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Castello di Schio è il toponimo di una zona centrale di Schio che ricorda l'antica presenza di un castello, di cui resta oggi soltanto la torre merlata svettante, inglobata nella chiesetta di Santa Maria della Neve, attualmente sconsacrata. L'intera area del castello, una sorta di piccola collinetta che si eleva in pieno centro cittadino, è adibita a parco pubblico.
{{quote|Io ho quel che ho donato|Gabriele D'Annunzio, ''testamento del [[Vittoriale degli Italiani]]''}}
{{Membro delle istituzioni italiane
|nome=Gabriele D'Annunzio
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{{Bio
|Nome = Gabriele
|Cognome = D'Annunzio
|PostCognome= o '''d'Annunzio'''<ref>Gatti Guglielmo, Vita di Gabriele d’Annunzio, [[Firenze]], 1956; pp. 1 e 2.</ref> come usava firmarsi
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|Attività = scrittore
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|Didascalia = Gabriele D'Annunzio
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}}
Soprannominato '''il Vate''' cioè "il profeta", occupò una posizione preminente nella [[letteratura italiana]] dal [[1889]] al [[1910]] circa e nella vita politica dal [[1914]] al [[1924]]. Sia in letteratura che in politica lasciò il segno ed ebbe un influsso sugli eventi che gli sarebbero succeduti.
 
Storia
== Biografia ==
=== Gli anni di formazione ===
Gabriele d'Annunzio<ref>Qualcuno fa l'ipotesi che il suo cognome fosse Rapagnetta e fosse un orfano adottato dai D'Annunzio, vd. A. Rapagnetta, ''La vera origine familiare e il vero cognome del poeta abruzzese Gabriele D'Annunzio'', Carabba, Lanciano, 1938 e http://www.italialibri.net/autori/dannunzio.html</ref> nacque a Pescara il 12 marzo 1863.
Terzo di cinque fratelli, visse un'infanzia felice, distinguendosi per intelligenza e vivacità. Della madre erediterà la fine sensibilità, del padre il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti, cosa che portò la famiglia da una condizione agiata ad una difficile situazione economica. Reminiscenze della condotta paterna sono presenti nel romanzo ''Trionfo della morte''.
Non tardò a manifestare una personalità , ambiziosa, priva di complessi e inibizioni, portata al confronto competitivo con la realtà. Una testimonianza ne è la lettera che, ancora sedicenne nel 1879, scrive a Giosuè Carducci, il poeta più stimato nell'Italia umbertina, mentre frequenta il liceo al prestigioso istituto [[Convitto Cicognini]] di [[Prato]]. Nel 1879 il padre finanziò la pubblicazione della prima opera del giovane studente, ''Primo vere'', una raccolta di poesie che ebbe presto successo. Accompagnato da un'entusiastica recensione critica sulla rivista romana ''[[Fanfulla|Il Fanfulla della Domenica]]'', il successo del libro venne aumentato dallo stesso D'Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico romano sul romantico studente abruzzese, facendone un personaggio molto discusso. Lo stesso D'Annunzio poi smentì la falsa notizia.
Dopo aver concluso gli studi liceali giunse a Roma con una notorietà che andava crescendo e si iscrisse alla Facoltà di Lettere.
 
Pianta del castello di Schio realizzata da Carlo Letter nel 1890 in base ai rilevamenti effettuati sul posto[1]
=== Il periodo romano ===
Secondo studi di toponomastica e rilievi di tipo archeologico si evince come nel solo alto vicentino - oltre che quello di Schio - ci fossero una ventina di castelli, come quello di Magré che si trovava in una collina poco distante.
[[File:Dannunzio.jpg|thumb|left|180px|<small>Gabriele D'Annunzio</small>]]
Gli anni [[1881]]-[[1891]] furono decisivi per la formazione dello stile comunicativo di D'Annunzio, e nel rapporto con il particolare ambiente culturale e mondano della città si formò quello che possiamo definire il nucleo centrale della sua visione del mondo. L'accoglienza nella città fu favorita dalla presenza in essa di un folto gruppo di scrittori, artisti, musicisti, giornalisti di origine abruzzese, parte dei quali conosciuti dal poeta a [[Francavilla al Mare]], in un [[Convento Michetti|Convento]] di proprietà del corregionale ed amico [[Francesco Paolo Michetti]] (fra cui [[Edoardo Scarfoglio|Scarfoglio]], [[Francesco Paolo Tosti|Tosti]], [[Pasquale Masciantonio|Masciantonio]] e [[Costantino Barbella|Barbella]]) che fece parlare in seguito di una "Roma [[Impero bizantino|bizantina]]".
 
Dai reperti archeologici emersi dagli scavi del 1919, l'epoca di fondazione del primitivo castello di Schio parrebbe risalire all'età del ferro, cosicché potrebbe essere stato costruito dalle popolazioni degli Euganei o dei Veneti. In epoca medioevale sorse qui il castello dei Maltraversi, conti di Vicenza, i quali, con la parentesi ezzeliniana, dominarono fino al 1311. Il castello passò alla città di Vicenza, quindi agli Scaligeri e nel 1314 fu danneggiato dai padovani. Nel 1382 fu dei Visconti, del conte Giorgio Cavalli che lo rinforzò, poi passò sotto Venezia[2].
La cultura provinciale e vitalistica di cui il gruppo si faceva portatore appariva al pubblico romano, chiuso in un ambiente ristretto e soffocante — ancora molto lontano dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali europee — una novità "barbarica" eccitante e trasgressiva; D'Annunzio seppe condensare perfettamente, con uno stile giornalistico esuberante, raffinato e virtuosistico, gli stimoli che questa opposizione "centro-periferia" "natura-cultura" offriva alle attese di lettori desiderosi di novità.
 
Nel 1412, solo 6 anni dopo che la Serenissima aveva preso il controllo della zona di Schio, il castello venne smantellato[3], probabilmente per volontà di Vicenza che voleva così tenere il territorio scledense sotto controllo[4]. Schio era infatti retta da un vicario nominato da Vicenza, ma ambiva a divenire una Podestaria, con un Podestà nominato direttamente da Venezia, al pari di Lonigo e Marostica[4]. La comunità scledense inviò in più occasioni a Venezia suppliche finalizzate al ripristino del castello di Schio: nel 1477, nel 1487 e infine nel 1508[4]. Durante il periodo della guerra della Lega di Cambrai la comunità di Schio assunse in varie occasioni atteggiamenti filo-imperiali, soprattutto finalizzati alla volontà di svincolarsi dal controllo del territorio da parte di Vicenza[4]: il castello non venne quindi rinforzato. Nel 1514 il castello fu demolito definitivamente per ordine di Venezia[5]: Bartolomeo d'Alviano aveva predisposto la distruzione dei castelli di Schio e Pievebelvicino, questo atto fu anche una risposta agli atteggiamenti di mancato riconoscimento da parte della comunità locale dell'autorità del vicario scelto da Vicenza, Gaetano Repeta[4].
D'Annunzio si era dovuto adattare al lavoro giornalistico soprattutto per esigenze economiche, ma attratto alla frequentazione della Roma "bene" dal suo gusto per l'esibizione della bellezza e del lusso, nel [[1883]] sposò, con un matrimonio "di riparazione", nella cappella di [[Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps#Palazzo Altemps|Palazzo Altemps]] a Roma, Maria Hardouin duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli (Mario, Gabriellino e Veniero). Tuttavia, le esperienze per lui decisive furono quelle trasfigurate negli eleganti e ricercati resoconti giornalistici. In questo rito di iniziazione letteraria egli mise rapidamente a fuoco i propri riferimenti culturali, nei quali si immedesimò fino a trasfondervi tutte le sue energie creative ed emotive.
 
Da quell'epoca il castello di Schio è rimasto solo nei dipinti di un pittore, non è chiaro peraltro quanto lo stesso abbia rispettato la fisionomia reale del sito: ne resta infatti memoria in un dipinto di Francesco Verla datato 1512 conservato nella chiesa di San Francesco[1]. Si ritiene che la struttura complessiva del castello comprendesse dei posti di guardia esterni posti lungo le direttrici di accesso allo stesso; uno dei quali è ancora esistente, pur se trasformato in civile abitazione[1].
Il primo grande successo letterario arrivò con la pubblicazione del suo primo romanzo, ''[[Il piacere (romanzo)|Il piacere]]'' nel [[1889]]. Venne presto a crearsi un vero e proprio "pubblico dannunziano", condizionato non tanto dai contenuti quanto dalla forma divistica, un vero e proprio ''star system'' ante litteram, che lo scrittore costruì attorno alla propria immagine. Egli inventò uno stile immaginoso e appariscente di vita da "grande divo", con cui nutrì il bisogno di sogni, di misteri, di "vivere un'altra vita", di oggetti e comportamenti-culto che stava connotando in Italia la nuova cultura di massa.
 
Dell'antico castello oggi rimane solo la spianata con i resti dei basamenti di due torri ora scomparse, la torre campanaria merlata con l'orologio installato nel 1900 (di fatto considerata la torre civica di Schio) e l'attigua chiesa di Santa Maria della Neve, sorta negli ultimi anni del XIV secolo, ma riedificata nel Settecento. Nel XVIII secolo la chiesa fu sede della Confraternita del Confalone e nel 1810, una volta soppressa la confraternita, fu chiusa al culto e sconsacrata; gli ornamenti furono dispersi. Fu acquisita dal Comune nel 1828[6]. Fu quindi adibita a quartiere militare sia dai francesi che dagli austriaci e nel 1875 fu attrezzata a palestra dalla Società Ginnastica Fortitudo[2]. Oggi è sede del Circolo fotografico.
=== Fine del periodo romano ===
Tra il [[1891]] e il [[1893]] D'Annunzio visse a [[Napoli]], dove compose il suo secondo romanzo, ''[[L'innocente (romanzo)|L'innocente]]'', seguito da ''[[Il trionfo della morte]]'' e dalle liriche del ''[[Poema paradisiaco]]''. Sempre di questo periodo è il suo primo approccio agli scritti di [[Nietzsche]] che vennero in buona parte fraintesi, sebbene ebbero l'effetto di liberare la produzione letteraria di D'Annunzio da certi residui moralistici ed etici. Tra il [[1893]] e il [[1897]] D'Annunzio intraprese un'esistenza più movimentata che lo condusse dapprima nella sua terra d'origine e poi ad un lungo viaggio in [[Grecia]].
 
Negli anni quaranta, sotto il colle del castello, fu realizzato un rifugio antiaereo scavato nella roccia. Tale tunnel, munito di due entrate e rinforzato in calcestruzzo, ha una superficie interna di circa 500 metri quadrati ed una lunghezza di circa 100 metri. Tra il 2008 e il 2010 il rifugio è stato liberato da detriti e restaurato, e adibito alla stagionatura e maturazione di vini e formaggi locali, grazie al microclima interno particolarmente favorevole[7].
Nel [[1897]] volle provare l'esperienza politica, vivendo anch'essa, come tutto il resto, in un modo bizzarro e clamoroso: eletto [[deputato]] della destra, passò quasi subito nelle file della sinistra, giustificandosi con la celebre affermazione «vado verso la vita».
 
Descrizione
=== Il periodo fiorentino ===
La ex chiesa di Santa Maria della Neve si presenta come una semplice costruzione in pietrame e cocci a vista con facciata a capanna; essa presenta un portale con cornice in pietra bianca sormontata da una ulteriore apertura ad arco, anch'essa corniciata in pietra. La fiancata sinistra è forata da una finestrella ed una porta; anche quella di destra, poco visibile perché esposta sul ciglio della collina, presenta delle finestre. La zona absidale presenta un elemento di minor altezza rispetto alla chiesa, forato da una finestra ad arco, fiancheggiato dalla torre. La torre, a base quadrangolare, presenta una cella campanaria definita da una bifora; sotto di essa, sui due lati del campanile più visibili, sono posti i quadranti dell'orologio. A concludere la torre un motivo ornamentale a merli.
Sempre nel [[1897]] iniziò una relazione con la celebre attrice [[Eleonora Duse]], con la quale ebbe inizio la stagione centrale della sua vita. Per vivere accanto alla sua nuova compagna, D'Annunzio si trasferì a [[Firenze]], nella zona di [[Settignano]] dove affittò la villa "La Capponcina", trasformandola in un monumento del gusto estetico [[Decadentismo|decadente]]. È in questo periodo che si situa gran parte della drammaturgia dannunziana che è piuttosto innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro dominanti in Italia e che non di rado ha come punto di riferimento la figura attoriale della Duse.
 
L'interno è ritmato da lesene lungo le pareti, il pavimento è in marmo bicolore con motivo a scacchiera, mentre il soffitto è decorato a stucchi, in linea con il gusto estetico settecentesco.
=== L'esilio in Francia ===
La relazione con Eleonora Duse si incrinò nel [[1904]], dopo la pubblicazione del romanzo ''[[Il fuoco]]'', in cui il poeta aveva descritto impietosamente la loro relazione. Nel [[1910]] D'Annunzio fuggì in [[Francia]]: già da tempo aveva accumulato una serie di debiti e l'unico modo per evitare i creditori era oramai diventato la fuga dall'Italia. L'arredamento della villa fu messo all'asta e D'Annunzio per cinque anni non rientrò in Italia.
 
A [[Parigi]] era un personaggio noto, era stato tradotto da Georges Hérelle e il dibattito tra decadenti e naturalisti aveva a suo tempo suscitato un grosso interesse già con [[Joris Karl Huysmans|Huysmans]]. Ciò gli permise di mantenere inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane. Pur lontano dall'Italia collaborò al dibattito politico prebellico, pubblicando versi in celebrazione della [[guerra di Libia]] o editoriali per diversi giornali nazionali (in particolare per il ''[[Corriere della Sera|Corriere]]'') che a loro volta gli concedevano altri prestiti.
Nel [[1910]] [[Enrico Corradini|Corradini]] aveva organizzato il progetto dell'[[Associazione Nazionalista Italiana]], al quale D'Annunzio aderì inneggiando a una nazione dominata dalla volontà di potenza e opponendosi all' «Italietta meschina e pacifista».
 
Dopo il periodo parigino si ritirò ad [[Arcachon]], sulla costa Atlantica, dove si dedicò all'attività letteraria in collaborazione con musicisti di successo ([[Pietro Mascagni|Mascagni]], [[Claude Debussy#Composizioni teatrali|Debussy]],...), compose libretti d'opera, soggetti per film (''[[Cabiria]]'').
 
=== L'arruolamento nel 1915 ===
{{Vedi anche|Volo su Vienna}}
 
Nel [[1915]] ritornò in Italia, dove rifiutò la cattedra di letteratura italiana che era stata di [[Giovanni Pascoli|Pascoli]]; condusse immediatamente una intensa propaganda interventista. Il discorso celebrativo che D'Annunzio pronunciò a [[Quarto dei Mille#Note storiche|Quarto]] il [[4 maggio]] [[1915]] (in occasione della sagra dei Mille) suscitò entusiastiche manifestazioni interventiste. Con l'entrata in Guerra dell'Italia, il [[24 maggio]] [[1915]] (il cosiddetto "maggio radioso"), D'Annunzio si arruolò volontario e partecipò ad alcune azioni dimostrative navali ed aeree. Per un periodo risedette in quel di Cervignano del Friuli perché così poteva essere vicino al Comando della III Armata, comandante della quale era Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d' Aosta, suo amico ed estimatore.
 
Nel gennaio del [[1918]], costretto a un atterraggio d'emergenza, subì una lesione all'altezza della tempia e dell'arcata sopraccigliare, urtando contro la mitragliatrice del suo aereo. Non curò la ferita per un mese e ciò portò alla perdita di un occhio. Visse così un periodo di convalescenza, durante il quale fu assistito dalla figlia Renata. Tuttavia, ben presto tornò in guerra. Contro i consigli dei medici, continuò a partecipare ad azioni belliche aeree e di terra. In quel periodo compose ''[[Notturno (D'Annunzio)|Notturno]]'' utilizzando delle sottili strisce di carta che gli permettevano di scrivere nella più completa oscurità, necessaria per la convalescenza dalla ferita che l'aveva temporaneamente accecato. L'opera venne pubblicata nel [[1921]] e contiene una serie di ricordi e di osservazioni.
Al volgere della guerra, D'Annunzio si fa portatore di un vasto malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in sintonia con una serie di voci della società e della politica italiana, il rinnovamento della classe dirigente in Italia. La stessa onda di malcontento trovò ben presto un sostenitore in [[Benito Mussolini]], che di qui al [[1922]] avrebbe portato all'ascesa del [[fascismo]] in Italia.
 
=== L'impresa di Fiume ===
{{Vedi anche|Impresa di Fiume}}
{{Questione fiumana}}
Nel [[1919]] organizzò un clamoroso colpo di mano paramilitare, guidando una spedizione di "legionari", partiti da Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel [[1925]], [[Ronchi dei Legionari]] in ricordo della storica impresa), all'occupazione della città di [[Fiume (Croazia)|Fiume]], che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia. Con questo gesto D'Annunzio raggiunse l'apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico.
 
L'[[11 settembre|11]] e [[12 settembre]] [[1919]], la crisi di Fiume. A Fiume, occupata dalle truppe alleate, già nell'ottobre [[1918]] si era costituito un Consiglio nazionale che propugnava l'annessione all'Italia.<ref>Leandro Castellani, "L'impresa di Fiume", su Storia illustrata n° 142, Settembre 1969 pag. 34: "La cittadinanza .. aveva proclamato fino dal 30 ottobre 1918, all'indomani del conflitto, la propria volontà di unirsi all'Italia."</ref> di cui fu nominato presidente [[Antonio Grossich]]. D'Annunzio con una colonna di volontari occupò Fiume e vi instaurò il comando del "Quarnaro liberato". Il [[5 ottobre]] [[1920]] aderì al [[Fascio di combattimento]] di Fiume<ref>Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini, "Fiume, l'ultima impresa di D'Annunzio", Mondadori Le scie, 2009 Milano, pag. 76</ref>.
 
Il [[12 novembre]] [[1920]] viene stipulato il [[Trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]]: Fiume diventa città libera, Zara passa all'Italia. Ma D'Annunzio non accettò l'accordo e il [[Francesco Saverio Nitti|governo italiano]], il [[26 dicembre]] [[1920]], fece sgomberare i legionari con la forza.
 
=== Gli ultimi anni. L'esilio a Gardone Riviera ===
[[File:Mussolini and D'Annunzio.jpg|thumb|right|180px|[[Mussolini]] e D'Annunzio]]
Disilluso dall'esperienza da attivista, nel febbraio [[1921]] si ritirò in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di [[Gardone Riviera]]), che pochi mesi più tardi acquistò. Ribattezzata il [[Vittoriale degli italiani]] fu ampliata e successivamente aperta al pubblico. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale. Il regime fascista in ascesa si appropriò di D'Annunzio, celebrandolo come uno dei massimi e più fecondi letterati d'Italia. La sua influenza sulla cultura italiana ed europea nei primi decenni del Novecento fu indiscutibile. Morì nella sua villa il 1º marzo [[1938]] per un'[[emorragia cerebrale]]. Il regime fascista fece celebrare in suo onore i funerali di stato. È sepolto nel mausoleo del [[Vittoriale]].
 
== Opere ==
{{Vedi anche|Opere di Gabriele d’Annunzio}}
* ''[[Primo vere]]'' (raccolta poetica, 1879)
* ''[[Canto novo]]'' (raccolta poetica, 1882)
* ''Terra vergine'' (racconti, 1882) (link incorretto)
* ''[[Il piacere (romanzo)|Il piacere]]'' (romanzo, 1889)
* ''[[Giovanni Episcopo]]'' (romanzo, 1891)
* ''[[L'innocente (romanzo)|L'innocente]]'' (romanzo, 1892)
* ''[[Poema paradisiaco]]'' (raccolta poetica, 1893)
* ''[[Il trionfo della morte]]'' (romanzo, 1894)
* ''[[Le vergini delle rocce]]'' (romanzo, 1895)
* ''[[La città morta]]'' (tragedia, 1899)
* ''[[La Gioconda (D'Annunzio)|La Gioconda]]'' (tragedia, 1899)
* ''[[Il fuoco]]'' (romanzo, 1900)
* ''[[Francesca da Rimini]]'' (tragedia, dicembre 1901)
* ''[[Le novelle della Pescara]]'' (novelle 1902)
* ''[[La figlia di Iorio]]'' (dramma, 1903)
* ''[[Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi]]'' (ciclo di raccolte poetiche, 1903-1912)
* ''[[La fiaccola sotto il moggio]]'' (tragedia, 1905)
* ''[[La nave (D'Annunzio)|La nave]]'' (tragedia, 1908)
* ''[[Forse che sì forse che no]]'' (romanzo, 1910)
* ''[[Le martyre de Saint Sébastien]]'' (dramma, 1911)
* ''[[Contemplazione della morte]]'' (prose, 1912)
* ''[[Notturno (D'Annunzio)|Notturno]]'' (prosa autobiografica, 1916)
* ''[[Il compagno dagli occhi senza cigli]]'' (1928)
* ''[[Le cento e cento e cento pagine del libro segreto di Gabriele D'Annunzio tentato di morire]]'' (prosa autobiografica, 1935)
 
=== Cinema ===
==== Cabiria ====
Nel 1914 [[Giovanni Pastrone]] girò la prima versione del film ''[[Cabiria]]'', il primo grande [[kolossal]] del cinema delle origini. Con un’astuta strategia promozionale egli ingaggiò d’Annunzio il quale redasse le cosiddette “didascalie vergate”, supervisionò soggetto e sceneggiatura (già in parte abbozzati da Pastrone), diede i nomi ai personaggi. Karthalo, Bodastoret, Fulvio Axilla, Cabiria e, soprattutto, Maciste sono nomi che resteranno scolpiti nella storia del cinema<ref>Cfr. [[Carlo Lizzani|Lizzani Carlo]], ''Il cinema italiano, dalle origini agli anni ottanta'', Roma, Editori Riuniti, 1982 (2), pp. 20-21. CL 63-2470-3</ref> e quest’ultimo apparirà, impersonato da oltre venti attori italiani e stranieri, in epoche e ruoli quanto mai eterogenei, nel cinema italiano dagli anni venti agli anni settanta del Novecento. Per la collaborazione a ''Cabiria'' d'Annunzio percepì l’ingente somma di cinquantamila lire (1914).<ref>Gatti, 1956, pp. 283.</ref><ref>Cfr. Lizzani Carlo, op.cit., p. 20</ref> Normalmente la sua retribuzione era di circa quattromila lire a film, importo più che consistente all’epoca. L’accordo tra regista e scrittore rimase dietro le quinte e il film fu presentato in sala così: ''CABIRIA / Visione storica del III secolo a.C. / Film di Gabriele d’Annunzio''. La prima proiezione ebbe un successo spaventoso, anche grazie alla fama del (presunto) autore (che rimase tale per anni). Accanto a una quantità di innovazioni tecniche, Cabiria diede una forma visiva a una certa qual retorica colonialista e fu la prima comparsa della figura di [[Maciste]] (interpretato dal vigoroso [[Bartolomeo Pagano]]), che si inseriva facilmente nel superomismo di alcune opere di d’Annunzio. A questo proposito [[Emanuele Podestà]] espone in un saggio una serie di analogie tra ''Cabiria'' (1914) e ''Terra Vergine'' (1882).
 
==== Altri film ====
A partire dal 1911 vengono tratti, da altrettante creature dannunziane, un notevole numero di film fra cui: ''[[La Gioconda (film 1916)|La Gioconda]]'', ''La nave'' (due lungometraggi: il [[La nave (film 1912)|primo del 1912]], il [[La nave (film 1921)|secondo del 1921]]), ''La fiaccola sotto il moggio'' e ''La figlia di Jorio''. Nel 1947 è uscito ''[[Il delitto di Giovanni Episcopo]]'' per la regia di [[Alberto Lattuada]], mentre ''L'innocente'' ha avuto una prima trasposizione nel [[L'innocente (film 1911)|1911]] e una [[L'innocente (film 1976)|seconda]] 65 anni dopo, per la regia di [[Luchino Visconti]].
 
== Estetismo e pensiero dannunziano ==
 
=== Le fonti dell'immaginario dannunziano: le letture e gli amori ===
Alcune volte la fortuna di cui un autore gode è il frutto di scelte consapevoli, di una capacità strategica di collocarsi nel centro di un sistema culturale che possa garantirgli le migliori opportunità che il suo tempo ha da offrirgli. D'Annunzio aveva cominciato a "immaginarsi" poeta leggendo [[Giosuè Carducci]] negli anni del liceo; ma la sua sensibilità per la trasgressione e il successo dal [[1885]] lo portò ad abbandonare un modello come quello carducciano, già provinciale e superato in confronto a quanto si scriveva e si dibatteva in [[Francia]], culla delle più avanzate correnti di [[avanguardia]] - Decadentismo e [[Simbolismo]]. Il suo giornale gli assicurava l'arrivo di tutte le riviste letterarie parigine, e attraverso i dibattiti e le recensioni in esse contenuti, D'Annunzio poté programmare le proprie letture cogliendo i momenti culminanti dell'evoluzione letteraria del tempo.
 
Fu così che conobbe [[Théophile Gautier]], [[Guy de Maupassant]], [[Max Nordau]] e soprattutto [[Joris-Karl Huysmans]], il cui romanzo ''À rebours'' costituì il manifesto europeo dell'[[Estetica|estetismo]] decadente. In un senso più generale, le scelte di D'Annunzio furono condizionate da un utilitarismo che lo spinse non verso ciò che poteva rappresentare un modello di valore "alto", ideale, assoluto, ma verso ciò che si prestava a un riuso immediato e spregiudicato, alla luce di quelli che erano i suoi obiettivi di successo economico e mondano.
 
D'Annunzio non esitava a "saccheggiare" ciò che colpiva la sua immaginazione e che conteneva quegli elementi utili a soddisfare il gusto borghese ed elitario insieme del "suo pubblico". D'altronde, a dimostrazione del carattere unitario del "mondo dannunziano", è significativo il fatto che egli usò nello stesso modo anche il pensiero [[Filosofia|filosofico]].
 
[[File:Luisa Baccara 1.jpg|thumb|left|200px|Luisa Baccara, una delle sue amanti]]
Gli autori contemporanei più letti in Europa negli [[anni 1880]] e [[Anni 1890|1890]] furono senza dubbio [[Schopenhauer]] e [[Nietzsche]]; da essi lo scrittore trasse non più che spunti e motivi per nutrire un universo di sentimenti e valori che appartenevano già a lui da sempre, e che facevano parte dell'atmosfera culturale che si respirava in un [[Europa|continente]] agitato da venti di crisi [[Nazionalismo|nazionalistiche]], preannunzio della [[Prima guerra mondiale|Grande guerra]]. La scelta di nuovi modelli [[Narrativa|narrativi]] e soprattutto [[Linguistica|linguistici]] - elemento questo fondamentale nella produzione dannunziana - comportò anche, e forse soprattutto, l'attenzione verso nuove ideologie. Ciò favorì lo spostamento del significato educativo e formativo che la cultura [[Positivismo|positivista]] aveva attribuito alla figura dello [[scienziato]] verso quella dell'artista, diventato il vero "uomo rappresentativo" di fine [[XIX secolo|ottocento]] - primo [[XX secolo|novecento]]: "è più l'artista che fonde i termini che sembrano escludersi: sintetizzare il suo tempo, non fermarsi alla formula, ma creare la vita".
 
Spregiudicatezza e [[Narciso|narcisismo]], slanci sentimentali e calcolo furono alla base anche dei rapporti di D'Annunzio con le numerose donne della sua vita. Quella che sicuramente più di ogni altra rappresentò per lo scrittore un nodo intricato di affetti, pulsioni e di artificiose opportunità fu [[Eleonora Duse]], l'attrice di fama internazionale con cui egli si legò dal [[1898]] al [[1901]]. Non c'è dubbio infatti che a questo nuovo legame debba essere fatto risalire il suo nuovo interesse verso il teatro e la produzione drammaturgica in [[prosa]] (''[[Sogno di un mattino di primavera]]'', ''[[La città morta]]'', ''[[Sogno di un tramonto D'Autunno]]'', ''[[La Gioconda (D'Annunzio)|La Gioconda]]'', ''[[La gloria]]'') e in [[Verso|versi]] (''[[Francesca da Rimini]]'', ''[[La figlia di Jorio]]'', ''[[La fiaccola sotto il moggio]]'', ''[[La nave]]'' e ''[[Fedra]]''). In quegli stessi anni, la terra [[toscana]] ispirò al poeta la vita del "signore del Rinascimento fra cani, cavalli e belli arredi", e una produzione letteraria che rappresenta il punto più alto raggiunto da D'Annunzio nel repertorio poetico.
 
Nei cinque libri delle ''[[Laudi]]'', che costituiscono l'opera poetica più nota e famosa di D'Annunzio, viene sviluppato il concetto di Superomismo. Sembra un'eccezione l'''[[Alcyone]]'', in cui si riflettono i momenti più felici della sua panica immersione nel paesaggio fiorentino e [[Versilia|versiliese]] e in cui apre la strada al periodo del Notturno, ma questa fusione non è in contrasto con le ideologie dei due precedenti libri, infatti essa può essere raggiunta solo dal "Superuomo" poiché egli è la creatura superiore. L' Alcyone è considerato dalla critica il più autentico di tutto il materiale dannunziano. Un'esistenza segnata, per altro verso, da quell'edonismo sperperatore già menzionato a proposito dell'impronta ricevuta dal padre: incurante della realtà e dei sentimenti altrui, D'Annunzio oscillò tra [[Firenze]] e la mondana [[Versilia]] curando le proprie pubblicazioni, che non erano comunque sufficienti a coprire le spese del suo esagerato tenore di vita, e intrecciando ripetutamente rapporti sentimentali con diverse donne.
 
D'Annunzio e [[Giovanni Pascoli]], l'altro grande poeta del Decadentismo italiano, si conoscevano personalmente, e, benché caratterialmente e artisticamente molto diversi, il Vate stimava il collega e recensì positivamente le liriche pascoliane e [[Pascoli]] considerava D'Annunzio come ''il suo fratello minore e maggiore''. Alla morte del Pascoli (1912) D'Annunzio gli dedicò l'opera ''[[Contemplazione della morte]]''.
 
=== Oratoria politica ===
[[File:Stamp Fiume 1920 25c Annunzio.jpg|thumb|right|200px|Francobollo di [[Fiume (Croazia)|Fiume]] con ritratto di D'Annunzio ([[1920]]).]]
Negli anni immediatamente precedenti il Primo conflitto mondiale nella mentalità collettiva e negli ambienti culturali di tutta l’Europa si affermò un diffuso atteggiamento ottimistico e di esaltazione, non di rado accompagnato da contenuti politico-ideologici. Questo stato d’animo generale, legato al clima culturale della [[Belle époque]] d’inizio secolo, fu poi ribattezzato [[Superomismo]], sulla base di un’esegesi poi dimostratasi errata dei testi di [[Friedrich Wilhelm Nietzsche|Nietzsche]]. D'Annunzio intuì lo smisurato potere che si può trarre dai mezzi di comunicazione di massa e compartecipò a questo fenomeno fino a divenirne uno dei maggiori propugnatori. <br />
Il piacere fisico e gestuale della parola ricercata, della sonorità fine a sé stessa, della materialità del suono proposta come aspetto della sensualità, aveva già caratterizzato la poetica delle "Laudi"; ma con le opere teatrali egli aveva maturato uno stile il cui scopo era conquistare fisicamente il pubblico in un rapporto sempre più diretto e meno letterario. Facendo leva sul “mito di Roma” e su una vasta mitologia nazionale post-risorgimentale, creò un modulo retorico dall’aspetto al contempo combattivo ed elitario: l'abbandono della prosa letteraria e l'immersione nel rito collettivo della guerra si presentò come un tentativo di conquistare la folla, da un lato per dominarla dall’altro per annullarsi in essa, nell’ideale comunione totale tra [[Duce|capo]] e popolo. E in queste orazioni il popolo prendeva le forme impressionistiche dell’ «umanità agglomerata e palpitante», mentre il capo era un re-filosofo, ora riproposto come profeta della patria. <br />
La retorica bellica di d’Annunzio trovò un largo consenso nella popolazione, affascinata dal suo carisma e dall’aura di misticità che lo circondava. Egli elaborò in questo modo un immaginario per la propaganda [[Interventismo|interventista]], la quale sarà la premessa e il prototipo della propaganda fascista nel primo dopoguerra.
 
{{Vedi anche|Motti dannunziani}}
 
== Curiosità ==
{{Curiosità}}
* Gabriele D’Annunzio è stato Presidente onorario della [[SIAE]] dal 1920 al 1938 <ref>[http://www.dirittodautore.it/page.asp?mode=News&IDNews=4568]</ref>
* Il [[lungomare Falcomatà]] di [[Reggio Calabria]], dedicato all'indimenticato sindaco della città calabra [[Italo Falcomatà]] , rappresenta una "passeggiata" dove arte e natura si fondono. Non a caso [[Gabriele D'Annunzio]] disse che era "il più bel chilometro d'Italia", anche per via del miraggio della fata Morgana, un fenomeno ottico stranissimo che pernette di vedere immagini ravvicinate della Sicilia riflesse dal mare tanto nitide da sembrare vere.
* L'uso dell'[[olio di ricino]] come strumento di tortura, impiegato successivamente dal fascismo, fu ideato da d'Annunzio durante l'occupazione di Fiume.<ref>{{en}}Cecil Adams, [http://www.straightdope.com/classics/a4_028.html Did Mussolini use castor oil as an instrument of torture?], ''The Straight Dope'', [[22 aprile]] [[1994]]</ref><ref>{{en}}Richard Doody, [http://worldatwar.net/nations/other/fiume/ Stati Libero di Fiume - Free State of Fiume], The World At War</ref>
* D'Annunzio era massone e 33º grado "honoris causa" della Gran Loggia d'Italia detta di Piazza del Gesù.<ref>[http://www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=article&sid=1812]</ref>
* [[Gabriela Mistral]] poetessa cilena, assunse questo pseudonimo in onore dei suoi due poeti preferiti, Frédéric Mistral e Gabriele d'Annunzio, appunto.<ref>http://blog.robinedizioni.it/gabriela-e-alfonsina-poetesse]</ref>
* La scrittrice Amalia Negretti Odescalchi, in arte [[Liala]], deve il suo pseudonimo a un suggerimento di d'Annunzio: "Ti chiamerò Liala perché ci sia sempre un'ala nel tuo nome".<ref>[http://www.dooyoo.it/autori/lialaamalia-liana-cambiasi-negretti-odescalchi/526906/]</ref>
* La costruzione della strada litoranea [[Gargnano]]-[[Riva del Garda]] ([[1929]]-[[1931]]) fu fortemente voluta da D'Annunzio che se ne interessò personalmente. La strada, progettata e realizzata dall'Ing. Riccardo Cozzaglio, segnò il termine del secolare isolamento di alcuni paesi del Lago di Garda e fu poi classificata di interesse nazionale con il nome di [[Strada Statale 45bis Gardesana Occidentale]]. Lo stesso D'Annunzio, presente all'inaugurazione della strada, la battezzò con il nome di ''Meandro'' per via della sua tortuosità e dell'alternarsi delle buie gallerie e del lago azzurro.<ref>[http://www.lagodigardamagazine.com/index.asp?menu=65&sub=126&Lang=1]</ref>
* Ai tempi di [[Impresa di Fiume|Fiume]] d'Annunzio soprannominò ''Cagoja'' [[Francesco Saverio Nitti|Nitti]], in relazione allo sgombero della città ordinato nel 1921. <ref>[http://www.guidamaturita.it/guide/dannu.htm##3#]</ref>
* La relazione dell'artista con l'attrice Eleonora Duse, svoltasi nel periodo "fiorentino" di D'Annunzio (egli decise infatti di affittare una villa sulle colline di Settignano per stare vicino alla residenza della Duse) è stata celebrata a Firenze in un modo molto originale. Alla nascita del quartiere fiorentino di Coverciano (sorto proprio ai piedi della villa d'annunziana di Settignano), due importanti arterie stradali della zona vennero inaugurate in memoria dei famosi amanti, prevedendo inoltre un incrocio tra queste vie.
* il 27 e il 28 maggio 1922, D'Annunzio ospitò [[Georgij Vasil'evic Cicerin]], commissario [[sovietico]] agli affari esteri <ref>[http://www.gabrieledannunzio.net/eroe_finale.htm gabrieledannunzio.net]</ref>arrivato in Italia per la la [[conferenza di Genova del 1922]]<ref>[http://www.comune.rapallo.ge.it/interna_AT.asp?id=297&menu=294 comune di Rapallo]</ref><ref>[http://www.ruvr.ru/main.php?lng=ita&q=702&cid=115&p=05.10.2007 conferenza di Genova]</ref>
 
=== Neologismi da lui coniati ===
* Fu lui a stabilire in Italia, tra le tante varianti che allora si usavano, che la parola "automobile" fosse di genere femminile: lo fece in una lettera inviata a [[Giovanni Agnelli]] che gli aveva posto l’annosa questione ("L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità di una seduttrice; ha inoltre una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza").<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/27/Caro_Senatore_automobile_femminile__co_0_031027050.shtml]</ref>
* Fu d'Annunzio che italianizzò il [[Sandwich (cucina)|sandwich]] chiamandolo [[tramezzino]]. <ref>[http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/bdizionarietti/Glossario-Gastronomico--R--ST.html]</ref>
* ''Velivolo'' e ''folla oceanica'' sono espressioni che introdusse lo stesso Vate. <ref>[http://www.retecivica.trieste.it/triestecultura/dannunzio/eilvolo.asp#il conio del termine velivolo]</ref>
* Arzente, italianizzazione del termine cognac, per Gabriele D'Annunzio avrebbe dovuto essere derivato da Arzillo a indicare lo stato di euforia indotto dall’ebbrezza.<ref>[http://www.enopolis-srl.it/ashop/ItemDetail.asp?IDItem=673&IDCategory=224&]</ref>
 
=== Marchi da lui creati ===
D'Annunzio fu un grande pubblicitario e coniatore di neologismi.
* Anche il nome de [[La Rinascente]], per gli omonimi attuali grandi magazzini di Milano, fu suggerito da Gabriele d'Annunzio. I magazzini, originariamente chiamati " magazzini Bocconi" furono distrutti da un incendio che ne bloccò per un certo periodo l'attività. In occasione della riapertura, l'esercizio commerciale venne ribattezzato ''La Rinascente''.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/02/Rinascente_marchio_Annunzio_co_7_031002039.shtml]</ref>
* Per la famiglia di industriali [[Caproni]], pionieri del volo, coniò il motto, scritto sopra a un caprone rampante: "Senza cozzar dirocco".<ref>[http://www.varesefocus.it/VF5/Varesefocus/pag/arc_05_00.htm]</ref>
* Fu testimonial dell'[[Amaro Montenegro]] e dell' [[Amaretto di Saronno]]. <ref>[http://www.bedo.it/Petaluda/6984/Articolo+di+Abruzzo+e+Sabina.html]</ref>
* D'Annunzio lanciò una propria linea di profumi, l'Acqua Nunzia.<ref>[http://www.gabrieledannunzio.it/vate_ignudo.asp]</ref>
* Coniò il nome [[Saiwa]] per l'azienda di biscotti.<ref>[http://www.slideshare.net/erovelli/gabriele-dannunzio-presentation]</ref>
* D'Annunzio coniò inoltre il termine "fraglia", unione dei termini "fratellanza" e "famiglia", che indica oggi molte associazioni veliche, tra cui la Fraglia della Vela di [[Riva del Garda]] <ref>[http://www.fragliavela.it/istituzionale/storia.asp]</ref>
* Il dolce tipico abruzzese denominato "parrozzo" fu lodato da Gabriele d'Annunzio, che lo apprezzò molto e cui dedicò dei versi.<ref>[http://www.blogfood.it/?p=175]</ref>
 
== Aneddoti ==
{{Curiosità}}
 
=== Sulle fucilazioni dei ''disertori'' ===
{{Quote|Così Gabriele D'Annunzio descrive la fucilazione di alcuni fanti della [[brigata Catanzaro]], due volte decorata di medaglia d'oro e considerata una delle più valide unità di fanteria: "Di spalle al muro grigio furono messi i fanti condannati alla fucilazione, tratti a sorte dal mucchio dei sediziosi……Siete contadini. Vi conosco alle mani. Vi conosco al modo di tenere i piedi in terra. Non voglio sapere se siete innocenti, se siete colpevoli. So che foste prodi, che foste costanti. La [[legione tebana]], la sacra [[legione tebana]], fu decimata due volte. Espiate voi la colpa?'' O espiate la patria contaminata?''……Il Dio d'Italia vi riarma e vi guarda.}}<ref>[http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/giustizia.htm fiammecremisi]</ref>
 
=== La marcia su Fiume ===
{{quote|Si deve dire che ci fu un uomo il quale prese ad un tratto in pugno tutto il destino dell'impresa. - Occorrono i camions? Interrogò egli. - Per l'appunto. - E vi disperate perché non ci sono? - Precisamente. - Allora fermi tutti. Ci penso io! Non disse altro. (...) Balzò in automobile e si precipitò a rotta di collo verso Palmanova (...). Furono a un tratto faccia a faccia: quegli che voleva i camions e quegli che doveva darli. (...) La polemica fu subito troncata da un gesto di minaccia. L'ufficiale di d'Annunzio sollevò il pugno armato di rivoltella all'altezza di quella fronte curva nel diniego inesorabile (...).- O tu cedi o io sparo! L'altro impallidì. Poi disse: - Cedo alla violenza. Ed era precisamente il capitano degli [[Arditi]] [[Ercole Miani]], triestino, conquistatore del [[Vodice]].}} ([[Futurismo#Futuristi italiani|Piero Belli]], ''La notte di Ronchi'', [[Milano]], [[Quintieri]], 1920; pp. 19-22).
 
=== La colletta di Mussolini per D'Annunzio a Fiume ===
Mussolini avviò rapidamente una sottoscrizione pubblica per finanziare l'[[Impresa di Fiume]] che raccolse quasi tre milioni di lire. Una prima tranche di denaro, ammontante a 857.842 lire, fu consegnata a D'Annunzio ai primi di ottobre, altro denaro in seguito. Una parte cospicua del denaro raccolto invece non fu consegnata a D'Annunzio. Mussolini fu accusato da due redattori di aver dirottato il denaro per finanziare il proprio partito in vista delle prossime [[elezioni politiche italiane del 1919]] e lo [[squadrismo]].
<ref>[http://digilander.libero.it/fiammecremisi/approfondimenti/carteggio.htm fiammecremisi] </ref>
 
Per controbattere alle accuse D'Annunzio inviò una lettera a Mussolini in cui ne attestò pubblicamente l'autorizzazione<ref>Giordano Bruno Guerri, "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 232: "Il Comandante riconosceva di averlo autorizzato a trattenere una cifra imprecisata per i suoi "combattenti".</ref>. Il poeta certificò che parte della somma raccolta fu utilizzata per finanziare lo squadrismo a [[Milano]].
 
{{quote|Mio caro Benito Mussolini, chi conduce un'impresa di fede e di ardimento, tra uomini incerti o impuri, deve sempre attendersi d'essere rinnegato e tradito "prima che il gallo canti per la seconda volta". E non deve addontarsene né accorarsene. Perché uno spirito sia veramente eroico, bisogna che superi la rinnegazione e il tradimento. Senza dubbio voi siete per superare l'una e l'altro. Da parte mia, dichiaro anche una volta che — avendo spedito a Milano una compagnia di miei legionari bene scelti per rinforzo alla vostra e nostra lotta civica — io vi pregai di prelevare dalla somma delle generosissime offerte il soldo fiumano per quei combattenti. Contro ai denigratori e ai traditori fate vostro il motto dei miei "autoblindo" di Ronchi, che sanno la via diritta e la meta prefissa.
Fiume d'Italia, 15 febbraio 1920
Gabriele D'Annunzio.}}
<center>'''Lettera originale inviata da D'Annunzio A Mussolini'''<gallery>
File:Colletta per Fiume pag 01.jpg|Pagina 01
File:Colletta per Fiume pag 02.jpg|Pagina 02
File:Colletta per Fiume pag 03.jpg|Pagina 03
</gallery></center>
 
=== Sul cardo bolscevico ===
[[Fiume]]...
{{Quote|dove le nuove forme di vita non soltanto si disegnano ma si compiono; dove il cardo [[bolscevico]] si muta in rosa italiana: Rosa d'Amore.}}<ref>[http://bargello.wordpress.com/2007/10/20/</ref>
 
{{Quote|là dove la dottrina di Lenin si smarrisce nel sangue; il cardo [[bolscevico]] si muta in rosa italiana, Rosa d'Amore.}}<ref>Giordano Bruno Guerri, "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 247</ref>.
 
=== Il volo dell'arcangelo ===
[[File:Il volo dell'arcangelo contrassegnata con la X la finestra.jpg|thumb|right|200px|Segnata con la X la finestra dalla quale D'Annunzio cadde]]
Su chi fece in modo che il funzionario Giuseppe Dosi indagasse sulla caduta "accidentale" di D'Annunzio, che quasi ne provocò la morte {{Quote|Sicuramente qualcuno che ha visto nell’evento la volontà di non far presiedere a D’Annunzio l’incontro con Nitti e Mussolini e quindi cerca la traccia di un complotto. La principale indiziata è Luisa Baccara o sua sorella Jolanda ovvero tutte e due insieme. Nasce l’ipotesi che Luisa Baccara (che delle due sorelle ha maggiore personalità) sia la carceriera del Comandante; che sia una spia di Nitti o una fascista celata, ma anche che abbia lo scopo finale di uccidere D’Annunzio per toglierlo di mezzo, posto che sia diventato ingombrante per tutti. Certo gli eventi portano molta acqua al mulino di queste ipotesi.}}<ref>[http://www.gabrieledannunzio.it/volo_arcangelo.asp il volo dell'arcangelo]</ref>
 
=== L'omicidio Matteotti ===
Dopo la morte di Matteotti, mentre il Fascismo si sentiva in difficoltà l'[[8 luglio]] D'Annunzio scrisse a Mussolini:
{{Quote|Avere fede intiera nella mia lealtà e nella mia carità di patria. Il mio silenzio e il mio lavoro sono oggi esempio a tutti gl'italiani. Non l'uno sarà interrotto e non l'altro}}<ref>[[Giordano Bruno Guerri]], "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 292</ref>
 
Il deputato socialista [[Tito Zaniboni]], più tardi noto per aver organizzato [[Attentati a Benito Mussolini|un attentato contro Mussolini]] il [[4 novembre]] [[1925]], comunicò al giornale Il Mondo, la notizia che D'Annunzio, in una lettera indirizzata a un legionario fiumano avrebbe scritto sulla questione:
{{Quote|Sono molto triste di questa "fetida ruina"}}<ref>[[Giordano Bruno Guerri]], "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 292: "L'onorevole Tito Zaniboni dichiarò, su "Il Mondo", che D'Annunzio aveva scritto, in una lettera a un legionario:"Sono molto triste di questa "fetida ruina"".</ref>
 
All'indiscrezione D'Annunzio rispose il [[5 settembre]] su "La provincia di Brescia":
{{Quote|A tutti i politicastri, amici o nemici, conviene dunque ormai disperare di me. Amo la mia arte rinovellata, amo la mia casa donata. Nulla d'estraneo mi tocca, e d'ogni giudizio altrui mi rido}}<ref>[[Giordano Bruno Guerri]], "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 293</ref>
 
== Onorificenze ==
===Onorificenze italiane===
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare di Savoia
|motivazione = Maggiore di Cavalleria
|luogo = [http://www.quirinale.it/qrnw/statico/onorificenze/decorato.asp?id=3047&ono=6 Conferita con Regio Decreto n° 72 del [[3 giugno]] [[1918]]] / Cielo del [[Carso]] [[19 agosto|19]]-[[26 agosto]] [[1917]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Ufficiale OMS BAR.svg
|nome_onorificenza = Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare di Savoia
|motivazione = Maggiore di Cavalleria
|luogo = [http://www.quirinale.it/qrnw/statico/onorificenze/decorato.asp?id=3047&ono=7 Conferita con Regio Decreto n° 87 del [[10 novembre]] [[1918]]] / Cielo di [[Vienna]] [[9 agosto]] [[1918]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Croce_di_guerra_al_valor_militare_BAR.svg
|nome_onorificenza = Croce di guerra al valor militare (3 volte, Mutilato ed Invalido per Servizio prestato in Campagna)
|collegamento_onorificenza = Croce di guerra al valor militare
|motivazione =
|luogo =
}}
{{Onorificenze
|immagine=Valor militare gold medal - old style BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia d'Oro al Valor Militare
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'oro al valor militare
|motivazione=
|luogo=Zona di Guerra, Maggio 1915-Novembre 1918
}}
{{Onorificenze
|immagine=Valor militare silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare (5 volte)
|collegamento_onorificenza=Valor militare
|motivazione=
|luogo=Adriatico, Maggio 1915-Febbraio 1916, Veliki-Faiti, 10 Ottobre-3 Novembre 1916 - Cielo Carsico, Maggio 1917 - Buccari 10-11 Febbraio 1918, Cielo Carsico-Timavo, Maggio 1917
}}
{{Onorificenze
|immagine = Croce_di_guerra_al_valor_militare_BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia di bronzo al valor militare
|collegamento_onorificenza = Croce di guerra al valor militare
|motivazione =
|luogo = Bocche di Cattaro 4-5 Ottobre 1917
}}
{{Onorificenze
|immagine = Promozione pp.JPG
|nome_onorificenza = Promozione per merito di guerra (3 volte)
|collegamento_onorificenza =
|motivazione =
|luogo = Veliki e Faiti, Azioni notturna su Pola, Organizzione 1ª Squadrone Navale
}}
{{Onorificenze
|immagine = MeritoMilitare.png
|nome_onorificenza = Croce al merito di guerra
|collegamento_onorificenza = Croce al merito di guerra
|motivazione =
|luogo =
}}
{{Onorificenze
|immagine=1GMx4.png
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Allied Victory Medal BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa italiana della vittoria
|collegamento_onorificenza=Medaglia interalleata della vittoria (Italia)
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine= fiume.png
|nome_onorificenza= Medaglia d'oro commemorativa della Spedizione di Fiume
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa della spedizione di Fiume
|motivazione=
|luogo=
}}
 
===Onorificenze straniere===
{{Onorificenze
|immagine = Legion Honneur Chevalier ribbon.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore francese
|collegamento_onorificenza = Legion d'onore
|motivazione =
|luogo = [[1915]]-[[1918]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = CroixGuerre.png
|nome_onorificenza = Croce di Guerra 1914-1918 francesi (3 volte)
|collegamento_onorificenza = Croix de guerre 1914–1918 (Francia)
|motivazione =
|luogo = [[1914]]-[[1918]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of St. Giovanni of Gerusalem-Rhodes-Malta BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta
|collegamento_onorificenza=Sovrano Militare Ordine di Malta
|motivazione=
|luogo=
}}
 
===Titoli nobiliari e militari===
{{Onorificenze
|immagine = Stemma Araldico del Principe di Montenevoso.jpg
|nome_onorificenza = [[Principe di Montenevoso]]
|collegamento_onorificenza =
|motivazione =
|luogo = Conferito con Regio Decreto del [[15 marzo]] [[1924]] / [[1915]]-[[1920]]
}}
{{Onorificenze
|immagine =
IT-Airforce-OF-7.png
|nome_onorificenza = [[Generale di brigata|Generale Onorario di Brigata Aerea]]
|collegamento_onorificenza =
|motivazione =
|luogo = Conferito con Regio Decreto del [[1925]] / [[1915]]-[[1918]]
}}
 
== Note ==
{{references|3}}
 
== Bibliografia ==
* [[Luigi Pescetti]], ''[[D'Annunzio e Volterra]]'', Mondadori, 1943
* [[Mario Praz]], ''[[La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica]]'', Firenze, Sansoni, 1948 (terza edizione, la prima è del 1930), ultimo capitolo
* [[Eurialo De Michelis]], ''Tutto D’Annunzio'', [[Giangiacomo Feltrinelli Editore|G.Feltrinelli]] ed. 1960
* [[Eurialo De Michelis]], ''D’Annunzio a contraggenio. Roma senza lupa'', [[Istituto Nazionale Di Studi Romani|Ist. Nazionale di Studi Romani]] ed. 1964
* [[Eurialo De Michelis]], ''Gabriele D'Annunzio. La violante dalla bella voce'', [[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori]] ed. 1970
* [[Eurialo De Michelis]], ''Gli anni romani di D’Annunzio'', [[Istituto Nazionale Di Studi Romani|Ist. Nazionale di Studi Romani]] ed. 1976
* [[Eurialo De Michelis]], ''Roma senza lupa: nuovi studi sul D’Annunzio'', [[Bonacci]] ed. 1976
* [[Piero Chiara]], ''Vita di Gabriele D'Annunzio'', Milano, Arnoldo Mondadori Editore SpA, 1978
* [[Eurialo De Michelis]], ''La figlia di Iorio : tragedia pastorale in tre atti Gabriele D'Annunzio con una cronologia della vita dell'autore e del suo tempo e una bibliografia'', [[Arnoldo Mondadori Editore|A. Mondadori]] ed. 1980
* [[Eurialo De Michelis]], ''Ancora D'Annunzio'', [[Centro nazionale di studi dannunziani]] ed. 1987
* [[Eurialo De Michelis]], ''Guida a D'Annunzio'', [[Meynier]] ed. 1988
* [[Carmelo Ciccia]], ''Il ritorno di D'Annunzio'', in ''Saggi su Dante e altri scrittori'', Pellegrini, Cosenza, 2007. ISBN 978-88-8101-435-4
* Carlo Santoli, ''Le théâtre français de Gabriele D'Annunzio et l'art décoratif de Léon Bakst'', ([http://www.pups.paris-sorbonne.fr/pages/aff_livre.php?Id=770 PUPS]) ed. 2009
* Autori vari, ''La Letteratura italiana'' vol.16 Parte I, ''Gabriele D'Annunzio'', di Ezio Raimondi, (pag. 1-127), Edizione speciale per il Corriere della Sera, R.C.S. Quotidiani S.p.A., Milano 2005 (Titolo dell'opera originale: [[Natalino Sapegno]] ed [[Emilio Cecchi]] (diretta da) ''Storia della letteratura italiana'', Garzanti Grandi opere, Milano 2001 e De Agostini Editore, Novara 2005)
* Enrico Galmozzi; "Il soggetto senza limite. Interpretazione del dannunzianesimo", Società Editrice Barbarossa, 1994
* [[Arnaldo Fortini]], ''D'Annunzio e il Francescanesimo'', Assisi, 1963
* Annamaria Andreoli, ''Il vivere inimitabile. Vita di Gabriele D'Annunzio'', Mondadori, 2000.
* Angela Tumini, ''Il mito nell'anima. Magia e folklore in D'Annunzio'', traduzione di Eleonora Sasso, Rocco Carabba, 2004.
* Steno Vazzana, "Il gesto di Perseo", Nuova Impronta edizioni, Roma, 1990
 
== Voci correlate ==
* [[Fascismo]]
* [[Estetismo]]
* [[Decadentismo]]
 
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== Collegamenti esterni ==
* [http://www.archiviodannunzio.it www.archiviodannunzio.it]
* [http://www.gabrieledannunzio.it www.gabrieledannunzio.it]
* [http://www.vittoriale.it/ Il Vittoriale degli italiani]
* [http://h1.ath.cx/muvi/museodannunzio/ Casa D'Annunzio]
* [http://www.retecivica.trieste.it/triestecultura/dannunzio/etrieste.asp D'Annunzio e Trieste]
* [http://www.arengario.it/mostre/fiume/fiumeint.htm Cronistoria dell'impresa di Fiume]
* [http://www.gabrieledannunzio.it/ G. D'Annunzio, vita, opere, approfondimenti.]
* {{cita web |url=http://www.geocities.com/il_lupo_rosso_2005/fattipoconotiimpresafiumana.doc |titolo=curiosità e fatti poco noti dell'impresa fiumana|deadurl=yes|urlarchivio=http://www.webcitation.org/query.php?url=http://www.geocities.com/il_lupo_rosso_2005/fattipoconotiimpresafiumana.doc}}
 
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