1957|1956-1957]] vide la fine definitiva del tandem Jeppson-Vinício, con la cessione del primo al [[Torino FC|Torino]]. In campionato i miglioramenti rispetto alla stagione precedente fruttarono solo un undicesimo posto. Tra le poche "imprese" del Napoli di quegli anni ci furono le due vittorie contro la [[Juventus Football Club|Juventus]] nella stagione [[Serie A 1957-1958|1957-1958]]: all'andata a [[Torino]] finì 3-1 per il Napoli grazie alle parate fenomenali di [[Ottavio Bugatti|Bugatti]], sceso in campo con trentotto gradi di febbre.<ref name=Car22>Francesco Caremani, ''Napoli 2000'', p. 22</ref> [[John Charles|Charles]] dopo la partita disse "''Ci fosse stato un altro portiere al posto di Bugatti, fra i pali della porta del Napoli, avremmo vinto 7-3''".<ref name="Car22"/> Al ritorno, il Napoli realizzò un'altra impresa vincendo 4-3.<ref name="Car22"/> In quella stagione gli azzurri arrivarono quarti in campionato dietro a [[Juventus Football Club|Juventus]], [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] e [[Calcio Padova|Padova]].
 
=== L'inaugurazione del San Paolo ===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1958-1959|Associazione Calcio Napoli 1959-1960}}
Per la stagione [[Serie A 1958-1959|1958-1959]] fu ingaggiato per far coppia con Vinício il brasiliano [[Emanuele Del Vecchio]].<ref name=Car21>Francesco Caremani, ''Napoli 2000'', pag. 21</ref> Neanche questa coppia, come quella Jeppson-Vinício, funzionò. Del Vecchio marcò tredici gol, Vinício sette: il Napoli arrivò al nono posto.
 
Nella stagione successiva il Napoli lasciò l'ormai angusto stadio del [[Vomero]] e il [[6 dicembre]] [[1959]] inaugurò il nuovo [[stadio San Paolo]] di [[Fuorigrotta]] nella partita che oppose gli azzurri alla [[Juventus Football Club|Juventus]], terminata con la vittoria del Napoli per 2-1.<ref name=PacGar64>Pacileo e Gargano, p. 64</ref>
 
Questo fu però l’unico avvenimento di notevole importanza in quell’anno, poiché il resto della stagione della compagine partenopea fu poco più che anonimo e il risultato finale fu solo un quattordicesimo posto. A giugno lasciarono la squadra Vinício e Pesaola.
 
== Gli anni sessanta ==
=== Una nuova retrocessione ===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1960-1961}}
Nel [[1960]] quando Vinício sembrava a fine carriera ed ormai in decadenza, il Napoli cedette il brasiliano al [[Bologna Football Club 1909|Bologna]];<ref name=Car24>Francesco Caremani, ''Napoli 2000'', p. 24</ref> a smentire quella "decadenza" ci pensò Vinício stesso, vincendo la [[Cannonieri del campionato italiano di calcio|classifica dei marcatori]], ben 6 anni dopo, con la maglia del [[Lanerossi Vicenza|Vicenza]]. Nella stagione [[Serie A 1960-1961|1960-1961]] dopo un buon avvio - (8 punti in 5 partite)<ref name="Car24"/> - il Napoli crollò e retrocedette nuovamente in serie B, concludendo il campionato al penultimo posto. Furono inutili i tentativi di Lauro di risollevare la squadra ingaggiando addirittura uno psicanalista o esonerando l'allenatore Amadei e il direttore tecnico Cesarini dopo una clamorosa sconfitta per 4-0 contro la Juventus; nemmeno l'ingaggio come allenatore del direttore dello Stadio San Paolo ed ex campione del Napoli Sallustro bastò per risollevare una situazione ormai compromessa ed evitare la retrocessione.<ref name="Car24"/>
 
=== 1962: La prima Coppa Italia ===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1961-1962}}
[[File:Formazione napoli 1961-62.jpg|right|thumb|Il Napoli vincitore della Coppa Italia 1961-1962]]
Per ritornare in A, Lauro pretese di costruire una formazione in grado di competere con le migliori: "un grande Napoli per una grande Napoli" fu il suo slogan, ma il campo gli diede inizialmente torto; la squadra non sembrava essere in grado di raggiungere la meta della promozione, e alla fine del girone di andata annaspava negli ultimi posti, rischiando la C.<ref name=Car26>Caremani, p. 26.</ref> Il 29 gennaio Lauro, per risollevare la squadra, provò allora a cambiare allenatore e scelse come nuovo [[coach (sport)|coach]] [[Bruno Pesaola]], allora allenatore della [[Scafatese]] in terza serie; quest'ultimo era già stato un calciatore del Napoli ai tempi di Jeppson e Vinicio e da "Mister" rimase famoso anche per il suo immancabile ''cappotto di cammello'' e per la sagacia tattica.<ref name=Car26/> Con lui in panchina il Napoli risalì la china fino a raggiungere la promozione.<ref name=Car26/>
 
La stagione si chiuse trionfalmente con la conquista della [[Coppa Italia]], ottenuta battendo in finale la [[SPAL 1907|SPAL]]. Il Napoli passò subito in vantaggio con [[Gianni Corelli]] al 12º; la SPAL pareggiò al 15º con Micheli ma [[Pierluigi Ronzon]] al 79º siglò il definitivo vantaggio partenopeo, regalando così agli azzurri il primo trofeo della loro storia. Il Napoli resta tuttora l’unica squadra nella storia del calcio italiano ad aver vinto la Coppa Italia militando in serie B.<ref name=Mattino1>{{cita web|url=http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=87330&sez=SPORT|editore=ilmattino.it|titolo=Amarcord in Coppa Italia, quanti ricordi per Juventus-Napoli|data=12-01-2010|accesso=30-01-2010}}</ref>
 
=== Canè e l'altalena A-B ===
{{vedi anche|Associazione Calcio Napoli 1962-1963|Associazione Calcio Napoli 1963-1964|Società Sportiva Calcio Napoli 1964-1965}}
Nel [[Serie A 1962-1963|1962-1963]] il Napoli della Coppa Italia venne confermato quasi in blocco, con il solo innesto di [[Faustino Jarbas Canè]], prelevato dall'Olaria di [[Rio de Janeiro]], e di Rosa dalla Juventus (in prestito annuale); dalle giovanili vennero inoltre integrati in prima squadra i giovani Juliano, Montefusco e Pomarici.<ref name=Car27>Caremani, p. 27.</ref> In campionato la squadra non ingranò ma in [[Coppa delle Coppe]] eliminò sia i [[galles]]i del [[Bangor City F.C.|Bangor City]] che l'[[Újpest FC|Újpesti TE]] ([[Ungheria]]) qualificandosi così ai quarti di finale.<ref name=Car27/> Intanto, dopo la gara di [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] contro il Milan, ben quattro azzurri (Pontel, Molino, Rivellino e Tomeazzi) furono squalificati per un mese causa doping.<ref name=Car27/><ref name=PacGar70>Pacileo e Gargno, p. 70</ref>
In Coppa alla ''bella'' contro l'[[OFK Belgrado]] debuttò [[Antonio Juliano]], giovanissimo centrocampista che per i successivi diciotto anni fu l’indiscussa bandiera del Napoli, ma nulla evitò il 3-1 e l'eliminazione.<ref name=Car27/> In campionato le cose non andarono meglio: al termine della partita persa 0-2 in casa contro il [[Modena FC|Modena]] il Napoli venne di nuovo retrocesso.<ref name=PacGar73>Pacileo e Gargano, p. 73</ref>
 
Nella stagione successiva il Napoli, sotto la guida di [[Roberto Lerici (calciatore)|Roberto Lerici]], non ottenne grandi successi. A nulla servì la sostituzione del tecnico con il suo ''secondo'' Molino: alla fine fu solo ottavo posto.<ref name=PacGar74>Pacileo e Gargano, p. 74</ref> Il [[25 giugno]] [[1964]] la società assunse la denominazione ''Società Sportiva Calcio Napoli'', che conserva tuttora, con Roberto Fiore presidente effettivo e Achille Lauro presidente onorario con il 40% delle azioni.<ref name=PacGar75>Pacileo e Gargano, p. 75</ref><ref name=Car28>Caremani, p. 28.</ref>
 
Per il campionato [[Serie A 1964-1965|1964-1965]] tornò in panchina Pesaola, il tecnico della Coppa Italia. La stagione fu quantomeno strana: in casa il Napoli non rendeva, mentre in trasferta dilagava, Canè si trasformò in goleador e gli azzurri tornarono in A.<ref name=Car28/>
 
=== Gli oriundi: Sívori ed Altafini ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1965-1966|Società Sportiva Calcio Napoli 1966-1967|Società Sportiva Calcio Napoli 1967-1968}}
Per lo spregiudicato armatore Achille Lauro il Napoli era un fiore all’occhiello da mostrare con orgoglio, specie in periodo elettorale; per costruire una buona squadra in vista del campionato di A [[Serie A 1965-1966|1965-1966]] prelevò [[Omar Sívori]] della [[Juventus Football Club|Juventus]] (90 milioni) e [[José Altafini]] dal [[Associazione Calcio Milan|Milan]] (280 milioni);<ref name=PacGar76>Pacileo e Gargano, p. 76</ref><ref name=Car29>Caremani, p. 29.</ref> al loro fianco cominciò a mettersi in evidenza [[Antonio Juliano|Juliano]], che aveva debuttato quando la squadra era ancora in Serie B.<ref name=Car29/>
 
I risultati furono lusinghieri: in campionato il Napoli arrivò terzo a soli cinque punti dall'Inter campione (50 punti contro i 45 degli azzurri), con Altafini capocannoniere della squadra con quattordici gol, mentre in estate la squadra si aggiudicò la Coppa delle Alpi.<ref name=Car31>Caremani, p. 31.</ref>
[[File:Altafini.jpg|thumb|left|150px|José Altafini]]
Nel [[Serie A 1966-1967|1966-1967]] il Napoli ripeté gli ottimi risultati dell'anno passato, conquistando 44 punti e arrivando quarto con Altafini di nuovo mattatore, questa volta con sedici reti.<ref name=Car31/> Nello stesso anno la squadra partenopea partecipò alla sua prima [[Coppa delle Fiere]]: venne eliminato agli ottavi di finale dal [[Burnley FC]].
 
Alla vigilia del campionato [[Serie A 1967-1968|1967-1968]] arrivò dal [[Associazione Calcio Mantova|Mantova]] il portiere [[Dino Zoff]], subito soprannominato ''l'angelo azzurro''. Nonostante la società attraversasse un periodo di crisi economica<ref name=PacGar81>Pacileo e Gargano, p. 81</ref>, in campionato i partenopei arrivarono vicini allo scudetto, piazzandosi al secondo posto con nove punti di distacco dal Milan campione.<ref name=PacGar81>Pacileo e Gargano, p. 81</ref><ref name=Car32>Caremani, p. 32.</ref>
 
Il giocattolo tuttavia si ruppe nella stagione successiva: Pesaola lasciò la squadra per la Fiorentina e venne sostituito come allenatore da Beppe Chiappella; a peggiorare la situazione accadde anche una rissa durante Napoli-Juventus 2-1 del 1 dicembre 1969, in seguito alla quale Sívori, per aver insultato l'allenatore bianconero [[Heriberto Herrera]], fu squalificato per sei giornate; in seguito alla squalifica, Sívori prese la decisione di ritirarsi dal calcio giocato.<ref name=Car32/> La squadra si piazzò a metà classifica, mentre a metà stagione Ferlaino riuscì a comprare la società beffando Lauro.<ref name=Car32/>
 
=== La presidenza Ferlaino ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1968-1969|Società Sportiva Calcio Napoli 1969-1970}}
Il periodo di ''potere'' della famiglia Lauro era ormai al termine: nel [[1969]], con grande abilità e poca spesa [[Corrado Ferlaino]] assunse la presidenza della società ridotta però sull’orlo del dissesto finanziario.<ref name=PacGar84>Pacileo e Gargano, p. 84</ref> Nei suoi primi anni di dirigenza, pur dimostrando carattere e testardaggine fuori dal comune, Ferlaino non poté garantire al Napoli la possibilità di lottare per grandi traguardi badando nei primi anni di presidenza in fase di calciomercato alla cessione di pezzi pregiati come [[Dino Zoff|Zoff]], [[José Altafini|Altafini]] e [[Claudio Sala]] (ceduto senza aver potuto dimostrare pienamente il proprio valore, ad appena un anno dal suo acquisto), e all'acquisto di giocatori di prima scelta ma sul viale del tramonto come [[Harald Nielsen|Nielsen]], [[Kurt Hamrin|Hamrin]], [[Angelo Benedicto Sormani|Sormani]] e [[Sergio Clerici|Clerici]].
 
[[File:TotonnoJuliano.jpg|thumb|right|150px|[[Antonio Juliano]]]]
Il pubblico comunque ripagava la società garantendole grandi incassi e questo fattore fu determinante per invertire la rotta.
 
== Gli anni settanta ==
=== I primi anni settanta ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1970-1971|Società Sportiva Calcio Napoli 1971-1972|Società Sportiva Calcio Napoli 1972-1973}}
Nel [[Serie A 1970-1971|1970-1971]] arrivò a Napoli il brasiliano [[Angelo Benedicto Sormani]] soprannominato ''il [[Pelé]] bianco''. Sulla panchina della compagine partenopea rimase [[Beppe Chiappella]], arrivato due anni prima.<ref name=PacGar85>Pacileo e Gargano, p. 85</ref> Sormani formò con Altafini un attacco solidissimo ed il Napoli giunse a giocarsi lo scudetto con Inter e Milan, ma a fine campionato il bottino fu solo un terzo posto.<ref name=PacGar89>Pacileo e Gargano, p. 89</ref> Decisivo fu lo scontro diretto a San Siro contro l'Inter alla fine Campione a poche giornate dal termine: il Napoli chiuse il primo tempo in vantaggio per 1-0, scavalcando virtualmente in classifica proprio i neroazzurri, ma nell'intervallo i giocatori dell'Inter si recarono dall'arbitro minacciandolo di picchiarlo se avessero perso; memore delle minacce, nel secondo tempo l'arbitro concesse un rigore inesistente (come rivelò poi la moviola) all'Inter, consentendole di pareggiare, e fischiò poi una serie di punizioni a senso unico che permisero ai neroazzurri di ribaltare il punteggio imponendosi per 2-1.
 
La stagione successiva vide una piccola crisi del Napoli, dovuta ad alcuni problemi societari. La compagine partenopea arrivò soltanto all'ottavo posto. Ferlaino decise quindi di svecchiare la squadra (pensando comunque anche al bilancio), con la cessione di giocatori del calibro di [[Dino Zoff]] ed [[José Altafini]] alla [[Juventus Football Club|Juventus]].<ref name=PacGar89>Pacileo e Gargano, p. 89</ref>
 
L'acquisto che rivoluzionò positivamente l'ambiente azzurro, fu però legato al ''leone'' [[Luís Vinício]], che ritornò a Napoli in veste di allenatore.
 
=== Vinício e il ''calcio totale'' ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1973-1974|Società Sportiva Calcio Napoli 1974-1975}}
[[Immagine:Napoli 1974-75.jpg|200px|thumb|right|Napoli 1974-75]]
All'arrivo del nuovo tecnico la società cominciò ad investire acquistando giocatori di ottimo livello (come gli attaccanti [[Sergio Clerici]] e [[Giorgio Braglia]]), mantenendo campioni come Juliano e valorizzando poi alcuni giovani talenti (Bruscolotti, Vavassori, La Palma, Salvatore Esposito ed altri). Vinício, primo in Italia, volle sperimentare una squadra in grado di giocare il cosiddetto ''calcio totale'' proposto dagli [[Nazionale di calcio dell'Olanda|olandesi]] ai [[Campionato mondiale di calcio 1970|Mondiali del 1974]].<ref name=Car36>Caremani, p. 36.</ref> La squadra fu rivoluzionata ed i risultati non si fecero attendere: la stagione si chiuse al terzo posto alle spalle della Lazio di [[Giorgio Chinaglia|Chinaglia]] e della Juventus, anche se la lentezza del libero Zurlini non consentì a Vinicio di applicare la cosiddetta "difesa a zona".<ref name=Car36/><ref name=PacGar92>Pacileo e Gargano, p. 92</ref>
 
Nel [[Serie A 1974-1975|1974-1975]] il Napoli, sempre guidato da Vinício, arrivò ad un passo dallo scudetto.<ref name=Car36/> L'acquisto di [[Tarcisio Burgnich]] dall'Inter, schierato da Vinicio come libero, permise all'allenatore brasiliano di applicare finalmente la sua prediletta difesa a zona, e i risultati non si fecero attendere: nelle prime dieci giornate la squadra era ancora imbattuta e in corsa per lo scudetto.<ref name=Car36/> Eliminata dalla Coppa UEFA dal Banik Ostrava a pochi giorni dallo scontro diretto al San Paolo contro la Juventus, la squadra, ancora stanca dalla trasferta in Cecoslovacchia, venne incredibilmente travolta dai bianconeri che espugnarono il San Paolo per 6-2.<ref name=Car37>Caremani, p. 37.</ref> In seguito alla clamorosa debacle, Vinicio decise di schierare il Napoli con un atteggiamento più prudente, grazie al quale la squadra partenopea poté ritornare in corsa per lo scudetto.<ref name=Car37/> Alla 25ª giornata, giorno della partita di ritorno a Torino, solo due punti separavano i bianconeri dagli azzurri: la Juventus si portò in vantaggio con Causio, Juliano pareggiò e poi si fece parare il possibile gol del vantaggio da Zoff; quando la partita sembrava essere destinata a finire in parità, a due minuti dal termine l'ex Altafini, da allora soprannominato dai napoletani ''Core ‘ngrato'', portò in vantaggio la sua Juventus, condannando il Napoli alla sconfitta e permettendo alla Juventus di portarsi a +4 dai partenopei a cinque giornate dal termine.<ref name=Car37/><ref name=PacGar93>Pacileo e Gargano, p. 93</ref> Alla fine del campionato appena due punti separarono gli azzurri dalla Juventus, arrivata prima.<ref name=Car37/> Decisive furono le due sconfitte negli scontri diretti e l'incapacità di vincere in trasferta (fuori dal San Paolo solo una vittoria conquistata all'ultima giornata).
 
=== Con "Mister due miliardi" è di nuovo Coppa Italia ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1975-1976|Società Sportiva Calcio Napoli 1976-1977}}
Il colpo di mercato che ingigantì le speranze di gloria dei tifosi azzurri arrivò nell'estate del [[1975]] quando per l’allora stratosferica cifra di due miliardi di lire fu ingaggiato dal Bologna il centravanti [[Giuseppe Savoldi|Beppe Savoldi]] detto ''BeppeGoal'' o anche ''mister due miliardi''.<ref name=PacGar94>Pacileo e Gargano, p. 94</ref>
[[File:Savoldi.JPG|140px|thumb|left|Giuseppe Savoldi]]
La squadra, reduce dall'amaro secondo posto, non fece meglio nella stagione successiva, arrivando solo al quinto posto. Però riuscì a conquistare la sua seconda [[Coppa Italia]] battendo in finale per 4 a 0 l’[[Hellas Verona Football Club|Hellas Verona]] all'[[Stadio Olimpico di Roma|Olimpico di Roma]]; poi, battendo il Southampton, il Napoli si aggiudicò anche la [[Coppa di Lega Italo-Inglese]].
 
Nella stagione successiva l'obiettivo del raggiungimento della finale di [[Coppa delle Coppe]] (allenatore Pesaola) fallì dopo una sconfitta per 2-0 nella semifinale di ritorno contro l'[[Royal Sporting Club Anderlecht|Anderlecht]], con la direzione di gara dell'[[arbitro (calcio)|arbitro]] Matthewson pesantemente contestata dagli azzurri.<ref name=PacGar96>Pacileo e Gargano, p. 96</ref><ref name=Car41>Caremani, p. 41.</ref> La gara d’andata era finita 1-0 per il Napoli grazie a una rete di Bruscolotti.<ref name=Car41/> In campionato gli azzurri raggiunsero un modesto settimo posto e subirono anche la penalizzazione di un punto in classifica per cumulo di squalifiche del campo.<ref name=PacGar99>Pacileo e Gargano, p. 99</ref>
 
=== Un finale in calando ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1977-1978|Società Sportiva Calcio Napoli 1978-1979|Società Sportiva Calcio Napoli 1979-1980}}
Dopo un doppio sesto posto nelle stagioni [[Serie A 1977-1978|1977-1978]] e [[Serie A 1978-1979|1978-79]], Savoldi lasciò il Napoli che precipitò all'undicesimo posto nel [[Serie A 1979-1980|1979-1980]]; la sostituzione del ritrovato [[Luís Vinício|Vinício]] con [[Angelo Sormani|Sormani]] non riuscì a fermare la crisi.
 
== Gli anni ottanta ==
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1980-1981|Società Sportiva Calcio Napoli 1981-1982|Società Sportiva Calcio Napoli 1982-1983|Società Sportiva Calcio Napoli 1983-1984}}
L’inizio degli [[anni 1980|anni ottanta]] fu segnato dalla riapertura delle frontiere ai giocatori stranieri.
[[Immagine:Lucianocastellini.jpg|thumb|left|180px|[[Luciano Castellini]]]]
Il Napoli, tradizionalmente, aveva avuto nelle sue file ottimi giocatori non italiani (Sallustro, Jeppson, Sívori, Altafini, Hamrin, Cané, Clerici); per mantenere viva la tradizione fu ingaggiato dal [[Vancouver Whitecaps|Vancouver]] il libero [[Ruud Krol]], già campione d’Europa con l’[[AFC Ajax|Ajax]] e pilastro difensivo della grande [[Olanda]] dei primi [[anni 1970|anni settanta]].<ref name=PacGar102>Pacileo e Gargano, p. 102</ref>
[[File:Ruud Krol Napoli 1980.jpg|thumb|150px|right|[[Ruud Krol]]]]
 
Nella [[Serie A 1980-1981|stagione 1980-1981]], in un'annata resa drammatica dal [[Terremoto dell'Irpinia|sisma]] che il [[23 novembre]] [[1980]] scosse la città,<ref name="PacGar102"/> la squadra, guidata da [[Rino Marchesi]], sfiorò il titolo conquistando il terzo posto finale.<ref name=PacGar103>Pacileo e Gargano, p. 103</ref> Dopo un inizio poco promettente, a causa anche del rendimento pessimo della difesa che incassò nelle prime giornate parecchi gol, l'allenatore Marchesi prese le contromisure adeguate, spostando Marangon in mediana e aggiungendo in difesa Marino, permettendo così a Krol di esprimere tutta la sua classe.<ref name=Car45>Caremani, p. 45.</ref> Il punto di svolta della stagione fu la partita contro la Roma al San Paolo il 19 ottobre che il Napoli vinse addirittura 4-0.<ref name=Car45/> Imbattuto dalla 11ª alla 25ª giornata, dopo la vittoria sul [[FC Torino|Torino]] al Comunale, a cinque giornate dal termine, il Napoli si portò in testa alla classifica insieme alla [[Juventus Football Club|Juventus]] e con la prospettiva di usufruire di un calendario favorevole.<ref name=Car46>Caremani, p. 46.</ref> Inaspettatamente, però, nel turno successivo il [[Perugia Calcio|Perugia]] - ultimo in classifica - passò al [[Stadio San Paolo|San Paolo]] per 1-0 con autogol di Ferrario nei primi minuti.<ref name="PacGar103"/> Per tutto il resto della gara gli azzurri si gettarono generosamente all'attacco, ma pali, traverse e la notevole prestazione del portiere umbro [[Nello Malizia|Malizia]] sbarrarono al Napoli ogni possibilità di giungere quantomeno al pareggio. Nonostante tutto, la squadra affrontò l'incontro decisivo con la [[Juventus Football Club|Juventus]] con due punti di svantaggio e con la teorica possibilità di sfruttare il turno casalingo per riagguantare la vetta a una giornata dal termine. Ancora una volta un'autorete ([[Mario Guidetti|Guidetti]]) condannò gli azzurri alla sconfitta e al definitivo addio alle velleità tricolori.
 
Nella [[Serie A 1981-1982|stagione successiva]] il tentativo di puntare allo scudetto rinforzando ulteriormente la squadra fu compromesso dai contrasti tra Ferlaino e il direttore generale ed ex calciatore Juliano: l'acquisto da parte di Ferlaino del 76% delle azioni della società suscitò, infatti, il risentimento di Juliano, che tergiversò dapprima sul rinnovo dei contratti di Marchesi e Corso e poi, di fronte alla reazione del Presidente, presentò le dimissioni, che vennero accettate da Ferlaino.<ref name=Car46/> Le lotte in seno alla società compromisero dunque il campionato del Napoli, insieme al potenziamento non adeguato della squadra (i nuovi arrivati, come Palanca e Criscimanni, non si dimostrarono all'altezza), al rendimento non sempre esaltante di Krol, e ai pettegolezzi che circolavano sulla squadra,<ref name=Car46/><ref name=Car47>Caremani, p. 47.</ref> ma, nonostante tutto, il Napoli concluse il campionato al quarto posto.<ref name=Car47/> Lo [[Scudetto]] restò lontano da [[Napoli]] nonostante Krol e [[Claudio Pellegrini]], capocannoniere del Napoli in entrambe le stagioni con il medesimo numero di gol (11).
 
Nonostante l’arrivo di altri stranieri di valore quali [[Ramón Díaz]] prima e [[José Dirceu]] poi, nei due campionati successivi la retrocessione in serie B fu evitata in extremis.<ref name=PacGar103>Pacileo e Gargano, p. 108</ref><ref name=Car47/>
 
=== Il biennio 1984-1986 ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1984-1985|Società Sportiva Calcio Napoli 1985-1986}}
Nella stagione successiva arrivò dalla [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] [[Daniel Bertoni]], argentino e campione del mondo che prese uno dei due posti riservati agli stranieri e lasciati liberi da Krol e Dirceu, ceduti rispettivamente a [[Association Sportive de Cannes|Cannes]] ed [[Ascoli Calcio|Ascoli]].
 
[[File:Maradona 1985.jpg|thumb|left|180px|[[Diego Armando Maradona]]]]
Il presidente Ferlaino, deciso a portare la società verso grandi traguardi, il [[30 giugno]] [[1984]] definì l'acquisto del campione argentino [[Diego Armando Maradona]] dal [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] per la cifra record di 15 miliardi di lire.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/03/ferlaino-quindici-miliardi-spesi-bene.html|editore=repubblica.it|titolo=Ferlaino: "15 miliardi spesi bene"|data=03-07-1984|accesso=03-02-2010}}</ref> Il fuoriclasse di [[Lanús]], tuttora considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, venne presentato il [[5 luglio]] successivo in uno [[Stadio San Paolo di Napoli|stadio San Paolo]] gremito in ogni ordine di posti. La [[Serie A 1984-1985|prima stagione del Napoli di Maradona]], dopo un girone di andata mediocre, fu conclusa con una posizione di centro classifica solo nelle ultime giornate di campionato.
 
La squadra venne gradualmente ricostruita: furono ingaggiati [[Bruno Giordano (calciatore)|Bruno Giordano]], [[Salvatore Bagni]], [[Claudio Garella]] e [[Alessandro Renica]].<ref name=PacGar113>Pacileo e Gargano, p. 113</ref> In panchina [[Rino Marchesi]] lasciò il testimone ad [[Ottavio Bianchi]], che da giocatore militò per cinque stagioni in maglia azzurra.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/05/18/marchesi-da-addio-al-napoli.html|editore=repubblica.it|titolo=Marchesi dà l'addio al Napoli|data=18-05-1985|accesso=06-02-2010}}</ref> I cambiamenti coinvolsero anche la dirigenza, con l'addio di [[Antonio Juliano]] e l'ingresso in società di [[Italo Allodi]], già dirigente di [[FC Inter|Inter]], [[Juventus Football Club|Juventus]] e [[ACF Fiorentina|Fiorentina]].<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/05/17/juliano-addio-napoli-arriva-allodi.html|editore=repubblica.it|titolo=Juliano addio al Napoli, arriva Allodi|data=17-05-1985|accesso=06-02-2010}}</ref> Dal vivaio emergevano giovani talenti, uno su tutti [[Ciro Ferrara]], che debuttò in prima squadra proprio nel [[Serie A 1985-1986|1985-1986]].<ref name="PacGar113"/> La stagione finì col Napoli al terzo posto, alle spalle di [[Juventus Football Club|Juventus]] e [[Associazione Sportiva Roma|Roma]].
 
==== Il primo scudetto e la terza Coppa Italia ====
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1986-1987|Società Sportiva Calcio Napoli 1987-1988}}
[[File:Napoli 1986-87.jpg|thumb|right|300px|Il Napoli Campione d'Italia 1987 e vincitore della Coppa Italia 1986-1987]]
La stagione del primo scudetto fu quella del [[Serie A 1986-1987|1986-1987]]. Vennero ingaggiati il terzino [[Giuseppe Volpecina]], il [[Regista (calcio)|regista]] [[Francesco Romano]] e l'attaccante [[Andrea Carnevale]], mentre Maradona era appena tornato dal trionfale [[Campionato mondiale di calcio 1986|mondiale messicano]]. Così come aveva fatto per l'[[Nazionale di calcio dell'Argentina|Argentina]], Maradona condusse il Napoli alla vittoria del campionato.<ref name=PacGar114>Pacileo e Gargano, p. 114</ref>
 
Il campionato prese il via il [[14 settembre]], con il Napoli che si impose a [[Brescia]] (0-1) con rete di Maradona. Inizialmente i partenopei si limitarono ad inseguire la [[Juventus Football Club|Juventus]], che tentò la fuga. Il [[9 novembre]], nello scontro diretto giocato a [[Torino]] con le due squadre appaiate in testa, gli azzurri s'imposero per 3-1 con reti di Ferrario, Giordano e Volpecina.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/11/11/ora-occhio-inter-roma.html|editore=repubblica.it|titolo=E ora occhio a Inter e Roma|data=11-11-1986|accesso=06-02-2010}}</ref> Il Napoli balzò così in testa alla classifica e mantenne il primo posto fino alla fine del girone d'andata, resistendo anche al blitz dell'[[Internazionale Football Club|Inter]], che agganciò i partenopei alla quattordicesima (con il Napoli che subì la prima sconfitta stagionale per mano della [[ACF Fiorentina|Fiorentina]]), per poi sciupare tutto perdendo a [[Verona]] l'[[11 gennaio]].
 
Il Napoli iniziò con passo spedito il girone di ritorno, vincendo quattro gare di fila e staccando il folto gruppo delle inseguitrici, che comprendeva ora anche [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] e [[Associazione Calcio Milan|Milan]]. All'inizio di aprile i partenopei ebbero un leggero calo - pareggio ad [[Empoli]] e sconfitta a [[Verona]] - che permise all'Inter di avvicinarsi: i punti di distanza tra [[Napoli|napoletani]] e [[Milano|milanesi]] rimasero due fino alle ultime giornate. Il [[3 maggio]], alla terzultima di campionato, i nerazzurri meneghini caddero ad [[Ascoli]] mentre gli azzurri impattavano 1-1 a [[Como]]. A questo punto era sufficiente un pareggio per conquistare lo scudetto: il [[10 maggio]] [[1987]], alla penultima giornata, il Napoli conquistò matematicamente il suo primo titolo nazionale grazie all'1-1 al [[Stadio San Paolo|San Paolo]] contro la Fiorentina (reti di Carnevale e [[Roberto Baggio]]),<ref name=PacGar117>Pacileo e Gargano, p. 117</ref> che permise agli azzurri di mantenere il vantaggio di quattro punti su [[Football Club Internazionale Milano|Inter]] e [[Juventus Football Club|Juventus]] a una giornata dal termine, un distacco che non poteva più essere colmato. I tifosi festeggiarono lo storico trionfo riversandosi nelle strade della città.<ref name="PacGar117"/> Uno striscione esposto in ''Curva B'' recitava: ''La storia ha voluto una data, 10 maggio 1987''.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/05/12/napoli-ha-vinto-scusate-il-ritardo.html|editore=repubblica.it|titolo=Napoli ha vinto, e scusate il ritardo|data=12-05-1987|accesso=03-02-2010}}</ref>
 
[[File:Stadio San Paolo - Scudetto 1987.jpg|thumb|left|250px|[[10 maggio]] [[1987]]: il [[Stadio San Paolo|San Paolo]] in festa per la conquista del primo [[scudetto]] dei partenopei]]
La squadra vinse anche la sua terza [[Coppa Italia 1986-1987]], conquistata vincendo tutte le gare, comprese le due finali disputate contro l'[[Atalanta Bergamasca Calcio|Atalanta]]. L'accoppiata scudetto/coppa era un'impresa che fino a quel momento era riuscita solo al [[Grande Torino]] ed alla [[Juventus Football Club|Juventus]].<ref name=PacGar118>Pacileo e Gargano, p. 118</ref>
 
[[File:19870510 sanpaolo.jpg|thumb|250px|I tifosi azzurri allo stadio festeggiano il primo storico tricolore del Napoli]]
La rosa Campione d’Italia comprendeva: Garella, Bruscolotti, Ferrara, Bagni, Ferrario, Renica, Carnevale, De Napoli, Giordano, Maradona, Romano; Volpecina, Caffarelli, Sola, Muro, Bigliardi, Di Fusco, Puzone, Sola, Miano, Filardi, Celestini, Carannante; Allenatore: Ottavio Bianchi.
 
Dopo l'esordio in [[Coppa dei Campioni]] con l'eliminazione al primo turno contro il [[Real Madrid]], 2-0 per le ''merengues'' in [[Spagna]] e 1-1 nel ritorno al San Paolo, il [[Serie A 1987-1988|campionato 1987-1988]], anche grazie all'innesto del centravanti brasiliano [[Careca]] acquistato dal [[São Paulo Futebol Clube|San Paolo]], iniziò con cinque vittorie nelle prime cinque gare. Al termine del girone d'andata i partenopei erano primi in classifica con uno ''score'' di undici vittorie, tre pareggi e una sconfitta; il Napoli ottenne in seguito altre sette vittorie consecutive. Poi, nelle ultime cinque giornate, il Napoli conquistò un solo punto, perdendo quattro gare di fila, tra le quali lo scontro diretto con il [[Associazione Calcio Milan|Milan]] (2-3 al San Paolo) che segnò il sorpasso rossonero sugli azzurri e la conquista da parte del ''Diavolo'' del primo scudetto dell'era-[[Silvio Berlusconi|Berlusconi]].<ref name=PacGar120>Pacileo e Gargano, p. 120</ref>
 
Il finale di campionato degli azzurri provocò roventi polemiche all'interno della società<ref name=PacGar123>Pacileo e Gargano, p. 123</ref>
, con lo spogliatoio del Napoli che si spaccò<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/05/10/il-napoli-si-spacca-davanti-ferlaino.html E il Napoli si spacca davanti a Ferlaino]</ref> e si passò così dalle critiche alle "epurazioni":<ref name="PacGar123"/><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/05/13/qui-napoli-un-amore-finito.html Qui Napoli, un amore è finito]</ref> [[Claudio Garella]], ceduto all'[[Udinese Calcio|Udinese]], [[Moreno Ferrario]], ceduto alla [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], [[Salvatore Bagni]], ceduto all'[[US Avellino|Avellino]], e [[Bruno Giordano (calciatore)|Bruno Giordano]], ceduto all'[[Ascoli Calcio 1898|Ascoli]], vennero messi alla porta; restarono gli unici a pagare per lo scudetto perso a vantaggio dei rossoneri di [[Arrigo Sacchi]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/05/14/48-ore-di-tregua-poi-addio.html 48 ore di tregua, poi l'addio]</ref>.
 
==== Il trio MA.GI.CA. ====
[[File:Magica.jpg|thumb|left|250px|La MA.GI.CA.: Careca, Maradona e Giordano]]
Il MA.GI.CA. era il tridente di attacco del Napoli alla fine della stagione [[1987]]-[[1988]]. Il tridente era composto da [[Diego Armando Maradona]], [[Careca|Antonio Careca]], e [[Bruno Giordano (calciatore)|Bruno Giordano]]. Tale soprannome nacque dopo la partita [[Ascoli Calcio|Ascoli]]-Napoli del [[31 gennaio]] [[1988]], finita 3-1 per i partenopei; in quella gara andarono a segno, nell'ordine, Maradona (su [[calcio di rigore|rigore]]), Giordano e Careca.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/02/02/solo-napoli.html|editore=repubblica.it|titolo=Solo Napoli|data=02-02-1988|accesso=06-02-2010}}</ref>
 
[[File:Salvatore Bagni - SSC Napoli 1987-1988.jpg|thumb|150px|[[Salvatore Bagni]]]]
In quella stagione, il tridente collezionò complessivamente 97 presenze (Maradona 37, Careca 33, Giordano 27) e segnò 47 reti (Maradona 21, Careca 18, Giordano 8).
 
==== Coppa UEFA e secondo scudetto ====
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1988-1989|Società Sportiva Calcio Napoli 1989-1990}}
Finita in modo burrascoso la stagione 1987-1988, per [[Serie A 1988-1989|quella successiva]] la squadra cambiò radicalmente: per sostituire i giocatori allontanati, il Napoli ricorse a diversi acquisti, tra cui quello di [[Giuliano Giuliani]], di [[Luca Fusi]] e del forte centrocampista brasiliano [[Alemão]] dell'[[Atletico Madrid]], già compagno di Careca nella ''[[Nazionale di calcio del Brasile|Seleção]]''. Entrarono a far parte della dirigenza azzurra [[Luciano Moggi]] e Giorgio Perinetti.
 
Il [[Serie A 1988-1989|campionato 1988-1989]] regalò belle soddisfazioni al Napoli, come il 5-3 esterno alla [[Juventus Football Club|Juventus]] (che rimase l'ultima vittoria azzurra in casa juventina fino al [[31 ottobre]] [[2009]]<ref>{{cita web|url=http://www.sscnapoli.it/client/render.aspx?root=707&fwd=2858&content=0|editore=sscnapoli.it|titolo=Juventus-Napoli, le 72 trasferte|data=|accesso=03-02-2010}}</ref>), il 4-1 al [[Associazione Calcio Milan|Milan]] ed il clamoroso 8-2 al [[Pescara Calcio|Pescara]]. Lo scudetto di quell'anno, tuttavia, andò all'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]] "dei record" di [[Giovanni Trapattoni]], una delle migliori formazioni della storia neroazzurra.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/13/battere-se-stessi-sara-piu-bello.html|editore=repubblica.it|titolo=Battere se stessi sarà più bello, bellissima Inter|data=13-06-1989|accesso=03-02-2010}}</ref> Fin dalle prime giornate, il campionato fu monopolizzato dai nerazzurri e le altre squadre di vertice sembrarono puntare più decisamente alle competizioni europee.
 
[[File:SSC Napoli - Coppa UEFA 1988-1989 - Maradona+Ferlaino.jpg|thumb|left|180px|Maradona e [[Corrado Ferlaino|Ferlaino]] con la [[Coppa UEFA 1988-1989]]]]
In [[Coppa UEFA 1988-1989|Coppa UEFA]], gli azzurri partirono subito col piede giusto, eliminando i [[Grecia|greci]] del [[PAOK FC|Paok Salonicco]] (1-0 ed 1-1), i [[DDR|tedeschi orientali]] del [[Lokomotive Lipsia]] (2-0 ed 1-1) ed i [[Francia|francesi]] del [[FC Girondins de Bordeaux|Bordeaux]] (0-0 e 0-1). Le sfide più interessanti cominciarono però dai quarti di finale, con il Napoli che si trovò di fronte alla [[Juventus Football Club|Juventus]]: dopo lo 0-2 subito nella gara d'andata a [[Torino]], un secco 3-0 al ritorno ribaltò il risultato a favore del Napoli, che passò grazie ad un gol segnato da Renica allo scadere dei tempi supplementari. La semifinale oppose al Napoli i [[Germania Ovest|tedeschi]] del [[Bayern Monaco]]. Al [[Stadio San Paolo|San Paolo]], che fece registrare il ''tutto esaurito'', il Napoli vinse per 2-0, con gol di Careca e [[Andrea Carnevale|Carnevale]] ed ipotecò la finale. Al ritorno, una doppietta di Careca (2-2 il finale) spianò la strada per la finalissima contro un'altra tedesca, lo [[VfB Stuttgart|Stoccarda]] di [[Jürgen Klinsmann]].
 
{{quote|Stoccarda, 17 maggio 1989, secondo anniversario dello scudetto, mercoledì. La città della Mercedes e della Porsche è invasa da ogni tipo di carretta targata Napoli. Treni, aerei, auto, pullman riversano in quell'oasi di opulenza industriale e di emigrazione italiana, il più fantastico ma più diseredato popolo del mondo del calcio. In 30.000 al Neckerstadion nella magica notte della Coppa UEFA|Salvatore Biazzo, La magia di Stoccarda, Ed. [[RAI]] [[1996]]}}
<div style="float:right; font-size:90%; width:400px; border:0px; padding:0px; margin-left:1em; margin-right:5px;margin-bottom:0px; text-align:left">
{{finestra|align=left|width=50%|border=1px|col1=lightblue|col2=white|col3=white|sfondo=|font-size=120%|titolo=<span style="color:white"> Coppa UEFA 1989</span>|contenuto=
[[Napoli]], [[Stadio San Paolo]], [[3 maggio]] [[1989]]
 
'''{{Calcio Napoli}} - {{Calcio Stoccarda}} 2-1 '''
 
Marcatori:
[[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 17’ p.t. Gaudino (S), [[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 23’ s.t. Maradona (N) (rigore), [[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 42’ s.t. Careca (N)
 
'''NAPOLI''': Giuliani; Renica, Ferrara, Francini, Corradini (Crippa 46'); Alemao, Fusi, De Napoli; Careca, Maradona, Carnevale. Allenatore: Bianchi.
 
'''STOCCARDA''': Immel; Allgower, N.Schmaler, Hartmann; Schafer, Katanec, Sigurvinnson, Schroder; Walter (Zietsch 70'), Klinsmann, Gaudino. Allenatore: Haan
 
Arbitro: Germanakos (Grecia)
 
----
 
[[Stoccarda]], [[Neckarstadion]], [[17 maggio]] [[1989]]
 
'''{{Calcio Stoccarda}} - {{Calcio Napoli}} 3-3 '''
 
Marcatori:
[[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 18’ Alemao (N), [[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 27' Klinsmann (S), [[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 39’ Ferrara (N), [[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 62' Careca (N), [[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 70° De Napoli aut. (S), [[Immagine:Soccerball shade.svg|10px]] 89' O. Schmaler
 
'''STOCCARDA''': Immel; Allgower, N.Schmaler, Hartmann; Schafer, Katanec, Sigurvinnson, Schroder; Walter (O. Schmaler 77), Klinsmann, Gaudino. Allenatore: Haan
 
'''NAPOLI''': Giuliani; Renica, Ferrara, Francini, Corradini; Alemao
(Carannante 30'), Fusi, De Napoli; Careca (Bigliardi 70'), Maradona, Carnevale. Allenatore: Bianchi.
 
}}
</div>
Nella gara d'andata, i [[Germania Ovest|tedeschi]] gelarono il [[Stadio San Paolo|San Paolo]] con la rete di [[Maurizio Gaudino]] (per ironia della sorte, figlio di napoletani emigrati in [[Germania]]), ma le reti di [[Diego Armando Maradona|Maradona]] prima e di Careca (allo scadere) poi, fissarono il punteggio sul 2-1. Il ritorno a [[Stoccarda]], con oltre 30.000 tifosi azzurri al seguito, fu un trionfo: segnò [[Alemão]], pareggiò [[Jürgen Klinsmann|Klinsmann]], poi Ciro Ferrara e Careca chiusero la partita. Ininfluenti i due gol tedeschi che fissarono il risultato finale sul 3-3, con il Napoli che vinse così la [[Coppa UEFA 1988-1989|Coppa UEFA 1989]], suo primo trofeo internazionale.<ref name=PacGar124>Pacileo e Gargano, p. 124</ref><ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/05/18/bianchi-fuga-con-lacrime.html|editore=repubblica.it|titolo=Bianchi, fuga con lacrime|data=18-05-1989|accesso=03-02-2010}}</ref>
 
La stagione [[Serie A 1989-1990|1989-1990]] si aprì subito con una notizia clamorosa: [[Ottavio Bianchi]] lasciò la panchina azzurra, sostituito da [[Albertino Bigon]].<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/20/sara-bigon-allenatore-del-napoli.html|editore=repubblica.it|titolo=Sarà Bigon l'allenatore del Napoli|data=20-06-1989|accesso=03-02-2010}}</ref> Maradona prolungò la sua permanenza in [[Argentina]] e non rientrò in tempo utile per giocare le prime partite di campionato, a causa di problemi con la società cui si diceva avesse chiesto la cessione: voci subito smentite ma mai in modo del tutto convincente.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/04/affaire-maradona.html|editore=repubblica.it|titolo=L'affaire Maradona|data=04-06-1989|accesso=03-02-2010}}</ref><ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/08/22/tutti-contro-maradona.html|editore=repubblica.it|titolo=Tutti contro Maradona|data=22-08-1989|accesso=03-02-2010}}</ref> Tornò in campo solo il [[17 settembre]] [[1989]], alla quinta di campionato contro la [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] al [[Stadio San Paolo|San Paolo]].<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/09/05/ecco-maradona-vuole-fare-pace.html|editore=repubblica.it|titolo=Ecco Maradona, vuole fare pace?|data=05-09-1989|accesso=03-02-2010}}</ref> La squadra intanto acquistava nuovi giocatori, come [[Massimo Mauro]] dalla [[Juventus Football Club|Juventus]] e il giovane fantasista [[Sardegna|sardo]] [[Gianfranco Zola]].
 
In campionato i partenopei partirono subito col piede giusto: sedici risultati utili consecutivi nelle prime 16 gare, tuttora serie record nella storia del club. La sconfitta arrivò solo all'ultima d'andata, un pesante 0-3 in casa della [[SS Lazio|Lazio]]. ma non destò preoccupazioni. Un piccolo calo di rendimento avvicinò l'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]] ed il [[Associazione Calcio Milan|Milan]], ma la squadra riuscì a gestire il vantaggio di due punti fino allo scontro diretto: a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] i rossoneri vinsero 3-0 e raggiunsero il Napoli in testa alla classifica.<ref name=PacGar126>Pacileo e Gargano, p. 126</ref> Due settimane dopo, gli azzurri persero di nuovo a San Siro, stavolta contro l'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]] (3-1), e si ritrovarono due punti indietro.
 
[[File:Bigon.jpg|thumb|left|155px|[[Albertino Bigon]], allenatore del secondo scudetto azzurro.]]
Molti cominciarono a temere il ritorno degli "spettri" del [[1988]], ma il Napoli non demorse e recuperò prima un punto (Milan sconfitto a [[Torino]] dalla [[Juventus Football Club|Juventus]] ed azzurri che pareggiarono a [[Lecce]]), poi però venne battuto dalla [[Unione Calcio Sampdoria|Sampdoria]] (2-1 al 90º) mentre il [[Associazione Calcio Milan|Milan]] cadeva nel derby contro l'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]]. Quando i giochi a poche giornate dalla fine sembravano ormai fatti, avvenne il celebre caso della monetina di [[Bergamo]]: sul punteggio di 0-0 tra [[Atalanta Bergamasca Calcio|Atalanta]] e Napoli, una monetina lanciata dai tifosi nerazzurri colpì alla testa il centrocampista partenopeo Alemão, costringendolo ad abbandonare il campo. Il giudice sportivo assegnò il 2-0 a tavolino al Napoli, mentre il [[Associazione Calcio Milan|Milan]] venne bloccato sullo 0-0 dal [[Bologna Calcio|Bologna]] e venne così raggiunto dagli azzurri a tre giornate dalla fine. Alla penultima giornata, il definitivo sorpasso: rossoneri sconfitti a [[Verona]] per 2-1 e Napoli vittorioso 4-2 sul campo del [[Bologna]]. Nell'ultima giornata, al [[Stadio San Paolo|San Paolo]] contro la [[SS Lazio|Lazio]], bastava un pareggio per laurearsi campioni: un gol di [[Marco Baroni (allenatore)|Marco Baroni]] dopo appena sette minuti chiuse in fretta la partita e regalò al Napoli il secondo scudetto.
 
=== La Supercoppa e gli ultimi trionfi ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1990-1991}}
 
La stagione [[Serie A 1990-1991|1990-1991]] cominciò con la vittoria nella [[Supercoppa italiana di calcio|Supercoppa italiana]], ottenuta battendo la [[Juventus Football Club|Juventus]] di [[Gigi Maifredi|Maifredi]] per 5-1.<ref name="PacGar126"/>
Il campionato, invece, cominciò male con un solo punto ottenuto nelle prime tre partite.<ref name="PacGar126"/> L'inizio in [[Coppa dei Campioni 1990-1991|Coppa dei Campioni]] sembrò favorevole al Napoli, che ottenne una convincente doppia vittoria sugli ungheresi dello [[Újpesti Dózsa]]<ref name="PacGar126"/>, squadra che aveva già incontrato nella Coppa delle Coppe del 1963, quando si chiamava Újpesti TE. Al secondo turno però gli azzurri vennero eliminati dallo [[Spartak Mosca]] ai rigori, dopo un doppio 0-0.<ref name=PacGar127>Pacileo e Gargano, p. 127</ref> La crisi continuò per tutto l'anno, e il Napoli chiuse la stagione con un modesto settimo posto.
 
Si chiuse così il primo importante ciclo del Napoli, in coincidenza con il declino di Maradona a seguito delle vicende personali che lo costrinsero a lasciare Napoli e l'[[Italia]] in modo amaro.<ref name=PacGar129>Pacileo e Gargano, p. 129</ref> Dal [[1991]], dopo che il fuoriclasse argentino lasciò Napoli, la squadra si avviò verso un lento ma costante declino.
 
== Gli anni della crisi ==
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1991-1992|Società Sportiva Calcio Napoli 1992-1993|Società Sportiva Calcio Napoli 1993-1994|Società Sportiva Calcio Napoli 1994-1995}}
Inizialmente, con il nuovo tecnico [[Claudio Ranieri]] e grazie all'apporto di giocatori del calibro di [[Gianfranco Zola|Zola]], [[Ciro Ferrara|Ferrara]], [[Careca]] e il nuovo arrivato [[Laurent Blanc]], ottenne un discreto quarto posto nella stagione [[Serie A 1991-1992|1991-1992]].<ref name=PacGar131>Pacileo e Gargano, p. 131</ref>
 
Ranieri venne confermato. La campagna acquisti portò in azzurro giocatori come [[Daniel Fonseca]] e [[Roberto Policano]]. In [[Coppa UEFA 1992-1993|Coppa UEFA]] il Napoli superò il primo turno, con un 5-1 esterno contro il [[Valencia CF|Valencia]] con Fonseca autore di tutti e cinque gol dei partenopei.<ref name="PacGar131"/> Il [[Paris Saint Germain]] eliminò però gli azzurri nel turno successivo, grazie ad una doppietta di [[George Weah]] nell'andata a [[Fuorigrotta]].<ref name="PacGar131"/> In campionato la squadra andò in crisi e dopo un 1-5 contro il [[AC Milan|Milan]] Ranieri venne esonerato.<ref name="PacGar131"/> Al suo posto ritornò Ottavio Bianchi, che non poté far altro che condurre la squadra ad una tranquilla salvezza.<ref name="PacGar131"/>
 
La squadra venne quindi svecchiata<ref name=PacGar132>Pacileo e Gargano, p. 132</ref> e subì molti cambiamenti: Bianchi diventò ''General Manager'' e scelse come tecnico [[Marcello Lippi]]. Pilastri della squadra come Careca e [[Gianfranco Zola]] lasciarono la squadra mentre molti giovani promettenti, come [[Fabio Cannavaro]] e [[Fabio Pecchia]], divennero protagonisti.<ref name="PacGar132"/> Dopo un primo periodo di crisi, Lippi decide di puntare tutto sulle forze fresche e la stagione [[Serie A 1993-1994|1993-1994]] finì con un buon sesto posto e la soddisfazione di aver sconfitto il Milan, prossimo a laurearsi campione d'Italia e d'Europa, grazie ad una rete di [[Paolo Di Canio]] che realizzò anche il gol all'ultima giornata che valse la qualificazione alla Coppa UEFA.
 
[[Marcello Lippi|Lippi]] a fine stagione lasciò il Napoli con destinazione [[Juventus Football Club|Juventus]], e con lui anche [[Ciro Ferrara]], bandiera e capitano del Napoli.<ref name=PacGar133>Pacileo e Gargano, p. 133</ref> Al posto dell'allenatore viareggino arriva [[Vincenzo Guerini]] e il Napoli in campo si affidò ad [[André Cruz]], [[Alain Boghossian]] e all'ex numero dieci del Torino [[Benny Carbone]], arrivato via [[AS Roma|Roma]] con [[Gabriele Grossi|Grossi]] e ben 18 miliardi, nell'affare che portò in terra capitolina [[Daniel Fonseca]]. Ma la stagione cominciò male: Guerini venne licenziato dopo un 5-1 subito contro la [[SS Lazio|Lazio]] ed al suo posto arrivò [[Vujadin Boškov]].<ref name="PacGar133"/> L'eccentrico allenatore slavo portò i partenopei al settimo posto, sfiorando la qualificazione alla Coppa UEFA.<ref name=PacGar134>Pacileo e Gargano, p. 134</ref>
 
=== La crisi peggiora ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1995-1996|Società Sportiva Calcio Napoli 1996-1997}}
A partire dal [[1995]] con la cessione di giocatori come [[Benito Carbone]] (all'[[Internazionale Football Club|Inter]]) e di [[Fabio Cannavaro]] (al [[Parma Football Club|Parma]]), iniziò il declino.<ref name="PacGar134"/> La retrocessione venne sfiorata e il Napoli si salvò solo alla terz'ultima giornata, vincendo contro la [[Sampdoria]] 1-0, grazie ad un rigore nei minuti finali di [[Arturo Di Napoli]].<ref name="PacGar134"/> Boškov lascia la squadra a fine anno.<ref name="PacGar134"/>
 
Nella stagione [[Serie A 1996-1997|1996-1997]], la formazione azzurra allenata da [[Gigi Simoni]] fu la rivelazione della prima parte del campionato: alla sosta natalizia era al secondo posto a pari merito con il [[Vicenza Calcio|Vicenza]] e dietro alla [[Juventus Football Club|Juventus]];<ref name=PacGar135>Pacileo e Gargano, p. 135</ref> nel girone di ritorno, tuttavia, la squadra crollò (3 vittorie in 17 gare) e, dopo l'esonero di Simoni sostituito da [[Vincenzo Montefusco]], allenatore della Primavera, arrivò solo dodicesima.<ref name="PacGar135"/> Notevole fu il cammino in [[Coppa Italia 1996-1997|Coppa Italia]].<br />
Eliminati il [[Associazione Calcio Monza Brianza 1912|Monza]], il [[Pescara Calcio|Pescara]] (entrambe per 0-1), la [[SS Lazio|Lazio]] (1-0 ed 1-1) nei quarti e l'[[FC Internazionale|Inter]] (doppio 1-1 e vittoria ai rigori) in semifinale, il Napoli arrivò in finale contro il [[Vicenza Calcio|Vicenza]]. Nell'andata al [[Stadio San Paolo di Napoli|San Paolo]] gli azzurri si imposero per 1-0 con rete di [[Fabio Pecchia]], ma la gara di ritorno al [[Stadio Romeo Menti (Vicenza)|Romeo Menti di Vicenza]] terminò 1-0 per i veneti dopo i 90 minuti regolamentari e, nei tempi supplementari, complice l'espulsione di [[Nicola Caccia]], i biancorossi realizzarono altri due gol negli ultimi tre minuti che gli valsero il trofeo e l'accesso alla [[Coppa delle Coppe 1997-1998]].<ref name="PacGar135"/>
 
=== In Serie B dopo 33 anni ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 1997-1998|Società Sportiva Calcio Napoli 1998-1999|Società Sportiva Calcio Napoli 1999-2000}}
Nonostante l'acquisto di giocatori come [[Claudio Bellucci]] e [[Igor Protti]] (capocannoniere della [[Serie A 1995-1996]]), nella stagione [[Serie A 1997-1998|1997-1998]] la crisi degli anni precedenti arrivò al culmine. Durante l'anno si succedettero sulla panchina del Napoli ben quattro allenatori (nell'ordine: [[Bortolo Mutti|Mutti]], [[Carlo Mazzone|Mazzone]], [[Giovanni Galeone|Galeone]], [[Vincenzo Montefusco|Montefusco]]) e tre direttori tecnici (nell'ordine: [[Ottavio Bianchi]], [[Salvatore Bagni]] e [[Antonio Juliano]]), e in campo ben quaranta calciatori (fra cui l'ormai anziano [[Giuseppe Giannini (calciatore)|Giuseppe Giannini]], [[Reynald Pedros]], [[Aljoša Asanović]], [[William Prunier]], [[José Luis Calderón]], [[Massimiliano Allegri]]), ma nessuno di loro riuscì a evitare la ''débâcle'' azzurra: con un bottino di soli quattordici punti - peggior prestazione di sempre in [[Serie A]] - il Napoli retrocedette in [[Serie B]] dopo 33 anni consecutivi di permanenza nella massima serie.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/04/12/arrivederci-napoli-restano-solo-ricordi.html|editore=repubblica.it|titolo=Arriverci Napoli, restano solo i ricordi|data=12-04-1998|accesso=05-02-2010}}</ref>
 
Il primo anno in cadetteria fu mediocre; la squadra allenata da [[Renzo Ulivieri]] annoverava nell'organico giocatori "blasonati" ma sul viale del tramonto come [[Igor Shalimov]] e [[Roberto Murgita]] e non riuscì mai ad inserirsi nella lotta per la promozione. A gennaio arrivò l'attaccante [[Stefan Schwoch]], ma la stagione era ormai compromessa e il Napoli chiuse il torneo a metà classifica.
 
Il ritorno in A avvenne solo l'anno dopo, stagione [[Serie B 1999-2000|1999-2000]], grazie all'oculata gestione del nuovo allenatore [[Walter Novellino|Novellino]] e alle ottime prestazioni di [[Stefan Schwoch]], che con 22 reti realizzate eguagliò il record di gol messi a segno in una singola stagione con la maglia azzurra, detenuto fino a quel momento da [[Antonio Vojak]].<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/06/05/la-citta-impazzita-come-per-lo-scudetto.html|editore=repubblica.it|titolo=La città è impazzita come per lo scudetto|data=05-06-2000|accesso=05-02-2010}}</ref> Quell'anno il Napoli aveva nel proprio organico elementi di sicuro avvenire, come [[Massimo Oddo]], [[Francelino Matuzalem|Matuzalem]], [[Roberto Stellone]] e [[Luciano Galletti]]. Il [[7 luglio]] [[2000]] entrò in società l'imprenditore romagnolo [[Giorgio Corbelli]], che affiancò Ferlaino alla guida del club ricoprendo la carica di presidente.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/07/07/napoli-corbelli-presidente.html|editore=repubblica.it|titolo=Napoli, Corbelli presidente|data=07-07-2000|accesso=05-02-2010}}</ref>
 
=== L'ultima retrocessione ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 2000-2001|Società Sportiva Calcio Napoli 2001-2002|Società Sportiva Calcio Napoli 2002-2003|Società Sportiva Calcio Napoli 2003-2004}}
Nonostante i meriti e l'affetto dei tifosi, i due protagonisti del ritorno in A ([[Walter Novellino|Novellino]] e [[Stefan Schwoch|Schwoch]]) non ottennero la riconferma: il tecnico passò al [[Piacenza Calcio|Piacenza]], mentre l'attaccante venne ceduto al [[Torino FC|Torino]]. Il Napoli si affidò al tecnico boemo [[Zdeněk Zeman]],<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/06/17/zeman-al-napoli-ti-faro-grande.html|editore=repubblica.it|titolo=Zeman al Napoli: 'Ti farò grande'|data=17-06-2000|accesso=05-02-2010}}</ref> esonerato dopo sei partite e sostituito con [[Emiliano Mondonico]]. Nonostante alcune prestigiose vittorie (6-2 alla [[Reggina Calcio|Reggina]], 2-1 in casa dei campioni d'Italia in carica della [[SS Lazio|Lazio]] e l'1-0 all'[[FC Internazionale|Inter]]) e la presenza in squadra di calciatori come [[Edmundo]], [[Amauri]] (arrivati entrambi nel mercato di gennaio), [[Francelino Matuzalem|Matuzalem]], [[Marek Jankulovski]], [[Nicola Amoruso]] e [[Claudio Bellucci]], il Napoli non riuscì ad evitare l'immediato ritorno in serie cadetta.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/06/18/napoli-rabbia-serie.html|editore=repubblica.it|titolo=Napoli, rabbia e serie B|data=18-06-2001|accesso=05-02-2010}}</ref>
 
Nel [[Serie B 2001-2002|campionato successivo di serie B]] arrivò come allenatore [[Luigi De Canio]]. La squadra era competitiva e fra le favorite per la promozione: lottò fino all'ultima giornata per ritornare in [[Serie A]], riuscendo a risalire dai bassifondi della classifica fino ai primi posti, inanellando una serie lunghissima di risultati utili consecutivi; ma nella partita decisiva, in casa contro la [[Reggina Calcio|Reggina]], ottenne solo un pareggio (1-1): la stagione finì col Napoli quinto, con la massima serie soltanto sfiorata.
 
Il [[22 giugno]] [[2002]] [[Giorgio Corbelli]] cedette le sue quote societarie all'industriale alberghiero [[Salvatore Naldi]],<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/06/22/naldi-presidentetifoso-faro-un-grande-napoli.html|editore=repubblica.it|titolo=Naldi, presidente tifoso 'Farò un grande Napoli'|data=22-06-2002|accesso=05-02-2010}}</ref> che affidò la squadra all'allenatore [[Franco Colomba]]. Il mediocre rendimento della squadra, che si ritrovò anche al penultimo posto in classifica, portò all'esonero del tecnico e all'ingaggio di [[Franco Scoglio]], che lasciò l'incarico di CT della [[Nazionale di calcio della Libia|Libia]]. La squadra risalì timidamente la classifica, ma poi andò di nuovo in crisi ed in panchina venne richiamato [[Franco Colomba|Colomba]], che riuscì nell'intento di salvare la squadra da una clamorosa retrocessione in [[Serie C1|C1]] solo all'ultima giornata con un pareggio a [[Messina]].<br />
Nella stagione [[Serie B 2003-2004|2003-2004]] le difficoltà finanziarie impedirono l'adeguato potenziamento della squadra: l'allenatore [[Andrea Agostinelli]] venne esonerato in corso d'opera per far posto al rientrante [[Luigi Simoni]], ma il risultato fu un mediocre quattordicesimo posto.
 
== Il fallimento e la rinascita ==
{{Vedi anche|Napoli Soccer|Napoli Soccer 2004-2005|Napoli Soccer 2005-2006|Società Sportiva Calcio Napoli 2006-2007}}
 
Alla crisi di risultati si aggiunse l'ormai compromessa situazione finanziaria, che portò nell'estate del [[2004]] al fallimento del club ed alla conseguente perdita del titolo sportivo.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/08/03/una-citta-tra-dolore-speranze-in-qualche.html|editore=repubblica.it|titolo=Una città tra dolore e speranze "In qualche modo ripartiremo"|data=03-08-2004|accesso=03-02-2010}}</ref>. Dopo gli ultimi mesi di vita passati tra amministrazioni controllate e ricapitalizzazioni, molti sono gli imprenditori che, senza successo, provano a riportare il calcio a Napoli. nel mese di agosto è però l'imprenditore cinematografico [[Aurelio De Laurentiis]] a rilevare il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrivere la squadra, con la denominazione ''Napoli Soccer'', al campionato di [[Serie C1]].<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/09/05/il-napoli-di-de-laurentiis-ora-una.html|editore=repubblica.it|titolo=Il Napoli è di De Laurentiis "E ora una grande squadra"|data=05-09-2004|accesso=03-02-2010}}</ref><ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/09/07/ore-19-vince-de-laurentiis-nasce-il.html|editore=repubblica.it|titolo=Ore 19: vince De Laurentiis, nasce il nuovo Napoli Soccer|Via libera a De Laurentiis|data=07-09-2004|accesso=03-02-2010}}</ref> Nel ruolo di Direttore Generale della neonata società venne scelto [[Pierpaolo Marino]], già dirigente azzurro nella seconda metà degli anni ottanta.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/09/11/il-napoli-finalmente.html|editore=repubblica.it|titolo="Il Napoli, finalmente"|data=11-09-2004|accesso=03-02-2010}}</ref>
 
La società prese parte alla [[Serie C1 2004-2005]]. In quella stagione la squadra - costretta anche ad una campagna acquisti effettuata in tempi ristretti - terminò il girone di andata a due punti dalla zona [[play-off]]. Con gli acquisti di calciatori di buon livello come [[Emanuele Calaiò]], [[Piá]] e [[Marco Capparella]] ed in seguito all'esonero del tecnico [[Giampiero Ventura]] (cui subentra [[Edoardo Reja]]), il Napoli arrivò terzo alla fine del campionato, ma perse la finale play-off contro l'[[Unione Sportiva Avellino|Avellino]], pareggiando 0-0 in casa e perdendo 2-1 ad Avellino. L'intera estate venne vissuta con la speranza, rivelatasi poi vana, di un ripescaggio in cadetteria.
 
Nella [[Serie C1 2005-2006|stagione 2005-06]], il Napoli, grazie anche agli acquisti di [[Gennaro Iezzo]], [[Rubén Maldonado]] e [[Mariano Bogliacino]], ebbe un ottimo avvio sia in campionato che in [[Coppa Italia]], competizione nella quale venne eliminato solo agli ottavi di finale dalla [[AS Roma|Roma]] (prima aveva eliminato [[Pescara Calcio|Pescara]], [[Reggina]] e [[Piacenza Calcio|Piacenza]]).
Gli azzurri vennero promossi nella serie cadetta con un notevole distacco sulle inseguitrici, con quattro giornate d'anticipo sulla fine della stagione regolare con [[Emanuele Calaiò]] che si mise in evidenza segnando diciotto reti.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/18/reja-se-non-avessi-vinto-stavolta-avrei.html|editore=repubblica.it|titolo=Reja: 'Se non avessi vinto stavolta avrei dato il mio addio al calcio'|data=18-04-2006|accesso=03-02-2010}}</ref>
 
Al termine della stagione, il [[23 maggio]] [[2006]], il presidente [[Aurelio De Laurentiis|De Laurentiis]], mantenendo la promessa fatta all'atto della sua acquisizione del titolo sportivo dalle mani del tribunale, restituì al club la denominazione originaria di ''Società Sportiva Calcio Napoli'', volutamente non utilizzata nei due campionati di terza serie.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/24/de-laurentiis-pronto-entrare-in-lega.html|editore=repubblica.it|titolo=De Laurentiis: 'Pronto a entrare in Lega'|data=24-05-2006|accesso=03-02-2010}}</ref>
 
L'ultimo atto della stagione fu la finale di [[Supercoppa di Serie C1]] persa contro lo [[Spezia Calcio 1906|Spezia]]: nella doppia finale prevalse la squadra [[Liguria|ligure]] grazie allo 0-0 interno nella gara d'andata e all'1-1 al "[[Stadio San Paolo di Napoli|San Paolo]]".
 
Nel campionato [[Serie B 2006-2007|2006-07]] l'obiettivo fu il salto di categoria in un torneo interessante e difficile, a causa della presenza di squadre di ottimo valore, prima fra tutte la [[Juventus Football Club|Juventus]] (retrocessa in serie cadetta in seguito a [[Calciopoli]]).<br />
Per puntare alla promozione vennero acquistati calciatori di valore come [[Paolo Cannavaro]] (fratello minore di [[Fabio Cannavaro]]) e [[Samuele Dalla Bona]] e giocatori di sicura affidabilità come [[Maurizio Domizzi]], [[Christian Bucchi]] (capocannoniere della [[Serie B 2005-2006]]), il giovane difensore austriaco [[György Garics]] ed il trequartista [[Roberto De Zerbi]].
 
In campionato la squadra si mantenne costantemente nelle prime tre posizioni; infine, registrata la promozione della [[Juventus Football Club|Juventus]], il Napoli giunse al confronto diretto dell'ultima giornata, in casa del [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]], secondo in classifica e con un punto di vantaggio proprio sui liguri. Il pareggio a reti bianche di [[Stadio Marassi|Marassi]] e il concomitante pareggio del [[Piacenza Calcio|Piacenza]] (unica squadra che era ancora in gioco per eventuali ''play-off''), fu sufficiente a garantire sia al Napoli che al [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] la promozione diretta, festeggiata insieme dalle due tifoserie (gemellate dal 1982) da troppo tempo lontane dal massimo palcoscenico calcistico nazionale.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/06/11/il-ritorno-di-genova-napoli-una-grande.html|editore=repubblica.it|titolo=Il ritorno di Genova e Napoli una grande festa per la A|data=11-06-2007|accesso=03-02-2010}}</ref>
 
=== Il ritorno in Serie A ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 2007-2008}}
Per il ritorno in [[Serie A]], il Napoli modificò leggermente la propria politica gestionale, puntando ancor di più, rispetto al passato, su giovani talenti che consentissero con basse spese di avere buoni rendimenti immediati e futuri - in primis l'attaccante argentino [[Ezequiel Lavezzi]], il centrocampista slovacco [[Marek Hamšík]] e il mediano uruguaiano [[Walter Gargano]] - affiancandoli a giocatori di esperienza come [[Manuele Blasi]], [[Marcelo Zalayeta]] e [[Matteo Contini]]; in panchina venne confermato [[Edy Reja|Reja]], che divenne uno dei tecnici più longevi della storia del club. Nel mercato di [[gennaio]], poi, vennero acquistati [[Daniele Mannini]] e [[Fabiano Santacroce]] dal [[Brescia Calcio|Brescia]], [[Michele Pazienza]] dalla [[Fiorentina]] e [[Nicolas Navarro]] dall'[[Argentinos Juniors]].
In campionato, il Napoli superò squadre importanti come [[Inter]], [[Milan]] e [[Juventus Football Club|Juventus]] e chiuse all'ottavo posto con 50 punti, centrando la qualificazione per l'[[Intertoto]] dopo quasi 14 anni dall'ultima partecipazione in una competizione europea.<ref>{{cita web|url=http://www.sscnapoli.it/client/render.aspx?root=707&fwd=1758&content=0|
editore=sscnapoli.it|titolo=L'Intertoto è la nona competizione europea|data=|accesso=05-02-2010}}</ref> In [[Coppa Italia]] gli azzurri vennero eliminati dalla [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] agli ottavi di finale (3-2 in totale: 2-1 a [[Roma]] e 1-1 a [[Napoli]]). Il capocannoniere azzurro in campionato fu il ventenne centrocampista [[Marek Hamšík]] con 9 reti.
[[File:Marek Hamšík - SSC Neapel (3).jpg|thumb|right|200px|[[Marek Hamšík]]]]
 
=== Di nuovo in Europa: dall'Intertoto all'Europa League ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 2008-2009|Società Sportiva Calcio Napoli 2009-2010}}
In vista della stagione successiva, [[Pierpaolo Marino]] mise a segno cinque acquisti: [[Leandro Rinaudo]] dal [[Palermo Calcio|Palermo]], [[Christian Maggio]] dalla [[Sampdoria]], [[Germán Denis]] dall'[[Independiente]], [[Salvatore Aronica]] dalla [[Reggina Calcio|Reggina]], [[Andrea Russotto]] arrivato con la formula del prestito con diritto di riscatto dal [[Associazione Calcio Bellinzona|Bellinzona]] e confermò per il quarto anno di fila [[Edoardo Reja|Reja]] come allenatore. Nel mercato di gennaio venne invece messo a segno l'acquisto di [[Jesús Dátolo]] dal [[Boca Juniors]], mentre dalla lista degli svincolati viene ingaggiato il portiere [[Luca Bucci]].
 
Superati i [[Grecia|greci]] del [[Panionios]] in [[Coppa Intertoto 2008|Intertoto]] (arrivata alla sua ultima edizione) e gli [[Albania|albanesi]] del [[KS Vllaznia|Vllaznia]] nei preliminari di [[Coppa UEFA 2008-2009|UEFA]], il Napoli si qualificò per il tabellone principale, dove venne eliminato dal [[Benfica]] al primo turno. In [[Coppa Italia]] la squadra uscì ai calci di rigore contro la [[Juventus Football Club|Juventus]] nei quarti di finale. In campionato gli azzurri partirono con notevole slancio (20 punti nelle prime 9 giornate) e chiusero il girone di andata al quinto posto, ma un clamoroso tracollo portò la squadra a tre mesi e mezzo senza vittorie; ne fece le spese il tecnico [[Edoardo Reja|Reja]], esonerato dopo più di 4 anni di militanza sulla panchina azzurra e sostituito dall'ex CT della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale]] [[Roberto Donadoni]].<ref>{{cita web|url=http://www.sscnapoli.it/client/render.aspx?root=707&fwd=2367&content=0|editore=sscnapoli.it|titolo=Roberto Donadoni nuovo tecnico azzurro|data=10-03-2009|accesso=}}</ref> Il Napoli raccolse appena 13 punti nel girone di ritorno, chiudendo il campionato al 12º posto con 46 punti. [[Marek Hamšík]] si confermò capocannoniere dei partenopei con 9 reti.
[[File:Edinson Cavani 2011.jpg|thumb|left|170px|[[Edinson Cavani]]]]
La società partenopea decise di voltare pagina e intervenne con decisione sul mercato: arrivarono [[Fabio Quagliarella]], [[Luca Cigarini]], [[Hugo Campagnaro]], [[Juan Camilo Zúñiga]], [[Morgan De Sanctis]] e l'attaccante austriaco [[Erwin Hoffer]]. Sul fronte partenze, le cessioni più rilevanti furono quelle di [[Daniele Mannini]] (passato in comproprietà alla [[Sampdoria]] nell'ambito dell'operazione Campagnaro), [[Manuele Blasi]] e [[Marcelo Zalayeta]], ceduti in prestito rispettivamente a [[US Palermo|Palermo]] e [[Bologna Calcio|Bologna]].
 
L'inizio di campionato sembrò però ricalcare il rendimento mediocre della stagione precedente, e così venne rivoluzionata la struttura societaria: il [[28 settembre]] [[2009]] si interruppe consensualmente, dopo 5 anni, con il DG [[Pierpaolo Marino]], colui che aveva affiancato De Laurentiis fin dai primissimi -difficili- giorni di vita della nuova società, nonostante il contratto rinnovato solo pochi mesi prima.<ref name=Marino>{{cita web|url=http://www.sscnapoli.it/client/render.aspx?root=707&fwd=2785&content=0|editore=sscnapoli.it.it|titolo=Comunicato di Aurelio De Laurentiis e Pierpaolo Marino|data=28-09-2009|accesso=}}</ref> Stessa sorte toccò a [[Roberto Donadoni]], sollevato dall'incarico il [[6 ottobre]] [[2009]] dopo aver raccolto 7 punti in 7 partite e sostituito con [[Walter Mazzarri]].<ref>{{cita web|url=http://www.sscnapoli.it/client/render.aspx?root=707&fwd=2800&content=0|editore=sscnapoli.it|titolo=Walter Mazzarri nuovo allenatore|data=06-10-2009|accesso=}}</ref> Contemporaneamente, dalla [[Reggina Calcio|Reggina]] arrivò il Direttore Sportivo [[Riccardo Bigon]], figlio di [[Alberto Bigon|Alberto]], allenatore del [[Società Sportiva Calcio Napoli 1989-1990|secondo scudetto]] azzurro.<ref>{{cita web|url=http://www.sscnapoli.it/client/render.aspx?root=707&fwd=2802&content=0|editore=sscnapoli.it|titolo=De Laurentiis: Desideravo Mazzarri da anni, è l'uomo giusto per il Napoli|data=06-10-2009|accesso=}}</ref> Sotto la guida del tecnico toscano il Napoli inanellò una serie di 15 risultati utili consecutivi, tra cui le vittorie in casa di [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] e [[Juventus Football Club|Juventus]], che permisero ai partenopei di chiudere il girone d'andata al terzo posto, eventualità che non si verificava dalla stagione [[Serie A 1991-1992|1991-1992]].<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/sport/calcio/2010/01/10/news/dirette_calcio_19_giornata-1896760/|editore=repubblica.it|titolo=Napoli, il passo è da grande|data=10-01-2010|accesso=}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Napoli/10-01-2010/stacco-denis-volo-napoli-602603598960.shtml|editore=gazzetta.it|titolo=Stacco Denis, volo Napoli|data=10-01-2010|accesso=}}</ref> Nonostante una leggera flessione nel girone di ritorno, il Napoli chiuse il torneo al 6º posto con 59 punti, miglior risultato dalla stagione [[Serie A 1993-1994|1993-1994]] e record di punti in massima serie con i 3 punti per vittoria, garantendosi così l'accesso diretto all'[[Europa League]].<ref>{{cita web|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Chievo/02-05-2010/denis-lavezzi-l-europa-603839634069.shtml|editore=gazzetta.it|titolo=Denis-Lavezzi per l'Europa, Napoli sesto davanti alla Juventus|data=02-05-2010|accesso=}}</ref> Per il terzo campionato consecutivo, Marek Hamšík fu il capocannoniere della squadra (12 gol).
 
=== Il ritorno in Champions e la quarta Coppa Italia ===
{{vedi anche|Società Sportiva Calcio Napoli 2010-2011|Società Sportiva Calcio Napoli 2011-2012}}
Nella [[Serie A 2010-2011|stagione seguente]], confermato Mazzarri alla guida tecnica, il Napoli puntò sulla conferma dell'ossatura della squadra cui venne aggiunto l'attaccante uruguaiano [[Edinson Cavani]], proveniente dal [[US Palermo|Palermo]], con la conseguente cessione di [[Fabio Quagliarella]] alla [[FC Juventus|Juve]], con conseguenti polemiche dei tifosi sia verso la società che verso il giocatore, reo di aver accettato la corte di uno storico nemico<ref>{{cita web|url=http://www.corrieredellosport.it/video/calcio/serie_a/napoli/2010/08/27-25139/Napoli,+i+tifosi+furiosi+per+la+cessione+di+Quagliarella}}</ref>. Cavani però si rese protagonista di una stagione dal notevole rendimento, caratterizzata da 26 gol in campionato (battuto il precedente record di [[Antonio Vojak]])<ref>{{cita web|url=http://www.corrieredellosport.it/calcio/serie_a/napoli/2011/03/20-162011/Il+Napoli+a+-3+dal+Milan!+Cavani%2C+doppietta+storica|titolo=Il Napoli a -3 dal Milan! Cavani, doppietta storica|editore=Corrieredellosport.it|accesso=20 marzo 2011|data=20 marzo 2011}}</ref> e 33 complessivi in stagione, che contribuirono a mantenere la squadra azzurra costantemente ai vertici della classifica; il Napoli è comunemente designato come principale avversario del [[AC Milan|Milan]] nella lotta-scudetto<ref>{{cita web|url=http://www.ecodellosport.it/articolo/serie-a-2010-11-27-giornata-milan-napoli-e-sfida-scudetto/89383/}}</ref>, e l'inseguimento dura fino al finale di campionato, che la squadra conclude al terzo posto (70 punti, nuovo record con i 3 punti per vittoria)<ref>{{Cita web|url=http://www.sscnapoli.it/client/render.aspx?root=707&fwd=4082&content=0|titolo=Tutti i record del Napoli 2010/2011, i grandi numeri di una splendida stagione|editore=sscnapoli.it|data=|accesso=25-05-2011}}</ref> e alla conseguente partecipazione diretta in [[UEFA Champions League]], competizione dalla quale i partenopei mancavano da 21 anni.<ref>{{cita web|url=http://www.corrieredellosport.it/calcio/serie_a/2011/05/15-172583/Napoli+impazzisce+di+gioia%3A+terzo+posto+e+Champions!|editore=corrieredellosport.it|titolo=Napoli impazzisce di gioia: terzo posto e Champions!|data=15 maggio 2011|accesso=15 maggio 2011}}</ref>.
 
Nella stagione [[Serie A 2011-2012|2011-2012]] - in vista della quale gli azzurri acquistano, tra gli altri, il centrocampista svizzero [[Gökhan Inler]], proveniente dall'[[Udinese]] - il Napoli chiude il campionato al quinto posto, mancando la qualificazione in [[Champions League]] a causa di una sconfitta contro il [[Bologna Calcio|Bologna]] alla penultima giornata. Notevole il rendimento offerto nelle coppe, con gli azzurri che accedono agli ottavi di [[UEFA Champions League|Champions League]] dopo aver eliminato il [[Manchester City]] nella fase a gironi, cedendo solo di fronte ai futuri campioni del [[Chelsea FC|Chelsea]]; la stagione è caratterizzata soprattutto dalla vittoria della [[Coppa Italia]], la quarta della storia del Napoli, a 22 anni dall'ultimo trofeo e primo alloro della presidenza [[Aurelio De Laurentiis|De Laurentiis]] e in assoluto del dopo-[[Diego Maradona|Maradona]]: il club partenopeo se l'aggiudica superando per 2 a 0 l'ancora imbattuta [[FC Juventus|Juventus]] campione d'Italia nella finale unica giocata il [[20 maggio]] [[2012]] allo [[Stadio Olimpico di Roma]].<ref>{{Cita web|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/20-05-2012/coppa-italia-napoli-primo-ko-juve-911284460481.shtml|titolo=Coppa Italia al Napoli. Primo k.o. della Juve|editore=gazzetta.it|data=20 maggio 2012|accesso=}}</ref>
 
Nella [[Serie A 2012-2013|campionato successivo]], i partenopei lottano a lungo per lo scudetto contro la [[Juventus]] e conquistano il secondo posto finale con 78 punti, qualificandosi in [[UEFA Champions League|Champions League]] dopo un anno di assenza; gli azzurri, inoltre, chiudono il torneo col miglior attacco (73 reti realizzate), mentre [[Edinson Cavani]] è capocannoniere con 29 gol. In [[Coppa Italia 2012-2013|Coppa Italia]], nonostante sia il detentore, il Napoli viene eliminato negli ottavi perdendo per 2-1 in casa contro il Bologna. In [[UEFA Europa League]], infine, i partenopei vengono eliminati a sorpresa nei sedicesimi di finale per mano dei cechi del [[Football Club Viktoria Plzeň|Viktoria Plzeň]].
 
Al termine del torneo si interrompe dopo quattro stagioni il rapporto con l'allenatore [[Walter Mazzarri]],<ref>{{cita web|url=http://www.sscnapoli.it/static/news/Mazzarri-Il-mio-ciclo-a-Napoli-e-finito-424.aspx|editore=sscnapoli.it|titolo=Mazzarri: Il mio ciclo a Napoli è finito|data=19 maggio 2013|accesso=}}</ref> che va a scadenza di contratto e si accasa all'[[FC Inter|Inter]]. Il club azzurro lo rimpiazza con lo spagnolo [[Rafael Benítez]], già tecnico di [[Liverpool Football Club|Liverpool]], [[FC Inter|Inter]] e [[Chelsea FC|Chelsea]].<ref>{{cita web|url=http://www.sscnapoli.it/static/news/Benitez-e-il-nuovo-allenatore-del-Napoli-448.aspx|editore=sscnapoli.it|titolo=Benitez è il nuovo allenatore del Napoli|data=28 maggio 2013|accesso=}}</ref>
 
==Note==
{{references|2}}
 
==Bibliografia==
*Francesco Caremani, ''Napoli 2000 - l'album azzurro dalle origini a oggi'', [[Sagep]], Genova [[2000]]
*Giuseppe Pacileo e Pietro Gargano, ''80 anni di passione - La storia del Napoli dal 1926 al 2006'', Il Mattino, [[2006]]
*Mimmo Carratelli, ''La grande storia del Napoli'', Gianni Marchesini Editore, [[2007]]
*Giuliano Pavone e Giuseppe Caporaso, ''Na sera 'e Maggio'', edizioni Graf, [[2007]]
 
== Voci correlate ==
*[[Società Sportiva Calcio Napoli]]
 
{{Calcio Napoli storico}}
{{SSC Napoli}}
{{Portale|calcio}}
 
[[Categoria:Storia delle squadre di calcio|Napoli]]
[[Categoria:S.S.C. Napoli]]