Storia del Vittoriano e Le belle cose: differenze tra le pagine

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{{Album <!-- per la compilazione vedi Template:Album -->
{{torna a|Vittoriano}}
|titolo = Le belle cose
[[File:2014-03-29 Altare della Patria.jpg|thumb|320px|Il Vittoriano]]
|titoloalfa = belle cose, Le
La '''storia del [[Vittoriano]]''', [[monumento nazionale|complesso monumentale nazionale]] [[italia]]no situato a [[Roma]] in [[piazza Venezia]] sul versante settentrionale del [[Campidoglio|colle del Campidoglio]], inizia nel 1878 quando venne deciso di erigere nella [[Capitale (città)|capitale]] un monumento permanente intitolato a [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], primo [[re d'Italia]] dell'epoca moderna, che portò a compimento il [[Proclamazione del Regno d'Italia|processo di unificazione italiana]], tant'è che viene indicato dalla storiografia come "[[Pater Patriae|Padre della Patria]]".
|artista = Sikitikis
|tipo album = Studio
|giornomese = 19 novembre
|anno = 2012
|postdata =
|etichetta = [[Infecta Suoni E Affini]]
|produttore =
|durata =
|genere = Alternative Rock
|genere2 = Indie Pop
|genere3 = Musica elettronica
|registrato = 2011-2012
|numero di dischi = 1
|numero di tracce = 11
|note =
|numero dischi d'oro =
|numero dischi di platino =
|precedente = [[Dischi fuori moda]]
|anno precedente = 2010
|successivo =
}}
 
'''''Le belle cose''''' è il quarto [[album discografico|album]] in studio dei [[Sikitikis]], band [[cagliari]]tana, pubblicato il 19 novembre [[2012]].
Nel 1880, per la costruzione del monumento, fu bandito un primo concorso internazionale, vinto dal francese [[Henri-Paul Nénot]], al quale però non fece seguito una fase attuativa del progetto. A questo primo tentativo seguì nel 1882 un secondo concorso, vinto da [[Giuseppe Sacconi]], che divenne poi l'architetto progettista del Vittoriano. La [[Pietra angolare|prima pietra]] del monumento fu posta solennemente da re [[Umberto I di Savoia]] nel 1885. Per erigerlo fu necessario procedere, fra il 1885 e il 1888, a numerosi espropri e demolizioni di edifici preesistenti nella zona adiacente al Campidoglio, effettuati grazie a un preciso programma stabilito dal governo guidato da [[Agostino Depretis]].
 
==Il disco==
Il complesso monumentale venne inaugurato da re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]] il 4 giugno 1911, in occasione degli eventi collegati all'[[Expo 1911|Esposizione internazionale di Torino]], durante le celebrazioni del 50° [[anniversario dell'Unità d'Italia]]. Nel 1921 una parte del monumento, l'Altare della Patria, fu scelta per accogliere le spoglie del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]], la cui salma fu tumulata il 4 novembre con una cerimonia a cui partecipò un'immensa folla. Gli ultimi lavori di completamento dell'opera ebbero luogo nel 1935, con la realizzazione del [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano|Museo centrale del Risorgimento]], che fu inaugurato e aperto al pubblico decenni dopo, nel 1970.
Il disco è stato registrato presso il Natural Head Quarter di [[Corlo (Ferrara)|Corlo]] ([[provincia di Ferrara|FE]]) e lo Sleepwalkers di [[Guspini]] ([[provincia di Cagliari|CA]]) da Manuele “Max Stirner” Fusaroli e Gabriele Boi.
Il [[missaggio]] è stato curato dallo stesso Fusaroli presso lo studio di Corlo, mentre la masterizzazione è stata curata da Sean Magee a [[Londra]].<ref>[http://www.rockit.it/sikitikis/album/le-belle-cose/20847 Le belle cose] rockit.it</ref>
L'immagine di copertina è tratta dall'opera ''Guardo oltre'' di [[Federico Carta]].
Il singolo di lancio dell'album è l'omonima traccia ''Le belle cose'', per la quale è stato realizzato un video diretto e montato da [[Luca Percivale]].<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=ZpeCRs5ta20 Sikitikis - Le belle cose] youtube.com</ref>
 
==Tracce==
Con l'[[Marcia su Roma|avvento del fascismo]] (1922) il Vittoriano diventò uno dei palcoscenici del regime guidato da [[Benito Mussolini]]. Con la [[caduta del fascismo]] (25 luglio 1943) e la fine della [[seconda guerra mondiale]] (2 settembre 1945), da cui conseguì il [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum del 2 giugno 1946]], dopo il quale fu proclamata la [[Repubblica Italiana]], il Vittoriano, svuotato dai contenuti militareschi che gli furono associati dal fascismo, tornò alla precedente funzione, che è legata alla realizzazione dell'Altare della Patria, inizialmente [[altare|ara]] della [[Roma (divinità)|dea Roma]] e poi consacrato anche a [[sacello]] del Milite Ignoto: un [[tempio]] [[laico]] dove è celebrata l'Italia [[Libertà|libera]] e [[Unità nazionale|unita]]. Negli anni sessanta del XX secolo iniziò un lento disinteressamento degli italiani nei confronti del Vittoriano: quest'ultimo non era infatti più visto come uno dei [[Simboli patri italiani|simboli dell'identità nazionale]], ma come un ingombrante monumento rappresentante un'Italia sorpassata dalla storia.
{{Tracce
 
|Titolo1 = Le belle cose
Fu l'ex [[Presidente della Repubblica Italiana]] [[Carlo Azeglio Ciampi]], all'inizio del XXI secolo, a iniziare un'opera di valorizzazione e di rilancio dei [[simboli patri italiani]], Vittoriano compreso. Grazie a Ciampi, il Vittoriano tornò ad essere il luogo più importante dove vengono organizzati gli eventi più ricchi di simbolismo nazionale. L'iniziativa di Ciampi è stata ripresa e continuata anche dal suo successore, [[Giorgio Napolitano]].
|Titolo2 = La mia piccola rivoluzione
 
|Titolo3 = Soli
== Storia ==
|Featuring3 = [[Sista Namely]]
=== Le premesse ===
|Titolo4 = Tiramisù
[[File:VictorEmmanuel2.jpg|thumb|Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re dell'Italia unita, a cui è dedicato il Vittoriano]]
|Titolo5 = Apnea
Dopo la morte di [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], che avvenne il 9 gennaio 1878, furono molte le iniziative destinate ad innalzare un monumento permanente che celebrasse il primo [[Re d'Italia|re dell'Italia unita]], ovvero colui che portò a compimento il [[Proclamazione del Regno d'Italia|processo di unificazione italiana]] coadiuvato dal [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna|presidente del Consiglio dei ministri]] [[Camillo Benso, conte di Cavour]]<ref name=quirinale>{{cita web|url= http://www.quirinale.it/qrnw/simboli/vittoriano/vittoriano.html|titolo= L'Altare della Patria|accesso= 1º gennaio 2018}}</ref><ref name="Levi|p. 310">{{Cita|Levi|p. 310}}.</ref>. L'obiettivo era quindi quello di commemorare uno dei protagonisti del [[Risorgimento|Risorgimento nazionale]] nonché fautore del [[Proclamazione del Regno d'Italia|processo di unificazione italiana]], tant'è che viene indicato dalla storiografia come "[[Pater Patriae|Padre della Patria]]", e con lui l'intera stagione risorgimentale<ref name=quirinale /><ref name="Levi|p. 310" />.
|Titolo6 = Aria
 
|Titolo7 = Col cuore in gola
Il primo atto ufficiale destinato alla costruzione di un monumento dedicato a Vittorio Emanuele II fu una [[Deliberazione|delibera]] del [[consiglio comunale]] di Roma datata 10 gennaio 1878<ref name="Tobia|p. 23">{{Cita|Tobia|p. 23}}.</ref><ref name="Coppola|p. 17">{{Cita|Coppola|p. 17}}.</ref>. In questo atto venne deciso di stanziare centomila [[Lira italiana|lire]] e di costituire una sottoscrizione nazionale il cui obiettivo sarebbe stato quello di una raccolta fondi destinata a erigere un monumento permanente intitolato a Vittorio Emanuele II da costruire a Roma<ref name="Tobia|p. 23"/>.
|Titolo8 = Hai fatto male (a farmi bene)
 
|Titolo9 = La casa sull'albero
A questa iniziativa seguì, il 26 marzo 1878, un [[disegno di legge]] depositato alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia]] dal parlamentare [[Francesco Perroni Paladini]] con lo stesso obiettivo<ref name="Tobia|p. 23"/>. Il 4 aprile il governo recepì questa indicazione nella persona di [[Giuseppe Zanardelli]], [[Ministri dell'Interno del Regno d'Italia|ministro dell'interno del Regno d'Italia]], che depositò in [[Consiglio dei ministri]] un disegno di legge analogo<ref name="Tobia|p. 23"/>.
|Titolo10 = Hey tu!
 
|Titolo11 = Amori stupidi
La proposta di legge di Zanardelli fu approvata dal [[Parlamento del Regno d'Italia]] il 16 maggio 1878<ref name="Levi|p. 311">{{Cita|Levi|p. 311}}.</ref> con 211 voti favorevoli e 10 voti contrari<ref name="Coppola|p. 17"/>. Uno stralcio di questo atto normativo, che fu il primo passo formale indirizzato all'erezione del monumento, recita<ref name=difesa>{{cita web|url= http://www.difesa.it/Ministro/Uffici_diretta_collaborazione/UfficioCerimoniale/Vittoriano/Pagine/Il_Vittoriano.aspx|titolo= Il Vittoriano|accesso= 1º gennaio 2018}}</ref>:
[[File:Agostino Depretis.jpg|thumb|left|Agostino Depretis]]
{{citazione|[...] Sarà eretto in Roma un monumento nazionale alla memoria di Re Vittorio Emanuele, liberatore della Patria, fondatore della sua Unità [...]|Legge n°115 del 16 maggio 1878}}
 
La legge non specificava la tipologia di monumento, né individuava il luogo di Roma dove sarebbe sorto, visto che delegava la decisione su questi aspetti a un'apposita commissione che sarebbe stata presieduta dal presidente del Consiglio dei ministri e formata da nove [[Senato del Regno d'Italia|senatori]], nove [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|deputati]], dal [[Sindaci di Roma|sindaco di Roma]] nonché dal [[Ministri della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia|ministro della pubblica istruzione]] e da [[Ministri dei Lavori Pubblici del Regno d'Italia|quello dei lavori pubblici]]<ref name="Tobia|p. 24">{{Cita|Tobia|p. 24}}.</ref>.
 
Il lavoro di questa commissione portò il presidente del Consiglio dei ministri a presentare alla Camera dei deputati, il 14 giugno 1879, il [[progetto esecutivo]] del monumento<ref name="Tobia|p. 24"/>. Quest'ultimo specificava i dettagli dell'iniziativa: si sarebbe bandito un [[concorso]] pubblico internazionale; i fondi pubblici destinati all'opera sarebbero stati pari a otto milioni di [[Lira italiana|lire]] (a questi poi si sarebbe aggiunto il denaro raccolto da una sottoscrizione popolare aperta a tutti gli italiani, anche a quelli che si erano trasferiti all'estero durante l'[[emigrazione italiana]] di fine XIX secolo e di inizio XX secolo); il monumento sarebbe sorto nella piazza delle [[Terme di Diocleziano]]; il tipo di costruzione sarebbe stato un [[arco trionfale]]; i significati [[allegoria|allegorici]] che avrebbe dovuto comunicare sarebbero stati "[[indipendenza]]", "[[Unità nazionale|unità]]" e "[[libertà]]"; avrebbe dovuto descrivere, tramite opere architettoniche e artistiche, la storia del [[Risorgimento]]<ref name="Tobia|p. 24"/><ref name="Levi|pp. 311-312">{{Cita|Levi|pp. 311-312}}.</ref>.
 
Tutte le decisioni importanti della commissione furono contestate: quelle concernenti la modalità decisa per il bando (la valenza internazionale del concorso, che avrebbe avuto dato la possibilità di vittoria ad artisti stranieri: ciò si mal conciliava, secondo alcuni, con il carattere fortemente nazionale del futuro monumento), il tipo di monumento scelto e il luogo dove sarebbe sorto<ref name="Tobia|pp. 24-25">{{Cita|Tobia|pp. 24-25}}.</ref>. La caduta del governo di [[Agostino Depretis]], il 14 luglio 1879, causò il temporaneo rinvio del progetto; quest'ultimo venne ripreso nel marzo del 1880 dopo le [[Elezioni politiche italiane del 1880|elezioni politiche del maggio dello stesso anno]]<ref name="Tobia|p. 26">{{Cita|Tobia|p. 26}}.</ref>.
 
Fu istituita una nuova commissione, che decise di togliere ogni vincolo dal bando, che sarebbe stato comunque internazionale: quest'ultimo, infatti, non specificava più né il luogo dove sarebbe sorto il monumento (le scelte possibili erano: [[Piazza dei Cinquecento|piazza di Termini]] (la moderna "piazza dei Cinquecento"), [[Piazza Vittorio Emanuele II (Roma)|piazza Vittorio Emanuele II]], il [[Pincio|colle del Pincio]], il [[Prati (rione di Roma)|rione Prati]] o il [[Campidoglio|colle del Campidoglio]]) né il tipo di costruzione da realizzare (le possibilità erano: [[Statua|statue]], archi trionfali, [[pantheon]], [[Arco (architettura)|archi semplici]] e/o piazze monumentali)<ref name="Coppola|p. 18"/><ref name="Tobia|p. 26"/>. Questa proposta fu poi approvata dal parlamento<ref name="Tobia|p. 26"/>.
 
=== Il primo concorso ===
[[File:HP Nénot membre de l'Institut, vers 1900.jpg|thumb|left|Henri-Paul Nénot, vincitore del primo concorso, che fu poi annullato]]
 
Il 13 settembre 1880 fu istituita la "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II"<ref name="Coppola|p. 18">{{Cita|Coppola|p. 18}}.</ref> che bandì, il 23 settembre dello stesso mese, un concorso internazionale a cui poi parteciparono trecentoundici concorrenti<ref name="Levi|p. 312">{{Cita|Levi|p. 312}}.</ref>. Tutti i progetti furono esposti al pubblico il 15 dicembre 1881 al Museo agrario di Santa Susanna<ref name="Levi|p. 312"/>.
 
Il concorso fu vinto dal francese [[Henri-Paul Nénot]], al quale però non fece seguito una fase attuativa del progetto<ref name="Levi|p. 311"/><ref name="Tobia|pp. 27-31">{{Cita|Tobia|pp. 27-31}}.</ref>. L'idea di Nénot era quella di costruire un arco trionfale a tre [[Fornice|fornici]] lungo [[Via Nazionale (Roma)|via Nazionale]] all'imbocco di piazza di Termini (Nénot scelse questo luogo perché era uno degli "ingressi" più frequentati a Roma, vista la vicinanza della [[Stazione di Roma Termini|stazione ferroviaria di Termini]]): qui sarebbe dovuto sorgere una [[gradinata]] contornata da otto statue, nel cui centro era presente una statua di Vittorio Emanuele II di Savoia, ritratto in piedi e con il braccio alzato<ref name="Tobia|p. 30">{{Cita|Tobia|p. 30}}.</ref>. Nel piazzale sarebbero state collocate anche quattro [[Fontana|fontane]]<ref name="Tobia|p. 30"/>.
 
Fu deciso di non dare poi seguito al progetto per due motivi principali: le accese polemiche sul fatto che il vincitore fosse, per un monumento rappresentante una figura di spicco della storia italiana, uno straniero; il fatto che l'idea di Nénot fosse, come scoperto solo in seguito, una versione lievemente aggiornata di un suo precedente progetto per un'università francese che realizzò nel 1877<ref name="Tobia|p. 31">{{Cita|Tobia|p. 31}}.</ref>. A questo si aggiunse la tensione dovuta al cosiddetto "[[schiaffo di Tunisi]]", ovvero all'[[Protettorato francese in Tunisia|occupazione della Tunisia]] proprio ad opera della [[Francia]], nazione di origine di Nénot<ref name="Levi|p. 313">{{Cita|Levi|p. 313}}.</ref><ref name="Kostof|p. 57">{{Cita|Kostof|p. 57}}.</ref>.
 
Altro motivo della mancata realizzazione del progetto di Nénot fu la troppa libertà concessa nella scelta della tipologia del monumento da realizzare, linea guida che aveva portato a un fiorire di proposte architettoniche troppo differenti (in totale furono 293 i progetti depositati)<ref name=difesa/>. Si andava da monumenti molto semplici formati da [[Colonna|colonne monumentali]] e [[Statua equestre|statue equestri]], a edifici complessi e di grandi dimensioni che avrebbero occupato una parte consistente del quartiere di Roma dove sarebbero sorti: ciò portò un'accesa discussione che non fornì una decisione accettata in modo condiviso e senza polemiche<ref name=difesa/>.
Secondi classificati furono [[Ettore Ferrari]] e [[Pio Piacentini]], che realizzarono una proposta redatta in collaborazione, la quale prevedeva la costruzione di un monumento sul versante settentrionale del colle del Campidoglio, ovvero quello su cui sorge la [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]]<ref name="Coppola|p. 18"/><ref name="Tobia|pp. 29 e 31">{{Cita|Tobia|pp. 29 e 31}}.</ref>. Il progetto di Ferrari-Piacentini prevedeva un monumento da costruire a fianco della citata basilica nella forma di un'imponente costruzione in [[marmo]] contraddistinto da gradinate ascendenti, con un maestoso colonnato sulla sua sommità e una statua di Vittorio Emanuele II, seduto su un [[trono]], al centro del complesso architettonico<ref name="Tobia|pp. 29-30">{{Cita|Tobia|pp. 29-30}}.</ref>. Questa idea, come si può notare, è stata quella in seguito realizzata con la costruzione del Vittoriano, che ha proprio queste caratteristiche, con le varianti del caso (la posa del re sarà poi a cavallo e non su un trono)<ref name="Tobia|p. 29">{{Cita|Tobia|p. 29}}.</ref>.
 
=== Il secondo concorso ===
[[File:Sacconi.jpg|thumb|Giuseppe Sacconi, vincitore del secondo concorso e architetto del Vittoriano]]
 
Dato che l'idea di Ettore Ferrari e Pio Piacentini era piaciuta alla maggior parte dei partecipanti al dibattito, fu deciso di bandire un secondo concorso che avrebbe stabilito, oltre che il luogo di edificazione, le caratteristiche precise della costruzione, peculiarità che erano quelle proposte dai due architetti nel loro progetto<ref name="Tobia|p. 33">{{Cita|Tobia|p. 33}}.</ref>.
 
Il dibattito preliminare all'indizione del concorso si concentrò inizialmente sulla scelta del luogo dove far sorgere il monumento: il [[Campidoglio|colle del Campidoglio]], soluzione preferita fin dall'inizio della discussione, la [[Piazza dei Cinquecento|piazza di Termini]], che era al confine tra il [[centro storico di Roma]] ed edifici più recenti ("fra la vecchia e la nuova Roma", com'è riportato sui verbali della commissione) oppure l'ampliamento e la modifica del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]] e della [[piazza della Rotonda]] con la costruzione di nuovi edifici monumentali<ref name="Coppola|p. 21"/>. Nel dibattito fu anche proposta, se il Vittoriano si sarebbe stato costruito sul Campidoglio, la demolizione del preesistente [[Palazzo Senatorio]] a raso del sottostante ''[[Tabularium]]'', che avrebbe fatto da fondamenta al monumento dedicato a Vittorio Emanuele II: quest'ultimo avrebbe così dominato i [[Fori Imperiali]]<ref name="Coppola|p. 21"/>.
 
Altra accesa discussione che ebbe luogo prima dell'indizione del concorso fu quella relativa ai costi: la realizzazione del monumento sul Campidoglio, la preferita, era molto più costosa, per via degli espropri, rispetto a quella pensata nel piazzale della [[Stazione di Roma Termini|stazione di Termini]]<ref name="Tobia|pp. 31-32">{{Cita|Tobia|pp. 31-32}}.</ref>. Il costo totale dell'opera, per il monumento realizzato sul Campidoglio, esclusi gli espropri, raggiungeva infatti i nove milioni di lire (un milione proveniente dalla sottoscrizione popolare a cui dovevano essere aggiunti ben otto milioni di denaro pubblico)<ref name="Levi|p. 311"/><ref name="Tobia|p. 34"/>.
 
Come già accennato, il Campidoglio era la scelta preferita dalla commissione: il Vittoriano, simbolo monumentale della storia risorgimentale, con questa scelta, si sarebbe infatti innestato sulla storia dell'antica Roma, vista la presenza dei già citati [[Palazzo Senatorio]] e ''[[Tabularium]]'', che fanno di questo [[Sette colli di Roma|colle di Roma]] uno dei più rappresentativi dell'antichità romana, tant'è che viene anche chiamato "Colle Capitolino"<ref name="Coppola|p. 21"/><ref name="Coppola|p. 22">{{Cita|Coppola|p. 22}}.</ref>.
 
La commissione decise comunque si esaminare approfonditamente il problema nominando, l'8 giugno 1882, tre sottocommissioni che avrebbero dovuto esaminare le tre proposte oggetto della discussione: il colle del Campidoglio, il Pantheon e la piazza della stazione Termini<ref name="Coppola|p. 22"/>. Le conclusioni delle tre assemblee furono discusse tra il 10 e il 12 giugno 1882 dalla "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II"<ref name="Coppola|p. 22"/>. Durante il dibattito fu fatto notare, dati alla mano, che la soluzione al colle del Campidoglio aveva un ulteriore pregio: la superficie su cui costruire il monumento<ref name="Coppola|p. 22"/>. Demolendo anche il [[Convento di Santa Maria in Aracoeli|convento francescano dell'Ara Coeli]], già di proprietà comunale in seguito alla soppressione degli ordini religiosi, che avvenne il 20 ottobre 1873, si sarebbe arrivati, sul colle del Campidoglio, a {{formatnum:7008000}} metri quadrati, una superficie grandemente superiore a quella disponibile in piazza della stazione Termini oppure nei pressi del Pantheon<ref name="Coppola|p. 22"/>.
[[File:Ettore Ferrari.jpg|thumb|left|Ettore Ferrari]]
 
Il dibattito continuò fino alla votazione del 12 giugno 1882 quando fu deciso, con 9 voti favorevoli e 6 voti contrari, la scrematura della discussione su soli due luoghi: il Campidoglio e il piazzale della stazione Termini<ref name="Coppola|p. 23">{{Cita|Coppola|p. 23}}.</ref>. Il lavori della "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" ripresero poi il 16 settembre 1882<ref name="Coppola|p. 23"/>. Nell'occasione la situazione di stallo che si era creata venne risolta da Agostino Depretis, presidente del Consiglio dei ministri, che propose con decisione la soluzione che prevedeva la costruzione del monumento sul colle del Campidoglio<ref name="Tobia|p. 33"/><ref name="Coppola|p. 23"/>. Agostino Depretis, a tal proposito, dichiarò<ref name="Tobia|p. 33"/><ref name="Coppola|p. 23"/>:
 
{{citazione|[...] Nella scelta non si [poteva] prescindere dalle considerazioni d'ordine politico; e queste considerazioni [consigliavano] di preferire il Campidoglio a qualsiasi altro luogo. [...]|Agostino Depretis}}
 
La "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" approvò poi all'unanimità la proposta di Depretis<ref name="Coppola|p. 23"/>.
Il 16 settembre 1882 la commissione quindi bandì un secondo concorso, molto più preciso del precedente e aperto solo ad artisti italiani, che specificava anche il luogo di costruzione, il [[Campidoglio|colle del Campidoglio]], ovvero uno dei colli di Roma più ricchi di simbolismo nazionale<ref name="Levi|p. 313"/><ref name="Ugolini|p. 11">{{Cita|Ugolini|p. 11}}.</ref>, e la tipologia generale di edificio, che avrebbe dovuto rivaleggiare, per la sua grandiosità, con le più importanti costruzione realizzate dagli antichi Romani e dai papi: un monumento la cui tipologia si ispirasse al progetto di Ettore Ferrari e Pio Piacentini<ref name="Levi|p. 314">{{Cita|Levi|p. 314}}.</ref>, ovvero un'imponente costruzione in marmo contraddistinta da [[Gradinata|gradinate]] ascendenti, con un ampio e maestoso [[colonnato]] sulla sua sommità, e con una [[statua equestre]] di Vittorio Emanuele II di Savoia al centro<ref name="Coppola|p. 28">{{Cita|Coppola|p. 28}}.</ref>.
 
I dettagli del progetto, compreso il cambiamento della tipologia di statua di Vittorio Emanuele II, da una figura seduta su un [[trono]] a una statua equestre, furono definitivamente approvati il 19 novembre 1882<ref name="Coppola|p. 28"/>. Anche l'altitudine a cui porre la statua di Vittorio Emanuele II fu fissata: 27 [[Metri sul livello del mare|m s.l.m.]]<ref name="Coppola|p. 30">{{Cita|Coppola|p. 30}}.</ref>. Il bando specificava anche le caratteristiche precise del colonnato, dietro il quale si sarebbe dovuta tassativamente vedere la [[torre civica]] del [[Palazzo Senatorio]], che si trova proprio dietro il monumento, adiacente alla [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]]<ref name="Coppola|p. 30"/>.
[[File:Pio Piacentini.jpeg|thumb|Pio Piacentini]]
 
Durante la riunione della commissione del 19 settembre 1882 ci fu una coda polemica nei confronti di Agostino Depretis da parte di alcuni componenti dell'assemblea, che avevano mal digerito la decisa presa di posizione del presidente del Consiglio ministri: essi proposero, per la realizzazione del monumento, di spostare in un museo la [[statua equestre di Marco Aurelio]], che si trova in [[piazza del Campidoglio]], sostituendola con un analogo manufatto rappresentante Vittorio Emanuele II di Savoia<ref name="Coppola|p. 23"/>. Palazzo Senatorio sarebbe poi stato modificato nella sua funzione, con la trasformazione a monumento celebrante Vittorio Emanule II e il Risorgimento con la creazione di una [[loggia]] superiore fronte piazza che avrebbe ospitato i personaggi storici più importanti di questo periodo storico<ref name="Coppola|p. 23"/>. Questa proposta non ebbe poi seguito<ref name="Coppola|p. 23"/>.
 
Il senso della dura presa di posizione di Depretis era legato ai problemi relativi ai costi aggiuntivi, che erano ingenti, ma che sarebbero dovuti, secondo il presidente del Consiglio, passare in secondo piano<ref name="Tobia|p. 33"/>. Fu quindi scelto il colle del Campidoglio perché, come già accennato, era un colle di Roma posto nel centro storico della città eterna, che è ricco di simbolismo storico, visto che proprio su questo colle sono presenti i già citati [[Palazzo Senatorio]] e ''[[Tabularium]]''<ref name="Coppola|p. 21">{{Cita|Coppola|p. 21}}.</ref>: tale zona è quindi forse quella più rappresentativa della storia dell'antica Roma, visto che il Palazzo Senatorio è il simbolo del potere municipale capitolino (da cui deriva, come già accennato, l'altro appellativo con cui è conosciuto il Campidoglio: "Colle Capitolino")<ref name="Coppola|p. 21"/>. In questo modo si voleva rimarcare ed evidenziare il ruolo di Roma come capitale d'Italia<ref name="Ugolini|p. 11"/>. A tal proposito, la motivazione ufficiale redatta dalla "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" fu<ref name="Coppola|p. 21"/>:
[[File:7ColliSchizzo.jpg|left|thumb|I sette colli di Roma: [[Aventino]], Campidoglio (detto anche "colle Capitolino"), [[Celio]], [[Esquilino]], [[Palatino]], [[Quirinale (colle)|Quirinale]] e [[Viminale (colle)|Viminale]]. Sulla mappa sono anche segnate le [[mura serviane]], parte delle quali sono stati ritrovate durante gli scavi necessari per realizzare il Vittoriano]]
 
{{citazione|[...] [Il luogo prescelto sarebbe stato il Campidoglio] dove la storia del politico risorgimento italiano verrebbe ad innestarsi sulle memorie dell'antica storia romana. [...]|Verbale della Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II}}
 
Il secondo motivo della decisa presa di posizione di Agostino Depretis risiedeva in ragioni politiche: la politica coloniale del Regno d'Italia [[Contratto di acquisto della Baia di Assab|era iniziata da poco]], e con la scelta del colle del Campidoglio, importante centro politico dell'antica Roma e quindi luogo dal significato universale, si voleva anche rimarcare le tendenze transnazionali del neonato Stato<ref name="Levi|p. 317">{{Cita|Levi|p. 317}}.</ref>. Vista la dura presa di posizione del governo, che pose fine ad ogni discussione, il programma del secondo concorso fu pubblicato, il 18 dicembre 1882, sul n° 295 della ''[[Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia]]''<ref name=difesa/><ref name="Coppola|p. 30"/><ref name="Tobia|p. 34">{{Cita|Tobia|p. 34}}.</ref>:
 
{{citazione|[...] Il monumento sorgerà sull'altura settentrionale del [[Campidoglio|Colle Capitolino]], sul prolungamento la [[Via del Corso (Roma)|via del Corso]], ed in prospetto ad esso [...] sarà composto dalle seguenti parti: a) la statua equestre in bronzo di Vittorio Emanuele II [...]; b) un fondo architettonico [...]; c) le scale, che saliranno alla nuova spianata del monumento. [...] [Il monumento dovrà comprendere] uno sfondo architettonico di almeno trenta metri di lunghezza e ventinove d'altezza, lasciato libero nella forma ma atto a coprire gli edifici retrostanti e la laterale [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]]. [...] I concorrenti dovranno [...] rammentare con l'arte [...] gli uomini e gli avvenimenti che, sempre in relazione a Vittorio Emanuele, Padre della Patria, meglio cooperarono alla indipendenza e libertà nazionale [...]. [Il futuro monumento dovrà essere un] Pantheon, vasto sacrario, destinato ad accogliere quanti precorsero col pensiero, aiutarono col braccio e suggellarono col sangue la fede che vinse con Vittorio Emanuele. [...] [Il monumento sarà poi dedicato al re che] non fu il primo, ma il solo, non fu la parte ma il tutto" [...].|Bando di costruzione del Vittoriano, 1882}}
 
I partecipanti al concorso, che fu chiuso il 9 febbraio 1884<ref name="Levi|p. 314"/>, ebbero un anno di tempo per consegnare i loro progetti<ref name="Tobia|p. 34"/>. Le proposte presentate furono novantotto; dato che la "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" non riusciva a decidere tra i progetti di [[Bruno Schmitz]], di [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]] e di [[Giuseppe Sacconi]], fu necessario bandire un terzo concorso, limitato però solo a queste tre proposte<ref name="Tobia|pp. 37-38">{{Cita|Tobia|pp. 37-38}}.</ref>, che si concluse il 24 giugno 1884<ref name="Levi|p. 314"/><ref name="Coppola|p. 34">{{Cita|Coppola|p. 34}}.</ref>. Tra i tre progetti la commissione votò poi quello di [[Giuseppe Sacconi]], giovane architetto marchigiano, che vinse così il concorso ed ebbe l'incarico di redigere il progetto di dettaglio dell'erigendo Vittoriano<ref name="Tobia|p. 38">{{Cita|Tobia|p. 38}}.</ref>.
 
=== Le scelte progettuali ===
[[File:Pergamonmuseum Pergamonaltar.jpg|thumb|La facciata dell'Altare di Zeus a Pergamo, che si trova nel [[Pergamonmuseum]], cui si ispirarono Ettore Ferrari e Pio Piacentini per il progetto di massima del Vittoriano]]
 
l progetto di Ettore Ferrari e Pio Piacentini si ispirava ai grandi [[Arte ellenistica|santuari ellenistici]], come l'[[Altare di Zeus]] a [[Pergamo]] e il [[Santuario della Fortuna Primigenia]] di [[Palestrina]]<ref name="Tobia|p. 37">{{Cita|Tobia|p. 37}}.</ref>. Il Vittoriano fu ideato come un grande e moderno [[Foro (urbanistica)|foro]]<ref name="Levi|p. 322"/> aperto ai cittadini, situato su una sorta di piazza sopraelevata nel [[centro storico di Roma]] che sarebbe stata organizzata come un'[[agorà]] su tre livelli collegati da gradinate, dove sarebbero stati cospicui gli spazi riservati al passeggio dei visitatori<ref name="Coppola|p. 11"/><ref name="Agnew|p. 232">{{Cita|Agnew|p. 232}}.</ref>. Sulla sua sommità ci sarebbe stato un maestoso [[portico]] (chiamato "sommoportico" per la sua posizione e per la sua imponenza) caratterizzato da un lungo [[colonnato]] e da due imponenti [[Propileo|propilei]], uno dedicato all'"[[Unità nazionale|unità della patria]]" e l'altro alla "[[libertà]] dei cittadini"<ref name="Coppola|p. 37"/>: sarebbe quindi diventato uno dei [[Simboli patri italiani|simboli della nuova Italia]] affiancandosi ai monumenti dell'[[Roma (città antica)|antica Roma]] e a quelli della [[Stato Pontificio|Roma dei papi]]<ref name=quirinale/><ref name="Tobia|p. 38">{{Cita|Tobia|p. 38}}.</ref>.
 
Da un punto di vista architettonico, il monumento sarebbe dovuto essere costituito da una serie di scalinate che si sarebbero adattate ai fianchi scoscesi del colle del Campidoglio<ref name="Ugolini|p. 11"/><ref name="Coppola|p. 37">{{Cita|Coppola|p. 37}}.</ref>. Tutto il monumento, che sarebbe poi apparso come una sorta di rivestimento marmoreo del versante settentrionale del Colle del Campidoglio<ref name="Coppola|p. 37"/>, sarebbe dovuto essere carico di significati simbolici legati al Risorgimento<ref name="Ugolini|p. 11"/>. L'area specifica per la costruzione del monumento fu inizialmente individuata in [[Piazza della Repubblica (Roma)|piazza dell'Esedra]] (la moderna "piazza della Repubblica"): in seguito fu deciso di realizzare l'edificio a nord della [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]], con la costruzione di una una nuova piazza alle pendici del Vittoriano, [[piazza Venezia]]<ref name=difesa/>.
[[File:Temple of Fortuna - Cortona.jpg|thumb|320px|left|Ipotesi ricostruttiva di [[Pietro da Cortona]] del santuario della Fortuna Primigenia di Palestrina, cui si ispirarono Ettore Ferrari e Pio Piacentini per il progetto di massima del Vittoriano]]
 
Il progetto originario dell Vittoriano (uno dei più grandiosi realizzati nel [[XIX secolo]] in Italia) prevedeva l'utilizzo del [[marmo]] per il sommoportico e del [[travertino]] (pietra tradizionale degli edifici dell'antica Roma) per la restante parte del monumento: il Vittoriano venne però poi interamente realizzato in [[marmo botticino]], più facilmente modellabile e più simile ai marmi bianchi che gli antichi romani usavano nelle costruzioni più rappresentative<ref name="Tobia|p. 59">{{Cita|Tobia|p. 59}}.</ref>. La prima scelta cadde però sul [[marmo di Carrara]], ma la richiesta di un prezzo giudicato troppo elevato dalla commissione reale spinse quest'ultima, il 2 luglio 1889, a scegliere il marmo botticino<ref name="Levi|p. 318">{{Cita|Levi|p. 318}}.</ref>. Fu scelto il marmo botticino soprattutto per le sue peculiarità cromatiche: rispetto al marmo di Carrara, che è caratterizzato da un bianco assoluto, il marmo botticino ha una tonalità bianca che possiede una leggera tendenza al [[giallo paglierino]], caratteristica che conferisce a questo materiale un maggiore "calore" rispetto al marmo di Carrara<ref name="Levi|p. 318"/>. A causa del cambiamento del tipo di marmo, che avrebbe fornito una luminosità differente, Giuseppe Sacconi fu obbligato a rivedere il progetto, che fu quindi oggetto di lievi modifiche<ref name="Levi|p. 318"/>.
 
Il marmo botticino prende il nome dalla sua zona di estrazione, [[Botticino]], [[Comune (Italia)|comune italiano]] a nord-est di [[Brescia]], che è distante circa 500 chilometri da Roma<ref>{{cita web|url= https://it.utc.city/2034018-1944357|titolo=Distanza Brescia — Roma in chilometri, miglia|accesso= 24 febbraio 2018}}</ref>. La scelta di sostituire il travertino scelto dal Sacconi con il marmo botticino generò così molte polemiche, che vennero originate dalla distanza da Roma delle cave di marmo botticino, giudicata eccessiva: a pochi chilometri a sud-est di Roma, nei pressi dei [[Tivoli]], erano infatti presenti ampi giacimenti di travertino, tutt'oggi ampiamente sfruttati in una molteplicità di cave da numerose aziende locali<ref group=N>L'etimologia stessa della parola "travertino" (''litus tiburtinum'') ricorda le tante cave di estrazione vicine a Roma. Si veda {{cita web|url= http://casaeditriceonline.it/280/il-travertino-nella-storia.html|titolo= Storia del travertino|accesso= 1º gennaio 2018}}</ref>. L'utilizzo del travertino per gli edifici di Roma era tipico già in [[Pax romana|età augustea]], con l'eccezione dei templi, per cui si usava il marmo.
 
Il Vittoriano fu quindi originariamente pensato da Sacconi con tonalità bicroma, cioè con due gradazioni dominanti, colori che erano originati dall'uso di due materiali di rivestimento differenti: il travertino e il marmo botticino<ref name="Tobia|p. 59"/>. La scelta di usare poi solo il marmo botticino, decisione che fu presa "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" in contrasto con l'opinione di Sacconi, obbligò quest'ultimo ad arricchire il Vittoriano di ulteriori [[Fregio|fregi]], [[Trofeo|trofei]], [[Bassorilievo|bassorilievi]] e piccole statue, tutte collocate lungo i muri perimetrali del Vittoriano, che nel complesso fornivano all'occhio dell'osservatore un impatto visivo paragonabile alla bicromia dovuta all'ipotetico uso di due materiali diversi di rivestimento<ref name="Tobia|p. 59"/>. Per poi attirare lo sguardo dell'osservatore verso il sommoportico, in luogo di un materiale di copertura differente, Sacconi fu obbligato a rivedere le decorazioni di questa parte del monumento, che furono rese più ricche e vistose grazie anche all'aggiunta di alcune piccole statue<ref name="Tobia|p. 59"/>.
 
=== I ritrovamenti archeologici e le modifiche al progetto ===
[[File:Servian Wall-Termini Station.jpg|thumb|left|Le mura serviane visibili presso la stazione ferroviaria di Roma Termini, che si trova non lontano dal Vittoriano]]
 
La direzione dei lavori fu affidata, grazie a un [[regio decreto]] datato 30 dicembre 1884, a Giuseppe Sacconi<ref name="Coppola|pp. 34-35">{{Cita|Coppola|pp. 34-35}}.</ref><ref name="Tobia|p. 42">{{Cita|Tobia|p. 42}}.</ref>, con l'apertura ufficiale del cantiere che avvenne il 1º gennaio 1885<ref name="Coppola|p. 44">{{Cita|Coppola|p. 44}}.</ref>. La solenne cerimonia della [[Pietra angolare|posa della prima pietra]] del Vittoriano avvenne il 22 marzo 1885 alla presenza di re [[Umberto I di Savoia]], della regina [[Margherita di Savoia]] e dell'intera famiglia reale nonché di una folta rappresentanza straniera<ref name="Levi|p. 317"/><ref name="Tobia|pp. 42-43">{{Cita|Tobia|pp. 42-43}}.</ref>. Il discorso ufficiale fu tenuto dal [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio dei Ministri]] Agostino Depretis<ref name="Tobia|p. 43">{{Cita|Tobia|p. 43}}.</ref>, mentre i documenti e la [[pergamena]] a ricordo dell'inaugurazione furono murati nel terzo [[Pilastro|pilone di fondazione]] del sommoportico<ref name="Tobia|p. 42"/>.
 
Durante i primi scavi, nel 1887, in luogo del [[tufo]] compatto su cui il monumento si sarebbe dovuto poggiare, che tutti si aspettavano, si trovarono [[Argilla|argille]] [[Fiume|fluviali]], [[Banco di sabbia|banchi di sabbia]] e una cospicua presenza di [[Grotta|caverne]], [[Cunicolo (sotterraneo)|cunicoli]] e [[Cava (miniera)|cave]]<ref>{{cita web|url= http://www.proctorspa.it/customizing/downloads/AtlanteConsolidamentoEdificiStorici_schedaVittoriano.pdf|titolo= MONUMENTO NAZIONALE A VITTORIO EMANUELE II, Roma|dataarchivio= 10 luglio 2012|accesso= 18 gennaio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20120710074142/http://www.proctorspa.it/customizing/downloads/AtlanteConsolidamentoEdificiStorici_schedaVittoriano.pdf}}</ref><ref name="Tobia|pp. 44-45">{{Cita|Tobia|pp. 44-45}}.</ref>. Le caverne e i cunicoli erano in parte previsti, visto che si sapeva che in tempi antichi la zona era stata scavata dagli antichi, ma non era stata preventivata una loro presenza così massiccia<ref name="Coppola|p. 27">{{Cita|Coppola|p. 27}}.</ref>.
 
Giuseppe Sacconi fu obbligato a modificare il progetto e a prevedere un'opera di rinforzamento dei cunicoli con la costruzione di strutture che poggiavano sulle loro volte<ref name="Coppola|p. 45">{{Cita|Coppola|p. 45}}.</ref>. Alcune cave furono poi utilizzate durante la [[seconda guerra mondiale]] (1940-1945) come [[rifugio antiaereo]]<ref>{{cita web|url= http://www.romasotterranea.it/sotterranei-del-vittoriano.html|titolo=Sotterranei del Vittoriano|accesso= 24 febbraio 2018}}</ref>. Durante gli scavi venne anche alla luce un tratto delle [[mura serviane]], prima cinta muraria della città risalente al [[VI secolo a.C.]], ovvero all'epoca dei [[Rex (storia romana)|re di Roma]], nonché i resti di un [[Mammut (zoologia)|mammuth]]: entrambi i ritrovamenti furono inglobati nei muri dell'erigendo Vittoriano (senza però distruggerli e lasciando la possibilità ispezionarli), tranne alcune parti dell'animale fossile, che furono trasferite all'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|università di Roma]]<ref name="Tobia|pp. 44-45"/>. Vennero poi rinvenuti molti altri reperti romani, sparsi sull'intera area del cantiere, tra cui resti di costruzioni, statue, [[Capitello|capitelli]], oggetti di uso comune, ecc.<ref name="Coppola|pp. 40-41">{{Cita|Coppola|pp. 40-41}}.</ref><ref name="Coppola|pp. 45-76">{{Cita|Coppola|pp. 45-76}}.</ref>
[[File:Vittoriano in costruzione (3).JPG|thumb|Il Vittoriano in costruzione e la contestuale demolizione degli edifici circostanti]]
 
Conseguenza del ritrovamento delle mura serviane fu la modifica del progetto: vennero aggiunti altri due piloni di fondazione al sommoportico, così da lasciare liberi e ispezionabili i reperti archeologici rinvenuti durante i lavori di sbancamento<ref name="Coppola|p. 37"/>. Per tale motivo il sommoportico sarebbe stato maggiormente incurvato e avrebbe cambiato le dimensioni, passando da 90 a 114 metri di lunghezza, con il numero di colonne, comprese quelle propilei, che sarebbe aumentato da sedici a venti<ref name="Coppola|p. 37"/><ref name="Tobia|p. 46">{{Cita|Tobia|p. 46}}.</ref>. Le colonne, inoltre, vennero rese più slanciate<ref name="Coppola|p. 37"/>. In questo modo il Vittoriano passò dall'essere uno dei tanti monumenti del Campidoglio a vistosa e imponente costruzione che abbracciava in maniera più avvolgente il versante settentrionale del colle del Campidoglio<ref name="Coppola|p. 37"/>.
 
A causa dell'allungamento del sommoportico, la visione globale del Vittoriano avrebbe sconfinato dai limiti previsti, diventando l'elemento preminente, da un punto di vista architettonico, di piazza Venezia<ref name="Coppola|p. 37"/>. In origine il Vittoriano era infatti stato pensato come uno dei tanti degli edifici presenti in questa piazza, senza quindi una prevalenza architettonica così spiccata: con il suo ingrandimento si rese necessario l'intervento sugli edifici di piazza Venezia che erano in asse visiva con i nuovi limiti estremi del Vittoriano, ovvero [[Palazzo Venezia]] e Palazzo Torlonia<ref name="Coppola|p. 37"/>. Furono poi entrambi demoliti, con il primo che venne ricostruito considerando la novità architettonica rappresentata dall'ingrandimento del Vittoriano.
 
Altra modifica in corso d'opera fu quella pensata nel febbraio del 1888, quando Giuseppe Sacconi decise di prevedere, all'interno del Vittoriano, degli spazi interni<ref name="Tobia|p. 46"/>. L'idea gli venne dopo la scoperta dei cunicoli e delle caverne nel sottosuolo: alcune di esse furono poi sfruttate per realizzare parte degli ambienti interni del Vittoriano<ref name="Tobia|p. 46"/>, ovvero [[Stanza (architettura)|stanze]], [[Cripta|cripte]], [[Galleria (ingegneria)|gallerie]] e [[Corridoio|corridoi]]<ref name="Coppola|p. 37"/>. Questi ambienti interni avrebbero poi ospitato il [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano|Museo centrale del Risorgimento]], il [[Sacrario delle Bandiere]] e la cripta del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]]<ref name="Tobia|p. 46"/>.
 
Questa fu anche una necessità visto che non fu più possibile far gravare l'interno peso del Vittoriano sul suolo del colle del Capidoglio, e quindi si decise di sfruttare le gallerie per realizzare degli spazi architettonici interni che avrebbero avuto anche una funzione strutturale<ref name="Coppola|p. 37"/>. Il progetto fu quindi modificato anche da un punto di vista estetico, visto che il Vittoriano avrebbe dovuto anche prevedere delle finestre e delle porte per gli ambienti interni, che furono poi collocate sui muri perimetrali dell'edificio<ref name="Coppola|p. 37"/>.
A causa di queste modifiche il costo dell'opera passò dai nove milioni di lire inizialmente preventivati ai ventisei milioni e mezzo finali<ref name="Kostof|p. 58"/><ref name="Tobia|p. 49"/>. Per realizzare le sue fondamenta fu invece necessario sbancare {{formatnum:70000}} metri cubi di terreno<ref name="Tobia|p. 60"/>.
 
=== Le demolizioni degli edifici circostanti ===
[[File:Area demolizioni Vittoriano.png|thumb|L'area delle demolizioni sul colle del Campidoglio a Roma, con segnati in nero l'erigendo Vittoriano e la futura piazza Venezia]]
 
Per erigere il Vittoriano fu necessario, fra gli ultimi mesi del 1884<ref name="Coppola|p. 45">{{Cita|Coppola|p. 45}}.</ref> e il 1899, procedere a numerosi espropri e a estese demolizioni degli edifici che si trovavano sul versante settentrionale del Campidoglio, quello addossato alla [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]], dove sarebbe sorto il monumento<ref name="Coppola|p. 18"/>. Per rendere possibile la cerimonia della posa della prima pietra erano già state effettuate, in precedenza, le prime demolizioni: in particolare furono abbattute diverse abitazioni private e il giardino dei Francescani, che faceva parte del [[Convento di Santa Maria in Aracoeli|convento dell'Ara Coeli]]<ref name="Tobia|p. 42"/>. Il luogo scelto era nel cuore del centro storico di Roma ed era quindi occupato da antichi edifici che fornivano al quartiere un'urbanistica che risaliva al Medioevo<ref name="Ugolini|p. 11"/>.
 
Gli abbattimenti furono effettuati grazie a un preciso programma stabilito da [[Agostino Depretis]], [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia]]<ref name="Levi|p. 317"/><ref name="Levi|p. 321">{{Cita|Levi|p. 321}}.</ref><ref name="Coppola|p. 14">{{Cita|Coppola|p. 14}}.</ref>. I lavori di demolizione, e conseguentemente quelli di costruzione del Vittoriano, procedettero speditamente grazie a strumenti urbanistici speciali resi disponibili dal governo<ref name="Coppola|p. 35">{{Cita|Coppola|p. 35}}.</ref>.
Contro le demolizioni si espressero diverse personalità, tra cui il [[Sindaci di Roma|sindaco di Roma]] [[Leopoldo Torlonia]] e l'archeologo [[Rodolfo Lanciani]]<ref name="Ugolini|p. 11"/>. In sede parlamentare fu invece [[Ruggiero Bonghi]], il 10 maggio 1883, ad attaccare con veemenza le demolizioni sottolineando anche che con gli abbattimenti si sarebbero pure persi, perché distrutti, tutti i reperti archeologici che ancora giacevano nel sottosuolo di quella zona del colle del Campidoglio<ref name="Coppola|p. 40">{{Cita|Coppola|p. 40}}.</ref>, a far muovere l'amministrazione comunale di Roma, sindaco in testa, che presentò una protesta formale contro gli espropri e le conseguenti demolizioni<ref name="Tobia|p. 35">{{Cita|Tobia|p. 35}}.</ref>.
 
In sede parlamentare fu invece [[Ruggiero Bonghi]], il 10 maggio 1883, ad attaccare con veemenza gli abbattimenti sottolineando anche che con le demolizioni si sarebbero pure persi, perché distrutti, tutti i reperti archeologici che ancora giacevano nel sottosuolo di quella zona del Campidoglio<ref name="Tobia|p. 35"/><ref name="Coppola|p. 41">{{Cita|Coppola|p. 41}}.</ref>. A queste critiche si aggiunsero quelle di [[Ferdinand Gregorovius]], storico tedesco celebre per i suoi studi sulla [[Roma medievale]]<ref name="Coppola|p. 40"/>. Di contro ci furono anche pareri favorevoli, come quello dello storico dell'arte [[Giovanni Battista Cavalcaselle]] e quello dell'architetto [[Camillo Boito]], che erano invece favorevoli alle demolizioni, pur con i distinguo del caso<ref name="Ugolini|p. 11"/>.
[[File:Piranesi-17007.jpg|thumb|left|Il Campidoglio nella metà del XVIII secolo. Sulla sinistra si riconosce la scalinata che porta alla basilica dell'Aracoeli, mentre sull'estrema sinistra si scorge il quartiere che è stato demolito per poter permettere la costruzione del Vittoriano]]
 
Dopo il dibattito che si originò (uno dei luoghi dove la discussione fu più accesa, come già accennato, fu la [[giunta comunale]] di Roma), le autorità decisero di procedere alle demolizioni<ref name="Ugolini|p. 11"/>. Fu infatti decisiva, ancora una volta, la presa di posizione del presidente del Consiglio Agostino Depretis, che giudicò sacrificabili tali edifici, considerato il guadagno simbolico derivante dalla costruzione dell'opera proprio in quel luogo<ref name="Tobia|p. 35"/>.
In seguito a una perizia effettuata da esperti il 26 giugno 1883<ref name="Coppola|p. 43">{{Cita|Coppola|p. 43}}.</ref>, che fu l'ultima prima del benestare definitivo ai lavori, si procedette così alla demolizione del vasto quartiere che si trovava sul versante settentrionale del Campidoglio, dove sarebbe sorto il Vittoriano, che era formato da edifici medievali e rinascimentali, abbattendo molte costruzioni storiche come la villa papale nota comunemente come [[Torre di Paolo III]], il cavalcavia di collegamento con [[palazzo Venezia]] (il cosiddetto "arco di San Marco"), i tre chiostri del [[Convento di Santa Maria in Aracoeli|convento francescano dell'Ara Coeli]] (l'omonima basilica fu risparmiata e sorge ancora oggi adiacente al Vittoriano), la [[chiesa di Santa Rita da Cascia in Campitelli]] (che fu ricostruita altrove), la caserma di Santa Caterina da Siena, Palazzo Tiberi e tutta l'edilizia minore presente sulle pendici del colle; in questo modo scomparirono alcune strade storiche di Roma e i relativi quartieri, come via Della Pedacchia, via Di Testa Spaccata, via Della Ripresa Dei Barberi, via Macel De' Corvi, mentre altre strade, che non vennero cancellate dalle mappe, furono stravolte, con la demolizione di tutti i caseggiati che vi sorgevano ai lati, come via Giulio Romano, via San Marco e via Marforio<ref name=difesa/><ref name="Ugolini|pp. 11-12">{{Cita|Ugolini|pp. 11-12}}.</ref><ref name="Tobia|p. 44">{{Cita|Tobia|p. 44}}.</ref><ref name="Coppola|p. 24">{{Cita|Coppola|p. 24}}.</ref>, con una superficie totale da radere al suolo pari a 19.200 metri quadrati<ref name="Coppola|pp. 27-28">{{Cita|Coppola|pp. 27-28}}.</ref>. Parte delle demolizioni furono effettuate per consentire la visuale del monumento da via del Corso e da via Nazionale<ref name="Coppola|pp. 27-28"/>.
 
Ciò fu reputato necessario perché il Vittoriano sarebbe dovuto sorgere nel cuore del [[centro storico di Roma]], in un contesto urbanistico moderno, davanti a una nuova grande piazza, la futura piazza Venezia, che all'epoca era un angusto piazzale di fronte all'[[Palazzo Venezia|omonimo palazzo]]<ref name="Kostof|p. 58">{{Cita|Kostof|p. 58}}.</ref>. Era infatti moderno il significato simbolico del monumento: la celebrazione della nuova Italia [[Libertà|libera]] e [[Unità nazionale|unita]]<ref name="Ugolini|p. 12">{{Cita|Ugolini|p. 12}}.</ref><ref name="Agnew|p. 229">{{Cita|Agnew|p. 229}}.</ref>. Tale serie di demolizioni ha comportato anche l'allargamento dell'adiacente Piazza d'Aracoeli.
[[File:ArcoDiSanMarcoByRoeslerFranz.jpg|thumb|L'arco di [[Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio|San Marco]] nel 1880, demolito con il quartiere circostante per la costruzione del monumento]]
 
Come già accennato, fu realizzata ex novo [[piazza Venezia]]<ref name="Tobia|p. 60">{{Cita|Tobia|p. 60}}.</ref>. A partire dall'anno 1900 vennero eseguiti dei lavori per ampliarla e renderla di forma quadrata: in precedenza, infatti, i suoi confini, che erano molto più limitati di quelli l'attuale piazza, seguivano gli antichi edifici che vi sorgevano, da cui conseguiva una forma irregolare del piazzale<ref name="Tobia|p. 60"/>. In particolare fu demolito, e poi ricostruito più a ovest, [[Palazzo Venezia]], e venne abbattuto Palazzo Torlonia<ref name="Tobia|p. 60"/>. Le demolizioni legate al Vittoriano rientrarono nel progetto di modificare parte dell'aspetto di Roma in chiave più moderna: della stessa epoca del Vittoriano è, ad esempio, anche il [[Palazzo di Giustizia (Roma)|Palazzo di Giustizia]], che si trova in [[piazza Cavour (Roma)|piazza Cavour]], nell'allora nuovo rione [[Prati (rione di Roma)|Prati]]<ref name="Ugolini|p. 12"/>, nonché la costruzione in questi anni di [[Via Nazionale (Roma)|Via Nazionale]], arteria finalizzata a collegare la stazione ferroviaria in [[Piazza della Repubblica (Roma)|piazza dell'Esedra]] con il centro antico in piazza Venezia<ref name="Agnew|p. 233">{{Cita|Agnew|p. 233}}.</ref>. Piazza Venezia, come molte vie e piazze circostanti, fu abbellita da aiuole e alberature<ref name="Levi|p. 321">{{Cita|Levi|p. 321}}.</ref>.
 
L'obiettivo generale era anche quello di fare di Roma una moderna capitale europea che rivaleggiasse con [[Berlino]], [[Vienna]], [[Londra]] e [[Parigi]]<ref name="Agnew|pp. 229-230">{{Cita|Agnew|pp. 229-230}}.</ref> superando la secolare urbanistica della Roma dei papi<ref name="Agnew|p. 233">{{Cita|Agnew|p. 233}}.</ref>. In questo contesto il Vittoriano sarebbe stato l'equivalente della [[Porta di Brandeburgo]] di Berlino, dell'[[Admiralty Arch]] di Londra e dell'[[Opéra Garnier]] di Parigi: questi edifici sono infatti tutti accomunati da un aspetto monumentale e [[Antichità classica|classicheggiante]] che comunica [[Metafora|metaforicamente]] l'orgoglio e la potenza della nazione di cui sono il simbolo<ref name="Agnew|p. 231"/>.
 
Gli ostacoli a questo obiettivo erano due: la mancanza di edifici moderni di rilievo nel centro cittadino da affiancare a quelli storici, la cui presenza era cospicua, e le dimensioni del centro abitato di Roma, che erano esigue rispetto alle altre città italiane<ref name="Agnew|p. 230">{{Cita|Agnew|p. 230}}.</ref>. Nel 1870, anno di [[Plebiscito di Roma del 1870|annessione del Lazio al Regno d'Italia]], Roma era la quinta città italiana dopo [[Napoli]], [[Milano]], [[Genova]] e [[Palermo]]<ref name="Agnew|p. 230"/>. La crescita urbana della nuova capitale, determinata dal trasferimento della corte reale e della classe politica e amministrativa da Torino a Roma<ref name="Agnew|p. 230"/>, fu programmata con i primi tre [[Piano regolatore generale comunale|piani regolatori generali]], approvati nel 1873, nel 1882 e nel 1909. Coem conseguenza la [[Urbanistica a Roma tra il 1870 e il 2000|popolazione della capitale crebbe]] dai {{formatnum:212000}} abitanti del 1871, ai {{formatnum:660000}} del 1921, al {{formatnum:1150000}} del 1936, incremento che portò Roma a raggiungere nel 1921 la palma di terza città per numero di abitanti dopo Napoli e Milano, nel 1931 la seconda città d'Italia dopo Milano (che nel frattempo aveva raggiunto la vetta di questa classifica) e nel 1936 a diventare la prima città italiana per numero di residenti, primato che non ha poi più perso.
 
In questo contesto fu reputato necessario dotare la città di infrastrutture e di edifici, anche simbolici come il Vittoriano, che ne rimarcassero il ruolo di capitale del neonato [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<ref name="Agnew|p. 231">{{Cita|Agnew|p. 231}}.</ref>. Inizialmente l'idea fu quella di costruire un nuovo quartiere a nord est del centro storico dove realizzare il centro amministrativo e politico della capitale<ref name="Agnew|p. 231"/>, idea realizzata decenni dopo, durante il [[Storia del fascismo italiano|fascismo]], con la costruzione del quartiere [[EUR]]<ref name="Agnew|p. 235">{{Cita|Agnew|p. 235}}.</ref>. Il proposito di un nuovo quartiere fu quindi inizialmente scartato e venne deciso di concentrare questi nuovi edifici amministrativi nel centro storico di Roma: da ciò conseguì un massiccio acquisto, molte volte seguito da demolizioni, di antichi palazzi, monasteri, ecc.<ref name="Agnew|p. 231"/> I cambiamenti furono quindi considerevoli, anche perché coinvolsero anche la viabilità, con la costruzione di nuovi assi viari che vennero realizzati grazie alla demolizione di molti edifici, come [[Via Nazionale (Roma)|via Nazionale]]<ref name="Agnew|p. 231"/>.
 
=== La statua equestre di Vittorio Emanuele II ===
[[File:Enrico Chiaradia.jpg|thumb|Enrico Chiaradia]]
 
La costruzione della ''statua equestre di Vittorio Emanuele II'', prima opera realizzata e fulcro architettonico dell'intero monumento<ref name="Tobia|p. 49"/>, fu affidata dalla "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II", previo altro concorso indetto il 9 febbraio 1884, a [[Enrico Chiaradia]] già nell'aprile 1889, nel giorno stesso della chiusura del concorso per la costruzione del Vittoriano<ref name="Tobia|p. 49"/>.<ref name="Tobia|p. 49"/>. La genesi della statua non fu priva di polemiche: Chiaradia e Sacconi erano infatti in disaccordo sulle sue fattezze<ref name="Tobia|p. 49"/>. Chiaradia aveva in mente una statua molto realistica, mentre Sacconi pensava a una scultura più classicheggiante, quindi più idealista e allegorica<ref name="Tobia|p. 52">{{Cita|Tobia|p. 52}}.</ref>, che meglio si sarebbe sposata con lo stile del Vittoriano<ref name="Tobia|p. 49"/><ref name="Levi|p. 315">{{Cita|Levi|p. 315}}.</ref>.
 
Alla fine vinse Chiaradia, con la statua che fu poi completata da [[Emilio Gallori]], visto che il suo ideatore era morto nel 1901<ref name="Tobia|p. 50">{{Cita|Tobia|p. 50}}.</ref>. Gallori operò delle modifiche al progetto di Chiaradia seguendo i suggerimenti della "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II": l'obiettivo era quello di rendere meno stridente la differenza tra lo stile della statua e quello del Vittoriano<ref name="Levi|p. 315"/>. Fu anche proposto di creare ex novo una nuova statua, ma questa idea fu accantonata a favore di una leggera rivisitazione dell'opera in fase di realizzazione<ref name="Levi|p. 315"/>. venne fusa con il [[bronzo]] proveniente da alcuni cannoni del [[Regio Esercito]], e poi montata sul piedistallo marmoreo dove furono scolpite le [[Personificazione|personificazioni]] [[Allegoria|allegoriche]] delle quattordici [[Titolo di città in Italia|città "nobili" d'Italia]], tra il 1907 e il 1910<ref name="Tobia|pp. 50 e 52">{{Cita|Tobia|pp. 50 e 52}}.</ref>. Le città "nobili" raffigurate furono capitali di [[Antichi Stati italiani|antichi stati nobiliari italiani]] e di [[repubbliche marinare]] in periodi della storia antecedenti alla [[Casa Savoia|monarchia sabauda]], e per questo reputate le "madri nobili" dell'Italia risorgimentale<ref name="dailyroma">{{cita web|url=http://www.dailyroma.it/vittoriano|titolo=Vittoriano (Altare della Patria)|accesso=20 febbraio 2018}}</ref>.
 
In occasione della visita di re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]], le autorità decisero di offrire un rinfresco a un ristretto gruppo di invitati tra coloro che avevano partecipato al progetto<ref name="Tobia|pp. 51-52">{{Cita|Tobia|pp. 51-52}}.</ref> L'evento fu allestito all'interno del ventre del cavallo di bronzo, che fu in grado di ospitare più di venti persone, come testimoniano le fotografie d'epoca, le cui copie sono esposte nella terrazza posteriore del Vittoriano<ref name="Tobia|pp. 51-52"/><ref>{{Cita|Mola|p. 79}}.</ref><ref>Si riportano i collegamenti a un sito che ha pubblicato le foto del ricevimento: {{cita web|url= http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Autorita_in_piedi.htm|titolo= Autorità in piedi|accesso= 1º gennaio 2018}}; {{cita web|url= http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Autorita_sedute.jpg|titolo= Autorità sedute.jpg (immagine JPEG)|accesso= 1º gennaio 2018}}; {{cita web|url= http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Maestranze.jpg|titolo= Maestranze.jpg (immagine JPEG)|accesso= 1º gennaio 2018}}</ref>. Anche le altre opere d'arte realizzate per il Vittoriano hanno impegnato i maggiori artisti allora attivi in Italia<ref>Guida rossa del TCI, volume Roma, edizione del 2004, p. 203.</ref>.
 
=== La prosecuzione dei lavori ===
[[File:Koch, Manfredi, Piacentini.jpg|thumb|left|Da sinistra: Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini al cantiere del Vittoriano]]
 
La decisione di inserire all'interno del Vittoriano un "[[altare]]" dedicato alla patria fu avuta da Giuseppe Sacconi solo successivamente, durante i lavori di costruzione del monumento<ref name="Tobia|p. 52"/>. Il suggerimento pare che fosse venuto da [[Giovanni Bovio]], filosofo e deputato repubblicano, che suggerì a Sacconi la creazione, in una parte del monumento, di un Altare della Patria su modello degli analoghi altari civili costruiti in Francia nello stesso periodo<ref name="Tobia|pp. 52-53">{{Cita|Tobia|pp. 52-53}}.</ref>. Il luogo e il soggetto dominante furono scelti subito: una grande statua della [[Roma (divinità)|dea Roma]] che sarebbe stata collocata, sul primo terrazzo dopo l'ingresso al monumento, appena sotto la ''statua equestre di Vittorio Emanuele II''<ref name="Tobia|p. 53">{{Cita|Tobia|p. 53}}.</ref>. Quindi l'Altare della Patria, perlomeno inizialmente, prima della tumulazione della salma del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]], era stato pensato come un [[sacello]] della dea Roma<ref name="Coppola|p. 37"/>.
 
Il 4 giugno 1890 re Umberto I visitò il cantiere<ref name="Tobia|p. 47">{{Cita|Tobia|p. 47}}.</ref>. Questa fu l'occasione per Sacconi di raccogliere tutte le piccole modifiche al progetto che aveva presentato nel tempo alla "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" e realizzare un disegno aggiornato del Vittoriano da mostrare al Sovrano: tale disegno rappresentò il secondo progetto generale del monumento dopo quello originario<ref name="Tobia|p. 47"/>.
 
Con il passare del tempo il concetto massima del Vittoriano infatti si trasformò, grazie alle modifiche operate in corso d'opera al progetto, da severo monumento chiuso in sé stesso da un punto di vista architettonico, a moderno [[Foro (urbanistica)|foro]] aperto verso piazza Venezia<ref name="Tobia|p. 48">{{Cita|Tobia|p. 47}}.</ref>. Un'importante modifica al progetto fu eseguita intorno all'anno 1900, dopo un'interruzione dei lavori che durò dal 1896 al 1898 per mancanza di fondi<ref name="Coppola|p. 38">{{Cita|Coppola|p. 38}}.</ref>: l'originario ingresso a due scalinate fu cambiato in un solo ingresso affiancato da due fontane, le "fontane dei mari"<ref name="Tobia|p. 48"/>.
 
[[File:Vittoriano in costruzione (2).jpg|thumb|Il Vittoriano in costruzione]]
 
Dopo la morte Giuseppe Sacconi, avvenuta nel 1905, i lavori di costruzione del Vittoriano proseguirono sotto la direzione di [[Gaetano Koch]], [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]] e [[Pio Piacentini]]<ref name="Tobia|p. 49">{{Cita|Tobia|p. 49}}.</ref>, che predisposero il quarto progetto generale del Vittoriano: il terzo progetto fu invece realizzato da Pompeo Passerini, Adolfo Cozza e Giulio Crimini nel 1906, ovvero dai tre stretti collaboratori di Sacconi che presero temporaneamente le redini del cantiere dopo la sua morte, in occasione dell'[[Esposizione internazionale di Milano (1906)|Esposizione internazionale di Milano]], dove fu mostrato al pubblico un suo modello in gesso, poi andato perso in un incendio<ref name="Coppola|p. 39">{{Cita|Coppola|p. 39}}.</ref>.
 
Con questo quarto e ultimo progetto, il Vittoriano prese la sua forma definitiva: un monumento caratterizzato da opere d'arte allegoriche ad esclusione della statua equestre di Vittorio Emanuele II, che è infatti una raffigurazione di un personaggio realmente esistito, su cui spicca, da un punto di vista simbolico, l'Altare della Patria<ref name="Coppola|p. 37"/><ref name="Coppola|p. 39"/>. Con la realizzazione dell'Altare della Patria il Vittoriano cambiò funzione<ref name="Coppola|p. 39"/>. Da memoriale dedicato a re Vittorio Emanuele II di Savoia diventò un monumento comunicante un significato più universale: l'Italia libera e unita<ref name="Coppola|p. 39"/>.
 
La costruzione del Vittoriano indusse ad ampliare e a ridisegnare la forma della sottostante [[piazza Venezia]], che ebbe la sua forma attuale, basata sulle idee di Sacconi, nel 1906. Negli ultimi anni prima dell'inaugurazione del Vittoriano, che avvenne nel 1911, furono operate le ultime modifiche al progetto, aggiornamento che diede come risultato la versione finale del monumento<ref name="Tobia|p. 49"/>. Questo aggiornamento, che comprese l'abbassamento delle balaustre delle terrazze e la modifica di alcune scalinate (che vennero rese più rettilinee), furono finalizzare a slanciare ulteriormente la struttura verso l'alto con l'obiettivo di dare l'impressione che il Vittoriano fosse la naturale prosecuzione architettonica di piazza Venezia<ref name="Tobia|p. 49"/>.
 
Sempre nel 1906, tramite [[regio decreto]] datato 17 maggio, fu istituito il "Comitato nazionale per la storia del Risorgimento", antesignano del moderno istituto<ref name="Ugolini|p. 7">{{Cita|Ugolini|p. 7}}.</ref>. Nello stesso decreto venne decisa la sede di questo comitato: l'erigendo Vittoriano<ref name="Ugolini|p. 7"/>. Contestualmente fu decretato che il Vittoriano, al suo interno, avrebbe anche ospitato il Centro culturale di studi e ricerche sul Risorgimento, nonché un museo e una biblioteca sull'argomento<ref name="Ugolini|p. 7"/>. In precedenza, nel febbraio dell'anno 1900, ci fu il passaggio della gestione del cantiere dalla "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" al [[Ministero dei lavori pubblici]]<ref name="Coppola|p. 16">{{Cita|Coppola|p. 16}}.</ref><ref name="Tobia|p. 51">{{Cita|Tobia|p. 51}}.</ref>.
 
=== Il dibatto sui soggetti da rappresentare ===
[[File:Vittoriano in costruzione.jpg|thumb|Il Vittoriano in costruzione]]
 
La prima proposta per quanto riguarda i soggetti da rappresentare nelle otto statue sul basamento della terza terrazza per chi proviene dall'ingresso del Vittoriano, ovvero quella che si trova alla base del sommoportico, prevedeva una lista di uomini illustri del Risorgimento che comprendeva [[Giuseppe Garibaldi]], [[Giuseppe Mazzini]], [[Terenzio Mamiani]], [[Massimo d'Azeglio]], [[Camillo Benso, conte di Cavour]], [[Manfredo Fanti]], [[Luigi Carlo Farini]] e [[Vincenzo Gioberti]]<ref name="Tobia|p. 54">{{Cita|Tobia|p. 54}}.</ref>. In una seconda lista Manfredo Fanti fu sostituito da [[Guglielmo Pepe]], Massimo d'Azeglio da [[Daniele Manin]] e Terenzio Mamiani da [[Bettino Ricasoli]]<ref name="Tobia|pp. 54-55">{{Cita|Tobia|pp. 54-55}}.</ref>. Altra idea fu quella di collocare queste statue ai lati della scalinata d'ingresso del Vittoriano<ref name="Coppola|p. 37"/>.
 
Dato che non si riusciva a compiere la scelta di quali uomini illustri rappresentare, fu fatta la proposta di scolpirci scene della [[Presa di Roma|breccia di Porta Pia]] su un lato e del [[plebiscito di Roma del 1870]] su quell'altro<ref name="Tobia|p. 53"/>. Vennero suggeriti altri temi che sganciassero da quello risorgimentale. Fu avanzata ad esempio l'ipotesi di scolpire personaggi dell'antica Roma, ovvero [[Romolo]] (che avrebbe allegoricamente rappresentato l'[[Origine]] o la [[Irredentismo|Redenzione]]), [[Marco Furio Camillo]] (la [[Guerre d'indipendenza italiane|Liberazione]]), [[Publio Cornelio Scipione]] (la [[Battaglia di Zama|Conquista]]), [[Cornelia]] (la [[Virtù]] domestica), [[Gaio Giulio Cesare]] (la [[Shekhinah|Gloria]]), [[Augusto]] (l'[[Impero romano|Impero]]), [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] (la [[Poesia]]) e [[Emilio Papiniano]] (il [[Diritto]]), ma anche in questo caso la discussione fu accesa, con varie controproposte sulla scelta dei personaggi da ritrarre<ref name="Tobia|p. 55">{{Cita|Tobia|pp. 54-55}}.</ref>. Alla fine non fu presa una decisione e la scelta cadde, decenni dopo, sulla posa di altari rappresentanti le città "[[Irredentismo italiano|redente]]", ovvero le città unite all'Italia in seguito alla [[prima guerra mondiale]] e negli anni immediatamente successivi: [[Trieste]], [[Trento]], [[Gorizia]], [[Pola]], [[Zara]] e [[Fiume (Croazia)|Fiume]]<ref name="Tobia|p. 55"/>. Il loro collocamento fu effettuato tra il 1929 e il 1930<ref name="Tobia|p. 55"/>.
[[File:Vittoriano in costruzione (4).jpg|thumb|left|Il Vittoriano in costruzione]]
 
Per quanto riguarda i soggetti da ritrarre a lato della dea Roma, ossia sulla prima terrazza per chi proviene dall'ingresso del Vittoriano, soggetti che avrebbero dovuto rendere omaggio alla personificazione della città eterna grazie a pose precise<ref name="Coppola|p. 37"/>, la prima idea fu quella scolpire lungo il basamento dell'intero terrazzo, che è lungo cinquanta metri, un corteo di personalità di spicco del Risorgimento convergente verso il centro, dove si sarebbe trovata la statua della dea Roma<ref name="Tobia|p. 53"/>. La proposta fu accolta positivamente dal [[Parlamento del Regno d'Italia]], visto che il soggetto era strettamente legato a Vittorio Emanuele II, la cui [[statua equestre]] si sarebbe trovata proprio sopra quella della dea Roma<ref name="Tobia|p. 53"/>. Un'altra proposta fu quella di ritrarre personaggi di pensiero, come [[Dante Alighieri]], [[Niccolò Machiavelli]], [[Galileo Galilei]], [[cola di Rienzo]], [[Leonardo da Vinci]], [[Giordano Bruno]], [[Cristoforo Colombo]] e Virgilio<ref name="Tobia|p. 55"/>.
 
Sacconi respinse però tutte le proposte relative ai personaggi storici: testimone delle discussioni che stavano avvenendo per scegliere i soggetti da ritrarre sulla terza terrazza per chi proviene dall'ingresso del Vittoriano, che stavano portando a un nulla di fatto per i profondi significati politici che tale scelta poteva fornire, propose di ritrarre in tutto il monumento figure allegoriche<ref name="Tobia|p. 54"/>: l'unica rappresentazione non simbolica del Vittoriano, e quindi relativa a un personaggio storico, sarebbe stata la ''statua equestre di Vittorio Emanuele II''<ref name="Levi|p. 316">{{Cita|Levi|p. 316}}.</ref>. Rispetto all'idea iniziale, la scelta di ritrarre invece figure allegoriche, ossia concetti astratti e generici attraverso immagini concrete e precise (per esempio [[Personificazione|personificazioni]] di virtù, sentimenti, ecc.), rese più universali i significati comunicati dalla presenza artistica del Vittoriano, dato che i concetti erano stati sganciati da persone storiche realmente esistite, le quali hanno avuto una storia di vita precisa e circostanziata<ref name="Coppola|p. 37"/>.
 
La scelta dei soggetti da rappresentare a fianco della dea Roma fu demandato a un concorso pubblico che ebbe luogo nel 1908<ref name="Tobia|p. 56">{{Cita|Tobia|p. 56}}.</ref>. Questo bando, oltre a scegliere l'artista a cui affidare i lavori, lasciava liberi gli scultori di proporre il soggetto preciso delle raffigurazioni laterali, fermo restando la presenza al centro della statua della dea Roma<ref name="Tobia|p. 56"/>. Vincitore fu [[Angelo Zanelli]], che propose le ''[[Bucoliche]]'' e le ''[[Georgiche]]'' di Virgilio, le quali furono inaugurate, insieme alla statua della dea Roma, nel 1925 in occasione del [[Natale di Roma]] (21 aprile)<ref name="Tobia|p. 56"/>.
{{clear}}
 
=== L'inaugurazione ===
{{Approfondimento
|titolo= I nomi con cui è conosciuto il Vittoriano
|allineamento = destra
|contenuto=
Sin dall'epoca della sua inaugurazione il Vittoriano, chiamato ufficialmente "Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II", era indicato anche con due sinonimi: "Vittoriano" e "Altare della Patria", che allora come oggi sono i nomi più usati per l'edificio.
 
Dal 1921, quando il [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]], militare italiano morto nella [[prima guerra mondiale]] la cui identità resta sconosciuta, fu tumulato sotto la statua della [[Roma (divinità)|dea Roma]] nella parte del Vittoriano che è chiamato "Altare della Patria", l'idea che il Vittoriano sia l'"Altare della Patria" si è rafforzata, e nello stesso tempo l'espressione ha cominciato a indicare non solo il luogo della sepoltura del soldato simbolo di tutti i caduti e i dispersi in guerra, ma l'intero Vittoriano<ref name="Tobia|p. 54"/>, grazie a un processo di [[metonimia]] che è dovuto al simbolismo del Milite Ignoto, che è molto sentito dalla popolazione<ref name="Tobia|p. 104"/>.
}}
[[File:Inaugurazione Vittoriano.jpg|thumb|left|Cerimonia di inaugurazione del Vittoriano (4 giugno 1911)]]
 
Il complesso monumentale fu inaugurato davanti a un'immensa folla il 4 giugno 1911, in occasione degli eventi collegati all'[[Expo 1911|Esposizione internazionale di Torino]] durante le celebrazioni del 50° [[anniversario dell'Unità d'Italia]]<ref name="Ugolini|p. 7"/>, da re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]]<ref name="Tobia|p. 11">{{Cita|Tobia|p. 11}}.</ref>.<ref name="Tobia|p. 11">{{Cita|Tobia|p. 11}}.</ref>. Alla cerimonia parteciparono anche la [[Elena del Montenegro|regina Elena]], la [[regina madre]], ovvero [[Margherita di Savoia]], e la restante parte della famiglia reale, compresa [[Maria Pia di Savoia]], figlia di Vittorio Emanuele II e [[Consorti dei sovrani portoghesi|regina madre del Portogallo]], da poco deposta dalla rivoluzione che aveva instaurato, l'anno precedente, la repubblica<ref name="Tobia|p. 11"/><ref>La foto della cerimonia è visibile al seguente indirizzo: {{cita web|url= http://mediatecaroma.archivioluce.com/mediatecaRoma/ricerca.html?show=14&index=882&jsonVal=&filter=&query=archiveName%3AluceFondoPastorel&id=IL0000008270&refId=10|titolo= Mediateca di Roma - Archivio dell'Istituto Luce|accesso= 1º gennaio 2018}}</ref>. Erano anche presenti il [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio]] [[Giovanni Giolitti]], i seimila [[Sindaco (Italia)|sindaci d'Italia]], i veterani delle [[Guerre d'indipendenza italiane|guerre risorgimentali]] e i tremila studenti delle scuole romane<ref name="Ugolini|p. 7"/>.
 
Tra i veterani delle guerre, sia quelli inquadrati nel [[Regio Esercito]] che i [[Garibaldino|garibaldini]], degno di nota fu l'ultimo sopravvissuto della Costituente che proclamò la [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana del 1849]] e i tre garibaldini che fecero sfilare una [[Bandiera d'Italia|bandiera tricolore]] durante la [[Invasione del Trentino (Garibaldi - 1866)|campagna del Trentino]] (operazione militare della [[terza guerra d'indipendenza italiana]] guidata da [[Giuseppe Garibaldi]]) e la [[battaglia di Digione]] (scontro combattuto durante la [[guerra franco-prussiana]]): questo tricolore, a causa dei colpi di [[mitragliatrice]] subiti, venne fortemente danneggiato, tant'è che era rimasta integra solo la banda verde, quella vicina all'asta, con quella bianca che era interamente sfilacciata<ref name="Tobia|p. 13">{{Cita|Tobia|p. 13}}.</ref>.
 
Il momento dell'inaugurazione fu rappresentato dal solenne scoprimento del drappo che rivestiva la ''statua equestre di Vittorio Emanuele II'', gesto che venne eseguito dopo un cenno di Giolitti, il quale prese l'ordine da re Vittorio Emanuele III di Savoia<ref name="Tobia|p. 11"/>. Poco prima Giolitti aveva pronunciato il discorso ufficiale dell'inaugurazione, la cui parte d'esordio recitava<ref name="Tobia|p. 12">{{Cita|Tobia|p. 12}}.</ref>:
[[File:Book mentioning Altare della Patria in 1911.jpg|thumb|Volume del 1911, nel cinquantenario dell'Unità d'Italia, in cui il monumento, inaugurato proprio quell'anno, è chiamato "Altare della Patria"]]
 
{{citazione|Sopra questo colle che ricorda le glorie e la grandezza di Roma [...] degnamente di inaugura il Monumento nazionale che nell'effigie del Padre della Patria riassume il ricordo delle lotte, dei sacrifici, dei martiri, degli eroismi che preparano e compirono la risurrezione dell'Italia. [...]|Giovanni Giolitti}}
 
In questo clima conciliante e connotato da un forte spirito unitario e nazionale ci furono delle voci fuori dal coro<ref name="Tobia|p. 14">{{Cita|Tobia|p. 14}}.</ref>. Alla solenne manifestazione erano contrari i [[Socialismo|socialisti]] (in quel momento guidati dall'ala [[Massimalismo (politica)|massimalista]]) per via della loro ideologia [[Internazionalismo|internazionalistica]], che è all'antitesi del patriottismo che si sarebbe respirato durante l'inaugurazione del Vittoriano, e i [[Repubblicanesimo|repubblicani]], che erano fortemente critici a questa cerimonia visti gli indiscutibili connotati [[Monarchismo|monarchici]] che possedeva il monumento a iniziare dalla sua intitolazione<ref name="Tobia|p. 14"/>.
 
Il costo totale per costruire il Vittoriano fu di circa 30 milioni di lire<ref name="Tobia|p. 60"/>. Per realizzare le sue fondamenta fu invece necessario sbancare {{formatnum:70000}} metri cubi di terreno<ref name="Tobia|p. 60"/>.
 
=== La tumulazione del Milite Ignoto ===
{{vedi anche|Milite Ignoto (Italia)}}
[[File:Maria Bergamas.jpg|thumb|left|Maria Bergamas, madre di un disperso della prima guerra mondiale, che scelse la salma da inumare all'altare della Patria]]
 
Dopo la [[prima guerra mondiale]], l'Altare della Patria venne scelto per ospitare la tomba del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]]<ref name=treccani>{{Treccani|milite-ignoto_(Enciclopedia-Italiana)|Milite Ignoto|accesso=8 gennaio 2018}}.</ref>. Il Milite Ignoto è un soldato italiano morto durante il primo conflitto mondiale, la cui identità resta sconosciuta a causa delle gravi ferite che hanno reso irriconoscibile il corpo: proprio per questo motivo egli rappresenta tutti i soldati italiani che morirono durante la guerra<ref name="treccani"/>. Il motivo del suo spiccato [[Simbolo|simbolismo]] risiede nella non identificazione del soldato, che porta [[Metafora|metaforicamente]] al passaggio (sempre più ampio: ciò è dovuto ai tratti indefiniti che sono propri del concetto di Milite Ignoto) dalla figura del [[soldato]], a quella del [[popolo]] e infine a quella della [[nazione]]<ref name="Tobia|p. 72">{{Cita|Tobia|p. 72}}.</ref>.
 
La scelta della salma da inumare all'Altare della Patria in una tomba che sarebbe diventata il monumento al Milite Ignoto fu fatta tra undici salme di soldati italiani non identificati, che furono individuate da un'apposita commissione costituita dal [[Ministero della guerra del Regno d'Italia|Ministero della Guerra]]<ref name=treccani />. La scelta delle undici salme non fu casuale; ognuna proveniva da una zona precisa del [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte italiano della prima guerra mondiale]] ([[Rovereto]], le [[Dolomiti]], gli [[Battaglia degli Altipiani|Altipiani]], il [[monte Grappa]], [[Montello (colle)|Montello]], il [[Basso Piave]], il [[Cadore]], [[Gorizia]], il [[Basso Isonzo]], il [[monte San Michele]] e [[Castagnevizza del Carso]])<ref name="Tobia|p. 73"/><ref name="treccani"/>.
 
Le undici bare furono poi portate provvisoriamente a [[Gorizia]] per poi essere trasferite ad [[Aquileia]]<ref name="treccani"/>. Nel frattempo, all'interno del complesso monumentale dell'Altare della Patria a Roma, fu realizzata la tomba che avrebbe ospitato il Milite Ignoto; la salma del soldato italiano sconosciuto sarebbe stata tumulata sotto la statua della [[Roma (divinità)|dea Roma]], davanti alla statua equestre di [[Vittorio Emanuele II di Savoia]]<ref name="Tobia|p. 73"/>.
 
La scelta della salma cui dare solenne sepoltura all'Altare della Patria fu affidata a [[Maria Bergamas]], madre di Antonio Bergamas, volontario [[Irredentismo italiano|irredentista]] di [[Gradisca d'Isonzo]] (comune friulano annesso al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] solo dopo la guerra), che aveva disertato dall'[[Imperiale e regio esercito|esercito austroungarico]] per unirsi a [[Regio Esercito|quello italiano]] e che era morto in combattimento senza che il suo corpo fosse stato mai ritrovato<ref name="treccani"/>.
[[File:Viaggio Milite Ignoto italiano (1921).jpg|thumb|La carrozza che trasportava la salma del Milite Ignoto durante il suo viaggio in treno verso Roma (29 ottobre-2 novembre 1921)]]
 
Il corpo del soldato da tumulare all'Altare della Patria fu scelto il 28 ottobre 1921 nella [[basilica di Aquileia]]<ref name="Tobia|p. 74">{{Cita|Tobia|p. 74}}.</ref>. Maria Bergamas fu condotta di fronte alle undici bare allineate, che passò in rassegna accasciandosi al suolo davanti al decimo feretro su cui, per questo motivo, cadde la scelta<ref>{{cita web|url=http://www.agenziacomunica.net/2017/10/26/26-ottobre-del-1921-maria-bergamas-la-mamma-che-scelse-il-milite-ignoto/|titolo=26 ottobre del 1921: Maria Bergamas la mamma che scelse il "Milite Ignoto"|accesso=30 gennaio 2018}}</ref>.
 
La bara così selezionata fu quindi collocata sull'[[affusto]] di un [[cannone]] e deposta su un [[Carro merci|carro funebre ferroviario]] seguito da altre sedici carrozze<ref name="Tobia|p. 76">{{Cita|Tobia|p. 76}}.</ref>, che venne disegnato per l'occasione da [[Guido Cirilli]]: la salma, fino al convoglio ferroviario, fu scortata da alcuni reduci decorati con la [[medaglia d'oro al valor militare]]<ref name="treccani"/>. Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono tumulate nel [[cimitero di guerra]] che circonda il tempio romano, nella ''Tomba dei dieci militi ignoti''<ref name="treccani"/>.
 
Il viaggio della salma prescelta verso la Capitale si compì su [[treno]] trainato da due [[Locomotiva a vapore|locomotive a vapore]] del gruppo [[Locomotiva FS 740|FS 740]] (una di esse, l'unità 740.115, è conservata nel [[Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa]]), sulla linea [[Aquileia]]-[[Roma]], passando per [[Udine]], [[Treviso]], [[Venezia]], [[Padova]], [[Rovigo]], [[Ferrara]], [[Bologna]], [[Pistoia]], [[Prato]], [[Firenze]], [[Arezzo]], [[Chiusi]], [[Orvieto]]<ref name="viaggioeroemindif1">{{cita web|url=http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/Ilviaggiodelleroe.aspx|titolo=Il viaggio dell'eroe|autore=Ministero della Difesa italiano|accesso=1º febbraio 2016}}</ref> a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione avesse modo di onorare il caduto<ref name="treccani"/>. Furono molti gli italiani che attesero, a volte anche per ore, il passaggio del convoglio al fine di poter rendere onore alla salma del Milite Ignoto<ref name="viaggioeroemindif1"/>.
[[File:Cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto al Vittoriano (4 novembre 1921).jpg|thumb|left|La cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto all'Altare della Patria (4 novembre 1921)]]
 
Una [[Stella d'Italia]] in bronzo era collocata su una delle due locomotive che trainava il carro funebre ferroviario, mentre una seconda era rappresentata sull'edificio principale della [[stazione di Roma Tiburtina]], all'epoca conosciuta come "stazione di Portonaccio", che accolse il convoglio nella destinazione finale<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=https://books.google.it/books?id=cFWEzSbNW40C&pg=PA204&dq=stella+d%27italia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi9rf-vxqLUAhUED8AKHZeICEg4ChDoAQg_MAU#v=onepage&q=stella%20d'italia&f=false|titolo=''Da Versailles al milite ignoto. Rituali e retoriche della vittoria in Europa (1919-1921)'' di Alessandro Miniero|accesso=4 giugno 2017|formato=|editore=}}</ref>. Le bandiere di tutti i reggimenti delle [[forze armate italiane]] e le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, con re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]] in testa, accolsero l'arrivo della salma muovendosi incontro al Milite Ignoto; quest'ultimo fu poi portato da un gruppo di decorati di medaglia d'oro nella [[basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri]]<ref name="treccani"/>.
 
La salma del Milite Ignoto fu sepolta con cerimonia solenne all'Altare della Patria il 4 novembre 1921 in occasione della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]]<ref name="treccani"/> e da allora la sua tomba è sempre vigilata da un [[Guardia d'onore|picchetto d'onore]] e da due fiamme che ardono perennemente<ref>{{cita web|url=http://civitavecchia.portmobility.it/it/il-vittoriano-e-piazza-venezia|titolo=Il Vittoriano e piazza Venezia|accesso=6 giugno 2017}}</ref>.
 
La cerimonia del 4 novembre 1921 è stata la più importante e partecipata manifestazione [[Patriottismo|patriottica]] dell'[[Proclamazione del Regno d'Italia|Italia unita]]<ref name="Tobia|p. 73">{{Cita|Tobia|p. 73}}.</ref>, visto che vi presero parte un milione di persone<ref name="Tobia|p. 80">{{Cita|Tobia|p. 80}}.</ref>. Parteciparono anche i socialisti e i [[Comunismo|comunisti]]: costoro infatti, come già accennato, erano legati alla loro ideologia, che era internazionalistica per definizione, e quindi furono ufficialmente avversi a questa celebrazione a causa dei suoi forti connotati patriottici<ref name="Tobia|p. 75">{{Cita|Tobia|p. 75}}.</ref>. Inoltre le forze politiche socialiste, durante il dibattito parlamentare che portò l'[[Italia nella prima guerra mondiale|Italia a partecipare alla prima guerra mondiale]], erano contrarie a un intervento diretto del Paese nel conflitto<ref name=vidotto />. I socialisti resero comunque onore al Milite Ignoto definendolo «[[Proletariato|proletario]] straziato da altri proletari»<ref name=difesa/>. La cerimonia del 4 novembre 1921 rappresentò il recupero, da parte degli italiani, di quello spirito patriottico che era stato annacquato dalle sofferenze patite durante la prima guerra mondiale<ref name="Tobia|p. 75"/>.
 
Quello che era stato inizialmente pensato come monumento di commemorazione di re Vittorio Emanuele II<ref name=quirinale/> ha quindi poi assunto un significato più universale celebrante l'[[Unità nazionale|Italia unita]] e la sua [[libertà]] grazie alla realizzazione dell'Altare della Patria, che è stata pensata durante i lavori di edificazione del monumento<ref name="Ugolini|p. 22">{{Cita|Ugolini|p. 22}}.</ref><ref name="Tobia|p. 66">{{Cita|Tobia|p. 66}}.</ref>. Con la tumulazione del Milite Ignoto, il Vittoriano è stato consacrato a una più ampia valenza simbolica diventando un [[tempio]] [[laico]] vero e proprio<ref name=difesa/><ref name="Levi|p. 324">{{Cita|Levi|p. 324}}.</ref> situato al centro della [[Civiltà romana|Roma antica]] e collegato a quella moderna grazie a strade che dipartono a raggiera da piazza Venezia<ref name="Coppola|p. 39"/>.
 
=== Il completamento ===
[[File:Aracoeli-fachada.jpg|thumb|La basilica dell'Ara Coeli. Sulla sinistra si intravede il Vittoriano]]
Il Vittoriano in questi anni (e fino agli anni quaranta del XX secolo) fu un apprezzato simbolo nazionale, esempio di arte "moderna", che si affiancava ai monumenti dell'[[antica Roma]] e a quelli della [[Stato Pontificio|Roma dei papi]], ovvero relativi ai due periodi in cui l'Italia fu uno dei centri della storia mondiale; [[Primo Levi (1853-1917)|Primo Levi]], già nei primi anni del XX secolo, spiegò la scelta di elevare il Vittoriano sul colle del Campidoglio, che definì metaforicamente il centro della "[[Terza Roma]]", richiamando una futura e ipotetica terza epoca della [[storia d'Italia]], dopo l'antica Roma e la Roma dei papi (quest'ultima era vista come la naturale conseguenza della prima: il "confine" tra le due era la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]]<ref name="Agnew|p. 237">{{Cita|Agnew|p. 237}}.</ref>), durante la quale la città di Roma sarebbe potuta diventare nuovamente di riferimento per il [[mondo]]<ref name="Agnew|p. 235"/>.<ref>{{Cita|Levi|pp. 313-314}}.</ref>:
 
{{citazione|[...] L'Italia era nell'obbligo di elevare la Terza Roma vicino alle due prime [...]|Primo Levi riferendosi all'ubicazione del Vittoriano}}
 
La vicinanza della "Terza Roma" alle altre due comunicava indirettamente anche il concetto di unità, ovvero uno degli ideali del Risorgimento, il cui obiettivo fu proprio l'unificazione italiana da un punto di vista politico, sociale e amministrativo: la collocazione del Vittoriano nel cuore del [[centro storico di Roma]] è legato proprio a questo contesto politico<ref name="Agnew|p. 235"/>. Altro concetto che comunicava la scelta di realizzare il Vittoriano, centro della "Terza Roma", vicino alle altre due, era quello che sarebbe stato impossibile separare completamente queste tre epoche storiche, i cui risultati si erano stratificati con il tempo dando origine alla Roma, e di riflesso all'Italia, dell'epoca<ref name="Agnew|p. 235"/>.
[[File:Piazza Venezia din Roma.jpg|thumb|left|Piazza Venezia vista dall'ingresso del Vittoriano. Si notano il Palazzo delle Assicurazioni Generali (a destra), [[Palazzo Venezia]] (a sinistra) e [[Palazzo Bonaparte (Roma)|Palazzo Bonaparte]] (a sinistra dell'imbocco di [[Via del Corso (Roma)|via del Corso]]). Al centro è presente una siepe dalla foggia e dai colori della [[bandiera d'Italia]]]]
 
Sono infatti visibili dalle terrazze più elevate del monumento molte delle più famose testimonianze dell'antica Roma, come il [[Colosseo]], i [[Fori Imperiali]], la [[Colonna Traiana]] e le [[Mura serviane]], e della Roma dei papi, come la [[basilica di San Pietro in Vaticano]], il [[palazzo del Quirinale]], la [[basilica di San Giovanni in Laterano]], [[basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio]], la [[Chiesa di Santa Maria di Loreto (Roma)|chiesa di Santa Maria di Loreto]], la [[Cordonata capitolina]] e la [[basilica di Massenzio]]<ref name="Levi|pp. 321-322">{{Cita|Levi|pp. 321-322}}.</ref>. In lontananza sarebbe poi stato visibile anche il [[Gianicolo]], con i [[Busti dei patrioti sul Gianicolo|busti dei patrioti]], che è invece espressione della nuova Italia post risorgimentale<ref name="Levi|p. 322">{{Cita|Levi|p. 322}}.</ref>. Tra essi, il monumento che si vede più vicino dalla sommità del Vittoriano, come già accennato, è la torre campanaria del [[Palazzo Senatorio]], che si trova proprio dietro il monumento, adiacente alla basilica dell'Ara Coeli<ref name="Coppola|p. 30"/>.
 
Nel 1925, in occasione del [[Natale di Roma]] (21 aprile), fu inaugurata la parte mancante dell'Altare della Patria, ovvero le sculture realizzate da [[Angelo Zanelli]] che affiancano la statua della dea Roma e che rappresentano le ''[[Bucoliche]]'' e le ''[[Georgiche]]'' di Virgilio<ref name="Tobia|p. 56"/>. Con la realizzazione della ''quadriga dell'Unità'' e della ''quadriga della Libertà'', che vennero poste sui [[Propileo|propilei]] fra il 1924 e il 1927, gli spazi esterni del Vittoriano poterono dirsi completati<ref>{{cita web|url=http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/13/news/altare_della_patria-13555472/|titolo=I 100 anni dell'Altare della Patria, monumento al Risorgimento|accesso=30 gennaio 2018}}</ref>. Il completamento degli spazi interni, compresa la cripta del Milite Ignoto (con mosaici di [[Giulio Bargellini]]), che si trova sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II, è dovuto ad [[Armando Brasini]], già direttore artistico del Vittoriano<ref name="Coppola|p. 39"/><ref name=TCI>Guida rossa del TCI, volume Roma, edizione del 2004, p. 203</ref>. Lo stesso architetto progettò anche il prospetto laterizio a contrafforti su via di San Pietro in Carcere<ref name=TCI/>. In questo contesto, il 19 febbraio 1921, fu sciolta la "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II"<ref name="Coppola|p. 20">{{Cita|Coppola|p. 20}}.</ref>.
[[File:Rome 26.JPG|thumb|Il Vittoriano di notte]]
 
Nel 1928 si decise di sistemare l'area adiacente al Vittoriano e di aprire via del Teatro di Marcello; ciò comportò lo smantellamento della seicentesca [[Chiesa di Santa Rita da Cascia in Campitelli|chiesa di Santa Rita in Campitelli]], che sorgeva alle pendici della scalinata della [[Basilica di Santa Maria in Aracoeli|basilica dell'Ara Coeli]] e che fu ricostruita, dieci anni più tardi, nei pressi del [[teatro di Marcello]]<ref>{{cita web|url=https://www.romaierioggi.it/via-del-teatro-di-marcello-1928/|titolo=Via Del Teatro Di Marcello (1928)|accesso=30 gennaio 2018}}</ref>. I lavori di scavo portarono alla luce l'[[insula dell'Ara Coeli]], risalente al [[II secolo|II secolo d.C.]], ancora oggi visibile sul lato sinistro del Vittoriano. La sistemazione dell'area intorno al monumento fu completata tra il 1931 e il 1933 dall'architetto [[Raffaele De Vico]], che progettò le due esedre alberate a gradoni di travertino<ref name=TCI/>.
 
La cripta del Milite Ignoto fu invece inaugurata durante la manifestazione del 24 maggio 1935, che era dedicata al ventennale dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale<ref name="Tobia|p. 101"/>. Questa cripta è un locale situato sotto la ''statua equestre di Vittorio Emanuele II'', da cui è possibile vedere il lato del [[sacello]] del Milite Ignoto che dà all'interno del Vittoriano<ref name="Tobia|pp. 102-103">{{Cita|Tobia|pp. 102-103}}.</ref>. Si trova quindi in corrispondenza dell'Altare della Patria, da cui invece si può vedere il lato della tomba del Milite Ignoto che dà verso l'esterno dell'edificio<ref name="Tobia|p. 103">{{Cita|Tobia|p. 103}}.</ref>.
 
I lavori di completamento del Vittoriano ebbero luogo alla fine nel 1935, con la realizzazione del [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano|Museo centrale del Risorgimento]], che fu però inaugurato e aperto al pubblico decenni dopo, nel 1970<ref name="Tobia|p. 102">{{Cita|Tobia|p. 102}}.</ref>. Nell'occasione fu prevista pure la creazione di un [[Sacrario delle Bandiere]], che avrebbe dovuto ospitare un'esposizione delle bandiere militari italiane storiche<ref name="Tobia|p. 102"/>. I suoi prodromi furono il trasferimento da [[Castel Sant'Angelo]] al Vittoriano delle bandiere di guerra dei reggimenti disciolti<ref name="Tobia|p. 101"/>: lo spazio espositivo fu infatti inaugurato e aperto al pubblico decenni dopo, nel 1968<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|titolo=Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano|accesso= 16 gennaio 2017}}</ref>.
 
Il completamento degli spazi interni, compresa la cripta del Milite Ignoto (con mosaici di [[Giulio Bargellini]]), è dovuto ad [[Armando Brasini]], già direttore artistico del Vittoriano<ref name="Coppola|p. 39"/><ref name=TCI>Guida rossa del TCI, volume Roma, edizione del 2004, p. 203</ref>. Lo stesso architetto progettò anche il prospetto [[laterizio]] a [[Contrafforte|contrafforti]] su via di San Pietro in Carcere<ref name=TCI/>. In questo contesto, nel 1939, la gestione del Vittoriano passò dal Ministero dei lavori pubblici a [[Ministero della pubblica istruzione|quello della pubblica istruzione]]<ref name="Ugolini|p. 10"/>.
 
=== Il fascismo ===
[[File:Benito Mussolini marching into Rome.jpg|thumb|left|Il Vittoriano durante la tappa conclusiva della [[marcia su Roma]] (28 ottobre 1922). Si noti la mancanza delle statue delle quadrighe, che vennero poste sulla sommità dei propilei solo successivamente, fra il 1924 e il 1927]]
 
[[Benito Mussolini]]<ref name=difesa/><ref name="Agnew|p. 233"/>. I prodromi alla politicizzazione di questo luogo si ebbero già nel 1920, prima della tumulazione del Milite Ignoto (1921) e della [[marcia su Roma]] (1922), per via di manifestazioni antisocialiste e [[Bolscevismo|antibolsceviche]] organizzate dai partiti nazionalisti e patriottici che ebbero luogo al Vittoriano prima delle [[Elezioni amministrative italiane del 1920|elezioni amministrative dell'ottobre 1920]] e delle [[Elezioni politiche italiane del 1921|elezioni politiche del maggio 1921]]<ref name=vidotto>{{cita web|url= http://dprs.uniroma1.it/sites/default/files/425.html|titolo=I luoghi del fascismo a Roma|autore= [[Vittorio Vidotto]]|accesso= 5 gennaio 2018}}</ref>.
 
Il Vittoriano fu caricato di significato simbolico anche da Mussolini, che lo scelse come tappa finale della marcia su Roma: nell'occasione la celebre manifestazione fascista terminò con l'omaggio alla tomba del Milite Ignoto<ref name=vidotto />. Ciò non fu un caso: dato il suo alto valore rappresentativo legato al primo conflitto mondiale, il fascismo fornì al Vittoriano un nuovo [[Simbolo|simbolismo]], quello legato alla militarizzazione della società italiana, che erano uno dei pilastri fondanti del programma politico del partito fondato da Benito Mussolini<ref name="Tobia|p. 85">{{Cita|Tobia|p. 85}}.</ref>.
 
A prima guerra mondiale conclusa e non terminata secondo le aspettative, tant'è che il suo epilogo venne definito "[[vittoria mutilata]]" per via del mancato rispetto del [[Patto di Londra]] (l'Italia dovette rinunciare ad alcune delle terre promesse dal patto: la [[Dalmazia]] settentrionale e i "[[Mandato della Società delle Nazioni|mandati]]" sulle [[Impero coloniale tedesco|ex colonie tedesche]] e sui territori non turchi dell'[[Impero ottomano]]), il fascismo fece di questo problema politico uno dei suoi cavalli di battaglia, spesso richiamando le sofferenze e i sacrifici patiti dal popolo italiano durante la guerra<ref name="Tobia|p. 85"/>. Quindi il Vittoriano, per la seconda volta, mutò il suo significato metaforico<ref name="Tobia|p. 85"/>. Dall'originario simbolismo legato alla celebrazione di Vittorio Emanuele II e dalla successiva trasformazione in tempio laico avvenuta con la realizzazione dell'Altare della Patria, inizialmente [[Altare|ara]] della dea Roma e poi [[sacello]] del Milite Ignoto, il Vittoriano diventò uno dei simboli del riscatto militare dell'Italia<ref name="Tobia|p. 85"/>. Mussolini, quando accettò da re Vittorio Emanuele III l'incarico di formare il suo primo governo, richiamò indirettamente il simbolismo del Vittoriano, visto che pronunciò le parole: "[...] Porto a Vostra Maestà l'[[Battaglia di Vittorio Veneto|Italia di Vittorio Veneto]], riconsacrata dalla vittoria. [...]"<ref name=vidotto /><ref name="Tobia|p. 85"/>.
[[File:Manifestazione fascista al Vittoriano.JPG|thumb| Manifestazione fascista al Vittoriano organizzata il 31 ottobre 1922 poco dopo la marcia su Roma]]
 
Dopo la marcia su Roma, attraverso la quale Benito Mussolini conquistò il potere, il Vittoriano diventò sempre più spesso il luogo dove il fascismo organizzava le sue manifestazioni<ref name="Tobia|p. 85"/>. Da tempio laico dove il sentimento che imperava era il ricordo dei caduti in guerra, il Vittoriano si trasformò in luogo dove era continuo il richiamo al patriottismo e alla potenza militare dell'Italia<ref name="Tobia|p. 85"/>. A questo si aggiunse, nel 1929, il trasferimento degli uffici di Benito Mussolini a [[Palazzo Venezia]]<ref name="Agnew|p. 233"/>. Sulle scalinate del Vittoriano si assiepava parte del pubblico che assisteva ai discorsi proferiti da Benito Mussolini dal celebre balcone di [[Palazzo Venezia]], che si affacciava sull'omonima piazza<ref name=vidotto />. Da questo momento in poi piazza Venezia, e con esso il Vittoriano, diventò il punto nevralgico della propaganda del regime<ref name="Agnew|p. 233"/>. Considerando che il richiamo alla [[Civiltà romana|romanità]] era uno dei capisaldi della propaganda di regime, la scelta di piazza Venezia non fu caso: oltre al Vittoriano, nei suoi pressi erano presenti, ad esempio, anche il [[Colosseo]] e i [[Fori Imperiali]]<ref name="Agnew|p. 233"/>.
 
Per fissare il Vittoriano nell'[[immaginario collettivo]] degli italiani il fascismo, dalla fine degli anni venti, fece un'imponente opera propagandistica sfruttando anche la [[Nascita dell'industria cinematografica italiana|nascente industria cinematografica italiana]], che portò il Vittoriano a essere una presenza costante nei filmati di regime, il cui sfondo era spesso il panorama di Roma<ref name="Tobia|p. 87">{{Cita|Tobia|p. 87}}.</ref>. Dal 1928 al 1943 il Vittoriano comparì in 249 filmati di regime distribuiti nei cinema italiani: 168 (il 67,4%) di queste apparizioni sono legate a un omaggio al Milite Ignoto, mentre le restanti 81 (il 32,5 %) il Vittoriano era il teatro di una manifestazione fascista organizzata tra le sue mura<ref name="Tobia|pp. 87-88">{{Cita|Tobia|pp. 87-88}}.</ref>. In questo contesto l'architetto e ingegnere [[Gustavo Giovannoni]] propose la costruzione, nei pressi di [[piazza di Spagna]], di un monumento paragonabile al Vittoriano che celebrasse l'[[Storia del fascismo italiano|Italia fascista]], progetto che non ebbe poi seguito<ref name="Agnew|p. 234">{{Cita|Agnew|p. 234}}.</ref>. Questo non fu l'unico punto di contatto tra l'Italia liberale e quella fascista: entrambe avevano l'obiettivo di forgiare una "nuova Italia", ed ambedue avevano tendenze [[Imperialismo|imperialistiche coloniali]]<ref name="Agnew|p. 236">{{Cita|Agnew|p. 236}}.</ref>. Ciò che invece li differenziava era il modo con cui volevano perseguire questo obiettivo: l'Italia liberale lasciando il [[libero arbitrio]] ai cittadini, il regime fascista con la coercizione e le violenze<ref name="Agnew|p. 236"/>.
[[File:Sfilata in via dell'Impero per la Decima Leva Fascista.JPG|thumb|left|Sfilata lungo via dell'Impero per la '' Decima Leva Fascista'', ovvero la decima cerimonia con la quale i [[Opera nazionale balilla|Ballila]] che avevano compiuto 14 anni passano alle [[Avanguardia giovanile fascista|Avanguardie]], in una foto del 1936. Sullo sfondo, il Vittoriano]]
 
Durante il fascismo Roma conobbe, per la seconda volta nella [[Storia d'Italia (1861-oggi)|storia dell'Italia unita]] dopo i citati stravolgimenti di fine XIX secolo, una massiccia opera di demolizioni di edifici storici<ref name="Tobia|p. 89">{{Cita|Tobia|p. 89}}.</ref>. Anche in questo caso, l'obiettivo era quello di fornire alla capitale un aspetto più moderno e più legato alla situazione politica dell'epoca<ref name="Tobia|p. 89"/>. L'opera urbanistica più importante che venne realizzata fu via dell'Impero (la moderna [[via dei Fori Imperiali]]), per la cui costruzione, che avvenne tra il 1931 e il 1932, furono abbattuti un cospicuo numero di edifici storici, sia civili che religiosi<ref name="Tobia|p. 89"/>. Il Vittoriano, con le demolizioni operate dal fascismo, era ora pienamente visibile da [[Via del Corso (Roma)|via del Corso]], con le conseguenze prospettiche e sceniche del caso: in precedenza il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II, dal punto citato, si scorgeva appena<ref name="Tobia|p. 96">{{Cita|Tobia|p. 96}}.</ref>. Inoltre il Vittoriano, era ora anche facilmente riconoscibile dal Colosseo, dal quale poi si poteva imboccare via dell'Impero e giungere in piazza Venezia<ref name="Tobia|p. 96"/>.
 
Il fascismo però non si limitò a demolire edifici storici e a costruirne di nuovi, ma realizzò una vasta opera di ristrutturazioni dei monumenti antichi nell'ottica di fornire a Roma una doppia peculiarità: moderna capitale della nuova Italia e città fortemente caratterizzata dalla presenza di testimonianze storiche<ref name="Tobia|p. 93">{{Cita|Tobia|p. 93}}.</ref>. Quest'ultimo aspetto era legato soprattutto alla storia dell'antica Roma, per cui il fascismo aveva un vero e proprio culto<ref name="Tobia|p. 93"/>. Il fascismo operò anche una vasta opera di restauro dei monumenti e degli edifici storici della capitale<ref name="Tobia|p. 93"/>. I restauri non furono mossi solamente da motivi storici e artistici: spesso gli edifici e i monumenti vennero restaurati tenendo in grande considerazione l'attualizzazione dell'antico, modernizzazione che era legata alle condizioni politiche dell'epoca<ref name="Tobia|p. 93"/>. Spesso gli edifici e i monumenti restaurati facevano da sfondo alla celebrazione del regime, di cui il Vittoriano fu molte volte il protagonista<ref name="Tobia|p. 95">{{Cita|Tobia|p. 95}}.</ref>.
[[File:Vittorio Emanuele III consegna una medaglia d'oro a un uomo all'Altare della Patria.JPG|thumb|Re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]] consegna una medaglia d'oro all'Altare della Patria alla presenza di [[Benito Mussolini]] (10 giugno 1942)]]
 
L'obiettivo legato alla costruzione di via dell'Impero era quello di realizzare una nuova grande strada che congiungesse piazza Venezia, dove sorge il Vittoriano, con il [[Colosseo]] passando dai [[Fori Imperiali]]<ref name="Tobia|p. 89"/>. Con essa scomparvero dalle mappe molte vie di Roma, come via Cremona, via Bonella, via della Croce Bianca, via di San Lorenzo ai Monti, via delle Marmorelle e via della Salaria Vecchia<ref name="Tobia|p. 89"/>. Scomparve anche il [[Velia (colle)|Velia]], uno dei [[Sette colli di Roma|colli di Roma]], che fu spianato<ref name="Tobia|p. 89"/>. Fu anche portato a termine, tra il 1926 e il 1933, l'opera di demolizione degli edifici intorno al Vittoriano iniziata alla fine del XIX secolo<ref name="Tobia|p. 90">{{Cita|Tobia|p. 90}}.</ref>. Come conseguenza a questi lavori di demolizione e costruzione, piazza Venezia, e con essa il Vittoriano, si trovò al centro urbanistico del quartiere, con cinque strade che vi convergevano, la cui più importante era via dell'Impero<ref name="Tobia|p. 91">{{Cita|Tobia|p. 91}}.</ref>. Fu anche completamente rifatta, con la piantumazione di [[Esedra|esedre]] arboree, piazza Venezia<ref name="Tobia|p. 91"/>. Il Vittoriano non fu quindi solo il protagonista di molte molte manifestazioni che furono organizzate all'interno del suo perimetro, ma diventò anche un simbolico sfondo di celebrazioni, raduni e sfilate che avvennero in via dell'Impero<ref name="Tobia|pp. 92-93">{{Cita|Tobia|pp. 92-93}}.</ref>.
 
Con l'avvento del fascismo, come già accennato, il Vittoriano diventò uno dei palcoscenici del regime per le manifestazioni finalizzate all'ostentazione delle virtù militari dell'Italia<ref name="Tobia|p. 103"/>. Era però un ruolo di secondo piano, dato che le parate militari avvenivano lungo via dell'Impero (la moderna [[via dei Fori Imperiali]]) con il Vittoriano che faceva da sfondo<ref name="Tobia|p. 103"/>. Il vero protagonista di piazza Venezia era il balcone dell'omonimo palazzo, da dove Benito Mussolini pronunciava i suoi discorsi alla folla<ref name="Tobia|p. 103"/>. Il Vittoriano mantenne comunque un ruolo di primo piano, che era legato alla presenza della tomba del Milite Ignoto, a cui il regime rendeva spesso omaggio<ref name="Tobia|pp. 103-104">{{Cita|Tobia|pp. 103-104}}.</ref>. Anche l'[[Altare|ara]] dei caduti fascisti, che si trovava sul colle del Campidoglio, aveva un ruolo analogo<ref name="Tobia|p. 104">{{Cita|Tobia|p. 104}}.</ref>.
 
Tra le celebrazioni avvenute al Vittoriano durante il fascismo, quelle più legate al simbolismo del monumento furono la manifestazione avvenuta il 24 maggio 1935, che ricordò l'[[Italia nella prima guerra mondiale|entrata in guerra dell'Italia vent'anni prima]], e quella del 9 novembre 1938, che celebrò il ventennale della vittoria dell'Italia nel primo conflitto mondiale<ref name="Tobia|pp. 100-101">{{Cita|Tobia|pp. 100-101}}.</ref>.
[[File:Il Vittoriano negli anni quaranta del XX secolo.jpg|thumb|left|Il Vittoriano tra il 1943 e il 1944]]
 
Altra manifestazione degna di nota che venne organizzata al Vittoriano fu quella del 18 dicembre 1935, che fu contemporaneamente replicata in tutta Italia e che venne chiamata "[[oro alla Patria]]" per via del fatto che era finalizzata alla raccolta di metalli utili alla causa bellica; essa era necessaria per le [[sanzioni economiche all'Italia fascista]] decretate dalla [[Società delle Nazioni|Società delle nazioni]] in risposta all'attacco italiano contro l'[[Impero d'Etiopia]], che portò all'[[Guerra d'Etiopia|omonima guerra]]<ref name="Tobia|p. 105">{{Cita|Tobia|p. 105}}.</ref>. La [[Elena del Montenegro|regina Elena]], che donò le fedi nuziali della famiglia reale in una cerimonia officiata all'Altare della Patria, pronunciò un discorso ufficiale, un cui stralcio recita<ref name="Tobia|p. 105">{{Cita|Tobia|p. 105}}.</ref>:
 
{{citazione|[...] Nell'ascendere il sacrario del Vittoriano unita alle fiere madri e spose della nostra cara Italia per deporre sull'altare dell'Eroe ignoto la fede nuziale, simbolo delle nostre prime gioie e delle estreme rinunce, in purissima offerta di dedizione alla Patria piegandoci a terra quasi per confonderci in ispirito coi nostri gloriosi Caduti della Grande Guerra, invochiamo unitamente a loro, innanzi a Dio, "Vittoria"|Discorso della regina Elena al Vittoriano, 18 dicembre 1935}}
 
Il discorso era legato a uno dei messaggi politici del fascismo: la Vittoria riscattata dalla [[rivoluzione fascista]] e quindi non più "mutilata"<ref name="Tobia|p. 104"/>.
 
Di questi anni è la realizzazione del ''sacello del milite Ignoto'', ovvero della cripta interna al Vittoriano resa visitabile al pubblico, che così può vedere anche l'altro lato della tomba, quello che dà all'interno dell'edificio, e non solo il lato esterno, quello che è in corrispondenza dell'Altare della Patria<ref name="Tobia|p. 101">{{Cita|Tobia|p. 101}}.</ref>.
 
=== L'oblio ===
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-310-0880-38, Italien, Rom, Tiger I vor Vittoriano.jpg|thumb|[[Carro armato pesante]] della Germania nazista [[Panzer VI Tiger I]] di fronte al Vittoriano nel febbraio 1944, durante l'occupazione tedesca dell'Italia]]
 
Con la [[caduta del fascismo]] (25 luglio 1943) Benito Mussolini fu estromesso dal potere e poi arrestato<ref name=fascismo>{{Treccani|fascismo|Fascismo|accesso=30 gennaio 2018}}.</ref>. Re Vittorio Emanuele III di Savoia diede quindi l'incarico di formare un governo militare a [[Pietro Badoglio]]<ref name=fascismo />. Nei giorni seguenti il nuovo esecutivo iniziò a prendere contatti con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] per trattare la resa<ref name=cassibile>{{Treccani|armistizio-di-cassibile_(Dizionario-di-Storia)|Cassibile, armistizio di|accesso=30 gennaio 2018}}.</ref>. Poche settimane dopo, il 3 settembre, il [[Governo Badoglio I|governo Badoglio]] firmò con gli alleati l'[[armistizio di Cassibile]], che venne reso noto l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] dallo stesso Badoglio, con cui l'Italia annunciava la resa nei confronti delle truppe anglo-americane<ref name=cassibile />.
 
Approfittando anche del disorientamento dei reparti di truppa e della disgregazione delle strutture dirigenti italiane dopo l'armistizio dell'8 settembre, la [[Wehrmacht]] [[Operazione Achse|invase l'Italia]] sopraffacendo, tra l'8 e il 19 settembre 1943, gran parte delle forze armate dell'ex-alleato, catturando centinaia di migliaia di soldati che furono in gran parte internati in [[Germania]] come lavoratori coatti, e impadronendosi di un cospicuo bottino di armi ed equipaggiamenti: sulla parte del territorio della Penisola occupata dai tedeschi venne fondata la [[Repubblica Sociale Italiana]] con a capo Benito Mussolini, nel frattempo liberato dai nazisti con l'[[Operazione Quercia]]<ref name=fascismo />.
 
Con la fine della [[seconda guerra mondiale]] (2 settembre 1945), da cui conseguì il [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum del 2 giugno 1946]] e la nascita della [[Italia|Repubblica Italiana]], il Vittoriano, svuotato dai contenuti militareschi che gli furono associati dal fascismo, tornò alla precedente funzione: un [[tempio]] [[laico]] dedicato all'Italia [[Libertà|libera]] e [[Unità nazionale|unita]]]<ref name="Tobia|p. 109">{{Cita|Tobia|p. 109}}.</ref>.
[[File:Omaggio al Milite Ignoto Segni.jpg|thumb|left|L'ex [[Presidente della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]] [[Antonio Segni]] rende omaggio al Milite Ignoto (4 novembre 1955)]]
 
Da questo momento in poi l'Altare della Patria è tornato a essere il teatro di manifestazioni simboliche che rappresentano l'intero [[Italiani|popolo italiano]]<ref name="Tobia|p. 109"/>. Le più importanti si svolgono annualmente in occasione dell'[[Anniversario della liberazione d'Italia]] (25 aprile), della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre), durante le quali il [[Presidente della Repubblica Italiana]] e le [[Ordine delle cariche della Repubblica Italiana|massime cariche dello Stato]] rendono omaggio al [[sacello]] del Milite Ignoto con la deposizione di una [[Corona trionfale|corona d'alloro]] in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre<ref name="Tobia|p. 109"/>.
 
Già nel 1947 si registrarono le prime avvisaglie dell'uso di parte che alcune forze politiche italiane fecero del Vittoriano e del milite Ignoto<ref name="Tobia|p. 111">{{Cita|Tobia|p. 111}}.</ref>. Il primo uso strumentale del monumento fu la deposizione, l'11 febbraio 1947, di una corona d'alloro sulla tomba del Milite Ignoto e la contestuale organizzazione di uno sciopero generale, durante i quali si registrarono incidenti in piazza Venezia tra fazioni politiche avversarie<ref name="Tobia|p. 111"/>. Il pretesto fu la firma del [[Trattati di Parigi (1947)|trattato di Parigi]], che avvenne il giorno prima, il 10 febbraio, tramite il quale furono ridisegnati i confini dell'Europa, [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|frontiere italiane comprese]], e vennero stabiliti i risarcimenti che le nazioni sconfitte avrebbero dovuto pagare a quelle vittoriose dopo gli eventi legati alla seconda guerra mondiale<ref name="Tobia|p. 111"/>.
 
Nel 1948 lo scontro politico fu molto più acceso, visto che erano in programma le [[Elezioni politiche italiane del 1948|prime elezioni libere dopo la caduta del fascismo]], che erano previste per il 18 aprile<ref name="Tobia|p. 111"/>. In questo caso il coinvolgimento del Vittoriano fu molto più diretto: in piazza Venezia, proprio davanti al monumento, fu installato dalla [[Democrazia Cristiana]] un cartellone di propaganda elettorale alto quindici metri che mostrava il Vittoriano che "dava un calcio" da dietro a un soldato dell'[[Armata Rossa]], riconoscibile per la presenza dei [[Simbologia comunista|simboli più celebri]] del [[comunismo]], la [[falce e martello]] e la [[Stella rossa (simbolo)|stella rossa]], avente le fattezze di [[King Kong]]<ref name="Tobia|p. 111"/>. Sopra questa scena capeggiava un vistoso "NO!"<ref name="Tobia|p. 111"/>.
[[File:Viktor Emanuel-monumentet i Roma - no-nb digifoto 20150123 00008 NB MIT FNR 19895.jpg|thumb|Il Vittoriano negli anni cinquanta del XX secolo]]
 
Questo clima politico dai toni fortemente contrastati si stemperò in parte con il passare degli anni<ref name="Tobia|p. 112">{{Cita|Tobia|p. 112}}.</ref>. Nel 1955, primo decennale della Liberazione il Presidente della Repubblica Italiana per la prima volta depose una corona d'alloro in omaggio al Milite Ignoto durante le celebrazioni del 25 aprile,<ref name="Tobia|p. 112"/>. In precedenza il programma della manifestazione prevedeva infatti altri eventi che non comprendevano il solenne atto di ossequio al soldato simbolo di tutti i caduti italiani nelle guerre<ref name="Tobia|p. 112"/>. A partire dal 25 aprile 1955, la deposizione di una corona d'alloro al sacello del Milite Ignoto è entrata a far parte del programma ufficiale della manifestazione<ref name="Tobia|p. 112"/>.
 
Il solenne omaggio del 25 aprile 1955 non fu privo di contrasti<ref name="Tobia|p. 112"/>. Accanto alle delegazioni dell'[[Associazione Nazionale Partigiani d'Italia|ANPI]], della [[Federazione italiana delle associazioni partigiane|FIAP]] e della [[Federazione italiana volontari della libertà|FIVL]], ovvero delle associazioni partigiane comuniste, [[Partito d'Azione|azioniste]] e cattoliche, che presenziarono all'Altare della Patria insieme al Presidente della Repubblica, si registrarono contestazioni di piazza ad opera dei giovani di [[Destra (politica)|destra]] ed [[estrema destra]]<ref name="ReferenceA">{{cita libro|Piero|Ignazi|L'estrema destra in Europa|2000|Il Mulino|Bologna|p = 255}}</ref><ref name="ReferenceB">{{cita libro|Paul|Hainsworth|The extreme right in Western Europe|2008|Routledge|Londra e New York|p = 29| ISBN =978-0-415-17097-0}}</ref><ref name="ReferenceC">{{cita libro|Cas|Mudde|The Ideology of the Extreme Right|2000|Manchester University Press|[[Manchester]]| ISBN =0-7190-6446-5}}</ref> del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|Movimento Sociale Italiano]]<ref name="Tobia|p. 112"/>.
 
Il 23 febbraio 1958, nel decennale del'entrata in vigore della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione repubblicana]], ci fu la solenne traslazione al Vittoriano della bandiera del comando del [[corpo volontari della libertà]], ovvero della struttura di coordinamento generale della [[Resistenza italiana]] durante la seconda guerra mondiale, ufficialmente riconosciuta sia dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] che dal [[governo Badoglio II|governo Badoglio]]<ref name="Tobia|p. 113">{{Cita|Tobia|p. 113}}.</ref>. Questo vessillo si aggiunse alle bandiere di guerra dei reggimenti disciolti dell'esercito che erano conservate nel Vittoriano già dal 1935 in attesa dell'inaugurazione di un [[Sacrario delle Bandiere]] aperto al pubblico<ref name="Tobia|p. 113"/>.
[[File:Roma, Viktor Emanuel-monumentet - no-nb digifoto 20150123 00028 NB MIT FNR 19896.jpg|thumb|left|Il Vittoriano negli anni cinquanta del XX secolo]]
 
Il 14 giugno 1961 il sacrario fu arricchito dalle bandiere della [[Marina Militare]] e da alcuni cimeli legati alla storia navale militare italiana<ref name="Tobia|p. 114">{{Cita|Tobia|p. 114}}.</ref>. Nel complesso, il Sacrario delle Bandiere, fu inaugurato e aperto al pubblico il 4 novembre 1968 in occasione della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]]<ref name="Tobia|p. 114"/>. In questo contesto, il 2 ottobre 1970, fu inaugurato e aperto al pubblico il [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano]],: l'occasione fu la commemorazione del centenario del [[Plebisciti risorgimentali|plebiscito che decretò l'annessione]] del [[Lazio]] al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<ref name="romartguide">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.romartguide.it/italiano/schedemusei/MuseoDelVittoriano.html|titolo=Museo centrale del Risorgimento - Complesso del Vittoriano|accesso=2 marzo 2016|formato=|editore=romartguide.it}}</ref>.
 
Negli anni sessanta del XX secolo per il Vittoriano iniziò un lento disinteressamento da parte degli italiani<ref name="Tobia|p. 115">{{Cita|Tobia|p. 115}}.</ref>: quest'ultimo non era infatti più visto come uno dei [[Simboli patri italiani|simboli dell'identità nazionale]], ma come un ingombrante monumento rappresentante un'Italia sorpassata dalla storia<ref name="Coppola|p. 9">{{Cita|Coppola|p. 9}}.</ref>. Complice il sempre più evidente stato di abbandono del monumento, sempre meno persone partecipavano alle celebrazioni che avvenivano al Vittoriano, comprese quelle che interessavano il Milite Ignoto<ref name="Tobia|p. 115"/><ref name="Coppola|p. 11">{{Cita|Coppola|p. 11}}.</ref>. Da più parti si giunse anche proporre di abolirle oppure di trasferirle altrove<ref name="Tobia|p. 115"/>. Era ancora vivo il ricordo delle adunate oceaniche fasciste in piazza Venezia e il Vittoriano, che era il suo sfondo, progressivamente, scivolò in una ''[[damnatio memoriae]]'' che causò la sua progressiva esclusione dall'[[immaginario collettivo]] degli italiani<ref name="Tobia|p. 115"/>.
 
A questo si aggiunse la memoria delle demolizioni e degli sventramenti di interi isolati storici di Roma, sia negli anni della costruzione del Vittoriano sia durante il ventennio fascista, che lasciò un ricordo nostalgico<ref name="Coppola|p. 14"/>. Anche da parte delle istituzioni ci fu un mutamento: da eventi coinvolgenti e emozionanti, si passò a commemorazioni rituali e asettiche con sempre meno spettatori che vi assistevano<ref name="Tobia|p. 115"/>. Il Vittoriano si trasformò quindi in un semplice edificio di Roma svuotato di tutto il suo simbolismo, con piazza Venezia che diventò, a causa del'espansione urbanistica di Roma degli anni cinquanta del XX secolo e il conseguente aumento del traffico veicolare, in un semplice punto nevralgico del sistema stradale della capitale<ref name="Tobia|p. 115"/>.
[[File:Giulio Andreotti, John Fitzgerald Kennedy - Omaggio al Milite Ignoto.jpg|thumb|Come da prassi per i Capi di Stato esteri in visita in Italia, [[John Fitzgerald Kennedy]] (presidente degli [[Stati Uniti d'America]]) si appresta a rendere omaggio al Milite Ignoto accompagnato dal [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|ministro della difesa]] [[Giulio Andreotti]] (luglio 1963)]]
 
Il 12 dicembre 1969 il Vittoriano fu colpito da un attentato: nel pomeriggio vennero fatte esplodere due bombe (intorno alle 17:30, a dieci minuti una dall'altra) che non fecero vittime, in concomitanza con la [[strage di piazza Fontana]] a [[Milano]]<ref name="Tobia|p. 116">{{Cita|Tobia|p. 116}}.</ref>. Furono collocate lateralmente, in corrispondenza di ciascun [[propileo]]<ref name="Tobia|p. 116"/>. Una riuscì a scardinare la porta del Museo centrale del Risorgimento, che volò per sette metri, e a rompere le vetrate della [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]], mentre l'altro ordigno rese pericolante il basamento di un pennone<ref name="Tobia|p. 116"/>. A causa dei danni dovuti all'attentato, il Vittoriano venne chiuso al pubblico, e tale resterà per quarant'anni<ref name=Almanacco>{{Cita|Ridolfi|p. 169}}.</ref>.
 
Sulla scia del clima politico degli anni settanta, e a causa della chiusura al pubblico, il Vittoriano conobbe un lungo periodo di oblio, sia da parte dei cittadini che da parte delle istituzioni<ref name="Ugolini|p. 10"/>. In questo contesto, nel 1975, il Vittoriano passò in carico dal Ministero della pubblica istruzione a [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|quello dei beni culturali]], ente che tuttora gestisce il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II di Savoia<ref name="Ugolini|p. 10"/>, mentre nel 1981, tramite decreto datato 20 maggio, il ministero gestore del monumento dichiarò l'importanza storica e artistica del Vittoriano riallacciandosi alla precedente legge n° 1.089 del 1º giugno 1939<ref name="Ugolini|p. 10">{{Cita|Ugolini|p. 10}}.</ref>.
 
Negli anni settanta e ottanta del XX secolo il Vittoriano iniziò a sollevare polemiche nella [[Critica artistica|critica d'arte]], che vedeva nell'edificio un tentativo anacronistico e mal riuscito di riportare a [[Roma]] la classicità dell'età imperiale; d'altra parte, già nel 1913, [[Giovanni Papini]] lo definì "[[Orinatoio|Vespasiano]] di lusso"<ref name="Tobia|p. 70">{{Cita|Tobia|p. 70}}.</ref>, mentre nel 1931, in occasione di una manifestazione, i [[Futurismo|futuristi]] irriverentemente lo chiamarono "pisciatoio"<ref>{{cita news|autore= Claudio Rendina|titolo= Quel brindisi del sindaco dentro il ventre del cavallo|pubblicazione= la Repubblica|data= 2 giugno 2002|url= http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/06/02/quel-brindisi-del-sindaco-dentro-il-ventre.html}}</ref>. Giornalisti e scrittori polemicamente soprannominarono il monumento "torta nuziale" e "macchina per scrivere"<ref>{{cita pubblicazione|cognome= Troilo|nome= Matteo|titolo= I 100 anni del Vittoriano. Da luogo della memoria a luogo turistico|rivista= Storicamente|editore= Università di Bologna|città= Bologna|numero= 7, art. 43|anno= 2011|mese= dicembre|url= http://storicamente.org/troilo_museo_vittoriano}}</ref>.
[[File:Pertini-Milite Ignoto.jpg|thumb|left|Il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Sandro Pertini]] rende omaggio al Milite Ignoto]]
 
Alla fine degli anni ottanta sorse un movimento d'opinione che ne voleva la "ruderizzazione", ovvero il completo abbandono a sé stesso a cui sarebbe dovuta seguire una fase di smantellamento parziale, con l'asportazione delle opere artistiche più importanti, che sarebbero state musealizzate, e la conversione del monumento a semplice luogo di passeggio sopraelevato con l'abbattimento delle sue parti più imponenti e simboliche, come parte del sommoportico e dei propilei<ref name="Tobia|pp. 117-118">{{Cita|Tobia|pp. 117-118}}.</ref>. In questo modo il Vittoriano non sarebbe più spiccato agli occhi dei visitatori e avrebbe avuto una monumentalità paragonabile a quella degli edifici circostanti<ref name="Tobia|p. 119">{{Cita|Tobia|p. 119}}.</ref>.
 
Più in generale, il Vittoriano è ricco di significati allegorici che secondo i suoi realizzatori dovevano essere chiari e univoci<ref name="Agnew|p. 238">{{Cita|Agnew|p. 238}}.</ref>. Tale obiettivo non fu però raggiunto, visto che durante la sua storia il vittoriano ha spesso avuto dell'interpretazioni ambigue<ref name="Agnew|p. 238"/>. È stato utilizzato come simbolo da due classi dirigenti molto differenti, anche nel modo con cui comunicavano i loro messaggi politici: l'[[Stato liberale|Italia liberale]] e quella [[Storia del fascismo italiano|fascista]]<ref name="Agnew|p. 238"/>.
 
L'ambivalenza intrinseca del Vittoriano va forse ricercata nel Risorgimento, che fu caratterizzato da una natura duale: da una parte i patrioti, dall'altra parte la maggioranza silenziosa formata principalmente da contadini e dalla classe media che era indifferente al processo di unificazione italiana<ref name="Agnew|p. 238"/>. I soprannomi dissacranti che furono dati al Vittoriano derivano proprio da questo aspetto: dato che non tutti gli italiani furono coinvolti nelle guerre risorgimentali, parte della popolazione non aveva quella deferenza nei confronti del Vittoriano che era invece era tipica dei patrioti<ref name="Agnew|p. 238"/>.
[[File:Vittoriano 88.jpg|thumb|Il Vittoriano si staglia sul paesaggio di Roma in una foto del 1988]]
 
A questo si aggiunse l'iniziale ostilità del Papato, che fu originata dalla [[questione romana]], ovvero dalla [[presa di Roma]] e dalla conseguente relegazione del papa nei [[Palazzo Apostolico|Palazzi Apostolici]], che fu risolta dopo alcuni decenni grazie alla firma dei [[Patti Lateranensi]] (11 febbraio 1929)<ref name="Agnew|p. 238"/>. Anche i patrioti non erano compatti: fin dall'inizio furono infatti divisi in [[Federalismo italiano|federalisti]] e [[Centralismo|centralisti]], in [[Monarchismo|monarchici]] e in [[Repubblicanesimo|repubblicani]], ecc.<ref name="Agnew|p. 238"/>.
 
Inoltre si criticava aspramente la scelta, compiuta dalla "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" durante il secondo concorso, di demolire gli edifici medievali, anche monumentali, che sorgevano sul colle del Campidoglio, al fine di erigere il nuovo monumento in un luogo altamente simbolico<ref name="Tobia|p. 117"/>. Si criticava anche la scelta di usare il [[marmo botticino]] (che non fu però del Sacconi), ritenuto di colore troppo chiaro rispetto ad altri monumenti di Roma. Chi voleva la ruderizzazione del Vittoriano propose di ripristinare in parte l'antica viabilità di piazza Venezia, ricostruendo, tra l'altro, palazzo Torlonia e modificando gli antichi allineamenti delle vie rispetto a via del Corso<ref name="Tobia|p. 117"/>.
 
Per quelli che pensavano alla sua ruderizzazione, sarebbe stato meglio trasferite la tomba del Milite Ignoto altrove, ad esempio all'interno del [[Villa Glori|Parco della Rimembranza]], nel quartiere [[Parioli]]<ref name="Tobia|p. 117">{{Cita|Tobia|p. 117}}.</ref>. Questa area verde era altamente simbolica: fu infatti creata nel 1923 sulla scorta di una disposizione del [[Sottosegretario di Stato della Repubblica Italiana|sottosegretario]] della Pubblica Istruzione [[Mario Lupi]] che predisponeva la creazione, lungo tutta l'Italia, di parchi o viali alberati lungo i quali era presente un numero di alberi almeno pari al numero dei caduti e dei dispersi della comunità comunale<ref name="Tobia|p. 117"/>. Ognuno di questi alberi era caratterizzato dalla presenza di una targhetta riportante il nome di un caduto o di un disperso della prima guerra mondiale<ref name="Tobia|p. 117"/>.
 
=== La riscoperta ===
[[File:Italien Rom Vittorio Emmanule Monument 1.JPG|thumb|Veduta laterale del Vittoriano]]
 
Fu l'ex [[Presidente della Repubblica Italiana]] [[Carlo Azeglio Ciampi]], all'inizio del XXI secolo, a iniziare un'opera di valorizzazione e di rilancio dei [[simboli patri italiani]], Vittoriano compreso<ref name="Coppola|p. 11"/><ref name=Almanacco/><ref name=raistoria>{{cita web|url= http://www.raistoria.rai.it:80/articoli/inno-di-mameli/30037/default.aspx|titolo= Puntata di "Il tempo e la storia" su ''Il Canto degli Italiani''|sito= www.raistoria.rai.it|accesso= 1º marzo 2017}}</ref>. Grazie all'iniziativa di Ciampi, il Vittoriano ha riacquisto l'importanza simbolica che aveva un tempo<ref name=Almanacco/>. L'opera di Ciampi è stata ripresa e continuata anche dal suo successore, [[Giorgio Napolitano]], con particolare risalto durante le celebrazioni del 150° [[anniversario dell'Unità d'Italia]]<ref name=raistoria/>.
 
Nello specifico, il monumento è stato reso nuovamente accessibile al pubblico grazie alla volontà di Carlo Azeglio Ciampi, dopo un accurato restauro, il 24 settembre 2000, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico 2000-2001, la cui parte più importante, che avvenne proprio al Vittoriano alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana<ref name=Almanacco/><ref>{{cita libro|cognome= Paluffo|nome= Paolo|titolo= La riscoperta della Patria: Perché il 150° dell'Unità d'Italia è stato un successo|editore= Biblioteca Universale Rizzoli|url= https://books.google.it/books?id=xV7tmxEnsYoC&pg=PT84&lpg=PT84&dq=ciampi+riscoperta+del+vittoriano&source=bl&ots=QEOMHyYKoN&sig=hRoS9QqJ5B0Vfbcag1L0fJmOeo4&hl=it&sa=X&ei=JTx8U-yAGKnM0AWcoYDgCg&ved=0CGUQ6AEwBQ#v=onepage&q=ciampi%20riscoperta%20del%20vittoriano&f=false}}</ref>.
 
Il Vittoriano fu poi aperto ufficialmente al pubblico il 4 novembre successivo, in occasione della commemorazione della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]]<ref name=Almanacco/>. Ciampi lo propose come un nuovo [[Foro (urbanistica)|foro]] di Roma, il "foro della Repubblica"<ref>{{cita web|url= http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=15768|titolo= Il sito ufficiale della Presidenza della repubblica|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140521110950/http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=15768|dataarchivio= 21 maggio 2014}}</ref>. In quella occasione Ciampi così si espresse<ref>{{cita web|url= http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=20304|titolo= Il sito ufficiale della Presidenza della repubblica|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140521110953/http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=20304|dataarchivio= 21 maggio 2014}}</ref>:
[[File:Presidente OMRI.jpg|thumb|left|Giorgio Napolitano riceve dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le insegne di [[cavaliere di gran croce decorato di gran cordone]] (15 maggio 2006)]]
 
{{citazione|[...] questa straordinaria terrazza di Roma, della nostra capitale, su un monumento che sta diventando uno dei punti centrali dell'incontro di ogni italiano con la città eterna. [...]|Carlo Azeglio Ciampi}}
 
Dal 4 novembre 2000 in poi le parti simbolicamente più importanti dell'Anniversario della liberazione d'Italia (25 aprile), della Festa della Repubblica (2 giugno) e della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre) avvengono stabilmente al Vittoriano<ref name=Almanacco/>. Il Vittoriano è anche diventato importante sede museale di collezioni inerenti all'identità nazionale italiana: gli spazi espositivi già presenti, il Museo centrale del Risorgimento e il Sacrario delle Bandiere, sono stati rilanciati con un'opera di potenziamento e aggiornamento che li ha resi sempre più frequentati dai turisti<ref name=Almanacco/>.
 
Nel 2002, dopo un'altra serie di interventi di restauro, sono stati aperti al pubblico nuovi luoghi del Vittoriano<ref name="liberoquotidiano">{{cita web|url= http://www.liberoquotidiano.it/news/lotto-e-cultura/11766872/Risale-al-Settecento-il-connubio-fra.html|titolo= Risale al Settecento il connubio fra il Lotto e i grandi artisti|accesso= 1º gennaio 2018}}</ref>. Alcuni di questi interventi sono stati realizzati anche grazie a parte degli introiti del [[Lotto|gioco del lotto]], in base a quanto stabilito dalla [[Programmazione negoziata|legge n° 662 del 23 dicembre 1996]]<ref name="liberoquotidiano"/>.
 
In occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico 2003-2004, che si svolse nuovamente al Vittoriano, l'ex Presidente della Repubblica Italia Carlo Azeglio Ciampi aggiunse, a proposito di questo monumento<ref>{{cita web|url= http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=22985|titolo= Il sito ufficiale della Presidenza della Repubblica|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20141129162323/http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=22985|dataarchivio= 29 novembre 2014}}</ref>:
[[File:130116-D-BW835-361 (8389481997).jpg|thumb|L'ex [[segretario della difesa degli Stati Uniti d'America]] [[Leon Panetta]] rende omaggio al Milite Ignoto (16 gennaio 2013)]]
 
{{citazione|[...] Questo monumento sta vivendo una seconda giovinezza. Lo riscopriamo simbolo dell'eredità di valori che le generazioni del Risorgimento ci hanno affidato. Le fondamenta di questi valori sono qui incise nel marmo: l'unità della patria, la libertà dei cittadini. [...]|Carlo Azeglio Ciampi}}
 
Carlo Azeglio Ciampi, in riferimento alla presenza, tra le opere d'arte del Vittoriano, delle statue delle [[Titolo di città in Italia|città]] e delle [[Regione (Italia)|regioni]] italiane dichiarò<ref>{{cita web|url= http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=22985|titolo= Il sito ufficiale della Presidenza della Repubblica|accesso= 25 febbraio 2018}}</ref>:
 
{{citazione|[...] Se alziamo lo sguardo lassù, sopra il colonnato, vediamo le sedici statue delle regioni dell'Italia, quante erano un secolo fa. Qui accanto a noi, nel basamento della statua di Vittorio Emanuele II, sono raffigurate le città d'Italia che furono capitali e le antiche repubbliche marinare. Chi volle questo monumento lo pensò dedicato all'Italia intera, perché l'Italia è fatta delle sue cento città, delle sue regioni, delle sue province, dei suoi comuni. [...]|Carlo Azeglio Ciampi}}
 
Alla riscoperta del valore simbolico si accompagnò anche una più serena valutazione degli aspetti architettonici: il Vittoriano è oggi visto dalla più aggiornata critica d'arte come un importante passo nella ricerca di un nuovo "stile nazionale", che avrebbe dovuto caratterizzare il Regno d'Italia da poco costituito<ref name="Tobia|pp. 40-41">{{Cita|Tobia|pp. 40-41}}.</ref>. Il Vittoriano appare dunque oggi come un ottimo esempio dell'arte del primo periodo dell'[[unità nazionale]], fusione di [[eclettismo (arte)|eclettismo]] e [[Architettura neoclassica|neoclassicismo]], sia per sé stesso, sia per le numerose opere d'arte che accoglie<ref name="Tobia|p. 41">{{Cita|Tobia|p. 41}}.</ref>.
 
Questo rilancio del Vittoriano è andato di pari passo con la costante e crescente opera di valorizzazione degli altri simboli patri italiani<ref name=Almanacco/>. Come già accennato, il Vittoriano è proprietà del Ministero dei beni culturali e, dal 1º febbraio 2005, è gestito dalla [[Musei nazionali italiani|direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio]]<ref name="Ugolini|p. 10"/><ref name="Coppola|p. 7">{{Cita|Coppola|p. 7}}.</ref>.
 
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group=N/>
 
=== Bibliografiche ===
{{Note strette}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro | autore=John Agnew | anno=2005| titolo=The Impossible Capital: Monumental Rome under Liberal and Fascist Regimes, 1870-1943| editore=Wiley Blackwell| url=https://www.academia.edu/19564406/The_impossible_capital_Monumental_Rome_under_liberal_and_fascist_regimes_1870-1943|isbn=|cid=Agnew |lingua=en}}
* {{cita libro | autore=Maria Rosaria Coppola, Adriano Morabito e Marco Placidi | anno=2005| titolo=Il Vittoriano nascosto| editore=Ministero per i beni e le attività culturali | url=https://www.scribd.com/document/223232289/Il-Vittoriano-Nascosto|isbn=978-88-240-1418-2|cid=Coppola}}
* {{cita libro | autore=Spiro Kostof | anno=| titolo=The Third Rome 1870—1950: an Introduction| editore=| url=https://www.scribd.com/document/134499241/The-Third-Rome|isbn=|cid=Kostof |lingua=en}}
* {{cita pubblicazione |nome=Primo|cognome=Levi|titolo=Il monumento dell'Unità Italiana|rivista=[[La Lettura]]|editore=''[[Corriere della Sera]]'' |città= |volume=fascicolo IV|numero= |anno=1904|mese=aprile |pp= |id= |pmid= |url=https://archive.org/stream/laletturarivis1904milauoft#page/310/mode/2up |lingua= |accesso= |abstract= |cid=Levi}}
* {{cita libro|cognome= Mariano|nome= Fabio Mariano|titolo= L'età dell'Eclettismo|editore= Nerbini|anno= 2004|cid=Mariano}}
* {{cita libro|cognome= Mola|nome= Aldo Alessandro|titolo= Storia della monarchia in Italia|editore= Bompiani|anno= 2002|ISBN= 978-88-45-25294-5|cid= Mola}}
* {{cita libro|curatore= Maurizio Ridolfi|titolo= Almanacco della Repubblica: storia d'Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane|editore= Bruno Mondadori|anno= 2003|ISBN=88-424-9499-2|url= http://books.google.it/books?id=MuTF4BEaChYC&pg=PA169&dq=altare+della+patria&hl=it&sa=X&ei=qqC-U9PyEOj-ygPe84LwBw&ved=0CDwQuwUwAg#v=onepage&q=altare%20della%20patria&f=false|cid=Ridolfi}}
* {{cita libro|cognome= Tobia|nome= Bruno|titolo= L'Altare della Patria|editore= Il Mulino|anno= 2011|ISBN= 978-88-15-23341-7|cid= Tobia}}
* {{cita libro|curatore= Romano Ugolini|titolo= Cento anni del Vittoriano 1911-2011. Atti della Giornata di studi|editore= Gangemi Editore Spa|anno= 2011|url= https://books.google.it/books?id=qXfotzVwjfoC&printsec=frontcover&dq=vittoriano&hl=it&sa=X&ei=IZ--U-r1H6TQygOdtYKABw&ved=0CDQQuwUwBA#v=onepage&q=vittoriano&f=false|cid=Ugolini}}
 
==Formazione==
== Voci correlate ==
* Diablo (Alessandro Spedicati): [[Canto|voce]] ed [[Effetto musicale|effetti sonori]].
* [[Anniversario della liberazione d'Italia]]
* Jimi (Gianmarco Diana): [[Basso elettrico|basso]].
* [[Festa della Repubblica Italiana]]
* Zico (Enrico Trudu): [[Organo (strumento musicale)|organo]] e [[Tastiera (strumento musicale)|tastiere]].
* [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]]
* Lazy (Sergio Lasi): [[Batteria (strumento musicale)|batteria]].
* [[Giuseppe Sacconi]]
* [[Milite Ignoto (Italia)]]
* [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano]]
* [[Opere architettoniche e artistiche presenti nel Vittoriano]]
* [[Sacrario delle Bandiere]]
* [[Simboli patri italiani]]
* [[Vittoriano]]
* [[Vittorio Emanuele II di Savoia]]
 
==Note==
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/simboli/vittoriano/vittoriano.html|titolo=Il Vittoriano|accesso=8 gennaio 2018}}
* {{Treccani|vittoriano|Vittoriano|accesso=8 gennaio 2018}}
* {{Treccani|milite-ignoto_(Enciclopedia-Italiana)|Milite Ignoto|accesso=8 gennaio 2018}}
* {{cita web|url=http://www.archidiap.com/opera/monumento-nazionale-a-vittorio-emanuele-ii/|titolo=Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II|accesso=1° marzo 2018}}
* {{cita web|url=http://www.ilvittoriano.com/|titolo=Sito ufficiale delle mostre organizzate presso il Complesso Monumentale del Vittoriano|accesso=8 gennaio 2018}}
* {{cita web|url=http://www.risorgimento.it/|titolo=Istituto per la storia del Risorgimento italiano - Museo Centrale del Risorgimento di Roma|accesso=8 gennaio 2018}}
* {{cita web|url=http://www.museoemigrazioneitaliana.org/|titolo=Museo dell'emigrazione italiana|accesso=8 gennaio 2018}}
* {{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|titolo=Il Sacrario delle Bandiere sul portale web della Marina Militare|accesso=8 gennaio 2018}}
* {{cita web|url=http://www.romaspqr.it/ROMA/Altri%20Monumenti/Vittoriano.htm|titolo=Vittoriano|accesso=9 gennaio 2018}}
 
<references/>
{{Simboli patri italiani}}
{{portale|architettura|grande Guerra|risorgimento|roma|Storia d'Italia}}
 
{{Portale|musica}}
[[Categoria:Vittoriano]]
[[Categoria:Storia d'Italia]]