Tragedia greca e Teodorico II (Merovingi): differenze tra le pagine

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{{Monarca
{{avvisounicode}}
|nome = Teodorico II
{{NN|teatro|dicembre 2010}}
|immagine = Portrait Roi de france Thierri II (i.e. IV).jpg
{{Storia del teatro}}
|legenda = Ritratto di Teodorico II su medaglia bronzea, del [[1720]] circa di Jean Dassier ([[1676]]-[[1763]])
|titolo = [[Re dei Franchi]] di Burgundia
|regno = [[587]]–[[613]]
|predecessore = [[Childeberto II]]
|successore = [[Sigeberto II]]
|altrititoli =Re dei Franchi d'[[Austrasia]] e d'[[Aquitania]]
|luogo di nascita =
|data di nascita = [[587]]
|luogo di morte = [[Metz]]
|data di morte = [[613]]
|casa reale =
|dinastia = [[Merovingi]]
|padre = [[Childeberto II]]
|madre =Faileuba
|coniuge 1 =[[Ermenberga]]
|figli = [[Sigeberto II|Sigeberto]]<br />Childeberto<br />Corbus e<br />Meroveo, illegittimi
|motto reale =
}}
{{Bio
|Nome = Teodorico II
|Cognome =
|ForzaOrdinamento = Teodorico 02
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 587
|LuogoMorte = Metz
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 613
|Attività =
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato un re [[franchi|franco]] della dinastia dei [[merovingi]] che, dal [[595]] alla morte, regnò sulla [[Borgogna]] e, dal [[612]], anche sull'[[Austrasia]] e sull'[[Aquitania]]
}}
 
== Origine ==
La '''tragedia greca''' è un genere [[teatro|teatrale]] nato nell'[[antica Grecia]]. Sorta dai [[riti]] sacri della [[Grecia]] e dell'[[Asia minore]] raggiunse la sua forma più significativa nell'[[Atene]] del [[V secolo a.C.]] Precisamente, la tragedia è l'estensione in senso drammatico, cioè secondo criteri prettamente teatrali, di antichi riti in onore di un dio. Come tale fu tramandata fino al [[romanticismo]], che apre, molto di più di quanto non avesse fatto il [[Rinascimento]], la discussione sui generi letterari.
Era il figlio maschio secondogenito del re dei [[Franchi]] dell'[[Austrasia]], [[Childeberto II]] – l'unico figlio maschio del re dei [[Franchi]] dell'[[Austrasia]], [[Sigeberto I]] e di [[Brunechilde]], la figlia secondogenita del [[Re dei Visigoti|re dei visigoti]] [[Atanagildo]] e di Gosvinta dei Balti (?-[[589]]), molto probabilmente, figlia del re [[Amalarico]], ultimo sovrano della dinastia dei [[Balti (dinastia)|Balti]]<ref name=gregorio>Gregorio di Tours, ''Historia Francorum'', [[s:la:Historiarum Francorum libri X - Liber IV#27. Quod Sigiberthus Brunichildem accepit.|IV, 27]]</ref> – e di Faileuba che il [[Arcidiocesi di Tours|vescovo]] [[Gregorio di Tours]] ([[536]] – [[597]]), cita, senza però precisarne gli ascendenti<ref name=gregori>Gregorio di Tours, ''Historia Francorum'', [[s:la:Historiarum Francorum libri X - Liber IX#20. De eo, quod ad Gunthchramno directi sumus.|IX, 20]]</ref>
[[File:Division of Gaul - 587.jpg|thumb|left|Il regno dei Franchi, nel [[587]]. Nel [[595]], il regno di [[Regno di Borgogna|Burgundia]] (colorato in rosa) fu ereditato da Teodorico II.]]
In seguito a questa lunga evoluzione nel corso di oltre duemila anni, riesce arduo dare una definizione univoca al termine più generale di [[tragedia]], a seconda dell'epoca storica o dell'autore. Nel medioevo, quando poco o nulla si sapeva del genere, il termine assunse il significato di opera a stile tragico, e stile tragico divenne sinonimo abbastanza generico di poesia o stile alto, illustre, come traspare nel ''[[De vulgari eloquentia|De Vulgari Eloquentia]]'' di [[Dante Alighieri]].
== Biografia ==
La nascita di Teodorico è ricordata sia nelle cronache di Gregorio Tours<ref name=gregor>Gregorio di Tours, ''Historia Francorum'', [[s:la:Historiarum Francorum libri X - Liber IX#4. Quod Childebertho alius natus est filius.|IX, 4]]</ref>, che in quella di [[Fredegario]]<ref name=fredegario>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, VII</ref>.
 
I genitori, il re d'[[Austrasia]] e di [[Regno di Borgogna|Burgundia]], [[Childeberto II]] e la moglie, Faileuba, nel [[595]], morirono assieme, a quanto si dice, per avvelenamento<ref name=paolo>Paolo Diacono, ''Historia Langobardorum'', [[s:la:Historia Langobardorum libri VI - Liber IV#11.|IV, 11]]</ref>, il fratello [[Teodeberto II|Teodeberto]], di dieci anni, e Teodorico, di nove, divennero rispettivamente re d'Austrasia e [[re di Burgundia]]<ref name=fredegari>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XVI</ref>, entrambi sotto la reggenza della nonna [[Brunechilde]], che dovette dovette fronteggiare una minaccia di invasione degli [[Unni]], che avevano invaso la [[Turingia]] e che, secondo [[Paolo Diacono]], furono convinti a rientrare in [[Pannonia]], dopo che era stato loro pagato un tributo in denaro<ref name=paolo/>.
Il motivo della tragedia greca è strettamente connesso con l'[[epica]], cioè il [[mito]], ma dal punto di vista della comunicazione la tragedia sviluppa mezzi del tutto nuovi: il ''mythos'' ({{Polytonic|μύθος}}, parola, racconto) si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta ({{Polytonic|δρᾶμα}}, [[dramma]], deriva da {{Polytonic|δρὰω}}, agire), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come entità distinte che agiscono autonomamente sulla [[Spazio scenico|scena]] ({{Polytonic|σκηνή}}, in origine il tendone dei banchetti), provvisti ciascuno di una propria dimensione psicologica.
 
Teodeberto II si era insediato a [[Metz]]<ref name=fredegari/>, assieme alla nonna, e governò sotto la guida della nonna, che, da Metz, governava anche la Burgundia, per conto di Teodorico II, che si era insediato a Orleans<ref name=fredegari/>.
I più importanti e riconosciuti autori di tragedie furono [[Eschilo]], [[Sofocle]] ed [[Euripide]], che in diversi momenti storici, affrontarono i temi più sentiti della loro epoca.
 
=== La guerra contro la Neustria ===
Tra Brunechilde e [[Fredegonda]] (reggente per [[Clotario II]] del regno di [[Neustria]]) si riaprì il conflitto iniziato nel [[568]], quando Fredegonda aveva fatto uccidere la sorella di Brunechilde, [[Galsuinda]].<br /> Fredegonda e Clotario II, nel [[596]], occuparono [[Parigi]]<ref name=fredegar>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XVII</ref>, poi marciarono contro Teodorico II e Teodeberto II, su cui riportarono una chiara vittoria nello scontro, avvenuto nel bosco di Leucofao<ref name=fredegar/> (vicino al paese di [[Dizy-le-Gros]]).
 
Nel [[599]], quando Brunechilde venne cacciata dal regno di Austrasia da un gruppo di nobili rivoltosi e fu costretta a lasciare [[Metz]] e Teodebaldo e a riparare in Borgogna<ref name=fredega>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XIX</ref> da Teodorico.
== Origine ed evoluzione della tragedia ==
[[Immagine:Dionysos mask Louvre Myr347.jpg|thumb|250px|Maschera di [[Dioniso]] conservata al [[Louvre]]]]
=== Il «canto caprino» ===
 
Clotario II che intanto era rimasto orfano di Fredegonda ([[597]]<ref name=fredegar/>) fu facilmente vinto presso [[Dormelles]] ([[600]])dalle truppe di Teodeberto e Teodorico<ref name=fredeg>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XX</ref>.
L'origine della tragedia greca è uno dei tradizionali problemi irrisolti della [[filologia classica]]. La fonte primaria di questo dibattito è la ''[[Poetica (Aristotele)|Poetica]]'' di [[Aristotele]]. L'autore poté raccogliere una documentazione di prima mano, a noi oggi inaccessibile, sulle fasi più antiche del teatro in [[Attica]], la sua opera è dunque contributo inestimabile per lo studio della tragedia antica.
 
Nel [[602]], assieme al fratello sconfissero i [[Vasconi]], rendendoli loro tributari<ref>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XXI</ref>.
All'origine della tragedia gli [[antropologia|antropologi]] avrebbero individuato, come appunto sembrerebbe confermare l'[[etimologia]] stessa della parola<ref name=Etimo>[http://www.etimo.it/?term=tragedia&find=Cerca Etimologia] della parola "tragedia" da etimo.it</ref>, un rito sacrificale propiziatorio in cui molte popolazioni tribali offrono ancora oggi animali agli déi, soprattutto in attesa della messe o di una partita di [[caccia]]. Momenti cruciali che scandivano la vita degli antichi erano infatti i mutamenti [[astro|astrali]] ([[equinozio|equinozi]] e [[solstizio|solstizi]] che segnavano il passaggio da una stagione all'altra). I sacrifici avvenivano dunque in questi momenti, ad esempio poco prima dell'equinozio primaverile, per assicurarsi l'avvento della buona stagione. In epoca preistorica recente, tali sacrifici dovettero trasformarsi in danze rituali in cui era raffigurata la lotta primordiale del [[Bene (filosofia)|bene]], il [[giorno]], la [[luce]], quindi la bella stagione, contro il [[male]] (la [[notte]] e l'[[inverno]]), e il trionfo finale del bene sul male.
 
Sotto la spinta della nonna, Teodorico nel [[604]] sbaragliò presso [[Étampes]] le truppe di Clotario, liberò [[Orléans]] assediata e occupò Parigi, ma non riuscì ad eliminare Clotario, in cui aiuto era giunto [[Teodeberto II]] con l'onerosa pace di [[Compiègne]], che Clotario fu costretto ad accettare, salvando il suo esercito e rientrando in patria<ref>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XXVI</ref>.
[[Immagine:Cratère de Derveni 0010.jpg|thumb|130px|left|Menadi danzanti, che portano un agnello o capretto sacrificale]]
 
=== Gli scontri col fratello e la morte ===
Rimangono però molti punti oscuri sull'origine della tragedia, a partire dall'etimologia stessa della parola ''trago(i)día'' ({{Polytonic|τραγῳδία}})<ref name=Etimo/>: si distinguono in essa le radici di "capro" ({{Polytonic|τράγος}} / ''trágos'') e "cantare" ({{Polytonic|ᾄδω}} / ''á(i)dô''), sarebbe quindi il "canto per il capro". Il senso da attribuire al "capro" è ancora oggetto di numerose interpretazioni; di certo, l'animale (sia esso capretto o agnello) è da intendersi come primizia da offrire, come bene del quale l'uomo si priva in un momento sacro (sia che esso venga offerto al dio stesso come vittima sacrificale, e si ricordi che il capretto è animale sacro a [[Dioniso]] , sia che esso sia premio consegnato al vincitore dell' [[Agōn|agone]] tragico che si svolgeva durante le feste in onore di Dioniso). Una teoria più recente (J. Winkler) fa derivare "tragedia" dal vocabolo raro ''traghìzein'' ({{Polytonic|τραγὶζειν}}), che significa "cambiare voce, assumere una voce belante come i capretti", in riferimento agli attori. A meno che, suggerisce D'Amico, ''tragoidía'' non significhi più semplicemente «canto dei capri», dai personaggi satireschi che componevano il coro delle prime azioni sacre dionisiache. Altre ipotesi sono state tentate, in passato, tra cui una etimologia che definirebbe la tragedia come un'ode alla birra. <ref> Jane Ellen Harrison ({{en}} ''Prolegomena to the Study of Greek Religion'', 1903, cap. VIII.) ha sottolineato come Dioniso, dio del [[vino]] (bevanda dei ceti agiati) fosse in realtà preceduto dal Dioniso dio della [[birra]] (bevanda dei ceti popolari). La birra ateniese era ottenuta dalla fermentazione del farro, ''trágos'' in greco. Così è probabile che il termine originariamente abbia significato « odi al farro », e solo in seguito sia stato esteso ad altri significati omonimi.</ref>
Gli anni seguenti, a partire dal [[605]], furono segnati dagl scontri armati col fratello Teodeberto II che, manovrato ormai dai nobili austrasiani, fu definito dalla nonna, figlio di un giardiniere<ref name=fred />.
 
Nel [[610]] Teodeberto attaccò Teodorico e, dopo averlo battuto, gli tolse a l'[[Alsazia]] (che aveva appena conquistato) e il territorio di [[Toul]], la [[Champagne (provincia)|Champagne]] attorno a [[Troyes]] e la [[Turgovia]]<ref name=fred>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XXVII</ref>.<br />Ma nel [[611]], Teodorico fece un patto con Clotario II, affinché non intervenisse nella guerra tra lui e suo fratello, Teodeberto<ref name=fred/>.
Quello che è possibile affermare con certezza è che la radice ''trag-'' ({{Polytonic|τραγ-}}), anche prima di riferirsi al dramma tragico, fu utilizzata per significare l'essere "simile ad un capro", ma anche la selvatichezza, la libidine, il piacere del cibo, in una serie di parole derivate che gravitano intorno alla «zona» linguistica del rito dionisiaco.
 
Dopo un anno di preparazione, Teodorico II attaccò Teodeberto e lo sconfisse a Toul, poi dato che Teodeberto era riuscito a fuggire, con parte dell'esercito, lo inseguì e lo raggiunse sulle rive della Mosella, a [[Zülpich|Tolbiac]], dove Teodeberto aveva raccolto intorno a sé anche [[Sassoni]] e [[Turingi]] ma dove fu definitivamente sconfitto ([[612]]), nelle cruenta battaglia che ne seguì. Allora Teodeberto tentò nuovamente di fuggire, con pochi intimi, ma fu catturatolo a sud di Tolbiac, condotto a Colonia, dove fu portato, senza vesti regali, davanti a Teodico, che lo inviò in catene a [[Chalon]]<ref name=fre>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XXXVIII</ref>, dove fu giustiziato, probabilmente fatto uccidere dalla nonna Brunechilde.<br />Teoderico II divenne così anche re d'[[Austrasia]] ([[612]]) e finalmente poteva sconfiggere definitivamente Clotario II e conquistare la Neustria.
=== Dal ditirambo al dramma ===
Scrive Aristotele nella ''[[Poetica (Aristotele)|Poetica]]'' che la tragedia nasce all'inizio dall'[[improvvisazione teatrale|improvvisazione]], precisamente "da coloro che intonano il [[ditirambo]]" ({{Polytonic|''ἀπὸ τῶν ἐξαρχόντων τὸν διθύραμβον''}}, apò tōn exarchòntōn tòn ditýrambon), un canto corale in onore di Dioniso. All'inizio queste manifestazioni erano brevi e di tono burlesco perché contenevano degli elementi [[satira|satireschi]]; poi il linguaggio si fece man mano più grave e cambiò anche il metro, che da [[tetrametro trocaico]], il verso più prosaico, divenne [[trimetro giambico]]. Questa informazione è completata da un passo delle [[Storie (Erodoto)|Storie]] (I, 23) di [[Erodoto]] e da fonti successive, in cui il lirico [[Arione]] come è definito inventore della tragedia e compositore di ditirambi.
 
Ma, mentre si accingeva a riprendere la lotta contro Clotario II, morì, per la dissenteria, a Metz<ref name=fr>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XXXXIX</ref>, lasciando il regno al figlio maggiore [[Sigeberto II]], che si accingeva a governare sotto la reggenza di Brunechilde ma che venne tradito dai nobili e dal clero austrasiani che, guidati da [[Pipino di Landen]] e da [[sant'Arnolfo di Metz|Arnolfo di Metz]], lo consegnarono a Clotario II.
[[Immagine:Dionysos satyrs Cdm Paris 575.jpg|thumb|Dioniso attorniato da satiri]]
Il Ditirambo, in origine improvvisato, assume poi una forma scritta e prestabilita. Il coro s'indirizzava a ''thymele'' ({{Polytonic|''θυμέλη''}}), l'ara sacrificale, e cantava in cerchio, disponendosi intorno ad essa.
 
== Matrimoni e discendenza ==
Ad un certo momento dal [[Coro greco|coro]] che intonava questo canto in onore di [[Dioniso]] il [[corifeo]], cioè il capocoro, si sarebbe staccato e avrebbe cominciato a dialogare con questo, diventando così un vero e proprio [[personaggio immaginario|personaggio]]; in seguito il coro stesso, sdoppiandosi in due semicori, diede vita a un dialogo tra i due corifei, e venne introdotto un ''hypocritès'' ({{Polytonic|''ὑποκριτής''}}, risponditore, in seguito significherà attore), che pronunciava le parole di Dioniso, rivolte al coro: è la nascita del dramma. Da canto epico-lirico, il ditirambo diventa teatro.
Nel [[607]], Teodorico aveva inviato i suoi ministri nella penisola iberica, per chiedere in sposa, [[Ermenberga]], la figlia del re dei [[Visigoti]], [[Viterico]], che fu condotta in Austrasia, con una ricca dote, ma il matrimonio non fu mai consumato, a causa della nonna e della sorella, Teodila, che convinsero Teodorico a più riprese a rinviare la data delle nozze e dopo circa un anno, Ermenberga fu rinviata al padre, senza la dote<ref>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XXX</ref>. <br />Nonostante non abbia avuto figli dalla moglie, Teodorico ebbe quattro figli da diverse amanti:
 
* [[Sigeberto II|Sigeberto]] ([[602]]- [[613]]), re d'[[Austrasia]] e di [[Burgundi|Burgundia]]
Mentre nasceva e si strutturava la tragedia vera e propria, lo spirito più popolare dei riti e delle danza dionisiache sopravvissero nel [[dramma satiresco]].
* Childeberto ([[603]]- dopo il 613), la sua nascita è citata nel Chronicum di [[Fredegario]]<ref name=Fredegario>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XXIV</ref>, fu l'unico dei figli di Teodorico che scampò alla cattura dopo la sconfitta di suo fratello [[Sigeberto II]]<ref name=Fredegari>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XLII</ref>
 
* Corbus ([[604]]- 613), la sua nascita è citata nel Chronicum di Fredegario<ref name=Fredegario/>, fu ucciso dopo la sconfitta di suo fratello [[Sigeberto II]]<ref name=Fredegari/>
=== Le prime tragedie ===
* Meroveo ([[606]]- dopo il 613), la sua nascita è citata nel Chronicum di [[Fredegario]]<ref name=Fredegar>Fredegario, ''Fredegarii scholastici chronicum'', Pars quarta, XXIX</ref>, fu catturato da [[Clotario II]], dopo la sconfitta di suo fratello Sigeberto II, ma fu graziato da Clotario II, che lo inviò segretamente in Neustria, dove visse diversi anni sotto la protezione del conte Ingobado<ref name=Fredegari/>.
 
La tradizione attribuisce a [[Tespi]] la prima rappresentazione tragica, avvenuta nel 534 a.C. durante le Dionisie istituite da [[Pisistrato]]<ref name=Sinisi>Sinisi Silvana, Innamorati Isabella. ''[http://books.google.it/books?id=iQupNAG7sfQC&pg=PA3&dq=teatro+greco&hl=it&ei=USYZTdT4A8PGswbL9sHaDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDEQ6AEwAQ#v=onepage&q&f=false Storia del teatro: lo spazio scenico dai greci alle avanguardie storiche]''. Bruno Mondadori, Milano 2003, pag. 3</ref>. Si presuppone che fosse attico, appartenente al [[demo]] di Icaria. Delle sue tragedie sappiamo poco, se non che il coro era ancora formato da [[Satiro|satiri]] e che fu certamente il primo a vincere un concorso drammatico; Aristotele sostiene che introdusse l'attore ({{Polytonic|ὑποκρίτης}}) che rispondeva al coro. Inoltre Temistio, scrittore del IV secolo a.C., riferisce che sempre secondo Aristotele Tespi inventò il prologo e la parte parlata ({{Polytonic|ῥῆσις}}). Gli altri drammaturghi dell'epoca furono [[Cherilo (tragico)|Cherilo]], autore di probabilmente centosessanta tragedie (con tredici vittorie), e [[Pratina|Pràtina di Fliunte]] autore di cinquanta opere di cui 32 drammi satireschi, di cui però sono pervenuti solo i titoli. Da quel momento i drammi satireschi affiancarono la rappresentazione delle tragedie. Pratina gareggiò sicuramente con Eschilo e operò dal 499 a.C.
 
Di [[Frinico]] cominciamo ad avere maggiori informazioni. [[Aristofane]] ne tesse le lodi nelle sue commedie, nelle ''[[Le vespe (Aristofane)|Vespe]]'' lo presenta come un democratico radicale vicino a Temistocle. Oltre a introdurre nei dialoghi il trimetro giambico e ad utilizzare per la prima volta personaggi femminili, inventò il genere della tragedia ad argomento storico (''[[La presa di Mileto]]''), introducendo una seconda parte: ci si avviava, quindi alla [[trilogia]], che sarà definitivamente adottata da Eschilo e dai suoi contemporanei. La sua prima vittoria in un [[Agōn|agone]] accadde nel [[510 a.C.]]
 
=== Eschilo: la codificazione ===
{{Vedi anche|Eschilo}}
Sarebbe stato Eschilo a fissare le regole fondamentali del dramma tragico. Regista, oltre che poeta, a lui viene attribuita l'introduzione di [[maschera teatrale|maschera]] e coturni e inoltre è con lui che prende l'avvio la [[trilogia]]. Introducendo un secondo attore, rese possibile la drammatizzazione di un conflitto. La rappresentazione della tragedia assume una durata definita (dall'alba al tramonto, nella realtà come nella finzione), e nella stessa giornata viene presentata una trilogia, nella quale le tre parti sono "puntate" della medesima storia.
 
Nella sua opera, confrontando le prime tragedie con quelle di anni successivi, notiamo una evoluzione e un arricchimento degli elementi propri del dramma tragico: dialoghi, contrasti, effetti teatrali. Questo si deve anche alla competizione che il vecchio Eschilo deve sostenere nelle gare drammatiche: c'è un giovane rivale, [[Sofocle]], che gli contende la popolarità, e che ha introdotto un terzo attore, ha complicato le trame, sviluppato caratteri più umani, nei quali il [[spettatore|pubblico]] può identificarsi.
 
Tuttavia, anche accettando in parte, e con riluttanza, le nuove innovazioni, Eschilo rimane sempre fedele ad un estremo rigore, alla religiosità quasi [[monoteismo|monoteistica]] ([[Zeus]], nelle opere di Eschilo, è rappresentato talvolta come un tiranno, talvolta come un dio onnipotente, con qualche somiglianza con il biblico [[Yahweh]]). Nonostante i personaggi di Eschilo non siano sempre unicamente [[eroe|eroi]], quasi tutti hanno caratteristiche superiori all'umano. Se ci sono elementi reali, questi non sono mai rappresentati nella loro quotidianità, ma in una suprema sublimazione. Musicalmente resta legato ai nomoi,strutture ritmico-melodiche collegate alla provenienza geografica e alla destinazione d'uso,sviluppatisi in età arcaica.
 
=== Le riforme di Sofocle ===
{{Vedi anche|Sofocle}}
 
[[Plutarco]], nella ''Vita di Cimone'', racconta il primo trionfo del giovane talentuoso Sofocle contro il celebre e fino a quel momento incontrastato Eschilo, conclusasi in modo insolito, senza il consueto sorteggio degli arbitri, e che provocò il volontario esilio di Eschilo in [[Sicilia]]. Le innovazioni che Sofocle introdusse, e che gli guadagnarono almeno venti trionfi, riguardarono molti aspetti della rappresentazione tragica, dai dettagli più insignificanti (come i calzari bianchi e i bastoni ricurvi) fino a riforme più dense di conseguenze. Introdusse un terzo attore, che permetteva alla tragedia di moltiplicare il numero dei personaggi possibili, aumentò a quindici il numero dei coreuti, ruppe l'obbligo della trilogia, rendendo possibile la rappresentazione di drammi autonomi, introdusse l'uso di [[scenografia|scenografie]].
Rispetto a Eschilo, i cori tragici sofoclei si defilano dall'azione, partecipano sempre meno attivamente e diventano piuttosto spettatori e commentatori dei fatti. È di Sofocle l'introduzione del monologo (ad es. quelli di [[Aiace Telamonio|Aiace]] o di [[Edipo]]), le lunghe 'tirate' che permettono all'attore di mostrare la sua abilità, e al personaggio di esprimere compiutamente i propri pensieri. La psicologia dei personaggi si approfondisce, emerge una inedita analisi della realtà e dell'uomo. Sofocle tentò di togliere l'enfasi (''ónkos'' / {{Polytonic|ὄγκος}}) ai suoi personaggi, per restituirgli completamente la drammaticità, in un mondo descritto come ingiusto e privo di luce. Nell'''[[Edipo a Colono (Sofocle)|Edipo a Colono]]'', il coro ripete «la sorte migliore è non nascere». Gli eventi che schiacciano le esistenze degli eroi non sono in alcun modo spiegabili o giustificabili, e in questo possiamo vedere l'inizio di una sofferta riflessione sulla condizione umana, ancora attuale nel mondo contemporaneo.
 
=== Il realismo euripideo===
{{Vedi anche|Euripide}}
 
[[Immagine:NAMA Bacchantes.jpg|thumb|250px|Rilievo votivo che celebra probabilmente il trionfo di ''[[Le Baccanti (Euripide)|Le Baccanti]]'']]
 
Le peculiarità che distinguono le tragedie euripidee da quelle degli altri due drammaturghi sono da un lato la ricerca di sperimentazione tecnica attuata da Euripide in quasi tutte le sue opere e la maggiore attenzione che egli pone nella descrizione dei [[sentimento|sentimenti]], di cui analizza l'evoluzione che segue il mutare degli eventi narrati.
 
La novità assoluta del teatro euripideo è comunque rappresentata dal [[realismo]] con il quale il drammaturgo tratteggia le dinamiche [[psicologia|psicologiche]] dei suoi personaggi. L'eroe descritto nelle sue tragedie non è più il risoluto protagonista dei drammi di Eschilo e Sofocle, ma sovente una persona problematica ed insicura, non priva di conflitti interiori.
 
Le protagoniste femminili dei drammi, come [[Andromaca (Euripide)|Andromaca]], [[Fedra]] e [[Medea (Euripide)|Medea]], sono le nuove figure tragiche di Euripide, il quale ne tratteggia sapientemente la tormentata sensibilità e le pulsioni irrazionali che si scontrano con il mondo della ragione.
Il ruolo del coro perde importanza e si introduce la monodia,di origine popolare.
 
== Struttura della tragedia ==
{{Vedi anche|Struttura della tragedia greca}}
La tragedia greca è strutturata secondo uno schema rigido, di cui si possono definire le forme con precisione. La tragedia inizia generalmente con un prologo (da ''prò'' e ''logos'', discorso preliminare), che ha la funzione di introdurre il dramma; segue la parodo (ἡ πάροδος), che consiste nell'entrata in scena del [[Coro greco|coro]] attraverso dei corridoi laterali, le ''[[pàrodoi]]''; l'azione scenica vera e propria si dispiega quindi attraverso tre o più episodi (''epeisòdia''), intervallati dagli stasimi, degli intermezzi in cui il coro commenta, illustra o analizza la situazione che si sta sviluppando sulla scena; la tragedia si conclude con l'esodo (ἔξοδος).
 
== La tragedia da Aristotele ai contemporanei ==
 
===Mimesi e catarsi ===
Come è già stato detto, il primo studio critico sulla tragedia è contenuto nella ''[[Poetica (Aristotele)|Poetica]]'' di Aristotele. In esso troviamo elementi fondamentali per la comprensione del teatro tragico, ''in primis'' i concetti di [[mimesi]] ({{Polytonic|μίμησις}}, dal verbo {{Polytonic|μιμεῖσθαι}}, imitare) e di [[catarsi]] ({{Polytonic|κάθαρσις}}, ''purificazione'').
Scrive nella ''Poetica'': "La tragedia è dunque imitazione di una azione nobile e compiuta [...] la quale per mezzo della [[pietà (sentimento)|pietà]] e della [[paura]] finisce con l'effettuare la purificazione di cosiffatte passioni"<ref> Aristotele, ''Poetica'', 49b, 6, 24-28.</ref>.
In parole povere, le azioni che la tragedia rappresenta non sono altro che le azioni più turpi che gli uomini possano compiere: la loro visione fa sì che lo spettatore si immedesimi negli impulsi che le generano, da una parte empatizzando con l'eroe tragico attraverso le sue emozioni (''[[pathos]]''), dall'altra condannandone la malvagità o il vizio attraverso la ''[[hýbris]]'' ({{Polytonic|ὕβρις}} - Lett. "superbia" o "prevaricazione", i.e. l'agire contro le leggi divine, che porta il personaggio a compiere il crimine). La ''[[Nemesi|nemesis]]'' finale rappresenta la "retribuzione" per i misfatti, punizione fa nascere nell'individuo proprio quei sentimenti di pietà e di terrore che permettono all'animo di purificarsi da tali passioni negative che ogni uomo possiede. La catarsi finale, per Aristotele rappresenta la presa di coscienza dello spettatore, che pur comprendendo i personaggi, raggiunge questa finale consapevolezza distaccandosi dalle loro passioni per raggiungere un livello superiore di saggezza. Il vizio o la debolezza del personaggio portano necessariamente alla sua caduta in quanto predestinata (il concatenamento delle azioni sembra in qualche modo essere favorito dagli déi, che non agiscono direttamente, ma come ''[[deus ex machina]]''). La caduta dell'eroe tragico è necessaria, perché da un lato possiamo ammirarne la grandezza (si tratta quasi sempre di persone illustri e potenti) e dall'altra possiamo noi stessi trarre profitto dalla storia. Per citare le parole di un grande grecista, la tragedia «è una simulazione», nel senso utilizzato in campo scientifico, quasi un esperimento da laboratorio:
 
{{quote|La tragedia monta un' esperienza umana a partire da personaggi noti, ma li installa e li fa sviluppare in modo tale che [...] la catastrofe che si produce, quella subita da un uomo non spregevole né cattivo, apparirà come del tutto probabile o necessaria. In altri termini, lo spettatore che vede tutto ciò prova pietà e terrore, ed ha la sensazione che quanto è accaduto a quell'individuo avrebbe potuto accadere a lui stesso.|[[Jean-Pierre Vernant]]<ref>Jean-Pierre Vernant. ''Mito e tragedia nell'antica Grecia. La tragedia come fenomeno sociale, estetico e psicologico''. Einaudi, Torino 1976. Vedasi anche l'[http://www.emsf.rai.it/tv_tematica/trasmissioni.asp?d=376 enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche Rai].</ref>}}
 
Diversa fu però la posizione anticlassicista, frutto della polemica romantica contro la poetica aristotelica che dovettero trovare priva di sentimento e distante dai tempi moderni: succede allora che l'elemento di pathos sia esaltato talvolta eccessivamente e che il personaggio tragico appaia come vittima di una sorte ingiusta: l'elemento psicologico tende a giustificare il cattivo, malvagio perché solo e incompreso dalla società e ad esaltarne le qualità prometeiche ed eroiche. L'eroe tragico tende da questo punto ad avvicinarsi sempre di più alle classi sociali medio-basse e quindi ad assumere il tono della denuncia politica.
 
===Le tre unità===
La famosa questione delle cosiddette tre [[unità aristoteliche]], di tempo, di luogo e d'azione ha interesse puramente storico. [[Aristotele]] aveva affermato che la [[favola]] deve essere compiuta e perfetta, deve in altre parole avere unità, ossia un inizio, uno svolgimento ed una fine. Il filosofo aveva anche asserito che l'azione dell'epopea e quella della tragedia differiscono nella lunghezza "perché la tragedia fa tutto il possibile per svolgersi in un giro di sole o poco più, mentre l'epopea è illimitata nel tempo". Nella tragedia greca il [[coro greco|coro]], tra l'altro, era essenziale, per evitare incongruenze e spiegare gli antefatti.
 
Le tre unità si riferiscono dunque all'unità di tempo (la vicenda si svolge in un giorno), di tema (un solo tema portante) e di spazio (un luogo soltanto, difatti la scenografia all'epoca dei tre grandi tragici era statica). Tali unità sono state considerate elementi fondamentali del teatro fino ad un paio di secoli fa, anche se non sempre sono state rispettate (autori del calibro di [[Shakespeare]], [[Molière]] e [[Carlo Goldoni|Goldoni]] non ne fanno assolutamente uso). Come data convenzionale della fine dell'utilizzo delle tre unità può essere preso il [[1822]], anno in cui [[Alessandro Manzoni]] pubblica la sua [[Lettre à monsieur Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie]].
 
=== Apollineo e dionisiaco: l'analisi di Nietzsche ===
{{Vedi anche|La Nascita della Tragedia}}
Fu [[Friedrich Nietzsche]] alla fine del XIX secolo a mettere in evidenza il contrasto tra due elementi principali: da un lato quello dionisiaco (la passione che travolge il personaggio) e quello apollineo (la saggezza e la giustizia l'elemento razionale simboleggiato appunto dal Dio [[Apollo]]). Contrasto che sarebbe alla base della ''nemesis'', la punizione divina che determina la caduta o la morte del personaggio.
 
Nella cultura greca antica, afferma Nietzsche, «''esiste un contrasto, enorme per l'origine e i fini, fra l'arte plastica, cioè l'apollinea, e l'arte non plastica della musica, cioè la dionisiaca''». {{quote|[...] Questi due istinti così diversi camminano uno accanto all'altro, per lo più in aperto dissidio, stimolandosi reciprocamente a sempre nuove e più gagliarde reazioni per perpetuare in sé incessantemente la lotta di quel contrasto, su cui la comune parola di "arte" getta un ponte che è solo apparente: finché in ultimo, riuniti insieme da un miracolo metafisico prodotto dalla "volontà" ellenica, essi appaiono finalmente in coppia e generano in quest'accoppiamento l'opera d'arte della tragedia attica, che è tanto dionisiaca quanto apollinea.|La nascita della tragedia}}
 
== Il teatro tragico come fenomeno di massa ==
[[Immagine:DionysiusTheater.jpg|thumb|300px|Il teatro di Doniso ad [[Atene]] (illustrazione del 1891).]]
 
La tragedia antica non era solo uno spettacolo, come lo intendiamo oggi, ma piuttosto un rito collettivo della ''[[polis|pòlis]]''<ref>Non per niente Paolo Emilio Giudici, nel suo ''[http://books.google.it/books?id=MjA2AAAAIAAJ&pg=PA18&dq=teatro+greco&hl=it&ei=USYZTdT4A8PGswbL9sHaDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CDwQ6AEwAw#v=onepage&q&f=false Storia del teatro in Italia]'', sottolinea come la costruzione dei teatri necessitava di una certa ampiezza per contenere tutti i liberi cittadini di Atene. Cfr. pag. 18</ref>. Si svolgeva durante un periodo sacro, in uno spazio consacrato (al centro del teatro sorgeva l'altare del dio).
Il teatro assunse la funzione di cassa di risonanza per le idee, i problemi e la vita politica e culturale dell'Atene democratica: la tragedia parla di un passato mitico, ma il mito diventa immediatamente metafora dei problemi profondi della società ateniese.
 
A questo proposito è emblematica la tragedia ''[[I Persiani]]'' di Eschilo: la storia è ambientata nella reggia di [[Susa (Elam)|Susa]], capitale dell'[[impero persiano]], dove fin dall'inizio una serie di oscuri presagi, finanche il fantasma del defunto re [[Dario I di Persia|Dario]] che accusa il suo successore [[Serse]] di aver peccato di superbia, preludono ad una grande catastrofe, annunciata alla fine da un messaggero che con straordinaria drammaticità racconta come la flotta persiana sia stata distrutta a [[Salamina]].
 
La tragedia (l'unica ad argomento storico a noi pervenuta) venne rappresentata nel [[472 a.C.]] ad Atene, otto anni dopo la battaglia di Salamina, quando la guerra con la Persia era ancora in corso: la voce di Eschilo fu così un forte strumento di propaganda, e non a caso il [[corego]] dei ''Persiani'' fu [[Pericle]].
 
Una tragedia di argomento mitico come riusciva però a veicolare messaggi di tale rilievo d'interesse civile e sociale da coinvolgere il pubblico in modo così diffuso e partecipe?
Aristotele risponde a questa domanda formulando il concetto di "[[catarsi]]" ({{Polytonic|κάθαρσις}}, ''purificazione''), secondo cui la tragedia pone di fronte agli uomini gli impulsi passionali e irrazionali (matricidio, incesto, cannibalismo, suicidio, infanticidio...) che si trovano, più o meno inconsciamente, nell'animo umano, permettendo agli individui di sfogarli innocuamente, in una sorta di esorcizzazione di massa.
 
Le rappresentazioni delle tragedie ad Atene si svolgevano in occasione delle grandi [[Dionisie]], feste in onore di [[Dioniso]] celebrate nel mese di [[Elafebolione]], verso la fine di marzo. Le Dionisie erano organizzate dallo Stato e l'[[arconte eponimo]], appena assunta la carica, provvedeva a scegliere tre dei cittadini più ricchi ai quali affidare la "coregia", cioè l'allestimento di un coro tragico: nell'Atene democratica i cittadini più abbienti erano tenuti a finanziare servizi pubblici come "[[liturgia]]", cioè come tassa speciale (oltre alla coregia una delle liturgie più importanti era ad esempio l'allestimento di una nave per la flotta, la [[trierarchia]]).
 
Durante le Dionisie si svolgeva un [[Agōn|agone]] tragico, cioè una gara tra tre poeti, scelti dall'arconte eponimo forse sulla base di un copione provvisorio, ognuno dei quali doveva presentare una tetralogia composta di tre tragedie e un [[dramma satiresco]]; ogni tetralogia veniva recitata nello stesso giorno a partire dal mattino, così che le rappresentazioni tragiche duravano tre giorni, mentre il quarto giorno era dedicato alla messa in scena di tre commedie. Alla fine dei tre giorni di gara si attribuiva un premio al miglior coro, al miglior attore e al miglior poeta. È però lecito ritenere che sia il pubblico che i magistrati incaricati di assegnare il premio non fossero particolarmente qualificati né esprimessero alcun apprezzamento di natura artistica, e inoltre il meccanismo di attribuzione delle preferenze era piuttosto casuale: la giuria era formata da dieci persone (una per tribù) estratte a sorte, che al termine delle rappresentazioni ponevano in un'urna una tavoletta in cui scriveva i nomi dei tre poeti in ordine di merito, infine venivano estratte cinque tavolette sulla base delle quali veniva proclamato il vincitore.
 
Agli spettacoli la popolazione partecipava in massa e probabilmente già nel V secolo a.C. erano ammessi anche donne, bambini e schiavi. La passione dei greci per le tragedie era travolgente: Atene, si disse, aveva speso di più per il teatro che non per la flotta. Quando il costo per gli spettacoli aumentò, e fu istituito un contenuto prezzo d'ingresso, Pericle istituì il ''[[Teorico (fondo)|Teorico]]'', un fondo speciale per pagare il biglietto ai meno abbienti.
 
== Le tragedie sopravvissute ==
Della grande produzione tragica dell'Atene democratica ci sono rimaste solamente alcune tragedie di tre autori: Eschilo, Sofocle ed Euripide. Poco o nulla si sa della veste che i romani dovettero dare alla tragedia greca se non che dovesse ricalcarne da vicino il modello. L'unica fonte romana sicura è [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]], che però accentuò l'aspetto dell'orrore e della violenza, pur evitando di rappresentare le scene cruente sulla scena.
 
===Eschilo===
[[Immagine:Aischylos Büste.jpg|thumb|100px|Eschilo]]
 
Di [[Eschilo]] sono noti i titoli di settantanove opere, fra tragedie e drammi satireschi; di queste ne sopravvivono sette, fra cui l'unica trilogia completa pervenutaci dall'antichità, l'''Orestea'', e alcuni frammenti papiracei. Da notare che tutte le tragedie di Eschilo facevano parte di una trilogia, che, tranne in un caso, è andata perduta. Inoltre, la presenza di attacchi a Zeus hanno fatto dubitare sulla proprietà di Eschilo del Prometeo incatenato.
 
*[[I Persiani]] ({{Polytonic|Πέρσαι}} / ''Pèrsai'') del [[472 a.C.]]
 
*[[Sette contro Tebe]] ( {{Polytonic|Ἑπτὰ ἐπὶ Θήβας}} / ''Heptà epì Thèbas'') del [[467 a.C.]]
 
*[[Supplici (Eschilo)|Supplici]] ( {{Polytonic|Ἱκέτιδες}} / Hikètides) del [[463 a.C.]] circa
 
*la trilogia [[Orestea]] del [[458 a.C.]], costituita da:
**[[Orestea#Agamennone|Agamennone]] ( {{Polytonic|Ἀγαμέμνων}} / Agamèmnon)
**[[Orestea#Le coefore|Coefore]] ({{Polytonic|Χοηφόροι}} / ''Choefòroi'')
**[[Orestea#Le Eumenidi|Eumenidi]] ({{Polytonic|Εὐμενίδες}} / ''Eumenìdes'')
 
*[[Prometeo incatenato (Eschilo)|Prometeo incatenato]] ({{Polytonic|Προμηθεὺς δεσμώτης}} / ''Prometheus desmòtes'') di data incerta, ritenuta spuria da alcuni studiosi.
 
===Sofocle===
[[Immagine:Sophocles Musei Capitolini MC560.jpg|100px|thumb|Sofocle]]
 
Su circa centotrenta fra tragedie e [[dramma satiresco|drammi satireschi]], di [[Sofocle]] ci restano sette tragedie:
 
*[[Aiace (Sofocle)|Aiace]] ({{Polytonic|Αἴας}} / ''Aias'') intorno al [[445 a.C.]];
*[[Antigone (Sofocle)|Antigone]] ( {{Polytonic|Ἀντιγόνη}} / ''Antigone'') del [[442 a.C.]];
*[[Trachinie]] ({{Polytonic|Tραχίνιαι}} / ''Trachìniai'');
*[[Edipo Re]] ({{Polytonic|Οἰδίπoυς τύραννoς}} / ''Oidìpous Tùrannos'') circa [[430 a.C.]];
*[[Elettra (Sofocle)|Elettra]] ( {{Polytonic|Ἠλέκτρα}} / ''Helèktra'');
*[[Filottete (Sofocle)|Filottete]] ({{Polytonic|Φιλοκτήτης}} / ''Philoktètes'') del [[409 a.C.]];
*[[Edipo a Colono (Sofocle)|Edipo a Colono]] ({{Polytonic|Oἰδίπoυς ἐπὶ Κολωνῷ}} / ''Oidìpous epì Kolonò'') del [[406 a.C.]];
 
Infine possediamo circa la metà di un dramma satiresco: ''[[I cercatori di tracce]]'' ({{Polytonic|Ἰχνευταί}} / Ikhneutaí).
 
===Euripide===
[[Immagine:Euripides Statue.jpg|150px|thumb|Euripide]]
 
Di [[Euripide]] si conoscono novantadue drammi; sopravvivono diciotto tragedie di cui una, il ''Reso'', è generalmente considerata spuria, e un dramma satiresco, il ''Ciclope''.
 
I drammi superstiti sono:
*[[Alcesti (Euripide)|Alcesti]] ( {{Polytonic|Ἄλκηστις}} / ''Alkestis'') del [[438 a.C.]];
*[[Medea (Euripide)|Medea]] ( {{Polytonic|Μήδεια}} / ''Mèdeia'') del [[431 a.C.]];
*[[Ippolito (Euripide)|Ippolito]] ( {{Polytonic|Ἱππόλυτος στεφανοφόρος}} / ''Ippòlytos stephanophòros'') del [[428 a.C.]];
*[[Gli Eraclidi (Euripide)|Gli Eraclidi]] ( {{Polytonic|Ἡρακλεῖδα}} / ''Herakleìdai'');
*[[Le_Troiane|Troiane]] ( {{Polytonic|Τρώαδες}} / ''Troàdes'') del [[415 a.C.]];
*[[Andromaca (Euripide)|Andromaca]] ( {{Polytonic|Ἀνδρομάχη}} / ''Andromàche'');
*[[Ecuba (Euripide)|Ecuba]] ( {{Polytonic|Ἑκάϐη}} / ''Hekàbe'') del [[423 a.C.]];
*[[Supplici (Euripide)|Supplici]] ( {{Polytonic|Ἱκέτιδες}} / ''Hikétides''), del [[414 a.C.]];
*[[Ione (Euripide)|Ione]] ( {{Polytonic|Ἴων}} / ''Ion'');
*[[Ifigenia in Tauride]] ( {{Polytonic|Ἰφιγένεια ἡ ἐν Ταύροις}} / ''Iphighèneia he en Taùrois'');
*[[Elettra (Euripide)|Elettra]] ( {{Polytonic|Ἠλέκτρα}} / ''Helèktra'');
*[[Elena (Euripide)|Elena]] ( {{Polytonic|Ἑλένη}} / ''Helène'') del [[412 a.C.]];
*[[Eracle (Euripide)|Eracle]] ( {{Polytonic|Ἡρακλῆς μαινόμενος}} / ''Heraklès mainòmenos'');
*[[Fenicie]] ( {{Polytonic|Φοινίσσαι}} / ''Phoinìssai'') del [[410 a.C.]] circa;
*[[Oreste (Euripide)|Oreste]] ( {{Polytonic|Ὀρέστης}} / ''Orèstes'') del [[408 a.C.]];
*[[Ifigenia in Aulide]] ( {{Polytonic|Ἰφιγένεια ἡ ἐν Αὐλίδι}} / ''Iphighèneia he en Aulìdi'') del [[410 a.C.]];
*[[Le Baccanti (Euripide)|Le Baccanti]] ( {{Polytonic|Βάκχαι}} / ''Bàkchai'') del [[406 a.C.]];
*[[Ciclope (Euripide)|Ciclope]] ( {{Polytonic|Κύκλωψ}} / ''Kùklops'') (dramma satiresco);
*[[Reso (Euripide)|Reso]] ( {{Polytonic|Ῥῆσος}} / ''Rèsos'') (probabilmente apocrifo).
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
=== Fonti primarie ===
*[[Umberto Albini]], ''Nel nome di Dioniso. Il grande teatro classico rivisitato con occhio contemporaneo'', [[Garzanti]] 1999 - <small>ISBN 88-11-67420-4</small>
* {{la}} [[Gregorio di Tours]], ''[[Historia Francorum]]'' [http://la.wikisource.org/wiki/Historiarum_Francorum_libri_X <small>Testo disponibile su Wikisource</small>].
*[[Charles Rowan Beye]], ''La tragedia greca. Guida storica e critica'' - [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]] - <small>ISBN 88-420-3206-9</small>
* {{la}} [[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'' {{collegamento interrotto|1=[http://la.wikisource.org/wiki/Historia_Langobardorum_libri_VI <small>Testo disponibile su Wikisource</small>] |date=novembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}.
*[[Silvio D'Amico]], ''Storia del Teatro drammatico'', Garzanti 1960.
* {{la}} [[Fredegario]], [http://www.thelatinlibrary.com/fredegarius.html FREDEGARII SCHOLASTICI CHRONICUM CUM SUIS CONTINUATORIBUS, SIVE APPENDIX AD SANCTI GREGORII EPISCOPI TURONENSIS HISTORIAM FRANCORUM].
*[[Dario Del Corno]]
 
**''I narcisi di Colono. Drammaturgia del mito nella tragedia greca'' - Cortina 1998 - <small>ISBN 88-7078-485-1</small>
=== Letteratura storiografica ===
**''Letteratura Greca, dall'età arcaica alla letteratura cristiana'' - [[Principato Editore|Principato]] 1995 - <small>ISBN 88-416-2749-2</small>
* {{cita libro|autore=|nome= Christian|cognome= Pfister|titolo=Storia del mondo medievale - Vol. I|anno= 1978|editore=Cambridge University Press|città= Cambridge|capitolo= La Gallia sotto i Franchi merovingi. Vicende storiche|pagine=688-711}}
* Moreno Morani, Giulia Regoliosi, ''Cultura classica e ricerca del divino. Di fronte alla tragedia greca'', Il Cerchio 2002
* {{cita libro|autore=|cognome= L.M. Hartmann e W.H. Hutton|titolo=Storia del mondo medievale - Vol. I|anno= 1978|editore=Cambridge University Press|città= Cambridge|capitolo= L'Italia e l'Africa imperiali: amministrazione. Gregorio Magno|pagine=810-853}}
*[[Friedrich Nietzsche]] (a cura di P.Chiarini-R.Venuti) ''La nascita della tragedia ovvero grecità e pessimismo'' - Laterza - <small>ISBN 88-420-4644-2</small>
*[[Max Pohlenz]], ''La tragedia greca'' - Paideia 1979 - <small>ISBN 88-394-0017-6</small>
*[[Jean-Pierre Vernant]] - [[Pierre Vidal-Naquet]]:
**''Mito e tragedia nell'antica Grecia. La tragedia come fenomeno sociale estetico e psicologico'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] 1976 - <small>ISBN 88-06-14092-2</small>
**''Mito e tragedia due. Da Edipo a Dioniso'' - Einaudi 1991 - <small>ISBN 88-06-15857-0</small>
*Cuddon, J. A. ''The Penguin Dictionary of Literary Terms and Literary Theory''. Harmondsworth, Penguin, 1998. ISBN 0-14-051363-9
*"Tragedia" in: ''Enciclopedia Europea'', vol XI, p.399. Milano, Garzanti, 1984.
*[[Anthony Burgess]], ''English Literature.'' Burnt Mill, Longman, 1958. ISBN 0-582-55224-9
*G. Ugolini, ''Sofocle e Atene. Vita politica e attività teatrale nella Grecia classica'', Carocci, Roma 2000.
 
== Voci correlate ==
* [[Teatro grecoMerovingi]]
* [[Sovrani franchi]]
*[[Musica dell'antica Grecia]]
* [[Storia della Gallia tardo-antica e alto-medioevale]]
*[[Istituto Nazionale del Dramma Antico|INDA]]
* [[Franchi]] (storia dei regni Franchi)
* [[Elenco di re franchi]]
* [[Storia della Francia]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:AncientTheuderic Greek theatreII}}
 
== Collegamenti esterni ==
*[[Rai Educational]] - EMSF: interventi sul tema di [http://www.emsf.rai.it/scripts/documento.asp?tabella=Trasmissioni&amp;id=610 D. Del Corno] [http://www.emsf.rai.it/scripts/documento.asp?tabella=Interviste&amp;id=217 E. Lledó] [http://www.emsf.rai.it/scripts/documento.asp?tabella=Trasmissioni&amp;id=551 E. Medda] [http://www.emsf.rai.it/scripts/documento.asp?tabella=Trasmissioni&amp;id=376 J.P. Vernant] [http://www.emsf.rai.it/scripts/documento.asp?tabella=Trasmissioni&amp;id=611 S. Givone]
*Carlo Fatuzzo, ''[http://www.mondogreco.net/tragedia.htm La musica nella tragedia greca]''
*Rush Rehm - trad. P. Merciai, [http://italy.peacelink.org/editoriale/articles/art_6156.html ''Teatro radicale: tragedia greca e mondo moderno'']
*Università Le Monnier - M. McDonald, Trad. di Francesca Albini'', [http://www.lemonnier.it/lmu/lmu/lmu_strumenti/strumenti_libri/arte_vivente.htm L'arte vivente della tragedia greca]''
*Politecnico di Torino - ''[http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/Studenti/Ricerche/Passarino/Cap3.html Il Limite quale elemento fecondo di origine della tragedia]''
*Intervista a [[Salvatore Natoli]]'', [http://www.erroneo.org/filosofie/natoli.htm La tragedia greca e il Cristianesimo]''
* Università di Bologna - Michele Napolitano, ''[http://www.dismec.unibo.it/musichegreci/demusicis/schederelazioni2003/napolitano2003.htm Tragedia greca e opera in musica. Appunti su un matrimonio mancato]''
 
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