Castello Grifeo (Partanna) e Discussione:Venalità delle cariche: differenze tra le pagine

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{{Progetti interessati
Il '''castello Grifeo''' è un edificio medievale collocato sulle pendici di una collina su cui si è poi sviluppato il paese di [[Partanna]].
|progetto= storia
È uno dei castelli della [[Sicilia occidentale]] meglio conservati <ref> Saladino, ''Partanna ‘900'', p. 56. </ref> e, dopo i restauri del 2003 e 2007, è usato come sede di eventi culturali. <ref> Russo, ''Partanna e il suo patrimonio'', p.80. </ref>
|progetto2= politica
|accuratezza= c
|scrittura= b
|fonti= c
|immagini= d
|note=
|utente= Retaggio
|data = giugno 2018}}
 
==Contenuti della voce==
La sua struttura risale al XIV secolo e venne commissionato dalla famiglia [[Grifeo]] da cui prese il nome e alla quale appartenne fino al 1890.
La voce, dal mio punto di vista, è del tutto insoddisfacente. Confonde la venalità degli uffici (una pratica molto diffusa negli stati europei di ''ancien régime'', che consisteva nell'alienazione e nel diritto di trasmissione ereditaria delle cariche delle amministrazioni pubbliche in seguito al versamento di somme pecuniarie) con altre forme di "venalità" presenti e riscontrabili in epoche diverse e con differenti finalità, che sono da ascrivere semmai al campo della corruzione o sono da intendersi semplicemente come manifestazioni dell'importanza dell'uso denaro nell'esercizio del potere.<br/>
Vorrei inoltre segnalare che è a mio avviso una palese forzatura inserire tra gli esempi di venalità delle cariche l'appalto delle imposte (l'esempio del pubblicano del Vangelo, ma anche di numerosi altri appaltatori di imposte durante il medioevo e gran parte dell'età moderna: gli appaltatori non erano "pubblici ufficiali"<ref>Su questo, mi pare che la nozione di [[pubblico ufficiale]] modernamente intesa sia molto ampia, e/o non sia applicabile alle epoche storiche in esame. (Filippof)</ref>, non detenevano cariche civili, né tantomeno poteri giurisdizionali<ref>E perché la venalità delle cariche dovrebbe essere circoscritta all'esercizio della [[giurisdizione]]? Dove mai ho scritto qualcosa del genere? (Filippof)</ref>), la formazione di contingenti militari o eserciti privati (l'esempio dei reggimenti: gli ufficiali delle gerarchie militari non sono "pubblici ufficiali", semmai rientrano in questa categoria quegli ufficiali militari dotati anche di poteri giurisdizionali<ref>E perché? Mi pare che continuiamo a confondere "cariche pubbliche" con "giurisdizione", concetto assai più ristretto. (Filippof)</ref>, come i castellani in epoca rinascimentale), e soprattutto cariche derivanti da elezione e non da nomina<ref>Che differenza fa se "compro" il Grande Elettore piuttosto che la carica in quanto tale? (Filippof)</ref>(l'esempio di Carlo V d'Asburgo, gli imperatori erano eletti e non nominati).<br/>
Alcune considerazioni sono poi totalmente inesatte, come ad esempio l'affermazione secondo la quale la venalità delle cariche sarebbe una testimonianza dei processi di cristallizzazione sociale e di chiusura aristocratica della società: al contrario (come si può leggere anche nella prima delle fonti citate) la venalità degli uffici era uno dei principali strumenti di ascesa sociale<ref>Qui posso parzialmente convenire, nel senso di ammettere che la venalità delle cariche permettesse alla [[borghesia]] di attingere a dignità "ex-nobiliari". (Filippof)</ref>, permettendo anche a individui provenienti dai ceti inferiori di accedere alla cosiddetta nobiltà di toga.<br/>
Infine credo che una bibliografia minima relativa alla venalità delle cariche non possa prescindere, quanto meno, dal citare i lavori di Roland Mousnier, Klaus Malettke, Federico Chabod, Salvo Mastellone...<br/>
[[Utente:RBell|RBell]] 12:22, 21 set 2007 (CEST)
 
==Storia= eGrazie… origini===
Mi scuso per aver letto solo ora le tue interessanti critiche alla "mia" voce in oggetto (mi riservo di ritornarci, ora ''dovrei'' andare al lavoro…).
Non ci sono dati certi sull’edificazione del castello, a causa della scarsa documentazione, ma una preesistente torre di guardia normanna può essere stata il primo nucleo.<ref> Vergara, ''Gli archivi storici comunali'', p. 496. </ref>
 
Nel pregarti di voler modificare le parti che a tuo avviso "non vanno proprio", e/o suggerirmi delle "tracce" che io potrei poi sviluppare/adattare, desidererei che ''medio tempore'' mi indicassi per esteso la bibliografia che — sempre a tuo avviso — non può mancare.
La costruzione fu voluta dal barone Giovanni IV Graffeo “signore del castello di Partanna al quale verosimilmente è attribuibile la costruzione”: <ref> Fazello, ''De rebus siculis decades duae '', p. 546 (vedi nota in Vergara, ''Gli archivi storici comunali'', p. 493) </ref> questo è certificato in un documento del 1355 che cita un “''castrum Partannae cum habitatione''", cioè il castello di Partanna con il suo centro abitato; nei documenti precedenti Partanna era definita solo come casale <ref> Militello, Santoro, ''Castelli di Sicilia'', p. 355. </ref>.
 
Io mi '''diletto''' soltanto di storia, sociologia, diritto… insomma, scienze sociali in genere, ma mi sembra che tu sia più professionale in merito.
Il castello Grifeo, grazie alla sua posizione, dominava sul versante del fiume [[Belice]] e sull’abitato medioevale circondato da mura; la maestosità della sua struttura architettonica esprimeva simbolicamente la sottomissione dell’abitato all’autorità feudataria e religiosa.
L’originario impianto del castello, che in epoca medievale si trovava in posizione dominante rispetto alle costruzioni, oggi, in seguito all’ampliamento urbano, domina soltanto sui piccoli quartieri posti sulla parte sud-occidentale della collina del Cozzo Rizzo <ref> Vergara, ''Gli archivi storici comunali'', p. 493. </ref>.
 
Lieto dell'incontro, e fiducioso in una feconda collaborazione.
Nel 1374 il castello di Partanna accolse il [[Federico III di Sicilia|re Federico III]] ospitato dal barone Benvenuto Graffeo, figlio del barone Giovanni IV Graffeo. <ref> Nastasi, ''Partanna: terra et castrum'', p. 30. </ref>
--[[Utente:Filippof|Filippof]] - [[Discussioni_Utente:Filippof|Discutimi]] 08:12, 17 gen 2008 (CET)
 
=== Replica di RBell ===
Nel 1700, quando da castello feudale divenne residenza baronale, l'edificio subì trasformazioni soprattutto all’interno, pur conservando elementi architettonici di tipo difensivo, quali torri e merlature, la cui funzione era ormai solamente decorativa. Anche le sale subirono trasformazioni e furono arricchite con affreschi dei quali soltanto uno è ancora oggi visibile.
Mi sembra che il principale punto di disaccordo (al di là di alcune divergenze di vedute relative a fatti secondari) stia nell'interpretazione da dare al termine venalità delle cariche: tu lo interpreti in maniera, per così dire, più estensiva; io invece lo circoscrivo entro limiti molto più ristretti. In conseguenza di questo la voce risulta a mio avviso sbilanciata, nel senso che dedica molto spazio a temi e fatti che riguardano la venalità in generale (ma non degli uffici), o gli antecedenti storici della v.d.u., o ancora quelli che potremmo definire effetti collaterali della v.d.u.; ma tocca soltanto in maniera superficiale il nocciolo del problema.<br />
Non è che io sia un esperto in materia, la mia è soltanto una personalissima opinione, però per me si può parlare in senso proprio di venalità delle cariche soltanto quando uno Stato (il monarca, il principe, la repubblica ...) procede all'attribuzione delle cariche pubbliche richiedendo ai candidati che verranno nominati a ricoprire gli uffici dell'apparato burocratico statale il versamento di somme di denaro per ottenere tali nomine.<br />
Perché ci sia venalità delle cariche devono insomma essere rispettate alcune condizioni:
* deve esistere uno Stato dotato di un apparato burocratico (anche se in forme molto diverse da quelle degli stati attuali);
* deve esistere la figura dell'ufficiale, inteso come funzionario facente parte di un apparato e subordinato a un potere o a una autorità superiore;
* l'ufficiale deve essere nominato (l'atto che gli conferisce i suoi poteri tecnicamente è detto "lettera patente di nomina") e non eletto, non cooptato, non deve ottenere l'incarico per aggiudicazione d'asta.
* deve esistere l'obbligo al pagamento in denaro per ottenere la nomina (che poi questa sia trasmissibile ereditariamente o decada con la morte dell'ufficiale non è elemento vincolante).<br />
La definizione di venalità delle cariche che viene data in [http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm] è perfetta: questa è la venalità delle cariche e null'altro. È un fenomeno storico che si sviluppa nei secoli XIV-XVIII, soprattutto in Francia e Spagna, ma con qualche riflesso, magari tardivo e incompleto, anche negli antichi stati italiani del rinascimento e dell'età moderna.<br />
Un'ultima cosa, riguardo ad alcuni punti nelle mie osservazioni: riguardo agli ufficiali dotati di poteri giurisdizionali, il mio era soltanto un esempio, pensavo ad alcuni importanti uffici venali come i balivi in Francia, i castellani sabaudi o i podestà di molte città lombarde; sugli appaltatori delle imposte invece hai ragione, io avevo in mente gli appaltatori delle gabelle o delle tasse sul sale in Lombardia, un caso a parte che non può essere generalizzato; sull'imperatore Carlo V rimango invece della mia opinione, nella sua elezione c'è una componente di venalità, ma non di venalità degli uffici; e così pure mi rimangono molti dubbi sul fatto che nella creazione di eserciti (o di contingenti militari) privati si possano ravvisare elementi attribuibili alla venalità delle cariche.<br />
Grazie per l'attenzione<br />
Ciao, [[Utente:RBell|RBell]] 18:43, 17 gen 2008 (CET)
 
==Venalità della cariche o degli uffici?==
Nel 1890 il castello fu venduto dalla famiglia Grifeo al barone Adragna di Trapani che risistemò, intorno al 1898, la parte antistante al castello e creò un belvedere che prese il suo nome.
Ho riflettuto un poco sulla nostra discussione degli ultimi giorni, a proposito del senso più o meno restrittivo da attribuire alla venalità delle cariche. Ho dato per scontato sostenendo la mia tesi che i termini "venalità delle cariche" e "venalità degli uffici" siano dei sinonimi, che indichino la stessa cosa e siano quindi assolutamente intercambiabili tra loro. Ora però mi viene qualche dubbio. Raccogliendo i testi della bibliografia sulla v.d.u. così come la intendo io, e che ti avevo promesso, mi sono reso conto che si parla sempre di venalità degli "uffici" appunto, e quasi mai di "cariche", se non in alcuni testi abbastanza datati. La cosa non è molto chiara e definita, però mi sembra che differenze ci siano. In effetti dicendo "cariche" si comprende una gamma molto più vasta di concetti, che non dicendo "uffici": una carica ad esempio può benissimo essere elettiva e non necessariamente derivare da una nomina; una carica può non essere pubblica, ma privata (anche se parlando di epoche lontane dalla nostra la distinzione tra pubblico e privato può non essere così evidente e marcata); una carica può essere di tipo ecclesiastico (la venalità in questo caso è detta [[simonia]]).<br />
La mia proposta a questo punto è di mantenere l’attuale impostazione della voce, modificando la definizione della voce in modo da applicarle un significato più estensivo. Qualcosa del tipo:<br />
:La '''venalità delle cariche''' è una pratica di assegnazione delle cariche, degli uffici o di ogni altro incarico, pubblico o privato, civile o ecclesiastico, basata sulla vendita e sull’acquisto delle medesime, sia in forma di transazione legale e autorizzata, sia nel caso la compravendita abbia luogo illegalmente.<br />
E quindi creare una nuova sezione (o ampliare la sezione "Nozione più restrittiva" che hai già creato) o addirittura (e forse è la soluzione migliore...) creare una nuova voce: '''Venalità degli uffici''' o '''Venalità degli uffici pubblici''' (sulla seconda ho sempre qualche riserva sul termine "pubblici"). Nella quale sviluppare l’argomento (che è sicuramente molto più specifico e dai limiti molto più ristretti, forse addirittura un po’ troppo "specialistico"), magari evidenziando le differenze esistenti nelle differenti epoche, magari spiegando le peculiarità dei sistemi in uso nei vari stati europei e italiani, sicuramente aggiungendovi la bibliografia (a cui sto lavorando e che è incredibilmente vasta, forse troppo...). Di questo ovviamente, anche se con una certa gradualità, per il poco tempo a disposizione, posso farmi carico io.<br />
Questa potrebbe essere una buona soluzione, secondo me.
[[Utente:RBell|RBell]] 12:46, 19 gen 2008 (CET)
 
== Note ==
Dal 1991 il castello è sotto la custodia della soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Trapani che ha reso i locali idonei ad ospitare il museo civico della preistoria. <ref> Russo, ''Partanna e il suo patrimonio'', p. 78, 80. </ref>
{{references|2}}
 
== Propongo di eliminare la castroneria sulla discriminazione sessuale ==
==Il castello e i Grifeo==
Il castello Grifeo di Partanna identifica la sua storia con la baronia della famiglia Graffeo o Grifeo (quest’ultima grafia fu utilizzata a partire dal XVI secolo) <ref> Vergara, ''Gli archivi storici comunali'', p. 497. </ref> e con il barone Giovanni IV Graffeo.
 
Trattasi di assoluta castroneria, per ovvi motivi. Ma siccome "stupiditas imperat", mi spiego: L'impossibilità delle donne di combattere con armamento da campo non è una discriminazione. Il problema di "discriminare le donne" non si è mai posto a chi doveva organizzare un esercito.
Fino alla metà del XIII secolo i Grifeo ricoprivano spesso la carica di [[Strategoti e Governatori di Messina|strategoto di Messina]] ed erano sporadicamente presenti nel territorio partannese: al tempo esisteva solo un casale.
Durante la dominazione aragonese i Grifeo si stabilirono nel territorio partannese accrescendo il loro prestigio soltanto dopo la costruzione del castello.
Solo nel XV secolo i Grifeo si stabilirono definitivamente nel castello.
 
== Altra castroneria da eliminare: confusione di ideologia e mentalità ==
Al 1468 si fa risalire, invece, la realizzazione dello stemma adottato dalla famiglia Grifeo e ancora oggi collocato nella parte alta del portone centrale del cortile. La sua realizzazione fu commissionata dal barone Onofrio e realizzato dalla bottega di [[Francesco Laurana]].<ref> Patera, ''Francesco Laurana in Sicilia'', p. 25. </ref>
 
"Sul piano dell'ideologia, evidentemente la venalità delle cariche è il riflesso di una mentalità incapace di distinguere il patrimonio dello stato da quello del re e/o dell'élite dominante."
Nel 1658 il barone Domenico Grifeo iniziò i lavori di trasformazione del castello rendendolo una “''piccola reggia''” <ref> Nastasi, ''Partanna: terra et castrum'', p. 45. </ref>, infatti ampliò e divise il giardino in quattro parti: grazie ai lavori di sistemazione e di demolizione delle case intorno, dal giardino si poteva così godere di un’ampia veduta fino al mare.
Questa frase è completamente insensata. Confonde mentalità e ideologia e dimostra totale incomprensione dell'ordine feudale.
Il giardino fu sistemato con viali, scale, aiuole, arricchito con vegetazione ornamentale e alberi da frutto e venne anche adornato con 12 statue che rappresentavano le stagioni, i pianeti e il tempo.
Queste statue furono realizzate dallo scultore Carlo D’Aprile che realizzò anche il [[bugnato]] del nuovo ingresso a nord-est del castello, aperto dal barone per assecondare lo sviluppo urbanistico del paese lungo l’attuale Corso Vittorio Emanuele II.
 
== Collegamenti esterni modificati ==
==Stemma==
Lo [[stemma]] del castello Grifeo raffigura il [[Grifone (araldica)|grifo]] (animale fantastico) con gli artigli della zampa destra rampanti sulla lista e le sbarre dello scudo. <ref> Nastasi, ''Partanna: terra et castrum'', p. 34. </ref>
Questo stemma fu adottato dagli antichi baroni di Partanna, arrivati al seguito di [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero il Normanno]], che solo dopo una leggendaria impresa, assunsero il cognome ''Grifeo'' e il grifo come loro stemma.
 
Gentili utenti,
Secondo una leggenda popolare, infatti, il figlio del principe saraceno Anna, "signore di Partanna", riuscì nell'impresa e uccise il grifo che a quel tempo terrorizzava il territorio partannese. <ref> Varvaro, ''Partanna'', p. 49;
Saladino, ''Partanna ‘900'', p. 55. </ref>
 
ho appena modificato 2 {{plural:2|collegamento esterno|collegamenti esterni}} sulla pagina Venalità delle cariche. Per cortesia controllate la [https://it.wikipedia.org/w/index.php?diff=prev&oldid=104530790 mia modifica]. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a [[:m:InternetArchiveBot/FAQ/it|queste FAQ]]. Ho effettuato le seguenti modifiche:
==Struttura esterna==
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20060603054616/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm per http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm
Il castello Grifeo ha una [[planimetria]] articolata su quattro lati, disposti attorno ad un cortile interno che presenta una pianta rettangolare.
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20060603054616/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm per http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm
L’edificio è nel complesso una costruzione caratterizzata da torri e merlature: alcuni merli sono di tipo “guelfo”, cioè a forma di parallelepipedo e le sue mura sono spesse, realizzate con pietre tenute insieme da [[Malta (materiale)|malta]] [[Pozzolana|pozzolanica]] (tufo di colore grigiastro).
 
Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.
Il castello presenta:
* a sud-ovest il prospetto principale con due ali simmetriche avanzate a forma di torre e collegate da una [[cortina]]. Al centro di questo prospetto si apre un [[Portale|portale strombato]] sul quale si trova una piccola torre difensiva ([[bertesca]]) con una [[feritoia]] che consentiva l’introduzione di un arco.
 
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 06:52, 2 mag 2019 (CEST)
Ai lati del portale ci sono quattro finestre architravate, due per lato, incorniciate da pietre squadrate; merli guelfi completano la simmetria del prospetto.
 
Al primo livello sono presenti cinque aperture a forma di arco acuto; il livello è completato da merli guelfi. Il secondo livello presenta al centro una specie di torretta rialzata con coronamento merlato;
*a nord-ovest una [[bertesca]] con [[caditoia]] e nell’angolo una piccola torre con basamento a [[Scarpa (architettura)|scarpa]]. Questo lato era originariamente l’ingresso principale del castello.
*a nord-est un portale a [[Bugnato|bugne]] con disposizione a raggiera, in stile [[Manierismo|tardo- manieristico]], completato nella parte superiore da merli rettangolari. La costruzione del portale fu voluta nel 1658 dal principe Domenico Grifeo per assecondare lo sviluppo urbanistico verso nord e, oggi, è l’ingresso principale del castello.
*orientato a sud-est, il quarto lato del castello che si affaccia su un giardino a terrazze; questo lato è visibile solo da una via secondaria che lo delimita.<ref> Per l'intero paragafo vedi: Nastasi, ''Partanna: terra et castrum'', pp. 69-75;
Davì, Demma, ''Paesi della Valle del Belice'', p. 106;
Militello, Santoro, ''Castelli di Sicilia'', pp. 355-357.</ref>
 
==Struttura interna==
Il castello si sviluppa su un piano terra e un seminterrato.
 
Dal portale del lato nord-est si accede al cortile interno a pianta rettangolare che consente, poi, di accedere ai vari ambienti; una scala coperta collega, invece, il cortile con il giardino collocato a un livello inferiore.
Un altro ingresso, su cui è collocato lo stemma della famiglia Adragna, introduce nei locali baronali e un terzo ingresso (centrale), invece, sormontato dallo stemma Grifeo, dà accesso al salone più importante dell'edificio. <ref> Nastasi, ''Partanna: terra et castrum'', pp. 70, 71, 77-79.</ref>
 
Questo salone, che un tempo era usato come sala banchetti, è caratterizzato:
*da un [[arco a tutto sesto]] che divide il locale in due zone
*da pavimentazione in ceramica tipica del Novecento
*da [[Volta a schifo|volte a schifo]] (a forma di coppa)
*da una porta a vetri in [[Art Nouveau|stile liberty]]
 
Il salone, detto anche “sala delle armi”, <ref> Russo, ''Partanna e il suo patrimonio'', p. 81, 82. </ref> conserva un affresco del 1777<ref> Nastasi, ''Partanna: terra et castrum'', p. 49. </ref> che raffigura 3 cavalieri cristiani durante la battaglia di [[Storia di Mazara del Vallo|Mazara]].
In primo piano è affrescato il re Ruggero II mentre sta per uccidere l’arabo Mokarta e, al suo seguito, uno dei due cavalieri è identificabile con Benvenuto II Grifeo barone di Partanna.
Il mare e un castello, quello Grifeo, fanno da sfondo all’affresco.
 
Nel salone delle armi è stata allestita una [[pinacoteca]] costituita da [[Pala d'altare|pale d’altare]] provenienti da alcune chiese distrutte; tra queste un [[polittico]] della Madonna del Rosario del 1585 ad opera del fiammingo Simon de Wobreck.
In questa pala il volto dei Santi e della Madonna raffigurati sono stati rovinati e volutamente non ripristinati da un successivo restauro.
 
Altri ambienti comunicano con la “sala delle armi” e su un lato del salone vi è una piccola porta che conduce ad una stanza di clausura detta “cella della monaca”, luogo in cui forse viveva rinchiusa una religiosa della famiglia Grifeo.<ref> Militello, Santoro, ''Castelli di Sicilia'', p. 357. </ref>
 
Le altre sale del castello non conservano più gli arredi di un tempo e sono adibite a museo archeologico della preistoria nel quale sono esposti reperti dell’età neolitica e dell’età del bronzo provenienti dalla Contrada Stretto, zona archeologica del territorio partannese.
La collezione esposta consiste in vasellame, zanne di elefanti, scheletri umani, asce e bicchieri campaniformi.
 
Accanto al salone principale si trova la sala da pranzo collegata al giardino tramite una scala esterna.
 
Nel giardino vi sono gli ingressi che portano ai locali sotterranei: <ref> Nastasi, ''Partanna: terra et castrum'', p. 72. </ref>
*le scuderie con [[Volta a botte|volte a botte]] e caratterizzate da cunicoli sotterranei che si presume collegassero il castello ad altri edifici dell’epoca (oggi sono utilizzate come sale conferenze);
*le cantine dove si trovano le botti costruite [[Conservazione in situ|''in situ'']] in noce di Slavonia e gli antichi torchi per la produzione dell’olio e del vino.
In alcuni locali delle cantine è allestito un museo etno-antropologico costituito da strumenti e arnesi della civiltà contadina.
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*Antonio Varvaro Bruno. 1954. ''Partanna: nella storia nell’arte nella fede e nel folclore'', Palermo, Scuola Grafica “Don Orione”.
*Caterina Lucia Russo. 2007. ''Partanna e il suo patrimonio, ipotesi di musealizzazione diffusa del centro storico'', Alcamo(TP), Arti Grafiche Campo s.r.l. .
*Giulia Davì, Maria Pia Demma. 1981. ''Paesi della Valle del Belice: guida storico-artistica'', Palermo, Rotary Club Castelvetrano.
*Militello Fabio, Santoro Rodo. 2006. ''Castelli di Sicilia: città e fortificazioni'', Palermo, Kalòs.
*Nastasi, Vincenza. 2001. ''Partanna terra et castrum'', Alcamo (TP), Arti Grafiche Campo s.r.l. .
*Patera, Benedetto. 1992. ''Francesco Laurana in Sicilia'', Palermo, Edizioni Novecento.
*Saladino, Francesco. 1986. ''Partanna ‘900'', Palermo, Edi Graf.
*A cura di Francesco Vergara. 1999. ''Gli archivi storici comunali della Valle del Belice, Volume I'', Palermo, Arti grafiche S. Pezzino.
 
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{{Voci isolate}}
 
[[Categoria:Partanna]]
[[Categoria:Castelli della Sicilia]]