Giovanna d'Arco e Malaxidinae: differenze tra le pagine

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{{Tassobox
{{nota disambigua}}
|nome= Malaxideae
{{Infobox militare
|statocons=
|Nome = Jeanne d'Arc
|immagine=Liparis nutans1.jpg
|Immagine = Joan of Arc miniature graded.jpg
|didascalia=''[[Liparis nutans]]''
|Didascalia = Pittura, del 1485 circa (Centre Historique des Archives Nationales, Parigi, AE II, 2490)
<!-- CLASSIFICAZIONE -->
|Soprannome = La Pulzella
|dominio= [[Eukaryota]]
|Data_di_nascita = [[6 gennaio]] [[1412]]
|Nato_a regno= [[DomrémyPlantae]]
|sottoregno=
|Data_di_morte = [[30 maggio]] [[1431]]
|superdivisione=[[Spermatophyta]]
|Morto_a = [[Rouen]]
|divisione=[[Magnoliophyta]]
|Cause_della_morte = Bruciata sul rogo
|sottodivisione=
|Luogo_di_sepoltura =
|superclasse=
|Etnia =
|classe=[[Liliopsida]]
|Religione = [[Chiesa cattolica romana|cattolica romana]]
|sottoclasse=[[Liliidae]]
|Nazione_servita = {{simbolo|Blason France moderne.svg}} [[Regno di Francia]]
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|Forza_armata =
|superordine=
|Arma =
|ordine=[[Orchidales]]
|Corpo =
|sottordine=
|Specialità =
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|Unità =
|superfamiglia=
|Reparto =
|famiglia=[[Orchidaceae]]
|Anni_di_servizio = 1428 - 1430
|sottofamiglia=[[Epidendroideae]]
|Grado =
|tribù='''Malaxideae'''<br /><small>[[John Lindley|Lindl.]], [[1826]]</small>
|Ferite =
|sottotribù=
|Comandanti =
|genere=
|Guerre = [[Guerra dei cent'anni]]
|genereautore=
|Campagne =
|sottogenere=
|Battaglie = [[Assedio di Orléans]]<br />[[Battaglia di Jargeau]]<br />[[Battaglia di Meung-sur-Loire]]<br />[[Battaglia di Beaugency]]<br />[[Battaglia di Patay]]<br />[[Battaglia di Compiègne]]
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|Comandante_di =
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|Decorazioni =
<!-- CLASSIFICAZIONE APG -->
|Studi_militari =
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|regnoFIL=[[Plantae]]
|Frase_celebre =
{{Tassobox gruppo generico|titolo=([[clade]])|nome=[[Angiosperme]]}}
|Altro_lavoro =
{{Tassobox gruppo generico|titolo=([[clade]])|nome=[[Monocotiledoni]]}}
|Altro_campo = Famiglia
|ordineFIL=[[Asparagales]]
|Altro = Figlia di Jacques d'Arc e di Isabelle Romée; 3 fratelli e 1 sorella: Jacques, Jean, Pierre e Catherine
|famigliaFIL=[[Orchidaceae]]
|Note =
<!-- NOMENCLATURA BINOMIALE -->
|Ref = <ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 31}}</ref>
|biautore=
}}
|binome=
{{Santo
|bidata=
|nome= Santa Giovanna d'Arco
<!-- NOMENCLATURA TRINOMIALE -->
|immagine= Ingres coronation charles vii.jpg|Dipinto di J.A.D. Ingres esposto al Museo del Louvre
|triautore=
|didascalia= ''Giovanna d'Arco all'incoronazione del re [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] nella cattedrale di Reims'', [[Pittura a olio|olio]] su [[Pittura su tela|tela]] di [[Jean-Auguste-Dominique Ingres]], 1854, [[Museo del Louvre]], [[Parigi]]
|trinome=
|note=Vergine e mistica
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|nato= [[Domrémy-la-Pucelle|Domrémy]], [[6 gennaio]] [[1412]]
<!-- ALTRO -->
|morto= [[Rouen]], [[30 maggio]] [[1431]]
|sinonimi=
|venerato da= Chiesa cattolica
|nomicomuni=
|canonizzazione= [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]], [[16 maggio]] [[1920]] da [[Papa Benedetto XV]]
|suddivisione=[[Generi]]
|santuario principale=
|suddivisione_testo=
|ricorrenza= [[30 maggio]]
|attributi= [[Armatura]], spesso a cavallo; [[vessillo]].
|patrono di= [[Francia]], [[Telegrafo|telegrafia]] e [[Emittente radiofonica|radio]]
|sesso=F}}
{{Bio
|Nome = Giovanna d'Arco
|Cognome =
|PreData = in [[lingua francese|francese]] '''Jeanne d'Arc''', in [[Francese medio|medio-francese]] ''Jehanne Darc''
|Sesso = F
|LuogoNascita = Domrémy
|LuogoNascitaLink = Domrémy-la-Pucelle
|GiornoMeseNascita = 6 gennaio
|AnnoNascita = 1412
|LuogoMorte = Rouen
|GiornoMeseMorte = 30 maggio
|AnnoMorte = 1431
|Attività =
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è un'[[eroe nazionale|eroina nazionale]] [[Francia|francese]], venerata come [[santa]] dalla [[Chiesa cattolica]], oggi conosciuta anche come ''la Pulzella d'Orléans''
}}
 
Riunì al proprio Paese parte del territorio caduto in mano agli inglesi, contribuendo a risollevarne le sorti durante la [[guerra dei cent'anni]], guidando vittoriosamente le armate francesi contro quelle inglesi. Catturata dai [[Borgognoni]] davanti a [[Compiègne]], Giovanna fu venduta agli inglesi che la sottoposero a un processo per [[eresia]], al termine del quale, il 30 maggio [[1431]], fu condannata al [[rogo]] e arsa viva.
 
Nel [[1456]] [[papa Callisto III]], al termine di una seconda inchiesta, dichiarò la [[nullità (diritto)|nullità]] di tale processo.
 
[[Beatificazione|Beatificata]] nel [[1909]] da [[papa Pio X|Pio X]] e [[Canonizzazione|canonizzata]] nel [[1920]] da [[papa Benedetto XV|Benedetto XV]], Giovanna fu proclamata [[patrono|patrona]] di [[Francia]].
 
== Infanzia e giovinezza ==
[[File:JoanOfArcLarge.jpeg|thumb|left|''Jeanne d'Arc'', [[Jules Bastien-Lepage]], olio su tela, 1879, [[Metropolitan Museum of Art]], [[New York]]]]
 
Giovanna nacque a [[Domrémy]]<ref>Oggi "Domrémy-la-Pucelle"</ref> da Jacques d'Arc<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 261–263}} Per quanto riguarda il cognome, "Darc", occorre notare che in quell'epoca (inizio XV secolo) non era utilizzato l'apostrofo e pertanto lo stesso è stato traslitterato in "d'Arc". Inoltre, il cognome appare per la prima volta in un documento scritto dopo la morte della stessa Pulzella, con l'apertura del ''Processo in nullità'' a firma del Pontefice Callisto III nell'anno 1455.</ref> ed Isabelle Romée<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 55, 261}} Nei testi dell'epoca la madre di Giovanna viene indicata come "Isabelle Romée" evidentemente a motivo di un pellegrinaggio ch'ella avrebbe compiuto; erano infatti detti ''romei'' i pellegrini che si recavano a Roma.</ref>, in una famiglia di contadini della [[Lorena (regione francese)|Lorena]], ma appartenente alla parrocchia di [[Greux]]<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 16 (Prima udienza pubblica, mercoledì 21 febbraio 1431, nella cappella del castello di Rouen)}}</ref> e alla castellania di [[Vaucouleurs]], soggetta alla sovranità francese<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 9}} Vaucouleurs era stata unita inseparabilmente alla corona nel 1365.</ref>. Secondo le testimonianze del tempo<ref>Le testimonianze dei compaesani furono raccolte durante il ''Processo in nullità della sentenza di condanna'', detto più comunemente "Processo di Riabilitazione", conclusosi nel 1456. Furono escussi centoquindici testimoni, tra cui molti coetanei di Giovanna e altre persone del suo paese natale. Cfr. [http://www.stejeannedarc.net/rehabilitation/plan.php Procès en nullité de la condamnation]</ref>, era una ragazzina molto devota e caritatevole; nonostante la giovane età visitava e confortava i malati e non era insolito che offrisse il proprio giaciglio ai senzatetto per dormire lei stessa per terra, sotto la copertura del camino<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 203–205}}</ref>.
 
All'età di tredici anni<ref>{{lingue|fr|la}} {{cita web|url=http://www.stejeannedarc.net/condamnation/interro_prive2.php|titolo=Procès de condamnation - procès d'office - Deuxième interrogatoire privé - 12 mars 1431|accesso=15 gennaio 2015}} "Item dicit quod, prima vice qua audivit vocem suam, ipsa vovit servare virginitatem suam, tamdiu quamdiu placuit Deo; et erat in ætate XIII annorum, vel circiter."</ref> iniziò a udire ''voci celestiali'' spesso accompagnate da un bagliore e da visioni dell'[[arcangelo Michele]], di [[Caterina d'Alessandria|santa Caterina]] e di [[Margherita di Antiochia|santa Margherita]]<ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 38, 39}}</ref>, come sosterrà in seguito. La prima volta che queste ''voci'' le si palesarono, secondo il suo stesso racconto, reso durante il processo per [[eresia]] subíto a [[Rouen]] nel [[1431]], Giovanna si trovava nel giardino della casa paterna; era il mezzodì di un giorno d'estate<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 20 (Seconda udienza pubblica, giovedì 22 febbraio 1431, in fondo alla sala grande del castello di Rouen)}}</ref>: sebbene sorpresa e impaurita da quell'esperienza, Giovanna decise di consacrarsi interamente a [[Dio]] facendo [[voto di castità]]<ref>{{Cita|Pernoud, 1998|pp. 16, 17}} Altri traducono il termine "castità" con "[[verginità]]", sulla base sia delle differenti fonti che ci sono pervenute (alcune in latino, altre nel francese del XV secolo), sia della contestualizzazione delle espressioni nel momento della traduzione.</ref> «per tutto il tempo che a Dio fosse piaciuto»<ref name="Cremisi 80, 81" /><ref>{{Cita|Pernoud, 1998|pp. 16–20}}</ref>.
 
Nell'estate del [[1428]], a causa della [[guerra dei cent'anni|guerra]] che opponeva il [[regno di Francia]] al [[regno d'Inghilterra]] e alla [[Borgogna]], la sua famiglia fuggì dalla valle della [[Mosa (fiume)|Mosa]] verso [[Neufchâteau (Francia)|Neufchâteau]], per sottrarsi alle devastazioni provocate dalle truppe di [[Antoine de Vergy]], capitano borgognone<ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 39}}</ref><ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 52, 53}}</ref>. Era da poco iniziato l'anno [[1429]] quando gli [[Inghilterra|inglesi]] erano ormai prossimi ad occupare completamente [[Orléans]], cinta d'[[assedio]] sin dall'ottobre del [[1428]]<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 78–83, 297}}</ref>: la città, sul lato settentrionale della [[Loira]], aveva, per la posizione geografica e il ruolo economico, un valore strategico quale via d'accesso a tutte le regioni meridionali; per Giovanna, che sarebbe diventata una figura emblematica della storia di Francia, fu quello il momento - sollecitata dalle ''voci'' che diceva di sentire - per correre in aiuto di [[Carlo VII di Francia|Carlo]], [[Delfino (onorificenza)|Delfino]] di [[Francia]] e futuro re, estromesso dalla successione al trono a beneficio della dinastia inglese nella [[guerra dei cent'anni|guerra]] che sosteneva contro gli inglesi e i loro alleati [[Borgognoni]]<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 42–45}}</ref><ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 19–23}}</ref><ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 21, 22 (Seconda udienza pubblica, giovedì 22 febbraio 1431, in fondo alla sala grande del castello di Rouen)}}</ref>.
 
Come Giovanna stessa dichiarerà sotto interrogatorio<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 21, 22, 81, 82}}</ref>, in un primo tempo mantenne il più stretto riserbo su queste apparizioni sovrannaturali, che all'inizio le parlavano della sua vita privata e che solo successivamente l'avrebbero spinta a lasciare la propria casa per guidare l'esercito francese. Tuttavia, i suoi genitori dovettero intuire qualcosa del cambiamento che stava avvenendo nella ragazza, forse anche allertati da qualche confidenza che Giovanna stessa si era lasciata sfuggire, come avrebbe ricordato, molti anni dopo, un suo amico di Domrémy<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 207}}</ref>, e avevano deciso di darla in sposa ad un giovane di [[Toul]]. Giovanna rifiutò la proposta di matrimonio e il suo fidanzato la citò in giudizio dinanzi al tribunale episcopale; ascoltate entrambe le parti, il tribunale diede ragione a Giovanna, dal momento che il fidanzamento era avvenuto senza il suo assenso<ref name="Cremisi 80, 81">{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 80, 81 (Secondo interrogatorio complementare, lunedì 12 marzo 1431, nella prigione di Giovanna)}}</ref><ref>{{Cita|Pernoud, 1998|pp. 19, 20}}</ref>.
 
Vinta anche la resistenza dei genitori, la ragazza ebbe di nuovo libertà di azione e poté dedicarsi alla sua missione. La prima tappa del suo viaggio la portò sino a [[Vaucouleurs]] dove, con l'appoggio dello zio Durand Laxart, riuscì ad incontrare il capitano della piazzaforte, Robert de Baudricourt. Questi, al primo incontro, avvenuto il 13 maggio [[1428]]<ref>[http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/bulls/documents/hf_ben-xv_bulls_19200516_divina-disponente_it.html Bolla che proclama Santa la Beata Giovanna D'Arco], [[Bolla pontificia]] di [[canonizzazione]] di Giovanna d'Arco a firma del Pontefice Benedetto XV, del 16/05/1920</ref>, la schernì rimandandola a casa come una povera folle. Per nulla demoralizzata da quell'insuccesso, Giovanna si recò altre due volte presso il capitano di Vaucouleurs e questi, forse spinto dal consenso che Giovanna sapeva raccogliere tanto tra il popolo quanto tra i suoi uomini, mutò parere sul suo conto, sino a convincersi (non prima di averla sottoposta ad una sorta di [[esorcismo]] da parte di un curato del luogo, Jean Fournier) della sua buona fede e ad affidarle una scorta che l'accompagnasse al cospetto del sovrano, come la ragazza chiedeva<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 33–37}}</ref>.
 
== Le gesta belliche ==
Il viaggio di Giovanna da [[Vaucouleurs]] a [[Chinon]] per incontrarsi col ''gentile Delfino'', per usare le sue stesse parole, suscitò di per sé non poco interesse. Districandosi tra i confini sempre incerti e sfumati tra villaggi francesi e anglo-borgognoni per undici giorni<ref>Circa le date e la durata del viaggio da Vaucouleurs a Chinon, cfr. {{fr}} {{cita web|url=http://www.stejeannedarc.net/livres/Boissonade_et_capit_JdA.pdf|titolo=Une étape capitale de la mission de Jeanne d'Arc - Pierre Boissonade|accesso=12 maggio 2015}}</ref>, recando con sé la promessa di un aiuto sovrannaturale che sarebbe stato in grado di rovesciare le sorti della guerra, ormai apparentemente segnate, l'esiguo drappello rappresentava l'ultima speranza per il partito che ancora sosteneva il "re di Bourges", come veniva sprezzantemente chiamato [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] dai suoi detrattori. Il [[Bastardo d'Orléans]] inviò due suoi fidi a Chinon<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 23, 28–29}}</ref>, dove la ''Pulzella'' era giunta, dopo essere passata per [[Gien]], per raccogliere informazioni, e l'intero paese ne attendeva le gesta<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|pp. 187–190}}</ref><ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 85–88}}</ref>.
 
=== L'incontro con il Delfino ===
[[File:Portrait jeanne d'arc.jpg|thumb|left|upright=0.7|Ritratto [[Agiografia|agiografico]] di Giovanna d'Arco]]
Senza neppure avvisare i suoi genitori<ref name="Cremisi 81">{{Cita|Cremisi, 2000|p. 81 (Secondo interrogatorio complementare, lunedì 12 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref>, Giovanna partì da [[Vaucouleurs]] il 22 febbraio [[1429]], diretta a [[Chinon]], accompagnata da un manipolo guidato da un corriere reale, Colet de Vienne, e composto da Jean de Metz e [[Bertrand de Poulengy]], uomini di fiducia di Robert de Baudricourt, seguiti ciascuno da un proprio servitore, e da Richard Larcher, anch'egli soldato al servizio del capitano di Vaucouleurs. Il piccolo drappello percorse una non facile via fra territori contesi, giungendo al [[castello di Chinon]] all'inizio del mese di marzo. Il fatto di essere scortata dagli uomini di un capitano fedele al [[Delfino (onorificenza)|Delfino]] probabilmente giocò non poco a favore dell'incontro con quest'ultimo<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 36–39}}</ref>.
 
Presentandosi a [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] dopo due giorni di attesa, nella grande sala del castello, durante un'assemblea imponente, alla presenza di circa trecento nobili, Giovanna gli si avvicinò senza indugio e s'inginocchiò<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 45–47}}</ref>, sostenendo di essere stata inviata da Dio per portare soccorso a lui e al suo reame<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 110}}</ref>. Tuttavia il Delfino, non fidandosi ancora completamente di lei, la sottopose ad un primo esame in materia di [[fede]] nella stessa Chinon, dove la ragazza fu ascoltata da alcuni ecclesiastici di chiara fama, fra cui il [[Diocesi di Castres|vescovo di Castres]], confessore dello stesso Carlo.
 
Appresi i resoconti degli ecclesiastici, la inviò quindi a [[Poitiers]]<ref>{{cita web|lingua=fr|url=http://www.stejeannedarc.net/rehabilitation/dep_duc_alencon.php|titolo=Déposition du Duc D'Alençon - Procès de Réhabilitation|accesso=2 novembre 2011}}</ref>. Qui Giovanna subì un secondo esame, più approfondito, protrattosi per circa tre settimane: fu interrogata da un gruppo di [[teologia|teologi]]<ref>{{Cita|Duby, 2001|p. 449}}</ref> in parte provenienti dalla giovane [[Università di Poitiers]]<ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 48 Nonostante l'Università di Poitiers risulti fondata effettivamente nel 1431, riportiamo qui la notizia di una sua prima nascita datata al 1422 con bolla del pontefice Martino V - coerentemente sia con la [http://www.stejeannedarc.net/rehabilitation/dep_jean_pasquerel.php Deposizione di Jean Pasquerel al Processo in nullità] sia con quanto riportato nella [http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/bulls/documents/hf_ben-xv_bulls_19200516_divina-disponente_it.html Bolla di canonizzazione di Giovanna d'Arco a firma del Pontefice Benedetto XV]}}</ref>, nata nel [[1422]], oltre che dal cancelliere di Francia, ed [[arcivescovo di Reims]], Regnault de Chartres<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 46–51}}</ref>. Solo quando la giovane ebbe superato questa prova Carlo, convintosi, decise di affidarle un intendente, Jean d'Aulon, nonché l'incarico di "accompagnare" una spedizione militare - pur non ricoprendo alcun incarico ufficiale - in soccorso di [[Orléans]] assediata e difesa da [[Jean de Dunois|Jean, Bastardo d'Orléans]], mettendo così nelle sue mani, di fatto, le sorti della Francia<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 49–52}}</ref>.
 
Giovanna iniziò pertanto la riforma dell'armata trascinando con il suo esempio le truppe francesi e imponendo uno stile di vita rigoroso e quasi monastico: fece allontanare le prostitute che seguivano l'esercito, bandì ogni violenza o saccheggio, vietò che i soldati [[bestemmia]]ssero; impose loro di [[Penitenza (sacramento)|confessarsi]] e fece riunire intorno al suo stendardo l'esercito in preghiera due volte al giorno, al richiamo del suo confessore, Jean Pasquerel. Il primo effetto fu quello di instaurare un rapporto di reciproca fiducia tra la popolazione civile e i suoi difensori i quali, invece, avevano l'inveterata abitudine di tramutarsi da soldati in [[briganti]] quando non erano impegnati in azioni di guerra<ref>{{Cita|Duby, 2001|p. 459}}</ref><ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 96–99}}</ref>. Soldati e capitani, contagiati dal carisma della giovane, sostenuti dalla popolazione di Orléans, si prepararono alla riscossa<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 33–35}}</ref>.
 
=== L'assedio d'Orléans ===
{{vedi anche|Assedio di Orléans|Battaglia delle aringhe}}
[[File:Lenepveu, Jeanne d'Arc au siège d'Orléans.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.7|Giovanna all'[[assedio di Orléans]], pittura di [[Jules Eugène Lenepveu]], 1886-1890, [[Pantheon (Parigi)|Panthéon de Paris]]]]
 
Sebbene non le fosse stata affidata formalmente alcuna carica militare, Giovanna divenne ben presto una figura centrale nelle armate francesi: vestita da soldato, impugnando [[spada]] e un bianco stendardo con raffigurato Dio benedicente il [[Giglio (araldica)|fiordaliso francese]] e ai lati gli arcangeli [[arcangelo Michele|Michele]] e [[Arcangelo Gabriele|Gabriele]], ormai comunemente conosciuta da tutti come ''Jeanne la Pucelle'' ossia ''Giovanna la Pulzella'' (così come le ''voci'' l'avevano chiamata<ref name="Cremisi 82">{{Cita|Cremisi, 2000|p. 82 (Secondo interrogatorio complementare, lunedì 12 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref>) raccolse un gran numero di volontari da tutto il regno e guidò le truppe infervorate in battaglia contro gli inglesi. Questi, il 12 ottobre [[1428]], erano arrivati a porre l'assedio ad Orléans, chiave di volta della [[valle della Loira]], nella Francia centrale. Se la città fosse caduta, l'intera Loira meridionale sarebbe stata presa; la stessa Chinon, corte del futuro Carlo VII, non era molto lontana.
 
Orléans era accerchiata dagli inglesi, che avevano conquistato, costruito o fortificato undici fortezze intorno alla città, dalle quali tenevano l'assedio: le Tourelles (all'estremità meridionale del ponte sulla [[Loira]]), le bastie di Champ Saint-Privé, degli Augustins, di Saint-Jean-le-Blanc (sulla riva meridionale della Loira), di Saint-Laurent, della Croix-Boissée, di Saint-Loup, le tre dette "Londre", "Rouen" e "Paris" (sulla riva settentrionale della Loira), e infine di Charlemagne (sull'isola omonima).
 
In tal modo, le comunicazioni fluviali erano bloccate a valle della città da tre bastie (Saint-Laurent e Champ Saint-Privé, posizionate pressoché di fronte sulle opposte rive della Loira, all'altezza dell'isola di Charlemagne, dove la terza bastia impediva un altrimenti facile attraversamento del fiume); inoltre, l'edificazione, nel marzo del 1429, della bastia di Saint-Loup ad est della città, sull'argine destro, in modo da controllare la via romana verso [[Autun]], preannunciava la volontà di impedire ogni navigazione sulla Loira anche a monte<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 86–94}}</ref>.
 
Il lato settentrionale del ponte sulla Loira terminava nella fortezza dello Châtelet, ancora in mano francese<ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 53}}</ref>, e culminava al centro nell'isola fortificata detta "Belle-Croix", dalla quale i difensori erano a portata di tiro e di voce del nemico, asserragliato nelle Tourelles. Ogni tentativo di infrangere la morsa che si stringeva sempre più intorno alla città era fallito. Il 12 febbraio [[1429]], dopo quattro mesi di assedio, il [[Bastardo d'Orléans]] aveva tentato una sortita che si era risolta nella disfatta della [[Battaglia delle aringhe]]; peggio ancora, il 18 dello stesso mese, il conte di Clermont abbandonava Orléans insieme alle sue truppe, e così altri capitani.
 
Difesa da una guarnigione sempre più esile, stremata dalla carenza di vettovaglie, la popolazione convinse il Bastardo a lasciare che una delegazione guidata da [[Jean Poton de Xaintrailles]] raggiungesse il duca di Borgogna, [[Filippo III di Borgogna|Filippo il Buono]], per chiedere la fine delle ostilità, anche se questo avrebbe significato il passaggio della città alla [[Borgogna]] senza colpo ferire. Il duca, interessato all'offerta, la sottopose agli alleati inglesi, che la respinsero: Orléans era evidentemente troppo importante perché potessero delegarne il controllo ai borgognoni. Il 17 aprile la delegazione guidata da Xaintrailles fu di ritorno. L'unico effetto, peraltro marginale, fu che i soldati borgognoni vennero richiamati, misura più che altro simbolica dal momento che la quasi totalità delle truppe assedianti era inglese. La situazione della città restava critica<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 99–106}}</ref>.
 
Gli assediati erano tuttavia riusciti a tenere libera la porta di Bourgogne, sul lato orientale della cinta muraria, e quando Giovanna, lasciata [[Blois]] il 27 aprile, giunse sulla riva meridionale, in sella ad un destriero bianco e preceduta da un lungo corteo di preti intonanti il ''[[Veni Creator Spiritus|Veni Creator]]'', di fronte al piccolo borgo di [[Chécy]], il 29 aprile<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 297 Per la data esatta, cfr. Chronologie}}</ref>, trovò ad attenderla il Bastardo d'Orléans, che la pregò di entrare in città per quella via<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 162–165}}</ref> mentre i suoi uomini compivano manovre diversive<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|p. 193}}</ref>; l'armata di soccorso, approntata dal re con l'aiuto del capitano guascone [[Étienne de Vignolles|La Hire]]<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|p. 190}}</ref> e del [[Giovanni II d'Alençon|duca d'Alençon]]<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 90, 94}}</ref>, e i viveri - necessari per sfamare la popolazione allo stremo - che la Pulzella recava alla città, avrebbero invece atteso di poter essere traghettati attraverso il fiume non appena il vento fosse divenuto favorevole.
 
L'incontro tra il giovane comandante e Giovanna fu burrascoso; dinanzi alla decisione di attendere che il vento girasse in modo da consentire l'ingresso dei rifornimenti e degli uomini, Giovanna rimproverò aspramente l'uomo di guerra, sostenendo che suo compito sarebbe stato quello di condurre lei e l'esercito direttamente in battaglia. Il Bastardo non ebbe neppure tempo di replicare poiché pressoché subito il vento mutò direzione e divenne favorevole al transito sulla Loira, consentendo l'ingresso per via d'acqua dei viveri che Giovanna aveva recato con sé, mentre il corpo d'armata - circa 6500 uomini<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|p. 94}}</ref> - tornò ad accamparsi a [[Blois]]<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 58–60}}</ref><ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 118, 119}}</ref>.
 
Quella sera Giovanna, il cui arrivo era stato febbrilmente atteso fin dai primi di marzo<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|p. 189}}</ref>, fece il suo ingresso in città tra una folla acclamante, sino all'abitazione che le era stata destinata, presso il tesoriere del duca d'Orléans, Jacques Boucher<ref>{{Cita|Garnier, 1999|p. 165}}</ref>. Il giorno seguente, 30 aprile, Giovanna, che sulla via per Orléans era stata inaspettatamente raggiunta da due dei suoi fratelli, Giovanni e Pietro, che si erano uniti ai soldati<ref>{{Cita|Belloc, 2006|p. 37}}</ref>, si recò dal Bastardo d'Orléans, ricevendo l'ordine di astenersi da qualsiasi azione di guerra fino all'arrivo dell'armata reale. Fremente d'impazienza, la ragazza si recò allora al bastione di "Belle-Croix" in modo da potersi rivolgere agli inglesi di guarnigione nelle Tourelles, intimando loro di arrendersi. Questi risposero colmandola d'ingiurie, gridandole di tornare a guardare le vacche e minacciando di bruciarla se l'avessero fatta prigioniera<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 123}}</ref>.
 
L'indomani, il [[Bastardo d'Orléans]] partì per raggiungere il resto dell'armata, accampata a [[Blois]]. Qui, trovò l'esercito quasi disperso; il cancelliere Regnault de Chartres, [[arcivescovo di Reims]], da sempre ostile ai progetti della Pulzella e alle sue pretese rivelazioni sovrannaturali, non intendeva procedere oltre. Il Bastardo minacciò di arrestare i capitani se non si fossero messi immediatamente in marcia e dovette, d'altro canto, supplicare l'arcivescovo di proseguire fino alla città assediata<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|pp. 195, 196}}</ref>. Infine, la mattina del 4 maggio, l'esercito raggiunse finalmente [[Orléans]]; ad attenderlo, fuori le mura, Giovanna e [[Étienne de Vignolles|La Hire]] che, alla testa di un manipolo di soldati, ne protessero l'ingresso in città<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|p. 108}}</ref>.
 
Nel frattempo, Giovanna, rimasta a Orléans, si era recata ad ispezionare le fortezze nemiche; il popolo la seguiva ovunque, fuori delle mura così come nelle processioni religiose, tanto stretto era il legame che si era creato in breve tempo fra la ragazza e la popolazione<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 41}}</ref>. Dopo che l'esercito fu al sicuro entro le mura, il Bastardo, subito dopo pranzo, si recò da Giovanna, recandole la notizia che il capitano [[John Fastolf]] si stava avvicinando con un grosso contingente armato. La ragazza, felice forse perché per la prima volta un capitano la metteva a parte dei progetti militari, lo ammonì con spirito pungente di avvisarla non appena Fastolf fosse stato vicino, altrimenti gli avrebbe fatto tagliare la testa: il Bastardo accolse lo scherzo e acconsentì alla richiesta.
 
*''[[Alatiliparis]]''
{{Approfondimento
*''[[Crepidium]]''
|allineamento = destra
*''[[Crossoglossa]]''
|larghezza = 250px
*''[[Dienia]]''
|titolo = L'armamento di Giovanna d'Arco
*''[[Hammarbya]]''
|dim-testo=95%
*''[[Hippeophyllum]]''
|contenuto = Giovanna aveva lasciato [[Chinon]] indossando un'[[Corazza|armatura]] bianca e montando un cavallo nero. Al fianco portava una [[spada]] che aveva fatto cercare presso la chiesa di Santa Caterina di Fierbois e una piccola [[ascia]] nella destra, mentre il suo paggio portava il suo [[Bandiera|stendardo]] bianco<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 31, 32}}</ref>.<br />Solitamente, però, ella stessa reggeva il proprio stendardo, non volendo arrecare ferite mortali ai suoi nemici<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 45 (Quarta udienza pubblica, martedì 27 febbraio, nella sala grande del castello di Rouen)}}</ref>. Forse a seguito della rottura accidentale della prima spada<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 274–276}}</ref>, Giovanna la sostituì con un'altra, presa ad un soldato borgognone fatto prigioniero<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 42–44 (Quarta udienza pubblica, martedì 27 febbraio, nella sala grande del castello di Rouen)}}</ref>.
*''[[Liparis (botanica)|Liparis]]''
*''[[Malaxis]]''
*''[[Oberonia]]''
*''[[Oberonioides]]''
*''[[Orestias (botanica)|Orestias]]''
*''[[Risleya]]''
*''[[Stichorkis]]''
}}
 
'''Malaxideae''' <small>[[John Lindley|Lindl.]], [[1826]]</small> è una [[Tribù (tassonomia)|tribù]] di piante [[spermatofite]] [[monocotiledoni]] appartenenti alla [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] delle [[Orchidaceae]] composta da una dozzina di [[Genere (tassonomia)|generi]] e quasi 1500 [[specie]].
Quella stessa sera, Giovanna andò a coricarsi, ma, poco tempo dopo, scese di corsa nella camera del suo paggio, lo svegliò, rimproverandolo: «il sangue di Francia cola e voi non mi avvisate!»; quindi, si armò in fretta, salì a cavallo si fece passare lo stendardo da una finestra della casa e galoppò verso la porta di Borgogna<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 129, 130}}</ref>. Era in corso un attacco alla bastia di Saint-Loup; i soldati francesi, feriti, ripiegavano, ma alla sua vista ripresero animo e si volsero nuovamente all'assalto. Infine giunse anche il Bastardo d'Orléans, anch'egli all'oscuro della manovra, e la bastia fu conquistata e data alle fiamme<ref name="Michelet 43">{{Cita|Michelet, 2000|p. 43}}</ref>. Molti inglesi si travestirono da preti per cercare di fuggire. Giovanna capì, li prese sotto la sua protezione e impedì che venisse fatto loro del male<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 289}}</ref>. Alla sua prima battaglia, Giovanna pianse vedendo quanta morte seguiva la vittoria<ref name="Michelet 43" />.
==Etimologia==
Il nome di questa [[Tribù (tassonomia)|tribù]] è stato ripreso da un suo [[Genere (tassonomia)|genere]]: ''[[Malaxis]]'' <small>Sol. ex Sw. (1788)</small>. L'etimologia del nome deriva dal [[Lingua greca antica|greco]] (''malakos'' = tenero, soffice, leggero) e potrebbe riferirsi alla consistenza delle foglie di alcune [[specie]] del genere ''Malaxis''<ref>{{cita web|url=http://www.calflora.net/botanicalnames/pageMA-ME.html|titolo=Botanical names|accesso=26 gennaio 2010}}</ref>. La denominazione di questa tribù è stata proposta dal botanico inglese [[John Lindley]] (1799 – 1865) nella pubblicazione “Collectanea Botanica” del 1826<ref>{{cita web|url=http://www.tropicos.org/Name/50169899|titolo=Tropicos Database|accesso=30 giugno 2010}}</ref>.
 
==Descrizione==
Il giorno dopo, 5 maggio, festività dell'[[Ascensione]], Giovanna volle fare un'ultima intimazione agli inglesi, affinché abbandonassero l'assedio, se non volevano subire una disfatta di cui si sarebbe serbata memoria nei secoli. Tuttavia, poiché gli assedianti trattenevano, contro il diritto di guerra, uno dei suoi araldi, incaricò un arciere di avvolgere la lettera intorno ad una freccia e di scoccarla nel campo inglese, accompagnando il lancio con il grido: «Leggete! Sono notizie!». Quando i soldati ebbero letto la missiva, però, risposero soltanto: «Sono notizie della puttana degli Armagnacs!». Più tardi, il Bastardo d'Orléans, i capitani e Giovanna tennero un consiglio di guerra per decidere le mosse successive<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 131, 132}}</ref>.
<small>I dati [[Morfologia (biologia)|morfologici]] si riferiscono soprattutto alle [[specie]] europee e in particolare a quelle spontanee italiane.</small><br>
La forma biologica prevalente di questa tribù è [[Sistema Raunkiær#Geofite|geofita rizomatosa]] ('''G rhiz'''), ossia sono piante perenni [[erba]]cee che portano le [[Gemma (botanica)|gemme]] in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati [[rizomi]]; dei [[Fusto|fusti]] sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono [[Radice (botanica)|radici]] e fusti aerei. Le orchidee di questa tribù appartengono appartengono in egual misura sia al tipo di piante [[pianta epifita|epifite]] in quanto si sviluppano ad esempio su tappeti di [[Bryophyta|muschi]] e [[sfagno|sfagni]] o nelle [[torbiera|torbiere]] (ma anche in posizione aerea sui rami degli alberi per le specie tropicali), sia anche alla categoria di orchidee propriamente terrestri (soprattutto dei climi temperati).
===Radici===
Le radici sono secondarie (da rizoma) e quasi sempre sottili e fibrose; a volte sono pelose.
===Fusto===
*Parte ipogea: la parte sotterranea del [[fusto]] può essere [[Bulbo (pianta)|bulbosa]] o fibrosa. Tipicamente sono presenti due pseudobulbi; quello dell'anno precedente è avvolto nelle vecchie foglie basali. Questa parte è collegata al fusto aereo da un breve [[rizoma]].
*Parte epigea: la parte aerea normalmente è semplice e [[Glossario botanico#G|glabra]]. Alla base può essere tunicata (ricoperta dalle foglie inferiori ridotte a guaine).
===Foglie===
Le foglie sono poche in prevalenza [[Glossario botanico#B|basali]] a forma [[Glossario botanico#L|lanceolata]]-spatolata (sia strette che allargate) con apice appuntito e abbraccianti il [[fusto]] nella parte basale. Sono provviste di molte nervature parallele (foglie di tipo [[Glossario botanico#P|parallelinervie]]). Secondo le varie specie, possono presentarsi in forme diverse: alcune sono ridotte a delle squame mentre quelle superiori ([[Glossario botanico#C|cauline]]) sono [[Brattea|bratteiformi]]; in altri casi le foglie sono provviste di costolature (foglie plicate), mentre in altre ancora possono essere [[Glossario botanico#C|carenate]] solo al centro. All'apice delle foglie di alcune specie sono presenti dei [[Bulbo (pianta)#Bulbilli|bulbilli]] fertili. La forma delle foglie insieme al tipo di biologia della pianta (terrestre o epifita) sono elementi molto importanti per la [[Tassonomia|classificazione tassonomica]] di questa tribù (vedi paragrafo “Filogenesi”).
===Infiorescenza===
Le [[infiorescenza|infiorescenze]] sono dei [[Racemo (botanica)|racemi]] terminali, di tipo [[Glossario botanico#S|spiciforme]], sia lassi che multiflora (da pochi a oltre 160 fiori), in questo caso le infiorescenze sono a forma globulare quasi [[Glossario botanico#C|corimbosa]] o sub-ombrellata; in altre possono essere ramificate. I fiori nella maggioranza delle specie sono piccoli e partono all'ascella di [[Brattea|brattee]] squamiformi con un breve [[pedicello]] [[Glossario botanico#G|glabro]]. In questa tribù di orchidee alcune specie non hanno i fiori [[Glossario botanico#R|resupinati]]; in altre i fiori sono resupinati (ossia ruotati di 180°); in altre ancora presentano una doppia torsione per un totale di 360°, quindi il [[labello]] si trova nella posizione nativa (in alto). Questo strano fenomeno di pluri-torsione può essere spiegato pensando che nel corso del tempo insetti diversi possono essersi avvicendati sul fiore (per ogni insetto può essere stata vantaggiosa una posizione diversa del fiore)<ref name=CAMERON>{{cita pubblicazione|url=http://www.amjbot.org/cgi/content/full/92/6/1025 |autore=Kenneth M. Cameron|titolo= Leave it to the leaves: a molecular phylogenetic study of Malaxideae (Epidendroideae, Orchidaceae)| rivista=American Journal of Botany. 2005;92:1025-1032.}}</ref>. La resupinazione può avvenire sia per torsione dell'[[Ovario (botanica)|ovario]] che del [[Glossario botanico#P|peduncolo]]. Il colore dei fiori è vario: marrone, viola, verde, giallo, rosso, arancio o combinazioni di questi.
===Fiori===
I fiori sono [[Glossario botanico#E|ermafroditi]] ed irregolarmente [[Glossario botanico#Z|zigomorfi]], [[Glossario botanico#C|pentaciclici]] ([[Glossario botanico#P|perigonio]] a 2 [[verticillo|verticilli]] di [[tepalo|tepali]], 2 verticilli di [[stame|stami]] (di cui uno solo fertile – essendo l'altro atrofizzato), 1 verticillo dello [[Glossario botanico#S|stilo]])<ref>{{cita|Pignatti|Vol. 3 p. 700}}</ref>.
 
[[File:Diagramma fiorale Epidendroideae DIS01.JPG|upright=1.4|thumb|Diagramma fiorale<ref>{{cita|Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico|p. 287}}</ref>]]
Non tutti, del resto, accettavano di buon grado di prendere ordini dalla Pulzella, né amavano il suo tono franco; il sire di Gamaches aveva fatto platealmente atto di rendere la spada al Bastardo<ref>{{Cita|Garnier, 1999|p. 168}}</ref>, che, gentilmente ma con fermezza, lo aveva convinto a desistere dai suoi propositi e a scusarsi con lei<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|p. 194}}</ref>. Il 6 maggio l'esercito uscì dalle mura dalla porta di Borgogna, essendo ormai il lato orientale sufficientemente sicuro dopo la presa di Saint-Loup; attraversò con un ponte di barche la Loira, appoggiandosi all'Isola di Toiles, fino a raggiungere la riva meridionale. Qui trovò la bastia di Saint-Jean-le-Blanc abbandonata; gli inglesi si erano radunati nella fortezza degli Augustins da cui godevano di una posizione favorevole. I francesi iniziarono a ritirarsi ma, quando Giovanna e [[Étienne de Vignolles|La Hire]] videro i nemici uscire dalle loro postazioni e colpire i soldati, si volsero e contrattaccarono. In breve tutta l'armata li seguì. Gli inglesi furono travolti e quelli che poterono si rifugiarono nelle Tourelles, all'estremità del ponte<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 132–134, 297}}</ref>.
*Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente [[formula fiorale]]:
:::'''X, P 3+3, [A 1, G (3)], infero, capsula'''<ref>{{cita web|url=http://www.dipbot.unict.it/sistematica/Orch_fam.html | titolo=Tavole di Botanica sistematica | accesso=20 giugno 2010}}</ref>
 
*Perigonio: il [[Glossario botanico#P|perigonio]] è composto da 2 verticilli con 3 tepali ciascuno; il primo verticillo (esterno) ha 3 tepali a forma più o meno lanceolata; nel secondo verticillo (interno) i due tepali laterali sono spesso simili a quelli esterni, mentre il tepalo centrale (chiamato “[[Glossario botanico#L|labello]]”) è molto diverso e in genere è più grande e vistoso (assolve alla funzione [[Glossario botanico#V|vessillifera]]). I tepali spesso sono conniventi in quanto tutti insieme formano un cappuccio a protezione degli organi di riproduzione.
In questa battaglia Giovanna rimediò la sua prima ferita, causata da un ''chausse-trape'', un ferro a molte punte di cui il terreno dello scontro era stato disseminato<ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 55}}</ref>. La sera, l'esercito si accampò in vista delle Tourelles e i cittadini di Orléans per tutta la notte lo rifornirono di viveri<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|pp. 39, 40}}</ref>. L'indomani, 7 maggio, all'alba, Giovanna ascoltò la messa come suo solito, quindi si armò e guidò l'esercito alla riconquista del ponte e delle Tourelles. L'assalto fu violento, i francesi colpirono i baluardi con l'artiglieria e tentarono di scalarli. Nella mischia, cercando di appoggiare una scala al muro, Giovanna fu trafitta da una freccia<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 46}}</ref><ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 106}}</ref>. La ferita, profonda, dolorosa, tra il collo e la scapola<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 188 "una freccia che penetrò per mezzo piede nelle carni tra il collo e la scapola" - Dalla deposizione di Dunois, il Bastardo d'Orléans, agli atti dell'inchiesta per il processo di riabilitazione.}}</ref>, costrinse gli uomini a trascinarla via dalla battaglia.
*Labello: il [[labello]] è semplice (non diviso in due parti) ed è privo dello [[Sperone (botanica)|sperone]]. La forma in genere è ovata ed è più grande degli altri tepali. La parte terminale è intera o dentata (o tri-lobata) a seconda delle specie. I margini possono essere increspati e rialzati.
*Ginostemio: lo [[stame]] con le rispettive [[antera|antere]] (in realtà si tratta di una sola [[antera]] fertile biloculare gialla o verde) è concresciuto con lo [[Glossario botanico#S|stilo]] e forma una specie di organo colonnare chiamato ''[[ginostemio]]''<ref>{{cita|Musmarra|p. 628}}</ref>. Nelle “liparidi” questo organo è trilobato, sottile e allungato; nelle altre specie è più semplice. Degli stami (originariamente due verticilli con 6 stami totali, in seguito ridotti) solo 1 del verticillo esterno è fertile gli altri sono atrofizzati. Il polline è più o meno incoerente ed è conglutinato in masse cerose polliniche.
*Ovario: l'[[Ovario (botanica)|ovario]] è leggermente contorto, è [[Glossario botanico#I|infero]] e [[Sessilità|sessile]], ed è formato da tre [[Glossario botanico#C|carpelli]] fusi insieme.
 
===Frutti===
Un soldato le propose di applicare un "incantesimo" per fermare il sangue, ma Giovanna rifiutò, e fu medicata con lardo e olio d'oliva. A sera, il [[Bastardo d'Orléans]] stava per far suonare la ritirata, poiché il sole stava tramontando e gli uomini erano spossati. Giovanna gli si avvicinò e gli chiese di attendere; che i soldati si riposassero, mangiassero, bevessero, ma che nessuno si allontanasse. Ritiratasi in preghiera in una vigna per pochi minuti, quando ritornò vide il suo stendardo sventolare in prossimità delle Tourelles, in mano a un soldato cui il suo attendente, Jean d'Aulon, lo aveva affidato a sua insaputa<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 138, 139}}</ref>. Cavalcò sino al ponte e glielo trasse dalle mani<ref>{{Cita|Belloc, 2006|p. 46}}</ref>. I soldati interpretarono quel gesto come un segnale e si lanciarono in un furioso assalto.
Il [[frutto]] è una [[Glossario botanico#C|capsula]] [[Pedicello|pedicellata]] con diverse coste (3 o 6) e [[Glossario botanico#D|deiscente]] per alcune di queste. La capsula può essere [[Glossario botanico#A|alata]] e [[Glossario botanico#G|glabra]]. Al suo interno sono contenuti numerosi minutissimi [[semi]] piatti. Questi semi sono privi di [[endosperma]] e gli [[Embrione|embrioni]] contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta [[Parassitismo|simbiosi]] con [[Micorriza|micorrize endotrofiche]], questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle [[spore]] di [[Micorriza|funghi micorrizici]] (infestazione di [[Ifa|ife fungine]]). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.<ref>{{cita|Strasburger|vol. 2 - p. 808}}</ref>
 
==Riproduzione==
Nel frattempo, dalla riva nord del ponte, gli abitanti di Orléans avevano gettato una grondaia su un arco distrutto e dopo che un [[cavaliere di Rodi]], completamente armato, l'ebbe oltrepassato, gli altri lo seguirono e si gettarono all'attacco. Gli inglesi si diedero alla fuga. Alcuni, come il comandante della guarnigione, William Glasdale, caddero nella Loira e annegarono. Le Tourelles erano state prese<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 140, 141}}</ref> e duecento uomini furono fatti prigionieri<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 295}}</ref>. La sera, Giovanna, ferita, stanca, commossa, rientrò nella città attraverso il ponte<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 109}}</ref>. Il popolo accolse l'esercito con «un gran trasporto di gioia e commozione», come ricorderà più tardi il Bastardo d'Orléans<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 142}}</ref>. Il giorno seguente, l'8 maggio [[1429]], l'esercito assediante demolì le proprie bastie, abbandonando i prigionieri, e si dispose a dare battaglia in campo aperto.
La riproduzione di questa pianta avviene in più modi:
*per via sessuata grazie all'[[impollinazione]] degli [[Glossario botanico#P|insetti pronubi]]; ma la germinazione dei [[semi]] è condizionata dalla presenza di funghi specifici (i semi sono privi di [[albume]] – vedi sopra). È possibile anche una certa [[autoimpollinazione]].
*per via [[moltiplicazione vegetativa|vegetativa]] in quanto il rizoma possiede la funzione vegetativa per cui può emettere [[Gemma (botanica)|gemme]] [[Glossario botanico#A|avventizie]] capaci di generare nuovi individui.
*in alcuni casi è possibile anche la riproduzione per via asessuata con formazione di strutture denominate ''[[Bulbo (pianta)#Bulbilli|bulbilli]]'' che, staccandosi dalle foglie della pianta madre, garantiscono la propagazione<ref>{{cita pubblicazione| url=http://rparticle.web-p.cisti.nrc.ca/rparticle/AbstractTemplateServlet?calyLang=eng&journal=cjb&volume=45&year=0&issue=9&msno=b67-159 |autore=Taylor R.L|titolo=The foliar embryos of Malaxis paludosa| rivista= Canad. J. Bot. 1967; 45: 1553–1556}}</ref>.
 
==Distribuzione e habitat==
Giovanna, il Bastardo e gli altri capitani schierarono anch'essi le loro forze e per un'ora i due eserciti si fronteggiarono; alla fine, gli inglesi si ritirarono e Giovanna impose ai francesi di non inseguirli, sia perché era domenica, sia perché si stavano allontanando di loro spontanea volontà. Giovanna e l'esercito, prima di tornare entro le mura, unitamente al popolo, assistettero ad una messa a cielo aperto, ancora in vista del nemico<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 48}}</ref>. Il successo fu fondamentale per le sorti della guerra, poiché esso impedì che gli anglo-borgognoni potessero occupare l'intera parte meridionale del paese e marciare verso il Sud fedele a Carlo, ristabilì le comunicazioni tra le due sponde della [[Loira]] e, inoltre, diede inizio a un'avanzata nella valle della Loira culminata nella [[battaglia di Patay]].
La maggioranza di queste orchidee sono diffuse nei climi tropicali come quelli delle [[Indie Orientali]], dei paesi [[Cina|Cino-meridionali]] e delle [[Filippine]]; dall'altra parte del globo si trovano nel [[Nord America]]na (zone subtropicali), nel [[Brasile]] e nelle [[Indie Occidentali]].
<br>
In [[Europa]] e quindi in [[Italia]] sono presenti solo poche specie dei generi ''Liparis'' e ''Malaxis''; prediligono zone umide e in [[Italia]] vivono in prevalenza sull'arco alpino (zone orientali).
 
==Sistematica==
=== La campagna della Loira ===
Le [[Orchidaceae]] sono una delle [[Famiglia (tassonomia)|famiglie]] più vaste della divisione [[Tassonomia|tassonomica]] delle [[Magnoliophyta|Angiosperme]]; comprende 788 [[Genere (tassonomia)|generi]] e più di 18500 [[specie]]<ref>{{cita|Strasburger|vol. 2 - p. 807}}</ref>. Il [[Sistema Cronquist]] assegna la famiglia delle Orchidaceae all'[[ordine (tassonomia)|ordine]] [[Orchidales]] mentre la moderna [[classificazione APG]] la colloca nel nuovo ordine delle [[Asparagales]]. Sempre in base alla classificazione APG sono cambiati anche i livelli superiori (vedi tabella iniziale).
{{vedi anche|Battaglia di Jargeau|Battaglia di Meung-sur-Loire|Battaglia di Beaugency}}
Dopo soli due o tre giorni dalla liberazione di Orléans, Giovanna e il [[Bastardo d'Orléans]] si misero in viaggio per incontrare il Delfino a [[Tours]]<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 298}}</ref>, seguendo l'armata reale sino a [[Loches]]; in effetti, sebbene l'entusiasmo popolare si fosse acceso in un solo istante, così come l'interesse dei governanti, incluso l'imperatore [[Sigismondo di Lussemburgo|Sigismondo]], il rischio che si spegnesse con uguale facilità, lasciando solo il ricordo delle gesta alle poesie di [[Christine de Pizan]] o di Alain Chartier<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 126, 127}}</ref>, era reale<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 74}}</ref>. La corte era divisa e molti nobili tentati di trarre profitti personali dall'inaspettata vittoria, temporeggiando o suggerendo obiettivi bellici d'interesse strategico secondario rispetto al cammino che Giovanna aveva tracciato, lungo la [[valle della Loira]], sino a [[Reims]]. Il Bastardo d'Orléans, forte della propria esperienza militare, dovette esercitare tutta la sua influenza sul Delfino prima che questi si decidesse, infine, ad organizzare una spedizione su Reims<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 173–175}}</ref>.
 
===Filogenesi===
[[File:Paris 75001 Place des Pyramides Jeanne d'Arc equestre by Frémiet S1.jpg|thumb|left|Statua equestre di Giovanna d'Arco, opera di [[Emmanuel Fremiet]], 1874, Parigi, place des Pyramides]]
La [[Tribù (tassonomia)|tribù]] delle Malaxideae appartiene alla [[sottofamiglia]] chiamata [[Epidendroideae]] (una delle cinque sottofamiglie in cui è suddivisa la famiglia delle [[Orchidaceae]] – si tratta del gruppo più numeroso con circa 4/5 delle specie dell'intera famiglia) che da un punto di vista [[Filogenesi|filogenetico]] (insieme alla sottofamiglia delle [[Orchidoideae]]) rappresentano l'ultima fase dello sviluppo delle Orchidee. Insieme alla sottofamiglia più primitiva delle [[Vanilloideae]] (priva di [[Pollinio|pollinii]]) fanno parte del ben distinto [[Clade|clado]] delle “Monandrae” (vecchia definizione di sottofamiglia delle Orchidee) caratterizzato dalla presenza di un solo [[stame]] fertile. Mentre la presenza dell'[[antera]] inclinata sopra l'apice del [[ginostemio]] e provvista di becco è un carattere tipico delle Epidendroideae e quindi delle Malaxideae<ref>{{cita|Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico|p. 289}}</ref>.
<br>
La struttura interna di questa tribù è stata analizzata in uno studio di tipo [[Filogenesi molecolare|filogenetico]] di alcune sequenze molecolari di ben 71 taxa appartenenti alla tribù<ref name=CAMERON/> I risultati ottenuti modificano, almeno in parte, la tradizionale classificazione di questa tribù in base ai soli dati morfologici che, secondo gli autori dello studio, “non riflettono la storia evolutiva di questi taxa”.
<br>
Di seguito viene indicata brevemente la nuova struttura della tribù:
:*[[Clade]] delle specie terrestri;
::*clade delle specie con foglie plicate (ripiegate più volte) (alcune specie dei generi ''Liparis'' e ''Malaxis'');
::*clade delle specie con foglie [[Glossario botanico#C|conduplicate]] o carenate (alcune specie dei generi ''Liparis'' e ''Malaxis'');
:*Clade delle specie [[Epifita|epifite]];
::*clade [[monofilia|monofiletico]] delle specie con foglie strettamente lanceolate (genere ''Oberonia'');
::*clade [[Parafilia (filogenesi)|parafiletico]] delle specie con foglie conduplicate o carenate (alcune specie del genere ''Liparis'')
:::*questo clade può essere suddiviso in almeno due ulteriori linee monofiletiche.
Sulla base di tali evidenze la nomenclatura all'interno di questa tribù andrebbe rivista (specialmente nei generi ''Malaxis'' e ''Liparis''). Dalla stessa analisi si evidenzia anche un altro interessante fatto: tutte queste orchidee inizialmente erano epifite, solo in un secondo tempo alcune sono passate alle abitudini terrestri e questo sembra sia avvenuto una sola volta nel corso dell'evoluzione di questa tribù.
<br>
Al livello superiore questa tribù, in base alla morfologia dei [[Pollinio|pollinii]] (con [[Glossario botanico#R|retinacoli]] nudi, ossia senza [[Glossario botanico#B|borsicole]]) sembra essere molto vicina alla tribù delle [[Dendrobieae]] (sempre della stessa sottofamiglia)<ref name=CAMERON/><ref>{{cita pubblicazione|url=http://sciweb.nybg.org/science2/Orchid%20rbcL.pdf|autore=Kenneth M. Cameron, Mark W. Chase, W. Mark Whitten, Paul J. Kores, David C.Jarell, Victor A. Albert, Tomohisa Yukawa, Harold G. Hills e Douglas H. Goldman|titolo=A phylogenetic analysis of the Orchidaceae: evidence from rbcL nucleotide sequences| rivista=American Journal of Botany 1999.86(2): 208–224}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|url=http://www.amjbot.org/cgi/content/full/92/4/613|autore=Cássio van den Berg, Douglas H. Goldman, John V. Freudenstein, Alec M. Pridgeon, Kenneth M. Cameron and Mark W. Chase|titolo=An overview of the phylogenetic relationships within Epidendroideae inferred from multiple DNA regions and recircumscription of Epidendreae and Arethuseae (Orchidaceae)|rivista=American Journal of Botany. 2005;92|urlmorto=sì|accesso=2 luglio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100703085616/http://www.amjbot.org/cgi/content/full/92/4/613|dataarchivio=3 luglio 2010}}</ref>
<br>
La struttura tassonomica presentata in questa sede è quella per il momento maggiormente accreditata sulla base delle evidenze filogenetiche come nello studio sopracitato e in altri<ref>{{cita libro|autore=Chase M.W., Freudenstein J.F. & Cameron K.M. |anno=2003|capitolo=[https://www.researchgate.net/profile/Russell_Barrett/publication/234814296_DNA_data_and_Orchidaceae_systematics_a_new_phylogenetic_classification/file/50463523d4084c70e1.pdf?origin=publication_detail DNA Data and Orchidaceae systematics: a new phylogenetic classification]|pp=69-89|titolo=K. W. Dixon, S. P. Kell, R. L. Barrett, & P. J. Cribb (eds.), Orchid Conservation|editore=Natural History Publications|città Kota Kinabalu, Sabah}}</ref>.
 
===Generi===
Il comando dell'armata reale, nuovamente radunata nei pressi di Orléans, il 9 giugno [[1429]]<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 342 - Cronologia}}</ref>, venne affidato al duca [[Giovanni II d'Alençon]], principe di sangue, subito raggiunto dalle compagnie del Bastardo d'Orléans e di Florent d'Illiers di Châteaudun. L'esercito, forte di 1200 lance, ossia quasi 4000 uomini, raggiunse [[Jargeau]] l'11 dello stesso mese; qui fu nuovamente Giovanna a risolvere un consiglio di guerra con irruenza, esortando ad attaccare senza esitazioni. Al loro arrivo i francesi erano intenzionati ad accamparsi nei sobborghi della città ma furono quasi travolti da un'offensiva inglese; Giovanna guidò al contrattacco la propria compagnia e l'esercito poté acquartierarsi<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 149}}</ref>.
La tribù attualmente comprende i seguenti 13 generi per un totale di 1495 specie<ref>{{cita|Genera Orchidacearum}}</ref><ref>{{cita web|url=http://apps.kew.org/wcsp/home.do |titolo=World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW|accesso=30 giugno 2010}}</ref>:
 
*''[[Alatiliparis]]'' <small>Marg. & Szlach. (2001)</small> - 5 specie
Il giorno seguente, grazie ad un diversivo improvvisato dal Bastardo<ref>{{Cita|Garnier, 1999|p. 176}}</ref>, le mura sguarnite vennero conquistate e così la stessa città. Durante le ostilità, Giovanna, con lo stendardo in pugno, incitava gli uomini che davano l'assalto; ella fu nuovamente ferita, questa volta colpita al capo da un pesante masso. Tuttavia, la Pulzella, caduta al suolo, fu subito sorprendentemente in grado di rialzarsi<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 82}}</ref>. Il 13 giugno l'esercito francese, di ritorno ad Orléans, ripartì il giorno successivo per un'offensiva su [[Meung-sur-Loire]]<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 151}}</ref>.
*''[[Crepidium]]'' <small>Blume (1825)</small> - 253 specie
*''[[Crossoglossa]]'' <small>Dressler & Dodson (1993)</small> - 21 specie
*''[[Dienia]]'' <small>Lindl. (1824)</small> - 6 specie
*''[[Hammarbya]]'' <small>Kuntze (1891)</small> - 1 specie
*''[[Hippeophyllum]]'' <small>Schltr. (1905)</small> - 13 specie
*''[[Liparis (botanica)|Liparis]]'' <small> Rich. (1817)</small> - 418 specie (specie presenti sul territorio italiano: 1)
*''[[Malaxis]]'' <small> Sol. ex Sw. (1788)</small> - 395 specie (specie presenti sul territorio italiano: 2)
*''[[Oberonia]]'' <small>Lindl. (1830)</small> - 308 specie
*''[[Oberonioides]]'' <small>Szlach. (1995)</small> - 2 specie
*''[[Orestias (botanica)|Orestias]]'' <small>Ridl. (1887)</small> - 3 specie
*''[[Risleya]]'' <small>King & Pantl. (1898)</small> - 1 specie
*''[[Stichorkis]]'' <small>Thouars (1822)</small> - 72 specie
 
Altre “[[checklist]]” presentano elenchi diversi<ref>{{cita web|url=http://www.ncbi.nlm.nih.gov/Taxonomy/Browser/wwwtax.cgi|titolo=Taxonomy Browser|accesso=30 giugno 2010}}</ref>, ma vanno considerate obsolete.
Con un attacco fulmineo il 15 giugno venne preso il ponte sulla Loira e posta una guarnigione sullo stesso; l'esercito poi passò oltre, per accamparsi davanti a [[Beaugency]]. Gli inglesi si ritirarono nel castello, cercando di mantenere almeno il controllo del ponte, ma furono raggiunti da un pesante assalto di artiglieria<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|pp. 117, 118}}</ref>. In effetti, in campo inglese era atteso soprattutto il corpo d'armata di rinforzo comandato da sir [[John Fastolf]], uno dei più famosi capitani, che si era persino liberato del peso dei rifornimenti e ora procedeva a marce forzate<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 152}}</ref>.
 
===Alcune specie===
Pressoché contemporaneamente, tuttavia, anche l'esercito francese acquisiva un nuovo, e per certi versi scomodo, alleato: il [[conestabile]] [[Arturo III di Bretagna|Arturo di Richemont]], su cui pesava il bando dalle terre del Delfino per antiche controversie, alla testa dei suoi Bretoni<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 176, 177}}</ref>. Le reazioni all'interno dell'esercito furono per lo più ostili al Conestabile; il duca d'Alençon rifiutò di cedere il comando dell'armata reale a Richemont, che ne avrebbe avuto il diritto, in qualità di Conestabile di Francia<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 141, 142}}</ref>, senza nemmeno avvisare il Delfino (ed eventualmente attendere le sue decisioni) ma senza neppure consultarsi con gli altri capitani o, quantomeno, col Bastardo d'Orléans, pur sempre cugino del sovrano<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 82, 83}}</ref>.
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Immagine:Crepidium josephianum (as Microstylis josephiana) - Curtis' 103 (Ser. 3 no. 33) pl. 6325 (1877).jpg| ''[[Crepidium josephianum]]''
Immagine:Hammarbya paludosa Niedersachsen 02.jpg|''[[Malaxis paludosa]]''
Immagine:MicrostylisDensiflora.jpg|''[[Malaxis densiflora]]''
Immagine:Liparis loeselii.jpeg|''[[Liparis loeselii]]''
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==Altre notizie==
Giovanna, per suo conto, maggiormente attenta ai bisogni dell'esercito e, al contempo, nel suo candore, incurante dei rancori e delle lotte intestine che dividevano la nobiltà, chiese al Conestabile se fosse pronto ad aiutarli onestamente; in altre parole, di offrire la propria parola e la propria spada al Valois; ricevuta da Richemont piena assicurazione su questo non esitò, di sua iniziativa, ad ammetterlo nell'esercito. In effetti, d'ora innanzi il Conestabile darà prova della propria lealtà a Carlo; tuttavia, l'accettazione nei ranghi dell'esercito di quell'uomo in disgrazia compromise non poco la fiducia accordatale. Qualcuno, probabilmente, glielo fece notare, ma con semplicità Giovanna rispose che aveva bisogno di rinforzi.
In tutte le aree della penisola italiana è una genere protetto, quindi ne è vietata la raccolta (alcune specie sono a rischio di estinzione).
 
==Note==
Questo era senz'altro vero. Il castello di [[Beaugency]], vista arrivare la compagnia di Bretoni, si decise infine a capitolare. Gli inglesi negoziarono la resa contro un [[salvacondotto]] che permise loro di lasciare la città il mattino del 17 giugno<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 176,–177}}</ref>. Con la spensieratezza e la volontà di riappacificazione che le erano proprie e con l'impeto della giovinezza, Giovanna si era esposta a favore di un uomo in disgrazia, a rischio della fiducia stessa di cui ella godeva presso la corte<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 142, 143}}</ref>. L'armata francese si rimise in cammino; all'avanguardia, le compagnie del [[Bastardo d'Orléans]] e di [[Jean Poton de Xaintrailles]], seguite dal Corpo d'armata principale, comandato da [[Étienne de Vignolles|La Hire]], capitano di ventura e brigante che già aveva partecipato all'assedio d'Orléans ma che ormai aveva sposato anima e corpo la causa della Pulzella; alla retroguardia, il signore di Graville e, questa volta, la stessa Giovanna.
<references/>
 
==Bibliografia==
La sera del 17 giugno l'esercito si vide sbarrare la strada da quello inglese, schierato in assetto da battaglia in campo aperto. Due [[araldo|araldi]] inglesi furono inviati a lanciare la sfida all'armata reale, posizionata in cima ad una bassa collina. Tuttavia, memore delle passate sconfitte, il duca d'Alençon esitava ad accettare il confronto. Fu Giovanna che, giungendo dalle retrovie, diede risposta al nemico, invitandolo a ritirarsi nei propri alloggiamenti, vista l'ora tarda, e rimandando la battaglia al giorno successivo<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 153}}</ref>. Quella notte, mentre un incerto duca d'Alençon chiedeva conforto a Giovanna, che lo rassicurava sia della vittoria, sia della relativa facilità con cui sarebbe stata conseguita, l'esercito inglese, agli ordini del [[conte di Shrewsbury]], John Talbot, si riposizionò per poter dispiegare le proprie forze, il giorno seguente, in modo da poter sorprendere i nemici in una strettoia in cui i francesi sarebbero dovuti necessariamente passare. Tuttavia, le cose andarono diversamente<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 83, 84}}</ref>.
*{{cita libro|Giacomo | Nicolini | Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo | 1960| Federico Motta Editore | Milano |p=709}}
*{{cita libro|autore=Sandro Pignatti |wkautore=Sandro Pignatti |titolo=Flora d'Italia. Volume terzo |anno=1982 |editore=Edagricole |città=Bologna |ISBN=88-506-2449-2|p=735-6|cid=Pignatti}}
*{{cita libro|autore=Alfio Musmarra |titolo=Dizionario di botanica | 1996 | editore=Edagricole |città=Bologna |cid=Musmarra}}
*{{cita libro|autore=Eduard Strasburger |wkautore=Eduard Strasburger |titolo=Trattato di Botanica. Volume secondo |anno=2007 |editore=Antonio Delfino Editore |città=Roma |ISBN=88-7287-344-4 |p=807 |cid=Strasburger}}
*{{cita libro|autore=Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue|titolo=Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico|anno=2007 |editore=Piccin Nuova Libraria|città=Padova |ISBN=978-88-299-1824-9|p=287}}
*{{Bibliografia|GIROS 2009|{{GIROS2009}}}}
*{{cita libro|autore=Pridgeon, A.M., Cribb, P.J., Chase, M.A. & Rasmussen, F. eds|anno=2006|titolo= Genera Orchidacearum 4 - Epidendroideae (Part 1)|editore=Oxford University Press|ISBN=978-0-19-850712-3}}
 
==Voci correlate==
==== La battaglia di Patay ====
*[[Orchidee selvatiche in Italia]]
{{Vedi anche|battaglia di Patay}}
*[[Tassonomia delle Orchidaceae]]
Il 18 giugno [[1429]] un cervo attraversò il campo inglese, accampato presso [[Patay]], e i soldati, lanciato un alto grido, si misero al suo inseguimento; gli esploratori francesi, che si trovavano a poca distanza, poterono quindi indicare con rapidità e precisione la posizione del nemico ai capitani, che non si lasciarono sfuggire l'occasione. L'avanguardia dell'esercito, cui si unirono anche le compagnie di La Hire e della stessa Giovanna, attaccò improvvisamente il campo<ref>{{Cita|Garnier, 1999|p. 178}}</ref>, prima che gli inglesi avessero modo di erigere la consueta barriera di rigidi stocchi dinanzi a loro, che solitamente impediva alla [[cavalleria]] di travolgerli e dava modo agli arcieri di compiere stragi tra le file del nemico<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|p. 144}}</ref>. Senza questa protezione, in campo aperto, l'avanguardia inglese fu schiacciata dalla [[cavalleria pesante]] francese<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 51}}</ref>.
 
Dopo questo primo caso fortuito, un'incredibile catena di errori, malintesi e tattiche errate lasciò inoltre l'esercito inglese nella più totale confusione. Dapprima alcuni contingenti tentarono di ricongiungersi in tutta fretta al [[corpo d'armata]] principale, guidato dal conte Talbot, ma questo fece credere al capitano dell'avanguardia che fossero stati sconfitti, al che egli stesso, accompagnato dal portastendardo, si diede ad una fuga disordinata, cui presto si unirono le altre compagnie poste a difesa del corpo d'armata principale, lasciando il grosso dell'esercito esposto agli attacchi francesi senza più alcuna protezione.
 
Sopraggiungendo, sir [[John Fastolf]] si avvide del pericolo e prese la decisione di ritirarsi, anziché soccorrere Talbot, mettendo in salvo almeno il proprio corpo d'armata<ref name="Pernoud 154, 155">{{Cita|Pernoud, 1969|pp. 154, 155}}</ref>. Per gli inglesi si trattò di una sconfitta completa quanto del tutto inattesa; in quella che sarebbe stata ricordata come la battaglia di Patay lasciarono sul campo oltre duemila uomini, mentre da parte francese si contarono solo tre morti e alcuni feriti<ref name="Pernoud-Clin 85">{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 85}}</ref>. Gli echi della battaglia giunsero sino a [[Parigi]], nella convinzione che ormai un attacco sulla città fosse imminente; in campo avverso la fama di Giovanna la Pulzella crebbe enormemente, almeno quanto la sua importanza nelle file francesi<ref name="Pernoud-Clin 85" />.
 
La battaglia di Patay fu anche un modo per Giovanna di confrontarsi, ancora una volta, con la dura realtà della guerra; se era solita pregare per i soldati caduti da entrambe le parti, se aveva pianto ad Orléans nel vedere tanta violenza, qui, dopo una vittoria in campo aperto, vedeva i ''suoi'' soldati (peraltro non più trattenuti dalla guida del Bastardo d'Orléans, che aveva fatto regnare la disciplina ferrea imposta dalla Pulzella nell'esercito, ma affidati al comando del duca d'Alençon) abbandonarsi ad ogni brutalità. Dinanzi ad un prigioniero inglese colpito con tale violenza da stramazzare al suolo Giovanna scese da cavallo e lo tenne tra le braccia, consolandolo e aiutandolo a confessarsi, sino a che la morte non sopraggiunse per quel nemico che le aveva mostrato tutta la sua debolezza e umanità<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 51, 52}}</ref>.
 
=== La consacrazione del Re a Reims ===
Dopo [[battaglia di Patay|Patay]], molte città e piazzeforti minori, a partire da [[Janville (Eure-et-Loir)|Janville]], si arresero volontariamente all'esercito francese. Mentre l'armata reale rientrava, vittoriosa, ad [[Orléans]], il sovrano indugiava, invece, a [[Sully-sur-Loire]]<ref name="Pernoud 154, 155" />, probabilmente per evitare un incontro imbarazzante con [[Arturo III di Bretagna|Richemont]]<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 123}}</ref>. Giovanna, il Bastardo d'Orléans e il duca d'Alençon<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 155}}</ref> cavalcarono velocemente verso il [[Delfino (onorificenza)|Delfino]], ottenendo, nonostante il recente ed eclatante successo, una fredda accoglienza. Il contrasto tra i colori della città in festa, che l'aveva già vista trionfante e ora l'acclamava, e l'umore cupo, vitreo, della corte, dovettero creare un'aspra dissonanza nell'animo di Giovanna che, tuttavia, instancabile, non cessò di rassicurare ed esortare il ''gentile Delfino'' affinché si recasse a [[Reims]]<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 179, 180}}</ref>.
 
Nei giorni seguenti, la Pulzella cavalcò a fianco del sovrano sino a [[Châteauneuf-sur-Loire]], dove il 22 giugno si sarebbe tenuto consiglio su come proseguire la campagna militare<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|pp. 122, 123}}</ref>. Qui ebbe luogo, nuovamente, il confronto tra coloro che consigliavano prudenza e attesa o, nella più ardita delle ipotesi, l'impiego dell'esercito per il consolidamento della posizione raggiunta, e la maggioranza dei capitani, meno influenti presso la corte, ma che avevano sperimentato sul campo il formidabile potenziale di cui disponevano<ref name="stejeannedarc.net">{{cita web|lingua=fr|url=http://www.stejeannedarc.net/rehabilitation/dep_dunois.php|titolo=Déposition de Jean d'Orléans, comte de Dunois - Procès de Réhabilitation|accesso=2 novembre 2011}}</ref>. L'esercito non era solo forte di 12.000 armati<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|p. 208}}</ref>, ma anche del loro entusiasmo e della loro lealtà, e, per la prima volta da lungo tempo, poteva contare anche sull'appoggio popolare, tanto che ogni giorno nuovi volontari venivano ad aggiungersi<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 52–53}}</ref>.
 
Infine, le insistenze della Pulzella, impaziente e dominata dal pensiero ricorrente della Consacrazione, affinché l'esercito marciasse risolutamente su Reims, vennero accolte. Il 29 giugno [[1429]], presso [[Gien]], l'esercito "della Consacrazione", comandato, almeno nominalmente, dal Delfino in persona, si mise in marcia in pieno territorio borgognone<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 85, 86}}</ref>. Lungo il tragitto, la prima città in mano nemica che l'armata reale incontrò fu [[Auxerre]] che, all'intimazione di arrendersi, rispose, per voce dei borghesi, che avrebbe concesso la propria obbedienza solo se [[Troyes]], [[Châlons-en-Champagne|Châlons]] e la stessa Reims lo avessero fatto; il consiglio di guerra decise di accettare.
 
Preceduto da una lettera di Giovanna, l'esercito giunse quindi dinanzi a Troyes, il luogo stesso in cui il Delfino era stato estromesso dalla successione al trono. La nutrita guarnigione di inglesi e borgognoni di Troyes rifiutò di arrendersi e si dispose alla battaglia; per di più, viveri e rifornimenti iniziavano a scarseggiare in campo francese; il consiglio dei capitani di guerra, riunitisi dinanzi al Delfino, sembrava propenso a interrompere la spedizione o, al limite, a raggiungere Reims lasciandosi alle spalle Troyes ancora in mano anglo-borgognona. Giovanna, al limite della pazienza, osò bussare alle porte del consiglio. Venne ricevuta con scetticismo. Dinanzi alle difficoltà che le furono prospettate, obiettò che la città sarebbe stata senz'alcun dubbio presa e, quando chiese che le venissero concessi solo due o tre giorni, infine, le furono accordati. Senza porre tempo in mezzo, la Pulzella fece schierare l'esercito in assetto da battaglia, e, minacciosamente, l'[[artiglieria]] che faticosamente avanzava sino a che fosse a tiro delle mura, agitando il proprio stendardo nel vento<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 86, 87}}</ref>.
 
I cittadini furono presi dal panico, così come la guarnigione. Lo spiegamento di forze che Giovanna stava preparando era impressionante. In breve, vennero inviati messaggeri al campo francese. Troyes si arrendeva e riconosceva [[Carlo VII di Francia|Carlo]] come proprio sovrano. Le truppe inglesi e borgognone ottennero di poter lasciare la città con quanto avevano, e anche coi loro prigionieri. Giovanna si oppose; chiese che fossero liberati e Carlo pagò il loro riscatto<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 53, 54}}</ref>. Il 10 luglio Giovanna la Pulzella entrava a Troyes con la propria compagnia e, di lì a poche ore, Carlo faceva il suo ingresso trionfale nella città: senza colpo ferire, l'ostacolo più grande che si frapponeva tra l'esercito e Reims era caduto.
 
L'esercito "della Consacrazione", sempre sotto l'impulso della Pulzella, riprese velocemente la strada per Reims. Si diresse dapprima verso [[Châlons-en-Champagne|Châlons]], ove gli venne incontro il vescovo della città, accompagnato da una delegazione di cittadini, che fece atto di piena obbedienza a Carlo, il 14 luglio; quindi, verso [[Sept-Saulx]], ove gli abitanti avevano costretto la guarnigione anglo-borgognona ad abbandonare la città<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 132–135}}</ref>. Lungo la via, Giovanna ebbe la gioia d'incontrare alcuni abitanti del suo paese natale, [[Domrémy-la-Pucelle|Domrémy]], che avevano affrontato un difficile viaggio per presenziare alla solenne consacrazione del re, così come una moltitudine di persone dalle più diverse parti di Francia, e di riabbracciare suo padre, riconciliandosi con i suoi genitori<ref>{{Cita|Belloc, 2006|p. 60 Il padre di Giovanna alloggiava alla Locanda dell'Asino Striato, di fronte alla cattedrale. Régine Pernoud e Marie-Véronique Clin riportano la presenza di entrambi i genitori alla Consacrazione - Cfr. Régine Pernoud; Marie-Véronique Clin, ''Giovanna d'Arco'', Roma, Città Nuova Editrice, 1987. ISBN 88-311-5205-X -p. 91}}</ref> per quella partenza segreta verso [[Vaucouleurs]] di soli pochi mesi prima. Frattanto, il 16 luglio, il Delfino riceveva nel castello di Sept-Saulx una delegazione di borghesi di [[Reims]] che offrivano la totale obbedienza della città.
 
Il giorno stesso l'esercito vi fece il suo ingresso e vennero iniziati i preparativi per la cerimonia della consacrazione del [[Sovrani di Francia|re]]<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 88–91}}</ref>. Il 17 luglio [[1429]], dopo aver trascorso la notte in veglia di preghiera, il Delfino fece il suo ingresso nella [[Cattedrale di Reims|cattedrale]], tra la folla festante, insieme agli "ostaggi" della [[Santa Ampolla]], quattro cavalieri incaricati di scortare la [[reliquia]] che dai tempi di [[Clodoveo I|Clodoveo]] era utilizzata per consacrare e incoronare il [[Sovrani di Francia|Re di Francia]]; pronunciò i giuramenti prescritti dinanzi all'officiante, l'arcivescovo Regnault de Chartres. Da un lato, presenziavano sei "pari ecclesiastici", dall'altro, sei "pari laici", esponenti della nobiltà, tra i quali, in rappresentanza del fratellastro prigioniero, il Bastardo d'Orléans<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 181–183}}</ref>.
 
Dinanzi a tutti gli altri stendardi, però, a un passo dall'altare, era stato posizionato quello bianco della Pulzella, e la stessa Giovanna assisteva alla cerimonia vicinissima al re; infine il sovrano, unto con il [[crisma]], venne rivestito dei paramenti rituali e ricevette la corona, assumendo il nome di Carlo VII<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 71, 72}}</ref>. Mentre i "pari laici" annunciavano al popolo la consacrazione e la festa s'iniziava per le vie della città, Giovanna si gettò dinanzi a Carlo, abbracciandogli le ginocchia, piangente, ed esclamando: «O gentile Re, ora è compiuto il volere di Dio, che voleva che vi conducessi a Reims per ricevere la Consacrazione, dimostrando che siete il vero re, e colui al quale il Regno di Francia deve appartenere!»<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|pp. 322, 323}}</ref><ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 55, 56}}</ref>
 
Dopo quella giornata, che aveva rappresentato l'apice delle imprese di cui Giovanna si sentiva investita, la ragazza si sentì avvolgere da un'aura di sconforto che non l'abbandonerà più sino al giorno della sua cattura. Dopo la gioia di aver visto consacrare il ''suo'' re, dopo essersi riconciliata coi genitori che si erano opposti alla sua partenza e ora la guardavano meravigliati e commossi<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 88–91}}</ref>, avvertiva che il suo compito era terminato.
 
Sentendo tutto il peso della missione di cui si era fatta carico, confidò al Bastardo d'Orléans che avrebbe volentieri, ormai, lasciato le armi per tornare nella casa paterna e che se avesse dovuto scegliere un luogo ove morire sarebbe stato tra quei contadini che l'avevano seguita, semplici ed entusiasti<ref name="stejeannedarc.net"/><ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 140}}</ref>.
 
=== Le altre campagne militari ===
[[File:Contemporaine afb jeanne d arc.png|thumb|Ritratto di Giovanna d'Arco, dal registro del Parlamento di Parigi (1429) tenuto da Clément de Fauquembergue<ref>[http://www.stejeannedarc.net/chroniques/chronique_fauquembergue.php dal registro del Parlamento di Parigi (1429) tenuto da Clément de Fauquembergue]</ref>]]
Dopo la Consacrazione, [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] soggiornò per tre giorni a [[Reims]], attorniato dall'entusiasmo popolare; infine, accompagnato dall'esercito, riprese il cammino, quando ormai gli echi di quell'impresa apparentemente impossibile si erano già sparsi per il paese. Entrò così a [[Soissons]] e a [[Château-Thierry]], mentre [[Laon]], [[Provins]], [[Compiègne]] e altre città facevano atto di obbedienza al Re. L'armata reale trovava la strada spianata dinanzi a sé<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 137–142}}</ref>. Giovanna cavalcava insieme al [[Bastardo d'Orléans]] e a [[Étienne de Vignolles|La Hire]], assegnata ad uno dei "corpi di battaglia" dell'esercito regio<ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 74}}</ref>.
 
Mentre il successo arrideva al progetto di Giovanna, le invidie e gelosie di corte riaffioravano. Il giorno stesso della Consacrazione, tra le assenze, spiccava quella del [[conestabile]] [[Arturo III di Bretagna|Richemont]], che avrebbe dovuto reggere simbolicamente la spada durante la cerimonia ma che, ancora in disgrazia, aveva dovuto cedere l'incarico al Sire d'Albret<ref>{{Cita|Garnier, 1999|p. 182}}</ref><ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 100}}</ref>. Inoltre, era sempre più profonda la spaccatura tra i nobili che appoggiavano Giovanna e avrebbero voluto dirigersi verso [[Saint-Denis (Senna-Saint-Denis)|Saint-Denis]] per riconquistare poi la stessa [[Parigi]] e coloro che, nell'improvvisa ascesa del sovrano, vedevano un'opportunità per accrescere il proprio potere personale, soprattutto se fosse stato loro concesso il tempo necessario e se le relazioni con la [[Borgogna]] fossero migliorate.
 
Fra questi ultimi, oltre a La Trémoïlle, favorito del re e acerrimo rivale di Richemont, non pochi membri del Consiglio reale; prendere tempo, indugiare, acquisire potere e influenza erano obiettivi diametralmente opposti a quelli della Pulzella, il cui fine era sempre stato solo uno, la vittoria, e la cui rapidità d'azione ora intralciava i piani della fazione più vicina a La Trémoïlle<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 98–100}}</ref>. Nel frattempo, l'esercito, partito da [[Crépy-en-Valois]], il 15 agosto [[1429]], si trovò dinanzi l'armata inglese, schierata in formazione da battaglia, presso [[Montépilloy]]; questa volta, gli inglesi avevano preparato con cura la siepe di pioli che avrebbe impedito ogni carica di cavalleria frontale e attendevano i francesi al varco; questi ultimi non riuscivano a far spostare il nemico dalle sue posizioni<ref name="Cardini 74, 75">{{Cita|Cardini, 1999|p. 74, 75}}</ref>, nonostante gli sforzi di Giovanna che tentò invano di impegnarlo in battaglia, fino a colpire la palizzata nemica con la sua spada, per dare modo agli altri reparti di intervenire<ref>{{Cita|Belloc, 2006|p. 64}}</ref>.
 
Dopo una giornata spossante, tra il vento e la polvere<ref name="Cardini 74, 75" />, gli inglesi si ritirarono verso [[Parigi]]<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 145}}</ref>. L'armata francese rientrò a [[Crépy-en-Valois|Crépy]], quindi raggiunse prima [[Compiègne]] e, da lì, [[Saint-Denis (Senna-Saint-Denis)|Saint-Denis]], luogo delle sepolture reali. Qui, per ordine di [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]], iniziò lo scioglimento dell'"esercito della Consacrazione", in attesa delle trattative con la [[Borgogna]] che, oltre una tregua di quindici giorni, non approdarono mai a quella "buona pace stabile" che Giovanna si augurava. Il Bastardo d'Orléans e la sua compagnia vennero licenziati e fatti ripiegare su [[Blois]]<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 186–187}}</ref>.
 
L'atteggiamento della corte verso la Pulzella era indubbiamente mutato; a Saint-Denis Giovanna dovette evidentemente avvertire la differenza, e le sue ''voci'' le consigliarono, in quelle circostanze, di non procedere oltre<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 63}}</ref>. Questa volta, però, le sue parole furono accolte come quelle di uno dei tanti capitani di guerra al servizio della corona; l'aura d'entusiasmo che l'attorniava stava diminuendo, almeno presso la nobiltà<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 65}}</ref>. Accanto a Giovanna, per il momento, rimanevano il [[Giovanni II d'Alençon|duca d'Alençon]] e [[Étienne de Vignolles|La Hire]]<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 168–170}}</ref>. Il re e la corte, infatti, anziché approfittare del momento propizio per marciare su [[Parigi]], avevano iniziato una serie di trattative con il duca di [[Borgogna]], [[Filippo il Buono]], al quale era stata affidata dagli inglesi la custodia della capitale, rinunciando ad adoperare le risorse militari di cui disponevano.
 
Il 21 agosto, a [[Compiègne]], città difesa da [[Guglielmo di Flavy]], iniziarono a prendere forma le linee di una tregua più lunga<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 102}}</ref>. Effettivamente, gli inglesi semplicemente non avevano più risorse finanziarie per sostenere la guerra<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 59, 60}}</ref>. Ciononostante, la tregua con la potenza anglo-borgognona sembrava non tenere conto della debolezza della controparte e venne condotta, da parte francese, in modo da assicurare, di fatto, una pausa nelle ostilità senza ottenere significativi vantaggi in cambio<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|pp. 168, 169 Tra l'altro, Filippo il Buono otteneva «l'ingiustificato vantaggio di "impegnarsi, se gli sembrerà opportuno, nella difesa della città di Parigi, e di resistere a coloro che vogliano farle guerra o arrecarle danno"», ''ibidem''}}</ref>. Giovanna e gli altri capitani, nel frattempo, si attestarono presso le mura di Parigi; il duca d'Alençon mantenne i contatti con la corte, all'oscuro delle trattative in corso, convincendo infine [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] a raggiungere Saint-Denis.
 
L'8 settembre [[1429]] i capitani decisero di prendere d'assalto [[Parigi]]. Giovanna acconsentì all'offensiva, stanca di continui rinvii<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 104}}</ref>. Lasciato l'accampamento de La Chapelle, a metà strada fra [[Saint-Denis (Senna-Saint-Denis)|Saint-Denis]] e [[Parigi]], l'esercito prese d'assalto la porta SaintHonoré a colpi d'artiglieria, sino a che i difensori del camminamento che la sovrastava non si ritirarono all'interno; mentre D'Alençon comandava le truppe a difesa dell'artiglieria, Giovanna si recò con la sua compagnia fin sotto le mura della città, circondate da un primo e un secondo fossato; il secondo era allagato e qui la Pulzella dovette fermarsi, misurando la profondità dell'acqua con la sua lancia. D'improvviso, venne ferita da una freccia che le attraversò la coscia<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 146–148}}</ref>. Ciononostante, non volle lasciare la posizione, ordinando di gettare fascine e altro materiale per riempirlo; si ritirò al riparo del primo fossato fino a sera, quando fu comandata la ritirata. Il [[Giovanni II d'Alençon|duca d'Alençon]] la raggiunse e la fece trascinare via a forza mentre, sconfitto, l'esercito si ritirava nuovamente al campo de La Chapelle<ref>{{Cita|Cousinot, 1992|p. 146–148 Secondo Régine Pernoud e Marie-Véronique Clin, invece (cfr. Régine Pernoud; Marie-Véronique Clin, ''Giovanna d'Arco'', Città Nuova, 1987, ISBN 88-311-5205-X alla pagina 105), sulla scorta di Perceval de Cagny, fu invece il sire di Gaucourt a trarre via Giovanna dal bordo del fossato.}}</ref>.
 
Il giorno seguente, nonostante la ferita, Giovanna si preparava ad un nuovo assalto, quando lei e il duca d'Alençon furono raggiunti da due emissari, il duca di Bar e il conte di Clermont, che le intimarono, per ordine del re, di interrompere l'offensiva e tornare a [[Saint-Denis (Senna-Saint-Denis)|Saint-Denis]]. Giovanna ubbidì<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 105}}</ref>. Probabilmente rimproverata per quell'insuccesso dovuto ad un'iniziativa neppure sua, ma essenzialmente decisa dai capitani che agivano in nome del re<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 64, 65}}</ref><ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 24 (Seconda udienza pubblica, giovedì 22 febbraio 1431, in fondo alla sala grande del castello di Rouen)}}</ref>, Giovanna la Pulzella ritornò infine alle rive della [[Loira]], dopo aver solennemente deposto sull'altare della chiesa di Saint-Denis la sua armatura<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 106}}</ref>.
 
Il 21 settembre 1429, a [[Gien]], venne disciolto definitivamente dal re l'esercito "della Consacrazione". Giovanna, separata dalle truppe e dal [[Giovanni II d'Alençon|duca d'Alençon]], fu ridotta all'inazione; affidata al Sire d'Albret fu condotta a [[Bourges]], ospite di Margherita di Tourolde, moglie di un consigliere del sovrano, ove rimase tre settimane. [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]], infine, ordinò a Giovanna di accompagnare una spedizione contro [[Perrinet Gressart]], comandante anglo-borgognone; il corpo di spedizione, formalmente comandato dal Sire d'Albret, pose l'assedio a [[Saint-Pierre-le-Moûtier]]. Il 4 novembre la città fu presa d'assalto e l'esercito più volte respinto; infine, fu suonata la ritirata.
 
Giovanna rimase invece sotto le mura con pochi soldati; quando il suo attendente, Jean d'Aulon, le chiese perché non tornasse indietro insieme agli altri, rispose che aveva intorno a sé cinquantamila uomini, mentre in realtà egli ne vide solo quattro o cinque<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 65, 66}}</ref>. Ripreso coraggio, l'esercito si volse nuovamente all'attacco, attraversò il fossato e prese la città. L'armata allora mosse verso [[La Charité-sur-Loire]] e iniziò a fine novembre uno spossante assedio che si protrasse per circa quattro settimane, al termine delle quali dovette ritirarsi<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 107-111, 344}}</ref>, lasciando sul campo anche i migliori pezzi d'artiglieria<ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 79}}</ref>. Giovanna ritornò a corte, presso il re, trascorrendo il tempo principalmente a [[Sully-sur-Loire]] dopo aver passato il Natale a [[Jargeau]].
 
Stanca dell'inattività forzata, fra marzo e i primi di aprile Giovanna si rimise in marcia, alla testa di circa duecento soldati comandati da Bartolomeo Baretta e, passando per [[Melun]], giunse infine, il 6 maggio [[1430]], a [[Compiègne]], difesa da Guglielmo di Flavy; la città, assediata, si opponeva ostinatamente alle truppe anglo-borgognone<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 111–117, 345}}</ref>. A Montargis, il Bastardo d'Orléans venne raggiunto dalla notizia della nuova offensiva borgognona e si mise in viaggio per chiedere al re il comando di un corpo d'armata. Lo ottenne. Troppo tardi, tuttavia, per soccorrere Giovanna che, il 23 maggio [[1430]], fu catturata durante una sortita insieme al suo intendente, Jean d'Aulon, sotto le mura di [[Compiègne]]<ref name="Garnier 191">{{Cita|Garnier, 1999|p. 191}}</ref><ref>{{Cita|Duby, 2001|p. 450}}</ref>.
 
[[File:Blason Jeanne-d-Arc.svg|thumb|upright=0.5|Arme araldica concessa a Giovanna d'Arco]]
L'oscuro inverno trascorso da Giovanna a [[Mehun-sur-Yèvre]] prima e, poi, a [[Sully-sur-Loire]], presso la corte e il re, fu caratterizzato dall'inazione<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 111, 113}}</ref> e dall'acuta consapevolezza che la [[Borgogna]] stava intensificando i rapporti diplomatici e militari con la corona inglese<ref>{{Cita|Bogliolo, 2000|p. 183}}</ref>. [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] nobilitava Giovanna e la sua famiglia, donandole un'arme araldica (due gigli d'oro in campo azzurro e una spada sormontata da una corona)<ref>{{Cita|Belloc, 2006|pp. 66, 67}}</ref> e il privilegio di trasmettere il titolo nobiliare anche per via femminile<ref name="Pernoud-Clin 111">{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 111}}</ref> ma rifiutando, sempre, di accondiscendere alle richieste della ragazza affinché le fosse permesso di riprendere le armi<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 80, 81}}</ref>. Giovanna, già separata dal [[Giovanni II d'Alençon|duca d'Alençon]], era sempre più sola<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 107}}</ref>. Il 19 gennaio 1430<ref name="Pernoud-Clin 111" /> tornava tuttavia ad [[Orléans]], ove trovava ad accoglierla il [[Jean de Dunois|Bastardo]], «gentile e fedele»<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|p. 220 Caffin de Merouville scrive «toujours empressé et fidèle», ossia, letteralmente, «sempre caloroso e fedele», ''ibidem''}}</ref>, in occasione di un banchetto in suo onore. Il 16 marzo inviava finalmente una lettera agli abitanti di [[Reims]], che temevano d'essere cinti d'assedio, in cui annunciava di essere pronta a riprendere le armi<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 111, 331, 332 Nella lettera, firmata, si legge «Giovanna la Pulzella ha ricevuto le vostre lettere in cui dite che temete di essere assediati. Vogliate sapere che non lo sarete (...) chiudete le vostre porte perché sarò tra breve da voi», ''ibidem''}}</ref>.
 
== La cattura ==
{{Vedi anche|Battaglia di Compiègne}}
 
[[File:Joan of arc interrogation.jpg|thumb|''Giovanna d'Arco malata viene interrogata in prigione dal cardinale di Winchester'', [[Hippolyte Delaroche|Paul Delaroche]], olio su tela, 1824, [[Musée des beaux-arts de Rouen|Musée des beaux-arts]], Rouen]]
 
Giovanna lasciò la corte di [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] tra il marzo e l'aprile 1430, ingaggiando nuovamente combattimenti sporadici con gli anglo-borgognoni, alla testa di contingenti in parte formati da volontari, in parte da mercenari, tra cui duecento piemontesi agli ordini di Bartolomeo Baretta<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 113–116}}</ref>, in parte agli ordini di [[Arnaud Guillaume de Barbazan|Barbazan]], famoso capitano da sempre agli ordini di Carlo VII, che, appena liberato (per mano di [[Étienne de Vignolles|La Hire]]) dalla prigionia inglese, aveva conosciuto Giovanna nel febbraio 1430<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|pp. 96, 220}}</ref> e che si unì a lei a [[Lagny]]<ref name="Garnier 191" />. A maggio si rinchiuse nella città di [[Compiègne]] assediata e da lì iniziò una serie di sortite eclatanti ma con scarso esito.
 
Il 23 maggio [[1430]] Giovanna tentò un attacco a sorpresa contro la città di [[Margny-lès-Compiègne|Margny]], dove trovò una resistenza più forte del previsto e, dopo essere stata respinta per tre volte, vedendo giungere al nemico altri rinforzi dalle postazioni vicine, comandò la ritirata al riparo delle mura di Compiègne<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 117-119}}</ref>. Ad un certo punto, il governatore della città, [[Guglielmo di Flavy]], diede ordine di chiudere le porte delle mura nonostante le ultime compagnie non fossero ancora rientrate; ordine che, secondo alcuni, costituirebbe una prova del suo tradimento, essendosi egli accordato segretamente col nemico per rendere possibile la cattura della Pulzella<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 279–282}}</ref>.
 
Secondo altri storici, tuttavia, benché questa eventualità sia possibile essa non è dimostrabile<ref name="Cardini 83">{{Cita|Cardini, 1999|p. 83}}</ref>. Ad ogni modo, mentre l'esercito rientrava nella città, Giovanna, che ne proteggeva la ritirata, circondata ormai da pochi uomini della sua compagnia, fu cinturata e strattonata da cavallo, dovendo arrendersi al Bastardo di Wamdonne<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 120}}</ref>, combattente agli ordini di [[Giovanni II di Lussemburgo-Ligny|Giovanni di Ligny]], vassallo del duca di Borgogna<ref name="Cardini 83" />, ma al servizio del [[re d'Inghilterra]]<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|pp. 59, 60}}</ref><ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 248, 249 [[Giovanni II di Lussemburgo-Ligny]] era un vassallo del duca Filippo di Borgogna; tuttavia, era al tempo stesso consigliere del re d'Inghilterra e, pertanto, è spesso considerato anche vassallo della corona inglese, ''ibidem''.}}</ref>.
 
== La prigionia e il processo ==
Fatta prigioniera insieme al suo intendente, Jean d'Aulon, e al fratello Pietro, Giovanna fu condotta in un primo tempo alla fortezza di [[Clairoix]], quindi, dopo pochi giorni, al castello di [[Beaulieu-les-Fontaines]] ove rimase sino al 10 luglio, e infine al castello di [[Beaurevoir]]. Qui, Giovanna venne trattata come una prigioniera d'alto rango e, infine, riuscì a conquistarsi la simpatia di tre dame del castello che, stranamente, portavano il suo stesso nome: Jeanne de Béthune, moglie di Jean de Luxembourg, la di lei figlia di prime nozze Jeanne de Bar e infine Jeanne de Luxembourg, zia del potente vassallo, che giungerà sino al punto di minacciare di diseredarlo qualora la Pulzella fosse stata consegnata agli inglesi<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 89, 90}}</ref>. Del pari, Giovanna avrebbe ricordato con affetto queste tre donne durante gli interrogatori, ponendole su un piano di rispetto immediatamente inferiore a quello dovuto solo alla propria regina<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 61, 62 (Sesta udienza pubblica, sabato 3 marzo, nella sala grande del castello di Rouen)}}</ref><ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 127–132}}</ref>.
 
{{Approfondimento
|allineamento = sinistra
|larghezza = 320px
|titolo = Il riscatto di Giovanna d'Arco
|dim-testo=95%
|contenuto = [[Giovanni II di Lussemburgo-Ligny|Giovanni di Lussemburgo]], vassallo del re d'Inghilterra, avendo catturato Giovanna d'Arco per mano di un suo capitano, il Bastardo di Wamdonne, aveva la potestà di metterla a riscatto. Così fece, fissando la cifra in 10.000 [[Livre tournois|lire tornesi]]. Nel XV secolo, in Francia, la lira tornese era la moneta corrente, utilizzata anche per la stesura ufficiale dei conti delle città e del regno. Gli inglesi affidarono quindi l'ingente somma a [[Pierre Cauchon|Pietro Cauchon]], vescovo di [[Beauvais]], e quest'ultimo si recò presso Giovanni di Lussemburgo richiedendo la consegna della Pulzella<ref name="Wallon" />, che fu tradotta a [[Crotoy]] come [[prigioniero di guerra|prigioniera di guerra]] e ivi affidata alla custodia dei militari inglesi<ref name="Cattività">{{cita web|lingua=fr|url=http://www.stejeannedarc.net/livres/Journel_jda_a_beaurevoir.pdf|titolo=Jeanne d'Arc à Beaurevoir - Charles Journel - p.73}}</ref>.<br />
Altra moneta diffusa all'epoca era lo [[Écu á la couronne|scudo d'oro]], del valore di una lira tornese e mezzo. Il riscatto pagato per la liberazione del [[Giovanni II d'Alençon|duca d'Alençon]] fu versato appunto in questa valuta<ref>{{cita web|lingua=fr|url=http://www.stejeannedarc.net/chroniques/cp26.php|titolo=Chronique de la Pucelle, chap. 26|accesso=15 ottobre 2011}}</ref>. In generale, gli inglesi volevano essere pagati in scudi; francesi, borgognoni e, in questo caso, Giovanni di Lussemburgo, richiedevano la somma in lire tornesi.<br />
La messa a riscatto dei prigionieri di guerra era un modo consueto di approvvigionare le casse del regno. Ad esempio, il [[Bastardo d'Orléans]] impiegò oltre un quarto di secolo per riscattare i suoi fratellastri, il [[Carlo d'Orléans|duca Carlo d'Orléans]] e [[Giovanni d'Angoulême]], in mano agli inglesi<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|pp. 280–282, 310, 311}}</ref>.
Infine è appena il caso di ricordare che, all'epoca, il "riscatto" (in francese, ''rançon'') era la somma grazie alla quale un prigioniero poteva essere rimesso in libertà. Giovanna d'Arco, invece, cambiò semplicemente carceriere.}}
 
Dopo la morte di Jeanne de Luxembourg, sopraggiunta il 18 settembre 1430<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 131}}</ref>, tuttavia, il peggior timore di Giovanna si avverò; dopo quattro mesi di prigionia nel castello di [[Beaurevoir]], il vescovo di [[Beauvais]], [[Pierre Cauchon|Pietro Cauchon]], nella cui [[Diocesi di Beauvais|diocesi]] era avvenuta la cattura<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 135, 136}}</ref>, si presentò a Jean de Luxemborg versando nelle sue mani la ''rançon'', la cifra contro cui la Pulzella era stata messa a riscatto, a nome del re d'Inghilterra e, contemporaneamente, rivendicando il proprio diritto a giudicarla secondo il diritto ecclesiastico. La cifra, diecimila [[Livre tournois|lire tornesi]]<ref name="Wallon">{{cita web|lingua=fr|url=http://www.stejeannedarc.net/histoire_wallon/appendiceII-3.php|titolo=Jeanne d'Arc par Henry Wallon - V ed. 1879 - Appendice II-3: Achat de Jeanne d'Arc|accesso=15 ottobre 2011}}</ref><ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|p. 222}}</ref>, era enorme, paragonabile a quella richiesta per un principe di sangue reale, e per raccoglierla era stato decretato un aumento delle imposte in Normandia, provincia ancora in mano inglese.
 
Il pagamento del riscatto di un prigioniero aveva lo scopo di restituirgli la libertà; in questo caso, invece, Giovanna fu venduta agli inglesi, cui fu consegnata il 21 novembre [[1430]] a [[Crotoy]]<ref name="Cattività" />, in qualità di [[prigioniero di guerra|prigioniera di guerra]]<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 133 Il fatto che Giovanna fosse una ''prigioniera di guerra'' è attestato da una ricevuta di Jean Bruyse, lo scudiero che aveva materialmente ricevuta la somma versata a Jean de Luxembourg.}}</ref><ref>{{cita web|lingua=fr|url=http://www.stejeannedarc.net/histoire_wallon/wallon_VI-1.php|titolo=Henry Wallon, ''Jeanne d'Arc'', Livre VI - ROUEN - Les juges - V ed. 1879|accesso=15 ottobre 2011}}</ref>, e trasferita, tra novembre e dicembre, numerose volte in diverse piazzeforti, forse per timore di un colpo di mano dei francesi teso a liberarla. Il 23 dicembre dello stesso anno, sei mesi dopo la sua cattura dinanzi alle mura di Compiègne, Giovanna giunse infine a [[Rouen]]<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 88–90, 94}}</ref>.
 
Dopo la cattura di Giovanna, [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] non offrì un riscatto per la prigioniera, né fece passi ufficiali per trattarne la liberazione. Secondo alcuni, Giovanna, ormai divenuta sin troppo popolare, fu abbandonata al suo destino<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 93, 94}}</ref>. Secondo altri, invece, [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] avrebbe incaricato segretamente prima [[Étienne de Vignolles|La Hire]], che venne catturato in un'azione militare, e poi il [[Bastardo d'Orléans]], di liberare la prigioniera durante i trasferimenti da una piazzaforte ad un'altra, come proverebbero alcuni documenti che attestano due "imprese segrete" presso [[Rouen]], di cui uno datato 14 marzo 1431, in cui il Bastardo d'Orléans accusa la ricevuta di 3.000 lire tornesi per una missione oltre la Senna<ref>{{Cita|Garnier, 1999|p. 193}}</ref>.
 
Di fatto, le spedizioni del Bastardo si svolsero in aprile e maggio e in effetti per due mesi di lui si perdono completamente le tracce<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|pp. 226–227}}</ref>. Giovanna aveva già provato a sottrarsi alla prigionia sia a [[Beaulieu-les-Fontaines]], approfittando di una distrazione delle guardie<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 125}}</ref>, sia al castello di [[Beaurevoir]], annodando delle lenzuola per calarsi da una finestra per poi lasciarsi cadere al suolo; il primo tentativo fu sventato per un soffio, il secondo (causato dalla preoccupazione di Giovanna per una nuova offensiva anglo-borgognona, oltre che, probabilmente, dal sentore di essere in procinto di essere consegnata ad altre mani) ebbe come esito un trauma, dovuto alla caduta, talmente forte da lasciarla tramortita: quando fu nuovamente rinchiusa, per oltre due giorni Giovanna non poté né mangiare né bere. La Pulzella tuttavia si riprese dalle contusioni e dalle ferite<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|p. 64}}</ref>.
 
L'[[Università di Parigi]], che si riteneva depositaria della giurisprudenza civile ed ecclesiastica e che, dispiegando a favore degli inglesi le migliori armi retoriche, sin dal momento della sua cattura ne aveva richiesto la consegna, in quanto la giovane sarebbe stata «sospettata fortemente di numerosi crimini in odore di [[eresia]]», finalmente l'ebbe, almeno formalmente, in custodia: la prigioniera ormai era rinchiusa nel castello di [[Rouen]], in mano inglese<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 122, 123, 136}}</ref>. Qui la detenzione fu durissima: Giovanna era rinchiusa in una stretta cella del castello, guardata a vista da cinque soldati inglesi, tre all'interno della stessa cella, due al di fuori<ref name="Belloc 71">{{Cita|Belloc, 2006|p. 71}}</ref>, mentre una seconda pattuglia era stata piazzata al piano superiore<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 137}}</ref>; i piedi della prigioniera erano serrati in ceppi di ferro e le mani spesso legate; solo per partecipare alle udienze le venivano tolti i ceppi ai piedi, che invece, la notte, erano saldamente fissati in modo che la ragazza non potesse lasciare il proprio giaciglio<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 261–263}}</ref>.
 
Le difficoltà nell'istruire il processo non mancarono: in primo luogo Giovanna era detenuta come [[prigioniero di guerra|prigioniera di guerra]] in un carcere militare e non nelle prigioni ecclesiastiche come per i processi d'Inquisizione<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|p. 68}}</ref>; in secondo luogo, la sua cattura era avvenuta ai margini della diocesi retta da [[Pierre Cauchon|Cauchon]] (probabilmente al di fuori)<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 86}}</ref>; inoltre, l'Inquisitore generale di Francia, Jean Graverent, si dichiarò non disponibile<ref name="Cardini 94, 95">{{Cita|Cardini, 1999|pp. 94, 95}}</ref> e il vicario dell'Inquisizione di Rouen, Jean Lemaistre<ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 95 Riportiamo il nome secondo la grafia dell'epoca; altri testi preferiscono la grafia moderna ''Jean Lemaître'' Cfr. Régine Pernoud; Marie-Véronique Clin, ''Giovanna d'Arco'', Roma, Città Nuova Editrice, 1987. ISBN 88-311-5205-X alla pagina 143}}</ref>, rifiutò di partecipare al processo per «la serenità della propria coscienza» e perché non si riteneva competente che per la diocesi di Rouen; fu necessario scrivere nuovamente all'Inquisitore generale di Francia per ottenere che Lemaistre si piegasse, il 22 febbraio, quando le udienze erano già iniziate<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 143}}</ref>; infine, Cauchon aveva inviato tre delegati, tra cui un notaio, Nicolas Bailly, a [[Domrémy]], [[Vaucouleurs]] e [[Toul]] per trarre informazioni su Giovanna, senza ch'essi trovassero il minimo appiglio per formulare alcun capo d'accusa; sarebbe stato solo dalle risposte di Giovanna agli interrogatori che i giudici, ossia Pietro Cauchon e Jean Lemaistre, e i quarantadue assessori<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 144}}</ref><ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 145 (Mercoledì 2 maggio, in una sala del castello di Rouen). Il numero degli assessori varia da un'udienza all'altra sino a raggiungere il massimo di sessantatré, ''ibidem''}}</ref> (scelti fra teologi e uomini di Chiesa di fama), le avrebbero posto, che la Pulzella sarebbe stata giudicata, mentre il processo iniziava senza che contro di lei vi fosse una chiara ed esplicita imputazione<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|p. 67}}</ref>.
 
Il processo a Giovanna ebbe inizio formalmente il 3 gennaio [[1431]], con atto scritto<ref name="Belloc 71" />; il 9 gennaio [[1431]]<ref name="Cardini 94, 95" /> Cauchon, ottenuta la giurisdizione su Rouen (allora sede arcivescovile vacante), iniziò la procedura ridefinendo il processo stesso, iniziato in un primo tempo "per [[stregoneria]]", in uno "per [[eresia]]"; conferì infine l'incarico di "procuratore", sorta di pubblico accusatore, a Jean d'Estivet, canonico di Beauveais che lo aveva seguito a Rouen<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 97}}</ref><ref name="Pernoud 76">{{Cita|Pernoud, 1992|p. 76}}</ref>. La prima udienza si tenne pubblicamente il 21 febbraio 1431 nella cappella del Castello di Rouen. La carcerazione non aveva fiaccato lo spirito di Giovanna; sin dal principio delle udienze, richiesta di giurare su qualsiasi domanda, ella pretese - e ottenne - di limitare il proprio impegno a quanto concernesse la fede. Inoltre, alla domanda di Cauchon di recitare il ''Padre Nostro'' rispose che lo avrebbe certamente fatto ma solo in confessione, modo sottile per ricordargli la sua veste di ecclesiastico<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 15 (Prima udienza pubblica, mercoledì 21 febbraio 1431, nella cappella del castello di Rouen)}}</ref>.
 
L'interrogatorio di Giovanna si svolse in maniera convulsa, sia perché l'imputata era interrotta continuamente, sia perché alcuni segretari inglesi ne trascrivevano le parole omettendo tutto ciò che fosse a lei favorevole, cosa di cui il notaio Guillame Manchon si lamentò minacciando di astenersi dal presenziare ulteriormente; dal giorno seguente Giovanna fu così sentita in una sala del castello sorvegliata da due guardie inglesi<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|p. 70}}</ref>. Durante la seconda udienza, Giovanna fu interrogata per sommi capi sulla sua vita religiosa, sulle apparizioni, sulle ''voci'', sugli accadimenti occorsi a [[Vaucouleurs]], sull'assalto a [[Parigi]] in un giorno in cui cadeva una solennità religiosa; a questo la Pulzella rispose che l'assalto avvenne per iniziativa dei capitani di guerra, mentre le ''voci'' le avevano consigliato di non spingersi oltre [[Saint-Denis (Senna-Saint-Denis)|Saint-Denis]].
 
Questione non trascurabile posta quel giorno, sebbene in un primo momento passata quasi inosservata, il motivo per cui la ragazza indossasse abiti maschili; alla risposta suggeritale da quegli stessi che la stavano interrogando (ossia se fosse stato un consiglio di Robert de Baudricourt, capitano di Vaucouleurs), Giovanna, intuendo la gravità di un'asserzione simile, rispose: «Non farò ricadere su altri una responsabilità così pesante!»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 22 (Seconda udienza pubblica, giovedì 22 febbraio, in fondo alla sala grande del castello di Rouen)}}</ref> In quest'occasione Cauchon, forse toccato dalla richiesta di essere udita in confessione, fatta dalla prigioniera il giorno precedente, non la interrogò personalmente, limitandosi a chiederle, ancora una volta, di prestare giuramento<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 100}}</ref>. Durante la terza udienza pubblica, Giovanna rispose con una vivacità inattesa in una prigioniera, arrivando ad ammonire il suo giudice, Cauchon, per la salvezza della sua anima.
 
La trascrizione dei verbali rivela anche una vena umoristica inaspettata che la ragazza possedeva nonostante il processo; alla domanda se avesse avuto rivelazione che sarebbe riuscita ad evadere dalla prigione, rispose: «E io dovrei venire a dirvelo?». L'interrogatorio successivo, sull'infanzia di Giovanna, i suoi giochi di bambina, l'''Albero delle Fate'', intorno al quale i bambini giocavano, danzavano e intrecciavano ghirlande, non portò nulla di rilevante per gli esiti processuali, né fece cadere Giovanna in affermazioni che potessero renderla sospetta di stregoneria, come forse era negli intenti dei suoi accusatori<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 25–34 (Terza udienza pubblica, sabato 24 febbraio 1431, nella stessa sala del castello di Rouen)}}</ref>. Di notevole rilevanza, invece, la presenza, tra gli assessori della giuria, di Nicolas Loiseleur, un prete che si era finto prigioniero e aveva ascoltato Giovanna in confessione, mentre, come riferito sotto giuramento da Guillame Manchon, diversi testimoni ascoltavano nascostamente la conversazione, in aperta violazione delle norme ecclesiastiche<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 146}}</ref>.
 
Nelle tre udienze pubbliche successive si accentuò il divario di prospettiva tra i giudici e Giovanna; mentre i primi si accanivano con sempre maggiore tenacia sul motivo per cui Giovanna portasse abiti maschili, la ragazza sembrava a suo agio parlando delle sue ''voci'', che indicò provenire dall'[[arcangelo Michele]], [[Caterina d'Alessandria|santa Caterina]] e [[Margherita di Antiochia|santa Margherita]], differenza evidente nella risposta data circa la luminosità della sala in cui aveva incontrato per la prima volta il [[Delfini di Francia|Delfino]]: «cinquanta torce, senza contare la luce spirituale!»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 37, 38, 41, 42 (Quarta udienza pubblica, martedì 27 febbraio, nella sala grande del castello di Rouen)}}</ref> E ancora, nonostante la prigionia e la pressione del processo, la ragazza non rinunciava a risposte ironiche; ad un giudice che le aveva domandato se l'arcangelo Michele avesse i capelli, Giovanna rispose: «Per quale ragione avrebbero dovuto tagliarglieli?»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 56 (Quinta udienza pubblica, giovedì 1 marzo, nella sala grande del castello di Rouen)}}</ref>
 
=== Gli interrogatori a porte chiuse ===
A partire dal 10 marzo [[1431]] tutte le udienze del processo furono tenute a porte chiuse, nella prigione di Giovanna<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 154, 155}}</ref>. La segretezza degli interrogatori coincise con una procedura inquisitoriale più incisiva; si chiese all'imputata se non ritenesse di aver peccato intraprendendo il suo viaggio contro il parere dei suoi genitori<ref name="Cremisi 81" />; se fosse in grado di descrivere l'aspetto degli angeli<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 106, 109, 113 (Quinto e sesto interrogatorio complementare, giovedì 15 marzo e sabato 17 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref>; se avesse tentato di suicidarsi saltando giù dalla torre del castello di Beaurevoir<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 93, 94, 98, 99 (Quarto interrogatorio complementare, mercoledì 14 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref>; quale fosse il "segno" dato al [[Delfini di Francia|Delfino]] che avrebbe convinto quest'ultimo a prestar fede alla ragazza<ref name="Cremisi 85-90">{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 85–90 (Terzo interrogatorio complementare, martedì 13 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref>; se fosse certa di non cadere più in peccato mortale, ossia se fosse sicura di trovarsi in stato di [[Grazia (teologia)|Grazia]]<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 96 (Quinto interrogatorio complementare, mercoledì 14 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref>. Paradossalmente, quanto più gravi furono le accuse mosse a Giovanna, tanto più sorprendenti vennero le risposte.
 
Giovanna affermò, circa la disobbedienza ai genitori, che «poiché era stato Dio a chiedermelo, avessi avuto anche cento padri e cento madri, fossi anche nata figlia di re, sarei partita ugualmente»<ref name="Cremisi 81" />; circa l'aspetto degli angeli, si spinse ben oltre quanto i suoi accusatori le chiedessero, asserendo con naturalezza: «Vengono spesso tra gli uomini senza che nessuno li veda; io stessa li ho visti molte volte in mezzo alla gente»<ref name="Cremisi 82" />; circa il presunto tentativo di togliersi la vita, ribadì che il suo unico intento era quello di evadere<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 94, 98, 99 (Quarto interrogatorio complementare, mercoledì 14 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref>; riguardo al "segno" dato al Delfino, Giovanna narrò che un angelo aveva consegnato al Delfino Carlo una corona di grande valore<ref name="Cremisi 85-90" />, simbolo della volontà divina che guidava le sue azioni al fine di far riconquistare a Carlo il regno di Francia (raffigurato dalla corona), rappresentazione metaforica<ref>{{Cita|Belloc, 2006|p. 73}}</ref> del tutto in linea con il modo di esprimersi del tempo, soprattutto riguardo a quanto si riteneva ineffabile<ref>{{Cita|Pernoud, 1998|pp. 40–42}}</ref>; riguardo al peccato e se ritenesse di essere in stato di [[Grazia (teologia)|Grazia]], Giovanna rispose «mi rimetto in tutto a Nostro Signore»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 96 (Quarto interrogatorio complementare, mercoledì 14 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref>, così come, pochi giorni prima, durante le udienze pubbliche, aveva risposto: «Se non lo sono, che Dio mi ci metta; se lo sono che Dio mi ci mantenga!»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 31 (Terza udienza publica, sabato 24 febbraio, nella sala grande del castello di Rouen)}}</ref>.
 
Durante il sesto e ultimo interrogatorio, gli inquisitori spiegarono infine a Giovanna che esisteva una "Chiesa trionfante" e una "Chiesa militante"; l'imputata si limitò a riaffermare quanto aveva già risposto: «Che Dio e la Chiesa siano una cosa sola, mi sembra chiaro. Ma voi, perché fate tanti cavilli?»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 110 (Sesto interrogatorio complementare, sabato 17 marzo, nella prigione di Giovanna)}}</ref> Gli stessi contemporanei che ebbero modo di presenziare agli interrogatori, specialmente i più eruditi, come testimonia il medico Jean Tiphaine, notarono l'accortezza e la saggezza con le quali Giovanna rispondeva<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|pp. 75, 76}}</ref>; al contempo difendeva la veridicità delle sue ''voci'', riconosceva l'autorità della Chiesa, si affidava completamente a Dio, così come di lì a pochi giorni, alla domanda se ritenesse di doversi sottomettere alla Chiesa, avrebbe risposto: «Sì, Dio servito per primo»<ref>{{Cita|Pernoud, 1998|p. 51}}</ref>.
 
Il 27 e il 28 marzo furono letti all'imputata i settanta articoli che componevano l'atto di accusa formulato da Jean d'Estivet. Molti articoli erano palesemente falsi o quantomeno non suffragati da alcuna testimonianza, meno che mai dalle risposte dell'imputata<ref name="Pernoud 76" />; tra essi si legge che Giovanna avrebbe bestemmiato, portato con sé una [[mandragora]], stregato stendardo, spada e anello conferendo ad essi virtù magiche; frequentato le ''fate'', venerato spiriti maligni, tenuto commercio con due "consiglieri della sorgente", fatto venerare la propria armatura, formulato divinazioni. Altri, come il sessantaduesimo articolo, sarebbero potuti risultare più insidiosi, in quanto ravvisavano in Giovanna la volontà di entrare in contatto direttamente con il divino, senza la mediazione della Chiesa, eppure passarono quasi inosservati. Paradossalmente, risultò di sempre maggior rilevanza l'uso di Giovanna di portare abiti da uomo<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 124–144 Atti d'accusa}}</ref>.
 
Si scontravano da un lato l'applicazione formale e letterale della dottrina, che si appigliava a quell'abito maschile come ad un marchio d'infamia, dall'altro la visione ''mistica'' di Giovanna, per la quale l'abito era cosa da nulla se paragonato al mondo spirituale<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 40, 41 (Quarta udienza pubblica, martedì 27 febbraio, nella sala grande del castello di Rouen)}}</ref>. Il 31 marzo Giovanna fu nuovamente interrogata nella sua prigione e acconsentì a sottomettersi alla Chiesa, purché non le fosse chiesto di affermare che le ''voci'' non provenissero da [[Dio#Visione cristiana|Dio]]; che avrebbe ubbidito ad essa purché Dio fosse «servito per primo»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 139, 140 (Sabato 31 marzo, vigilia di Pasqua, nella prigione di Giovanna)}}</ref>. Così trascorse la Pasqua, che quell'anno cadeva il primo giorno d'aprile, senza che Giovanna potesse udire Messa o comunicarsi, nonostante le sue suppliche.
 
I settanta articoli in cui consisteva l'accusa contro Giovanna la Pulzella furono condensati in dodici articoli estratti dall'atto formale redatto da Jean d'Estivet; tale era la normale procedura inquisitoriale. Questi dodici articoli, in base ai quali Giovanna era considerata «[[Idolatria#Teologia cattolica|idolatra]]», «invocatrice di [[diavolo|diavoli]]»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 157, 158 (Mercoledì 23 maggio, in una sala del Castello di Rouen, Undicesimo articolo)}}</ref>, «[[Bestemmia#Nuovo Testamento|blasfema]]», «[[Eresia#Cattolicesimo|eretica]]»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 155, 156 (Mercoledì 23 maggio, in una sala del Castello di Rouen, Settimo articolo)}}</ref> e «[[Scisma#Uso nel Cristianesimo|scismatica]]»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 158 (Mercoledì 23 maggio, in una sala del Castello di Rouen, Dodicesimo articolo)}}</ref>, furono sottoposti agli assessori e inviati a teologi di chiara fama; alcuni li approvarono senza riserve ma diverse furono le voci discordanti; uno degli assessori, Raoul le Sauvage, ritenne che l'intero processo dovesse essere inviato al [[Papa|Pontefice]]; il vescovo di [[Diocesi di Avranches|Avranches]] rispose che non v'era nulla d'impossibile in quanto Giovanna asseriva<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 113}}</ref>; alcuni chierici di Rouen o ivi giunti ritenevano, di fatto, Giovanna innocente o, quantomeno, il processo illegittimo; tra questi Jean Lohier, che reputava il processo illegale nella forma e nella sostanza<ref>[http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/bulls/documents/hf_ben-xv_bulls_19200516_divina-disponente_it.html Bolla di canonizzazione di Giovanna d'Arco a firma del Pontefice Benedetto XV]</ref>, in quanto gli assessori non erano liberi, le sedute si tenevano a porte chiuse, gli argomenti trattati troppo complessi per una ragazzina, e soprattutto il vero motivo del processo era ''politico'', in quanto attraverso Giovanna s'intendeva infangare il nome di [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]].
 
Per queste sue schiette risposte, che oltretutto svelavano il fine politico del processo, Lohier dovette abbandonare in gran fretta Rouen<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 111, 112}}</ref>. Il 16 aprile [[1431]] Giovanna fu colpita da un grave malessere accompagnato da un violento stato febbrile, che fece temere per la sua vita, ma si riprese nel giro di pochi giorni. Le vennero inviati tre medici, tra cui Jean Tiphaine, medico personale della duchessa di Bedford, che poté riferire che Giovanna si era sentita male dopo aver mangiato un pesce inviatole da Cauchon, cosa che suscitò il sospetto di un tentato avvelenamento, peraltro mai provato<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 136–138}}</ref>. Due giorni dopo, tuttavia, Giovanna riuscì a sostenere la "ammonizione caritatevole", alla quale ne seguì una seconda il 2 maggio, senza che Giovanna cedesse su nulla, pur riconoscendo l'autorità del Pontefice. Del resto, più di una volta la ragazza si era appellata al Papa; appello che le era sempre stato negato nonostante la contraddizione evidente, essendo impossibile essere eretici e riconoscere al contempo l'autorità pontificia<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 48, 147 (Quinta udienza pubblica, giovedì 1 marzo, nella sala grande del castello di Rouen; mercoledì 2 maggio, in una sala del castello di Rouen) Il 2 maggio Giovanna chiede d'essere condotta dinanzi al Papa; nella Quinta udienza pubblica, del giovedì 1 marzo, tenutasi nella sala grande del castello di Rouen, aveva risposto «Io credo a monsignore il papa che sta a Roma», ''ibidem''}}</ref>.
 
Il 9 maggio Giovanna, condotta nel torrione del castello di Rouen, si trovò dinanzi Cauchon, alcuni assessori, e Maugier Leparmentier, il boia; minacciata di tortura, non rinnegò nulla e rifiutò di piegarsi, pur confessando la propria paura. Il tribunale decise infine di non ricorrere alla tortura, probabilmente per il timore che la ragazza riuscisse a sopportare la prova<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 142, 147, 148}}</ref> e forse anche per non rischiare di apporre sul processo una macchia indelebile<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 169}}</ref>. Il 23 maggio furono letti a Giovanna, presenti numerosi membri del tribunale, i dodici articoli a suo carico. Giovanna rispose che confermava tutto quanto aveva detto durante il processo e che lo avrebbe sostenuto sino alla fine<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 161 (Mercoledì 23 maggio, in una sala del castello di Rouen)}}</ref>.
 
=== L'abiura ===
Il 24 maggio [[1431]] Giovanna fu tradotta dalla sua prigione nel cimitero dalla chiesa di Saint-Ouen, sul margine orientale della città, ove erano già state preparate una piattaforma per lei, in modo che la popolazione potesse vederla e udirla distintamente<ref>{{Cita|Belloc, 2006|p. 74}}</ref>, e tribune per i giudici e gli assessori. Più in basso, il carnefice attendeva sul suo carro<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 132, 133}}</ref>. Presente [[Enrico Beaufort]], vescovo di [[Antica diocesi di Winchester|Winchester]] e [[cardinale]], la ragazza fu ammonita da Guillame Erard, teologo, che, dopo un lungo sermone, domandò a Giovanna, ancora una volta, di [[Atto di abiura|abiurare]] i crimini contenuti nei dodici articoli dell'accusa. Giovanna rispose: «Mi rimetto a Dio e al Nostro Santo Padre il Papa»<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 172, 173}}</ref><ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 163 (Giovedì 24 maggio, nel cimitero dell'abbazia di Saint-Ouen a Rouen)}}</ref><ref>«Ego refero me Deo et domino nostro Papæ» - {{lingue|fr|la}} {{cita web|url=http://www.stejeannedarc.net/condamnation/abjuration24mai.php|titolo=Procès de condamnation - procès ordinaire - Abjuration - 24 mai 1431|accesso=26 novembre 2011}}</ref>, risposta che doveva esserle stata suggerita da Jean de La Fontaine, il quale, pur nella sua veste di assessore, evidentemente aveva ritenuto corretto informare l'imputata dei suoi diritti<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 167, 168}}</ref> (fatto che gli sarebbe costato l'esclusione dal processo e l'allontanamento da Rouen)<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 110, 111}}</ref>; inoltre, presso la ragazza si trovavano i domenicani Isambart de la Pierre e Martin Ladvenu, esperti delle procedure inquisitoriali<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 165, 172}}</ref><ref name="Cardini 151">{{Cita|Cardini, 1999|p. 151}}</ref>.
[[File:Jehanne signature.jpg|thumb|La sua firma (l'unica parola che la Pulzella, analfabeta, fosse in grado di scrivere)]]
Com'era prassi del tempo, l'appello al [[Papa|Pontefice]] avrebbe dovuto interrompere la procedura inquisitoriale e portare alla traduzione dell'imputata innanzi al Papa, tuttavia; nonostante la presenza di un cardinale, Erard liquidò la questione sostenendo che il Pontefice era troppo lontano<ref name="Cardini 151" /><ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 173}}</ref>, continuando ad ammonire Giovanna per tre volte; infine, Cauchon prese la parola e iniziò a leggere la sentenza quando fu interrotto da un grido di Giovanna: «Accetto tutto quello che i giudici e la Chiesa vorranno sentenziare!»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 164 (Giovedì 24 maggio, nel cimitero dell'abbazia di Saint-Ouen a Rouen)}}</ref>.
 
A Giovanna fu quindi consegnato una dichiarazione per mano dell'usciere, Jean Massieu; nonostante lo stesso Massieu l'avvertisse del pericolo in cui incorreva firmandola, la ragazza siglò il documento con una croce<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 173–175}}</ref>. In realtà Giovanna, seppure analfabeta, aveva imparato a firmare con il suo nome, "Jehanne", così come appare nelle lettere che ci sono pervenute<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 110}}</ref> e anzi la Pulzella aveva dichiarato durante il processo<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|p. 49 (Quinta udienza pubblica, giovedì 1º marzo, nella sala grande del castello di Rouen)}}</ref> che era solita apporre una croce su una lettera inviata a un capitano di guerra quando voleva significare ch'egli non doveva fare ciò che ella gli aveva scritto; è probabile che tale segno avesse, nella mente di Giovanna, lo stesso significato, tanto più che la ragazza lo tracciò accompagnandolo con un riso enigmatico<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 174}}</ref><ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 152}}</ref>.
 
L'abiura che Giovanna aveva firmato non era più lunga di otto righe, nelle quali s'impegnava a non riprendere le armi, né portare abito d'uomo, né capelli corti, mentre agli atti venne messo un documento di [[Atto di abiura|abiura]] di quarantaquattro righe in latino<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|pp. 80, 81}}</ref>. La sentenza emessa era comunque durissima: Giovanna era condannata alla carcerazione a vita nelle prigioni ecclesiastiche, a «pane di dolore» ed «acqua di tristezza». Nondimeno, la ragazza sarebbe stata sorvegliata da donne, non più costretta da ferri giorno e notte, libera dal tormento dei continui interrogatori; quale dovette essere la sua sorpresa quando udì le parole di Cauchon che ordinava: «Conducetela là dove l'avete presa»<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 135, 136}}</ref>.
 
Questa violazione delle norme ecclesiastiche fu con ogni probabilità voluta dallo stesso Cauchon per un fine preciso, indurre Giovanna ad indossare nuovamente l'abito da uomo per difendersi dai soprusi dei soldati. Infatti solamente i ''relapsi'', ossia coloro che, avendo già abiurato, ricadevano in errore, erano destinati al rogo<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|p. 82}}</ref>. Gli inglesi, tuttavia, persuasi che ormai Giovanna fosse sfuggita loro di mano, poco avvezzi alle procedure dell'Inquisizione, esplosero in un tumulto e in un lancio di sassi contro lo stesso Cauchon<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 136}}</ref>. Nuovamente in carcere, Giovanna divenne oggetto di una collera ancora maggiore da parte dei suoi carcerieri; il [[Ordine dei frati predicatori|domenicano]] Martin Ladvenu riporta che Giovanna gli riferì di un tentativo di violentarla da parte di un inglese, che, non riuscendovi, la percosse con ferocia<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 145, 146}}</ref>.
 
La mattina di domenica 27 maggio, Giovanna chiese di alzarsi e un soldato inglese le sottrasse gli abiti da donna e gettò nella sua cella quelli maschili; nonostante le proteste della Pulzella, non gliene furono concessi altri<ref name="Belloc 75, 76">{{Cita|Belloc, 2006|pp. 75, 76}}</ref>. A mezzogiorno, Giovanna fu costretta a cedere<ref>{{Cita|Michelet, 2000|p. 146}}</ref><ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 175}}</ref>; [[Pierre Cauchon|Cauchon]] e il viceinquisitore Lemaistre, insieme ad alcuni assessori, si recarono il giorno seguente alla prigione: Giovanna affermò coraggiosamente di aver ripreso l'abito maschile di propria iniziativa, poiché si trovava tra uomini e non, come suo diritto, in una prigione ecclesiastica, sorvegliata da donne, ove poter sentir messa.
 
Interrogata ancora, ribadì di credere fermamente che le ''voci'' che le apparivano erano quelle di [[Caterina d'Alessandria|santa Caterina]] e di [[Margherita d'Antiochia|santa Margherita]], di essere inviata da [[Dio#Visione cristiana|Dio]], di non aver capito una sola parola dell'atto di abiura, e aggiunse: «Dio mi ha mandato a dire per bocca di santa Caterina e santa Margherita quale miserabile tradimento ho commesso accettando di ritrattare tutto per paura della morte; mi ha fatto capire che, volendo salvarmi, stavo per dannarmi l'anima!» e ancora: «Preferisco fare penitenza in una sola volta e morire piuttosto che sopportare più a lungo la sofferenza di questa prigione»<ref>{{Cita|Cremisi, 2000|pp. 167–169 (Processo di "relapsa". Esecuzione.)}}</ref>. Il 29 maggio Cauchon riunì per l'ultima volta il tribunale per decidere la sorte di Giovanna. Su quarantadue assessori, trentanove dichiararono che fosse necessario leggerle nuovamente l'abiura formale e proporle la "Parola di Dio". Il loro potere, però, era solo consultivo: Cauchon e Jean Lemaistre condannarono Giovanna al rogo<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 178 Il nome di Lemaistre non compare, tuttavia, nella redazione del processo di «relapsa» ed è dubbio che egli vi abbia partecipato, nonostante fosse giudice al pari di Pietro Cauchon.}}</ref><ref>{{cita web|lingua=fr|url=http://www.stejeannedarc.net/condamnation/deliberation29mai.php |titolo=Procès de condamnation - la cause de relaps - Déliberation - 29 mai 1431|accesso=26 novembre 2011}}</ref>.
 
== Il supplizio e la morte==
[[File:Joan of arc burning at stake.jpg|thumb|''Morte di Giovanna d'Arco'', pittura di [[Jules Eugène Lenepveu]], 1886-1890, [[Pantheon (Parigi)|Panthéon de Paris]]]]
Il 30 maggio [[1431]] entrarono nella cella di Giovanna due frati [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]], Jean Toutmouillé e Martin Ladvenu; quest'ultimo la ascoltò in [[Penitenza (sacramento)|confessione]] e le comunicò quale sorte era stata decretata per lei quel giorno; nella sua ultima lamentazione, la Pulzella, vedendo entrare il vescovo [[Pierre Cauchon|Cauchon]] esclamò: «Vescovo, muoio per causa vostra». In seguito, quando questi si fu allontanato, Giovanna chiese di ricevere l'[[eucaristia]]. Fra Martin Ladvenu non seppe che cosa risponderle, poiché non era possibile ad un eretico comunicarsi e chiese allo stesso Cauchon come dovesse comportarsi; sorprendentemente, e in violazione, ancora una volta, di ogni norma ecclesiastica, questi rispose di somministrarle il sacramento<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 177}}</ref><ref>{{Cita|Cardini, 1999|p. 158}}</ref>.
 
Giovanna fu condotta nella piazza del Mercato Vecchio di [[Rouen]] e fu data lettura della sentenza ecclesiastica. Successivamente, senza che il [[Balivo#Francia|balivo]] o il suo luogotenente prendessero in custodia la prigioniera<ref>{{Cita|Pernoud, 1992|pp. 84, 85}}</ref>, fu abbandonata nelle mani del boia, Geoffroy Thérage, e condotta dove il legno era già pronto, di fronte a una folla numerosa riunitasi per l'occasione<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 178–181}}</ref>. Vestita di un lungo abito bianco e scortata da circa duecento soldati, salì sino al palo dove fu incatenata, sopra una gran quantità di legna<ref>{{Cita|Belloc, 2006|p. 77}}</ref>. In tal modo, non c'era possibilità per il boia di abbreviare il supplizio della condannata, facendole perdere i sensi per l'impossibilità di respirare e facendo poi bruciare il corpo già morto. Sarebbe dovuta ardere viva.
 
Giovanna, caduta in ginocchio, invocava Dio, la Vergine, l'arcangelo Michele, santa Caterina e santa Margherita; domandava e offriva perdono a tutti<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 152–154}}</ref>. Chiese una croce e un soldato inglese, impietosito, prese due rami secchi e li legò a formarne una, che la ragazza strinse al petto; Isambart de La Pierre corse a prendere la croce astile della chiesa e gliela pose dinanzi; infine, i soldati strattonarono il boia e gli ordinarono: «fa' ciò che devi». Il fuoco salì veloce e Giovanna chiese dapprima dell'acqua benedetta, poi, investita dalle fiamme, nel dolore atroce, gridò a gran voce: «Gesù!». Così morì Giovanna la Pulzella, a soli diciannove anni<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 179–181}}</ref>.
 
== La riabilitazione e la canonizzazione ==
Nel [[1449]] [[Rouen]] capitolò dinanzi all'esercito francese, agli ordini del [[Bastardo d'Orléans]], dopo decenni di dominazione inglese (durante i quali la popolazione era passata da 14.992 a 5.976 abitanti<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 198}}</ref>). Scorgendo le avanguardie dell'armata reale, gli abitanti della città tentarono di aprir loro la porta di Sant'Ilario, ma furono giustiziati dalla guarnigione inglese. Tuttavia, la ribellione nella "seconda capitale del regno" era evidentemente ormai prossima. Il governatore, Edmond de Somerset, ottenne un salvacondotto per sé e i suoi, e un'amnistia generale per coloro che avevano collaborato con gli inglesi nel periodo di occupazione<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 264–266}}</ref>; in cambio, lasciò sia Rouen sia altre città minori come [[Honfleur]] e, sano e salvo, si ritirò nei pressi di [[Caen]].
 
Quando [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] entrò nella città fu accolto da trionfatore, e di lì a breve ordinò al suo consigliere Guillame Bouillé un'inchiesta sul processo subito da Giovanna diciotto anni prima<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 194, 195}}</ref>. Nel frattempo, molte cose erano cambiate o stavano cambiando: con la vittoria francese di [[Battaglia di Castillon|Castillon]] del [[1453]] la [[guerra dei cent'anni]] ebbe fine, pur in assenza di un trattato di pace; gli inglesi mantenevano solo il porto di [[Calais]]<ref>{{Cita|Garnier, 1999|pp. 277–279}}</ref>; lo [[scisma]] che travagliava la Chiesa era cessato con l'abdicazione dell'ultimo [[antipapa]], [[Amedeo VIII di Savoia|Felice V]], il duca Amedeo VIII di Savoia; tra i negoziatori che giunsero a persuarderlo a sottomettersi all'autorità della Chiesa, lo stesso Bastardo d'Orléans<ref>{{cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 234}}</ref>, ormai braccio destro del re sul campo di battaglia, suo consigliere e suo rappresentante in tutte le questioni diplomatiche rilevanti<ref>{{Cita|Caffin de Merouville, 2003|pp. 344–349}}</ref>
[[File:Jeanne d' Arc (Eugene Thirion).jpg|thumb|''Jeanne d'Arc écoutant les voix'', olio su tela di Eugene Thirion, 1876, Ville de [[Chatou]], église Notre-Dame]]
Nel [[1452]], il legato pontificio [[Guillaume d'Estouteville]] e l'Inquisitore di Francia, Jean Bréhal, aprirono anch'essi un procedimento ecclesiastico che portò ad un [[rescritto]] a firma del pontefice [[papa Callisto III|Callisto III]] con cui si autorizzava una revisione del processo del 1431, che durò dal 7 novembre [[1455]] al 7 luglio [[1456]]. Dopo aver ascoltato centoquindici testimoni, il precedente processo fu dichiarato nullo e Giovanna fu, a posteriori, riabilitata e riconosciuta innocente<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 198–201 La data d'inizio del ''Processo in nullità della condanna'' è stabilita al 7 novembre 1455, giorno in cui la madre di Giovanna si presentò, a Parigi, innanzi a tre vescovi designati dal Pontefice, chiedendo formalmente la revisione del processo di condanna. Agli atti furono allegate anche le deposizioni già acquisite in tale data.}}</ref><ref>{{fr|la}} {{cita web|url=http://www.stejeannedarc.net/rehabilitation/I-presentation_rescrit.php|titolo=Procès de réhabilitation - CHAPITRE I - PRÉSENTATION DU RESCRIT, PROCURATIONS ET PREMIÈRES CITATIONS - I - Présentation du rescrit et suppliques initiale - 7 novembre 1455|accesso=26 novembre 2011}}</ref>.
 
Il suo antico compagno d'armi, il Bastardo d'Orléans, ormai divenuto conte di Dunois, fece erigere in ricordo di Giovanna una croce nel bosco di Saint-Germain, la "Croix-Pucelle", ancora oggi visibile<ref>{{Cita|Pernoud, 1969|p. 182}}</ref><ref>{{cita web|lingua=fr|url=http://rene.clementi.free.fr/vexin/Foret_st_germain/index.htm|titolo=La Forêt de Saint-Germain-en-Laye|accesso=16 marzo 2011}}</ref>. Quattro secoli dopo, nel [[1869]], il [[diocesi di Orléans|vescovo d'Orléans]] presentò una [[petizione]] per la [[canonizzazione]] della fanciulla. [[Papa Leone XIII]], il 27 gennaio [[1894]], la proclamò [[venerabile]] e diede inizio al suo processo di [[beatificazione]]<ref>{{Cita|Cardini, 1999|pp. 169, 170}}</ref>.
 
Giovanna venne beatificata il 18 aprile [[1909]] da [[papa Pio X]] e proclamata [[Santo#La Chiesa cattolica|santa]] da [[papa Benedetto XV]] il 16 maggio [[1920]], dopo che le era stato riconosciuto il potere intercessorio per i [[miracolo|miracoli]] prescritti (guarigione di due suore da [[ulcera|ulcere]] incurabili e di una suora da una osteo-periostite cronica tubercolare, per quanto concerne la [[beatificazione]], e la guarigione "istantanea e perfetta" di altre due donne, l'una affetta da una malattia perforante la pianta del piede, l'altra da "tubercolosi peritoneale e polmonare e da lesione organica dell'orifizio mitralico", per quanto concerne la [[canonizzazione]])<ref>{{cita web|url=http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/bulls/documents/hf_ben-xv_bulls_19200516_divina-disponente_it.html|titolo=Bolla di canonizzazione di Giovanna d'Arco a firma di Benedetto XV del 16 maggio 1920|accesso=26 novembre 2011}}</ref>.
 
Giovanna fu dichiarata [[patrona]] di [[Francia]]<ref>Più precisamente, è una santa patrona secondaria della Francia, insieme a Santa Teresa di Lisieux, mentre patrona principale è la Santissima Maria madre di Dio. - {{la}} {{cita web|url=http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/apost_letters/documents/hf_p-xii_apl_19440503_santa-teresa-bambino-gesu_lt.html|titolo=Lettera apostolica che proclama Santa Teresa di Lisieux patrona secondaria della Francia, a firma di Pio XII|accesso=26 novembre 2011}}</ref>, della [[Telegrafo|telegrafia]] e della [[radiofonia]]. È venerata anche come protettrice dei martiri e dei perseguitati religiosi, delle [[forze armate]] e di [[polizia]]. La sua [[calendario dei santi|memoria liturgica]] è celebrata il 30 maggio. Giovanna d'Arco viene richiamata esplicitamente nel [[catechismo della Chiesa cattolica]] quale una delle più belle dimostrazioni d'un animo aperto alla [[Grazia (teologia)|Grazia]] salvatrice<ref>{{cita web|url=http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c3a2_it.htm|titolo=Catechismo della Chiesa Cattolica - Grazia e giustificazione|accesso=26 novembre 2011}}</ref>. Oggi è la [[Santo#La Chiesa cattolica|santa]] francese più venerata.
 
== La verginità ==
Definendosi apertamente "la Pulzella", Giovanna dichiarava di volersi mettere al servizio di Dio in maniera totale, anima e corpo; la sua [[verginità]] simboleggiava chiaramente la purezza, tanto da un punto di vista fisico quanto da quello spirituale, della ragazza. Se fosse stata scoperta a mentire, sarebbe stata allontanata immediatamente. Di conseguenza, appurare la veridicità dell'affermazione acquisiva importanza soprattutto circa l'attendibilità di Giovanna. Così, per ben due volte, venne sottoposta all'esame delle matrone, a [[Poitiers]] nel marzo [[1429]] (dove fu esaminata da Jeanne de Preuilly, moglie di Raoul de Gaucourt, governatore d'Orléans, e da Jeanne de Mortemer, moglie di Robert le Maçon)<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 49, 50}}</ref> e a [[Rouen]] il 13 gennaio [[1431]], su ordine del vescovo [[Pierre Cauchon|Pietro Cauchon]], sotto la supervisione della stessa [[Anna di Borgogna (1404-1432)|Anna di Borgogna]], duchessa di Bedford, essendo trovata ''pulzella''<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 139–140}}</ref>.
 
L'abitudine di Giovanna di portare abiti maschili, dettata in un primo tempo dalla necessità di cavalcare e indossare l'armatura, in galera aveva probabilmente il fine di impedire ai malintenzionati di violentarla. Durante il processo la questione degli indumenti da uomo fu ripresa a più volte e, secondo Jean Massieu<ref>{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|pp. 175, 176}}</ref>, durante la carcerazione ella riprese a vestire abiti femminili, ma le guardie inglesi le avrebbero tolto gli stessi gettandole in cella il sacco nel quale vi era l'abito da uomo<ref name="Belloc 75, 76" />.
 
== Le reliquie ==
Giovanna d'Arco fu giustiziata sul [[rogo]] il 30 maggio [[1431]]; l'esecuzione procedette con modalità ben descritte nelle cronache dell'epoca. La condannata fu uccisa direttamente dalle fiamme - contrariamente a quanto accadeva solitamente per i condannati a morte, che erano soffocati dall'inalazione dei fumi arroventati prodotti dalla combustione del legname e della paglia<ref>{{Cita|Michelet, 2000|pp. 152, 153}}</ref>. Alla fine, del corpo della Pulzella rimasero solo le ceneri, il cuore e qualche frammento osseo. Secondo la testimonianza di Isambart de La Pierre, il cuore di Giovanna non fu consumato nel rogo e, per quanto zolfo, olio o carbone il carnefice vi mettesse, non accennava ad ardere<ref name="Pernoud-Clin 181">{{Cita|Pernoud-Clin, 1987|p. 181}}</ref>. I resti del rogo furono quindi caricati su un carro e gettati nella Senna, per ordine del conte di Warwick<ref name="Pernoud-Clin 181" /><ref>{{Cita|Belloc, 2006|p. 78}}</ref>.
 
Nonostante la meticolosità dei carnefici e le rigide disposizioni delle autorità borgognone e inglesi avessero reso molto improbabile questa eventualità, nel [[1867]] furono rinvenute alcune presunte reliquie di Giovanna d'Arco nella residenza parigina di un farmacista<ref>{{en}}{{cita news|url=http://www.guardian.co.uk/world/2006/dec/17/france.alexduvalsmith|titolo=Solved at last: the burning mystery of Joan of Arc|accesso=26 novembre 2011|pubblicazione=The Observer|autore=Alex Duval Smith|data=17 dicembre 2006}}</ref>. Fra queste vi era anche un femore di gatto la cui presenza, a detta di chi ne sosteneva l'autenticità, era spiegabile con il fatto che uno di questi animali sarebbe stato gettato nel rogo in cui ardeva la fanciulla. Le recenti analisi condotte da Philippe Charlier hanno però dimostrato che le reliquie attribuite alla santa sono in realtà databili tra il [[VI secolo a.C.|VI]] e il [[III secolo a.C.]] e sono frammenti di una [[mummia]] egiziana (i presunti segni di combustione sono in realtà, secondo Charlier, il prodotto di un processo di imbalsamazione)<ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/esteri/giovanna-darco/giovanna-darco/giovanna-darco.html|titolo=Francia, luce sui resti di Giovanna d'Arco: "Reliquie false, ci sono ossa di gatto"|pubblicazione=La Repubblica|data=18 dicembre 2006|accesso=26 novembre 2011}}</ref><ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/scienza_e_tecnologia/darco-falso/darco-falso/darco-falso.html|titolo=False le reliquie di Giovanna d'Arco: "Appartengono ad una mummia egizia"|accesso=26 novembre 2011|pubblicazione=La Repubblica|data=4 aprile 2007}}</ref>.
 
== Il mito di Giovanna d'Arco ==
{{Vedi anche|Giovanna d'Arco nella cultura di massa}}
 
La forte impressione che la vita di Giovanna suscitò fra i suoi contemporanei e, in seguito, la scarsa conoscenza delle fonti storiche, diedero luogo ad una ''mitizzazione'' del personaggio, reinterpretandolo in maniera molto diversa, e, talvolta, diametralmente opposta, anche in ambito politico.
 
L'incredibile e breve vita, la passione e la drammatica morte di Giovanna d'Arco sono state raccontate innumerevoli volte in [[saggio|saggi]], [[romanzo|romanzi]], [[biografia|biografie]], [[drammaturgia|drammi]] per il [[teatro]]; anche il [[cinema]] e l'[[opera lirica]] si sono occupati di questa figura.
 
== Note ==
{{Note strette}}
 
== Bibliografia ==
;Contesto storico
* {{cita libro|nome= Michel|cognome= Caffin de Merouville|anno= 2003|titolo= Le beau Dunois et son temps|città= Parigi|editore= Nouvelles Éditions Latines|isbn= 2-7233-2038-3|lingua= francese|cid=Caffin de Merouville, 2003}}
* {{cita libro|nome= [[Georges Duby|Georges]]|cognome= [[Georges Duby|Duby]] (a cura di)|anno= 2001|titolo= Storia della Francia (Volume primo)|città= Milano|editore= RCS Libri|isbn= 88-452-4951-4|cid=Duby, 2001}}
* {{cita libro|nome= Robert|cognome= Garnier|anno= 1999|titolo= Dunois le bâtard d'Orléans|città= Parigi|editore= Éditions F. Lanore|isbn= 2-85157-174-5|lingua= francese|cid=Garnier, 1999}}
* {{cita libro|nome= [[Régine Pernoud|Régine]]|cognome= [[Régine Pernoud|Pernoud]]|anno= 1969|titolo= La libération d'Orléans|città= Parigi|editore= Gallimard|lingua= francese|cid=Pernoud, 1969}}
* {{cita libro|nome= [[Régine Pernoud|Régine]]|cognome= [[Régine Pernoud|Pernoud]]|anno= 1995|titolo= Réhabilitation de Jeanne d'Arc, reconquête de la France|città= Monaco|editore= Éditions du Rocher|isbn= 2-268-02089-4|lingua= francese|cid=Pernoud, 1995}}
;Vita di Giovanna
* {{cita libro|nome= [[Hilaire Belloc|Hilaire]]|cognome= [[Hilaire Belloc|Belloc]]|anno= 2006|titolo= Giovanna d'Arco|città= Verona|editore= Fede & Cultura|isbn= 88-89913-02-9|cid=Belloc, 2006}}
* {{cita libro|nome= Giovanni|cognome= Bogliolo|anno= 2000|titolo= Giovanna d'Arco|città= Milano|editore= RCS Libri|isbn= 88-17-25897-0|cid=Bogliolo, 2000}}
* {{cita libro|nome= [[Franco Cardini|Franco]]|cognome= [[Franco Cardini|Cardini]]|anno= 1999|titolo= Giovanna d'Arco. La vergine guerriera|città= Milano|editore= Mondadori|isbn= 88-04-46471-2|cid=Cardini, 1999}}
* {{cita libro|nome= Guillame|cognome= Cousinot|anno= 1992|titolo= Chronique de la Pucelle (réimpression de l'édition de Vallet de Viriville)|città= Caen|editore= Paradigme|isbn= 2-86878-077-6|lingua= francese|cid=Cousinot, 1992}}
* {{cita libro|nome= [[Jules Michelet|Jules]]|cognome= [[Jules Michelet|Michelet]]|anno= 2000|titolo= Giovanna d'Arco|città= Napoli|editore= FILEMA edizioni|isbn= 88-86358-39-3|cid=Michelet, 2000}}
* {{cita libro|nome= [[Régine Pernoud|Régine]]|cognome= [[Régine Pernoud|Pernoud]]|coautori= Marie-Véronique Clin|anno= 1987|titolo= Giovanna d'Arco|città= Roma|editore= Città Nuova Editrice|isbn= 88-311-5205-X|cid=Pernoud-Clin, 1987}}
* {{cita libro|nome= [[Régine Pernoud|Régine]]|cognome= [[Régine Pernoud|Pernoud]]|anno= 1992|titolo= Giovanna d'Arco. Una vita in breve|città= Cinisello Balsamo|editore= San Paolo|isbn= 88-215-2350-0|cid=Pernoud, 1992}}
;Spiritualità di Giovanna
* {{cita libro|nome= [[Charles Péguy|Charles]]|cognome= [[Charles Péguy|Péguy]]|anno= 1993|titolo= Il mistero della carità di Giovanna d'Arco|città= Milano|editore= Jaca Book|cid=Péguy, 1993}}
* {{cita libro|nome= [[Régine Pernoud|Régine]]|cognome= [[Régine Pernoud|Pernoud]]|anno= 1998|titolo= La spiritualità di Giovanna d'Arco|città= Milano|editore= Jaca Book|isbn= 88-16-40480-9|cid=Pernoud, 1998}}
;Processo di condanna
* {{cita libro|nome= Teresa|cognome= Cremisi (a cura di)|anno= 2000|titolo= Il processo di condanna di Giovanna d'Arco|città= Milano|editore= SE|isbn= 88-7710-482-1|cid=Cremisi, 2000}}
* {{cita libro|nome= Luciano|cognome= Verona|coautori= Marco Paolo Verona|anno= 1992|titolo= Il processo di condanna di Jeanne La Pucelle. Dal manuscrit d'Orléans|città= Milano|editore= Arcipelago Edizioni|isbn= 88-7695-097-4|cid=Verona e Verona, 1992}}
 
== Voci correlate ==
* [[guerra dei cent'anni]]
* [[Storia della donna nel cristianesimo]]
* [[Lista di persone giustiziate per eresia]]
* [[Carlo VII di Francia]]
* [[Gilles de Rais]]
* [[Bastardo d'Orléans]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons|wikispecies=Malaxideae}}
{{Interprogetto|s2=fr:Auteur:Jeanne d'Arc|s2_lingua=francese}}
{{wikilibro|Giovanna d'Arco}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{santiebeati|33100|santa Giovanna d'Arco}}
* {{cita web|url=http://archive.joan-of-arc.org/ |titolo=Archivio online su Giovanna d'Arco, con i documenti originali|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://www.jeanne-darc.dk/ Jeanne d'Arc |titolo=Online University research project|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://www.Jehanne-Darc.com/ |titolo=Jehanne-Darc.com|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://www.maidofheaven.com/joanofarc_timeline_history.asp Jeanne Darc |titolo=Cronologia|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://www.jeannedarc.com.fr/centre/centre.htm |titolo=Sito del Centre Jeanne d'Arc di Orléans|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://www.stejeannedarc.net/ |titolo=Fonti storiche, testi e studi su Giovanna d'Arco|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/bulls/documents/hf_ben-xv_bulls_19200516_divina-disponente_it.html|titolo= Bolla di canonizzazione di Giovanna d'Arco a firma del Pontefice Benedetto XV}}
* {{cita web|url=http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110126.html|titolo=Santa Giovanna d'Arco, Udienza Generale di papa Benedetto XVI|data= 26 gennaio 2011}}
 
==Collegamenti esterni==
{{Controllo di autorità}}
*[http://www.tropicos.org/Name/50169899 ''Malaxideae''] Tropicos Database
*[https://web.archive.org/web/20100617003921/http://www.ars-grin.gov/cgi-bin/npgs/html/family.pl?2209 ''Malaxideae''] GRIN Database
*{{cita web|url=http://apps.kew.org/wcsp/home.do |titolo=World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW|accesso=30 giugno 2010}}
 
{{portale|biologia|botanica}}
{{Voce di qualità|valutazione=Wikipedia:Voci di qualità/Segnalazioni/Giovanna d&#39;Arco|arg=biografie|arg2=storia|giorno=8|mese=12|anno=2011}}
<!-- http://vs.aka-online.de/cgi-bin/globalwpsearch.pl? -->
{{Portale|biografie|cattolicesimo|guerra dei cent'anni|medioevo}}
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