La strada che porta alla realtà e Chiese di Rieti: differenze tra le pagine

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{{C|La voce sembra una recensione o una pubblicità più che una voce enciclopedica|fisica|Ottobre 2012}}
[[File:Mappa di Rieti ad inizio Novecento.svg|thumb|Mappa di Rieti ad inizio Novecento, con indicate la maggior parte delle chiese del centro storico]]
 
Quello che segue è un elenco delle '''chiese''' esistenti o esistite a '''Rieti'''.
{{Libro
|titolo = La strada che porta alla realtà
|titoloorig = The Road to Reality
|titoloalfa = Strada che porta alla realtà, La
|autore = [[Roger Penrose]]
|annoorig = 2004
|genere = [[Saggio]]
|sottogenere = [[Scienza|scientifico]]
|lingua = en
}}
{{TOCleft}}
 
== Cattedrale di Santa Maria Assunta ==
'''''La strada che porta alla realtà''''' è un [[saggio]] [[scienza|scientifico]] scritto da [[Roger Penrose]], docente inglese di [[matematica]].
{{Vedi anche|Cattedrale di Santa Maria Assunta (Rieti)}}
 
== Sant'Agnese ==
In sintesi si connota come trattato della [[fisica]] dalle origini agli ultimi risultati sperimentali, avendo come comun denominatore le strutture matematiche che ne hanno permesso l’evoluzione, dal semplice concetto di [[numero]] all’idea stessa di [[universo]] come rappresentazione fisica di eleganti [[equazione|equazioni]].
[[File:Chiesa di Sant'Agnese (Rieti), esterno 03.JPG|thumb|left|upright|Sant'Agnese]]
{{coord|42.403282|12.858013|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Sant'Agnese}}
 
La chiesa e l'annesso monastero [[Ordine domenicano|domenicano]] di Sant'Agnese si trovano nella via omonima, traversa di [[via Cintia]]. Il monastero è ancora oggi abitato dalle monache.
== Significato del titolo ==
 
La costruzione del complesso iniziò nel 1249, con la prima pietra posta dal vescovo di Rieti Rainiero III, e terminò nel 1256.<ref>{{Cita|Palmegiani|pag. 284}}</ref> Chiesa e monastero si trovavano in posizione diversa da quella attuale, fuori da [[Porta Cintia]], e furono consacrati il 21 novembre 1259 dal vescovo Tommaso.<ref>{{Cita|Palmegiani|pag. 285}}</ref>
L’autore gioca col titolo sperando di provocare il lettore ed invogliarlo ad iniziare il lungo cammino dello studio della matematica e della fisica dalle origini ai giorni nostri. Il significato “letterale” del perché abbia scelto proprio questa frase sarà svelato nell’ultimo capitolo. Interessante, allo scopo, anche il breve epilogo.
 
La notte del 20 agosto 1494 un'orda di migliaia di invasori provenienti da [[Spoleto]] mise a ferro e fuoco la [[Piana Reatina|campagna reatina]] e, arrivata a Sant'Agnese, uccise 17 monache bruciando la chiesa e il monastero.<ref>{{Cita|Palmegiani|pag. 286}}</ref> Il complesso dovette essere ricostruito; stavolta fu scelto di collocarlo all'interno della [[Mura di Rieti|cinta muraria]], presso la casa natale della [[Colomba da Rieti|Beata Colomba]] che viveva da tempo a [[Perugia]] e ne aveva concesso la donazione alle monache. I lavori per la ricostruzione del complesso iniziarono nel 1499<ref name="percorsi agnese" /> ed ebbero termine nel 1545<ref name="palmegiani 287">{{Cita|Palmegiani|pag. 287}}</ref>.
== Guida alla lettura ==
=== Elementi positivi ===
Nel campo dell’editoria raramente si vedono opere di tale corposità per argomenti tanto complessi e di ampio spettro come questo. È dunque un lodevole esempio di rappresentazione dello stato dell’arte in uno dei campi scientifici più affascinanti e misteriosi cui l’uomo si sia applicato nel corso della sua storia.
 
{{doppia immagine|destra|Chiesa di Sant'Agnese (Rieti), portale 02.jpg|150|Chiesa di Sant'Agnese (Rieti), portale del monastero 01.jpg|150|Il portale della chiesa (sinistra) e del monastero (destra)}}
Può essere letto a più livelli: come testo di divulgazione (saltando i capitoli o le parti più ostiche), come resoconto piuttosto esauriente (se si considera che l’autore è una personalità riconosciuta del settore) della storia della matematica applicata alla ricerca fisica, ed infine come testo di introduzione per alcuni corsi scientifici di livello universitario o addirittura come approfondimento ad essi.
L'aspetto attuale della chiesa risale al 1748, quando viene totalmente rimodernata.<ref name="percorsi agnese" />
 
Sulla facciata l'unico elemento notevole è il portale, che sembrerebbe provenire dalla chiesa duecentesca distrutta nel 1494<ref name="palmegiani 287" />, sopra il quale si apre una lunetta con un affresco della Vergine attribuito a [[Bartolomeo Torresani]].<ref name="palmegiani 287" />
Leggendo i vari capitoli, ma anche solo dalla prima introduzione, si comprende il vivo interesse e partecipazione dell’autore per le cose che scrive e si può anche apprezzare concetti forse troppo spesso considerati fuori portata, lasciandosi condurre per le vie della sperimentazione e dell’analisi che matematici e scienziati hanno usato nei secoli e che Penrose amabilmente ripropone.
 
L'interno della chiesa è in stile barocco. L'altare maggiore, decorato con [[Colonna tortile|colonne tortili]], ospita il dipinto ''la Madonna del Rosario, Sant'Agnese, la Beata Colomba e Sant'Elena''<ref name="percorsi agnese" /> di [[Emanuele Alfani]] (1750).<ref name="palmegiani 287" /> L'Alfani è autore anche dell'affresco ''La Vergine e la Beata Colomba in gloria'', sul soffitto,<ref name="percorsi agnese">{{Cita|Percorsi Varrone|pag. 157}}</ref> di sei ovali che rappresentano Santa Caterina d'Alessandria, Santa Barbara, la Maddalena, San Vincenzo Ferreri, San Francesco e San Giuseppe<ref name="palmegiani 287" /> e di un dipinto raffigurante San Domenico (1751)<ref name="palmegiani 287" />. Sul coretto superiore si trova il dipinto raffigurante ''Sant'Andrea'' di [[Andrea Sacchi]].<ref name="palmegiani 287" />
=== Elementi negativi ===
 
== Basilica minore di Sant'Agostino ==
Nel seppur meritorio tentativo di offrire una summa del sapere umano in merito alla fisica, ancorché limitato in molte sue parti a semplici cenni, non approfondisce nulla in dettaglio. E del resto, come dargli torto? Ogni capitolo richiederebbe altri interi libri di spiegazione, per non parlare degli ultimi, i quali, interessando branche della fisica ancora in stato di studio e sperimentazione, non possono certo dirsi assestate su un sistema di asserzioni consolidate e unanimemente riconosciute dal mondo accademico.
{{Vedi anche|Basilica di Sant'Agostino (Rieti)}}
 
== Sant'Antonio Abate ==
In altri saggi su materie di analoga difficoltà, (fisica, astronomia, informatica) generalmente gli autori hanno cura di sottolineare l’argomento di fondo che il lettore dovrebbe sempre e comunque avere ben in mente e dal quale non discostarsi troppo lungo l’esposizione, pena la drammatica perdita di lettori e l’interesse anche dei più tenaci. Ovviamente non è questo il caso. La materia trattata è tale che avere un tema di fondo risulta pressoché impossibile. In effetti il tomo sarebbe paragonabile piuttosto ad un compendio enciclopedico di parte dei principi fisico/matematici classici e della fisica moderna, piuttosto che ad un semplice saggio. Tuttavia, probabilmente sta proprio in questo la sua forza: come un’enciclopedia, può essere letta ed amata da tanti. Può servire come semplice contenitore di tanti concetti da consultare di quando in quando, e offre uno strumento in più per studenti e appassionati.
{{Vedi anche|Chiesa di Sant'Antonio Abate (Rieti)}}
 
== Sant'Antonio al Monte ==
Un limite più grave sta nel fatto che l'estrema sintesi con cui l'autore è obbligato a trattare argomenti di enorme complessità tende ad obliterare la valenza divulgativa del libro, che finisce per essere praticamente illeggibile anche da chi ha una conoscenza più che occasionale della materia trattata. Il suggerimento dell'autore, dato ai lettori privi di inclinazioni matematiche, di saltare tutte le equazioni e il paragrafo immediatamente seguente porta, se applicato alla lettera, a saltare interi capitoli se non intere sezioni dell'opera. In questo ''"La strada che porta alla realtà"'' differisce enormemente (e in peggio) da un'altra opera a carattere divulgativo dello stesso autore, ''"[[La mente nuova dell'imperatore|La mente nuova dell'Imperatore]]"''.
[[File:Sant'Antonio al Monte da Palazzo Vincentini 05.jpg|thumb|Sant'Antonio al Monte fotografato dai giardini di [[Palazzo Vincentini]]. Si può vedere il sentiero in salita con le edicole della Via Crucis che lo collega alla città.]]
{{coord|42.395581|12.866025|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Sant'Antonio al Monte}}
 
La chiesa e l'annesso convento di Sant'Antonio al Monte si trovano appena fuori l'abitato, arroccati sul colle San Biagio, propaggine dei [[Monti Sabini]] ai cui piedi sorge il quartiere del Borgo. Dista circa cinquecento metri dalla ''[[Mura di Rieti|Porta Sant'Antonio]]'' che un tempo delimitava e proteggeva il Borgo, e si raggiunge salendo per via Borgo Sant'Antonio oppure risalendo a piedi un ripido pendio costeggiato da due file di edicole della Via Crucis risalenti al XVIII secolo, decorate da formelle in terracotta<ref name="rieti in vetrina antonio al monte" />. Nonostante la modesta elevazione del colle (440 metri contro i 390 del Borgo) il convento domina l'intera città di [[Rieti]], da cui è sempre visibile guardando verso sud, e dalla sua posizione si gode di un suggestivo panorama di [[Rieti]] della [[Piana Reatina]].
== Riassunto dei capitoli ==
 
Gli ambienti del convento si snodano attorno a due chiostri principali in stile rinascimentale.<ref name="percorsi antonio al monte" /> La chiesa è a navata unica.<ref name="percorsi antonio al monte" /> Al suo interno si trovano sei piccole cappelle laterali, decorate con stucchi di Michele Chiesa di [[Como]]: nella seconda a sinistra si trovano le due tele ovali raffiguranti ''Santa [[Margherita da Cortona]]'' e ''Santa [[Giacinta Marescotti]]'' di [[Andrea Casali]]; nella terza a sinistra si trova l'affresco ''La Vergine, la Maddalena e San Giovanni Evangelista'' (1652) di [[Vincenzo Manenti]], sul quale è adagiato un crocifisso ligneo quattrocentesco.<ref name="percorsi antonio al monte" /> Ma la più ricca delle sei cappelle è quella dell'Immacolata Concezione, che ospita l'omonima tela (1697 circa) di [[Antonio Gherardi]].<ref name="percorsi antonio al monte" /> Nel coro è collocata la tela raffigurante ''San Rocco'', unica opera nota di Domenico Niccoli, figlio del pittore fiorentino [[Lattanzio Niccoli]].<ref name="percorsi antonio al monte" /> Sotto l'altare maggiore sono collocate le spoglie di San [[Vittorio di Cesarea|Vittorio martire]], che vi furono traslate nel 1703 dalla [[catacomba di Calepodio]].<ref name="rieti in vetrina antonio al monte" />
[Nota: la suddivisione in gruppi di capitoli che segue non è opera dell’autore, ma riflette nella sostanza le macroaree del libro.]
 
La chiesa, dedicata a [[Sant'Antonio di Padova]], ha la sua origine nell'antica devozione della città per il santo (che da secoli si manifesta nella [[Processione dei Ceri]]). La costruzione del complesso fu autorizzata da [[papa Sisto IV]] nel 1474<ref name="percorsi antonio al monte">{{Cita|Percorsi Varrone|pag. 146-147}}</ref>. La chiesa in origine era molto semplice, con un tetto a travatura scoperta ed una finestra circolare sulla facciata.<ref name="percorsi antonio al monte" /> Il convento era utilizzato come infermeria e come casa di studio.<ref name="rieti in vetrina antonio al monte" /> Degli importanti interventi di ampliamento e ristrutturazione avvennero a metà del seicento, e nel 1692 furono costruite le sei cappelle laterali.<ref name="percorsi antonio al monte" /> Nel 2000 gli ultimi frati sono stati trasferiti dal convento, che è stato riorganizzato in oasi francescana ed è utilizzato per l'accoglienza di pellegrini.<ref name="rieti in vetrina antonio al monte">{{Cita web|url=http://rietinvetrina.it/arte-cultura/itinerari/convento-santantonio-al-monte/|titolo=Il convento di Sant'Antonio al Monte|sito=Rieti in Vetrina|accesso=9 maggio 2016}}</ref>
=== Cap. 1-16 ===
 
{{Immagine grande|Panorama di Rieti (7447648676).jpg|1200px|Panorama del convento di Sant'Antonio al Monte (a sinistra), della città di [[Rieti]] e dell'intera [[Piana Reatina]] in mezzo ai [[Monti Sabini]]}}
Analisi di alcuni dei concetti matematico-geometrici più noti ed importanti scoperti e sviluppati nel corso dei secoli per poter analizzare con un certo rigore e dettaglio i capitoli successivi inerenti alla fisica moderna sulle [[particella (fisica)|particelle]] e lo [[spazio-tempo]].
In particolare, il [[teorema di Pitagora]] e lo [[spazio euclideo]], i [[numeri complessi]], [[Funzione (matematica)|funzioni]] non elementari ([[esponenziale]], [[logaritmo]]), il [[calcolo infinitesimale]] ([[derivata]] ed [[integrale]]), la [[superficie di Riemann]] (importante come punto di partenza per gli studi sulla [[relatività]] di [[Einstein]]).
 
== San Benedetto ==
Viene tracciato quindi un ideale percorso storico che partendo dai presupposti filosofici di [[Platone]] e dalle prime speculazioni geometriche di [[pitagorici]] e affini, giunge alla definizione delle strutture matematico-logiche alla base delle moderne teorie fisiche del ‘900, quali [[meccanica quantistica]], [[interazione elettrodebole|forza elettro-debole]], [[relatività speciale|relatività ristretta]]/[[relatività generale]], [[teoria delle stringhe]] e [[teoria dei twistors]].
{{Doppia immagine|sinistra|Chiesa di San Benedetto (Rieti) 01.jpg|220|Chiesa di San Benedetto (Rieti) 06.jpg|180|La chiesa di San Benedetto (oggi ''moschea della Pace'')}}
{{coord|42.405181|12.869226|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Benedetto}}
 
La chiesa e l'annesso monastero di San Benedetto si trovano in via Nuova, nel quartiere [[Porta d'Arci]]. Attualmente l'edificio è sede della "[[Moschea]] della Pace" e gestito dalla comunità [[islam]]ica reatina.<ref>{{Cita web|url=http://www.moscheadirieti.it/1_chisiamo.html|titolo=Chi siamo|sito=Moschea della Pace di Rieti|accesso=10 novembre 2016}}</ref>
==== Cap. 1 ====
 
Chiesa e monastero di San Benedetto sorsero nei primi anni del Trecento<ref name="palmegiani 295" /> in una zona di recente espansione urbanistica, dovuta all'ampliamento delle [[Mura di Rieti]] con la costruzione della più ampia cinta muraria medievale. Secondo alcuni<ref>Principalmente Pier Luigi Galletti, in ''Memorie di tre antiche chiese di Rieti'', Roma, 1765. Questa interpretazione è supportata dal fatto che l'altare maggiore di San Benedetto sia dedicato a San Benedetto e a Sant'Agata.</ref> il complesso sorse sulle rovine (o perlomeno nei pressi) dell'antica Basilica di Sant'Agata ''ad arces'', chiesa la cui esistenza è attestata dalla fine dell'VII secolo.<ref name="palmegiani 295" /> All'inizio del Cinquecento si ha notizia di una radicale ricostruzione della chiesa e del monastero<ref name="palmegiani 296">{{Cita|Palmegiani|pag. 296}}</ref>. L'aspetto attuale della chiesa risale ad un'ulteriore rifacimento del 1720<ref name="palmegiani 296" />. Il monastero fu ceduto al comune di Rieti l'8 febbraio 1872 e nel 1885 fu adibito a [[convitto]] femminile.<ref name="palmegiani 297">{{Cita|Palmegiani|pag. 297}}</ref>
Vengono presi in considerazione alcuni concetti base per affrontare le questioni relative ai problemi di carattere fisico-matematico del resto del libro, quali verità matematica e [[dimostrazione]]. Viene anche richiamato il concetto filosofico di [[Platonismo|universo platonico]], in cui le idee, che rappresentano gli oggetti reali che noi conosciamo – ivi compresi i numeri - acquistano una piena forma in termini di rigorosa definizione matematica.
 
[[File:Mura di Rieti, prima dell'interruzione di porta d'Arci - 04.JPG|thumb|Il tratto delle [[Mura di Rieti]] dove la cinta muraria si fonde con i muri perimetrali del complesso religioso di San Benedetto]]
L’autore propone anche una sua personale visione dell’[[universo]], inteso non tanto come oggetto fisico, quanto come l’insieme di tre gruppi: la realtà materiale, il mondo delle idee degli uomini ed il mondo platonico. Ipotizza inoltre un singolare [[loop]] in cui alcuni dei concetti all’interno di un gruppo possono essere conosciuti e quindi studiati ed interpretati da un altro gruppo, mentre altri risultano intangibili. Così, per esempio, i concetti di [[numero]] e [[quadrato]] esistono nel mondo platonico, sono conosciuti nel mondo fisico e vengono studiati nel mondo delle idee. Esistono tuttavia concetti presenti solo all’interno del mondo platonico e non pensabili in quello fisico, e neppure in quello delle idee. Penrose definisce “misteri” questi differenti livelli di conoscenza per cui non sia possibile la piena conoscibilità e indispensabilità di ogni cosa in ogni gruppo. La fisica che tenta di spiegare nei capitoli successivi è questa: stabilire cosa è conosciuto e cosa è spiegabile mediante rigore matematico-sperimentale, ampliando e spingendo sempre oltre il confine tra il noto e l’ignoto.
L'interno della chiesa è in stile [[barocco]] ed il dipinto più rilevante che ospita è ''San Benedetto che calpesta l'idolatria'' del pittore reatino [[Emanuele Alfani]] (1774)<ref name="palmegiani 297" />, autore anche dei tondi che raffigurano Santa Scolastica, Santa Geltrude, la Beata Colomba, Santa Cunegonda, Santa Giustina e Santa Barbara<ref name="palmegiani 297" />. Sull'altare maggiore si trova lo stucco ''L'incoronazione della Vergine'', sull'altare sinistro la tela ''La nascita della Vergine'' (prima metà del Settecento) e sull'altare destro la tela ''Il martirio di Sant'Agata'' del Gianfilippi.<ref name="palmegiani 297" /> La cantoria e l'organo sono in legno dorato e risalgono al 1720.<ref name="palmegiani 297" /> La campana della chiesa è molto antica e reca un'iscrizione [[Scrittura gotica|gotica]] che ne data la fusione al 1304.<ref name="palmegiani 297" />
 
==== Cap.San 2Carlo ====
La chiesa di San Carlo oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== Santa Caterina ==
Partendo dal celebre [[teorema di Pitagora]] e dalla concezione del mondo nell’antichità, con cenni alla [[geometria]] a noi più nota, quella [[Geometria euclidea|euclidea]], descrive i primi rudimentali ma significativi passaggi per giungere ad un sistema di [[teorema|teoremi]] e [[postulati]] che costituiscono le fondamenta rigorose del [[Calcolo (matematica)|calcolo matematico]] e della geometria. Interessante la digressione su un tipo di geometria, quella [[Geometria iperbolica|iperbolica]], mediante le illustrazioni in bianco e nero dell’abile e geniale disegnatore [[Maurits Cornelis Escher]].
[[File:Chiesa di Santa Caterina (Rieti) esterno 02.jpg|thumb|upright|Santa Caterina]]
{{coord|42.404080|12.866186|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Santa Caterina}}
 
La chiesa e l'annesso monastero [[Ordine benedettino|benedettino]] di Santa Caterina si trovano in [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], quasi di fronte alla [[#San Giuseppe|chiesa di San Giuseppe]]. Il convento ha l'ingresso in via Santa Caterina n. 1, traversa di via Garibaldi, ed è oggi sede di una [[scuola paritaria]] (materna, elementare e media) gestita dalle [[Suore oblate del Santo Bambino Gesù|suore oblate del Bambin Gesù]].
==== Cap. 3 ====
Vengono trattati i concetti di [[numeri]] nella loro classificazione standard: [[interi]], [[numeri relativi|relativi]], [[numeri razionali|razionali]] e [[reali]]. Si spiegano i motivi per cui nel lungo cammino della scienza si è arrivati alla necessità di ampliare quelli che erano i numeri più vicini a noi, appunto i [[numeri naturali|naturali]]. Vengono posti alcuni presupposti, sviluppati in seguito, secondo cui i numeri interi naturali rivestono un ruolo essenziale nella [[fisica delle particelle]].
 
Il complesso di Santa Caterina fu costruito a metà del Trecento, in sostituzione di un più antico monastero benedettino - sempre intitolato a Santa Caterina - di cui le monache avevano chiesto l'ampliamento.<ref name="palmegiani 294">{{Cita|Palmegiani|pag. 294}}</ref> I lavori furono autorizzati dal vescovo [[Biagio da Leonessa|Biagio]] nel 1348 ed erano già conclusi nel 1363.<ref name="palmegiani 294" /> Nel 1521 il vescovo [[Pompeo Colonna]] unì i monasteri di Santa Caterina, [[#San Benedetto|San Benedetto]] e [[Chiesa di Santa Scolastica|Santa Scolastica]].<ref name="palmegiani 294" />
==== Cap. 4 ====
 
Il suo aspetto attuale risale a fine Seicento, quando il complesso fu completamente ricostruito: i lavori per il monastero iniziarono nel 1647 e quelli della chiesa nel 1674<ref name="palmegiani 294" />; quest'ultima fu benedetta nel 1679 e consacrata il 28 ottobre 1681 dal vescovo [[Ippolito Vincentini]].<ref name="palmegiani 294" />
Oltre agli insiemi di numeri noti vengono introdotti i cosiddetti [[numeri complessi]], che giocheranno un ruolo fondamentale in svariati aspetti fisici, ma anche in geometria ed [[ingegneria|ingegneria applicata]]. Già da questo primo capitolo introduttivo sull’argomento si intuiscono potenzialità impensate per un concetto in fin dei conti semplice ed inventato dal nulla solo per ampliare i numeri reali. Si comincia a capire la potenza del rigore matematico.
 
Sul finire del Settecento il monastero fu soppresso.<ref name="palmegiani 294" /> Nel 1808 i suoi beni furono incamerati da vari enti ecclesiastici (l'orfanotrofio, le [[Maestre pie Venerini|maestre pie]], le [[Suore oblate del Santo Bambino Gesù|suore oblate Bambin Gesù]] e il [[Palazzo del Seminario (Rieti)|Seminario di Rieti]]<ref name="palmegiani 294" />), l'edificio fu trasformato in istituto scolastico e affidato alle [[suore oblate del Santo Bambino Gesù]]<ref name="palmegiani 294" />, tuttora presente come [[scuola paritaria]] materna, elementare e media.
==== Cap. 5 ====
 
All'interno della chiesa si trova il dipinto ''Il martirio di Santa Caterina d'Alessandria'' (1591), cominciato da Tobia Cicchini del[[l'Aquila]], e concluso dopo la sua morte da Giovan Antonio Torelli.<ref name="palmegiani 294" /> Sull'altare dedicato alla [[Trasfigurazione di Gesù|trasfigurazione]] si trova la tela omonima (1595) di [[Giovanni Giacomo Pandolfi]] da [[Pesaro]]<ref name="palmegiani 294" />, e il quadretto della ''Madonna adolorata'', copia di un'opera di [[Carlo Dolci]]<ref name="palmegiani 294" />. Altro dipinto ospitato nella chiesa è ''La Madonna delle grazie tra San Benedetto e Santa Scolastica'', risalente a fine Seicento.<ref name="palmegiani 295" /> Nella legnaia della chiesa è conservato un affresco del Quattrocento che rappresenta ''Gesù crocifisso tra le due Marie, San Giovanni e Santa Caterina''.<ref name="palmegiani 295">{{Cita|Palmegiani|pag. 295}}</ref>
Affrontato il tema dei numeri, la base su cui lavorare, tocca ora ai mezzi con cui manipolare i mattoni, ovvero le funzioni. Si parte con quelle più elementari, quali [[Potenza (matematica)|potenze]], [[Radice (matematica)|radici]], [[Logaritmo|logaritmi]]. Tutto viene però esaminato alla luce dei numeri complessi, e il lettore più attento può ben cogliere l’eleganza formale di questi oggetti.
 
==== Cap.Santa 6Chiara ====
[[File:Chiesa di Santa Chiara, Rieti - esterno panorama.jpg|thumb|left|Santa Chiara]]
{{coord|42.402814|12.864849|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Santa Chiara}}
 
La chiesa e l'annesso monastero di Santa Chiara (già Santo Stefano) si trovano nella via omonima, che costituisce la parte iniziale di via San Francesco, a breve distanza da [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]]. Il convento ospita tuttora delle [[monache clarisse]], ed è sede di una mensa per i poveri<ref>{{Cita web|url=http://www.rietilife.com/2015/10/15/alla-mensa-di-santa-chiara-arrivano-32mila-euro-dal-comune-di-rieti/|titolo=ALLA MENSA DI SANTA CHIARA ARRIVANO 32MILA EURO DAL COMUNE DI RIETI|pubblicazione=RietiLife|data=15 ottobre 2015|accesso=29 giugno 2016}}</ref>.
Vengono trattati gli argomenti più complessi relativi allo studio e alla manipolazione di [[Funzione (matematica)|funzioni]], ovvero il [[calcolo infinitesimale]], che racchiude in sé le fondamenta del calcolo sviluppato in termini rigorosi nel corso di circa 4 secoli, ma che trae origine da problematiche che possiamo far risalire ai greci e forse anche prima. Si tratta dei concetti di [[integrale]], di [[derivata]] e di [[Limite (matematica)|limite]] (nell’ordine storico con cui sono stati affrontati). Senza di essi sarebbe impossibile definire quella che Penrose chiama una “funzione perbene”, ovvero una [[Curva (matematica)|curva]] del piano o dello spazio con certe caratteristiche ben definite, quali ad esempio la possibilità si stabilirne la pendenza in ogni suo punto. Potrebbero sembrare concetti puramente didattici, ma i principi con i quali affrontare questioni quali la [[Relatività|relatività di Einstein]] o il perché la [[luce]] ha il comportamento che tutti conosciamo, hanno preso l’avvio da questi preziosi ed essenziali risultati.
 
Le origini del complesso risalgono al 1289 quando [[papa Niccolò IV]], che in quel periodo aveva fatto di Rieti la sede papale, eresse presso la [[chiesa di San Francesco (Rieti)|chiesa di San Francesco]] l'[[Ordine francescano secolare|ordine delle terziarie francescane]] secondo la regola di [[Elisabetta d'Ungheria]].<ref name="palmegiani 301" /> Con questo atto il papa esaudì la richiesta di quattro nobildonne reatine che avevano chiesto di potersi ritirare a vita monastica ed ebbero in concessione anche la casa natale del beato [[Angelo Tancredi]].<ref name="palmegiani 301" />
==== Cap. 7 ====
 
Le religiose presero il nome di monache di Santa Chiara<ref name="palmegiani 303" /> ed erano colloquialmente dette "bizzoche"<ref name="palmegiani 302" />. Alla divisione dell'ordine tra osservanti e conventuali, deliberarono il passaggio agli osservanti.<ref name="palmegiani 302" /> Fino al Cinquecento le monache ebbero la libera uscita, ma su loro richiesta [[Gregorio XIII]] le dichiarò pienamente monache del terz'ordine obbligandole alla clausura.<ref name="palmegiani 302" />
L’argomento del calcolo infinitesimale, ovvero dell’[[analisi matematica]], viene affrontato qui in relazione alle funzioni e alle [[Serie numerica|serie numeriche complesse]] (somma in generale infinita di valori), sempre alla scopo di determinare funzioni con caratteristiche di particolari.
 
[[File:Chiesa di Santa Chiara, Rieti (6853985279).jpg|thumb|La chiesa di Santa Chiara vista dalla riva del [[Velino (fiume)|Velino]]]]
==== Cap. 8 ====
Inizialmente per le funzioni religiose le monache utilizzavano la [[chiesa di San Francesco (Rieti)|chiesa di San Francesco]], ma dopo qualche anno grazie alle elemosine e ai lasciti dei benefattori riuscirono a costruire presso la casa una piccola chiesa, che dedicarono a [[Santo Stefano]] in ricordo di un terreno a loro donato, chiamato "tenuta di Santo Stefano".<ref name="palmegiani 301" />
 
A metà del Quattrocento la chiesa fu ricostruita con dimensioni maggiori<ref name="palmegiani 302">{{Cita|Palmegiani|pag. 302}}</ref>. Ma anche la nuova chiesa divenne presto insufficiente, e grazie alla cospicua donazione concessa nel 1566 dal morente dottor Paolo Buonamici di [[Casperia]] si poté provvedere ad ampliarla ulteriormente.<ref name="palmegiani 302" /> I lavori iniziarono nel 1567 e terminarono nel 1570; nel 1594 fu consacrata dal vescovo [[Giulio Cesare Segni]].<ref name="palmegiani 302" />
In questo capitolo vengono descritte le caratteristiche di particolari superfici, dette di [[Superficie di Riemann|Riemann]], inventate per poter studiare anche in forma grafica le funzioni complesse e per definire concetti quali “[[Varietà riemanniana|varietà]]”, indispensabili per teorie più evolute quali quella delle stringhe o della relatività generale di Einstein.
 
Nel febbraio 1872 chiesa e convento furono cedute al Comune di Rieti.<ref name="palmegiani 303">{{Cita|Palmegiani|pag. 303}}</ref> Successivamente il complesso tornò alla diocesi e nel 1930 la chiesa fu completamente restaurata.<ref name="palmegiani 303" />
==== Cap. 9 ====
 
All'interno della chiesa si trova un monumento al benefattore Buonamici<ref name="palmegiani 303" /> e l'altare della Madonna della neve, con un quadro a sugo d'erba del Settecento di scuola romana.<ref name="palmegiani 303" /> Vi si trovava anche un bassorilievo in pastiglia considerato miracoloso che rappresentava la Vergine col bambino, originario della chiesa più antica e trasportato in quella nuova nel 1601; oggi si trova al [[Museo civico di Rieti|Museo civico]].<ref name="palmegiani 303" />
Si parla dello [[sviluppo in serie]] di [[Serie di Fourier|Fourier]] per una generica funzione di variabile complessa, ovvero della possibilità di rappresentare il valore di una funzione in ogni punto del suo spazio come somma di numeri particolari. In generale è possibile avere il caso di somma infinita di valori. Questo argomento è di particolare importanza nell’analisi di propagazione di [[Segnale elettrico|segnali]] in musica ([[Armonica (fisica)|armoniche]]) e [[telecomunicazioni]] (informazioni codificate ed inviate via etere). Il risultato finale del capitolo è l’identificazione delle cosiddette iperfunzioni, ovvero funzioni di variabile complessa “perbene”, secondo Penrose.
 
==== Cap.San 10Domenico ====
{{Vedi anche|Chiesa di San Domenico (Rieti)}}
 
== San Donato ==
Proseguendo nella [[complessità]], si definiscono i concetti di [[gradiente]], ovvero quanto una curva sia pendente rispetto ad una retta, e di [[derivata parziale]], ovvero il concetto precedente espresso nel campo di funzioni in tre dimensioni. Il tutto nel campo dei numeri complessi, che sempre più diventano il campo prioritario su cui basare ogni ulteriore studio.
[[File:Chiesa di San Donato (Rieti) esterno 02.JPG|thumb|upright|left|San Donato]]
{{coord|42.403527|12.856959|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Donato}}
 
La chiesa di San Donato si trova nel quartiere di [[Porta Cintia]], con la facciata su [[via Cintia]] ed il fianco destro in via San Donato. Attualmente è sconsacrata ed è sede di un negozio di ottica.
==== Cap. 11 ====
 
La prima notizia della chiesa risale all'anno 1153.<ref name="palmegiani 278">{{Cita|Palmegiani|pag. 278}}</ref> Nel Quattrocento la chiesa fu frequentata dalla [[beata Colomba]], che abitava nelle vicinanze, e si racconta che proprio qui una mattina, essendo il prete in ritardo, essa abbia ricevuto l'[[eucaristia]] per mano di un angelo.<ref name="palmegiani 278" />
Le cose diventano più serie se si comincia a prendere in considerazione l’idea di uno spazio con più di tre dimensioni. A questo scopo vari matematici hanno proposto differenti tentativi di creare [[Algebra|algebre]], ovvero strutture matematiche coerenti con operazioni definite sull’insieme dei numeri scelti, basate su “n” dimensioni. Nascono così concetti quali il [[quaternione]] (numero in quattro dimensioni). L’essenziale in questo genere di speculazioni matematiche è capire che ad ogni nuova complessità aggiunta, come in questo caso il numero di dimensioni, cambiano i confini di applicazione. Il segreto sta nel riuscire a trovare strutture coerenti che risolvano uno o più problemi non risolvibili con gli strumenti noti fino a quel momento. I numeri complessi risolvono ad esempio il problema di trovare radici quadrate per numeri negativi.
 
Nel 1560 l'altare maggiore risultava essere dedicato a San Donato ed era presente un solo altro altare, dedicato alla Vergine.<ref name="palmegiani 280">{{Cita|Palmegiani|pag. 280}}</ref> Nel 1661, in seguito all'epidemia di [[peste]] che aveva colpito la città nel 1657, il vescovo di Rieti [[Odoardo Vecchiarelli]] istituì una confraternita di [[Clero secolare|secolari]] intitolata alla beata Colomba, protettrice dalla peste, che aveva sede in San Donato.<ref name="palmegiani 282">{{Cita|Palmegiani|pag. 282}}</ref> In questa occasione fu eretto nella chiesa un terzo altare dedicato alla Beata Colomba.<ref name="palmegiani 280" />
==== Cap. 12 ====
 
Nel secolo seguente la chiesa fu completamente rifatta a spese della confraternita<ref name="palmegiani 282" />; alla conclusione dei lavori, nel 1727, l'altare maggiore fu dedicato alla Beata Colomba e vi fu posto un dipinto della ''Beata Colomba che impetra la liberazione di Rieti dalla peste''<ref name="palmegiani 282" />. Nei lavori di ristrutturazione fu rinvenuto un antico affresco della Vergine davanti al quale la Beata Colomba era solita pregare, in corrispondenza del quale fu intagliata un'apertura per renderlo visibile<ref name="palmegiani 282" />.
Il calcolo infinitesimale viene esteso al caso di spazi a molte dimensioni, con l’introduzione dei [[campi vettoriali]] e del concetto di derivata per superfici multi-dimensionali. Il campo vettoriale è una struttura definita per poter studiare adeguatamente funzioni in spazi a molte dimensioni (è graficamente una freccia orientata lungo la curva di riferimento).
 
Nel 1786 il vescovo [[Saverio Marini]] istituì in San Donato la Compagnia della Buona Morte.<ref name="palmegiani 282" /> Quest'ultima nel 1808 venne fusa con quella della Beata Colomba, e nel 1823 furono trasferite nella [[Chiesa di San Pietro martire (Rieti)|chiesa di San Pietro martire]].<ref name="palmegiani 282" />
==== Cap 13-14 ====
 
== Basilica di Sant'Eleuterio ==
I due capitoli costituiscono le basi teoriche per la definizione e lo studio della teoria della relatività generale di Einstein.
La basilica di Sant'Eleuterio, oggi non più esistente, si trovava dove oggi sorge la chiesa del cimitero.<ref name="palmegiani 330">{{Cita|Palmegiani|pag. 330}}</ref>
 
===== Cap.Sant'Erasmo 13 =====
La chiesa di sant'Erasmo oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== Sant'Eusanio ==
Si tratta qui del concetto essenziale in natura, e quindi anche in fisica, di [[Simmetria (matematica)|simmetria]]. Accanto alla semplice simmetria delle cose che possiamo osservare ogni giorno, esistono particolari simmetrie – in senso matematico&nbsp;– di oggetti quali gli spazi vettoriali definiti al capitolo precedente. Per le strutture vettoriali vengono definite simmetrie dette [[Trasformazione lineare|trasformazioni lineari]], ovvero particolari operazioni che trasformano le frecce in oggetti analoghi mantenendone intatta la struttura. Per rappresentare sinteticamente la simmetria si utilizzano strutture dette [[Matrice|matrici]]: tabelle di numeri raggruppati in righe e colonne. Questi concetti sono fondamentali anche per teorie fisiche quali la meccanica quantistica.
[[File:Chiesa di Sant'Eusanio (Rieti) esterno 01.jpg|thumb|upright|left|Sant'Eusanio]]
 
{{coord|42.404188|12.870766|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Sant'Eusanio}}
===== Cap. 14 =====
 
La chiesa di Sant'Eusanio si trova al numero 5 della via omonima, nel quartiere di [[Porta d'Arci]] ed a breve distanza da via dei Pozzi.
Il concetto di calcolo infinitesimale viene ridefinito anche per il caso dello [[spazio vettoriale]] arrivando a definire una formula per stabilire la distanza tra due punti che è fondamentalmente la stessa che si utilizza nel caso più noto di spazio a due dimensioni (o euclideo).
 
Secondo il racconto agiografico, in occasione di un pellegrinaggio a [[Roma]] nel [[III secolo]], [[Sant'Eusanio]] sarebbe passato per [[Antrodoco]], guarendo un ragazzo paralitico e sordomuto, e per [[Rieti]], dove avrebbe liberato una donna dal demonio.<ref name="palmegiani 299" /> In ricordo di questi avvenimenti miracolosi i reatini eressero una chiesa in onore del martire.<ref name="palmegiani 299" /> La prima notizia storica dell'esistenza della chiesa, tuttavia, risale solo al 1182.<ref name="palmegiani 300" /> La chiesa fu per molto tempo sede di una parrocchia e per un certo periodo fu decorata del titolo di [[collegiata]].<ref name="palmegiani 299" /> Dall'iscrizione sull'architrave della porta si desume che nel 1539 la chiesa fosse stata da poco completamente ricostruita.<ref name="palmegiani 300">{{Cita|Palmegiani|pag. 300}}</ref>
==== Cap. 15 ====
 
[[File:Chiesa di Sant'Eusanio (Rieti) portale 03.jpg|thumb|upright=0.9|Dettaglio del portale di Sant'Eusanio]]
Viene fatta una digressione sui concetti di [[fibrato]] e [[Gauge|connessione di gauge]], fondamentali nell’analisi delle particelle. Il primo è un’idea innovativa introdotta per spiegare in via teorica la possibilità che esistano dei particolari spazi (con dimensioni maggiori di 3) in cui alcune dimensioni siano come arrotolate su se stesse e quindi invisibili all’apparenza. Un classico esempio esplicativo è quello di una lunga manichetta che, se vista da sufficiente distanza, appare come un filo, e quindi ad una sola dimensione, mentre a distanza ravvicinata si scopre la bidimensionalità del tubo. La seconda dimensione non visibile da lontano costituirebbe il fibrato. La connessione di gauge è invece il concetto generale di derivata applicata ad un vettore generico in uno spazio di dimensioni in numero grande a piacere.
Nel 1711 risultavano essere presenti ben sette altari.<ref name="palmegiani 300" /> Nel 1736 il parroco Tommaso Ciarafogli decise di rimpicciolire la chiesa, ed eseguì dei lavori per ridurla a tre navate e rifare il soffitto, mantenendo tre soli altari.<ref name="palmegiani 301" /> Nel 1821 il soffitto venne eliminato e la navata centrale fu innalzata, mentre l'altare maggiore fu spostato al posto della sacrestia.<ref name="palmegiani 301">{{Cita|Palmegiani|pag. 301}}</ref>
 
La facciata della chiesa è intonacata; sopra il portale si trova una lunetta con un affresco molto sbiadito rappresentante Sant'Eusanio. All'interno si trovano oggi tre altari. Quello maggiore è intitolato alla ''Madonna delle Stelle'', in onore di un antico affresco collocato nel vicino oratorio di San Barnaba, che nel 1739 fu staccato e portato nella chiesa alla soppressione dell'omonima compagnia.<ref name="palmegiani 301" /> L'altare sinistro è intitolato a Sant'Eusanio, mentre quello destro a Sant'Antonio.<ref name="palmegiani 301" /> Sono ancora visibili resti di affreschi del Quattrocento, tra cui una mezza figura di ''Vergine con [[putto]]'', una ''Annunciazione'' e una ''Madonna con putto''.<ref name="palmegiani 301" />
==== Cap. 16 ====
 
== San Fabiano ==
L’ultimo dei capitoli di questa sezione cerca di gettare uno sguardo su di una questione apparentemente semplice ma in realtà non banale. È Il problema di stabilire se l’universo conosciuto sia uno spazio composto da un numero finito o infinito di elementi. Legato a questo concetto c’è il lavoro notevole di [[Georg Cantor|Cantor]], che dimostra come esistano oggetti con un numero infinito di elementi che possono essere ordinati in modo crescente. In pratica esistono insiemi infiniti più grandi di altri insiemi infiniti. Importanti sono anche altri risultati in questo settore: il [[Paradosso di Russell|paradosso di Russel]] sugli insiemi numerici che pose in passato un serio enigma in merito a come dovesse essere definito un insieme; i lavori di [[Gödel|Godel]] e di [[Turing]] sulla [[computazione]], ovvero quel procedimento su cui si basano tutti i [[Calcolatore elettronico|calcolatori elettronici]] per elaborare le [[Informazione|informazioni]].
{{coord|42.404499|12.868170|type:landmark_scale:10000|name=Demolita chiesa di San Fabiano}}
 
La chiesa di San Fabiano, oggi non più esistente, era annessa all'omonimo monastero di clarisse, che ancora oggi si trova al n. 97 di [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], di fronte alla [[#Chiesa dell'Ospizio Cerroni - Vincenti Mareri|chiesetta dell'Ospizio Cerroni]].
=== Cap. 17-20 ===
 
== Santuario di Fonte Colombo ==
Definite le strutture matematiche ed i concetti fisici di base, vengono affrontati i temi di più scottante attualità, quali le relazioni tra teorie newtoniane (ovvero le classiche leggi fisiche che hanno regolato tutto il mondo conosciuto dal ‘600 ai primi dell’800), quelle dell’[[elettricità]] e [[magnetismo]], e quelle della relatività di Einstein.
{{Vedi anche|Santuario di Fonte Colombo}}
Il santuario di Fonte Colombo è uno dei quattro santuari francescani della [[Piana Reatina|Valle Santa reatina]]. Ricade nel territorio del comune di Rieti e si trova a breve distanza dalla frazione di [[Sant'Elia (Rieti)|Sant'Elia]].
 
==== Cap.Santuario 17della Foresta ====
{{Vedi anche|Santuario della Foresta}}
Il santuario della Foresta è uno dei quattro santuari francescani della [[Piana Reatina|Valle Santa reatina]]. Ricade nel territorio del comune di Rieti e si trova sul colle della Foresta, a breve distanza dalla frazione di [[Castelfranco (Rieti)|Castelfranco]].
 
== San Francesco ==
Si parte dalla concezione dello spazio e del tempo (separati) secondo le concezioni classiche del pensatore [[Aristotele]], per passare poi a quelle di [[Galileo Galilei|Galilei]] e di [[Isaac Newton|Newton]]. Infine l’ultimo passo è il confronto con le moderne idee del diciannovesimo secolo ad opera di Einstein, [[Hendrik Lorentz|Lorentz]] e [[Henri Poincaré|Poincaré]]. Si scopre così che le idee rivoluzionarie della relatività speciale, o ristretta, stanno in estrema sintesi in 3 concetti essenziali: la relatività delle leggi fisiche, il [[principio di equivalenza]] e la costanza della [[velocità della luce]]. Il primo concetto definisce che il movimento come noi lo conosciamo non è indistinguibile, a livello fisico, tra un moto uniforme da un punto ad un altro ed un moto stazionario, ovvero fermo rispetto ad un sistema di riferimento ed in movimento rispetto ad un altro (ad esempio il passeggero sul treno che si ritiene immobile ma che le persone sulla banchina in stazione vedono muoversi). Il secondo allarga l’idea precedente includendo nel ragionamento la [[forza di gravità]], ovvero quella che ci tiene ancorati alla Terra o che mantiene il movimento dei pianeti intorno al nostro Sole. L’ultima idea è che la luce, ovunque nell’universo, debba necessariamente muoversi ad una stessa velocità determinata e sempre finita. Da tutto questo scaturisce il concetto di [[spaziotempo]] (adesso un’unica parola) in cui le due entità sono viste come un’unica rappresentazione della nostra realtà.
{{Vedi anche|Chiesa di San Francesco (Rieti)}}
 
== San Giacomo al Colletrone ==
==== Cap. 18 ====
La chiesa di San Giacomo al Colletrone, oggi non più esistente, si trovava in via della Pennina.<ref name="palmegiani 330" />
 
== San Giorgio ==
Viene proposta, a supporto delle tesi di Einstein, una particolare forma di geometria, detta di [[Hermann Minkowski|Minkowski]] dal nome dell’inventore, grazie alla quale il fisico tedesco ha potuto trasferire su carta con rigore matematico le sue intuizioni. In pratica è solo grazie a questo tipo di geometria, in cui valgono principi e regole differenti da quella che tutti noi conosciamo nella normale geometria di ogni giorno, ma assolutamente rigorose, che Einstein ha potuto sviluppare e dar concretezza alle sue equazioni.
[[File:Chiesa di San Giorgio (Rieti) esterno da largo S. Giorgio 01.jpg|thumb|upright|left|San Giorgio (lato che affaccia sul largo omonimo)]]
 
{{coord|42.401393|12.863786|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Giorgio}}
==== Cap. 19 ====
 
La chiesa di San Giorgio affaccia sul largo omonimo, con l'ingresso al civico 49 di via San Francesco.
Un ulteriore passo, dopo l’unione virtuale tra teorie di Aristotele-Galilei-Newton e quelle di Einstein, è la presentazione delle leggi che regolano quei fenomeni che tutti noi sperimentiamo ogni giorno e che vanno sotto il nome di forze elettro-magnetiche. Si giunge così ad una fisica di unificazione tra la forza di gravitazione, le forze elettriche, quelle magnetiche e la relatività ristretta di Einstein. Tutte queste entità possono dunque essere spiegate in termini matematici dalle medesime leggi fisiche.
 
Le origini della chiesa sono molto antiche: la sua prima menzione risale all'anno 744<ref name="saladino somma 85">{{Cita|Saladino, Somma|pag. 85}}</ref> e fu tra i primi edifici a sorgere fuori dalla [[Mura di Rieti#Mura romane|cinta muraria di epoca romana]]<ref name="saladino somma 86" />. Dotato anche di un monastero, il complesso di San Giorgio era uno dei più importanti della città [[alto medioevo|altomedievale]]<ref name="saladino somma 85" />; fu voluto da un [[Ducato di Spoleto|duca longobardo]] ed inizialmente era destinato ad accogliere solo donne germaniche.<ref name="saladino somma 86">{{Cita|Saladino, Somma|pag. 86}}</ref> A partire dal Duecento la chiesa svolse la funzione di parrocchia, ma perse progressivamente importanza a causa della fondazione nella vicinanza dei nuovi complessi religiosi di [[Chiesa di San Francesco (Rieti)|San Francesco]] e [[#Santa Chiara|Santa Chiara]].<ref name="saladino somma 86" />
==== Cap. 20 ====
 
[[File:Chiesa di San Giorgio (Rieti) portale su via S. Francesco 01.jpg|thumb|upright=0.6|Portale di San Giorgio (lato che affaccia su via S. Francesco)]]
In quest’ultimo capitolo della sezione si analizzano due formalismi, ovvero metodologie e principi secondo cui esprimere concetti geometrici e fisici in un particolare spazio che potrebbe essere quello tridimensionale o più in generale uno spazio a tante dimensioni. Sono chiamati formalismi [[Lagrangiana|lagrangiano]] ed [[hamiltoniano]] (dai nomi dei due inventori, [[LaGrange (Arkansas)|Lagrange]] ed [[William Rowan Hamilton|Hamilton]]). Vengono presentati in quanto costituiscono due splendidi esempi, a detta dell’autore, di come esistano casi di estrema bellezza e sintesi matematiche, oltre che per il fatto che sono essenziali per trattare gli argomenti precedenti ed i successivi.
Da tempo sconsacrata e rimasta abbandonata a lungo (lo era già all'inizio del Novecento<ref name="saladino somma 85" />), la chiesa è stata recentemente restaurata - utilizzandola come auditorium - dalla [[Fondazione Varrone]] insieme al largo circostante, dove è stato creato il polo culturale delle ''Officine di Largo San Giorgio'', inaugurato nel 2012<ref>{{Cita news|url=http://www.rietilife.com/2012/07/01/inaugurazione-delle-officine-fondazione-varrone/|titolo=INAUGURAZIONE DELLE OFFICINE FONDAZIONE VARRONE|pubblicazione=RietiLife|data=1 luglio 2012|accesso=1 luglio 2016}}</ref>. La chiesa è stata dotata di un organo, realizzato dalla ditta Fratelli Pinchi di [[Foligno]] e ispirato agli strumenti tardo-seicenteschi dell'[[organaro]] tedesco [[Arp Schnitger]], e oggi viene utilizzata per tenervi concerti d'organo e corsi per organisti.<ref>{{Cita news|url=http://www.rietilife.com/2012/06/19/officine-fondazione-varrone-2/|titolo=“OFFICINE FONDAZIONE VARRONE”|pubblicazione=RietiLife|data=19 giugno 2012|accesso=1 luglio 2016}}</ref>
{{Clear|left}}
 
=== Cap.San 21-23Giovanni in Statua ===
[[File:Chiesa di San Giovanni in Statua, Rieti.jpg|thumb|left|San Giovanni in Statua]]
{{coord|42.402538|12.860119|type:landmark_scale:10000|name=Demolita chiesa di San Giovanni in Statua}}
 
Si trovava nella [[Piazza Vittorio Emanuele II (Rieti)|piazza del Comune]], al posto dell'attuale albergo Quattro Stagioni. Il suo nome ''in statua'' indicava infatti la localizzazione nell'antica ''platea statuae'', il [[Forum (luogo)|foro]] dell'antica ''Reate'' romana, così detta -sembra- per la presenza di statue.
Si passa alla [[teoria quantistica]], ovvero a quella serie di scoperte e leggi derivate dall’osservazione sperimentale sul comportamento delle particelle elementari, ovvero di quelle entità responsabili della creazione di tutta la materia oggi conosciuta, organica e non.
 
La chiesa è attestata sin dall'XI secolo<ref name="Cita|Saladino, Somma|pag. 95">{{Cita|Saladino, Somma|pag. 95}}</ref> e seguì le vicende della piazza dove è collocata. Nel 1774 fu demolita e ricostruita in posizione più arretrata<ref name="Cita|Saladino, Somma|pag. 95"/>, in applicazione del progetto Amati del 1763 per l'ampliamento della piazza<ref>{{Cita|PLUS|pagina 78}}</ref>. Dall'inizio del settecento il vescovo [[Bernardino Guinigi]] colloca nella chiesa i [[Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie|padri Scolopi]], che erano presenti in città sin dal 1698, chiamati dal vescovo [[Ippolito Vicentini]].<ref name="scolopi">{{Cita news|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/download/Lazio_Sette_Rieti_1_marzo_2015.pdf|autore=Na.Bon.|titolo=Scolopi, una storia di 300 anni|pubblicazione=InDiocesi Notizie dalla Diocesi di Rieti, su [[Avvenire]]|data=1º marzo 2015|accesso=5 maggio 2016}}</ref>
==== Cap. 21 ====
 
Al suo interno era custodito il dipinto ''L'apparizione della Vergine a San Giovanni Evangelista e a San Giuseppe Calasanzio'' di [[Antonino Calcagnadoro]] (1903), oggi custodito nella [[chiesa di Santa Scolastica]].<ref>{{Cita libro|titolo=Rieti - Percorsi tra ambiente, storia, cultura|editore=Fondazione Varrone|anno=2007|pagine=170-175}}</ref>
Il concetto chiave del capitolo è quello di [[Dualismo onda-particella|dualismo]], ovvero di rappresentazione di una particella e del suo movimento come un insieme di due elementi non separabili l’uno dall’altro: l’onda (che rappresenta il movimento) e la particella vera e propria (che rappresenta la materia e/o l’energia ad essa associata). Il risultato più sorprendente a cui si è giunti nel corso del [[Anni 1930|primo trentennio del '900]] è l'impossibilità di osservare il movimento di una particella, e quindi di conoscerne la velocità, e al contempo di stabilirne la sua posizione fisica nello spazio di osservazione.
 
Nel 1928 la chiesa fu demolita, stavolta definitivamente, per far posto al nuovo albergo centrale ''Quattro Stagioni''<ref>https://creaetvivi.blogspot.it/2015/09/una-cartolina-dal-passato_11.html</ref>, che si andava a sostituire all'antico albergo della Croce Bianca (un edificio situato sul fianco sinistro del [[Palazzo Comunale (Rieti)|Palazzo Comunale]] e reso inagibile dal [[Terremoto di Rieti del 1898|terremoto del 1898]]) che così poté essere anch'esso demolito; al posto di quest'ultimo, nel 1940 venne innalzata la torre in travertino attualmente visibile. Con la demolizione della chiesa, gli Scolopi furono trasferiti nella [[chiesa di Santa Scolastica]]<ref name="scolopi" />.
==== Cap. 22 ====
 
== Santi Giovenale e Vincenzo Ferreri (Madonna della Scala) ==
Grazie ai lavori di fisici quali [[Werner Karl Heisenberg]], [[Schrödinger]], [[Paul Dirac|Dirac]], [[Niels Bohr|Bohr]] si giunge alla definizione accurata della geometria che caratterizza le particelle elementari, utilizzando ancora una volta, ma non solo, i numeri complessi. Viene inoltre studiato il moto di tali particelle dal punto di vista probabilistico, in virtù del risultato ottenuto alla fine del capitolo precedente. In pratica si definisce la probabilità di trovare una particella in un dato punto in un dato momento di tempo.
[[File:Chiesa di San Giovenale (Rieti) facciata 01.JPG|thumb|upright=0.9|San Giovenale]]
{{coord|42.403020|12.864326|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Giovenale e Vincenzo Ferreri}}
 
La chiesa, attualmente sconsacrata, è sede dell'''Auditorium dei Poveri'' e vi si tengono eventi culturali. Si trova in [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], all'incrocio con via Pellicceria.
==== Cap. 23 ====
 
=== Storia ===
In questo capitolo viene presa in considerazione una struttura composta da un numero arbitrario di particelle e si scopre come alcune caratteristiche restino invariate rispetto al caso di singole particelle. Si delineano anche aspetti curiosi ed esotici di questa branca della fisica: il cosiddetto [[Teletrasporto quantistico|teletrasporto quantico]] ed il [[viaggio temporale]] delle particelle.
La chiesa originaria, intitolata a San Giovenale, ha origini molto antiche: è attestata nei documenti del registro [[Abbazia di Farfa|farfense]] già nell'anno 900<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 2.24}}</ref>. Inizialmente la chiesa sorgeva in una posizione diversa: si ritiene fosse collocata dove ora si trovano i giardini di Palazzo Blasetti, dalla parte di Via Centurioni, dove c'è una fontanella<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 6.08}}</ref>. La zona dove la chiesa sorgeva era detta di Porta Carrana, Porta Carceraria o Porta Interocrina<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 2.40}}</ref>, per la vicinanza con la porta della [[Mura di Rieti|cinta muraria di epoca romana]] con cui la [[Via Salaria]] usciva dalla città in direzione di ''Interocrìum'' ([[Antrodoco]]), porta i cui resti possono essere identificati nella torre di San Basilio all'incrocio tra via Garibaldi e via Santa Chiara.
 
Nel XIII secolo la città ebbe un grande sviluppo urbanistico, venne costruita una nuova e più ampia [[Mura di Rieti|cinta muraria medievale]] e la zona dove si trovava la chiesa venne "smassata" per appianare il dislivello precedentemente esistente tra parte alta della città, interna alle mura romane, e parte esterna.<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 4}}</ref> Dopo lo smassamento, la creazione di una lunga strada (attuale via Garibaldi) fece perdere centralità alla zona dove sorgeva la chiesa<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 6.26}}</ref>. Per questo motivo, poco lontano dall'originaria chiesa di San Giovenale, venne edificata un'altra chiesa intitolata a San Vincenzo, con la facciata in via Garibaldi, che è la chiesa attualmente visibile.<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 6.30}}</ref>
=== Cap. 24-26 ===
 
La chiesa di San Giovenale perse progressivamente l'utilizzo, anche perché essendo antica era probabilmente piccola e poco capiente<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 11.42}}</ref>, finché nel 1748 il parroco chiese alla propria confraternita di trasferirsi nella vicina chiesa di San Vincenzo<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 9.50}}</ref>; successivamente la chiesa venne demolita. Da questo momento la chiesa di San Vincenzo prese anche il nome di ''San Giovenale''. Della chiesa originaria oggi non rimane traccia<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 11.50}}</ref>.
Si affronta il tentativo, ormai usuale nel libro, di unificare la teoria della relatività speciale con quella quantistica, lasciando al capitolo 30 l’arduo compito di unificarla anche con la relatività generale (ovvero includendovi i concetti di gravità e curvatura dello spaziotempo).
 
La chiesa di San Vincenzo già dal settecento era abitata dai [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|Padri Carmelitani]]. Tuttavia anche questa seconda chiesa rischiò di cadere nell'abbandono quando nel 1739 il visitatore apostolico chiude la compagnia di San Vincenzo<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 12.25}}</ref>.
Uno degli aspetti più noti nel tentativo, peraltro riuscito, di conciliare i risultati di Einstein con la teoria quantistica delle particelle è il concetto di anti-particella, ovvero di una particella analoga ad una presa in esame ma con la carica elettrica di segno invertito. Il risultato a cui si è giunti, dopo innumerevoli scoperte sperimentali di molteplici tipi di particelle, è la teoria denominata modello standard della fisica per le particelle.
 
[[File:Chiesa di San Giovenale (Rieti) portale 01.JPG|thumb|upright=0.6|left|Portale della chiesa di San Giovenale]]
=== Cap. 27-28 ===
Ma il declino della chiesa venne interrotto da un evento miracoloso: il 3 dicembre 1739, nella scalinata di accesso del vicino Palazzo Blasetti (che all'epoca si chiamava Palazzo Amati<ref name="Cita|Eleuteri|minuto 14.10">{{Cita|Eleuteri|minuto 14.10}}</ref>) l'affresco di una Madonna inizia a lacrimare; prima ancora che venissero inviati tecnici per analizzare il fenomeno, i cittadini iniziano già a venerare l'immagine sacra.<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 12.45}}</ref> Per questo motivo il vescovo chiese l'autorizzazione a spostare l'immagine all'interno della chiesa di San Vincenzo; per la cessione dell'affresco, [[papa Benedetto XIV]] in persona concesse alla famiglia Amati il permesso di avere nella chiesa un coretto collegato alla loro abitazione<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 15.20}}</ref>. L'affresco fu quindi staccato e trasportato nella chiesa con la partecipazione di tutta la città, e posizionato sull'altare maggiore<ref name="Cita|Eleuteri|minuto 14.10"/>; da qui la chiesa prese il nome di Santa Maria della Scala<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 14.40}}</ref>. Successivamente a questo avvenimento, grazie anche al contributo economico della famiglia Amati, la chiesa venne rinnovata.
 
Nel 2013 la chiesa, sconsacrata da anni, è stata recuperata con il restauro della facciata, la riparazione del tetto da dove entrava acqua ed interventi di miglioramento sismico<ref name="Cita|Eleuteri|minuto 19.55">{{Cita|Eleuteri|minuto 19.55}}</ref>, ed ha preso il nome di ''Auditorium dei Poveri'', dove vengono ospitati eventi culturali.
Questi due capitoli servono per introdurre un concetto estremamente delicato: la [[Rottura della simmetria esplicita|rottura della simmetria]] nello spazio fisico che consideriamo, sia esso quello delle particelle elementari o quello siderale del cosmo. Il concetto di simmetria è quello visto in precedenti capitoli e la sua “rottura” è importante per poter tentare di unificare relatività generale e particelle (cap. 30). In verità l’autore tratta l’argomento partendo un po' alla lontana, ovvero dai primi istanti di vita dell’universo, o “[[Big Bang|big bang]]”. Il motivo tuttavia viene svelato con due idee semplici: all’inizio tutto l’universo, seppur minuscolo, era uniforme e presentava già una forma di gravità. Dopo i primi istanti è cominciata l’espansione che ha portato a quello che vediamo nel cielo ogni sera. Le particolari condizioni iniziali però hanno condotto gli scienziati ad ipotizzare che esistesse in origine una forma di simmetria fra le particelle (ad esempio una particella “a” poteva trasformarsi in una “b” secondo precise regole analogamente a come un angolo di un quadrato può sovrapporsi al suo opposto e quindi diventare di fatto uguale ad esso). Questa simmetria sarebbe però venuta meno per un qualche fenomeno e la gravità sarebbe la chiave di questo fenomeno.
 
=== Descrizione ===
Un aspetto curioso e filosoficamente assai intrigante viene esposto qui: è il cosiddetto [[principio antropico]], che asserisce, in buona sostanza, che se l’universo che abbiamo di fronte è osservabile, e per quanto ne sappiamo noi lo è (siamo noi stessi gli osservatori), allora devono esistere in esso esseri senzienti in gradi di osservarlo. Un esempio di applicazione può essere il nostro pianeta: le condizioni di vita sulla Terra sono così definite perché altrimenti non potrebbero esistere esseri umani che le possano studiare.
L'opera più importante contenuta nella chiesa è il bassorilievo ''Il genio della morte'' di [[Bertel Thorvaldsen]], allievo del [[Antonio Canova|Canova]], commissionato da [[Angelo Maria Ricci (poeta)|Angelo Maria Ricci]] per la tomba della moglie Isabella Ricci Alfani. L'opera raffigura un giovane angelo alato, con la testa leggermente piegata e gli occhi chiusi come se fosse addormentato, insieme ad una fiaccola rovesciata, simbolo dello spegnimento della vita.<ref>{{Cita web|url=http://www.rietidascoprire.it/servizi/angeli.html|titolo=RIETI CITTA' DEGLI ANGELI|accesso=6 maggio 2016}}</ref> È ispirato al monumento della famiglia Stuart realizzato dal Canova nella [[Basilica dei Santi XII Apostoli|chiesa dei SS. Apostoli]] a Roma. Una copia del bassorilievo è collocata nel [[Museo civico di Rieti|Museo civico]].<ref>{{Cita libro|url=http://www.culturalazio.it/binary/prtl_museo_rieti/sm_argomenti/Guida_Museo_SA_Rieti_estratto.pdf|titolo=Guida al Museo Civico di Rieti - sezione storico-artistica|editore=SD Editore|pagina=10|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151123001039/http://www.culturalazio.it/binary/prtl_museo_rieti/sm_argomenti/Guida_Museo_SA_Rieti_estratto.pdf|dataarchivio=23 novembre 2015}}</ref>
 
Le opere d'arte all'interno della chiesa contengono molti riferimenti ai [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|carmelitani]]<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 8}}</ref>. Sull'altare maggiore si trova infatti la ''[[Madonna del Carmine]] con lo [[scapolare]] in mano'' di [[Virginio Monti]]; anche le decorazioni e gli affreschi sulla volta, parzialmente rovinati dalle infiltrazioni d'acqua, sono di [[Virginio Monti]] e risalgono ad inizio novecento<ref name="Cita|Eleuteri|minuto 19.55"/>.
=== Cap. 29-30 ===
 
Prima del settecento nella chiesa c'era anche una tela di ''San Vincenzo'' attribuita a [[Antonio Gherardi]] o a [[Sebastiano Conca]]<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 20.45}}</ref>. Del miracoloso affresco della Madonna della Scala si sono oggi perse le tracce. Secondo il [[Francesco Palmegiani|Palmegiani]] l'affresco risalirebbe al XII secolo e si troverebbe ancora posizionato sull'altare maggiore, dietro l'altra tela che attualmente vi è esposta<ref>{{Cita|Eleuteri|minuto 22.24}}</ref>, ma nessuna verifica è stata effettuata in merito.
In questi capitoli si esaminano le obiezioni alla meccanica quantistica e alcuni aspetti che invece lasciano supporre che questa innovativa teoria sia, se non proprio corretta al dettaglio, quantomeno corretta dal punto di vista teorico nello spiegare fenomeni e nel predire evoluzioni future.
 
== San Giuseppe ==
Per anni dopo la presentazione dei primi risultati, e ancor oggi, molti scienziati si sono opposti all’idea di una meccanica, quella quantistica, che potesse spiegare ogni fenomeno nel campo dell'infinitamente piccolo in termini di probabilità. In effetti, come evidenzia lo stesso Penrose, probabilmente l’idea esplosiva della meccanica quantistica è assai più sconcertante persino della relatività di Einstein, ma presenta lati oscuri che sono ben lontani, a quanto pare, dall’essere risolti nel breve-medio termine. Uno di questi è esemplificato egregiamente dal [[Paradosso del gatto di Schrödinger|paradosso del gatto di Schrodinger]] (tra l’altro uno degli scopritori della teoria stessa). In sostanza viene mostrata la seguente cosa: se poniamo un gatto in un contenitore chiuso ed un dispositivo come un fucile che possa uccidere il gatto se azionato da un qualche rivelatore di luce proveniente da una sorgente luminosa (una lampadina), allora, applicando le regole della meccanica quantistica si giunge alla paradossale conclusione che il raggio di luce, per come è fatta la luce, ovvero composta anch’essa di particelle che devono sottostare alle regole quantiche, deve sia uccidere il gatto che lasciarlo in vita!
[[File:Chiesa di San Giuseppe (Rieti) facciata 02.jpg|thumb|upright|San Giuseppe]]
{{coord|42.403836|12.866087|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Giuseppe}}
 
La chiesa di San Giuseppe si trova in [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], quasi di fronte a [[#Santa Caterina|quella di Santa Caterina]].
Nel capitolo 30 invece vengono proposte alcune teorie, tra le quali quella della famosa rottura di simmetria, per poter tentare di conciliare relatività generale (ovvero i 3 concetti espressi al capitolo 17, più la gravità dei corpi celesti e la conseguente curvatura dello spazio e del tempo associati) e meccanica quantistica.
 
La prima notizia della chiesa, che inizialmente era intitolata a San Bartolomeo, si ha nel 1153.<ref name="palmegiani 293">{{Cita|Palmegiani|pag. 293}}</ref> Entro il 1585 gli venne unita la parrocchia della chiesa sconsacrata di San Leopardo; più tardi gli fu unita anche quella di San Lorenzo.<ref name="palmegiani 293" /> Nel 1619 il vescovo [[Pier Paolo Crescenzi]] istituì la confraternita di San Giuseppe, che doveva essere collocata nella chiesa di San Bartolomeo ma poté stabilirvisi solo nel 1641 per azione del vescovo [[Giorgio Bolognetti]].<ref name="palmegiani 293" />
=== Cap 31-33 ===
 
La facciata della chiesa è in stile [[rococò]], con [[Stucco|stucchi]] e [[modanatura|modanature]] tipiche della corrente del ''barocchetto romano''.<ref>{{Cita web|url=http://www.romeartlover.it/Rieti2.html|lingua=en|titolo=Rieti - Renaissance/Baroque Monuments|accesso=29 giugno 2016}}</ref>
Gli ultimi capitoli prima della conclusione trattano delle teorie più attuali nel campo della fisica per unificare tutte le teorie fin qui descritte in quella che viene chiamata la [[teoria del tutto]]: il santo Graal dei fisici, ma non solo.
 
All'interno la chiesa ospita due tele di [[Vincenzo Manenti]], ''Il transito di San Giuseppe'' e ''La sacra famiglia'', ed una di [[Antonino Calcagnadoro]], che rappresenta ''San Leopardo''.<ref name="palmegiani 293" /> Si trova all'interno anche un [[ciborio]] di inizio Cinquecento, che ha forma di tempio e sulla porticina reca dipinto un angelo che sorregge il corpo morto di Gesù.<ref name="palmegiani 293" /> Le campane della chiesa sono due: una risale al 1685 e vi è incisa la Vergine col bambino, l'altra risale al 1763 e vi sono scolpiti la [[Beata Colomba]] e San Francesco.<ref name="palmegiani 293" />
Penrose discute tre linee di ricerca. Nel capitolo 31 la teoria delle stringhe, nel capitolo 32 la gravità quantistica a loops e nel capitolo 33 la [[teoria dei twistors]], teoria sviluppata da Penrose stesso. L'esposizione di queste complesse teorie è chiara ed esauriente. In particolare, il capitolo 32 offre una delle più chiare e convincenti esposizioni della teoria dei loops, teoria che Penrose trova più convincente ("più vicina a ciò che io credo") che non la teoria delle stringhe.
 
== San Liberatore ==
Si tratta di tre teorie che si avventurano nel campo dell’ignoto nella speranza di ottenere quell’uovo di Colombo che finalmente dia una svolta nell’annosa questione di conciliare l'infinitamente grande (ciò che la relatività generale di Einstein spiega) con l'infinitamente piccolo (quello che spiegano le teorie come la meccanica quantistica in spazi di livello infinitesimo).
[[File:Chiesa di San Liberatore, Rieti - 1.JPG|thumb|upright|left|San Liberatore]]
{{coord|42.404575|12.860012|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Liberatore}}
 
La chiesa di San Liberatore si trova lungo la via omonima, all'incrocio con via Pennina. La chiesa, dedicata a [[san Liberatore]] martire, sorge all'interno della torre della ex [[Mura di Rieti#Porta San Giovanni|porta San Giovanni]] delle mura medievali.
La teoria delle stringhe parte da un presupposto piuttosto anomalo e per questo tanto amato dai sostenitori quanto disprezzato dai detrattori (come Penrose): lo spazio è costituito effettivamente da molte dimensioni in cui quelle a noi note sono, per così dire srotolate, mentre le altre sono intrecciate a formare un oggetto simile al fibrato descritto al capitolo 15.
 
[[File:Porta San Giovanni, Rieti - 2.jpg|thumb|upright|[[Mura di Rieti#Porta San Giovanni|Porta San Giovanni]] e il campanile di San Liberatore]]
La teoria dei loops combina direttamente la teoria della relatività generale di Einstein e la meccanica quantistica, e fornisce una descrizione matematica dello spazio tempo quantistico, grazie alla quale è possibile calcolare le proprietà granulari dello spazio.
La prima menzione della chiesa risale al 1285.<ref name="palmegiani 316">{{Cita|Palmegiani|pag. 316}}</ref> Intorno al Cinquecento la vicina [[Mura di Rieti#Porta San Giovanni|Porta San Giovanni]] venne murata, e sul fondo della torre, sul lato interno della cinta muraria, venne dipinta un'immagine di San Giovanni che divenne oggetto di forte devozione perché considerata miracolosa.<ref name="palmegiani 316" /> Attorno a questa immagine venne costruita una cappella, che era sotto la giurisdizione dell'arciprete di [[#San Giovanni in Statua|San Giovanni in Statua]].<ref name="palmegiani 316" />
 
Nel 1574 nella cappella si resero necessari dei lavori, a causa di una finestra che minava l'efficacia della cinta muraria, con i quali la cappella fu trasformata in una prima chiesetta, completati prima del 1605.<ref name="palmegiani 316" /> Nel 1608 venne eretta la confraternita di San Liberatore, la quale costruì una nuova chiesa più ampia, addossandola alla primitiva cappella che rimase come sacrestia; dopo altri lavori di ampliamento venne riconsacrata dal vescovo [[Antonino Serafino Camarda]] il 15 maggio 1752, come si poteva leggere nell'iscrizione esterna.<ref name="palmegiani 317">{{Cita|Palmegiani|pag. 317}}</ref>
La teoria dei Twistor, di Penrose e altri, presuppone invece un differente modo di concepire lo spaziotempo di Einstein, partendo però dai principi delle sue equazioni. Il twistor è schematizzabile come un raggio luminoso in cui è possibile convogliare le leggi delle particelle e quelle della meccanica di Einstein.
 
La facciata della chiesa è semplice e ha perduto l'iscrizione e le decorazioni che vi erano presenti; nell'ovale che sovrasta il portale si trovava un'immagine della ''Vergine'' del pittore [[Antonino Calcagnadoro]].<ref name="palmegiani 317" /> All'interno, nel primo altare a sinistra, si trova il quadro di ''San Liberatore'' (1690), opera di tale ''Paulus Albertenius Consubrinus''.<ref name="palmegiani 317" /> Un altro dipinto conservato all'interno rappresenta ''Mattia apostolo'' (1710).<ref name="palmegiani 317" />
Poiché sia la teoria delle stringhe, sia la teoria dei loops, sia quella dei Twistor hanno raggiunto risultati incoraggianti nei calcoli matematici, non è possibile allo stato attuale capire quale delle tre sia la più promettente per il futuro, o se invece non sia il caso di scandagliare nuove vie ancora inesplorate.
 
=== Cap.Santa 34Lucia ===
{{Vedi anche|Chiesa di Santa Lucia (Rieti)}}
 
== Santa Maria al Corso ==
L’ultimo capitolo è riservato ad un tentativo di riassunto per sommi capi di quanto visto e ad alcune personali interpretazioni di Penrose sulla strada sin qui percorsa dagli scienziati e su quella che aspetta i loro successori nel futuro.
[[File:Chiesa di Santa Maria al Corso (Rieti) facciata 01.JPG|thumb|Resti della ex chiesa di Santa Maria al Corso]]
È da sottolineare come l'autore inserisca in questo contesto una vena polemica riguardo ai recenti sviluppi delle teorie fisiche di questi ultimi trent’anni. Ciò è dovuto al fatto che, a differenza che nei primi 50, 60 anni del secolo passato, dove matematici e fisici erano spinti verso nuovi traguardi spesso in solitaria ma sempre puntando ad ottenere estrema sintesi e “bellezza estetica” nei risultati, e assolutamente con finanziamenti scarsi o nulli, più di recente si è vista affermarsi una nuova concezione della ricerca. È sotto gli occhi di tutti quanto essa sia costosa in campi d’avanguardia come lo studio delle particelle, o anche nella ricerca medica, nelle telecomunicazioni e nella scoperta ed invenzione di nuovi materiali. L’[[arrivismo]] e la smania di successo che ha contagiato un po' tutti sembra aver sostituito l’entusiasmo puro dell’uomo di un tempo, che esplorava l’ignoto più nel tentativo di scoprire cose nuove tout-court, che per ottenerne un ritorno in fama e applicazioni economicamente remunerative.
{{coord|42.404063|12.859999|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di Santa Maria al Corso}}
 
La ex chiesa di Santa Maria al Corso o Santa Maria della Misericordia si trovava al civico 104 di via Marco Terenzio Varrone, l'antico ''[[Corso (viabilità)|corso]]'' della città duecentesca, all'incrocio con via Pennina (a breve distanza da San Liberatore). La struttura ospitava anche un ospedale associato all'[[Ospedale di Santa Maria della Scala|ospedale senese di Santa Maria della Scala]]. L'edificio venne parzialmente distrutto dal [[Terremoto di Rieti del 1898|terremoto del 1898]], che provocò il crollo della sua parte superiore; da allora è parzialmente diroccata e ne rimane solo il piano terra.<ref>{{Cita web|url=https://www.formatrieti.it/palingenesi-centro|autore=Ileana Tozzi|titolo=PALINGENESI IN CENTRO|pubblicazione=Format Rieti|data=giugno 2018}}</ref>
Un’altra polemica, questa volta più sottile e non così ovvia risiede poi nel fatto che da sempre lo studio della matematica in sé e di quella applicata espressamente alla fisica ha avuto come punto di riferimento la bellezza estetica delle leggi scoperte. Se una nuova legge risulta fondamentalmente semplice, precisa e racchiude in sé la sintesi di un gran numero di ragionamenti teorici, come possono essere i risultati sulla relatività di Einstein o le [[equazioni di Maxwell]] per l’elettricità-magnetismo, allora gli addetti ai lavori sono propensi a ritenere tale legge fondamentalmente vera. Se questo principio è risultato valido, bene o male, lungo più di 2 millenni di storia passata, questo tuttavia non significa che debba valere in ogni caso e a prescindere dalla sperimentazione. Se infatti esistono teorie matematiche pure esteticamente belle è anche vero che non tutte quelle applicate ad aspetti fisici siano corrette se non suffragate da prove sperimentali inconfutabili. Questo in sostanza divide matematica e fisica: la prima è bella in sé, proprio per le sue caratteristiche di completezza e rigore, senza le quali non potrebbe dichiararsi tale. La seconda può avere caratteristiche di semplicità e bellezza derivanti dalla matematica. La prima è bella; la seconda può esserlo.
 
== Madonna del Cuore ==
L’ultimo aspetto che l’autore vuol sottolineare è il [[leitmotiv]] che ci ha seguiti lungo gran parte del cammino sin qui compiuto: l’idea di simmetria e la potenza dei numeri complessi. Il primo è un aspetto, se vogliamo semplificare, di natura geometrica; il secondo di natura matematica.
[[File:Chiesa della Madonna del Cuore (Rieti) esterno 01.jpg|thumb|left|Madonna del Cuore]]
{{coord|42.414926|12.856572|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa della Madonna del Cuore}}
 
La chiesa della Madonna del Cuore si trova attualmente al centro della rotatoria [[Melvin Jones]], nella quale confluiscono viale [[Emilio Maraini|Maraini]] e via [[Giulio De Juliis|De Juliis]], e dà il nome al quartiere che sorge attorno ad essa. La chiesa è in [[stile neoclassico]], con le pareti esterne intonacate ed un [[campanile a vela]]; forma un unico edificio con una piccola abitazione, a pianta di [[segmento circolare]] e saldata alla sua sinistra, dove un tempo risiedeva un [[eremita]]<ref name="palmegiani 326" />.
E per finire un suo augurio/speranza, o forse una domanda: per ottenere quel risultato di unificazione totale della fisica, o anche solo per arrivare a qualche nuovo entusiasmante risultato, non servirà forse un nuovo punto di vista che sinora nessuno ha mai avuto il coraggio o la fortuna di intravedere? La domanda resta, per ora, aperta.
 
Inizialmente nota come ''Madonna dei Frustrati'', la sua prima menzione risale al 1633.<ref name="palmegiani 325">{{Cita|Palmegiani|pag. 325}}</ref> Si trattava di una piccola cappella, sorta in un'area allora esterna alla città e completamente agricola, a servizio della comunità rurale che lavorava la terra della [[Piana Reatina]]; il suo nome primitivo viene attribuito al fatto che in quel luogo le autorità cittadine sarebbero state solite punire i delinquenti a colpi di frusta.<ref name="palmegiani 325" />
== Edizioni ==
 
*{{Cita libro
Grazie al ritrovamento dell'antica immagine sacra della Madonna dei Frustrati, si poterono raccogliere molte elemosine con le quali la cappella fu trasformata in chiesa vera e propria.<ref name="palmegiani 325" /> La ricostruzione iniziò nel 1805 e, come si può leggere nell'iscrizione soprastante il portale d'ingresso, terminò nel 1808<ref name="palmegiani 326">{{Cita|Palmegiani|pag. 326}}</ref>; la chiesa venne intitolata al [[Cuore Immacolato di Maria]] e fu la prima ad essere dedicata a tale culto, che era stato autorizzato da [[Papa Pio VII]] il 31 agosto 1805<ref name="palmegiani 326" />. Nel 1815 vi si stabilì la confraternita del santissimo cuore di Maria e Sant'Isidoro, composta da contadini locali, che nel 1833 abbellì ulteriormente la chiesa.<ref name="palmegiani 326" />
|autore= [[Roger Penrose]]
 
|altri= traduzione di Emilio Diana
La vocazione agricola dell'area cambiò a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento, quando lungo il viale alberato che collegava la chiesa alla [[Mura di Rieti#Porta Cintia|Porta Cintia]] di accesso al centro storico (oggi intitolato a [[Emilio Maraini]]) sorsero i primi stabilimenti industriali della città: lo [[Zuccherificio di Rieti|Zuccherificio]] nel 1873 e la [[Supertessile]] nel 1927. Insieme a quest'ultima venne edificato intorno alla chiesa un [[villaggio operaio]], che costituì il primo nucleo dell'odierno quartiere Madonna del Cuore. Tra gli anni sessanta e gli anni ottanta l'area conobbe un notevole sviluppo, con una massiccia espansione edilizia e la nascita del quartiere Micioccoli alla destra della chiesa, trasformandosi in una moderna zona residenziale. Entrambi gli impianti industriali sono ormai chiusi e le rispettive aree industriali attendono la riqualificazione.
|titolo= La strada che porta alla realtà
 
|anno= 2005
== Madonna dell'Orto ==
|editore= [[Rizzoli]]
[[File:Chiesa della Madonna dell'Orto (Rieti) esterno 04.jpg|thumb|Madonna dell'Orto]]
|edizione= collana Saggi
{{coord|42.406097|12.865496|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa della Madonna dell'Orto}}
|pagine= pp. 1100 circa
 
|id=
La piccola chiesa della Madonna dell'Orto si trova all'incrocio tra via Porrara e via Angelo Maria Ricci, dietro la [[Stazione di Rieti|stazione ferroviaria]] e non lontano da [[Porta Conca]].
}}
 
La chiesa sorse nel 1753<ref name="palmegiani 326" /> lungo la via che da [[Mura di Rieti#Porta Conca|Porta Conca]] conduce al cimitero (oggi intitolata al letterato [[Angelo Maria Ricci (poeta)|Angelo Maria Ricci]]), in un'area allora completamente agricola, attorno ad un altare molto venerato dai contadini e dagli ortolani della zona. Nell'altare maggiore di questa chiesa fu trasferita l'immagine sacra oggetto della venerazione, e l'edificio fu dotato di una sacrestia e di alcune stanze dove poteva alloggiare un [[eremita]].<ref name="palmegiani 326" /> L'immagine sacra della Madonna fu restaurata nel 1920 dal pittore spagnolo [[José Nogué Massó]] durante un suo soggiorno a [[Rieti]].<ref name="palmegiani 327">{{Cita|Palmegiani|pag. 327}}</ref>
 
Nella chiesa si trova una piccola lapide nella quale è ricordato un eremita tedesco ospite della chiesa, in morte del quale il poeta [[Angelo Maria Ricci (poeta)|Angelo Maria Ricci]] dedicò un'elegia (''Qui dappresso al Velin finché Dio volse / In rozze lane misero e vetusto / ...'').<ref name="palmegiani 326" />
 
== Santa Maria di Loreto ==
La chiesa di Santa Maria di Loreto oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== Madonna del Suffragio ==
[[File:Palmegiani, Rieti e la regione Sabina - 300 - Porta D'Arci e chiesa di San Leonardo e del suffragio.jpg|thumb|left|La chiesa del Suffragio a fianco di [[Porta D'Arci]] in una foto pubblicata nel 1932]]
{{coord|42.405067|12.871171|type:landmark_scale:10000|name=Demolita chiesa della Madonna del Suffragio}}
 
La chiesa di Santa Maria del Suffragio (già San Leonardo) si trovava a fianco di [[Porta d'Arci]], sul lato interno della cinta muraria; oggi non è più esistente.
 
La prima notizia della chiesa di San Leonardo risale al 1159<ref name="palmegiani 297"/>; il suo status fu a lungo contestato (si contendevano la sua giurisdizione la [[diocesi di Rieti]] e l'[[Abbazia di San Pietro in Valle|abbazia di Ferentillo]])<ref name="palmegiani 297" />. Alla chiesa era annesso un [[ospedale]], che fino al 1547 fu retto da padri [[Ordine agostiniano|agostiniani]].<ref name="palmegiani 297" /> Un documento del 1311 ricorda come, in occasione della costruzione della [[Mura di Rieti|cinta muraria medievale]], fu deciso di cingere la chiesa di San Leonardo.<ref name="palmegiani 297" />
 
Nei secoli successivi la chiesa cadde in uno stato di abbandono: nel 1560 il vescovo [[Giovanni Battista Osio]] riferiva che la chiesa era abbandonata e spoglia, priva della porta, invasa dalle erbacce e con il tetto pericolante.<ref name="palmegiani 298">{{Cita|Palmegiani|pag. 298}}</ref> Pertanto pochi anni dopo la chiesa fu unita al [[Palazzo del Seminario (Rieti)|Seminario reatino]].<ref name="palmegiani 298" />
 
La rinascita della chiesa si ebbe con la Confraternita di Santa Maria del Suffragio, che fu fondata nel 1606 per iniziativa del parroco di [[#Sant'Eusanio|Sant'Eusanio]] con il principale scopo di pregare per suffragare l'anima dei defunti, e istituita formalmente nel 1614 dal vescovo [[Pier Paolo Crescenzi]].<ref name="palmegiani 298" /> La confraternita aveva raccolto i fondi per costruire una piccola chiesetta poco fuori [[Porta d'Arci]], che però divenne ben presto insufficiente.<ref name="palmegiani 298" /> Così la confraternita chiese ed ottenne l'uso della chiesa di San Leonardo, e nel 1620 vi fu trasportata l'immagine della ''Madonna del Suffragio'' venerata nella chiesetta ''extra moenia''.<ref name="palmegiani 298" />
 
Il cattivo stato della chiesa spinse la confraternita a demolire l'edificio e a riedificarlo del tutto, con il nuovo titolo di ''Santa Maria del Suffragio''.<ref name="palmegiani 298" /> I lavori si conclusero nel 1643 e - come si poteva leggere in un'iscrizione - nel 1645 il vescovo [[Giorgio Bolognetti]] consacrò la chiesa.<ref name="palmegiani 298" /> La chiesa fu di nuovo restaurata nel 1707 e dotata di un organo, opera di Cesare Catarinozzi di [[Affile]].<ref name="palmegiani 299" />
 
[[File:Palmegiani, Rieti e la regione Sabina - 168 - Porta D'Arci (esterno).jpg|thumb|L'esterno di [[Porta D'Arci]] prima delle demolizioni degli anni Sessanta]]
Con l'incameramento delle confraternite avvenuto nell'Ottocento, la chiesa cadde in disuso e iniziò ad essere ufficiata solo raramente<ref name="palmegiani 299" />, per poi essere sconsacrata nel secondo dopoguerra.
 
Nel 1953 la giunta comunale di [[Lionello Matteucci]] deliberò un progetto volto a facilitare il traffico automobilistico nella zona di [[Porta d'Arci]], che prevedeva la demolizione totale delle [[Mura di Rieti|mura medievali]] e della chiesa. In seguito all'opposizione della [[soprintendenza]] il progetto fu rivisto con il mantenimento delle mura medievali, aprendovi però tre fornici dove far scorrere il traffico. Fu [[Giulio De Iuliis]] a portare a compimento il progetto: la chiesa fu acquistata dal Comune nel 1961 e demolita nel 1964.<ref>{{Cita news|url=http://www.mondosabino.it/storia/1400-le-vicissitudini-di-porta-d-arce|titolo=Le vicissitudini di Porta D'Arce (nona puntata)|autore=Luigi Bernardinetti|pubblicazione=Mondo Sabino|data=6 maggio 2015|accesso=29 aprile 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160419010659/http://www.mondosabino.it/storia/1400-le-vicissitudini-di-porta-d-arce|dataarchivio=19 aprile 2016|urlmorto=sì}}</ref> Il largo ricavato con la demolizione della chiesa, oggi adibito a parcheggio di automobili, è intitolato alla Chiesa del Suffragio.
 
All'interno della chiesa, sull'altare maggiore, si trovava protetta da un vetro l'immagine sacra della ''Madonna del Suffragio'' proveniente dalla chiesetta ''extra moenia'' della confraternita.<ref name="palmegiani 299">{{Cita|Palmegiani|pag. 299}}</ref> Sull'altare sinistro, dedicato a San Gregorio, si trovava un dipinto del pittore piemontese G. Batta Benaschi e una piccola immagine della ''Madonna della vittoria'' donata dai [[padri Cappuccini]].<ref name="palmegiani 299" /> In quello destro, altare gentilizio della famiglia Angelotti, si trovava la tela di [[Antonio Gherardi]] ''San Leonardo che visita un carcerato'' (1698), oggi al [[Museo civico di Rieti]].<ref>{{Cita web|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/la-chiesa-del-suffragio|autore=Ileana Tozzi|titolo=La chiesa del suffragio|sito=Frontiera|accesso=28 aprile 2016}}</ref>
 
== San Mauro ==
{{coord|42.401671|12.876039|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Mauro}}
 
La chiesa di San Mauro sorge sul colle omonimo, a oriente del centro storico e a breve distanza da [[Porta d'Arci]].
 
Secondo la tradizione ai piedi di questo colle, sul finire del II secolo, sarebbe stato martirizzato [[Marone (martire)|San Marone]]; in ricordo di questo avvenimento sulla cima del colle venne costruito un santuario a lui dedicato.<ref name="palmegiani 327" /> Il santuario di San Marone è nominato per la prima volta in occasione della sua cessione da [[Papa Anastasio IV]] al vescovo di Rieti Dodone.<ref name="palmegiani 327" />
 
La chiesa attualmente visibile fu eretta nel Cinquecento: infatti nell'agosto del 1534 il consiglio comunale di Rieti aveva deciso la costruzione di un convento dove ospitare i [[Ordine dei frati minori cappuccini|frati Cappuccini]], che già da tempo risiedevano a Rieti.<ref name="palmegiani 327" /> Scelta la collocazione su Colle San Mauro, il progetto fu redatto da due degli stessi frati, e la costruzione durò dal 1578 al 1585.<ref name="palmegiani 327" /> Il vescovo [[Giulio Cesare Segni]] consacrò la nuova chiesa il 23 novembre 1586, che venne intitolata ai santi [[Marone (martire)|Marone]] e [[Bonaventura da Bagnoregio|Bonaventura]].<ref name="palmegiani 327" /> Ancora oggi il convento è abitato dai Cappuccini.
 
== San Michele Arcangelo ==
[[File:Palmegiani, Rieti e la regione Sabina - 308 - Chiesa di San Michele Arcangelo.jpg|thumb|left|La chiesa di San Michele Arcangelo prima della distruzione nel bombardamento del 6 giugno 1944]]
{{coord|42.399257|12.862808|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Michele Arcangelo}}
 
La chiesa di San Michele Arcangelo si trova in piazza Cavour ed è la principale chiesa del quartiere Borgo.
 
La chiesa ha origini antichissime: la sua prima notizia risale all'anno 739.<ref name="palmegiani 306">{{Cita|Palmegiani|pag. 306}}</ref> In un atto del 780 la sua posizione viene descritta come «inter duo flumina, ad pontem fractum, ante civitatem reatinam»<ref name="palmegiani 306" />; il "ponte rotto" doveva trovarsi dove ora si trova il nuovo ponte pedonale tra piazza Cavour e piazza San Francesco<ref name="palmegiani 307" /><ref>Mappa di Rieti antica, in {{Cita|Colasanti}}. Riportata anche su {{Cita|Saladino, Somma|pag. 34}}</ref>.
 
Nel marzo del 777 il [[Ducato di Spoleto|duca di Spoleto]] [[Ildebrando]], in visita a [[Rieti]], decise che la chiesa sarebbe appartenuta al ducato e non alla diocesi<ref name="palmegiani 306" />; nel giugno del 780 venne ceduta all'[[abbazia di Farfa]].<ref name="palmegiani 306" /> Nel 1631 il vescovo di Rieti [[Pier Paolo Crescenzi]] e l'abate commendatario di Farfa cardinale [[Francesco Barberini (cardinale 1623)|Francesco Barberini]] convennero di usare il fiume Velino come linea di separazione tra la giurisdizione reatina da quella farfense (che avrebbe controllato così tutto il borgo).<ref name="palmegiani 307" /> Nel 1818 il vescovo di Rieti chiese al papa l'unione del borgo alla diocesi, ma questa fu ottenuta solo nel maggio 1827.<ref name="palmegiani 308">{{Cita|Palmegiani|pag. 308}}</ref>
 
[[File:Rieti12.jpg|thumb|upright|La chiesa di San Michele Arcangelo ricostruita nel dopoguerra]]
Nel 1556-57, in occasione della guerra tra [[Paolo IV]] e il viceré di Napoli, si diede incarico di fortificare la città di Rieti e in questa occasione la chiesa fu demolita insieme a buona parte del borgo, in quanto collocato esternamente alla protezione naturale del [[Velino (fiume)|fiume Velino]].<ref name="palmegiani 307" /> Nel 1574 però la chiesa era già stata quasi del tutto ricostruita.<ref name="palmegiani 307" />
 
Nel 1756 la chiesa fu rifatta nell'aspetto con cui si presentava ancora ad inizio Novecento.<ref name="palmegiani 308" /> Nel bombardamento del 6 giugno 1944, che rase praticamente al suolo il quartiere Borgo, la chiesa andò distrutta.<ref>{{Cita news|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/25-organo-della-chiesa-di-san-michele-arcangelo-al-borgo|autore=Vincenzo Di Flavio|titolo=ORGANO DELLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO AL BORGO|pubblicazione=Frontiera|data=17 agosto 2012|accesso=30 giugno 2016}}</ref> Negli anni cinquanta fu ricostruita in [[stile razionalista]] come si presenta attualmente.
 
Prima del bombardamento, nella chiesa si trovava un quadro rappresentante il beato [[Leonardo da Porto Maurizio]], dipinto dal vero nel 1742 in occasione di una visita a Rieti del beato<ref name="palmegiani 308" /> e la tela della ''Vergine del santo amore'', copia di un dipinto realizzato da [[Sebastiano Conca]] appositamente per essere donato al beato Leonardo.<ref name="palmegiani 308" /> Nella chiesa si trovava inoltre un bassorilievo raffigurante San Michele, dell'XI secolo.<ref name="palmegiani 308" /> La campana maggiore e quella media erano molto antiche; dalle iscrizioni a [[caratteri gotici]] risultavano opera di tale Obertinus, e la maggiore forgiata nel 1253.<ref name="palmegiani 307">{{Cita|Palmegiani|pag. 307}}</ref>
 
== Chiesa della Misericordia ==
La chiesa della Misericordia oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== San Nicola ==
[[File:Chiesa di San Nicola (Rieti) esterno 01.JPG|thumb|left|San Nicola]]
{{coord|42.400082|12.857961|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Nicola}}
 
La chiesa di San Nicola si trova all'inizio di via della Verdura, a margine di piazza [[Vittorio Bachelet]].
 
La chiesa di San Nicola è molto antica: secondo il Colasanti<ref>{{Cita|Colasanti}}</ref> sarebbe già esistita nell'anno 920, ma per il [[Francesco Palmegiani|Palmegiani]] questa ipotesi è poco verosimile, essendosi diffuso in Italia il culto di [[San Nicola]] solo dopo la traslazione a [[Bari]] delle sue spoglie, nel 1087<ref name="palmegiani 309">{{Cita|Palmegiani|pag. 309}}</ref>. Ad ogni modo la costruzione della chiesa è sicuramente antecedente al 1153.<ref name="palmegiani 309" /> La località dove sorgeva la chiesa era detta inizialmente ''Acupencus''<ref name="palmegiani 308" />; il nome di via della Verdura risale al Trecento<ref name="palmegiani 309" /> mentre nel Quattrocento la zona viene detta anche ''delle Valli''<ref name="palmegiani 309" />.
 
La collocazione della chiesa nella parte bassa della città faceva sì che venisse spesso danneggiata delle inondazioni del [[Velino (fiume)|fiume Velino]]<ref name="palmegiani 309" />. Nell'ultimo ventennio del Cinquecento il pavimento venne innalzato per limitare i danni.<ref name="palmegiani 309" /> Prima del 1711 la chiesa venne restaurata; in quell'anno vi si trovavano tre altari (il maggiore dedicato a San Nicola, il sinistro a Sant'Anna, il destro alla Madonna della Neve).<ref name="palmegiani 309" /> Tuttavia, nuovamente danneggiata da una piena, nel luglio 1751 il vescovo [[Antonino Serafino Camarda]] fu costretto ad abbandonare la chiesa, che venne venduta alle monache di [[Chiesa di Santa Lucia (Rieti)|Santa Lucia]], trasferendo la parrocchia nella chiesa della Madonna del Pianto.<ref name="palmegiani 309" /> Quest'ultima, che è l'edificio attualmente visibile e che ha preso il nome di San Nicola, era stata innalzata nel 1522 e dedicata a Maria serbatrice (protettrice) del mondo, come si può leggere nell'iscrizione sul portale.<ref name="palmegiani 309" />
 
{{doppia immagine|right|Chiesa di San Nicola (Rieti) portale 03.JPG|140|Largo Margaret Fuller Ossoli (Rieti) 01.JPG|240|Il portale di San Nicola|7=Il largo [[Margaret Fuller|Fuller Ossoli]] sul fianco sinistro della chiesa, con il campanile e l'arco}}
All'esterno la chiesa è molto semplice, con le pareti intonacate; l'elemento di maggior rilievo artistico è il portale in marmo, mentre tra questo e il [[Timpano (architettura)|timpano]] si trova una croce su cui è inscritto il motto «''[[In hoc signo vinces]]''». Sul fianco sinistro la chiesa è saldata ad un'abitazione, che costituisce l'inizio di via della Verdura, nella quale è incorporato il piccolo [[campanile a vela]]. In questo edificio si apre un piccolo arco, che oggi costituisce un passaggio pedonale tra via della Verdura e il parcheggio sul retro della chiesa, ma un tempo costituiva uno degli accessi alla città dall'esterno: infatti al posto del parcheggio si trovava un ramo del [[fiume Velino]] oggi prosciugato, la "cavatella di Fiume dei Nobili" (che insieme alla [[Mura di Rieti|cinta muraria]] fungeva da difesa naturale dell'abitato), che in quel punto veniva superato per mezzo del [[ponte di Santa Lucia]]. L'edificio a sinistra della chiesa viene ricordato anche per il fatto di essere stato, all'epoca della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana del 1849]], l'abitazione della giornalista e patriota americana [[Margaret Fuller|Margaret Fuller Ossoli]] e del marito [[Giovanni Angelo Ossoli]], tanto che il largo antistante l'edificio le è stato dedicato.
 
All'interno della chiesa, nell'altare maggiore si trova un dipinto rappresentante ''L'addolorata''. Il [[Francesco Palmegiani|Palmegiani]] riporta che, nascosto dietro questa tela, si trova un dipinto del XV secolo della Vergine, considerato miracoloso.<ref name="palmegiani 310">{{Cita|Palmegiani|pag. 310}}</ref>
 
== Chiesa dell'Ospizio Cerroni - Vincenti Mareri ==
[[File:Chiesa dell'Ospizio Cerroni (Rieti) esterno 05.jpg|thumb|upright|La chiesa dell'Ospizio Cerroni]]
 
{{coord|42.404329|12.868385|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa dell'Ospizio Cerroni}}
 
Si trova in [[Via Giuseppe Garibaldi (Rieti)|via Garibaldi]], all'altezza del civico 95 e in corrispondenza di un vicolo che porta in via dei Pozzi. Alla sua destra si trova l'edificio dell'Ospizio Cerroni - Vincenti Mareri, a servizio del quale fu costruita, mentre di fronte si trova il [[#San Fabiano|monastero di San Fabiano]].
 
All'interno della chiesa si trova un quadro che rappresenta la Madonna del Popolo, [[Santa Barbara]] e i santi comprotettori della città, opera del pittore romano [[Giovanni Tognoli]].<ref name="palmegiani 295" />
 
La chiesa fu eretta nel 1856 dal capomastro Pietro Maffei di Rieti su progetto dell'architetto [[Cleomene Luigi Petrini]] di [[Camerino]].<ref name="palmegiani 295" /> Il terreno dove sorge la chiesa apparteneva alla marchesa Lucrezia Vincentini, che lo cedette dietro la promessa di celebrare ogni giorno una messa in suo suffragio.<ref name="palmegiani 295" /> Come riporta l'iscrizione sulla facciata, nel 1859 fu dedicata a Santa Maria e ai celesti patroni della città.
 
== San Paolo ==
[[File:Chiesa e convitto San Paolo (Rieti) - da piazza Oberdan 02.jpg|thumb|left|Il complesso di San Paolo visto da piazza Oberdan. A destra, la rampa del "pincetto" con cui si sale su via Centurioni.]]
{{coord|42.403537|12.862831|type:landmark_scale:10000|name=Chiesa di San Paolo}}
 
La chiesa di San Paolo, a cui è annesso l'omonimo [[convitto]] (fino agli anni Novanta del XX secolo sede di una [[scuola paritaria]] materna ed elementare delle suore [[Maestre pie Venerini]]), occupa il lato est di [[Piazza Guglielmo Oberdan (Rieti)|piazza Oberdan]] ma ha l'ingresso in via Centurioni, dietro il [[teatro Flavio Vespasiano]].
 
La prima notizia di questa chiesa risale al 1225, quando nei suoi pressi risultava essere presente una porta della [[Mura di Rieti|cinta muraria]], che doveva trovarsi dove oggi si trova la rampa del "pincetto", bloccando l'accesso a via Centurioni da piazza Oberdan (all'epoca detta piazza del Leone).<ref name="palmegiani 320">{{Cita|Palmegiani|pag. 320}}</ref>
 
[[File:Chiesa e convitto San Paolo (Rieti) - lunetta sul portale 01.jpg|thumb|Lunetta sopra il portale d'ingresso di San Paolo]]
La chiesa era sede di una parrocchia, che nel 1574 fu deciso di accorpare a quella di [[#Santi Giovenale e Vincenzo Ferreri (Madonna della Scala)|San Giovenale]]<ref name="palmegiani 320" />; l'accorpamento avvenne infine nel 1601<ref name="palmegiani 321">{{Cita|Palmegiani|pag. 321}}</ref>.
 
Sin dal 1575 nella chiesa erano presenti i [[Dottrinari|Maestri della Dottrina Cristiana]], dei chierici che tenevano una scuola pubblica provvedendo all'istruzione religiosa dei bambini.<ref name="palmegiani 321" /> Alla soppressione dell'ordine, questi ultimi nel 1745 intrapresero delle trattative con le [[Maestre pie Venerini]], già da tempo presenti in città; così nel 1747 si costituirono le maestre pie di San Paolo, alle quali furono cedute la chiesa e tutti i beni annessi, che continuarono a svolgervi l'attività educativa.<ref name="palmegiani 321" /> Le monache avrebbero voluto fare della chiesa un oratorio privato, ma su protesta di tutta la città venne lasciata aperta al pubblico.<ref name="palmegiani 321" />
 
Nel 1766, aumentato il numero delle alunne e divenuto insufficiente il convento esistente, venne incaricato il signor Bernasconi di costruire un [[convitto]] nuovo e più ampio.<ref name="palmegiani 321" /> In tale occasione la chiesa fu abbellita; la famiglia Canali vi eresse l'altare a San Luigi Gonzaga e la famiglia Antonioli un altro altare.<ref name="palmegiani 321" />
 
Nel 1824 l'istituto ricevette un sussidio dal Comune di [[Rieti]].<ref name="palmegiani 321" /> L'istituto delle [[Maestre pie Venerini]] ha continuato l'azione educativa fino alla fine del XX secolo; chiuso il convitto e poi la scuola paritaria, vi hanno mantenuto per qualche anno la presenza di una comunità di suore anziane, per poi concludere la loro presenza nel complesso (trasferendosi nell'altra comunità della congregazione presente in città, al quartiere di Regina Pacis) che è stato venduto a privati.
 
== San Pietro apostolo ==
{{Vedi anche|Chiesa di San Pietro Apostolo (Rieti)}}
 
== San Pietro martire ==
{{Vedi anche|Chiesa di San Pietro martire (Rieti)}}
 
== Oratorio di San Pietro martire ==
{{Vedi anche|Oratorio di San Pietro martire}}
 
== San Rufo ==
{{Vedi anche|Chiesa di San Rufo (Rieti)}}
 
== Santa Scolastica ==
{{Vedi anche|Chiesa di Santa Scolastica}}
 
== Chiesa della Trinità ==
La chiesa della Trinità oggi non è più esistente.<ref name="palmegiani 330" />
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Giovanni Colasanti|titolo=Reate. Ricerche di topografia medievale ed antica|opera=Bollettino della Società umbra di storia Patria|volume=XVI|anno=1910|cid=Colasanti}}
* {{Cita libro|autore=[[Francesco Palmegiani]]|titolo=Rieti e la Regione Sabina. Storia, arte, vita, usi e costumi del secolare popolo Sabino: la ricostituita Provincia nelle sue attività|città=Roma|editore=edizioni della rivista Latina Gens|anno=1932|capitolo=Le chiese di Rieti|cid=Palmegiani}}
* {{Cita libro|url=http://www.persee.fr/doc/mefr_1123-9883_1993_num_105_1_3283|autore=Laura Saladino e Maria Carla Somma|titolo=Elementi per una topografia di Rieti in età tardoantica ed altomedievale|opera=Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, tome 105, n°1 1993|accesso=27 aprile 2016|cid=Saladino, Somma}}
* {{Cita libro|autore=AA. VV.|titolo=Rieti - Percorsi tra ambiente, storia, cultura|editore=[[Fondazione Varrone]]|anno=2007|cid=Percorsi Varrone}}
* {{Cita web|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/download/Slide_di_presentazione_dei_progetti.pdf|titolo=POR FESR LAZIO 2007-2013 - Piano Locale Urbano di Sviluppo (P.L.U.S.): “Fare centro - Fare città” - Sintesi generale|accesso=27 aprile 2016|cid=PLUS}}
 
== Voci correlate ==
* [[Roger PenroseRieti]]
* [[Diocesi di Rieti]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|commons=Category:Churches in Rieti|commons_preposizione=sulle}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Cita news|url=http://www.frontierarieti.com/wordpress/rieti-auditorium-dei-poveri-storia-della-chiesa-san-giovenale/|titolo=Stefano Eleuteri: origini e storia della chiesa di San Giovenale|pubblicazione=Frontiera|data=5 settembre 2013|accesso=23 novembre 2015|cid=Eleuteri}} ([https://www.youtube.com/watch?v=-TXiZ33NLMU video])
 
{{Portale|architettura|cattolicesimo|Lazio}}
{{portale|letteratura}}
 
[[Categoria:SaggisticaChiese di Rieti| britannica]]
[[Categoria:SaggiListe scientificidi chiese|Rieti]]