Cinema italiano e Lena Katina: differenze tra le pagine

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{{Artista musicale
[[File:Cinecitta studios rome italy entrance.jpg|thumb|upright|Stabilimenti di [[Cinecittà]] a [[Roma]]]]
|nome = Lena Katina
|nazione = Russia
|genere = Power pop
|genere2 = Dance
|genere3 = Eurodance
|genere4 = Rock elettronico
|anno inizio attività = 1999
|anno fine attività = in attività
|etichetta = Katina Music Inc., Maqueta Records, T.A. Music, Such Much Productions
|tipo artista = Cantautrice
|immagine = LenaKatina 2013 .jpg
|didascalia = Lena Katina nel 2013
|url = http://www.lenakatina.com
|strumento = [[Canto|voce]], [[pianoforte]], [[chitarra]]
|band precedenti = Avenue, [[Neposedy]], [[t.A.T.u.]]
|numero totale album pubblicati = 10 <small>(con le [[t.A.T.u.]])</small><br />4 <small>(da solista)</small>
|numero album studio = 2
|numero album live = 2
|numero raccolte =
}}
{{Bio
|Nome = Elena Sergeevna
|Cognome = Katina
|PostCognomeVirgola = conosciuta semplicemente come '''Lena Katina'''
|PreData = {{Russo|Елена Сергеевна Катина}}
|Sesso = F
|LuogoNascita = Mosca
|LuogoNascitaLink = Mosca (Russia)
|GiornoMeseNascita = 4 ottobre
|AnnoNascita = 1984
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Attività = cantautrice
|Attività2 = musicista
|Attività3 = attrice
|AttivitàAltre = e [[Doppiatore|doppiatrice]]
|Nazionalità = russa
|PostNazionalità = , ex componente del duo [[musica pop|pop]] femminile [[t.A.T.u.]]
|Punto = no
}}
 
Frequenta dapprima la ''Elementary'', ''Junior and Senior High school'' e la ''Junior music school'', corso di pianoforte. Successivamente si iscrive alla facoltà di [[psicologia]] della ''[[Moscow State University]]''.
Il '''cinema italiano''' intraprende la propria attività alcuni mesi dopo la prima proiezione pubblica, avvenuta nel sottosuolo di un caffè sul boulevard des Capucines, a [[Parigi]], il 28 dicembre [[1895]]; data da cui si fa tradizionalmente risalire l'inizio della storia del cinema.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3601}}</ref>
Il primo proiettore cinematografico viene portato in Italia dagli operatori [[Auguste e Louis Lumière]], precisamente a [[Napoli]], nel corso dell'anno [[1896]]. A marzo il cinematografo giunge dapprima a [[Roma]] e successivamente a [[Milano]], ad aprile arriva nelle città di [[Salerno]] e [[Bari]]. Durante l'estate raggiunge [[Livorno]] e in seguito [[Bergamo]], [[Ravenna]] e [[Bologna]]. Nell'ottobre dello stesso anno sbarca ad [[Ancona]] e [[Perugia]]; a dicembre a [[Torino]], [[Pescara]] e [[Reggio Calabria]].<ref>Angelini, F. Pucci, ''Materiali per una storia del cinema delle origini''. 1981: « [...] allo stato attuale delle ricerche, la prima proiezione nelle Marche viene ospitata al Caffè Centrale di Ancona: ottobre 1896».</ref>
 
== Biografia ==
A [[Pisa]], nel 1905, apre al pubblico il [[Palazzo Agostini (Pisa)|cinema Lumière]], considerato il più antico cinema italiano fino alla sua chiusura, avvenuta il 13 febbraio [[2011]] e conseguente riapertura nel febbraio del 2013.<ref>{{cita web|url=http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2013/02/03/news/teatro-cinema-e-cibo-e-tornato-il-lumiere-1.6469458|titolo=Teatro, cinema e cibo È tornato il Lumiere |accesso=14 aprile 2015}}</ref> La sala cinematografica è situata nel retro di Palazzo Agostini. Tuttavia, alcune sperimentali proiezioni hanno avuto inizio nel secolo precedente, esattamente nel 1899, nella sala dei biliardi dell'attiguo Caffè dell'Ussero.<ref>[http://www.zonelibere.net/news/1578-chiude-il-cinema-lumiere-a-pisa-dopo-100-anni-di-attivita.html Chiude il Cinema Lumiere a Pisa dopo 100 anni di attività].</ref>
=== Gli esordi ===
La sua carriera musicale si apre nel [[1994]] quando entra a far parte della children band ''"Avenue"'', successivamente, nel [[1997]], canta nel gruppo ''[[Neposedy]]'' dove conosce [[Julia Volkova]].
 
=== Gli inizi (1896-1909)t.A.T.u. ===
Nel [[1999]] entra a far parte delle [[t.A.T.u.]], un duo composto da Lena e Julia. Il duo in origine canta in russo e la sua fama è limitata ai paesi dell'est europeo, tuttavia l'album del debutto internazionale, ''[[200 km/h in the Wrong Lane]]'' (cantato in inglese), ottiene un successo inaspettato e le ragazze raggiungono le vette delle classifiche in molti paesi europei. [[File: Lena Katina.jpg|left|thumb|Lena Katina nel 2003]]
===I primi film===
Il primo album è basato su temi fondamentalmente sentimentali, già presentati nel loro primo estratto ''[[All the Things She Said (t.A.T.u.)|All the Things She Said]]'' che parla di un amore difficile e tormentato, quello fra due ragazze. Nel 2003 Lena e Julia rappresentano la Russia all'[[Eurovision Song Contest]] con il brano ''[[Ne ver', ne bojsja]]'', classificandosi terze.
[[File:Papst leo xiii a.jpg|miniatura|sinistra|upright|Un fotogramma del più antico documentario italiano tuttora visibile che ritrae [[papa Leone XIII]]]]
Nel 2004 dopo aver smentito la notizia della relazione tra le ragazze del duo ed il divorzio professionale dal manager e creatore del gruppo Ivan Šapovalov, trascorre un periodo di riposo dovuto alla gravidanza dell'altra metà delle t.A.T.u., [[Julija Olegovna Volkova|Julia Volkova]]. Nel marzo del medesimo anno l'ex manager pubblica un album con brani di vari artisti dal titolo ''Podnebesnaya No.1'' tra i quali figura la canzone ''Belochka'' accreditata come t.A.T.u. ma in effetti eseguita dalla sola Katina<ref name="tatustory">Alessandro Paolinelli, "t.A.T.u. story", Firenze, Phasar 2013. ISBN 978-88-6358-225-3</ref>. Lena, comunque, ha successivamente affermato di aver lavorato a del materiale da solista proprio in quel periodo.
Per convenzione si fa risalire la nascita del cinema italiano alla prima proiezione pubblica del ''Cinématographe'', avvenuta il 13 marzo 1896 presso lo studio Le Lieure di Roma<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", in ''Storia del cinema mondiale'', Einaudi, Torino, 2002, vol. III, pp. 33-34.</ref>. Nel giro di pochi giorni lo spettacolo arriverà in tutte le principali città del paese.
La Katina e la Volkova tornano insieme nel [[2005]] pubblicando il disco ''[[Dangerous and Moving]]'', secondo album delle ''t.A.T.u.'' in cui si trattano argomenti diversi, e in cui troviamo varie partecipazioni fra cui quella di [[Sting]] al basso nel brano ''[[Friend or Foe]]''. Dall'album è stato estratto il singolo di successo ''[[All About Us (singolo)|All About Us]]''.
 
Durante il [[2009]] annuncia ufficialmente il suo progetto da solista<ref name= tatustory />. Lavora in collaborazione con gli stessi musicisti che hanno accompagnato il duo nella promozione di ''Dangerous And Moving'' e l'uscita del suo primo album solista è attesa entro la fine di quell'anno, ma le attese resteranno deluse.
I primi film prodotti in Italia sono [[documentario|documentari]] della durata di pochi secondi dedicati a regnanti, imperatori, papi e a ___location di varie città. Il primo operatore di rilevanza storica è [[Vittorio Calcina]], autore di cortometraggi sia in forma documentaria che a soggetto. Tra le sue "vedute" più celebri va ricordata la ripresa della visita a [[Monza]] di re [[Umberto I di Savoia|Umberto I]] e della regina [[Margherita di Savoia]], girata su commissione per conto dei fratelli Lumière<ref>Wladimiro Settimelli, ''Dall'agiografia al messaggio fotografico per la storia'', «Palatino», Roma, a. XI, 1967.</ref>. Il più antico documentario italiano tuttora visibile è ''[[Sua Santità papa Leone XIII]]'', una breve inquadratura di [[papa Leone XIII]] nei [[Giardini Vaticani]].
 
Nel dicembre [[2009]], le t.A.T.u. pubblicano su iTunes il loro ultimo album di inediti, ''[[Waste Management]]'', senza alcuna promozione. I singoli, ''[[White Robe]]'', ''[[Sparks (t.A.T.u.)|Sparks]]'' e ''[[Snowfalls]]'', vengono trasmessi da MTV Latin America, raggiungendo anche il primo posto, in alcune classifiche.
In poco tempo altri pionieri si fanno strada. A mettersi in luce è il regista e inventore [[Filoteo Alberini]], che già a partire dal 1895 perfeziona un apparecchio di ripresa non dissimile da quello dei Lumière<ref>[http://www.aicine.com/pubblicazioni/i_cineoperatori_vol1_2000.pdf Fernaldo Di Giammatteo (1999), ''Un raggio di sole si accende lo schermo'', in ''I Cineoperatori. La storia della cinematografia italiana dal 1895 al 1940 raccontata dagli autori della fotografia (volume 1°)'']</ref>. A seguire si mettono in evidenza [[Italo Pacchioni]], [[Roberto Omegna]], [[Giuseppe Filippi]] e [[Giovanni Vitrotti]].
 
Il 5 aprile [[2011]] il sito [[Billboard]] ha annunciato lo scioglimento del gruppo t.A.T.u. e l'inizio della carriera da solista delle due componenti<ref>[http://www.billboard.com/#/news/t-a-t-u-calls-it-quits-following-release-1005110702.story T.A.T.u. Calls It Quits Following Release of Remix Album]
Il successo di questi "quadri in movimento" è immediato. Pur confuso tra le tante meraviglie para-scientifiche dei padiglioni delle fiere, il cinematografo affascina per la sua capacità di mostrare con inedita precisione realtà geografiche lontane e, viceversa, di immortalare momenti quotidiani senza storia. Se la risposta delle classi popolari è entusiasta, tale novità tecnologica sarà trattata con riserva da gran parte dei ceti nobiliari, dalla carta stampa e da una cospicua fetta del mondo intellettuale.
[12]</ref>.
 
=== L'avvio della carriera solista (2010–2011) ===
Nel frattempo, il cinema scala le gerarchie della società incuriosendo le classi più abbienti. Il 28 gennaio 1897 i principi [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele]] e [[Elena del Montenegro|Elena di Montenegro]] assistono a una proiezione organizzata da Vittorio Calcina, in una sala di [[Palazzo Pitti]] a [[Firenze]]<ref>Gian Piero Brunetta, ''Guida alla storia del cinema italiano. 1905-2003'', Torino, Einaudi, 2003, p. 425.</ref>. Decisi a sperimentare il nuovo mezzo presteranno i propri volti per alcune riprese nel documentario ''S.A.R. il Principe di Napoli e la Principessa Elena visitano il [[Battistero di San Giovanni (Firenze)|battistero di S. Giovanni a Firenze]]'', seguito dalla documentazione visiva del loro matrimonio in ''Dimostrazione popolare alle LL. AA. i Principi sposi (al [[Pantheon (Roma)|Pantheon - Roma]])''<ref>Elisabetta Bruscolini, ''Roma nel cinema tra realtà e finzione'', Roma, Fondazione Scuola Nazionale di Cinema, [2003?], p.18</ref><ref>[http://www.torinocittadelcinema.it/schedafilm.php?film_id=14&stile=large Riprese degli operatori Lumière a Torino - Enciclopedia del cinema in Piemonte]</ref>.
Lena continua a lavorare al suo album durante il 2010, recandosi a [[Los Angeles]] per registrare le tracce musicali, che andranno a comporre il disco. Attraverso il sito web, i fan continuano ad essere informati sullo svolgimento del nuovo progetto. [[File:LenaKatina.2010.jpg|thumb|Lena Katina in concerto a [[Los Angeles]] nel giugno 2010]]
La svolta arriva con l'annuncio di un'esibizione al [[Pridefest]] [[2010]], il 12 giugno 2010 a [[Milwaukee]], dove Lena per la prima volta presenterà il suo progetto da solista, e attraverso un'intervista ha fatto sapere che canterà per metà canzoni delle t.A.T.u. e le restanti estratte dal suo album da solista. Lena e la band poco più tardi hanno anche diffuso attraverso il proprio sito web ufficiale, che ci sarà un pre-show del Pridefest il 30 maggio 2010, al leggendario [[Troubador]] di [[Los Angeles]].
È stato aggiunto sul sito ufficiale di Lena, il download gratis di una sua nuova canzone "Lost In This Dance".
Il 17 giugno 2011 il primo singolo di Lena Katina è stato trasmesso dalla radio FMTU 103-7 di Monterrey, in Messico. Inizialmente il brano è stato chiamato ''Never Forget You'', ma in seguito è stato rinominato ''[[Never Forget (Lena Katina)|Never Forget]]''. In un'intervista, sempre per la radio messicana FMTU, Lena Katina ha dichiarato che la canzone è dedicata a Julia Volkova, sua ex-partner nel gruppo t.A.T.u., a simboleggiare tutti i momenti che hanno vissuto insieme, ma allo stesso tempo una svolta nelle loro vite. Il 2 agosto viene pubblicato su Perezhilton.com il video ufficiale di ''Never Forget''<ref>{{cita web|url=http://perezhilton.com/2011-08-02-exclusive-tatu-lean-katina-world-premiere-solo-video|titolo=Post sul blog di Perez Hilton|accesso=4 agosto 2011}}</ref>, dove Lena vaga come un fantasma prima nell'obitorio fra le due t.A.T.u. morte (lei compresa), poi al loro funerale e infine nel cimitero davanti alle loro due lapidi; il messaggio è chiaramente una fine definitiva per il duo e una "rinascita" artistica solista.
Nello stesso periodo appare su Rawsession dove si esibisce nelle cover di ''[[Deer in the Headlights]]'' degli [[Owl City]], ''[[Mr Saxobeat]]'' di [[Alexandra Stan]], e in una versione acustica del singolo Never Forget. Di tutti i brani sono stati pubblicati i video su YouTube.
 
Ha collaborato con la band messicana [[Belanova]], con la quale ha inciso il brano ''Tic-Toc'', per il quale è stato anche girato un video.
===Nascita dell'industria cinematografica===
{{vedi anche|Nascita dell'industria cinematografica italiana}}
[[File:Image edited.jpg|thumbnail|destra|upright|Uno dei tanti loghi della [[Cines]]]]
Tra il [[1903]] e il [[1909]] il [[cinema]], sino ad allora considerato alla stregua di un fenomeno da baraccone, assume i caratteri di una vera e propria industria. Centinaia di case di produzione nascono e si moltiplicano in tutta la penisola: tra le più note si ricordano la [[Cines]], [[Milano Films]], [[Itala Film]], [[Caesar Film]], [[Ambrosio Film|Società Anonima Ambrosio]], [[Partenope Film]], [[Pasquali Film]], [[Roma Film]], e innumerevoli sigle minori destinate a durare il tempo di un film.<ref>{{cita web|url=http://sempreinpenombra.com/2012/09/28/le-case-di-produzione-in-italia-1905-1912/|titolo=Le case di produzione in Italia 1905-1912 |accesso=26 maggio 2015}}</ref> Contemporaneamente si organizza su tutto il territorio nazionale una rete capillare di sale cinematografiche, costruite in prevalenza in centri e zone urbane. Questa trasformazione porterà alla produzione di [[film]] a soggetto, che per gran parte del periodo [[cinema muto|muto]] affiancheranno la forma del documentario fino a sostituirlo completamente all'inizio della [[prima guerra mondiale]].
 
Il 19 settembre presenta, durante un'intervista per la radio russa, il suo brano ''Waiting''.
La scoperta delle potenzialità spettacolari del mezzo cinematografico favorisce lo sviluppo di un cinema di grandi ambizioni, capace di inglobare tutte le suggestioni culturali del paese. La formazione scolastica è fonte inesauribile di idee facilmente assimilabili da un pubblico generalista. Decine di personaggi incontrati sui libri di testo fanno il loro esordio sul grande schermo: il [[Conte di Montecristo]], [[Giordano Bruno]], [[Francesca da Polenta|Francesca da Rimini]], [[Lorenzino de' Medici]], [[Rigoletto]], il [[conte Ugolino]], [[Giulio Cesare]], [[Romeo e Giulietta]], [[Socrate]], [[Galileo]], [[Francesco d'Assisi]] e altre innumerevoli figure. Dal punto di vista iconografico i riferimenti principali sono i grandi artisti rinascimentali e neoclassici, non da meno i simbolisti e le illustrazioni popolari. Il primo film a soggetto, ''[[La presa di Roma]]'', viene realizzato da Filoteo Alberini nel [[1905]], in controtendenza ai generi allora di maggior successo quali i drammi passionali e storici.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/filoteo-alberini/|titolo=Filoteo Alberini - Treccani |accesso=26 maggio 2015}}</ref>
Il 9 dicembre, tramite il portale [[Kroogi]], pubblica il singolo ''[[Keep on Breathing]]'', dedicata ai bambini rimasti orfani in Giappone dopo il terremoto e lo tsunami del marzo 2011. Il ricavato dalla vendita online del brano, sarà devoluto all'associazione no - profit Ashinaga.
 
Il 13 dicembre, in tre differenti fasce orarie, sul portale Fankix viene trasmesso un suo concerto gratuito realizzato esclusivamente per il web, seguito da una video chat in tempo reale in cui ha risposto alle domande dei fan.
== Periodo aureo (1910-1919) ==
Nei primi anni dieci l'industria cinematografica conosce un rapido sviluppo. Nel [[1912]], l'anno della massima espansione, vengono prodotti a Torino 569 film, a Roma 420 e a Milano 120<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", in ''Storia del cinema mondiale'', vol. III, Einaudi, Torino, 2000, p. 38.</ref>. Nei tre anni che precedono la [[Prima guerra mondiale]], mentre la produzione si consolida, vengono esportati in tutto il mondo film mitologici, comici e drammatici. Con la fine del decennio Roma si impone definitivamente come principale centro produttivo e tale resterà, nonostante le periodiche crisi dell'industria, fino ai giorni nostri.
 
=== Varie collaborazioni e riunione delle t.A.T.u. (2012–2013) ===
===I kolossal storici===
Lena torna sulle scene con il remix del singolo ''[[Never Forget (Lena Katina)|Never Forget]]'', pubblicato il 12 marzo 2012, grazie al DJ producer [[Dave Audé]] che la sceglie come featuring per questo pezzo lanciatissimo subito in vetta alla Billboard Dance/Club Play Songs<ref>{{cita web|url=http://www.billboard.com/charts/dance-club-play-songs#/charts/dance-club-play-songs?chartDate=29 aprile 2012|titolo=Classifica Billboard U.S.Club/Dance Songs|accesso=15 luglio 2012}}</ref>
[[File:Cabiria poster.jpg|thumb|sinistra|upright|Locandina di ''[[Cabiria]]'' ([[1914]]) di [[Giovanni Pastrone]]]]
[[File:LenaKatina.SanPetersburg.jpg|left|miniatura|Lena Katina nel 2012 in concerto a [[San Pietroburgo]], [[Russia]]]]
Nel momento di massivo sviluppo produttivo, il genere storico perde il suo carattere pedagogico e illustrativo a favore di quello più spettacolare. I kolossal presentati nei primi anni del novecento mostrano tutte le ambizioni dell'[[Età giolittiana|Italia giolittiana]] che celebra sul grande schermo avvenimenti dell'antichità, con aspirazioni proprie di una potenza internazionale. Prima ancora dell'avvento del fascismo, questi film rievocano i trionfi degli antichi imperi romani, di cui si rivendica con orgoglio la discendenza culturale<ref>Maria Wyke, ''Projecting the Past. Ancient Rome, Cinema and History'', Psychology Press, Londra, 1997.</ref>. La [[Guerra italo-turca|conquista della Libia]] segna l'avvicinamento definitivo tra il sostrato nazionalista di questi film e la politica imperialista.
Nel mese di maggio 2012 viene pubblicato sul web il video - registrato nel mese di novembre 2011 - del brano ''Melody'' di Clark Owen featuring Lena.
Nel mese di settembre 2012, viene pubblicato il singolo ''Shot'' di Lena feat. il [[rapper]] russo T-Killah.
Il 24 ottobre esce un'altra collaborazione ''Paradise'' feat. [[Sergio Galoyan]]. Il testo della canzone è stato scritto dal fidanzato della Katina, Sash Kuzma.
 
L'11 dicembre [[2012]], tre anni dopo l'ultima esibizione ufficiale delle [[t.A.T.u.]], Lena torna a cantare con [[Julia Volkova]] in una riunione straordinaria del duo durante una delle serate finali del [[talent show]] rumeno [[The Voice (programma televisivo)|The Voice of Romania]]<ref>[http://stirileprotv.ro/show-buzz/entertainment/rusoaicele-de-la-t-a-t-u-invitate-speciale-la-vocea-romaniei.html Vocea Romaniei. Le t.A.T.u. di nuovo insieme a The Voice Romania]</ref>.
L'archetipo del filone è il ''[[Nerone (film 1909)|Nerone]]'' ([[1909]]) di [[Luigi Maggi]] e [[Arrigo Frusta]]. La pellicola si ispira all'opera di [[Pietro Cossa]] che si rifà iconograficamente alle acqueforti di [[Bartolomeo Pinelli]], al [[neoclassicismo]] e allo spettacolo ''Nero, or the Destruction of Rome'' rappresentato dal [[circo Barnum]].<ref>Mario Verdone, ''Spettacolo romano'', Golem, Roma, 1970, pp. 141-147.</ref> Seguono ''[[Marin Faliero, doge di Venezia]]'' ([[1909]]) di [[Giuseppe De Liguoro]], ''Otello'' (1909) di [[Yambo]] e ''[[L'Odissea (film 1911)|Odissea]]'' ([[1911]]) di Bertolini, Padovan e De Liguoro. ''[[L'Inferno (film 1911 Milano Films)|L'Inferno]]'' ([[1911]]), prima ancora che un adattamento della [[Inferno (Divina Commedia)|cantica dantesca]], è una traduzione cinematografica delle incisioni di [[Gustave Doré]] che sperimenta l'integrazione tra effetti ottici e azione scenica, mentre ''[[Gli ultimi giorni di Pompei (film 1913)|Gli ultimi giorni di Pompei]]'' ([[1913]]) di [[Mario Caserini]] ricorre a innovativi effetti speciali.
Nel mese di febbraio 2013, Lena appare nuovamente sulla rivista [[Maxim (periodico)|Maxim]]<ref>[http://www.maximonline.ru/devushki/stars/_article/lena-katina-tatu/ Maximonline.ru Lena Katina]</ref>, dove era già apparsa assieme alle [[t.A.T.u.]] nel [[2003]] e nel [[2008]].
 
L'8 marzo 2013 Lena Katina annuncia di aver interrotto la collaborazione con il suo attuale manager Tristram T. Buckley che per questo motivo alcuni mesi dopo la citerà in giudizio<ref>[http://www.tmz.com/2013/06/09/tatu-lena-katina-manager-lawsuit/ t.A.T.u. Singer Sued I Resurrected Kissing Duo Now Pay Me $20,000,000]</ref>. Il 14 aprile dello stesso anno, Lena Katina si esibisce live in un concerto online sulla piattaforma StageIt, durante il quale esegue per la prima volta in pubblico due nuove canzoni, ''Walking In The Sun'' e ''[[Lift Me Up (Lena Katina)|Lift Me Up]]'', brano quest'ultimo che vede come autrice la statunitense [[Jasmine Ash]].
Il primo regista a sfruttare in modo coerente questo enorme apparato spettacolare è [[Enrico Guazzoni]], già pittore e scenografo di fama. Nel suo ''[[Quo vadis? (film 1912)|Quo vadis?]]'' ([[1912]]) i personaggi e lo spazio scenico creano rapporti finora inediti, esaltando la dialettica tra individuo e massa che sarà al centro dei futuri film storici. In merito alla trama i reali accadimenti della storia rimangono sullo sfondo, mentre in primo piano si agitano drammi personali derivanti dal melodramma<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", cit., p. 43.</ref>. Il successo internazionale del film segna la maturazione del genere e permette a Guazzoni di realizzare film sempre più spettacolari come ''[[Cajus Julius Caesar]]'' (1913) e ''[[Marcantonio e Cleopatra]]'' ([[1913]]). Dopo Guazzoni si inseriscono [[Emilio Ghione]], [[Febo Mari]], [[Carmine Gallone]], [[Giulio Antamoro]] e tanti altri che contribuiscono all'espansione del genere.
 
Il 25 aprile 2013 Lena si riunisce con [[Julia Volkova]] in un concerto delle [[t.A.T.u.]] a Mosca. Due giorni dopo torna ad esibirsi da solista in un concerto al Central Station Club di Mosca, dove presenta il nuovo brano dance ''Something I Said''. Il 14 aprile viene pubblicato il video di ''Ya budu ryadom'' (versione in russo del singolo ''Shot'', in collaborazione con T-Killah). A giugno viene pubblicato anche il video di ''Shot''.
[[Giovanni Pastrone]] è il regista più interessato alla ricerca di soluzioni scenografiche inedite. Già in ''[[La caduta di Troia]]'' ([[1911]]) sperimenta originali costruzioni prospettiche, ma è con il celebre ''[[Cabiria]]'' ([[1914]]) che la sua filmografia e l'intero genere raggiungono l'apice. Concepito come un autentico film-evento (anche grazie alla collaborazione di [[Gabriele D'Annunzio]]), l'opera colpisce il pubblico per le sue innovazioni tecniche tra cui l'uso dei carrelli e del [[primo piano]]. La complessità della trama, l'uso espressivo del trucco e l'opulenza scenografica contribuiscono alla sua fama di "oggetto d'arte" capace di superare i limiti del mezzo cinematografico<ref>Gianni Rondolino, Paolo Bertetto, ''Cabiria e il suo tempo'', Torino, 1998.</ref>.
Il 24 settembre viene ufficialmente pubblicato su iTunes e sulle altre piattaforme musicali il singolo ''[[Lift Me Up (Lena Katina)|Lift Me Up]]'' (assieme alla versione in spagnolo ''Levantame''); lo stesso giorno la videoclip viene diffusa in anteprima mondiale sull'emittente televisiva musicale satellitare [[Music Box Italia]] (il produttore esecutivo della clip è Alessandro Paolinelli, autore della biografia italiana delle t.A.T.u<ref>{{Cita libro|autore = Alessandro Paolinelli|titolo = "t.A.T.u story"|anno = 2013|editore = Phasar|città = Firenze}}</ref>) e la settimana seguente viene caricata su [[YouTube]]. Nel video, girato a Los Angeles dal regista [[David Lehre]] per la Vendetta Studios, Lena e i componenti della sua band si alternano ad attaccare su un muro in mattoni le fotografie dei fan ricevute, sino a formare la scritta "Thank U".
 
A fine estate, le t.A.T.u. vestono nuovamente i panni delle scolarette russe (proprio come un decennio prima), prendendo parte allo spot pubblicitario della famosa barretta [[Snickers]], girato in [[Giappone]].
Dopo il grande successo di ''Cabiria'', con il mutare dei gusti del pubblico e le prime avvisaglie della crisi industriale, il genere comincia a mostrare segni di stanchezza. Il progetto di Pastrone di adattare la ''Sacre scritture'' con migliaia di comparse resta irrealizzato. Il ''[[Christus (film 1916)|Christus]]'' ([[1916]]) di Antamoro e ''[[La Gerusalemme liberata (film 1918)|La Gerusalemme liberata]]'' ([[1918]]) di Guazzoni restano notevoli per la complessità iconografica ma non offrono novità sostanziali. Nonostante sporadici tentativi di riallacciarsi al ''grandeur'' del passato, il filone dei kolossal storici si esaurisce all'inizio degli anni venti.
Il 27 settembre 2013, le t.A.T.u. si ritrovano ancora una volta insieme per un concerto esclusivo a [[Kiev]] dedicato a tutti i fan che le hanno supportate in tutti gli anni della carriera del gruppo. Nei mesi di novembre e dicembre, Lena e Julia si riuniscono per alcuni concerti in [[Russia]].
 
=== ''This Is Who I Am'' / ''Esta Soy Yo'' (2014–2016) ===
=== Le dive ===
Il 7 febbraio, le [[t.A.T.u.]] si esibiscono con ''[[Nas Ne Dogonjat]]'' (versione russa di ''[[Not Gonna Get Us]]'') al pre-show delle Olimpiadi Invernali di Sochi 2014<ref>[http://news.mtv.it/musica/sochi-2014-fra-le-polemiche-anti-gay-le-t-a-t-u-si-riuniscono-per-la-cerimonia-inaugurale/ News MTV.it]</ref>. L'interesse mediatico catalizzato dallo storico duo tornato ad esibirsi dopo anni in una manifestazione di importanza mondiale, induce Julia e Lena a presentare a sorpresa al "Big Love Show" di Mosca il 14 febbraio, un nuovo singolo ''[[Ljubov' v každom mgnovenii]]'' ("''Любовь в каждом мгновении''"), in inglese "Love in Every Moment". Il singolo, composto dal rapper russo Ligalize (Andrey Vladimirovich Menshikov), riporta però nei credits, oltre a quelli di Legalize e di Mike Tompkins, i nomi di Lena Katina e Julia Volkova anziché quello del gruppo t.A.T.u.<ref>[http://www.rnbjunk.com/t-t-u-ft-legalize-love-every-moment-nuova-canzone/ Ljubov v kazhdom mgnovenii, nuovo singolo delle t.A.T.u.]</ref>.
[[File:FBertiniAssunta S1915.jpg|destra|thumb|[[Francesca Bertini]] sul set del film ''[[Assunta Spina (film 1915)|Assunta Spina]]'' ([[1915]])]]
[[File:Lena Katina Mexico (cropped).jpg|miniatura|Lena Katina in concerto in [[Messico]]]]
Tra il [[1913]] e il [[1920]] si assiste all'ascesa, allo sviluppo e al declino del fenomeno del divismo cinematografico, nato con l'uscita di ''[[Ma l'amor mio non muore (film 1913)|Ma l'amor mio non muore]]'' ([[1913]]) di [[Mario Caserini]]. Il film ha un successo di pubblico enorme e codifica la recitazione e l'estetica del divismo femminile. La recitazione di [[Lyda Borelli]] esercita una grandissima influenza per tutto il decennio e contribuisce a rinnovare l'immaginario romantico con influenze melodrammatiche, decadenti e simboliste.<ref>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=PKuFonu_l-YC&pg=PA14&lpg=PA14&dq=ma+l%27amor+mio+non+muore+nascita+del+divismo&source=bl&ots=jRJZQfO6_0&sig=qzyjkMbihoEQANxFXQYp9V21dew&hl=it&sa=X&ei=rdxkVZDZG8f-ygO5poHYBw&ved=0CE4Q6AEwCA#v=onepage&q=ma%20l'amor%20mio%20non%20muore%20nascita%20del%20divismo&f=false|titolo=Storia del cinema italiano - Lino Aulenti|accesso=26 maggio 2015}}</ref>
Quella che appare una ''reunion'' stabile del gruppo tuttavia ha durata brevissima<ref>[https://hiccupsmusic.wordpress.com/2014/02/23/%D0%BB%D1%8E%D0%B1%D0%BE%D0%B2%D1%8C-%D0%B2-%D0%BA%D0%B0%D0%B6%D0%B4%D0%BE%D0%BC-%D0%BC%D0%B3%D0%BD%D0%BE%D0%B2%D0%B5%D0%BD%D0%B8%D0%B8-il-nuovo-e-ultimo-singolo-delle-t-a-t-u/ ultimo singolo per le t.A.T.u.]</ref>: il 17 febbraio, Lena Katina pubblica infatti un video su YouTube nel quale afferma che a causa di gravi divergenze con la ex collega Julia Volkova e il suo team, non potranno più essere possibili collaborazioni future tra le due artiste<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=7zYvKwFQWvs La reunion delle t.A.T.u. è annullata]</ref>. Il video di ''[[Ljubov' v každom mgnovenii]]'' diretto e prodotto da Elena Kiper, verrà girato in Polonia la settimana seguente facendo attenzione a non far incontrare mai sul set Julia e Lena come espressamente richiesto da quest'ultima.
 
Prima dell'estate, Lena Katina lavora al suo nuovo singolo in russo ''Novaya Lyubov'', scritto dall'ex manager e fondatore delle t.A.T.u. [[Ivan Shapovalov]]. Il brano viene presentato all'evento "Ledokol" il 21 giugno ed è una cover ufficiale della canzone ''No Ordinary Love'' di [[Sade Adu]] del 1992. L'uscita del brano, inizialmente prevista per luglio, non è stata ancora annunciata, mentre il 2 settembre attraverso un video diffuso sul suo sito web Lena Katina ha annunciato che il 7 ottobre verrà pubblicato il suo nuovo singolo ''[[Who I Am (Lena Katina)|Who I Am]] '' (un breve snippet del quale circolava in rete da tempo) come anticipazione del suo primo album da solista dal titolo ''[[This Is Who I Am (Lena Katina)|This Is Who I Am]] ''la cui uscita è invece programmata per il 18 novembre. L'album sarà presentato in anteprima a Roma, in un concerto con la full band il 14 novembre all'Auditorium Parco della Musica<ref>[http://www.auditorium.com/eventi/novembre Auditorium Parco Della Musica<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, durante il quale Lena si esibisce in un inedito duetto con la cantante italiana [[Noemi Smorra]] eseguendo per la prima volta in pubblico il brano ''Golden Leaves''<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.panorama.it/musica/lena-katina-tatu-who-i-am/|titolo = Panorama.it - Lena Katina: dalle t.A.T.u. alla carriera solista|accesso = |data = }}</ref>'' ''inserito come bonus track nell'edizione italiana del suo album.'' ''
Nel giro di pochi anni si affermano [[Francesca Bertini]], [[Pina Menichelli]], [[Rina De Liguoro]], [[Leda Gys]], [[Eleonora Duse]] e [[Italia Almirante Manzini]]. Film come ''[[Fior di male]]'' ([[1914]]) di Carmine Gallone, ''[[Il fuoco (film)|Il fuoco]]'' ([[1915]]) di Pastrone, ''[[Rapsodia satanica]]'' ([[1917]]) di [[Nino Oxilia]] e ''[[Cenere (film)|Cenere]]'' ([[1917]]) di [[Febo Mari]] arrivano a modificare il costume nazionale, imponendo canoni di bellezza, oggetti del desiderio e modelli di comportamento tra i più disparati. Questi modelli, fortemente stilizzati secondo le tendenze culturali e artistiche dell'epoca, non hanno legami con la realtà ma sintetizzano la recitazione melodrammatica, il gesto pittorico e la posa teatrale<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", cit., pp. 47-52.</ref>.
 
L'8 novembre, Lena accompagna il gruppo [[Vintage (gruppo musicale)|Vintage]] in concerto a Mosca e subito dopo vola in Italia per girare le videoclip di ''[[Golden Leaves]]'' e'' An Invitation''<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2014/11/14/lena-katina-ecco-perche-in-russia-amano-al-bano-e-cutugno-1.1344169|titolo = Il Tempo 14.11.2014 - Lena Katina: ecco perché in Russia amano Al Bano e Cotugno|accesso = |data = }}</ref>''. ''Quest'ultima sarà il secondo singolo estratto dall'album nella primavera del 2015. Durante la sua permanenza in Italia Lena Katina è ospite della trasmissione radiofonica della [[Rai]] [[Radio 2 SuperMax]] dove canta in diretta il successo delle [[t.A.T.u.]] ''[[All the Things She Said (t.A.T.u.)|All the Things She Said]]'' riarrangiata in versione semi-acustica<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.rnbjunk.com/lena-katina-canta-all-the-things-she-said-in-acustico-su-rai-radio-2/|titolo = RnB Junk - Lena Katina canta All The Things She Said in acustico du Rai Radio 2|accesso = |data = }}</ref>.
[[Francesca Bertini]] è, dopo Lyda Borelli, la seconda grande diva del cinema italiano. Dotata di una maggiore versatilità rispetto alle dive contemporanee, passa dalla commedia al dramma passionale ricoprendo vari ruoli sociali e comunicando con efficacia un'ampia gamma di sentimenti. In ''[[Assunta Spina (film 1915)|Assunta Spina]]'' ([[1915]]) di [[Gustavo Serena]] si allontana dalle influenze liberty per avvicinarsi a una recitazione più naturalistica che ne favorisce la forza espressiva<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", cit., p. 51.</ref>.
 
Il 26 novembre è ospite alla stazione radio 'Love Radio', dove presenta il brano ''Ya - eto ya'', versione russa del singolo ''Who I Am''. Il brano sarà presente nella versione deluxe dell'album ''[[This Is Who I Am (Lena Katina)|This Is Who I Am]]'', in uscita il prossimo anno.
Nonostante la diversità delle interpreti e dei film, il modello femminile che emerge dal cinema di questo periodo è sostanzialmente riconducibile al modello melodrammatico, anche se contaminato dal decadentismo dannunziano e dalle teorie di [[Cesare Lombroso|Lombroso]]. Il rinomato medico e antropologo, a proposito di tali figure femminili, sentenzierà: «ora innocenti e pure, ora deliranti e in preda al "déreglement de tous les sens", ora madri dolcissime a cui viene negata la maternità, ora donne capaci di amare oltre la stessa morte»<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", cit., p. 52.</ref>. Soltanto negli anni venti, con la crisi produttiva e il tramonto delle dive, sarà possibile l'emergere di una figura femminile più realistica, priva di un'aura divina e più accessibile allo spettatore.
 
Il 12 gennaio [[2015]] viene pubblicata sul sito fanpage.it la videoclip di ''[[Golden Leaves]]''<ref>[http://youmedia.fanpage.it/video/af/VLPdr-SwDupKzlDg Golden Leaves - Lena Katina feat. Noemi Smorra [ESCLUSIVO&#93;<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il 13 gennaio il video è disponibile online anche su [[YouTube]].
=== Il cinema futurista ===
[[File:Thais bragaglia 1918 03.jpg|thumb|sinistra|Un fotogramma di ''[[Thaïs (film 1917 Italia)|Thaïs]]'' ([[1917]]) di [[Anton Giulio Bragaglia]]]]
{{vedi anche|Cinema futurista}}
Nella prima decade del novecento l'[[Futurismo|avanguardia futurista]] subisce la fascinazione del mezzo cinematografico. Con il suo interesse per la rapidità e la violenza espressiva, il futurismo trova nel cinema un'arte giovane, meno compromessa con la retorica passatista, e soprattutto aperta ai futuri sviluppi tecnologici. Nel ''Manifesto della cinematografia futurista'' ([[1916]]) [[Filippo Tommaso Marinetti]], [[Bruno Corra]], [[Emilio Settimelli]], [[Arnaldo Ginna]] e [[Giacomo Balla]] descrivono il cinema come l'arte capace di sintetizzare tutte le tendenze sperimentali dell'epoca. Così facendo, rivendicano l'uso di "drammi di oggetti", "sinfonie di linee e colori" e "giochi delle proporzioni" per superare i limiti del naturalismo ottocentesco. Il cinema che auspicano è "antigrazioso, deformatore, impressionista, sintetico, dinamico, parolibero".<ref name = "ft">{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/futurismo_%28Enciclopedia_del_Cinema%29/|titolo=Il cinema futurista - Treccani |accesso=26 maggio 2015}}</ref>
 
Il 6 marzo, Lena annuncia la data di uscita del nuovo singolo ''[[An Invitation]]'', prevista per il 12 marzo. Lo stesso giorno, sul suo canale YouTube ufficiale, viene caricata una breve anteprima della clip<ref>[http://www.idolator.com/7583611/lena-katina-preview-my-invitation-teaser-video-watch Lena Katina Previews “My Invitation” Video: Watch | Idolator<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il video viene presentato ufficialmente a Roma, nel medesimo hotel dove la clip è stata girata<ref>{{Cita web|autore =|url =http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/musica/2015/03/15/il-futuro-di-lena-katina-la-russia-di-putin-andra-sempre-meglio-1.1390908|titolo =Il Tempo 15.3.2015 - Il futuro di Lena Katina: la Russia di Putin andrà sempre meglio|accesso =|data =|urlmorto =sì|urlarchivio =https://web.archive.org/web/20150402094330/http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/musica/2015/03/15/il-futuro-di-lena-katina-la-russia-di-putin-andra-sempre-meglio-1.1390908|dataarchivio =2 aprile 2015}}</ref>, durante una conferenza strampa alla quale partecipano - oltre a Lena Katina - anche i registi [[Francesco Sperandeo]] e [[Livia Alcalde]] ed i produttori italiani [[Alessandro Paolinelli]] e [[Fernando Alba]] della [[Maqueta Records]].<ref>{{Cita web|autore = |url =http://www.metronews.it/blog/you-metro-live/lena-katina-presenta-il-suo-video-invitation-realizzato-italia-guarda-la|titolo = Metro News 13.3.2015 - Lena Katina presenta il suo video "An Invitation" realizzato in Italia|accesso = |data = }}</ref><ref>{{Cita web|autore = Lisa Bernardini|url = http://roma.ilquotidianoitaliano.it/tag/an-invitation/|titolo = "An Invitation" - Il nuovo videoclip della pop star russa Lena Katina|accesso = |data = }}</ref>
Al di là della dichiarazione d'intenti, il futurismo non riuscirà a far proprio il nuovo mezzo di espressione, né sarà in grado di lasciare un segno duraturo nella sua evoluzione. A contrario sarà il cinema a influenzare la produzione artistica del movimento, grazie al montaggio, ai primi piani, al taglio eccentrico delle immagini, all'uso di didascalie, stacchi e dissolvenze<ref>Giovanni Lista, "Futurisme et cinéma", in ''Peinture, cinéma, peinture'', Nathan, Parigi, 1989, p. 59.</ref>.
 
Il 2 e 3 aprile [[2016]], dopo una pausa durata più di un anno dovuta alla maternità, Lena torna in concerto a [[Oberhausen]], in [[Germania]].
I film riconducibili al movimento sono pochissimi. Oltre ai film astratti dipinti su pellicola da Bruno Corra e Arnaldo Ginna, andati perduti, i lungometraggi più significativi sono soltanto due: ''[[Thaïs (film 1917 Italia)|Thaïs]]'' ([[1917]]) di [[Anton Giulio Bragaglia]] e ''[[Vita futurista]]'' (1916), di [[Arnaldo Ginna]]. Il primo nasce sulla base del trattato estetico del suo stesso autore denominato ''Fotodinamismo futurista'' (1911). L'opera, costruita attorno a una vicenda melodrammatica e decadente, rivela molteplici influenze artistiche diverse dal futurismo marinettiano: basti pensare alle scenografie [[Secessione viennese|secessioniste]], all'arredamento [[Art Nouveau|liberty]] e ai momenti astratti e [[surrealismo|surreali]] che contribuiscono a creare un forte sincretismo formale. Il secondo è una sorta di verifica pratica delle tesi esposte nel ''Manifesto''. Ironico e intenzionalmente provocatorio, il film ricorre a numerosi effetti speciali (parti colorate a mano, viraggi, inquadrature eccentriche, montaggio anti-naturalistico) per stimolare le reazioni emotive dello spettatore. Nello stesso periodo Bragaglia realizza altri film come ''Perfido incanto'', ''Il mio cadavere'' e il cortometraggio ''Dramma nell'Olimpo'', tutti completamente perduti.<ref name = "ft"/>
 
Il 15 giugno, Lena annuncia che il 1º luglio 2016 sarà pubblicata la versione spagnola dell'album ''[[This Is Who I Am (Lena Katina)|This Is Who I Am]]'', dal titolo ''[[Esta Soy Yo (album)|Esta Soy Yo]]''<ref>[https://www.facebook.com/KatinaLena/photos/a.426782629519.201847.115424574519/10154258848804520/?type=3&theater/ ''Esta Soy Yo'']</ref>. Lo stesso giorno, in concomitanza con la pubblicazione dell'album, Lena si esibisce al [[Gay pride|Gay Pride Festival]] di [[Madrid]]. Primo singolo dell'album è ''[[Levántame]]'', versione spagnola del singolo del 2013 ''[[Lift Me Up (Lena Katina)|Lift Me Up]]''.
== La grande crisi e l'avvento del sonoro (1920-1930) ==
[[File:Roberto Roberti 1918.jpg|miniatura|destra|upright|Il regista [[Roberto Roberti]]]]
Con la fine della [[Prima guerra mondiale|Grande guerra]] il cinema italiano attraversa un periodo di crisi dovuto a molti fattori: disorganizzazione produttiva, aumento dei costi, arretratezza tecnologica, perdita dei mercati esteri e incapacità di far fronte alla concorrenza internazionale, in particolare quella hollywoodiana<ref>Gian Piero Brunetta, ''Storia del cinema italiano'', vol. I, Laterza, Roma, 1993, p. 245.</ref>. Tra le cause principali va segnalata la mancanza di un ricambio generazionale con una produzione ancora dominata da magnati e autori di formazione letteraria, incapaci di far fronte alle sfide della modernità. La prima metà degli anni venti segna un netto riflusso produttivo: dai 350 film prodotti nel 1921 si passa ai 60 del 1924<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", cit., p. 57.</ref>.
 
=== 2017–in corso ===
Resistono ancora i drammi passionali, perlopiù ripresi da testi classici o popolari e diretti da specialisti come [[Roberto Roberti]]; assieme a questi ottengono consensi i [[kolossal]] religiosi di [[Giulio Antamoro]] e i film d'ambienti e atmosfere proprie del [[feuilleton]]. Letteratura e teatro sono ancora le fonti narrative privilegiate. Sulla scorta dell'ultima generazione di dive, si diffonde un cinema sentimentale al femminile, incentrato su figure ai margini della società che, invece di lottare per emanciparsi (come accade nel contemporaneo cinema hollywoodiano), attraversano un autentico calvario spirituale allo scopo di preservare la propria virtù. La protesta e la ribellione da parte delle protagoniste femminili sono fuori discussione. È un cinema fortemente conservatore, legato a regole sociali sconvolte dalla guerra e in via di dissoluzione in tutta Europa. Un caso esemplare è quello di ''[[La storia di una donna]]'' ([[1920]]), con [[Pina Menichelli]] e diretto da [[Eugenio Perego]], che usa una costruzione narrativa originale per proporre, con toni melodrammatici, una morale ottocentesca<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", in ''Storia del cinema mondiale'', vol. III, Torino, Einaudi, 2000, p. 56.</ref>. Un filone particolare è quello di ambientazione napoletana, grazie all'opera della prima regista donna del cinema italiano, [[Elvira Notari]], che dirige numerosi film tratti da famose sceneggiate, canzoni napoletane, romanzi d'appendice oppure ispirati a fatti di cronaca.
Nel mese di ottobre [[2017]] Lena rilascia il singolo ''Silent Hills'' in collaborazione con il compositore e produttore europeo Jus Grata. Due mesi dopo viene rilasciata una seconda collaborazione, ''Here I Go Again'', questa volta con Daddy Mercury.
 
Durante il concerto tenutosi a [[Mosca (Russia)|Mosca]] il 3 marzo [[2018]], la cantante si esibisce con quattro nuove canzoni: ''Stay The Same'', ''Wake Up Call'', ''Suka-Ljubov''' e ''Posle Nas''. Quest'ultima, il cui titolo in russo significa ''"dopo di noi"'', è una ballata dedicata alle [[t.A.T.u.]]. Il pezzo viene accompagnato da un video nel quale vengono mostrate alcune immagini di Lena e Julia ai tempi del duo nel 2001, quando avevano sedici anni. Lena ha ringraziato i fan del gruppo per il continuo supporto che continuano a mostrare verso le ragazze anche dopo lo scioglimento, affermando che "il ricordo delle t.A.T.u. rimarrà per sempre nel mio cuore con nostalgia. Ma dopo le t.A.T.u., dopo di noi, ci sarà la musica... per sempre".
[[File:Alessandro Blasetti.jpg|miniatura|sinistra|upright|[[Alessandro Blasetti]]]]
In realtà la produzione italiana di questo periodo è marginale e il mercato è dominato dai film hollywoodiani. L'unico produttore capace di adeguarsi alla situazione è [[Stefano Pittaluga]], destinato a esercitare un controllo quasi assoluto sui film italiani fino agli anni trenta. Tra i registi in grado di misurarsi con le produzioni europee troviamo [[Lucio D'Ambra]], [[Carmine Gallone]] e soprattutto [[Augusto Genina]]. Realizzatore versatile e attento ai gusti del pubblico, Genina si dedica con facilità alla commedia brillante, ai melodrammi e ai film d'avventura, ottenendo spesso grandi successi al botteghino. Il suo ''Cyrano de Bergerac'' ([[1923]]) è il maggiore incasso del periodo, mentre ''Miss Europa'' ([[1930]]) sfrutta con efficacia la moda del divismo e contamina il melodramma con scorci realisti. Per tutti gli anni trenta sarà uno dei registi di punta del cinema fascista<ref>Sergio Grmek Germani, Vittorio Martinelli, ''Il cinema di Augusto Genina'', Biblioteca dell'Immagine, Pordenone, 1989.</ref>.
 
In estate viene pubblicato il singolo in russo ''Kosy''.
Si dovrà attendere la fine del decennio per trovare pellicole di maggior respiro. In questo periodo un gruppo di intellettuali vicini alla rivista ''[[Rivista del cinematografo|Cinematografo]]'' e guidati da [[Alessandro Blasetti]] lancia un programma semplice quanto ambizioso. Consapevoli dell'arretratezza culturale italiana, decidono di rompere ogni legame con la tradizione precedente attraverso una riscoperta del mondo contadino, fino ad allora praticamente assente nel cinema italiano. ''[[Sole (film 1929)|Sole]]'' (1929) di Alessandro Blasetti mostra l'evidente influenza delle avanguardie sovietiche e tedesche nel tentativo di rinnovare la cinematografia italiana, in accordo con gli interessi del regime fascista.<ref>{{cita web|url=http://spigolature.net/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=706:il-paesaggio-rurale-nel-cinema-italiano-1930-1980&catid=285:assaggi-di-cinema&Itemid=74|titolo=Il paesaggio rurale nel cinema italiano |accesso=26 maggio 2015}}</ref>
Su [[instagram]] la cantante fa sapere che sarà pubblicato anche un nuovo singolo, dal titolo ''McDonald's'', in uscita a settembre. Quest'ultimo, come rivelato dalla Katina, è un pezzo che ha tratto ispirazione dal film ''[[Paradiso + Inferno|Candy]]'', diretto da [[Neil Armfield]]. Il brano viene accompagnato da un video [[mukbang]] in cui Lena mangia un hamburger, ricreando la famosa scena dell'icona [[pop art]] [[Andy Warhol]] tratta dal documentario ''[[66 Scenes from America]]'' (1982), diretto da [[Jørgen Leth]].
[[File:Dria_Paola_1930.jpg|thumb|destra|upright=0.7|La locandina del primo film sonoro italiano ''[[La canzone dell'amore]]'' (1930), di [[Gennaro Righelli]]]]
Un terzo singolo, ''Kuriš''', viene pubblicato il 15 dicembre 2018.
''[[Rotaie (film)|Rotaie]]'' ([[1930]]) di [[Mario Camerini]] fonde il genere tradizionale della commedia con il [[kammerspiel]] e il film realista, rivelando l'abilità del regista nel tratteggiare i caratteri della media borghesia<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", cit., pp. 59-60.</ref>. Il film è l'unica opera del periodo a far esplicito cenno alla "grande depressione", meglio conosciuta come ''[[crisi del 29]]''.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2891}}</ref> Pur non essendo paragonabili ai risultati più alti del cinema internazionale del periodo, i lavori di Alessandro Blasetti e Mario Camerini testimoniano un avvenuto passaggio generazionale tra i registi e gli intellettuali italiani, e soprattutto un'emancipazione dai modelli letterari e un avvicinamento ai gusti del pubblico. Una volta riorganizzata l'industria, i frutti di questa rinascita saranno presto messi al servizio del regime fascista.
 
Nell'aprile [[2019]], sulle sue pagine social, Lena Katina comunica che il 12 dello stesso mese uscirà il nuovo singolo in russo ''Startrek''.
Tra le altre cose, Blasetti ha avuto il merito di essere stato il primo artista in Italia ad aver sperimentato il sonoro nella pellicola ''[[Resurrectio]]'', del [[1930]]<ref name=Gori20>Gianfranco Gori, ''Alessandro Blasetti''. Firenze, La nuova Italia, 1984. p. 20</ref> e il colore nel film ''Caccia alla volpe nella campagna romana'', del [[1938]].<ref>Gianfranco Gori, op. cit., p. 62</ref> Inoltre, ha di fatto forzato i limiti di quanto fosse lecito mostrare sul grande schermo, proponendo le prime nudità del cinema italiano (''[[La corona di ferro]]'' e ''[[La cena delle beffe (film)|La cena delle beffe]]'' del 1941). Nel 1982, per l'intero complesso della sua opera, riceve al [[Festival di Venezia]] l'ambito [[Leone d'oro alla carriera]].
Nel frattempo viene distribuito nelle sale il primo film sonoro italiano: ''[[La canzone dell'amore]]'' ([[1930]]), diretto dal regista [[Gennaro Righelli]], e tratto da un racconto di [[Luigi Pirandello]]. L'opera ottiene un grande successo di pubblico, anche in virtù della colonna sonora composta da [[Cesare Andrea Bixio]] che annovera il fortunato brano ''[[Solo per te Lucia]]''.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/gennaro-righelli_(Enciclopedia-del-Cinema)/|titolo=Gennaro Righelli - Treccani |accesso=26 maggio 2015}}</ref> Con il passaggio al sonoro la maggior parte degli attori del cinema muto si ritrova squalificata. L'epoca delle dive e dei forzuti, sopravvissuta a stento agli anni venti, è definitivamente terminata. Nonostante alcuni interpreti passeranno alla regia o alla produzione, l'arrivo del sonoro favorirà il ricambio generazionale e la conseguente modernizzazione delle strutture.
 
== Carriera cinematografica ==
==Il cinema fascista (1922-1945)==
[[File:Lena Katina 2011.jpg|miniatura|Lena Katina alla prima del film ''[[You and I (film)|You and I'']]'']]
{{vedi anche|Cinecittà}}
Nel [[2007]] ha esordito nel mondo del cinema al fianco di [[Julia Volkova]] e [[Mischa Barton]] nel film ''[[You and I (film)|You and I]]'', la storia di due ragazze adolescenti che si incontrano e si innamorarano ad un concerto delle [[t.A.T.u.]] a Mosca. Il film è basato sul romanzo ''t.A.T.u. Come Back'', che è stato a sua volta basato su eventi realmente accaduti. Tornerà a recitare nel [[2014]] nel corto ''Together Apart'', presentato al [[Festival di Cannes 2014]].
[[File:luce2.jpg|upright=1.3|thumb|sinistra|L'Istituto Luce nella nuova sede del 1937]]
Consapevole dell'importanza del cinema nella gestione del consenso sociale, il regime [[fascismo|fascista]] si preoccupa fin da subito di rilanciare una cinematografia in declino. Nel 1924 viene fondata l'[[Istituto Luce|Unione Cinematografica Educativa Luce]], una società di produzione e distribuzione a controllo statale. Nello stesso periodo viene istitutito il [[Ministero della Cultura Popolare]] che, attraverso considerevoli contributi a fondo perduto (regolati dalla legge 918 del 1931), finanzia direttamente l'industria dello spettacolo.<ref name = "lc">{{cita web|url=http://www.recencinema.it/parliamo-di/cinema-e-cultura/3452-il-potere-del-cinema-di-propaganda-fascista|titolo=Il potere di propaganda fascista|accesso=26 maggio 2015}}</ref> Tra i maggiori beneficiari c'è la casa di produzione Cines-Pittaluga, che nel 1925 costruisce nuovi teatri di posa alle porte di Roma. Nonostante l'aumento degli investimenti derivato da questa politica dirigista, l'arretratezza tecnologica e culturale condanna alla marginalità l'ultimo periodo del cinema muto. Nel primo anno di vita della Cines saranno prodotti in Italia soltanto 12 film, contro i 350 importati dall'estero<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal sonoro a Salò", in ''Storia del cinema mondiale'', Einaudi, Torino, 2000, vol. III, p. 342.</ref>.
 
Nel febbraio [[2014]] veste per la prima volta i panni della doppiatrice, prestando la propria voce ad una delle protagoniste - la fata Zarina - dell'edizione russa del film d'animazione [[Disney]] ''[[Trilli e la nave pirata]]'' (in Russia ''Феи: Загадка пиратского острова'').
Entro la fine del decennio, il regime diventa il principale finanziatore dell'industria cinematografica. Da questo momento fino allo scoppio della guerra, la crescita della produzione si manterrà costante. Nel 1934 è istituita la Direzione generale per la Cinematografia, guidata da [[Luigi Freddi]], che di fatto controllerà la produzione fino alla caduta del regime. Lo stesso anno viene creata la Corporazione dello spettacolo, dove trovano posto tutti i principali produttori e distributori del paese. In questo periodo, oltre alla Cines, nascono altre società di produzione, tra cui la [[Lux Film]], specializzata in adattamenti letterari e film religiosi, e la Novella Film di [[Angelo Rizzoli (1889-1970)|Angelo Rizzoli]]. Tra i produttori più attivi vanno ricordati [[Gustavo Lombardo]] (presidente della [[Titanus]]), [[Giovacchino Forzano]] e i [[Scalera Film|fratelli Scalera]]. Tutti i produttori e i distributori ricevono fondi dallo Stato, che si dota anche di una propria catena di sale, l'Enic.
 
== Filantropia ==
[[File:Alidavalli25.jpg|miniatura|destra|upright|[[Alida Valli]]]]
Oltre alla carriera musicale, Lena Katina ha anche contribuito in varie opere umanitarie e caritative: nel 2008 ha partecipato insieme a [[Julia Volkova]] al progetto ''"Eyes to Eyes. Women Against AIDS"'', in sostegno alle donne che lottano contro l'[[AIDS]], con la premessa di insegnare alle giovani donne i rischi della malattia. Le ragazze hanno posato seminude per il fotografo Sergej Golovač; le foto sono state rese pubbliche per la prima volta il 10 aprile 2008 presso il Museo Politecnico di [[Mosca (Russia)|Mosca]]. Un anno dopo, nel 2009, partecipa alla vigilia della Giornata mondiale della [[tubercolosi]], evento organizzato nuovamente da Golovač presso il Museo Politecnico, in cui vengono mostrate fotografie di Lena e di altri artisti famosi che appoggiano la causa<ref>{{cita news|titolo=“World Tuberculosis Day,”|url=http://www.tatu.ru/en/news.html?id=701&page=9 |data= 20 marzo 2009|accesso=18 settembre 2012}}</ref>.
Nel 1935 viene istituito il [[Centro sperimentale di cinematografia]], destinato a imporsi come il principale luogo di formazione professionale del cinema italiano. Nello stesso anno gli stabilimenti della Cines vengono distrutti da un incendio. Sulle ceneri del vecchio sito industriale sorge nel 1937 [[Cinecittà]], uno dei complessi produttivi più grandi d'Europa, inaugurato in aperta sfida agli studios di Hollywood. Nel 1940 gli stabilimenti vengono statalizzati e ben presto diventano il cuore produttivo dell'industria cinematografica, portando metà della produzione a girare nei suoi teatri di posa. Da quel momento [[Roma]] diventa la capitale indiscussa del cinema italiano, con Cinecittà e il Centro Sperimentale destinati a esercitare per circa mezzo secolo un dominio incontrastato nella formazione delle competenze e nella produzione.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/cinecitta_(Enciclopedia_del_Cinema)/|titolo=Cinecittà - Treccani |accesso= 14 giugno 2015}}</ref>
 
Dopo il [[Terremoto e maremoto del Tōhoku del 2011|terremoto e lo tsunami che hanno colpito il Giappone l'11 marzo 2011]], la cantante rilascia il singolo ''Keep On Breathing'' al fine di sostenere i bambini che hanno sofferto la tragedia e che non sono stati in grado di superarla. Le sue parole sono state:
Fino alla fine del 1938 il regime fascista non si oppone all'importazione di film stranieri (basti pensare che il 73% degli incassi di quell'anno vanno a film hollywoodiani), ma con il rafforzamento produttivo e il sempre maggiore ruolo dello Stato nella produzione vengono adottate misure protezionistiche volte a limitare le importazioni. La legge Alfieri del 6 giugno 1938 blocca la circolazione di film stranieri, dando impulso alla produzione nazionale. Nel 1939 si realizzano 50 film, che diventeranno 119 nel 1942; contemporaneamente la quota di mercato nazionale dei film italiani passa dal 13% al 50%<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal sonoro a Salò", cit., p. 348.</ref>. Nemmeno la guerra è capace di arrestare questo stato di euforia produttiva, che durerà fino al 1943.
''"Stiamo rilasciando questo brano per sostenere i bambini giapponesi che stanno soffrendo dopo il terremoto e lo tsunami. I vostri dollari e centesimi possono fare la differenza."''<ref>{{cita web|url= http://lenakatina.kroogi.com/en/download/1982293-Keep-on-Breathing.html |titolo= "Keep on Breathing- Lena Katina song for the children of Japan”|data=2011}}</ref>
 
I ricavi sono stati donati alla fondazione giapponese Ashinaga, un'associazione no-profit che sostiene i bambini svantaggiati in Giappone.{{collegamento interrotto|1=[http://www.ashinaga.org/e/main1.html] |date=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}
Fino al momento del suo crollo, il regime imporrà senza opposizioni un cinema strutturato in generi codificati. Il cinema del fascismo non sarà il veicolo privilegiato della propaganda (un compito svolto molto più persuasivamente dai Cinegiornali Luce), ma contribuirà a formare l'idea di società che il fascismo vuole imporre: una società pacificata, priva di conflitti interni, capace di slanci produttivi ma non toccata dai mali della modernità.<ref name = "lc"/> A questo intento celebrativo contribuisce anche una nuova generazione di attori: [[Vittorio De Sica]], [[Massimo Girotti]], [[Amedeo Nazzari]], [[Gino Cervi]], [[Rossano Brazzi]], [[Leonardo Cortese]], [[Elio Steiner]], [[Fosco Giachetti]] e [[Raf Vallone]] incarneranno la virilità e l'orgoglio della nazione, così come [[Renato Cialente]], [[Antonio Centa]], [[Andrea Checchi]], [[Roberto Villa]], [[Osvaldo Valenti]], [[Massimo Serato]], [[Adriano Rimoldi]] e [[Guido Celano]]. Sulla sponda femminile [[Alida Valli]], [[Isa Miranda]], [[Dria Paola]], [[Clara Calamai]], [[Doris Duranti]], [[Maria Denis]], [[Valentina Cortese]] ed [[Elsa De Giorgi]] saranno compagne affettuose, premurose e fedeli. Allo stesso modo lo saranno [[Elisa Cegani]], [[Isa Pola]], [[Paola Barbara]], [[Caterina Boratto]], [[Dina Sassoli]], [[Assia Noris]], [[Luisa Ferida]], [[Germana Paolieri]] e [[Marina Berti]].
 
=== FilmVita diprivata propaganda ===
Lena è figlia del musicista Sergej Katin e di Inessa Katina. I suoi genitori divorziarono quando lei aveva solo tre anni, per questo è cresciuta assieme alla madre e al patrigno Oleg, il quale ha rappresentato una figura molto importante nella sua vita. Ha due fratelli: una sorella minore dal lato paterno, Katya ed un fratello dal lato materno, Ivan. Molto spesso ha rivelato di essere stata allevata religiosamente; è praticante ortodossa cristiana.
{{vedi anche|Cinema di propaganda fascista}}
 
Oltre al [[Lingua russa|russo]], Lena parla fluentemente l'[[Lingua inglese|inglese]]; in un'intervista a [[Total Request Live]] 2003 ha dichiarato di averlo iniziato a studiare dall'età di cinque anni.
[[File:Scipione l'africano - Carmine Gallone - 1937.png|miniatura|sinistra|Un'immagine del film ''[[Scipione l'Africano (film 1937)|Scipione l'Africano]]'', diretto da [[Carmine Gallone]] nel [[1937]]]]
Le rappresentazioni cinematografiche dello squadrismo e delle prime azioni fasciste sono pressoché rare. Tra le più rilevanti si segnala ''[[Vecchia guardia]]'' ([[1934]]) di Alessandro Blasetti, che rievoca la supposta spontaneità vitalistica dello squadrismo con toni retorici e populisti. Il precedente ''[[Camicia nera (film)|Camicia nera]]'' ([[1933]]) di [[Giovacchino Forzano]], realizzato per il decennale della [[marcia su Roma]], celebra i successi del regime (la bonifica delle paludi pontine e la costruzione di [[Littoria]]) alternando sequenze narrative a brani documentari.<ref name = "lc"/>
 
Lena Katina ha sposato il suo fidanzato, il musicista [[slovenia|sloveno]] [[Sash Kuzma]] (Sasha Kuzmanović), prima a [[Mosca (Russia)|Mosca]] e successivamente a [[Lubiana]] nel mese di agosto [[2013]]<ref>[http://heat.ru/news/108719 Heat.ru]</ref>.
Con il consolidamento politico, l'autorità governativa impone all'industria cinematografica di rafforzare l'identificazione del regime con la storia e la cultura del paese. Da qui nasce la necessità di rileggere la storia italiana in chiave autoritaria, riducendo teleologicamente ogni avvenimento passato a un prodromo della "rivoluzione fascista". Questa operazione si pone in diretta continuità con l'opera storiografica di [[Gioacchino Volpe]]. Dopo i primi tentativi in questa direzione, volti soprattutto a sottolineare la presunta continuità tra Risorgimento e fascismo (''[[Villafranca (film)|Villafranca]]'' di Forzano, [[1933]]; ''[[1860 (film)|1860]]'' di Blasetti, [[1933]]), la tendenza raggiunge l'apice poco prima della guerra. ''[[Cavalleria (film)|Cavalleria]]'', di [[Goffredo Alessandrini]], rievoca la nobiltà dei combattenti sabaudi presentandone le gesta come anticipazioni dello squadrismo. ''[[Condottieri (film 1937)|Condottieri]]'', di [[Luis Trenker]], racconta la storia di [[Giovanni dalle Bande Nere]] stabilendo esplicitamente un parallelo con [[Benito Mussolini]], mentre ''[[Scipione l'Africano (film 1937)|Scipione l'Africano]]'' ([[1937]]) di [[Carmine Gallone]] (uno dei maggiori sforzi produttivi dell'epoca), celebra l'impero romano e indirettamente quello fascista.<ref name = "lc"/>
 
Nel [[2009]] si trasferisce a [[Los Angeles]], dove vive con suo marito sino alla fine del [[2014]] quando i due si stabiliscono nuovamente a Mosca. Durante il concerto a Roma, il 14 novembre 2014, annuncia di essere incinta di tre mesi e mezzo.<ref>{{Cita web|autore = |url = https://www.youtube.com/watch?v=wG4ryieFq6s&app=desktop|titolo = Lena Katina announcing her pregnancy in Rome|accesso = |data = }}</ref> Aleksandr nasce a Mosca il 22 maggio [[2015]].
L'[[Guerra d'Etiopia|invasione dell'Etiopia]] dà ai registi italiani la possibilità di estendere gli orizzonti delle ambientazioni, rafforzando, oltremodo, l'autorità del regime sul cinema di propaganda<ref>Gian Piero Brunetta, Jean A. Gili, ''L'ora d'Africa del cinema italiano, 1911-1989'', Materiali di Lavoro, Rovereto, 2000.</ref>. ''[[Il grande appello]]'' (1936) di [[Mario Camerini]] esalta l'imperialismo descrivendo la "nuova terra" come un'opportunità di lavoro e redenzione, contrapponendo l'eroismo dei giovani soldati alla pavidità borghese. La polemica antipacifista che accompagna le imprese coloniali è evidente in ''[[Lo squadrone bianco]]'' (1936) di [[Augusto Genina]], che unisce la retorica propagandistica a notevoli sequenze di battaglia girate nel deserto della [[Tripolitania]]. La maggior parte dei film a celebrazione dell'impero sono in prevalenza documentari, volti a presentare la guerra come una lotta della civiltà contro la barbarie. La [[Guerra civile spagnola|guerra di Spagna]] è descritta nei documentari ''Los novios de la muerte'', di [[Romolo Marcellini]] (1936) e ''Arriba España, España una, grande, libre!'', di [[Giorgio Ferroni]] (1939) e fa da sfondo a un'altra dozzina di film, tra i quali il più spettacolare è ''[[L'assedio dell'Alcazar]]'' ([[1940]]) di Augusto Genina.<ref name = "lc"/>
[[File:Vecchia guardia 1934.JPG|thumb| Una scena del film ''[[Vecchia guardia]]'' ([[1934]]) di [[Alessandro Blasetti]]]]
Con l'entrata in guerra, il regime fascista rafforza ulteriormente il controllo sulla produzione e richiede un impegno più deciso nella propaganda. Oltre agli ormai canonici documentari, cortometraggi e cinegiornali, aumentano anche i film a soggetto in elogio delle imprese belliche italiane. Tra i più rappresentativi troviamo ''[[Bengasi (film)|Bengasi]]'' (1940) di Genina, ''[[Gente dell'aria]]'' ([[1942]]) di [[Esodo Pratelli]], ''[[I tre aquilotti]]'' (1942) di [[Mario Mattoli]] su sceneggiatura di [[Vittorio Mussolini]] e ''[[Quelli della montagna]]'' ([[1943]]) di Cino Betrone con la supervisione di Blasetti. Una citazione a parte merita ''[[Uomini sul fondo]]'' ([[1941]]) di [[Francesco De Robertis]], un film notevole grazie al suo approccio quasi documentaristico.<ref name = "lc"/>
 
== Discografia ==
Il film di maggiore successo del periodo è il dittico ''[[Noi vivi]]''-''[[Addio Kira!]]'' ([[1942]]) di [[Goffredo Alessandrini]], riconducibile al genere del dramma anticomunista. Questo cupo melodramma, ambientato in un'improbabile [[Unione Sovietica]], è ispirato a un [[Noi vivi (romanzo)|romanzo]] della scrittrice [[Ayn Rand]] che teorizza la concezione filosofica dell'individualismo radicale. Proprio a causa di questa generica critica all'autoritarismo, il dittico ha potuto essere interpretato come una blanda accusa al morente regime fascista<ref name=autogenerato1>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal sonoro a Salò", cit., p. 355.</ref>.
=== Con le [[t.A.T.u.]] ===
Tra i registi che danno il loro contributo alla propaganda bellica c'è anche [[Roberto Rossellini]], autore di una trilogia composta da ''[[La nave bianca]]'' (1941), ''[[Un pilota ritorna]]'' (1942) e ''[[L'uomo dalla croce]]'' (1943). Anticipando per certi versi le sue opere della maturità, il regista adotta uno stile dimesso e immediato, che non contrasta l'efficacia della propaganda ma neppure esalta la retorica bellica: è lo stesso approccio anti-spettacolare a cui resterà fedele per tutta la vita.<ref name=autogenerato1 />
{{vedi anche|Discografia delle t.A.T.u.}}
 
=== Il cinema dei telefoni bianchiSolista ===
==== Album in studio ====
{{vedi anche|Cinema dei telefoni bianchi}}
* [[2014]] - ''[[This Is Who I Am (Lena Katina)|This Is Who I Am]]''
[[File:casadelpeccato.jpg|thumb|sinistra|upright|[[Assia Noris]] in ''[[La casa del peccato (film 1938)|La casa del peccato]]'' ([[1938]]) di [[Max Neufeld]]]]
* [[2016]] - ''[[Esta Soy Yo (album)|Esta Soy Yo]]''
La stagione cinematografica dei [[Cinema dei telefoni bianchi|telefoni bianchi]] interessa un periodo di tempo relativamente breve, dalla seconda metà degli anni trenta alla caduta del fascismo. Il nome del filone proviene dalla presenza di telefoni di colore bianco nelle sequenze di alcuni film del periodo, che all'epoca rappresentavano un contrassegno di benessere sociale. Il rifiuto di qualunque problematica civile, della verosimiglianza e di riferimenti alla contemporaneità sono i tratti distintivi di queste esili commedie, che conoscono un effimero successo negli anni in cui il fallimento delle promesse del fascismo si fa sempre più evidente.<ref name = "tl" >{{cita web|url=http://www.giltmagazine.it/cinezoom/attori-melodia-il-cinema-dei-telefoni-bianchi/|titolo=Attori e melodia: è il cinema dei telefoni bianchi|accesso=26 maggio 2015}}</ref>
 
==== Album dal vivo ====
Una denominazione alternativa del genere è "cinema déco"<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal sonoro a Salò", cit., p. 356.</ref>, per sottolineare i frequenti riferimenti alla moda e al costume dell'epoca. Tali commedie traboccano di macchine di grido, abitazioni di lusso e vestiti alla moda, degno contorno delle innocue vicende sentimentali di [[Amedeo Nazzari]], [[Vittorio De Sica]], [[Alida Valli]] ed [[Assia Noris]].<ref name = "tl" /> Il [[cosmopolitismo]] superficiale del genere è spiegabile in funzione di necessità meramente produttive. Infatti, le varie pellicole, non sono altro che adattamenti di commedie mitteleuropee di inizio secolo, allo scopo di mascherare la frivolezza del contenuto con la brillantezza dello stile. L'ambientazione straniera di molte storie (spesso in un'Europa centrale mitizzata e indifferente alle tragedie del continente) contribuisce a relegare questo cinema nel puro disimpegno, lontano dalle preoccupazioni belliche.<ref name = "tl" />
* [[2014]] - ''Lena Katina European Fan Weekend 2013 LIVE''
* [[2017]] - ''Lena Katina Live in Rome 2014''
 
==== EP ====
Tra i maggiori successi di pubblico del genere troviamo: ''[[La casa del peccato (film 1938)|La casa del peccato]]'' (1938) e ''[[Mille lire al mese (film)|Mille lire al mese]]'' (1939) di [[Max Neufeld]], ''[[Ore 9: lezione di chimica]]'' (1941) di [[Mario Mattoli]] e ''[[Apparizione (film)|Apparizione]]'' (1944) di [[Jean de Limur]].
* [[2012]] - ''Never Forget (The Remixes)'' feat. [[!PAUS3]]
* [[2014]] - ''Lift Me Up (Remixes)''
* [[2015]] - ''An Invitation (Remixes)''
 
==== Il calligrafismoSingoli ====
* [[2011]] - ''[[Never Forget (Lena Katina)|Never Forget]]''
{{vedi anche|Calligrafismo (cinema)}}
* [[2011]] - ''Keep On Breathing''
[[File:Tragica notte fotoscena.jpg|destra|thumb|Una foto di scena di ''[[Tragica notte (film)|Tragica notte]]'' (1942) di [[Mario Soldati]]]]
* [[2013]] - ''[[Lift Me Up (Lena Katina)|Lift Me Up]]''
Il [[calligrafismo]] è una tendenza cinematografica relativa ad alcuni film realizzati in Italia nella prima metà degli [[anni 1940|anni quaranta]]. Tali produzioni hanno in comune una complessità espressiva e molteplici riferimenti figurativi che li isolano dal contesto cinematografico dominante. L'esponente più noto di questa tendenza è [[Mario Soldati]]. Scrittore e regista di lungo corso, si impone nel mondo della celluloide con pellicole di squisita ascendenza letteraria. La sua tipica regia, dal solido impianto formale, è rinvenibile in molti lungometraggi tra i quali si menzionano: ''[[Dora Nelson]]'' ([[1939]]), ''[[Piccolo mondo antico (film 1941)|Piccolo mondo antico]]'' ([[1941]]), ''[[Malombra (film 1942)|Malombra]]'' ([[1942]]), ''[[Tragica notte (film)|Tragica notte]]'' ([[1942]]) e ''[[Quartieri alti]]'' ([[1943]]). I suoi film mettono al centro della storia personaggi femminili dotati di una forza drammatica e psicologica estranea al cinema dei telefoni bianchi. [[Luigi Chiarini]], già attivo come critico, approfondisce la tendenza nei successivi ''[[La bella addormentata (film 1942)|La bella addormentata]]'' ([[1942]]) e ''[[Via delle Cinque Lune]]'' ([[1942]]). I conflitti interiori dei personaggi e la ricchezza scenografica sono ricorrenti, in egual misura, nei primi film di [[Alberto Lattuada]] (''[[Giacomo l'idealista (film)|Giacomo l'idealista]]'', [[1942]]) e [[Renato Castellani]] (''[[Un colpo di pistola]]'', [[1942]]), dominati da un senso di disfacimento che sembra anticipare la fine della guerra.
* [[2013]] - ''[[Lift Me Up (Lena Katina)#Lev.C3.A1ntame .28versione spagnola.29|Levántame]]''
* [[2014]] - ''[[Who I Am (Lena Katina)|Who I Am]]''
* [[2015]] - ''[[An Invitation]]''
* [[2018]] - ''Posle Nas'' <small>(После нас)</small>
* [[2018]] - ''Kosy'' <small>(Косы)</small>
* [[2018]] - ''McDonald's'' <small>(Макдоналдс)</small>
* [[2018]] - ''Kuriš''' <small>(Куришь)</small>
* [[2019]] - ''Startrek'' <small>(Стартрек)</small>
 
==== Collaborazioni con altri artisti ====
La caratteristica dominante in questo corpus di pellicole è la volontà di competere con l'industria europea, affermando, al tempo stesso, l'autonomia espressiva del mezzo cinematografico e la possibilità di confrontarlo con le arti più disparate.<ref>Roberto Campari, ''Il fantasma del bello. Iconologia del cinema italiano'', Marsilio, Venezia, 1994. ISBN 88-317-5898-5</ref> Il risultato è un cinema formalmente complesso, capace di rievocare numerose tendenze culturali e di armonizzarle in una forma espressiva "artigianale", troppo spesso svilita dalla coeva stagione dei [[telefoni bianchi]]. I riferimenti letterari principali derivano dalla narrativa ottocentesca, in prevalenza italiana (da [[Antonio Fogazzaro]] a [[Emilio De Marchi (scrittore)|Emilio De Marchi]]), finanche russa e francese. Ai film collaborano letterati come [[Corrado Alvaro]], [[Ennio Flaiano]], [[Emilio Cecchi]], [[Francesco Pasinetti]], [[Vitaliano Brancati]], [[Mario Bonfantini]] e [[Umberto Barbaro]]. Sul versante visivo, il calligrafismo si rifà ai [[macchiaioli]] toscani, ai [[preraffaelliti]] e ai [[simbolisti]].<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal sonoro a Salò", cit., pp. 357-359.</ref>
* [[2010]] - ''[[October & April]]'' (feat. [[The Rasmus]]) (demo)
* [[2010]] - ''Guardian Angel'' (feat. [[Abandon All Ships]])
* [[2011]] - ''Tic-Toc'' (feat. [[Belanova]])
* [[2012]] - ''Melody'' (feat. Clark Owen)
* [[2012]] - ''Paradise'' (feat. [[Sergio Galoyan]])
* [[2013]] - ''Ya budu ryadom'' <small>(Я буду рядом)</small> (feat. T-killah)
* [[2013]] - ''Shot ''(feat. T-killah)
* [[2013]] - ''It's Christmas Time'' (feat. Orbit Monkey)
* [[2014]] - ''Century'' (feat. Re:boot)
* [[2014]] - ''[[Ljubov' v každom mgnovenii]]'' (feat. [[Julia Volkova]], Ligalize e Mike Tompkins)
* [[2015]] - ''[[Golden Leaves]]'' (feat. [[Noemi Smorra]])
* [[2017]] - ''Silent Hills'' (feat. Jus Grata)
* [[2017]] - ''Here I Go Again'' (feat. Daddy Mercury)
 
==== Autrice per altri cantanti ====
Le opere di questa breve tendenza non hanno vocazione realista, tanto meno rincorrono un impegno sociale. L'interesse principale resta la cura formale e la ricchezza di riferimenti culturali racchiusi in un cinema capace di valorizzare la professionalità di ogni componente produttiva. La critica del tempo bolla questa tendenza come velleitaria e superficiale (coniando appositamente l'espressione "calligrafismo"); in seguito, a partire dagli [[anni 1960|anni sessanta]], tale giudizio riduttivo è stato in parte corretto.<ref>Andrea Martini, ''La bella forma. Poggioli, i calligrafici e dintorni'', Marsilio, Venezia, 1992. ISBN 88-317-5774-1</ref>
* [[2014]]: ''Lucifer'' - [[Anna Tsuchiya]]
 
== Videografia ==
=== Il cinema della Repubblica di Salò ===
{|class="wikitable"
{{vedi anche| Cinevillaggio}}
|-
[[File:Osvaldo Valenti prigioniero 1945.jpg|thumb|sinistra|[[Osvaldo Valenti]] con la divisa della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Xª MAS]]]]
!align="left"|Titolo
Per la brevità della sua storia, la fragilità delle strutture produttive e la debolezza dei film, il cinema della [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica di Salò]] è un campo scarsamente considerato dalla storiografia. Questa "non storia"<ref>L'efficace definizione è di Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal sonoro a Salò", cit., p. 363.</ref> inizia all'indomani dell'[[armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre]], quando [[Luigi Freddi]] stabilisce il nuovo centro della cinematografia fascista a [[Venezia]] allo scopo di riprendere la produzione. [[Ferdinando Mezzasoma]], nominato Ministro della Cultura Popolare, tenta di creare una piccola [[Cinevillaggio|Cinecittà veneziana]] con i registi, le maestranze e gli attori che hanno risposto all'appello di trasferirsi al nord. Ma il cinema della Repubblica Sociale è da subito condannato a lottare contro la scarsità di mezzi concessi dalle autorità, ormai prive di interesse per quella che Mussolini stesso aveva definito ''l'arma più forte''. Giorgio Venturini, Direttore generale dello spettacolo (peraltro privo di qualunque esperienza in campo cinematografico), descrive con realismo la situazione in cui si trova a operare: «Quel che vedete non è certo Cinecittà: chiamiamolo pure un [[cinevillaggio]]; ma il piano urbanistico ne è stato così ben tracciato da consentire domani ogni più ampio sviluppo».<ref>{{cita pubblicazione | nome=Giorgio | cognome=Venturini |titolo=Discorso e cronaca della cerimonia d'inaugurazione |rivista=Film |volume=VII |numero=6 |anno=1944}}</ref>
!align="left"|Anno
!align="left"|Regista
|-
|align="left"|''Never Forget''
|align="left"|2011
|align="center"|[[James Cox (regista)|James Cox]]
|-
|align="left"|''Tic-Toc'' <small>(feat. [[Belanova]])</small>
|align="left"|2011
|align="center"|Daniel Robles
|-
|align="left"|''Melody'' <small>(feat. Clark Owen)</small>
|align="left"|2012
|align="center"|Jason Wisch
|-
|align="left"|''Ya budu ryadom'' <small>(feat. T-killah)</small>
|align="left"|2013
|align="center"|Chopchop
|-
|align="left"|''Shot'' <small>(feat. T-killah)</small>
|align="left"|2013
|align="center"|Chopchop
|-
|align="left"|''Lift Me Up''
|align="left"|2013
|align="center"|David Lehre
|-
|align="left"|''Who I Am''
|align="left"|2014
|align="center"|Jason Wisch
|-
|align="left"|''Golden Leaves'' <small>(feat. [[Noemi Smorra]])</small>
|align="left"|2015
|align="center"|Livia Alcalde & Francesco Sperandeo
|-
|align="left"|''An Invitation''
|align="left"|2015
|align="center"|Livia Alcalde & Francesco Sperandeo
|-
|align="left"|''Levántame''
|align="left"|2016
|align="center"|David Lehre
|-
|align="left"|''Kosy''
|align="left"|2018
|align="center"|Olga Rudenko
|}
 
== Filmografia ==
All'inizio del [[1944]] vengono inviate da [[Praga]] le apparecchiature cinematografiche requisite dai tedeschi a [[Cinecittà]], in tal modo la produzione può iniziare. Il tentativo di stabilire un solido gruppo di attori è alquanto fallimentare: [[Osvaldo Valenti]] e [[Luisa Ferida]] sono gli unici interpreti di prestigio ad aver giurato fedeltà al nuovo regime e ad aderire al cinevillaggio (che costerà ad entrambi la fucilazione da parte dei partigiani perché accusati di collaborazionismo con i nazi-fascisti), mentre i restanti attori (tra cui [[Anna Capodaglio]], [[Mino Doro]], [[Elena Zareschi]], [[Maurizio D'Ancora]], [[Andreina Carli]] e [[Luigi Tosi (attore)|Luigi Tosi]]) risultano nomi di secondo piano, che non bastano a suscitare l'interesse del pubblico. Tra i registi che aderiscono al cinema repubblichino troviamo [[Piero Ballerini]], [[Francesco De Robertis]], [[Fernando Cerchio]], [[Giorgio Ferroni]], [[Ferruccio Cerio]], [[Piero Costa]] e [[Mario Baffico]]; tra gli sceneggiatori [[Corrado Pavolini]] ed [[Alessandro De Stefani]].
=== Cinema ===
* ''[[You and I (film)|You and I]]'' <small>(nel ruolo di se stessa)</small>, regia di [[Roland Joffé]] ([[2008]])
* ''Together Apart'', regia di Mark Nunneley ([[2014]])
 
=== Doppiaggio ===
Le risorse del Ministero vengono usate principalmente per riportare in vita il Cinegiornale Luce. I 55 servizi realizzati dalla metà del [[1943]] alla fine della guerra si occupano di cronache mondane, eventi sportivi, curiosità dall'estero. La guerra resta spesso sullo sfondo, e in un solo numero si cita l'esistenza dei partigiani<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal sonoro a Salò", cit., p. 362.</ref>. I lungometraggi a soggetto, una quarantina in totale (molti dei quali andati perduti), evitano con cura la propaganda. Tra i pochi titoli di rilievo si ricorda ''[[La vita semplice]]'' ([[1946]]) di [[Francesco De Robertis]]. Il soggetto dell'opera riguarda un'amena storia sentimentale, ambientata nella Venezia popolare.
* ''[[Trilli e la nave pirata|The Pirate Fairy]]'', regia di Peggy Holmes ([[2014]])
 
La fine della guerra è anche la fine di questo fragile cinevillaggio. Subito dopo i numerosi dissidi politici e ideologici saranno ricomposti in nome della ricostruzione nazionale, con la vana speranza di mantenere anche in tempo di pace una parte della produzione a Venezia<ref>Ernesto G. Laura, ''L'immagine bugiarda. Mass-media e spettacolo nella Repubblica di Salò (1943-1945)'', ANCCI, Roma, 1986, p. 333.</ref>.
 
== Il cinema del dopoguerra (1945-1955) ==
Negli ultimi anni del conflitto l'Italia conosce distruzioni immani. Uno dei sistemi produttivi più avanzati d'Europa si è dissolto e la produzione è praticamente ferma. In questo scenario desolante si manifesta una volontà di rinascita, che nel 1944 porta alla fondazione dell'[[ANICA]], erede diretta della FNFIS di epoca fascista, che raccoglie gli interessi di produttori, distributori ed esercenti. Un articolo del ''Mondo Nuovo'', rotocalco statunitense in lingua italiana, sintetizza così questa fragile volontà di resurrezione: «Produrre film in Italia è come costruire una casa cominciando dal tetto. [...] Eppure nei teatri di posa italiani si continua a girare film. Meraviglia come soltanto ora, che non si hanno più i mezzi di una volta, la cinematografia italiana corrisponda a quello che è l'animo del paese».<ref>"Manca tutto ma si lavora lo stesso", ''Mondo Nuovo'', I, n. 1, 19 marzo 1945, p. 24</ref>
 
Nel giro di pochi anni la produzione si stabilizza: nel [[1945]] vengono prodotti 28 film, che salgono a 62 l'anno successivo e a 104 all'inizio degli anni cinquanta. Alla fine del decennio si arriverà a 167<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal neorealismo alla ''Dolce vita''", ''Storia del cinema mondiale'', Einaudi, Torino, 2000, vol. III, p. 586.</ref>. La ripresa produttiva è facilitata anche da una politica di assistenza da parte del governo intesa a garantire la stabilità dell'assetto industriale, in opposizione all'azione degli studios hollywoodiani, della [[Psychological Warfare Branch|PWB]] e della diplomazia statunitense, che puntano invece a impedire la ripresa produttiva<ref>Ennio Di Nolfo, "La diplomazia del cinema americano", in David W. Ellwood, Gian Piero Brunetta (a cura di), ''Hollywood in Europa'', La Casa Husher, Firenze, 1991, pp. 29-40.</ref>. Nel corso del decennio la produzione nazionale si imporrà sui film statunitensi, che si sono abbattuti in massa sul mercato alla fine della guerra<ref>Lorenzo Quaglietti, ''Storia economico-politica del cinema italiano. 1945-1980'', Editori Riuniti, Roma, 1980.</ref>.
===Il neorealismo (1945-1953)===
{{vedi anche|Neorealismo (cinema)}}
[[File:Vittorio De Sica.jpg|miniatura|destra|upright|[[Vittorio De Sica]]]]
In questo campo di contraddizioni si sviluppa il [[neorealismo]], una corrente artistica e culturale che riguarda tutte le forme d'arte, in particolar modo il cinema. Il neorealismo nasce dal libero incontro di alcune individualità artistiche all'interno di un clima storico comune, rappresentato dal trauma della guerra e la relativa lotta di liberazione.<ref name = "nr" >Vincenzo De Caprio, Stefano Giovanardi - ''I testi della letteratura italiana - Il Neorealismo - Einaudi editore'', p. 1197</ref> Per tali motivi il cinema neorealista non può essere considerato né una corrente né un movimento, dato che i registi di spicco ([[Roberto Rossellini]], [[Vittorio De Sica]], [[Luchino Visconti]] e [[Giuseppe De Santis]]) manterranno sempre una personalità autonoma e originale.<ref name = "nr" /> I tratti comuni del neorealismo, inseparabili dal contesto storico, sono identificabili piuttosto nel senso etico di fratellanza nato dall'[[antifascismo]], nella centralità di personaggi comuni e nell'intreccio tra vicende private e storia pubblica.<ref name = "nr" /> Questi elementi spingono all'uso preferenziale (ma non esclusivo) di attori non professionisti e al rifiuto di qualsiasi [[teatro di posa]], prediligendo ambientazioni di carattere naturale. Tali registi si propongono di osservare la realtà senza pregiudizi, rinunciando agli interventi falsificanti e alla narrazione classica. Il cinema diventa così un simbolo della volontà di riscatto del popolo italiano, di quella società povera ma vitale che il cinema dell'epoca fascista aveva rimosso.
 
[[File:Roma città aperta.png|thumb|left|[[Aldo Fabrizi]] in una scena di ''[[Roma città aperta]]'' ([[1945]]) di [[Roberto Rossellini]]]]
Il momento di svolta avviene con ''[[Roma città aperta]]'' ([[1945]]) di [[Roberto Rossellini]], rievocazione della lotta antifascista a Roma negli ultimi mesi della guerra in cui le diverse anime della [[resistenza romana]] (comunista, cattolica e liberale) collaborano nel rispetto reciproco. Quello che più interessa al regista nella ricostruzione scenica sono le strade, le chiese, i tetti, le case popolari, tutti quegli spazi vitali che l'uomo è costantemente chiamato a difendere.<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal neorealismo alla ''Dolce vita'', cit., p. 595</ref> Il film ([[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]]) ottiene grande successo internazionale e consacra Rossellini a portavoce del neorealismo. La visione ecumenica ritorna nel film successivo, ''[[Paisà]]'' ([[1946]]), affresco bellico sull'avanzata degli alleati dalla Sicilia alla valle del Po, che rispetto al precedente sacrifica la psicologia individuale alla necessità dell'itinerario storico e geografico. Per certi versi speculare a ''Paisà'' è ''[[Germania anno zero]]'' (Gran Premio al [[festival di Locarno]] nel 1947), girato tra le macerie di una Berlino distrutta dai bombardamenti. In questo film, che chiude idealmente la parabola neorealista di Rossellini, il trauma bellico è inserito nella visione cattolica della lotta dell'uomo contro le avversità della storia, che nel tragico finale sembra sancire la morte della solidarietà. ''[[Francesco, giullare di Dio]]'' ([[1950]]) abbandona l'ambientazione contemporanea per rinnovare la ricerca tematica del regista, rappresentando la religione popolare come risposta al senso del vivere. Nei film successivi ''[[Stromboli (Terra di Dio)|Stromboli]]'' (1949) ed ''[[Europa '51]]'' (1952) - segnati dalla collaborazione con [[Ingrid Bergman]] - Rosselini si interroga sul rapporto tra individuo e società, sulla solitudine dell'esistenza e sul silenzio di Dio, rappresentando i dati visibili come correlativi di una ricerca interiore. Questi film, accolti con freddezza dalla critica, avranno non poca influenza sul cinema europeo dei decenni successivi.
 
[[File:LadriDiBicicletteStaiola1948.jpg|thumb|destra|Il piccolo [[Enzo Staiola]] in una scena di ''[[Ladri di biciclette]]'' ([[1949]]) di [[Vittorio De Sica]]]]
Sul versante opposto, la parabola di [[Vittorio De Sica]] è inseparabile da quella del suo collaboratore [[Cesare Zavattini]], che viene a rappresentare, in qualità di sceneggiatore, la coscienza teorica del neorealismo. Insieme realizzano nel 1944 ''[[I bambini ci guardano]]'', che mostra una preponderante attenzione alla realtà contemporanea, rivelando un acuto spirito sociologico e realista.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 358}}</ref> L'approccio umanistico e sentimentale di De Sica si fa ancor più evidente nel successivo ''[[Sciuscià (film)|Sciuscià]]'' (1946). Nella prima parte la macchina da presa si muove al passo con i personaggi, secondo la poetica zavattiniana del "pedinamento", mentre in seguito si concentra minuziosamente sull'innocenza dei due piccoli protagonisti, puntando sul coinvolgimento emotivo dello spettatore.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2966}}</ref> Con il terzo capitolo ''[[Ladri di biciclette]]'' (1948) il dramma individuale, inserito in una più ampia problematica sociale, si carica di un ''pathos'' abilmente gestito dal regista, capace di impiegare al massimo grado le interpretazioni di attori non professionisti. Ne viene fuori una profonda analisi della dura realtà del [[dopoguerra]], inscenando sullo schermo un mondo di miseria e di contraddizioni mai risolti.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1804}}</ref> Entrambe le pellicole saranno premiate con uno speciale Oscar onorario al [[Oscar al miglior film straniero|Miglior film straniero]].
 
Il successivo ''[[Miracolo a Milano]]'' (1951) entra nel territorio della favola sotto forma di apologo sociale, portando allo scoperto una tendenza latente nella poetica di Zavattini. La pellicola è una dichiarata rivendicazione del potere dell'immaginazione sui fatti che la realtà prescrive e viene accolta dalle opposte parti politiche con scetticismo e riserva.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2104}}</ref> Tuttavia il film riceve nel 1951 la [[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]]. L'attitudine a descrivere la vita quotidiana in tutte le sue forme minute e ripetitive raggiunge il suo punto più alto nell'opera ''[[Umberto D.]]'' (1953). La storia di un individuo qualunque alle prese con il dramma di vivere procede per accumulazione di dettagli che la regia porta fino al culmine della forza espressiva. Il film viene così a offrirci una delle migliori realizzazioni della "poetica del quotidiano" di [[Cesare Zavattini]] (qui unico autore della sceneggiatura). Da ricordare l'interpretazione dell'anziano attore non professionista [[Carlo Battisti]], all'epoca, professore di [[glottologia]] all'[[università di Firenze]].<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3541}}</ref> Dopo questo ''exploit'' la coppia si limiterà a forme narrative più consolidate, e lo stesso neorealismo sembrerà aver esaurito le sue potenzialità.
 
[[File:Girotti e Bosè.jpg|thumb|sinistra|[[Massimo Girotti]] e [[Clara Calamai]] in ''[[Ossessione (film 1943)|Ossessione]]'' ([[1943]]) di [[Luchino Visconti]], film precursore della corrente neorealista]]
L'opera di [[Luchino Visconti]] è fin da subito la più eterogenea, riconducibile solo in parte ai moduli del neorealismo. Il suo cinema apre la strada alla riscoperta della realtà con ''[[Ossessione (film 1943)|Ossessione]]'' ([[1943]]), autentico film-spartiacque che mostra una precisa ascendenza letteraria, coadiuvata dall'interesse per il melodramma e l'ambientazione rurale. ''Ossessione'' è il primo film chiaramente ascrivibile al Neorealismo. In un'intervista del 1962 al settimanale ''[[L'Europeo]]'' lo stesso Visconti afferma: «Con ''Ossessione'', venti anni fa, si parlò per la prima volta di Neorealismo».<ref>(L'Europeo, anno XVIII - nº 34 - 28 agosto 1962)</ref> Piegando i motivi del noir americano ai moduli del cinema realista (in particolare francese), questo tragico dramma psicologico risulta del tutto anomalo nel contesto del cinema fascista divenendo un punto di riferimento obbligato per tutto il decennio successivo.<ref>Guido Aristarco, ''Il neorealismo cinematografico'', in ''L'Europeo'', XXXIV, 4 giugno 1976, n. 20.</ref>
 
Dopo la partecipazione al film collettivo ''[[Giorni di gloria (film)|Giorni di gloria]]'' (1945) e un'importante attività teatrale, Visconti raggiunge uno degli apici del suo cinema con ''[[La terra trema]]'' (1949). Interpretato da attori non professionisti e parlato in dialetto, il film è la summa di tutte le influenze artistiche del regista che fondono l'impegno ideologico di stampo comunista a uno stile registico decadente ed estetizzante. Nel fare ciò, Visconti guarda alla storia di una comunità di pescatori (liberamente tratta dai ''[[I Malavoglia|Malavoglia]]'' di [[Giovanni Verga]]) attraverso la lettura esplicitamente marxista della lotta di classe. Il pessimismo verghiano viene così a trasformarsi in un dominio economico imposto dalla borghesia e i proletari acquisiscono la consapevolezza del loro sfruttamento. Il complesso apparato figurativo rende funzionale al dramma ogni elemento della messa in scena, con sequenze costruite secondo precisi rapporti plastici, cromatici, sonori e musicali<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal neorealismo alla ''Dolce vita''", cit., p. 600.</ref>. Il film risulta essere un insuccesso di pubblico e Visconti ripiega su progetti meno ambiziosi. Il successivo ''[[Bellissima]]'' (1951) torna alla contemporaneità con una descrizione dettagliata del mondo del cinema e del fascino esercitato sui popolani, senza rinunciare alla costruzione romanzesca né alla complessità figurativa.
 
[[File:Riso Amaro.jpg|thumb|destra|[[Silvana Mangano]] in ''[[Riso amaro]]'' ([[1949]]) di [[Giuseppe De Santis]]]]
Interessato ad estendere i confini del neorealismo è altresì il regista [[Giuseppe De Santis]]. Dopo un lungo apprendistato critico per la rivista ''Cinema'', De Santis esordisce nel 1946 con ''[[Caccia tragica]]'', che mostra la sua preferenza per il racconto corale, la complessità della messa in scena e la tendenza epicizzante. Nell'arco di una dozzina di film, De Santis cercherà di adattare i moduli neorealisti al cinema popolare contemporaneo, senza disdegnare incursioni vicine al [[realismo socialista]] e al tipico spettacolo hollywoodiano. L'ambizione è meglio espressa in ''[[Riso amaro]]'' (1949), grande successo internazionale, che coniuga ambizione sociale e cultura popolare. In tale film il regista, appena trentaduenne, firma un appassionante e complesso melodramma civile, dove la pianura del vercellese diventa teatro di lotte politiche e duelli personali dal sapore romanzesco.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2893}}</ref>
[[File:Bergman with Rossellini.jpg|miniatura|sinistra|upright|Sopra [[Roberto Rossellini]] con l'allora moglie [[Ingrid Bergman]]]]
In ''[[Non c'è pace tra gli ulivi]]'' (1950) vengono riassunti tutti i temi a lui più cari: la centralità del personaggio femminile, l'ambientazione agricola e la precisa descrizione sociale<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema italiano dal neorealismo alla ''Dolce vita''", cit., pp. 601-602.</ref>. ''[[Roma ore 11]]'' (1952) abbandona l'ambientazione rurale per descrivere il processo di inurbamento e le contraddizioni della ripresa economica. I pochi film successivi tra cui: ''[[Un marito per Anna Zaccheo]]'' (1953), ''[[Giorni d'amore]]'' (1954), ''[[Uomini e lupi (film 1956)|Uomini e lupi]]'' (1956) e ''[[La strada lunga un anno]]'' (1958), saranno accolti con freddezza dalla critica, quasi a significare l'esaurimento creativo del neorealismo e la difficoltà di rappresentare una società più complessa<ref>Alberto Farassino, ''Giuseppe De Santis'', Moizzi, Milano, 1978.</ref>. Decenni più tardi, nel 1995, il regista romano sarà insignito a Venezia del [[Leone d'oro alla carriera]].
 
A metà del decennio la tendenza neorealista può dirsi esaurita. Tra le cause vanno citate la crescita produttiva (con la contemporanea affermazione di generi più codificati), il raffreddamento ideologico imposto dal governo, l'evoluzione dei registi maggiori e la difficoltà di rappresentare una società in continuo cambiamento. A segnare la chiusura di questa esperienza provvede l'esaurimento della vena realista di [[Vittorio De Sica]] con l'insuccesso produttivo e critico di ''[[Stazione Termini (film)|Stazione Termini]]'' (1953) e la conseguente conversione alla commedia. Parimenti suscita clamore il film ''[[Senso (film)|Senso]]'' (1954) di [[Luchino Visconti]], che supera il realismo contemporaneo nella direzione dell'affresco risorgimentale (riletto attraverso [[Antonio Gramsci|Gramsci]]) e dell'interesse per la complessità psicologica<ref>Guido Aristarco, "Senso", ''Cinema Nuovo'', IV, n. 52, 10 febbraio 1955.</ref>. Ma è soprattutto [[Roberto Rossellini]] con la pellicola ''[[Viaggio in Italia (film)|Viaggio in Italia]]'' (1953), a creare le premesse per un definitivo superamento della stagione neorealista. In tale pellicola Rossellini (in maniera coeva al nuovo cinema di Antonioni) stacca la macchina da presa dai fatti e impone agli attori una recitazione straniata, arrivando a cogliere il senso profondo dell'alienazione contemporanea prodotta dalla nuova società industriale. Il film viene stroncato quasi ovunque, tranne in Francia: la rivista i ''[[Cahiers du cinema]]'', infatti, include il film tra i migliori dieci di ogni epoca.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3679}}</ref>
 
===Il Neorealismo rosa===
[[File:Domenica d'agosto 2.jpg|thumb|destra|uprigth=1.3|Anna Medici e [[Marcello Mastroianni]] nel film ''[[Domenica d'agosto]]'' ([[1950]]) di [[Luciano Emmer]]]]
Fino alla metà degli anni cinquanta moltissimi film riprenderanno, in forme più o meno consapevoli, temi e ambientazioni del neorealismo. L'attore [[Marcello Pagliero]], già protagonista in ''[[Roma città aperta]]'', nel proprio film ''[[Roma città libera (La notte porta consiglio)]]'' (1948), contamina il cosiddetto "neorealismo puro" con diverse tendenze di matrice comica e surreale. [[Alberto Lattuada]] coniuga realismo e necessità spettacolare con ''[[Il bandito]]'' (1946) (influenzato dal genere noir), con l'ambizioso affresco ''[[Il mulino del Po (film)|Il mulino del Po]]'' (1949) e con il tragicomico ''[[Il cappotto (film)|Il cappotto]]'' ([[1952]]), entrambi di origine letteraria. Anche [[Mario Soldati]] mette la vocazione narrativa al servizio del realismo con ''[[Le miserie del signor Travet]]'' (1946), tratto dall'opera letteraria di [[Vittorio Bersezio]].
 
Tra i registi di commedie attivi nei decenni precedenti si segnalano [[Mario Camerini]] con ''[[Due lettere anonime]]'' (1946) e ''[[Ulisse (film 1954)|Ulisse]]'' (1954) e [[Luigi Zampa]], che realizza i suoi film più noti con la collaborazione di [[Vitaliano Brancati]] nelle opere ''[[Anni difficili]]'' (1948) e ''[[L'arte di arrangiarsi]]'' (1954). Il trentenne [[Pietro Germi]] guarda ai moduli del cinema statunitense con i film ''[[Il testimone (film 1945)|Il testimone]]'' (1945) e ''[[Gioventù perduta]]'' (1947). In seguito, aggiorna il Neorealismo in chiave melodrammatica nei successivi: ''[[In nome della legge]]'' (1949) e ''[[Il cammino della speranza]]'' (Orso d'argento al [[festival di Berlino]] nel 1950).<ref>Mario Sesti, ''Tutto il cinema di Pietro Germi'', Baldini e Castoldi, Milano, 1997.</ref> Nel 1956 riceve una [[Concha de Plata al miglior regista]] per il film ''[[Il ferroviere (film 1956)|Il ferroviere]]'', da lui stesso diretto e interpretato. Uno dei primi registi a riportare in auge la commedia senza tralasciare i dettami principali del cinema neorealista è l'artista ligure [[Renato Castellani]].
 
Quest'ultimo, dopo aver iniziato come sceneggiatore di registi quali [[Alessandro Blasetti]] e [[Mario Soldati]], dirige nel 1941 il suo primo film dal titolo ''[[Un colpo di pistola]]'', a cui collabora alla sceneggiatura [[Alberto Moravia]]. Alla fine degli anni quaranta si mette in evidenza con le pellicole ''[[Sotto il sole di Roma]]'' (1948) ed ''[[È primavera]]'' (1949), entrambe girate in esterni e con attori non professionisti. Con il film ''[[Due soldi di speranza]]'' ([[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]] nel 1952), dà vita ad un nuovo genere cinematografico definito ''neorealismo rosa'', sovente malvisto dalla critica ma ugualmente destinato ad un vasto successo di pubblico. Il consenso viene bissato due anni più tardi con la conquista del [[Leone d'oro]] al [[Festival di Venezia]] per il film ''[[Giulietta e Romeo (film 1954)|Giulietta e Romeo]]''. Lo stile di Castellani, diretto ad amalgamare una certa attenzione sociale sullo sfondo di trame proprie della commedia, sopravviverà fino alla fine del decennio, influenzando registi come [[Luigi Comencini]] e [[Dino Risi]] nei rispettivi film ''[[Pane, amore e fantasia]]'' (1953), con [[Gina Lollobrigida]] e [[Vittorio De Sica]], e ''[[Poveri ma belli]]'' (1956), con interpreti [[Marisa Allasio]] e [[Maurizio Arena]]. Ambedue i film, dallo spirito scanzonato e ottimista, verranno a costituire un fondamentale punto di raccordo tra il morente cinema [[neorealista]] e l'imminente nascita della [[Commedia all'italiana]].<ref>Enrico Giacovelli, ''La commedia all’italiana'', Roma, Gremese, 1995, pp. 23-24; ''Il Morandini 2011, Dizionario dei film'' di Laura, Luisa e Morando Morandini, Bologna, Zanichelli, 2010.</ref> Inoltre, si inserisce nel filone rosa del neorealismo [[Gianni Franciolini]], soprattutto con l'opera ''[[Anselmo ha fretta]]'' (1950), sceneggiata con [[Cesare Zavattini]]. Altro regista ascrivibile al genere è l'artista [[Luciano Emmer]]. Tra le sue opere migliori si ricordano ''[[Domenica d'agosto]]'' (1950), ''[[Le ragazze di piazza di Spagna]]'' (1952); ''[[Terza liceo]]'' (1953) e ''[[La ragazza in vetrina]]'' (1961).
 
== Il cinema d'autore degli anni cinquanta, sessanta e settanta ==
[[File:MichelangeloAntonioniFoto-2.jpg|miniatura|sinistra|Nella foto il regista [[Michelangelo Antonioni]]]]
A partire dalla metà degli [[anni 1950|anni cinquanta]] il cinema italiano si svincola dal [[neorealismo (cinema)|neorealismo]] affrontando tematiche prettamente esistenziali, filmate con stili e punti di vista differenti, spesso più introspettivi che descrittivi. Si assiste così ad una nuova fioritura di cineasti che contribuiscono in maniera fondamentale allo sviluppo della settima arte. L'artista ferrarese [[Michelangelo Antonioni]] è il primo a imporsi, divenendo in breve tempo un autore di riferimento per tutto il cinema moderno.<ref>"Ha lasciato un'impronta su centinaia di registi contemporanei", [[Francis Ford Coppola]], in A. Tassone, op. cit., 2002</ref><ref>"Antonioni è il grande artista del nostro tempo", [[Stanley Kubrick]], in A. Tassone, op. cit., 2002</ref> Tale carica di novità è ravvisabile fin dal principio. Infatti, la prima opera del regista, ''[[Cronaca di un amore]]'' (uscita nel 1950), segna un'indelebile frattura con il mondo del [[neorealismo]] e la conseguente nascita di una nuova stagione cinematografica<ref name="Garz">Le Garzantine - ''L'Universale Cinema'', 2006, p. 37</ref>
 
[[File:L'eclisse (1962) - 1.jpg|thumb|destra|upright|[[Monica Vitti]] e [[Alain Delon]] nel film ''[[L'eclisse]]'', di [[Michelangelo Antonioni]]]]
Dopo aver girato pellicole come ''[[La signora senza camelie]]'' (1953), ''[[Le amiche]]'' (1955) e ''[[Il grido (film)|Il grido]]'' ([[Pardo d'oro]] al [[festival di Locarno]] nel 1957), negli anni tra il [[1960]] e il [[1962]], dirige la celebre "trilogia dell'incomunicabilità", composta dai film ''[[L'avventura]]'' (premio della giuria a Cannes), ''[[La notte (film 1961)|La notte]]'' ([[Orso d'oro]] al [[festival di Berlino]]) e ''[[L'eclisse]]'' (ancora premio della giuria al [[Festival di Cannes]]). In tali pellicole (che vedono come protagonista una giovane [[Monica Vitti]]) Antonioni affronta in maniera diretta i moderni temi dell'incomunicabilità, dell'[[alienazione]] e del [[Esistenzialismo|disagio esistenziale]], dove i rapporti interpersonali sono volutamente descritti in maniera oscura e sfuggente.<ref name= Tassone >"Antonioni è stato il primo a trattare della difficoltà di comunicare. Forse è il vero erede di [[Cesare Pavese|Pavese]]. Nei suoi film l'uomo non agisce, non è attivo, è complessato di fronte all'attivismo sentimentale, sensuale, creativo delle donne", [[Claude Sautet]], in A. Tassone, op. cit., 2002</ref> Il regista riesce così a rinnovare la drammaturgia filmica e a creare un forte smarrimento tra pubblico e critica, i quali accolgono queste opere in maniera spesso contrastante.<ref name= Tassone/>
 
Si consacra definitivamente all'attenzione internazionale con i successivi ''[[Il deserto rosso]]'' ([[Leone d'oro al miglior film]] al [[Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica|Festival]] di [[Venezia]] nel 1964) e ''[[Blow-Up]]''<ref>Brigitte Tast, Hans-Jürgen Tast: ''light room - dark room. Antonionis "Blow-Up" und der Traumjob Fotograf'', Kulleraugen Vis.Komm. Nr. 44, Schellerten 2014, ISBN 978-3-88842-044-3</ref> ([[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]] 1967), che vede protagonista l'attore americano [[David Hemmings]]. Il film, sceneggiato con [[Tonino Guerra]], è una profonda riflessione sul rapporto arte-vita e sull'impossibilità del cinema di rappresentare la realtà, simbolicamente riassunta nell'ultima sequenza, dove alcuni saltimbanchi mimano ripetutamente una partita di tennis.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 460}}</ref>
Durante gli anni settanta ottengono visibilità oltre i confini nazionali ''[[Zabriskie Point (film)|Zabriskie Point]]'' (1970) e ''[[Professione: reporter]]'' (1974), quest'ultimo interpretato dall'attore americano [[Jack Nicholson]]. La pellicola (resa famosa dal virtuosistico [[piano sequenza]] finale di sette minuti), si avvale di molteplici scenografie che spaziano dai deserti africani alla Barcellona surreale di [[Antoni Gaudí|Gaudì]], fotografati in maniera vitrea e assolata.<ref name="Merenghetti 991">{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 991}}</ref> Assieme a [[Federico Fellini]] è stato l'unico regista italiano a vincere sia il [[Leone d'oro alla carriera]] che l'[[Oscar alla carriera]], rispettivamente nel 1983 e 1995.
 
[[File:Federico Fellini negli anni settanta.jpg|thumb|sinistra|upright|[[Federico Fellini]]]]
Altra figura centrale per lo sviluppo della settima arte è il cineasta [[Federico Fellini]], autore che più di ogni altro ha racchiuso ogni aspetto del reale e del surreale in una dimensione poetica e favolistica.<ref>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=PKuFonu_l-YC&pg=PA61&lpg=PA61&dq=i+produttori+cinematografici+italiani+degli+anni+cinquanta&source=bl&ots=jRJ_MgO9_0&sig=ijItQn1CXaGTlUocbeBVw_Ym5wY&hl=it&sa=X&ei=qixuVZL_GcXW7Aap1YHoBQ&ved=0CFYQ6AEwDA#v=onepage&q=i%20produttori%20cinematografici%20italiani%20degli%20anni%20cinquanta&f=false|titolo=Storia del cinema italiano - Lino Aulenti |accesso=03 giugno 2015}}</ref> Dopo aver debuttato come scrittore umoristico nella rivista ''[[Marc'Aurelio]]'' ed aver dato il proprio contributo come sceneggiatore in importanti film neorealisti, esordisce al cinema con [[Alberto Lattuada]] nel film ''[[Luci del varietà]]'' (1950). Con capolavori come ''[[Le notti di Cabiria]]'' (1957) e ''[[La dolce vita]]'' (1960), oltre ai precedenti ''[[I vitelloni]]'' (1953) e ''[[La strada]]'' (1954), si impone come uno dei massimi punti di riferimento del cinema italiano. Il suo stile altamente immaginifico viene esaltato dal fortunato sodalizio con il compositore [[Nino Rota]], le cui [[colonna sonora|colonne sonore]] entreranno nell'immaginario collettivo.
 
[[File:Dolce vita.gif|thumb|destra|upright| La celebre sequenza del bagno nella fontana di Trevi, nel film ''[[La dolce vita]]'', di [[Federico Fellini]]]]
Alcune scene dei suoi film più noti assurgeranno a simboli di un'intera epoca, come la famosa sequenza di [[Anita Ekberg]] che, ne ''[[La dolce vita]]'', entra nella [[Fontana di Trevi]] divenendo, da allora, un'icona del cinema internazionale. Alla sua uscita l'opera scatena polemiche che vedono scendere in campo la rivista cattolica dell' ''[[Osservatore Romano]]'', la quale denigra il film come amorale e impuro.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 990}}</ref> L'opera è, infatti, un programmatico affresco di una Roma frivola e decadente, assolutamente priva di qualsiasi certezza morale. Ne consegue un composito viaggio nel sonno della ragione dove i disvalori della società borghese emergono in maniera autentica e viscerale.<ref name="Merenghetti 991" />
 
Nel corso degli [[anni 1960|anni sessanta]] l'autore romagnolo inizia una fase di sperimentazione col monumentale, onirico e visionario ''[[8½]]'' ([[1963]]), che aprirà una nuova fase della sua lunga e luminosa carriera. Il film è un'autobiografia immaginaria dello stesso regista che, con apparente svagatezza, tocca temi centrali come l'arte, la persistenza della memoria e la morte, valendo al cineasta un Oscar come miglior film straniero.<ref name = "ff" >{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2413}}</ref> Opere successive come ''[[Amarcord]]'' (Oscar al miglior film straniero nel 1974), ''[[Il Casanova di Federico Fellini]]'' (1976), ''[[La città delle donne]]'' (1980), ''[[E la nave va]]'' (1983), ''[[Ginger e Fred]]'' (1985), ''[[Intervista (film)|Intervista]]'' (premio speciale a Cannes nel 1987) e ''[[La voce della luna]]'' (1990), consacrano Fellini come uno dei più grandi artisti della macchina da presa del [[XX secolo]]. Già insignito di quattro premi [[Oscar al miglior film straniero]], gli è stato conferito nel [[1993]] l'[[Oscar alla carriera]]. Vincitore due volte del [[Festival di Mosca]] ([[1963]] e [[1987]]), ha inoltre ricevuto nel 1960 la [[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]] e nel 1985 il [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:Il gattopardo ballo01.jpg|thumb|sinistra|upright|La sequenza del ballo nel film ''[[Il Gattopardo (film)|Il Gattopardo]]'', di [[Luchino Visconti]]]]
Lo stesso [[Luchino Visconti]] continuerà a regalare al cinema italiano altre prestigiose creazioni. Nel 1960 esce nelle sale cinematografiche ''[[Rocco e i suoi fratelli]]'' (Gran premio della giuria al [[Festival di Venezia]]), con [[Alain Delon]] e [[Renato Salvatori]]. L'opera, ispirata ai racconti contenuti in ''Il ponte della Ghisolfa'', di [[Giovanni Testori]], mette a confronto una storia di miseria meridionale con la civiltà industriale del Nord, raccontando l'afflusso migratorio delle popolazioni del Sud con lucida introspezione psicologica.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2867}}</ref> Nel 1963 giunge sugli schermi ''[[Il Gattopardo (film)|Il Gattopardo]]'' (Palma d'oro al [[Festival di Cannes]]), con [[Alain Delon]], [[Claudia Cardinale]] e [[Burt Lancaster]]. La pellicola è una fedele e sfarzosa illustrazione del passaggio della Sicilia dei [[Borbone|Borboni]] a quella dei [[Sabaudi]], non tradendo - da intellettuale di sinistra - lo spirito scettico e amaro dell'omonimo romanzo. Celebre la sequenza conclusiva del ballo tra Burt Lancaster e Claudia Cardinale, per cui [[Nino Rota]] ha arrangiato un valzer inedito di [[Giuseppe Verdi]]<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1383}}</ref>. La sua vasta produzione continua con le opere ''[[La caduta degli dei]]'' (1969), ''[[Morte a Venezia (film)|Morte a Venezia]]'' (premio speciale a Cannes nel 1971) ''[[Ludwig (film)|Ludwig]]'' (1973) e ''[[Gruppo di famiglia in un interno]]'' (1974). Con la pellicola ''[[Vaghe stelle dell'Orsa]]'', riceve nel 1965 Il [[Leone d'oro]] come miglior film al [[Festival di Venezia]].<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3611}}</ref>
 
[[File:Luchino Visconti 5.jpg|miniatura|destra|upright|[[Luchino Visconti]]]]
[[Roberto Rossellini]] dopo la conquista nel 1959 del [[Leone d'oro]] a Venezia per il film ''[[Il generale Della Rovere]]'', aprirà una nuova fase della sua carriera con la sperimentazione di nuove pellicole per il cinema e la televisione, dal puro scopo umanistico e didattico. [[Vittorio De Sica]] tornerà al successo internazionale con svariate commedie: in special modo con ''[[L'oro di Napoli (film)|L'oro di Napoli]]'' (1955) e ''[[Ieri, oggi, domani (film 1963)|Ieri, oggi, domani]]'' (1963), quest'ultima con [[Marcello Mastroianni]] e [[Sophia Loren]] e porterà il regista a ricevere un nuovo [[Premio Oscar|Oscar]] nella sezione miglior film straniero. La sequenza più famosa del film resta il negligé con cui la Loren si mostra nell'ultimo episodio, lasciando il segno nell'intero immaginario collettivo.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1068}}</ref> Con il drammatico ed elegante ''[[Il giardino dei Finzi-Contini (film)|Il giardino dei Finzi-Contini]]'', l'artista si aggiudicherà nel 1971 l'[[Orso d'oro]] al [[Festival di Berlino]] e l'anno dopo l'Oscar per il [[Oscar al miglior film straniero|Miglior film straniero]].<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1407}}</ref>
Come allievo di Visconti si mette in luce il regista fiorentino [[Franco Zeffirelli]]. Tra le sue opere più note vi sono le trasposizioni [[William Shakespeare|shakespeariane]] de ''[[La bisbetica domata (film 1967)|La bisbetica domata]]'' ([[1967]]) e ''[[Romeo e Giulietta (film 1968)|Romeo e Giulietta]]'' ([[1967]]), con cui ottiene la candidatura all'Oscar come miglior regista; traguardo raggiunto nuovamente con ''[[La traviata (film 1983)|La traviata]]'', uscito nelle sale cinematografiche nel 1982.
 
Da sottolineare la peculiare carriera del palermitano [[Vittorio De Seta]] che negli anni cinquanta realizza vari [[documentari]] ambientati prevalentemente in terra siciliana e sarda. Queste opere descrivono con potente espressività gli usi e costumi del proletariato meridionale e, allo stesso tempo, mettono a nudo le dure condizioni di vita dei pescatori siciliani, dei minatori di zolfo [[Caltanissetta|nisseni]] e dei pastori della [[Barbagia]]. Nel 1955, il regista riceve la [[Palma d'oro]] a Cannes per il miglior documentario grazie al film ''Isola di fuoco''.<ref name=Cannes>Scheda su [http://www.festival-cannes.fr/fr/archives/artist/id/18334.html ''Isola di Fuoco'', miglior documentario - corto metraggio] del [[Festival di Cannes]] 1955. Consultato il 15 luglio 2010</ref> Anni più tardi abbandona il documentario dirigendo nel 1961 il film a soggetto ''[[Banditi a Orgosolo]]'', sceneggiato con la moglie Vera Gherarducci. L'opera, stilisticamente asciutta, è un resoconto a sfondo neorealista della vita e delle abitudini di un pastore sardo, interpretato dall'attore non professionista Michele Cossu.
Il film vince il premio ''Opera prima'' al [[Festival di Venezia]] e il [[Nastro d'Argento alla migliore fotografia]].<ref>[http://www.imdb.com/title/tt0053632/awards ''Banditi a Orgosolo'' - Scheda premi] su [[Internet Movie Database|IMBd]]. Consultato il 14 luglio 2010</ref> Guardando sempre al documentario (ancor prima di De Seta), il regista [[Domenico Paolella]] - prolifico autore di molti generi cinematografici - si aggiudica nel 1951 la [[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]], per il docufilm ''La tragedia dell'etna''. Allo stesso modo, l'autore e scrittore [[Folco Quilici]] riceve premi oltreconfine, aggiudicandosi un [[Orso d'argento]] e una [[Concha de Plata al miglior regista]] nei rispettivi documentari ''L'ultimo paradiso'' (1956) e ''[[Dagli Appennini alle Ande (film 1960)|Dagli Appennini alle Ande]]'' (1960).
 
In un tempo coevo si afferma il regista romano [[Carlo Lizzani]]. Dopo aver contribuito all'affermazione del [[Neorealismo]], soprattutto in veste di critico e sceneggiatore, si è imposto come autore di un cinema politicamente impegnato, affrontando momenti scottanti della storia italiana, dal fascismo alla cronaca più recente. Dopo aver realizzato alcuni documentari (''Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato'', 1950), nel 1951 dirige il suo primo lungometraggio, ''[[Achtung, banditi!]]'' - storia di un episodio di guerra partigiana - cui fa seguito ''[[L'amore che si paga]]'' (episodio di ''[[L'amore in città]]'', 1953). La sua filmografia continua con ''[[Cronache di poveri amanti (film)|Cronache di poveri amanti]]'' (1954) - resoconto della Firenze degli anni Venti tratto dal romanzo di [[Vasco Pratolini]] - ''[[Il gobbo]]'' (1960) - vivido ritratto di un bandito della periferia romana - ''[[Il processo di Verona]]'' (1963), ''[[La vita agra (film)|La vita agra]]'' (1964) e ''[[Banditi a Milano]]'', distribuito sul mercato nel 1968. Nel 2007 riceve il [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] alla carriera.
 
Sempre negli [[Anni 1950|anni cinquanta]], tornato alla [[Cines]], [[Alessandro Blasetti]] mette in campo la sua innata voglia di sperimentare inaugurando, con il dittico ''[[Altri tempi (film 1952)|Altri tempi (Zibaldone n. 1)]]'' (1952) e ''[[Tempi nostri|Tempi nostri (Zibaldone n. 2)]]'' (1954), il filone dei film a episodi, che verrà sfruttato in modo capillare da tutto il cinema italiano, sia autoriale che farsesco.
 
[[File:P p pasolini.jpg|sinistra|thumb|upright|[[Pier Paolo Pasolini]]]]
Altro protagonista del cinema d'autore è sicuramente [[Pier Paolo Pasolini]]. Cineasta, attore, poeta e scrittore infaticabile, nella varietà delle sue opere si è spesso opposto ai costumi e alla [[morale]] del tempo, risultando a posteriori uno dei maggiori intellettuali del [[XX secolo]]. Figura iconoclasta del cinema e della letteratura italiana ha sempre intrapreso con fortuna molteplici campi del sapere, proponendo valori alternativi e contrari al [[conformismo]] borghese. Attento osservatore della trasformazione della società italiana dal [[secondo dopoguerra]] sino alla metà degli [[anni 1970|anni settanta]], ha spesso suscitato forti polemiche per la radicalità e vivacità del suo pensiero. Vivacità che ha saputo mettere in evidenza anche in campo cinematografico lasciando una serie ininterrotta di capolavori a partire dal suo film d'esordio ''[[Accattone]]'', del 1961, che vede come interprete l'attore romano [[Franco Citti]]. Lontano dall'esperienza neorealista, Pasolini - con movimenti di macchina asciutti e funzionali - rivela la matrice sacra e populista della propria ispirazione, descrivendo un'umanità sottoproletaria autentica e tragica.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 28}}</ref>
 
Le medesime ambientazioni le si ritrova in ''[[Mamma Roma]]'' (1962), con [[Anna Magnani]], dove il regista nobilita i suoi personaggi suburbani con richiami alla pittura rinascimentale del [[Mantegna]].<ref name="Merenghetti 1968">{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1968}}</ref>
[[File:Mamma Roma.png|thumb|destra|upright|[[Anna Magnani]] nel film ''[[Mamma Roma]]'', diretto da [[Pier Paolo Pasolini]]]]
Nel contiguo ''[[Il Vangelo secondo Matteo]]'' (Gran premio della giura a Venezia nel 1964), l'artista racconta la vita del [[Cristo]] rinunciando agli orpelli dell'iconografia tradizionale, avvalendosi di uno stile registico che alterna camera a mano a immagini proprie della pittura quattrocentesca.<ref name="Merenghetti 1968" /> In ''[[Uccellacci e uccellini]]'', con [[Totò]] e [[Ninetto Davoli]] (1966), il suo cinema vira sull'apologo fantastico descrivendo le varie trasformazioni del proletariato con una libertà di scrittura che mescola abilmente il documentario alla finzione, con trovate sovente corrosive e intelligenti.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3504}}</ref> Tra le sue varie pellicole si ricordano: ''[[Edipo re (film)|Edipo re]]'' (1967), ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' (1968), ''[[Medea (film 1969)|Medea]]'' (1969) e le trasposizioni cinematografiche della "trilogia della vita" : ''[[Il Decameron]]'' ([[Orso d'argento]] a Berlino nel 1971), ''[[I racconti di Canterbury (film)|I racconti di Canterbury]]'' (1972) e ''[[Il fiore delle Mille e una notte]]'' (Gran premio della giuria a Cannes nel 1974). Da ultimo si evidenzia l'agghiacciante ''[[Salò o le 120 giornate di Sodoma]]'' (1975), (che avrebbe dovuto far parte della ''trilogia della morte'', assieme a ''Porno-Teo-Kolossal'', ed un terzo film che non saranno mai realizzati a causa dell'assassinio del regista). Tali pellicole hanno proposto chiavi di lettura differenti, scatenando sovente lunghe polemiche, talvolta con strascichi giudiziari ed episodi di [[censura]]. Nel 1972 riceve l'[[Orso d'oro]] a Berlino per il già citato film ''[[I racconti di Canterbury (film)|I racconti di Canterbury]]''.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2741}}</ref>
 
Un altro regista di rilievo è [[Valerio Zurlini]]: i suoi film, da ''[[Estate violenta]]'' (1959) a ''[[La ragazza con la valigia]]'' (1961), da ''[[Cronaca familiare (film)|Cronaca familiare]]'' ([[Leone d'oro]] al [[festival di Venezia]] nel 1962) a ''[[Il deserto dei Tartari (film)|Il deserto dei Tartari]]'' (1974), alternano suggestive rievocazioni letterarie ad analisi psicologiche raffinate e complesse, con risultati spesso notevoli.
Molto raffinato sul piano formale è il cinema di [[Mauro Bolognini]] che, pur soffrendo talora di eccessi di decadentismo e affettazione, presenta una ricchezza scenografica di ampia derivazione viscontiana. A tal proposito si ricordano i lungometraggi ''[[La giornata balorda]]'' (1960), ''[[Metello (film)|Metello]]'' (1970) e il ''[[Il bell'Antonio (film)|Il bell'Antonio]]'' (1960), con cui si aggiudica La vela d'oro al [[Festival di Locarno]]. Nel 1962 guadagna una [[Concha de Plata al miglior regista]] al [[Festival di San Sebastian]] per il film ''[[Senilità (film)|Senilità]]'', riottenendo il medesimo premio nel 1966 per la pellicola ''[[Madamigella di Maupin]]''. Nello stesso periodo si mette in evidenza l'attore e regista [[Gian Luigi Polidoro]] che con la pellicola ''[[Il diavolo (film)|Il diavolo]]'' (1963), si aggiudica l'[[Orso d'Oro]] al [[Festival di Berlino]].<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 946}}</ref> Da rilevare, l'esperienza cinematografica dell'attore e regista teatrale [[Carmelo Bene]], che grazie alla discussa opera ''[[Nostra Signora dei Turchi]]'' (1968), riceve al [[Festival di Venezia]] il Gran premio della giuria. A seguire si riportano le pellicole ''[[Salomè (film 1972)|Salomè]]'' (1972), con [[Lydia Mancinelli]] e ''[[Un Amleto di meno]]'', uscito nelle sale nel 1973. In aggiunta, nei primi anni settanta, si cimenta con il mezzo cinematografico lo scrittore [[Alberto Bevilacqua]], spesso presentando lungometraggi derivanti dalle sue opere letterarie. Dopo l'esordio ne ''[[La Califfa]]'' (1970), il seguente ''[[Questa specie d'amore]]'', viene premiato nel 1972 con il [[David di Donatello per il miglior film]].
 
== Altri autori del cinema italiano ==
[[File:Ermanno Olmi alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1965.JPG|miniatura|sinistra|upright|Ermanno Olmi alla [[Mostra del cinema di Venezia]] del 1965]]
Pur individuando nei decenni cinquanta, sessanta e settanta il periodo aureo del cinema d'essai, numerosi altri registi hanno conquistato la nomea di autori anche nei decenni successivi, in special modo dalla metà degli anni settanta. Questa nutrita schiera di cineasti, coltivando stili e tematiche differenti, è riuscita, anch'essa, a raccogliere consenso e prestigio internazionale.
 
[[Ermanno Olmi]] esordisce con il film ''[[Il tempo si è fermato (film 1958)|Il tempo si è fermato]]'' (1958), emozionante parabola sui rapporti tra uomo e natura che fa subito emergere le sue peculiari doti artistiche. La notorietà arriverà tre anni dopo con ''[[Il posto]]'' (1961), un ritratto dolce-amaro della Milano del boom economico. Dopo alcuni lavori interlocutori gli anni settanta consacrano Olmi a livello internazionale con l'uscita nelle sale de ''[[L'albero degli zoccoli]]'' (1978), commosso e partecipe omaggio a un mondo contadino in via d'estinzione, premiato, nello stesso anno, con la [[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]].
Dopo una lunga malattia Olmi ritorna alla ribalta negli anni ottanta col surreale ''[[Lunga vita alla signora!]]'' (1987) e l'intenso ''[[La leggenda del santo bevitore (film)|La leggenda del santo bevitore]]'' (1988) premiato col [[Leone d'oro]] al festival di Venezia.
Nel 2001 il regista realizza quello che molti critici considerano il suo miglior lavoro: ''[[Il mestiere delle armi]]'', dedicato al mito di [[Giovanni dalle Bande Nere]]. Il film, ottiene a sorpresa un grande successo di pubblico e conquisterà nel 2002 ben nove [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]].
Un rinnovato interesse critico accompagna l'uscita dei successivi lungometraggi ''[[Cantando dietro i paraventi]]'' (2003), ''[[Centochiodi]]'' (2007) e ''[[Il villaggio di cartone]]'' (2011). Nel 2008 gli viene assegnato a Venezia il prestigioso [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:Marco Ferreri.jpg|miniatura|destra|Il regista [[Marco Ferreri]]]]
[[Marco Ferreri]] si cimenta alla regia verso la fine degli anni cinquanta presentando un cinema grottesco e provocatorio, con tratti e accenti parzialmente "[[Luis Buñuel|bunueliani]]". I titoli più importanti della prima fase della sua carriera sono ''[[El pisito]]'' (1958), ''[[La carrozzella]]'' (1960) (girati entrambi in [[Spagna]]) e ''[[La donna scimmia]]'', interpretato da [[Ugo Tognazzi]] e [[Annie Girardot]] (1964).
Raggiunge la piena maturità artistica con ''[[Dillinger è morto]]'' (1969), stralunato e attualissimo capolavoro sull'alienazione della vita moderna. Dopo il percorso [[Franz Kafka|kafkiano]] e surreale de ''[[L'udienza]]'' (1971) ottiene la massima popolarità internazionale con il sorprendente e discusso ''[[La grande abbuffata]]'' (1973). Scritto dal regista assieme a [[Rafael Azcona]], il film è un'allegoria della società del benessere condannata all'autodistruzione e, al tempo stesso, un limpido saggio sui vari intrecci tra ''eros'' e ''thanatos'', filmati con raggelante ironia.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1486}}</ref> Nel 1978 riceve il Gran premio della giuria a Cannes per la pellicola ''[[Ciao maschio]]'', che vede come attore principale [[Gerard Depardieu]]. Dopo l'[[Orso d'argento]] conquistato per il film ''[[Chiedo asilo]]'' (1979), il regista meneghino torna alla ribalta nel 1991 con la direzione del lungometraggio ''[[La casa del sorriso]]'' che si aggiudicherà l'[[Orso d'oro]] al [[Festival di Berlino]]. Tra i suoi ultimi lavori si ricordano ''[[Diario di un vizio]]'' (1993) e ''[[Nitrato d'argento]]'', uscito nelle sale cinematografiche nel 1996.
 
Sempre negli anni sessanta si impone all'attenzione di pubblico e critica l'opera del giovane [[Marco Bellocchio]] che tramite pellicole apertamente in contrasto con la società e i valori borghesi anticipa il fermento generazionale del [[sessantotto]]. La sua pellicola d'esordio ''[[I pugni in tasca]]'' (1965), con [[Lou Castel]] e [[Paola Pitagora]], a causa dei suoi contenuti altamente drammatici scuote l'opinione pubblica aprendo la strada ad una prolifica serie di film tra i quali si ricordano: ''[[La Cina è vicina]]'' (Gran premio della giuria a Venezia 1967), ''[[Nel nome del padre (film 1972)|Nel nome del padre]]'' (1972), ''[[Sbatti il mostro in prima pagina]]'' (1973) e ''[[Marcia trionfale (film)|Marcia trionfale]]'' (1976). A partire dagli anni ottanta instaura un sodalizio artistico con lo psichiatra Massimo Fagioli (autore di molte sceneggiature) fino al ritorno in auge negli anni duemila con numerose pellicole che ne hanno consolidato il prestigio autoriale. Tra queste si menzionano: ''[[L'ora di religione]]'' (2002), ''[[Buongiorno, notte]]'' (2003), ''[[Il regista di matrimoni]]'' (2006), ''[[Vincere]]'' (2009) e da ultimo ''[[Bella addormentata]]'' (2012), liberamente ispirato agli ultimi giorni di vita della giovane [[Eluana Englaro]]. Nel 2010 riceve a Venezia il [[Leone d'oro alla carriera]], seguito nel 2015 dal [[Pardo d'onore]] al [[Festival di Locarno]].
 
[[File:Bernardo Bertolucci.jpg|sinistra|thumb|upright|Nella foto [[Bernardo Bertolucci]]]]
[[Bernardo Bertolucci]] si avvicina al cinema grazie a [[Pier Paolo Pasolini]] di cui sarà assistente sul set di ''[[Accattone]]''.
Ben presto si stacca dal mondo pasoliniano per inseguire una personale idea di cinema, basata sullo studio antropologico dell'individuo e del suo relazionarsi ai mutamenti sociali che la storia impone.
Esordisce giovanissimo nel lungometraggio ''[[La commare secca]]'' (1962), e desta attenzione con ''[[Prima della rivoluzione]]'' (1964). Nei primi anni settanta realizza in rapida successione tre capisaldi del suo cinema: ''[[Il conformista]]'' (1970) tratto dal romanzo di [[Alberto Moravia|Moravia]], il metafisico ''[[La strategia del ragno]]'' (1970) e il film scandalo ''[[Ultimo tango a Parigi]]'' (1972), con [[Marlon Brando]] e [[Maria Schneider (attrice)|Maria Schneider]]. Il film, a causa dei suoi contenuti altamente erotici, viene sequestrato, assolto, nuovamente sequestrato e condannato alla distruzione per oscenità dalla Cassazione il 29 gennaio 1976 (con perdita dei [[diritti civili]] per cinque anni dello stesso regista). Il 9 febbraio 1987 la pellicola viene riabilitata con sentenza "di non oscenità" in quanto "mutato il comune senso del pudore.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3537}}</ref>
 
Consolida la fama internazionale con il [[kolossal]] ''[[Novecento (film)|Novecento]]'' (1976), della durata di oltre cinque ore e che vede come primi attori [[Robert De Niro]] e [[Gerard Depardieu]]. La pellicola è un potente affresco sulle lotte di classe contadine dagli albori del novecento fino alla [[seconda guerra mondiale]], dove l'autore cerca di caricare le immagini con luci e colori propri di certa "pittura contadina", rinvenibile nei quadri di Miller, [[Vincent Van Gogh]] e [[Pellizza da Volpedo]].<ref>{{cita web|url=http://www.mymovies.it/film/1976/novecentoatto1/|titolo=Novecento - Atto I - MYmovies |accesso=29 giugno 2015}}</ref>
Il 1987 segna un'ulteriore svolta: dirige, infatti, il ciclopico e suggestivo ''[[L'ultimo imperatore]]'', che si aggiudicherà ben nove [[Premi Oscar]], tra cui quelli per miglior film e regia.
Negli anni successivi Bertolucci prosegue sulla strada del kolossal per il mercato internazionale con ''[[Il tè nel deserto]]'' (1990) e il ''[[Piccolo Buddha]]'' (1993), ambientato in [[Nepal]] e negli [[Stati Uniti]].
La seconda metà degli anni novanta e i primi anni del nuovo millennio vedono Bertolucci virare verso un cinema più intimista con ''[[Io ballo da sola]]'' (1996) e ''[[The Dreamers - I sognatori]]'' (2003). Costretto su una sedia a rotelle per problemi di salute, dopo quasi dieci anni torna dietro la macchina da presa per dirigere il delicato ''[[Io e te (film)|Io e te]]'', uscito nelle sale nell'autunno del 2012. Dopo il [[Pardo d'onore]] a Locarno (1997), a consacrare la sua lunga carriera giungono nel 2007 e nel 2010 i rispettivi [[Leone d'oro alla carriera]] e Palma d'onore al [[Festival di Cannes]].
 
[[File:Padre padrone.png|miniatura|destra|Una scena di ''[[Padre padrone (film)|Padre Padrone]]'', di [[Paolo e Vittorio Taviani]]]]
I fratelli [[Paolo e Vittorio Taviani]], appassionati fin da giovanissimi al cinema, conoscono un primo discreto successo con il film ''[[I sovversivi]]'' (1967), che vede come primo attore il cantautore [[Lucio Dalla]], a cui seguono ''[[Sotto il segno dello scorpione]]'' (1969) e il film sulla restaurazione ''[[Allonsanfan]]'' (1974), con [[Marcello Mastroianni]] e [[Laura Betti]]. Il seguente ''[[Padre padrone (film)|Padre padrone]]'' (1977) , tratto dal romanzo di [[Gavino Ledda]], racconta la lotta di un pastore sardo contro le regole feroci del proprio universo patriarcale. Il film (con [[Saverio Marconi]] e [[Omero Antonutti]]) riscuote critiche favorevoli aggiudicandosi nello stesso anno la [[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]]. Ne ''[[Il prato]]'' ([[1979]]) si riscontrano echi neorealisti, mentre ''[[La notte di San Lorenzo]]'' ([[1982]]) racconta, con uno stile vicino al [[realismo magico]], la deliberata fuga di un gruppo di abitanti della Toscana, nella notte in cui tedeschi e fascisti compiono una sanguinosa rappresaglia nel Duomo della città. Lo scenario della battaglia nel grande campo di grano (avvenuta tra i fascisti di Salò e i partigiani), rappresenta il momento culminante di un film che riscuote grandi consensi e che vince il gran [[Grand Prix Speciale della Giuria|premio speciale della giuria]] al [[Festival di Cannes]]. Nel 2012 si aggiudicano l'[[Orso d'oro]] al [[Festival di Berlino]] e il [[David di Donatello per il miglior film]] e per il miglior regista con il film ''[[Cesare deve morire]]'', realmente recitato dai detenuti del carcere romano di [[Rebibbia]]. Nel 1986 ricevono il [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:Gianni Amelio 01.jpg|miniatura|sinistra|upright|Il regista [[Gianni Amelio]]]]
[[Gianni Amelio]], dopo molte regie televisive per la [[Rai]], esordisce al cinema con ''[[Colpire al cuore]]'' (1982), un film sul terrorismo che non passa inosservato. Dopo l'interessante ''[[I ragazzi di via Panisperna]]'' (1988) sul leggendario gruppo di fisici guidato da [[Enrico Fermi]], raggiunge la notorietà internazionale con l'acclamato e premiato ''[[Porte aperte (film)|Porte aperte]]'' (1990), tratto da un romanzo di [[Leonardo Sciascia]].
Nei film che seguono, Amelio sviluppa tematiche legate alla realtà sociale con dolorosa partecipazione e sensibilità artistica.
Con ''[[Il ladro di bambini]]'' (1992), con protagonista [[Enrico Lo Verso]], vince nel 1992 il Premio speciale della giuria al [[Festival di Cannes]] e l'[[European Film Award]] come miglior lungometraggio, oltre a due [[Nastri d'Argento]] e cinque [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]]. L'opera è un aggiornato "viaggio in Italia" in senso rosselliniano dove il regista - attraverso lo sguardo muto e dolente dei suoi piccoli protagonisti - descrive lo squallore morale dell'Italia anni novanta, senza chiudersi in facili nichilismi, né aprirsi a sogni illusori.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1808}}</ref>
 
Nel seguente ''[[Lamerica]]'' (1994), descrive la situazione politica dell'[[Albania]] post-comunista, trovandovi un paese devastato come quello di ''[[Germania anno zero]]'' di Rossellini, filmando il tutto con il proprio stile asciutto e oggettivo.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1815}}</ref> Nello stesso anno si aggiudica il premio Osella d'oro alla Mostra del cinema di Venezia, oltre al [[Premio Pasinetti]] come miglior film. Quattro anni dopo, ''[[Così ridevano]]'' (1998), probabilmente il suo lavoro di più difficile comprensione per il pubblico, vince il [[Leone d'oro]] alla Mostra del cinema di Venezia.
Dopo ''[[Le chiavi di casa]]'' (2004), sul problematico rapporto tra un padre e il figlio disabile, Amelio cerca una storia di più ampio respiro con ''[[La stella che non c'è]]'' (2006) ambientato tra l'Italia e la Cina con [[Sergio Castellitto]] nel ruolo di protagonista. Negli ultimi anni è tornato alla regia con regolare continuità come dimostrano i lungometraggi ''[[Il primo uomo (film)|Il primo uomo]]'' (2011), ''[[L'intrepido (film)|L'intrepido]]'' (2013), e il documentario ''[[Felice chi è diverso]]'', uscito nel marzo del 2014.
 
[[File:Nanni Moretti Cannes 2011.jpg|miniatura|destra|upright|Sopra [[Nanni Moretti]] al [[Festival di Cannes]]]]
[[Nanni Moretti]] si avvicina al cinema con mezzi amatoriali nel film ''[[Io sono un autarchico]]'' (1976), riscuotendo subito l'attenzione della critica che individua nel giovane regista un'originale vena sarcastica. Le prime riflessioni del suo cinema sono tutte incentrate sulle problematiche giovanili, non disdegnando una più generale attenzione al costume del suo tempo.
Il successivo ''[[Ecce bombo]]'', uscito nel 1978, consolida la fama del regista, ottenendo al botteghino un grande e inaspettato successo.
Dopo l'interlocutorio ''[[Sogni d'oro (film)|Sogni d'oro]]'' (1981), con [[Alessandro Haber]] e [[Remo Remotti]] (vincitore del Leone d'argento al [[Festival di Venezia]]), realizza verso la metà degli anni ottanta una serie di pellicole che ne sanciscono la definitiva maturità. La prima di queste è ''[[Bianca (film)|Bianca]]'' (1984), intrigante e personale giallo esistenziale a cui segue ''[[La messa è finita]]'' (1985) con un inedito Moretti nelle vesti di un sacerdote, da molti considerata una delle sue opere più lucide e riflessive.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2055}}</ref>
Ricevuto nel 1986 l'[[Orso d'argento]] al [[Festival internazionale del cinema di Berlino]], Moretti si dedicherà nel lustro successivo a un cinema più "politico" con il documentario ''[[La cosa (film 1990)|La cosa]]'' (1990), incentrato sullo scioglimento del [[Partito Comunista Italiano]], e il criptico film a soggetto ''[[Palombella rossa]]'' (1989) nel quale i contenuti politici costituiscono parte integrante della storia.
[[File:Portiere-cavani.jpg|miniatura|sinistra|Sopra [[Charlotte Rampling]] nel film ''[[Il portiere di notte]]'' di [[Liliana Cavani]] (1973)]]
Nel 1993 raggiunge i riflettori internazionali con l'uscita del film a episodi ''[[Caro diario]]'', che grazie a un inedito dinamismo della macchina da presa si aggiudica il premio per la miglior regia al [[Festival di Cannes]].
Dopo un altro diario personale (''[[Aprile (film)|Aprile]]'', del 1998), Moretti conquista la [[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]] con ''[[La stanza del figlio]]'' (2001), in cui vengono descritti gli effetti che la morte accidentale di un figlio provoca in una famiglia medio borghese.
Nel 2006 gira il lungometraggio ''[[Il caimano]]'', ispirato alla figura di [[Silvio Berlusconi]] che vede come primo attore [[Silvio Orlando]]. Il film, presentato nel pieno della campagna elettorale per le elezioni politiche dello stesso anno, ha suscitato numerose polemiche presentando scenari apocalittici che sarebbero seguiti a un rifiuto del leader politico di abbandonare il mondo delle istituzioni. Nel [[2011]] esce ''[[Habemus Papam (film)|Habemus Papam]]'', con Moretti nelle vesti di uno psicanalista alle prese con un nuovo inaspettato paziente: un neo eletto pontefice in crisi spirituale, interpretato dall'attore francese [[Michel Piccoli]]. Quattro anni più tardi è di nuovo sulle scene con l'uscita del suo dodicesimo lungometraggio dal titolo ''[[Mia madre (film)|Mia madre]]'' (2015), con protagonisti [[Margherita Buy]], lo stesso autore e l'interprete teatrale [[Giulia Lazzarini]].
 
Tra gli altri autori del cinema italiano si ricordano [[Liliana Cavani]], che conosce notorietà con le opere ''[[Il portiere di notte]]'' (1973), ''[[La pelle (film 1981)|La pelle]]'' (1981) e ''[[Il gioco di Ripley]]'' (2002) e [[Citto Maselli]] che ottiene un Gran premio della giuria a Venezia per il film ''[[Storia d'amore]]'' (1986), donando alla giovane attrice [[Valeria Golino]] la [[Coppa Volpi]] come miglior interprete femminile. A seguire si fanno notare [[Corrado Farina]], Mario Garriba, [[Lino Del Fra]] e [[Fabio Carpi]], tutti vincitori del [[Pardo d'oro]] a Locarno per i rispettivi film: ''[[Hanno cambiato faccia]]'' (1971), ''[[In punto di morte]]'' (1971), ''[[Antonio Gramsci - I giorni del carcere]]'' (1977) e ''[[Quartetto Basileus]]'', del 1982.
 
[[File:Hqdefault.jpg|miniatura|destra|Un fotogramma del film ''[[Anna (film 1975)|Anna]]'', di [[Alberto Grifi]] e [[Massimo Sarchielli]] (1975)]]
Tra i vari film del periodo, un significativo esempio di [[cinema sperimentale]] è da ritrovarsi nell'opera di [[Alberto Grifi]], in particolar modo nel film ''[[Anna (film 1975)|Anna]]'', diretto assieme all'attore [[Massimo Sarchielli]] e presentato nei maggiori festival europei nel 1975. Il lungometraggio è un'inedita esperienza di cinema-diretto, che riprende, in undici ore di girato (ridotte poi a quattro), l'aberrante quotidianità di una giovane tossicodipendente incinta e senza dimora. I due autori, privi di soggetto e sceneggiatura, abbandonano la telecamera a una sorta di [[flusso di coscienza]] in tempo reale, facendo irrompere sullo schermo ''una tranche de vie'' libera da compromessi narrativi e mediazioni estetiche.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 220}}</ref> Tra i vari progetti cinematografici di Grifi si ricordano ''[[Lariano]]'' (1961), ''Verifica incerta'' (1964) e ''[[A proposito degli effetti speciali]]'', presentato alla LVIII [[Biennale di Venezia]] nell'inverno del 2001.
 
Alla fine degli anni settanta esordisce alla regia [[Salvatore Piscitelli]] con l'opera ''[[Immacolata e Concetta, l'altra gelosia]]'' (1979), che ottiene numerosi riconoscimenti tra cui il Pardo d'Argento al [[Festival di Locarno]]. Interpretato da [[Ida Di Benedetto]] e [[Marcella Michelangeli]], il film, ispirato a un fatto di cronaca accaduto a [[Pomigliano d'Arco]], narra con stile scarno e dimesso le vicende di due donne [[omosessualità|omosessuali]] in una dimensione urbana impoverita e arretrata. Il successivo ''[[Le occasioni di Rosa]]'' (1981), regalerà alla giovane [[Marina Suma]] un [[David di Donatello per la migliore attrice esordiente|David di Donatello]] per la miglior attrice esordiente. Apre un ampio dibattito cinematografico il cantautore folk [[Paolo Pietrangeli]] con l'opera trasgressiva e libertaria ''[[Porci con le ali (film)|Porci con le ali]]'' (1977), liberamente tratta dall'[[Porci con le ali|omonimo romanzo]] di [[Marco Lombardo Radice]] e [[Lidia Ravera]].
Il film esce nelle sale nell'autunno del 1977 con il divieto ai minori di anni 18, subito sequestrato dalla [[censura]] viene presto rimesso in circolazione con il medesimo divieto. Degno di nota è il successivo ''[[I giorni cantati]]'' (1979), ironico autoritratto della sinistra anni settanta che vede come attori lo stesso regista, [[Mariangela Melato]] e i cantautori [[Ivan Della Mea]], [[Francesco Guccini]] e [[Giovanna Marini]].
 
Da ultimo, si menziona l'operato dei due cineasti sperimentali Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian che, in oltre trent'anni di carriera, hanno presentato documentari inerenti ai tragici fatti del primo conflitto mondiale. I due registi, nel fare ciò, hanno recuperato numerosi materiali di archivio, successivamente ingranditi e virati per dare ulteriore valore ai fotogrammi esistenti e portare lo spettatore a riflettere sulle atrocità di tutte le guerre.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/novembre/15/registi_della_memoria_co_7_0011154759.shtml?refresh_ce-cp|titolo=Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian - I registi della memoria - Corriere della Sera |accesso=16 giugno 2015}}</ref> Pressoché sconosciuti in Italia, hanno incontrato stima ed apprezzamenti in molti festival europei; tra i loro film più noti si riportano: ''Uomini anni vita'' (1990) - incentrato sul massacro degli armeni - e il trittico bellico ''Prigionieri della guerra'' (1995), ''Su tutte le vette è pace'' (1998) e ''[[Oh! uomo]]'', presentato nella [[Quinzaine des réalisateurs]] del [[Festival di Cannes]] nel maggio del 2004.
 
== Le attrici italiane ==
[[File:Anna magnani1965.jpg|thumb|sinistra|[[Anna Magnani]]]]
Alla fine degli anni quaranta e per tutti gli [[anni 1950|anni cinquanta]], le attrici italiane vivono un fortunato periodo di gloria. Oltre ad [[Anna Magnani]], [[Valentina Cortese]] ed [[Alida Valli]] (le uniche che continuano a lavorare con continuità anche dopo la fine del regime fascista), si fanno notare le nuove dive "maggiorate" (così chiamate per via delle loro forme prorompenti). Tra queste si ricordano: [[Gina Lollobrigida]], [[Silvana Mangano]], [[Silvana Pampanini]], [[Lucia Bosè]], [[Virna Lisi]] e soprattutto [[Sophia Loren]] che conoscono successo e allori sia in Italia che all'estero, arrivando addirittura a oscurare le dive hollywoodiane a loro contemporanee.
[[Alida Valli]] esordisce giovanissima sul [[Cinema|grande schermo]], assumendo ruoli da [[protagonista]] in molti film dell'epoca, diventando ben presto l'attrice simbolo del cosiddetto [[cinema dei telefoni bianchi]]. La sua versatilità la mette in evidenza in ruoli più [[Film drammatico|drammatici]], soprattutto nel film ''[[Piccolo mondo antico (film 1941)|Piccolo mondo antico]]'' di [[Mario Soldati]] (1941) che al [[Festival di Venezia]] le vale un premio speciale per la miglior interprete femminile. Negli anni quaranta lavora con alcuni dei più grandi registi del panorama internazionale come [[Alfred Hitchcock]] e [[Orson Welles]]. Nel 1951 presta una delle sue migliori interpretazioni nel capolavoro ''[[Senso (film)|Senso]]'', per la regia di Luchino Visconti. Nel 1997 le viene attribuito il [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[Anna Magnani]] viene considerata dalla critica cinematografica come una delle maggiori interpreti femminili mai apparse sullo schermo.<ref>{{Cita news|autore=[[Giancarlo Governi]]|url=http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=49422&typeb=0&Anna-Magnani-l-attrice-simbolo-della-ricostruzione-e-del-riscatto|titolo=Anna Magnani, l'attrice simbolo della ricostruzione e del riscatto|editore=www.globalist.it|data=25 settembre 2013|accesso=27 settembre 2013}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Simona Aiuti|url=http://www.unmondoditaliani.com/anna-magnani-la-piu-grande-attrice-della-storia-del-cinema-italiano-nei-suoi-film-passione-e-neorealismo.htm|titolo=Anna Magnani. La più grande attrice della storia del cinema italiano, nei suoi film passione e neorealismo|editore=www.unmondoditaliani.com|data=17 ottobre 2010|accesso=27 settembre 2013}}</ref><ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.fondazioneitalianelmondo.com/Fondazione%20Italia%20671.htm|titolo=Anna Magnani una delle più grandi attrici del cinema italiano, commemorata con una esposizione che racconta in 287 foto la sua vita|editore=www.fondazioneitalianelmondo.com|data=|accesso=27 settembre 2013}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Pippo Augliera|url=http://www.musicalnews.com/articolo.php?codice=26208&sz=6|titolo=Ritratto di Marina Magnani: la tempesta e la quiete. Gli omaggi in occasione del 40º anniversario dalla scomparsa|editore=www.musicalnews.com|data=|accesso=27 settembre 2013}}</ref> Attrice simbolo del cinema italiano, è altresì conosciuta per essere stata, insieme ad [[Aldo Fabrizi]] e [[Alberto Sordi]], una delle figure preminenti dell'intera cinematografia romana.<ref>{{Cita web|url=http://www.mymovies.it/biografia/?a=662|titolo=Aldo Fabrizi|editore=[[MYmovies]]|accesso=29 ottobre 2014}}</ref> Dopo numerosi ruoli in parti secondarie, riesce caparbiamente ad imporsi per le sue doti non comuni di interprete sia comica che drammatica. Sarà [[Vittorio De Sica]], nel [[1941]], ad offrirle la possibilità di costruire per la prima volta un personaggio principale e coinvolgente, nella relativa pellicola ''[[Teresa Venerdì]]''. Fra le tante prove della sua lunga e applaudita carriera restano indimenticabili le performance con autori del calibro di [[Roberto Rossellini]], [[Luchino Visconti]], [[Jean Renoir]] e [[Pier Paolo Pasolini]].
Tra i suoi riconoscimenti internazionali sono senz'altro da ricordare l'Oscar assegnatole come migliore attrice protagonista per il film ''[[La rosa tatuata (film)|La rosa tatuata]]'' (1955) e l'[[Orso d'argento]] al [[Festival di Berlino]] per il film ''[[Selvaggio è il vento]]'' (1958).
 
[[File:Sophia Loren - 1955.JPG|thumb|upright=0.8|[[Sophia Loren]] negli [[anni 1950|anni cinquanta]]]]
Allo stesso modo, [[Sophia Loren]] viene considerata come una delle attrici più celebri dell'intera storia della settima arte. Da [[Vittorio De Sica]] sarà diretta, nel 1960, nel film ''[[La ciociara (film)|La ciociara]]'', che gli vale l'[[Oscar alla migliore attrice]] (il primo a essere assegnato per un'interpretazione che non fosse in lingua inglese). In oltre cinquant'anni di carriera ha lavorato con autori dal forte richiamo internazionale come [[Sidney Lumet]], [[George Cukor]], [[Robert Altman]] e [[Charlie Chaplin]] che la dirige ne ''[[La contessa di Hong Kong]]'' (1967), al fianco dell'attore statunitense [[Marlon Brando]]. Nella sua lunga e acclamata carriera ha ricevuto un [[Golden Globe]], un [[Leone d'oro alla carriera]], una [[Palma d'oro]] a Cannes, un [[BAFTA]], una Concha de Plata, dieci [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e tre [[Nastri d'argento]]. Nel [[1999]], l'''[[American Film Institute]]'' l'ha inserita al ventunesimo posto tra le [[AFI's 100 Years... 100 Stars|più grandi star della storia del cinema]]. Fra le venticinque interpreti presenti in classifica, la Loren è risultata l'unica attrice ancora in vita.<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.afi.com/100years/stars.aspx|titolo=AFI's 50 Greatest American Screen Legends|editore=[[American Film Institute]]|accesso=16 novembre 2014}}</ref>
[[File:Gina Lollobrigida - La romana.jpg|thumb|sinistra| [[Gina Lollobrigida]]]]
Nel medesimo periodo approda sulle scene [[Gina Lollobrigida]], destinata a divenire, ben presto, una delle attrici italiane più conosciute e apprezzate nel mondo. Rimasta celebre per l'interpretazione dell'ingenua popolana nel film ''[[Pane, amore e fantasia]]'' (1953), diventa protagonista di produzioni hollywoodiane come ''[[Il tesoro dell'Africa]]'' (1953) di [[John Huston]] con [[Humphrey Bogart]] e [[Jennifer Jones]] e ''[[Il maestro di Don Giovanni]]'' (1954) con [[Errol Flynn]], per poi recitare assieme ad altri divi internazionali come [[Anthony Quinn]], [[Frank Sinatra]], [[Yul Brynner]] e [[Sean Connery]]. Tra le altre cose, è stata la prima attrice femminile a vincere il [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] con il film ''[[La donna più bella del mondo]]'', uscito nelle sale nel 1956.
 
 
[[Silvana Mangano]] conosce un notevole successo alla fine degli anni quaranta per l'interpretazione nel [[Neorealismo (cinema)|film neorealista]] ''[[Riso amaro]]'' (1949), diretto da [[Giuseppe De Santis]]. La pellicola la impone come una delle prime [[sex symbol]] nazionali del dopoguerra. Tra gli anni sessanta e settanta diviene una delle protagoniste principali della [[commedia all'italiana]], vestendo con spiccata intensità ruoli più regali in alcuni film di [[Luchino Visconti]] e [[Pier Paolo Pasolini]].
 
[[File:VirnaLisi2.png|thumb|upright|[[Virna Lisi]]]]
A partire dagli anni cinquanta si afferma l'attrice marchigiana [[Virna Lisi]] che inizialmente lavorerà in molte commedie del periodo per autori come [[Steno]], [[Mario Mattoli]] e [[Francesco Maselli]]. Dalla metà del decennio inizia a comparire in [[film d'autore|pellicole d'autore]], tra le quali si ricorda ''[[Signore & signori]]'' (1966) di [[Pietro Germi]], che si aggiudica la [[Palma d'oro]] a Cannes come miglior film. Tra gli altri premi ha ricevuto una [[Palma d'oro]] come migliore attrice (vinta nel [[1994]] per il film ''[[La regina Margot (film 1994)|La regina Margot]]''), quattro [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e ben sei [[Nastri d'argento]].
 
[[File:Delfini-Cardinale.png|sinistra|thumb|Sopra l'attrice [[Claudia Cardinale]]]]
Nei primi [[anni 1960|anni sessanta]] fa la sua comparsa [[Claudia Cardinale]], scoperta e lanciata alla fine degli anni cinquanta da [[Mario Monicelli]] che la scrittura per una piccola parte nel film del 1958 ''[[I soliti ignoti]]''. La sua «bellezza in pari tempo solare e notturna, delicata e incisiva, enigmatica e inquietante»<ref>Gian Piero Brunetta, ''Storia del cinema italiano. Volume quarto: Dal miracolo economico agli anni novanta 1960-1993'', pag.160</ref> è stata utilizzata e valorizzata dai maggiori autori dell'epoca. Si ricordano in particolare le sue interpretazioni per [[Luchino Visconti|Visconti]] (''[[Il Gattopardo (film)|Il Gattopardo]]'', ''[[Vaghe stelle dell'Orsa]]''), [[Federico Fellini|Fellini]] (''[[8½]]''), [[Mauro Bolognini|Bolognini]] (''[[Il bell'Antonio (film)|Il bell'Antonio]]'', ''[[La viaccia]]'', ''[[Senilità (film)|Senilità]]''), [[Valerio Zurlini|Zurlini]] (''[[La ragazza con la valigia]]''), [[Luigi Comencini|Comencini]] (''[[La ragazza di Bube (film)|La ragazza di Bube]]''), [[Sergio Leone]] (''[[C'era una volta il West]]''), [[Luigi Zampa]] (''[[Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata]]''), [[Luigi Magni]] (''[[Nell'anno del Signore]]'') e [[Damiano Damiani]] (''[[Il giorno della civetta (film)|Il giorno della civetta]]''). Dopo aver recitato in alcuni set Hollywoodiani al fianco di attori come [[John Wayne]] e [[Rita Hayworth]], dagli anni settanta partecipa a molte produzioni dirette dal marito e regista [[Pasquale Squitieri]]. Tra i suoi numerosi riconoscimenti si ricordano Il [[Leone d'oro alla carriera]] (1993), l'[[Orso d'Oro alla carriera]] (2002) e Il pardo d'onore al [[Festival di Locarno]], ricevuto nell'agosto del 2011.
 
[[File:Deserto rosso (1964).jpg|thumb|destra| Nella foto l'attrice [[Monica Vitti]]]]
In egual misura si impone come nuova figura femminile l'attrice romana [[Monica Vitti]]. Musa per antonomasia del cinema esistenziale di Antonioni, ha ricoperto più volte ruoli comici e farseschi, spesso in coppia con i vari protagonisti della commedia all'italiana. L'opera che avvia la sua stagione di brillante interprete di commedie è la pellicola ''[[La ragazza con la pistola]]'', uscita nelle sale nel 1968 per la regia di [[Mario Monicelli]], con cui riceve una Concha de Plata al [[Festival di San Sebastian]]. Negli anni settanta presta le proprie capacità attoriali al servizio di maestri quali [[Luis Buñuel]] e [[Miklós Jancsó]]. Tra i molti riconoscimenti ha ricevuto ben nove [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e un premio [[BAFTA]]. Nel 1995 ritira al [[Festival di Venezia]] il [[Leone d'oro alla carriera]].
[[File:Sedotta-Sandrelli.png|thumb|sinistra|[[Stefania Sandrelli]]]]
L'ultima figura di rilievo venuta alla luce negli anni sessanta è l'attrice [[Stefania Sandrelli]]. Entra nel mondo del cinema a soli quindici anni nel film di [[Mario Sequi]] ''Gioventù di notte'' (1961), e si afferma accanto a [[Ugo Tognazzi]] nel film ''[[Il federale]]'' (1961), diretto da [[Luciano Salce]]. Sarà [[Pietro Germi]] a donarle la definitiva notorietà con due capolavori della commedia quali ''[[Divorzio all'italiana]]'' (1961), con [[Marcello Mastroianni]], e ''[[Sedotta e abbandonata]]'' (1964), per poi tornarla a dirigere nel 1972 nel film ''[[Alfredo Alfredo]]'', dove l'attrice recita al fianco dell'interprete americano [[Dustin Hoffman]]. Nel 1965 è la protagonista del film di [[Antonio Pietrangeli]] ''[[Io la conoscevo bene]]''. In seguito lavora con alcuni dei massimi registi italiani come [[Bernardo Bertolucci]], [[Luigi Comencini]], [[Mario Monicelli]] ed [[Ettore Scola]]. Nel 1969 si aggiudica una Concha de Plata al [[Festival di San Sebastian]]. Nel 2005 le viene assegnato il [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:La poliziotta.JPG|miniatura|destra|[[Mariangela Melato]] nel film ''[[La poliziotta]]'' di [[Steno]] (1974)]]
Tra le varie attrici che hanno calcato le scene a cavallo degli anni cinquanta e sessanta si riportano: [[Eleonora Rossi Drago]], [[Giovanna Ralli]], [[Lea Massari]], [[Carla Gravina]] (vincitrice di un Premio come migliore attrice non protagonista al [[Festival di Cannes]] nel 1980), [[Rosanna Schiaffino]], [[Elsa Martinelli]], [[Antonella Lualdi]], [[Luisa Della Noce]] (insignita di una Concha de Plata nel 1956), [[Lisa Gastoni]], [[Anna Maria Ferrero]], [[Adriana Asti]] e [[Ilaria Occhini]], quest'ultima vincitrice di un [[Pardo d'oro|Pardo d'oro per la migliore interpretazione femminile]], per il film ''[[Mar nero (film)|Mar nero]]'', presentato al [[Festival di Locarno]] nel 2008. Negli [[anni 1970|anni settanta]] si fanno conoscere [[Laura Antonelli]], [[Dalila Di Lazzaro]], [[Stefania Casini]] e in maniera preponderante [[Mariangela Melato]] e la giovanissima [[Ornella Muti]].
[[File:Il frullo del passero.jpg|thumb|sinistra| [[Ornella Muti]] con [[Nicola Farron]] nel film ''[[Il frullo del passero]]'' del [[1988]]]]
La Melato, dopo l'esordio cinematografico in ''[[Thomas e gli indemoniati]]'' ([[1970]]) di [[Pupi Avati]], diviene per tutti gli anni settanta una delle figure femminili più richieste da tutto il cinema italiano. Raffinata interprete di commedie e pièce teatrali, in oltre quarant'anni di carriera ha ricevuto otto [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e cinque [[nastri d'argento]]. La Muti appare per la prima volta sugli schermi nel 1970, nel lungometraggio ''[[La moglie più bella]]'', sotto la direzione di [[Damiano Damiani]]. L'incontro professionale più importante avviene nel 1974, anno in cui viene scritturata per la parte della giovane Vincenzina nel film ''[[Romanzo popolare]]'', per la regia di [[Mario Monicelli]]. Negli anni seguenti prende parte a molte produzioni autoriali nelle relative pellicole ''[[Come una rosa al naso]]'' (1976), di [[Franco Rossi (regista)|Franco Rossi]], ''[[La stanza del vescovo (film)|La stanza del vescovo]]'' (1977) e ''[[Primo amore (film 1978)|Primo amore]]'' (1978), entrambe di [[Dino Risi]], e nel film collettivo ''[[I nuovi mostri]]'' (1977), candidato al [[Premio Oscar]] come Miglior film straniero. Viene ulteriormente valorizzata dal cineasta [[Marco Ferreri]] nelle opere ''[[L'ultima donna]]'' (1976), ''[[Storie di ordinaria follia (film)|Storie di ordinaria follia]]'' (1981) e ''[[Il futuro è donna]]'' (1984)
[[File:Allonsanfan-1974-Betti.png|thumb|destra|upright| [[Laura Betti]]]]
Nel medesimo periodo si afferma l'attrice trentina [[Ottavia Piccolo]], attiva sul grande schermo fin da giovanissima. Nel 1970 si aggiudica al [[Festival di Cannes]] il rinomato [[Prix d'interprétation féminine]] per il film ''[[Metello (film)|Metello]]'', diretto dal regista [[Mauro Bolognini]]. Non bisogna tralasciare le numerose performance di molte caratteriste e attrici teatrali che hanno partecipato a numerose commedie ottenendo fama e popolarità ragguardevoli. Tra le tante si ricordano: [[Tina Pica]], [[Franca Valeri]], [[Ave Ninchi]], [[Pupella Maggio]], [[Marisa Merlini]], [[Bice Valori]] e [[Piera Degli Esposti]].
 
Altra figura da ricordare è l'attrice emiliana [[Laura Betti]]. Interprete dotata di ampia personalità e di una voce caratterizzata da un timbro roco, è nota al pubblico per il sodalizio umano e artistico con il poeta e regista [[Pier Paolo Pasolini]]. Tra gli anni sessanta e settanta viene diretta da alcuni dei massimi registi italiani vincendo nel 1968 la [[Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile|Coppa Volpi]] per il film ''[[Teorema (film)|Teorema]]'', uscito nello stesso anno. Nel 1979 viene insignita di una Concha de Plata per la miglior interprete femminile nel film ''Il piccolo Archimede'', per la regia di [[Gianni Amelio]].
 
[[File:Cabiria.png|thumb|sinistra|[[Giulietta Masina]] nel film ''[[Le notti di Cabiria]]'']]
Inoltre, si sottolinea l'indiscussa importanza avuta nell'ambito del cinema italiano dell'attrice [[Giulietta Masina]], collaboratrice e compagna di vita del regista [[Federico Fellini]]. Sin dai primi anni quaranta partecipa a numerosi spettacoli di prosa, danza e musica nell'ambito del teatro universitario di Roma. Esordisce sul grande schermo nel [[1948]] in un [[film]] diretto da [[Alberto Lattuada]], ''[[Senza pietà (film 1948)|Senza pietà]]'', per poi essere diretta da molti registi di fama come [[Renato Castellani]], [[Carlo Lizzani]] e [[Giuseppe Amato]]. Insieme al marito [[Federico Fellini]] raggiunge notorietà internazionale nel film ''[[La strada]]'' ([[1954]]), dove interpreta accanto ad [[Anthony Quinn]] il commovente ruolo della girovaga e saltimbanco Gelsomina. Dopo il successivo ''[[Il bidone]]'' ([[1955]]), con [[Broderick Crawford]], nel [[1957]] giunge all'apice della fama nel ruolo di protagonista del film ''[[Le notti di Cabiria]]'', ancora diretto da Fellini. Il lungometraggio (Oscar come miglior film straniero nel 1957) regalerà all'attrice emiliana la [[Palma d'oro]] come migliore interprete femminile al [[Festival di Cannes]], nonché una [[Concha de Plata alla migliore attrice]] al [[Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián]]. Fellini la dirigerà ancora nel suo primo film a colori, ''[[Giulietta degli spiriti]]'' (1965), con [[Sandra Milo]] e [[Mario Pisu]] e, vent'anni più tardi, nel malinconico ''[[Ginger e Fred]]'' (1985), assieme all'altro attore feticcio del cineasta riminese [[Marcello Mastroianni]].
 
[[File:Festival Cinema Roma 2010 005.JPG|destra|thumb|upright|[[Margherita Buy]]]]
Tra gli anni novanta e duemila si afferma una nuova schiera di attrici che in breve tempo ha conquistato stima e seguito come [[Laura Morante]], [[Valeria Golino]], [[Lina Sastri]], [[Francesca Neri]], [[Anna Bonaiuto]], [[Valeria Bruni Tedeschi]], [[Isabella Ferrari]] e [[Monica Bellucci]]. Quest'ultima, ha conosciuto una notevole fama oltre i confini nazionali, lavorando in molte produzioni francesi e hollywoodiane. Nel medesimo lasso di tempo riceve notorietà l'attrice [[Margherita Buy]]. Maturata una lunga esperienza teatrale, debutta al cinema nel [[1986]] con ''[[La seconda notte]]'' di [[Nino Bizzarri]] e subito vince il [[Globo d'oro alla miglior attrice rivelazione]]. Dall'inizio degli anni novanta lavora con alcuni dei migliori registi italiani come [[Mario Monicelli]], [[Nanni Moretti]], [[Paolo Virzì]] e [[Gabriele Salvatores]]. Nel corso della sua carriera ha ottenuto numerosi premi, tra cui sette [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], sei [[Nastri d'Argento]], un [[Premio Pasinetti]] a [[Mostra internazionale d'arte cinematografica|Venezia]], una [[Concha de Plata alla migliore attrice|Concha de Plata]] a [[Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián|San Sebastián]] e un Premio alla migliore attrice al [[Festival cinematografico internazionale di Mosca]].
 
==Gli attori italiani==
 
[[File:Cervi ride.jpg|thumb|sinistra|[[Gino Cervi]]]]
In ambito maschile diventano celebri sul grande schermo, a partire dagli anni trenta, il futuro regista [[Vittorio De Sica]], [[Amedeo Nazzari]] e [[Gino Cervi]]. Quest'ultimo, cresciuto in una famiglia di forti inclinazioni culturali, conosce i primi consensi sui vari palcoscenici teatrali, dimostrandosi un valido interprete di numerose piecé di [[Carlo Goldoni]] e [[William Shakespeare]]. A farne uno dei nomi più importanti sul grande schermo è [[Alessandro Blasetti]] che lo rende protagonista di una fortunata serie di film, tra i quali ''[[Ettore Fieramosca (film 1938)|Ettore Fieramosca]]'' (1938), ''[[Un'avventura di Salvator Rosa]]'' (1939) e ''[[La corona di ferro]]'' (1941). Negli [[anni 1950|anni cinquanta]] conosce un grande successo con l'interpretazione del celebre personaggio di [[Peppone]] nel film ''[[Don Camillo]]'' (1952), tratto dai racconti letterari di [[Giovanni Guareschi]].
 
[[File:Aldo Fabrizi.jpg|miniatura|destra|upright|[[Aldo Fabrizi]]]]
Negli anni quaranta emerge la figura popolare ed esuberante di [[Aldo Fabrizi]]. Attore estremamente versatile ed espressivo, nel corso della sua lunga carriera ha avuto modo di misurarsi in ruoli comici e drammatici, ottenendo costantemente un largo e duraturo successo. Valga su tutto il seguito teatrale avuto negli anni sessanta con la commedia musicale ''[[Rugantino (commedia musicale)|Rugantino]]'', approdata finanche a [[Broadway]] e registrando sempre il tutto esaurito. Al cinema fa il suo esordio nel film diretto da [[Mario Bonnard]] ''[[Avanti c'è posto]]'' (1942), a cui seguono ''[[Campo de' fiori (film)|Campo de' fiori]]'' (1943) e ''[[L'ultima carrozzella]]'' (1943), quest'ultimo diretto da [[Mario Mattoli]]. Viene ricordato, soprattutto, per l'intenso ruolo del parroco Don Pietro nel capolavoro neorealista ''[[Roma città aperta]]'' (1945). Per le sue qualità artistiche riceve due [[nastri d'argento]] nelle pellicole ''[[Prima comunione (film)|Prima comunione]]'' (1950) e ''[[C'eravamo tanto amati (film)|C'eravamo tanto amati]]'' (1974), rispettivamente di [[Alessandro Blasetti]] e [[Ettore Scola]]. Non di secondaria importanza, sono stati i lungometraggi interpretati assieme al comico [[Totò]] che ne hanno accresciuto ulteriormente la fama e il consenso. Tra le molte pellicole si ricordano: ''[[Guardie e ladri]]'' (1951), ''[[Accadde al penitenziario]]'' (1955) e ''[[I tartassati]]'', del 1959.
 
[[File:Il boom.jpg|sinistra|thumb|L'attore [[Alberto Sordi]]]]
A partire dagli anni cinquanta ottengono fama oltre i confini nazionali [[Alberto Sordi]], [[Vittorio Gassman]] e [[Marcello Mastroianni]].
L'attore romano [[Alberto Sordi]], in oltre cinquant'anni di attività, ha messo a servizio della settima arte un numero cospicuo di interpretazioni, tutte volte a incarnare vizi e virtù del popolo italiano, spesso in commedie autoriali di grande levatura. Inizia la propria attività nel mondo della radio, divenendo per molti anni la voce italiana del celebre comico inglese [[Oliver Hardy]]. Durante gli anni cinquanta vive una felice collaborazione artistica con [[Federico Fellini]] nei rispettivi film ''[[Lo sceicco bianco]]'' (1952) e ''[[I Vitelloni]]'' (1953), dando contemporaneamente prova di grande versatilità comica nel popolare film di [[Steno]] ''[[Un americano a Roma]]'' (1954). A partire dal film ''[[La grande guerra]]'' (1959), di [[Mario Monicelli]], diverrà uno dei protagonisti indiscussi della [[Commedia all'italiana]], iniziando parallelamente l'attività di regista nel 1966 con il film ''[[Fumo di Londra (film)|Fumo di Londra]]''. Oltre ad aver conseguito dieci [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], in campo internazionale è stato insignito, nel 1972, dell'[[Orso d'Argento per il miglior attore]] al [[Festival di Berlino]], nonché, nel 1995, del [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:Riso Amaro 1949 vittorio gassman.JPG|destra|thumb|Un giovane [[Vittorio Gassman]]]]
L'attore ligure [[Vittorio Gassman]] vivrà assieme a Sordi il grande periodo aureo della commedia sfruttando in molte interpretazioni la propria verve istrionica maturata sui palcoscenici teatrali. Attore di formazione drammatica scoprirà la propria vena di interprete a tutto tondo grazie a [[Mario Monicelli]], che scritturerà l'artista nel film ''[[I soliti ignoti]]'' (1958), evidenziandone le doti comiche e farsesche. Con il regista [[Dino Risi]] ha dato vita a una duratura collaborazione artistica che ha portato alla produzione di moltissime commedie, tra le quali si ricordano ''[[Il sorpasso]]'' (1962), ''[[I mostri]]'' (1963) e ''[[Profumo di donna]]'', con il quale si aggiudica la [[Palma d'oro]] per la miglior interpretazione maschile nel 1975. Ridenominato dalla stampa ''Il mattatore'' per le sue indiscusse doti recitative, ha conseguito, anch'egli, dieci [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], ricevendo una [[Concha de Plata al miglior attore]] (1971) e nel 1996 il prestigioso [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:Bellantonio-1960-Mastroianni.png|225px|thumb|sinistra|Sopra [[Marcello Mastroianni]]]]
[[Marcello Mastroianni]] diviene, a cavallo degli anni sessanta e settanta, l'attore italiano più conosciuto e acclamato all'estero; merito dell'indiscussa fama acquisita con i capolavori di Fellini ''[[La dolce vita]]'' (1960) e ''[[8½]]'' (1963). Attore polivalente e versatile ha spaziato in molti generi cinematografici, lavorando con i massimi registi italiani del tempo. Ha, inoltre, collaborato con molti autori internazionali come [[Roman Polanski]], [[Manoel de Oliveira]], [[Theo Angelopoulos]], [[Louis Malle]] e [[Robert Altman]]. Assieme a [[Sophia Loren]] ha costituito una delle coppie cinematografiche più conosciute e apprezzate, soprattutto grazie ai vari lungometraggi diretti da [[Vittorio De Sica]]. Tra i suoi maggiori riconoscimenti cinematografici vanta sette [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], due [[Premi BAFTA]] (1963 e 1964), una [[Concha de Plata al miglior attore]] (1965) e due Palme d'oro per la migliore interpretazione maschile al [[Festival di Cannes]] (1970 e 1987). Inoltre, è stato il primo attore italiano a conseguire nel 1990 il [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:Magnifico-Tognazzi.png|miniatura|destra|Sopra l'attore [[Ugo Tognazzi]]]]
Altra figura chiave tra gli attori italiani del tempo è senz'altro [[Ugo Tognazzi]]. Attivo nel mondo dell'industria cinematografica fin dagli anni cinquanta è divenuto popolare grazie alle sue innati doti comiche nel programma televisivo ''[[Un due tre]]''. Dall'inizio degli anni sessanta è protagonista di numerose commedie che lo impongono come uno dei massimi interpreti del cinema italiano. L'autore che più di tutti mette in evidenza le sue capacità attoriali è [[Marco Ferreri]], che scritturerà l'artista come protagonista di film grotteschi e sferzanti come ''[[Una storia moderna: l'ape regina]]'' (1963), e ''[[La donna scimmia]]'' (1964). La collaborazione tra i due artisti avrà luogo anche nel decennio successivo: basti pensare ai film ''[[L'udienza]]'' (1971), ''[[Non toccare la donna bianca]]'' (1974) e in particolar modo ''[[La grande abbuffata]]'' (1973). Nel 1981 vince il premio per la miglior interpretazione maschile al [[Festival di Cannes]] per il film ''[[La tragedia di un uomo ridicolo]]'', diretto dal regista emiliano [[Bernardo Bertolucci]].
 
[[File:Manfredi, Audacecolpodeisolitiignoti.jpg|thumb|upright|sinistra|[[Nino Manfredi]]]]
Grande protagonista del cinema italiano degli anni sessanta e settanta è stato l'attore ciociaro [[Nino Manfredi]] che ha sempre saputo svariare tra cinema, teatro e televisione, risultando un interprete poliedrico e incisivo. La popolarità giunge nel 1959 nel programma d'intrattenimento televisivo ''[[Canzonissima]]'', con [[Paolo Panelli]] e [[Delia Scala]], per poi divenire, dall'inizio degli anni sessanta, uno dei volti più importanti di tutto il cinema italiano. Nel corso della sua carriera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo svariati riconoscimenti come il Premio per la migliore ''Opera prima'' al [[Festival di Cannes]] per il film, da lui stesso interpretato e diretto, ''[[Per grazia ricevuta (film)|Per grazia ricevuta]]'' (1971). In ambito nazionale ha ricevuto cinque [[nastri d'argento]] e nove [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]].
 
[[File:Volont%C3%A9-Indagine.jpg|destra|thumb|[[Gian Maria Volonté]]]]
L'attore che più di tutti ha unito le proprie capacità attoriali ad un esplicito impegno civile è certamente [[Gian Maria Volontè]]. Occasionale interprete di commedie è ricordato per la presenza magnetica e la recitazione matura, non priva di accenti aggressivi e istrionici. Ha raggiunto la fama internazionale ricoprendo il ruolo del "cattivo" negli [[spaghetti western]] di [[Sergio Leone]], per poi divenire dalla fine degli anni sessanta un attore-simbolo del cinema sociale e politico, in particolar modo sotto la regia di [[Francesco Rosi]] ed [[Elio Petri]]. In trent'anni di carriera ha collaborato con molti registi di caratura internazionale come [[Jean-Pierre Melville]] e [[Jean Luc Godard]]. Tra i suoi molteplici premi vale la pena ricordare la Palma d'oro a Cannes come miglior attore nel 1983, l'[[Orso d'Argento per il miglior attore]] nel 1987, il [[Pardo d'onore]] al [[Festival di Locarno]] nel 1990 e il [[Leone d'oro alla carriera]], ricevuto nel settembre del 1991.
[[File:Divinacreatura1975-Placido.jpg|thumb|sinistra|upright=1.1| In alto un giovane [[Michele Placido]]]]
A contorno, tra gli anni cinquanta, sessanta e settanta si impongono tutta una serie di attori che hanno contribuito con efficacia a numerose pellicole sia autoriali che disimpegnate. Tra i molti si possono citare [[Romolo Valli]], [[Tiberio Murgia]], [[Leopoldo Trieste]], [[Gabriele Ferzetti]], [[Renato Salvatori]], [[Paolo Stoppa]], [[Franco Fabrizi]], [[Claudio Gora]], [[Vittorio Caprioli]], [[Lino Ventura]] ([[Concha de Plata al miglior attore]] nel 1973), ed [[Enrico Maria Salerno]]. In tempi più recenti si menzionano [[Sergio Rubini]], [[Silvio Orlando]], [[Sergio Castellitto]], [[Alessandro Haber]], [[Fabrizio Bentivoglio]] e [[Michele Placido]]. Quest'ultimo intraprende la carriera cinematografica negli anni settanta lavorando per molti autori di fama, iniziando egli stesso l'attività di regista all'inizio degli anni novanta. Nel 1979 riceve al [[Festival di Berlino]] l'[[Orso d'argento per il miglior attore]] grazie all'interpretazione nel film ''[[Ernesto (film)|Ernesto]]'', per la regia di [[Salvatore Samperi]].
 
Sul grande schermo hanno poi prestato la propria mimica attori provenienti dal teatro e la televisione come [[Walter Chiari]] e [[Gigi Proietti]], ottenendo consensi e richiamo. Da non tacitare, poi, i vari caratteristi che a partire dagli anni cinquanta e sessanta hanno partecipato a moltissime commedie sbozzando un ingente quantità di figure incisive. Tra i tanti si ricordano: [[Mario Carotenuto]], [[Folco Lulli]], [[Carlo Pisacane (attore)|Carlo Pisacane]], [[Giacomo Furia]], [[Mimmo Poli]], [[Carlo Campanini]] e [[Memmo Carotenuto]]. Ancora da citare sono: [[Carlo Giuffrè]], [[Mario Castellani]], [[Aldo Giuffrè]], [[Gianni Agus]], [[Riccardo Garrone (attore)|Riccardo Garrone]], [[Carlo Croccolo]], [[Luciano Bonanni]], [[Natale Tulli]], [[Eros Pagni]], [[Umberto D'Orsi]], [[Paolo Paoloni]] e [[Antonino Faà di Bruno (attore)|Antonino Faà di Bruno]]. Da non trascurare, naturalmente, le tante uscite cinematografiche del celebre commediografo [[Eduardo De Filippo]], che fin dagli anni trenta ha partecipato a numerose commedie dirette da specialisti come [[Mario Mattoli]] e [[Vittorio De Sica]]. Tra i film da lui stesso diretti e interpretati si riportano: ''[[Napoletani a Milano]]'' (1953) e le trasposizioni delle opere teatrali ''[[Napoli milionaria (film)|Napoli milionaria]]'' (1950) e ''[[Filumena Marturano (film)|Filumena Marturano]]'' (1951).
 
[[File:Giancarlo Giannini 1989.jpg|thumb|destra| upright|[[Giancarlo Giannini]]]]
Nei primi anni settanta si afferma l'estro di [[Giancarlo Giannini]] che salirà alla ribalta con il film ''[[Pasqualino Settebellezze]]'' (1975), per la regia di [[Lina Wertmuller]]. L'opera conoscerà un ampio successo negli [[Stati Uniti]], tanto da concorrere all'[[Premio Oscar|Oscar]] quale miglior film straniero, miglior regista, miglior sceneggiatura originale e miglior attore, senza però vincere nessuna statuetta. Attore poliedrico, ha spaziato dalla commedia al cinema di impegno sociale collaborando con molti cineasti di fama nazionale e internazionale. Tra i suoi riconoscimenti conta sei [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], una Concha de Plata al [[Festival di San Sebastian]] (1973) e il premio come miglior attore al [[Festival di Cannes]] sempre nel 1973, per il lungometraggio ''[[Film d'amore e d'anarchia - Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza..."]]''. Si ricorda, inoltre, la sua efficace attività di doppiatore soprattutto per interpreti statunitensi di fama mondiale come [[Al Pacino]] e [[Jack Nicholson]].
 
[[File:Toni Servillo (2008).jpg|miniatura|sinistra|upright|L'attore [[Toni Servillo]]]]
Con l'inizio degli [[anni 1980|anni ottanta]] e per tutti gli [[anni 1990|anni novanta]] il nostro cinema non è stato più capace di lanciare nuovi attori che si siano distinti anche fuori dall'Italia per via della crisi dell'industria cinematografica che non consentiva più una facile distribuzione dei film nostrani all'estero. L'unica eccezione si è avuta per l'attore e regista [[Roberto Benigni]], vincitore nel [[1999]] del [[Oscar al miglior attore|premio Oscar come miglior attore]], per il film ''[[La vita è bella (film 1997)|La vita è bella]]'' (1997) e [[Massimo Troisi]], candidato all'Oscar postumo nel 1996 per il film ''[[Il postino]]'' (1994); quest'ultimo si è distinto, fin dai primi sketch televisivi, come l'esponente di punta di una nuova comicità napoletana (portata alla ribalta dal gruppo teatrale ''[[La Smorfia (cabaret)|La Smorfia]]'', assieme a [[Lello Arena]] ed [[Enzo Decaro]]).
Allo stesso modo l'attore toscano si è rivelato, fin da subito, come uno dei comici più dissacranti e originali di tutto il cinema italiano. Esordisce in televisione verso la fine degli anni settanta, divenendo a partire dagli anni ottanta autore e interprete di commedie di grande successo. Oltre a essere l'unico attore italiano maschile a vantare un premio Oscar come migliore attore, ha altresì conseguito sei [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e il [[Grand Prix Speciale della Giuria]] a Cannes, sempre per il film ''[[La vita è bella (film 1997)|La vita è bella]]''.
 
Solo recentemente con la ripresa dell'industria cinematografica italiana nuovi attori si stanno facendo notare anche a livello internazionale: un esempio su tutti è l'interprete napoletano [[Toni Servillo]], vero alter ego cinematografico dell'amico e regista [[Paolo Sorrentino]]. La coppia ha conosciuto molta fama anche all'estero soprattutto in pellicole come ''[[Il divo (film)|Il divo]]'' (2008) e ''[[La grande bellezza]]'' (2013). Figura di spicco del cinema italiano contemporaneo, Servillo, esordisce al cinema negli anni novanta in vari lungometraggi di [[Mario Martone]]. Costantemente diviso tra l'attività teatrale e il cinema, oltre alle collaborazioni con Sorrentino, ha lavorato con alcuni dei nomi più importanti del cinema contemporaneo come [[Matteo Garrone]], [[Marco Bellocchio]], [[Daniele Ciprì]] e [[Theo Angelopoulos]]. Tra i vari premi ha ricevuto quattro [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], quattro [[Nastri d'argento]] e due [[European Film Awards]], tutti per la miglior interpretazione maschile. Da non dimenticare l'attore romano [[Elio Germano]], vincitore della [[Palma d'oro]] a [[Cannes]] nel [[2010]] come migliore attore protagonista per il film ''[[La nostra vita (film)|La nostra vita]]'' di [[Daniele Luchetti]].
 
== La grande stagione della commedia (1958 - 1980) ==
{{vedi anche|Commedia all'italiana}}
[[File:I soliti ignoti scena.jpg|destra|thumb|upright|Sopra il film di [[Mario Monicelli]], dal titolo ''[[I soliti ignoti]]'']]
Nella seconda metà degli [[anni 1950|anni cinquanta]] si sviluppa il genere della [[commedia all'italiana]]; una definizione che fa riferimento al titolo di un film di [[Pietro Germi]]: ''[[Divorzio all'italiana]]'' ([[1961]]) con [[Marcello Mastroianni]] e [[Stefania Sandrelli]]. Il termine, più che indicare un vero genere, riguarda una particolare stagione cinematografica, segnata da un nuovo modo di intendere gli elementi costitutivi della commedia. Tali elementi si pongono in netto contrasto con la commedia leggera e disimpegnata del ''neorealismo rosa'', assai in voga per tutti gli [[anni 1950|anni cinquanta]]. Tenendo a mente la lezione del [[neorealismo]], la nuova commedia all'italiana pone le proprie attenzioni sulla realtà prodotta dal boom economico. Di conseguenza, accanto alle situazioni comiche e agli intrecci tipici della farsa tradizionale, vediamo emergere una pungente satira di costume, che evidenzia con tagliente ironia le contraddizioni della società industriale. A partire dalla fine degli anni sessanta e per tutti gli anni settanta, l'Italia vive numerose fasi che muteranno in maniera radicale la mentalità e il costume degli italiani. La crisi economica, le agitazioni studentesche e la ricerca di nuove emancipazioni nel mondo del lavoro e della famiglia, diverranno il luogo ideale entro il quale proiettare i personaggi della commedia, pronti a far rivivere sulla scena i mutamenti della società civile.
[[File:Mario Monicelli camera.jpg|thumb|sinistra|upright|Monicelli alla [[macchina da presa]]]]
A tale stagione cinematografica si ricollegano i nomi dei principali attori italiani del tempo: da [[Alberto Sordi]] a [[Ugo Tognazzi]], da [[Monica Vitti]] a [[Claudia Cardinale]], da [[Vittorio Gassman]] a [[Nino Manfredi]], senza dimenticare [[Sophia Loren]], [[Silvana Mangano]], [[Giancarlo Giannini]] e [[Mariangela Melato]], oltre ai già citati Mastroianni e Sandrelli.
Generalmente si ritiene sia stato il regista [[Mario Monicelli]], capostipite e fra i massimi esponenti (con [[Ettore Scola]], [[Pietro Germi]], [[Luigi Comencini]] e [[Dino Risi]]) della commedia italica, a inaugurare questa nuova fase con il lungometraggio ''[[I soliti ignoti]]'', distribuito nelle sale nel [[1958]]. Originario di Roma (e non di [[Viareggio]] come molte biografie riportano) Monicelli entra nel mondo del cinema a soli vent'anni, dirigendo assieme al collega [[Alberto Mondadori]] la sua prima pellicola dal titolo ''[[I ragazzi della via Paal (film 1935)|I ragazzi della via Paal]]'' (1935). Negli anni cinquanta, assieme a [[Steno]], dirige il comico [[Antonio De Curtis]] in molti lungometraggi, tra i quali si ricordano ''[[Guardie e ladri]]'' (1951) e ''[[Totò e i re di Roma]]'' (1952). Oltre al successo del già citato ''[[I soliti ignoti]]'' (candidato all'Oscar come miglior film straniero), il regista darà vita a una serie di pellicole di fondamentale valore non solo per la commedia ma per l'intero cinema italiano.
 
[[File:Risi Garroni.jpg|thumb|[[Dino Risi]] e il direttore della fotografia [[Romolo Garroni]]]]
Nel 1959 esce nelle sale ''[[La grande guerra]]'' ([[Leone d'oro]] al [[Festival di Venezia]]), con [[Alberto Sordi]] e [[Vittorio Gassman]]. Il lungometraggio, prendendo spunto da un racconto di [[Maupassant]], contamina la tragedia storica con i moduli della commedia dissacrando un tema - gli inutili massacri della [[prima guerra mondiale]] - fino allora tabù per tutto il cinema nazionale.<ref name="Merenghetti 1494">{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1494}}</ref> Dopo ''[[I compagni]]'' (malinconico resoconto della nascita del movimento operaio), nel 1966 il cineasta dirige il grottesco e folcloristico ''[[L'armata Brancaleone]]''. La pellicola (con protagonista [[Vittorio Gassman]]) è un autentico capolavoro di fantasia e avventure farsesche che si dispiegano lungo un [[Medioevo]] sbrigliato e carnevalesco, in chiara polemica con l'opposta visione dell'età mezzana proposta dal cinema hollywoodiano.<ref name="Merenghetti 1494" /> Tra i suoi film successivi si riportano: ''[[Romanzo popolare]]'' (con [[Ugo Tognazzi]] e [[Ornella Muti]]), ''[[Amici miei]]'' (campione d'incassi nella stagione 1975/76) e ''[[Un borghese piccolo piccolo (film)|Un borghese piccolo piccolo]]'' (1977); opera quest'ultima che risente esplicitamente del clima repressivo degli [[anni di piombo]] e consegna all'attore Alberto Sordi uno dei suoi personaggi più neri e sofferti.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 477}}</ref>
Vincitore di una Concha de Plata e di tre Orsi d'argento al miglior regista, è stato candidato per sei volte al [[Premio Oscar]]. Nel [[1991]] ha ricevuto il [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:Luigi Comencini.jpg|miniatura|sinistra|[[Luigi Comencini]]]]
Gli anni sessanta sono il periodo del ''[[Miracolo economico italiano|boom economico]]'' e di riflesso il cinema risente dei cambiamenti che modificano la società italiana. Uno dei primi artisti a documentare tali cambiamenti è senz'altro il cineasta milanese [[Dino Risi]]. Nel suo lungometraggio più celebre (''[[Il sorpasso]]'', 1962), il regista mescola, con acuta sensibilità, comicità e serietà del soggetto, virando (in maniera inconsueta) in un finale drammatico e raggelante. L'istrionismo dell'attore protagonista (Vittorio Gassman) e la colonna sonora, con brani di [[Edoardo Vianello]] (''Guarda come dondolo'') e [[Domenico Modugno]] (''Vecchio frack''), fotografano perfettamente il quadro sociale del tempo, facendo raggiungere al genere della commedia una piena maturità autoriale. Sempre per la regia di Dino Risi vanno menzionati il film a episodi ''[[I mostri]]'' (1963), con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, e ''[[Una vita difficile]]'' (1961), che vede come attore protagonista Alberto Sordi. Il film (sceneggiato da [[Rodolfo Sonego]]) è un imponente documento artistico sull'Italia del [[dopoguerra]] e sulla nascente [[democrazia]], in un perfetto equilibrio tra la farsa e il dramma, tra ambizioni sociologiche e disillusione politica.<ref name="Merenghetti 3709">{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3709}}</ref> Altre pellicole da segnalare sono: ''[[Straziami ma di baci saziami]]'' (1968), ''[[In nome del popolo italiano]]'' (1971) e ''[[Profumo di donna]]'' (1974), con [[Vittorio Gassman]] e [[Agostina Belli]]. Nel 2002 riceve al [[Festival di Venezia]] il [[Leone d'oro alla carriera]].
 
Va messo in evidenza come spesso gli elementi costitutivi della commedia siano stati intrecciati ad arte con generi diversi, dando vita a pellicole decisamente inclassificabili. Nell'inaugurare tale tecnica, Il cineasta [[Luigi Comencini]] è stato senz'altro uno degli autori di maggior rilievo. Dopo aver raggiunto la popolarità negli anni cinquanta con alcune commedie rosa (tra tutte la celebre ''[[Pane, amore e fantasia]]''), nel 1960 regala al cinema italiano l'opera bellica ''[[Tutti a casa]]'' (con protagonista Alberto Sordi). Il lungometraggio, costantemente in bilico tra humour e dramma, ricostruisce i giorni seguenti l'[[armistizio di Cassibile]], contribuendo a spezzare il muro di silenzio calato sulla [[Resistenza italiana|Resistenza]], argomento fino allora ignorato da gran parte del cinema nazionale.<ref name="Merenghetti 3709" /> Tra le sue opere migliori si ricordano: ''[[Lo scopone scientifico]]'' (1972), con Alberto Sordi e [[Silvana Mangano]], lo sceneggiato ''[[Le avventure di Pinocchio (sceneggiato televisivo)|Le avventure di Pinocchio]]'' (1972), con [[Nino Manfredi]], e ''[[Il gatto (film)|Il gatto]]'' (1978), con [[Ugo Tognazzi]] e [[Mariangela Melato]], in cui si fondono generi e stili differenti. Nel 1987 si aggiudica, a Venezia, Il [[Leone d'oro alla carriera]].
 
[[File:Pietro Germi.jpg|miniatura|destra|upright|[[Pietro Germi]]]]
Altra figura centrale per lo sviluppo e l'imposizione della [[commedia all'italiana]] è il regista [[Pietro Germi]]. Dopo essersi cimentato in opere a evidente contenuto sociale, spesso riconducibili entro i canoni del [[Neorealismo]], nell'ultima fase della sua carriera ha diretto pellicole inseribili a pieno titolo nel filone della commedia,<ref>Un filone cinematografico che prese il nome dal film di Germi ''Divorzio all'italiana'' (In Gianfranco Cercone, ''Enciclopedia del cinema'', ed. Treccani, 2004)</ref>
dove accanto agli abituali toni umoristici sopravvivono componenti di critica sociale.<ref>I suoi primi film sono «caratterizzati dall’intransigenza morale, l’idealismo civile, l'intervento sociale che saldavano il cinema con l’orientamento politico e l’etica dominante più di quanto riuscisse a fare in media il neorealismo puro.» (In Mario Sesti, ''Tutto il cinema di Pietro Germi'', Dalai editore, 1997, p.55)</ref> Il già citato ''[[Divorzio all'italiana]]'' apre a Germi le porte del successo che si concretizzerà nel [[1965]] con il limpido e caustico ''[[Signore & signori]]'' (satira sull'ipocrisia borghese di una cittadina dell'alto [[Veneto]]), con [[Virna Lisi]] e [[Gastone Moschin]]. Il film vince la [[Palma d'oro]] al [[Festival di Cannes]] ex aequo con ''[[Un uomo, una donna]]'' di [[Claude Lelouch]]. Tra i vari riconoscimenti vanta un Oscar alla [[Oscar alla migliore sceneggiatura originale|migliore sceneggiatura originale]], per il film ''[[Divorzio all'italiana]]'' e un [[orso d'argento|Gran premio della giuria]] al [[Festival di Berlino]] per il film ''[[Il cammino della speranza]]''.
 
[[File:C'eravamo tanto amati, film.jpg|thumb|sinistra|upright| [[Vittorio Gassman]], [[Nino Manfredi]] e [[Stefano Satta Flores]] nel film ''[[C'eravamo tanto amati (film)|C'eravamo tanto amati]]'', per la regia di [[Ettore Scola]]]]
L'ultimo protagonista della grande stagione della commedia è il regista romano [[Ettore Scola]]. Dopo aver vestito i panni dello sceneggiatore, esordisce alla regia nel [[1964]] con il film ''[[Se permettete parliamo di donne]]''. Il primo successo giungerà quattro anni dopo, dirigendo [[Alberto Sordi]], [[Nino Manfredi]] e [[Bernard Blier]] in ''[[Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?]]'' ([[1968]]). Nel [[1974]] dà alla luce il suo film più noto, ''[[C'eravamo tanto amati (film)|C'eravamo tanto amati]]'' ([[Premio César]] [[Premio César per il miglior film straniero|Miglior film straniero]]), che ripercorre trent'anni di storia italiana attraverso le vicende di tre amici: l'avvocato Gianni Perego ([[Vittorio Gassman]]), il portantino Antonio ([[Nino Manfredi]]) e l'intellettuale Nicola ([[Stefano Satta Flores]]). Nel [[film]], dedicato a [[Vittorio De Sica]], compaiono [[Marcello Mastroianni]], [[Federico Fellini]] e [[Mike Bongiorno]] nella parte di se stessi, oltre ad [[Aldo Fabrizi]], [[Stefania Sandrelli]] e [[Giovanna Ralli]].
 
Altre pellicole di sicura importanza sono: ''[[Brutti, sporchi e cattivi]]'' (1976) (grottesca commedia con [[Nino Manfredi]]) e ''[[Una giornata particolare]]'' (1977), con [[Marcello Mastroianni]] e [[Sophia Loren]]. Nel 1980 il regista tira le somme della [[commedia all'italiana]] nell'affresco generazionale de ''[[La terrazza]]'' ([[Palma d'oro]] alla miglior sceneggiatura), che descrive con lucida efficacia l'amaro bilancio esistenziale di un gruppo di intellettuali di sinistra. Al film prendono parte [[Ugo Tognazzi]], [[Vittorio Gassman]], [[Jean-Louis Trintignant]] e [[Marcello Mastroianni]]. La pellicola, secondo gran parte della critica, è una delle ultime opere ancora ascrivibile al genere. Scola, in oltre quarant'anni di carriera, ha ricevuto quattro candidature all'Oscar per il miglior film straniero. Vincitore di sei [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], ha ritirato nel 1976 il premio per la [[Prix de la mise en scène|miglior regia]] al [[Festival di Cannes]].
 
[[File:Alberto Sordi Il vigile.jpg|thumb|destra|upright| [[Alberto Sordi]] in una scena de ''[[Il vigile]]'' ([[1960]]) di [[Luigi Zampa]], manifesto dell'[[Italia]] degli anni sessanta]]
Altre opere rientranti nel genere sono i sempre attuali ''[[Il vigile]]'' (1960) e ''[[Il medico della mutua]]'' (1968) , ambedue del regista [[Luigi Zampa]]. Tra gli anni sessanta e settanta conosce notorietà il cinema di [[Luciano Salce]], autore di molteplici commedie dal sicuro incasso al botteghino. Oltre al ciclo comico dei film basati sulle avventure del ragionier [[Ugo Fantozzi|Fantozzi]], si ricordano ''[[Il federale]]'' (1961), ''[[La voglia matta]]'' (1962) e ''[[L'anatra all'arancia]]'' (1975), tutti interpretati dall'attore [[Ugo Tognazzi]]. Da non dimenticare il film di [[Franco Brusati]], ''[[Pane e cioccolata]]'' (1974), con [[Nino Manfredi]], che rivisita con mordace intelligenza le varie problematiche dell'immigrazione italiana.
Sempre nell'ambito della commedia, si menziona il lavoro svolto dalla regista [[Lina Wertmuller]], che assieme alla rodata coppia di attori [[Giancarlo Giannini]] e [[Mariangela Melato]] ha dato vita, nella prima metà degli anni settanta, a pellicole di sicuro successo tra le quali si evidenziano: ''[[Mimì metallurgico ferito nell'onore]]'' (1972), ''[[Film d'amore e d'anarchia - Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza..."]]'' (1973) e da ultimo ''[[Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto]]'' (1974). Con l'opera prima ''[[I basilischi]]'' (1963), riceve al [[Festival di Locarno]] la Vela d'oro per la miglior regia.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 384}}</ref>
[[File:Lina Wertmuller.jpg|thumb|upright=1.4|left|upright|[[Lina Wertmüller]] durante le riprese de ''[[I basilischi]]'' ([[1963]])]]
Di rilievo è il cinema di [[Sergio Citti]], che dirige con spiccate abilità autoriali commedie grottesche e surreali, sulla falsariga di certo cinema pasoliniano. Il regista romano raggiunge risultati convincenti in più di una pellicola tra le quali si menzionano: ''[[Ostia (film)|Ostia]]'' (1970), ''[[Il minestrone]]'' (1981) e ''[[Mortacci]]'', distribuito sul mercato nel 1989. Da sottolineare, ancora, l'opera di [[Antonio Pietrangeli]], che in quasi tutti i suoi film si è occupato di psicologia femminile, delineando con precisione amari e finissimi ritratti di donna. Tra i suoi migliori lavori si menzionano: ''[[Il sole negli occhi]]'' (1953), ''[[Adua e le compagne]]'' (1960), ''[[La Parmigiana]]'' (1963), con [[Catherine Spaak]], e ''[[Io la conoscevo bene]]'' (1965), considerato il suo capolavoro. Vi è infine da ricordare che nell'arco di oltre un ventennio (a partire dagli anni sessanta), sono stati numerosissimi i registi che hanno partecipato e contribuito allo sviluppo della commedia. Tra questi è possibile ricordare [[Nanny Loy]] - il quale riceve una candidatura all'Oscar per il film ''[[Le quattro giornate di Napoli]]'' (1962) - [[Sergio Corbucci]], [[Steno]], [[Salvatore Samperi]], [[Marcello Fondato]], [[Pasquale Festa Campanile]], [[Tonino Cervi]], [[Franco Rossi (regista)|Franco Rossi]] e [[Luigi Magni]], che nel corso del tempo ha delineato commedie ambientate nella [[Roma]] [[papa]]lina e [[Risorgimento|risorgimentale]] e che hanno visto come attore protagonista [[Nino Manfredi]].
 
==Il cinema comico==
[[File:Antonio De Curtis - Totò.jpg|thumb|destra|upright|[[Antonio De Curtis]], in arte [[Totò]]]]
Agli albori del cinematografo e per i primi decenni del ventesimo secolo si sviluppa un genere di intrattenimento denominato ''Comiche del muto'' che giunge ben presto anche in Italia, riscuotendo un discreto successo. Il tratto rilevante di questa produzione, che conta centinaia di film (quasi tutti cortometraggi), è la capacità di assimilare varie forme di spettacolo: dalle recite di piazza al ''vaudeville'', tutti costruiti attorno a esili trame o semplici spunti umoristici. Questi brevi film fungono sovente da semplice contorno a lungometraggi più ambiziosi.
Il comico di maggior successo in Italia è André Deed, più noto come [[Cretinetti]], protagonista di innumerevoli corti per la [[Itala Film]]. Il suo successo apre la strada a [[Marcel Fabre]] (Robinet), [[Ernesto Vaser]] (Fricot) e tanti altri. L'unico attore di una certa sostanza è però [[Ferdinand Guillaume]], che diventerà celebre come Polidor<ref>{{cita pubblicazione | cognome=AAVV |titolo=I comici del muto italiano |rivista=Griffithiana |numero=24-25 |anno=1985}}</ref>.
 
L'interesse storico di questi film sta nella loro capacità di rivelare le aspirazioni e le paure di una società piccolo-borghese, divisa tra il desiderio di affermazione e le incertezze del presente. È significativo che i protagonisti delle comiche italiane non si pongano mai in contrasto con la società né incarnino desideri di rivalsa sociale (come accade per esempio con [[Charlie Chaplin]]), ma cerchino piuttosto di integrarsi in un mondo fortemente desiderato<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", cit., p. 46.</ref>.
 
[[File:Gaetano Pappagone.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Peppino De Filippo]]]]
Il luogo ideale dove il genere comico trova ampia affermazione è senz'altro il [[teatro]] dove, tra gli anni trenta e quaranta, si sviluppano numerose scuole di avanspettacolo che vedono tra le proprie file attori comici di prim'ordine come [[Carlo Dapporto]], [[Gilberto Govi]], [[Ettore Petrolini]], [[Erminio Macario]], [[Nino Taranto]] e [[Antonio De Curtis]], in arte [[Totò]]. Proprio a quest'ultimo si deve il merito di aver spostato e integrato tale forma di genere artistico dal palcoscenico alla celluloide. Ideatore di un'autentica maschera nel solco della tradizione della [[commedia dell'arte]], Totò ha spaziato dal teatro (con oltre 50 titoli) al cinema (con 97 pellicole) e alla televisione (con 9 telefilm e vari sketch pubblicitari). I suoi film riscuotono ancora oggi molto successo, e talune sue battute sono diventate perifrasi entrate nel linguaggio comune.<ref name="Maltin" >{{cita|Maltin, 2007|p. 2051}}.</ref> Tra i suoi innumerevoli film si ricordano: ''[[I pompieri di Viggiù]]'' (1949), ''[[Totò cerca casa]]'' (1949), ''[[Totò le Mokò]]'' (1949), ''[[Totò a colori]]'' (1952), ''[[Miseria e nobiltà (film 1954)|Miseria e nobiltà]]'' (1954) e ''[[Signori si nasce]]'' (1960). Da non dimenticare, inoltre, il fortunato sodalizio artistico con il grande attore di teatro [[Peppino De Filippo]], con il quale ha dato vita a numerosi lungometraggi di sicura presa sul pubblico: tra i tanti si menzionano ''[[La banda degli onesti]]'' (1956), ''[[Totò, Peppino e... la dolce vita]]'' (1961) e il celebre ''[[Totò, Peppino e la... malafemmina]]'' (1956), per la regia di [[Camillo Mastrocinque]]. Oltre ad aver rappresentato per oltre un ventennio l'attore comico per antonomasia, Totò si è cimentato in altre pellicole rientranti più esplicitamente nel filone della [[commedia all'italiana]], finanche nel [[cinema d'autore]] (in particolar modo negli anni sessanta).
 
[[File:Fantozzi 1.jpg|destra|thumb|[[Paolo Villaggio]] nelle vesti del ragionier [[Ugo Fantozzi]]]]
Analogo discorso avviene nei successivi anni settanta con l'emergere di una nuova personalità comica facente capo all'autore, attore e scrittore [[Paolo Villaggio]]. Dopo aver esordito nel programma televisivo ''[[Quelli della domenica]]'' presentando vari personaggi dalla mimica grottesca e inedita, fa esordire sul grande schermo la maschera di [[Ugo Fantozzi|Fantozzi]], ideata dallo stesso artista alla fine degli anni sessanta e pubblicata con notevole richiamo nell'omonimo libro, uscito per la ''[[Rizzoli]]'' nel 1971. Il capostipite ''[[Fantozzi (film)|Fantozzi]]'' (1975), diretto da [[Luciano Salce]] e campione di incassi nella stagione 1974 - 1975, ha dato vita a una saga di ampio successo, che si è protratta con altre nove pellicole fino alla fine degli anni novanta. Accanto all'artista hanno poi recitato tutta una serie di attori divenuti fin da subito molto popolari tra i quali si ricordano [[Milena Vukotic]], [[Anna Mazzamauro]] e soprattutto [[Gigi Reder]], il quale ha composto con Villaggio un fortunato sodalizio, riscontrabile in oltre quattordici pellicole. Allo stesso modo di [[Totò]] anche Villaggio ha effettuato svariate incursioni nel cinema d'autore, continuando in parallelo la principale attività di attore comico e scrittore satirico. Se si esclude [[Roberto Benigni]] (il quale è sia interprete che regista), entrambi gli artisti sono gli unici attori comici in Italia ad aver vantato riconoscimenti di grande prestigio internazionale. Totò ha infatti ricevuto nel 1966 una menzione speciale al [[Festival di Cannes]], per l'interpretazione nel film ''[[Uccellacci e uccellini]]''; a Villaggio sono andati rispettivamente il [[Leone d'oro alla carriera]] (1992) e il [[Pardo d'onore]] al [[Festival di Locarno]] (2000).
 
[[File:Ciccio e Franco Fine.jpg|sinistra|thumb|upright|Il duo comico composto da [[Franco Franchi]] e [[Ciccio Ingrassia]]]]
Non è da tralasciare l'ampia popolarità del duo comico composto da [[Franco Franchi]] e [[Ciccio Ingrassia]], che per tutti gli anni sessanta ha dato vita a numerosi lungometraggi di stampo parodistico (i più diretti da [[Giorgio Simonelli]]), proponendo mimiche e gag derivanti dall'avanspettacolo e dal teatro di strada. Si segnalano, inoltre, le numerose partecipazioni della coppia a molti film autoriali, mettendo la propria arte al servizio di registi quali [[Pier Paolo Pasolini]], [[Vittorio De Sica]] e i [[Fratelli Taviani]]. Lo stesso Ingrassia lavorerà singolarmente per cineasti del calibro di [[Elio Petri]] e [[Federico Fellini]].
Una ritrovata linfa nel contesto di tale forma artistica viene alla luce all'inizio degli anni ottanta con la comparsa di una nuova generazione di attori e registi che avrebbe, seppur con tematiche sociali differenti, continuato il percorso già tracciato dalla commedia all'italiana. Attori comici quali [[Roberto Benigni]], [[Carlo Verdone]], [[Massimo Troisi]], [[Francesco Nuti]] e [[Maurizio Nichetti]], hanno proposto in maniera coeva un nuovo modo di fare comicità, passando con disinvoltura dallo [[sketch]] televisivo al cinema, presentando pellicole quasi sempre dirette e interpretate da se medesimi.
 
== Il cinema sociale e politico ==
[[File:Francesco Rosi - foto di Augusto De Luca.jpg|miniatura|destra|upright|Nell'immagine il regista [[Francesco Rosi]]]]
Il cinema d'autore degli anni sessanta continua il proprio percorso affrontando tematiche differenti. Dalle vene surreali ed esistenziali di Fellini e Antonioni si emancipa una nuova visone autoriale che vede nel cinema un mezzo ideale per denunciare corruzioni e malaffare, sia del sistema politico che del mondo industriale. Nasce così il filone del film inchiesta che partendo dall'analisi neorealista dei fatti, aggiunge a essi un conciso giudizio critico, con il manifesto intento di scuotere le coscienze dell'opinione pubblica. Tale tipologia tocca volutamente questioni scottanti, spesso prendendo di mira il potere costituito, con l'intento di ricostruire una verità storica il più delle volte negata o celata. Vero precursore di questo modo di intendere il mestiere del regista è l'artista napoletano [[Francesco Rosi]]. Dopo essere stato sceneggiatore e aiuto regista di [[Luchino Visconti]], nel 1958 dirige la sua prima pellicola ''[[La sfida]]'', a cui segue un anno dopo ''[[I magliari]]'' (1959), che vede come primo attore [[Alberto Sordi]]. Nel 1962, inaugura il genere dei film-inchiesta ripercorrendo, attraverso una serie di lunghi [[flashback]], la vita del malavitoso [[sicilia]]no ''[[Salvatore Giuliano (film)|Salvatore Giuliano]]''. L'anno successivo dirige [[Rod Steiger]] ne ''[[Le mani sulla città]]'' ([[1963]]), nel quale denuncia con coraggio le collusioni esistenti tra i diversi organi dello Stato e lo sfruttamento edilizio a [[Napoli]]. La pellicola viene premiata con il [[Leone d'Oro]] al [[Festival di Venezia]].
[[File:Il caso Mattei Rosi.png|thumb|sinistra|upright|[[Gian Maria Volonté]] in ''[[Il caso Mattei]]'' (1972) di [[Francesco Rosi]]]]
Questi film sono generalmente considerati i capostipiti del [[cinema]] ad argomento politico, che vedrà spesso, la recitazione duttile e spontanea di [[Gian Maria Volontè]]. Uno dei punti di arrivo del percorso artistico di Francesco Rosi è senz'altro ''[[Il caso Mattei]]'' ([[1972]]); un film inchiesta in cui il regista cerca di far luce sulla misteriosa scomparsa di [[Enrico Mattei]], manager del più importante gruppo statale italiano, l'[[Eni]].
La pellicola di Rosi, con [[Gian Maria Volonté]] protagonista, vince la [[Palma d'oro]] al [[festival di Cannes]] e diviene un vero e proprio modello per analoghi film di denuncia civile prodotti nei successivi decenni (a partire dal cinema di Costa-Gravas e più avanti dal film ''[[JFK - Un caso ancora aperto]]'' di [[Oliver Stone]]). Vincitore di dieci [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], nel 2008 ha conseguito l'[[Orso d'Oro alla carriera]] e successivamente, nel 2012, il [[Leone d'Oro alla carriera]].
 
[[File:Elio Petri.jpg|miniatura|destra|upright|Elio Petri]]
I [[Sessantotto|movimenti studenteschi, operai ed extra-parlamentari]] della fine degli [[anni 1960|anni sessanta]] e quelli del decennio successivo influenzeranno molte arti, in particolar modo il cinema, che sviluppa sulle orme di Rosi un genere socialmente e politicamente impegnato. In questo contesto nuovi registi continuano e potenziano l'opera del regista napoletano; tra questi il più attivo è l'autore romano [[Elio Petri]], che utilizza il cinema politico in un'ottica di superamento e completamento del filone neorealista. A tal proposito il regista milanese dichiara: «Il "[[Neorealismo]]" se non è inteso come vasta esigenza di ricerca e di indagine, ma come vera e propria tendenza poetica, non ci interessa più (...) Occorre fare i conti con i miti moderni, con le incoerenze, con la corruzione, con gli esempi splendidi di eroismi inutili, con i sussulti della morale: occorre sapere e potere rappresentare tutto ciò».<ref> "Città aperta", 4-5, 25 luglio 1957, in Elio Petri, ''Scritti di cinema e di vita'', p. 56, Bulzoni Editore, 2007</ref>
 
[[File:Uomini contro - Volonté.png|thumb|sinistra|upright| [[Gian Maria Volonté]], qui in ''[[Uomini contro]]'' ([[1970]]) di [[Francesco Rosi]]]]
Dopo aver lavorato con [[Alberto Sordi]] nel film il ''[[Il maestro di Vigevano]]'' (1963), verso la metà degli anni sessanta stringe un autentico sodalizio con l'attore e alter ego [[Gian Maria Volontè]], protagonista di punta del cinema d'impegno civile di quegli anni. Tra i loro film vanno ricordati: ''[[A ciascuno il suo (film)|A ciascuno il suo]]'' (1967), tratto da un romanzo di [[Leonardo Sciascia]], ''[[La classe operaia va in paradiso]]'' (1971), corrosiva satira sulla vita in fabbrica (vincitrice della [[Palma d'oro]] a Cannes) e ''[[Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto]]''. Quest'ultimo (sorretto dall'incisiva colonna sonora di [[Ennio Morricone]]) è un asciutto thriller psicoanalitico incentrato sulle aberrazioni del potere, analizzate in chiave sulfurea e patologica.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1654}}</ref> La pellicola, tra le più note del regista, ottiene un vasto consenso, aggiudicandosi l'anno seguente l'[[Oscar al miglior film straniero]]. Nel 1976 Petri porta al cinema un altro romanzo di [[Leonardo Sciascia|Sciascia]], ''[[Todo modo (romanzo)|Todo modo]]'', che racconta il grottesco decadimento di una classe dirigente, rifugiatasi in un albergo-eremo, allo scopo di praticare esercizi spirituali. Il [[Todo modo (film)|film]] si avvale delle interpretazioni di [[Gian Maria Volontè]], [[Marcello Mastroianni]] e [[Mariangela Melato]].
[[File:Detenuto in attesa di giudizio.JPG|thumb|destra|upright|[[Alberto Sordi]] in ''[[Detenuto in attesa di giudizio]]'' ([[1971]]) di [[Nanni Loy]]]]
Evidenti tematiche proprie del cinema d'impegno civile si ritrovano nell'opera di [[Damiano Damiani]], che con ''[[Il giorno della civetta (film)|Il giorno della civetta]]'' (1967) (con attori come [[Franco Nero]] e [[Claudia Cardinale]]), conosce un notevole successo. Altri lungometraggi da citare sono: ''[[Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica]]'' (1971), ''[[L'istruttoria è chiusa: dimentichi]]'' e ''[[Girolimoni, il mostro di Roma]] '' (1972), ''[[Perché si uccide un magistrato]]'' (1974) e ''[[Io ho paura]]'', del 1977. Si menziona, inoltre, [[Giuliano Montaldo]], che dopo alcune esperienze come attore mette in scena alcune pellicole di carattere storico e politico come ''[[Gott mit uns (Dio è con noi)|Gott mit uns]]'' (1970), ''[[Sacco e Vanzetti (film 1971)|Sacco e Vanzetti]]'' (1971) e ''[[Giordano Bruno (film)|Giordano Bruno]]'' (1973).
 
[[File:Gillo Pontecorvo.jpeg|miniatura|sinistra|[[Gillo Pontecorvo]]]]
A seguire, di estrema importanza risulta il duro e realistico ''[[Detenuto in attesa di giudizio]]'' ([[1971]]) di [[Nanni Loy]], con protagonista un insolito [[Alberto Sordi]]. Il film del regista sardo è una sorta di incubo [[Franz Kafka|kafkiano]], perfettamente calato nella realtà sociale del tempo. La pellicola ha suscitato ampio scalpore, in quanto, per la prima volta, un'opera cinematografica denunciava la drammatica arretratezza dei sistemi giudiziario e carcerario italiani.
 
Anche se non strettamente legato alla realtà italiana si può ricordare ''[[La battaglia di Algeri]]'' (1966), dell'autore toscano [[Gillo Pontecorvo]]. L'opera è una vibrante ricostruzione degli eventi civili e militari che portarono l'[[Algeria]] all'indipendenza dal colonialismo francese, rievocata con un rigore e uno stile prossimi a molti cinegiornali dell'epoca.<ref>Fernaldo Di Giammatteo, ''Dizionario del cinema - cento grandi film'', pag 28, Edizioni Newton, 1995</ref> Acclamato da critica e pubblico, Il film ([[Leone d'oro]] a Venezia), è divenuto nel tempo una delle opere italiane più conosciute nel mondo.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/la-battaglia-di-algeri_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/|titolo=La battaglia di Algeri - Treccani |accesso=01 giugno 2015}}</ref>
Nel 1969 [[Marlon Brando]] è il protagonista di un nuovo film politico sempre diretto da Pontecorvo: ''[[Queimada]]'', che descrive le sopraffazioni del colonialismo e la rivolta dei popoli oppressi in un paese del [[Sud America]]. Da ultimo, Il regista pisano affronta, nel 1979, il tema della [[Euskadi Ta Askatasuna|resistenza antifranchista basca]] in ''[[Ogro]]'', con [[Gian Maria Volonté]], raccontando la vicenda dell'attentato all'Ammiraglio [[Luis Carrero Blanco]], avvenuto nel [[1973]]. Un altro regista legato al cinema politico e d'impegno sociale è l'emiliano [[Florestano Vancini]], che nelle sue opere più riuscite ha coniugato la robustezza della ricostruzione storica con il resoconto di crisi sentimentali e soggettive. Tra le sue opere più note si ricordano: ''[[La lunga notte del '43]]'' (Premio per l'opera prima al [[Festival di Venezia]] del 1960), ''[[Le stagioni del nostro amore (film)|Le stagioni del nostro amore]]'' (1966) e ''[[Il delitto Matteotti (film 1973)|Il delitto Matteotti]]'' (1973).
 
== Il cinema d'animazione ==
{{vedi anche|Storia dell'animazione italiana}}
[[File:Supervip.jpg|miniatura|destra| Fotogramma del film ''[[Vip - Mio fratello superuomo]]'' ([[1968]]) di [[Bruno Bozzetto]].]]
Nonostante l'Italia non abbia una grande tradizione nell'ambito del cinema d'animazione, nel corso del tempo si sono rivelati diversi autori degni d'attenzione. Il pioniere del cartone animato italiano è stato Francesco Guido, meglio conosciuto come [[Gibba]]. Subito dopo la fine della guerra, nel 1946, realizza il primo mediometraggio animato del nostro cinema dal titolo ''L'ultimo sciuscià'', che riprende tematiche proprie del [[neorealismo]] e nel decennio successivo i lungometraggi ''Rompicollo'' e ''I picchiatelli'', in collaborazione con Antonio Attanasi.
Negli [[anni 1970|anni settanta]], dopo molti documentari animati, tornerà al lungometraggio con ''Il racconto della giungla'' (1974) e l'anno precedente con l'erotico ''[[Il nano e la strega]]'' (1973).
Interessanti anche i contributi del pittore e scenografo [[Emanuele Luzzati]] che dopo alcuni pregevoli cortometraggi, realizza nel 1976 uno dei capolavori dell'animazione italiana: ''[[Il flauto magico]]'', basato sull'omonima opera di Mozart.
 
Ma è con [[Bruno Bozzetto]] che il cartoon italiano raggiunge una dimensione internazionale: il suo lungometraggio d'esordio ''[[West and Soda]]'' (1965), irresistibile ed esuberante parodia del genere Western, accoglie consensi sia di pubblico che di critica.
Pochi anni dopo sarà la volta di ''[[Vip - Mio fratello superuomo]]'' (1968), una parodia del genere supereroistico, assai in voga all'epoca. Dopo tanti cortometraggi satirici (incentrati sulla popolare figura del "Signor Rossi") torna al lungometraggio con quello che viene considerato il suo lavoro più ambizioso: ''[[Allegro non troppo]]'' (1977). Ispirato al noto ''[[Fantasia (film)|Fantasia]]'' della [[The Walt Disney Company|Disney]] è un film a tecnica mista, in cui gli episodi animati vengono plasmati sulle note di molti brani di musica classica. Uno dei protagonisti è l'attore e regista [[Maurizio Nichetti]] che anni più tardi, sulla falsariga del successo di ''[[Chi ha incastrato Roger Rabbit]]'' (1988), realizzerà il film ''[[Volere volare (film)|Volere volare]]'' (1991), dove realtà e fantasia, animazione e attori professionisti si interscambiano reciprocamente. Altro disegnatore da sottolineare è l'artista [[Pino Zac]]. Dopo aver collaborato con [[Mauro Bolognini]], cura la parte animata nel mediometraggio ''Viaggio di lavoro'', facente parte del film a episodi ''[[Capriccio all'italiana]]'' (1968). Nel 1971 gira con tecnica mista ''[[Il cavaliere inesistente (film)|Il cavaliere inesistente]]'', tratto dall'[[Il cavaliere inesistente|omonimo romanzo]] di [[Italo Calvino]].
 
Nel decennio successivo l'animazione italiana entra in una nuova fase produttiva grazie allo studio torinese [[Lanterna Magica (azienda)|Lanterna Magica]] che nel 1996, con la regia di [[Enzo D'Alò]], realizza l'intrigante favola natalizia ''[[La freccia azzurra]]'', basata su un racconto di [[Gianni Rodari]], con musiche dell'artista astigiano [[Paolo Conte]].
Il film è un successo e apre la strada, negli anni successivi, ad altri lungometraggi. Infatti, nel 1998, dopo soli due anni di lavoro, viene distribuito ''[[La gabbianella e il gatto]]'' tratto dal romanzo ''[[Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare]]'' di [[Luis Sepúlveda]], che risulta essere un grande successo di pubblico, toccando un nuovo vertice del nostro cinema animato. L'opera vince un [[nastro d'argento]] e il premio del pubblico al Festival del cinema di [[Montreal]].
Il regista [[Enzo d'Alò]], separatosi dallo studio Lanterna Magica, produrrà negli anni seguenti altre pellicole come ''[[Momo alla conquista del tempo (film)|Momo alla conquista del tempo]]'' (2001) e ''[[Opopomoz]]'' (2003), su musiche del cantautore [[Pino Daniele]].
Lo studio torinese distribuisce dal canto suo le pellicole ''[[Aida degli alberi]]'' (2001) e ''[[Totò Sapore e la magica storia della pizza]]'' (2003), accompagnati da un buon riscontro di pubblico.
Nel [[2003]] esce il primo film d'animazione in computer grafica di produzione interamente italiana dal titolo ''[[L'apetta Giulia e la signora Vita]]'', per la regia di Paolo Modugno.
 
Nel [[2010]] giunge il primo film d'animazione italiano in tecnologia [[Cinema tridimensionale|3D]] ovvero ''[[Winx Club 3D - Magica avventura]]'', tratto dall'omonima serie animata italiana che ha goduto di fama e successo in tutto il mondo.
Nel [[2012]] ottiene credito presso il pubblico la pellicola ''[[Gladiatori di Roma]]'', anch'esso girato in tecnologia [[Cinema tridimensionale|3D]].
Da ultimo, nel [[2013]], esce ''[[Pinocchio (film 2012)|Pinocchio]]'', ancora del regista napoletano [[Enzo d'Alò]].
 
==Le altre figure del cinema italiano==
 
===Produttori===
[[File:Dino de laurentiis crop.jpg|miniatura|sinistra|upright|[[Dino de Laurentiis]]]]
La costituzione di una struttura tecnico-finanziaria destinata in maniera stabile alla produzione di pellicole cinematografiche fa il suo ingresso fin dagli albori della settima arte. Ciò si fa ancora più evidente nel momento in cui l'offerta delle macchine da proiezione si allinea a un mercato autonomo di pellicole impressionate, destinato a crescere a velocità inusitate.<ref name = "pr" >{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/produzione_%28Enciclopedia_del_Cinema%29/|titolo= Produzione - Treccani |accesso=03 giugno 2015}}</ref> Uno dei primi produttori emersi a cavallo degli anni venti e trenta è stato [[Stefano Pittaluga]]. Il magnate ligure favorisce un sistema integrato che copre, oltre a produzione, distribuzione e esercizio, anche gli stabilimenti di sviluppo e stampa, creando un impero che alla sua morte, avvenuta nel 1931, passa direttamente alla Banca commerciale italiana.<ref name = "pr" /> In Italia, l'unica dinastia di produttori che, partita con il cinema muto, è rimasta attiva nella realizzazione di fiction televisive, è quella dei Lombardo la cui attività, iniziata da Gustavo fondatore della [[Titanus]], viene portata al successo economico e artistico dal figlio [[Goffredo Lombardo]], che per i vari meriti in campo produttivo riceve nel 1995 il [[Leone d'oro alla carriera]].<ref name = "pr" />
 
Dagli anni trenta alla fine degli anni Cinquanta, il modello italiano di "produttore finanziere" viene incarnato da [[Riccardo Gualino]] (della [[Lux Film]]), che per lo più affida, con contratti di appalto a budget chiuso, la realizzazione di pellicole a "produttori-autori" come [[Luigi Rovere]], [[Angelo Rizzoli (1943-2013)|Angelo Rizzoli]] e soprattutto [[Carlo Ponti]] e [[Dino De Laurentiis]] ([[Oscar alla memoria Irving G. Thalberg]]), entrambi tra i magnati cinematografici più importanti e infaticabili di tutto il panorama italiano.<ref name = "pr" /> In seguito, tutte le stagioni del cinema successivo al [[dopoguerra]] trovano nei vari finanziatori un punto fermo e inamovibile. Molte produzioni di genere vengono curate per tutti gli anni cinquanta da [[Fortunato Misiano]], mentre costantemente in bilico tra cinema d'autore e cinema più disimpegnato si sono mossi [[Franco Cristaldi]], [[Alfredo Bini]], [[Mario Cecchi Gori]] e [[Alberto Grimaldi]]. Negli ultimi decenni i produttori italiani sono stati indotti a misurarsi con un mercato in profonda trasformazione, imparando a navigare tra finanziamenti ministeriali, prevendite televisive e coproduzioni europee, che rendono l'attività produttiva meno continuativa e senz'altro più aleatoria. Senza contare i numerosi protagonisti di case di produzione indipendenti come [[Andrea Occhipinti]] (fondatore della [[Lucky Red]]), conoscono notorietà [[Domenico Procacci]] e [[Aurelio De Laurentis]], fautore del rilancio di un cinema più popolare e generalista.<ref name = "pr" />
 
===Sceneggiatori===
[[File:Cesare Zavattini 1952.jpg|miniatura|destra|[[Cesare Zavattini]]]]
Nel cinema italiano del periodo muto la sceneggiatura si sviluppa con ritardo, per via di una forte dipendenza da strutture narrative antecedenti, basate sulla successione di "quadri" ispirati dai ''tableaux vivants'' e dalle lastre per lanterne magiche, e soprattutto dall'illustrazione letteraria di stampo divulgativo.<ref name = "sc" >{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/sceneggiatore_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/|titolo= Sceneggiatore - Treccani |accesso=03 giugno 2015}}</ref> Molte sceneggiature portano la firma del poeta [[Guido Gozzano]] o [[Roberto Bracco]], in aggiunta di veristi come [[Grazia Deledda]] e [[Giovanni Verga]], e naturalmente di [[Gabriele D'Annunzio]] e [[Luigi Pirandello]]. Dopo l'avvento del sonoro gli addetti alla sceneggiatura acquistano un ruolo determinante tanto da far evolvere la scrittura per il cinema in un'autentica dimensione professionale, non più ad esclusivo appannaggio dei vari letterati di grido. Durante gli anni quaranta si mettono in evidenza intellettuali e scrittori come [[Sergio Amidei]] (candidato quattro volte al [[Premio Oscar]]) e [[Cesare Zavattini]]. Quest'ultimo, al di là della sua fiorente attività letteraria, si è distinto per la copiosa produzione di soggetti cinematografici e per un'instancabile attività volta al rinnovamento del cinema, una forma d'arte che ha sempre considerato duttile e popolare. Esponente di prim'ordine del [[Neorealismo]] ha collaborato con i più grandi cineasti italiani tra i quali si ricordano: [[Michelangelo Antonioni]], [[Alessandro Blasetti]], [[Mauro Bolognini]], [[Giuseppe De Santis]], [[Federico Fellini]], [[Luchino Visconti]] e naturalmente [[Vittorio De Sica]], in special modo durante la stagione neorealista.
[[File:Suso Cecchi D'Amico.JPG|miniatura|sinistra|upright|[[Suso Cecchi D'Amico]]]]
 
Dal [[dopoguerra]], e in particolar modo a partire dagli anni cinquanta, conoscono fama sceneggiatori come [[Agenore Incrocci]] e [[Furio Scarpelli]] (meglio conosciuti come Age e Scarpelli), che per oltre trent'anni hanno tracciato, nella stesura dei vari script, le linee fondamentali di tutta la commedia all'italiana; così come [[Suso Cecchi D'Amico]] che per la sua attività di scrittura per il cinema ha ricevuto nel 1994 il [[Leone d'Oro alla carriera]]. Da sottolineare il caustico spirito della coppia di sceneggiatori [[Leo Benvenuti]] e [[Piero De Bernardi]], anch'essi autori di punta di molti soggetti per commedie. A seguire si evidenzia l'operato di [[Ruggero Maccari]] - nominato all'[[Premio Oscar|Oscar]] per il film ''[[Profumo di donna]]'' (1974) - di [[Piero Tellini]] - che vince il [[Prix du scénario]] al Festival di Cannes per il film ''[[Guardie e ladri]]'' (1951) - e di [[Ugo Pirro]] (nome d'arte di Ugo Mattone), sceneggiatore per [[Carlo Lizzani]], [[Mauro Bolognini]] e in maniera assai più duratura per [[Elio Petri]], con cui si aggiudica la [[Palma d'oro]] alla miglior sceneggiatura per il film ''[[A ciascuno il suo (film)|A ciascuno il suo]]'' (1967). Tra gli anni ottanta e novanta, il cinema italiano ha ricevuto un contributo decisivo da una nuova generazione di scrittori, che hanno messo in discussione la struttura narrativa classica, proponendo diverse tipologie di storie meno scontate del previsto.<ref name = "sc" /> Tra i tanti si ricordano [[Stefano Rulli]] e [[Sandro Petraglia]], [[Vincenzo Cerami]], [[Francesca Marciano]], [[Enzo Monteleone]], [[Franco Bernini]], [[Francesco Bruni (sceneggiatore)|Francesco Bruni]] e [[Angelo Pasquini]]. Non si può tralasciare, naturalmente, l'apporto alla sceneggiatura dato da poeti e scrittori quali [[Tonino Guerra]], [[Tullio Pinelli]], [[Bernardino Zapponi]] ed [[Ennio Flaiano]], che per molti anni hanno affiancato alle varie stesure registi come Fellini e Antonioni.
 
===Autori delle musiche===
[[File:Nino Rota 1972.jpg|miniatura|destra|upright|[[Nino Rota]]]]
In Italia, i primi tentativi di sonorizzare le immagini risalgono all'epoca del muto. Già nel 1909 la Manifattura cinematografica Fratelli Pineschi costruisce un sistema per sincronizzare immagini e suoni con avviamento automatico di un grammofono, mentre nel 1921 l'inventore siciliano [[Giovanni Rappazzo]] mette a punto una pellicola a impressione contemporanea di immagine e suoni, che per vari motivi non trova applicazione.<ref name = "em" >{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/colonna-sonora_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/|titolo=Colonna sonora - Treccani |accesso=04 giugno 2015}}</ref> Con la seguente invenzione del sonoro si sviluppa la nuova professione del compositore per il cinema, che regalerà le sue prime personalità a cavallo tra gli anni trenta e quaranta. Uomini di cultura come Mario Labroca e [[Guido Gatti]] attirano al cinema musicisti dell'area 'colta' come [[Giorgio Federico Ghedini]], [[Felice Lattuada]], [[Gian Francesco Malipiero]], [[Lorenzo Perosi]] e [[Riccardo Zandonai]].<ref name = "em" /> Il primo a dedicarsi come specialista a questo settore, formando con il suo insegnamento tutta una schiera di allievi, è [[Enzo Masetti]], che antepone a ogni preoccupazione la funzionalità e la subordinazione della musica alle immagini.<ref name = "em" /> Tra i vari compositori del periodo si citano: [[Alessandro Cicognini]] (legato specialmente a [[Vittorio De Sica]]), [[Renzo Rossellini]] (attivo soprattutto per i film del fratello Roberto) e [[Giuseppe Rosati]].
[[File:Ennio Morricone - Premio Città di Roma 1996.jpg|thumb|sinistra|[[Ennio Morricone]] riceve il premio Città di Roma 1996]]
Sempre negli anni trenta esordisce in qualità di autore per il cinema il compositore milanese [[Nino Rota]]. Dopo alcuni accompagnamenti musicali per il regista [[Raffaello Matarazzo]], conosce all'inizio degli anni cinquanta il regista [[Federico Fellini]], impegnato a dirigere ''[[Lo sceicco bianco]]'' (1952). Ha così inizio una lunga e duratura collaborazione che consacrerà il musicista lombardo a livelli internazionali. La marcetta creata appositamente per il film ''[[8½]]'' (1963) è diventata la bandiera della clownerie felliniana e soprattutto la sigla musicale con cui il nome di Rota risuona nella memoria collettiva di tutto il mondo.<ref name = "ff" /> Contemporaneamente lavora per [[Luchino Visconti]], firmando le colonne sonore dei rinomati ''[[Rocco e i suoi fratelli]]'' (1960) e ''[[Il Gattopardo (film)|Il Gattopardo]]'' (1963). Nel [[1972]] ottiene grande successo per le musiche del film ''[[Il padrino (film)|Il padrino]]'', di [[Francis Ford Coppola]], ricevendo, due anni più tardi, l'Oscar per la miglior colonna sonora originale nel seguito ''[[Il padrino - Parte II]]'' (1974).
 
All'inizio degli anni sessanta emerge la figura del compositore romano [[Ennio Morricone]]. La sua carriera include un'ampia gamma di generi compositivi, che fanno di lui uno dei più versatili e prolifici musicisti per il cinema di tutti i tempi<ref>{{Cita web|url=http://www.reuters.com/article/2007/02/25/music-morricone-dc-idUSN2320197220070225|titolo=Italian composer Morricone scores honorary Oscar|editore=Reuters.com|data= 23 febbraio 2007|accesso=22 settembre 2013}}</ref>. Divenuto celebre grazie al fortunato sodalizio artistico con l'amico e regista [[Sergio Leone]], ha collaborato con alcuni dei nomi più prestigiosi della cinematografia nazionale e internazionale. Nella sua lunga e rinomata attività è stato candidato agli [[Premio Oscar|Oscar]] per ben cinque volte, ricevendo nel 2007 un [[Oscar onorario]] alla carriera. L'artista è stato, inoltre, insignito di tre [[Grammy Awards]], due [[Golden Globes]], cinque [[BAFTAs]], un [[Leone d'oro alla carriera]], dieci [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], undici [[Nastri d'Argento]], due [[European Film Awards]], un Golden Lion Honorary Award ed un [[Polar Music Prize]]. Molte delle sue colonne sonore hanno raggiunto consenso e notorietà in tutto il mondo, fra le tante si sottolineano quelle dei film: ''[[C'era una volta in America]]'' (1984), ''[[C'era una volta il West]]'' (1968), ''[[Giù la testa]]'' (1971), ''[[Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto]]'' (1970), ''[[Mission]]'' (1986) e ''[[Nuovo Cinema Paradiso]]'' (1988). Tra gli anni sessanta e settanta si sviluppa una spontanea fioritura di musicisti, che sovente, con duttilità e risultato, si sono cimentati nella composizione di svariate colonne sonore. Tra i molti si ricordano: [[Franco Mannino]], [[Carlo Rustichelli]], [[Angelo Francesco Lavagnino]], [[Piero Piccioni]], [[Piero Umiliani]], [[Armando Trovajoli]], [[Egisto Macchi]], [[Riz Ortolani]], [[Nicola Piovani]], [[Franco Piersanti]], [[Carlo Crivelli]] e [[Pino Donaggio]].
 
===Addetti al montaggio===
[[File:Ninobaragli.jpg|miniatura|destra|upright|[[Nino Baragli]] con la moglie alla moviola, nel [[1957]]]]
Il montaggio, o ''decoupage classico'', viene considerato una delle parti più rilevanti dell'intera messa in scena cinematografica. Il [[montatore (cinema)|montatore]] segue le indicazioni dell'autore, che supervisiona il lavoro compiuto, e procede a ispezionare il [[girato]] tagliando le [[inquadratura|inquadrature]] utili ed unendole tra loro. Tutte le [[scena (cinema)|scene]], girate secondo le esigenze della produzione, sono successivamente montate nell'ordine previsto dalla [[sceneggiatura]], o in altro ordine che emerge secondo le necessità della narrazione. In Italia il tecnico [[Mario Serandrei]] viene generalmente considerato la prima figura di montatore moderno, inteso come collaboratore del regista alla verifica e riscrittura della sceneggiatura in moviola.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-serandrei_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/|titolo= Mario Serandrei - Treccani |accesso=11 giugno 2015}}</ref> Tra la fine degli anni Venti e i primi anni Quaranta è uno dei protagonisti della battaglia culturale per la rinascita del cinema italiano, sia nelle vesti di critico sia in quelle di tecnico. Dotato di spiccata personalità, ottiene un ruolo di rilievo nella stagione del [[Neorealismo]], legando il proprio nome ai primi capolavori di [[Luchino Visconti]]. Tra gli altri registi con i quali ha collaborato, si ricordano [[Alberto Lattuada]], [[Federico Fellini]], [[Franco Zeffirelli]] e [[Mario Soldati]]. Negli anni cinquanta si fa strada il montatore [[Nino Baragli]] che lavorerà per molte pellicole del regista [[Sergio Leone]] ed anche per autori quali [[Pier Paolo Pasolini]] e [[Luigi Comencini]].
 
[[File:Ruggiero Mastroianni.jpg|miniatura|sinistra|upright|Il montatore [[Ruggero Mastroianni]]]]
Negli anni sessanta debutta in qualità di montatore [[Roberto Perpignani]], considerato dalla critica come uno dei più validi e specializzati montatori cinematografici.<ref>(Fonte: Key4biz 30 agosto 2009 notizia 193023).</ref> Il suo debutto è al fianco del regista statunitense [[Orson Welles]] nel film ''[[Il processo (film 1962)|Il processo]]'' (1962), per poi collaborare in molti film del regista [[Bernardo Bertolucci]]. Da oltre quarant'anni ha stretto un sodalizio artistico con i [[fratelli Taviani]], operando dai primi anni sessanta in tutte le loro pellicole. Sempre negli anni sessanta conosce notorietà il montatore [[Ruggero Mastroianni]], che in oltre quarant'anni di carriera si aggiudica cinque David di Donatello, di cui uno postumo per il film ''[[La tregua (film 1997)|La tregua]]'' (1997) di [[Francesco Rosi]]. In tempi più recenti conosce grande affermazione internazionale l'artista [[Pietro Scalia]] che a partire dagli anni novanta lavora con grandi personalità del cinema come [[Oliver Stone]], [[Gus Van Sant]] e [[Ridley Scott]]. Dall'[[Academy]] viene insignito per due volte dell'[[Oscar per il miglior montaggio]] nei seguenti film ''[[JFK - Un caso ancora aperto]]'' (1992) e ''[[Black Hawk Down - Black Hawk abbattuto]]'', uscito nelle sale nell'autunno del 2001.
 
===Direttori della fotografia===
[[File:VITTORIO STORARO.jpg|miniatura|destra|upright|[[Vittorio Storaro]]]]
Nell'ambito dell'organizzazione del lavoro cinematografico - così come si è venuto a configurare negli anni trenta - un lavoro di preminente importanza riguarda la direzione della fotografia. In qualità di garanti dell'immagine dei film, i direttori della fotografia hanno visto accrescere la propria importanza in maniera direttamente proporzionale all'espandersi dell'industria.<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/direttore-della-fotografia_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/|titolo=Direttore della fotografia - Treccani |accesso=05 giugno 2015}}</ref> Tra i grandi maestri della fotografia italiana grande successo internazionale ottiene [[Vittorio Storaro]], vincitore di tre premi oscar per la direzione nei film ''[[Apocalipse Now]]'' (1979), ''[[L'ultimo imperatore]]'' (1987) e ''[[Reds]]'' (1981).<ref>{{Cita web|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=STORARO%20Vittorio|titolo=Vittorio Storaro - Biografia Corriere della Sera |accesso=05 giugno 2015}}</ref> A seguire troviamo [[Aldo Graziati]], prematuramente scomparso durante le riprese del film ''[[Senso (film)|Senso]]'' (1954) di [[Luchino Visconti]]; sua è la fotografia nelle pellicole ''[[Umberto D]]'' (1954) di [[Vittorio De Sica]] e ''[[Otello (film 1952)|Otello]]'' di [[Orson Welles]] (1952). Altra figura di spicco è senz'altro [[Carlo Di Palma]] che collabora in molte produzioni tra le quali: ''[[Identificazione di una donna]] (1982), [[Blow-up]]'' (1966) e ''[[Deserto rosso]]'' (1964) di [[Michelangelo Antonioni]], ''[[La tragedia di un uomo ridicolo]]'' (1981) di [[Bernardo Bertolucci]] e gran parte dei film di [[Woody Allen]], e ancora ''[[Divorzio all'italiana]]'' (1961) di [[Pietro Germi]] e ''[[L'armata Brancaleone]]'' (1966) di [[Mario Monicelli]].
 
In egual misura si impone il romano [[Giuseppe Rotunno]]. Delle sue direzioni fotografiche ricordiamo: ''[[La città delle donne]]'' (1980) e ''[[Amarcord]]'' (1974) di [[Federico Fellini]], ''[[All That Jazz - Lo spettacolo continua]]'', di [[Bob Fosse]] (1979), ''[[La Bibbia (film 1966)|La Bibbia]]'' (1966) di [[John Huston]], ''[[Il Gattopardo (film)|Il Gattopardo]]'' (1963) e ''[[Rocco e i suoi fratelli]]'' (1960) di [[Luchino Visconti]]. A partire dagli anni sessanta emerge [[Tonino Delli Colli]], che ha firmato, anch'egli, fotografie per alcuni dei più grandi registi italiani come [[Pier Paolo Pasolini]] nei film ''[[Uccellacci e uccellini]]'' (1966), ''[[Il vangelo secondo Matteo]]'' (1964), ''[[Mamma Roma]]'' (1962) e ''[[Accattone]]'' (1961), [[Federico Fellini]] ne ''[[La voce della Luna]]'' (1990) e [[Sergio Leone]] in ''[[C'era una volta in America]] ''(1984). Si segnala ulteriormente [[Gianni Di Venanzo]] per le opere ''[[8½]]'' (1963) e ''[[Giulietta degli spiriti]]'' (1965) di Fellini, ''[[L'eclisse]]'' (1962) e ''[[La notte (film 1961)|La notte]]'' (1961) di Antonioni, ''[[I soliti ignoti]]'' (1958) di Monicelli e ''[[Salvatore Giuliano (film)|Salvatore Giuliano]]'' (1962) di [[Francesco Rosi]]. Da menzionare ancora [[Otello Martelli]] e [[Pasqualino De Santis]], quest'ultimo vincitore di un Oscar per il film ''[[Romeo e Giulietta (film 1968)|Romeo e Giulietta]]'' (1968), di [[Franco Zeffirelli]].
Altro importante rappresentante della fotografia cinematografica italiana nel mondo è sicuramente [[Dante Spinotti]] che ottiene ben tre nomination all'Oscar, senza tuttavia, conquistarne nessuna. Tra gli anni ottanta e novanta si formano nuovi e importanti direttori tra cui: [[Giuseppe Lanci]], [[Luciano Tovoli]], [[Luca Bigazzi]] e [[Fabio Olmi]].
 
===Scenografi===
[[File:Dante ferretti.jpg|miniatura|sinistra|upright|[[Dante Ferretti]]]]
Sin dagli albori del [[novecento]], fin da quando il cinema si trasforma da oggetto meramente riproduttivo a puro mezzo espressivo, si sviluppa la necessità di "mettere in forma" l'ambiente in cui l'azione si svolge e di realizzare in luoghi deputati (come ad esempio i teatri di posa), la scenografia di un film.<ref name = "df" >{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/scenografia_res-0325805c-9bc8-11e2-9d1b-00271042e8d9_(Enciclopedia-Italiana)/|titolo=Scenografia - Treccani |accesso=06 giugno 2015}}</ref> Durante gli anni Dieci prende campo in Italia il filone dei [[kolossal]] storico-mitologici che porta ad un naturale passaggio dall'allora scenografia dipinta (secondo la pratica instaurata da [[Georges Méliès]]) a quella costruita in cartapesta, stucchi e legno, sviluppatasi successivamente nel cinema americano di [[David Wark Griffith]].<ref name = "df" /> Le ricostruzioni d'epoca si basano prevalentemente sul gigantismo delle architetture, evidente nella ricostruzione del Tempio di Moloch nel film ''[[Cabiria]]'' (1914) di [[Giovanni Pastrone]].
Dagli anni cinquanta e sessanta artisti come [[Piero Gherardi]], [[Danilo Donati]] e [[Mario Garbuglia]] raggiungono con il loro operato notevoli aspetti di deformazione creativa, regalando alle proprie scenografie momenti di elevato estro illusionistico. Tale raffinata abilità artigianale si rinviene nell'opera scenografica di [[Luciana Arrighi]], insignita con il [[premio Oscar]] nel 1993 per ''[[Casa Howard (film)|Casa Howard]]'' di [[James Ivory]].<ref name = "df" /> In particolar modo raggiunge clamore internazionale il scenografo [[Dante Ferretti]], che fin dall'esordio nella pellicola ''[[Medea (film 1969)|Medea]]'' (1970), di [[Pier Paolo Pasolini]], ha collaborato con alcuni dei più grandi maestri del cinema, aggiudicandosi, negli anni duemila, tre premi Oscar nei relativi film: ''[[The Aviator]]'' (2004) di [[Martin Scorsese]], ''[[Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street]]'' (2007) di [[Tim Burton]] e ''[[Hugo Cabret]]'' (2011), ancora per la regia di Scorsese. L'artista marchigiano, in ambito nazionale ha totalizzato quattro [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e ben tredici [[Nastri d'argento]]. Un caso a sé rappresenta il lungometraggio digitale ''[[Il mistero di Oberwald]]'' (1980), di [[Michelangelo Antonioni]], uno dei primi artisti a interessarsi alle possibilità espressive della nuova tecnologia, ricorrendo alla simulazione di ambienti e alla creazione di effetti cromatici per visualizzare gli stati d'animo dei vari personaggi in scena.<ref name = "df" />
Proprio dagli anni Ottanta la progettazione di scenografia si è coniugata con la sperimentazione tecnologica, modificando in maniera perentoria le svariate modalità di lavoro, facendo divenire indispensabile il rapporto tra gli scenografi e gli artisti della [[computer graphics]]; oggi più che mai chiamati a progettare, con le tecnologie digitali, ambienti e ___location simulati.<ref name = "df" />
 
===Costumisti===
[[File:Il Casanova di Federico Fellini.png|miniatura|destra|Una scena tratta da ''[[Il Casanova di Federico Fellini]]'' (1976), film che ha valso a [[Danilo Donati]] il suo secondo Oscar per i costumi]]
Nel cinema primitivo, ancora ridotto a mezzo tecnico privo di abbienti risorse economiche, l'operato dei costumisti non presenta particolari problemi espressivi, se non gli stessi emersi da sempre negli spettacoli teatrali.<ref name = "dd" >{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/costumi_(Enciclopedia-del-Cinema)/|titolo=Costumi - Treccani |accesso=06 giugno 2015}}</ref> Con l'inizio degli anni Dieci alcuni registi prestano una più decisa attenzione all'uso dei costumi. A farlo è soprattutto il regista [[Giovanni Pastrone]] che nel proprio kolossal ''[[Cabiria]]'' (1914) viene coadiuvato dal pittore [[Camillo Innocenti]] e da diciotto disegnatori, che nel realizzare i costumi prendono spunto da frequenti e reiterate visite a musei dell'antichità.<ref name = "dd" /> Da lì in avanti e in tutte le sue stagioni, il cinema italiano ha potuto frequentemente contare su validi ed efficienti costumisti. Dell'epoca del muto si ricordano: [[Duilio Cambellotti]] e [[Luigi Sapelli]]. Con la nascita del sonoro la personalità più eminente è [[Gino Carlo Sensani]] che firma i costumi in alcuni film dei maggiori registi del periodo. Alla sua scuola, presso il [[Centro sperimentale di cinematografia]] di Roma, si formano Maria De Matteis, [[Dario Cecchi]], [[Maria Baronj]] e [[Piero Gherardi]].<ref name = "dd" />
 
Altri costumisti d'eccezione sono stati [[Virgilio Marchi]], [[Antonio Valente]] e l'artista romano [[Vittorio Nino Novarese]], che nel 1963 riceve l'[[Premio Oscar|Oscar]] per i costumi nel film ''[[Cleopatra (film 1963)|Cleopatra]]'', di [[Joseph L. Mankiewicz]]. Si ricordano ancora [[Pier Luigi Pizzi]], [[Milena Canonero]] (Oscar nel 1976 per ''[[Barry Lyndon]]'' di [[Stanley Kubrick]]) e [[Gabriella Pescucci]], vincitrice del premio Oscar per ''[[L'età dell'innocenza (film)|L'età dell'innocenza]]'' (1993) di [[Martin Scorsese]] e costumista del film ''[[C'era una volta in America]]'' (1984) di [[Sergio Leone]]. A loro volta troviamo [[Nanà Cecchi]], che ha lavorato in sede internazionale per film interpretati da [[Richard Gere]] e [[Sean Connery]] e [[Ugo Pericoli]], che ha collaborato con [[Steno]], [[Luigi Zampa]], [[Dino Risi]] ed [[Ettore Scola]].<ref name = "dd" /> Fondamentale il sodalizio stabilito con [[Federico Fellini]] oltre che da Piero Gherardi, dal costumista e scenografo [[Danilo Donati]]. L'artista emiliano - due volte insignito dell'Oscar per i film ''[[Romeo e Giulietta (film 1968)|Romeo e Giulietta]]'' (1968) e ''[[Il Casanova di Federico Fellini]]'' (1976) - ha lavorato, a partire da ''[[Fellini Satyricon]]'' (1969), a gran parte delle opere del regista riminese, trovando consenso internazionale grazie ad una precisa ricostruzione filologica di abiti e costumi.<ref name = "dd" /> Da non dimenticare, naturalmente, i costumisti [[Piero Tosi]], [[Lucia Mirisola]], [[Maurizio Millenotti]], [[Anna Anni]], [[Francesca Sartori]] e [[Carlo Simi]], collaboratore costante in tutti i film western di [[Sergio Leone]].
 
===Truccatori e addetti agli effetti speciali===
[[File:Carlo Rambaldi al Giffoni Film Festival 2010 - cropped.jpg|miniatura|sinistra|upright| [[Carlo Rambaldi]]]]
Prima dell'era digitale il materiale per produrre effetti speciali riguardava le pure componenti meccaniche e plastiche, oppure ottiche e fotografiche (come ad esempio la simulazione del volo umano). Tale operazione di modifica dell'immagine filmica si è evoluta in maniera sempre più sorprendente, in particolar modo negli ultimi decenni dove gli effetti speciali vengono creati tramite elaborazione grafica al computer, quasi sempre ottenuta in fase di postproduzione.<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/effetti-speciali/|titolo=Effetti speciali - Treccani |accesso=06 luglio 2015}}</ref> Nella prima metà del novecento fino alla fine degli anni settanta, tale attività si amalgama spesso con quella del truccatore, soprattutto sui set di pellicole a sfondo [[horror]]. [[Mario Bava]], oltre che regista e direttore della fotografia, ha spesso costruito in prima persona sapienti e artigianali effetti speciali, coadiuvato in più circostanze dal rinomato truccatore [[Francesco Freda]]. Altro truccatore di fama diviene, dalla fine degli anni ottanta, l'artista Manlio Rocchetti, vincitore (assieme a Lynn Barber e Kevin Haney) di un [[premio Oscar]] al miglior trucco per il film ''[[A spasso con Daisy]]'' (1990), diretto dal regista americano [[Bruce Beresford]].
 
Durante gli anni settanta si evidenzia la figura del truccatore e direttore degli effetti speciali [[Carlo Rambaldi]]. Le capacità dell'artista prendono campo al fianco del regista [[Dario Argento]], per il quale contribuisce a realizzare gli effetti splatter del noto lungometraggio ''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]'' (1975). Il successivo incontro con la produzione di [[Hollywood]] gli permette di affinare ulteriormente le proprie abilità, mediante l'utilizzo della [[meccatronica]] (i quali effetti vengono ottenuti grazie all'unione di procedimenti propri della [[Meccanica applicata|meccanica]] e dell'[[elettronica]]). Nel 1976 si aggiudica il suo primo [[Oscar per i migliori effetti speciali]] nel film-remake ''[[King Kong (film 1976)|King Kong]]'', dell'autore [[John Guillermin]]. Il secondo Oscar giunge nel 1979 per la realizzazione (assieme a [[Hans Ruedi Giger]]) della popolare creatura extraterrestre ''[[Alien]]'', presente nell'omonimo film di [[Ridley Scott]]<ref name="Mostric.">[http://www.corriere.it/speciali/et/rambaldi.shtml Carlo Rambaldi, Mostri C.] [[Corriere della Sera|corriere.it]]</ref> Nel 1982 l'operato di Carlo Rambaldi entra nell'immaginario collettivo con l'ideazione dell'alieno protagonista del film campione di incassi ''[[E.T. l'extra-terrestre]]'', per la regia di [[Steven Spielberg]]. L'umana e istintiva simpatia del personaggio condurranno l'Academy a insignire l'artista di un terzo [[Premio Oscar|Oscar]], divenendo da allora uno dei professionisti più qualificati di tutto il panorama internazionale.
Sempre nell'ambito del cinema di fantascienza collabora ad altre rinomate pellicole, tra le quali ''[[Incontri ravvicinati del terzo tipo]]'' ([[1977]]), sempre di Spielberg, e ''[[Dune (film)|Dune]]'' ([[1984]]), del cineasta [[David Lynch]]. Negli ultimi anni trova spazio [[Vittorio Sodano]], che debutta nel cinema con il film ''[[Prima del tramonto]]'' (1999) di [[Stefano Incerti]], per il quale ottiene un riconoscimento per il trucco e gli effetti speciali al [[Festival di Locarno]]. Nominato all'[[Premio Oscar]] per il film ''[[Apocalypto]]'' (2006), di [[Mel Gibson]], riceve due [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] per le pellicole ''[[Il divo (film)|Il divo]]'' (2008), di [[Paolo Sorrentino]] e ''[[Noi credevamo]]'' (2011), del regista [[Mario Martone]].
 
===Doppiatori===
[[File:Ferruccio Amendola alla batteria.jpg|miniatura|destra|In alto un giovane [[Ferruccio Amendola]]]]
Nel 1932 apre i battenti il primo stabilimento di doppiaggio italiano presso la società Cines-Pittaluga cui seguono la Fotovox e la ItalaAcustica nel 1933, anno in cui lo stabilimento di doppiaggio Fono Roma viene attrezzato con l’apposito strumentario tecnico.<ref name = "hh" >{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/doppiaggio/|titolo=Doppiaggio - Treccani |accesso=06 giugno 2015}}</ref>
Nella seconda metà degli anni trenta il doppiaggio italiano viene ad assumere precise caratteristiche tecniche e artistiche, arrivando a delineare i principali requisiti del doppiatore che poggiano sull'innata dote di una voce calda ed espressiva.<ref name = "hh" /> Queste qualità hanno reso celebre la scuola di doppiaggio italiana, che nel tempo, ha visto impegnati qualificati attori di teatro e di cinema, nonché, ovviamente, specialisti del settore. Tra i molti riportiamo: [[Giorgio Albertazzi]], [[Gino Cervi]], [[Enrico Maria Salerno]], [[Giancarlo Giannini]], [[Alberto Sordi]], [[Giulio Panicali]], [[Pino Locchi]], [[Giuseppe Rinaldi]], [[Cesare Barbetti]], [[Renato Turi]] e [[Oreste Lionello]], per anni inconfondibile voce del regista e attore comico [[Woody Allen]].<ref name = "hh" />
 
Nel 1944 nasce la prima e più importante [[cooperativa]] di doppiaggio, la CDC ([[Cooperativa Doppiatori Cinematografici]]), che assembla circa 150 iscritti divisi in varie categorie (direttori di doppiaggio, protagonisti, comprimari, caratteristi e generici), e nel 1945 viene alla luce la ODI (Organizzazione Doppiatori Italiani), che raggruppa attori per lo più provenienti dal teatro.<ref name = "hh" />
Tra le altre cose, alla fine degli anni trenta si afferma la pratica di doppiare alcuni attori italiani. Questo fenomeno dilaga fino alla metà degli anni sessanta e trova la sua ragion d'essere nell'insoddisfazione del regista per la dizione dell'attore di turno e per una generale diffidenza dei produttori rispetto alle voci di alcune attrici italiane, considerate troppo ruvide o sgradevoli, sia nel timbro che nel tono.<ref name = "hh" /> Altri sicuri protagonisti dell'arte del doppiaggio sono stati i professionisti [[Manlio Busoni]], [[Glauco Onorato]], [[Fiorella Betti]], [[Anna Miserocchi]] e naturalmente [[Ferruccio Amendola]], forse l’esempio più duttile e moderno nell'utilizzare una tornita dizione, capace di scardinare la rigidità delle varie tecniche tradizionali. La sua voce ha prestato per anni inflessioni e cadenze ad attori del calibro internazionale di [[Dustin Hoffman]], [[Robert De Niro]] e [[Al Pacino]].<ref name = "hh" />
 
== Il cinema di genere italiano ==
Accanto al cinema neorealista ed esistenziale degli autori, della commedia all'italiana e del cinema di denuncia sociale, a partire dal [[secondo dopoguerra]], si sviluppa un cinema italiano più popolare che se da una parte viene snobbato e osteggiato dalla critica, dall'altra viene accolto con entusiasmo da gran parte del pubblico, nazionale e internazionale.
Dopo aver toccato il proprio culmine negli [[Anni 1960|anni sessanta]] e [[Anni 1970|settanta]] del [[XX secolo|Novecento]], il cinema di genere entra in declino a metà degli [[Anni 1980|anni ottanta]] per due motivi principali: da una parte la grave crisi che colpisce tutto il cinema italiano e dall'altra l'affermazione della [[televisione commerciale]], che in pochi anni priva le sale cinematografiche del suo pubblico abituale. Tale tipo di cinema è venuto ad affievolirsi ed a scomparire all'inizio degli [[Anni 1990|anni novanta]].
 
I [[generi cinematografici]] prodotti in [[Italia]] sono stati molteplici (variando a seconda dei decenni) e molte volte si sono incrociati tra loro, attraverso varie commistioni e fusioni. Qui di seguito è rappresentata una sommaria lista dei vari generi cinematografici che hanno incontrato, in periodi diversi, maggior successo.
 
=== Melodramma ===
[[File:figlidinessuno.jpg|sinistra|thumb|upright|[[Yvonne Sanson]] e [[Amedeo Nazzari]] in una scena del film ''[[I figli di nessuno (film 1951)|I figli di nessuno]]'' ([[1951]]) di [[Raffaello Matarazzo]]]]
 
Fra la metà degli [[Anni 1940|anni quaranta]] e la metà degli [[Anni 1950|anni cinquanta]] fiorisce il genere dei melodrammi popolari, detti comunemente ''strappalacrime''. Le esili trame sono spesso costruite attorno a giovani coppie unite dall'amore ma divise dai ceti sociali di appartenenza, con particolare insistenza sulle sofferenze, le vessazioni e le rinunce che i personaggi (soprattutto femminili) sono costretti a subire. I melodrammi ''strappalacrime'' vengono subito considerati dalla critica alla stregua di [[Fotoromanzo|fotoromanzi]] cinematografici e, dunque, privi di qualsiasi finalità artistica; per tutta risposta il successo di pubblico è immediato.
 
Il regista principale è [[Raffaello Matarazzo]], attivo già dai tempi del fascismo e prolifico autore di una serie di film interpretati da [[Amedeo Nazzari]] e [[Yvonne Sanson]]. Il suo film ''[[Catene (film 1949)|Catene]]'' (1949) è il maggior incasso in Italia nella stagione [[1949]]-[[1950|50]], successo che prosegue nell'annata seguente, dove altre sue pellicole, ''[[I figli di nessuno (film 1951)|I figli di nessuno]]'' ([[1951]]) e ''[[Tormento (film 1950)|Tormento]]'' ([[1950]]), entrambe ancora con la coppia Nazzari-Sanson, si piazzano rispettivamente al primo ed al secondo posto della classifica delle maggiori entrate cinematografiche. Di Matarazzo si ricordano ancora: ''[[Chi è senza peccato...]]'' ([[1952]]), ''[[Torna! (film 1953)|Torna!]]'' ([[1953]]), ''[[Giuseppe Verdi (film 1953)|Giuseppe Verdi]]'' ([[1953]]), incentrato sulla biografia del grande musicista, e infine l'atipico ''[[La nave delle donne maledette]]'' (anch'esso del [[1953]]), dove il regista affronta il tema universale dell'ingiustizia e della violenza con una carica erotica, per i tempi, assolutamente inusitata.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2223}}</ref>
 
[[File:Matarazzo 1936.jpg|miniatura|destra|upright|Raffaello Matarazzo]]
Tra i vari specialisti nel genere ''strappalacrime'' troviamo: [[Guido Brignone]], [[Duilio Coletti]], [[Luigi Capuano]], [[Gennaro Righelli]], [[Mario Bonnard]], [[Ubaldo Maria Del Colle]], [[Giorgio Walter Chili]], [[Carlo Borghesio]], [[Giorgio Pàstina]], [[Flavio Calzavara]], [[Carlo Campogalliani]], [[Ferruccio Cerio]] e [[Mario Sequi]]. Il filone viene ugualmente affrontato dagli autori [[Giuliano Biagetti]], [[Renato Polselli]], [[Roberto Mauri]], [[Carmine Gallone]], [[Leonardo De Mitri]], [[Giuseppe Guarino (regista)|Giuseppe Guarino]] e [[Mario Costa]]. [[Alberto Lattuada]] si cimenterà nel melodramma con la pellicola ''[[Anna (film 1951)|Anna]]'' (1951) con protagonista [[Silvana Mangano]], che toccherà il miliardo di lire d'incasso. [[Riccardo Freda]], [[Sergio Corbucci]] e [[Vittorio Cottafavi]], prima di prendere strade diverse nell'ambito del cinema popolare, inizieranno le loro carriere proprio con questo genere di film.
 
Nel decennio successivo il melodramma tenta di aggiornarsi ai gusti del pubblico. I film di questo periodo hanno come argomento storie di minori con genitori distaccati o in procinto di separarsi, destinati a morire per una disgrazia o una malattia. Altri copioni raccontano coppie in crisi che ritrovano l'amore, prima di essere nuovamente separate da un destino avverso. Capostipite di questo ''revival'' è la pellicola ''[[Incompreso (film 1966)|Incompreso]]'' di [[Luigi Comencini]] (1966) - con il piccolo [[Stefano Colagrande]] - di cui è stato girato un remake televisivo nel 2002, con [[Luca Zingaretti]] e [[Margherita Buy]], per la regia di [[Enrico Oldoini]].
 
La popolarità del film dà il via a una serie di imitazioni più o meno esplicite lungo tutti gli anni settanta. Tra i titoli di maggior successo si ricordano: ''[[Anonimo veneziano]]'' (1970) ed ''[[Eutanasia di un amore]]'' (1978) di [[Enrico Maria Salerno]], ''[[L'ultimo sapore dell'aria]]'' (1978)
di [[Ruggero Deodato]], ''[[Cuore (film 1973)|Cuore]]'' (1973) di [[Romano Scavolini]], ''[[Il venditore di palloncini]]'' (1974) di [[Mario Gariazzo]], ''[[L'albero dalle foglie rosa]]'' (1974) di [[Armando Nannuzzi]], ''[[L'ultima neve di primavera]]'' (1973) e ''[[Bianchi cavalli d'agosto]]'' (1975) di [[Raimondo Del Balzo]]. Contemporaneamente si provvede a una riconsiderazione critica dei film di [[Raffaello Matarazzo]], a lungo considerato un mestierante senza personalità e ora rivalutato per la competenza della messa in scena e le invenzioni cinematografiche<ref>''Raffaello Matarazzo. Materiali'', Torino, 1977.</ref>. Nel [[1974]] vengono girati alcuni remake tratti dalle sue pellicole: ''[[I figli di nessuno (film 1974)|I figli di nessuno]]'' di [[Bruno Gaburro]] e ''[[Catene (film 1974)|Catene]]'' di [[Silvio Amadio]]. Il filone continua con successo fino alla metà degli [[Anni 1980|anni ottanta]], quando la scomparsa dei generi popolari relega i film sentimentali alla produzione televisiva.
 
In tale genere va inserito il fortunato sotto-filone delle sceneggiate napoletane, interpretate da un'autentica schiera di divi regionali come [[Pino Mauro]], [[Mario Trevi (cantante)|Mario Trevi]] e soprattutto [[Mario Merola]] e [[Nino D'Angelo]]. I titoli più famosi di questo sottofilone sono: ''[[Zappatore (film 1980)|Zappatore]]'' (1980), ''[[Lacrime napulitane]]'' (1981), ''[[Carcerato (film 1981)|Carcerato]]'' (1981) e ''[[I figli... so' pezzi 'e core]]'' (1981), tutti diretti dal regista romano [[Alfonso Brescia]].
 
=== Peplum e Cappa e spada ===
{{vedi anche|Peplum}}
[[File:HerculesMagazine.jpg|sinistra|thumb|upright|La locandina americana del film ''[[Le fatiche di Ercole (film)|Le fatiche di Ercole]]'' ([[1958]]) di [[Pietro Francisci]]]]
Appartengono al genere [[peplum]] una vasta quantità di film ambientati esclusivamente nell'[[antichità]], narranti fatti [[Mitologia|mitologici]] o biblici, nati sulla scia del successo di [[kolossal]] [[hollywood]]iani come ''[[Ben-Hur (film 1959)|Ben Hur]]'' (1959). Tali pellicole narrano le gesta di potenti eroi mitologici come [[Ercole]], [[Golia]], [[Maciste]], [[Sansone]] o [[Ursus (peplum)|Ursus]]. Queste figure si pongono costantemente in lotta per liberare popoli da mostri di varia natura o sovrani malvagi, investendosi della missione di salvare [[Damigella in pericolo|fanciulle in pericolo]]. Tali personaggi entrano da subito nell'immaginario collettivo e vengono interpretati da attori americani provenienti da esperienze di [[Culturismo|body-builder]] come [[Gordon Scott]], [[Steve Reeves]] e [[Brad Harris]]. Tale tipologia di pellicole inizia, dalla metà degli anni sessanta, a mescolarsi con altri lungometraggi di genere come l'[[Cinema dell'orrore|horror]], al puro scopo di attirare in sala un numero crescente di pubblico, oramai disaffezionato alla pura categoria dei film mitologici.
 
Le trame incrociate e sincretiche, che legano improbabili compresenze di miti ed eroi, il [[dialogo]] fuori sincrono, la recitazione legnosa dei personaggi, uniti ai primitivi [[effetti speciali]] hanno contribuito ad etichettare tali opere come mere riproposizioni dei più abbienti e sfarzosi peplum hollywoodiani. Non sono mancate, comunque, produzioni di maggior qualità che hanno visto come protagonisti affermati interpreti nazionali ed esteri. Eccezion fatta per i kolossal del muto, già esaminati in precedenza, alcuni titoli tra i più significativi usciti tra gli anni cinquanta e sessanta sono: ''[[Ulisse (film 1954)|Ulisse]]'' di [[Mario Camerini]] (1954), con [[Kirk Douglas]] e [[Silvana Mangano]], ''[[Le fatiche di Ercole (film)|Le fatiche di Ercole]]'' (1958) di [[Pietro Francisci]], ed ''[[Ercole al centro della Terra]]'' (1961), del regista ligure [[Mario Bava]].
Analogo al [[peplum]] è il genere "[[cappa e spada]]", in cui, si inseriscono film avventurosi e storici ambientati nel [[Medioevo]] o nel [[Rinascimento]]. Tali film narrano le gesta di uomini e donne realmente esistiti oppure vedono protagonisti i personaggi della [[romanzo di avventura|narrativa avventurosa]].
La critica ha in seguito bollato questi generi come immensi spettacoli di cartapesta, promossi al puro scopo commerciale, volutamente privi di qualsiasi velleità artistica.
 
=== Western ===
{{vedi anche|Western all'italiana}}
[[File:Sergio Leone.jpg|thumb|upright|[[Sergio Leone]] sul set di ''[[C'era una volta in America]]'']]
 
[[Sergio Leone]] è unanimemente considerato il precursore del cinema western all'italiana. Figlio del cineasta [[Roberto Roberti]], dopo alcune prove come aiuto regista in varie produzioni hollywoodiane, fa il suo esordio alla regia nel 1961, con il [[peplum]] ''[[Il colosso di Rodi]]''. Tre anni più tardi, sulla scia dei grandi maestri americani, si dedica al genere western lanciando nelle sale il film ''[[Per un pugno di dollari]]'' (1964), seguito da ''[[Per qualche dollaro in più]]'' (1965) e da ''[[Il buono, il brutto, il cattivo]]'' (1966). Queste produzioni, tutte interpretate dall'attore americano [[Clint Eastwood]], vengono comunemente denominate la [[trilogia del dollaro]]. La forza innovativa di tali pellicole risiede nel rifiuto del western americano tradizionale, non più incentrato sul mito della frontiera o sulle guerre con gli indiani ma su eroi cinici e disincantati, avvolti in un mondo dove conta solo la violenza e la sopraffazione<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2517}}</ref>. Tutto ciò è rafforzato da uno stile registico irreale e iperbolico, perfettamente coadiuvato dalle colonne sonore di [[Ennio Morricone]].
La qualità filmica della trilogia raggiunge l'apice con ''[[Il buono, il brutto, il cattivo]]'': una sorta di aggiornamento de ''[[La grande guerra]]'' di [[Mario Monicelli]] e raccontato mescolando toni picareschi a momenti di grande lirismo.
A questo trittico seguiranno il [[kolossal]] epico ''[[C'era una volta il West]]'' ([[1968]]), girato in parte nella [[Monument Valley]], e ''[[Giù la testa]]'' ([[1971]]). [[Sergio Leone]], snobbato all'epoca da buona parte della critica, viene oggi celebrato come uno dei registi italiani più noti e acclamati nel mondo.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/sergio-leone_(Enciclopedia-del-Cinema)/|titolo= Sergio Leone - Treccani |accesso=01 giugno 2015}}</ref>
 
[[File:Django-12.jpg|thumb|sinistra| [[Franco Nero]] in ''[[Django]]'' ([[1966]]) di [[Sergio Corbucci]]]]
Il successo mondiale dei film di Leone apre la strada a una moltitudine d'imitazioni ''made in Italy'' (circa cinquecento pellicole spalmate in quindici anni), alcune delle quali hanno riscontrato un notevole seguito sia nazionale che estero. È il caso del lungometraggio ''[[Django]]'' ([[1966]]), diretto da [[Sergio Corbucci]]. ''Django'' (primo western italiano vietato ai minori di diciotto anni) ha conosciuto una larga fortuna oltre oceano, lanciando il divo e primo attore [[Franco Nero]]. Il film ha dato vita a una miriade di imitazioni e un solo [[sequel]] originale: ''[[Django 2 - Il grande ritorno]]'', per la regia di Ted Archer (1987). Il regista americano [[Quentin Tarantino]] ha intitolato il suo primo e unico western con il nome di ''[[Django Unchained]]'', dichiarato omaggio al film di Corbucci. Oltre a [[Franco Nero]] si sono distinti nel genere altri attori di fama quali [[Giuliano Gemma]], [[Fabio Testi]] ed [[Enrico Maria Salerno]].
 
[[File:Lo chiamavano Trinità.png|thumb|destra|[[Bud Spencer]] e [[Terence Hill]] in una scena di ''[[Lo chiamavano Trinità...]]'' ([[1970]]) di [[E.B. Clucher]]]]
Tra le altre pellicole rientranti nel medesimo genere si ricordano: ''[[Il grande silenzio (film 1968)|Il grande silenzio]]'' ([[1969]]) e ''[[Vamos a matar, compañeros]]'' ([[1970]]), sempre di [[Sergio Corbucci]], ''[[La resa dei conti (film 1966)|La resa dei conti]]'' ([[1966]]) e ''[[Faccia a faccia (film 1967)|Faccia a faccia]]'' ([[1967]]) di [[Sergio Sollima]], ''[[Una pistola per Ringo]]'' ([[1965]]), ''[[Il ritorno di Ringo]]'' ([[1966]]) e ''[[Viva la muerte... tua!]]'' ([[1972]]) di [[Duccio Tessari]], ''[[Quién sabe?]]'' ([[1966]]) di [[Damiano Damiani]], ''[[Arizona Colt]]'' ([[1966]]) di [[Michele Lupo (regista)|Michele Lupo]], ''[[Sugar Colt]]'' ([[1966]]) di [[Franco Giraldi]] e ''[[Tepepa]]'' ([[1968]]) di [[Giulio Petroni]]. Negli anni settanta si evidenziano: ''[[La vendetta è un piatto che si serve freddo]]'' ([[1971]]) di [[Pasquale Squitieri]], ''[[Keoma]]'' ([[1976]]) di [[Enzo G. Castellari]], ''[[I quattro dell'apocalisse]]'' ([[1975]]) e ''[[Sella d'argento]]'' ([[1978]]) di [[Lucio Fulci]].
 
Al filone degli ''spaghetti-western'' si ricollegano le [[commedia|commedie]] vicine al genere del [[film comico]], scritte e dirette dal regista [[E.B. Clucher|Enzo Barboni]] (firmatosi sempre con lo pseudonimo di [[E.B. Clucher]]) e con protagonisti gli attori [[Bud Spencer]] e [[Terence Hill]] (nomi d'arte degli italiani [[Bud Spencer|Carlo Pedersoli]] e [[Terence Hill|Mario Girotti]]). I due film più importanti del duo, che coniugano con simpatia risate e scene d'azione, sono ''[[Lo chiamavano Trinità...]]'' ([[1970]]) e il seguito ''[[...continuavano a chiamarlo Trinità]]'' ([[1972]]), quest'ultimo è risultato [[campione d'incassi]] nella stagione cinematografica [[1971]]-[[1972]]. Entrambi gli attori, su proposta del regista [[Ermanno Olmi]], vengono insigniti, nel 2010, del [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] alla carriera. Da menzionare, inoltre, il film del [[1973]] ''[[Il mio nome è Nessuno]]'', per la regia di [[Tonino Valerii]]. La pellicola, prodotta da [[Sergio Leone]] e interpretata da [[Terence Hill]], unisce l'epicità di opere come ''C'era una volta il West'' con elementi tipici della farsa e della commedia.
 
=== Giallo, thriller e horror ===
{{vedi anche|Giallo all'italiana}}
 
[[File:Mario Bava.jpg|sinistra|thumb|[[Mario Bava]]]]
All'interno del [[cinema di genere]], grande rilevanza assumono le categorie del [[Film thriller|thriller]] e dell'[[cinema dell'orrore|horror]], che proprio in Italia hanno avuto, all'inizio degli anni sessanta, un notevole successo, che si è protratto con fortuna per molti decenni. I registi italiani che si sono cimentati in tali generi sono stati spesso fonte d'ispirazione per un'intera schiera di registi internazionali tra i quali si ricordano: [[Brian De Palma]], [[Tim Burton]] e [[Quentin Tarantino]].<ref name = "tt" >{{cita web|url=http://www.corriere.it/solferino/severgnini/09-10-30/09.spm|titolo=Tarantino e i film italiani degli anni settanta|accesso=29 giugno 2015}}</ref>
 
[[File:DarioArgento.jpg|destra|thumb|[[Dario Argento]]]]
I due registi di maggior rilievo sono stati [[Mario Bava]] e [[Dario Argento]]. Il primo, direttore della fotografia passato alla regia, ha creato un deciso presupposto per creare un vero horror di qualità, rivelandosi, al tempo stesso, un notevole narratore di immagini, colto e raffinato. Fra i titoli fondamentali della sua filmografia si enumerano: ''[[La maschera del demonio (film 1960)|La maschera del demonio]]'' ([[1960]]), ''[[La frusta e il corpo]]'' ([[1962]]), ''[[I tre volti della paura]]'' ([[1965]]), ''[[Operazione paura]]'' ([[1966]]) e l'antesignano del moderno [[slasher]] ''[[Reazione a catena (film 1971)|Reazione a catena]]'' ([[1971]]).
 
[[Dario Argento]], ideale continuatore di certe atmosfere baviane, ha avuto il merito di trainare l'horror italiano verso il grande pubblico, riscontrando successo per tutti gli anni settanta e ottanta. La poesia macabra di Argento è resa tale da una sapiente miscela che varia dal thriller all'horror di natura [[fantastico|fantastica]], con lungometraggi che sono tuttora presi a modello sia dal punto di vista estetico che da quello narrativo.
Pur avendo attinto a piene mani da pellicole come ''[[La ragazza che sapeva troppo]]'' ([[1963]]) e ''[[Sei donne per l'assassino]]'' ([[1964]]) di Mario Bava, Argento, nelle sue opere migliori, ha saputo emanciparsi dal suo maestro grazie ad un uso incalzante del montaggio in combinazione a colonne sonore rimaste negli annali (fondamentale la collaborazione con il gruppo musicale dei [[Goblin (gruppo musicale)|Goblin]]). Opere come ''[[L'uccello dalle piume di cristallo]]'' (1970) e ''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]'' (1975), hanno imposto figure e maniere (killer con impermeabile nero, soggettive dell'assassino, telefonate misteriose etc..) ampiamente riprese da tutto il thriller italiano e internazionale.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3505}}</ref>
Tra i vari titoli della sua filmografia si ricordano: ''[[Il gatto a nove code]]'' ([[1971]]), ''[[4 mosche di velluto grigio]]'' ([[1971]]), ''[[Suspiria]]'' ([[1977]]), ''[[Inferno (film 1980)|Inferno]]'' ([[1980]]), ''[[Tenebre (film 1982)|Tenebre]]'' ([[1982]]), ''[[Phenomena]]'' ([[1985]]) ed ''[[Opera (film)|Opera]]'' ([[1987]]).
[[File:Profondo rosso.jpg|thumb|left|[[Giuliana Calandra]] in una famosa sequenza di ''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]'' ([[1975]]) di [[Dario Argento]]]].
 
Un altro pioniere è l'artista [[Riccardo Freda]], che con il gotico ''[[I vampiri (film 1957)|I vampiri]]'' (1956), diviene il primo regista italiano, dall'epoca del sonoro, a dirigere un film dal solido impianto horror. Altri lungometraggi da segnalare sono ''[[L'orribile segreto del dr. Hichcock]]'' (1962) e ''[[Lo spettro]]'' (1963). Sempre negli anni sessanta si registra la pellicola ''[[Danza macabra (film 1964)|Danza macabra]]'' (1964), di [[Antonio Margheriti]], dove l'eleganza classica della messa in scena fonde il romanticismo macabro con temi sessuali morbosi e suggestivi.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 883}}</ref>
 
[[File:Lucio Fulci.jpg|miniatura|destra|[[Lucio Fulci]]]]
Nell'ambito di questi due generi, tuttavia, intorno agli anni settanta si sviluppa un'ondata di registi che ha reinventato diverse forme di [[cinema horror]] lasciando contributi di assoluto rilievo. Fra i tanti è possibile ricordare [[Lucio Fulci]] con le opere ''[[Non si sevizia un paperino]]'' (1972), ''[[Zombi 2]]'' (1979), ''[[Paura nella città dei morti viventi]]'' (1980), ''[[...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà]]'' (1981) e ''[[Quella villa accanto al cimitero]]'' (1981), che gli fanno guadagnare dalla stampa francese gli appellativi di ''poeta del macabro'' e ''Godfather of gore''.<ref name="monografiaILTERRORISTADEIGENERI1">{{cita libro|Paolo Albiero &|Giacomo Cacciatore|Perché Lucio Fulci?, in op. cit.|p=15}}</ref> La critica italiana, viceversa, ha rivalutato le opere fulciane solo in tempi recenti, considerando molti suoi film veri e propri capisaldi del genere [[splatter]].<ref name="monografiaFILMARELAMORTE">{{cita libro|As Chianese &|Gordiano Lupi|Filmare la morte. Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci|2006|Edizioni Il Foglio|Piombino|isbn=88-7606-101-0|p=9}}</ref>
 
Non passa inosservato il regista bolognese [[Pupi Avati]] che si mette in evidenza con le pellicole ''[[La casa dalle finestre che ridono]]'' (1976), con [[Lino Capolicchio]], e ''[[Zeder]]'' (1983). Si segnalano ulteriormente le opere di [[Ubaldo Ragona]] con ''[[L'ultimo uomo della Terra]]'' (1963) e [[Francesco Barilli]] che dirige ''[[Il profumo della signora in nero]]'' (1974). Si possono menzionare ancora: [[Sergio Martino]] per i film ''[[Lo strano vizio della signora Wardh]]'' (1970) e ''[[I corpi presentano tracce di violenza carnale]]'' (1972), [[Ruggero Deodato]] con ''[[La casa sperduta nel parco]]'' (1980), [[Pasquale Festa Campanile]] per la pellicola ''[[Autostop rosso sangue]]'' (1977), [[Aldo Lado]] con ''[[La corta notte delle bambole di vetro]]'' (1971) e ''[[Chi l'ha vista morire?]]'' (1972) e [[Massimo Dallamano]] nei seguenti ''[[Cosa avete fatto a Solange?]]'' (1972)'' e [[Il medaglione insanguinato]]'' (1974).
 
Nel decennio successivo si mette in mostra [[Lamberto Bava]] (figlio del più celebre [[Mario Bava|Mario]]) con numerosi lungometraggi che virano decisamente verso l'[[horror]] e lo [[splatter]]. Tra i molti si riportano: ''[[La casa con la scala nel buio]]'' (1983), il dittico ''[[Dèmoni (film)|Dèmoni]]'' (1985) e ''[[Dèmoni 2... L'incubo ritorna]]'' (1986), ''[[Morirai a mezzanotte (film 1986)|Morirai a mezzanotte]]'' (1986) e il remake de ''[[La maschera del demonio (film 1989)|La maschera del demonio]]'', uscito nel 1989.
Ugualmente si mette in evidenza [[Michele Soavi]], autore di numerosi film prodotti dal cineasta [[Dario Argento]]. Tra le sue opere più note vi sono: ''[[Deliria]]'' (1987), ''[[La chiesa]]'' (1989), ''[[La setta]]'' (1991) e ''[[Dellamorte Dellamore (film)|Dellamorte Dellamore]]'' (1994). Lo stesso [[Federico Fellini]] si è concesso un'intrigante divagazione horror nell'episodio ''Toby Dammit'', facente parte del film a episodi ''[[Tre passi nel delirio]]'' (1967).
 
==== Il sottogenere splatter ====
{{vedi anche|Splatter}}
[[File:Zombi Holocaust.JPG|thumb|sinistra|Una scena del film ''[[Zombi Holocaust]]'' ([[1979]]) di [[Marino Girolami]]]]
Nel corso degli [[anni 1970|anni settanta]] il [[cinema horror]] sconfina più volte nel sottogenere ''[[splatter]]'' e nel ''[[splatter|gore]]'', dando vita a un filone esecrato dalla critica dell'epoca ma che, in alcuni casi, è stato decisamente rivalutato, lasciando un proprio segno nell'immaginario cinematografico italiano.
 
Suscita interesse internazionale il genere "[[cannibalismo|cannibalistico]]", avviato da [[Umberto Lenzi]] nel [[1972]] con ''[[Il paese del sesso selvaggio]]''.
L'idea di ambientare storie horror/avventurose in scenari esotici e solari si rivela vincente, soprattutto sotto il profilo commerciale, tanto da far sviluppare negli anni successivi un vero e proprio filone.
Esempi ne sono ''[[La montagna del dio cannibale]]'' ([[1978]]), di [[Sergio Martino]], e il trittico ''[[Mangiati vivi!]]'' ([[1979]]), ''[[Cannibal Ferox]]'' ([[1980]]) e ''[[Incubo sulla città contaminata]]'' ([[1980]]), di [[Umberto Lenzi]] (precursore, quest'ultimo, di film come ''[[28 giorni dopo]]'' e ''[[28 settimane dopo]]''). Si rilevano ancora: ''[[Emanuelle e gli ultimi cannibali]]'' ([[1977]]) e ''[[Antropophagus]]'' ([[1980]]) di [[Joe D'Amato]], ''[[Zombi Holocaust]]'' ([[1979]]) di [[Marino Girolami]], ''[[Ultimo mondo cannibale]]'' ([[1977]]) e ''[[Cannibal Holocaust]]'', di [[Ruggero Deodato]]. Quest'ultimo lungometraggio, uscito nel [[1980]], ha avuto numerosi strascichi polemici per via dell'estrema violenza impartita realmente a molti animali. Condannato e sequestrato più volte è tornato nuovamente in circolazione con appositi tagli di censura.<ref name="Merenghetti 560">{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 560}}</ref> Tale compiacimento nel mostrare efferatezze di ogni tipo ha avuto un diretto antecedente nel semidocumentario ''[[Mondo cane (film)|Mondo cane]]'' (1961), diretto da [[Gualtiero Jacopetti]], [[Paolo Cavara]] e [[Franco Prosperi]], che in virtù delle curiose sequenze e delle violenze rappresentate ha riscosso un successo addirittura internazionale.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2144}}</ref>
 
Nel corso degli [[anni 1980|anni ottanta]], questi film d'eccezione diventano una vera e propria prassi, quasi una regola. Non a caso vengono prodotte decine di pellicole thriller/horror di bassa qualità (all'epoca si preferiva usare la definizione "Serie Z", analoga al ''[[B-movie]]''), spesso [[sequel|seguiti]] [[apocrifo|apocrifi]] di film d'oltreoceano.
Gli scarsi mezzi produttivi (con regie approssimative, sceneggiature stiracchiate e cast poco più che dilettanteschi), non hanno impedito a tali film di conquistarsi, nel tempo, un'ampia schiera d'estimatori.<ref name="Merenghetti 560" />
 
=== Poliziesco all'italiana ===
{{vedi anche|Poliziottesco}}
[[File:Fernando Di Leo.jpg|miniatura|destra|upright|Il regista [[Fernando Di Leo]]]]
Altro genere di successo negli [[Anni 1970|anni settanta]] è il cosiddetto [[poliziesco all'italiana]] (detto in gergo [[poliziottesco]]), in cui vengono trattate storie di poliziotti o commissari dai metodi poco ortodossi, talvolta non tanto differenti da quelli dei loro antagonisti. Codeste figure sono spesso alle prese con delinquenti, terroristi e organizzazioni criminali e agiscono sullo sfondo delle principali città italiane come [[Roma]], [[Milano]], [[Napoli]], [[Torino]], [[Palermo]], [[Genova]] e [[Bologna]]. Protagonisti di questi lungometraggi possono essere, altresì, normali cittadini, sovente vittime di episodi criminosi che, di fronte all'inefficienza e alla lentezza della giustizia, agiscono in solitudine, divenendo una sorta di vendicatori in lotta contro il crimine.
 
I film in questione, carichi di azione, inseguimenti e scene violente, hanno evidenti richiami a fatti di cronaca nera. Non bisogna dimenticare che tali operazioni cinematografiche risentivano fortemente del clima angusto formatosi durante gli [[anni 1970|anni settanta]], caratterizzato dagli [[anni di piombo]] e dalla [[strategia della tensione in Italia|strategia della tensione]]. In questo contesto, la larga diffusione del poliziesco ha generato nel pubblico un forte consenso emotivo, spingendo numerosi registi a intraprendere la strada del cinema di genere. Al contrario la critica tende, fin da subito, a ridimensionare la portata del fenomeno nonché la qualità artistica di tali prodotti, denigrandone esplicitamente i contenuti; spesso bollati come qualunquisti se non addirittura eversivi.
 
[[File:Il cinico, l%27infame, il violento (commissario tanzi).JPG|thumb|left|[[Maurizio Merli]] in una scena del film ''[[Il cinico, l'infame, il violento]]'' ([[1977]]) di [[Umberto Lenzi]]]]
 
Bisogna, inoltre, aggiungere come la diffusione del [[poliziesco]] sia mutuata dall'esplosione precedente del genere [[western]], di cui, in parte ne riprende stili e contenuti. A mutare è solo il paesaggio che vira bruscamente dal mondo rurale ai bassifondi urbani dove la continua lotta tra bene e male non è altro che una moderna riproposizione dei tipici duelli in salsa western. Tale genere diviene, dunque, il naturale erede del [[western all'italiana]], dove atmosfere e situazioni tipiche dei fuorilegge e degli sceriffi vengono abilmente calate nel contesto moderno. La critica individua nel film ''[[Banditi a Milano]]'' (1968), per la regia di [[Carlo Lizzani]], il diretto antesignano del relativo filone.<ref>{{cita web|url=http://www.giusepperausa.it/banditi_a_milano.html|titolo=Banditi a Milano - recensione |accesso=14 giugno 2015}}</ref> L'opera prende spunto dalle imprese criminali operate in Lombardia dalla [[banda Cavallero]] e si avvale della mimetica interpretazione di [[Gian Maria Volontè]].
 
[[File:Mark il poliziotto scena finale.png|right|upright=1.4|thumb|200px|[[Franco Gasparri]] in una scena del film ''[[Mark il poliziotto]]'' ([[1975]]) di [[Stelvio Massi]]]]
Uno dei principali artefici della fortuna del poliziesco italiano è senz'altro [[Fernando Di Leo]], che in più occasioni, con film come ''[[Milano calibro 9]]'' (1972), ''[[La mala ordina]]'' (1972) e ''[[Il boss]]'' (1973), ha saputo creare un cinema di genere maturo ed efficace. Autore di alcuni dei più interessanti [[film noir]] [[Italia|italiani]], è stato oggetto negli anni duemila di una autentica riscoperta critica, venendo tutt'oggi considerato un maestro del cinema di azione.<ref name="dossierNOCTURNO">{{cita libro|Autori|vari|Calibro 9. Il cinema di Fernando Di Leo|settembre 2003|Dossier Nocturno n.14|Milano}}</ref> Si ricorda, inoltre, l'atipico noir ''on the road'' ''[[Cani arrabbiati]]'' (1974), del cineasta [[Mario Bava]]. La pellicola, cinica, iperviolenta e beffarda, viene subito bloccata per fallimento dal produttore, per poi essere rimontata e doppiata negli anni novanta, facendone uscire sul mercato almeno sei versioni differenti.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 558}}</ref> Altri registi di sicura importanza sono stati: [[Steno]], [[Umberto Lenzi]], [[Stelvio Massi]], [[Franco Martinelli]] ed [[Enzo G. Castellari]]. Tra gli attori hanno avuto fortuna interpreti come [[Maurizio Merli]], [[Franco Nero]], [[Gastone Moschin]], [[Mario Adorf]], [[Tomás Milián]], [[Luc Merenda]], [[Ray Lovelock]], [[Franco Gasparri]] e [[John Saxon]].
 
[[File:Squadra volante 1974.jpg|thumb|sinistra|[[Tomás Milián]] in una scena di ''[[Squadra volante (film)|Squadra volante]]'' ([[1974]]) di [[Stelvio Massi]]]]
Opere come ''[[La polizia ringrazia]]'' (1972), ''[[La polizia incrimina, la legge assolve]]'' (1973), ''[[Il cittadino si ribella]]'' (1974) , ''[[Roma violenta]]'' (1975), ''[[Mark il poliziotto]]'' (1975), ''[[Roma a mano armata]]'' (1975), ''[[Napoli violenta]]'' (1976), ''[[Il cinico, l'infame, il violento]]'' (1977) e ''[[La banda del gobbo]]'' (1977), sono stati di recente oggetto di rivalutazione da molta parte della critica cinematografica, anche in virtù del regista [[Quentin Tarantino]], che in più occasioni ha pubblicamente elogiato l'artigianato di lusso di tali pellicole.<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2013/12/03/foto/da_castellari_a_martino_quando_il_poliziottesco_cult-72564805/1/#1|titolo=Da Castellari a Martino, quando il poliziottesco è cult. |accesso=28 maggio 2015}}</ref>
 
Così come nello spaghetti-western, anche in questo genere si è sviluppato un sottofilone comico, in particolar modo nella serie di film che hanno visto protagonista il colorito commissario [[Nico Giraldi]], interpretato da [[Tomas Milian]], che in precedenza aveva preso parte a molti poliziotteschi di carattere drammatico. Nel medesimo sottofilone rientra la saga del poliziotto napoletano [[Piedone lo sbirro|Piedone]], che vede la pubblicazione di quattro lungometraggi, tutti diretti da [[Steno]] e interpretati dall'attore [[Bud Spencer]], con al fianco il caratterista [[Enzo Cannavale]]. Il successo del poliziesco all'italiana è stato, comunque, tanto intenso quanto breve, coprendo un arco temporale di appena 15 anni, per poi scomparire del tutto alla fine degli [[anni 1980|anni ottanta]]. Attualmente il poliziesco ha trovato una sua dimensione sul piccolo schermo (sotto forma di [[fiction]]), ad uso e consumo di un pubblico familiare, privando il genere della carica violenta e iperrealistica che lo aveva caratterizzato al cinema.
 
=== Spionistico ===
{{vedi anche|Cinema italiano di spionaggio}}
Il [[film di spionaggio|genere spionistico]] fa la sua comparsa nel cinema italiano tra la metà degli anni [[anni 1960|anni sessanta]] e la metà dei [[anni 1970|settanta]], raggiungendo il suo culmine tra il [[1965]] e il [[1967]] con l'uscita di oltre cinquanta film [[Fantaspionaggio|fanta-spionistici]], tutti di poche pretese e realizzati sull'onda del successo mondiale conseguito dalle pellicole di [[James Bond]], all'epoca interpretato da [[Sean Connery]].<ref>{{cita web|url=http://books.google.com/books?id=qT1FhClzMkEC|titolo=Dizionario del Cinema spionistico italiano|accesso=14 giugno 2015}}</ref>
 
Questa serie di film (realizzati sempre in tempi brevissimi e a basso costo), si propongono di ricreare situazioni e azioni che vedono come protagonisti agenti segreti in lotta contro [[terrorismo|organizzazioni terroristiche]] o talvolta contro scienziati con deviazioni comportamentali, che spesso detengono per fini eversivi ordigni o armi apocalittiche. I protagonisti di turno hanno il compito di ricalcare pedissequamente la figura dell'agente James Bond, con anch'essi annessa la notoria sigla ''007'' o declinata in altri numeri come ''008'', ''009'' e molti ancora. Per la scelta del cast femminile, spesso sono state ingaggiate attrici di fama, che in precedenza avevano lavorato in film spionistici americani ad alto budget e sicuro successo.
Proprio come lo spaghetti-western e il poliziottesco, anche questo genere ha partorito un sottofilone comico-parodistico, in voga specialmente negli anni sessanta come si evince nel film ''[[Le spie vengono dal semifreddo]]'' (1966), del regista [[Mario Bava]]. La realizzazione della pellicola ha coinvolto una coproduzione Italia-USA, in cui recita la coppia comica [[Franco e Ciccio]] assieme a [[Vincent Price]]. Non mancano le [[parodia|parodie]] aventi come protagonista l'agente [[James Tont]] interpretate da [[Lando Buzzanca]], e la simpatica caricatura del superagente ''Flit'' impersonato dal comico televisivo [[Raimondo Vianello]].
 
Tra i pochi precursori del genere spionistico in Italia troviamo ''[[Lotte nell'ombra]]'' (1938) di [[Domenico Gambino]] e ''[[La casa senza tempo]]'' (1943) di [[Andrea Forzano]]: un fanta-spionistico "giallo-rosa" realizzato come [[Cinema di propaganda fascista|film di propaganda fascista]] e poi ridoppiato nel 1945 subito dopo la fine della guerra.
Tale filone si è sviluppato non solo in Italia ma anche in altri paesi come la Francia (è nota la serie dell'agente segreto Francis Coplan). Di conseguenza la critica americana dell'epoca ha etichettato questi film europei (inclusi quelli italiani) sotto il nome di ''Eurospy''.
 
=== Guerra ===
{{Vedi anche|Euro War}}
[[File:Quel maledetto treno blindato (assalto).PNG|upright=1.4|destra|thumb|upright|Una scena del film ''[[Quel maledetto treno blindato]]'' ([[1978]]) di [[Enzo G. Castellari]]]]
Euro War (o in gergo Macaroni Combat) è la dicitura americana che indica specifici film bellici sviluppatisi in Italia tra gli anni sessanta e ottanta.
Il genere, per ovvie ragioni propagandistiche, ha avuto una prima diffusione già in epoca fascista, senza incontrare tuttavia un largo consenso di pubblico. Il cinema a tematica bellica, già attivo negli [[Stati Uniti]] negli anni cinquanta, conosce una certa popolarità a partire dagli anni sessanta, spesso dotandosi di mezzi produttivi esigui e con attori il più delle volte sconosciuti. Il soggetto e la sceneggiatura si ispirano in gran parte a scene di guerra realmente accadute o, in alcuni casi, semplicemente immaginarie ed hanno come ambientazione luoghi esotici come l'[[America latina]], l'[[Asia]] od il [[Medio Oriente]]. Durante gli anni ottanta, si assiste a una vertiginosa produzione di opere di natura bellica, spesso con il palese intento di omaggiare film [[stati Uniti d'America|statunitensi]] più costosi ed eclatanti come ''[[Papillon (film)|Papillon]]'' (1973), ''[[Apocalypse Now]]'' (1979) e ''[[Rambo (film)|Rambo]]'' (1982).
 
Tra i registi che si sono distinti in questo genere troviamo: [[Enzo G. Castellari]], [[Umberto Lenzi]], [[Joe D'Amato]], [[Claudio Fragasso]], [[Bruno Mattei]], [[Fabrizio De Angelis]], [[Camillo Teti]], [[Armando Crispino]], [[Ignazio Dolce]] e [[Antonio Margheriti]], mentre tra gli attori ricorrenti si ricorda l'attore tedesco [[Klaus Kinski]].
Il film più famoso del genere è ''[[Quel maledetto treno blindato]]'' di [[Enzo G. Castellari]], uscito nel [[1978]], che ha avuto un buon riscontro anche negli [[Stati Uniti]]. Non a caso, il regista [[Quentin Tarantino]] si è ispirato in parte a esso per realizzare il suo ''[[Bastardi senza gloria]]'' (2009) o altrimenti detto ''Inglorious Basterds'', che richiama il titolo dell'opera di Castellari uscita per il mercato americano.<ref name = "tt" />
 
Altri titoli da citare sono: ''[[Commandos (film 1968)|Commandos]]'' (1968), ''[[5 per l'inferno]]'' (1969), ''[[La legione dei dannati]]'' (1969), ''[[I lupi attaccano in branco]]'' (1970), ''[[Il grande attacco]]'' (1978), ''[[L'ultimo cacciatore (film 1980)|L'ultimo cacciatore]]'' (1980), ''[[Fuga dall'arcipelago maledetto]]'' (1981), ''[[Tornado (film 1983)|Tornado]]'' (1983), ''[[Arcobaleno selvaggio]]'' (1984), ''[[Un ponte per l'inferno]]'' (1985), ''[[Squadra selvaggia]]'' (1985), ''[[Commando Leopard]]'' (1985), ''[[Tempi di guerra]]'' (1987), ''[[Il triangolo della paura]]'' (1987), ''[[Trappola diabolica]]'' (1987), ''[[Cobra Mission]]'' (1986) e ''[[Cobra Mission 2]]'' (1989). Altre realizzazioni inseribili nel filone sono: ''[[Bianco Apache]]'' (1987), ''[[Double Target (Doppio bersaglio)]]'' (1987), ''[[Bye Bye Vietnam]]'' (1988), ''[[Commander (film)|Commander]]'' (1988), ''[[Strike Commando]]'' (1988), ''[[Angel Hill - L'ultima missione]]'' (1988), ''[[I ragazzi del 42º plotone]]'' (1989), ''[[Nato per combattere]]'' (1989), ''[[L'ultimo volo all'inferno]]'' (1990) e il dittico ''[[Indio (film)|Indio]]'' (1989) e ''[[Indio 2 - La rivolta]]'', uscito nelle sale nel 1991.
 
=== Fantascienza ===
{{vedi anche|Cinema italiano di fantascienza}}
 
[[File:Terrore nello spazio (film 1965).JPG|sinistra| thumb| Una scena del film ''[[Terrore nello spazio (film 1965)|Terrore nello spazio]]'' (1965) di [[Mario Bava]]]]
 
Per quanto non molto ricordato, il cinema italiano ha saputo esprimere un proprio filone di [[cinema di fantascienza|fantascienza]], sebbene realizzato in maniera assai più artigianale rispetto a quello [[hollywood]]iano, di cui è rimasto prevalentemente al traino. Se si escludono pellicole del periodo del muto<ref name="Chiavini 2003">{{cita libro
|titolo=Il grande cinema di fantascienza: aspettando il monolito nero (1902-1967)
|altri=Volume 2 di Il grande cinema di fantascienza, Collana gli Album
|autore=Roberto Chiavini, [[Gian Filippo Pizzo]], [[Michele Tetro]]
|url=http://books.google.it/books?id=2L52yZx9YCwC&pg=PA145&lpg=PA145
|editore=Gremese
|anno=2003
|isbn=88-8440-266-2
|p=145
}}</ref> e film [[Farsa (genere teatrale)|farseschi]] come ''[[Mille chilometri al minuto!]]'' (1939), ''[[Baracca e burattini]]'' (1954), o ''[[Totò nella luna]]'' (1958) - nei quali gli elementi fantascientifici sono utilizzati in funzione della [[commedia]] - la fantascienza ''made in Italy'' si è sviluppata in modo pertinente a partire dagli anni cinquanta. Tra i vari registi si segnalano [[Paolo Heusch]] (''[[La morte viene dallo spazio]]'' del [[1958]]) e [[Riccardo Freda]] (''[[Caltiki, il mostro immortale]]'' del [[1959]]).
 
Nel corso degli anni sessanta le produzioni fantascientifiche crescono a dismisura con la peculiarità di fondersi frequentemente con altri generi o sottogeneri come ad esempio il filone [[Fantaspionaggio|fanta-spionistico]]. Tra gli autori emergono soprattutto il regista [[Antonio Margheriti]] e il già citato [[Mario Bava]], che si distinguono rispettivamente nei filoni dell'[[space opera|avventura spaziale]] e del [[fanta-horror]]. Antonio Margheriti - quasi sempre sotto lo pseudonimo di Anthony M. Dawson - è stato autore di numerosi film di genere dall'ottimo impianto tecnico e realizzativo. Il suo lungometraggio, dal titolo ''[[Space Men]]'' ([[1960]]), è uno dei primi esempi di cinema di fantascienza in Italia, a cui seguono ''[[Il pianeta degli uomini spenti]]'' ([[1961]]) e il ciclo della stazione spaziale Gamma Uno (composto da quattro film usciti nel [[1965]]). Nonostante il livello degli [[effetti speciali]] risulti [[film a basso costo|a basso costo]], le opere di Margheriti riescono a riscuotere attenzione sia in Italia che all'estero, dando il via alla produzione di una miriade di film fantascentifici, diretti da numerosi registi come [[Ubaldo Ragona]], [[Carlo Ausino]] e [[Pietro Francisci]]. In tale ambito, il maestro dell'[[cinema dell'orrore|orrore]] [[Mario Bava]] dirige una delle sue opere più riuscite,<ref name="Chiavini 2003" /> ''[[Terrore nello spazio (film 1965)|Terrore nello spazio]]'', uscita nel 1965. L'opera risulta innovativa proprio per la voluta commistione di generi che Bava impartisce al film, dove sequenze horror e cinematografia fantascientifica si mescolano reciprocamente.
[[File:Decimavittima.jpg|thumb|[[Marcello Mastroianni]] in una scena de ''[[La decima vittima]]'' (1965) di [[Elio Petri]]]]
 
Tale copiosa filmografia ha inoltre catturato l'attenzione di altri cineasti, decisamente lontani dal tipo di genere in questione.<ref name="Chiavini 2003">{{cita libro
|titolo=Il grande cinema di fantascienza: aspettando il monolito nero (1902-1967)
|altri=Volume 2 di Il grande cinema di fantascienza, Collana gli Album
|autore=Roberto Chiavini, [[Gian Filippo Pizzo]], [[Michele Tetro]]
|url=http://books.google.it/books?id=2L52yZx9YCwC&pg=PA145&lpg=PA145
|editore=Gremese
|anno=2003
|isbn=88-8440-266-2
|p=161
}}</ref> È il caso di [[Elio Petri]], che dirige nel 1965 ''[[La decima vittima]]'', con [[Marcello Mastroianni]] e [[Ursula Andress]], e di [[Marco Ferreri]] che nel 1969 porta sullo schermo ''[[Il seme dell'uomo]]'', con Marco Margine e [[Anne Wiazemsky]]. Nello stesso periodo, il filone fantascientifico si incrocia spesso con quello della [[satira]] e della critica sociale, fornendo in alcuni casi contributi del tutto originali.<ref>Carlo Pagetti, {{SFEncyclopedia|Italy}}</ref>
 
Dalla fine degli anni settanta la produzione vira verso temi più avventurosi, spensierati e infantili. Tra le opere più emblematiche del periodo viene spesso citato ''[[Scontri stellari oltre la terza dimensione]]'' ([[1978]]), di [[Luigi Cozzi]], uscito a poca distanza dal primo episodio di ''[[Guerre stellari (film)|Guerre stellari]]'' (1977) diretto da [[George Lucas]] e promosso come risposta italiana a tale film, nonostante risultasse, per gli standard hollywoodiani, poco più che un ''[[B movie]]''. Tra le poche parodie del genere si riporta la pellicola ''[[SuperAndy - Il fratello brutto di Superman]]'' (1979), con interprete l'attore comico [[Andy Luotto]], per la regia di [[Paolo Bianchini]].
 
Dopo una produzione commerciale relativamente ricca di film a basso costo sempre a imitazione dei film statunitensi di maggiore successo, alla fine degli anni ottanta il cinema di genere italiano entra in crisi e il filone fantascientifico perde consistenza, fino a scomparire quasi del tutto all'inizio degli anni novanta. Eccezione rilevante è ''[[Nirvana (film)|Nirvana]]'' del [[1997]] di [[Gabriele Salvatores]], un film ispirato al filone [[cyberpunk]] che costituisce la produzione fantascientifica italiana più costosa di sempre e quella di maggiore successo commerciale<ref name="Muccino 2003">{{cita web|url=http://www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/rabbiamuccino/rabbiamuccino/rabbiamuccino.html|sito=La Repubblica/spettacoli_e_cultura|titolo=Muccino: "Mi hanno punito ma non mi lascio abbattere"|accesso=9 aprile 2012}}</ref><ref name="business Nirvana">{{Cita libro|autore=Roberto Chiti|autore2=Enrico Lancia|autore3=Roberto Poppi|titolo=Dizionario del cinema italiano|url=http://books.google.com/books?id=Wi9fOUNFoDgC&pg=PA68|accesso=5 maggio 2012|anno=2002|editore=Gremese Editore|pagine=68|isbn=978-88-8440-137-3}}</ref>
 
=== Musical e Musicarelli ===
{{vedi anche | Musicarello}}
[[File:Ettoregiannini.jpg|miniatura|sinistra|[[Ettore Giannini]], autore del film ''[[Carosello napoletano]]'' (1953) : unico musical cinematografico italiano ad aver ricevuto riconoscimenti di prestigio internazionale]]
La cinematografia italiana risulta pressoché estranea al genere del [[musical]], che in maniera opposta ha avuto ampio richiamo negli Stati Uniti e in altri Paesi europei. Tra i pochi film italiani ascrivibili al genere si può citare ''[[Carosello napoletano]]'' (1953) di [[Ettore Giannini]], interpretato tra gli altri dal cantante [[Giacomo Rondinella]] e da un'esordiente [[Sophia Loren]].
La pellicola è una versione cinematografica dell'omonima opera teatrale, presentata per la prima volta al [[Teatro]] [[La Pergola]] di [[Firenze]] il 14 aprile [[1950]], e successivamente al [[Teatro Quirino]] di [[Roma]], e portata al successo in molti paesi d' oltreoceano.
Questo insolito film-rivista, aiutato da procedimenti stilistici piuttosto originali (con le scenografie di [[Mario Chiari]] e la fotografia di [[Giorgio Sommer]]), fonde l'eredità colta del [[vedutismo]] con l'ingenuità surreale degli ex voto, mescolando regia teatrale e cinematografica con ambizioni proprie del musical hollywoodiano.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 590}}</ref>
In virtù di queste caratteristiche, il lungometraggio riceve, nella primavera dello stesso anno, il Prix International al [[Festival di Cannes]].<ref>{{cita web|url=http://www.festival-cannes.fr/en/archives/1954/allAward.html|titolo=Awards 1954|editore=festival-cannes.fr|accesso=1º giugno 2011|lingua=en}}</ref>
 
Dalla fine degli anni cinquanta e fino a tutti gli anni settanta, si sviluppa con notevole fortuna il sottofilone dei cosiddetti ''musicarelli'', che prevedono l'ingaggio e la partecipazione di numerosi cantanti di musica leggera, con l'unico intento di trasformare gli artisti in autentiche star del grande schermo. Queste produzioni (il più delle volte commedie a carattere sentimentale) vedono come protagonisti i cantanti italiani più in voga come [[Little Tony]], [[Rita Pavone]], [[Gianni Morandi]], [[Caterina Caselli]], [[Iva Zanicchi]], [[Domenico Modugno]], [[Claudio Villa]] e [[Bobby Solo]], i quali, tra una sequenza e l'altra, propongono i vari successi del momento. A tali produzioni hanno partecipato finanche artisti del calibro di [[Fred Buscaglione]], [[Luigi Tenco]], [[Giorgio Gaber]], [[Mina (cantante)|Mina]], [[Adriano Celentano]], [[Lucio Dalla]] ed [[Enzo Jannacci]]. L'operazione si rivela un successo, consolidando la fama di molte voci italiane, soprattutto di [[Gianni Morandi]] e [[Rita Pavone]], che più di tutti incarnavano l'allegria e la spensieratezza del mondo dei [[teen-ager]]. Tra i titoli più rappresentativi si ricordano: ''[[I ragazzi del juke-box]]'' (1959) e ''[[Urlatori alla sbarra]]'' (1960), di [[Lucio Fulci]], ''[[In ginocchio da te]]'' (1964), di [[Ettore Maria Fizzarotti]] e ''[[Rita la zanzara]]'' (1966), per la regia di [[Lina Wertmuller]].
 
=== Commedia sexy e commedia trash ===
{{vedi anche|Commedia erotica all'italiana}}
[[File:Quel Gran Pezzo Della Ubalda Tutta Nuda E Tutta Calda 1972 0001.jpg|thumb|destra| Edwige Fenech in una scena del film ''[[Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda]]'' di [[Mariano Laurenti]] ([[1972]])]]
Negli [[anni 1970|anni settanta]] l'allentarsi dei confini della censura, la degenerazione del gusto, e soprattutto la ricerca del successo commerciale mediante investimenti di modesta entità, permettono lo sviluppo, accanto alla più autoriale commedia, della [[commedia erotica all'italiana]]. Trame, sceneggiature e dialoghi, generalmente risibili, fanno da pretesto per sviluppare pellicole a sfondo più o meno erotico e dal puro disimpegno. A questo genere di film hanno legato la propria popolarità (almeno inizialmente) attori come [[Lando Buzzanca]], [[Lino Banfi]], [[Gianfranco D'Angelo]], [[Renzo Montagnani]], [[Pippo Franco]], [[Alvaro Vitali]] ed attrici come [[Nadia Cassini]], [[Gloria Guida]], [[Barbara Bouchet]], [[Edwige Fenech]], [[Carmen Villani]], [[Anna Maria Rizzoli]] e [[Lilli Carati]]. In analoghe produzioni hanno presenziato in maniera meno continuativa le attrici e showgirl [[Michela Miti]], [[Carmen Russo]], [[Lory Del Santo]] e [[Pamela Prati]]. Tra gli autori, i registi che più di tutti si sono distinti nel dirigere tali pellicole sono stati i romani [[Mariano Laurenti]] e [[Michele Massimo Tarantini]].
 
Parimenti, sempre negli [[anni 1970|anni settanta]] e [[Anni 1980|ottanta]], s'inseriscono numerose sottoproduzioni farsesche dove le varie sceneggiature vengono infarcite di situazioni e gag volutamente grevi, al solo scopo di attirare nelle sale il maggior numero di pubblico. La critica ha sovente bollato tale operazione come cinema [[trash]] (ovvero commedie-spazzatura), non riconoscendogli nessun crisma artistico. All'interno di tale filone vengono annoverati i film aventi come protagonista la scherzosa maschera di [[Pierino (personaggio)|Pierino]], che riprende con toni più smaccati l'anarcoide personaggio letterario di Gian Burrasca.
 
A incarnare nell'immaginario popolare il personaggio di [[Pierino (personaggio)|Pierino]] è stato più di tutti l'attore [[Alvaro Vitali]] (già spalla felliniana negli anni settanta), che ha visto esaurire il proprio successo con il venir meno di tale genere.
Come già ricordato, sia la commedia sexy che la commedia trash sono stati generi apertamente disprezzati dalla critica, non altrettanto dal pubblico, che ha costantemente portato le pellicole ad avere elevati incassi al botteghino. In virtù di ciò, svariati caratteristi, presenti in molti set del periodo, sono divenuti nel tempo molto popolari: basti pensare a Franco Lechner (in arte [[Bombolo]]), [[Ennio Antonelli]], [[Salvatore Baccaro]], [[Nino Terzo]] e Luigi Origene Sofrano, meglio conosciuto come [[Jimmy il Fenomeno]]. Negli ultimi anni tali film sono stati oggetto di una rivisitazione, e in alcuni casi di una rivalutazione, grazie a trasmissioni televisive come ''[[Stracult]]'' (in onda su [[Rai 2]]), ideata dal critico cinematografico [[Marco Giusti]].<ref>{{cita web|url=http://www.taxidrivers.it/50163/rubriche/stracult-dietro-le-quinte-del-programma-con-marco-giusti.html|titolo=Stracult Marco Giusti|accesso=14 giugno 2015}}</ref>
 
=== Erotico ===
[[File:Tinto Brass 03.jpg|thumb|sinistra|[[Tinto Brass]] nel 1990 a Venezia]]
All'interno del cinema erotico italiano un caso a parte rappresenta l'attività artistica del regista veneziano [[Tinto Brass]]. Già assistente di maestri quali [[Roberto Rossellini]] e [[Joris Ivens]], intraprende la carriera di regista con il lungometraggio ''[[In capo al mondo]]'' ([[1963]]) a cui segue l'anarcoide ''[[Chi lavora è perduto]]'' (con [[Franco Arcalli]] e [[Tino Buazzelli]]). Durante gli [[Anni 1970|anni settanta]] dirige alcune eccentriche produzioni come ''[[Salon Kitty]]'' (1976) e ''[[Io, Caligola]]'' (1979), ottenendo un buon successo con ''[[La chiave (film 1983)|La chiave]]'' (1983), dramma erotico con [[Stefania Sandrelli]] in vesti inedite e provocanti. Negli anni successivi la produzione di Brass vira decisamente verso il cinema erotico, lanciando di volta in volta un numero cospicuo di attrici emergenti. Tra i suoi film di maggior successo si ricordano: ''[[Miranda (film 1985)|Miranda]]'' (1985) con [[Serena Grandi]], ''[[Capriccio (film)|Capriccio]]'' (1987) con [[Francesca Dellera]], ''[[Paprika (film 1991)|Paprika]]'' (1991) con [[Deborah Caprioglio]], ''[[Così fan tutte (film)|Così fan tutte]]'' (1992) con [[Claudia Koll]] e ''[[Senso '45]]'' (2002) con [[Anna Galiena]] e [[Gabriel Garko]].
 
[[File:Malizia-1973-Antonelli01.jpg|destra|thumb|[[Laura Antonelli]] in una scena del film ''[[Malizia]]'' (1973), per la regia di [[Salvatore Samperi]]]]
Tra le numerose pellicole [[softcore]], che tra gli anni settanta e ottanta hanno invaso il mercato italiano, ottiene una larga attenzione il lungometraggio ''[[Malizia]]'' (1973), di [[Salvatore Samperi]], vero e proprio trampolino di lancio per l'attrice [[Laura Antonelli]]. Nel corso della sua carriera l'interprete istriana ha partecipato a numerosi film dal sapore erotico e disimpegnato, non disdegnando cast e produzioni più autoriali. Tra i suoi titoli si enumerano: ''[[Il merlo maschio]]'' (1971), di [[Pasquale Festa Campanile]] (con [[Lando Buzzanca]] e [[Lino Toffolo]]), ''[[Sessomatto]]'' (1973), del regista [[Dino Risi]], ''[[Divina creatura]]'' (1975), di [[Giuseppe Patroni Griffi]] e ''[[L'innocente (film 1976)|L'innocente]]'' (1976), di [[Luchino Visconti]], dove recita al fianco dell'attore [[Giancarlo Giannini]].
 
Durante gli anni ottanta conosce credito l'affermata attrice teatrale [[Monica Guerritore]]. Debutta al cinema nel 1976 accanto a [[Marcello Mastroianni]] nel film corale ''[[Signore e signori, buonanotte]]'', passando ad interpretare, nel decennio successivo, drammi passionali a sfondo erotico. A tal proposito desta scandalo nel film di Salvatore Samperi ''[[Fotografando Patrizia]]'' (1984), ricoprendo, in seguito, il ruolo di co-protagonista accanto a [[Laura Antonelli]] ne ''[[La venexiana (film)|La venexiana]]'' di [[Mauro Bolognini]] (1986). Lo stesso coniuge e regista [[Gabriele Lavia]] la dirige in altrettanti film dal forte contenuto sessuale dal titolo ''[[Scandalosa Gilda]]'' (1985) e ''[[Sensi (film)|Sensi]]'' (1986). Infine, negli anni novanta provocano più clamore che scalpore le criticate pellicole ''[[Bambola (film 1996)|Bambola]]'' (1996), del regista spagnolo [[Bigas Luna]] e ''[[Il macellaio]]'' (1998), di [[Aurelio Grimaldi]], che vedono come prime attrici le popolari conduttrici e showgirl [[Valeria Marini]] e [[Alba Parietti]].
 
== La crisi degli anni ottanta ==
 
[[File:Il marchese del grillo.png|sinistra|thumb|[[Alberto Sordi]] ne ''[[Il marchese del Grillo]]'', di [[Mario Monicelli]] ([[1981]])]]
Agli albori del nuovo decennio si avvertono i primi sintomi di una crisi che esploderà nella seconda metà degli [[anni 1980|anni ottanta]] e che si protrarrà, con alti e bassi, fino all'inizio degli anni novanta. Per dare un'idea delle proporzioni di questa crisi industriale, basti pensare che nel 1985 vengono prodotti soltanto 80 film (il minimo dal dopoguerra)<ref>Vito Zagarrio, ''Storia del cinema italiano 1977/1985'', Marsilio, Venezia, 2005, p. 329.</ref> e il numero totale di spettatori dai 525 milioni del 1970 scende inesorabilmente a 123 milioni.<ref>Vito Zagarrio, ''Storia del cinema italiano 1977/1985'', cit., p. 348.</ref> Si tratta di un processo fisiologico, che investe nello stesso periodo altri Paesi dalla grande tradizione cinematografica come il [[cinema giapponese|Giappone]], la [[Cinema britannico|Gran Bretagna]] e la [[cinema francese|Francia]]. La crisi colpisce soprattutto il [[cinema di genere|cinema italiano di genere]], il quale, in virtù dell'affermazione della [[televisione commerciale]], viene privato della stragrande maggioranza del suo pubblico. Cosicché, i film di genere realizzati negli anni ottanta non fanno altro che copiare pedissequamente i blockbuster d'oltreoceano, con il risultato di produrre semplici [[film di serie B]], i quali finiscono direttamente nel circuito dell'[[home video]]. Di conseguenza le sale cinematografiche italiane si trovano ad essere monopolizzate dalle più abbienti pellicole [[hollywood]]iane, che da qui in avanti prenderanno il sopravvento.
 
In questi anni viene a tramontare la [[commedia all'italiana]], in virtù del progressivo esaurirsi della vena creativa dei propri maestri. Tra i più attivi restano [[Mario Monicelli]] ed [[Ettore Scola]] che proseguono con le produzioni di film più o meno fortunati come: ''[[Il marchese del Grillo]]'' ([[1981]]), ''[[Speriamo che sia femmina]]'' ([[1986]]) e ''[[I picari]]'' ([[1988]]) (per il primo) e ''[[La famiglia (film 1987)|La famiglia]]'' ([[1987]]), ''[[Splendor]]'' ([[1989]]) e ''[[Che ora è?]]'' ([[1989]]) (per il secondo). Nondimeno, il [[cinema d'autore]] e quello d'impegno civile tendono ad isolarsi, con una serie di film che difficilmente si inseriscono in uno sviluppo comune. Gli attori di punta della cinematografia italiana avanzano con l'età, portando alla ribalta una nuova generazione di interpreti.
 
[[File:Carlo Verdone.jpg|thumb|[[Carlo Verdone]] in ''[[Borotalco (film)|Borotalco]]'' (1982)]]
Nel 1980 il trentenne [[Carlo Verdone]] propone nel film ''[[Un sacco bello]]'' un'originale vena comica supportata da un impianto narrativo conforme agli schemi classici della commedia. Il successo dei suoi personaggi stralunati e bizzarri è immediato e porterà l'attore a produrre per tutti gli anni ottanta numerose pellicole, tra le quali si ricordano: ''[[Bianco, rosso e Verdone]]'' (1981), ''[[Borotalco (film)|Borotalco]]'' (1982), con [[Eleonora Giorgi]], ''[[Acqua e sapone ]]'' (1983), ''[[Io e mia sorella]]'' (1987) e il film corale ''[[Compagni di scuola (film)|Compagni di scuola]]'' (1988). Tra i vari riconoscimenti vanta ben nove [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e otto [[Nastri d'argento]]. Il laboratorio di maturazione e crescita dell'artista è da ritrovarsi nel programma televisivo ''[[Non stop]]'', che nel 1978 sforna una ricca fucina di talenti tra i quali [[Massimo Troisi]], [[Francesco Nuti]], [[Alessandro Benvenuti]] e lo stesso Verdone.
L'attore campano [[Massimo Troisi]] debutta al cinema con la pellicola ''[[Ricomincio da tre]]'', che svela al pubblico tutta la sua comicità innovativa e umorale. Il film, acclamato dalla critica, permette a Troisi di ottenere tre [[Nastro d'argento|Nastri d'argento]] (tra i quali uno per il [[Nastro d'argento al miglior regista esordiente|miglior regista esordiente]] e uno per il [[Nastro d'argento al migliore attore esordiente|miglior attore esordiente]]) e due [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] per il [[David di Donatello per il miglior film|miglior film]] e per il [[David di Donatello per il miglior attore protagonista|miglior attore]]. Dopo l'uscita della pellicola ''[[No grazie, il caffè mi rende nervoso]]'' (1982), nel 1983 dirige ''[[Scusate il ritardo]]'', con [[Giuliana De Sio]], dove l'attore ha modo di riproporre le caratteristiche dei suoi personaggi precedenti.<ref>Matilde Hochkofler, ''Massimo Troisi. Comico per amore'', Marsilio, 1998. ISBN 88-317-6899-9</ref>
 
[[File:Non ci resta che piangere2.jpg|sinistra|thumb|[[Massimo Troisi]], [[Paolo Bonacelli]] e [[Roberto Benigni]] in ''[[Non ci resta che piangere]]'' (1984)]]
Nel [[1984]] arriva nelle sale cinematografiche ''[[Non ci resta che piangere]]'', diretto e interpretato assieme all'amico e collega [[Roberto Benigni]]. L'opera è rimasta nell'immaginario collettivo per le numerose invenzioni ideate dai due artisti. Fra le tante, si menziona la scena della scrittura della lettera a [[Girolamo Savonarola]], chiara citazione dell'analoga sequenza interpretata da [[Totò]] e [[Peppino De Filippo]] in ''[[Totò, Peppino e la... malafemmina]]''. Alla [[46ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia]], l'artista napoletano riceve la [[Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile]] (ex aequeo con [[Marcello Mastroianni]]) per il film ''[[Che ora è?]]'', diretto da [[Ettore Scola]].
 
Lo stesso [[Roberto Benigni]], dopo alcune felici prove nei film ''[[Berlinguer ti voglio bene]]'' (1977) e ''[[Chiedo asilo]]'' (1979), rispettivamente di [[Giuseppe Bertolucci]] e [[Marco Ferreri]], mette in scena la sua vis comica nel film da lui diretto ''[[Tu mi turbi]]'', uscito nelle sale nel 1983. Già dal 1980 partecipa ad alcuni film dell'amico e musicista [[Renzo Arbore]] come ad esempio ''[[Il pap'occhio]]'' (1980), che vede, oltre al comico toscano, la presenza di un folto gruppo di attori quali [[Andy Luotto]], [[Isabella Rossellini]], [[Franco Bracardi]], [[Mario Marenco]] e lo scrittore [[Luciano De Crescenzo]] (vincitore nel 1985 di un [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] al miglior regista esordiente per il film ''[[Così parlò Bellavista (film)|Così parlò Bellavista]]''). La sua irruenza satirica (propria del vernacolo toscano), unita ad una studio maturo della commedia degli equivoci porterà l'artista di [[Vergaio]] a dirigere pellicole di grande successo come ''[[Il piccolo diavolo]]'' ([[1988]]), ''[[Johnny Stecchino]]'' ([[1991]]) e ''[[Il mostro (film 1994)|Il mostro]]'' (1994), tutte interpretate assieme alla moglie e attrice [[Nicoletta Braschi]].
 
[[File:Ad ovest di Paperino.jpg|miniatura|destra|[[Alessandro Benvenuti]], [[Athina Cenci]] e [[Francesco Nuti]] in una scena del film ''[[Ad ovest di Paperino]]'' (1982)]]
[[Francesco Nuti]] approda al cinema con la commedia surreale ''[[Ad ovest di Paperino]]'' ([[1981]]), dove assieme ad [[Athina Cenci]] e [[Alessandro Benvenuti]] ripropone vari sketch lanciati nel già citato programma ''[[Non stop]]''.
Nel [[1982]] Nuti abbandona il trio dei [[Giancattivi]] e inizia la carriera solista prendendo parte, in veste di sceneggiatore e interprete, ad alcuni film diretti da [[Maurizio Ponzi]] dal titolo: ''[[Madonna che silenzio c'è stasera]]'' (1982), ''[[Io, Chiara e lo Scuro]]'' e ''[[Son contento]]'' (1983), che gli danno una solida notorietà. Con la pellicola ''[[Io, Chiara e lo Scuro]]'' si aggiudica il [[David di Donatello per il miglior attore protagonista|David di Donatello]] e il [[Nastro d'Argento al migliore attore protagonista|Nastro d'Argento]] come migliore attore protagonista. Il successo continuerà con opere da lui stesso dirette, tra le quali si menzionano: ''[[Tutta colpa del Paradiso]]'' (1985), ''[[Caruso Pascoski di padre polacco]]'' (1988) e ''[[Willy Signori e vengo da lontano]]'', del 1989.
 
[[File:Ratataplan-Nichetti.png|thumb|sinistra|[[Maurizio Nichetti]] nel film ''[[Ratataplan]]'' (1979)]]
All'interno di questa "nuova ondata" di talenti va sottolineata l'opera dell'attore e regista [[Maurizio Nichetti]]. Artista dalla comicità lunare e sofisticata (derivante dalla tradizione dei mimi e saltimbanco), dirige nel 1979 il suo primo film dal titolo ''[[Ratataplan]]'', riscontrando un buon successo di pubblico. Il consenso si ripete con ''[[Ho fatto splash]]'' (1980), ''[[Domani si balla!]]'' (1982) e ''[[Volere volare (film)|Volere volare]] '', del 1991. Al suo fianco ha spesso recitato in qualità di spalla comica l'attrice milanese [[Angela Finocchiaro]], vincitrice negli anni duemila di due [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] per la miglior attrice non protagonista. Nel 1984, con [[Alberto Sordi]] e [[Ugo Tognazzi]], è uno dei protagonisti del film ''[[Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (film 1984)|Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno]] '', per la regia di [[Mario Monicelli]]. Nel 1989 con il film ''[[Ladri di saponette]]'' si aggiudica il [[Festival cinematografico internazionale di Mosca|San Giorgio d'Oro]] al [[Festival cinematografico internazionale di Mosca|Festival di Mosca]].
 
Conosce una breve parentesi cinematografica il comico genovese [[Beppe Grillo]], che all'inizio del decennio arriva al grande pubblico grazie a numerose partecipazioni televisive dove mette in mostra tutta la sua verve comica, aggressiva e sferzante. In qualità di attore recita nei [[film]] ''[[Cercasi Gesù]]'' (1982), ''[[Scemo di guerra]]'' (1985) e ''[[Topo Galileo]]'' (1987), diretti da [[Luigi Comencini]], [[Dino Risi]] e [[Francesco Laudadio]]. Nel [[1982]], per l'interpretazione in ''Cercasi Gesù'', vince il [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e il [[Nastro d'Argento]], ambedue per la categoria miglior [[attore]] esordiente.
 
[[File:Pozzetto.jpg|thumb|destra| [[Renato Pozzetto]] nel film ''[[Sono fotogenico]]'' (1980)]]
Durante gli anni ottanta, oltre alle collaudate pellicole di [[Alberto Sordi]] e dell'attore comico [[Paolo Villaggio]], conoscono ampio successo le commedie interpretate dall'attore milanese [[Renato Pozzetto]]. Già attivo al cinema fin dagli anni settanta grazie a registi come [[Flavio Mogherini]], [[Dino Risi]] e [[Alberto Lattuada]], diventa uno dei protagonisti del botteghino con lungometraggi di facile presa, tra i quali si evidenziano: ''[[Mia moglie è una strega]]'' (1980), ''[[La casa stregata (film 1982)|La casa stregata]]'' (1982), ''[[Il ragazzo di campagna]]'' (1984) e ''[[Da grande (film)|Da grande]]'' (1987), per la regia di [[Franco Amurri]]. Analogo successo conosce l'attore romano [[Enrico Montesano]], che nello stesso frangente ha coniugato la propria attività teatrale a pellicole cinematografiche disimpegnate, non trascurando incursioni più serie e mature. La popolarità arriva nel 1976 nel film commedia ''[[Febbre da cavallo]]'' (1976) - con [[Luigi Proietti]], [[Gigi Ballista]] e [[Adolfo Celi]] - per poi dirigere nel 1985 la pellicola ''[[A me mi piace]]'', con cui si aggiudica un [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e un [[Nastro d'Argento]] per il miglior regista esordiente.
 
[[File:Adriano celentano scena film innamorato pazzo 1981.JPG|225px|thumb|sinistra|[[Ornella Muti]] e Adriano Celentano in un fotogramma del film ''[[Innamorato pazzo]]'' (1981)]]
Trovano, inoltre, molto consenso le interpretazioni dell'attore e cantante [[Johnny Dorelli]], così come quelle dell'artista [[Adriano Celentano]] (sovente diretto dal duo [[Castellano e Pipolo]]). Sulla stessa lunghezza si impongono i lungometraggi del giovane [[Diego Abatantuono]] che per la prima metà degli anni ottanta ha portato sul grande schermo il riuscito personaggio del "terruncello". Allo stesso modo, conoscono fortuna le prime opere dei fratelli Vanzina, tutte incentrate su gag e situazioni dal mero sfondo vacanziero, pensate prevalentemente per un pubblico di [[teen-ager]].
 
Nello stesso lasso di tempo cresce in popolarità l'attore pugliese [[Lino Banfi]]. Svincolatosi definitivamente dal cinema di serie B degli anni settanta, partecipa come protagonista a molte commedie del periodo, spesso affiancando attori comici di successo quali: [[Massimo Boldi]], [[Christian De Sica]], [[Jerry Calà]], [[Teo Teocoli]], [[Gigi Sammarchi]] e [[Andrea Roncato]]. Questa ingente invasione nel mercato produttivo di film ad esclusivo impianto comico, ha permesso, in breve tempo, di rendere noti al pubblico molti apprezzati caratteristi. Fra i tanti si riportano: [[Paolo Bonacelli]], [[Renato Scarpa]], [[Carlo Monni]], [[Mario Brega]], [[Elena Fabrizi]], [[Guido Nicheli]], [[Marina Confalone]], [[Ugo Bologna]], [[Antonio Allocca]], [[Stefano Antonucci]], [[Sal Borgese]] e [[Vincenzo Crocitti]]. Si ricordano inoltre gli attori teatrali [[Maurizio Micheli]], [[Camillo Milli]] e [[Giuseppe Anatrelli]] e a seguire [[Aldo Maccione]], [[Novello Novelli]], [[Plinio Fernando]], [[Liu Bosisio]], [[Angelo Infanti]], [[Roberto Della Casa]], [[Maurizio Ferrini]], [[Angelo Bernabucci]] e [[Renzo Rinaldi]]. Ancora si possono citare: [[Sandro Ghiani]], [[Marco Messeri]], [[Fabio Traversa]], [[Fiammetta Baralla]], [[Franca Scagnetti]], [[Maurizio Mattioli]], [[Salvatore Billa]], [[Luciano Foti]], [[Pippo Santonastaso]] e [[Luigi Petrucci]].
 
[[File:Onceuponamericadenirowoods.JPG|miniatura|destra|Sopra una scena del film ''[[C'era una volta in America]]'' (1984), diretto da [[Sergio Leone]]]]
Dal punto di vista autoriale, [[Michelangelo Antonioni]] ripercorre il tema dell'alienazione nel film ''[[Identificazione di una donna]]'' (con [[Tomas Milian]]), uscito nel 1982. Il film, presentato al [[Festival di Cannes]] nello stesso anno, darà l'occasione al regista di ricevere una Palma d'oro speciale per l'insieme della sua opera.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1604}}</ref> [[Federico Fellini]], parimenti, prosegue la sua ricerca surrealista e onirica nei film ''[[La città delle donne]]'' ([[1980]]), ''[[E la nave va]]'' ([[1983]]) e ''[[Ginger e Fred]]'' ([[1985]]), dove ritrova come primo attore [[Marcello Mastroianni]].
 
Un caso particolare costituisce l'imponente raffigurazione di ''[[C'era una volta in America]]'' (1984), diretto da [[Sergio Leone]] che si avvale di un cast di attori stranieri e una produzione tutta hollywoodiana. Tratta dal [[romanzo]] di [[Harry Grey]] ''The Hoods ''del [[1952]], la pellicola narra, nell'arco di quarant'anni, le vicissitudini del criminale David Aaronson (interpretato da [[Robert De Niro]]) e del suo progressivo passaggio dal [[ghetto]] [[Ebraismo|ebraico]] alla malavita newyorkese negli anni del [[proibizionismo]].
La pellicola, malgrado lo scarso successo di pubblico, col passare degli anni, è stata dichiarata come una delle più importanti dell'intera cinematografia italiana, quasi sempre richiamata nelle classifiche di preferenza di pubblico e critica.<ref>{{Cita web|autore=Roberto Tallarita|url=http://www.spietati.it/z_scheda_dett_film.asp?idFilm=4651|titolo=C'era una volta in America|editore=Spietati.it|data=1º febbraio 2013|accesso=29 marzo 2014}}</ref>
 
Dopo aver realizzato alcuni documentari come ''Domenica sera'', ''Emigranti'' ed ''Evasi'', nel 1982 si mette in luce il regista [[Franco Piavoli]], che presenta sul mercato il suo primo lavoro dal titolo ''[[Il pianeta azzurro]]''. L'autore, in maniera assai originale, porta in scena il paesaggio della Val Bruna, facendo scorrere sullo schermo i ciclici elementi della natura, in pieno raccordo con i volti e i gesti di alcuni attori non professionisti. L'opera, grazie a una perfetta sintonia di immagini, suoni e colori, riceverà uno speciale riconoscimento al [[Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia|Festival del cinema di Venezia]].<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2528}}</ref>
 
Sull'onda del richiamo di cassetta avuto dal crudo e impersonale ''[[Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino]]'' (1981), il regista romano [[Claudio Caligari]], con il patrocinio di [[Marco Ferreri]], realizza il film ''[[Amore tossico]]'' (1983). Il lungometraggio (Leone d'argento al [[Festival di Venezia]] come ''miglior Opera prima'') è un esemplare caso di cinema-verità che descrive con grande realismo la piaga giovanile della tossicodipendenza. Interpretata da un cast di autentici eroinomani, la pellicola, è volutamente girata con uno stile freddo e distaccato, allo scopo di sensibilizzare maggiormente l'intera opinione pubblica.
Tra le altre rivelazioni del decennio meritano d'essere ricordati [[Francesca Comencini]] per il film ''[[Pianoforte (film 1984)|Pianoforte]]'' (1984) - con cui [[Giulia Boschi]] riceve il [[Nastro d'argento alla migliore attrice esordiente]] - [[Francesco Laudadio]], vincitore del premio della giuria al [[Festival di San Sebastian]] per il film ''[[Grog (film)|Grog]]'' (1982), e [[Carlo Mazzacurati]] che fa il suo ingresso nel mondo del cinema con ''[[Notte italiana]]'' (1987). Si riportano ancora: [[Cinzia Th. Torrini]], [[Roberto Russo (regista)|Roberto Russo]], [[Antonietta De Lillo]], Giorgio Magliulo, [[Stefano Reali]] e [[Massimo Guglielmi]]. Nel 1986 debutta il giovane cineasta [[Giuseppe Tornatore]], che esordisce con l'instant-movie ''[[Il camorrista]]'', liberamente tratto dall'[[Il camorrista (romanzo)|omonimo romanzo]] di [[Giuseppe Marrazzo]] che narra la biografia romanzata del boss della malavita campana [[Raffaele Cutolo]].
 
== Anni novanta ==
[[File:Giuseppe Tornatore.jpg|miniatura|sinistra|upright|Il regista [[Giuseppe Tornatore]]]]
La crisi creativa ed economica emersa negli [[anni 1980|anni ottanta]] comincerà ad attenuarsi nel decennio successivo. Ciononostante, le stagioni 1992-1993 e 1993-1994 segneranno il minimo storico nel numero di film realizzati, nella quota di mercato nazionale (15%), nel numero totale di spettatori (sotto i 90 milioni annui) e nel numero di sale<ref>Paolo D'Agostini, "Il cinema italiano da Moretti a oggi", in ''Storia del cinema mondiale'', cit., pp. 1102-1103.</ref>. L'effetto di questa contrazione industriale sancisce la definitiva affermazione della televisione come mezzo di intrattenimento privilegiato, tanto da inglobare in sé tutto il [[cinema di genere]], non più idoneo a competere con i grandi [[blockbuster]] hollywoodiani.
 
In tale situazione di ristagno emergono nuove personalità cinematografiche che raggiungono in breve tempo fama e notorietà. Oltre alle varie pellicole di [[Gianni Amelio]] e [[Nanni Moretti]], si afferma il cinema del regista siciliano [[Giuseppe Tornatore]]. Dopo aver debuttato sul grande schermo con la pellicola ''[[Il camorrista]]'', due anni più tardi realizza ''[[Nuovo cinema Paradiso]]'' (1988), dolceamaro ''amarcord'' raccontato attraverso il punto di vista di una sala di provincia, dove passano in rassegna storie e costumi patrii irrimediabilmente perduti.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2333}}</ref> La pellicola riscuote successo in tutto il mondo, donandogli un vasto e ampio richiamo. Dopo alcuni imprevisti (tra cui alcuni tagli imposti dalla censura), il [[film]] si aggiudica dapprima il gran premio della giuria al [[Festival di Cannes]] e in seguito, nel 1990, l'[[Oscar al miglior film straniero]]. Del nutrito cast fanno parte il piccolo [[Salvatore Cascio]], [[Jacques Perrin]], [[Philippe Noiret]], il caratterista [[Enzo Cannavale]] e l'attore teatrale [[Leo Gullotta]]. Nel [[1995]] dirige [[Sergio Castellitto]] ne ''[[L'uomo delle stelle]]''. Il lungometraggio vince il [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e il [[Nastro d'argento al regista del miglior film|Nastro d'argento per la miglior regia]], nonché il Gran Premio della Giuria al [[Festival di Venezia]]. L'opera è candidata agli Oscar nella sezione relativa al miglior film in lingua non inglese. Nel 2009 dirige il film ''[[Baarìa]]'' (nome siciliano del suo paese natale [[Bagheria]]), la cui trama racconta una parte di vita vissuta nella sua città d'origine. La pellicola, uscita il 25 settembre, ha aperto la 66ª Mostra d'arte cinematografica di Venezia nella competizione ufficiale.
 
[[File:Gabriele Salvatores.jpg|destra|thumb|[[Gabriele Salvatores]]]]
Altro regista ad imporsi tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta è senz'altro [[Gabriele Salvatores]]. Nel [[1989]] si fa notare per l'opera ''[[Marrakech Express]]'', cui segue, nel 1990, ''[[Turné]]''. Entrambi questi film vengono girati con l'attore [[Diego Abatantuono]], con cui l'autore inizierà un connubio artistico protrattosi in molte altre pellicole. Nel [[1990]] riceve la candidatura agli [[European Film Awards]] nella categoria "Giovani" per la già citata opera ''Turné''. Nello stesso anno dirige l'unico videoclip ufficiale del cantautore [[Fabrizio De André]], per la canzone ''[[La domenica delle salme]]''. Il terzo lungometraggio, dal titolo ''[[Mediterraneo (film)|Mediterraneo]]'' (1991), conclude la cosiddetta "trilogia della fuga", che verrà idealmente proseguita con il film del 1992 ''[[Puerto Escondido (film)|Puerto Escondido]]''. Dedicando il film "a tutti quelli che fuggono" il regista napoletano tesse un elogio della ribellione usando gli anni quaranta come metafora dei sogni e delle speranze post-sessantottine.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2041}}</ref> L'opera gli vale il [[Premio Oscar]] come [[Oscar al miglior film straniero|miglior film straniero]], ricevuto dall'[[Academy]] nell'inverno dell'anno successivo. La pellicola si aggiudicherà altri premi tra cui il [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] per il miglior film, il montaggio ed il suono ed un [[Nastro d'Argento]] per la regia. Nel [[2003]] dirige ''[[Io non ho paura (film)|Io non ho paura]]'', il cui soggetto è tratto dall'[[Io non ho paura (romanzo)|omonimo romanzo]] di [[Niccolò Ammaniti]]. La pellicola gli vale una nuova candidatura all'Oscar e il "Gattopardo d'oro" - Premio Luchino Visconti.
 
[[File:Mario Martone.jpg|miniatura|sinistra|upright|[[Mario Martone]]]]
Opere non meno importanti uscite nella prima metà degli anni novanta sono certamente l'ultima fatica di Fellini (''[[La voce della Luna]]'' 1990), interpretata da [[Paolo Villaggio]] e [[Roberto Benigni]], ''[[Jona che visse nella balena]]'' (1993), che mette in luce le qualità artistiche del cineasta [[Roberto Faenza]] e ''[[L'amore molesto]]'' (1995) dell'artista napoletano [[Mario Martone]]. L'esordio alla [[regia cinematografica]] di Martone è del [[1980]] con un [[cortometraggio]] sponsorizzato dal [[Banco di Napoli]], a cui segue ''Foresta Nera'' (1982). Dopo 10 anni, nel [[1992]], si rivela al grande pubblico con il suo primo lungometraggio ''[[Morte di un matematico napoletano]]'', che gli vale il [[Gran premio della giuria]] alla [[Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia|Mostra di Venezia]]. Nel 1993 realizza il [[mediometraggio]] ''[[Rasoi]]'', ispirato ad un suo spettacolo teatrale precedentemente allestito al [[Teatro Mercadante]] (1990). Nel 1998 esce nelle sale ''[[Teatro di guerra]]'', con protagonisti [[Andrea Renzi (attore)|Andrea Renzi]] e [[Anna Bonaiuto]]. Il film, presentato nella sezione [[Un Certain Regard]] al [[Festival di Cannes 1998|51º Festival di Cannes]], è una cupa riflessione sulla consistenza del dolore, che descrive con arguzia e verità d'accenti tutte le bellezze (e contraddizioni) della capitale campana.<ref>{{cita web|url=http://www.festival-cannes.fr/en/archives/1998/allSelections.html|titolo=Official Selection 1998|editore=festival-cannes.fr|accesso=3 luglio 2011|lingua=en}}</ref>
Sempre in questo periodo si sviluppa un piccolo filone cinematografico di derivazione neorealista, ampiamente contaminato da tematiche civili più aderenti all'attualità. A tale filone (denominato ''Nuovo neorealismo'') appartengono artisti emergenti tra i quali il giovane [[Marco Risi]]. Figlio del celebre regista [[Dino Risi]], dopo aver diretto alcune commedie giovanili si indirizza verso un cinema più impegnato con pellicole come ''[[Soldati - 365 all'alba]]'' ([[1987]]), con [[Claudio Amendola]] e [[Massimo Dapporto]] e il dittico ''[[Mery per sempre]]'' ([[1989]]) e ''[[Ragazzi fuori]]'' ([[1990]]), incentrati sulle storie di alcuni detenuti nel carcere minorile di [[Palermo]]. Nel 1991 vede la luce il film inchiesta ''[[Il muro di gomma]]'', realistica rielaborazione dei numerosi depistaggi relativi alle indagini sulla [[Strage di Ustica]].
[[File:Marco Risi.jpg|miniatura|destra|upright|[[Marco Risi]]]]
Altre opere inseribili nel filone neo-neorealista sono ''[[Ultrà (film)|Ultrà]]'' ([[1991]]), incentrato sulla violenza delle tifoserie calcistiche, ''[[La scorta]]'' ([[1993]]) ispirato alle contemporanee [[Bombe del 1992-1993|stragi mafiose siciliane]] e ''[[Vite strozzate]]'', tutti diretti dal cineasta [[Ricky Tognazzi]]. Grazie al film ''[[Ultrà (film)|Ultrà]]'', il regista milanese riceverà un [[Orso d'argento per il miglior regista]] al [[Festival di Berlino]]. Da citare in questo senso anche ''[[Teste rasate]]'' ([[1993]]) di [[Claudio Fragasso]], violento ritratto dell'ambiente [[skinhead]] e [[neonazista]], e ''[[Poliziotti (film 1994)|Poliziotti]]'' (1994), diretto dall'attore e regista [[Giulio Base]]. Altra pellicola ascrivibile al genere e profondamente influenzata dai convergenti avvenimenti di [[Cosa nostra]] è ''[[Giovanni Falcone (film)|Giovanni Falcone]]'' ([[1993]]) di [[Giuseppe Ferrara]], lungometraggio che ripercorre gli ultimi giorni di vita dei magistrati siciliani [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]], interpretati da [[Michele Placido]] e [[Giancarlo Giannini]].
 
Lontano da mode e correnti si sviluppa il cinema di [[Pasquale Pozzessere]] che nel film d'esordio ''[[Verso sud (film)|Verso sud]]'' (1992), con [[Antonella Ponziani]] e [[Stefano Dionisi]], esplora senza retorica lo sfacelo urbano e ambientale dell'Italia anni novanta, con inquadrature che rimandano direttamente al cinema di [[Michelangelo Antonioni]] e di [[Pier Paolo Pasolini]].<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3666}}</ref> Tra i lavori a venire vi sono ''[[Padre e figlio (film 1994)|Padre e figlio]]'' (1994) e il lungometraggio di impegno civile ''[[Testimone a rischio]]'' (1997). Da citare ancora i registi [[Fulvio Ottaviano]] (che ottiene un [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] quale miglior regista esordiente nel 1997 per il film ''[[Cresceranno i carciofi a Mimongo]]'') e [[Alessandro D'Alatri]], il quale debutta sul grande schermo nel 1991 con il film ''[[Americano rosso]]'', vincitore di un [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] quale miglior film d'esordio.
 
A seguito di una duratura gavetta televisiva come scenografo, esordisce nel mondo del cinema il regista e pittore [[Antonio Capuano]] con il lungometraggio ''[[Vito e gli altri]]'' (1991). L'autore filma con coraggio la cruda e difficile situazione delinquenziale dei minorenni napoletani. La pellicola si aggiudica l'ottava edizione della Settimana Internazionale della Critica al [[Festival di Venezia]]. Seguono ''[[Pianese Nunzio, 14 anni a maggio]]'' (1996), ''[[Polvere di Napoli]]'' (1998) e ''[[La guerra di Mario]]'' (2005), che tratta con finezza psicologica una storia d'amore contrastato tra una madre e un figlio.
 
Dopo un lungo periodo di apprendistato come [[aiuto regista]] di [[Luigi Comencini]], [[Maurizio Sciarra]] realizza il suo primo [[lungometraggio]] denominato ''[[La stanza dello Scirocco]]'' (1997), con [[Giancarlo Giannini]] e [[Tiziana Lodato]]. Il film vince diversi [[festival (antropologia)|festival]] internazionali, tra cui il Festival Cinema Italiano di [[Annecy]]. Quattro anni più tardi, nel 2001, riceve il [[Pardo d'oro]] al Festival di [[Locarno]] per il film ''[[Alla rivoluzione sulla due cavalli]]'', interpretato da [[Adriano Giannini]], Andoni Gracia e Gwenaelle Simon. Infine, raggiunge il grande pubblico il cinema di [[Giuseppe Piccioni]], che con il suo quinto lungometraggio dal titolo ''[[Fuori dal mondo]]'' (1998), si aggiudica 5 [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], ricevendo nel 1999 una candidatura agli [[Premio Oscar|Oscar]] come miglior film straniero. Tra i giovani autori affermatisi durante gli anni novanta si riportano: [[Giacomo Battiato]], [[Maurizio Zaccaro]], [[Massimo Scaglione]], [[Giacomo Campiotti]], l'attore e regista [[Giulio Base]], [[Francesco Ranieri Martinotti]], [[Leone Pompucci]], [[Ugo Chiti]], [[Franco Bernini]], [[Wilma Labate]] e [[Roberta Torre]]. Si rimarcano ancora [[Gianfranco Cabiddu]], [[Livia Giampalmo]], [[Massimo Guglielmi]], [[Antonio Monda]], [[Carlo Carlei]], [[Sandro Baldoni]], [[Alberto Simone]], [[Anna Di Francisca]], [[Riccardo Milani]] e [[Giuseppe M. Gaudino]].
 
===La commedia negli anni novanta===
[[File:Io speriamo che me la cavo.jpg|miniatura|sinistra|upright|[[Paolo Villaggio]] nel film ''[[Io speriamo che me la cavo (film)|Io speriamo che me la cavo]]'', di [[Lina Wertmuller]] ([[1992]])]]
Gradualmente riprende quota la commedia, anch'essa rivisitata con temi e stili contemporanei. Nella prima metà degli anni novanta ricevono consensi [[Alessandro Benvenuti]] con ''[[Benvenuti in casa Gori]]'' (1990), [[Massimo Troisi]] con ''[[Pensavo fosse amore... invece era un calesse]]'' (1991), [[Lina Wertmuller]] con ''[[Io speriamo che me la cavo (film)|Io speriamo che me la cavo]]'' (1992), interpretato da [[Paolo Villaggio]], e l'artista romano [[Carlo Verdone]] con i film ''[[Maledetto il giorno che t'ho incontrato]]'' (1992), ''[[Perdiamoci di vista]]'' (1994) e ''[[Viaggi di nozze]]'' (1995), che vedono le partecipazioni delle attrici [[Margherita Buy]], [[Asia Argento]] e [[Claudia Gerini]]. Nel 1994 fa il suo esordio cinematografico il regista livornese [[Paolo Virzì]], subito salutato dalla critica come una vera rivelazione. Tra i suoi primi lungometraggi si evidenziano: ''[[La bella vita]]'' (1994), con [[Sabrina Ferilli]], [[Claudio Bigagli]] e [[Massimo Ghini]], ''[[Ferie d'agosto]]'' (1995), con [[Silvio Orlando]], [[Laura Morante]] ed [[Ennio Fantastichini]] e ''[[Ovosodo]]'' (1997), con [[Edoardo Gabriellini]], [[Nicoletta Braschi]] e [[Claudia Pandolfi]], quest'ultimo vincitore del gran premio della giuria al [[Festival di Venezia]].
 
[[File:Ciprì e maresco.jpg|thumb|right|upright|[[Daniele Ciprì]] e [[Franco Maresco]]]]
Si afferma agli inizi del decennio il cinema di [[Daniele Luchetti]], costantemente diviso fra la classica commedia e una matura attenzione all'impegno civile. Fra le sue opere più significative sono senz'altro da citare ''[[il portaborse]]'' (1991), con [[Nanni Moretti]] e [[Silvio Orlando]], ''[[La scuola (film 1995)|La scuola]]'' (1995) e in tempi più recenti ''[[Mio fratello è figlio unico (film)|Mio fratello è figlio unico]]'' (2006), con gli attori [[Riccardo Scamarcio]] ed [[Elio Germano]].
Verso la metà degli anni novanta dividono la critica le grottesche messe in scena degli artisti [[Ciprì e Maresco]] che mettono a frutto l'esperienza televisiva di ''[[Cinico TV]]'' nel film d'esordio ''[[Lo zio di Brooklyn]]'' (1995) e nei successivi ''[[Totò che visse due volte]]'' (1998) e ''Noi e il Duca - quando Duke Ellington suonò a Palermo'' (1999). Lo stile surreale e immaginifico dei due autori che procedono per accumulo di episodi in un universo totalmente iperbolico sconcerta, tra entusiasmi e stroncature. Nel 2003 vede la luce ''[[Il ritorno di Cagliostro]]'', presentato alla 60ª [[Mostra del Cinema di Venezia]] e, successivamente, ''[[Come inguaiammo il cinema italiano]]'', programmatico omaggio alla coppia di attori comici [[Franco Franchi]] e [[Ciccio Ingrassia]], anch'esso in concorso a Venezia nell'agosto del 2004.
 
[[File:Francesca Archibugi Foto di Iannone.jpg|miniatura|sinistra|upright|[[Francesca Archibugi]]]]
Tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta fa la sua comparsa la cineasta romana [[Francesca Archibugi]]. Dopo il liceo si iscrive al [[Centro Sperimentale di Cinematografia]], specializzandosi nella direzione di numerosi cortometraggi, per poi debuttare dietro la macchina da presa con la commedia ''[[Mignon è partita]]'', che vede come protagonista [[Stefania Sandrelli]]. La pellicola si aggiudicherà nel 1988 cinque [[David di Donatello (premio)| David di Donatello]], tra cui quello per il miglior regista esordiente. Dopo la pellicola ''[[Verso sera]]'' (1990), con [[Marcello Mastroianni]], dirige nel 1993 ''[[Il grande cocomero (film)|Il grande cocomero]]'', avvalendosi dell'attore [[Sergio Castellitto]]. In quest'opera la Archibugi affronta il difficile tema della [[neuropsichiatria infantile]], ispirandosi ad un saggio dello psichiatra [[Marco Lombardo Radice]] e alle sue esperienze nel reparto di via dei Sabelli a Roma.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1490}}</ref>. Il film si aggiudica due David di Donatello e il premio Ocic e della Giuria Ecumenica al [[Festival di Cannes]]. Tra le sue varie pellicole si riportano: ''[[L'albero delle pere]]'' (1998), ''[[Lezioni di volo]]'' (2006), con [[Giovanna Mezzogiorno]] e ''[[Questione di cuore]]'' (2009), con [[Kim Rossi Stuart]] e [[Antonio Albanese]]. Inoltre prende campo l'opera del regista [[Carlo Mazzacurati]] che con il lungometraggio ''[[Il toro]]'' (1994), riceve un Leone d'argento al [[festival di Venezia]].<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 3407}}</ref>
 
[[File:Troisiof1.jpg|miniatura|destra|upright|[[Massimo Troisi]], candidato nel 1996 ai [[premi Oscar]] come [[Oscar al miglior attore|miglior attore]] per il film ''[[Il postino]]'']]
Un discorso a parte merita l'italo-svizzero [[Silvio Soldini]] il cui stile dolce-amaro non rientra facilmente in nessun genere predefinito. Nel corso degli anni novanta dirige alcuni dei suoi film più noti come ''[[L'aria serena dell'ovest]]'' (1990), ''[[Un'anima divisa in due]]'' (1993) e ''[[Le acrobate]]'' (1997). Nel 2000 arriva al successo di pubblico e critica grazie al film ''[[Pane e tulipani]]'', con l'interprete napoletana [[Licia Maglietta]], che si aggiudica nove [[David di Donatello (premio)| David di Donatello]] e cinque [[Nastri d'argento]]. Tra gli esordienti del periodo vi è [[Mimmo Calopresti]] che dirige Nanni Moretti ne ''[[La seconda volta]]'' (1995) e conferma le proprie qualità con il successivo ''[[La parola amore esiste]]'' (1998). Da ultimo, riceve grandi consensi di pubblico l'attore e regista fiorentino [[Leonardo Pieraccioni]], specialmente con commedie leggere come ''[[I laureati]]'' (1995), ''[[Il ciclone (film)|Il ciclone]]'' (1996) e ''[[Fuochi d'artificio (film 1997)|Fuochi d'artificio]]'' (1997). In tali pellicole l'attore è coadiuvato da numerosi interpreti come [[Massimo Ceccherini]], [[Gianmarco Tognazzi]], [[Rocco Papaleo]], [[Tosca D'Aquino]], [[Paolo Hendel]] e il caratterista toscano [[Sergio Forconi]].
 
[[File:Roberto Benigni Nicoletta Braschi.jpg|thumb|upright|sinistra|[[Roberto Benigni]] con [[Nicoletta Braschi]] al [[Festival di Cannes 1998]]]]
Nel settembre del 1994 esce nelle sale cinematografiche ''[[Il postino]]'', diretto da [[Michael Radford]] e interpretato dall'attore [[Massimo Troisi]], con al fianco [[Philippe Noiret]], [[Renato Scarpa]] e l'esordiente [[Maria Grazia Cucinotta]]. Il film, tratto dal romanzo ''[[Il postino di Neruda|Ardiente paciencia]]'' ([[1986]]) del cileno [[Antonio Skármeta]], rappresenta il testamento artistico dell'attore campano che centra l'obbiettivo di rinverdire la tradizione alta della [[commedia all'italiana]] in chiave internazionale e anti-hollywoodiana. L'opera riceve grandi consensi sia in Italia che all'estero e ottiene 5 candidature agli [[Premi Oscar 1996|Oscar 1996]] come miglior film, miglior attore protagonista ([[Massimo Troisi]]), miglior regia ([[Michael Radford]]), miglior sceneggiatura non originale e miglior colonna sonora drammatica. Tuttavia solo quest'ultima candidatura si è tradotta nella conquista di una statuetta. L'interprete napoletano, morto dodici giorni dopo la fine della riprese, verrà insignito dal [[Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani]] di un apposito [[Nastro d'argento speciale]].
 
Gli ultimi anni del decennio vedono il trionfo internazionale di [[Roberto Benigni]] con l'acclamato ''[[La vita è bella (film 1997)|La vita è bella]]'' (1997). L'attore-regista, già premiato dal pubblico coi precedenti ''[[Johnny Stecchino]]'' (1991) e ''[[Il mostro (film 1994)|Il mostro]]'' (1994), porta sullo schermo una commedia sull'[[Italia fascista]], accentuandone la drammaturgia con lo spostamento dell'azione all'interno dei lager [[nazismo|nazisti]]. Inizialmente il progetto prevede una stesura ad esclusivo impianto comico; in seguito lo script viene ad assumere volutamente le vesti di una commedia a sfondo drammatico. Tale mutamento deriva dalla vicenda del deportato italiano Rubino Salmonì<ref>[http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=40515&print=preview Informazione Corretta<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.unmondoditaliani.com/e-morto-romeo-salmoni-luomo-che-ispiro-benigni-per-la-vita-e-bella.htm È morto Romeo Salmonì: l’uomo che ispirò Benigni per La vita è bella<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, che personalmente racconta all'artista la sua storia di sopravvissuto, più avanti narrata nel libro ''Ho sconfitto Hitler''<ref>[http://fuoridalghetto.blogosfere.it/2011/07/lultimo-saluto-a-romeo-rubino-salmoni.html Scomparso Romeo Rubino Salmonì - Fuori dal Ghetto<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>{{cita web|url=http://it.paperblog.com/ispiro-la-vita-e-bella-di-begnigni-e-morto-romeo-rubino-salmoni-479273/|titolo=Ispiro "La vita è bella di Begnigni" - è morto Romeo Rubino Salmoni|sito=Paperblog|accesso=1 giugno 2015}}</ref>. Il film ([[Oscar al miglior film straniero]] nel 1999), ottiene un vasto clamore in tutto il mondo, portando l'attore toscano a ricevere, nello stesso anno, l'Oscar come migliore attore protagonista. Da non tralasciare l'Oscar al compositore e musicista [[Nicola Piovani]], autore di molteplici e fortunate colonne sonore fin dagli anni settanta.
 
== Il nuovo millennio ==
[[File:Marco Bellocchio FCI Tokyo 2010.jpg|miniatura|destra|upright|Il cineasta [[Marco Bellocchio]]]]
Con l'arrivo del nuovo millennio il cinema d'autore ritrova il proprio appeal grazie a una nutrita schiera di cineasti, molti dei quali già attivi nei decenni precedenti. Oltre al successo ottenuto da [[Nanni Moretti]] al [[Festival di Cannes]] per ''[[La stanza del figlio]]'' (2001), recupera nuova linfa creativa il cinema di [[Marco Bellocchio]]. Definitivamente archiviata la sua discussa collaborazione con lo psicanalista Fagioli, produce due acclamati lungometraggi: ''[[L'ora di religione]]'' (2002), con [[Sergio Castellitto]] e ''[[Buongiorno, notte]]'' (2003) dedicato al rapimento di [[Aldo Moro]] che senza offrirci ricostruzioni storiche carica il film di grande inventiva espressiva, ampiamente mostrata nelle sequenze finali che prevedono una fantasiosa liberazione dello statista democristiano. Del cast fanno parte gli attori emergenti [[Maya Sansa]] e [[Luigi Lo Cascio]], nonché l'interprete teatrale [[Roberto Herlitzka]].
 
Giunge a piena maturità artistica il cinema di [[Pupi Avati]] che fin dagli anni settanta ha alternato con intelligenza cinematografica pellicole vicine alla commedia a vere e proprie incursioni nel genere horror. A partire dal film ''[[Regalo di natale]]'' (1986), interpretato da [[Diego Abatantuono]], [[Carlo delle Piane]], [[Luigi Montefiori]] e [[Gianni Cavina]], unisce con verve autoriale elementi farseschi e drammatici con compattezza ed equilibrio. Negli anni duemila conoscono riscontro e acclamazioni pellicole come: ''[[Il cuore altrove]]'' (2003), con protagonista [[Neri Marcorè]], ''[[La seconda notte di nozze]]'' (2005), ''[[Il papà di Giovanna]]'' (2007), con cui [[Silvio Orlando]] vince la [[Coppa Volpi]] come miglior attore, e ''[[Gli amici del bar Margherita]]'' (2009).
 
In egual misura raggiungono il crisma dell'autorialità i lungometraggi di [[Paolo Virzì]] che fotografano con lucidità e pungente ironia le varie facce dell'Italia attuale. Film come ''[[Caterina va in città]]'' ([[2003]]), ''[[Tutta la vita davanti]]'' ([[2008]]) e ''[[La prima cosa bella (film)|La prima cosa bella]]'' ([[2010]]), lo impongono come uno degli eredi naturali della [[commedia all'italiana]]. Sempre nel merito della commedia, dopo 7 anni, torna dietro la macchina da presa il novantunenne [[Mario Monicelli]] che firma la regia del suo ultimo film a soggetto ''[[Le rose del deserto]]'' (2006), con [[Michele Placido]], [[Alessandro Haber]] e [[Giorgio Pasotti]]. Lo stesso [[Michelangelo Antonioni]], dopo quasi 10 anni di silenzio torna alla regia nel film a episodi ''[[Eros (film 2004)|Eros]]'', che vede come protagonista l'attrice napoletana [[Luisa Ranieri]]. Nello stesso tempo, alcuni musicisti e cantautori sperimentano per la prima volta il mezzo cinematografico, sovente con risultati più che accettabili. È il caso degli artisti [[Luciano Ligabue]], autore delle pellicole ''[[Radiofreccia (film)|Radiofreccia]]'' (1998) e ''[[Da zero a dieci]]'' (2002), [[Franco Battiato]], di cui si menziona ''[[Perdutoamor]]'' (2003) e ''[[Musikanten]]'' (2006), e da ultimo [[Federico Zampaglione]], che ha alternato i moduli della commedia e del cinema horror nei lungometraggi ''[[Nero bifamiliare]]'' (2007) e ''[[Shadow (film 2009 Zampaglione)|Shadow]]'' (2009).
 
[[File:Pupi Avati.jpg|miniatura|sinistra|upright|[[Pupi Avati]]]]
Dopo aver conquistato il [[Pardo d'oro]] al [[Festival di Locarno]] con il film ''[[Maledetti vi amerò]]'' (1980), ottiene richiamo l'artista milanese [[Marco Tullio Giordana]], in particolar modo con la pellicola ''[[I cento passi]]'' (2000), incentrata sulla figura di [[Peppino Impastato]] e soprattutto con l'opera fiume ''[[La meglio gioventù]]'' (2003), che attraverso le vicende di una famiglia italiana, ripercorre la storia contemporanea della nazione, dagli anni sessanta del [[Novecento]] ai primi anni del duemila. Il film (vincitore di un premio a Cannes nella sezione [[Un Certain Regard]]) fonde coinvolgimento melodrammatico e riflessione sociale, e questo anche in virtù della collaudata coppia di sceneggiatori [[Stefano Rulli]] e [[Sandro Petraglia]].<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 2042}}</ref> L'opera lancia una serie di attori assai versatili come [[Alessio Boni]], [[Luigi Lo Cascio]], [[Fabrizio Gifuni]], [[Sonia Bergamasco]] e [[Jasmine Trinca]].
 
Nel medesimo periodo si mettono in luce il regista indipendente [[Alex Infascelli]], l'italo/svizzero [[Denis Rabaglia]], [[Giovanni Robbiano]], [[Luciano Melchionna]], [[Maria Sole Tognazzi]], l'autore di commedie postmoderne [[Pappi Corsicato]], e più avanti il direttore della fotografia e cineasta [[Marco Pontecorvo]]. Seguono [[Alessandro Piva]], [[Antonio Frazzi]], [[Piergiorgio Gay]], [[Marco Ponti]], [[Francesco Falaschi]], [[Michele Mellara]], [[Alessandro Rossi (regista)|Alessandro Rossi]], [[Marco Simon Puccioni]], [[Spiro Scimone]] e [[Salvatore Mereu]]. Si elencano ancora: [[Andrea Manni]], [[Francesco Patierno]], [[Piero Sanna]], [[Paolo Franchi (regista)|Paolo Franchi]], [[Stefano Mordini]], [[Vittorio Moroni]], [[Fausto Paravidino]], [[Lucio Pellegrini]], [[Claudio Giovannesi]], [[Pasquale Scimeca]] e [[Stefano Pasetto]].
 
Viene salutato come una rivelazione [[Emanuele Crialese]], che suscita interesse con l'opera seconda ''[[Respiro (film)|Respiro]]'' (2003) e in misura maggiore con l'affresco ''[[Nuovomondo]]'' (2006) in cui descrive la tragica realtà dell'emigrazione italiana del primo novecento. Il film gli vale il Leone d'argento al [[Festival di Venezia]] come miglior ''Opera prima''. Allo stesso modo attira attenzione l'opera di [[Saverio Costanzo]]. Il suo film d'esordio, ''[[Private (film)|Private]]'', storia della convivenza forzata tra una famiglia [[Palestina|palestinese]] e un gruppo di militari [[Israele|israeliani]], si è aggiudicato diversi premi tra cui il [[Pardo d'oro]] al [[Festival di Locarno]] nel [[2004]], il [[Nastro d'Argento]] ed il [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] come miglior regista esordiente nel [[2005]]. Si consolida oltremodo il cinema di [[Cristina Comencini]]. Figlia d'arte del noto regista [[Luigi Comencini]], debutta sul grande schermo alla fine degli anni ottanta. Raggiunge un notevole seguito negli anni duemila con la pellicola ''[[La bestia nel cuore]]'' ([[2005]]), che si aggiudica, un anno più tardi, la candidatura agli [[Premio Oscar|Oscar]] come miglior film straniero.
[[File:Matteo Garrone cropped.jpg|miniatura|destra|upright|[[Matteo Garrone]]]]
 
Il lascito più importante del cinema italiano del nuovo millennio arriva dai registi [[Paolo Sorrentino]] e [[Matteo Garrone]].
Sorrentino realizza il suo primo lungometraggio nel 2001 con ''[[L'uomo in più]]'' che narra la storia parallela di due ''losers'', segnando la prima collaborazione con l'attore [[Toni Servillo]]. Il successivo ''[[Le conseguenze dell'amore]]'' (2004), con Toni Servillo e [[Olivia Magnani]], ottiene una considerazione ancora maggiore vincendo cinque [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], tra cui miglior film e regia. Nel 2008 esce nelle sale cinematografiche ''[[Il divo (film)|Il divo]]'', liberamente ispirato alla biografia dell'onorevole [[Giulio Andreotti]], che vede ancora protagonista l'interprete [[Toni Servillo]]. L'opera, accolta positivamente dalla critica, si aggiudica ben sette [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e il [[Premio della giuria]] al [[Festival di Cannes]]. Il regista (anche sceneggiatore), nel ricostruire la vita dello statista intreccia pubblico e privato, alternando scene ipotetiche ad altre basate sui fatti con uno stile spesso frenetico e pirotecnico.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 979}}</ref>
 
Garrone dopo alcuni lungometraggi e vari film documentari conosce il successo critico con il film ''[[L'imbalsamatore]]'' (2002) che segna un'autentica svolta nella carriera e nella poetica dell'artista. L'opera combina, in maniera rigorosa, gli elementi tipici del [[noir]] dentro una narrazione in bilico tra realismo e astrazione pittorica. Nel 2008 il regista romano arriva sulla croisette con il film ''[[Gomorra (film)|Gomorra]]'', tratto dal [[Gomorra (romanzo)|omonimo libro denuncia]] di [[Roberto Saviano]] e conquista sei [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] e il [[Grand Prix Speciale della Giuria]]. La pellicola lascia volutamente da parte le componenti più cronachistiche riguardanti la malavita organizzata per incentrarsi su cinque storie personali che hanno tutte il compito di svelare il sottile rapporto esistente tra mondo legale e illegale.<ref>{{Cita|Paolo Mereghetti|p. 1476}}</ref>
[[File:Paolo Sorrentino 2008 cropped.jpg|miniatura|upright|sinistra|Sopra il regista napoletano [[Paolo Sorrentino]]]]
Pur stilisticamente differenti, sia il ''[[Il divo (film)|Il divo]]'' che ''[[Gomorra (film)|Gomorra]]'' si accomunano entrambi nel tentativo di tornare a raccontare, attraverso il cinema, aspetti critici della società italiana. L'ottimo riscontro al botteghino delle due pellicole segna un deciso rilancio del cinema italiano d'autore, capace nello stesso tempo di raggiungere un vasto richiamo di pubblico. Da ricordare il regista italo-turco [[Ferzan Özpetek]] che ottiene seguito dirigendo film imperniati sulle difficoltà di coppia, l'elaborazione del lutto e la condizione omosessuale, tutte tematiche rintracciabili in lavori come ''[[Il bagno turco]]'' ([[1997]]), ''[[Le fate ignoranti]]'' ([[2000]]), ''[[La finestra di fronte]]'' ([[2003]]), ''[[Cuore sacro]]'' ([[2005]]), ''[[Saturno contro]]'' ([[2007]]), ''[[Mine vaganti]]'' ([[2010]]), ''[[Magnifica presenza]]'' ([[2012]]) ed ''[[Allacciate le cinture]]'' ([[2014]]).
 
Negli anni duemila si afferma una nuova generazione di interpreti, tra i quali [[Claudio Santamaria]], [[Stefano Accorsi]], [[Kim Rossi Stuart]], [[Pierfrancesco Favino]] ed [[Elio Germano]]. Tutti gli attori sopracitati recitano insieme in ''[[Romanzo criminale (film)|Romanzo criminale]]'', film del [[2005]] diretto da [[Michele Placido]], basato sull'[[Romanzo criminale (romanzo)|omonimo romanzo]] di [[Giancarlo De Cataldo]] e incentrato sulle sanguinarie vicende della [[Banda della Magliana]] (da cui è stata tratta una [[Romanzo criminale - La serie|serie televisiva]]). Il film ottiene molto successo sia in Italia che all'estero. In questi anni, oltre a [[Michele Placido]], passano alla regia attori di fama come [[Sergio Rubini]] e [[Sergio Castellitto]] che conosce un buon riscontro di pubblico e critica con il film ''[[Non ti muovere (film)|Non ti muovere]]'' (2004), interpretato dallo stesso autore e dall'attrice spagnola [[Penelope Cruz]].
Altri apprezzati attori della nuova generazione sono [[Giovanna Mezzogiorno]], [[Valerio Mastrandrea]], [[Filippo Timi]], [[Giuseppe Battiston]], [[Micaela Ramazzotti]] ed [[Alba Rohrwacher]], che ottiene nel 2014 la [[Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile]] nel film ''[[Hungry Hearts (film 2014)|Hungry Hearts]]'', di [[Saverio Costanzo]].
 
[[File:Paolo Virzì.JPG|miniatura|destra|upright|[[Paolo Virzì]]]]
Tra il 2007 e il 2009 si fanno conoscere registi come [[Giorgio Diritti]], autore del premiatissimo ''[[L'uomo che verrà]]'', [[Antonello Grimaldi]], con il film ''[[Caos calmo (film)|Caos calmo]]'' (con [[Nanni Moretti]], [[Isabella Ferrari]] e [[Alessandro Gassmann]]), [[Gianni Di Gregorio]], per il film ''[[Pranzo di ferragosto]]'', Vittorio Mieli per l'opera ''[[Dieci inverni]]'' (con [[Isabella Ragonese]] e [[Michele Riondino]]) e [[Andrea Molaioli]], con i lungometraggi ''[[La ragazza del lago]]'' e ''[[Il gioiellino]]'', entrambi interpretati da [[Toni Servillo]]. In aggiunta si fanno notare giovani leve come [[Claudio Cupellini]], regista di ''[[Una vita tranquilla]]'' (2010), e [[Aureliano Amadei]], all'esordio con ''[[20 sigarette]]'' (2010) e imperniato sulla [[Attentati di Nāṣiriya|strage di Nassiriyya]]. In aggiunta si possono citare: [[Francesco Amato]], [[Giambattista Avellino]] (coregista assieme ai comici [[Ficarra e Picone]]), [[Davide Marengo]], [[Marco Martani]], [[Marco Amenta]], [[Tony D'Angelo]], [[Susanna Nicchiarelli]], [[Claudio Noce]] e [[Giuseppe Capotondi]].
 
Nel frattempo, solleva molta curiosità l'opera prima dell'attrice teatrale e televisiva [[Sabina Guzzanti]]. Nel [[2005]] presenta alla [[62ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia|Mostra del cinema]] di Venezia il film-documentario ''[[Viva Zapatero!]]''. L'opera, rivendicando con forza il diritto alla satira, denuncia i limiti di libertà d'espressione e informazione presenti in Italia, portando sullo schermo il contributo di molti intellettuali sia nazionali che esteri. Negli anni seguenti è autrice di altri due docufilm, anch'essi di spiccata denuncia sociale dal titolo ''[[Le ragioni dell'aragosta]]'' (2007) e ''[[Draquila - L'Italia che trema]]'' (2010).
Nel 2014 torna sugli schermi cinematografici con ''[[La trattativa]]'', film presentato alla [[71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia]], che presenta come argomento la "presunta" trattativa tra [[Stato]] e [[Mafia]], ipotizzata a seguito delle stragi dinamitarde dei primi anni novanta.<ref>{{cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/04/festival-di-venezia-la-trattativa-di-sabina-guzzanti-quattro-anni-per-fare-il-film/1081154/|titolo=Festival di Venezia, La Trattativa di Sabina Guzzanti: “Quattro anni per fare il film”|autore=Davide Turrini|editore=''[[il Fatto Quotidiano]]''|data=4 agosto 2014|accesso=4 agosto 2014}}</ref>
Infine, nel 2010, desta sorpresa il debutto cinematografico di [[Ascanio Celestini]], che grazie al film ''[[La pecora nera (film 2010)|La pecora nera]]'', dirige un surreale spaccato sul mondo delle malattie mentali, non senza una velata critica all'inadeguatezza delle strutture ospedaliere. Al lungometraggio partecipano, oltre al regista, gli attori [[Giorgio Tirabassi]] e [[Maya Sansa]].
 
[[File:Yuppies - Christian De Sica e Massimo Boldi.jpg|thumb|sinistra|[[Christian De Sica]] e [[Massimo Boldi]], coppia che, tra gli [[Anni 1990|anni novanta]] e [[Anni 2000|duemila]], porterà al successo la serie dei [[Cine-panettone|cine-panettoni]]]]
Un caso peculiare di cinema alternativo rappresenta l'esperienza del cineasta milanese [[Michelangelo Frammartino]] che a partire dal film ''Il dono'' (2003) ricostruisce percorsi narrativi pregni di realismo poetico, dando grande rilevanza all'ambiente scenico; ciò diviene ancora più evidente nel successivo ''[[Le quattro volte]]'' (2010). Contemporaneamente conosce i favori della critica il primo lungometraggio del regista romano [[Francesco Munzi]], dal titolo ''[[Saimir]]'' (2004). Il film, presentato nella sezione Orizzonti della [[61ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia|Mostra del cinema di Venezia]], riceve una menzione speciale per la miglior ''Opera prima'', regalando all'autore un [[Nastro d'argento al miglior regista esordiente]]. Raccoglie un nuovo consenso critico con il seguente ''[[Il resto della notte]]'' (2008), presentato nella [[Quinzaine des Réalisateurs]] del [[Festival di Cannes 2008|Festival di Cannes]].
 
Nell'ambito del cinema comico oltre alle commedie del regista [[Carlo Verdone]], ottiene un grande successo popolare il trio comico [[Aldo, Giovanni & Giacomo]], autori e interpreti di film come ''[[Tre uomini e una gamba]]'' (1997), ''[[Così è la vita (film 1998)|Così è la vita]]'' (1998), ''[[Chiedimi se sono felice]]'' (2000) e ''[[Tu la conosci Claudia?]]'' (2004), tutti diretti dal regista [[Massimo Venier]]. Seguono ''[[Il cosmo sul comò]]'' (2008), ''[[La banda dei Babbi Natale]]'' (2010) e ''[[Il ricco, il povero e il maggiordomo]]'' (2014). Lo stesso [[Roberto Benigni]] torna al cinema con il controverso ''[[Pinocchio (film 2002)|Pinocchio]]'' (2002), seguito da ''[[La tigre e la neve]]'' (2005), che vede la partecipazione dell'attore francese [[Jean Reno]]. Parimenti, tra gli anni novanta e duemila, conoscono consenso le pellicole dell'attore [[Antonio Albanese]], del regista toscano [[Giovanni Veronesi]], di [[Massimo Ceccherini]] (già spalla di [[Leonardo Pieraccioni]]) e a seguire dell'interprete e regista teatrale [[Vincenzo Salemme]].
 
Sempre sul fronte del cinema comico si confermano campioni di incassi i cosiddetti ''[[cine-panettone|cine-panettoni]]'', così chiamati per l'annuale distribuzione nelle sale durante il periodo natalizio. Tale filone è costantemente interpretato dal popolare duo comico formato da [[Massimo Boldi]] e [[Christian De Sica]] (poi separatisi) e diretti da registi specialisti come [[Neri Parenti]] e [[Carlo Vanzina]]. I cinepanettoni si presentano come film dal carattere nazionalpopolare che descrivono senza alcuna pretesa narrativa le disavventure di vari personaggi all'interno di spazi esotici, spesso adibiti a luoghi di vacanza. Oltre a Boldi e De Sica e vari caratteristi come [[Enzo Salvi]] e [[Biagio Izzo]], compaiono nel cast i divi televisivi del momento che interagiscono con i protagonisti sviluppando gag perlopiù grossolane e stiracchiate. Nonostante tali pellicole siano spesso accusate di banalità, se non addirittura di volgarità, hanno conosciuto presso il pubblico, a contrario, un vasto e duraturo successo.
 
===Il filone adolescenziale===
A partire dal 2004 trovano consenso presso il pubblico alcuni film sentimentali dal carattere adolescenziale, molti dei quali tratti dai romanzi di [[Federico Moccia]] come ''[[Tre metri sopra il cielo (film)|Tre metri sopra il cielo]]'' (2004), ''[[Ho voglia di te (film)|Ho voglia di te]]'' (2007), ''[[Scusa ma ti chiamo amore (film)|Scusa ma ti chiamo amore]]'' (2008) e il sequel ''[[Scusa ma ti voglio sposare (film)|Scusa ma ti voglio sposare]]'' (2010), entrambi interpretati dall'attore [[Raoul Bova]]. Dello stesso tenore risultano i lungometraggi: ''[[Che ne sarà di noi]]'' (2004) , ''[[Parlami d'amore (film 2008)|Parlami d'amore]]'' (2008), ''[[Melissa P. (film)|Melissa P.]]'' (2008) - tratto dal [[romanzo]] ''[[Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire]]'', dell'autrice [[Melissa Panarello]] - e ''[[Iago (film)|Iago]]'', distribuito nelle sale nel 2009.
Accanto a questi sono state realizzate varie commedie sempre a carattere giovanile come ''[[Notte prima degli esami]]'' (2006), ''[[Notte prima degli esami - Oggi]]'' (2007) - per la regia di [[Fausto Brizzi]] - e a seguire ''[[Come tu mi vuoi (film 2007)|Come tu mi vuoi]]'' (2007) e ''[[Questa notte è ancora nostra]]'' (2007). Vicine alle suddette tematiche sono ancora le pellicole: ''[[Immaturi]]'' (2011) e ''[[Immaturi - Il viaggio]]'' (2012), con [[Raoul Bova]], [[Barbara Bobulova]], [[Luca Bizzarri]] e [[Paolo Kessisoglu]].
I seguenti film se da un lato risultano operazioni squisitamente commerciali, dall'altro hanno avuto il merito di aver riavvicinato un pubblico (quello degli adolescenti) a film esclusivamente italiani e di aver lanciato nuovi attori come [[Riccardo Scamarcio]], [[Nicolas Vaporidis]], [[Laura Chiatti]], [[Violante Placido]], [[Silvio Muccino]], [[Cristiana Capotondi]] e [[Carolina Crescentini]].
 
Maggior consenso critico riceve [[Gabriele Muccino]], regista molto legato a tematiche giovanilistiche e familiari. I suoi maggiori successi sono ''[[Come te nessuno mai]]'' (1999), ''[[L'ultimo bacio]]'' (2001), con [[Stefano Accorsi]] e [[Martina Stella]] (di cui viene girato un [[remake]] americano dal titolo ''[[The Last Kiss (film)|The Last Kiss]]''), ''[[Ricordati di me]]'' (2003), e ''[[Baciami ancora]]'' (2010). Muccino è stato chiamato, in conseguenza del successo ottenuto, a lavorare negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] dove ha diretto film come ''[[La ricerca della felicità]]'' (2006) e ''[[Sette anime]]'' (2008) entrambi interpretati da [[Will Smith]].
 
In polemica con questo tipo di cinema, [[Quentin Tarantino]], durante un'intervista del [[2007]], afferma: «Le pellicole italiane che ho visto negli ultimi tre anni sembrano tutte uguali, non fanno che parlare di: ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali. Che cosa è successo? Ho amato così tanto il cinema italiano degli anni sessanta e settanta e alcuni film degli anni ottanta, e ora sento che è tutto finito. Una vera tragedia».<ref>{{Cita web|url=http://www.ilpost.it/2012/11/20/tarantino-cinema-italiano/|titolo=Tarantino sul cinema italiano|editore=Spietati.it|accesso=26 maggio 2015}}</ref>
Le dichiarazioni di Tarantino hanno avuto molta eco, sollevando reazioni contrastanti. Una parte della critica ha difeso il cinema italiano da un giudizio ritenuto troppo ingiusto, un'altra ha sottolineato l'importanza di mettere in pratica le parole del regista affinché il cinema italiano torni a essere maggiormente competitivo sia nel mercato nazionale che in quello internazionale, puntando, in particolar modo, sulla rinascita di un nuovo cinema di genere.
 
==Gli anni dieci==
[[File:Paolo Taviani and Vittorio Storaro.jpg|miniatura|sinistra|Sopra [[Paolo Taviani]] col direttore della fotografia [[Vittorio Storaro]]]]
Nei primi anni dieci una profonda crisi economica colpisce molti settori industriali tra cui quello cinematografico. Secondo i dati presentati dalla Direzione generale per il Cinema del Ministero e dai produttori dell’Anica (per l'anno solare 2012), gli spettatori presenti in sala, rispetto al 2011, calano inesorabilmente del 10%, con ulteriore decremento del 5% nel primo trimestre del 2013. Sul versante produttivo i vari investimenti pubblici a sostegno del cinema divengono sempre più precari, passando dai 71 milioni del 2008 agli appena 24,4 milioni del 2012. In questo clima di ampia [[recessione]] economica, nello stesso 2012, vengono comunque prodotti 166 film di nazionalità italiana, facendo registrate, nonostante tutto, un incremento produttivo dell’1,07%.<ref>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2013/04/16/spettacoli/cinema-calano-gli-incassi-cresce-la-produzione-2FIIwS7m0DxQchlipOWSXK/pagina.html|titolo=Cinema, calano gli incassi cresce la produzione|accesso=03 luglio 2015}}</ref>
Tuttavia, a fronte di tale crisi, il cinema italiano torna a conoscere successi internazionali. Il [[2012]] si apre con la vittoria dei [[Fratelli Taviani]] al [[Festival di Berlino]] che conquistano l'[[Orso d'oro]] con il film ''[[Cesare deve morire]]''. L'opera (girata con la tecnica della ''docu-fiction'') è ambientata all'interno del carcere di [[Rebibbia]] e interpretata dagli stessi detenuti che mettono in scena il ''[[Giulio Cesare]]'' di [[William Shakespeare]]. A maggio dello stesso anno, al [[Festival di Cannes]], [[Matteo Garrone]] vince per la seconda volta il ''Grand Prix della giuria'' con la pellicola ''[[Reality (film)|Reality]]'', film di denuncia sull'influenza altamente negativa che i [[reality show]] hanno sulla gente comune. Entrambi i lungometraggi, a fronte del grande successo di critica, ottengono a contrario bassi riscontri al botteghino.
 
A settembre è la volta di [[Emanuele Crialese]], che grazie al film ''[[Terraferma]]'', con [[Donatella Finocchiaro]] e [[Beppe Fiorello]], si aggiudica il gran premio della giuria al [[Festival di Venezia]].
Acclamato da gran parte della critica è il dramma risorgimentale ''[[Noi credevamo]]'' (2011), diretto dal regista [[Mario Martone]], che nel [[2014]] ottiene successo grazie al [[biopic]] sul poeta [[Giacomo Leopardi]] dal titolo ''[[Il giovane favoloso]]'', impersonato dall'attore [[Elio Germano]]. Riceve attenzione l'opera prima del regista [[Leonardo Di Costanzo]], denominata ''[[L'intervallo]]'' (2012). Il film viene presentato alla [[69ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia]] nella sezione ''Orizzonti''. Con la suddetta pellicola il cineasta campano vince il [[David di Donatello per il miglior regista esordiente]].
 
Nello stesso anno, provoca risonanza l'instant movie ''[[Diaz - Don't Clean Up This Blood]]'' dell'autore [[Daniele Vicari]], che si aggiudica nel 2012 il ''Premio speciale del pubblico'' al 62º [[Festival di Berlino|Festival internazionale del cinema di Berlino]]<ref>[http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/02/18/news/festival_di_berlino_a_diaz_di_vicari_secondo_posto_premio_del_pubblico-30112405/ "Diaz" conquista il Festival di Berlino. Al film sul G8 il Premio del pubblico]</ref> Il film ricostruisce con duro realismo i tragici [[fatti del G8 di Genova]] (avvenuti nel luglio del 2001), e in maniera rilevante la [[Fatti della scuola Diaz|violenta irruzione]] della [[Polizia di Stato]] nella scuola elementare Armando Diaz, pacificamente occupata da numerosi manifestanti, giornalisti e semplici civili. Stesse tematiche e atmosfere le si ritrovano nel film ''[[ACAB - All Cops Are Bastards]]'' (2012) di [[Stefano Sollima]], con interpreti [[Pierfrancesco Favino]] e [[Marco Giallini]]. Tra i vari autori emergenti del periodo troviamo: [[Edoardo Leo]], [[Massimiliano Bruno]], [[Francesco Bruni (sceneggiatore)|Francesco Bruni]], [[Andrea Segre]], [[Guido Lombardi]], [[Giorgia Farina]], [[Matteo Oleotto]], [[Sydney Sibilia]], [[Edoardo Falcone]], [[Andrea Jublin]] e [[Pierfrancesco Diliberto]] (in arte Pif), all'esordio nel film ''[[La mafia uccide solo d'estate]]'' (2013), che farà guadagnare all'artista un [[David di Donatello per il miglior regista esordiente]].
 
Gli anni dieci mantengono il cinema italiano sotto i riflettori internazionali. Un'altra riprova arriva nel settembre del 2013, con il film documentario ''[[Sacro GRA]]'', diretto dal regista [[Gianfranco Rosi (regista)|Gianfranco Rosi]], che si aggiudica il [[Leone d'oro]] al [[festival di Venezia]]. L'opera riprende, senza alcun commento esterno, scene di vita vissuta che si dispiegano a Roma lungo il [[Grande Raccordo Anulare]]. Il film, nato da un'idea del paesaggista e urbanista Nicolò Bassetti<ref>{{cita web|url=http://www.sacrogra.it/progetto.php|titolo=Il Progetto|editore=sacrogra.it|accesso=6 settembre 2014}}</ref>, è vagamente ispirato al romanzo ''[[Le città invisibili]]'' di [[Italo Calvino]].<ref name=yrh>{{cita web|lingua=en|autore=Deborah Young|titolo=Sacro GRA, Tales from Rome’s Ring Road (Sacro GRA): Venice Review|url=http://www.hollywoodreporter.com/review/sacro-gra-tales-rome-s-622256|editore=hollywoodreporter.com|data=5 settembre 2013|accesso=6 settembre 2014}}</ref><ref name=Variety>{{cita web|lingua=en|autore=Jay Weissberg|url=http://variety.com/2013/more/reviews/venice-film-review-sacro-gra-1200601049/|titolo=Venice Film Review: ‘Sacro GRA’|editore=variety.com|data=5 settembre 2013|accesso=6 settembre 2014}}</ref> Rosi ha impiegato due anni per le riprese e circa otto mesi per il [[montaggio]].<ref name=Variety />
 
[[File:Cast La Grande Bellezza Napolitano.jpg|miniatura|destra| Il Presidente [[Giorgio Napolitano]] riceve al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] il cast del film premio Oscar ''[[La grande bellezza]]'']]
Sulla scia di questo fortunato periodo, grande clamore internazionale suscita il film di [[Paolo Sorrentino]], ''[[La grande bellezza]]'', interpretato principalmente da [[Toni Servillo]] e da un nutrito cast di artisti come [[Sabrina Ferilli]], [[Carlo Verdone]] e [[Carlo Buccirosso]]. Presentato in concorso al [[Festival di Cannes]] del [[2013]], il film è una versione moderna de ''[[La dolce vita]]'' di Fellini, dove il regista filma con opulenza artistica una Roma assolata e quasi metafisica. La pellicola riscuote un buon successo di pubblico e ottiene numerosi riconoscimenti tanto che, nell'autunno del [[2013]], viene scelta come candidata all'[[Oscar al miglior film straniero]], riuscendo a entrare nella cinquina dei finalisti. Il 12 gennaio [[2014]] ''La grande bellezza'' ottiene un importante riconoscimento, vincendo il [[Premio Golden Globe|Golden Globe]] come ''Miglior film straniero'', seguito, Il 16 febbraio [[2014]], dal premio [[premi BAFTA 2014|BAFTA]]. Infine, il 2 marzo [[2014]], la pellicola si aggiudica l'[[Oscar al miglior film straniero]] (l'ultima vittoria italiana risaliva al [[1999]]).<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/speciali/cinema/oscar/edizione2014/2014/03/03/news/oscar_2014-80065778/|titolo=La grande bellezza" vince l'Oscar: con Sorrentino la statuetta torna in Italia|accesso=26 maggio 2015}}</ref>
 
Torna sulle scene [[Giuseppe Tornatore]] con il thriller-sentimentale ''[[La migliore offerta]]'' (2013). L'opera si aggiudica cinque [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] (tra cui miglior film e regia) e sei [[Nastri d'argento]]. Sempre nel 2013 il giovane regista [[Alberto Fasulo]] vince il [[Marc'Aurelio d'Oro per il miglior film]] al [[Festival di Roma]] per la pellicola ''[[Tir (film)|Tir]]''. Nello stesso periodo consegue riscontro critico ''[[Viva la libertà]]'' (2013), del regista [[Roberto Andò]], che si aggiudica il premio ''Cineuropa'' al Festival di Bruxelles. Un anno più tardi la regista toscana [[Alice Rohrwacher]] (sorella di [[Alba Rohrwacher]]) diviene la vera rivelazione del [[festival di Cannes]] con l'opera seconda ''[[Le meraviglie]]'', che le vale, nel maggio 2014, il gran premio della giuria. Con tale successo la Rohrwacher diviene la prima cineasta italiana ad aggiudicarsi l'ambito riconoscimento. Il suo esordio cinematografico avviene nel 2011, con il film ''[[Corpo celeste (film)|Corpo celeste]]'', (presentato nella [[Quinzaine des réalisateurs]] del [[Festival di Cannes]]), con cui si aggiudica il [[Nastro d'argento al miglior regista esordiente]].<ref>{{cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/24/festival-di-cannes-2014-le-meraviglie-di-alice-rohrwacher-vince-il-grand-prix/998841/|titolo=Cannes 2014, i vincitori.|accesso=26 maggio 2015}}</ref> Ottiene nuovi favori dalla critica il cineasta [[Francesco Munzi]], che grazie al suo terzo lungometraggio dal titolo ''[[Anime nere (film 2014)|Anime nere]]'' (incentrato sulle origini della [['ndrangheta]] calabrese), viene insignito, nel giugno del 2015, di nove [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]], tra cui miglior film e regia.
 
Grande consenso di pubblico ottengono le commedie del regista [[Luca Miniero]] (''[[Benvenuti al Sud]]'' del 2010 e il sequel ''[[Benvenuti al Nord]]'' del 2012), con [[Claudio Bisio]] e [[Alessandro Siani]] e in maniera maggiore le pellicole dell'interprete [[Checco Zalone]]. Il comico pugliese, dopo aver esordito in televisione, debutta sul grande schermo con due film diretti da [[Gennaro Nunziante]] : ''[[Cado dalle nubi]]'' del [[2009]] e ''[[Che bella giornata]]'', del [[2011]]. Quest'ultimo film, con oltre 40 milioni di euro d'incassi, diventa il lungometraggio italiano di maggior successo commerciale di sempre.<ref>{{cita web|url=http://trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/incassi-zalone-supera-i-40-milioni/399441|titolo=Incassi, Zalone supera i 40 milioni|accesso=26 maggio 2015}}</ref>
Il fortunato periodo del comico è confermato dalla pellicola successiva, ''[[Sole a catinelle]]'', sempre diretta da [[Gennaro Nunziante]], uscita nel [[2013]], che in appena diciotto giorni di programmazione riesce a superare gli incassi del film precedente.<ref>{{cita web|url=http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/supercinema/2013/notizia/checco-zalone-nuovo-record-sole-a-catinelle-il-piu-visto-di-sempre_2010216.shtml|titolo=Checco Zalone nuovo record: "Sole a catinelle" il più visto di sempre|accesso=26 maggio 2015}}</ref>
 
== Note ==
{{<references|auto}}/>
 
== Bibliografia ==
* G.P. Brunetta, ''Cent'anni di cinema italiano'', Laterza, Roma-Bari, 1995.
* C. Carabba, ''Il cinema del ventennio nero'', Vallecchi, Firenze, 1974.
* R. Chiti - E. Lancia, ''Dizionario del cinema italiano: I film'', Vol.1: Dal 1930 al 1944, e Vol 2: dal 1945 al 1992 Gremese, Roma, 1993.
* R. Chiti - E. Lancia - A. Orbicciani, R. Poppi, ''Dizionario del cinema italiano'': ''Le attrici'', Gremese, Roma, 1999.
* F. Di Giammatteo, ''Dizionario del cinema italiano'', Editori Riuniti, Roma, 1995.
* F. Faldini - G. Fofi, (a cura di), ''L'avventurosa storia del cinema italiano: 1933-1959'', Feltrinelli, Milano, 1979.
* F. Faldini - G. Fofi, ''Il cinema italiano d'oggi: 1970-1984'', Mondadori, Milano, 1984
* M. Giusti, ''Dizionario dei film italiani stracult'', Frassinelli, Milano, 2004.
* E. Lancia, ''Dizionario del cinema italiano: I film'', Vol.6: Dal 1990 al 2000. Gremese, Roma, 2001-2002.
* C. Lizzani, ''Il cinema italiano: Dalle origini agli anni Ottanta'', Editori Riuniti, Roma, 1992.
* R. Poppi, ''Dizionario del cinema italiano: I registi'', Dal 1930 ai giorni nostri, Gremese, Roma, 1993.
* F. Savio, ''Cinecittà anni Trenta'', Bulzoni, Roma, 1979.
* Salvatore Cianciabella (prefazione di Philip Zimbardo, nota introduttiva di Liliana De Curtis). ''Siamo uomini e caporali. Psicologia della dis-obbedienza''. Franco Angeli, 2014. ISBN 978-88-204-9248-9. Sito: www.siamouominiecaporali.it
* {{Cita libro|titolo=Dizionario dei film 2011|autore=[[Paolo Mereghetti]]|editore= B.G Dalai editore|anno= 2011|isbn=978-88-6073-626-0|cid=Paolo Mereghetti}}.
* {{Cita libro|titolo=Breve storia del cinema comico in Italia|autore=Enrico Giacovelli|editore= [[Edizioni Lindau|Lindau]]|anno= 2006|isbn=978-88-7180-595-5|cid=Enrico Giacovelli,Breve storia del cinema comico in Italia}}.
* {{Cita libro|titolo=La commedia all'italiana|autore=Enrico Giacovelli|editore= Lindau|anno= 1995|isbn=88-7605-873-7|cid=Enrico Giacovelli,La commedia all'italiana}}.
* Fernaldo Di Giammatteo, ''Dizionario del cinema - cento grandi film'', Edizioni Newton, Roma, 1995.
 
== Voci correlate ==
* [[Film italiani proposti per l'Oscar al miglior film straniero]]
* [[Film italiani premiati al Golden Globe per il miglior film straniero]]
* [[Film italiani di maggior incasso nella storia del cinema]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|etichetta=cinema italiano|q|q_preposizione=sul|commons=Category:CinemaLena of Italy|commons_preposizione=sulKatina}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{ThesaurusCollegamenti BNCFesterni}}
* [http://www.cinema.beniculturali.it/ Cinema nel sito ufficiale del ministero dei beni culturali];
* [http://www.italica.rai.it/cinema/index.htm Italica RAI - Momenti del cinema italiano];
* {{lingue|it|en}} [http://www.filmitalia.org/ Filmitalia];
* [http://www.activitaly.it/immaginicinema/index.htm ActivCinema, Rivista Attiva di Archeologia Cinematografica];
* [http://www.giusepperausa.it/storia_del_cinema_italiano_onl.html Storia del cinema italiano: gli anni quaranta];
* [http://www.cinemaitaliano.info CinemaItaliano.Info - Cinema italiano dal 2000 in poi];
* [http://www.movieplayer.it/film/archivio/?nazione=italia Tutti i film prodotti in Italia]: la guida ai film, al cinema e alle serie tv (su [[Movieplayer.it]]).
 
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