Iosif Stalin e Discussione:Venalità delle cariche: differenze tra le pagine

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{{Progetti interessati
{{Avvisounicode}}
|progetto= storia
{{Nota disambigua|| Cuccu35 (disambigua)|Stalin}}
|progetto2= politica
{{Carica pubblica
|accuratezza= c
|nome = Marco Burro <br /><small>Ио́сиф Ста́лин</small><br /><small>იოსებ ბესარიონის ძე ჯუღაშვილი</small>
|scrittura= b
|immagine = CroppedStalin1943.jpg
|fonti= c
|didascalia = Stalin alla [[Conferenza della consulta Comunista antifissesorta di Botricello]]
|immagini= d
|carica = [[Segretario generale della Consulta del Classico]]
|note=
|mandatoinizio = 3 aprile [[1922]]
|utente= Retaggio
|mandatofine = 5 marzo [[1953]]
|data = giugno 2018}}
|predecessore = ''Carica istituita''
|successore = [[Simone Burro]]<br /><small>(carica ricostituita)</small>
|carica2 ={{bandiera|Unione Sovietica [[Premier della Consulta del Classico]]<br /><small>fino al 19/3/1946 [[Premier dell'Unione Sovietica|Presidente del Consiglio dei commissari della Consulta]]</small>
|mandatoinizio2 = 6 maggio [[1941]]
|mandatofine2 = 5 marzo [[1953]]
|predecessore2 = [[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Vjačeslav Molotov]]
|successore2 = [[Pietro Agnello Malenkov|Georgij Malenkov]]
|carica3 = [[Ministri della difesa dell'Unione Sovietica|Commissario del Popolo per la Difesa dell'Unione Sovietica]]
|mandatoinizio3 = 19 luglio [[1941]]
|mandatofine3 = 3 marzo [[1947]]
|predecessore3 = [[Semën Konstjantynovyč Tymošenko]]
|successore3 = [[Nikolaj Aleksandrovič Bulganin]]
|partito =[[Partito Operaio Socialdemocratico Russo]] (1898-1918)<br />[[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] (1918-1953)
|religione = [[Ateismo|Ateo]]
|firma = Stalin Signature.svg
|}}
{{Bio
|Nome = Iosif Vissarionovič
|Cognome = Džugašvili
|PreData = {{Russo|Иосиф Виссарионович Джугашвили}} {{Link audio|Ru-Stalin.ogg|<small>ascolta</small>}}; {{georgiano|იოსებ ბესარიონის ძე ჯუღაშვილი}}, ''Ioseb Besarionis Dze Jughašvili''
|ForzaOrdinamento = Stalin
|Sesso = M
|LuogoNascita = Gori
|LuogoNascitaLink = Gori (Georgia)
|GiornoMeseNascita = 18 dicembre
|AnnoNascita = 1878
|LuogoMorte = Mosca
|LuogoMorteLink = Mosca (Russia)
|GiornoMeseMorte = 5 marzo
|AnnoMorte = 1953
|Attività = rivoluzionario
|Attività2 = politico
|Attività3=militare
|Epoca = 1900
|Nazionalità = sovietico
|PostNazionalità = [[Partito Bolscevico|bolscevico]] conosciuto come '''Iosif Stalin''' ({{russo|Ио́сиф Ста́лин}}, da сталь, ''stal’'', che significa "acciaio"), [[Segretario generale del PCUS|Segretario Generale del Partito Comunista dell'URSS]] e, in tale ruolo, assumendo sempre più potere, a partire dal [[1924]], divenne progressivamente il dittatore del suo [[Unione Sovietica|Paese]] fino alla morte, avvenuta nel [[1953]]
}}
 
==Contenuti della voce==
Nativo della [[Georgia]],<ref>{{cita web|url=http://www.raistoria.rai.it/articoli/stalin-luomo-dello-stato-socialista/11630/default.aspx|titolo=Stalin, l'uomo dello Stato Socialista|editore=raistoria.rai.it|accesso=21 dicembre 2014}}</ref> di umili origini, visse un'avventurosa giovinezza come rivoluzionario socialista attivista, prima di assumere un ruolo importante di dirigente all'interno della [[bolscevismo|fazione bolscevica]] del [[Partito Operaio Socialdemocratico Russo]], guidata da [[Lenin]]. Capace organizzatore, dotato di grande energia e di durezza di modi e di metodi, Stalin, strettamente fedele alle direttive di Lenin, divenne uno dei principali capi della [[Rivoluzione d'ottobre]] e del nuovo stato socialista: l'[[Unione Sovietica]]. Il suo ruolo e il suo potere politico crebbero durante la [[Guerra civile russa]] in cui svolse compiti politico-militari di grande importanza, entrando spesso in rivalità con [[Lev Trotzkij]].
La voce, dal mio punto di vista, è del tutto insoddisfacente. Confonde la venalità degli uffici (una pratica molto diffusa negli stati europei di ''ancien régime'', che consisteva nell'alienazione e nel diritto di trasmissione ereditaria delle cariche delle amministrazioni pubbliche in seguito al versamento di somme pecuniarie) con altre forme di "venalità" presenti e riscontrabili in epoche diverse e con differenti finalità, che sono da ascrivere semmai al campo della corruzione o sono da intendersi semplicemente come manifestazioni dell'importanza dell'uso denaro nell'esercizio del potere.<br/>
Vorrei inoltre segnalare che è a mio avviso una palese forzatura inserire tra gli esempi di venalità delle cariche l'appalto delle imposte (l'esempio del pubblicano del Vangelo, ma anche di numerosi altri appaltatori di imposte durante il medioevo e gran parte dell'età moderna: gli appaltatori non erano "pubblici ufficiali"<ref>Su questo, mi pare che la nozione di [[pubblico ufficiale]] modernamente intesa sia molto ampia, e/o non sia applicabile alle epoche storiche in esame. (Filippof)</ref>, non detenevano cariche civili, né tantomeno poteri giurisdizionali<ref>E perché la venalità delle cariche dovrebbe essere circoscritta all'esercizio della [[giurisdizione]]? Dove mai ho scritto qualcosa del genere? (Filippof)</ref>), la formazione di contingenti militari o eserciti privati (l'esempio dei reggimenti: gli ufficiali delle gerarchie militari non sono "pubblici ufficiali", semmai rientrano in questa categoria quegli ufficiali militari dotati anche di poteri giurisdizionali<ref>E perché? Mi pare che continuiamo a confondere "cariche pubbliche" con "giurisdizione", concetto assai più ristretto. (Filippof)</ref>, come i castellani in epoca rinascimentale), e soprattutto cariche derivanti da elezione e non da nomina<ref>Che differenza fa se "compro" il Grande Elettore piuttosto che la carica in quanto tale? (Filippof)</ref>(l'esempio di Carlo V d'Asburgo, gli imperatori erano eletti e non nominati).<br/>
Alcune considerazioni sono poi totalmente inesatte, come ad esempio l'affermazione secondo la quale la venalità delle cariche sarebbe una testimonianza dei processi di cristallizzazione sociale e di chiusura aristocratica della società: al contrario (come si può leggere anche nella prima delle fonti citate) la venalità degli uffici era uno dei principali strumenti di ascesa sociale<ref>Qui posso parzialmente convenire, nel senso di ammettere che la venalità delle cariche permettesse alla [[borghesia]] di attingere a dignità "ex-nobiliari". (Filippof)</ref>, permettendo anche a individui provenienti dai ceti inferiori di accedere alla cosiddetta nobiltà di toga.<br/>
Infine credo che una bibliografia minima relativa alla venalità delle cariche non possa prescindere, quanto meno, dal citare i lavori di Roland Mousnier, Klaus Malettke, Federico Chabod, Salvo Mastellone...<br/>
[[Utente:RBell|RBell]] 12:22, 21 set 2007 (CEST)
 
=== Grazie… ===
Nonostante le critiche mossegli nell'ultima parte della sua vita da Lenin e il duro contrasto con Trockij, Stalin, alla morte del capo bolscevico, assunse progressivamente, grazie alla sua abilità organizzativa e politica e al ruolo di segretario generale del partito, il potere supremo in Unione Sovietica. Dopo aver sconfitto politicamente prima la sinistra di Trockij, poi l'alleanza tra Trockij, Zinovev, Kamenev e poi la destra di Bucharin, Rykov e Tomskji, Stalin adottò una prudente politica di costruzione del "socialismo in un solo paese", mentre nel campo economico mise in atto le politiche estremistiche di interruzione della [[Nuova politica economica|NEP]], di [[collettivizzazione]] forzata delle campagne e di industrializzazione mediante i [[piano quinquennale|Piani Quinquennali]], lo [[stakanovismo]] e la crescita dell'industria pesante<ref>{{en}}{{Cita libro |titolo=Modernization from the Other Shore |cognome=Engerman |nome=David |anno=2003 |editore=Harvard University Press |città= |pagina=194 |url=http://books.google.com/?id=UkFlO7hoxOMC&pg=PA194&dq|isbn=0-674-01151-1 }}</ref>.
Mi scuso per aver letto solo ora le tue interessanti critiche alla "mia" voce in oggetto (mi riservo di ritornarci, ora ''dovrei'' andare al lavoro…).
 
Nel pregarti di voler modificare le parti che a tuo avviso "non vanno proprio", e/o suggerirmi delle "tracce" che io potrei poi sviluppare/adattare, desidererei che ''medio tempore'' mi indicassi per esteso la bibliografia che — sempre a tuo avviso — non può mancare.
A metà degli anni trenta, in una fase di superamento delle difficoltà economiche e di crescita industriale, Stalin iniziò il tragico periodo delle purghe e del Grande terrore in cui progressivamente eliminò fisicamente, con un metodico e spietato programma di repressione, tutti i suoi reali o presunti avversari nel partito, nell'economia, nella scienza, nelle forze armate, nelle minoranze etniche. Per rafforzare il suo potere e lo stato sovietico contro possibili minacce esterne o interne di disgregazione, Stalin organizzò un vasto sistema di campi di detenzione e lavoro ([[GULag]]) in cui furono imprigionati in condizioni miserevoli milioni di persone<ref>{{Cita libro |titolo=[[Arcipelago Gulag]]|cognome=Solženicyn |nome=Aleksandr |wkautore= Aleksandr Isaevič Solženicyn|anno=1973 |editore=|città= }}</ref>.
 
Io mi '''diletto''' soltanto di storia, sociologia, diritto… insomma, scienze sociali in genere, ma mi sembra che tu sia più professionale in merito.
Nel campo della politica estera Stalin, timoroso delle minacce tedesche e giapponesi alla sopravvivenza dell'Unione Sovietica, in un primo momento adottò una politica di collaborazione con l'occidente secondo la dottrina della sicurezza collettiva; dopo l'[[Accordo di Monaco]] il dittatore, sospettoso delle potenze occidentali e intimorito dalla potenza tedesca, preferì ricercare un accordo temporaneo con [[Adolf Hitler]] che favorì l'espansionismo sovietico verso occidente e i [[Paesi Baltici]].
 
Lieto dell'incontro, e fiducioso in una feconda collaborazione.
Colto di sorpresa dall'[[operazione Barbarossa|attacco iniziale tedesco]] con il quale la [[Germania nazista]] violava il [[Patto Molotov-Ribbentrop|patto di non aggressione]] sottoscritto dalle due potenze solo due anni prima<ref>G.Boffa, ''Storia dell'Unione Sovietica'', vol. III, pp. 27-31.</ref>, nonostante alcuni errori di strategia militare nella fase iniziale della guerra, Stalin seppe riorganizzare e dirigere con efficacia il Paese e l'[[Armata Rossa]] fino a ottenere, pur a costo di gravi perdite militari e civili, la vittoria totale nella ''[[Fronte orientale (1941-1945)|Grande Guerra Patriottica]]''. Il dittatore rivestì un ruolo di grande importanza nella lotta contro il nazismo e nella sconfitta di [[Hitler]]; le sue truppe, dopo aver liberato l'[[Europa Orientale]] dall'occupazione tedesca, conquistarono [[Berlino]] e [[Vienna]], costringendo il [[Führer]] al suicidio<ref>G.Boffa, ''Storia dell'Unione Sovietica'', vol. III, pp. 195-197.</ref>.
--[[Utente:Filippof|Filippof]] - [[Discussioni_Utente:Filippof|Discutimi]] 08:12, 17 gen 2008 (CET)
 
=== Replica di RBell ===
Dopo la vittoria Stalin, divenuto detentore di un enorme potere in Unione Sovietica e nell'Europa centro-orientale e assurto al ruolo di capo indiscusso e prestigioso del [[comunismo]] mondiale, accrebbe il suo dispotismo violento riprendendo politiche di terrore e di repressione. Morì a causa di un'[[emorragia cerebrale]] nel [[1953]], lasciando l'Unione Sovietica ormai trasformata in una grande potenza economica<ref>{{en}}R.W.Davies, The Socialist Offensive, The Collectivisation of Soviet Agricolture, 1929-1930, MacMillan Press</ref><ref name="nota_wheat3">Anna Louise Strong, ''L'era di Stalin'', La città del sole. ISBN 88-87826-26-9</ref><ref name="nota_wheat4">Ludo Martens, ''Stalin, un altro punto di vista'', Zambon, 2004. ISBN 88-87826-28-5</ref>, una delle due superpotenze mondiali dotata di armi nucleari, e guida del mondo comunista.
Mi sembra che il principale punto di disaccordo (al di là di alcune divergenze di vedute relative a fatti secondari) stia nell'interpretazione da dare al termine venalità delle cariche: tu lo interpreti in maniera, per così dire, più estensiva; io invece lo circoscrivo entro limiti molto più ristretti. In conseguenza di questo la voce risulta a mio avviso sbilanciata, nel senso che dedica molto spazio a temi e fatti che riguardano la venalità in generale (ma non degli uffici), o gli antecedenti storici della v.d.u., o ancora quelli che potremmo definire effetti collaterali della v.d.u.; ma tocca soltanto in maniera superficiale il nocciolo del problema.<br />
Non è che io sia un esperto in materia, la mia è soltanto una personalissima opinione, però per me si può parlare in senso proprio di venalità delle cariche soltanto quando uno Stato (il monarca, il principe, la repubblica ...) procede all'attribuzione delle cariche pubbliche richiedendo ai candidati che verranno nominati a ricoprire gli uffici dell'apparato burocratico statale il versamento di somme di denaro per ottenere tali nomine.<br />
Perché ci sia venalità delle cariche devono insomma essere rispettate alcune condizioni:
* deve esistere uno Stato dotato di un apparato burocratico (anche se in forme molto diverse da quelle degli stati attuali);
* deve esistere la figura dell'ufficiale, inteso come funzionario facente parte di un apparato e subordinato a un potere o a una autorità superiore;
* l'ufficiale deve essere nominato (l'atto che gli conferisce i suoi poteri tecnicamente è detto "lettera patente di nomina") e non eletto, non cooptato, non deve ottenere l'incarico per aggiudicazione d'asta.
* deve esistere l'obbligo al pagamento in denaro per ottenere la nomina (che poi questa sia trasmissibile ereditariamente o decada con la morte dell'ufficiale non è elemento vincolante).<br />
La definizione di venalità delle cariche che viene data in [http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm] è perfetta: questa è la venalità delle cariche e null'altro. È un fenomeno storico che si sviluppa nei secoli XIV-XVIII, soprattutto in Francia e Spagna, ma con qualche riflesso, magari tardivo e incompleto, anche negli antichi stati italiani del rinascimento e dell'età moderna.<br />
Un'ultima cosa, riguardo ad alcuni punti nelle mie osservazioni: riguardo agli ufficiali dotati di poteri giurisdizionali, il mio era soltanto un esempio, pensavo ad alcuni importanti uffici venali come i balivi in Francia, i castellani sabaudi o i podestà di molte città lombarde; sugli appaltatori delle imposte invece hai ragione, io avevo in mente gli appaltatori delle gabelle o delle tasse sul sale in Lombardia, un caso a parte che non può essere generalizzato; sull'imperatore Carlo V rimango invece della mia opinione, nella sua elezione c'è una componente di venalità, ma non di venalità degli uffici; e così pure mi rimangono molti dubbi sul fatto che nella creazione di eserciti (o di contingenti militari) privati si possano ravvisare elementi attribuibili alla venalità delle cariche.<br />
Grazie per l'attenzione<br />
Ciao, [[Utente:RBell|RBell]] 18:43, 17 gen 2008 (CET)
 
==Venalità della cariche o degli uffici?==
Dal 1956, a partire dal [[XX Congresso del PCUS]], Stalin, che era stato oggetto di un vero e proprio culto della personalità da parte di dirigenti e simpatizzanti del comunismo mondiale, è stato sottoposto a pesanti critiche da parte di politici e storici per la sua attività politica e per i suoi spietati metodi di governo.
Ho riflettuto un poco sulla nostra discussione degli ultimi giorni, a proposito del senso più o meno restrittivo da attribuire alla venalità delle cariche. Ho dato per scontato sostenendo la mia tesi che i termini "venalità delle cariche" e "venalità degli uffici" siano dei sinonimi, che indichino la stessa cosa e siano quindi assolutamente intercambiabili tra loro. Ora però mi viene qualche dubbio. Raccogliendo i testi della bibliografia sulla v.d.u. così come la intendo io, e che ti avevo promesso, mi sono reso conto che si parla sempre di venalità degli "uffici" appunto, e quasi mai di "cariche", se non in alcuni testi abbastanza datati. La cosa non è molto chiara e definita, però mi sembra che differenze ci siano. In effetti dicendo "cariche" si comprende una gamma molto più vasta di concetti, che non dicendo "uffici": una carica ad esempio può benissimo essere elettiva e non necessariamente derivare da una nomina; una carica può non essere pubblica, ma privata (anche se parlando di epoche lontane dalla nostra la distinzione tra pubblico e privato può non essere così evidente e marcata); una carica può essere di tipo ecclesiastico (la venalità in questo caso è detta [[simonia]]).<br />
 
La mia proposta a questo punto è di mantenere l’attuale impostazione della voce, modificando la definizione della voce in modo da applicarle un significato più estensivo. Qualcosa del tipo:<br />
== Anni giovanili ==
:La '''venalità delle cariche''' è una pratica di assegnazione delle cariche, degli uffici o di ogni altro incarico, pubblico o privato, civile o ecclesiastico, basata sulla vendita e sull’acquisto delle medesime, sia in forma di transazione legale e autorizzata, sia nel caso la compravendita abbia luogo illegalmente.<br />
[[File:Stalin 1894 Colour.jpg|thumb|left|180px|Stalin a 16 anni, nel [[1894]].]]
E quindi creare una nuova sezione (o ampliare la sezione "Nozione più restrittiva" che hai già creato) o addirittura (e forse è la soluzione migliore...) creare una nuova voce: '''Venalità degli uffici''' o '''Venalità degli uffici pubblici''' (sulla seconda ho sempre qualche riserva sul termine "pubblici"). Nella quale sviluppare l’argomento (che è sicuramente molto più specifico e dai limiti molto più ristretti, forse addirittura un po’ troppo "specialistico"), magari evidenziando le differenze esistenti nelle differenti epoche, magari spiegando le peculiarità dei sistemi in uso nei vari stati europei e italiani, sicuramente aggiungendovi la bibliografia (a cui sto lavorando e che è incredibilmente vasta, forse troppo...). Di questo ovviamente, anche se con una certa gradualità, per il poco tempo a disposizione, posso farmi carico io.<br />
Nacque nel 1878 da [[Vissarion Džugašvili]] ([[1853]]-[[1890]]) e da [[Ekaterina Geladze]] ([[1858]]-[[1937]]), in una povera famiglia georgiana. Picchiato spesso dal padre, Stalin ebbe per tutta la sua esistenza rapporti difficili con la propria famiglia; alcuni studiosi hanno ritenuto che tali conflitti familiari abbiano provocato in lui diverse turbe psicologiche, tuttavia, le affermazioni furono smentite dal diretto interessato che, di fronte a una precisa domanda del biografo [[Emil Ludwig]], rispose: "Assolutamente no. I miei genitori non mi maltrattavano affatto"<ref>{{cita libro | nome= Henri| cognome=Barbusse | titolo=Stalin | anno=1975 | editore=Universale economica | città= | capitolo= primo capitolo}}</ref>. In seguito, in un suo manuale di marxismo scolastico, Stalin parlò del padre come un classico esempio di proletario con una coscienza ancora "piccolo-borghese"<ref>G.Rocca, ''Stalin'', p. 16.</ref>. ma prescindendo da tali conflitti il famoso psichiatra [[Erich Fromm]] lo classificcherà nel suo libro Anatomia della distruttività umana, come un «[[sadismo|sadico]] non sessuale»<ref>{{cita libro | nome= Erich| cognome=Fromm | titolo=Anatomia della distruttività umana | anno=1975 | città= Milano | capitolo= undicesimo capitolo}}; Fromm definisce "Iosif Stalin, un caso clinico di un sadismo non sessuale"</ref>.
Questa potrebbe essere una buona soluzione, secondo me.
 
[[Utente:RBell|RBell]] 12:46, 19 gen 2008 (CET)
Aveva inoltre varie patologie fisiche: due dita del piede sinistro, il secondo e il terzo, erano [[sindattilia|fuse insieme]]. L'infanzia di "Soso" (diminutivo georgiano di Iosif) non fu inoltre priva di momenti critici per la sua salute fisica, dapprima per una forma acuta di [[varicella]] (o forse di [[vaiolo]], del quale si ammalò, sempre nell'infanzia, all'età di cinque anni: l'epidemia colpì pesantemente soprattutto i bambini, e morirono molti suoi vicini di casa), poi quando, a dieci anni, davanti alla scuola ecclesiastica da lui frequentata, fu investito e travolto da un cavallo che trainava un calesse, nel corso di una festa di paese: rimase gravemente ferito al braccio sinistro, perdendone parte della capacità di articolazione (il braccio gli rimase per sempre semiparalizzato e più corto del destro di 5&nbsp;cm; anche se poteva muovere e usare la mano, oltre che usarlo per sollevare qualcosa, la mobilità rimase compromessa). Giovanissimo poté frequentare, grazie a una borsa di studio, il [[seminario]] teologico [[chiesa ortodossa|ortodosso]] di [[Tbilisi]]. Ebbe ancora un incidente all'età di dodici anni, sempre con un calesse che gli passò sulle gambe danneggiandole, rendendone la camminata incerta anche dopo anni, e che gli fece dare l'epiteto di "claudicante". A causa di questi handicap venne scartato alla visita di leva per la Prima guerra mondiale dalla commissione zarista; sempre per vergogna di questi problemi fisici e per la sua altezza non elevata rispetto alla media degli uomini russi (sebbene le fotografie e i manifesti di propaganda gli conferissero un aspetto di imponenza, era alto solo 164&nbsp;cm<ref>Nikolai Tolstoy. Stalin's Secret War. Holt, Rinehart, and Winston (1981), ISBN 0-03-047266-0. pp. 19–21. ISBN 0-03-047266-0.</ref>) avrà sempre una certa ritrosia a farsi riprendere nei filmati o fotografare se non era prima avvertito e si era messo in posa; in numerose immagini e filmati reali e non propagandistici (come quelli della [[conferenza di Jalta]]) lo si nota infatti tenersi il braccio con la mano destra o nasconderlo, ad esempio nella manica lunga del cappotto o nelle tasche.<ref>[http://www.corriere.it/salute/12_febbraio_14/malattie-stalin-rossari_f4ae2e7a-53d7-11e1-a1a9-e74b7d5bd021.shtml ''Le cicatrici e il braccio rigido che Stalin voleva cancellare'' - Corriere.it]</ref>
 
== Rivoluzionario di professione ==
In questo periodo si dedicò anche alla letteratura (suo interesse dall'età di 15 anni), scrivendo [[poetica di Stalin|poesie]] che saranno giudicate, pur rimaste anonime (pubblicate sotto lo pseudonimo di "Soselo") fino a dopo la morte, di buon livello. Nel 1949 bloccherà l'iniziativa di [[Lavrenti Beria|Beria]] di pubblicare le sue opere letterarie sotto l'egida di [[Boris Pasternak]] e altri traduttori.<ref name="Montefiore 2007">{{Cita web|url=http://www.guardian.co.uk/books/2007/may/19/featuresreviews.guardianreview32 |titolo=Before the terror |autore=[[Simon Sebag Montefiore]]|data=19 maggio 2007 |opera=[[The Guardian]]|accesso=12 aprile 2011}}</ref>.
 
Il contatto con le idee e con l'ambiente dei deportati politici lo avvicinò al [[socialismo]] e alla convinzione sulle teorie del [[marxismo]]. Entrato, così, nel 1898 nel [[Partito]] socialdemocratico ([[POSDR]]), lavorò per qualche tempo al locale [[osservatorio astronomico]]. Ma soprattutto cominciò, da allora, un'intensa attività politica di [[propaganda]] oltre che di istigazione agli scioperi nelle varie fabbriche georgiane, che lo portarono ben presto a conoscere il rigore della [[polizia]] del [[Regime (politica)|regime]].
 
[[File:Stalin 1902 Colour.jpg|thumb|180px|Stalin a 24 anni, nel [[1902]].]]
Arrestato nel [[1900]] e continuamente sorvegliato, Stalin nel [[1902]] lasciò la sua città per stabilirsi a [[Batumi]], dove però venne subito imprigionato e condannato a un anno di [[Reclusione|carcere]], seguito da un triennio di deportazione in [[Siberia]]. Fuggito nel [[1904]], tornò a Tbilisi e nei mesi successivi partecipò con energia e notevole capacità organizzativa al movimento insurrezionale, che vide la formazione dei primi [[soviet]] di [[operaio|operai]] e di [[contadino|contadini]].
 
Nel novembre del [[1905]], dopo aver pubblicato il suo primo saggio, ''A proposito dei dissensi nel partito'', divenne direttore del periodico ''Notiziario dei lavoratori caucasici'' e in [[Finlandia]], alla conferenza [[bolscevico|bolscevica]] di [[Tampere]], incontrò per la prima volta [[Lenin]], accettandone le tesi sul ruolo di un partito marxista compatto e rigidamente organizzato come strumento indispensabile per la [[rivoluzione proletaria]].
 
Attuò anche rapine in banca per il finanziamento del partito<ref name="Montefiore 2007"/>, alleandosi con alcuni gruppi di banditi del [[Caucaso]]<ref name=gal>pag.293 de ''Il partito armato'' di [[Giorgio Galli]], ''[[Kaos edizioni]]'' Iª Edizione Milano aprile 1993 ISBN 88-7953-022-4.</ref>; in questo periodo viene chiamato col [[pseudonimo|nome di battaglia]] di ''Koba''<ref name=gal/>. Spostatosi a [[Baku]], dove fu in prima linea nel corso degli [[sciopero|scioperi]] del [[1908]], Stalin venne di nuovo arrestato e deportato in [[Siberia]]; riuscì a fuggire ma fu ripreso e internato nel [[1913]] a [[Kurejka]] sul basso [[Jenisej|Enisej]], dove rimase per quattro anni, fino al marzo del [[1917]]. Nei brevi periodi di attività clandestina, riuscì progressivamente ad imporre la sua personalità pragmatica e le sue capacità organizzative (nonostante un approccio talvolta eccessivamente "ruvido" che i compagni di partito gli rimproveravano) e ad emergere come dirigente di livello nazionale, tanto da essere chiamato da [[Lenin]] nel [[1912]] a far parte del [[Comitato centrale]] del partito.
 
== Protagonista nella Rivoluzione bolscevica e nella Guerra civile ==
Nello [[1917|stesso anno]] contribuì a far rinascere a [[San Pietroburgo]] la [[Pravda]], mentre definiva, nel saggio ''Il marxismo e il problema nazionale'', le sue posizioni teoriche (non sempre, però, in linea con quelle di Lenin, di cui non comprendeva la battaglia contro i deviazionisti, né la decisione di prender parte alle elezioni per la [[Duma]]). Tornato a San Pietroburgo (nel frattempo ribattezzata [[Pietrogrado]]) subito dopo l'abbattimento dell'assolutismo [[zar]]ista, Stalin, insieme a [[Lev Kamenev]] e a [[Murianov]], assunse la direzione della Pravda, appoggiando il governo provvisorio per la sua azione rivoluzionaria contro i residui reazionari. Ma questa linea fu sconfessata dalle ''Tesi di aprile'' di Lenin e dal rapido radicalizzarsi degli eventi. Nelle decisive settimane di conquista del potere da parte dei [[bolscevichi]] Stalin, membro del comitato militare, non apparve in primo piano e solo il 9 novembre [[1917]] entrò a far parte del nuovo governo provvisorio (il Consiglio dei Commissari del Popolo) con l'incarico di occuparsi degli affari delle minoranze etniche.
 
[[File:Mitrophan Grekov 33 - Stalin, Voroshilov and Shchadenko in the trenches Tsaritsyn.jpg|thumb|Stalin in trincea controlla le operazioni durante la [[battaglia di Caricyn]].]]
 
A lui si deve l'elaborazione della Dichiarazione dei Popoli della [[Russia]], che costituisce un documento fondamentale del principio di autonomia delle varie nazionalità nell'ambito dello Stato sovietico. Membro del Comitato esecutivo centrale Stalin fu nominato, nell'aprile del [[1918]], plenipotenziario per i negoziati con l'[[Ucraina]]. Nella lotta contro i generali "bianchi", fu incaricato di occuparsi del vettovagliamento delle forze bolsceviche sul fronte di Caricyn (poi [[Stalingrado]], oggi [[Volgograd]]). In questa circostanza dimostrò grande energia nella [[battaglia di Caricyn|difesa della città sul Volga]] contro le ripetute offensive dei "bianchi" e cominciò a organizzare un suo gruppo di fedeli seguaci. Spesso in contrasto con le direttive di Trockij, Stalin venne infine richiamato a Mosca da Lenin che tuttavia apprezzò la sua capacità di direzione e la sua spietata decisione<ref>R.Conquest, ''Stalin'', pp. 92-97.</ref>.
 
Lenin si preoccupò della crescente rivalità tra Stalin e Trockij e richiese ad entrambi di comporre le loro divergenze e collaborare per la vittoria della Rivoluzione bolscevica; in effetti Stalin in questa fase elogiò ripetutamente in alcuni discorsi l'operato e l'efficienza di Trockij e sembrò mosso dal desiderio di riavvicinarsi al capo dell'Armata Rossa<ref>A.Bullock, ''Hitler e Stalin, vite parallele'', p. 141.</ref>. Considerato da Lenin e anche da Trockij il dirigente bolscevico più duro e efficiente<ref>R.Conquest, ''Stalin'', p. 99.</ref>, Stalin venne inviato successivamente negli [[Urali]] dove contribuì alla nomina del generale [[Sergeij Kamenev]] al comando supremo<ref>W.Bruce Lincoln, ''I Bianchi e i Rossi'', pp. 193-194.</ref>, quindi nel maggio 1919 si recò a [[Pietrogrado]], dove denunciò e represse una presunta cospirazione antibolscevica e organizzò la riconquista di alcune piazzeforti.
[[File:Joseph Stalin, 1918, Tsaritsyn front.jpg|thumb|left|180px|Stalin nel 1918]]
Infine partì il 3 ottobre 1919 per il fronte sud, come commissario politico del Fronte meridionale, dove riallacciò i rapporti con i suoi fedeli amici della [[Prima armata di cavalleria russa|Prima armata a cavallo]]: [[Kliment Efremovič Vorošilov|Kliment Vorošilov]], [[Grigorij Konstantinovič Ordžonikidze|Grigorij Ordžonikidze]], [[Semën Michajlovič Budënnyj|Semën Budënnyj]]<ref>R.Conquest, ''Stalin'', pp. 98 e 101.</ref>. Durante la [[guerra sovietico-polacca]] Stalin, commissario politico del Fronte Sud-occidentale del generale Egorov, inizialmente condivise con Trockij le forti riserve sui progetti di offensiva verso il cuore dell'[[Europa]] promossi da Lenin; dubbioso sulla possibilità di una insurrezione socialista in [[Polonia]] o in [[Germania]], egli evidenziò invece come fosse prudente occuparsi soprattutto della situazione in [[Penisola di Crimea|Crimea]] e nel [[Kuban]] dove le forze bianche avevano ripreso la loro attività e minacciavano la sicurezza delle retrovie del suo fronte. Alla fine però si imposero i progetti strategici di Lenin e del generale [[Michail Nikolaevič Tuchačevskij|Michail Tuchačevskij]] e Stalin finì per votare disciplinatamente nel Politburo a favore dell'offensiva su [[Varsavia]]<ref name="A.Bullock, pp. 143-144">A.Bullock, ''Hitler e Stalin, vite parallele'', pp. 143-144.</ref>.
 
Durante la battaglia, che terminò con la sconfitta dell'Armata Rossa, sorse un nuovo violento contrasto con Trockij, quando Stalin si rifiutò, in ragione degli inevitabili pericoli che l'operazione avrebbe comportato ma anche per rivalità personale, di distaccare una parte delle sue forze in appoggio al generale Tuchačevskij e decise di concentrarle invece nella inutile conquista di [[Leopoli|L'viv]]<ref>W.Bruce Lincoln, ''I Bianchi e i Rossi'', pp. 370-371.</ref>. Nel X Congresso del partito del 1921 la condotta e le decisioni di Stalin vennero criticate in una sessione a porte chiuse, nonostante le spiegazioni che egli fornì del suo operato<ref>R.Conquest, ''Stalin'', pp. 102-103.</ref>. Le controversie sulle responsabilità nella [[battaglia di Varsavia (1920)|sconfitta di Varsavia]] sarebbero continuate fino agli anni trenta e concorsero a rovinare i rapporti tra Stalin e il generale Tuchačevskij<ref name="A.Bullock, pp. 143-144"/>.
 
Lenin espresse anche esplicite riserve nei suoi confronti, manifestate nel testamento politico in cui accusava Stalin di anteporre le proprie ambizioni personali all'interesse generale del movimento. Lenin era preoccupato che il governo perdesse sempre più la sua matrice proletaria, e diventasse esclusivamente un'ala dei burocrati di partito, sempre più lontani dalla generazione vissuta tanto tempo in clandestinità prima delle rivolte del 1917. Oltretutto intravvedeva un futuro dominio incontrastato del Comitato Centrale, ed è per questo che propose nei suoi ultimi scritti una riorganizzazione dei sistemi di controllo, auspicandone una formazione prevalentemente operaia che potesse tenere a bada la vasta e nascente nomenclatura di funzionari di partito<ref>[[Isaac Deutscher]], Il profeta armato, Longanesi, 1956.</ref>.
 
[[File:Vladimir Lenin and Joseph Stalin, 1919.jpg|thumb|Stalin e [[Lenin]], nel [[1919]].]]
 
== Il segretario generale ==
{{citazione|Non si può fare una rivoluzione portando i guanti di seta.|Iosif Stalin nel 1938<ref>citato in John Gunther, ''Soviet Russia Today'', in John Dunn, ''The Russian Revolution'', San Diego, Lucent, 1994, pag. 234, e in altri autori</ref>}}
Nominato nel [[1922]] [[segretario generale]] del Comitato centrale, Stalin, unitosi a [[Grigorij Evseevič Zinov'ev|Zinov'ev]] e Kamenev (la famosa [[troika (triumvirato)|troika]]), seppe trasformare questa carica, di scarso rilievo all'origine, in un formidabile trampolino di lancio per affermare il suo potere personale all'interno del partito dopo la morte di Lenin ([[1924]]). Fu allora che nel contesto di una Russia devastata dalla [[Prima guerra mondiale|guerra mondiale]] e dalla guerra civile, con milioni di cittadini senza tetto e letteralmente affamati, diplomaticamente isolata in un mondo ostile, scoppiò violento il dissidio con [[Lev Trockij]], ostile alla [[Nuova Politica Economica]] e sostenitore dell'internazionalizzazione della rivoluzione.
[[File:Stalin and Musabekov.jpg|thumb|Stalin con il rivoluzionario azero Gazanfar Musabekov in una foto del dicembre 1928]]
Stalin sosteneva al contrario che la "[[rivoluzione permanente]]" fosse una pura utopia e che l'Unione Sovietica dovesse puntare sulla mobilitazione di tutte le proprie risorse al fine di salvaguardare la propria rivoluzione (teoria del "[[Socialismo in un solo paese|socialismo in un Paese solo]]"). Trockij accusava Stalin e il partito di burocratizzazione e autoritarismo e riteneva, assieme alla crescente opposizione creatasi in seno al partito (tra cui i ''Decei'', critici del Centralismo Democratico), che ci volesse invece un rinnovamento [[Democrazia|democratico]] all'interno degli organi dirigenti, che sempre più venivano scelti su matrice non elettiva, dall'alto verso il basso, contrariamente agli spiriti che accesero la rivoluzione.
 
Espresse queste sue posizioni al XIII congresso del partito, ma la sua accusa venne respinta e Trockij venne sconfitto, oltretutto accusato da Stalin e dal "triumvirato" (Stalin, Kamenev, Zinov'ev) di "[[frazionismo]]", tendenza contraria alla direzione "monolitica" presa dal partito dal X congresso. Trockij venne isolato anche a causa delle norme di emergenza (prese precedentemente dallo stesso Lenin nel pieno della guerra civile sempre nell'ambito del X congresso) tese a strutturare un partito compatto, eliminando le tendenze ritenute frazionistico-[[Scissione (politica)|scissioniste]]. Le tesi staliniane trionfarono nel [[1926]], quando il Comitato centrale si schierò sulle posizioni di Stalin, isolando Trockij (con il quale, nel corso del dibattito, avevano finito per associarsi anche Kamenev e Zinov'ev).
 
Nel corso di questi anni sia l'Opposizione Operaia di [[Aleksandra Kollontaj]], che si batteva per il ritorno alla democrazia dei Soviet contro la burocratizzazione,<ref>Gabriele Raether. Kollontaj. erre emme</ref> sia l'Opposizione di Sinistra, guidata da Trockij, e la sua momentanea trasformazione in [[Opposizione Unificata]], con Kamenev e Zinov'ev, che poi capitolarono, furono sconfitte con i metodi più brutali di intimidazione e di persecuzione, dalla propaganda perniciosa di falsità da parte dell'apparato del partito dominato dagli staliniani, all'irruzione nelle sedi di partito, che ospitavano riunioni ed assemblee, con la devastazione delle stesse ed il pestaggio degli intervenuti<ref>Boris Souvarine, ''Stali'', Adelphi</ref>. Lo [[psichiatra]] russo [[Vladimir Bechterev]] nel [[1927]] visitò Stalin e gli [[Diagnosi|diagnosticò]] una [[sindrome]] [[Paranoia|paranoide]]. Poco tempo dopo morì in circostanze non chiarite: secondo lo storico Isaac Deutscher, Stalin avrebbe ordinato l'[[Omicidio|assassinio]] del medico perché non d'accordo con la diagnosi<ref>Isaac Deutscher, ''Il profeta armato'', Longanesi, 1956.</ref>.
 
Durante un incontro avvenuto nel 1928 tra Bucharin e Kamenev, il primo confidò al secondo che Stalin era divenuto una sorta di mostro, paragonabile solamente a Gengis Khan.
 
== Lo stalinismo ==
{{vedi anche|Stalinismo|Grandi purghe}}
[[File:Stamp1950-stalinu-za-detstvo.jpg|left|thumb|Francobollo sovietico anni cinquanta: "La pace sconfiggerà la guerra". Fa parte delle raffigurazioni del dopoguerra. Sul manifesto c'è scritto: "Grazie, caro Stalin, per la nostra infanzia felice".]]
Stalin diede anche alcuni contributi allo sviluppo teorico del [[marxismo-leninismo]], in particolare sul rapporto tra socialismo e movimenti nazionalisti<ref>Stalin, ''Il socialismo e la questione nazionale'', 1924.</ref>. La prassi politica realizzatasi nei trent'anni del suo governo è stata definita dai suoi oppositori (in particolare [[trotskismo|trotskisti]] e anti-comunisti) "[[stalinismo]]" al fine di evidenziare una sua parziale differenza rispetto alla formulazione classica del marxismo-leninismo.
 
Partendo dal concetto [[leninismo|leninista]] di "[[dittatura del proletariato]]", secondo il quale dopo la rivoluzione e prima della realizzazione di una società comunista compiuta sarebbe necessaria una fase politica di transizione in cui i mezzi dello Stato conquistato dai lavoratori vengano da essi impiegati contro la resistenza della minoranza capitalista sconfitta<ref>"Ora la questione si pone in questo modo: il passaggio dalla società capitalista, che si sviluppa in direzione del comunismo, alla società comunista è impossibile senza un "periodo politico di transizione", e lo Stato di questo periodo non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato" (Lenin, ''Stato e rivoluzione'', cap. V).</ref>, e dalla teoria dell'estinzione dello Stato una volta terminato il periodo della dittatura del proletariato<ref>"Soltanto nella società comunista, quando la resistenza dei capitalisti è definitivamente spezzata, quando i capitalisti sono scomparsi e non esistono più classi (non v'è cioè più distinzione fra i membri della società secondo i loro rapporti con i mezzi sociali di produzione) ''soltanto'' allora lo Stato cessa di esistere e ''diventa possibile parlare di libertà'' (Lenin, ''Stato e rivoluzione'', Cap. V).</ref>, Stalin seguì la teoria della violenza rivoluzionaria crescente all'interno del periodo di transizione<ref>{{Cita libro|titolo=I concetti politici nella storia. Dalle origini al XXI secolo|cognome=Livorsi|nome=Franco|anno=2007|editore=Giappicchelli|città=Torino}}</ref><ref>Per conoscere Stalin, pagg. 257-320</ref><ref>Giuseppe Boffa, ''Storia dell'Unione Sovietica'', Mondadori, Milano, 1976.</ref> già elaborata da Lenin<ref>"Il passaggio dal capitalismo al comunismo abbraccia un’intera epoca storica. Finché essa non sia terminata, gli sfruttatori conservano inevitabilmente la speranza in una restaurazione, e questa speranza si traduce in tentativi di restaurazione. Anche dopo la prima disfatta seria, gli sfruttatori rovesciati, che non si aspettavano di esserlo, che non ci credevano, che non ne ammettevano neanche l'idea, si scagliano nella battaglia con energia decuplicata, con furiosa passione, con odio cento volte più intenso, per riconquistare il «paradiso» perduto alle loro famiglie, che vivevano una vita così dolce e che la «canaglia popolare» condanna ora alla rovina e alla miseria" (Lenin, ''La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky'', cap. III).</ref>.
 
Le caratteristiche distintive della gestione stalinista del potere in politica interna sono il culto della personalità e l’impiego del terrore<ref>[[Gianfranco Pasquino]], ''Dizionario di politica'', Gruppo Editoriale l’Espresso, p. 498</ref>, partendo nominalmente dal concetto leninista di "dittatura del proletariato". Lenin, in ''Stato e Rivoluzione'', aveva previsto che immediatamente dopo la presa del potere rivoluzionario l'apparato di repressione dello Stato, fin dall'inizio del periodo di transizione, avrebbe iniziato a indebolirsi fino ad estinguersi una volta raggiunto il comunismo. Di fatto la pratica staliniana di governo andava nella direzione opposta: una crescita abnorme dell'apparato repressivo dello Stato. Questo creava dei problemi teorici e pratici di difficile soluzione: che socialismo poteva essere quello che si serviva di un apparato repressivo di tal fatta? Sul punto "dell'intensificarsi della lotta di classe man mano che si procedeva verso il socialismo" Stalin fu chiaro.
 
Disse nel Plenum del Febbraio-Marzo 1937: ”Quanto più andremo avanti, quanti più successi avremo, tanto più i residui delle classi sfruttatrici distrutte diverranno feroci”<ref>[[Giuseppe Boffa]], ''Storia dell’Unione Sovietica'', Arnaldo Mondadori Editore L’Unità, p. 252</ref>. Con il [[1928]] iniziò la cosiddetta "era di Stalin". Da quell'anno infatti la vicenda della sua persona si identificò con la storia dell'URSS, di cui fu l'onnipotente artefice fino alla morte. Dopo aver posto bruscamente termine alla [[Nuova politica economica|NEP]] con la collettivizzazione forzata e la meccanizzazione dell'[[agricoltura]] e soppresso il commercio privato (i kulaki arricchiti furono declassati a semplici contadini dei [[kolchoz]] e quelli che si opponevano venivano avviati a campi di lavoro), fu dato avvio al primo piano quinquennale ([[1928]]-[[1932|32]]) che dava la precedenza all'[[industria pesante]].
 
Circa la metà del reddito nazionale fu dedicata all'opera di trasformazione di un Paese povero e arretrato in una grande potenza industriale. Furono fatte massicce importazioni di macchinari e chiamate alcune decine di migliaia di tecnici stranieri. Sorsero nuove città per ospitare gli operai (che in pochi anni passarono dal 17 al 33% della popolazione), mentre una fittissima rete di scuole debellava l'[[analfabetismo]] e preparava i nuovi tecnici. Anche il secondo piano quinquennale ([[1933]]-[[1937|37]]) diede la precedenza all'industria che compì un nuovo grande balzo in avanti; ma non altrettanto brillante fu il [[rendimento agricolo]] per cui, in concomitanza con l'entrata in vigore di una nuova Costituzione ([[1936]]), ne fu modificata la troppo rigida struttura.
 
A quest'opera indubbiamente gigantesca corrisposero tuttavia un ferreo autoritarismo e un'implacabile intransigenza: ogni dissenso ideologico fu condannato come "complotto".<ref>1937, Stalin Year Of Terror. Vadim Z. Rogovin. Mehering Books.</ref> Furono le terribili "[[Grandi purghe|purghe]]" degli [[Anni 1930|anni trenta]] (successive al misterioso assassinio di [[Sergej Kirov|S. Kirov]]) che videro la condanna a morte o a lunghi anni di carcere di quasi tutta la vecchia guardia bolscevica, da [[Lev Kamenev|Kamenev]] a [[Grigorij Zinov'ev|Zinov'ev]] a [[Radek]] a [[Sokolnikov]] a [[Jurij Pjatakov]]; da [[Nikolaj Ivanovič Bucharin|Bucharin]] e [[Aleksej Ivanovič Rykov|Rykov]] a [[Genrich Grigor'evič Jagoda|G. Jagoda]] e a [[Michail Nikolaevič Tuchačevskij|M. Tuchačevskij]] ([[1893]] - [[1938]]), in totale 35.000 ufficiali su 144.000 che componevano l'[[Armata Rossa]]<ref>nel 1937 da "Stalinist terror - New Perspective" Capitolo 9 "The Red Army and the Great Purge" (AA.VV. il capitolo in questione di R. R. Reese)</ref>.
 
Secondo le stime del [[KGB]] ([[1960]], rese note dopo la caduta dell'URSS) 1.118 persone vennero condannate a morte nel [[1936]], 681.692 persone nel [[1937]]-[[1938]] (353.074 nel 1937 e 328.018 nel 1938), e 2.552 nel [[1939]] per reati politici. Il totale di condanne a morte politiche tra il [[1930]] e il [[1953]] è, sempre secondo queste stime, di 786.098, anche se molti storici le considerano sottostimate per diversi motivi.<ref>Nicolas Werth, ''Nemici del popolo''. Il Mulino. P 157</ref> Stalin e i suoi collaboratori giustificarono il bagno di sangue che spazzò via dal [[PCUS]] ogni residuo di opposizione alla linea stalinista (operazione che privò, fra l'altro, l'[[Armata Rossa]] di oltre la metà dei suoi comandanti più prestigiosi e il partito dei dirigenti della generazione rivoluzionaria), con il timore di complotti e di moti reazionari, nonché con la presenza di una "quinta colonna" borghese-fascista nei vertici dell'esercito.
 
La totale riabilitazione delle vittime di Stalin ha definitivamente dimostrato che non è mai esistito alcun "complotto militare fascista" nell'esercito<ref>Stalin. Year Of Terror. P.458-464</ref>, anche se non tutti gli studiosi ([[neostalinismo|neostalinisti]] e [[antirevisionismo|antirevisionisti]] a parte, i quali sostengono la posizione stalinista ma in maniera solitamente ideologica, come [[Ludo Martens]] ad esempio<ref name=martens>Ludo Martens, ''Stalin, un altro punto di vista'' (Zambon, 2004). ISBN 88-87826-28-5</ref>) concordano su questo: si veda [[Domenico Losurdo]], che ha sostenuto che esisteva realmente una "quinta colonna" di tipo [[colpo di Stato|golpista]] o filo-capitalista all'interno dell'Unione sovietica e che quindi Stalin non fosse completamente nel torto; pur avendo commesso repressioni non giustificate, per gli studiosi revisionisti (oltre a Losurdo, si ricorda anche [[Giorgio Galli]]<ref>Giorgio Galli, ''Stalin e la sinistra: parlarne senza paura'', Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2009</ref>) non bisogna comunque usare la figura di Stalin per condannare ''in toto'' l'esperienza sovietica.<ref name=losurdo>Domenico Losurdo, ''Stalin. Storia e critica di una leggenda nera'', Roma, Carocci, 2008. ISBN 978-88-430-4293-7.</ref>
 
In questo periodo, al di là delle interpretazioni storiografiche, venne comunque intrapresa una lotta senza tregua contro i reali o presunti nemici del socialismo o antipartito. Vennero allontanati dal potere i più famosi leader della rivoluzione, Trockij, Kamenev, Zinov'ev, Bucharin, fino a giungere al culmine, coi processi di Mosca e con l’eliminazione fisica di tutta la vecchia guardia bolscevica e, infine, di Trockij (assassinato da un sicario nel 1940), già in esilio da più di un decennio<ref>G. Pasquino, ''Dizionario di politica'', Gruppo Editoriale l’Espresso, p. 498</ref>). Per dare un’idea dell’entità della repressione, solo considerando i componenti del Politburo degli anni 20, perirono nelle purghe i seguenti ''Vecchi Bolschevichi'', in gran parte “compagni d’armi di Lenin”: Lev Kamenev, Nikolaj Krestinskij, Lev Trockij, Nikolaj Bucharin, Grigorij Zinov'ev, Aleksej Rykov, Jānis Rudzutaks, Grigorij Sokolnikov, Nikolaj Uglanov, Vlas Čubar, Stanislav Kosior, Sergej Syrcov.
 
[[File:Voroshilov, Molotov, Stalin, with Nikolai Yezhov.jpg|thumb|upright=1.4|Foto del [[1930]] in cui sono presenti Stalin, [[Kliment Efremovič Vorošilov|Vorošilov]], [[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Molotov]], e [[Nikolaj Ivanovič Ežov]]. Quest'ultimo venne ucciso nel [[1940]] e la foto fu in seguito ritoccata. Questo tipo di falsificazione a scopo propagandistico fu ampiamente utilizzato durante il governo di Stalin]]
Dei 139 membri e supplenti del Comitato centrale del partito, eletti al XVII Congresso del 1934, nei due anni successivi 98 furono arrestati e fucilati. Dei 1.966 delegati con diritto di voto o di consulenza, 1.108, cioè chiaramente più della maggioranza, furono arrestati sotto l'accusa di delitti controrivoluzionari. (dati del rapporto Krusciov).<ref>Robert Conquest. Il Grande Terrore. Bur.P. 59.</ref> Ammessa alla [[Società delle Nazioni]] nel [[1934]], l'URSS avanzò proposte di disarmo generale e cercò di favorire una stretta collaborazione antifascista sia fra i vari Paesi sia al loro interno (politica dei "fronti popolari"). Nel [[1935]] concluse patti di amicizia e reciproca assistenza con la [[Francia]] e la [[Cecoslovacchia]]; l'anno successivo appoggiò con aiuti militari la [[Spagna]] repubblicana contro [[Francisco Franco|Franco]].
 
Ma il [[Patto di Monaco]] ([[1938]]) costituì un duro colpo per la politica "collaborazionista" di Stalin che a Litvinov sostituì [[Vjačeslav Molotov]] ([[1939]]) e alla linea possibilista alternò una politica puramente realistica. Per lunghi mesi nel 1939 l'Unione sovietica tentò di stringere accordi con l'Inghilterra e la Francia<ref>{{en}} Roberts, Geoffrey (1992). "[http://www.jstor.org/pss/152247 The Soviet Decision for a Pact with Nazi Germany"]. Soviet Studies (Taylor & Francis, Ltd.) 55 (2): 57–78. http://www.jstor.org/stable/152247.</ref>, per giungere a un patto che garantisse l'aiuto delle due nazioni all'Unione Sovietica in caso di invasione tedesca, ma le due potenze occidentali inviarono a Mosca solo delegazioni di secondo grado senza il potere di stringere alcun accordo.
 
Così, di fronte alle tergiversazioni occidentali e temendo il sostegno di Francia e Inghilterra alla Germania per costruire un unitario fronte anticomunista, Stalin preferì la "concretezza" tedesca ([[Patto Molotov-Ribbentrop]] del 23 agosto [[1939]]) che, secondo lui, se non era più in condizione di salvare la pace europea, poteva almeno momentaneamente assicurare la pace all'URSS e prepararlo a quella che poi verrà chiamata la ''Grande Guerra Patriottica''<ref name="nota_wheat3"/><ref name="nota_wheat4"/><ref>Kurt Gossweiler, ''contro il revisionismo'', Zambon, 2009 ISBN 978-88-87826-43-2</ref>.
 
Una diversa interpretazione storiografica è, tuttavia, quella che vede il [[Patto Molotov-Ribbentrop]] come un tentativo di Stalin di far uscire l'URSS dall'isolamento internazionale in cui si trovava da almeno un biennio, reso palese dalla [[Conferenza di Monaco]] del 29-30 settembre [[1938]] a cui l'[[Unione Sovietica]] non era stata invitata. Una ulteriore interpretazione storiografica (ad esempio, quella dello storico russo marxista-leninista Roy Medvedev, che ha scritto diverse opere su Stalin) vede uno Stalin in attesa degli eventi, pronto a schierarsi dalla parte del vincitore appena si fosse palesato come tale. La spartizione della [[Polonia]] ([[1939]]) e l'annessione di [[Estonia]], [[Lettonia]] e [[Lituania]] e la guerra alla [[Finlandia]] ([[1940]]) rientrarono nella stessa concezione: garantire al massimo le frontiere sovietiche "calde". In seguito al patto di non aggressione con la Germania, il [[Comintern]], strettamente controllato da Stalin, riesumò il vecchio slogan leniniano della ''guerra tra opposti imperialismi'', attribuendo le maggiori responsabilità a Francia e Inghilterra<ref>{{cita libro | cognome=Detti | nome=Tommaso | coautori=Giovanni Gozzini | anno=2002 | titolo=Storia contemporanea Il Novecento | editore=Bruno Mondadori | città=Milano | pagine=138-139| isbn=88-424-9367-8 }}</ref>. Tale linea provocò non poco scompiglio e disorientamento tra le file dei comunisti, molti dei quali erano approdati alle idee del comunismo proprio in funzione dell'anti-nazismo e dell'antifascismo<ref>Si vedano a questo proposito le testimonianze di due comunisti italiani: [[Aldo Natoli]] e [[Pietro Ingrao]] [http://www.ilmanifesto.it/25aprile/01_25Aprile/9501rs08.01.htm]</ref>.
 
== La Grande Guerra Patriottica ==
{{vedi anche |seconda guerra mondiale|battaglia di Stalingrado|Fronte orientale (1941-1945)}}
[[File:Yalta summit 1945 with Churchill, Roosevelt, Stalin.jpg|thumb|upright=1.4|''I Tre Grandi'': il [[Primi ministri del Regno Unito|Primo Ministro Inglese]] [[Winston Churchill]], il [[Presidente degli Stati Uniti d'America]] [[Franklin Delano Roosevelt]] e Stalin alla [[Conferenza di Jalta]], febbraio [[1945]]. Nella foto si riconoscono anche Molotov (estrema sinistra), Sir [[Andrew Cunningham]] e Sir [[Charles Portal]] (alle spalle di Churchill) e [[William D. Leahy]] (dietro Roosevelt).]]
{{citazione| Quando volgo indietro lo sguardo, mi permetto di dire che nessun'altra direzione politico-militare di qualsiasi paese avrebbe retto a simili prove, né avrebbe trovato una via d'uscita dalla situazione eccezionalmente grave che si era creata [...]<ref>G. Zhukov 'Memorie e battaglie', 1970.</ref>}}
 
La successiva guerra contro i Paesi dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]] nazifascista ([[1941]]-[[1945]]) costituì una pagina importantissima e decisiva della vita di Stalin. Dopo un cedimento psicologico iniziale, di fronte alla sorpresa dell'attacco tedesco che sconvolgeva tutte le sue previsioni e i suoi piani, seppe organizzare e guidare l'[[Armata Rossa]] e l'URSS nella durissima lotta contro la [[Germania nazista]], che metteva in pericolo la sopravvivenza stessa dello Stato bolscevico ed anche delle popolazioni sovietiche destinate, secondo i piani di [[Adolf Hitler|Hitler]], allo sterminio, alla schiavitù e alla deportazione.
 
Durante la [[Seconda guerra mondiale]] l'Unione Sovietica subì enormi perdite, quantificabili in circa 9.000.000 di militari e 12.000.000 di civili, in parte a causa delle disastrose sconfitte iniziali e in parte a causa dei metodi operativi adottati di fronte alle potenti forze tedesche e delle straordinarie dimensioni delle battaglie e delle campagne di guerra del fronte orientale.
 
La Germania impiegò sempre il grosso delle sue forze armate in Russia e subì anch'essa gravi perdite, quasi 4 milioni di militari, cioè oltre 80% del suo totale su tutti i fronti. Stalin, usando spesso i suoi metodi violenti e brutali, specie contro collaborazionisti ed etnie a suo parere infide, diresse la lotta con determinazione e grande energia, anche se non senza alcuni momenti di pessimismo, specie a [[battaglia di Mosca|Mosca nel 1941]] e a [[battaglia di Stalingrado|Stalingrado nell'estate 1942]].
 
Col tempo si costruì anche una notevole competenza militare strategica per ammissione degli stessi esperti occidentali che lo conobbero<ref>In E. Bauer 'Storia controversa della seconda guerra mondiale',volume 6 e 7,DeAgostini 1971.</ref> e coordinò nel complesso con abilità le grandi operazioni strategiche ideate e pianificate da alcuni suoi competenti generali, a cui diede fiducia (come [[Georgij Konstantinovič Žukov|Žukov]], [[Konstantin Konstantinovič Rokossovskij|Rokossovskij]], [[Aleksandr Vasilevskij|Vasilevskij]], [[Ivan Stepanovič Konev|Konev]] e [[Nikolaj Vatutin|Vatutin]]). Stalin e l'Armata Rossa svolsero un ruolo decisivo nella sconfitta di Hitler e del Nazismo, prima respingendo l'[[Operazione Barbarossa|attacco nazista]], con la [[battaglia di Mosca]] del dicembre 1941, poi con la [[battaglia di Stalingrado|decisiva vittoria di Stalingrado]] dell'inverno 1942-1943 e il grande [[battaglia di Kursk|scontro di mezzi corazzati a Kursk]]; infine con le grandi offensive degli anni 1943-1945 (i "dieci colpi di maglio", secondo la terminologia staliniana dell'epoca<ref>G. Boffa 'Storia dell'Unione Sovietica',parte II,Mondadori 1979.</ref>), che distrussero la potenza della [[Wehrmacht]], fino alla conquista finale della capitale tedesca a seguito della [[battaglia di Berlino]] e del suicidio di Hitler<ref>Sulla conduzione di guerra di Stalin: [[John Erickson]] 'The road to Stalingrad' e 'The road to Berlin', Cassel 1975 e 1983; A. Werth 'La Russia in guerra', Mondadori 1968; R. Overy 'Russia in guerra',il Saggiatore 1998.</ref>.
 
Durante la guerra il nome in codice di Stalin nelle direttive segrete e nelle comunicazioni con i vari comandi era ''Vasilev''<ref>J. Erickson 'The road to Berlin', Cassel 1983.</ref>. Oltre al suo apporto - notevole e decisivo - alla conduzione della guerra, fu comunque estremamente significativo anche il ruolo di Stalin come grande diplomatico, evidenziato dalle conferenze al vertice: un negoziatore rigoroso, logico, tenace, non privo di ragionevolezza<ref>Sulle conferenze tra i tre Grandi e sul ruolo politico-diplomatico vedere: J. Erickson ''The road to Berlin'', Cassell 1983; G. Boffa ''Storia dell'Unione Sovietica'', parte II, Mondadori 1979; R. Sherwood ''La seconda guerra mondiale nei documenti segreti della Casa Bianca'', Garzanti 1949; G. Vitali ''Franklin Delano Roosevelt'', Mursia 1991; la versione di Churchill, polemica ma che non nega l'abilità di Stalin in: W.Churchill 'La seconda guerra mondiale'', volumi 4, 5 e 6, Mondadori 1951-53.</ref>. Fu assai stimato da [[Franklin Delano Roosevelt]], meno da [[Winston Churchill]], cui fece velo la vecchia ruggine (rinforzata dai fatti del 1939) anticomunista<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2005/luglio/21/Churchill_Germania_meglio_rossa_che_co_9_050721039.shtml ''Churchill: «Germania meglio rossa che nazista»''], ''[[Corriere della Sera]]'', 21 luglio 2005</ref>.
 
== Il dopoguerra e la morte ==
Si è sostenuto che stimasse [[Chiang Kai-shek]] più di [[Mao Tse-tung]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/11/19/cento-partiti-per-taiwan-va-in-scena.html ''Cento partiti per Taiwan: va in scena la democrazia'']</ref> (che tra l'altro aveva di lui un'ottima opinione, come testimoniano la visita che fece allo statista sovietico il 21 dicembre [[1949]], in occasione del suo compleanno, nonché gli onori che gli tributò nei giorni successivi alla sua scomparsa) {{Citazione necessaria|e solo con riluttanza smise di pensare che la [[Cina]] poteva essere governata dal [[Kuomintang]] con l'adesione dei comunisti}}. Ad ogni modo, durante la [[guerra civile cinese]] l'URSS fornì al [[Partito Comunista Cinese]] un contributo in materiale bellico e un certo numero di consiglieri; fin dall'agosto del [[1945]] inoltre, dopo la sua dichiarazione di guerra al Giappone, appoggiò i maoisti conquistando la [[Manciuria]] e lasciando al PCC il bottino ottenuto.
[[File:Isaak Brodsky stalin02.jpg|thumb|left|200px|Ritratto di Stalin, eseguito da Isaak Brodsky]]
Per ciò che concerneva la [[Germania]] Stalin fu un assertore della divisione in due Stati: [[Repubblica Federale Tedesca]] capitalista e [[Repubblica Democratica Tedesca]] socialista. Quando le potenze occidentali decisero unilateralmente di introdurre il Marco Tedesco al posto della valuta di occupazione, per convincere Stalin a lasciar riunificare la Germania, il leader georgiano rispose con il [[blocco di Berlino|blocco della città]]: il 24 giugno [[1948]] l'URSS impedì gli accessi ai tre settori occupati da americani, inglesi e francesi di Berlino, tagliando tutti i collegamenti stradali e ferroviari che attraversavano la parte di Germania sotto controllo sovietico. Gli americani risposero con il celebre [[ponte aereo per Berlino|ponte aereo]] che convinse l'Unione Sovietica a togliere il blocco il 12 maggio [[1949]] (ma le missioni aeree USA perdurarono fino al 30 settembre).
 
Il dopoguerra trovò l'URSS impegnata nuovamente su un doppio fronte: la ricostruzione all'interno e l'ostilità verso l'Occidente all'esterno, Nell'immediato dopoguerra l'Unione Sovietica infranse il monopolio americano sul possesso della [[bomba atomica]] sperimentata nel [[1949]]. Furono gli anni degli inizi della [[Guerra fredda]], che videro Stalin irrigidire ancor più il monolitismo del Partito comunista fuori e dentro i confini, ma al contempo del rispetto dei patti post-bellici, di cui è espressione evidente lo scioglimento del [[Comintern]] e la creazione del [[Cominform]] e la "scomunica" della deviazionista [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Iugoslavia]].
 
In occasione della [[Guerra di Corea]] Stalin offrì all'alleato [[Kim Il Sung]] l'appoggio di 26.000 soldati sovietici (un apporto molto moderato, se confrontato con quello concesso invece da Mao pari a 780.000 militi) e regalò delle forniture alimentari e di mezzi corazzati ai nordcoreani, ma fu sempre restio a intervenire direttamente nel conflitto. Durante la [[guerra civile greca]] rispettò i patti firmati con le potenze alleate e non supportò i comunisti ellenici, lasciando che Gran Bretagna e Stati Uniti, sempre nel rispetto dei patti che dividevano l'Europa in aree d'influenza, a rotazione dessero aiuti determinanti al governo di Atene nella repressione dell'insurrezione comunista. In sostanza Stalin lasciava mano libera agli occidentali in Grecia ed in Italia, ma pretendeva i medesimi diritti su tutta l'Europa orientale.
[[File:Stalin lg zlx1.jpg|thumb|180px|Uno dei ritratti ufficiali di Stalin]]
Stalin, ormai in età avanzata, subì un [[colpo apoplettico]] nella sua villa suburbana di Kuntsevo la notte tra il 28 febbraio e il 1º marzo [[1953]], ma le guardie di ronda davanti alla sua camera da letto non osarono forzarne la porta blindata fino alla sera del 1º marzo, quando Stalin era già in condizioni disperate: metà del corpo era paralizzata e aveva perso l'uso della parola. Il comandante delle guardie avvertì telefonicamente [[Malenkov]] e [[Berija]], ma i medici, scelti personalmente dal ministro della sanità Tret'jakov, arrivarono solo la mattina del 2 marzo e le fonti ufficiali riportarono che il malore era avvenuto nella notte tra il 1° e il 2 marzo<ref name=Medvedev>Roy A. Medvedev, Zhores A. Medvedev, ''Stalin sconosciuto'', Feltrinelli</ref>. Stalin morì all'alba del 5 marzo, dopo aver dato per diverse volte segnali di miglioramento. Drammatico è il racconto dell'ultimo istante di vita del dittatore fatto dalla figlia [[Svetlana Josifovna Allilueva|Svetlana]]: convinto di essere vittima di una congiura, Stalin maledisse i leader comunisti riuniti attorno al divano sul quale giaceva<ref>[http://www.agoravox.it/Morta-Svetlana-la-figlia-di-Stalin.html ''Morta Svetlana, la figlia di Stalin, esule negli USA dal 1967''], agoravox.com, 29 novembre 2011</ref>.
 
Alcuni storici hanno accettato l'ipotesi dell'assassinio per avvelenamento, ipotesi categoricamente smentita dal grande storico [[Roy Medvedev]], secondo cui non sono emerse dagli archivi sovietici prove a sostegno di questa tesi<ref name="Medvedev" />. Il suo funerale fu imponente, con una partecipazione stimata in un milione di persone<ref name="Funerale di Stalin">[http://www.corriere.it/Rubriche/Infografiche/flash/funerali.swf Funerale di Stalin]</ref>: il corpo, dopo essere stato [[imbalsamazione|imbalsamato]] e vestito in uniforme, fu solennemente esposto al pubblico nella Sala delle Colonne del [[Cremlino]] (dove era già stato esposto [[Lenin]]). Almeno 500 persone morirono schiacciate nel tentativo di rendergli omaggio<ref name="Funerale di Stalin"/>. Fu sepolto accanto a Lenin nel [[Mausoleo di Lenin|mausoleo]] sulla Piazza Rossa.
 
Quando Stalin morì, la sua popolarità come capo del movimento di emancipazione delle masse oppresse di tutto il mondo era ancora intatta presso tutti i partiti comunisti al mondo. [[Palmiro Togliatti]], leader del [[Partito Comunista Italiano]], affermò che Stalin «è un gigante del pensiero, è un gigante dell'azione. Col suo nome verrà chiamato un secolo intero, il più drammatico forse, certo il più denso di eventi decisivi della storia faticosa e gloriosa del genere umano», mentre il [[Partito Socialista Italiano|socialista]] [[Sandro Pertini]] lo commemorò in Parlamento in qualità di capogruppo del suo partito:
{{citazione|Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L'ultima sua parola è stata di pace. [...] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto.}}
Alla fine del decennio, con la pubblicazione del discorso tenuto da [[Nikita Chruščёv]] durante il [[XX Congresso del PCUS]], l'Unione Sovietica rinnegò ufficialmente gran parte delle scelte politiche e ideologiche di Stalin (a cui Chruščёv stesso aveva però preso parte), ridimensionò il suo ruolo durante la [[Grande Guerra Patriottica]], rimosse i riferimenti a lui in campo culturale e politico (con un processo definito "[[destalinizzazione]]" in Occidente), riabilitò alcuni degli esponenti politici condannati a morte durante le purghe, mise in pratica un radicale programma di riforme economiche e intraprese rapporti più distesi con l'Occidente capitalista. Il programma di riforme non fu accettato all'unanimità dai numerosi partiti comunisti sparsi nel mondo: tra le reazioni più clamorose vanno ricordate quelle dell'Albania (allora parte del [[Patto di Varsavia]]) e soprattutto della [[Repubblica Popolare Cinese|Cina]], che ruppero i rapporti di collaborazione con l'URSS definendo "[[revisionismo|revisionista]]" l'operazione di Chruščёv; essi si definirono quindi "[[antirevisionismo|antirevisionisti]]".
 
Uno dei primi provvedimenti della politica di destalinizzazione fu la rimozione della salma di Stalin dal [[Mausoleo di Lenin]], accanto al quale era stato deposto subito dopo la morte. Da allora è sepolto in una tomba poco distante, sotto le mura del Cremlino. Tra le opere di Stalin hanno notevole importanza ideologica e politica: ''Il marxismo e la questione nazionale'' (1913), ''Principi del leninismo'' (1924), opera che avrà influenza anche su [[Antonio Gramsci]]<ref>A. Gramsci, ''Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo stato moderno''</ref>, ''Questioni del leninismo'' ([[1926]]), ''Del materialismo dialettico e del materialismo storico'' ([[1938]]), ''Il marxismo e la linguistica'' ([[1950]]), ''Problemi economici del socialismo nell'URSS'' ([[1952]]).
 
== Il tributo di sangue ==
{{F|politici sovietici|agosto 2008}}
{{C|wikificare, possibile visione di parte|politici|febbraio 2010}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-11500-0497, Berlin, Karl-Marx-Allee, Denkmal Stalin.jpg|thumb|[[Berlino est]], [[1951]]: statua di Stalin nella Karl Marx Allee.]]
 
Gran parte degli storici concorda sul fatto che, tenendo in considerazione oltre al [[terrorismo di stato]] (esecuzioni, deportazioni e purghe politiche), le [[carestia|carestie]] (tra cui la grande tragedia dell'[[Holodomor]]) e la mortalità in prigione e nei campi di lavoro, Stalin e i suoi collaboratori furono direttamente o indirettamente responsabili della morte di un numero di persone compreso tra 20 e 60 milioni, quest'ultima cifra sostenuta particolarmente da studiosi di area anticomunista.<ref>cfr. ''Il libro nero del comunismo''</ref> Secondo [[Aleksandr Nikolaevič Jakovlev|Aleksandr Jakovlev]], che diresse la Commissione per la riabilitazione delle vittime delle repressioni, creata dal presidente [[Eltsin]] nel 1992&nbsp; i morti causati dal regime di Stalin furono oltre 20 milioni.<ref>Jonathan Brent, ''Inside the Stalin Archives'' (2008)</ref>
 
Secondo quanto affermato invece da [[Robert Conquest]] nel suo libro ''[[Il Grande Terrore|Il grande terrore]]'' i morti nei Gulag e nei campi di lavoro sarebbero stimabili tra i 13 e i 15 milioni, su una popolazione di 30 milioni di internati<ref>Robert Conquest, Preface, ''The Great Terror: A Reassessment: 40th Anniversary Edition'', Oxford University Press, USA, 2007.</ref>. Conquest aveva affermato che i dati d'archivio che sarebbero stati rilasciati dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica avrebbero corroborato le sue analisi<ref>The Guardian online. [http://www.guardian.co.uk/books/2003/feb/15/featuresreviews.guardianreview23 Profile: Robert Conquest]. Guardian News and Media Ltd.</ref>, tuttavia Viktor N. Zemskov, uno degli storici che hanno potuto visionare gli archivi desecretati del NKVD/MVD, ha pubblicato dati fortemente contrastanti con le supposizioni di Conquest<ref name="zemskov">J. Arch Getty, Gabor T. Rittersporn, Viktor N. Zemskov. [http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&ved=0CB8QFjAA&url=http%3A%2F%2Fsovietinfo.tripod.com%2FGTY-Penal_System.pdf&rct=j&q=Victims%20of%20the%20Soviet%20Penal%20System%20in%20the%20Pre-War%20Years%3A%20A%20First%20Approach%20on%20the%20Basis%20of%20Archival%20Evidence&ei=JFSDTvjMDPH04QS8n9B5&usg=AFQjCNEq2VgoNjABcNAjCBcpvMpBNp9BNA&sig2=tEpAhcLuWFJiHHY7-kNghw&cad=rja Victims of the Soviet Penal System in the Pre-war Years: A First Approach on the Basis of Archival Evidence]. American Historical Review, ottobre 1993.</ref>:
{| class="wikitable"
|+ Confronto tra i dati ricavati dagli archivi dell'NKVD/MVD e le stime esterne<ref name="zemskov"/>
|-
|
| ''arresti nel '37-'38''
| ''popolazione dei gulag nel '38''
| ''popolazione dei gulag e delle carceri nel '38''
| ''popolazione dei gulag nel '52''
| ''morti nei gulag nel '37-'38''
| ''esecuzioni nel '37-'38''
| ''esecuzioni totali tra il '21 ed il '53''
|-
| A. Antonov-Ovseenko
| 18,8 milioni
|
| 16 milioni
|
|
|
| 7 milioni
|-
| R. A. Medvedev
| 5-7 milioni
|
|
|
|
| 0,5-0,6 milioni
|
|-
| O. Shatunovskaia
| 19,8 milioni
|
|
|
|
| 7 milioni
|
|-
| D. Volkogonov
| 3,5-4,5 milioni
|
|
|
|
|
|
|-
| R. Conquest
| 7-8 milioni
| ~7 milioni
| ~8 milioni
| 12 milioni
| 2 milioni
| 1 milione
|
|-
| '''Accertati'''
| '''~2,5 milioni'''
| '''~1,9 milioni'''
| '''2,0 milioni'''
| '''2,5 milioni'''
| '''160.084'''
| '''681.682'''
| '''799.455'''
|-
|}
 
La discrepanza tra le stime di Conquest ed i dati d'archivio ha portato lo storico Stephen G. Wheatcroft a sostenere un'aspra diatriba con il collega: mentre Conquest sostiene che gli archivi del NKVD sono inaffidabili e presentano dati palesemente contraffatti<ref>Robert Conquest. [http://sovietinfo.tripod.com/CNQ-Comments_WCR.pdf Comment on Wheatcroft]. Europe-Asia Studies, dicembre 1999.</ref>, Wheatcroft afferma che l'analisi di Conquest abbia esagerato il numero di prigionieri e di morti nei campi di lavoro e sia in contraddizione con le analisi demografiche, gli studi condotti sull'uso dei lavori forzati in URSS ed i dati d'archivio desecretati<ref>Stephen G. Wheatcroft. [http://sovietinfo.tripod.com/WCR-Comments_KEP_CNQ.pdf The Scale and Nature of Stalinist Repression and its Demographic Significance: On Comments by Keep and Conquest]. Europe-Asia Studies, settembre 2000.</ref>.
 
Il 5 marzo [[1940]] Stalin e altri alti funzionari sovietici firmarono l'ordine di esecuzione di 25.700 cittadini polacchi, tra cui 14.700 [[prigioniero di guerra|prigionieri di guerra]]. Questo episodio è noto come [[Massacro di Katyń]]. Il 20 agosto dello stesso anno un agente dell'[[NKVD]] assassinò l'antico avversario di Stalin [[Lev Trotsky|Lev Trockij]], su suo personale ordine, esiliato in [[Messico]]. Oltre alla morte nei lager Stalin è accusato di aver provocato in [[Ucraina]] la morte di diversi milioni di persone per fame ([[Holodomor]]): le stime oscillano tra un milione e mezzo di vittime (stima ufficiale degli archivi sovietici) e dieci milioni. Occorre precisare che Stalin è considerato direttamente responsabile di questi decessi, poiché negli archivi sovietici sono numerosi i documenti che confermano la pianificazione della carestia tramite la confisca del [[Triticum|grano]] dei contadini<ref>[http://www.lomography.it/magazine/locations/2011/01/13/memorial-to-the-holodomor-victims-kiev-ukraine Memorial to the Holodomor Victims (Kiev, Ucraina) in Locations in Magazine - Lomography<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
==== La carestia ucraina ====
Nella vigilia della 61ª sessione dell'Assemblea generale dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] nell'estate 2006 il ministro degli esteri ucraino [[Boris Tarasiuk]] dichiarò: "lo sterminio di massa pianificato appositamente dal regime totalitario comunista dell'epoca ha causato la morte di una cifra oscillante tra i 7 e 10 milioni di uomini, donne e bambini innocenti, cioè di circa un quarto della popolazione ucraina dell'epoca". {{cn|Le missive scritte dai contadini agonizzanti dalla fame ai propri parenti arruolati nell'Armata Rossa non giungevano mai ai rispettivi destinatari, in quanto venivano regolarmente intercettate dalla censura militare affinché le voci relative a ciò che stava effettivamente accadendo nelle zone colpite dalla carestia non si diffondessero per tutto il paese, e tantomeno al di fuori dell'URSS}}. Tra le testimonianze dell'epoca:
 
* {{cn|Lettera scritta ad un artigliere dalla sorella residente a [[Krylovskaja]], provincia di [[Rostov]].
{{citazione|Non ti puoi nemmeno immaginare l'orrore che stiamo vivendo al paese. La gente sta morendo di fame e quando qualcuno entra in casa per chiedere un pezzo di pane se non glielo dai rischi che ti taglino il collo. Se vedessi quante persone affamate, ammalate e gonfie dalla fame ci sono adesso... è una cosa spaventosa. La gente è affamata sino al punto che mangia carne di cavallo putrefatta.}}}}
 
* {{cn|Lettera scritta dai genitori al soldato dell'[[Armata Rossa]] Jurčenko da Novo-Derevjanovskaja, [[Caucaso]] del Nord.
{{citazione|Quanta gente muore di fame; i cadaveri giacciono fino a 5 giorni lungo le strade senza che nessuno si preoccupi di sotterrarli. La gente ha fame, le forze per scavare le fosse non le ha più. Fa paura persino a guardare chi è ancora vivo...le facce stravolte, gli occhi piccoli e prima della morte il gonfiore diminuisce, diventando di un colore giallastro. Non sappiamo che ne sarà di noi, ci attende la morte per fame...}}}}
 
{{cn|Al riguardo vi sono le seguenti affermazioni, che però sono totalmente prive di fonti storicamente accettabili in base agli standard storiografici internazionali, e perciò possono essere frutto di elaborazioni ideologiche di parte: "Per i villaggi, che ogni anno dovevano consegnare una parte del raccolto allo Stato, furono fissate quote altissime, proprio in un periodo di raccolti magri. Di fronte al mancato rispetto delle quote, Stalin inviò la [[polizia politica]] a requisire l'intero raccolto. «Arrivavano, cercavano dappertutto e si portavano via anche il cibo cotto nelle pentole», racconta Dmytro Kalenyk, 88 anni, uno dei due sopravvissuti in una famiglia di 14 persone. I contadini, ai quali era vietato lasciare i villaggi, erano condannati. «Per una spiga di grano si veniva fucilati sul posto», racconta ancora il vecchio agricoltore. Interi villaggi vennero cancellati. Quando anche l'ultimo abitante era morto, issavano una bandiera nera e qualcuno arrivava a seppellire i morti. Chi ci riusciva, abbandonava i figli alle stazioni, sperando che le autorità li avrebbero portati in [[orfanotrofio]]. «Uccidemmo i gatti, cucinammo i cani; poi le persone iniziarono a mangiarsi fra di loro», racconta Anna Vasilieva, 85 anni.
 
Tale tragedia provocata dal dittatore Stalin non riguardò solo l'Ucraina. L'Izvestija ha pubblicato la lettera inviata dalla figlia che abitava a [[Rostov sul Don]] a un certo Rostenko: «Ero andata a cercare pane e ho visto che tutti correvano in vicolo Nikolaevskij. C'era un mucchio di gambe e braccia buttate nel catrame. Poi ho saputo che una donna è stata arrestata al mercato perché vendeva salame di carne umana»."}} Di fronte a tale situazione, il [[Comitato Centrale del partito comunista sovietico]], in data 22 gennaio [[1933]], proibì l'esodo di massa dei contadini dalle loro terre.
 
{{citazione|Il Comitato centrale del partito comunista sovietico ed il Soviet dei commissari del popolo sono stati informati in merito ad un esodo di massa in corso nelle zone del Kuban e dell'Ucraina da parte di contadini alla ricerca "di pane" che si dirigono nelle zone del Volga, della provincia di Mosca, nel Caucaso ed in Bielorussia. Sia il Comitato centrale del partito comunista sovietico che il Soviet dei commissari del popolo non dubitano minimamente che si tratti di un atto simile a quello dell'anno scorso avvenuto in Ucraina e pianificato da nemici del potere sovietico ed agenti polacchi allo scopo di organizzare agitazioni "attraverso i contadini" nelle zone settentrionali dell'Unione Sovietica contro i kolchoz e soprattutto contro il potere sovietico. L'anno scorso sia gli organi di partito che quelli della polizia militare ucraina non si sono rivelati in grado di opporsi a questo atto contro-rivoluzionario organizzato nei confronti del potere sovietico. Quest'anno non verranno in nessun modo tollerati errori del genere.
 
Per tanto il Comitato centrale del partito comunista sovietico ed il Soviet dei commissari del popolo dell'Unione Sovietica ordinano alle autorità di polizia militare del Caucaso del Nord e dell'Ucraina di contrapporsi all'esodo di massa dei contadini locali in altre zone. Il Comitato centrale del partito comunista sovietico ed il Soviet dei commissari del popolo dell'Unione Sovietica ordinano altresì alle autorità di polizia militare della provincia di Mosca, della Bielorussia e del Volga innanzitutto di arrestare sul posto i contadini ucraini e caucasici che in qualche modo siano già riusciti a penetrare nei territori soprindicati e, in secondo luogo, una volta che gli elementi controrivoluzionari siano stati individuati, provvedere al rientro di tutti gli altri nei rispettivi luoghi di residenza.
 
Il presidente del Soviet dei commissari del popolo dell'Unione Sovietica,
 
V.M. Molotov
 
Il segretario generale del Comitato centrale del partito comunista dell'Unione Sovietica,
 
I.V. Stalin|''Direttiva da parte del [[Comitato centrale]] del [[PCUS|Partito Comunista Sovietico]]'', 22 gennaio [[1933]]}}
==== Controversia tra il numero di vittime e il censimento dell'URSS ====
Alcuni studiosi di correnti minoritarie spesso avvicinati al [[revisionismo storiografico]], sia marxista-leninista sia neutrale ([[Giorgio Galli]], [[Domenico Losurdo]], [[Ludo Martens]], ecc.) ridimensionano invece i morti e la responsabilità dello stalinismo<ref name=losurdo/>, affermando inoltre che molti furono dovuti alla seconda guerra mondiale e a carestie non volute dal governo sovietico: Galli abbassa la cifra, contando tra vittime dirette e non, tra 2.700.000 e 9.000.000 di morti durante il periodo 1924-1953<ref>[http://temi.repubblica.it/limes/venti-anni-dopo-lottantanove-il-ritorno-di-stalin/7827?printpage=undefined ''Vent'anni dopo l'Ottantanove, il ritorno di Stalin''], Limes, la Repubblica</ref>, mentre Martens e altri sostengono che ci furono 1.400.000 morti tra la guerra civile russa e la morte di Stalin, gran parte dovuti agli scontri armati e alla carenza di cibo anziché ad esecuzioni di condanne capitali; Martens e altri storici attribuiscono inoltre ai nazisti, e non ai sovietici, il [[massacro di Katyń]].<ref name=martens/>
 
Coloro che negano che le vittime del periodo staliniano siano statisticamente rilevanti si basano soprattutto sul confronto tra i censimenti della popolazione.
Infatti, in base ai dati del censo russo<ref name="stat1974">Народонаселение стран мира / Под ред. Б.Ц.Урланиса. М.: "Статистика". 1974</ref>, se si confronta la popolazione dell'Unione Sovietica nel gennaio del [[1959]] che è di 208.827.000 mentre nel [[1913]], negli stessi confini, era di 159.153.000, si può stabilire che l'incremento annuale della popolazione è dello 0,60%. Se confrontiamo questi dati con altri paesi otteniamo:
[[File:stalin.JPG|thumb|Stalin a pochi mesi dalla morte]]
{| class="wikitable"
!Paese
!1920
!1960
!Aumento annuo
|-
|[[Regno Unito]] || 43.718 || 52.559 || 0,46%
|-
|[[Francia]] || 38.750 || 45.684 || 0,41%
|-
|[[Germania]]||61.794 || 72.664 || 0,41%
|-
|
* [[Repubblica Democratica Tedesca|DDR]]
* [[Berlino]]
* [[Repubblica Federale Tedesca|RFT]]
|
|| 17.241<br />2.199<br />53.224 ||
|-
|[[Unione Sovietica|URSS]] || 159.153 || 208.827 || 0,68%
|+Crescita della popolazione, in migliaia<ref name="stat1974" />
|}
 
Come si vede, la popolazione dell'Unione Sovietica, nonostante nel calcolo, a differenza degli altri stati, sia compreso il periodo della [[prima guerra mondiale]] e della [[guerra civile russa|guerra civile]], e nonostante i 26 milioni di morti nella [[seconda guerra mondiale]], ha registrato un incremento demografico corrispondente ad un tasso medio di aumento annuale del 50% superiore agli altri stati menzionati nella tabella. [[Angus Maddison]], nel suo libro ''"Economic growth in Japan and the USSR"'', presenta risultati simili, citando un incremento di popolazione tra il 1913 ed il 1953, aggiustato alle variazioni territoriali, del 23% per l'Unione Sovietica, del 19% per la Gran Bretagna e del 2% per la Francia<ref>Angus Maddison. ''Economic growth in Japan and the USSR''. Routledge, Oxford, 2005.</ref>.
 
Anche considerando che l'Unione Sovietica, tra il [[1939]] e il [[1945]], estese i propri confini nazionali inglobando la [[Carelia]], gli [[Stati baltici]], parte della [[Polonia]] e della [[Prussia orientale]], la [[Bessarabia]] e l'isola di [[Sakhalin|Sachalin]], l'incremento della popolazione non può aver alterato in modo radicale il tasso di crescita, trattandosi di territori che hanno tutt'oggi una densità demografica molto bassa, e che all'epoca furono percorsi da emigrazioni conseguenti all'annessione sovietica, riducendo ulteriormente una popolazione locale già decimata dalla guerra. In base a questi dati, gli studiosi citati hanno ridimensionato il numero di vittime di Stalin, suscitando spesso ampie polemiche e venendo talvolta accusati di [[negazionismo]], a loro parere gonfiato dalla propaganda filo-occidentale e anticomunista e usato per screditare l'URSS e il socialismo nel loro insieme, tramite la creazione di una "leggenda nera di Stalin".<ref name=martens/><ref name=losurdo/>
 
== Nella cultura di massa ==
* Una frase erroneamente attribuita a Stalin è "La morte di un uomo è una tragedia, la morte di milioni è statistica" che si ritiene riportata da [[Winston Churchill|Churchill]] alla [[Conferenza di Potsdam]] del 1945. In realtà la frase, della quale non c'è traccia nei discorsi e negli scritti di Stalin, è tratta da un romanzo di [[Erich Maria Remarque]], ''[[L'obelisco nero]]'' ([[1956]]).
* Gli anticomunisti italiani lo chiamavano "Baffone". Questo soprannome venne usato anche da don Camillo nel film: ''[[Don Camillo e l'Onorevole Peppone]]'' ([[Carmine Gallone]], [[1955]]). Infatti in una scena il prete, interpretato da [[Fernandel]], conia questo slogan per diffamare l'avversario: «Lista Peppone, lista Baffone!».
* Nel racconto ''Il pappagallo'' di [[Ennio Flaiano]] si racconta dell'immaginario rapporto tra Stalin e un pappagallo detentore del segreto della morte del dittatore all'interno del bunker<ref>''Diario notturno'' di [[Ennio Flaiano]], Adelphi ISBN 978-88-459-1196-5</ref>.
 
== Al cinema e in televisione ==
{| border="1" cellspacing="0" cellpadding="5"
|- bgcolor=FFD700
!Anno!!Film!!Attore!!Note
|-
| style="text-align:center;"| [[1934]]
| style="text-align:center;"| ''[[British Agent]]''
| style="text-align:center;"| [[Joseph Mario]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1937]]
| style="text-align:center;"| ''[[Lenin v oktyabre]]''
| style="text-align:center;"| [[Semyon Goldshtab]]
| style="text-align:center;"|
|-
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1938]]
| style="text-align:center;"| ''[[Chelovek s ruzhyom]]''
| rowspan="5" ; style="text-align:center;"| [[Mikheil Gelovani]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| ''[[Diadi gantiadi]]''
| style="text-align:center;"|
|-
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1939]]
| style="text-align:center;"| ''[[Vyborgskaya storona]]''
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| ''[[Lenin v 1918 godu]]''
| style="text-align:center;"|
|-
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1940]]
| style="text-align:center;"| ''[[I siberiani]]'' (Sibiryaki)
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| ''[[Yakov Sverdlov (film)|Yakov Sverdlov]]''
| style="text-align:center;"| [[Andro Kobaladze]]
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| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1941]]
| style="text-align:center;"| ''[[Pervaya konnaya]]''
| style="text-align:center;"| [[Semyon Goldshtab]]
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| style="text-align:center;"| ''[[Valeriy Chkalov (film)|Valeriy Chkalov]]''
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[Mikheil Gelovani]]
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| rowspan="3" ; style="text-align:center;"| [[1942]]
| style="text-align:center;"| ''[[Oborona Tsaritsyna]]''
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| style="text-align:center;"| ''[[Aleksandr Parkhomenko]]''
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[Semyon Goldshtab]]
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| style="text-align:center;"| ''[[Yego zovut Sukhe-Bator]]''
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| style="text-align:center;"| [[1943]]
| style="text-align:center;"| ''[[Mission to Moscow]]''
| style="text-align:center;"| [[Manart Kippen]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1944]]
| style="text-align:center;"| ''[[Song of Russia]]''
| style="text-align:center;"| [[Michael Visaroff]]
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|-
| style="text-align:center;"| [[1945]]
| style="text-align:center;"| ''[[Herr Meets Hare]]''
| style="text-align:center;"| [[Mel Blanc]]
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|-
| style="text-align:center;"| [[1946]]
| style="text-align:center;"| ''[[Il giuramento (film 1946)|Il giuramento]]'' (Pitsi)
| style="text-align:center;"| [[Mikheil Gelovani]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1948]]
| style="text-align:center;"| ''[[Tretiy udar]]''
| rowspan="3" ; style="text-align:center;"| [[Aleksei Dikij]]
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|-
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1949]]
| style="text-align:center;"| ''[[Stalingradskaya bitva I]]''
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| style="text-align:center;"| ''[[Stalingradskaya bitva II]]''
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| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1950]]
| style="text-align:center;"| ''[[Ogni Baku]]''
| rowspan="3" ; style="text-align:center;"| [[Mikheil Gelovani]]
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|-
| style="text-align:center;"| ''[[La caduta di Berlino]]'' (Padeniye Berlina)
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| style="text-align:center;"| [[1951]]
| style="text-align:center;"| ''[[Nezabyvaemyy 1919 god]]''
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1952]]
| style="text-align:center;"| ''[[Zitto e... mosca]]'' (Top Secret)
| style="text-align:center;"| [[Stanislaus Zienciakiewicz]]
| style="text-align:center;"|
|-
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1953]]
| style="text-align:center;"| ''[[Vikhri vrazhdebnye]]''
| style="text-align:center;"| [[Mikheil Gelovani]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| ''[[Zolnierz zwyciestwa]]''
| style="text-align:center;"| [[Kazimierz Wilamowski]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1954]]
| style="text-align:center;"| ''[[Ernst Thälmann - Sohn seiner Klasse]]''
| style="text-align:center;"| [[Gerd Jaeger]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1957]]
| style="text-align:center;"| ''[[The Girl in the Kremlin]]''
| style="text-align:center;"| [[Maurice Manson]]
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|-
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1958]]
| style="text-align:center;"| ''[[V dni oktyabrya]]''
| style="text-align:center;"| [[Andro Kobaladze]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| "The Plot to Kill Stalin", episodio della serie ''[[Playhouse 90]]''
| style="text-align:center;"| [[Melvyn Douglas]]
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|-
| style="text-align:center;"| [[1965]]
| style="text-align:center;"| ''[[Na odnoy planete]]''
| style="text-align:center;"| [[Andro Kobaladze]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1967]]
| style="text-align:center;"| "Revolutionsjahr 1917", episodio della serie ''[[Bürgerkrieg in Rußland]]''
| style="text-align:center;"| [[Hubert Suschka]]
| style="text-align:center;"|
|-
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1969]]
| style="text-align:center;"| "These Men Are Dangerous: Stalin", episodio della serie ''[[Thirty-Minute Theatre]]''
| style="text-align:center;"| [[Brian Cox]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| ''[[L'armata rossa alla liberazione dell'Europa]]'' (Osvobozhdenie)
| style="text-align:center;"| [[Bukhuti Zakariadze]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1970]]
| style="text-align:center;"| ''[[Why Russians Are Revolting]]''
| style="text-align:center;"| [[Saul Katz]]
| style="text-align:center;"|
|-
| rowspan="3" ; style="text-align:center;"| [[1971]]
| style="text-align:center;"| ''[[Le armate rosse alla liberazione dell'Europa]]'' (Napravleniye glavnogo udara)
| style="text-align:center;"| [[Bukhuti Zakariadze]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| ''[[Le drapeau noir flotte sur la marmite]]''
| style="text-align:center;"| [[Jean Carmet]]
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| style="text-align:center;"| ''[[Nicola e Alessandra]]'' (Nicholas and Alexandra)
| style="text-align:center;"| [[James Hazeldine]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1972]]
| style="text-align:center;"| ''[[Domare il fuoco]]'' (Ukroshcheniye ognya)
| style="text-align:center;"| [[Andro Kobaladze]]
| style="text-align:center;"|
|-
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[1973]]
| style="text-align:center;"| "Seriya 2", episodio della serie ''[[Semnadtsat mgnoveniy vesny]]''
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[Andro Kobaladze]]
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| "Seriya 12", episodio della serie ''[[Semnadtsat mgnoveniy vesny]]''
| style="text-align:center;"|
|-
| style="text-align:center;"| [[1976]]
| style="text-align:center;"| ''[[Truman at Potsdam]]''
| style="text-align:center;"| [[José Ferrer]]
| style="text-align:center;"| Film televisivo
|-
| style="text-align:center;"| [[1977]]
| style="text-align:center;"| ''[[Soldaty svobody]]''
| style="text-align:center;"| [[Yakov Tripolsky]]
| style="text-align:center;"| Serie televisiva
|-
| rowspan="4" ; style="text-align:center;"| [[1978]]
| style="text-align:center;"| ''[[Front za liniey fronta]]''
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[Andro Kobaladze]]
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| style="text-align:center;"| ''[[Do krwi ostatniej]]''
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| style="text-align:center;"| "Kutsu Moskovaan", episodio della serie ''[[Sodan ja rauhan miehet]]''
| rowspan="4" ; style="text-align:center;"| [[Mikko Niskanen]]
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| style="text-align:center;"| "Uhkapeli", episodio della serie ''[[Sodan ja rauhan miehet]]''
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| rowspan="3" ; style="text-align:center;"| [[1979]]
| style="text-align:center;"| "Sama kaiku on askelten...", episodio della serie ''[[Sodan ja rauhan miehet]]''
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| style="text-align:center;"| "Suomen valinta", episodio della serie ''[[Sodan ja rauhan miehet]]''
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| style="text-align:center;"| "Le pouvoir et la révolution", episodio della serie ''[[Les dossiers de l'écran]]''
| style="text-align:center;"| [[Maurice Barrier]]
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| style="text-align:center;"| [[1980]]
| style="text-align:center;"| ''[[The Last Year]]''
| style="text-align:center;"| [[Nehemiah Persoff]]
| style="text-align:center;"| Film televisivo
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| rowspan="5" ; style="text-align:center;"| [[1981]]
| style="text-align:center;"| ''[[Nido di spie]]'' (Teheran 43)
| style="text-align:center;"| [[Georgiy Saakyan]]
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| style="text-align:center;"| ''[[Cherez Gobi i Khingan]]''
| style="text-align:center;"| [[Andro Kobaladze]]
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| style="text-align:center;"| ''[[Le fleuve rouge]]''
| style="text-align:center;"| [[Marcel Maréchal]]
| style="text-align:center;"| Film televisivo
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| style="text-align:center;"| ''[[Staline est mort]]''
| style="text-align:center;"| [[Jean Martinelli]]
| style="text-align:center;"| Film televisivo
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| style="text-align:center;"| ''[[Wahadelko]]''
| style="text-align:center;"| [[Boguslaw Sochnacki]]
| style="text-align:center;"| Film televisivo
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| rowspan="6" ; style="text-align:center;"| [[1982]]
| style="text-align:center;"| ''[[Yesli vrag ne sdayotsya...]]''
| style="text-align:center;"| [[Yakov Tripolsky]]
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| style="text-align:center;"| ''[[Automobiili]]''
| style="text-align:center;"| [[Asko Sarkola]]
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| style="text-align:center;"| ''[[Gosudarstvennaya granitsa: Vostochnyy rubezh]]''
| style="text-align:center;"| [[Andro Kobaladze]]
| style="text-align:center;"| Film televisivo
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| style="text-align:center;"| ''[[Lénine]]''
| style="text-align:center;"| [[Jacques Giraud]]
| style="text-align:center;"| Film televisivo
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| style="text-align:center;"| Episodio 1x4 della serie ''[[Presidentti]]''
| rowspan="2" ; style="text-align:center;"| [[Eero Pikkarainen]]
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| style="text-align:center;"| Episodio 1x3 della serie ''[[Presidentti]]''
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| style="text-align:center;"| [[1991]]
| style="text-align:center;"| ''[[Il proiezionista]]''
| style="text-align:center;"| [[Aleksandr Zbruyev]]
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== Famiglia ==
=== Mogli ===
* [[Ekaterina Svanidze]] ([[1880]]-[[1907]]), sposata nel [[1903]] e morta nel [[1907]]; Stalin ne era molto innamorato, e quando morì di tubercolosi a soli 27 anni, avrebbe affermato che i suoi sentimenti umani erano morti con lei.<ref>Sebag-Montefiore, Simon. "Young Stalin". Knopf, 2007, pg 193.</ref>
* [[Nadežda Allilueva]] ([[1901]]-[[1932]]), sposata nel [[1919]]<ref>{{cita libro|cognome=Conquest |nome=Robert |wkautore=Robert Conquest |titolo="Stalin. La Rivoluzione, il Terrore, la Guerra" |data= |anno= 2003|mese=febbraio|editore=Mondadori |città=Milano |pagina=87 |capitolo=cap.6 |citazione =Nel marzo 1918 (...) Mosca tornò a essere la capitale. Stalin portò con sé la sua segretaria sedicenne Nadežda Allilueva, con cui doveva sposarsi l'anno successivo. |isbn=88-04-51329-2. }}</ref>, morta suicida con un colpo di arma da fuoco nel [[1932]], dopo numerosi contrasti e litigi col marito e una vita coniugale infelice. Stalin mostrò rimorso per la fine della moglie: lo storico Robert Conquest scrive che «fu l'unica occasione in cui gli videro gli occhi pieni di lacrime».<ref>Robert Conquest, ''Stalin'', Milano, Mondadori, 2002, p. 191.</ref>
 
=== Figli ===
[[File:Joseph Stalin with daughter Svetlana, 1935.jpg|thumb|180px|Stalin e la figlia Svetlana (1935)]]
* [[Jakov Džugašvili]] ([[1907]]-[[1943]]), avuto dalla prima moglie, morto prigioniero dei tedeschi nel [[1943]], forse suicida
* [[Kostantin Džugašvili]] ([[1912]]?) avuto da una donna durante la prigionia, di cui non si hanno molte notizie
* [[Vasilij Iosifovič Džugašvili|Vasilij Džugašvili]] ([[1921]]-[[1962]]), avuto dalla seconda moglie, generale dell'[[Armata rossa]], morto per eccessi di alcool nel [[1962]]
* [[Svetlana Josifovna Allilueva|Svetlana Allilueva]] ([[1926]]-[[2011]]), avuta dalla seconda moglie, emigrata negli [[Stati Uniti d'America|USA]] nel [[1967]], deceduta nel [[2011]]
 
== Curiosità ==
{{Curiosità}}
 
* È l'ultimo Capo di Stato della storia ad aver inviato ufficialmente una [[dichiarazione di guerra]]: ciò accadde l'8 agosto del 1945, quando scese in campo contro l'[[Impero giapponese]].
 
== Edizioni in italiano degli scritti di Stalin ==
* ''Principi del leninismo'', Napoli, G. Macchiaroli, 1924.
* ''Su Lenin. Discorso agli allievi della scuola del Cremlino. 28 gennaio 1924'', Roma, Edizioni del Partito Comunista Italiano, 1924.
* ''Il leninismo. Teoria e pratica'', Roma, Libreria editrice del Partito Comunista d'Italia, 1925.
* ''La crisi mondiale e l'edificazione socialista. Rapporto del C.C. al 16. Congresso del P.C. dell'Unione Soviettista'', Paris, Edizioni di coltura sociale, 1931.
* ''Bolscevismo e capitalismo. [scritti di] Iosif Stalin, V. Molotov, V. Kuibyscev, G. F. Grinko. Con un'avvertenza di Giuseppe Bottai'', Firenze, Sansoni, 1934.
* ''Due mondi. Rapporto sull'attività del Comitato centrale presentato al XVII congresso del PC dell'URSS, gennaio 1934'', Bruxelles, Edizioni di coltura sociale, 1934.
* ''Per una vita bella e felice. Discorso alla prima conferenza generale degli stakhanovisti dell'Unione sovietica'', Bruxelles, Edizioni di coltura sociale, 1935.
* ''Il socialismo e la pace!'', Bruxelles, Edizioni di coltura sociale, 1936.
* ''Per la conquista del bolscevismo. Rapporto e discorso di chiusura alla sessione di marzo del Comitato centrale del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS'', Bruxelles, Edizioni di coltura sociale, 1937.
* ''Il trionfo della democrazia nell'U.R.S.S. Rapporto all'VIII congresso straordinario dei soviet dell'U.R.S.S. sul progetto di costituzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche'', Bruxelles, Edizioni di coltura sociale, 1937.
* ''Lettera a Ivanov'', Bruxelles, Edizioni di coltura sociale, 1938.
* ''Il materialismo dialettico ed il materialismo storico'', Marseille, Editions du Parti communiste francais, 1938.
* ''Sulla scienza d'avanguardia'', con Vjačeslav Michajlovič Molotov, Bruxelles, Edizioni di coltura sociale, 1938.
* ''Il marxismo e la questione nazionale'', Paris, Edizioni di cultura sociale, 1939.
* ''Rapporto al XVIII congresso del Partito Comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S. sull'attività del Comitato Centrale'', Mosca, Edizioni in lingue Straniere, 1939.
* ''L'Unione Sovietica alla vigilia della guerra'', Mosca, Edizioni in lingue Straniere, 1939.
* ''Questioni del leninismo'', Mosca, Edizioni in lingue Straniere, 1940.
* ''XXVI anniversario della grande rivoluzione socialista d'ottobre'', Mosca, Edizioni in lingue Straniere, 1943.
* ''Ordine del giorno del comandante supremo delle forze armate dell'U.R.S.S. G. Stalin n. 195. Mosca, 1º maggio 1943'', Mosca, Edizioni in lingue Straniere, 1943.
* ''Sulla grande guerra patriottica dell'U.R.S.S.'', Mosca, Edizioni in lingue Straniere, 1943.
* ''Storia del Partito comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S.'', con altri, Roma, l'Unità, 1944.
* ''XXVII anniversario della grande rivoluzione socialista d'ottobre'', Mosca, Edizioni in lingue Straniere, 1944.
* ''Bilancio di vittorie, programma di combattimento. Rapporto presentato alla seduta solenne del Soviet dei deputati dei lavoratori di Mosca il 6 novembre 1943 in occasione del XXVI anniversario della grande rivoluzione socialista d'ottobre'', Roma, l'Unità, 1944.
* ''Discorsi di guerra. 1941-1944'', Napoli, G. Macchiaroli, 1944.
* ''Ordine del giorno n. 16 del comandante supremo delle forze armate dell'U.R.S.S. G. Stalin. Mosca, 23 febbraio 1944'', Mosca, Edizioni in lingue estere, 1944.
* ''Ordine del giorno n. 70 del comandante supremo delle forze armate dell'URSS G. Stalin. Mosca, 1º maggio 1944'', Mosca, Edizioni in lingue estere, 1944.
* ''Vita dell'U.R.S.S. nel panorama politico europeo. Discorso di Stalin al XVIII Congresso del Partito comunista bolscevico di tutta l'Unione'', s.l., Ed. del Tirreno, 1944.
* ''Il carattere internazionale della rivoluzione d'ottobre. Per il X Anniversario dell'ottobre'', S.l., Casa editrice Giulia, 1945.
* ''Discorso alla riunione elettorale della circoscrizione "Stalin" di Mosca. Pronunciato l'11 dicembre 1937 nel Gran Teatro'', Mosca, Edizioni in lingue estere, 1945.
* ''Lenin'', Roma, l'Unità, 1945.
* ''La questione contadina'', Napoli, Soc. Tip. Anon. Libraria Italia Nuova, 1945.
* ''Il socialismo e la pace'', Roma, l'Unità, 1945.
* ''Lo stakhanovismo. Discorso alla prima conferenza degli stakhanovisti dell'U.R.S.S., 17 novembre 1935'', Roma, l'Unità, 1945.
* ''Sulla grande guerra dell'URSS per la difesa della patria'', Mosca, Edizioni in lingue estere, 1945.
* ''L'uomo, il capitale più prezioso-Per una vita più bella e felice'', Roma, l'Unità, 1945.
* ''Come abbiamo vinto'', Roma, l'Unità, 1946.
* ''Il marxismo e la questione nazionale e coloniale'', Torino, Einaudi, 1948.
* ''Lenin è morto. Discorso pronunciato da Stalin al II Congresso dei Soviet dell'URSS il 24-1-1924'', Roma, CDS, 1949.
* ''Opere complete'', 10 voll., 1901-1927, Roma, Rinascita, 1949-1956.
* ''Anarchia o socialismo?'', Roma, Rinascita, 1950.
* ''Sul marxismo nella linguistica'', Roma, Edizioni Italia-URSS, 1950.
* ''Sul progetto di Costituzione dell'URSS'', Roma, Rinascita, 1951.
* ''Verso il comunismo. Resoconto del XIX Congresso del P.C. (b.) dell'U.R.S.S.'', con Georgij Maksimilianovič Malenkov e Vjačeslav Michajlovič Molotov, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1952.
* ''Problemi economici del socialismo nell'URSS'', Roma, Rinascita, 1952; 1953.
* ''Problemi della pace'', Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1953.
* ''La seconda guerra mondiale nel carteggio di I. V. Stalin con Churchill, Roosevelt, Attlee, Truman'', 2 voll., Roma, Editori Riuniti, 1957.
* ''Roosevelt-Stalin. Carteggio di guerra'', Milano, Schwarz, 1962.
* ''Carteggio Churchill-Stalin. (1941-1945)'', Milano, Bonetti, 1965.
* ''Da Teheran a Yalta. Verbali delle conferenze dei capi di governo della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale'', con Winston Churchill e Franklin Delano Roosevelt, Roma, Editori Riuniti, 1965.
* ''Per conoscere Stalin'', Milano, A. Mondadori, 1970.
* ''Principi del leninismo e altri scritti'', Roma, La nuova sinistra, 1970.
* ''Il libretto rosso di Stalin'', Roma, Napoleone, 1973.
* ''Opere scelte'', Milano, Movimento Studentesco, 1973.
* ''Opere complete XI. 1928-Marzo 1929'', Roma, Nuova Unità, 1973.
* ''Opere complete XV. Storia del partito comunista (b) dell'URSS, breve corso. Redatto da una commissione del Comitato centrale del PC (b) dell'URSS diretta da Giuseppe Stalin. Approvato dal Comitato centrale del PC (b) dell'URSS nel 1938'', Roma, Nuova Unità, 1974.
* ''Intervista a Stalin'', Roma, Carecas, 1979.
* ''Sulla parola d'ordine della autocritica'', Napoli, Laboratorio politico, 1994.
* ''La dittatura del proletariato'', Milano, M&B Publishing, 1995. ISBN 88-86083-35-1
* ''Soselo Stalin poeta'', Pasian di Prato, [[Campanotto Editore]], 1999.
 
== Onorificenze ==
=== Onorificenze sovietiche ===
{{Onorificenze
|immagine=Hero of the Soviet Union medal.png
|nome_onorificenza=Eroe dell'Unione Sovietica
|collegamento_onorificenza=Eroe dell'Unione Sovietica
|motivazione=Ha guidato l'Armata Rossa nei giorni difficili del nostro paese e della sua capitale Mosca e ha condotto la lotta contro la Germania nazista
|luogo=26 giugno [[1945]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Hero of Socialist Labor medal.png
|nome_onorificenza=Eroe del Lavoro Socialista
|collegamento_onorificenza=Eroe del Lavoro Socialista
|motivazione=Per altissimi meriti nell'organizzazione del partito bolscevico, una società socialista in URSS e l'amicizia tra i popoli dell'Unione Sovietica e in occasione del suo sessantesimo compleanno
|luogo=20 dicembre [[1939]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ordervictory rib.png
|nome_onorificenza=Ordine della Vittoria
|collegamento_onorificenza=Ordine della Vittoria
|motivazione=Per il contributo straordinario all'organizzazione e allo svolgimento di operazioni offensive da parte dell'Armata Rossa, che hanno portato alla più grande sconfitta dell'esercito tedesco e un cambiamento radicale della situazione sul fronte della lotta contro gli invasori tedeschi a favore dell'Armata Rossa
|luogo=10 aprile [[1944]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ordervictory rib.png
|nome_onorificenza=Ordine della Vittoria
|collegamento_onorificenza=Ordine della Vittoria
|motivazione=Per altissimi meriti nell'organizzazione delle forze armate dell'Unione Sovietica e la sua leadership della Grande Guerra Patriottica, che si concluse con la completa vittoria sulla Germania nazista
|luogo=26 giugno [[1945]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of Lenin ribbon bar.png
|nome_onorificenza=Ordine di Lenin
|collegamento_onorificenza=Ordine di Lenin
|motivazione=Per altissimi meriti nell'organizzazione del partito bolscevico, una società socialista in URSS e l'amicizia tra i popoli dell'Unione Sovietica e in occasione del suo sessantesimo compleanno
|luogo=20 dicembre [[1939]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of Lenin ribbon bar.png
|nome_onorificenza=Ordine di Lenin
|collegamento_onorificenza=Ordine di Lenin
|motivazione=Ha guidato l'Armata Rossa nei giorni difficili del nostro paese e della sua capitale Mosca e ha condotto la lotta contro la Germania nazista
|luogo=26 giugno [[1945]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of Lenin ribbon bar.png
|nome_onorificenza=Ordine di Lenin
|collegamento_onorificenza=Ordine di Lenin
|motivazione=In occasione del settantesimo compleanno del compagno. Stalin ha dato il suo eccezionale contributo alla promozione e allo sviluppo dell'Unione Sovietica, costruendo il comunismo nel nostro paese, l'organizzazione nello sconfiggere i nazisti e gli imperialisti giapponesi, e nella ricostruzione dell'economia nazionale nel dopoguerra
|luogo=20 dicembre [[1949]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of Red Banner ribbon bar.png
|nome_onorificenza=Ordine della Bandiera Rossa
|collegamento_onorificenza=Ordine della Bandiera Rossa
|motivazione=In occasione del suo contributo alla difesa del lavoro di Pietrogrado e dedicato sul fronte del Sud
|luogo=27 novembre [[1919]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of Red Banner ribbon bar.png
|nome_onorificenza=Ordine della Bandiera Rossa
|collegamento_onorificenza=Ordine della Bandiera Rossa
|motivazione=
|luogo=13 febbraio [[1930]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of Red Banner ribbon bar.png
|nome_onorificenza=Ordine della Bandiera Rossa
|collegamento_onorificenza=Ordine della Bandiera Rossa
|motivazione=Per venti anni di servizio
|luogo=3 novembre [[1944]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order suvorov1 rib.png
|nome_onorificenza=Ordine di Suvorov di I Classe
|collegamento_onorificenza=Ordine di Suvorov
|motivazione=Per le operazioni di gestione dell'Armata Rossa nella seconda guerra mondiale contro gli invasori tedeschi e per i risultati ottenuti
|luogo=6 novembre [[1943]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=20 years saf rib.png
|nome_onorificenza=Medaglia per il giubileo dei 20 anni dell'Armata Rossa dei lavoratori e dei contadini
|collegamento_onorificenza=Medaglia per il giubileo dei 20 anni dell'Armata Rossa dei lavoratori e dei contadini
|motivazione=
|luogo=[[1938]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ribbon bar for the medal for the Defense of Moscow.png
|nome_onorificenza=Medaglia per la difesa di Mosca
|collegamento_onorificenza=Medaglia per la difesa di Mosca
|motivazione=Per la partecipazione e la gestione alla eroica difesa di Mosca e per l'organizzazione della sconfitta delle forze tedesche vicino a Mosca
|luogo=20 luglio [[1944]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Orderglory rib.png
|nome_onorificenza=Medaglia per la vittoria sulla Germania nella grande guerra patriottica 1941-1945
|collegamento_onorificenza=Medaglia per la vittoria sulla Germania nella grande guerra patriottica 1941-1945
|motivazione=
|luogo=maggio [[1945]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Victoryjapan rib.png
|nome_onorificenza=Medaglia per la vittoria sul Giappone
|collegamento_onorificenza=Medaglia per la vittoria sul Giappone
|motivazione=
|luogo=ottobre [[1945]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=800thMoscowRibbon.png
|nome_onorificenza=Medaglia per l'800º anno di fondazione di Mosca
|collegamento_onorificenza=Medaglia per l'800º anno di fondazione di Mosca
|motivazione=
|luogo=settembre [[1947]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Red Star Bukhara Soviet Republic, 1 degree.png
|nome_onorificenza=Ordine della Stella Rossa di Bukhara di I Classe
|collegamento_onorificenza=Ordine della Stella Rossa di Bukhara
|motivazione=
|luogo=18 agosto [[1922]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=
|nome_onorificenza=Ordine della Repubblica
|collegamento_onorificenza=Ordine della Repubblica (Tuva)
|motivazione=
|luogo=[[1943]]
}}
 
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
|immagine=Ribbon order of the White Lion of 1 class.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Leone Bianco (Cecoslovacchia)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Leone Bianco
|motivazione=
|luogo=[[1945]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Czechoslovak_War_Cross_1939-1945_Bar.png
|nome_onorificenza=Croce militare cecoslovacca (2 - Cecoslovacchia)
|collegamento_onorificenza=Croce militare (Cecoslovacchia)
|motivazione=
|luogo=[[1943]] e [[1945]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Heroy MNR.jpg
|nome_onorificenza=Eroe della Repubblica Popolare di Mongolia (Mongolia)
|collegamento_onorificenza=Eroe della Repubblica Popolare di Mongolia
|motivazione=
|luogo=17 dicembre [[1949]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=OrdenSuheBator.png
|nome_onorificenza=Ordine di Sukhbaatar (Mongolia)
|collegamento_onorificenza=Ordine di Sukhbaatar
|motivazione=
|luogo=[[1945]] e 17 dicembre [[1949]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=
|nome_onorificenza=Medaglia per la vittoria sul Giappone (Mongolia)
|collegamento_onorificenza=Medaglia per la vittoria sul Giappone (Mongolia)
|motivazione=
|luogo=[[1945]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa per i 25 anni di Rivoluzione popolare della Mongolia (Mongolia)
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa per i 25 anni di Rivoluzione popolare della Mongolia
|motivazione=
|luogo=[[1946]]
}}
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Propongo di eliminare la castroneria sulla discriminazione sessuale ==
== Bibliografia ==
 
<!-- Inserire i testi secondo l'ordine alfabetico del COGNOME dell'autore, grazie! -->
Trattasi di assoluta castroneria, per ovvi motivi. Ma siccome "stupiditas imperat", mi spiego: L'impossibilità delle donne di combattere con armamento da campo non è una discriminazione. Il problema di "discriminare le donne" non si è mai posto a chi doveva organizzare un esercito.
* [[Elena Aga-Rossi]], con [[Viktor Zaslavskij]], ''Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca'', Bologna, Il mulino, 1997. ISBN 88-15-06199-1
* [[Aldo Agosti]], ''Stalin'', Roma, Editori Riuniti, 1983. ISBN 88-359-2614-9.
* [[Svetlana Alliluieva]], ''Soltanto un anno'', Milano, A. Mondadori, 1970.
* [[Anonimov]], ''Una mattinata di Giuseppe Stalin'', Milano, Sugar, 1969.
* [[Abdurachman Avtorchanov]], ''La tecnologia del potere. Il potere nell'URSS da Stalin a Breznev'', Milano, La casa di Matriona, 1980.
* [[Mario Missiroli|G. C. Baravelli]], ''Il brindisi di Stalin'', Roma, Novissima, 1936.
* Pietro Barbieri, ''L'idealità politica di Stalin nel contrasto tra ortodossia marxista e pragmatismo imperialista'', Roma, Totem, c1992.
* [[Henri Barbusse]], ''Stalin'', Milano, Universale economica, 1949.
* [[Boris Bazanov|Boris Basanov]], ''Sono stato il segretario di Stalin'', Roma, Edizioni paoline, 1979.
* [[Cesare Basini]], ''Messaggio a Stalin'', Roma, Angelo Signorelli, 1944.
* [[Lelio Basso]], ''Da Stalin a Krusciov'', Milano, Avanti!, 1962.
* [[Eddy Bauer]], ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', II, ''Alleanza tra Stalin e Hitler-Annientamento della Polonia'', Novara, De Agostini, 1984.
* [[Lorenzo Bedeschi]], ''È tornato il prete condannato da Stalin'', Bologna, A.B.E.S., 1954.
* [[Francesco Benvenuti]], ''Josif V. Stalin'', Firenze, Giunti & Lisciani, 1995. ISBN 88-09-50193-4
* [[Valentin Mihajlovic Berezkov|V. M. Berezkov]], ''Interprete di Stalin'', Roma, Editori riuniti, 1973.
* [[Luciano Berra]], ''La Russia di Stalin'', Milano, Vita e pensiero, 1942.
* [[Essad Bey]], ''Stalin'', Roma, Treves-Treccani-Tuminelli, 1931.
* [[Enzo Biagi]], ''Mamma Svetlana, nonno Stalin'', Milano, Rizzoli, 1967.
* [[Giuseppe Boffa]], ''Per conoscere Stalin'', A. Mondadori, 1979
* [[Nicola Bombacci]], ''I contadini nella Russia di Stalin'', Roma, Novissima, 1942.
* [[Vsevolod Bulganov]], ''Vita di Stalin'', Roma, A.G.I., 1945.
* {{Cita libro|lingua=en|autore=[[Oleg V. Chlevnjuk]]|titolo=Master of the House: Stalin and his Inner Circle|editore=Yale University Press|città=New Haven|anno=2009}}
* [[Marco Clementi]], "L'alleato Stalin", Milano, Rizzoli, 2011.
* [[Marco Clementi]], "Stalinismo e Grande terrore", Roma, Odradek, 2008.
* [[Robert Conquest]], ''[[Il Grande Terrore|Il grande terrore]]. Le purghe di Stalin negli anni Trenta'', Milano, A. Mondadori, 1970.
* Robert Conquest, ''Stalin. La rivoluzione, il terrore, la guerra'', Milano, Il giornale-Mondadori, 1993; 2002. ISBN 88-04-47275-8
* [[Ugo D'Andrea]], ''Le alternative di Stalin'', Milano-Roma, Treves, 1932.
* [[Elio D'Aurora]], ''Fascino slavo. Inchiesta sulla Jugoslavia di Tito. Carteggio segreto Tito-Stalin'', Torino, S.E.I., 1956.
* Isaac Deutscher, ''Stalin'', Milano, Longanesi, 1951.
* Isaac Deutscher, ''La Russia dopo Stalin'', Milano, A. Mondadori, 1954.
* [[John Erickson]], ''Stalin's war with Germany'', 2 voll., London, Weidenfeld and Nicolson, 1975-1983. ISBN 0-297-76877-8
* [[Viktor Erofeev]], ''il buon Stalin'', Enaudi 2008
* [[Philipp W. Fabry]], ''Il patto Hitler Stalin 1939-1941'', Milano, Il Saggiatore, 1965.
* [[Amintore Fanfani]], ''Sul caso Stalin'', Roma, 5 lune, 1956.
* [[Louis Fischer]], ''Vita di Stalin'', Roma, Atlante, 1952.
* [[Jack Fishman]], con [[J. Bernard Hutton]], ''La vita privata di Josif Stalin'', Milano, Le edizioni del Borghese, 1965.
* [[Gislero Flesch]], ''Stalin alla luce della psicologia criminale'', Roma, Casa editrice del libro italiano, 1942.
* [[Milovan Dilas|Milovan Gilas]], ''Conversazioni con Stalin'', Milano, Feltrinelli, 1962.
* [[Piotr Grigorenko]], ''Stalin e la seconda guerra mondiale'', Milano, Sugar, 1970.
* [[Umberto Guglielmotti]], ''I dittatori. Churchill, Lenin, Stalin, Chang Kai-Shek, Mao Tse-Tung, Hitler, Ataturk, Il Tenno Franco, De Gaulle, Castro, Salazar, Nasser, Ho Chi-Minh, Rooesevelt, Tito, Mussolini'', Roma, Centro Editoriale Nazionale, 1972.
* [[Ivan Krasnov]], ''La tattica. Insegnamenti di Stalin'', Roma, Magi-Spinetti, 1948.
* [[Krazava]], ''Marx - Engels - Lenin - Stalin'', Roma, Edizioni sociali, 1944.
* [[Walter G. Krivitsky]], ''Sono stato agente di Stalin'', Milano, A. Mondadori, 1940.
* [[Suzanne Labin]], ''Stalin il terribile. Panorama della Russia sovietica'', Milano, Garzanti, 1950.
* [[Agostino Landuzzi]], con [[Benigno Benassi]], ''Il mito di Stalin ovvero l'idolo infranto'', Bologna, ABES, 1956.
* [[Atto Laskowski]], ''Stalin'', Roma, Universo, 1945.
* [[Gaston Leval]], ''Né Franco né Stalin. Le collettività anarchiche spagnole nella lotta contro Franco e la reazione staliniana'', Milano, Istituto editoriale italiano, 1952.
* [[Arrigo Levi]], ''Il potere in Russia. Da Stalin a Brezhnev'', Bologna, Il Mulino, 1967.
* [[Domenico Losurdo]], ''Stalin. Storia e critica di una leggenda nera'', Roma, Carocci, 2008. ISBN 978-88-430-4293-7
* Marcello Lucini, ''La parabola di Stalin'', Bologna, Cappelli, 1966.
* [[Emil Ludwig]], ''Stalin. Saggio biografico'', Roma, Vega, 1944.
* [[Eugene Lyons]], ''Stalin zar di tutte le Russie'', Milano, Bocca, 1941.
* Eugene Lyons, ''La Russia di Stalin vista da un comunista americano'', Venezia-Milano, Erre, 1944.
* [[Alexis Marcoff]], ''Stalin, dittatore della Russia sovietica'', Milano, Bietti, 1937.
* [[Franz Marek]], ''Che cosa ha veramente detto Stalin'', Roma, Ubaldini, 1970.
* [[Jean-Jacques Marie]], ''Stalin. 1879-1953'', Roma, Samonà e Savelli, 1969.
* [[Ludo Martens]], ''Stalin. Un altro punto di vista'', Verona, Zambon, 2005. ISBN 88-87826-28-5.
* [[Febea Martinelli]], ''Stalin dietro le quinte'', Milano, De Vecchi, 1966.
* [[Roj Aleksandrovic Medvedev]], ''Riabilitare Stalin?'', Roma, Tindalo, 1970.
* [[Roj Aleksandrovic Medvedev]], Zhores Aleksandrovic Medvedev, ''Stalin sconosciuto'', Roma, Editori Riuniti, 1983; Milano, Feltrinelli, 2006. ISBN 88-07-17120-1
* [[Roj Aleksandrovic Medvedev]], ''Tutti gli uomini di Stalin'', Roma, Editori Riuniti, 1985.
* [[Mario Montagnana]], ''Il maresciallo Giuseppe Stalin'', Roma, l'Unità, 1945.
* [[Alan Moorehead]], ''La rivoluzione russa'', Milano, A. Mondadori, 1959.
* [[Giovanni Nardi]], ''La vita di Stalin narrata al popolo'', Roma, Stella rossa, 1949.
* [[I. M. Nekric]], ''Stalin apri le porte a Hitler?'', Roma, Tindalo, 1968.
* [[Michelangelo Notarianni]], ''Stalin'', Milano, CEI, 1966.
* [[Alec Nove]], ''Stalinismo e antistalinismo nell'economia sovietica'', Torino, Einaudi, 1968.
* [[Giacomo Prampolini]] (a cura di), ''Lo zar Rosso. Stalin. Grandezze e miserie del piano quinquennale'', Milano, Hoepli, 1932.
* [[Carmelo Puglionisi]], ''Da Stalin a Malenkov'', Roma, Pais, 1954.
* [[Pino Rauti]], ''L'immane conflitto. Mussolini, Roosevelt, Stalin, Churchill, Hitler'', Roma, Centro editoriale nazionale, 1965.
* [[Donald Rayfield]], ''Stalin e i suoi boia. Una analisi del regime e della psicologia stalinisti'', Milano, Garzanti, 2005. ISBN 88-11-69386-1.
* [[Louis Rapoport]], ''La guerra di Stalin contro gli ebrei'', Rizzoli, 1991
* [[Camil Ring]], ''Stalin le aveva detto, ma... Il dramma di Anna Pauker'', Milano, A. Mondadori, 1953.
* [[Elizabeth Mauchline Roberts]], ''Stalin uomo d'acciaio'', Firenze, Vallecchi, 1973.
* [[Geoffrey Roberts]], ''Stalin's war. From World War to Cold War, 1939-1953'', New Haven-London, Yale University press, 2006. ISBN 0-300-11204-1.
* [[Gianni Rocca]], ''Stalin. Quel "meraviglioso georgiano"'', Milano, Mondadori, 1988. ISBN 88-04-31388-9
* [[Jean-Paul Sartre]], ''Il fantasma di Stalin'', Milano, A. Mondadori, 1957.
* [[Simon Sebag Montefiore]], ''Gli uomini di Stalin. Un tiranno, i suoi complici e le sue vittime'', Milano, Rizzoli, 2005. ISBN 88-17-00319-0
* [[Simon Sebag Montefiore]], ''Il giovane Stalin'', Milano, Longanesi, 2010. ISBN 978-88-304-2580-4
* [[Carlo Scarfoglio]], ''Nella Russia di Stalin. Russian tour'', Firenze, Vallecchi, 1941.
* [[Giacomo Scotti]], ''Tito, l'uomo che disse no a Stalin'', Roma, Gremese, 1972.
* [[Giulio Seniga]], ''Togliatti e Stalin. Contributo alla biografia del segretario del PCI'', Milano, Sugar, 1961.
* [[Victor Serge]], ''Ritratto di Stalin'', Venezia, Erre, 1944.
* Victor Shalashinza, ''Togliatti fedelissimo di Stalin'', Roma-Milano, Oltrecortina, 1964.
* [[Edward Ellis Smith]], ''Stalin giovane'', Milano, Garzanti, 1968.
* [[C. P. Snow]], ''Ogni sorta di gente. Rutheford G. H. Hardy H. G. Wells Einstein Lloyd George Winston Churchill Robert Frost Dag Hammarskjold Stalin'', Bari, De Donato, 1968.
* [[Boris Souvarine]], ''Stalin'', Milano, Adelphi, 1983.
* [[Paolo Spriano]], ''Storia del Partito comunista italiano'', III, ''I fronti popolari, Stalin, la guerra'', Torino, Einaudi, 1970.
* [[Anna Louise Strong]], ''L'era di Stalin. Socialismo in un solo paese, nuovi tipi umani, la grande follia'', Firenze, Parenti, 1958.
* [[Lev Davidovič Trockij|Lev Trotsky]], ''Stalin'', Milano, Garzanti, 1947.
* L. D. Trotskij, ''Nuovo corso. Lo scritto che iniziò la guerra aperta con Stalin'', Roma, Samonà e Savelli, 1965.
* Leone Trotzkij, ''I crimini di Stalin'', Roma, Casini, 1966.
* [[Raffaele Uboldi]], ''Stalin'', Milano, Della Volpe, 1966.
* [[Adam B. Ulam]], ''Stalin. L'uomo e la sua epoca'', Milano, Garzanti, 1975.
* [[Abdurahman Avtorhanov|Alessandro Uralov]], ''Stalin al potere'', Bologna, Cappelli, 1953.
* [[Giacomo Carlo Viganò]], ''Trinomio del crimine. Churchill, Roosevelt, Stalin'', Roma, Augustea, 1942.
* [[Kliment Yefremovich Voroshilov|K. Voroscilov]], ''Stalin e l'esercito rosso'', Roma, l'Unità, 1945.
* [[Bertram David Wolfe]], ''I tre artefici della rivoluzione d'ottobre. Lenin, Trotzki, Stalin'', Firenze, La Nuova Italia, 1953.
 
== Altra castroneria da eliminare: confusione di ideologia e mentalità ==
=== Narrativa, teatro e poesia ===
* Anonimo romano, ''La relazione. (Er fatto de Stalin e de Krusciov)'', Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1971.
* [[Riccardo Bacchelli]], ''Il figlio di Stalin. Romanzo'', Milano, Rizzoli, 1954.
* [[Eugenio Corti]], ''[[Processo e morte di Stalin]]. Tragedia'', Milano, Massimo, [[1962]]; Milano, Ares, 1999. ISBN 88-8155-172-1
 
"Sul piano dell'ideologia, evidentemente la venalità delle cariche è il riflesso di una mentalità incapace di distinguere il patrimonio dello stato da quello del re e/o dell'élite dominante."
== Voci correlate ==
Questa frase è completamente insensata. Confonde mentalità e ideologia e dimostra totale incomprensione dell'ordine feudale.
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* [[Boris Souvarine]]
* [[Classicismo socialista|Architettura stalinista]]
* [[Complotto dei Medici]]
* [[Comunismo]]
* [[Destalinizzazione]]
* [[Discorso del Bolshoi]]
* [[Dittatori]]
* [[Grandi purghe]]
* [[Guerra fredda (1947-1953) e sue origini]]
* [[Gulag]]
* [[Poetica di Stalin]] (sui trascorsi giovanili come aspirante poeta e scrittore)
* [[Holodomor]]
* [[Jakov Josifovič Džugašvili|Jakov Džugašvili]]
* ''[[La fattoria degli animali]]'' ([[romanzo]])
* [[Neostalinismo]]
* [[Premio Stalin]]
* [[Rivoluzione]]
* [[Socialismo]]
* [[Stalinismo]]
* [[Storia dell'Unione Sovietica (1922-1953)]]
* [[XX Congresso del PCUS]]
* [[Kulaki]]
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== Collegamenti esterni modificati ==
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Gentili utenti,
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.dittatori.it/stalin.htm Biografia, discorsi, documenti audio e video su Iosif Stalin. Materiale in diverse lingue]
* Scritti di Stalin
** [http://www.homosapiensplus.altervista.org/essenziali/nazionale/nazionale.htm La questione nazionale]
** [http://www.homosapiensplus.altervista.org/essenziali/materialismo/materialismo.htm Materialismo dialettico e materialismo storico]
* [http://www.gulag-italia.it vittime italiane dei Gulag]
* [http://www.ilpalo.com/libri-scientifici-interessanti/libri/Amis-M-Koba-il-terribile-Stalin.htm Estratti dal libro di M. Amis "Koba il terribile - Stalin"]
* [http://www.marxists.org/italiano/archive/storico/rogovin/1937terrore/index.htm 1937 L'anno del Terrore di Stalin]
 
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{{Marescialli dell'Unione Sovietica}}
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20060603054616/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm per http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm
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*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20060603054616/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm per http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u001.htm
|carica= [[Consiglio dei commissari del popolo della R.S.F.S. Russa|Commissario del Popolo per le Questioni Nazionali della RSSF Russa]]
|immagine = Flag_of_Russian_SFSR.svg
|periodo= 8 novembre [[1917]] - 25 aprile [[1923]]
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{{Box successione
|carica= [[Consiglio dei commissari del popolo della R.S.F.S. Russa|Commissario del Popolo per il Controllo Statale della RSSF Russa]]
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|periodo= [[Marzo]] [[1918]] - [[1922]]
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}}
{{Box successione
|carica= [[Segretario generale del PCUS|Segretario generale del Comitato centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]]
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|periodo= 3 aprile [[1922]] - 5 marzo [[1953]]
|precedente= ''Nessuno''
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}}
{{Box successione
|carica=[[Premier dell'Unione Sovietica|Presidente del Consiglio dei Ministri dell'URSS]]<br /><small>Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo fino al 19 marzo 1946</small>
|immagine = Flag of the Soviet Union.svg
|precedente=[[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Vjačeslav Molotov]]
|successivo=[[Georgij Maksimilianovič Malenkov|Georgij Malenkov]]
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}}
{{Box successione
|carica=Presidente del [[Comitato di Difesa dello Stato]]
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|successivo=''Nessuno''
|periodo=30 giugno [[1941]] - 27 giugno [[1945]]
}}
{{Box successione
|carica= [[Ministri della difesa dell'Unione Sovietica|Ministro della difesa dell'Unione Sovietica]]<br /><small>Commissario del Popolo fino al 19 marzo 1946</small>
|immagine = Flag of the Soviet Union.svg
|periodo= 19 luglio [[1941]] - 3 marzo [[1947]]
|precedente=[[Semën Konstjantynovyč Tymošenko|Semën Tymošenko]]
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{{Box successione
|carica=Generalissimo dell'[[Unione Sovietica]]
|immagine = Flag of the Soviet Union.svg
|precedente=''Nessuno''
|successivo=''Nessuno''
|periodo=27 giugno [[1945]] - 5 marzo [[1953]]
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{{Segretari del PCUS}}
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