Abbigliamento del XIII secolo e Discussione:Venalità delle cariche: differenze tra le pagine

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{{Progetti interessati
[[File:Maciejowski leaf Levite.gif|right|thumb|200px|Una illustrazione del [[XIII secolo|tredicesimo secolo]] rappresenta alcuni tipici capi di abbigliamento dell'epoca.]]
|progetto= storia
L<nowiki>'</nowiki>'''abbigliamento del [[XIII secolo|tredicesimo secolo]]''' in [[Europa]] si distinse per l'estrema semplicità sia della [[moda]] maschile che di quella femminile, abbastanza uniformata in tutto il continente e sostanzialmente con poche differenze nei capi di ambo i sessi. Soprattutto nelle classi sociali meno abbienti, vi furono pochissime differenze rispetto alla moda dei secoli precedenti.<ref> Françoise Piponnier and Perrine Mane; Dress in the Middle Ages; p. 39; Yale UP, 1997; ISBN 0-300-06906-5</ref> In compenso vi furono grosse evoluzioni nella lavorazione della [[lana]], che rimase ancora il materiale maggiormente impiegato. Nacque la tintura [[blu]], che divenne particolarmente di moda nei ceti sociali più ricchi e fu adottata dal [[re di Francia]] come colore [[araldo|araldico]].<ref> Piponnier & Mane, op cit, p. 60</ref>
|progetto2= politica
|accuratezza= c
|scrittura= b
|fonti= c
|immagini= d
|note=
|utente= Retaggio
|data = giugno 2018}}
 
==Contenuti della voce==
== Abbigliamento maschile ==
La voce, dal mio punto di vista, è del tutto insoddisfacente. Confonde la venalità degli uffici (una pratica molto diffusa negli stati europei di ''ancien régime'', che consisteva nell'alienazione e nel diritto di trasmissione ereditaria delle cariche delle amministrazioni pubbliche in seguito al versamento di somme pecuniarie) con altre forme di "venalità" presenti e riscontrabili in epoche diverse e con differenti finalità, che sono da ascrivere semmai al campo della corruzione o sono da intendersi semplicemente come manifestazioni dell'importanza dell'uso denaro nell'esercizio del potere.<br/>
[[File:Braies.jpg|200px|Abbigliamento da lavoro maschile.|thumb]]
Vorrei inoltre segnalare che è a mio avviso una palese forzatura inserire tra gli esempi di venalità delle cariche l'appalto delle imposte (l'esempio del pubblicano del Vangelo, ma anche di numerosi altri appaltatori di imposte durante il medioevo e gran parte dell'età moderna: gli appaltatori non erano "pubblici ufficiali"<ref>Su questo, mi pare che la nozione di [[pubblico ufficiale]] modernamente intesa sia molto ampia, e/o non sia applicabile alle epoche storiche in esame. (Filippof)</ref>, non detenevano cariche civili, né tantomeno poteri giurisdizionali<ref>E perché la venalità delle cariche dovrebbe essere circoscritta all'esercizio della [[giurisdizione]]? Dove mai ho scritto qualcosa del genere? (Filippof)</ref>), la formazione di contingenti militari o eserciti privati (l'esempio dei reggimenti: gli ufficiali delle gerarchie militari non sono "pubblici ufficiali", semmai rientrano in questa categoria quegli ufficiali militari dotati anche di poteri giurisdizionali<ref>E perché? Mi pare che continuiamo a confondere "cariche pubbliche" con "giurisdizione", concetto assai più ristretto. (Filippof)</ref>, come i castellani in epoca rinascimentale), e soprattutto cariche derivanti da elezione e non da nomina<ref>Che differenza fa se "compro" il Grande Elettore piuttosto che la carica in quanto tale? (Filippof)</ref>(l'esempio di Carlo V d'Asburgo, gli imperatori erano eletti e non nominati).<br/>
Gli uomini continuarono ad indossare nel tredicesimo secolo una [[tunica]] o cotta con il [[surcot]] al di sopra di una [[maglia (abbigliamento)|maglia]] di [[lino (fibra)|fibra]]. Un particolare tipo di surcot era la ''cyclas'', che consisteva in un rettangolo di stoffa, con un foro centrale, in cui infilare la testa. In alcuni casi i lati erano cuciti insieme, creando una sorta di lunga tunica priva di [[manica (abbigliamento)|maniche]]. Quando nella cyclas erano cucite delle maniche, o anche un [[cappuccio]], si parlava di ''ganache'' o ''gardcorps'', simile alle moderne tuniche accademiche. Spesso veniva abbinato anche un [[mantello (indumento)|mantello]], nelle occasioni più formali. Gli uomini più poveri, ed i lavoratori, invece usavano indossare una tunica più corta, spesso fissata in vita con una [[cintura]]. Essa veniva decentrata su un lato, in modo che i lembi della tunica fossero bloccati dalla cintura, dando maggiore libertà di movimento.<ref>Piponnier and Mane, op cit pp. 49-52</ref> Gli uomini, inoltre, indossavano [[calzino|calzini]], [[Scarpa|scarpe]] e [[copricapo]]. Fra i copricapi più diffusi vi era un [[Cappello (abbigliamento)|cappello]], molto simile all'attuale [[basco (abbigliamento)|basco]], la [[cuffia (cappello)|cuffia]], il [[cappello di paglia]] (per i contadini) e il [[capperone]]. L'abbigliamento dei ceti sociali più abbienti si distingueva per i tessuti più pregiati e per l'impiego di lussuose [[pelliccia|pellicce]]. [[Barba]] e [[capelli]] erano portati di una lunghezza media, e generalmente l'[[acconciatura]] maschile più diffusa era quella "a [[paggetto (acconciatura)|paggetto]]", lunga sino alla nuca. Le calzature degli uomini erano leggermente "a punta", più elaborate e preziose per i nobili e il [[clero]].<ref name="Payne">Payne, Blanche: ''History of Costume from the Ancient Egyptians to the Twentieth Century'', Harper & Row, 1965</ref>
Alcune considerazioni sono poi totalmente inesatte, come ad esempio l'affermazione secondo la quale la venalità delle cariche sarebbe una testimonianza dei processi di cristallizzazione sociale e di chiusura aristocratica della società: al contrario (come si può leggere anche nella prima delle fonti citate) la venalità degli uffici era uno dei principali strumenti di ascesa sociale<ref>Qui posso parzialmente convenire, nel senso di ammettere che la venalità delle cariche permettesse alla [[borghesia]] di attingere a dignità "ex-nobiliari". (Filippof)</ref>, permettendo anche a individui provenienti dai ceti inferiori di accedere alla cosiddetta nobiltà di toga.<br/>
Infine credo che una bibliografia minima relativa alla venalità delle cariche non possa prescindere, quanto meno, dal citare i lavori di Roland Mousnier, Klaus Malettke, Federico Chabod, Salvo Mastellone...<br/>
[[Utente:RBell|RBell]] 12:22, 21 set 2007 (CEST)
 
=== Grazie… ===
== Abbigliamento femminile ==
Mi scuso per aver letto solo ora le tue interessanti critiche alla "mia" voce in oggetto (mi riservo di ritornarci, ora ''dovrei'' andare al lavoro…).
[[File:Jephthah's daughter laments - Maciejowski Bible.JPG|200px|Rappresentazione di alcune giovani donne.|thumb]]
Rispetto ai secoli precedenti, l'abbigliamento femminile divenne ancora più morigerato e restrittivo. La maggior parte delle donne di ogni estrazione sociale indossava una tunica, lunga sino ai piedi, con maniche lunghe e strette ed una cintura in vita. Sopra a questo abito, veniva normalmente indossato il ''cyclas'', o un [[surcot]] privo di maniche (esattamente come facevano gli uomini). La distinzione fra differenti classi sociali era essenzialmente nella finitura dei capi e nella ricchezza dei tessuti. le donne più ricche infatti potevano indossare abiti [[ricamo|ricamati]], e mantelli, orlati da pelliccia. Esattamente come gli uomini, le donne indossavano anche [[calze]] e scarpe in pelle.<ref name="Payne" /> Le acconciature femminili erano sostanzialmente poche, dato che le donne avevano l'abitudine di confinare i propri capelli all'interno di piccole reti, visibili soltanto da dietro. Particolare importanza invece rivestiva il copricapo. Mentre [[soggolo|soggoli]] e [[velo|veli]] del [[Storia della moda 1100-1200|dodicesimo secolo]] vennero relegate alle donne anziane ed alle vedove, divennero di [[moda]] le [[Cuffia (cappello)|cuffie]] e le ''barbette'', generalmente di colore [[bianco]].<ref name="Payne" />
 
Nel pregarti di voler modificare le parti che a tuo avviso "non vanno proprio", e/o suggerirmi delle "tracce" che io potrei poi sviluppare/adattare, desidererei che ''medio tempore'' mi indicassi per esteso la bibliografia che — sempre a tuo avviso — non può mancare.
== Limitazioni e restrizioni ==
 
{{main|Leggi suntuarie}}
Io mi '''diletto''' soltanto di storia, sociologia, diritto… insomma, scienze sociali in genere, ma mi sembra che tu sia più professionale in merito.
Il [[Concilio Lateranense IV]] del [[1215]] stabilì alcuni obblighi nell'abbigliamento degli [[ebraismo|ebrei]] e dei [[musulmani]], affinché essi fossero immediatamente distinguibili, iniziando di fatto un processo di discriminazione.<ref>Françoise Piponnier and Perrine Mane; ''Dress in the Middle Ages''; p. 138, Yale UP, 1997; ISBN 0-300-06906-5. Seals from Norman Roth, op cit. Also Schreckenburg p. 15 & passim.</ref> Gli ebrei furono obbligati ad indossare un particolare tipo di cappello a punta<ref> [http://www.myjewishlearning.com/history_community/Medieval/MedievalSocialTO/Clothing/JewishHat.htm Medieval Jewish History: An Encyclopedia. Edited by Norman Roth, Routledge]</ref>, o un contrassegno colorato sul braccio.<ref>Piponnier and Mane:139-141</ref> Le [[Moda#Leggi suntuarie|Leggi suntuarie]] invece impedivano alle [[prostituzione|prostitute]] di indossare abiti troppo vistosi o colorati, o addirittura di indossare soltanto determinati colori.
 
Lieto dell'incontro, e fiducioso in una feconda collaborazione.
--[[Utente:Filippof|Filippof]] - [[Discussioni_Utente:Filippof|Discutimi]] 08:12, 17 gen 2008 (CET)
 
=== Replica di RBell ===
Mi sembra che il principale punto di disaccordo (al di là di alcune divergenze di vedute relative a fatti secondari) stia nell'interpretazione da dare al termine venalità delle cariche: tu lo interpreti in maniera, per così dire, più estensiva; io invece lo circoscrivo entro limiti molto più ristretti. In conseguenza di questo la voce risulta a mio avviso sbilanciata, nel senso che dedica molto spazio a temi e fatti che riguardano la venalità in generale (ma non degli uffici), o gli antecedenti storici della v.d.u., o ancora quelli che potremmo definire effetti collaterali della v.d.u.; ma tocca soltanto in maniera superficiale il nocciolo del problema.<br />
Non è che io sia un esperto in materia, la mia è soltanto una personalissima opinione, però per me si può parlare in senso proprio di venalità delle cariche soltanto quando uno Stato (il monarca, il principe, la repubblica ...) procede all'attribuzione delle cariche pubbliche richiedendo ai candidati che verranno nominati a ricoprire gli uffici dell'apparato burocratico statale il versamento di somme di denaro per ottenere tali nomine.<br />
Perché ci sia venalità delle cariche devono insomma essere rispettate alcune condizioni:
* deve esistere uno Stato dotato di un apparato burocratico (anche se in forme molto diverse da quelle degli stati attuali);
* deve esistere la figura dell'ufficiale, inteso come funzionario facente parte di un apparato e subordinato a un potere o a una autorità superiore;
* l'ufficiale deve essere nominato (l'atto che gli conferisce i suoi poteri tecnicamente è detto "lettera patente di nomina") e non eletto, non cooptato, non deve ottenere l'incarico per aggiudicazione d'asta.
* deve esistere l'obbligo al pagamento in denaro per ottenere la nomina (che poi questa sia trasmissibile ereditariamente o decada con la morte dell'ufficiale non è elemento vincolante).<br />
La definizione di venalità delle cariche che viene data in [http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm] è perfetta: questa è la venalità delle cariche e null'altro. È un fenomeno storico che si sviluppa nei secoli XIV-XVIII, soprattutto in Francia e Spagna, ma con qualche riflesso, magari tardivo e incompleto, anche negli antichi stati italiani del rinascimento e dell'età moderna.<br />
Un'ultima cosa, riguardo ad alcuni punti nelle mie osservazioni: riguardo agli ufficiali dotati di poteri giurisdizionali, il mio era soltanto un esempio, pensavo ad alcuni importanti uffici venali come i balivi in Francia, i castellani sabaudi o i podestà di molte città lombarde; sugli appaltatori delle imposte invece hai ragione, io avevo in mente gli appaltatori delle gabelle o delle tasse sul sale in Lombardia, un caso a parte che non può essere generalizzato; sull'imperatore Carlo V rimango invece della mia opinione, nella sua elezione c'è una componente di venalità, ma non di venalità degli uffici; e così pure mi rimangono molti dubbi sul fatto che nella creazione di eserciti (o di contingenti militari) privati si possano ravvisare elementi attribuibili alla venalità delle cariche.<br />
Grazie per l'attenzione<br />
Ciao, [[Utente:RBell|RBell]] 18:43, 17 gen 2008 (CET)
 
==Venalità della cariche o degli uffici?==
Ho riflettuto un poco sulla nostra discussione degli ultimi giorni, a proposito del senso più o meno restrittivo da attribuire alla venalità delle cariche. Ho dato per scontato sostenendo la mia tesi che i termini "venalità delle cariche" e "venalità degli uffici" siano dei sinonimi, che indichino la stessa cosa e siano quindi assolutamente intercambiabili tra loro. Ora però mi viene qualche dubbio. Raccogliendo i testi della bibliografia sulla v.d.u. così come la intendo io, e che ti avevo promesso, mi sono reso conto che si parla sempre di venalità degli "uffici" appunto, e quasi mai di "cariche", se non in alcuni testi abbastanza datati. La cosa non è molto chiara e definita, però mi sembra che differenze ci siano. In effetti dicendo "cariche" si comprende una gamma molto più vasta di concetti, che non dicendo "uffici": una carica ad esempio può benissimo essere elettiva e non necessariamente derivare da una nomina; una carica può non essere pubblica, ma privata (anche se parlando di epoche lontane dalla nostra la distinzione tra pubblico e privato può non essere così evidente e marcata); una carica può essere di tipo ecclesiastico (la venalità in questo caso è detta [[simonia]]).<br />
La mia proposta a questo punto è di mantenere l’attuale impostazione della voce, modificando la definizione della voce in modo da applicarle un significato più estensivo. Qualcosa del tipo:<br />
:La '''venalità delle cariche''' è una pratica di assegnazione delle cariche, degli uffici o di ogni altro incarico, pubblico o privato, civile o ecclesiastico, basata sulla vendita e sull’acquisto delle medesime, sia in forma di transazione legale e autorizzata, sia nel caso la compravendita abbia luogo illegalmente.<br />
E quindi creare una nuova sezione (o ampliare la sezione "Nozione più restrittiva" che hai già creato) o addirittura (e forse è la soluzione migliore...) creare una nuova voce: '''Venalità degli uffici''' o '''Venalità degli uffici pubblici''' (sulla seconda ho sempre qualche riserva sul termine "pubblici"). Nella quale sviluppare l’argomento (che è sicuramente molto più specifico e dai limiti molto più ristretti, forse addirittura un po’ troppo "specialistico"), magari evidenziando le differenze esistenti nelle differenti epoche, magari spiegando le peculiarità dei sistemi in uso nei vari stati europei e italiani, sicuramente aggiungendovi la bibliografia (a cui sto lavorando e che è incredibilmente vasta, forse troppo...). Di questo ovviamente, anche se con una certa gradualità, per il poco tempo a disposizione, posso farmi carico io.<br />
Questa potrebbe essere una buona soluzione, secondo me.
[[Utente:RBell|RBell]] 12:46, 19 gen 2008 (CET)
 
== Note ==
<{{references/>|2}}
 
== Propongo di eliminare la castroneria sulla discriminazione sessuale ==
 
Trattasi di assoluta castroneria, per ovvi motivi. Ma siccome "stupiditas imperat", mi spiego: L'impossibilità delle donne di combattere con armamento da campo non è una discriminazione. Il problema di "discriminare le donne" non si è mai posto a chi doveva organizzare un esercito.
 
== Altra castroneria da eliminare: confusione di ideologia e mentalità ==
 
"Sul piano dell'ideologia, evidentemente la venalità delle cariche è il riflesso di una mentalità incapace di distinguere il patrimonio dello stato da quello del re e/o dell'élite dominante."
Questa frase è completamente insensata. Confonde mentalità e ideologia e dimostra totale incomprensione dell'ordine feudale.
 
== Collegamenti esterni modificati ==
 
Gentili utenti,
== Bibliografia ==
* Black, J. Anderson, and Madge Garland: ''A History of Fashion'', 1975, ISBN 0-688-02893-4
* Boucher, François: ''20,000 Years of Fashion'', Harry Abrams, 1966.
* Crowfoot, Elizabeth, Frances Prichard and Kay Staniland, ''Textiles and Clothing c. 1150 - c. 1450'', Museum of London, 1992, ISBN 0-11-290445-9
* Kohler, Carl: ''A History of Costume'', Dover Publications reprint, 1963, ISBN 0-486-21030-8
* Koslin, Désirée and Janet E. Snyder, eds.: ''Encountering Medieval Textiles and Dress: Objects, texts, and Images'', Macmillan, 2002, ISBN 0-312-29377-1
* Kybalová, Ludmila, Olga Herbenová, and Milena Lamarová: ''Pictorial Encyclopedia of Fashion'', translated by Claudia Rosoux, Paul Hamlyn/Crown, 1968, ISBN 1-199-57117-2
* Laver, James: ''The Concise History of Costume and Fashion'', Abrams, 1979
* Payne, Blanche: ''History of Costume from the Ancient Egyptians to the Twentieth Century'', Harper & Row, 1965. No ISBN for this edition; ASIN B0006BMNFS
 
ho appena modificato 2 {{plural:2|collegamento esterno|collegamenti esterni}} sulla pagina Venalità delle cariche. Per cortesia controllate la [https://it.wikipedia.org/w/index.php?diff=prev&oldid=104530790 mia modifica]. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a [[:m:InternetArchiveBot/FAQ/it|queste FAQ]]. Ho effettuato le seguenti modifiche:
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{{interprogetto|commons=Category:13th century fashion}}
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20060603054616/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm per http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm
 
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{{Storia della moda}}
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[[Categoria:Storia della moda]]
[[Categoria:Abbigliamento antico]]