Panzer III e Storia di Ripatransone: differenze tra le pagine

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{{torna a|Ripatransone}}
{{Infobox veicolo militare
|Veicolo =carro_armato
|Nome =Panzer III <br/> Sd.Kfz. 141
|Immagine =PzKpfwIIIH.Saumur.000a1y8q.jpeg
|Didascalia =Panzer III Ausf. H
<!-- Descrizione -->
|Tipo = medio
|Equipaggio = 5 (comandante, cannoniere, caricatore, pilota, operatore radio)
|Progettista =
|Costruttore = [[Henschel & Sohn]] <br/> [[MAN SE]] <br/> [[Altmaerkische Kettenwerk]] <br/> [[Waggonfabrik Wegmann]] <br/> [[Mühlenbau und Industrie]]
|Data_impostazione =
|Data_primo_collaudo =
|Data_entrata_in_servizio=
|Data_ritiro_dal_servizio=
|Utilizzatore_principale ={{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Heer]]
|Altri_utilizzatori =
|Esemplari =
|Costo_unitario =
|Sviluppato_dal =
|Altre_varianti =
<!-- Dimensioni e pesi -->
|Tavole_prospettiche =
|Lunghezza =5,52 [[metri|m]]
|Larghezza =2,95 m
|Altezza =2,50 m
|Peso =21.600 [[chilogrammo|kg]]
|Capacità =
|Capacità_combustibile =320 [[Litro|l]]
<!--Propulsione e tecnica-->
|Motore =[[Maybach]] [[Maybach HL 120 TRM|HL 120 TRM]] a 12 [[Cilindro (meccanica)|cilindri]]
|Potenza =224 [[Chilowatt|kW]]
|Trazione =a [[Cingolo (trasporti)|cingoli]]
|Sospensioni =a [[Sospensione (meccanica)#Sospensioni a barre di torsione|barre di torsione]]
<!-- Prestazioni -->
|Velocità_max = 40 [[chilometro orario|km/h]]
|Velocità_su_strada =
|Velocità_fuori_strada =
|Autonomia = 165 [[chilometro|km]] su strada
|Pendenza_max =
|Armamento e corazzatura =
|Apparati_di_tiro =
|Armamento_primario = 1 cannone KwK 38 L/42 da 5 [[centimetro|cm]]
|Armamento_secondario =2 [[MG 34]] da 7,92 [[millimetro|mm]], una coassiale e una mobile
|Corazzatura_frontale =max 6 cm - min 3,5 cm
|Corazzatura_laterale =3 cm
|Corazzatura_posteriore =max 6 cm - min 3 cm
|Corazzatura_superiore =max 1,6 cm - min 1 cm
|Altro_campo =
|Altro =Dati riferiti alla versione H
|Note =
|Ref =<ref>{{cita web|url=http://afvdb.50megs.com/germany/pz3.html#AusfH|titolo=Panzer III Ausf. H|accesso= 17-12-2009|lingua=en}}</ref>
}}
Il '''Panzer III''', abbreviazione del nome completo '''Panzerkampfwagen III''', il cui numero d'identificazione dell'[[Heer (Wehrmacht)|esercito tedesco]] era '''Sd.Kfz. 141''', è stato un [[carro armato]] medio della [[seconda guerra mondiale]].
 
{{citazione|Più dentro pose Trasone i bastioni<br/>di Ripa invitta città dei Piceni<ref>La traduzione metrica in endecasillabi è di Rolando Perazzoli.</ref><ref name=Perazzoli>{{cita libro|nome=Rolando|cognome=Perazzoli|titolo=Storie ripane|città=Grottammare|editore=Archeoclub d'Italia|anno=2001}}</ref>|Francesco Panfilo, ''Picenum, hoc est de agro Piceni quae Anconitana vulgo Marchia nominatur nobilitate et laudibus opus''|Interius Traso posuit munimine Ripam<br/>nulli Picentum vincitur ipsa loco|lingua=la|lingua2=it}}
Fu concepito alla luce delle esperienze raccolte con l'impiego dei [[Panzer I (carro armato)|PzKw I]] e [[Panzer II (carro armato)|II]] e, secondo i piani dello [[Stato Maggiore tedesco]], divenne il principale carro armato delle [[Panzer-Division|Panzer Divisionen]] creato espressamente per contrastare i veicoli blindati avversari, ruolo che ricoprì con successo dal [[1940]] al [[1942]]. Tra i meriti del Panzer III, oltre a quello di avere costituito il nucleo centrale della [[Panzerwaffe]], vi fu quello di aver dimostrato, con la versione J, che nel combattimento tra carri era fondamentale disporre di un armamento ad alta velocità iniziale piuttosto che di grande calibro.
 
{| class="sinottico" style="width:280px"
Con il proseguire del [[Seconda guerra mondiale|conflitto]], però, il Panzer III fu via via superato in qualità dai veicoli esteri: questo fattore, insieme all'introduzione di carri più evoluti e dotati di parametri più consoni alla lotta tra corazzati, fece progressivamente scomparire il Panzer III dalla prima linea.
|- class="sinottico_testata"
! style="background-color:#E60005; color:#FFF" colspan=2 | Storia di Ripatransone
|-
! Paese
| [[Italia]]
|-
! Regione
| [[Marche]]
|-
! Provincia
| [[Provincia di Ascoli Piceno|Ascoli Piceno]]
|-
! Popolo fondatore
| [[Longobardi]] o [[Franchi]]
|-
! Data di fondazione
| [[822]]-[[1198]]
|-
! Autonomia comunale
| [[1205]]
|-
! Stato di annessione
| [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|-
! Data di annessione
| 19 settembre [[1860]]
|}
 
La '''storia di Ripatransone''' inizia ufficialmente nel [[1205]], anno in cui la cittadina [[provincia di Ascoli Piceno|picena]] ottenne l'autogoverno diventando il primo libero comune rurale d'[[Italia]].<ref>Laddove infatti tutti gli altri comuni erano dominati da nobiltà e borghesia, i ripani erano esclusivamente proprietari terrieri.</ref><ref name=Polidori>{{cita libro|nome=Adolfo|cognome=Polidori|titolo=Storia di Ripatransone|città=Fermo|editore=La Rapida|anno=1974}}</ref> Le origini sono tuttavia più antiche. Se i più remoti insediamenti umani risalgono alla [[preistoria]], il borgo fortificato è databile all'epoca della venuta dei [[Franchi]], con [[Carlo Magno]], o poco dopo ([[VIII secolo|VIII]]-[[IX secolo]]). Castello inaccessibile, difese strenuamente la sua autonomia anche contro [[Francesco Sforza]]. Ottenne il rango di [[Città d'Italia|Città]] [[sede vescovile|vescovile]] nel [[1571]].
==Sviluppo e versioni==
Tra il [[1934]] e il [[1935]] il generale [[Heinz Guderian]] supervisionò la costruzione di due prototipi che avrebbero dovuto equipaggiare le future Panzer-Divisionen: in particolare, il primo mezzo avrebbe dovuto essere destinato alla distruzione dei carri armati nemici, mentre il secondo avrebbe appoggiato l'avanzata delle truppe; essi furono rispettivamente chiamati Panzer III e Panzer IV. Le specifiche segnate da Guderian per il primo veicolo erano: peso massimo 15 tonnellate, trazione cingolata, velocità massima 40 km/h, equipaggio da 5 uomini, corazzatura più spessa anteriormente, un cannone da 37 mm come arma principale. Per mantenere segreto il nuovo [[progetto]] si usò la denominazione ''Zugführerwagen ZW'', mentre in patria era noto come ''Versuchtkraftfahrzeug 619, Mittlerer Traktor'' e più tardi ''3,7 cm Geschütz-Panzerwagen''. Fin dall'inizio si ebbe però una disputa tra l'Ispettore per le Truppe Meccanizzate, che premeva per l'istallazione di un cannone da 50 mm e il [[Waffenamt]] (Ufficio armamenti), che riteneva più che sufficiente un cannone da 37 mm, anche perchè la fanteria era equipaggiata della stessa arma anticarro (il [[3,7 cm PaK 36|PaK 36]]) per la quale esisteva un solo tipo di munizione; alla fine fu raggiunto un compromesso montando il 37 mm ma concependo l'anello di rotolamento della [[Torretta (cannone)|torretta]] per sostenere il peso di cannoni più grandi. Risolta la questione furono mandati gli ordini alla [[MAN SE]], [[Daimler-Benz|Daimler-Benz AG]], [[Rheinmetall|Rheinmetall-Borsig]] e [[Krupp|Krupp AG]].<ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
===Preserie= Preistoria ==
La città sorge su un colle che i [[Storia romana|Romani]] chiamarono Cuprae Mons (monte di [[Cupra]]),<ref name=CupraeMons>Questo nome ha ingenerato confusione con la Cupra Montana citata da [[Plinio il Vecchio]], poi invece correttamente identificata con il [[Massaccio]].</ref> dal nome della divinità [[Umbri|umbro]]-[[picena]] ivi venerata. Il Cuprae Mons fu abitato fin dall'[[età della pietra]], come dimostrano i numerosi reperti rinvenuti nel territorio (armi, oggetti d'osso e di pietra, ceramiche).<ref>Molti sono oggi conservati presso il [[Museo civico archeologico Cesare Cellini]].</ref> Le testimonianze della frequentazione umana si spingono fino al [[Paleolitico inferiore]].<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.comune.ripatransone.ap.it/page.asp?id=104020100 Museo civico archeologico Cesare Cellini] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
I primi quattro modelli del Panzer III, prodotti dalla [[Daimler-Benz]] nell'arco di tempo che va dal maggio [[1937]] al [[1939]], erano tutti armati con un 3,7 cm KwK 36 L/46,5 e tre mitragliatrici da 7,92mm, due in torretta e una nello [[scafo]]; il peso variava tra le 15 e le 16 [[Tonnellata|tonnellate]]; l'apparato motore consisteva in un [[Maybach]] HL 108 TR V-12 che li spingeva a una velocità di 35 o 40 [[Chilometro|chilometri]] orari, con un'autonomia di 165 chilometri. La protezione non superava i 15 [[Millimetro|millimetri]] di spessore ed era costituita da più piastre saldate insieme, che non fornivano una resistenza ottimale. Le dimensioni erano le seguenti: lunghezza 5,69-5,92 [[Metro|metri]]; altezza 2,34-2,42 metri; larghezza 2,81 metri. Al loro ritiro furono per lo più rigirati all' [[NSKK]] per l'addestramento.<ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
== Età preromana ==
====Ausführung A====
{{Approfondimento|allineamento = destra|larghezza = 300px|titolo = L'ipotesi etrusca|contenuto = Nell'agro cuprense si erano alternati [[Liburni]], [[Liguri]], [[Siculi]], Umbri e Piceni. Al confine erano stanziati i [[Pelasgi]],<ref name=Polidori/> popolo che una tradizione antica vuole imparantato (se non identificato) con gli [[Etruschi]]. Lo storico Vicione<ref>Luigi Antonio Veccia, poi Vicione (Ripatransone, 1773 – Roma, 1829), minore conventuale e lettore di sacra teologia del seminario di Ripatransone.</ref> ritiene che Ripatransone sia sorta dalle rovine di un preesistente Castello Etrusco. Oltre a menzionare un [[ipogeo]] scoperto sotto il paese ([[1727]]) e recante all'interno un idolo bronzeo di [[Ercole]] in ceppi, lo studioso adduce a supporto della sua tesi anche molta toponomastica locale. Infatti il nome della moderna contrada Tosciano, nei cui pressi fu rinvenuta una [[necropoli]],<ref name=Rossi>{{cita libro|nome=Alfredo|cognome=Rossi|titolo=Vicende ripane|città=Centobuchi|editore=Amministrazione comunale di Ripatransone|anno=2002}}</ref> riecheggia quello di Tusciano, citato in antiche pergamene e riconducibile al [[Lingua latina|latino]] ''Tuscum''. Altrettanto si può dire di Fontursia, che il Vicione spiega con la composizione di ''Fons'' e ''Thuscia''.<ref>Il nome dialettale di questa contrada (''Fëntusce''), italianizzato dal Vicione in Fontuscia, sembra rispecchiare più fedelmente l'etimologia proposta.</ref> Suggestiva (benché probabilmente forzata)<ref name=Polidori/> è anche la riconduzione del toponimo Monterone all'ibrido [[lingua greca antica|greco]]-latino di ''Mons'' e ''Ἥρον'' (''Héron''),<ref>[[Sincope (linguistica)|Sincope]] di ''Ἥραιον'' (''Héraion'').</ref> monte dell'Ereo.<ref>Il Vicione rammenta in proposito l'esistenza di una chiesa di Santa Maria in Monterone a Roma.</ref> Il Monterone è infatti un'area di forma circolare che ben potrebbe aver ospitato un tempio di [[Giunone]] ([[Era (divinità)|Era]]).<ref name=CastelloEtrusco>{{cita libro|nome=Luigi Antonio|cognome=Vicione|titolo=Ripatransone sorta dalle rovine di Castello Etrusco|città=San Benedetto del Tronto-Martinsicuro|editore=Laberinto|anno=1982|annooriginale=Fermo, 1828}}</ref>}}
[[File:Panzer_III_Ausf_A_in_Berlin_c1938.jpg|thumb|right|Un Ausf. A durante una parata a [[Berlino]] nel [[1938]]. Sullo sfondo la [[Staatsbibliothek_Unter_den_Linden|Staatsbibliothek]] ([[Unter den Linden]]).]]
Varie sono le testimonianze dell'insediamento degli Umbri all'inizio dell'[[età del ferro]]. Questo popolo si insediò sulla riva sinistra del [[Tesino (fiume)|Tesino]], dove per primo introdusse il culto di Cupra. Gli Umbri stazionarono sul Tesino, subito a nord delle popolazioni [[pelasgi]]che, finché l'invasione dei Piceni li costrinse a riparare sull'alto colle.
I primi dieci esemplari del Panzer III erano dotati di una torretta che sarebbe stata caratteristica di tutti i primi modelli e avevano un equipaggio di 5 uomini, una costante anche nelle serie a venire. Riguardo alla tecnica, l'Ausf. A aveva un treno di rotolamento composto da 5 grandi ruote e [[Sospensione (meccanica)|sospensioni a molla elicoidale]]. Degli esemplari prodotti 2 furono impiegati per altri test, i restanti 8 andarono a completare i ranghi dei reggimenti [[Panzer]] fino a quando non furono ritirati nel febbraio [[1940]], dopo aver [[Campagna di Polonia|combattuto in Polonia]].<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_A.html|Pz III A|27 gennaio 2012}}</ref>
 
La ritirata permise al Cuprae Mons di dare subito prova della propria valenza strategica: la roccaforte umbra resse infatti gli assalti piceni fin quando gli invasori si risolsero di scavare cunicoli sotterranei per sorprendere i rivali nel cuore della fortificazione.<ref name=Polidori/><ref>Questi cunicoli costituiscono oggi un vasto reticolato che attraversa il sottosuolo cittadino da ovest a est. Noti con il nome di Grotte di Santità, vennero chiusi nel 1967.</ref> Così i Piceni assimilarono gli Umbri e presero possesso del forte, destinandolo a riparo sicuro per le popolazioni costiere incalzate dai [[pirateria|pirati]].
====Ausführung B====
Equipaggiato allo stesso modo dell'Ausf. A, introduceva un diverso sistema di locomozione: 4 carrelli con due [[Ruota|ruote]] ciascuno, per un totale di 8 carrelli e 16 ruote portanti di piccolo [[diametro]]. Le sospensioni erano composte da due grandi molle a balestra per lato, alle cui estremità si trovavano altre due piccole ruote. La nuova impostazione non si dimostrò però funzionale, così solo 15 esemplari furono prodotti: di questi 10 andarono in [[guerra]] fino al ritiro, avvenuto nel febbraio [[1940]], gli altri 5 funsero da base di studi per la progettazione dello [[Sturmgeschütz III|StuG III]].<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_B.html| Pz III B|27 gennaio 2012}}</ref>[[File:Bundesarchiv_Bild_101I-318-0083-32,_Polen,_Panzer_III_mit_Panzersoldaten.jpg|thumb|left|Panzer III Ausf. B durante le operazioni in Polonia]]
 
== Età romana ==
====Ausführung C====
[[File:Picenum.jpg|thumb|left|upright=0.7|Una mappa del Piceno augusteo: si può notare il sito di Ripatransone impropriamente indicato con il nome di Cupra<ref name=CupraeMons/>]]
Con questo modello si volle migliorare il sistema di sospensioni, principale difetto di tutti i primi prototipi del Panzer III: la prima e l'ultima coppia di ruote furono rese indipendenti, ognuna con una propria [[Sospensione (meccanica)|sospensione a balestra]] parallela al terreno; i restanti carrelli furono vincolati a una singola grande balestra. I risultati, sebbene superiori rispetto all'Ausf. A e B, non furono considerati soddisfacenti, tanto che i successivi esemplari dell'Ausf. C monteranno un tipo di sospensione completamente diverso. Differiva da due precedenti modelli anche per la servofrizione, una migliore manovrabilità, una trasmissione modificata e ruote di rinvio diverse. Prodotto fino al gennaio [[1938]] per un totale di 15 veicoli, il Panzer III C subì il medesimo destino delle prime versioni.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_C.html|Pz III C|27 gennaio 2012}}</ref>
A loro volta, i Piceni erano destinati a soccombere all'espansionismo dei Romani. Gli scomodi vicini, impegnati sul fronte della guerra ai [[Senoni]] ([[282 a.C.]]), furono inizialmente tenuti a bada tramite un'alleanza, che anzi fruttò importanti concessioni territoriali. Ma ben presto si giunse allo scontro armato.
 
Nel [[269 a.C.]] i Piceni insorsero, abbattendo le guarnigioni romane sul territorio e sconfiggendo i consoli [[Quinto Ogulnio Gallo|Ogulnio Gallo]] e [[Gaio Fabio Pittore|Fabio Pittore]]. Roma reagì allora inviando [[Publio Sempronio Sofo (console 268 a.C.)|Sempronio Sofo]] e [[Appio Claudio Russo]] l'anno seguente ([[268 a.C.]]). Di fronte alla superiorità militare romana, per la popolazione adriatica venne l'ora della resa definitiva.
====Ausführung D====
Il Panzer III Ausf. D fu l'ultimo prototipo del carro, con il quale si cercò di venire a capo di tutte le noie tecniche e avviare così il mezzo corazzato alla produzione di massa. Partendo dalle sospensioni dell'Ausf. C, i lavori si concentrarono sulla prima e ultima coppia di ruote, che erano indipendenti e con proprie [[Molla|molle]]: queste ultime furono cambiate di posizione, ottenendo così un incremento di supporto per il carro. Poco apprezzato, il nuovo treno di rotolamento fu sostituito nella successiva versione del mezzo. Il modello D presentava inoltre la riprogettazione delle prese d'[[aria]] dello scafo posteriore che permise l'istallazione di portelli; vi erano infine migliorie alla cupola del comandante, piccole modifiche alla trasmissione, alla ruota motrice e a quelle portanti. La serie D fu prodotta in 55 unità, delle quali trenta furono armate; come tutti i modelli precedenti fu ritirata nel febbraio del [[1940]], ma a loro differenza partecipò con qualche esemplare alla [[campagna di Norvegia]].<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_D.html|Pz III D|27 gennaio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>[[File:Panzer_III_LW.svg|thumb|right|Gli schemi di tutti i vari tipi di treno di rotolamento del Panzer III]]
 
Assimilati i Piceni, i Romani ne conservarono i costumi: in particolare perpetuarono il culto di Cupra identificandola con [[Giunone]]. Il territorio conservò importanza intorno alla città di [[Cupra Maritima]]. In età [[Augusto|augustea]] venne incluso nella [[Regio V Picenum|V Regio]] con il nome di [[Ager Cuprensis]]. Il colle ripano restò invece ai margini della regione, finché le [[invasioni barbariche]]<ref>Visigoti (409), Unni (452), Ostrogoti (546), Longobardi.</ref> provocarono la caduta di Cupra, e gli abitanti dell'Ager cercarono nuovo scampo sulla collina.<ref name=Settimo>{{cita libro|nome=Giorgio|cognome=Settimo|titolo=Profilo storico di Ripatransone|città=Ascoli Piceno|anno=1979}}</ref>
===Modelli prodotti in massa===
====Ausführung E====
Fu la prima serie (Sd.Kfz. 141, denominazione attribuita anche ai successivi tipi) che conobbe una discreta produzione e diffusione, con la realizzazione di 96 unità tra il dicembre [[1938]] e l'ottobre [[1939]] da parte della [[Henschel & Sohn]], della [[MAN SE]] e della Daimler. L'Ausf. E, rispetto ai precedenti modelli, era di dimensioni leggermente maggiori, soprattutto in larghezza (2,91 m), era fornito di una corazza più spessa (30 mm su tutti i lati dello scafo e della torretta) e meglio progettata sui fianchi, dove si adoperò una singola piastra. La motorizzazione si avvaleva di un più potente Maybach HL 120 TR, per ovviare all'aumento di peso (19,5 tonnellate); inoltre fu modernizzata la scatola del cambio, prima manuale, con un preselettore [[Maybach]]-Variorex che però rallentò la produzione dell'Ausf E. L'armamento rimase il medesimo, come il numero di membri dell'[[equipaggio]], la velocità e il raggio d'azione.
 
== Medioevo ==
Il vero salto di qualità era stato compiuto però con il sistema di sospensioni, ora composto da 6 ruote di medio diametro per lato con [[Sospensione (meccanica)|barre di torsione]]. Il funzionamento del nuovo apparato era semplice: la barra era vincolata a un'estremità al fianco del carro, all'altra a una ruota mediante un livellatore; quando la ruota si alzava, la barra si torceva, assorbendo così gli urti e rendendo il mezzo più stabile durante la marcia, con ovvi vantaggi per il combattimento: il sistema a barre di torsione fu da allora molto apprezzato per la robustezza e la relativa facilità di manutenzione.
=== Le origini ===
Nel [[XVIII secolo|Settecento]] Giovanni Battista Fedeli accede alla tesi che riconduce il nome della città a Trasone,<ref>È questa la forma più accreditata del nome del personaggio, anche noto come conte Transone o Dransone.</ref> un nobile dell'[[VIII secolo|VIII]]-[[IX secolo]].<ref name=Fedeli>Giovanni Battista Fedeli, ''Chronicon comitum Truentinorum''.</ref> La storicità del nobile è un fatto acquisito, testimoniato dalla toponomastica cittadina,<ref name=Rossi/><ref>Una lapide murata nel quartiere di Roflano reca infatti la scritta ''Via Trasone''.</ref> ma la sua stirpe è incerta. Alcuni ricostruiscono la figura di un giovane [[Longobardi|longobardo]], nipote di [[Ildebrando di Spoleto]]<ref name=Fedeli/> e [[conte]] di [[Truentum|Truento]] sotto [[Carlo Magno]].<ref name=Settimo/> Altri vi vedono un condottiero, già cinquantenne, investito delle terre fra Tesino e [[Menocchia]] da [[Ludovico II il Giovane|Ludovico II]].<ref name=Polidori/> Altri infine ritengono si trattasse di un comandante [[Franchi|franco]].<ref>{{cita libro|nome=Luigi Antonio|cognome=Vicione|titolo=Sull'esistenza di Ripa o Ripatransone prima dell'anno MCXCVIII|città=San Benedetto del Tronto-Martinsicuro|editore=Laberinto|anno=1982|annooriginale=Fermo, 1827}}</ref> Il Piceno era stato annesso dai Longobardi al [[Ducato di Spoleto]] ([[574]]) e, con questo, aveva conservato autonomia anche sotto i Franchi ([[774]]).
 
=== La fondazione ===
Piccole migliorie riguardarono l'istallazione di [[Portello|portelli]] per la fuga su entrambi i lati dello scafo e l'apertura di una [[feritoia]] per l'operatore radio.
[[File:Markward von Annweiler.jpg|thumb|left|upright=0.5|Marcovaldo di Annweiler]]
Secondo la tradizione, gli originari castelli ripani (Monte Antico, Capodimonte, Roflano e Agello) furono fondati già nell'[[822]]. All'epoca sulla costa marchigiana si abbatté un'ondata di assalti [[saraceni]] agli ordini dell'ammiraglio al-Sabah, e gli abitanti del Cuprae Mons furono chiamati a respingerli. Essi furono assediati senza successo nell'[[827]],<ref name=Perazzoli/><ref name=CastelloEtrusco/> nell'[[829]] e nell'[[835]],<ref name=Settimo/><ref>[[Flavio Biondo]], ''Historiarum ab inclinatione Romanorum imperii decades'', Libro II, Decade II.</ref><ref>[[Bartolomeo Sacchi]], ''Vita di Gregorio IV''.</ref> ma i saraceni recarono profonde devastazioni e si approvvigionarono di schiavi.
 
I quattro castelli furono unificati nel [[1096]] per volere del vescovo fermano Ugo o Ulcaldino.<ref name=Rossi/> Nel [[1198]] le fortificazioni erano ultimate e il nuovo castello assumeva la denominazione di Ripatransone.<ref name=Polidori/> Il futuro ''Propugnaculum Piceni''<ref>Appellativo dovuto alla proverbiale resistenza agli attacchi nemici.</ref> fu però subito preda del [[siniscalco]] di [[Arrigo VI]] [[Marcovaldo di Annweiler]] ([[1199]]), che lo distrusse perché disapprovava la sua edificazione. Ripa fu ricostruita in pochi anni e, dopo aver resistito ai nuovi attacchi di Marcovaldo,<ref name=Perazzoli/><ref>Francesco Maria Tanursi, ''Historiarum Ripanarum epitome'', 1781.</ref> si avviò a diventare [[libero comune]].
L'Ausf. E partecipò a numerose operazioni belliche fino al [[1943]], compresa la [[campagna di Polonia]]; dall'agosto [[1940]] al [[1942]] diversi esemplari furono riarmati con un 5 cm KwK 38 L/42 e furono aggiunte piastre supplementari alla corazzatura originale. Alcuni furono poi riconvertiti in carri da addestramento od osservazione, altri portati allo standard F.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_E.html|Pz III E|28 gennaio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>[[File:Bundesarchiv_Bild_101I-783-0109-11,_Nordafrika,_Panzer_III_in_Fahrt.jpg|thumb|left|Una colonna di Ausf. H in Libia nell'aprile [[1941]]]]
 
=== L'autonomia comunale (1205) ===
====Ausführung F====
La lunga aspirazione di Ripa all'autonomia, rivendicata soprattutto nei confronti di [[Fermo]], compì un primo decisivo passo avanti con la trattativa per il governo comunale nei confronti del vescovo fermano Adenulfo. Nel [[1205]] il castello si costituì in libero comune. A questa prima conquista di indipendenza seguirono lunghe lotte con le città vicine. Gli assedi fermani iniziarono nel [[1225]], contro una Ripa [[ghibellina]] e fedele a [[Federico II di Svevia|Federico II]].<ref name=Settimo/>
Primo tipo di Panzer III a essere prodotto in gran numero, era quasi identico al suo predecessore nell'aspetto, nelle dimensioni, nella tecnica: ne furono costruiti 435 dal settembre [[1939]] al luglio [[1940]]. Nel pieno della produzione, alla quale contribuirono anche la [[Altmaerkische Kettenwerk|Alkett]] e la [[Fahrzeug und Motorenbau|FAMO]], fu potenziato l'armamento principale, che si avvaleva ancora del 3,7 cm KwK 36 L/46,5: l'ultimo centinaio di Ausf. F furono equipaggiati con un 5 cm KwK 38 L/42 con copertura esterna (mantello), e molte delle unità costruite precedentemente furono riarmate allo stesso modo; addirittura alcuni ebbero il cannone 5 cm KwK 39 L/60. Combattè in Polonia, Francia, [[Campagna del Nordafrica|Nordafrica]], Balcani e Russia. Fino al giugno del [[1944]], quando ormai il progetto dell Ausf. F era sorpassato, erano ancora in servizio alcuni modelli, sembra in Normandia nei ranghi della [[116. Panzer-Division (Wehrmacht)|116. Panzer-Division]].<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_F.html|Pz III F|28 gennaio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
Nel [[1229]] il comune estese il proprio potere grazie alla concessione di vari castelli ([[Cossignano]], Lameriano, [[Marano (Cupra Marittima)|Marano]], [[Massignano]], Penna e Sant'Andrea) da parte del duca [[Rainaldo di Spoleto]], perché il paese fosse ingrandito in riparazione dei danni prodotti dalla guerriglia fermana. La concessione seguì un fatto d'armi che aveva visto Ripa respingere un improvviso assedio fermano condotto approfittando dell'impegno di Rainaldo al fronte contro la [[Santa Sede]].<ref name=Settimo/> Benché solidissimo, il castello impiegò mezzo secolo per attuare la prima autentica emancipazione dalla potente vicina.<ref>{{cita libro|nome=Rolando|cognome=Dondarini|titolo=[http://books.google.it/books?id=0xaJLuwTc0AC&printsec=frontcover#PPA2009,M1 Farfa, abbazia imperiale]|città=San Pietro in Cariano|editore=Il Segno dei Gabrielli|anno=2006}}</ref>
====Ausführung G====
Molto simile all'Ausf. F, tale versione fu prodotta in 600 esemplari dall'aprile [[1940]] al [[febbraio]] [[1941]]. Di questi i primi 50 erano armati dello stesso cannone da 37 millimetri con copertura interna e andarono a ripianare le perdite subite durante la [[campagna di Francia]], differenziandosi dagli altri modelli solo per l'aumento della corazza posteriore dello scafo a 30 mm, del mantello a 37 mm e per il peso, salito a 20,3 tonnellate. Nel frattempo si era deciso di armare l'Ausf. G con il più potente 5 cm KwK 38 L/42 a copertura esterna, che andò a equipaggiare le restanti 550 unità prodotte a partire dal luglio 1940: l'istallazione del nuovo pezzo impose la rimozione di una mitragliatrice dalla [[Torretta (cannone)|torretta]] e l'aggiunta di un aspiratore per liberare dal fumo dello sparo l'interno del carro; dal mese successivo anche le prime 50 unità furono dotati del 5cm L/42. La [[Fahrzeug und Motorenbau|FAMO]] costruì anche un prototipo con un treno di rotolamento a ruote sfalsate, detto ''Panzer III G/H Schachtellaufwerk'', che però dopo alcuni test non fu accettato; qualsiasi ulteriore sviluppo fu poi bloccato tra il [[1943]] e il [[1944]], e tutti i prototipi furono utilizzati come bulldozer per sgombrare le strade delle città [[Bombardamento|bombardate]].<ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
=== Le guerre contro Fermo ===
A metà della produzione alcuni Ausf. G ricevettero una migliorata [[cupola]] per il comandante uguale a quella dei [[Panzer IV]] Ausf. E, F, e G, mentre altri ebbero [[Cingolo|cingoli]] larghi 40 centimetri e un visore girevole (''Fahrersehklappe 30'') per permettere al guidatore di osservare dalle feritoie senza muoversi dal posto.[[File:Bundesarchiv_Bild_101I-187-230-06A,_Russland,_Panzer_III.jpg|thumb|right|Due Panzer III nella versione G o H, in Russia nel [[1941]]]]
Nelle lotte fra comuni Ripa fu prevalentemente alleata di [[Ascoli Piceno|Ascoli]], con cui stipulò una storica alleanza l'8 gennaio [[1346]]. Ascoli e Fermo si contendevano la zona costiera presso la foce del [[Tronto]], e i fermani, che detenevano [[San Benedetto del Tronto|San Benedetto in Albula]], attaccarono per primi distruggendo le fortificazioni del [[porto d'Ascoli]] ([[1348]]).<ref name=Settimo/> L'alleanza si rivalse allora su San Benedetto e sugli altri possedimenti fermani, ottenendo ragione dei rivali a [[San Severino Marche|San Severino]]. Si attivò poi in difesa di [[Osimo]], che era stata occupata a sorpresa dal capitano fermano [[Gentile da Mogliano|Gentile]], e la recuperò nel [[1351]].<ref name=Settimo/>
{{Approfondimento|allineamento = destra|larghezza = 300px|titolo = I ripani cavarono gli occhi ai fermani?|contenuto = Si narra che nella contesa di San Michele Arcangelo (8 maggio 1429) i ripani si siano accaniti con estrema efferatezza sui rivali. Questi, dopo essere stati catturati, avrebbero subìto l'accecamento, e i loro occhi sarebbero stati nascosti in un canestro di ciliegie per essere donati o venduti ai notabili fermani. L'umanista bolognese [[Giovanni Garzoni]], pur non avendo conoscenza diretta dei fatti, accetta senza riserve la verità dell'evento.<ref>Giovanni Garzoni, ''De rebus Ripanis'', 1497.</ref> In realtà, unico e incauto “testimone” di quest'episodio,<ref name=Perazzoli/> il Garzoni non fa che ripetere una macabra leggenda popolare fiorita in ambiente ripano e riferitagli dal teologo Giovanni Paci: spia certo dell'odio per i sempre minacciosi fermani, ma assolutamente priva di fondamento.<ref name=Settimo/> Nonostante la ferocia dei tempi, infatti, le contese tra i comuni non si sarebbero mai spinte a simili eccessi, o avrebbero chiamato sicura vendetta.<ref name=Polidori/>}}
L'ambizione alla [[sede vescovile]], che avrebbe ulteriormente accresciuto l'indipendenza da Fermo, si era fatta concreta con l'elezione del [[papa]] ascolano [[Niccolò IV]]. Il pontefice era parso propenso a concedere la diocesi, ma il suo regno era stato troppo breve ([[1288]]-[[1292]]). Quando l'interessamento del cardinale [[Egidio Albornoz|Albornoz]] rinnovò le speranze di autonomia diocesana, i già difficili rapporti tra Ripa e Fermo si incrudirono ulteriormente. Anche Albornoz, tuttavia, spirò prima di poter dar seguito alle richieste (24 agosto [[1367]]).
 
La sua morte e il ritorno del papa in [[Avignone]] segnarono così la fine dell'effimera pace con Fermo, che tentò la conquista di Ripa in tre sterili assedi. I primi due occorsero nel maggio e nel settembre [[1376]]. Nel secondo assedio i fermani stessi uccisero il proprio capitano Tommaso Politi,<ref>Francesco Adami, ''Fragmenta Firmana''.</ref> reo di aver rimediato una sconfitta dopo aver millantato l'ottima conoscenza del forte ripano.<ref name=Settimo/>
La versione G fu impiegata in tutti i principali teatri bellici dove combatterono i [[Germania|tedeschi]]; le unità inviate in Africa montarono [[Radiatore|radiatori]] più larghi e un [[filtro]] dell'aria supplementare. Nel settembre del [[1944]] qualche raro Ausf. G era segnalato ancora in servizio.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_G.html|Pz III G|29 gennaio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
L'assedio dell'8-13 maggio [[1389]], condotto con l'impiego di numerosi soldati anche [[mercenari]], fu tolto dopo soli cinque giorni. Le ragioni sono probabilmente da rintracciare in una sortita ripana dalle mura simile a quella che, molti anni dopo, permise a Santoro Pucci di sgominare l'esercito dello Sforza.<ref name=Settimo/><ref>Il Fedeli enfatizza l'evento, parlando di una vera e propria carneficina di fermani. Si tratta certamente di un'esagerazione, tuttavia dei fatti del 1389 recano traccia le cronache di città anche remote per l'epoca (Ascoli, [[Amandola]] e [[Camerino]]).</ref>
====Ausführung H====
Questa nuova versione fu ordinata in 759 esemplari nel gennaio [[1939]], ma il riequipaggiamento della stragrande maggioranza degli Ausf. G e l'avanzato stadio di progettazione del successivo modello J ridusse il numero richiesto a 308 mezzi, di cui iniziò la produzione nell'ottobre [[1940]]. L'Ausf. H, dotato di un 5 cm KwK 38 L/42, introduceva comunque sensibili miglioramenti alla [[corazzatura]]: era stata aumentata a 60 mm sui lati anteriore e posteriore dello [[scafo]] oltrechè sulla sovrastruttura frontale, mentre la parte posteriore della torretta, completamente ridisegnata, era protetta da una singola piastra da 30 mm: ciò portò il peso del carro a 21,8 tonnellate, cosa che costrinse a fargli adottare i cingoli da 40 centimetri, ridisegnare le [[ruote]] portanti, rafforzare le barre di torsione e ideare una nuova trasmissione. La produzione dell'Ausf. H, che fu adoperato in Russia, Nord Africa e Balcani, terminò nell'aprile [[1941]]. Si dimostrò particolarmente resistente alle armi anticarro coeve degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]].<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_H.html|Pz III H|29 gennaio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
Nel [[1429]] vi fu una contesa di confine a San Michele Arcangelo. L'episodio non ebbe particolare rilievo, ma gli storici delle due parti lo enfatizzarono, tutti pretendendo che la propria città fosse stata provocata e avesse poi ricondotto il nemico a più miti consigli. Di certo entrambe vi portarono l'esercito, e a quanto sembra furono i ripani a prevalere;<ref name=Dizionario>{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=4bwAAAAAcAAJ&pg=PA14&lr=&as_brr=3#PPA14,M1|titolo=Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica|accesso=12 giugno 2009}}</ref> ne sorse però la leggenda popolare dell'accecamento dei fermani, assai contestata da questi ultimi anche perché accreditata da una fonte autorevole ([[Giovanni Garzoni]]).
====Ausführung J====
Di dimensioni lievemente maggiori rispetto le precedenti versioni e con lo stesso armamento, l'Ausf. J vide l'incremento da 30 a 50 mm della corazzatura su tutti i lati dello scafo e della [[sovrastruttura]]. L'ispessimento della protezione comportò alcune piccole modifiche alla [[feritoia]] del guidatore, ai portelli doppi (ridotti a una sola piastra semovente), l'aggiunta di un supporto a sfera per la [[mitragliatrice]] coassiale. La produzione iniziò nel [[marzo]] del [[1941]] e nel settembre dello stesso anno presero servizio nella [[5. Panzer-Division (Wehrmacht)|5.]] e [[7. Panzer-Division]]; presto quasi l'intera produzione fu inviata in [[URSS]], e a partire dall'aprile [[1942]] l'Ausf. J montò protezioni supplementari da 20 mm sulla sovrastruttura e sul mantello. Sebbene prodotta in 1549 unità fino a luglio 1942, la versione ebbe vita relativamente breve, sia per le riconversioni effettuate, sia per le perdite pesanti subite in azione, ma soprattutto perchè [[Adolf Hitler|Hitler]] aveva ordinato di concentrare le risorse sulla serie di Panzer III J armata del più efficace 5 cm KwK 39 L/60.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_J_42.html|Pz III J|1 febbraio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>[[File:Bundesarchiv_Bild_101I-218-0528-06,_Russland-Süd_(Don,_Stalingrad),_Panzer_III.jpg|thumb|left|Due Panzer III nella versione J poco prima dell'[[Operazione Blu|offensiva]] nella Russia meridionale]]
 
Fin dal [[XIV secolo|Trecento]] Ripa apparteneva al [[Comitato fermano]] come comune autonomo, ma era accerchiata dall'immenso territorio di Fermo che a sua volta mal digeriva l'alleanza ripana con Ascoli. Quando quest'alleanza fu rinnovata ([[1484]]) i fermani inasprirono le scorribande contro le due città, anche perché nel frattempo ripani e ascolani liberarono [[Monte San Pietrangeli|Monte San Pietro degli Agli]], che era soggetta alla Santa Sede ma era stata occupata da Fermo approfittando della morte di [[Sisto IV]].<ref name=Settimo/> Allorché i fermani assalirono Marano e i possedimenti dei Boccabianca,<ref>La nobile famiglia ripana dei Boccabianca, prende il nome dal castello che possedeva nei pressi del torrente Menocchia e discende dal primogenito di Trasone, Longino. È anche nota come ''gens Longina'' o degli Attoni.</ref> Ripa reagì sbaragliando le guarnigioni nemiche in [[Acquaviva Picena|Acquaviva]] e completando la ritorsione contro [[Grottammare]] e San Benedetto.<ref name=Perazzoli/><ref name=Settimo/><ref>I ripani gravarono gli abitanti di questi due borghi fedeli a Fermo di una durissima penitenza: dopo aver distrutto le imbarcazioni, li obbligarono a caricarsi il peso delle ancore e a portarle in spalla fino a Ripa. Queste ancore sono state a lungo conservate nella chiesa di Santa Maria d'Agello, fino alla sua sconsacrazione.</ref> I fermani recuperarono Acquaviva ingaggiando uno scontro in cui morì Sante Tanursi, eroe della [[battaglia di Santa Prisca]]. Le schermaglie proseguirono furiose fino all'intervento di [[Innocenzo VIII]] che impose una lunga tregua alle parti.<ref name=Dizionario/>
La produzione del nuovo modello (Sd.Kfz. 141/1, denominazione poi attribuita anche ai carri L e M), svoltasi dal dicembre 1941 al luglio 1942 per un totale di 1067 unità, mise a disposizione dell'esercito [[Terzo Reich|tedesco]] un mezzo più grande dei predecessori (lungo 6,28 metri invece che 5,52 m) e armato del pezzo da 50 millimetri da 60 calibri: apparte il cambio dell'armamento, che limitò lo stivaggio delle munizioni a 84 [[Proiettile|proiettili]], poi esteso a diversi esemplari dell'originaria Ausf. J, non vi erano altre differenze tra le due serie. La nuova versione raccolse molti successi contro i mezzi angloamericani, tanto che i [[Gran Bretagna|britannici]] la ribattezzarono ''Mark 3 Special'', anche perchè più temuta del [[Panzer IV|PzKw IV]], all'epoca armato ancora di un [[obice]] da 75 mm a bassa velocità iniziale: ciò fece comprendere ai progettisti tedeschi l'importanza di avere [[Carro armato|carri armati]] che sparassero proiettili ad alte velocità per distruggere le corazze sempre più spesse dei veicoli avversari. L'Ausf. J dimostrò invece difficoltà nell'affrontare i carri sovietici [[T-34]] e [[Kliment Voroshilov (carro armato)|KV-1]]. Tra il 1941 e il 1942 la Krupp tentò una nuova versione, la Ausf. K, unendo allo scafo della serie J la torretta del Panzer IV, ma l'espediente non andò oltre lo stadio di prototipo.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_J_60.html|Pz III J2|1 febbraio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
=== La guerra contro Francesco Sforza ===
====Ausführung L====
[[File:Francesco Sforza.jpg|thumb|left|upright=0.5|Francesco Sforza]]
Proprio mentre i [[Terzo Reich|tedeschi]] riarmavano i loro Panzer III con [[Cannone|cannoni]] da 50 mm o ne producevano con lo stesso equipaggiamento, l'innovativa corazzatura inclinata dei carri dell'[[Armata Rossa]] li rendeva rapidamente obsoleti. Tentativi furono fatti per montare torrette del [[Panzer IV]] e riuscire così a dotare i Panzer III di cannoni da 75 mm, ma ciò si rivelò impossibile: per questo fu deciso di ordinare 1100 esemplari dell'Ausf. L sebbene armato del 50/60. La nuova versione presentava sensibili aumenti della [[corazza]]: 57 mm sulla parte frontale della torretta, 50 mm più piastre supplementari da 20 mm distanziate dal carro su sovrastruttura e mantello, portando il peso a 22,7 tonnellate; furono al contempo eliminate le feritoie del caricatore, quelle sui lati della [[Torretta (cannone)|torretta]] e i portelli per la fuga. Altre migliorie riguardarono l'istallazione di una [[mitragliatrice]] in funzione contraerei (''Fliegerbeschussgerät 41/42'') sulla cupola del comandante e l'uso delle ''Seitenschürzen'', protezioni laterali dello spessore di 5 mm e distanziate dal carro stesso per minimizzare gli effetti delle [[Arma|armi]] anticarro portatili che avevano iniziato a diffondersi grandemente, con grave iattura per gli equipaggi dei mezzi blindati (si pensi al [[bazooka]]). Questi mezzi andarono principalmente a equipaggiare i [[Reggimento|reggimenti]] [[Carro armato|corazzati]] delle divisioni SS [[1. SS-Panzer-Division "Leibstandarte SS Adolf Hitler"|Leibstandarte Adolf Hitler]], [[2. SS-Panzer-Division "Das Reich"|Das Reich]] e [[3. SS-Panzerdivision "Totenkopf"|Totenkopf]], mentre gli esemplari inviati in Nordafrica furono equipaggiati con filtri dell'[[aria]] più numerosi e quelli dell'[[olio]] modificati. Nel frattempo era stato trovato il modo di dotare i Panzer III di un'arma da 75 mm, così la produzione, che era iniziata nel [[giugno]] [[1942]], terminò a dicembre con 653 unità.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_L.html|Pz III L|1 febbraio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
Nel Quattro-Cinquecento il ''Propugnaculum'' vacillò tre volte sotto le devastazioni di altrettanti saccheggi, tutti compiuti a sorpresa o addirittura con l'inganno. Nel primo e più grave di essi il castello rischiò la capitolazione definitiva di fronte a [[Francesco Sforza]]. La situazione era particolarmente tesa proprio perché lo Sforza si serviva di truppe fermane a lui fedeli: si può anzi ritenere che tanto l'incendio di Ripa quanto la successiva cacciata degli sforzeschi siano eventi spiegabili più in termini di rivalità cittadina che come una vera e propria resistenza allo Sforza.<ref name=Settimo/>
{{Approfondimento|allineamento = destra|larghezza = 320px|titolo = La battaglia di Santa Prisca|contenuto = [[File:Ripatransone Porta 2.jpg|thumb|left|upright=0.5|Porta Cuprense]] Domenico Nocchi, della fazione di Santoro Pucci, schierò i soldati alle prime ore del giorno, uscendo da Porta Cuprense. Gli uomini erano pochi, ma nelle retrovie le donne camuffate nelle armature simulavano una truppa più numerosa. Gli sforzeschi, colti di sorpresa, accettarono la sfida, pensando a una mossa disperata degli assediati. Quando il grosso dell'esercito fu impegnato, Nocchi si ritirò, continuando però a provocare. Solo a quel punto saltò fuori Santoro Pucci, nascostosi nottetempo coi suoi nella selva del colle di Capo di Termine.<ref name=Perazzoli/> Assaliti gli uomini di sentinella, Santoro si sbarazzò delle armi pesanti nemiche e si lanciò poi sul resto della truppa impegnata a respingere Nocchi. La seconda sorpresa fu fatale agli occupanti, che sbandarono, consentendo allo stesso Nocchi di riorganizzarsi e cadendo infine tra le grinfie di un terzo manipolo guidato da Sante Tanursi. In breve furono quasi annientati.<ref name=Polidori/>}}
Nel [[1434]] Luca Boccabianca, capo dei ghibellini, aveva ottenuto di consegnare Ripa alla signoria del futuro [[Ducato di Milano|duca di Milano]]. Otto anni più tardi [[Tolentino]] si sollevò, mettendo così in discussione il dominio sforzesco sul Piceno.
 
Nonostante la rivolta tolentinate fosse stata sedata, lo Sforza dovette cominciare a temerne la propagazione allorché anche a Ripa accadde un fatto drammatico. Una guarnigione comandata dal fratello [[Alessandro Sforza|Alessandro]] subì infatti un attacco da parte del capitano [[guelfi|guelfo]] Santoro Pucci, e un ufficiale fu ucciso.<ref name=Rossi/><ref name=Settimo/>
====Ausführung M====
Ultima versione del Panzer III a montare il 5 cm KwK 39 L/60 mentre si cercavano ancora soluzioni per migliorare l'armamento del mezzo, l'Ausf. M fu prodotto dall'ottobre [[1942]] al febbraio [[1943]] in 250 esemplari, poco più di un quinto rispetto all'ordine di 1000 veicoli di questo tipo. L'unica innovazione introdotta erano le capacità di guado, che permettevano al carro di passare per zone d'acqua profonde anche 1,3 metri: in simili casi l'aria necessaria all'equipaggio e al [[motore]] veniva fatta entrare dalla [[Torretta (cannone)|torretta]].[[File:Bundesarchiv_Bild_101I-308-0799Q-30A,_Italien,_Panzer_III,_Panzersoldat.jpg|thumb|right|Un Ausf. N in Italia, nel [[1943]]; da notare il cannone da 75 mm]] La richiesta dell'Ausf. M fu interrotta quando si rese disponibile un modello di Panzer III armato con un [[cannone]] da 75 millimetri. Il mezzo partecipò comunque alla [[battaglia di Kursk]] e alla difesa della Sicilia [[Operazione Husky|attaccata dagli angloamericani]], spesso dotato delle Schürzen. Quasi tutti furono poi riconvertiti in StuG III o Ausf. N.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_M.html|Pz III M|1 febbraio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
Francesco Sforza si decise allora a mostrare i muscoli e a riservare agli insorti una punizione esemplare. Con l'aiuto di uno stratagemma,<ref name=Rossi/> le sue truppe presero quindi il forte ripano nei giorni fra il 21 e il 23 settembre<ref name=Perazzoli/> [[1442]]. Sul posto Francesco lasciò poi Alessandro, che si rivelò incapace di contenere l'ira dei soldati fermani: ne derivarono danni considerevoli, anche perché al saccheggio si accompagnarono incendi di edifici privati e pubblici, fra cui l'archivio.<ref name=Polidori/><ref name=Settimo/>
====Ausführung N====
Fu l'ultima serie (Sd. Kfz. 141/2) del Panzer III, ma la prima in assoluto a montare un 7,5 cm KwK 37 L/24, armamento delle prime versioni del [[Panzer IV]] che impose la rimozione delle piastre supplementari dal mantello. La produzione, che iniziò nel giugno 1942, portò alla costruzione di 700 Ausf. N tutti su [[scafo]] di vecchi modelli; in particolare ne furono riutilizzati 447 dell'Ausf. L, 213 dell'Ausf. M e 3 dell'Ausf. J, mentre 37 carri furono ritirati dal fronte e riequipaggiati secondo i nuovi standard: questa diversità fece sì che i carri basati sulla versione L potessero caricare 56 [[Granata|granate]], quelli basati sulla M 64. A partire dal marzo [[1943]], e fino alla fine della produzione ad agosto, furono dotati delle ''Seitenschürzen''; diversi ebbero modifiche ai portelli oppure montarono la cupola dei Panzer IV Ausf. G. Il mezzo, noto anche come ''Sturmpanzer III'', oltre a servire nei reggimenti Panzer, costituì speciali reparti di 10 unità per fungere da scorta ai 9 [[Panzer VI Tiger|Tiger]] che componevano gli ''schwere Panzer-Abteilungen'', i battaglioni di carri pesanti preposti alla distruzione delle forze corazzate avversarie, per proteggerli dalla fanteria.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III_ausf_N.html|Pz III N|2 febbraio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
Due anni dopo la caduta, tuttavia, l'armata di Santoro Pucci respingeva lo Sforza sotto le mura cittadine, dando vita nel giorno di [[Prisca romana|Santa Prisca]] (18 gennaio [[1445]]) a uno scontro che sarebbe stato rievocato fino al [[XX secolo|Novecento]].<ref>Nelle immediatezze dell'evento fu istituita una solenne processione commemorativa da tenere ogni anno il 18 gennaio. Ma ancora nel XX secolo si svolse a lungo uno spettacolo pirotecnico chiamato ''La battaglia di Santa Prisca'', in cui due torrioni del Colle San Nicolò si contendevano la vittoria.</ref> Sulla scia dell'evento anche le altre città picene si sollevarono, ponendo fine alla dominazione. Fermo insorse contro Alessandro Sforza il 24 novembre.<ref name=Polidori/>
Pare siano stati fatti studi e progetti per una ipotetica Ausf. O, ma non vi sono prove dell'esistenza di una simile serie di Panzer III.<ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
I Boccabianca pagarono a caro prezzo la fedeltà a Francesco Sforza, scomunicati e condannati all'esilio da [[Eugenio IV]]. Nella pestilenza del [[1447]] il popolo vide però un castigo divino per questa condanna.<ref name=Settimo/>
==Varianti e derivati==
===StuG III e StuIG 33B===
{{vedi anche|Sturmgeschütz III|Sturminfanteriegeschütz 33B}}
Il Panzer III di tutte le serie fu la base per la creazione di diversi nuovi mezzi: il più famoso è lo Sturmgeschütz III, un cannone d'assalto semovente inzialmente pensato come supporto per la fanteria, poi divenuto un mezzo di contrasto dei carri armati avversari grazie all'istallazione di un 7,5 cm StuK 40 L/48; fu prodotto in circa 10.000 unità. Su scafi di 24 Panzer III di vari modelli fu invece istallato un obice [[15 cm sIG 33|15 cm sIG]], tentativo questo di appoggiare direttamente le fanterie durante le lotte urbane: il nuovo veicolo, denominato StuIG 33B, non piacque del tutto e il progetto venne bloccato.
 
Nel [[1461]] Ripa subì un altro grave sacco ad opera di [[Sigismondo Malatesta]].<ref>L'episodio viene erroneamente riferito dal Tanursi all'anno 1415, quando però il Malatesta non era ancora nato.</ref> Rispetto a quello sforzesco esso non recò altrettanta devastazione al castello, ma fu più crudele a causa della profanazione di chiese e degli stupri che lo Sforza aveva invece espressamente vietato.<ref name=Perazzoli/> Il saccheggio più celebre, per l'epico epilogo che ne seguì, resta però quello perpetrato con l'inganno dagli [[Spagna|spagnoli]] nel [[1515]].
===Flammpanzer III (Sd. Kfz. 141/3)===
[[File:Bundesarchiv_Bild_101I-306-0730-30,_Italien,_Flammpanzer_III.jpg|thumb|left|Un Panzer III dotato di lanciafiamme impiega il suo armamento in [[Italia]]]]
Il tipo di lotta che si stava svolgendo [[Battaglia di Stalingrado|a Stalingrado]] indusse i progettisti tedeschi a ideare un carro lanciafiamme basato sul Panzer III per snidare i difensori russi dagli edifici, ma la produzione di un simile mezzo iniziò solo nel febbraio [[1943]], quando il grande scontro era ormai perso; ciononostante 100 Panzer III Ausf. M costruiti dalla MIAG di [[Braunschweig]] furono riarmati dalla [[Waggonfabrik Wegmann]] con un [[lanciafiamme]] da 14 cm alimentato da due distinti [[serbatoio]] che in totale tenevano 1000 litri di carburante. La lancia, lunga un metro e mezzo con un angolo di fuoco in elevazione da -8º a +20º, poteva sparare fino a 80 fiammate della durata di due o tre [[Secondo|secondi]] efficaci entro le 40 [[Iarda|iarde]]; fu inoltre montata una piastra da 30 mm sul davanti del mezzo per garantirgli una buona resistenza ai colpi avversari mentre si avvicinava al [[bersaglio]]. A differenza degli altri carri il Flammpanzer aveva un equipaggio di soli tre uomini. Tra il marzo e il dicembre del [[1943]] i nuovi [[Carro armato|carri]] lanciafiamme operarono nei ranghi della [[1. Panzer-Division (Wehrmacht)|1.]], [[6. Panzer-Division (Wehrmacht)|6.]], [[11. Panzer-Division (Wehrmacht)|11.]], [[14. Panzer-Division (Wehrmacht)|14.]] e [[24. Panzer-Division (Wehrmacht)|24. Panzer-division]], oltre che nella [[Panzergrenadier-Division Großdeutschland|Grossdeutschland]] e in [[Italia]] in forza alla 16. e 26. Panzergrenadier-Division; nel luglio del [[1943]] 41 presero parte alla [[battaglia di Kursk]], ma i risultati insoddisfacenti ne fecero riconvertire 35 danneggiati in StuG o altri mezzi. A novembre del [[1944]] solo 10 erano ancora attivi, e rimasero al fronte fino alla fine della guerra riuniti nella ''Panzer-Flamm-Kompanie 351''.<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III.html|Pz III Flammpanzer|4 febbraio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
===Tauchpanzer= Età moderna ==
=== Il sacco spagnolo ===
Il Tauchpanzer fu progettato per l'[[Operazione Seelöwe]], lo sbarco in [[Inghilterra]], che nell'estate [[1940]] sembrava cosa scontata; diversamente da quel che faranno gli Alleati, i tedeschi predisposero un carro armato-sommergibile, capace di periodi di [[immersione]] fino a venti minuti e 15 metri di profondità: per rendere possibili simili prestazioni il Panzer III fu sigillato con un composto stagno. [[File:Bundesarchiv_Bild_101II-MW-5674-33,_Kanalküste,_Verladen_von_Tauchpanzer_III.jpg|thumb|right|Un esemplare di Panzer III Tauchpanzer durante il collaudo sulle coste francesi della Manica nell'estate del [[1940]]]]Lo spazio tra la torretta e lo [[scafo]] fu chiuso da un anello di [[gomma]] gonfiabile; la cupola del comandante, la feritoia della mitragliatrice e gli spazi necessari al brandeggio del cannone con strati sovrapposti dello stesso materiale; sigilli di gomma furono messi alle prese d'[[aria]] del [[motore]], mentre gli scarichi furono dotati di [[Valvola|valvole]] di non ritorno; in caso di infiltrazioni d'acqua era comunque disponibile una pompa. L'[[aria]] per l'equipaggio e l'apparato motore era fornita da un [[tubo]] flessibile lungo 18 metri, assicurato a una [[boa]] in superficie sormontata da un bocchettone di 1,50 metri.
{{doppia immagine verticale|left|Teatro Luigi Mercantini - Ripatransone Virginia.jpg|Ripatransone Torrione 1.jpg|130|Particolare del ''Sacrificio di Virginia'' di Giuseppe Ruffini ([[1811]])|Porta d'Agello}}
Dopo la [[battaglia di Marignano]], alcuni mercenari spagnoli erano rimasti sbandati e vagavano per la penisola. Un gruppo di essi, al seguito del capitano García Mandríguez de Haro, giunse a Ripa con un falso salvacondotto papale. Fidandosi del documento, i ripani aprirono le porte, ma i soldati dopo aver approfittato dell'ospitalità si diedero al saccheggio, al ratto di donne e allo stupro. Il padre di una delle ragazze rapite, piuttosto che lasciare la figlia in mano agli spagnoli, la trafisse mortalmente con un pugnale. L'anonima giovane passò alla storia come Virginia, per analogia con la [[Virginia (Alfieri)|Virginia]] romana celebrata da [[Vittorio Alfieri]].
 
Mandríguez però era tutt'altro che pago, e condusse la sua banda in [[Italia meridionale]], dove essa vagò in lungo e in largo accrescendosi di numero e recando notevoli guasti. Rifiutate le offerte del viceré di Napoli, gli spagnoli si incamminarono di nuovo lungo l'[[Adriatico]] alla volta dello [[Stato della Chiesa]], varcarono il Tronto e il 15 febbraio [[1521]] si ripresentarono a Ripa per tentare una seconda incursione.<ref name=Guicciardini>[[Francesco Guicciardini]], [[:s:Storia d'Italia/Libro XIII/Capitolo XVI|''Storia d'Italia'', libro XIII, capitolo XVI.]]</ref>
Per il loro impiego era stato deciso che navi apposite li avrebbero calati in acqua, lasciando che arrivassero alle [[Spiaggia|spiagge]] con i propri mezzi muovendosi sul fondale. Quando divenne chiaro che l'invasione non sarebbe avvenuta, tutti i 168 Tauchpanzer (160 Ausf. G/H e 8 carri comando ottenuti dall'Ausf. E) furono dotati di uno [[Schnörchel|''Schnörchel'']] lungo 3,5 metri per il guado di fiumi, cosa che avvenne all'inizio dell'[[Operazione Barbarossa]] con l'attraversamento del [[Bug]]: dopo di che furono usati come normali [[Carro armato|carri armati]].<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III.html|Untersee Pz III |4 febbraio 2012}}</ref><ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
 
I ripani erano naturalmente ben memori della prima, e lo scontro armato fu inevitabile. La battaglia (16 febbraio) contrappose cinquemila fanti spagnoli e la comunità ripana, comprese molte donne.<ref name=Perazzoli/><ref name=Dizionario/> Due di esse (Luchina Saccoccia e Angela di Zingaro) perirono in duello, insieme a diciannove patrizi e molti soldati. Un'altra, Bianca Benvignati de Tharolis,<ref>Bianca era certamente moglie di Almonte de Tharolis. L'appartenenza al casato dei Benvignati è invece discussa.</ref> si rese protagonista di un celebre atto di eroismo. Inseguito a cavallo il nemico, Bianca uccise brutalmente l'alfiere spagnolo, gli strappò lo stendardo e andò poi a sventolarlo da un torrione (presumibilmente quello di Porta d'Agello),<ref>Anche noto come Torrione Donna Bianca.</ref> dando così l'impulso decisivo alla vittoria dei concittadini.<ref name=Settimo/>
===Beobachtungspanzer (Sd.Kfz. 143)===
Altra variante fu il Panzerbeobachtungswagen, un carro da osservazione per l'[[artiglieria]] motorizzata che ebbe grande sviluppo nel [[1943]]. Il mezzo era stato privato del cannone originale, rimpiazzato da una finta arma decentrata a destra; prodotto in 262 unità rimase in servizio fino alla fine della guerra, operando nelle unità di [[Hummel]] e [[Wespe]].[[File:PzBeobWg_III.jpg|thumb|right|Un carro d'osservazione per l'artiglieria in Russia]]
 
Gli invasori contarono perdite assai più numerose, e furono costretti a ritirarsi dall'[[Italia]] dietro condizioni molto più sfavorevoli di quelle che avevano rifiutato.<ref name=Guicciardini/> Per gratitudine il [[papa Leone X]] esentò Ripa dal pagamento delle imposte per i quindici anni seguenti.<ref name=Perazzoli/>
===Bergepanzer===
Era un carro recupero dotato di una [[gru derrick]], che iniziò a essere prodotto dal gennaio [[1944]] esclusivamente per riconversione di esemplari danneggiati. Ne furono costruiti 150 fino al dicembre dello stesso anno, che servirono nelle formazioni di StuG
 
===Carri comandoLa (Sd.Kfz.conquista 266,della 267,sede 268vescovile (1571) ===
{{vedi anche|Diocesi di Ripatransone|Lucio Sassi|Filippo Sega}}
Resisi conto che il Panzerbefehlwagen ricavato dal [[Panzer I]] era inadatto al compito, i tedeschi riutilizzarono scafi di modelli del Panzer III obsoleti: il primo adoperato fu quello dell'Ausf. D, al quale fu rimossa ogni sovrastruttura per far posto all'equipaggiamento, a una mitragliatrice e a un finto cannone da 37 mm; l'[[antenna]] radio (FuG 8) fu sistemata sul retro del carro ed era la tipica strumentazione "a ringhiera". Il nuovo mezzo comando, denominato Panzerbefehlwagen III Ausf. D1, ebbe diverse matricole a seconda dell'apparato radio che portava (FuG 6, 7 oppure 8). Prodotti in 38 unità dal giugno [[1938]] al marzo [[1939]], operarono in [[Polonia]] e [[Francia]], ma furono ritirati ai primi del [[1941]] per la mediocrità delle sospensioni. Gli esemplari su scafo Ausf. E furono più numerosi (45) e trovarono impiego per tutta la durata della guerra.
L'anno [[1571]] rappresenta la seconda maggiore tappa della storia ripana, dopo la conquista dell'autonomia comunale. A seguito di un lungo interessamento di varie personalità ([[Ascanio Condivi]], [[Michelangelo]], [[Annibal Caro]], [[Filippo Neri]]), il 30 luglio [[Pio V]] eresse finalmente il castello in diocesi e gli conferì il titolo di [[Città (Italia)|Città]] vescovile. Il 23 marzo [[1572]] il vescovo [[Lucio Sassi]] prese possesso della chiesa di San Benigno, prima cattedrale ripana.<ref name=Rossi/> Ripa divenne così indipendente dalla [[Arcidiocesi di Fermo|diocesi di Fermo]] e fu sottoposta direttamente alla Santa Sede. Il suo periodo di massimo splendore coincise quindi con i pontificati di Pio V e [[Gregorio XIII]]: la città era inclusa fra i sei maggiori baluardi dello Stato Pontificio, insieme a [[Anzio|Porto d'Anzio]], [[Perugia]], [[Orvieto]], [[Spoleto]] e un ultimo centro non ancora identificato.<ref>Lo testimonia nella [[Rocca Albornoziana (Spoleto)|Rocca Albornoziana]] di Spoleto una serie di affreschi, datati fra il 1572 e il 1575 e affiancati allo stemma di Gregorio XIII, che raffigurano le suddette città.</ref>
{{doppia immagine verticale|right|El Greco 050.jpg|Sisto V Papa.jpg|130|Pio V|Sisto V}}
Ma la crisi era in agguato. Dopo appena un quindicennio, con l'ascesa al soglio pontificio di Felice Peretti, i privilegi ottenuti cessarono di colpo. Infatti [[Sisto V]], originario di Grottammare ma vissuto a [[Montalto delle Marche|Montalto]], non fece altro che favorire la sua città d'adozione a scapito delle vicine. Privilegi furono concessi anche a Fermo, eretta in [[arcidiocesi]] mentre Ripa ne diventava suffraganea. Le fonti concordano nel ritenere che la città ebbe soli danni da questo pontefice, dovendogli unicamente la costruzione di nuove opere difensive giustificata dall'importanza strategica del Propugnacolo.<ref name=Rossi/><ref name=Settimo/>
 
=== La decadenza del Sei-Settecento ===
Altri 175 carri comando furono ottenuti con il riutilizzo di altrettanti Ausf. H, prodotti in due lotti tra il novembre [[1940]] e il settembre 1941 e il dicembre 1941-gennaio [[1942]]: non vi erano differenze di sorta, tranne che per il finto armamento che simulava un cannone da 50 millimetri. Le ultime due versioni di carro comando, l'Ausf. J e l'Ausf. K (basato sul Panzer III Ausf. M privato di alcune riservette per far spazio alle apparechiature [[radio]]) che rimasero con la stessa designazione Sd.Kfz. 141, mantennero invece il cannone da 50/42 o da 50/60, in quanto derivavano per lo più da riconversioni operate sulla catena di montaggio o su veicoli danneggiati. In totale furono rispettivamente prodotte 185 e 50 unità tra agosto [[1942]] e settembre [[1943]].
Le riforme sistine causarono un indebolimento politico destinato, nel quadro di una complessiva decadenza dello Stato della Chiesa, a influire a lungo sulla storia ripana, ma non furono il solo fattore di crisi. Il [[XVII secolo|Seicento]] si aprì in effetti sotto i peggiori auspici. Una grave crisi agricola, frutto di una pessima gestione del territorio e di disboscamenti che avevano provocato o esteso [[calanchi]] e frane, aveva causato diffusa denutrizione. Non fosse bastato, nel [[1630]] divampò una grave [[pestilenza]] fra Piceno e [[Abruzzo]].<ref name=Settimo/>
 
Alla [[nobiltà]] e al [[clero]], ai proprietari terrieri che concentravano in sé l'intero potere economico, si contrapponevano una [[borghesia]] assai debole e un ceto popolare sempre più povero e pressato dalle esigenze della stretta sopravvivenza. Anche per questo il XVII secolo vide sorgere e rafforzarsi il sentimento [[religione|religioso]], i pellegrinaggi, il culto dei santi protettori anche locali. [[Sant'Emidio]], patrono di Ascoli, proteggeva dal [[terremoto]]; [[Basso di Nizza|San Basso]], patrono di Cupra, dalle pestilenze.<ref name=Polidori/> Più ancora, la città strinse un intenso legame devozionale con la [[Madonna di Loreto|Vergine di Loreto]], il cui simulacro fu commissionato proprio in questo secolo dalla Confraternita di San Giovanni. La Madonna di San Giovanni fu condotta a Ripa la domenica ''in albis'' del [[1620]] e incoronata il 10 maggio [[1682]].<ref name=Rossi/><ref>La Madonna di San Giovanni è ancora venerata come patrona della Città e Diocesi nella solenne festa dell'[[Ottava di Pasqua|Ottava]].</ref> Fu in questo momento che nacque la tradizione popolare del [[Cavallo di fuoco]].
==Servizio operativo==
Il Panzer III in tutte le sue versioni combattè in grandi numeri fino alla seconda metà del [[1943]], quando il progetto del mezzo era già stato ampiamente superato dai carri armati alleati e sovietici; più o meno nello stesso periodo aveva termine la sua produzione, che assommava a 5691 secondo alcune fonti;<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III.html|Panzer III Medium Tank|4 febbraio 2012}}</ref> altre riportano la cifra di 5733,<ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref> mentre alcune indicano la cifra di 6157;<ref>{{cita web|http://www.worldwar2aces.com/panzer-tank/panzer-iii/ Panzer III Photos|4 febbraio 2012}}</ref> altre ancora totalizzano le unità prodotte tra 5733 e 5774.<ref>{{cita web|http://ww2db.com/vehicle_spec.php?q=T242|WWII Database|4 febbraio 2012}}</ref> Diversi esemplari sopravvissuti continuarono comunque a prestare servizio anche nell'ultimo anno e mezzo di guerra, spesso con compiti nelle retrovie. Le ditte che erano preposte alla costruzione dei Panzer III erano [[Altmaerkische Kettenwerk|Alkett]], [[Daimler-Benz]], [[Fahrzeug und Motorenbau|FAMO]], [[Henschel & Sohn]], [[MAN SE]], [[Mühlenbau und Industrie AG|MIAG]], [[Waggonfabrik Wegmann]] e [[MNH (azienda)|MNH]].<ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>[[File:Bundesarchiv_Bild_146-1981-084-34,_Maastricht,_Panzer_III_in_Marschpause.jpg|thumb|right|Panzer III a Maastricht durante la campagna a ovest]]
 
Anche il XVIII secolo cominciò molto male. Al [[terremoto dell'Aquila del 1703|terremoto del 1703]], che sconvolse [[L'Aquila]] e causò gravi danni anche a Ripa,<ref>Si trattò di una delle tante scosse dello sciame sismico del 1703, con epicentro apparentemente nei [[Sibillini]]. Dai danni di questa scossa fu preservata Ascoli, che vide in ciò un miracolo del suo protettore.</ref> altri infausti eventi si sovrapposero. Si ricordano in particolare la [[carestia]] del [[1716]] e gli attraversamenti di truppe [[Regno di Napoli|napoletane]], spagnole e [[Sacro Romano Impero Germanico|imperiali]] durante le guerre di successione [[guerra di successione polacca|polacca]] e [[guerra di successione austriaca|austriaca]]. Questi passaggi avvennero tra il [[1735]] e il [[1744]] recando molti danni alle campagne picene.<ref name=Polidori/><ref name=Settimo/> La situazione economica era immutata, e ricchezza e carriere (civili ed ecclesiastiche) restavano saldamente in mano a poche famiglie. La città, che ormai viveva essenzialmente di agricoltura, aveva subìto un crollo demografico precipitando a 3.500 abitanti.<ref name=Polidori/> Ogni potere politico sostanziale era venuto meno. La sola conquista ripana nel Settecento fu l'ottenimento da [[Clemente XII]] dell'organo amministrativo del Consiglio di credenza (23 dicembre [[1734]]).<ref name=Rossi/> Il secolo trascorse senza altri avvenimenti di rilievo.
===Polonia e Norvegia===
Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] e all'[[Campagna di Polonia|invasione tedesca della Polonia]] erano disponibili solo 98 Panzer III di tutti i tipi prodotti fino al 1 settembre [[1939]]: il loro impatto non fu dunque decisivo e non sempre erano presenti nei reggimenti corazzati, dotati per lo più di Panzer I e II. Qualche Panzer III della versione D ebbe poi parte nella campagna scandinava come parte del ''Panzer Abteilung zbV 40'' (Distaccamento Panzer per impieghi speciali 40), dove rimase fino alla resa inquadrato nella ''Panzerbrigade "Norwegen"''.<ref>La sigla "zbV" sta per ''zur besonderen Verwendung''</ref>
 
== Età contemporanea ==
===Francia===
=== L'epoca napoleonica ===
Al momento dell'attacco generale alle forze degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] in Francia, l'esercito tedesco disponeva di 349 Panzer III e tra i 30 e 40 Panzerbefehlwagen basati su scafi consimili. Sebbene inferiore come protezione e armamento alla gran parte dei mezzi corazzati anglofrancesi, il Panzer III aveva il vantaggio di avere tre uomini in torretta invece di uno soltanto, cosa che migliorava la coordinazione con i carri amici: ciò si traduceva in battaglie manovrate che spiazzavano gli avversari e impiegavano al meglio un carro armato che non era poi di grande qualità. Si ebbero comunque combattimenti occasionali e battaglie d'incontro; alla fine delle operazioni a ovest, 135 Panzer III erano stati distrutti.<ref>{{cita web|http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm|Panzerkampfwagen III|4 febbraio 2012}}</ref>
[[File:Dep-fr-it.jpg|thumb|left|upright=0.7|L'Italia napoleonica]]
La convulsa storia ripana dei secoli andati, sopita da quasi duecento anni, doveva conoscere un brusco risveglio con la [[Rivoluzione francese]]. Nella cittadina pontificia le notizie d'oltralpe giungevano filtrate dal governo papalino, e soprattutto dai ''preti refrattari'' francesi in fuga, che qui pervennero nel biennio [[1792]]-[[1794]].<ref name=Polidori/><ref name=Settimo/> Ciò alimentò nella popolazione un terrore destinato a crescere a dismisura nell'imminenza della venuta di [[Napoleone|Bonaparte]]. Appena un anno dopo il [[trattato di Tolentino]], infatti, Napoleone occupò la [[Roma|capitale]], istituì la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]] ([[1798]]), e vi annesse fra gli altri territori anche il Piceno. Ripatransone entrò a far parte del [[dipartimento del Tronto]] come capoluogo di uno dei 19 cantoni.<ref name=Polidori/><ref name=Rossi/>
 
La città si divise allora fra il partito apertamente repubblicano della borghesia, da un lato, la nobiltà e il clero, dall'altro. Le classi elevate riconoscevano formalmente il nuovo governo in cambio del mantenimento di molti dei loro privilegi, ma erano pronte ad aizzare il popolo e covavano la riscossa. Il vescovo Bartolomeo Bacher, in particolare, teneva contatti con l'esercito di re [[Ferdinando IV di Napoli|Ferdinando]] tramite il fedele [[Giuseppe Cellini (insorgente)|Giuseppe Cellini]]. Piceno e Abruzzo pullulavano inoltre di bande che già dal maggio 1798 avevano intrapreso la guerriglia antifrancese.<ref name=Polidori/><ref name=Settimo/>
===Nordafrica===
L'[[Afrikakorps]] di Rommel ebbe una grande percentuale di Panzer III delle varie serie, che si trovarono comunque in difficoltà con i Matilda inglesi anche se armati del 5 cm KwK 38 L/42. Durante la decisiva [[battaglia di Ain el-Gazala]] i tedeschi schierarono 223 Panzer III Ausf. G o H e 19 Ausf. J o L; andati quasi tutti perduti, durante la stasi precedente la disfatta di el-Alamein Rommel ricevette i primi [[Panzer IV]] con cannone da 75/48, fattore che segnò la fine del Panzer III come carro da battaglia. Ciononostante, ancora dopo la [[Seconda battaglia di El Alamein|battaglia di el-Alamein]] l'Asse disponeva in Libia di 93 Ausf. G/H e 71 Ausf. J/L, mentre i Panzer IV di nuova generazione erano a malapena una trentina. I Panzer III schierati in Libia e Tunisia furono catturati o distrutti dalle soverchianti forze alleate.
 
In novembre i napoletani varcarono il Tronto e, forti di un esercito molto più numeroso delle guarnigioni francesi, si fecero strada alla volta di Fermo. La nobiltà ripana si decise allora ad armare il Cellini, che nel frattempo si era impossessato del municipio: egli rivolse di buon grado le mire altrove e corse subito a dar man forte ai borbonici ponendosi a capo di una banda di contadini. Ma la perfetta organizzazione militare francese ebbe la meglio: inflitta all'invasore e agli insorti una sonora sconfitta a [[Torre di Palme]] (28 novembre), i bonapartisti si concessero perfino il lusso di sconfinare, e occuparono [[Civitella del Tronto|Civitella]].<ref name=Polidori/>
===Unione Sovietica===
[[File:Bundesarchiv_Bild_101I-187-0234-15A,_Russland,_Panzer_und_Soldaten_auf_Straße.jpg|thumb|left|Un Ausf. G o H in Russia nel luglio [[1941]]]]
Al 22 giugno [[1941]] le forze tedesche schierate a est disponevano di 1440 Panzer III dei vari modelli suddivisi nei [[Reggimento|reggimenti]] corazzati di 17 Panzer-Divisionen: rivestiva il ruolo di carro da combattimento, infatti i Panzer IV dispiegati erano ancora dotati di un obice da 75 mm, più adatto al supporto della fanteria. I sovietici disponevano invece di quasi 20.000 carri armati, che sebbene quasi tutti superati od obsoleti, annoveravano un migliaio di [[T-34]] e circa 500 KV-1; si rivelarono avversari ostici sia per lo spessore e inclinazione delle loro protezioni sia per il cannone da 76,2 mm, che si dimostrò tremendamente efficace; ma il fatto che i carri sovietici avessero meccaniche rozze, un'abitabilità quasi inesistente, che non fossero accompagnati da officine mobili, che fossero presenti in numeri relativamente esigui e che i loro equipaggi fossero inesperti dette ai [[Germania|tedeschi]] un insperato vantaggio per tutto il [[1941]]. [[File:Bundesarchiv_Bild_101III-Zschaeckel-208-25,_Schlacht_um_Kursk,_Panzer_III.jpg|thumb|right|L'equipaggio di Panzer III appartenente alla divisione SS ''Das Reich'' durante un momento di calma della battaglia di Kursk, estate [[1943]]]]L'apparizione di simili, innovativi carri armati causò il riarmo di molti Panzer III con cannoni da 50/60, mentre i Panzer IV cominciavano a montare un 7,5 cm KwK 39 L/43 e a sostituirsi ai primi nella lotta tra corazzati; ciononostante durante il [[1942]] quasi 2000 Panzer III furono costruiti: a giugno, sul [[fronte orientale]], ne erano presenti 500 con il cannone da 50/42 e 600 montavano quello da 60 calibri. Ancora una volta furono questi che costituirono la gran parte della massa di blindati che condusse le prime vittoriose fasi dell'[[Operazione Blu]], fino alla catastrofe di Stalingrado. Ancora nei primi mesi del [[1943]] i Panzer III ebbero una parte importante nel frenare i corpi corazzati [[URSS|sovietici]] che dilagavano verso ovest, ma stavano divenendo rapidamente obsoleti. L'ultima grande battaglia cui partecipò in 432 unità fu [[Battaglia di Kursk|quella svoltasi vicino Kursk]] nel luglio; ad agosto la produzione terminò, e i vari modelli del Panzer III sopravvissuti furono ritirati dal fronte e impiegati in zone di guerra di secondaria importanza o reimpiegati per la costruzione di semoventi, cannoni d'assalto e simili. Nel tardo 1944 solo 79 erano ancora schierati sul [[fronte orientale]].<ref>{{cita web|http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III.html|Pz III's Service|4 febbraio 2012}}</ref>
 
La Francia però boccheggiava in una situazione internazionale assai sfavorevole, e le forze antinapoleoniche locali ne approfittarono. Fu così che nelle Marche e in [[Umbria]] venne organizzandosi un vasto movimento, gli [[Insorgenti]], che era composto in buona parte da [[briganti]]<ref name=Polidori/><ref name=Settimo/> e fra i cui massimi capi era proprio il Cellini con il grado (probabilmente autoattribuito)<ref name=Polidori/> di generale. Agli ordini del generale fuoriuscito dell'esercito francese [[Giuseppe Lahoz Ortiz|de la Hoz]], gli Insorgenti ottennero in breve tempo (anche se a caro prezzo, causa la loro disorganizzazione)<ref>Il generale de la Hoz aveva vanamente tentato di istruire alla tattica militare l'esercito irregolare e raccogliticcio. Quando l'impreparazione ostacolò la presa di Ancona, prolungandone per mesi l'assedio, perse ogni pazienza residua e fece arrestare quasi tutti i capi insorgenti, fra cui il Cellini. Ma egli stesso cadde in battaglia pochi giorni dopo (10 ottobre 1799).</ref> il controllo di quasi tutte le Marche ([[1799]]). Ripatransone fu presa violentemente dalle bande abruzzesi dell'ex prete Donato De Donatis. In seguito, al volgere degli eventi ancora in favore dei francesi, la città fu di nuovo sottratta al governo pontificio e annessa al [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]]: si scatenò allora la rappresaglia repubblicana che sfociò nell'arresto, sia pur di breve durata, dello stesso vescovo Bacher.<ref name=Polidori/>
==Note==
<references/>
 
=== AltriIl progettiRisorgimento ===
[[File:Giovanni Gallucci La Battaglia di Castelfidardo palazzo comunale di Castelfidardo.jpg|thumb|upright=0.7|La battaglia di Castelfidardo]]
{{interprogetto|commons=Panzerkampfwagen III}}
Dopo la [[Restaurazione]], gli anni di preparazione all'[[Unità d'Italia]] non videro particolari agitazioni in città: al contrario, nel contesto dei [[moti del 1820-1821|moti del 1821]] fu proprio sotto il Propugnacolo che la guardia pontificia sgominò la spedizione di Vincenzo Pannelli (17 febbraio), senza che alcun ripano movesse un dito. Anche i [[moti del 1830-1831|moti del 1831]], che pure ebbero vasto seguito nelle Marche, lasciarono la cittadina picena pressoché indifferente.<ref name=Polidori/>
 
Di questo stato di cose esisteva un preciso motivo. Gli ex giacobini, in apparenza, avevano stimato più prudente riavvicinarsi al governo costituito, e quando - essendo morto nel [[1813]] monsignor Bacher - fu nominato il nuovo vescovo Michelangelo Calmet, questi trovò una situazione eccezionalmente tranquilla. Il potere centrale però diffidava, e inviò all'uopo un governatore che stilò infatti una lunga lista di [[carboneria|carbonari]] ripani. Il segretario di stato chiese allora una relazione segreta a Calmet e, ricevuto da lui un rapporto che contraddiceva apertamente quello del governatore, nient'affatto convinto lo richiamò a Roma per redarguirlo. Monsignor Calmet ne fu molto provato, e poco dopo - benché i fatti non siano in chiara relazione, essendo egli già di salute malferma - improvvisamente cadde malato e morì (7 agosto [[1817]]), lasciando il posto a due successori più rispondenti alle esigenze di stretto controllo della curia romana.<ref name=Polidori/>
== Collegamenti esterni ==
* [http://afvdb.50megs.com/germany/pz3.html AFV Database]
* [http://www.historyofwar.org/articles/weapons_panzer_III.html Panzer III Medium Tank]
* [http://www.worldwar2aces.com/panzer-tank/panzer-iii/ Panzer III Photos]
* [http://www.achtungpanzer.com/panzerkampfwagen-iii.htm Panzerkampfwagen III]
* [http://ww2db.com/vehicle_spec.php?q=T242 Info su WWII Database]
 
Nondimeno, è certo che anche a Ripatransone esistettero movimenti segreti, e che anzi negli anni [[1831]]-[[1837]] molti ricercati trovarono rifugio in città, in particolare presso il convento dei [[cappuccini]]. Nel 1837 però questa situazione mutò bruscamente, forse per la sostituzione del superiore.<ref name=Polidori/> Perciò, se anche l'avvento di [[Pio IX]] prima e il [[Primavera dei popoli|1848]] poi ravvivarono alcuni entusiasmi, bisognò aspettare l'ultimo momento perché i fermenti risorgimentali esplodessero di prepotenza. Il 19 settembre [[1860]], Ripatransone insorse e si liberò da sola, prima fra le città della provincia e senza aiuti esterni,<ref name=Settimo/> votando l'annessione al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] con un [[plebiscito]] a larghissima maggioranza. Di certo la [[battaglia di Castelfidardo]], sbandando le truppe pontificie, aveva tolto il freno all'entusiasmo della popolazione, spazzato le remore e lasciato intravedere tempi migliori.<ref name=Polidori/>
== Voci correlate ==
* [[Produzione tedesca di veicoli corazzati nella seconda guerra mondiale]]
* [[Veicoli corazzati tedeschi nella seconda guerra mondiale]]
 
[[File:Ripatransone-Stemma.png|thumb|upright=0.7|Lo stemma comunale ripano con il [[leone araldico|leone]] [[Attributi araldici di azione#Illeopardito|passante]] [[giglio araldico|gigliato]] sui cinque [[monte (araldica)|colli]] in campo [[rosso (araldica)|rosso]]]]
{{Veicoli corazzati della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale}}
 
{{Veicoli corazzati tra le due guerre}}
=== L'Unità d'Italia e il Novecento ===
{{Carri armati nella IIGM}}
L'Unità d'Italia però non recò immediati vantaggi. Anzi, il servizio militare obbligatorio produsse un gran numero di renitenti tra i contadini, che spesso finivano imboscati. Molti furono poi rintracciati dai carabinieri e mandati in campo a [[battaglia di Custoza (1866)|Custoza]] ([[1866]]) per trovarvi la morte. Solo dopo la [[presa di Roma]] la vita economica e sociale ripana (e marchigiana in genere) si ridestò, fino a far vivere alla città una nuova giovinezza.
{{Portale|Guerra|mezzi corazzati|seconda guerra mondiale}}
 
I fattori che più incisero nel rinnovato splendore di Ripatransone, la cui popolazione cresceva incessantemente,<ref>I ripani, dai 5.769 che si contavano nel 1861, divennero 7.232 nel 1901, fino a sfiorare quota novemila (8.998) nel 1951.</ref> furono il nuovo impulso dell'agricoltura e l'investimento nel settore dell'istruzione che ne fece un importante centro di studi. Nel [[1889]] il [[pedagogista]] ripano [[Emidio Consorti]] ottenne infatti l'istituzione del primo corso di lavoro manuale educativo d'Italia. La città possedeva inoltre un efficiente sistema sanitario,<ref name=Polidori/> vedeva - grazie alla costruzione della provinciale Cuprense - migliorati i collegamenti con la costa, e acquistava via via numerosi uffici: il [[mandamento (diritto)|mandamento]], la [[Pretore (ordinamenti moderni)|pretura]], la tenenza dei [[carabinieri]].<ref name=Rossi/>
 
Fu dopo le due [[guerra mondiale|guerre mondiali]] e il [[ventennio fascista]] che, complice il [[miracolo economico italiano|boom economico]], l'[[emigrazione]] e lo spopolamento delle campagne determinarono un nuovo repentino tracollo demografico. Ripatransone seguì perciò il destino di molte cittadine dell'entroterra, mancando ormai i benefici che questa medesima posizione geografica le assicurava in passato. Le istituzioni stesse andarono in gran parte perdute: dei carabinieri restò una stazione, la curia diocesana fu trasferita a San Benedetto del Tronto, l'ospedale fu declassato in [[residenza sanitaria assistenziale]], la presidenza dell'istituto magistrale (poi liceo pedagogico) venne accorpata a quella dell'istituto per geometri di Grottammare.
 
Solo dallo scorcio del XX secolo ai primi anni del [[XXI secolo|XXI]], anche grazie al fenomeno dell'[[immigrazione]] dall'estero, il comune non perde più abitanti e intravede prospettive di ripopolamento.
 
== Cronologia essenziale ==
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[[822]] – Sorgono i castelli di Monte Antico, Capodimonte, Roflano e Agello<br/>
[[827]]-[[835]] – Nella regione infuria la minaccia dei saraceni<br/>
[[1096]] – I quattro castelli sono unificati per volere del vescovo di Fermo<br/>
[[1198]] – Il nuovo castello è completamente edificato e assume il nome di Ripatransone<br/>
[[1199]] – Ripa è espugnata da Marcovaldo di Annweiler<br/>
[[1205]] – Ripa si costituisce in libero comune<br/>
[[1225]] – Fermo e Offida cingono inutilmente d'assedio il castello<br/>
[[1229]] – Il duca Rainaldo di Spoleto concede al comune i castelli di Cossignano, Lameriano, Marano, Massignano, Penna e Sant'Andrea<br/>
8 gennaio [[1346]] – Ascoli e Ripa si alleano<br/>
[[1348]] – Fermo aggredisce i possedimenti ascolani; Ascoli e Ripa reagiscono e sconfiggono Gentile da Mogliano a San Severino<br/>
[[1351]] – L'alleanza libera Osimo, occupata da Gentile<br/>
[[1376]]-[[1389]] – Fermo assedia Ripa inutilmente a più riprese<br/>
[[1434]] – Francesco Sforza ottiene dai ghibellini la consegna spontanea di Ripa alla sua signoria<br/>
[[1442]] – Tolentino insorge contro lo Sforza; i guelfi ripani, capeggiati da Santoro Pucci, assaltano la guarnigione sforzesca e uccidono un ufficiale fermano<br/>
21-23 settembre 1442 – Ripa è espugnata da Francesco Sforza e i soldati fermani la mettono a ferro e fuoco<br/>
18 gennaio [[1445]] – Santoro sbaraglia le truppe sforzesche nella battaglia di Santa Prisca<br/>
[[1461]] – Sigismondo Malatesta viola il Propugnacolo e lo saccheggia violentemente<br/>
[[1484]] – Ascoli e Ripa rinnovano l'alleanza e liberano Monte San Pietrangeli dai fermani<br/>
[[1515]] – Gli spagnoli del capitano Mandríguez saccheggiano Ripa con l'inganno<br/>
16 febbraio [[1521]] – Mandríguez tenta un nuovo assalto al castello, ma i ripani lo respingono incitati da Bianca de Tharolis<br/>
30 luglio [[1571]] – Pio V concede a Ripa la dignità di Città vescovile<br/>
3-7 ottobre 1571&nbsp;– Il nolano Lucio Sassi è nominato vescovo di Ripatransone e subito dopo viene consacrato<br/>
23 febbraio [[1572]] – Monsignor Sassi prende possesso della cattedrale<br/>
24 maggio [[1589]] – Sisto V erige Fermo in arcidiocesi e rende sua suffraganea la diocesi ripana<br/>
[[1620]] – Il simulacro lauretano della Madonna di San Giovanni viene traslato in città<br/>
[[1630]] – La peste falcia Piceno e Abruzzo<br/>
10 maggio [[1682]] – Il simulacro della Madonna di San Giovanni è incoronato solennemente; per merito di un artificiere di Atri nasce il Cavallo di fuoco<br/>
[[1703]] – Lo sciame sismico del terremoto dell'Aquila provoca seri danni in città<br/>
[[1716]] – Una grave carestia si abbatte sul Piceno<br/>
23 dicembre [[1734]] – Clemente VII concede a Ripa il Consiglio di credenza<br/>
[[1735]]-[[1744]] – Sono in corso le guerre di successione; soldati di vari eserciti portano la devastazione attraversando le campagne ripane<br/>
[[1792]]-[[1794]] – Dalla Francia rivoluzionaria giungono a Ripatransone numerosi ''preti refrattari''<br/>
[[1798]] – Napoleone Bonaparte fonda la Repubblica Romana e le annette il Piceno: Ripatransone è creata capoluogo di cantone nel dipartimento del Tronto<br/>
20 aprile [[1808]] – Ripatransone è riannessa da Napoleone al Regno d'Italia e si conferma capoluogo di cantone del dipartimento del Tronto<br/>
[[1816]]-[[1818]] – Bonaparte è caduto, ma la sede vescovile è vacante dal 1813 per la morte di monsignor Bacher: si alternano i vescovi Calmet, Rainaldi e Ugolini<br/>
[[1831]]-[[1837]] – La città è probabilmente attraversata da moti impercettibili e di difficile ricostruzione: i patrioti ricercati dal 1831 vi si recano a disperdere le proprie tracce<br/>
19 settembre [[1860]] – All'indomani della battaglia di Castelfidardo, Ripatransone si libera del governo pontificio e vota l'annessione al Regno d'Italia<br/>
[[1889]] – Emidio Consorti fonda il suo corso di lavoro manuale educativo; la città è in rapida espansione economica e demografica<br/>
19 giugno [[1944]] – La Liberazione arriva a Ripatransone: i tedeschi sono fuggiti il giorno prima collocando deboli mine che restano inesplose, e le truppe alleate transitano senza difficoltà<br/>
[[1951]] – L'espansione demografica sfiora la punta massima di novemila abitanti<br/>
[[1992]] – Viene fondata la Congrega dell'Ignoranza
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== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
[[Categoria:Veicoli militari tedeschi della seconda guerra mondiale]]
*{{cita libro|nome=Rolando|cognome=Perazzoli|titolo=L'umanista bolognese G. Garzoni e il teologo ripano G. Paci|città=Grottammare|editore=Archeoclub d'Italia|anno=1999}}
[[Categoria:Carri armati]]
*{{cita libro|nome=Rolando|cognome=Perazzoli|titolo=Storie ripane|città=Grottammare|editore=Archeoclub d'Italia|anno=2001}}
*{{cita libro|nome=Adolfo|cognome=Polidori|titolo=Storia di Ripatransone|città=Fermo|editore=La Rapida|anno=1974}}
*{{cita libro|nome=Alfredo|cognome=Rossi|titolo=Vicende ripane|città=Centobuchi|editore=Amministrazione comunale di Ripatransone|anno=2002}}
*{{cita libro|nome=Giorgio|cognome=Settimo|titolo=Profilo storico di Ripatransone|città=Ascoli Piceno|anno=1979}}
*{{cita libro|nome=Luigi Antonio|cognome=Vicione|titolo=Sull'esistenza di Ripa o Ripatransone prima dell'anno MCXCVIII|città=San Benedetto del Tronto-Martinsicuro|editore=Laberinto|anno=1982|annooriginale=Fermo, 1827}}
*{{cita libro|nome=Luigi Antonio|cognome=Vicione|titolo=Ripatransone sorta dalle rovine di Castello Etrusco|città=San Benedetto del Tronto-Martinsicuro|editore=Laberinto|anno=1982|annooriginale=Fermo, 1828}}
 
{{Portale|Marche|storia}}
{{Link AdQ|de}}
 
[[Categoria:Ripatransone]]
[[ar:بانزر-3]]
[[Categoria:Storia d'Italia per città|Ripatransone]]
[[bg:Panzerkampfwagen III]]
[[Categoria:Storia delle Marche]]
[[bs:Panzer III]]
[[ca:Panzer III]]
[[cs:Panzerkampfwagen III]]
[[da:Panzer III]]
[[de:Panzerkampfwagen III]]
[[el:Panzer III]]
[[en:Panzer III]]
[[es:Panzer III]]
[[et:PzKpfw III]]
[[fi:Panzerkampfwagen III]]
[[fr:Panzerkampfwagen III]]
[[he:פאנצר סימן 3]]
[[hr:Panzer III]]
[[hu:Panzerkampfwagen III]]
[[ja:III号戦車]]
[[ko:3호 전차]]
[[lt:Panzerkampfwagen III]]
[[nl:Panzerkampfwagen III]]
[[no:Panzer III]]
[[pl:Panzerkampfwagen III]]
[[pt:Panzerkampfwagen III]]
[[ro:Panzer III]]
[[ru:PzKpfw III]]
[[sh:Panzer III]]
[[sk:Panzerkampfwagen III]]
[[sl:Panzer III]]
[[sr:Панцер III]]
[[sv:Panzerkampfwagen III]]
[[tr:Panzerkampfwagen III]]
[[uk:Panzer III]]
[[vi:Panzer III]]
[[zh:三號坦克]]