Abbigliamento nell'Alto Medioevo e Monte Canto: differenze tra le pagine

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[[File:CaedmonManuscriptPage46Illust.jpg|thumb|"[[Adamo ed Eva]]", ill. del [[manoscritto di Caedmon]], c. [[950]].]]
{{Montagna
La storia dell''''abbigliamento nell'Alto Medioevo''' europeo ([[400]]-[[1100]]) si connaturò in una lenta evoluzione stilistica che portò la [[Abbigliamento nell'antica Roma|moda romana]] ad incorporare elementi stilistici tipici della cultura degli [[Invasioni barbariche del V secolo|invasori barbari]] che, a partire dal [[V secolo]], occuparono l'[[Impero romano d'occidente]]: [[Franchi]], [[Goti]], [[Burgundi]], [[Sassoni]], [[Longobardi]]. Per un periodo piuttosto lungo si mantenne infatti viva una distinzione etnico-culturale che osteggiò lo sviluppo di una moda uniforme: i [[germani]] resterano legati al loro vestiario tradizionale là dove invece la popolazione dell'Impero, i c.d. "[[romanici]]", continuò a vestirsi secondo la moda romana. Le differenze più facilmente evidenziabili riguardavano la moda maschile: i germani indossavano corte [[tunica (abbigliamento)|tuniche]] (es. ''[[kyrtill]]'') con [[cintura]] e [[brache]] in vista, mentre i romani continuavano ad indossare la tunica lunga fino alle ginocchia (a volte alla caviglia). La moda religiosa poi diffusasi in [[Europa]] nel corso del [[Medioevo]] venne appunto definita in questo scorcio di secoli, ereditando stilemi tipicamente romani. Al volgere dell'[[Anno Mille]], le preesistenti differenze suntuarie si appianarono<ref>Piponnier F [e] Mane P (1997), ''Dress in the Middle Ages'', [[Yale University Press]], ISBN 0-300-06906-5, pp. 114-115</ref>, portando alla codifica di uno stile uniforme contraddistinto però, per quanto riguarda la moda maschile, dal persistere di due tipologie di "standard": tunica corta per uomo di bassa estrazione sociale e tunica lunga per il membro delle ''élite''<ref name="BOU">Boucher, François (1966), ''20,000 Years of Fashion'', Harry Abrams, pp. 164-172.</ref>.
|nomemontagna = Monte Canto
|immagine = Monte Canto.jpg
|image_text = Il monte Canto visto dalla vetta del [[Monte Linzone|Linzone]]
|sigla_paese = ITA
|div_amm_1 = {{IT-LOM}}
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|catenamontuosa = Colline bergamasche
|latitudine_d = 45.722300
|longitudine_d = 9.487086
|altrinomi =
}}
Il '''monte Canto''' è un monte isolato, sito in [[Lombardia]], in [[provincia di Bergamo]]. È un ''monte orfano,'' in quanto staccato dalla catena delle [[Prealpi bergamasche]], dalla quale è separato dalla [[valle San Martino]] di cui fanno parte [[Pontida]] e [[Cisano Bergamasco|Cisano]]. È il primo rilievo montuoso che si incontra risalendo dalla [[pianura Padana]], la sponda orientale del fiume [[Adda]].
 
== Caratteristiche ==
Molti aspetti del vestiario alto-medievale restano ad oggi sconosciuti. Ciò in ragione del fatto che le fonti, soprattutto quelle [[archeologiche]], sono scarse o difficilmente interpretabili<ref>Piponnier F, Nockert M, Di Flumeri Vatielli G (1991), ''Abbibliamento'', in ''Enciclopedia dell'Arte Medievale'', [[Istituto dell'Enciclopedia Italiana|Treccani]], v. I - "Ben pochi sono gli abiti medievali che si sono conservati integri e ancora più rari i corredi, come quello ritrovato in una sepoltura reale a Las Huelgas in Spagna. Nella maggior parte dei casi le sepolture e i ritrovamenti nei centri abitati forniscono agli archeologi solo frammenti di tessuti, di cuoio, o di accessori metallici, testimonianze tuttavia preziose sulle materie prime usate per realizzare gli abiti e sulle decorazioni metalliche e la loro diffusione; gli scavi urbani nell'Europa settentrionale hanno spesso portato in luce calzature in cuoio, che permettono studi approfonditi nel settore."</ref>. Le informazioni tramandate ai posteri riguardano principalmente il vestiario delle classi sociali più alte, i cui membri venivano [[inumazione|inumati]] vestiti con tanto di corredo funebre (almeno sino al persistere di usanze pagane presso le popolazioni europee<ref name="POW">Piponnier-Mane, ''Op. Cit.'', pp. 10-11.</ref>).
Il monte Canto è composto prevalentemente da [[Arenaria|arenarie]] e da [[conglomerato (roccia)|conglomerato]]. È ricoperto in gran parte da boschi e [[castagneti]], specie sul versante settentrionale, mentre su quello meridionale vi sono coltivi e alcuni [[vigneto|vigneti]]. Il monte Canto appartiene amministrativamente ai seguenti [[comune|comuni]]: (da sud e in senso antiorario) [[Carvico]], [[Sotto il Monte Giovanni XXIII]], [[Mapello]], [[Ambivere]], [[Pontida]], [[Cisano Bergamasco]], [[Villa d'Adda]].
 
Il punto più elevato del monte è a quota 667 {{m s.l.m.}} sul confine tra Carvico e Pontida. Appena sotto la sommità della vetta, a 644 {{m s.l.m.}}, vi è un antico villaggio, chiamato ''Canto'', quasi completamente abbandonato e raggiungibile, da Pontida, con una strada sterrata privata.
== Materiali ==
[[File:Shroud of Charlemagne manufactured in Constantinople 814.jpg|thumb|Il c.d. "Sudario di Carlomagno", sontuoso esempio di [[seta bizantina|manifattura serica bizantina]] in possesso dell'[[Carlo Magno|imperatore franco]]. - [[Museo nazionale del Medioevo]] ([[Parigi]]).]]
[[File:Sutton.Hoo.ShoulderClasp2.RobRoy.jpg|thumb|Sontuosa [[fibbia]] da spalla anglosassone dal sito di [[Sutton Hoo]] - [[VII secolo]].]]
La scarsezza delle fonti non permette di ipotizzare in modo attendibile taglio e materiale del vestiario utilizzato dalle classi europee povere durante il periodo altomedievale<ref name="POW"/>. Le ''[[Élite (sociologia)|élite]]'' dominanti prediligevano materiali sontuosi, importanti dalle terre anticamente occupate dall'[[impero romano d'oriente]] ed a quel tempo divise tra i [[bizantini]] e gli [[storia dell'Islam|arabi]]: la [[seta]] (fond. in questo senso la [[seta bizantina|produzione costantinopolitana]]) ed il [[tessuto di cotone|cotone]]. I ricchi utilizzavano comunque anche lana colorata e lino sbiancati di produzione europea. La maggior parte delle persone probabilmente indossavano solo lana/lino non colorato e pelle/pelliccia di animali cacciati a livello locale.
 
Il monte Canto è la meta ideale per passeggiate ed escursioni anche in bicicletta, con numerosi itinerari segnati, che partono da ognuno dei centri abitati che lo circondano. Dal monte Canto nascono alcuni [[torrente|torrenti]] appartenenti al bacino del [[Brembo (fiume)|Brembo]]: il [[Dordo]], dal versante settentrionale, ed il [[Buliga]], dal versante meridionale.
Seppur l'[[iconografia]] del tempo non permetta di rilevarlo, le [[archeologia|prove archeologiche]] dimostrano che i tessuti altomedievali erano riccamente decorati a [[ricamo]] e spesso ottenuti con tecniche di [[tessitura]] particolarmente complesse e ricercate<ref>Owen-Crocker GR (2004), ''Dress in Anglo-Saxon England'', ed. rivista, Boydell Press, ISBN 1-84383-081-7, pp. 309-315.</ref><ref name="Norse">Østergård, Else (2004), ''Woven into the Earth: Textiles from Norse Greenland'', Aarhus University Press.</ref>. Una solida tradizione sartoriale è attestata per gli Anglosassoni: v. ''[[Opus anglicanum]]''. Ben testimoniata dall'iconografia e dalle fonti (es. [[Paolo Diacono]]<ref name="DIA">[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', IV 22.</ref>) è invece l'usanza di decorare gli abiti con bande e frange di tessuto differente (es. seta).
 
Sempre l'archeologia ha permesso di evincere la grande importanza data dalla società alto-medievale europea all''''[[Scultura altomedievale|oreficeria]]'''.<br>
L'uso di accessori "trasportabili" in [[metallo]] (per le [[arma bianca|armi]], il [[mantello (indumento)|mantello]], l'[[armatura]] e/o i [[finimenti]] del destriero), pratica figlia di una cultura ancora profondamente intrisa di [[nomadismo]] barbarico, era infatti la principale indicazione dello ''status'' sociale elevato dell'uomo altomedievale<ref>Celeberrimo l'esempio della c.d. "Armatura di Teodorico", un [[oreficeria|insieme orafo]] di ornamenti in oro e [[almandini]] (probabilmente una [[barda]] e non un'[[armatura]]) rinvenuto nel 1854 non lontano dal [[Mausoleo di Teodorico]] e trafugato nel [[1924]] dal [[Museo nazionale di Ravenna]] - il caso, irrisolto, funse da ispirazione al [[romanzo]] ''La corazza di Teoderico'' (a. [[2014]]) di I.L. Federson.</ref>. Di alcune culture romano-barbariche, ad es. i [[Burgundi]], possediamo non a caso solo testimonianze materiali di tipo orafo<ref name="BUR">AAVV (1964), ''Le Muse : enciclopedia di tutte le arti'', Novara, [[De Agostini]], v. II, p. 491 - La produzione burgunda si incentrò sull'oggettistica di argento intarsiata con fili in metallo e pietre, sovrastata dalle immancabili fibule e talvolta presentante simboli cristiani. Le gioiellerie più attive sono state rintracciate proprio nella zona della capitale del regno, svelando numerosi esemplari di fibule circolari, mosaici di pietre, vassoi, calici decorati con temi geometrici e monete raffiguranti importanti personaggi burgundi.</ref>.<br>
Non dobbiamo poi dimenticare che per tutto l'Alto Medioevo il possesso dell'arma in metallo, primariamente il coltello multiuso del tipo ''[[scramasax]]'' portato in bella mostra alla cintura, era fondamentale distintivo dello stato di "uomo libero".<br>
I gioielli più superbi erano solitamente le [[spilla|spille]] per il mantello. La "Fibbia di Sutton Hoo" e la "[[Fibula di Tara]]" sono due degli esempi più famosi di gioielleria maschile [[isole britanniche|britannica]] del periodo. Non mancavano però anche fibbie, borse, accessori per le armi (il [[balteo]] ed il [[fodero]] per la spada), collane e medaglioni di varia foggia (es. i [[bratteati]]). In [[Francia]], oltre trecento api d'oro e gioielli (in origine forse suppellettili da appendere al mantello<ref>[http://penelope.uchicago.edu/hydrionoframes/bees.html A Note on Childeric's Bees]</ref>) sono state trovate nella tomba del re [[merovingi]]o [[Childerico I]] (morto [[481]]).
 
== Abbigliamento maschile ==
[[File:Thorsberg Trousers.jpg|thumb|Pantaloni germanici ([[IV secolo]]) avvolgenti il piede, rinvenuti nella [[brughiera di Thorsberg]].]]
[[File:StuttgartPsalter 7v detail.jpg|thumb|Guerrieri franchi con tuniche corte bordate e pantaloni/gambali - ill. dal "Salterio di Stuttgart", f. 7v (ca. [[830]]).]]
[[File:Meister des Lothar-Evangeliars 001.jpg|thumb|[[Lotario I]] vestito con una lunga tunica azzurra di gusto romano coperta da un lungo mantello rosso, c. [[850]].]]
[[File:Otton II et Théophano.JPG|thumb|La coppia imperiale [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]]-[[Teofano (imperatrice del Sacro Romano Impero)|Teofano]] in [[Abbigliamento bizantino|abiti bizantini]] - bassorilievo su [[avorio]] (ca. [[983]]) - Museo nazionale del Medioevo (Parigi).]]
L'indumento maschile primario era la [[tunica (abbigliamento)|tunica]], generalmente ottenuta da un unico taglio di stoffa con un busco per il collo sulla linea di piegatura e delle maniche attaccate. I ricchi prediligevano tuniche molto lunghe, per poter ostentare il dispendio di materiale, realizzate in stoffe pregiate (es. seta) e molto colorate. Le classi meno abbienti ed i guerrieri, portavano tuniche lunghe massimo sino al ginocchio. La tunica era chiusa in vita da una cintura, in pellame o stoffa più robusta. In ragione dell'asprezza del clima, potevano essere indossate due tuniche: una più leggera, a contatto con il corpo, ed una più pesante. In questo caso, la sotto-tunica era solitamente più lunga, anche di maniche, per poter essere visibile ed ostentare, una volta ancora, la ricchezza del portatore che poteva permettersi due capi di vestiario. Nell'Europa Settentrionale ed in [[Scandinavia]], le popolazioni germaniche ricorrevano una particolare tipologia di tunica-[[soprabito]], il c.d. ''[[kyrtill]]'', sciancrata sui fianchi ed aprentesi in una gonnella nella parte terminale.<br>
L'uso dei [[pantaloni]] risentiva di considerazioni climatiche: aderenti (spesso avvolgenti i piedi) nei paesi più freddi e via via più larghi, sino a sparire del tutto, nei paesi più caldi. Erano utilizzati sia i [[leggings|gambali]], ottenuti avvolgendo la gamba con strisce di stoffa (di colore bianco per i [[Longobardi]]<ref>[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', I 23.</ref>) poi chiuse da lunghi lacci (presumibilmente di cuoio), fors'anche portati insieme a pantaloni larghi, sia le [[calze]] strette. Il ricorso da parte dei romani ai "barbari"<ref>Lever, James (1995), ''Costume and Fashion : A concise story'', Thames and Hudson, p. 50.</ref> pantaloni (lat. ''braccae'') (pratica avviata nel [[III secolo]]<ref>Payne, Blanche (1965), ''History of Costume'', Harper & Row, p. 90.</ref> dai [[legionario romano|legionari]] d'istanza nelle [[Provincia imperiale|province]] più settentrionali dell'Impero: es. [[Germania (provincia romana)|Germania]]) costituisce appunto il più evidente esempio della ''contaminatio'' suntuaria in corso in Europa nel periodo.<br>
L'indumento principe per garantire maggior protezione contro i rigori dell'inverno era ancora il [[mantello (indumento)|mantello]]. I [[Franchi]] utilizzavano ancora il tipico mantello germanico in lana grezza (c.d. "''saie''")<ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], [http://www.thelatinlibrary.com/tacitus/tac.ger.shtml#17]''[[De origine et situ Germanorum]]'' 17.</ref>, lungo a malapena fino alla vita e fissato da una [[fibbia]] alla spalla sinistra (per lasciare il braccio destro libero di maneggiare la [[spada vichinga|spada]]), affacco dissimile dal ''[[sagum]]'' dei legionari romani. Presso i [[Gaeli]] di [[Scozia]] e [[Irlanda]] era ancora in uso il lungo mantello policromo (c.d. ''[[tartan]]'', chiamato "''versicolor sagulum''" da [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]<ref>Tacito, [http://www.thelatinlibrary.com/tacitus/tac.hist2.shtml#20]''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]'' II, 20.</ref>) da cui avrebbe avuto origine il ''[[kilt|plaid]]''.<br>
La foggia della fibbia da mantello variava tra le diverse popolazioni: i Franchi prediligevano la [[fibula (spilla)|fibula]], gli [[Anglosassoni]] le spille di forma rotonda, come i Burgundi<ref name="BUR"/>, mentre i Gaeli restavano fedeli alla fibula "''[[penannular]]''" tipica dei [[Celti]]<ref>Laing LR (1975), ''The archaeology of late Celtic Britain and Ireland, c. 400–1200 AD'', Taylor & Francis, ISBN 978-0-416-82360-8.</ref>. Si trattava sempre di manufatti quanto più pregiati possibile, veri e propri gioielli nel caso di fibule appartenute ai sovrani: es. "Fibula di Tara" o "Fibula di Hunterston".<br>
I copricapi più diffusi erano il [[capperone]] germanico, un cappuccio collegato a degli spallacci, per proteggersi dal freddo e dalle intemperie ed il cappello romano di paglia a tese larghe per proteggersi dal caldo.<br>
Le scarpe, non sempre indossate dai più poveri che, specialmente nei climi caldi, giravano scalzi, erano semplici suole di cuoio i cui lati venivano ripiegati sul collo del piede e assicurati l'uno all'altro dalle stringhe (c.d. "''[[turnshoe]]''")<ref>Owen-Crocker, ''Op. Cit.'', p. 123.</ref>, lasciando conseguentemente scoperta parte del piedo stesso: la "scarpa longobarda" era aperta fino all'[[alluce]]<ref name="DIA"/>.
 
Una preziosa testimonianza scritta sulla moda maschile franca del [[VIII secolo]] ci viene fornita dalla ''[[Vita et gesta Caroli Magni]]'' di [[Eginardo]]:
{{citazione|[[Carlo Magno]] vestiva alla maniera del suo popolo, i Franchi. A contatto della pelle metteva una camicia e cosciali di lino, poi una tunica con orlo di seta e calzoni e chiudeva polpacci e piedi in fasce e calzari; d’inverno teneva petto e spalle protetti da una pelliccia di lontra o di altri animali. Portava un mantello azzurro ed era sempre cinto con una daga, con elsa e bandoliera d'oro o d'argento; talvolta aveva anche una spada ornata di gemme ma questo soltanto nelle occasioni solenni o quando venivano ambasciatori dall'Estero. Gli abiti di foggia straniera, anche i più belli, non gli piacevano e non sopportava di indossarli. Soltanto a Roma vestì una tunica lunga, una [[clamide]], e anche dei calzari di foggia romana; ciò avvenne una prima volta su richiesta di [[Papa Adriano I|Papa Adriano]] e una seconda volta per preghiera del suo successore [[Papa Leone III|Leone]]. Nelle occasioni solenni si presentava in pubblico con una veste intessuta d’oro, dei calzari ornati di gemme e una fibbia d'oro a chiudere il mantello, e portava anche una corona decorata con oro e gemme; ma nei giorni normali il suo abbigliamento non era molto diverso da quello della gente comune.|[[Eginardo]], ''[[Vita et gesta Caroli Magni]]'', 23|Vestitu patrio, id est Francico, utebatur. Ad corpus camisam lineam, et feminalibus lineis induebatur, deinde tunicam, quae limbo serico ambiebatur, et tibialia; tum fasciolis crura et pedes calciamentis constringebat et ex pellibus lutrinis vel murinis thorace confecto umeros ac pectus hieme muniebat, sago veneto amictus et gladio semper accinctus, cuius capulus ac balteus aut aureus aut argenteus erat. Aliquoties et gemmato ense utebatur, quod tamen nonnisi in praecipuis festivitatibus vel si quando exterarum gentium legati venissent. Peregrina vero indumenta, quamvis pulcherrima, respuebat nec umquam eis indui patiebatur, excepto quod Romae semel Hadriano pontifice petente et iterum Leone successore eius supplicante longa tunica et clamide amictus, calceis quoque Romano more formatis induebatur. In festivitatibus veste auro texta et calciamentis gemmatis et fibula aurea sagum adstringente, diademate quoque ex auro et gemmis ornatus incedebat. Aliis autem diebus habitus eius parum a communi ac plebeio abhorrebat.|lingua=la}}
 
Il testo di Eginardo è doppiamente utili in quanto ci fornisce anche indicazioni precise circa lo "scarno" vestiario rituale di Carlo Magno, a quel tempo il più importante dei sovrani romano-barbarici d'Europa. L'abbigliamento rituale riportatoci dalle fonti archeologiche per i sovrani anglosassoni del periodo è sostanzialmente lo stesso: tuniche, branche, gambali e mantelli ornati da fibule ed oreficeria varia<ref>Planché, James Robinson (1879), ''A Cyclopaedia of Costume Or Dictionary of Dress, Including Notices of Contemporaneous Fashions on the Continent: A general chronological history of the costumes of the principal countries of Europe, from the commencement of the Christian era to the accession of George the Third'', Londra, [[Chatto & Windus]], p. 36: "gold and silver chains and crosses, bracelets of gold, silver or ivory, golden and jeweled belts, strings of amber and other beads, rings, brooches, [and] buckles".</ref>.<br>
Solo nel corso del [[X secolo]], i sovrani europei, anzitutto i Sacri Romani Imperatori, arricchirono il loro guardaroba con opulenti paramenti d'ispirazione bizantina: vesti trapuntate d'oro e gioielli. Il processo giunse a piena maturazione al tempo degli [[Dinastia ottoniana|Ottoni]], complice il matrimonio tra l'imperatore germanico [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]] e la principessa bizantina [[Teofano (imperatrice del Sacro Romano Impero)|Teofano]]: i due sposi vengono raffigurati con paludamenti regali costantinopolitani su di una tavola d'[[avorio]] oggi al [[Museo nazionale del Medioevo]] di [[Parigi]].
 
== Abbigliamento ecclesiastico ==
Durante il Periodo delle Migrazioni, il vestiario del clero europeo non differiva affatto dal vestiario della popolazione laica dell'Impero Romano Occidentale. Nel corso dell'Alto Medioevo, mentre il vestiario dei laici si contaminava di elementi germanici, quello degli ecclesiastici restava legato al vecchio modello romano e lo sviluppava, diversificando vestiario e paramenti per i vari ranghi della classe sacerdotale ([[casula]], [[piviale]], [[pallio (cattolicesimo)|pallio]], [[stola (liturgia)|stola]], [[manipolo (cattolicesimo)|manipolo]], [[dalmatica]]) con specifiche e severe prescrizioni su chi potesse indossare cosa e quando. Questi paramenti sacrali sono oggi parte integrante della liturgia nel [[Cattolicesimo romano]] e nel [[Cristianesimo ortodosso]].<br>
L'enorme ricchezza ammassata dalle chiese e dai monasteri permetteva inoltra ai religiosi di permettersi vesti riccamente decorate da materiale prezioso e ricami e/o ottenute con pregiati tessuti come la seta.<br>
Il clero secolare disponeva anche di una tunica chiara, stretta in vita da una cintura a corda, da indossare "fuori servizio"<ref>Piponnier-Mane, ''Op. Cit.'', p. 114.</ref>. I monaci, invece, indossavano il [[saio]], derivato dal ''sagum'' dei militari, o la [[cocolla]]. I religiosi che potevano permettersi un mantello lo portavano chiuso da una fibula/spilla sul petto, non sulla spalla come i laici, poiché non dovevano poter imbracciare la spada. Gli alti prelati portavano come segno distintivo un [[pastorale (liturgia)|pastorale]] riccamente decorato<ref>Planché, ''Op. Cit.'', p. 83.</ref>.
 
Nei primi secoli del medioevo esistevano due tipologie di [[tonsura]]: quella romana (sommità del cranio rasato) e quella [[Cristianesimo celtico|celtica]]<ref>McCarthy, Daniel (2003), ''On the Shape of the Insular Tonsure'', in ''Celtica'', 24: 140–167, p. 140.</ref> (processo frontale rasato, da orecchio a orecchio). In Inghilterra, la scelta venne disciplinata in favore della tonsura romana al tempo del [[Sinodo di Whitby]] ([[VII secolo]]).
 
== Abbigliamento femminile ==
[[File:Early Medieval woman.jpg|thumb|Donna dell'Alto Medioevo - ill. di Percy Anderson in (1906), ''Costume Fanciful, Historical and Theatrical''.]]
Durante il Periodo delle Migrazioni, le donne portavano una veste simile al [[peplo]]<ref name="O36">Owen-Crocker, ''Op. Cit.'', p. 36.</ref>, di lunghezza variabile (alcune pietre tombali anglo-sassoni presentano modelli poco più lunghi del tronco<ref>Wylie, WM (1852), ''Fairford Graves'', Oxford, John Henry Parker, p. 23.</ref>), fermata alla spalla da una fibula<ref>Owen-Crocker, ''Op. Cit.'', p. 42.</ref>, ed una sotto-veste di lana di lunghezza variabile.<br>
L'abbigliamento femminile standard nell'Alto Medioevo propriamente detto è una lunga veste manicata di lana con scollatura verticale frontale, solitamente dotata di lacci come un [[corpetto]] (quanto meno per le donne in età d'[[allattamento]]). I bordi e gli orli, per le donne d'alto rango, potevano essere riccamente decorati da ricami (es. in ''opus anglicanum''). Sotto alla veste venivano presumibilmente indossate delle calze di lunghezza variabile (tenendo comunque conto del fatto che la lunghezza della veste le avrebbe quasi interamente coperte) ed una sotto-veste parimenti manicata più lunga della sopra-veste<ref>Owen-Crocker, ''Op. Cit.'', p. 61.</ref> per le medesime ragioni evidenziate nell'abbigliamento maschile. In ragione del freddo e delle intemperie, erano poi certamente in uso cappe e/o mantelle. Si ritiene però che la pelliccia non fosse ostentata dalla donna alto-medievale ma utilizzata per foderature anche a mo' di panciotto.<br>
Con il diffondersi del cristianesimo, le donne sposate iniziarono a coprire i capelli in pubblico con fazzolettoni, cappucci e mantelline<ref>Brooke, Iris (2000), ''English Costume from the Early Middle Ages through the Sixteenth Century'', Mineola (NY), Dover Publications Inc., ISBN 0-486-41238-5, p. 14.</ref>, gettando le basi per lo sviluppo successivo del [[soggolo]]. L'uso della fibula resta ampiamente diffuso e testimoniato ma, differentemente dagli uomini, le donne, anche di alto celto sociale, non portano fibule/spille particolarmente sfarzose ed appariscenti<ref name="O36"/>.
 
== Varianti regionali==
Rispetto all'Europa continentale, l'[[Mar Mediterraneo|areale mediterraneo]] (i.e. Italia, [[Occitania]], Spagna) fu caratterizzato dal persistere di una forte impronta suntuaria tardo-romana, fenomeno cui concorse l'aggressiva politica di ''[[renovatio imperii]]'' promossa dall'Impero Bizantino sin dai tempi di [[Giustiniano I]].<br>
In '''Italia''', la presenza, sino all'VIII secolo inoltrato, di forti [[enclave]] bizantine ([[Ducato romano|Roma]], [[Ravenna]], [[Venetikà|Venezia]], ecc.) coordinate dall'[[Esarcato d'Italia|Esarca]], contribuì al diffondersi tra le alte classi sociali del sontuoso vestiario "neo-romano" della corte di [[Costantinopoli]]: tuniche policrome coperte da vari paludamenti in uso agli ecclesiastici come la dalmatica utilizzata a mo' di sopraveste ed il pallio quale distintivo di rango<ref>Dussaud, R (1955), ''La pénétration des Arabes en Syrie avant l'Islam'', Parigi - il diffondersi di un vestiario neo-romano di derivazione bizantina è contestualmente anche attestato per gli [[arabi]] del [[deserto siriano]].</ref>. Massiccio fu anche l'influsso bizantino sulla [[Oreficeria longobarda|produzione orafa romano-barbarica dell'Italia]] occupata dai Longobardi nel VI secolo: v. c.d. [[Corona di Teodolinda]].<br>
In '''Spagna''', dopo un'iniziale fase di coabitazione tra il romano-barbarico [[Regno visigoto]] e le locali enclave bizantine, l'avvio della [[Al-Andalus|dominazione araba]] nell'VIII secolo concorse allo sviluppo di un vestiario ibrido diverso da qualsiasi altro in Europa: massiccia diffusione tra le ''èlite'', anche cristiane, di sete decorate a stilemi tipicamente islamici (c.d. [[arabesco]]); gusto pronunciato per i colori accesi<ref>Morral i Romeu, Eulalia [e] Segura i Mas, Anton (1991), ''La seda en España : Llegenda, poder i realitat'', [[Barcellona]], Lunweg Editores.</ref><ref>Bernis Madrazo, Carmen (1955), ''Indumentaria medieval española'', [[Madrid]], Instituto Diego Velázquez del Consejo Superior de Investigaciones Científicas.</ref>, ancora oggi riscontrabile nel vestiario tradizionale della Spagna sud-orientale<ref>Berges, Manuel [et al] (1991), ''Moda en Sombras'', Madrid, Museo Nacional del Pueblo Español.</ref>; [[Pantaloni alla zuava|larghi pantaloni]] "zaragüelles" derivati dalle brache arabo-persiane ''sarāwīl''; ecc.
 
Parimenti, in [[Europa settentrionale]], dove l'influenza suntuaria romana era scarsa, persistettere forme di vestiario "barbare".<br>
Nelle '''Isole Britanniche''', almeno sino all'VIII secolo, gli Anglosassoni mantennero forme di vestiario abbastanza arcaiche<ref>Payne-Winakor-Farrell-Beck, ''Op. Cit.'', p. 148.</ref> e lo stesso fecero i [[Gaeli]], il cui indumento unisex principale restava il mantello di lana (''bran'') sotto al quale indossavano una tunica (''léine'') più lunga per le donne<ref>Logan, James (1831), ''The Scottish Gael'', Smith, Elder and Co.</ref>.<br>
In '''Scandinavia''', la moda maschile era affatto dissimile da quella europea propriamente detta, salvo il persistere in uso del ''kyrtill'' come veste in luogo della tunica vera e propria. Particolare era invece la moda femminile, con lunghe vesti tubolari assicurate alle spalle della donna da una coppia di lacci da agganciarsi alle spille poste sulle spalle. Il persistere (almeno sino al X secolo) del paganesimo tra i vichinghi scampò inoltre le loro donne dalla moda femminile imperante sul continente di coprire i capelli con veli e cuffie<ref>Payne-Winakor-Farrell-Beck, ''Op. Cit.'', p. 153.</ref>.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
=== Fonti ===
*[[Eginardo]], ''[[Vita et gesta Caroli Magni]]''
*[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]''
*[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]''[http://www.thelatinlibrary.com/tacitus/tac.hist2.shtml#20].
=== Studi ===
*Bernis Madrazo, Carmen (1955), ''Indumentaria medieval española'', [[Madrid]], Instituto Diego Velázquez del Consejo Superior de Investigaciones Científicas.
*Boucher, François (1966), ''20,000 Years of Fashion'', Harry Abrams.
*Frassetto, Michael (2003), ''Encyclopedia of Barbarian Europe: Society in Transformation'', Goodwill Colorado Springs, ISBN 978-1576072639.
*Netherton R [e] Owen-Crocker GR [a cura di] (2005) ''Medieval clothing and textilies : Volume 1.'', Boydell Press, ISBN 1-84383-123-6.
*Østergård, Else (2004), ''Woven into the Earth: Textiles from Norse Greenland'', Aarhus University Press, ISBN 87-7288-935-7.
*Owen-Crocker GR (2004), ''Dress in Anglo-Saxon England'', ed. rivista, Boydell Press, ISBN 1-84383-081-7.
*Payne B, Winakor G, Farrell-Beck J (1992), ''The History of Costume, from the Ancient Mesopotamia to the Twentieth Century'', 2. ed., HarperCollins, ISBN 0-06-047141-7.
*Piponnier F [e] Mane P (1997), ''Dress in the Middle Ages'', [[Yale University Press]], ISBN 0-300-06906-5.
*Piponnier F, Nockert M, Di Flumeri Vatielli G (1991), ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/abbigliamento_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/ Abbibliamento]'', in ''Enciclopedia dell'Arte Medievale'', [[Istituto dell'Enciclopedia Italiana|Treccani]], v. I.
*Planché, James Robinson (1879), ''A Cyclopaedia of Costume Or Dictionary of Dress, Including Notices of Contemporaneous Fashions on the Continent: A general chronological history of the costumes of the principal countries of Europe, from the commencement of the Christian era to the accession of George the Third'', Londra, [[Chatto & Windus]].
*Youngs S [a cura di] (1989), ''"The Work of Angels" : Masterpieces of Celtic Metalwork, 6th-9th centuries AD'', [[British Museum]] Press, ISBN 0-7141-0554-6.
 
==Voci correlate==
*[[Abbigliamento bizantino]]
 
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== Collegamenti esterni ==
{{Storia della moda}}
* {{cita web|http://inaltoup.altervista.org/html/mappa_canto.htm|Monte Canto: mappe, gps e informazioni sui sentieri}}
* [http://www.montecanto.it www.montecanto.it]: sito in cui trovare la mappa, le descrizioni, le condizioni e i tracciati gps dei sentieri del monte canto
 
==Galleria d'immagini==
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Immagine:Localita_Rigurida_sul_Monte_Canto.JPG|Località Rigurida sul versante sud del monte Canto in comune di Villa d'Adda
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[[Categoria:AbbigliamentoMontagne medievaledella provincia di Bergamo|Canto]]
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