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Castello di Schio è il toponimo di una zona centrale di Schio che ricorda l'antica presenza di un castello, di cui resta oggi soltanto la torre merlata svettante, inglobata nella chiesetta di Santa Maria della Neve, attualmente sconsacrata. L'intera area del castello, una sorta di piccola collinetta che si eleva in pieno centro cittadino, è adibita a parco pubblico.
{{Film|
|titoloitaliano= Il mestiere delle armi
|immagine=[[Immagine:Mestiere2.jpg|300px]]
|didascalia=Una scena del film
|nomepaese= [[Italia]]
|titoloalfabetico= Mestiere delle armi, Il
|annoproduzione= [[2001]]
|durata= 100'
|ratio=
|tipocolore= colore
|tipoaudio= sonoro
|nomegenere= avventura, guerra, drammatico, storico
|nomeregista= [[Ermanno Olmi]]
|nomeproduttore= [[Luigi Musini]], [[Roberto Cicutto]], [[Ermanno Olmi]] ([[Cinema11undici]]), [[RAI Cinema]], [[Studio Canal]], [[Taurusproduktion]]
|nomesoggetto= [[Ermanno Olmi]]
|nomesceneggiatore= [[Ermanno Olmi]]
|nomeattori=
*[[Hristo Jivkov]]: [[Giovanni dalle Bande Nere|Giovanni De' Medici]]
*[[Desislava Tenekedjieva]]: [[Maria Salviati]]
*[[Sandra Ceccarelli]]: Nobildonna di [[Mantova]]
*[[Sasa Vulicevic]]: [[Pietro Aretino]]
*[[Sergio Grammatico]]: [[Federico II Gonzaga|Federico Gonzaga]]
*[[Dimitar Ratchkov]]: Luc'Antonio Cuppano
*[[Aldo Toscano]]: Loyso Gonzaga
*[[Fabio Giubbani]]: Matteo Cusastro
*[[Franco Palmieri]]: [[Paolo Giovio]]
|nomefotografo= [[Fabio Olmi]]
|nomemontaggio= [[Paolo Cottignola]]
|nomefonico= [[Francesco Liotard]]
|nomeeffettispeciali= [[Fabio Traversari]]
|nomemusicista= [[Fabio Vacchi]]
|nomescenografo= [[Luigi Marchione]]
|nomecostumista= [[Francesca Sartori]]
|nometruccatore= [[Giulio Pezza]]
|nomepremi= *9 [[David di Donatello 2002]]: [[David di Donatello per il miglior film|miglior film]], [[David di Donatello per il miglior regista|miglior regista]], [[David di Donatello per la migliore sceneggiatura|migliore sceneggiatura]], [[David di Donatello per il miglior produttore|migliore produttore]], [[David di Donatello per il miglior musicista|migliore colonna sonora]], [[David di Donatello per il miglior direttore della fotografia|migliore fotografia]], [[David di Donatello per il miglior montatore|migliore montaggio]], [[David di Donatello per il miglior scenografo|migliore scenografia]], [[David di Donatello per il miglior costumista|migliori costumi]]
*3 [[Nastro d'Argento|Nastri d'Argento]] [[2001]]: [[Nastro d'Argento alla migliore fotografia|miglior fotografia]], [[Nastro d'Argento alla migliore scenografia|migliore scenografia]], [[Nastro d'Argento ai migliori costumi|migliori costumi]]
}}
'''''Il mestiere delle armi''''' è un [[film]] del [[2001]] diretto da [[Ermanno Olmi]], presentato in concorso al [[Festival di Cannes 2001|54° Festival di Cannes]].
 
Storia
==Trama==
''Il mestiere delle armi'' narra degli ultimi giorni di vita di [[Giovanni dalle Bande Nere]], [[pseudonimo]] di Giovanni De' Medici, soldato di [[mercenario|ventura]] italiano al servizio dello [[Stato Pontificio]] durante le [[Guerre Italiane del Rinascimento|guerre d'Italia]] nella prima metà del [[XVI secolo]].
 
Pianta del castello di Schio realizzata da Carlo Letter nel 1890 in base ai rilevamenti effettuati sul posto[1]
Dopo la formazione della [[Lega di Cognac]] tra [[Papato]], [[Francia]] e [[Repubblica di Venezia]] contro lo strapotere di [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]], re di [[Spagna]] e [[Sacro romano imperatore|imperatore]] del [[Sacro Romano Impero]], un'armata imperiale di [[lanzichenecchi]] [[luteranesimo|luterani]] al comando del veterano [[Georg von Frundsberg]] scende in Italia con l'obiettivo di [[Sacco di Roma (1527)|saccheggiare Roma]] e punire il voltafaccia del Papa.
Secondo studi di toponomastica e rilievi di tipo archeologico si evince come nel solo alto vicentino - oltre che quello di Schio - ci fossero una ventina di castelli, come quello di Magré che si trovava in una collina poco distante.
 
Dai reperti archeologici emersi dagli scavi del 1919, l'epoca di fondazione del primitivo castello di Schio parrebbe risalire all'età del ferro, cosicché potrebbe essere stato costruito dalle popolazioni degli Euganei o dei Veneti. In epoca medioevale sorse qui il castello dei Maltraversi, conti di Vicenza, i quali, con la parentesi ezzeliniana, dominarono fino al 1311. Il castello passò alla città di Vicenza, quindi agli Scaligeri e nel 1314 fu danneggiato dai padovani. Nel 1382 fu dei Visconti, del conte Giorgio Cavalli che lo rinforzò, poi passò sotto Venezia[2].
Consapevole della scarsità delle proprie truppe, Giovanni adotta una tattica basata sull'impiego di un manipolo di [[cavalleria|cavalleggeri]] e [[archibugio|archibugeri]] a cavallo. Attacca con brevi schermaglie i vettovagliamenti degli imperiali in modo da ritardarne la marcia.
 
Nel 1412, solo 6 anni dopo che la Serenissima aveva preso il controllo della zona di Schio, il castello venne smantellato[3], probabilmente per volontà di Vicenza che voleva così tenere il territorio scledense sotto controllo[4]. Schio era infatti retta da un vicario nominato da Vicenza, ma ambiva a divenire una Podestaria, con un Podestà nominato direttamente da Venezia, al pari di Lonigo e Marostica[4]. La comunità scledense inviò in più occasioni a Venezia suppliche finalizzate al ripristino del castello di Schio: nel 1477, nel 1487 e infine nel 1508[4]. Durante il periodo della guerra della Lega di Cambrai la comunità di Schio assunse in varie occasioni atteggiamenti filo-imperiali, soprattutto finalizzati alla volontà di svincolarsi dal controllo del territorio da parte di Vicenza[4]: il castello non venne quindi rinforzato. Nel 1514 il castello fu demolito definitivamente per ordine di Venezia[5]: Bartolomeo d'Alviano aveva predisposto la distruzione dei castelli di Schio e Pievebelvicino, questo atto fu anche una risposta agli atteggiamenti di mancato riconoscimento da parte della comunità locale dell'autorità del vicario scelto da Vicenza, Gaetano Repeta[4].
Il [[marchese]] di [[Mantova]] [[Federico II di Mantova|Federico Gonzaga]], intenzionato ad evitare la guerra sui suoi territori, sceglie di lasciare via libera ai lanzichenecchi. Li lascia transitare attraverso la porta fortificata di [[Curtatone]] negando il passo, poche ore dopo, alle truppe pontificie guidate da Giovanni.
 
Da quell'epoca il castello di Schio è rimasto solo nei dipinti di un pittore, non è chiaro peraltro quanto lo stesso abbia rispettato la fisionomia reale del sito: ne resta infatti memoria in un dipinto di Francesco Verla datato 1512 conservato nella chiesa di San Francesco[1]. Si ritiene che la struttura complessiva del castello comprendesse dei posti di guardia esterni posti lungo le direttrici di accesso allo stesso; uno dei quali è ancora esistente, pur se trasformato in civile abitazione[1].
Contemporaneamente il Duca di [[Ferrara]] [[Alfonso I d'Este]], in cambio del matrimonio di suo figlio con una principessa imperiale, dona a Frundsberg quattro pezzi di artiglieria ([[falconetto|falconetti]]) in grado di perforare qualsiasi tipo d'[[corazza|armatura]].
 
Dell'antico castello oggi rimane solo la spianata con i resti dei basamenti di due torri ora scomparse, la torre campanaria merlata con l'orologio installato nel 1900 (di fatto considerata la torre civica di Schio) e l'attigua chiesa di Santa Maria della Neve, sorta negli ultimi anni del XIV secolo, ma riedificata nel Settecento. Nel XVIII secolo la chiesa fu sede della Confraternita del Confalone e nel 1810, una volta soppressa la confraternita, fu chiusa al culto e sconsacrata; gli ornamenti furono dispersi. Fu acquisita dal Comune nel 1828[6]. Fu quindi adibita a quartiere militare sia dai francesi che dagli austriaci e nel 1875 fu attrezzata a palestra dalla Società Ginnastica Fortitudo[2]. Oggi è sede del Circolo fotografico.
[[Immagine:Bad-war.jpg|thumb|250px|left|Lanzichenecchi in battaglia]]
 
Negli anni quaranta, sotto il colle del castello, fu realizzato un rifugio antiaereo scavato nella roccia. Tale tunnel, munito di due entrate e rinforzato in calcestruzzo, ha una superficie interna di circa 500 metri quadrati ed una lunghezza di circa 100 metri. Tra il 2008 e il 2010 il rifugio è stato liberato da detriti e restaurato, e adibito alla stagionatura e maturazione di vini e formaggi locali, grazie al microclima interno particolarmente favorevole[7].
Giovanni riesce tuttavia raggiungere un gruppo di soldati imperiali presso la fornace di [[Governolo]], tra i quali vi è lo stesso generale Frundsberg. L'attacco si risolve in un fallimento: dietro le barricate di mattoni sono nascosti i cannoni e il capitano italiano è ferito gravemente ad una gamba.
 
Descrizione
La ferita profonda si infetta rapidamente provocando una [[cancrena]]. Nonostante l'[[amputazione]] dell'arto, Giovanni morirà di [[sepsi]]. L'esercito di Frundsberg ha così via libera verso [[Roma]], che sarà saccheggiata dagli imperiali il [[6 maggio]] [[1527]].
La ex chiesa di Santa Maria della Neve si presenta come una semplice costruzione in pietrame e cocci a vista con facciata a capanna; essa presenta un portale con cornice in pietra bianca sormontata da una ulteriore apertura ad arco, anch'essa corniciata in pietra. La fiancata sinistra è forata da una finestrella ed una porta; anche quella di destra, poco visibile perché esposta sul ciglio della collina, presenta delle finestre. La zona absidale presenta un elemento di minor altezza rispetto alla chiesa, forato da una finestra ad arco, fiancheggiato dalla torre. La torre, a base quadrangolare, presenta una cella campanaria definita da una bifora; sotto di essa, sui due lati del campanile più visibili, sono posti i quadranti dell'orologio. A concludere la torre un motivo ornamentale a merli.
 
L'interno è ritmato da lesene lungo le pareti, il pavimento è in marmo bicolore con motivo a scacchiera, mentre il soffitto è decorato a stucchi, in linea con il gusto estetico settecentesco.
== Commento ==
La compassione che Ermanno Olmi rivolge al suo personaggio sul letto di morte non è inferiore a quella rivolta ai poveri soldati che bruciano un crocifisso per riscaldarsi. Per descrivere la guerra il regista non ha bisogno del sangue. La sofferenza viene dal freddo, dalla fame e dal peso delle armi e delle armature trascinate sulla neve nella pianura padana.<ref>«...è un bellissimo film sulla guerra combattuta a distanza con le prime artiglierie e sulla morte collettiva nella guerra, sulla politica come altra forma bellica e distruttiva, sulla morte individuale e l'alta dignità nel viverla.»(Lietta Tornabuoni, ''La Stampa'')</ref>
Perché "il mestiere delle armi"? Perché Giovanni è un soldato e come tale rifiuta di essere uno strumento nelle mani della politica. Nonostante gli inganni ed i tradimenti, sceglie comunque di andare incontro al suo destino perché, come diceva G. Orwell, le azioni anche se sono prive di effetto non per questo risultano prive di significato.<ref>«La guerra è un lavoro, una professione (il denaro per i soldati consente ai capi di avere prestigio, autorevolezza e una fragile forma di fedeltà), una vocazione (il pensiero della morte non sfiora la filosofia dell'esistenza), uno strumento della politica (sotterfugi, doppio gioco, voltafaccia e menzogne degli alleati), un laboratorio di tecnica bellica (dalle spade, dalle lance, dagli archibugi ai falconetti, nuovissime bombarde capaci di colpire i soldati avversari con palle da due libbre)» Enrico Magrelli (''Film TV'')</ref>
 
Di fronte alla morte la sua preoccupazione non è quella di un'improbabile salvezza eterna ma solo quella del suo ricordo e della sua integrità riassunta nella bella semplicità di una frase: «Vogliatemi bene quando non ci sarò più».
 
Nel film non é da trascurare inoltre l'aspetto storiografico. Il mestiere delle armi di Giovanni dalle Bande nere è ormai sorpassato dai nuovi strumenti di morte: le armi da fuoco come i cannoni dell'esercito di [[Georg von Frundsberg]], di fronte ai quali nulla possono più le armature. Non si tratta soltanto di una innovazione tecnologica dell'arte della guerra, ma di una crisi di quei valori che prima ispiravano il combattimento; ormai non conta più il coraggio individuale o l'abilità dello stratega; non ci sono più scontri corpo a corpo dove vince il più valoroso, la morte ora viene da lontano e non ti lascia scampo; ciò che importa sono le capacità tecniche, saper usare le nuove armi e, soprattutto, avere denari per acquistare le nuove potenti e costose artiglierie. Ormai
{{quote|è il denaro che fa la guerra||c'est l'argent qui fait la guerre|lingua=fr}}
I [[falconetto|falconetti]] del generale [[Georg von Frundsberg]] segnano la fine di un'epoca: il medioevo e l'età dei cavalieri e dei loro castelli sta finendo sotto i colpi dei cannoni che mettono presto fine ai lunghi assedi feudali.
 
Giovanni dalle Bande Nere si batte per il vecchio stato papale, per sostenerne il potere temporale e spirituale che sta ormai finendo con l'avvento dello [[stato assoluto|stato moderno]], delle nuove monarchie nazionali di fronte alle quali anche il grande imperatore [[Carlo V]], ora vincitore contro papa [[Clemente VII]], sarà sconfitto dalla nuova Francia di [[Francesco I]]. La vecchia idea dell'impero universale di Carlo V e di papa Clemente sarà sconfitta dalla nuova idea di nazione.
 
==Note==
{{references|2}}
 
==Altri progetti==
{{interprogetto|q}}
 
{{Ermanno Olmi}}
{{Portale|cinema}}
 
[[Categoria:Film d'avventura|Mestiere delle armi, Il]]
[[Categoria:Film di guerra|Mestiere delle armi, Il]]
[[Categoria:Film drammatici|Mestiere delle armi, Il]]
[[Categoria:Film storici|Mestiere delle armi, Il]]
[[Categoria:David di Donatello per il miglior film|Mestiere delle armi, Il]]
 
[[ca:Il mestiere delle armi]]
[[en:The Profession of Arms]]
 
è una cag.ata pazzesca