Utente:Franco aq/sandbox1 e Chiese di Rieti: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
LauBot (discussione | contributi)
m Bot: passaggio degli url da HTTP a HTTPS
 
Riga 1:
{{Torna a|Rieti|Diocesi di Rieti}}
=[[Medaglia interalleata della vittoria (Belgio)]]=
[[File:Mappa di Rieti ad inizio Novecento.svg|thumb|Mappa di Rieti ad inizio Novecento, con indicate la maggior parte delle chiese del centro storico]]
 
Quello che segue è un elenco delle '''chiese''' esistenti o esistite a '''Rieti'''.
{{Torna a|Medaglia interalleata della vittoria}}
 
== Cattedrale di Santa Maria Assunta ==
{{Onorificenza
{{Vedi anche|Cattedrale di Santa Maria Assunta (Rieti)}}
|nome = Medaglia interalleata della vittoria
|nomecompleto = Médaille de la Victoire
|immagine =
|legenda =
|concesso da = [[Regno del Belgio]]
|tipologia = Medaglia commemorativa
|motto =
|status =
|capo =
|data istituzione = [[15 luglio]] [[1919]]
|luogo istituzione =
|data cessazione =
|luogo cessazione =
|gradi =
|ordinepiùbasso =
|ordinepiùalto =
|immaginenastro = [[File:World War I Victory Medal ribbon.svg|100px]]
|legendanastro = Nastro della medaglia.}}
 
== Sant'Agnese ==
La '''Medaglia interalleata della vittoria''' in Belgio fu istituita con Decreto Reale del [[14 luglio]] [[1919]]<ref>{{Cita|Laslo|pg. 13|Laslo}}</ref> per ricompensare tutti coloro, sia militari che civili, che avevano prestato servizio nelle forze armate belghe schierate tra il primo agosto [[1914]] e l'11 novembre 1918.
[[File:Chiesa di Sant'Agnese (Rieti), esterno 03.JPG|thumb|left|upright|Sant'Agnese]]
{{coord|42.403282|12.858013|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Sant'Agnese}}
 
La chiesa e l'annesso monastero [[Ordine domenicano|domenicano]] di Sant'Agnese si trovano nella via omonima, traversa di [[via Cintia]]. Il monastero è ancora oggi abitato dalle monache.
Con successivi decreti la sua attribuzione fu estesa a varie altre categorie di persone, come per esempio a coloro che avevano partecipato alle campagne d'Africa del 1914-1917 (ai quali fu inoltre conferita la Medaglia Commemorativa delle Campagne d'Africa), a determinate condizioni ai membri della marina mercantile, ai pescatori belgi, ecc.
 
La costruzione del complesso iniziò nel 1249, con la prima pietra posta dal vescovo di Rieti Rainiero III, e terminò nel 1256.<ref>{{Cita|Palmegiani|pag. 284}}</ref> Chiesa e monastero si trovavano in posizione diversa da quella attuale, fuori da [[Porta Cintia]], e furono consacrati il 21 novembre 1259 dal vescovo Tommaso.<ref>{{Cita|Palmegiani|pag. 285}}</ref>
Viene portata subito dopo la [[Medaglia dell'Yser]].
 
La notte del 20 agosto 1494 un'orda di migliaia di invasori provenienti da [[Spoleto]] mise a ferro e fuoco la [[Piana Reatina|campagna reatina]] e, arrivata a Sant'Agnese, uccise 17 monache bruciando la chiesa e il monastero.<ref>{{Cita|Palmegiani|pag. 286}}</ref> Il complesso dovette essere ricostruito; stavolta fu scelto di collocarlo all'interno della [[Mura di Rieti|cinta muraria]], presso la casa natale della [[Colomba da Rieti|Beata Colomba]] che viveva da tempo a [[Perugia]] e ne aveva concesso la donazione alle monache. I lavori per la ricostruzione del complesso iniziarono nel 1499<ref name="percorsi agnese" /> ed ebbero termine nel 1545<ref name="palmegiani 287">{{Cita|Palmegiani|pag. 287}}</ref>.
Il disegnatore fu [[Paul DuBois]], furono emesse tra le 300.000 e le 350.000 medaglie, prodotte negli Estabilisements Jules Fonson e forse in altre fabbriche<ref>{{Cita|Laslo|pp. 14 e 15|Laslo}}</ref>.
 
{{doppia immagine|destra|Chiesa di Sant'Agnese (Rieti), portale 02.jpg|150|Chiesa di Sant'Agnese (Rieti), portale del monastero 01.jpg|150|Il portale della chiesa (sinistra) e del monastero (destra)}}
==Descrizione della versione ufficiale==
L'aspetto attuale della chiesa risale al 1748, quando viene totalmente rimodernata.<ref name="percorsi agnese" />
 
Sulla facciata l'unico elemento notevole è il portale, che sembrerebbe provenire dalla chiesa duecentesca distrutta nel 1494<ref name="palmegiani 287" />, sopra il quale si apre una lunetta con un affresco della Vergine attribuito a [[Bartolomeo Torresani]].<ref name="palmegiani 287" />
;Diritto
 
L'interno della chiesa è in stile barocco. L'altare maggiore, decorato con [[Colonna tortile|colonne tortili]], ospita il dipinto ''la Madonna del Rosario, Sant'Agnese, la Beata Colomba e Sant'Elena''<ref name="percorsi agnese" /> di [[Emanuele Alfani]] (1750).<ref name="palmegiani 287" /> L'Alfani è autore anche dell'affresco ''La Vergine e la Beata Colomba in gloria'', sul soffitto,<ref name="percorsi agnese">{{Cita|Percorsi Varrone|pag. 157}}</ref> di sei ovali che rappresentano Santa Caterina d'Alessandria, Santa Barbara, la Maddalena, San Vincenzo Ferreri, San Francesco e San Giuseppe<ref name="palmegiani 287" /> e di un dipinto raffigurante San Domenico (1751)<ref name="palmegiani 287" />. Sul coretto superiore si trova il dipinto raffigurante ''Sant'Andrea'' di [[Andrea Sacchi]].<ref name="palmegiani 287" />
[[Vittoria alata]] in piedi su un globo, con le ali spiegate, che tiene nella mano sinistra una corona di alloro e nella mano destra una spada.
 
== Basilica minore di Sant'Agostino ==
;Rovescio
{{Vedi anche|Basilica di Sant'Agostino (Rieti)}}
 
== Sant'Antonio Abate ==
Al centro lo [[stemma del Belgio]] circondato da una corona di alloro con attorno gli emblemi delle nove nazioni alleate, sul bordo il testo bilingue:
{{Vedi anche|Chiesa di Sant'Antonio Abate (Rieti)}}
{{quote
|DE GROOTE OORLOG TOT DE BESCHAVING
|
|LA GRANDE GUERRE POUR LA CIVILISATION
|lingua=fr
|lingua2=nl}}
 
== Sant'Antonio al Monte ==
==Note==
[[File:Sant'Antonio al Monte da Palazzo Vincentini 05.jpg|thumb|Sant'Antonio al Monte fotografato dai giardini di [[Palazzo Vincentini]]. Si può vedere il sentiero in salita con le edicole della Via Crucis che lo collega alla città.]]
<references/>
{{coord|42.395581|12.866025|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Sant'Antonio al Monte}}
 
La chiesa e l'annesso convento di Sant'Antonio al Monte si trovano appena fuori l'abitato, arroccati sul colle San Biagio, propaggine dei [[Monti Sabini]] ai cui piedi sorge il quartiere del Borgo. Dista circa cinquecento metri dalla ''[[Mura di Rieti|Porta Sant'Antonio]]'' che un tempo delimitava e proteggeva il Borgo, e si raggiunge salendo per via Borgo Sant'Antonio oppure risalendo a piedi un ripido pendio costeggiato da due file di edicole della Via Crucis risalenti al XVIII secolo, decorate da formelle in terracotta<ref name="rieti in vetrina antonio al monte" />. Nonostante la modesta elevazione del colle (440 metri contro i 390 del Borgo) il convento domina l'intera città di [[Rieti]], da cui è sempre visibile guardando verso sud, e dalla sua posizione si gode di un suggestivo panorama di [[Rieti]] della [[Piana Reatina]].
==Bibliografia==
 
Gli ambienti del convento si snodano attorno a due chiostri principali in stile rinascimentale.<ref name="percorsi antonio al monte" /> La chiesa è a navata unica.<ref name="percorsi antonio al monte" /> Al suo interno si trovano sei piccole cappelle laterali, decorate con stucchi di Michele Chiesa di [[Como]]: nella seconda a sinistra si trovano le due tele ovali raffiguranti ''Santa [[Margherita da Cortona]]'' e ''Santa [[Giacinta Marescotti]]'' di [[Andrea Casali]]; nella terza a sinistra si trova l'affresco ''La Vergine, la Maddalena e San Giovanni Evangelista'' (1652) di [[Vincenzo Manenti]], sul quale è adagiato un crocifisso ligneo quattrocentesco.<ref name="percorsi antonio al monte" /> Ma la più ricca delle sei cappelle è quella dell'Immacolata Concezione, che ospita l'omonima tela (1697 circa) di [[Antonio Gherardi]].<ref name="percorsi antonio al monte" /> Nel coro è collocata la tela raffigurante ''San Rocco'', unica opera nota di Domenico Niccoli, figlio del pittore fiorentino [[Lattanzio Niccoli]].<ref name="percorsi antonio al monte" /> Sotto l'altare maggiore sono collocate le spoglie di San [[Vittorio di Cesarea|Vittorio martire]], che vi furono traslate nel 1703 dalla [[catacomba di Calepodio]].<ref name="rieti in vetrina antonio al monte" />
*{{cita libro
|cognome= Laslo
|nome= Alexander J.
|wkautore= |coautori= |curatore= |altri=
|titolo= The Interallied Victory Medals of World War I
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso=
|edizione= II edizione revisionata
|data= |anno=1992
|mese=
|editore= Dorado Publishing
|città=Albuquerque
|lingua= [[lingua inglese|inglese]]
|id= ISBN 0-9617320-1-6
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione=
|cid=Laslo }}
 
La chiesa, dedicata a [[Sant'Antonio di Padova]], ha la sua origine nell'antica devozione della città per il santo (che da secoli si manifesta nella [[Processione dei Ceri]]). La costruzione del complesso fu autorizzata da [[papa Sisto IV]] nel 1474<ref name="percorsi antonio al monte">{{Cita|Percorsi Varrone|pag. 146-147}}</ref>. La chiesa in origine era molto semplice, con un tetto a travatura scoperta ed una finestra circolare sulla facciata.<ref name="percorsi antonio al monte" /> Il convento era utilizzato come infermeria e come casa di studio.<ref name="rieti in vetrina antonio al monte" /> Degli importanti interventi di ampliamento e ristrutturazione avvennero a metà del seicento, e nel 1692 furono costruite le sei cappelle laterali.<ref name="percorsi antonio al monte" /> Nel 2000 gli ultimi frati sono stati trasferiti dal convento, che è stato riorganizzato in oasi francescana ed è utilizzato per l'accoglienza di pellegrini.<ref name="rieti in vetrina antonio al monte">{{Cita web|url=http://rietinvetrina.it/arte-cultura/itinerari/convento-santantonio-al-monte/|titolo=Il convento di Sant'Antonio al Monte|sito=Rieti in Vetrina|accesso=9 maggio 2016}}</ref>
==Voci correlate==
*[[Medaglia interalleata della vittoria (Francia)]]
 
{{Immagine grande|Panorama di Rieti (7447648676).jpg|1200px|Panorama del convento di Sant'Antonio al Monte (a sinistra), della città di [[Rieti]] e dell'intera [[Piana Reatina]] in mezzo ai [[Monti Sabini]]}}
{{Portale|Grande Guerra}}
 
== San Benedetto ==
<!-- [[Categoria:Onorificenze belghe]]
{{Doppia immagine|sinistra|Chiesa di San Benedetto (Rieti) 01.jpg|220|Chiesa di San Benedetto (Rieti) 06.jpg|180|La chiesa di San Benedetto (oggi ''moschea della Pace'')}}
[[Categoria:Medaglia interalleata della vittoria]] -->
{{coord|42.405181|12.869226|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Benedetto}}
 
La chiesa e l'annesso monastero di San Benedetto si trovano in via Nuova, nel quartiere [[Porta d'Arci]]. Attualmente l'edificio è sede della "[[Moschea]] della Pace" e gestito dalla comunità [[islam]]ica reatina.<ref>{{Cita web|url=http://www.moscheadirieti.it/1_chisiamo.html|titolo=Chi siamo|sito=Moschea della Pace di Rieti|accesso=10 novembre 2016}}</ref>
[[fr:Médaille de la Victoire version belge]]
 
Chiesa e monastero di San Benedetto sorsero nei primi anni del Trecento<ref name="palmegiani 295" /> in una zona di recente espansione urbanistica, dovuta all'ampliamento delle [[Mura di Rieti]] con la costruzione della più ampia cinta muraria medievale. Secondo alcuni<ref>Principalmente Pier Luigi Galletti, in ''Memorie di tre antiche chiese di Rieti'', Roma, 1765. Questa interpretazione è supportata dal fatto che l'altare maggiore di San Benedetto sia dedicato a San Benedetto e a Sant'Agata.</ref> il complesso sorse sulle rovine (o perlomeno nei pressi) dell'antica Basilica di Sant'Agata ''ad arces'', chiesa la cui esistenza è attestata dalla fine dell'VII secolo.<ref name="palmegiani 295" /> All'inizio del Cinquecento si ha notizia di una radicale ricostruzione della chiesa e del monastero<ref name="palmegiani 296">{{Cita|Palmegiani|pag. 296}}</ref>. L'aspetto attuale della chiesa risale ad un'ulteriore rifacimento del 1720<ref name="palmegiani 296" />. Il monastero fu ceduto al comune di Rieti l'8 febbraio 1872 e nel 1885 fu adibito a [[convitto]] femminile.<ref name="palmegiani 297">{{Cita|Palmegiani|pag. 297}}</ref>
=[[Medaglia commemorativa della guerra di liberazione]]=
 
[[File:Mura di Rieti, prima dell'interruzione di porta d'Arci - 04.JPG|thumb|Il tratto delle [[Mura di Rieti]] dove la cinta muraria si fonde con i muri perimetrali del complesso religioso di San Benedetto]]
La '''Medaglia commemorativa della guerra di liberazione''' è una decorazione della [[Repubblica Italiana]] destinata ad onorare tutti coloro che avevano combattuto nella [[Guerra di liberazione]].
L'interno della chiesa è in stile [[barocco]] ed il dipinto più rilevante che ospita è ''San Benedetto che calpesta l'idolatria'' del pittore reatino [[Emanuele Alfani]] (1774)<ref name="palmegiani 297" />, autore anche dei tondi che raffigurano Santa Scolastica, Santa Geltrude, la Beata Colomba, Santa Cunegonda, Santa Giustina e Santa Barbara<ref name="palmegiani 297" />. Sull'altare maggiore si trova lo stucco ''L'incoronazione della Vergine'', sull'altare sinistro la tela ''La nascita della Vergine'' (prima metà del Settecento) e sull'altare destro la tela ''Il martirio di Sant'Agata'' del Gianfilippi.<ref name="palmegiani 297" /> La cantoria e l'organo sono in legno dorato e risalgono al 1720.<ref name="palmegiani 297" /> La campana della chiesa è molto antica e reca un'iscrizione [[Scrittura gotica|gotica]] che ne data la fusione al 1304.<ref name="palmegiani 297" />
 
== San Carlo ==
==Distintivo della guerra di liberazione in corso contro i tedeschi==
La chiesa di San Carlo oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== Santa Caterina ==
{{Medaglia
[[File:Chiesa di Santa Caterina (Rieti) esterno 02.jpg|thumb|upright|Santa Caterina]]
|nome = Distintivo della guerra di liberazione in corso contro i tedeschi
{{coord|42.404080|12.866186|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Santa Caterina}}
|nomecompleto =
|immagine = [[File:CommemorativeWarMedal1943-45Ribbon(Italy).gif|150px]]
|legenda =
|concesso da = [[File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|40px]]<br>[[Regno d'Italia]]
|tipologia = Distintivo commemorativo
|motto =
|status = cessato
|capo =
|data istituzione = 21 aprile 1945
|luogo istituzione =
|data cessazione =
|luogo cessazione =
|motivocessazione =
|concessa a =Militari partigiani
|concessaper =
|campagna =[[Guerra di liberazione]] dal [[9 settembre]] [[1943]]
|gradi =
|immaginenastro =
|legendanastro =
}}
 
La chiesa e l'annesso monastero [[Ordine benedettino|benedettino]] di Santa Caterina si trovano in [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], quasi di fronte alla [[#San Giuseppe|chiesa di San Giuseppe]]. Il convento ha l'ingresso in via Santa Caterina n. 1, traversa di via Garibaldi, ed è oggi sede di una [[scuola paritaria]] (materna, elementare e media) gestita dalle [[Suore oblate del Santo Bambino Gesù|suore oblate del Bambin Gesù]].
La Medaglia è un'evoluzione del '''Distintivo della guerra di liberazione in corso contro i tedeschi''', adottato con la Circolare n. 182 emanata dal [[Ministero della Guerra]] il [[21 aprile]] [[1945]].
 
Il complesso di Santa Caterina fu costruito a metà del Trecento, in sostituzione di un più antico monastero benedettino - sempre intitolato a Santa Caterina - di cui le monache avevano chiesto l'ampliamento.<ref name="palmegiani 294">{{Cita|Palmegiani|pag. 294}}</ref> I lavori furono autorizzati dal vescovo [[Biagio da Leonessa|Biagio]] nel 1348 ed erano già conclusi nel 1363.<ref name="palmegiani 294" /> Nel 1521 il vescovo [[Pompeo Colonna]] unì i monasteri di Santa Caterina, [[#San Benedetto|San Benedetto]] e [[Chiesa di Santa Scolastica|Santa Scolastica]].<ref name="palmegiani 294" />
===Descrizione===
 
Il suo aspetto attuale risale a fine Seicento, quando il complesso fu completamente ricostruito: i lavori per il monastero iniziarono nel 1647 e quelli della chiesa nel 1674<ref name="palmegiani 294" />; quest'ultima fu benedetta nel 1679 e consacrata il 28 ottobre 1681 dal vescovo [[Ippolito Vincentini]].<ref name="palmegiani 294" />
Il Distintivo consiste in un nastrino di seta largo 37 mm. formato dai colori della Bandiera italiana con il verde a sinistra di 8 mm. di larghezza, il rosso a destra di 8 mm. ed il bianco in mezzo di 21 mm., caricato al centro dai colori caratteristici degli anglo-americani disposti su cinque filetti verticali della larghezza di un millimetro ciascuno: tre rossi e due azzurri alternati.
 
Sul finire del Settecento il monastero fu soppresso.<ref name="palmegiani 294" /> Nel 1808 i suoi beni furono incamerati da vari enti ecclesiastici (l'orfanotrofio, le [[Maestre pie Venerini|maestre pie]], le [[Suore oblate del Santo Bambino Gesù|suore oblate Bambin Gesù]] e il [[Palazzo del Seminario (Rieti)|Seminario di Rieti]]<ref name="palmegiani 294" />), l'edificio fu trasformato in istituto scolastico e affidato alle [[suore oblate del Santo Bambino Gesù]]<ref name="palmegiani 294" />, tuttora presente come [[scuola paritaria]] materna, elementare e media.
===Criteri di eligibilità===
Il distintivo era destinato a tutti coloro che dal 9 settembre 1943, quando iniziarono di fatto delle ostilità contro la Germania che terminarono l’8 maggio 1945 con la resa della Germania agli [[Alleati]],
* abbiano prestato servizio per almeno 3 mesi, anche non consecutivi, nelle FF.AA. dello Stato o nelle formazioni partigiane riconosciute ottenendo la qualifica di
:*“partigiano combattente”,
:*“caduto per la lotta di liberazione”,
:*“mutilato o invalido per la lotta di liberazione”,
:*“patriota”,
*abbiano riportato ferite, mutilazioni o infezioni in dipendenza dei fatti di guerra ovvero
*abbiano, prima del 13 ottobre 1943 (data della dichiarazione di guerra da parte del [[Regno del Sud]] alla Germania), ottenuto una ricompensa la V.M. per fatti di guerra o azioni contro i tedeschi.
 
All'interno della chiesa si trova il dipinto ''Il martirio di Santa Caterina d'Alessandria'' (1591), cominciato da Tobia Cicchini del[[l'Aquila]], e concluso dopo la sua morte da Giovan Antonio Torelli.<ref name="palmegiani 294" /> Sull'altare dedicato alla [[Trasfigurazione di Gesù|trasfigurazione]] si trova la tela omonima (1595) di [[Giovanni Giacomo Pandolfi]] da [[Pesaro]]<ref name="palmegiani 294" />, e il quadretto della ''Madonna adolorata'', copia di un'opera di [[Carlo Dolci]]<ref name="palmegiani 294" />. Altro dipinto ospitato nella chiesa è ''La Madonna delle grazie tra San Benedetto e Santa Scolastica'', risalente a fine Seicento.<ref name="palmegiani 295" /> Nella legnaia della chiesa è conservato un affresco del Quattrocento che rappresenta ''Gesù crocifisso tra le due Marie, San Giovanni e Santa Caterina''.<ref name="palmegiani 295">{{Cita|Palmegiani|pag. 295}}</ref>
Inoltre, il distintivo viene concesso anche a coloro i quali, già prigionieri di guerra, siano volontariamente entrati a far parte di formazioni di cooperatori al seguito delle FF.AA. Alleate operanti sui fronti europei.
 
== Santa Chiara ==
Quindi, dalla concessione di questo distintivo ne sono esclusi gli appartenenti alle FF.AA. della RSI.
[[File:Chiesa di Santa Chiara, Rieti - esterno panorama.jpg|thumb|left|Santa Chiara]]
{{coord|42.402814|12.864849|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Santa Chiara}}
 
La chiesa e l'annesso monastero di Santa Chiara (già Santo Stefano) si trovano nella via omonima, che costituisce la parte iniziale di via San Francesco, a breve distanza da [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]]. Il convento ospita tuttora delle [[monache clarisse]], ed è sede di una mensa per i poveri<ref>{{Cita web|url=http://www.rietilife.com/2015/10/15/alla-mensa-di-santa-chiara-arrivano-32mila-euro-dal-comune-di-rieti/|titolo=ALLA MENSA DI SANTA CHIARA ARRIVANO 32MILA EURO DAL COMUNE DI RIETI|pubblicazione=RietiLife|data=15 ottobre 2015|accesso=29 giugno 2016}}</ref>.
==Distintivo della guerra di liberazione==
 
Le origini del complesso risalgono al 1289 quando [[papa Niccolò IV]], che in quel periodo aveva fatto di Rieti la sede papale, eresse presso la [[chiesa di San Francesco (Rieti)|chiesa di San Francesco]] l'[[Ordine francescano secolare|ordine delle terziarie francescane]] secondo la regola di [[Elisabetta d'Ungheria]].<ref name="palmegiani 301" /> Con questo atto il papa esaudì la richiesta di quattro nobildonne reatine che avevano chiesto di potersi ritirare a vita monastica ed ebbero in concessione anche la casa natale del beato [[Angelo Tancredi]].<ref name="palmegiani 301" />
{{Medaglia
|nome = Distintivo della guerra di liberazione
|nomecompleto =
|immagine = [[File:CommemorativeWarMedal1943-45Ribbon(Italy).gif|150px]]
|legenda =
|concesso da = [[Image:Flag of Italy.svg|40px]]<br>[[Repubblica Italiana]]
|tipologia = Distintivo commemorativo
|motto =
|status = cessato
|capo =
|data istituzione = 17 novembre 1948
|luogo istituzione =
|data cessazione = 6 maggio 1959
|motivocessazione = trasformazione in medaglia
|luogo cessazione =
|concessa a = militari, assimilati, civili e partigiani.
|concessaper =
|campagna = [[Guerra di liberazione]] dal [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|9 settembre 1943]]
|gradi =
|immaginenastro =
|legendanastro =
}}
 
Le religiose presero il nome di monache di Santa Chiara<ref name="palmegiani 303" /> ed erano colloquialmente dette "bizzoche"<ref name="palmegiani 302" />. Alla divisione dell'ordine tra osservanti e conventuali, deliberarono il passaggio agli osservanti.<ref name="palmegiani 302" /> Fino al Cinquecento le monache ebbero la libera uscita, ma su loro richiesta [[Gregorio XIII]] le dichiarò pienamente monache del terz'ordine obbligandole alla clausura.<ref name="palmegiani 302" />
Con [[Decreto del Presidente della Repubblica]] n. 1590 del [[17 novembre]] [[1948]]<ref>Pubblicato sulla [[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]] n. 27 del 3 febbraio 1949.</ref> il '''Distintivo della guerra di liberazione''', avente le stesse caratteristiche, fu istituito dalla [[Repubblica Italiana]], a carattere esclusivamente onorifico.
 
[[File:Chiesa di Santa Chiara, Rieti (6853985279).jpg|thumb|La chiesa di Santa Chiara vista dalla riva del [[Velino (fiume)|Velino]]]]
===Criteri di elegibilità===
Inizialmente per le funzioni religiose le monache utilizzavano la [[chiesa di San Francesco (Rieti)|chiesa di San Francesco]], ma dopo qualche anno grazie alle elemosine e ai lasciti dei benefattori riuscirono a costruire presso la casa una piccola chiesa, che dedicarono a [[Santo Stefano]] in ricordo di un terreno a loro donato, chiamato "tenuta di Santo Stefano".<ref name="palmegiani 301" />
 
A metà del Quattrocento la chiesa fu ricostruita con dimensioni maggiori<ref name="palmegiani 302">{{Cita|Palmegiani|pag. 302}}</ref>. Ma anche la nuova chiesa divenne presto insufficiente, e grazie alla cospicua donazione concessa nel 1566 dal morente dottor Paolo Buonamici di [[Casperia]] si poté provvedere ad ampliarla ulteriormente.<ref name="palmegiani 302" /> I lavori iniziarono nel 1567 e terminarono nel 1570; nel 1594 fu consacrata dal vescovo [[Giulio Cesare Segni]].<ref name="palmegiani 302" />
Ebbero il diritto a fregiarsi del distintivo:
* i [[militari]] e militarizzati delle [[Forze armate italiane]],
* gli appartenenti alla [[Guardia di finanza]],
* il personale della [[Croce Rossa Italiana]] e del [[Sovrano Militare Ordine di Malta]],
* gli assimilati ed ai civili,
caduti in combattimento durante la guerra di liberazione ovvero che si erano trovati in una delle seguenti condizioni:
 
Nel febbraio 1872 chiesa e convento furono cedute al Comune di Rieti.<ref name="palmegiani 303">{{Cita|Palmegiani|pag. 303}}</ref> Successivamente il complesso tornò alla diocesi e nel 1930 la chiesa fu completamente restaurata.<ref name="palmegiani 303" />
a) avevano prestato servizio dal [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|9 settembre 1943]] in poi, per un periodo di almeno tre mesi anche non consecutivi, alle dipendenze di enti delle Forze armate dello Stato, mobilitati dai rispettivi [[Stato maggiore|Stati Maggiori]] o, se civili o assimilati, al seguito delle Forze armate operanti;
 
All'interno della chiesa si trova un monumento al benefattore Buonamici<ref name="palmegiani 303" /> e l'altare della Madonna della neve, con un quadro a sugo d'erba del Settecento di scuola romana.<ref name="palmegiani 303" /> Vi si trovava anche un bassorilievo in pastiglia considerato miracoloso che rappresentava la Vergine col bambino, originario della chiesa più antica e trasportato in quella nuova nel 1601; oggi si trova al [[Museo civico di Rieti|Museo civico]].<ref name="palmegiani 303" />
b) avevano riportato ferite o mutilazioni o contratto infermità riconosciute dipendenti da cause specificamente derivanti da azioni di guerra;
 
== San Domenico ==
c) avevano onorevolmente partecipato ad un importante fatto d'arme;
{{Vedi anche|Chiesa di San Domenico (Rieti)}}
 
== San Donato ==
d) avevano ottenuto, in dipendenza dell'attività bellica nella guerra di liberazione o in azioni contro i tedeschi prima della dichiarazione di guerra alla Germania ([[13 ottobre]] [[1943]]), una ricompensa al [[valor militare]] o la [[Croce al merito di guerra]].
[[File:Chiesa di San Donato (Rieti) esterno 02.JPG|thumb|upright|left|San Donato]]
{{coord|42.403527|12.856959|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Donato}}
 
La chiesa di San Donato si trova nel quartiere di [[Porta Cintia]], con la facciata su [[via Cintia]] ed il fianco destro in via San Donato. Attualmente è sconsacrata ed è sede di un negozio di ottica.
Inoltre avevano diritto al Distintivo coloro ai quali era stata attribuita la qualifica di "[[partigiano]] combattente".
 
La prima notizia della chiesa risale all'anno 1153.<ref name="palmegiani 278">{{Cita|Palmegiani|pag. 278}}</ref> Nel Quattrocento la chiesa fu frequentata dalla [[beata Colomba]], che abitava nelle vicinanze, e si racconta che proprio qui una mattina, essendo il prete in ritardo, essa abbia ricevuto l'[[eucaristia]] per mano di un angelo.<ref name="palmegiani 278" />
La speciale autorizzazione a fregiarsi del Distintivo veniva concessa, a domanda degli interessati, sotto forma di un certificato nominativo rilasciato dalle autorità all'uopo indicate dal [[Ministro della difesa]].
 
Nel 1560 l'altare maggiore risultava essere dedicato a San Donato ed era presente un solo altro altare, dedicato alla Vergine.<ref name="palmegiani 280">{{Cita|Palmegiani|pag. 280}}</ref> Nel 1661, in seguito all'epidemia di [[peste]] che aveva colpito la città nel 1657, il vescovo di Rieti [[Odoardo Vecchiarelli]] istituì una confraternita di [[Clero secolare|secolari]] intitolata alla beata Colomba, protettrice dalla peste, che aveva sede in San Donato.<ref name="palmegiani 282">{{Cita|Palmegiani|pag. 282}}</ref> In questa occasione fu eretto nella chiesa un terzo altare dedicato alla Beata Colomba.<ref name="palmegiani 280" />
====Computo delle campagne della guerra 1940-45 - L. 24 aprile 1950, n. 390 <ref>Pubblicata nella Gazz. Uff. 3 luglio 1950, n. 149</ref>====
 
Nel secolo seguente la chiesa fu completamente rifatta a spese della confraternita<ref name="palmegiani 282" />; alla conclusione dei lavori, nel 1727, l'altare maggiore fu dedicato alla Beata Colomba e vi fu posto un dipinto della ''Beata Colomba che impetra la liberazione di Rieti dalla peste''<ref name="palmegiani 282" />. Nei lavori di ristrutturazione fu rinvenuto un antico affresco della Vergine davanti al quale la Beata Colomba era solita pregare, in corrispondenza del quale fu intagliata un'apertura per renderlo visibile<ref name="palmegiani 282" />.
=====1=====
La partecipazione alla condotta ed allo svolgimento delle operazioni di guerra dall'11 giugno 1940, all'8 maggio 1945 nel territorio metropolitano ed extra metropolitano, e su navi in mare o su aerei in volo durante i cicli operativi fissati con apposite disposizioni dagli Stati Maggiori delle Forze armate su determinazione dello Stato Maggiore generale o durante la lotta partigiana od anche, indipendentemente da tali cicli o da tale lotta, nei casi indicati nei successivi articoli, dà diritto al riconoscimento delle campagne di guerra.
 
Nel 1786 il vescovo [[Saverio Marini]] istituì in San Donato la Compagnia della Buona Morte.<ref name="palmegiani 282" /> Quest'ultima nel 1808 venne fusa con quella della Beata Colomba, e nel 1823 furono trasferite nella [[Chiesa di San Pietro martire (Rieti)|chiesa di San Pietro martire]].<ref name="palmegiani 282" />
Tale riconoscimento, in base ai titoli che lo giustificano, quali sono in seguito specificati, va compiuto in ragione di una campagna per ogni anno solare.
 
== Basilica di Sant'Eleuterio ==
=====2=====
La basilica di Sant'Eleuterio, oggi non più esistente, si trovava dove oggi sorge la chiesa del cimitero.<ref name="palmegiani 330">{{Cita|Palmegiani|pag. 330}}</ref>
Hanno diritto al computo delle campagne:
 
== Sant'Erasmo ==
a) i militari dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, della Guardia di finanza, della disciolta [[milizia volontaria per la sicurezza nazionale]] e delle [[milizie speciali]];
La chiesa di sant'Erasmo oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== Sant'Eusanio ==
b) coloro che, ai sensi del D.Lgs.Lgt. 21 agosto 1945, n. 518 , abbiano ottenuto una delle seguenti qualifiche: partigiano combattente, caduto per la lotta di liberazione; mutilato o invalido per la lotta di liberazione; patriota, purché abbia militato nelle formazioni partigiane per un periodo non inferiore a tre mesi;
[[File:Chiesa di Sant'Eusanio (Rieti) esterno 01.jpg|thumb|upright|left|Sant'Eusanio]]
 
{{coord|42.404188|12.870766|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Sant'Eusanio}}
c) i personali civili anche non appartenenti alle Amministrazioni dello Stato, militarizzati in base ad una delle seguenti disposizioni: R.D.L. 14 ottobre 1937, n. 2707 ; bandi nn. 108 e 118 rispettivamente datati 6 febbraio 1942 e 7 marzo 1942, art. 1 del R.D.L. 30 marzo 1933, n. 123<ref>Recte, R.D.L. 30 marzo 1943, n. 123, recante norme sulla disciplina della motorizzazione.</ref>;
 
La chiesa di Sant'Eusanio si trova al numero 5 della via omonima, nel quartiere di [[Porta d'Arci]] ed a breve distanza da via dei Pozzi.
d) i militarizzati in base alle LL. 25 agosto 1940, n. 1304 e 1° novembre 1940, n. 1610 , e i militarizzati dell'Africa italiana ai sensi dei decreti del Governo generale dell'Africa orientale italiana 24 settembre 1940, n. 1930, e 30 dicembre 1940, n. 1810, purché abbiano effettivamente appartenuto ad unità mobilitate operanti.
 
Secondo il racconto agiografico, in occasione di un pellegrinaggio a [[Roma]] nel [[III secolo]], [[Sant'Eusanio]] sarebbe passato per [[Antrodoco]], guarendo un ragazzo paralitico e sordomuto, e per [[Rieti]], dove avrebbe liberato una donna dal demonio.<ref name="palmegiani 299" /> In ricordo di questi avvenimenti miracolosi i reatini eressero una chiesa in onore del martire.<ref name="palmegiani 299" /> La prima notizia storica dell'esistenza della chiesa, tuttavia, risale solo al 1182.<ref name="palmegiani 300" /> La chiesa fu per molto tempo sede di una parrocchia e per un certo periodo fu decorata del titolo di [[collegiata]].<ref name="palmegiani 299" /> Dall'iscrizione sull'architrave della porta si desume che nel 1539 la chiesa fosse stata da poco completamente ricostruita.<ref name="palmegiani 300">{{Cita|Palmegiani|pag. 300}}</ref>
Hanno inoltre diritto al computo delle campagne i personali civili non militarizzati ai quali sia stata concessa la croce al merito di guerra ai sensi del R.D. 14 dicembre 1942, n. 1729<ref name=RD1942>Recante norme per la concessione della croce al merito di guerra al personale che dal 10 giugno 1940 abbia partecipato ad operazioni militari nella guerra 1940-1945.</ref>; per quest'ultimo personale la campagna da riconoscersi è quella dell'anno in cui si verificò l'evento che dette luogo al conferimento della croce.
 
[[File:Chiesa di Sant'Eusanio (Rieti) portale 03.jpg|thumb|upright=0.9|Dettaglio del portale di Sant'Eusanio]]
Il diritto al computo delle campagne di guerra è riconosciuto anche quando si tratti di militari e militarizzati che, pur non appartenendo alla Marina, abbiano preso imbarco su navi da guerra, o requisite o noleggiate o comunque provviste di armamento difensivo, o che, pur non appartenendo all'Aeronautica, abbiano preso imbarco su aerei. In ambo i casi l'imbarco deve aver avuto luogo per servizio di guerra o per esigenze connesse con le operazioni militari durante i cicli di cui all'art. 1.
Nel 1711 risultavano essere presenti ben sette altari.<ref name="palmegiani 300" /> Nel 1736 il parroco Tommaso Ciarafogli decise di rimpicciolire la chiesa, ed eseguì dei lavori per ridurla a tre navate e rifare il soffitto, mantenendo tre soli altari.<ref name="palmegiani 301" /> Nel 1821 il soffitto venne eliminato e la navata centrale fu innalzata, mentre l'altare maggiore fu spostato al posto della sacrestia.<ref name="palmegiani 301">{{Cita|Palmegiani|pag. 301}}</ref>
 
La facciata della chiesa è intonacata; sopra il portale si trova una lunetta con un affresco molto sbiadito rappresentante Sant'Eusanio. All'interno si trovano oggi tre altari. Quello maggiore è intitolato alla ''Madonna delle Stelle'', in onore di un antico affresco collocato nel vicino oratorio di San Barnaba, che nel 1739 fu staccato e portato nella chiesa alla soppressione dell'omonima compagnia.<ref name="palmegiani 301" /> L'altare sinistro è intitolato a Sant'Eusanio, mentre quello destro a Sant'Antonio.<ref name="palmegiani 301" /> Sono ancora visibili resti di affreschi del Quattrocento, tra cui una mezza figura di ''Vergine con [[putto]]'', una ''Annunciazione'' e una ''Madonna con putto''.<ref name="palmegiani 301" />
=====3=====
 
== San Fabiano ==
Per ottenere il riconoscimento della campagna è necessario che le persone di cui all'articolo precedente abbiano complessivamente prestato per ogni anno solare non meno di tre mesi di servizio, anche non continuativo, di cui all'art. 1.
{{coord|42.404499|12.868170|type:landmark_scale:10000|name=Demolita chiesa di San Fabiano}}
 
La chiesa di San Fabiano, oggi non più esistente, era annessa all'omonimo monastero di clarisse, che ancora oggi si trova al n. 97 di [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], di fronte alla [[#Chiesa dell'Ospizio Cerroni - Vincenti Mareri|chiesetta dell'Ospizio Cerroni]].
Qualora nell'anno solare non si raggiunga il periodo minimo di cui al comma precedente, ma la partecipazione al ciclo operativo sia continuativa a cavallo di due anni, può essere computato per il riconoscimento di almeno una campagna, il servizio prestato nell'anno successivo, a meno che questo a sua volta non sia di tale durata da comportare il riconoscimento di un'altra campagna. In tal caso verrà riconosciuta solo quest'ultima.
 
== Santuario di Fonte Colombo ==
Per il riconoscimento della campagna di guerra ai partigiani combattenti e ai patrioti è richiesto per ogni anno solare un periodo minimo di tre mesi di effettiva appartenenza, anche non continuativa, alle formazioni partigiane. Si applicano peraltro le norme dell'art. 4 ed il secondo comma del presente articolo.
{{Vedi anche|Santuario di Fonte Colombo}}
Il santuario di Fonte Colombo è uno dei quattro santuari francescani della [[Piana Reatina|Valle Santa reatina]]. Ricade nel territorio del comune di Rieti e si trova a breve distanza dalla frazione di [[Sant'Elia (Rieti)|Sant'Elia]].
 
== Santuario della Foresta ==
=====4=====
{{Vedi anche|Santuario della Foresta}}
Il santuario della Foresta è uno dei quattro santuari francescani della [[Piana Reatina|Valle Santa reatina]]. Ricade nel territorio del comune di Rieti e si trova sul colle della Foresta, a breve distanza dalla frazione di [[Castelfranco (Rieti)|Castelfranco]].
 
== San Francesco ==
Il periodo minimo di tre mesi stabilito dal precedente articolo non è richiesto per coloro che siano deceduti, feriti o mutilati per fatti d'arme o che abbiano ottenuto la qualifica di caduto o di mutilato o di invalido per la lotta di liberazione o siano decorati al valore militare o abbiano ottenuto la croce al merito di guerra ai sensi del R.D. 14 dicembre 1942, n. 1729<ref name=RD1942/>, oppure siano stati fatti prigionieri o si siano ammalati per cause di servizio di guerra, sempre che la malattia comporti l'assegnazione di pensione od assegno di guerra di una delle otto categorie.
{{Vedi anche|Chiesa di San Francesco (Rieti)}}
 
== San Giacomo al Colletrone ==
La campagna riconosciuta è quella dell'anno in cui si verificò il fatto che interruppe la partecipazione al ciclo operativo o si produsse l'evento che dette luogo al conferimento di una decorazione al valor militare o della croce al merito di guerra.
La chiesa di San Giacomo al Colletrone, oggi non più esistente, si trovava in via della Pennina.<ref name="palmegiani 330" />
 
== San Giorgio ==
I prigionieri hanno diritto al riconoscimento del beneficio previsto nel presente articolo qualora abbiano ottenuto il giudizio favorevole delle apposite commissioni di interrogatorio all'atto del rimpatrio.
[[File:Chiesa di San Giorgio (Rieti) esterno da largo S. Giorgio 01.jpg|thumb|upright|left|San Giorgio (lato che affaccia sul largo omonimo)]]
 
{{coord|42.401393|12.863786|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Giorgio}}
Non hanno diritto al computo delle campagne coloro che dopo l'8 settembre 1943 hanno combattuto con le forze armate germaniche o della sedicente repubblica sociale italiana e coloro che, comunque, per la condotta tenuta dopo l'8 settembre 1943, hanno subito condanne penali, anche se amnistiate o condonate, o sanzioni disciplinari non inferiori al rimprovero solenne.
 
La chiesa di San Giorgio affaccia sul largo omonimo, con l'ingresso al civico 49 di via San Francesco.
=====5=====
 
Le origini della chiesa sono molto antiche: la sua prima menzione risale all'anno 744<ref name="saladino somma 85">{{Cita|Saladino, Somma|pag. 85}}</ref> e fu tra i primi edifici a sorgere fuori dalla [[Mura di Rieti#Mura romane|cinta muraria di epoca romana]]<ref name="saladino somma 86" />. Dotato anche di un monastero, il complesso di San Giorgio era uno dei più importanti della città [[alto medioevo|altomedievale]]<ref name="saladino somma 85" />; fu voluto da un [[Ducato di Spoleto|duca longobardo]] ed inizialmente era destinato ad accogliere solo donne germaniche.<ref name="saladino somma 86">{{Cita|Saladino, Somma|pag. 86}}</ref> A partire dal Duecento la chiesa svolse la funzione di parrocchia, ma perse progressivamente importanza a causa della fondazione nella vicinanza dei nuovi complessi religiosi di [[Chiesa di San Francesco (Rieti)|San Francesco]] e [[#Santa Chiara|Santa Chiara]].<ref name="saladino somma 86" />
In deroga alla disposizione del secondo comma dell'articolo precedente il periodo tra il 20 maggio 1944 e l'8 maggio 1945 ai militari e militarizzati delle divisioni «Cuneo» e «Regina», nonché ai militari e militarizzati delle altre forze armate riunitisi in formazione, i quali dopo il ciclo di operazioni a Creta e nelle isole dell'Egeo comprese nella giurisdizione del Comando forze armate dell'Egeo, furono impiegati, quali cooperatori per i servizi di guerra dalle autorità militari alleate, è utile al fine del computo delle campagne di guerra.
 
[[File:Chiesa di San Giorgio (Rieti) portale su via S. Francesco 01.jpg|thumb|upright=0.6|Portale di San Giorgio (lato che affaccia su via S. Francesco)]]
In deroga alla stessa disposizione del secondo comma dell'articolo precedente, ai militari e militarizzati in servizio l'8 settembre 1943, che vennero catturati dai tedeschi o dai giapponesi e trattenuti in Germania o in Giappone oppure in territori controllati dalle forze armate di dette Nazioni, e che, all'atto del rimpatrio, siano stati giudicati favorevolmente dalle apposite commissioni, i periodi di prigionia sono riconosciuti utili per il computo delle campagne di guerra.
Da tempo sconsacrata e rimasta abbandonata a lungo (lo era già all'inizio del Novecento<ref name="saladino somma 85" />), la chiesa è stata recentemente restaurata - utilizzandola come auditorium - dalla [[Fondazione Varrone]] insieme al largo circostante, dove è stato creato il polo culturale delle ''Officine di Largo San Giorgio'', inaugurato nel 2012<ref>{{Cita news|url=http://www.rietilife.com/2012/07/01/inaugurazione-delle-officine-fondazione-varrone/|titolo=INAUGURAZIONE DELLE OFFICINE FONDAZIONE VARRONE|pubblicazione=RietiLife|data=1 luglio 2012|accesso=1 luglio 2016}}</ref>. La chiesa è stata dotata di un organo, realizzato dalla ditta Fratelli Pinchi di [[Foligno]] e ispirato agli strumenti tardo-seicenteschi dell'[[organaro]] tedesco [[Arp Schnitger]], e oggi viene utilizzata per tenervi concerti d'organo e corsi per organisti.<ref>{{Cita news|url=http://www.rietilife.com/2012/06/19/officine-fondazione-varrone-2/|titolo=“OFFICINE FONDAZIONE VARRONE”|pubblicazione=RietiLife|data=19 giugno 2012|accesso=1 luglio 2016}}</ref>
{{Clear|left}}
 
== San Giovanni in Statua ==
In deroga alla stessa disposizione del secondo comma dell'articolo precedente, ai prigionieri militari e militarizzati di cui al precedente art. 2, che, dopo l'8 settembre 1943, siano entrati a far parte volontariamente di formazioni di cooperatori a seguito delle Armate alleate operanti sui fronti europei, indicate nelle apposite circolari dagli Stati Maggiori delle forze armate e che, all'atto del rimpatrio siano stati giudicati favorevolmente dalle apposite commissioni, i periodi di effettiva collaborazione durante le operazioni, entro i limiti fissati nelle circolari stesse, sono riconosciuti utili per il computo delle campagne di guerra.
[[File:Chiesa di San Giovanni in Statua, Rieti.jpg|thumb|left|San Giovanni in Statua]]
{{coord|42.402538|12.860119|type:landmark_scale:10000|name=Demolita chiesa di San Giovanni in Statua}}
 
Si trovava nella [[Piazza Vittorio Emanuele II (Rieti)|piazza del Comune]], al posto dell'attuale albergo Quattro Stagioni. Il suo nome ''in statua'' indicava infatti la localizzazione nell'antica ''platea statuae'', il [[Forum (luogo)|foro]] dell'antica ''Reate'' romana, così detta -sembra- per la presenza di statue.
=====6=====
 
La chiesa è attestata sin dall'XI secolo<ref name="Cita|Saladino, Somma|pag. 95">{{Cita|Saladino, Somma|pag. 95}}</ref> e seguì le vicende della piazza dove è collocata. Nel 1774 fu demolita e ricostruita in posizione più arretrata<ref name="Cita|Saladino, Somma|pag. 95"/>, in applicazione del progetto Amati del 1763 per l'ampliamento della piazza<ref>{{Cita|PLUS|pagina 78}}</ref>. Dall'inizio del settecento il vescovo [[Bernardino Guinigi]] colloca nella chiesa i [[Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie|padri Scolopi]], che erano presenti in città sin dal 1698, chiamati dal vescovo [[Ippolito Vicentini]].<ref name="scolopi">{{Cita news|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/download/Lazio_Sette_Rieti_1_marzo_2015.pdf|autore=Na.Bon.|titolo=Scolopi, una storia di 300 anni|pubblicazione=InDiocesi Notizie dalla Diocesi di Rieti, su [[Avvenire]]|data=1º marzo 2015|accesso=5 maggio 2016}}</ref>
Il diritto al computo delle campagne di guerra è riconosciuto, indipendentemente dai cicli operativi, ai militari delle Forze armate dello Stato ed ai militarizzati di cui all'art. 2 della presente legge impiegati in rastrellamenti e dragaggio bombe, mine ed ordigni esplosivi in genere.
 
Al suo interno era custodito il dipinto ''L'apparizione della Vergine a San Giovanni Evangelista e a San Giuseppe Calasanzio'' di [[Antonino Calcagnadoro]] (1903), oggi custodito nella [[chiesa di Santa Scolastica]].<ref>{{Cita libro|titolo=Rieti - Percorsi tra ambiente, storia, cultura|editore=Fondazione Varrone|anno=2007|pagine=170-175}}</ref>
Tale diritto è altresì riconosciuto ai militari e militarizzati suddetti impiegati nello stesso servizio dopo la data dell'8 maggio 1945 e fino al 16 aprile 1946.
 
Nel 1928 la chiesa fu demolita, stavolta definitivamente, per far posto al nuovo albergo centrale ''Quattro Stagioni''<ref>https://creaetvivi.blogspot.it/2015/09/una-cartolina-dal-passato_11.html</ref>, che si andava a sostituire all'antico albergo della Croce Bianca (un edificio situato sul fianco sinistro del [[Palazzo Comunale (Rieti)|Palazzo Comunale]] e reso inagibile dal [[Terremoto di Rieti del 1898|terremoto del 1898]]) che così poté essere anch'esso demolito; al posto di quest'ultimo, nel 1940 venne innalzata la torre in travertino attualmente visibile. Con la demolizione della chiesa, gli Scolopi furono trasferiti nella [[chiesa di Santa Scolastica]]<ref name="scolopi" />.
Il periodo minimo richiesto per il riconoscimento di una campagna è, per ogni anno solare, di tre mesi di servizio, anche non continuativo, nello speciale incarico. Per il computo di questo periodo valgono le norme del secondo comma dell'art. 3.
 
== Santi Giovenale e Vincenzo Ferreri (Madonna della Scala) ==
=====7=====
[[File:Chiesa di San Giovenale (Rieti) facciata 01.JPG|thumb|upright=0.9|San Giovenale]]
{{coord|42.403020|12.864326|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Giovenale e Vincenzo Ferreri}}
 
La chiesa, attualmente sconsacrata, è sede dell'''Auditorium dei Poveri'' e vi si tengono eventi culturali. Si trova in [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], all'incrocio con via Pellicceria.
Il periodo minimo di cui all'articolo precedente non è richiesto per il caduto, il ferito, il mutilato, l'invalido, il decorato al valor militare e l'insignito di croce al merito di guerra per eventi verificatisi nello speciale servizio.
 
=== Storia ===
La campagna riconosciuta è quella dell'anno in cui si verificò il fatto che interruppe la partecipazione al rastrellamento e al dragaggio degli esplosivi o si produsse l'evento che dette luogo al conferimento di una decorazione al valor militare o della croce al merito di guerra.
La chiesa originaria, intitolata a San Giovenale, ha origini molto antiche: è attestata nei documenti del registro [[Abbazia di Farfa|farfense]] già nell'anno 900<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 2.24}}</ref>. Inizialmente la chiesa sorgeva in una posizione diversa: si ritiene fosse collocata dove ora si trovano i giardini di Palazzo Blasetti, dalla parte di Via Centurioni, dove c'è una fontanella<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 6.08}}</ref>. La zona dove la chiesa sorgeva era detta di Porta Carrana, Porta Carceraria o Porta Interocrina<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 2.40}}</ref>, per la vicinanza con la porta della [[Mura di Rieti|cinta muraria di epoca romana]] con cui la [[Via Salaria]] usciva dalla città in direzione di ''Interocrìum'' ([[Antrodoco]]), porta i cui resti possono essere identificati nella torre di San Basilio all'incrocio tra via Garibaldi e via Santa Chiara.
 
Nel XIII secolo la città ebbe un grande sviluppo urbanistico, venne costruita una nuova e più ampia [[Mura di Rieti|cinta muraria medievale]] e la zona dove si trovava la chiesa venne "smassata" per appianare il dislivello precedentemente esistente tra parte alta della città, interna alle mura romane, e parte esterna.<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 4}}</ref> Dopo lo smassamento, la creazione di una lunga strada (attuale via Garibaldi) fece perdere centralità alla zona dove sorgeva la chiesa<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 6.26}}</ref>. Per questo motivo, poco lontano dall'originaria chiesa di San Giovenale, venne edificata un'altra chiesa intitolata a San Vincenzo, con la facciata in via Garibaldi, che è la chiesa attualmente visibile.<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 6.30}}</ref>
=====8=====
 
La chiesa di San Giovenale perse progressivamente l'utilizzo, anche perché essendo antica era probabilmente piccola e poco capiente<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 11.42}}</ref>, finché nel 1748 il parroco chiese alla propria confraternita di trasferirsi nella vicina chiesa di San Vincenzo<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 9.50}}</ref>; successivamente la chiesa venne demolita. Da questo momento la chiesa di San Vincenzo prese anche il nome di ''San Giovenale''. Della chiesa originaria oggi non rimane traccia<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 11.50}}</ref>.
I mutilati o invalidi in conseguenza di ferita o malattia riportata o aggravata per fatti d'arme o per causa di servizio di guerra durante il periodo dal 10 giugno 1940 all'8 maggio 1945, titolari di pensione od assegno di guerra di una delle prime sei categorie, i quali alla data della ferita o della malattia stessa facevano parte di enti delle Forze armate mobilitati e partecipanti ai cicli operativi, debbono essere considerati, agli effetti del computo delle campagne di cui alla presente legge, come appartenenti ai comandi, corpi e servizi mobilitati e operanti per tutto il tempo decorso dalla data della ferita che ha causato la mutilazione o della malattia che ha provocato l'invalidità di cui sopra fino alla data dell'8 maggio 1945.
 
La chiesa di San Vincenzo già dal settecento era abitata dai [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|Padri Carmelitani]]. Tuttavia anche questa seconda chiesa rischiò di cadere nell'abbandono quando nel 1739 il visitatore apostolico chiude la compagnia di San Vincenzo<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 12.25}}</ref>.
I partigiani combattenti che, successivamente all'8 settembre 1943, siano venuti a trovarsi nelle condizioni previste dal comma precedente, i quali alla data della ferita o della malattia facevano parte di formazioni partigiane, devono essere considerati, agli effetti del computo delle campagne di cui alla presente legge, come appartenenti a formazioni partigiane dalla data della ferita che ha causato la mutilazione o della malattia che ha provocato l'invalidità, fino alla data dell'8 maggio 1945.
 
[[File:Chiesa di San Giovenale (Rieti) portale 01.JPG|thumb|upright=0.6|left|Portale della chiesa di San Giovenale]]
Per i militari e militarizzati di cui agli articoli 6 e 7, i quali siano venuti a trovarsi nelle condizioni previste dal primo comma del presente articolo, è considerato valido, ai fini del computo delle campagne di guerra, il tempo decorso dalla data della ferita che ha causato la mutilazione o della malattia che ha provocato l'invalidità fino alla data dell'8 maggio 1945, se impiegati nello speciale servizio non oltre la detta data, o fino al 16 aprile 1946, se impiegati nello speciale servizio dopo la predetta data dell'8 maggio 1945.
Ma il declino della chiesa venne interrotto da un evento miracoloso: il 3 dicembre 1739, nella scalinata di accesso del vicino Palazzo Blasetti (che all'epoca si chiamava Palazzo Amati<ref name="Cita|Eleuteri|minuto 14.10">{{Cita|Eleuteri|minuto 14.10}}</ref>) l'affresco di una Madonna inizia a lacrimare; prima ancora che venissero inviati tecnici per analizzare il fenomeno, i cittadini iniziano già a venerare l'immagine sacra.<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 12.45}}</ref> Per questo motivo il vescovo chiese l'autorizzazione a spostare l'immagine all'interno della chiesa di San Vincenzo; per la cessione dell'affresco, [[papa Benedetto XIV]] in persona concesse alla famiglia Amati il permesso di avere nella chiesa un coretto collegato alla loro abitazione<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 15.20}}</ref>. L'affresco fu quindi staccato e trasportato nella chiesa con la partecipazione di tutta la città, e posizionato sull'altare maggiore<ref name="Cita|Eleuteri|minuto 14.10"/>; da qui la chiesa prese il nome di Santa Maria della Scala<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 14.40}}</ref>. Successivamente a questo avvenimento, grazie anche al contributo economico della famiglia Amati, la chiesa venne rinnovata.
 
Nel 2013 la chiesa, sconsacrata da anni, è stata recuperata con il restauro della facciata, la riparazione del tetto da dove entrava acqua ed interventi di miglioramento sismico<ref name="Cita|Eleuteri|minuto 19.55">{{Cita|Eleuteri|minuto 19.55}}</ref>, ed ha preso il nome di ''Auditorium dei Poveri'', dove vengono ospitati eventi culturali.
=====9=====
 
=== Descrizione ===
I mutilati e invalidi in conseguenza di ferita o malattia riportata o aggravata per fatti d'arme o per causa di servizio di guerra, durante il periodo dal 10 giugno 1940 all'8 maggio 1945, titolari di pensione o assegno di guerra della 7ª o 8ª categoria e i feriti per fatto d'arme o per causa di servizio di guerra, i quali alla data della ferita o della malattia facevano parte di enti delle Forze armate mobilitate e partecipanti ai cicli operativi, debbono essere considerati, agli effetti del computo delle campagne di cui alla presente legge, come appartenenti a comandi, corpi e servizi mobilitati e operanti anche dopo la data della ferita o malattia suddetta, soltanto per il periodo trascorso in luoghi di cura, in licenza di convalescenza o in aspettativa in conseguenza di tale ferita o malattia, e comunque, non oltre la data dell'8 maggio 1945.
L'opera più importante contenuta nella chiesa è il bassorilievo ''Il genio della morte'' di [[Bertel Thorvaldsen]], allievo del [[Antonio Canova|Canova]], commissionato da [[Angelo Maria Ricci (poeta)|Angelo Maria Ricci]] per la tomba della moglie Isabella Ricci Alfani. L'opera raffigura un giovane angelo alato, con la testa leggermente piegata e gli occhi chiusi come se fosse addormentato, insieme ad una fiaccola rovesciata, simbolo dello spegnimento della vita.<ref>{{Cita web|url=http://www.rietidascoprire.it/servizi/angeli.html|titolo=RIETI CITTA' DEGLI ANGELI|accesso=6 maggio 2016}}</ref> È ispirato al monumento della famiglia Stuart realizzato dal Canova nella [[Basilica dei Santi XII Apostoli|chiesa dei SS. Apostoli]] a Roma. Una copia del bassorilievo è collocata nel [[Museo civico di Rieti|Museo civico]].<ref>{{Cita libro|url=http://www.culturalazio.it/binary/prtl_museo_rieti/sm_argomenti/Guida_Museo_SA_Rieti_estratto.pdf|titolo=Guida al Museo Civico di Rieti - sezione storico-artistica|editore=SD Editore|pagina=10|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151123001039/http://www.culturalazio.it/binary/prtl_museo_rieti/sm_argomenti/Guida_Museo_SA_Rieti_estratto.pdf|dataarchivio=23 novembre 2015}}</ref>
 
Le opere d'arte all'interno della chiesa contengono molti riferimenti ai [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|carmelitani]]<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 8}}</ref>. Sull'altare maggiore si trova infatti la ''[[Madonna del Carmine]] con lo [[scapolare]] in mano'' di [[Virginio Monti]]; anche le decorazioni e gli affreschi sulla volta, parzialmente rovinati dalle infiltrazioni d'acqua, sono di [[Virginio Monti]] e risalgono ad inizio novecento<ref name="Cita|Eleuteri|minuto 19.55"/>.
I partigiani combattenti che, successivamente all'8 settembre 1943, siano venuti a trovarsi nelle condizioni previste dal comma precedente, i quali alla data della ferita o della malattia facevano parte di formazioni partigiane, devono essere considerati, agli effetti della presente legge, come appartenenti a formazioni partigiane anche dopo la data della ferita o malattia suddetta, fino al momento della accertata guarigione e, comunque, non oltre la data dell'8 maggio 1945.
 
Prima del settecento nella chiesa c'era anche una tela di ''San Vincenzo'' attribuita a [[Antonio Gherardi]] o a [[Sebastiano Conca]]<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 20.45}}</ref>. Del miracoloso affresco della Madonna della Scala si sono oggi perse le tracce. Secondo il [[Francesco Palmegiani|Palmegiani]] l'affresco risalirebbe al XII secolo e si troverebbe ancora posizionato sull'altare maggiore, dietro l'altra tela che attualmente vi è esposta<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 22.24}}</ref>, ma nessuna verifica è stata effettuata in merito.
Per i militari e militarizzati di cui agli artt. 6 e 7, i quali siano venuti a trovarsi nelle condizioni previste dal primo comma del presente articolo, è considerato valido, ai fini del computo delle campagne di guerra, il tempo successivo alla data della ferita che ha causato la mutilazione o della malattia che ha provocato l'invalidità, trascorso in luoghi di cura, in licenza di convalescenza o in aspettativa in conseguenza di tale ferita o malattia, e comunque non oltre la data dell'8 maggio 1945, se impiegati nello speciale servizio non oltre la detta data, o fino al 16 aprile 1946, se impiegati nello speciale servizio dopo la predetta data dell'8 maggio 1945.
 
=====10=== San Giuseppe ==
[[File:Chiesa di San Giuseppe (Rieti) facciata 02.jpg|thumb|upright|San Giuseppe]]
{{coord|42.403836|12.866087|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Giuseppe}}
 
La chiesa di San Giuseppe si trova in [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], quasi di fronte a [[#Santa Caterina|quella di Santa Caterina]].
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica.
 
La prima notizia della chiesa, che inizialmente era intitolata a San Bartolomeo, si ha nel 1153.<ref name="palmegiani 293">{{Cita|Palmegiani|pag. 293}}</ref> Entro il 1585 gli venne unita la parrocchia della chiesa sconsacrata di San Leopardo; più tardi gli fu unita anche quella di San Lorenzo.<ref name="palmegiani 293" /> Nel 1619 il vescovo [[Pier Paolo Crescenzi]] istituì la confraternita di San Giuseppe, che doveva essere collocata nella chiesa di San Bartolomeo ma poté stabilirvisi solo nel 1641 per azione del vescovo [[Giorgio Bolognetti]].<ref name="palmegiani 293" />
{{Onorificenza
|nome = Medaglia commemorativa della guerra di liberazione
|nomecompleto =
|immagine = [[File:1943-45 Italian War Medal.jpg|150px]]
|legenda =
|concesso da = [[Repubblica Italiana]]
|tipologia = Distintivo commemorativo
|motto =
|status =
|capo =
|data istituzione = 6 maggio 1959
|luogo istituzione =
|data cessazione =
|luogo cessazione =
|gradi =
|ordinepiùbasso =
|ordinepiùalto =
|immaginenastro = [[File:Guerra1943-45.png|150px]]
|legendanastro =
}}
 
La facciata della chiesa è in stile [[rococò]], con [[Stucco|stucchi]] e [[modanatura|modanature]] tipiche della corrente del ''barocchetto romano''.<ref>{{Cita web|url=http://www.romeartlover.it/Rieti2.html|lingua=en|titolo=Rieti - Renaissance/Baroque Monuments|accesso=29 giugno 2016}}</ref>
==Trasformazione del distintivo in medaglia==
 
All'interno la chiesa ospita due tele di [[Vincenzo Manenti]], ''Il transito di San Giuseppe'' e ''La sacra famiglia'', ed una di [[Antonino Calcagnadoro]], che rappresenta ''San Leopardo''.<ref name="palmegiani 293" /> Si trova all'interno anche un [[ciborio]] di inizio Cinquecento, che ha forma di tempio e sulla porticina reca dipinto un angelo che sorregge il corpo morto di Gesù.<ref name="palmegiani 293" /> Le campane della chiesa sono due: una risale al 1685 e vi è incisa la Vergine col bambino, l'altra risale al 1763 e vi sono scolpiti la [[Beata Colomba]] e San Francesco.<ref name="palmegiani 293" />
Il Distintivo fu trasformato nella '''Medaglia commemorativa della guerra di liberazione''' con [[Decreto del Presidente della Repubblica]] n. 1959 del [[6 maggio]] [[1959]]<ref>Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 148 del 24 giugno 1959, con lo stesso decreto fu istituita la [[Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940–43]].</ref> che autorizzava a fregiarsi della medaglia il personale militare, militarizzato, assimilato e civile che aveva (o che avrebbe) ottenuto l'autorizzazione a portare il Distintivo.
 
== San Liberatore ==
===Descrizione===
[[File:Chiesa di San Liberatore, Rieti - 1.JPG|thumb|upright|left|San Liberatore]]
{{coord|42.404575|12.860012|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Liberatore}}
 
La chiesa di San Liberatore si trova lungo la via omonima, all'incrocio con via Pennina. La chiesa, dedicata a [[san Liberatore]] martire, sorge all'interno della torre della ex [[Mura di Rieti#Porta San Giovanni|porta San Giovanni]] delle mura medievali.
La medaglia commemorativa della guerra di liberazione ha un diametro di 33 mm. e reca:
;sul diritto: l'immagine della [[Dea Roma]] quale risulta scolpita sulla tomba del [[Milite Ignoto]];
;sul rovescio: un serto formato da un ramo d'alloro a sinistra e da un ramo di quercia a destra, legati in basso, con al centro una stella a cinque punte ed in alto: "Guerra 1943-45", in basso: "Z".
 
[[File:Porta San Giovanni, Rieti - 2.jpg|thumb|upright|[[Mura di Rieti#Porta San Giovanni|Porta San Giovanni]] e il campanile di San Liberatore]]
La medaglia si porta al lato sinistro del petto, appesa ad un nastro di seta avente gli stessi colori e le stesse caratteristiche del Distintivo.
La prima menzione della chiesa risale al 1285.<ref name="palmegiani 316">{{Cita|Palmegiani|pag. 316}}</ref> Intorno al Cinquecento la vicina [[Mura di Rieti#Porta San Giovanni|Porta San Giovanni]] venne murata, e sul fondo della torre, sul lato interno della cinta muraria, venne dipinta un'immagine di San Giovanni che divenne oggetto di forte devozione perché considerata miracolosa.<ref name="palmegiani 316" /> Attorno a questa immagine venne costruita una cappella, che era sotto la giurisdizione dell'arciprete di [[#San Giovanni in Statua|San Giovanni in Statua]].<ref name="palmegiani 316" />
Sul nastro della medaglia e sul nastrino dei distintivi vanno applicate, rispettivamente, fascette e stellette metalliche in numero eguale agli anni di campagna riconosciuti.
 
Nel 1574 nella cappella si resero necessari dei lavori, a causa di una finestra che minava l'efficacia della cinta muraria, con i quali la cappella fu trasformata in una prima chiesetta, completati prima del 1605.<ref name="palmegiani 316" /> Nel 1608 venne eretta la confraternita di San Liberatore, la quale costruì una nuova chiesa più ampia, addossandola alla primitiva cappella che rimase come sacrestia; dopo altri lavori di ampliamento venne riconsacrata dal vescovo [[Antonino Serafino Camarda]] il 15 maggio 1752, come si poteva leggere nell'iscrizione esterna.<ref name="palmegiani 317">{{Cita|Palmegiani|pag. 317}}</ref>
==Due onorificenze gemelle==
 
La facciata della chiesa è semplice e ha perduto l'iscrizione e le decorazioni che vi erano presenti; nell'ovale che sovrasta il portale si trovava un'immagine della ''Vergine'' del pittore [[Antonino Calcagnadoro]].<ref name="palmegiani 317" /> All'interno, nel primo altare a sinistra, si trova il quadro di ''San Liberatore'' (1690), opera di tale ''Paulus Albertenius Consubrinus''.<ref name="palmegiani 317" /> Un altro dipinto conservato all'interno rappresenta ''Mattia apostolo'' (1710).<ref name="palmegiani 317" />
Con lo stesso decreto nr. 1590 fu istituito anche il [[Distintivo del periodo bellico 1940-43]], che fu pure trasformato in una medaglia con il citato decreto n. 1959: la [[Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940–43]], identica alla presente tranne che per le date, è interessante notare che una era riservata a chi si era battuto con i nazifascisti contro gli Alleati, l'altra a chi invece aveva fatto il contrario.
 
==Note Santa Lucia ==
{{Vedi anche|Chiesa di Santa Lucia (Rieti)}}
<references/>
 
== Santa Maria al Corso ==
=[[Decreto Luogotenenziale]]=
[[File:Chiesa di Santa Maria al Corso (Rieti) facciata 01.JPG|thumb|Resti della ex chiesa di Santa Maria al Corso]]
{{coord|42.404063|12.859999|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Santa Maria al Corso}}
 
La ex chiesa di Santa Maria al Corso o Santa Maria della Misericordia si trovava al civico 104 di via Marco Terenzio Varrone, l'antico ''[[Corso (viabilità)|corso]]'' della città duecentesca, all'incrocio con via Pennina (a breve distanza da San Liberatore). La struttura ospitava anche un ospedale associato all'[[Ospedale di Santa Maria della Scala|ospedale senese di Santa Maria della Scala]]. L'edificio venne parzialmente distrutto dal [[Terremoto di Rieti del 1898|terremoto del 1898]], che provocò il crollo della sua parte superiore; da allora è parzialmente diroccata e ne rimane solo il piano terra.<ref>{{Cita web|url=https://www.formatrieti.it/palingenesi-centro|autore=Ileana Tozzi|titolo=PALINGENESI IN CENTRO|pubblicazione=Format Rieti|data=giugno 2018}}</ref>
Il '''Decreto legislativo luogotenenziale''' - '''D.Lgs.Lgt.''', fu una forma di legislazione introdotta in Italia con il [[s:Decreto legge luogotenenziale 151/1944|decreto legge luogotenenziale 151/1944]], con il quale, tra l'altro, si modificò lo Statuto del Regno (meglio noto come ''[[Statuto Albertino]]'') che, essendo una costituzione flessibile (non prevedendo cioè l'esistenza di leggi costituzionali) poteva essere modificato con legge ordinaria).
 
== Madonna del Cuore ==
==Storia==
[[File:Chiesa della Madonna del Cuore (Rieti) esterno 01.jpg|thumb|left|Madonna del Cuore]]
Il [[4 giugno]] [[1944]], con l'ingresso delle truppe alleate, Roma fu liberata.
{{coord|42.414926|12.856572|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa della Madonna del Cuore}}
Vittorio Emanuele III nominò suo figlio [[Umberto II di Savoia|Umberto II]] [[luogotenente del Regno]].
Fu nominato un nuovo Governo, in cui entrarono tutti i partiti del [[Comitato di Liberazione Nazionale|Comitato di liberazione]] ed il cui [[Presidente del Consiglio]] fu [[Ivanoe Bonomi|Bonomi]].
Il precedente accordo tra la Corona ed il [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] fu formalizzato nel
[[s:Decreto legge luogotenenziale 151/1944|decreto legge luogotenenziale 151/1944]] in cui si stabiliva che alla fine della guerra sarebbe stata convocata un'Assemblea costituente per dare una Costituzione allo Stato e risolvere la questione istituzionale.
I Ministri, nel frattempo, si sarebbero impegnati ad agire senza in nulla pregiudicare la risoluzione della questione istituzionale.
 
La chiesa della Madonna del Cuore si trova attualmente al centro della rotatoria [[Melvin Jones]], nella quale confluiscono viale [[Emilio Maraini|Maraini]] e via [[Giulio De Juliis|De Juliis]], e dà il nome al quartiere che sorge attorno ad essa. La chiesa è in [[stile neoclassico]], con le pareti esterne intonacate ed un [[campanile a vela]]; forma un unico edificio con una piccola abitazione, a pianta di [[segmento circolare]] e saldata alla sua sinistra, dove un tempo risiedeva un [[eremita]]<ref name="palmegiani 326" />.
Il Governo, inoltre, con tale decreto si attribuiva la funzione legislativa, di fatto tale decreto dava vita ad una sorta di assetto costituzionale transitorio, che introduceva una nuova forma di legislazione: il Decreto legislativo luogotenenziale.
 
Inizialmente nota come ''Madonna dei Frustrati'', la sua prima menzione risale al 1633.<ref name="palmegiani 325">{{Cita|Palmegiani|pag. 325}}</ref> Si trattava di una piccola cappella, sorta in un'area allora esterna alla città e completamente agricola, a servizio della comunità rurale che lavorava la terra della [[Piana Reatina]]; il suo nome primitivo viene attribuito al fatto che in quel luogo le autorità cittadine sarebbero state solite punire i delinquenti a colpi di frusta.<ref name="palmegiani 325" />
Fu proprio uno di questi decreti, nel [[1945]], a riconoscere per la prima volta in Italia il [[diritto di voto]] alle donne.
 
Grazie al ritrovamento dell'antica immagine sacra della Madonna dei Frustrati, si poterono raccogliere molte elemosine con le quali la cappella fu trasformata in chiesa vera e propria.<ref name="palmegiani 325" /> La ricostruzione iniziò nel 1805 e, come si può leggere nell'iscrizione soprastante il portale d'ingresso, terminò nel 1808<ref name="palmegiani 326">{{Cita|Palmegiani|pag. 326}}</ref>; la chiesa venne intitolata al [[Cuore Immacolato di Maria]] e fu la prima ad essere dedicata a tale culto, che era stato autorizzato da [[Papa Pio VII]] il 31 agosto 1805<ref name="palmegiani 326" />. Nel 1815 vi si stabilì la confraternita del santissimo cuore di Maria e Sant'Isidoro, composta da contadini locali, che nel 1833 abbellì ulteriormente la chiesa.<ref name="palmegiani 326" />
=[[Ministero dell'assistenza post-bellica]]=
Il '''Ministero dell'assistenza postbellica''' venne istituito con [[Decreto Luogotenenziale]] n. 380 del 21 giugno 1945.
Aveva il compito di intervenire a favore di tutti coloro che necessitavano di aiuto in seguito agli eventi bellici.
Fu soppresso con [[Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato]] , n. 27 del [[14 febbraio]] [[1947]].
 
La vocazione agricola dell'area cambiò a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento, quando lungo il viale alberato che collegava la chiesa alla [[Mura di Rieti#Porta Cintia|Porta Cintia]] di accesso al centro storico (oggi intitolato a [[Emilio Maraini]]) sorsero i primi stabilimenti industriali della città: lo [[Zuccherificio di Rieti|Zuccherificio]] nel 1873 e la [[Supertessile]] nel 1927. Insieme a quest'ultima venne edificato intorno alla chiesa un [[villaggio operaio]], che costituì il primo nucleo dell'odierno quartiere Madonna del Cuore. Tra gli anni sessanta e gli anni ottanta l'area conobbe un notevole sviluppo, con una massiccia espansione edilizia e la nascita del quartiere Micioccoli alla destra della chiesa, trasformandosi in una moderna zona residenziale. Entrambi gli impianti industriali sono ormai chiusi e le rispettive aree industriali attendono la riqualificazione.
==Collegamenti esterni==
*[http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB000E8D/ Ufficio distaccato dell'Alta Italia del Ministero dell'assistenza postbellica (1945 - 1947)] LombardiaBeniCulturali
 
== Madonna dell'Orto ==
[[File:Chiesa della Madonna dell'Orto (Rieti) esterno 04.jpg|thumb|Madonna dell'Orto]]
{{coord|42.406097|12.865496|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa della Madonna dell'Orto}}
 
La piccola chiesa della Madonna dell'Orto si trova all'incrocio tra via Porrara e via Angelo Maria Ricci, dietro la [[Stazione di Rieti|stazione ferroviaria]] e non lontano da [[Porta Conca]].
=[[China Campaign Medal]]=
 
La chiesa sorse nel 1753<ref name="palmegiani 326" /> lungo la via che da [[Mura di Rieti#Porta Conca|Porta Conca]] conduce al cimitero (oggi intitolata al letterato [[Angelo Maria Ricci (poeta)|Angelo Maria Ricci]]), in un'area allora completamente agricola, attorno ad un altare molto venerato dai contadini e dagli ortolani della zona. Nell'altare maggiore di questa chiesa fu trasferita l'immagine sacra oggetto della venerazione, e l'edificio fu dotato di una sacrestia e di alcune stanze dove poteva alloggiare un [[eremita]].<ref name="palmegiani 326" /> L'immagine sacra della Madonna fu restaurata nel 1920 dal pittore spagnolo [[José Nogué Massó]] durante un suo soggiorno a [[Rieti]].<ref name="palmegiani 327">{{Cita|Palmegiani|pag. 327}}</ref>
{{s|onorificenze}}
 
Nella chiesa si trova una piccola lapide nella quale è ricordato un eremita tedesco ospite della chiesa, in morte del quale il poeta [[Angelo Maria Ricci (poeta)|Angelo Maria Ricci]] dedicò un'elegia (''Qui dappresso al Velin finché Dio volse / In rozze lane misero e vetusto / ...'').<ref name="palmegiani 326" />
{{Medaglia
|nome = China Campaign Medal
|nomecompleto =
|immagine = [[Image:ChinaCampaign.gif|125px]]
|legenda =
|concesso da = [[United States Department of the Army]]
|tipologia = Medaglia commemorativa
|motto =
|status = cessato
|capo =
|data istituzione = 12 gennaio [[1905]]
|luogo istituzione =
|data cessazione =
|luogo cessazione =
|concessa a = Service ashore in China with the Peking Relief Expedition between June 20, 1900 and May 27, 1901.
|concessaper = Perform duty within the borders of China as part of the China Relief Expedition.
|campagna = [[Ribellione dei Boxer]]
|barrette =
|totaleconcessioni =
|prodottada =
|incisore =
|firmaincisore =
|modellista =
|firmamodellista =
|diametro =
|peso =
|gradi =
|sistema=[[Onorificenze militari statunitensi]]
|immaginenastro = [[File:China Campaign Medal ribbon.svg|106px]]<BR><BR>[[Image:Streamer CRE.PNG|250px]]
|legendanastro = ribbon and streamer
}}
 
== Santa Maria di Loreto ==
The '''China Campaign Medal''' is a decoration of the ''[[United States Army]]'' which was created by order of the [[Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti]] il 12 gennaio 1905.
La chiesa di Santa Maria di Loreto oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
The medal recognizes service in the ''[[China Relief Expedition]]'' which was conducted by the United States Army at the turn on the 20th century during the [[Ribellione dei Boxer]].
 
== Madonna del Suffragio ==
==Description and history==
[[File:Palmegiani, Rieti e la regione Sabina - 300 - Porta D'Arci e chiesa di San Leonardo e del suffragio.jpg|thumb|left|La chiesa del Suffragio a fianco di [[Porta D'Arci]] in una foto pubblicata nel 1932]]
{{coord|42.405067|12.871171|type:landmark_scale:10000|name=Demolita chiesa della Madonna del Suffragio}}
 
La chiesa di Santa Maria del Suffragio (già San Leonardo) si trovava a fianco di [[Porta d'Arci]], sul lato interno della cinta muraria; oggi non è più esistente.
To be awarded the China Campaign Medal, a service member must have performed military duty in [[China]], between the dates of 20 giugno 1900 e 27 maggio 1901, with such duty being in service of the China Relief Expedition.
For those service members who were cited for gallantry in action, the [[Citation Star]] is authorized as a device to the China Campaign Medal.
 
La prima notizia della chiesa di San Leonardo risale al 1159<ref name="palmegiani 297"/>; il suo status fu a lungo contestato (si contendevano la sua giurisdizione la [[diocesi di Rieti]] e l'[[Abbazia di San Pietro in Valle|abbazia di Ferentillo]])<ref name="palmegiani 297" />. Alla chiesa era annesso un [[ospedale]], che fino al 1547 fu retto da padri [[Ordine agostiniano|agostiniani]].<ref name="palmegiani 297" /> Un documento del 1311 ricorda come, in occasione della costruzione della [[Mura di Rieti|cinta muraria medievale]], fu deciso di cingere la chiesa di San Leonardo.<ref name="palmegiani 297" />
The [[United States Navy]] equivalent of the China Campaign Medal was the [[China Relief Expedition Medal]]. A similar medal, known as the [[China Service Medal]], was also created by the Navy in 1941.
 
Nei secoli successivi la chiesa cadde in uno stato di abbandono: nel 1560 il vescovo [[Giovanni Battista Osio]] riferiva che la chiesa era abbandonata e spoglia, priva della porta, invasa dalle erbacce e con il tetto pericolante.<ref name="palmegiani 298">{{Cita|Palmegiani|pag. 298}}</ref> Pertanto pochi anni dopo la chiesa fu unita al [[Palazzo del Seminario (Rieti)|Seminario reatino]].<ref name="palmegiani 298" />
==Insegne==
 
La rinascita della chiesa si ebbe con la Confraternita di Santa Maria del Suffragio, che fu fondata nel 1606 per iniziativa del parroco di [[#Sant'Eusanio|Sant'Eusanio]] con il principale scopo di pregare per suffragare l'anima dei defunti, e istituita formalmente nel 1614 dal vescovo [[Pier Paolo Crescenzi]].<ref name="palmegiani 298" /> La confraternita aveva raccolto i fondi per costruire una piccola chiesetta poco fuori [[Porta d'Arci]], che però divenne ben presto insufficiente.<ref name="palmegiani 298" /> Così la confraternita chiese ed ottenne l'uso della chiesa di San Leonardo, e nel 1620 vi fu trasportata l'immagine della ''Madonna del Suffragio'' venerata nella chiesetta ''extra moenia''.<ref name="palmegiani 298" />
===Medaglia===
 
Il cattivo stato della chiesa spinse la confraternita a demolire l'edificio e a riedificarlo del tutto, con il nuovo titolo di ''Santa Maria del Suffragio''.<ref name="palmegiani 298" /> I lavori si conclusero nel 1643 e - come si poteva leggere in un'iscrizione - nel 1645 il vescovo [[Giorgio Bolognetti]] consacrò la chiesa.<ref name="palmegiani 298" /> La chiesa fu di nuovo restaurata nel 1707 e dotata di un organo, opera di Cesare Catarinozzi di [[Affile]].<ref name="palmegiani 299" />
La medaglia è costituita da un disco di 1 pollice ed 1/4 di diametro, recante:
 
[[File:Palmegiani, Rieti e la regione Sabina - 168 - Porta D'Arci (esterno).jpg|thumb|L'esterno di [[Porta D'Arci]] prima delle demolizioni degli anni Sessanta]]
;sul [[diritto]]: is the [[China|Imperial Chinese]] five-toed [[drago]] with the [[iscrizione]] CHINA RELIEF EXPEDITION around the upper border and the dates 1900 - 1901 at the bottom.
Con l'incameramento delle confraternite avvenuto nell'Ottocento, la chiesa cadde in disuso e iniziò ad essere ufficiata solo raramente<ref name="palmegiani 299" />, per poi essere sconsacrata nel secondo dopoguerra.
 
Nel 1953 la giunta comunale di [[Lionello Matteucci]] deliberò un progetto volto a facilitare il traffico automobilistico nella zona di [[Porta d'Arci]], che prevedeva la demolizione totale delle [[Mura di Rieti|mura medievali]] e della chiesa. In seguito all'opposizione della [[soprintendenza]] il progetto fu rivisto con il mantenimento delle mura medievali, aprendovi però tre fornici dove far scorrere il traffico. Fu [[Giulio De Iuliis]] a portare a compimento il progetto: la chiesa fu acquistata dal Comune nel 1961 e demolita nel 1964.<ref>{{Cita news|url=http://www.mondosabino.it/storia/1400-le-vicissitudini-di-porta-d-arce|titolo=Le vicissitudini di Porta D'Arce (nona puntata)|autore=Luigi Bernardinetti|pubblicazione=Mondo Sabino|data=6 maggio 2015|accesso=29 aprile 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160419010659/http://www.mondosabino.it/storia/1400-le-vicissitudini-di-porta-d-arce|dataarchivio=19 aprile 2016|urlmorto=sì}}</ref> Il largo ricavato con la demolizione della chiesa, oggi adibito a parcheggio di automobili, è intitolato alla Chiesa del Suffragio.
;sul rovescio:On the [[reverse]] is a [[trofeo]] composed of an [[eagle]] perched on a [[cannon]] supported by crossed [[flag]]s, [[rifle]]s, an [[Nativi americani|indiani]] shield, [[Lancia (arma)|lancia]] and [[faretra]] of [[frecce]], a [[machete cubano]], and a [[Sulu kris]].
Below the trophy are the words FOR SERVICE.
Around the border at the top are the words [[United States Army|UNITED STATES ARMY]] and around the bottom are [[tredici]] [[stelle]].
 
All'interno della chiesa, sull'altare maggiore, si trovava protetta da un vetro l'immagine sacra della ''Madonna del Suffragio'' proveniente dalla chiesetta ''extra moenia'' della confraternita.<ref name="palmegiani 299">{{Cita|Palmegiani|pag. 299}}</ref> Sull'altare sinistro, dedicato a San Gregorio, si trovava un dipinto del pittore piemontese G. Batta Benaschi e una piccola immagine della ''Madonna della vittoria'' donata dai [[padri Cappuccini]].<ref name="palmegiani 299" /> In quello destro, altare gentilizio della famiglia Angelotti, si trovava la tela di [[Antonio Gherardi]] ''San Leonardo che visita un carcerato'' (1698), oggi al [[Museo civico di Rieti]].<ref>{{Cita web|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/la-chiesa-del-suffragio|autore=Ileana Tozzi|titolo=La chiesa del suffragio|sito=Frontiera|accesso=28 aprile 2016}}</ref>
===Nastro===
 
== San Mauro ==
The [[ribbon]] is 1 3/8 inches in width and is composed of the following [[Vertical direction|vertical]] [[stripe]]s: 1/16 inch [[Ultramarine Blue]], 1 1/4 inch [[Golden Yellow]], and 1/16 inch Ultramarine Blue.
{{coord|42.401671|12.876039|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Mauro}}
 
La chiesa di San Mauro sorge sul colle omonimo, a oriente del centro storico e a breve distanza da [[Porta d'Arci]].
===Streamers===
 
Secondo la tradizione ai piedi di questo colle, sul finire del II secolo, sarebbe stato martirizzato [[Marone (martire)|San Marone]]; in ricordo di questo avvenimento sulla cima del colle venne costruito un santuario a lui dedicato.<ref name="palmegiani 327" /> Il santuario di San Marone è nominato per la prima volta in occasione della sua cessione da [[Papa Anastasio IV]] al vescovo di Rieti Dodone.<ref name="palmegiani 327" />
Army units which received credit for campaign participation may display the streamer on the organizational flag. The inscription will be as indicated on the unit's lineage and honors.
 
La chiesa attualmente visibile fu eretta nel Cinquecento: infatti nell'agosto del 1534 il consiglio comunale di Rieti aveva deciso la costruzione di un convento dove ospitare i [[Ordine dei frati minori cappuccini|frati Cappuccini]], che già da tempo risiedevano a Rieti.<ref name="palmegiani 327" /> Scelta la collocazione su Colle San Mauro, il progetto fu redatto da due degli stessi frati, e la costruzione durò dal 1578 al 1585.<ref name="palmegiani 327" /> Il vescovo [[Giulio Cesare Segni]] consacrò la nuova chiesa il 23 novembre 1586, che venne intitolata ai santi [[Marone (martire)|Marone]] e [[Bonaventura da Bagnoregio|Bonaventura]].<ref name="palmegiani 327" /> Ancora oggi il convento è abitato dai Cappuccini.
There are three streamers displayed on the Army flag to represent the China Relief Expedition. The inscriptions are:
 
== San Michele Arcangelo ==
*TIENTSIN 1900
[[File:Palmegiani, Rieti e la regione Sabina - 308 - Chiesa di San Michele Arcangelo.jpg|thumb|left|La chiesa di San Michele Arcangelo prima della distruzione nel bombardamento del 6 giugno 1944]]
*YANG-TSUN 1900
{{coord|42.399257|12.862808|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Michele Arcangelo}}
*PEKING 1900
 
La chiesa di San Michele Arcangelo si trova in piazza Cavour ed è la principale chiesa del quartiere Borgo.
==Voci correlate==
 
La chiesa ha origini antichissime: la sua prima notizia risale all'anno 739.<ref name="palmegiani 306">{{Cita|Palmegiani|pag. 306}}</ref> In un atto del 780 la sua posizione viene descritta come «inter duo flumina, ad pontem fractum, ante civitatem reatinam»<ref name="palmegiani 306" />; il "ponte rotto" doveva trovarsi dove ora si trova il nuovo ponte pedonale tra piazza Cavour e piazza San Francesco<ref name="palmegiani 307" /><ref>Mappa di Rieti antica, in {{Cita|Colasanti}}. Riportata anche su {{Cita|Saladino, Somma|pag. 34}}</ref>.
* [[Medaglia commemorativa della Campagna in Cina]]
 
Nel marzo del 777 il [[Ducato di Spoleto|duca di Spoleto]] [[Ildebrando]], in visita a [[Rieti]], decise che la chiesa sarebbe appartenuta al ducato e non alla diocesi<ref name="palmegiani 306" />; nel giugno del 780 venne ceduta all'[[abbazia di Farfa]].<ref name="palmegiani 306" /> Nel 1631 il vescovo di Rieti [[Pier Paolo Crescenzi]] e l'abate commendatario di Farfa cardinale [[Francesco Barberini (cardinale 1623)|Francesco Barberini]] convennero di usare il fiume Velino come linea di separazione tra la giurisdizione reatina da quella farfense (che avrebbe controllato così tutto il borgo).<ref name="palmegiani 307" /> Nel 1818 il vescovo di Rieti chiese al papa l'unione del borgo alla diocesi, ma questa fu ottenuta solo nel maggio 1827.<ref name="palmegiani 308">{{Cita|Palmegiani|pag. 308}}</ref>
==Note==
 
[[File:Rieti12.jpg|thumb|upright|La chiesa di San Michele Arcangelo ricostruita nel dopoguerra]]
<references/>
Nel 1556-57, in occasione della guerra tra [[Paolo IV]] e il viceré di Napoli, si diede incarico di fortificare la città di Rieti e in questa occasione la chiesa fu demolita insieme a buona parte del borgo, in quanto collocato esternamente alla protezione naturale del [[Velino (fiume)|fiume Velino]].<ref name="palmegiani 307" /> Nel 1574 però la chiesa era già stata quasi del tutto ricostruita.<ref name="palmegiani 307" />
 
Nel 1756 la chiesa fu rifatta nell'aspetto con cui si presentava ancora ad inizio Novecento.<ref name="palmegiani 308" /> Nel bombardamento del 6 giugno 1944, che rase praticamente al suolo il quartiere Borgo, la chiesa andò distrutta.<ref>{{Cita news|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/25-organo-della-chiesa-di-san-michele-arcangelo-al-borgo|autore=Vincenzo Di Flavio|titolo=ORGANO DELLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO AL BORGO|pubblicazione=Frontiera|data=17 agosto 2012|accesso=30 giugno 2016}}</ref> Negli anni cinquanta fu ricostruita in [[stile razionalista]] come si presenta attualmente.
==Bibliografia==
 
Prima del bombardamento, nella chiesa si trovava un quadro rappresentante il beato [[Leonardo da Porto Maurizio]], dipinto dal vero nel 1742 in occasione di una visita a Rieti del beato<ref name="palmegiani 308" /> e la tela della ''Vergine del santo amore'', copia di un dipinto realizzato da [[Sebastiano Conca]] appositamente per essere donato al beato Leonardo.<ref name="palmegiani 308" /> Nella chiesa si trovava inoltre un bassorilievo raffigurante San Michele, dell'XI secolo.<ref name="palmegiani 308" /> La campana maggiore e quella media erano molto antiche; dalle iscrizioni a [[caratteri gotici]] risultavano opera di tale Obertinus, e la maggiore forgiata nel 1253.<ref name="palmegiani 307">{{Cita|Palmegiani|pag. 307}}</ref>
:''This article incorporates text in the [[public ___domain]] from the [[United States Army]].''
 
== Chiesa della Misericordia ==
==Collegamenti esterni==
La chiesa della Misericordia oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== San Nicola ==
*{{cite web|accessdate=2007-10-17
[[File:Chiesa di San Nicola (Rieti) esterno 01.JPG|thumb|left|San Nicola]]
|url=http://www.history.navy.mil/medals/boxer.htm
{{coord|42.400082|12.857961|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Nicola}}
|title=China Relief Expeditionary Medal
|work=Service Medals and Campaign Credits of the United States Navy
|publisher=Naval Historical Center
|date=13 June 1998}}
 
La chiesa di San Nicola si trova all'inizio di via della Verdura, a margine di piazza [[Vittorio Bachelet]].
*{{cite web|accessdate=2007-10-17
|url=http://www.tioh.hqda.pentagon.mil/Awards/CHINA%20CAMPAIGN%20MEDAL2.html
|title=China Campaign Medal
|publisher=The Institute of Heraldry, United States Army}}
 
La chiesa di San Nicola è molto antica: secondo il Colasanti<ref>{{Cita|Colasanti}}</ref> sarebbe già esistita nell'anno 920, ma per il [[Francesco Palmegiani|Palmegiani]] questa ipotesi è poco verosimile, essendosi diffuso in Italia il culto di [[San Nicola]] solo dopo la traslazione a [[Bari]] delle sue spoglie, nel 1087<ref name="palmegiani 309">{{Cita|Palmegiani|pag. 309}}</ref>. Ad ogni modo la costruzione della chiesa è sicuramente antecedente al 1153.<ref name="palmegiani 309" /> La località dove sorgeva la chiesa era detta inizialmente ''Acupencus''<ref name="palmegiani 308" />; il nome di via della Verdura risale al Trecento<ref name="palmegiani 309" /> mentre nel Quattrocento la zona viene detta anche ''delle Valli''<ref name="palmegiani 309" />.
==Bibliografia==
 
La collocazione della chiesa nella parte bassa della città faceva sì che venisse spesso danneggiata delle inondazioni del [[Velino (fiume)|fiume Velino]]<ref name="palmegiani 309" />. Nell'ultimo ventennio del Cinquecento il pavimento venne innalzato per limitare i danni.<ref name="palmegiani 309" /> Prima del 1711 la chiesa venne restaurata; in quell'anno vi si trovavano tre altari (il maggiore dedicato a San Nicola, il sinistro a Sant'Anna, il destro alla Madonna della Neve).<ref name="palmegiani 309" /> Tuttavia, nuovamente danneggiata da una piena, nel luglio 1751 il vescovo [[Antonino Serafino Camarda]] fu costretto ad abbandonare la chiesa, che venne venduta alle monache di [[Chiesa di Santa Lucia (Rieti)|Santa Lucia]], trasferendo la parrocchia nella chiesa della Madonna del Pianto.<ref name="palmegiani 309" /> Quest'ultima, che è l'edificio attualmente visibile e che ha preso il nome di San Nicola, era stata innalzata nel 1522 e dedicata a Maria serbatrice (protettrice) del mondo, come si può leggere nell'iscrizione sul portale.<ref name="palmegiani 309" />
*{{cita libro
|cognome= Ercoli
|nome= Ercole
|wkautore= |coautori= |curatore= |altri=
|titolo= Le Medaglie al Valore, al Merito e Commemorative - Militari e Civili nei Regni di Sardegna, d'Italia e nella Repubblica Italiana - 1793-1976
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data=
|anno= 1976
|mese=
|editore= I.D.L.
|città= Milano
|lingua= |id= |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
{{doppia immagine|right|Chiesa di San Nicola (Rieti) portale 03.JPG|140|Largo Margaret Fuller Ossoli (Rieti) 01.JPG|240|Il portale di San Nicola|7=Il largo [[Margaret Fuller|Fuller Ossoli]] sul fianco sinistro della chiesa, con il campanile e l'arco}}
*{{cita libro
All'esterno la chiesa è molto semplice, con le pareti intonacate; l'elemento di maggior rilievo artistico è il portale in marmo, mentre tra questo e il [[Timpano (architettura)|timpano]] si trova una croce su cui è inscritto il motto «''[[In hoc signo vinces]]''». Sul fianco sinistro la chiesa è saldata ad un'abitazione, che costituisce l'inizio di via della Verdura, nella quale è incorporato il piccolo [[campanile a vela]]. In questo edificio si apre un piccolo arco, che oggi costituisce un passaggio pedonale tra via della Verdura e il parcheggio sul retro della chiesa, ma un tempo costituiva uno degli accessi alla città dall'esterno: infatti al posto del parcheggio si trovava un ramo del [[fiume Velino]] oggi prosciugato, la "cavatella di Fiume dei Nobili" (che insieme alla [[Mura di Rieti|cinta muraria]] fungeva da difesa naturale dell'abitato), che in quel punto veniva superato per mezzo del [[ponte di Santa Lucia]]. L'edificio a sinistra della chiesa viene ricordato anche per il fatto di essere stato, all'epoca della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana del 1849]], l'abitazione della giornalista e patriota americana [[Margaret Fuller|Margaret Fuller Ossoli]] e del marito [[Giovanni Angelo Ossoli]], tanto che il largo antistante l'edificio le è stato dedicato.
|cognome= Morittu
|nome= Giuseppe
|wkautore= |coautori= |curatore= |altri=
|titolo= Guerre e decorazioni 1848 - 1945
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data=
|anno= 1982
|mese=
|editore= Bolzonella s.n.c
|città= Padova
|lingua= |id=
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
All'interno della chiesa, nell'altare maggiore si trova un dipinto rappresentante ''L'addolorata''. Il [[Francesco Palmegiani|Palmegiani]] riporta che, nascosto dietro questa tela, si trova un dipinto del XV secolo della Vergine, considerato miracoloso.<ref name="palmegiani 310">{{Cita|Palmegiani|pag. 310}}</ref>
*{{cita libro
|cognome= Morittu
|nome= Giuseppe
|wkautore= |coautori= |curatore= |altri=
|titolo= Meriti e decorazioni 1839 - 1945
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data=
|anno= 1982
|mese=
|editore= CS
|città= Padova
|lingua= |id=S28/00010255
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
== Chiesa dell'Ospizio Cerroni - Vincenti Mareri ==
*{{cita libro
[[File:Chiesa dell'Ospizio Cerroni (Rieti) esterno 05.jpg|thumb|upright|La chiesa dell'Ospizio Cerroni]]
|cognome= Scarpa
|nome= Costantino
|wkautore=
|coautori= Paolo Sézanne
|curatore= |altri= (due volumi)
|titolo= Le decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data=
|anno= 1982-1985
|mese=
|editore= Uffici storici Esercito - Marina - Areonautica
|città= |lingua=
|id=
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
{{coord|42.404329|12.868385|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa dell'Ospizio Cerroni}}
*{{cita libro
|cognome= Scarpa
|nome= Costantino
|wkautore=
|coautori= Paolo Sézanne
|curatore= |altri=
|titolo= Le decorazioni al valore della Repubblica Italiana (medaglie al valore e croce al valore militare)
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data=
|anno= 1981
|mese=
|editore= Uffici storici Esercito - Marina - Areonautica
|città= |lingua=
|id=
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
Si trova in [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], all'altezza del civico 95 e in corrispondenza di un vicolo che porta in via dei Pozzi. Alla sua destra si trova l'edificio dell'Ospizio Cerroni - Vincenti Mareri, a servizio del quale fu costruita, mentre di fronte si trova il [[#San Fabiano|monastero di San Fabiano]].
* Esherick, Joseph W. (1987). ''The Origins of the Boxer Uprising'' University of California Press. ISBN 0-520-06459-3
 
All'interno della chiesa si trova un quadro che rappresenta la Madonna del Popolo, [[Santa Barbara]] e i santi comprotettori della città, opera del pittore romano [[Giovanni Tognoli]].<ref name="palmegiani 295" />
*{{cita libro
|cognome= Manno
|nome= Roberto
|wkautore= |coautori= |curatore= |altri=
|titolo= Duecento anni di medaglie. I segni del valore e della partecipazione ad eventi storici dal 1793 al 1993
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data=
|anno= 1995
|mese=
|editore= Hobby & Work Publishing
|città= |lingua=
|id=ISBN 8871331915, 9788871331911
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
La chiesa fu eretta nel 1856 dal capomastro Pietro Maffei di Rieti su progetto dell'architetto [[Cleomene Luigi Petrini]] di [[Camerino]].<ref name="palmegiani 295" /> Il terreno dove sorge la chiesa apparteneva alla marchesa Lucrezia Vincentini, che lo cedette dietro la promessa di celebrare ogni giorno una messa in suo suffragio.<ref name="palmegiani 295" /> Come riporta l'iscrizione sulla facciata, nel 1859 fu dedicata a Santa Maria e ai celesti patroni della città.
*{{cita libro
|cognome= Brambilla
|nome= Alessandro
|wkautore= |coautori= |curatore= |altri= (due tomi)
|titolo= Le medaglie italiane negli ultimi 200 anni
|dataoriginale=
|annooriginale= 1985
|meseoriginale= |url= |formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= |data=
|anno= 1997
|mese=
|editore=
|città= Milano
|lingua= |id= |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
== San Paolo ==
* Spence, Johnathon D. ''The Search for Modern China'', II ed. New York, Norton, 1999.
[[File:Chiesa e convitto San Paolo (Rieti) - da piazza Oberdan 02.jpg|thumb|left|Il complesso di San Paolo visto da piazza Oberdan. A destra, la rampa del "pincetto" con cui si sale su via Centurioni.]]
{{coord|42.403537|12.862831|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Paolo}}
 
La chiesa di San Paolo, a cui è annesso l'omonimo [[convitto]] (fino agli anni Novanta del XX secolo sede di una [[scuola paritaria]] materna ed elementare delle suore [[Maestre pie Venerini]]), occupa il lato est di [[Piazza Guglielmo Oberdan (Rieti)|piazza Oberdan]] ma ha l'ingresso in via Centurioni, dietro il [[teatro Flavio Vespasiano]].
==Collegamenti esterni==
* {{en}} [http://cas.awm.gov.au/item/RELAWM14694 China Medal 1900 : Able Seaman R Williams, New South Wales Naval Contingent]; Australian War Memorial
 
La prima notizia di questa chiesa risale al 1225, quando nei suoi pressi risultava essere presente una porta della [[Mura di Rieti|cinta muraria]], che doveva trovarsi dove oggi si trova la rampa del "pincetto", bloccando l'accesso a via Centurioni da piazza Oberdan (all'epoca detta piazza del Leone).<ref name="palmegiani 320">{{Cita|Palmegiani|pag. 320}}</ref>
<!-- [[Categoria:Onorificenze statunitensi]]
[[Categoria:Ribellione dei Boxer]]-->
 
[[File:Chiesa e convitto San Paolo (Rieti) - lunetta sul portale 01.jpg|thumb|Lunetta sopra il portale d'ingresso di San Paolo]]
[[en:China Campaign Medal]]
La chiesa era sede di una parrocchia, che nel 1574 fu deciso di accorpare a quella di [[#Santi Giovenale e Vincenzo Ferreri (Madonna della Scala)|San Giovenale]]<ref name="palmegiani 320" />; l'accorpamento avvenne infine nel 1601<ref name="palmegiani 321">{{Cita|Palmegiani|pag. 321}}</ref>.
 
Sin dal 1575 nella chiesa erano presenti i [[Dottrinari|Maestri della Dottrina Cristiana]], dei chierici che tenevano una scuola pubblica provvedendo all'istruzione religiosa dei bambini.<ref name="palmegiani 321" /> Alla soppressione dell'ordine, questi ultimi nel 1745 intrapresero delle trattative con le [[Maestre pie Venerini]], già da tempo presenti in città; così nel 1747 si costituirono le maestre pie di San Paolo, alle quali furono cedute la chiesa e tutti i beni annessi, che continuarono a svolgervi l'attività educativa.<ref name="palmegiani 321" /> Le monache avrebbero voluto fare della chiesa un oratorio privato, ma su protesta di tutta la città venne lasciata aperta al pubblico.<ref name="palmegiani 321" />
=[[Lord-in-Waiting]]=
 
Nel 1766, aumentato il numero delle alunne e divenuto insufficiente il convento esistente, venne incaricato il signor Bernasconi di costruire un [[convitto]] nuovo e più ampio.<ref name="palmegiani 321" /> In tale occasione la chiesa fu abbellita; la famiglia Canali vi eresse l'altare a San Luigi Gonzaga e la famiglia Antonioli un altro altare.<ref name="palmegiani 321" />
[http://en.wikipedia.org/wiki/Lord-in-Waiting]
 
Nel 1824 l'istituto ricevette un sussidio dal Comune di [[Rieti]].<ref name="palmegiani 321" /> L'istituto delle [[Maestre pie Venerini]] ha continuato l'azione educativa fino alla fine del XX secolo; chiuso il convitto e poi la scuola paritaria, vi hanno mantenuto per qualche anno la presenza di una comunità di suore anziane, per poi concludere la loro presenza nel complesso (trasferendosi nell'altra comunità della congregazione presente in città, al quartiere di Regina Pacis) che è stato venduto a privati.
Gentiluomo di corte
 
== San Pietro apostolo ==
La maggior parte dei '''Lords in Waiting''' (femminile '''Lady-in-Waiting''') sono [[Chief Whip|whips]] del Governo nella [[Camera dei Lord]] che sono membri della [[Famiglia Reale]] dei [[Sovrani]] del [[Regno Unito]].
{{Vedi anche|Chiesa di San Pietro Apostolo (Rieti)}}
 
== San Pietro martire ==
In quanto membri della Famiglia Reale i loro doveri sono nominali, sebbene viene occasionalemnte loro richeisto di to meet visiting political and state leaders on visits to the United Kingdom.
{{Vedi anche|Chiesa di San Pietro martire (Rieti)}}
 
== Oratorio di San Pietro martire ==
In quanto di designazione politica, il Sovrano li nomina su raccomandazione del [[Primo Ministro del Regno Unito|Primo Ministro]].
{{Vedi anche|Oratorio di San Pietro martire}}
 
== San Rufo ==
Un certo numero di Lords in Waiting non politici sono inoltre nominati, come Permanent Lords in Waiting, che disoloto sono funzionari anziani della [[Royal Household]] in pensione.
{{Vedi anche|Chiesa di San Rufo (Rieti)}}
 
== Santa Scolastica ==
These, being non-political, are at the personal discretion of the Sovereign.
{{Vedi anche|Chiesa di Santa Scolastica}}
 
== Chiesa della Trinità ==
<!-- [[Category:Positions within the British Royal Household]] -->
La chiesa della Trinità oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== Note ==
La maggior parte dei signori nell'attesa (femmina cheAttende) sono fruste di governo nella Camera dei Lord che sono membri della famiglia reale del sovrano del Regno Unito.
<references/>
Poichè i membri della famiglia reale le loro funzioni sono nominali, benchè siano tenuti occasionalmente a venire a contatto della visita politica ed a dichiarare i capi sulle chiamate nel Regno Unito.
Come beneficiari politici, il sovrano li nomina sulla raccomandazione del Primo Ministro.
Un certo numero di signori non-political nell'attesa inoltre sono nominati, così come i signori permanente nell'attesa, che sono solitamente funzionari pensionati della famiglia reale.
Questi, essendo non-political, sono alla discrezione personale del sovrano.
 
== Bibliografia ==
=[[Templare di Tiro]]=
* {{Cita libro|autore=Giovanni Colasanti|titolo=Reate. Ricerche di topografia medievale ed antica|opera=Bollettino della Società umbra di storia Patria|volume=XVI|anno=1910|cid=Colasanti}}
* {{Cita libro|autore=[[Francesco Palmegiani]]|titolo=Rieti e la Regione Sabina. Storia, arte, vita, usi e costumi del secolare popolo Sabino: la ricostituita Provincia nelle sue attività|città=Roma|editore=edizioni della rivista Latina Gens|anno=1932|capitolo=Le chiese di Rieti|cid=Palmegiani}}
* {{Cita libro|url=http://www.persee.fr/doc/mefr_1123-9883_1993_num_105_1_3283|autore=Laura Saladino e Maria Carla Somma|titolo=Elementi per una topografia di Rieti in età tardoantica ed altomedievale|opera=Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, tome 105, n°1 1993|accesso=27 aprile 2016|cid=Saladino, Somma}}
* {{Cita libro|autore=AA. VV.|titolo=Rieti - Percorsi tra ambiente, storia, cultura|editore=[[Fondazione Varrone]]|anno=2007|cid=Percorsi Varrone}}
* {{Cita web|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/download/Slide_di_presentazione_dei_progetti.pdf|titolo=POR FESR LAZIO 2007-2013 - Piano Locale Urbano di Sviluppo (P.L.U.S.): “Fare centro - Fare città” - Sintesi generale|accesso=27 aprile 2016|cid=PLUS}}
 
== Voci correlate ==
Il '''Templare di Tiro''' (''[[lingua francese|francese]]'': Le '''Templier de Tyr''') è il nome di uno storico medievale che, negli [[anni 1300]], scrisse una cronaca, in [[lingua francese]], che costituisce la terza e più ampia sezione delle ''Gestes des Chiprois''.
* [[Rieti]]
Si crede che tale cronaca sia stata scritta da un cavaliere sull'isola di [[Cipro]], attorno all'epoca durante la quale l'isola fu la base delle operazioni dei tre maggiori ordini militari, i cavalieri [[Templari]], [[Teutonici]] ed [[Ospitalieri]].
* [[Diocesi di Rieti]]
L'autore del documento fu probabilmente un traduttore dall'[[lingua araba|arabo]], un segretario e confidente del [[Gran Maestri dell'Ordine templare|Gran Maestro dell'Ordine templare]] [[Guillaume de Beaujeu]], sebbene non Templare egli stesso.
 
== Altri progetti ==
La cronaca contiene un resoconto, spesso di prima mano delle esperienze personali dell'autore, e fornisce informazioni preziose ed approfondite su un importante periodo delle [[Crociate]], quello che va dai primi [[anni 1230]] fino al [[1309]] per quanto riguarda l'oriente ed al [[1314]] per l'occidente, cioè gli ultimi giorni degli [[Stati Crociati]] in [[Terra Santa]].
{{Interprogetto|commons=Category:Churches in Rieti|commons_preposizione=sulle}}
Narra di come i cristiani combatterono una battaglia persa contro i musulmani [[Mamelucchi]] ed eventi di grande importanza, come la [[Assedio di San Giovanni d'Acri (1291)|caduta di San Giovanni d'Acri]] nel 1291 (di cui è la sola testimonianaza oculare) e la dissoluzione dell'Ordine dei Cavalieri Templari nei primi [[anni 1300]].
Non si occupa solo dell'Oriente latino ma arriva fino alle origini dei primi movimenti di espansione dei [[Mongoli]] dai territori dell'Asia interna, dopo aver spaziato per tutto il bacino del [[Mediterraneo]], soffermandosi in particolare sulle contese fra [[Angioini]], [[Aragonesi]] e [[Svevi]] e sull'interminabile lotta delle [[Repubbliche Marinare]].
 
== Collegamenti esterni ==
==Bibliografia==
* {{Cita news|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/rieti-auditorium-dei-poveri-storia-della-chiesa-san-giovenale/|titolo=Stefano Eleuteri: origini e storia della chiesa di San Giovenale|pubblicazione=Frontiera|data=5 settembre 2013|accesso=23 novembre 2015|cid=Eleuteri}} ([https://www.youtube.com/watch?v=-TXiZ33NLMU video])
 
{{Portale|architettura|cattolicesimo|Lazio}}
*{{cita libro
|autore= Templare di Tiro
|cognome= |nome= |wkautore= |coautori=
|curatore= Laura Minervini
|altri=
|titolo= Cronaca del templare di Tiro: 1243-1314 : la caduta degli stati crociati nel racconto di un testimone oculare
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale= |url=
|formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= illustrata |data=
|anno=2000
|mese=
|editore= Liguori
|città=
|lingua=
|id= ISBN 8820730235, 9788820730239
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
*{{cita libro
|autore= Templare di Tiro
|cognome= |nome= |wkautore= |coautori=
|curatore= Paul Crawford
|altri= traduzione di Paul Crawford
|titolo= The 'Templar of Tyre': Part III of the 'Deeds of the Cypriots'
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale=
|url=http://books.google.it/books?id=BfNqgYlo9fMC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0
|formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |edizione= illustrata |data=
|anno=2003
|mese=
|editore= Ashgate Publishing, Ltd.
|città=
|lingua= [[Lingua inglese|inglese]]
|id= ISBN 1840146184, 9781840146189
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
*{{cita libro
|cognome= Barber |nome= Malcolm |wkautore= |coautori= |curatore=
|altri=
|titolo= The trial of the Templars
|dataoriginale= |annooriginale= |meseoriginale=
|url=http://books.google.it/books?id=GEu58-OIT1MC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0
|formato= |datadiaccesso= |annodiaccesso= |mesediaccesso= |ed=2 |data=
|anno=2001
|mese=
|editore= [[Cambridge University Press]]
|città=
|lingua= [[Lingua inglese|inglese]]
|id= ISBN 978-0-521-67236-8
|doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }}
 
==Collegamenti esterni==
* {{fr}} [http://www.fordham.edu/halsall/basis/GuillaumeTyr5.html Gestes des Chiprois], at the Medieval Sourcebook
 
[[en:Templar of Tyre]]
[[es:Templario de Tiro]]
 
=[[Ferdinando I delle Due Sicilie]]=
 
===Bio===
 
[[Immagine:Ferdinand i twosicilies.jpg|thumb|left|200px|Ferdinando I di Borbone.]]
 
{{Bio
|Titolo =
|Nome = Ferdinando I
|Cognome = di Borbone
|PostCognome =
|ForzaOrdinamento = Ferdinando 1
|PreData = ''Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Napoli
|LuogoNascitaLink =
|GiornoMeseNascita = 12 gennaio
|AnnoNascita = 1751
|LuogoMorte = Napoli
|LuogoMorteLink =
|GiornoMeseMorte = 4 gennaio
|AnnoMorte = 1825
|FineIncipit = <br\> Figlio terzogenito del [[Elenco dei monarchi di Napoli e Sicilia|re di Napoli e Sicilia]] [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]] e di [[Maria Amalia di Sassonia]], fu [[regno di Napoli|re di Napoli]] dal [[1759]] al [[1799]], dal [[1799]] al [[1806]] e dal [[1815]] al [[1816]] con il nome di '''Ferdinando IV di Napoli''', nonché [[regno di Sicilia|re di Sicilia]] dal [[1759]] al [[1816]] con il nome di '''Ferdinando III di Sicilia'''.<br>
Dopo questa data, e con l'unificazione delle due monarchie nel [[Regno delle Due Sicilie]], fu sovrano di tale regno dal [[1816]] al [[1825]] con il nome di '''Ferdinando I delle Due Sicilie'''
|PreAttività =
|Attività = re
|Epoca = 1700
|Epoca2 = 1800
|Attività2 =
|Attività3 =
|AttivitàAltre =
|Nazionalità = italiano
|NazionalitàNaturalizzato =
|PostNazionalità =
|Immagine =
|ExtImmagine =
|Didascalia =
}}
 
{{box successione 4-5-5
|precedente1 = [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]]
|carica1= Ferdinando III [[Elenco dei monarchi di Napoli e Sicilia|re di Sicilia]]
|immagine1=
|periodo1 = '''[[6 ottobre]] [[1759]]''' &ndash; '''[[8 dicembre]] [[1816]]'''
|successore1 = [[Regno delle Due Sicilie|Re delle Due Sicilie]]<br/> ''(nuovo titolo)''
|carica2 =Ferdinando IV [[Elenco dei monarchi di Napoli e Sicilia|re di Napoli]]
|periodo2 = '''[[6 ottobre]] [[1759]]''' &ndash; [[23 gennaio]] [[1799]]
|successore2 = [[Repubblica Partenopea]]
|carica3 =-
|precedente3 = [[Repubblica Partenopea]]
|periodo3 = [[13 giugno]] [[1799]] &ndash; [[30 marzo]] [[1806]]
|successore3 = [[Giuseppe Bonaparte]]
|carica4 =-
|precedente4 = [[Gioacchino Murat]]
|periodo4 = [[3 maggio]] [[1815]] &ndash; '''[[8 dicembre]] [[1816]]'''
|successore4 = [[Regno delle Due Sicilie|Re delle Due Sicilie]]<br/>''(nuovo titolo)''|carica5 =Ferdinando I [[Elenco dei monarchi di Napoli e Sicilia|re delle due Sicilie]]
|precedente5 = Regni di [[Regno di Napoli|Napoli]] e [[Regno di Sicilia|Sicilia]]
|periodo5 = '''[[12 dicembre]] [[1816]]''' &ndash; '''[[4 gennaio]] [[1825]]'''
|successore5 = [[Francesco I delle Due Sicilie|Francesco I]]
}}
 
===[[Terza Coalizione]]===
 
Quando, nel [[1805]] scoppiò la guerra tra Austria e Francia, Ferdinando firmò un trattato di neutralità con quest'ultima ma, alcuni giorni dopo, si alleò con l'Austria e permise ad un corpo di spedizione Anglo-Russo di entrare nel regno per difenderlo dalle truppe francesi che, al comando di [[Laurent de Gouvion-Saint Cyr|Saint Cyr]], manovravano vicino alla frontiera.
Ma dopo la disfatta subita il [[2 dicembre]] nella [[Battaglia di Austerlitz]], i Russi lasciarono l'italia mentre gli Inglesi si ritirarono in Sicilia.
 
Napoleone dichiarò decaduta la dinastia borbonica e proclamò suo fratello [[Giuseppe Bonaparte]] ''Re di Napoli''.
 
Ai primi di febbraio le truppe francesi, riorganizzate e poste sotto il comando di [[André Masséna]] invasero il Regno di Napoli, ma già il [[23 gennaio]] Ferdinando, con la solita precipitazione, si era imbarcato sull'''Archimede'' alla volta di [[Palermo]], presto seguito dalla moglie (quest'ultima non avrebbe più rivisto Napoli) insieme all'oro dei Banchi ed ai preziosi dei palazzi reali, furono bruciate le carte dei processi della Giunta si Stato.
 
I principi reali [[Francesco I delle Due Sicilie|Francesco]], cui era stata affidata la reggenza, e [[Leopoldo Giovanni di Borbone-Napoli|Leopoldo]], raggiunsero l'esercito in Calabria.
 
Il [[14 febbraio]], [[1806]] i francesi entrarono di nuovo a Napoli.
 
Il [[3 marzo]] l'esercito borbonico agli ordini del generalissimo [[Ruggero Damas]] (un emigrato francese) fu sconfitto nella [[Battaglia di Campo Tanese]] dalle truppe comandate da [[Jean Reynier]].
 
Il 12 maggio gli Inglesi ed i Siciliani occuparono le isolette di Capri e Ponza.
 
Il 21 maggio si arrese [[Civitella del Tronto]]; la fortezza, comandata dall'irlandese [[Matteo Wade]] e rifornita dai briganti di [[Giuseppe Costantini|Sciabolone]], dal [[27 marzo]] aveva resistito all'assedio dei duemila soldati agli ordini di Frégeville, che avevano sacchggiato i dintorni.
 
Rimaneva in mani borboniche solo Gaeta, ma i francesi non poterono concentrare le truppe sulla fortezza perché nel frattempo una serie di rivolte era scoppiata in Calabria, fomentate dai borboni e dagli inglesi, che riportarono una vittoria nella [[battaglia di Maida]] contro circa 5'500 soldati del generale Reyner.
 
Alla fine il [[18 luglio]] anche la [[Fortezza di Gaeta]], che sin da [[26 febbraio]] era stata posta sotto assedio dalle forze comandate da [[André Masséna]], si arrese.
 
La rivolta della Calabria fu repressa nel sangue e non si ripetè quanto accaduto nel [[1799]] alla [[Repubblica Partenopea]].
 
Ferdinando continuò a regnare sulla Sicilia, con la protezione Britannica, ma ben presto nacquero dei contrasti tra la corte borbonica e [[Lord William Bentinck]], ministro plenipotenziario e comandante delle truppe britanniche.
 
Il re nominò vicario generale il figlio [[Francesco I delle Due Sicilie|Francesco]] ([[16 gennaio]] [[1812]]), la regina Carolina e i maggiori esponenti del suo partito furono allontanati, importanti incarichi furono affidati a nobili siciliani e fu preparata una nuova Costituzione di tipo britannico che Ferdinando fu costretto ad accettare, sebbene con qualche riserva.
 
La [[Costituzione siciliana del 1812]], insieme alle aspirazioni d'indipendenza dell'isola, furono poste nel nulla quando, tramontanto l'astro napoleonico, nacque il [[Regno delle due Sicilie]].
 
[[Immagine:NapoliSanFrancescoDaPaolaFacciata.jpg|thumb|left| [[Basilica di San Francesco di Paola (Napoli)|Basilica di San Francesco di Paola]], [[Napoli]], voluta da Ferdinando come ''[[ex voto]]'' per la riconquista del regno. ]]
 
=[[Coppiere]]=
 
Il '''Coppiere''', nei banchetti dell'antichità e del medioevo, aveva il compito di versare da bere ai commensali.
Nelle corti reali era un funzionario di alto rango il cui dovere era di servire le bevande alla tavola regale evitando che la coppa del re fosse avvelenata, a volte doveva assaggiare il vino prima di servirlo; in considerazione della costante timore di complotti ed intrighi una persona doveva essere considerata completamente affidabile per avere questa posizione.
Dalle sue relazioni confidenziali con il re spesso gli derivava una grande influenza.
 
 
La posizone di '''coppiere'''fu molto apprezzato e dato solo a pochi in tutta la storia.
Delle qualifiche per il lavoro non si sono svolte con leggerezza, ma di grande stima valutati per la loro bellezza e ancor più per la loro modestia, laboriosità e coraggio.
 
La figura del
 
I primi coppieri furono gli ''oinokóos'' [[antica Grecia|greci]] e poi i ''cyntus'' o ''pincerna''<ref>il pincerna di [[Giove (divinità)|Giove]] era [[Ganimede (mitologia)|Ganimede]].</ref> [[Storia romana|Romani]]; questa posizione acquisì grande importanza presso le corti reali e principesche [[medievali]], soprattutto in [[Francia]] e in [[Germania]].
 
, acquistando sempre più importanza e diventando un vero e proprio ufficio onorifico.
Esso veniva esercitato solo nelle occasioni solenni dal titolare effettivo, sostituito normalmente dai coppieri di rango inferiore. Il titolo di [[gran coppiere]] in Francia sopravviveva ancora durante la [[Restaurazione]].
 
Nella [[Corte pontificia]] il titolo di Coppiere di Sua Santità spettava in passato ad uno dei nove [[camerieri segreti partecipanti]], quello che assisteva il papa nei pranzi solenni.
 
==Francia==
 
Au [[Moyen Âge]], le titre de '''bouteiller''' (en latin '''''buticularius''''') était donné à l'officier chargé de l'approvisionnement en vin d'une cour royale, impériale ou princière. Il pouvait aussi avoir un rôle d'[[échanson]], ce qui signifie qu'il pouvait être amené à servir le roi à table dans les grandes occasions.
 
=== Époque carolingienne ===
 
Le titre apparaît en Occident à l'époque [[carolingienne]]. Le bouteiller est alors un des quatre grands officiers de la cour, avec le [[cancelliere]], le [[Gran Cameriere di Francia|cameriere]] et le [[Siniscalco]].
 
La fonction se diffuse alors dans la plupart des cours d'Europe occidentale. Dans les cours [[Angleterre|anglaises]] du Moyen Âge, il porte le nom de '''''butler''''', qui a gardé les deux sens premiers d'échanson (celui qui sert le vin) et de bouteiller (celui qui gère les réserves de vin).
 
=== Royaume de France ===
 
Dans le royaume de [[France]] sous la dynastie [[Capétiens|capétienne]], le bouteiller perd sa fonction de gestion des approvisionnements de la cour, rôle désormais dévolu à des échansons. Il est désormais chargé d'administrer le [[vignoble]] du domaine royal, fonction pour laquelle il perçoit une redevance sur certaines [[abbaye]]s fondées par le roi.
 
Le bouteiller est alors un des principaux officiers de la cour : il atteste très souvent les [[charte]]s royales. Aux [[XI secolo||XI]] e [[XII secolo]], sous les règnes de [[Louis VI de France|Louis VI]] et [[Louis VII de France|Louis VII]] notamment, la famille de [[Senlis (Oise)|Senlis]] est traditionnellement attachée à cet office, à tel point que son chef est souvent désigné sous le nom de « Bouteiller de Senlis ».
 
À partir du {{XIVe siècle}}, le bouteiller porte le titre de [[Grand Bouteiller de France]], et la fonction devient purement honorifique.
 
==Note==
<references/>
 
[[Categoria:Chiese di Rieti| ]]
[[en:Cup-bearer]]
[[Categoria:Liste di chiese|Rieti]]
[[fr:Échanson]]
[[fr:Bouteiller]]