Antonaves e Storia della Somalia: differenze tra le pagine
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La '''Somalia''' ([[lingua somala|somalo]]: ''Soomaaliya''; {{Arabo|الصومال|al-Sūmāl}}) è uno [[Stato]] dell'[[Africa Orientale]] situato nel [[corno d'Africa]].
=== Preistoria ===
[[File:Laas Geel single cow.jpg|thumb|left|Un esempio di [[pittura rupestre]] del complesso di [[Laas Gaal]].]]
Le prime testimonianze di insediamenti umani in Somalia risalgono al [[Paleolitico]]: esempi di [[pittura rupestre]] risalenti al [[IX millennio a.C.]] sono stati ritrovati nella parte settentrionale del Paese.<ref>{{Cita|Bradbury}}, pag. 9.</ref> I più famosi sono quelli ritrovati a [[Laas Gaal]], dove si trovano alcune fra le più antiche testimonianze del continente africano, fra cui alcune [[Epigrafia|iscrizioni]] non ancora decifrate.<ref>{{Cita|Hassig e Latif}}, pag. 22.</ref> Durante l'[[età della pietra]], si registrano varie testimonianze di più culture, fra cui la comunità di [[Hargheisa]] (perlopiù autoctona) e quella di Doia (probabilmente proveniente dal [[Nordafrica]]).<ref>{{Cita|Robertshaw}}, pagg. 104–105.</ref>
Sempre nel Paese sono state rintracciate le prime testimonianze, risalenti al [[IV millennio a.C.]], di [[sepoltura]] nel [[corno d'Africa]].<ref>{{Cita|Brandt}}, pagg. 40–56.</ref> Gli utensili in pietra trovati nel [[sito archeologico]] di Jalelo, nel nord della Somalia, sono stati definiti "''il più importante collegamento, considerando tutto il Paleolitico, fra Oriente e Occidente''".<ref>{{Cita|Seton-Karr}}, pagg. 182–183.</ref>
=== Dall'antichità fino all'età classica ===
[[File:Silk route.jpg|thumb|La Somalia era una delle tappe della [[via della seta]] che collegava l'[[Europa meridionale]] alla [[Cina]].]]
[[File:Qableh1.JPG|thumb|Le rovine di [[Qa'ableh]].]]
Ci sono varie testimonianze di edifici e altre costruzioni (strutture piramidali, tombe, rovine di città e muri di pietra), fra cui il [[Muro di Wargaade]], che evidenziano l'esistenza di una civiltà piuttosto avanzata nella penisola somala<ref>{{Cita|Missionary Review}}, pag. 132.</ref> (probabilmente riconducibile al leggendario [[Paese di Punt]]),<ref>{{Cita|Chittick}}, pag. 133.</ref> la cui scrittura resta ancora oggi non decifrata<ref>{{Cita|Proceedings}}, pag. 447.</ref> e che aveva rapporti commerciali con l'[[antico Egitto]] e la [[civiltà micenea]] a partire perlomeno dal [[II millennio a.C.]]
I commercianti di Punt "''commerciavano non solo la propria produzione di [[incenso]], [[ebano]] e bovini dalle corna corte, ma anche merci delle regioni confinanti, compreso [[oro]], [[avorio]] e pelli animali''".<ref>{{Cita|Tyldesley}}, pag. 147.</ref> Si ha inoltre testimonianza dell'addomesticamento del [[Camelus bactrianus|cammello]] durante il [[III millennio a.C.]], da cui poi si è diffuso nell'antico Egitto e poi nel [[Nordafrica]].<ref>{{Cita|Richard}}, pag. 120.</ref> Nel periodo classico, le [[città-stato]] di [[Capo Guardafui|Mossilone]], [[Opone]], [[Berbera|Malao]], [[Zeila|Mundus]] e Tabae svilupparono una lucrosa rete commerciale con i mercanti di [[Fenicia]], [[Antico Egitto|Egitto]], [[Grecia antica|Grecia]], [[Parti|Impero partico]], [[Sabei (Yemen)|Saba]], [[Nabatei|Nabatea]] e [[Impero romano]].
Dopo la conquista della Nabatea da parte dei Romani e l'instaurazione di una presenza navale ad [[Aden]] per combattere la [[pirateria]], i mercanti arabi e somali impedirono alle navi indiane di entrare nei porti della [[penisola araba]],<ref>{{Cita|Warmington}}, pag. 54.</ref> mantenendo così il monopolio della tratta [[Mar Rosso]]-[[Mar Mediterraneo]].<ref name="Warmington229">{{Cita|Warmington}}, pag. 229.</ref> Tuttavia, i mercanti indiani continuavano ad avere libero accesso ai porti somali, liberi dalle interferenze romane.<ref>{{Cita|Warmington}}, pag. 187.</ref>
Per secoli, la [[Cinnamomum zeylanicum|cannella]] fu fra le merci più importate da [[Sri Lanka]] e [[Indonesia]] verso i porti arabi e somali, i cui mercanti poi la esportavano verso il [[Nordafrica]], il [[Vicino Oriente]] e l'[[Europa]] con fortissimi ricarichi (concordati con i loro colleghi indiani e cinesi).<ref name="Warmington229" /> La provenienza della spezia fu uno dei segreti meglio tenuti dai mercanti, al punto che Greci e Romani pensavano che provenisse dall'Arabia e dalla Somalia.<ref>{{Cita|Warmington}}, pagg. 185–186.</ref>
=== Dalla nascita dell'Islam alla fine del Medioevo ===
[[File:Somali Enterprise.JPG|thumb|Spedizioni marittime somale tra l XI e il XIX secolo]]
Alcuni popoli arabi provarono ad appropriarsi del territorio: i primi arabi giunsero nel Corno d'Africa nel VII secolo, allora sotto l'influenza del regno di Axum. Un hadith di Maometto ricorda l'evento, vietando ai musulmani di attaccare il regno di Axum perché aveva dato rifugio ai primi convertiti all'islam fuggiti dalla Mecca. Nel corso del VII gli Arabi fondarono molte colonie nell'attuale Somalia, come la città di [[Zeila]] nell'odierno [[Somaliland]]<ref name="somaliland1">{{Cita libro|autore = Philipp Briggs|titolo = Somaliland|anno = 2012|editore = Bradt Travel Guides|città = |url = http://www.google.com/books?id=M6NI2FejIuwC|ISBN = 1-84162-371-7|p = 7}}</ref>, che divenne capitale di un sultanato a partire dall'VIII secolo<ref name="somaliland1"/><ref name="somaliland2">{{Cita libro|autore = |titolo = Peoples of the Horn of Africa: Somali, Afar and Sahop|anno = 1955|editore = International African Institute|città = |url = http://books.google.ca/books?id=zJU3AAAAIAAJ&pg=PA125#v=onepage&q&f=false|p = 140}}</ref>. Secondo altri studi, soltanto a partire dal IX secolo l'emiro di [[Zeila]] ottenne il sopravvento sul sultanato di Iyat<ref>{{Cita libro|autore=M.I. Lewis|titolo=A Pastoral Democracy: A Study of Pastoralism and Politics Among the Northern Somali of the Horn of Africa|url=http://books.google.ca/books?id=eK6SBJIckIsC&pg=PA17#v=onepage&q&f=false|anno=1999|editore=James Currey Publishers|città=|p=17|ISBN=0-85255-280-7}}</ref>.
Secondo la descrizione del geografo arabo [[al-Ya'qubi]], il sultanato era esteso nell'VIII secolo lungo tutta la costa dell'attuale Somalia settentrionale<ref name="yakubi">{{Cita libro|autore = |titolo = http://books.google.ca/books?id=OP5LAAAAMAAJ|anno = 1965|editore = Americana Corporation|città = |p = 255}}</ref>, mentre gli scali commerciali arabi di [[Mogadiscio]], [[Merca]] e [[Brava (Somalia)|Brava]] pur intrattenendo relazioni con esso si governavano autonomamente come città stato marinare<ref name="yakubi" />.
A partire dal [[XIII secolo|tredicesimo secolo]], somali e pastori nomadi stabilitisi nel nord del [[Corno d'Africa]], cominciarono a emigrare in direzione dell'attuale regione della Somalia. Prima i [[Oromo|Galla]], [[pastorizia|pastori]] e [[agricoltura|agricoltori]], avevano iniziato la loro migrazione dall'[[Ogaden]] e l'[[Abissinia]]. Tutti questi popoli si installarono definitivamente sul territorio.
Nel XIV secolo, le città arabe della costa di [[Benadir]] si unirono in un'entità statuale distinta, il sultanato di [[Mogadiscio]]<ref name="somaliland2" />, che diventò lo scalo principale dei mercanti Arabi, e commerciava anche con i popoli somali dell'entroterra, cioè gli [[Oromo]] e gli [[Afar]]<ref name="somaliland2" />.
In questo periodo il [[Sultanato di Adal|sultano di Adal]], la cui residenza era allora [[Zeila]], attaccò il negus [[Amda Seyon I]], espandendosi nel Corno d'Africa<ref name="somali">{{Cita libro|autore=M. Th. Houtsma|titolo=E.J. Brill's First Encyclopaedia of Islam, 1913–1936|url=http://books.google.ca/books?id=zJU3AAAAIAAJ&pg=PA125#v=onepage&q&f=false|anno=|editore=|città=|pp=125-126|ISBN=90-04-08265-4}}</ref>. Successivamente nel 1415 il sultano di Adal Sa'ad ad-Din II fu attaccato e sconfitto dal negus Yeshaq I, che fece comporre una canzone per commemorare la propria vittoria e il proprio dominio sulla regione di ''Somali'' <ref name="somali" />. Il nome Somali compare per la prima volta in luogo del precedente nome di Punt.
La regione del [[Giuba (fiume)|Giuba]] e del [[Uebi Scebeli]], nell'attuale Somalia, fu parte integrante del Sultanato di Agiuran per tutto il Medioevo e fino alla fine del XVII secolo.
=== Il dominio del Sultanato di Zanzibar ===
{{Vedi anche|Sultanato di Zanzibar}}
Alcuni popoli arabi provarono ad appropriarsi del territorio: fra questi i [[sultanato di Zanzibar|sultani di Zanzibar]], che giunsero ad impadronirsi delle coste. Durante questo periodo, il sultano di Zanzibar dominava una parte rilevante della costa orientale africana, nota come [[Zanj]], comprendente [[Mombasa]] e [[Dar es Salaam]], e le rotte commerciali che si estendevano molto all'interno dell'[[Africa]], come [[Kindu]] sul [[Congo (fiume)|fiume Congo]]. Nel novembre [[1886]], una commissione anglo-tedesca fissò i confini in una striscia larga dieci [[miglio nautico|miglia nautiche]] (19 km) lungo la costa da [[Capo Delgado]] (nell'odierno [[Mozambico]]) a [[Kipini]] (ora in [[Kenya]]), che includeva tutte le isole e parecchie città in quella che oggi è la Tanzania. Tuttavia, dal [[1887]] al [[1892]], tutti questi possedimenti di terraferma furono progressivamente perduti a vantaggio delle potenze coloniali del [[Regno Unito]], della [[Germania]] e dell'[[Italia]], sebbene alcune non furono formalmente vendute o cedute fino al [[XX secolo]] ([[Mogadiscio]] agli italiani nel [[1905]] e [[Mombasa]] ai britannici nel [[1963]]). Molti somali si dispersero nel territorio, specialmente in prossimità dell'[[Abissinia]].
=== Tanganica ===
Al termine della grande guerra, la [[Lega delle Nazioni]] assegnò al Regno Unito gran parte dell'ex Africa Orientale Tedesca con il nome di [[Tanganica]]. Il mandato britannico fu trasformato in amministrazione fiduciaria nel [[1946]]. Dopo la [[seconda guerra mondiale]], comunque, iniziò il processo che avrebbe portato all'indipendenza. Fra i principali attori di questo processo ci fu il movimento politico [[Tanganyika African National Union]] (TANU), fondato da [[Julius Nyerere]]. Molti somali accolsero la notizia con gioia.
=== Il periodo coloniale ===
{{vedi anche|Somalia italiana|Somalia britannica|Guerra anglo-somala}}
[[File:Flag of Somalia.svg|thumb|Le cinque punte della stella centrale della [[bandiera della Somalia]] rappresentano le cinque zone dove vivono i Somali]]
L'anno [[1884]] pose fine a un lungo periodo di pace. Con la [[Conferenza di Berlino (1884)|Conferenza di Berlino]], iniziò una lunga lotta sanguinosa in cui tre stati si contendevano la Somalia. L'[[Italia]], la [[Impero britannico|Gran Bretagna]] e la [[Francia]] si spartirono il suo territorio nel tardo [[XIX secolo]].
[[File:Sultan Mohamoud Ali Shire.jpeg|thumb|Sultano [[Mohamoud Ali Shire]]: leader anti-imperialista del [[Sultanato Uarsangheli]], che fu esiliato dai britannici alle [[Seychelles]].]]
I britannici stabilirono il Protettorato della [[Somalia Britannica]] nel [[1886]] dopo la ritirata dell'Egitto e il trattato con la cabila Uarsangheli. L'[[Egitto]] tentava di impedire l'espansione coloniale europea nell'Africa nordorientale. L'area meridionale, occupata dall'Italia nel [[1892]], divenne nota come [[Somalia Italiana]]. La parte più settentrionale del territorio fu data alla Francia, che stabilì la [[Somalia Francese]], costituita dai territori di Afars e Issas. La [[guerra anglo-somala|guerra di resistenza]] dello [[Stato dei dervisci]] contro inglesi ed italiani ([[1898]]-[[1920]]) fu guidata dal poeta, studioso e politico somalo [[Mohammed Abdullah Hassan]]. La guerra terminò con il bombardamento da parte della RAF del forte di [[Sayid]], che causò una grande perdita di militari e civili somali.
Il 2 ottobre [[1869]] il governo italiano, guidato dal presidente [[Luigi Federico Menabrea]], stipula un trattato segreto per comprare terreno sulle coste dell'Africa allo scopo di promuovere il colonialismo italiano. Nel [[1885]] viene stipulato il primo accordo tra il sultano di Zanzibar e l'Italia per ottenere un protettorato sulla Somalia; in realtà l'[[Italia]] aveva iniziato ad acquisire il controllo di varie parti della Somalia dal 1880 con alle spalle una controversa situazione internazionale, dove alcuni stati sostenevano questo genere di politica estera. Dal 1869 esistevano territori italiani privati, di società genovesi poi ceduti allo stato italiano, nella vicina Eritrea. Tutta l'area si trovava contesa tra Inghilterra, Italia e Francia.
[[File:Taleh Castle.jpg|thumb|left|[[Taleex]] è stata la capitale dello [[Stato dei dervisci]] di [[Mohammed Abdullah Hassan]].]]
Quando l'[[Egitto]] si ritirò dal [[Corno d'Africa]] nel corso del [[1884]], i diplomatici italiani fecero un accordo con la [[Gran Bretagna]] per l'occupazione del porto di Massaua che assieme ad Assab formò i cosiddetti possedimenti italiani nel [[Mar Rosso]], dal [[1890]] denominati Colonia Eritrea, e base per un progetto che doveva sfociare nel controllo dell'intero Corno d'Africa. I britannici stabilirono il Protettorato della [[Somalia Britannica]], futuro [[Somaliland]], nel [[1886]], dopo la ritirata egiziana e il trattato con il cabila Uarsangheli. L'area meridionale, occupata dall'Italia nel [[1892]], divenne conosciuta come [[Somalia Italiana]]. La parte più settentrionale del territorio fu data alla [[Francia]], che stabilì la Somalia Francese, costituita dai territori di Afars e Issas.
Agli inizi degli [[anni 1880]] questa zona era abitata da popolazioni etiopiche, [[Afar (popolo)|dancale]], somale e [[oromo]] autonome o sottoposte a diversi dominatori: gli egiziani lungo le coste del Mar Rosso, sultani (tra cui Harar, Obbia, Zanzibar), emiri e capi tribali, mentre l'Etiopia, era retta dal Negus Neghesti (Re dei Re) [[Giovanni IV d'Etiopia|Giovanni IV]], con la presenza di un secondo Negus (Re) nei territori del sud: Menelik.
Il Regno d'Italia cominciò a penetrare nell'area somala negli anni ottanta dell'Ottocento, fino alla creazione di una vera e propria colonia.
Numerosi coloni italiani si radicarono nella Somalia Italiana, specialmente nella capitale Mogadiscio dove gli Italo-somali erano 20.000 (su un totale di 50.000 abitanti) nel 1938. Negli anni trenta la Somalia ebbe un certo sviluppo economico, centrato sull'esportazione di banane e prodotti agricoli grazie anche alla costruzione di strade carrozzabili ed alle moderne infrastrutture di cui fu dotato il porto di Mogadiscio. La capitale Mogadiscio ebbe un notevole sviluppo urbano all'interno dell'A.O. I., inferiore solo a quello di Asmara; la città, capoluogo della Colonia fu dotata infatti di strade asfaltate, fognature, uffici e palazzi, scuole ed ospedali e fu progettata una sede per l'università.
Di questo periodo è la costruzione del villaggio-colonia agricola Duca degli Abruzzi, noto per le sue moderne tecniche d'irrigazione e coltivazione. Nel [[1936]], dopo la guerra d'Etiopia, la Somalia Italiana entrò a far parte dell'Africa Orientale Italiana insieme all'Etiopia e all'Eritrea e le venne aggiunto l'Ogaden.
Nell'estate 1940 le truppe italiane occuparono la Somalia Britannica e parte del Kenya vicino all'[[Oltregiuba]]. Questi territori furono annessi alla Somalia Italiana ingrandendola ed ottenendo -anche se per pochi mesi- l'unione territoriale di tutti i Somali nella "Grande Somalia".
Nel [[1941]], nel corso della [[seconda guerra mondiale]] fu occupata da truppe britanniche, che ne mantennero il controllo fino al novembre del [[1949]], quando le [[Nazioni Unite]] la diedero in Amministrazione fiduciaria alla Repubblica italiana.
L'[[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia]] (acronimo "A.F.I.S.") fu una Amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite sull'ex [[Somalia Italiana]], a partire dal 1º gennaio 1950, affidata alla Repubblica italiana per preparare il paese all'indipendenza. L'indipendenza fu raggiunta il 1º luglio 1960 quando la ex Somalia Italiana e la [[Somalia Britannica]] si unirono nell'attuale Repubblica di Somalia. [[Gibuti]] (ex [[Somalia Francese]]) divenne invece indipendente nel 1977.
=== L'indipendenza e la dittatura di Siad Barre ===
Ottenuta l'indipendenza, nel [[1964]] e nel [[1977]] la Somalia combatte due guerre contro l'[[Etiopia]]. Nonostante la diversità religiosa le guerre erano tuttavia di matrice territoriale.
[[File:Mogadishu city centre - 1960s.jpg|thumb|Via a Mogadiscio nel 1963]]
Era infatti conteso il territorio che era popolato da somali ma rimasto all'Etiopia in seguito alla divisione delle terre colonizzate effettuata dalla Gran Bretagna nella seconda metà dell'Ottocento. Il territorio di [[Ogaden]] è rimasto poi all'Etiopia ed il dipartimento somalo ha successivamente deciso di abbandonarne la rivendicazione.
Nel [[1969]], un [[colpo di Stato]] militare, ai danni del [[presidente della repubblica]] [[Abdirashid Ali Shermarke]], portò al potere il generale [[Siad Barre]]. Fra la fine degli [[anni 1970|anni settanta]] e l'inizio degli [[anni 1980|anni ottanta]] iniziarono a formarsi organizzazioni di [[guerriglia]] ostili al [[regime (politica)|regime]] di [[Siad Barre|Barre]]. Ebbe così inizio un'epoca di [[guerra civile somala|guerra civile]] intermittente con diversi contendenti.
[[File:Siabar 003.jpg|thumb|upright=0.5|Siad Barre]]
=== La guerra civile e il governo di transizione ===
Nel [[1991]] Barre fu estromesso dal ministro della Difesa, [[Mohammed Farah Aidid]], aprendo una lotta per il potere tra diversi clan tribali. Nello stesso anno il territorio settentrionale dell'ex [[Somaliland]] britannico annunciò la propria secessione. I cosiddetti [[Signori della guerra]] sottomisero la popolazione locale e imperversarono per anni in gran parte del sud del Paese. Ci furono scontri anche nella capitale [[battaglia di Mogadiscio|Mogadiscio]], tra l'ostilità della popolazione locale. Nei primi mesi del 1994 i militari americani furono messi in fuga e l'anno seguente [[1995]] anche i caschi blu [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]], provocando il fallimento della missione [[UNOSOM II|UNOSOM]] "[[Restore Hope]]".
Solo a fine anni novanta ci furono i primi successi diplomatici, con un accordo fra ventisei fazioni ([[1997]]), la [[Conferenza di pace di Gibuti]] ([[2000]]), e la [[Conferenza di pace di Mbagathi]] ([[2002]]).
Nel [[2004]] il processo di pacificazione politica sembrava avviarsi alla conclusione. Nel corso di una Conferenza di pace in Kenya, cui parteciparono anche gli USA, direttamente e tramite l'Etiopia, l'UE, e la [[IGAD]], organizzazione politico-commerciale dei paesi del [[Corno d'Africa]], i vari signori della guerra furono costretti ad accordarsi per creare una parvenza di governo, un governo di transizione, cioè non ancora eletto dal popolo, e relativo parlamento federale.
Fu nominato come presidente ad interim [[Abdullahi Yusuf Ahmed]], un potente signore della guerra, e come capo del [[Governo Nazionale di Transizione]] [[Mohamed Mohalim Gedi]]. Ma al di là della facciata concorde, nessun signore della guerra era in realtà disposto a lasciare il proprio feudo al governo transitorio, men che meno quelli di Mogadiscio, quasi tutti componenti del governo stesso.
Nel [[2006]] i signori della guerra furono costretti a dichiarare guerra ad [[al-Qāʿida]], e all'integralismo islamico in generale, in quanto in 16 anni di guerra la popolazione era divenuta integralista e le Corti islamiche locali avevano su di essa un notevole potere. Con la mediazione di [[IGAD]], [[Lega araba]] e [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] e l'appoggio militare del governo etiope, il governo provvisorio somalo cercò di giungere a un accordo con l'Unione delle Corti islamiche, che riuscirono a riportare una relativa pace a Mogadiscio e nelle città e regioni da esse governate, contenendo l'inflazione dei beni di prima necessità, sebbene al prezzo di esecuzioni sommarie e gravi riduzioni delle libertà. In quell'anno si verificò la secessione anche della regione somala di [[Galmudug]].
[[File:Puntland map regions.png|thumb|left|Mappa della regione del [[Puntland]] in Somalia nord-orientale.]]
Le milizie delle Corti islamiche avanzavano nel frattempo verso le città di [[Baidoa]] e [[Gallacaio]], minacciando anche le regioni autonome del [[Somaliland]] e del [[Puntland]], che per il passato erano state caratterizzate da governi relativamente stabili e infrastrutture operative (porti e aeroporti).
Con la risoluzione 1725/2006 il Consiglio di Sicurezza dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] revocò l'embargo delle armi al governo federale somalo e consentì la creazione di una forza internazionale regionale per il monitoraggio e il mantenimento della pace a [[Baidoa]], permettendo di fatto al governo di transizione di riarmarsi. Subito si intensificarono gli scontri tra milizie delle Corti islamiche e truppe fedeli al governo provvisorio di [[Baidoa]], sostenute militarmente dall'[[Etiopia]], che riuscirono in pochi giorni a entrare nella capitale somala, provocando migliaia di morti e suscitando la disapprovazione di [[Unione Africana]], [[Lega Araba]] ed [[IGAD]].
Nel [[2007]] anche gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] entrarono al fianco del governo somalo e dell'Etiopia nella guerra contro gli islamisti, e attaccarono diversi villaggi nel sud del Paese dove si sarebbero rifugiati esponenti di al-Qāʿida, causando la morte di numerosi civili e ricevendo dure critiche dall'[[Unione europea]] e dall'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]]. L'intervento statunitense convinse infine i signori della guerra Mohamed Qanyare Afrah, del clan dei [[murursade]], e Mussa Sudi Yalaow, a capo degli [[Abgal/daud]]), a disarmare le loro milizie ed entrare nell'esercito somalo. Inoltre il portavoce del Parlamento Sharif Hassan Shek Aden, ritenuto troppo vicino alle Corti Islamiche, fu sfiduciato dal parlamento.
[[File:Somali land 2007 05 18.png|thumb|Etnie somale nella situazione politica della "Grande Somalia" nel 2007]]
A marzo giunsero a Mogadiscio le truppe ugandesi della missione di pace dell'[[Unione Africana]] Amisom (African Mission to Somalia) per contrastare il ritorno delle milizie islamiche, uniche truppe nazionali dei "caschi verdi" africani a presentarsi, a differenza di quelle attese da [[Nigeria]], [[Ghana]], [[Malawi]] e [[Burundi]]). Nonostante i caschi verdi, in aprile ci furono violenti scontri a Mogadiscio tra le truppe governative ed etiopi e i ribelli appoggiati da miliziani delle Corti islamiche, tanto che il governo somalo nominò il mese seguente una commissione di inchiesta sui crimini di guerra commessi.
[[File:Abdullahi Yusuf Ahmed 2.jpg|thumb|upright=0.5|[[Abdullahi Yusuf Ahmed]].]]
In estate vi è una parvenza di miglioramento della situazione che induce 125.000 sfollati a rientrare a Mogadiscio, ma in autunno vi è una crisi sanitaria e umanitaria a causa della guerra, e violenze tra le truppe etiopi e i ribelli armati, nonché verso la popolazione, mentre il solo contingente ugandese appare insufficiente per opporvi resistenza. Il primo ministro Mohamed Mohalim Gedi si dimise in novembre e al suo posto fu eletto [[Nur Hassan Hussein]], che poté entrare a Mogadiscio soltanto nel gennaio 2008, al seguito di un contingente di pace dell'Unione Africana rafforzato anche da truppe del [[Burundi]]. In questo periodo ad Asmara [[Sharif Sheikh Ahmed]] fondò un nuovo partito politico, l'[[Alleanza per la Riliberazione della Somalia]] (ARS), anche con l'appoggio di [[Sheikh Hassan Dahir Aweys]], ex leader delle Corti Islamiche. Nel giugno 2008 questo partito stipulò col governo di transizione un accordo di pace a [[Gibuti (città)|Gibuti]], grazie all'impegno di Ahmed e del Primo Ministro [[Nur Hassan Hussein]]. L'accordo prevedeva la fine degli scontri armati, l'ingresso delle forze internazionali ed il ritiro dei militari etiopi, e il coinvolgimento degli esponenti moderati delle Corti islamiche, tuttavia a seguito dell'impossibiltà di realizzarlo il presidente [[Abdullahi Yusuf Ahmed]] si dimise in dicembre, criticando la comunità internazionale per il mancato sostegno economico, necessario a finanziare le operazioni militari contro le [[Unione delle Corti Islamiche|corti islamiche]] e gli altri gruppi ribelli. Il presidente del parlamento Aden Mohamed Nur assunse anche la funzione di presidente ad interim.
Nel 2009 fu eletto capo del governo federale di transizione [[Sheikh Sharif Sheikh Ahmed]], leader dell'Alleanza per la Riliberazione della Somalia (ARS), una fazione moderata dell'Unione delle Corti Islamiche.[https://web.archive.org/web/20150725220713/http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1084] battendo nelle elezioni il primo ministro Nur Hassan Hussein appoggiato della comunità internazionale, e il generale Maslah Mohamed Siad, figlio dell'ultimo presidente della Somalia prima della guerra, [[Siad Barre]].
Nel 2010 con l'accordo di Kampala si prolungò di un anno il mandato del Presidente e del Parlamento la cui fine era prevista nell'estate 2011. Nell'autunno 2011 il governo somalo diede dunque inizio all'[[Operazione Linda Nchi]], con l'aiuto di truppe kenyote, per sconfiggere i ribelli islamisti nel sud del Paese. L'azione militare congiunta riottenne il controllo dei territori somali meridionali in possesso dei miliziani islamici, tra cui le città di [[Baidoa]], [[Belet Uen]] e [[Afgoi]].
=== La Somalia oggi ===
A inizio [[2012]] fu elaborato il progetto di una nuova costituzione, che tra gli altri vide d'accordo il presidente Sharif Ahmed, il Primo Ministro Abdiweli Mohamed Ali, il Presidente del Parlamento [[Sharif Adan Sharif Hassan]], il Presidente del Puntland Abdirahman Mohamed Farole, il Presidente del [[Galmudug]] [[Mohamed Ahmed Alim]], ed anche [[Khalif Abdulkadir Noor]], rappresentante del movimento paramilitare sufi anti-Shabaab [[Ahlu Sunnah Wal Jama'a]].
L'Assemblea Nazionale Costituente approvò il 1º agosto il progetto con il 96% dei voti, il 2% di contrari ed altrettanti astenuti<ref name="Gsaacai">{{Cita news|titolo=Somalia adopts a constitution, amidst insecurity|url=http://www.garoweonline.com/artman2/publish/Somalia_27/Somalia_adopts_a_constitution_amidst_insecurity.shtml|accesso=1º agosto 2012|pubblicazione=Garowe Online|data=1º agosto 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120807220919/http://www.garoweonline.com/artman2/publish/Somalia_27/Somalia_adopts_a_constitution_amidst_insecurity.shtml|dataarchivio=7 agosto 2012}}</ref>.
Il 20 agosto nacque ufficialmente la "Repubblica Federale di Somalia"; lo stesso giorno, terminarono il mandato di Ahmed e l'esistenza del Governo Federale di Transizione.
Nelle elezioni successive il 16 settembre 2012 [[Sheikh Sharif Sheikh Ahmed]] viene sconfitto inaspettatamente alle elezioni da [[Hassan Sheikh Mohamud]], primo presidente della Repubblica Federale.
Grazie anche al processo di ricostituzione della polizia e dell'esercito, alla fine del 2012 il governo centrale controlla secondo l'ONU circa l'85% del territorio nazionale.
Nel [[2013]] il presidente Mohamud ha ripreso i colloqui di riconciliazione tra il governo centrale di Mogadiscio, da lui presieduto, e quello del [[Somaliland]], regione settentrionale che rivendica l'indipendenza dal resto della Somalia dal 1991, peraltro senza riconoscimento internazionale. È stato siglato un accordo che prevede un'equa assegnazione al Somaliland di una parte degli aiuti umanitari stanziati per la Somalia, e cooperazione in materia di sicurezza.
L’8 febbraio 2017 [[Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo]] viene eletto dal parlamento alla presidenza dello Stato Federale e il successivo 16 febbraio si insedia ufficialmente nominando Hassan Ali Kheyre a capo dell’esecutivo il 23 febbraio<ref>{{Cita news|titolo=Somalia. La missione impossibile della normalizzazione.|autore=Valemtino De Bernardis|url=http://www.notiziegeopolitiche.net/somalia-la-missione-impossibile-della-normalizzazione/|pubblicazione=notiziegeopolitiche.net|data=9 marzo 2017|accesso=21 marzo 2017|urlarchivio=https://archive.is/20170321073921/http://www.notiziegeopolitiche.net/somalia-la-missione-impossibile-della-normalizzazione/|dataarchivio=21 marzo 2017|urlmorto=no}}</ref>.
== Note ==
<references/>
{{Portale|Africa Orientale|storia}}
[[Categoria:Storia della Somalia| ]]
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