Engelbert von Landsberg-Velen und Steinfurt e Utente:Crybabee/Sandbox: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
 
testo di prova tratto da voce Castello di Schio
 
Riga 1:
Castello di Schio è il toponimo di una zona centrale di Schio che ricorda l'antica presenza di un castello, di cui resta oggi soltanto la torre merlata svettante, inglobata nella chiesetta di Santa Maria della Neve, attualmente sconsacrata. L'intera area del castello, una sorta di piccola collinetta che si eleva in pieno centro cittadino, è adibita a parco pubblico.
{{w|biografie|settembre 2010}}
{{NN|biografie|settembre 2010}}
{{Bio
|Nome = Reichsfreiherr Franz Engelbert Alexander von
|Cognome = Landsberg-Velen und Steinfurt
|Sesso = M
|LuogoNascita = Münster
|GiornoMeseNascita = 10 marzo
|AnnoNascita = 1796
|LuogoMorte = Münster
|GiornoMeseMorte = 24 febbraio
|AnnoMorte = 1878
|Attività = militare
|Nazionalità = prussiano
|PostNazionalità =
}}
 
Storia
Apparteneva ad una nobile famiglia tedesca della [[Vestfalia]], che allora era gran parte possedimento prussiano, con i ducati di [[Granducato di Berg|Berg]] e [[Ducato di Kleve|Clèves]]; la sua famiglia era di rango baronale e discendeva direttamente da un celebre condottiero del XVII secolo, [[Daniel Dietrich von Landsberg zu Erwitte]]; la madre di Engelbert era una contessa della famiglia [von Wolff-Metternich zur Gracht; suo fratello [[Ignaz von Landsberg-Velen und Gemen]] avrebbe avuto un ruolo di media importanza nella politica prussiana e sarebbe stato nel [[1848]] deputato a [[Berlino]] e [[Francoforte sul Meno]]; inoltre sarebbe stato anche sindaco di [[Colonia (Germania)|Colonia]] per tre volte.
 
Pianta del castello di Schio realizzata da Carlo Letter nel 1890 in base ai rilevamenti effettuati sul posto[1]
Engelbert intraprese la carriera militare come ufficiale in un [[reggimento]] di [[ussaro|ussari]] dell'esercito prussiano, e non ancora ventenne partecipò in un contingente prussiano dell'armata del principe Schwarzenberg alle battaglie di [[Lipsia]] e [[Dresda]] contro [[Napoleone Bonaparte]] e poi in [[Francia]] a [[Montmirail]]. Fu incluso come scorta diplomatica ai plenipotenziari prussiani Hardenberg e Humboldt al [[Congresso di Vienna]].
Secondo studi di toponomastica e rilievi di tipo archeologico si evince come nel solo alto vicentino - oltre che quello di Schio - ci fossero una ventina di castelli, come quello di Magré che si trovava in una collina poco distante.
 
Dai reperti archeologici emersi dagli scavi del 1919, l'epoca di fondazione del primitivo castello di Schio parrebbe risalire all'età del ferro, cosicché potrebbe essere stato costruito dalle popolazioni degli Euganei o dei Veneti. In epoca medioevale sorse qui il castello dei Maltraversi, conti di Vicenza, i quali, con la parentesi ezzeliniana, dominarono fino al 1311. Il castello passò alla città di Vicenza, quindi agli Scaligeri e nel 1314 fu danneggiato dai padovani. Nel 1382 fu dei Visconti, del conte Giorgio Cavalli che lo rinforzò, poi passò sotto Venezia[2].
Arrivato al grado di maggiore degli ussari, si ritirò dall'esercito e ricoprì alcuni incarichi amministrativi nelle province vestfaliana controllate dalla corona prussiana; nel [[1831]] fece parte della delegazione tedesca guidata dal principe [[Florentin zu Salm-Salm]] che a [[Londra]] riconobbe [[Leopoldo I del Belgio|Leopoldo I di Sassonia-Coburgo-Gotha]] come legittimo sovrano del [[Belgio]].
 
Nel 1412, solo 6 anni dopo che la Serenissima aveva preso il controllo della zona di Schio, il castello venne smantellato[3], probabilmente per volontà di Vicenza che voleva così tenere il territorio scledense sotto controllo[4]. Schio era infatti retta da un vicario nominato da Vicenza, ma ambiva a divenire una Podestaria, con un Podestà nominato direttamente da Venezia, al pari di Lonigo e Marostica[4]. La comunità scledense inviò in più occasioni a Venezia suppliche finalizzate al ripristino del castello di Schio: nel 1477, nel 1487 e infine nel 1508[4]. Durante il periodo della guerra della Lega di Cambrai la comunità di Schio assunse in varie occasioni atteggiamenti filo-imperiali, soprattutto finalizzati alla volontà di svincolarsi dal controllo del territorio da parte di Vicenza[4]: il castello non venne quindi rinforzato. Nel 1514 il castello fu demolito definitivamente per ordine di Venezia[5]: Bartolomeo d'Alviano aveva predisposto la distruzione dei castelli di Schio e Pievebelvicino, questo atto fu anche una risposta agli atteggiamenti di mancato riconoscimento da parte della comunità locale dell'autorità del vicario scelto da Vicenza, Gaetano Repeta[4].
Dopo un periodo di oscuramento politico, lasciò la nativa Vestfalia per la corte reazionaria di [[Berlino]], dove strinse amicizia con il re [[Federico Guglielmo IV di Prussia|Federico Guglielmo IV]], con il quale condivideva le vedute politiche ultraconservatrici e soprattutto la passione per l'eccletticismo storicista; von Landsberg-Velen divenne il favorito del re prussiano che lo fece colonnello e proprietario di un reggimento di ussari e aggiunse all'ereditario titolo baronale di Landsberg-Velen, quello di barone dell'impero di Steinfurt. Landsberg, nonostante fosse stato eletto anche al consiglio provinciale del [[Münsterland]] e facesse parte del consiglio della corona, non ebbe alcun peso politico se non quello di favorito del sovrano.
 
Da quell'epoca il castello di Schio è rimasto solo nei dipinti di un pittore, non è chiaro peraltro quanto lo stesso abbia rispettato la fisionomia reale del sito: ne resta infatti memoria in un dipinto di Francesco Verla datato 1512 conservato nella chiesa di San Francesco[1]. Si ritiene che la struttura complessiva del castello comprendesse dei posti di guardia esterni posti lungo le direttrici di accesso allo stesso; uno dei quali è ancora esistente, pur se trasformato in civile abitazione[1].
Durante le rivoluzioni del 1848, fu eletto al [[Parlamento]] di Berlino per i conservatori, dove il fratello Ignatz era stato anche consigliere e poi presidente e poi, al comando di un reggimento di cavalleria partecipò assieme al generale Colomb alla repressione dei moti in [[Slesia]] e [[Poznań|Poznania]], influendo (grazie al suo intervento) grandemente alla vittoria sui rivoluzionari.
 
Dell'antico castello oggi rimane solo la spianata con i resti dei basamenti di due torri ora scomparse, la torre campanaria merlata con l'orologio installato nel 1900 (di fatto considerata la torre civica di Schio) e l'attigua chiesa di Santa Maria della Neve, sorta negli ultimi anni del XIV secolo, ma riedificata nel Settecento. Nel XVIII secolo la chiesa fu sede della Confraternita del Confalone e nel 1810, una volta soppressa la confraternita, fu chiusa al culto e sconsacrata; gli ornamenti furono dispersi. Fu acquisita dal Comune nel 1828[6]. Fu quindi adibita a quartiere militare sia dai francesi che dagli austriaci e nel 1875 fu attrezzata a palestra dalla Società Ginnastica Fortitudo[2]. Oggi è sede del Circolo fotografico.
Successivamente fu deputato alla Camera dei Signori di Prussia, ma non ricoprì alcun ruolo politico, e rimase il favorito e compagno del re, assecondando questi nei suoi sogni di ritorno alla grandezza medioevale e inoltre fu il principale ideatore della ricostruzione del [[Burg Hohenzollern|Castello di Hohenzollern]]. Dopo la morte di [[Federico Guglielmo IV di Prussia|Federico Guglielmo IV]], nonostante l'anzianità, combatté ancora sotto il Wrangel nella Seconda Guerra dello Schleswig e sotto Moltke nella Guerra austro-prussiana. Nel [[1867]] si ritirò a vita privata; nel [[1835]] era stato il primo presidente del Parlamento Regionale della Vestfalia.
 
Negli anni quaranta, sotto il colle del castello, fu realizzato un rifugio antiaereo scavato nella roccia. Tale tunnel, munito di due entrate e rinforzato in calcestruzzo, ha una superficie interna di circa 500 metri quadrati ed una lunghezza di circa 100 metri. Tra il 2008 e il 2010 il rifugio è stato liberato da detriti e restaurato, e adibito alla stagionatura e maturazione di vini e formaggi locali, grazie al microclima interno particolarmente favorevole[7].
== Onorificenze ==
*[[Ordine dell'Aquila Nera]]
*[[Ordine dell'Aquila Rossa]]
 
Descrizione
{{Portale|biografie|guerra}}
La ex chiesa di Santa Maria della Neve si presenta come una semplice costruzione in pietrame e cocci a vista con facciata a capanna; essa presenta un portale con cornice in pietra bianca sormontata da una ulteriore apertura ad arco, anch'essa corniciata in pietra. La fiancata sinistra è forata da una finestrella ed una porta; anche quella di destra, poco visibile perché esposta sul ciglio della collina, presenta delle finestre. La zona absidale presenta un elemento di minor altezza rispetto alla chiesa, forato da una finestra ad arco, fiancheggiato dalla torre. La torre, a base quadrangolare, presenta una cella campanaria definita da una bifora; sotto di essa, sui due lati del campanile più visibili, sono posti i quadranti dell'orologio. A concludere la torre un motivo ornamentale a merli.
 
L'interno è ritmato da lesene lungo le pareti, il pavimento è in marmo bicolore con motivo a scacchiera, mentre il soffitto è decorato a stucchi, in linea con il gusto estetico settecentesco.