Castello di Schio è il toponimo di una zona centrale di Schio che ricorda l'antica presenza di un castello, di cui resta oggi soltanto la torre merlata svettante, inglobata nella chiesetta di Santa Maria della Neve, attualmente sconsacrata. L'intera area del castello, una sorta di piccola collinetta che si eleva in pieno centro cittadino, è adibita a parco pubblico.
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Storia
Il '''Castello Normanno-Svevo di [[Sannicandro di Bari]]''' sorge nella zona medievale dei paese, tra le caratteristiche case a scalinata esterna, ed è circondato dall'antico fossato svevo, colmato e trasformato in strada solo nel 1836. È composto di due parti distinte messe l'una nell'altra, costruite in epoche distanti tra loro, ad opera dei [[Impero bizantino|Bizantini]] e degli [[Hohenstaufen|Svevi]]. La sua edificazione risale al 916, per iniziativa del generale bizantino Niccolo Piccingli, il quale aveva ordinato la costruzione di un Fortilizio per la difesa della [[Puglia]] dai [[Saraceni]]. Esso venne ubicato a nord della piccola borgata di Sannicandro che, da un secolo e mezzo appena, veniva sviluppandosi ai margini dei ruderi dell'antica Castel Mezardo. L'originario nucleo dei Castello, di origine bizantina, è costituito da una robusta cinta in muratura di pietra che corre lungo i lati di un trapezio, munita di sei torri quadrilatere distribuite nei quattro vertici e nel punto medio delle due basi del trapezio.
Pianta del castello di Schio realizzata da Carlo Letter nel 1890 in base ai rilevamenti effettuati sul posto[1]
== Periodo Normanno ==
Secondo studi di toponomastica e rilievi di tipo archeologico si evince come nel solo alto vicentino - oltre che quello di Schio - ci fossero una ventina di castelli, come quello di Magré che si trovava in una collina poco distante.
tura normanna. Sui ruderi bizantini si ricostruirono le quattro torri d'angolo, collegate con solide cortine a quattro torri centrali; verso est un largo fossato e il ponte levatoio affiancarono il torrione, isolando e proteggendo il maniero; il palazzo baronale fu realizzato a ridosso della cortina di settentrione, con un cunicolo di salvataggio che conduceva alla chiesa di S. Giovanni fuori le mura, costruita dagli stessi [[Normanni]]; quando, infine, nel 1087, a Bari giunsero le sacre reliquie di San Nicola, all'interno del Castello fu edificata una cappella dedicata al santo.<br /> Ultimo Barone normanno fu [[Guglielmo De Tot]], il quale governò il feudo di Sannicandro presumibilmente fra il 1150 e il 1170, dopo una breve parentesi, tra il 1131 e il 1134, durante la quale la Baronia fu tenuta dal Conte [[Guido da Venosa]].
Dai reperti archeologici emersi dagli scavi del 1919, l'epoca di fondazione del primitivo castello di Schio parrebbe risalire all'età del ferro, cosicché potrebbe essere stato costruito dalle popolazioni degli Euganei o dei Veneti. In epoca medioevale sorse qui il castello dei Maltraversi, conti di Vicenza, i quali, con la parentesi ezzeliniana, dominarono fino al 1311. Il castello passò alla città di Vicenza, quindi agli Scaligeri e nel 1314 fu danneggiato dai padovani. Nel 1382 fu dei Visconti, del conte Giorgio Cavalli che lo rinforzò, poi passò sotto Venezia[2].
== Periodo Svevo ==
Carenti sono le notizie sugli avvenimenti svoltisi negli anni di dominio [[Hohenstaufen|svevo]]. La politica d'accentramento del potere intrapresa dall'imperatore [[Federico II di Svevia]] e la sua insofferenza nei confronti dei feudatari fanno supporre che in quel periodo il casale di Sannicandro non fosse concesso a nessun signore feudale.<br /> Nel 1242 il Fortilizio di origine bizantina fu completato dall'imperatore svevo, il quale vi aggiunse la parte esterna, allo scopo di trasformarlo in Castello residenziale fortificato. Una cortina esterna, larga 1,58 metri, circondò, infatti, il perimetro del maniero, che fu protetto da un nuovo fossato. La torre normanna centrale a nord fu abbattuta per consentire l'edificazione del grande palazzo baronale, con tre meravigliose bifore, affiancato e difeso da due imponenti torri. Nello spessore del muro, a ridosso di una delle torri, furono nascosti i locali della falconeria, inaccessibili e privi di luce, secondo quanto l'imperatore aveva prescritto nel trattato "[[De arte venandi cum avibus]]"; fu, infine, costruita una galleria di salvataggio sotterranea che sboccava in aperta campagna verso Grumo-Bitetto.<br /> Negli anni della dominazione sveva, il Castello era costituito da nove torri.
Nel 1412, solo 6 anni dopo che la Serenissima aveva preso il controllo della zona di Schio, il castello venne smantellato[3], probabilmente per volontà di Vicenza che voleva così tenere il territorio scledense sotto controllo[4]. Schio era infatti retta da un vicario nominato da Vicenza, ma ambiva a divenire una Podestaria, con un Podestà nominato direttamente da Venezia, al pari di Lonigo e Marostica[4]. La comunità scledense inviò in più occasioni a Venezia suppliche finalizzate al ripristino del castello di Schio: nel 1477, nel 1487 e infine nel 1508[4]. Durante il periodo della guerra della Lega di Cambrai la comunità di Schio assunse in varie occasioni atteggiamenti filo-imperiali, soprattutto finalizzati alla volontà di svincolarsi dal controllo del territorio da parte di Vicenza[4]: il castello non venne quindi rinforzato. Nel 1514 il castello fu demolito definitivamente per ordine di Venezia[5]: Bartolomeo d'Alviano aveva predisposto la distruzione dei castelli di Schio e Pievebelvicino, questo atto fu anche una risposta agli atteggiamenti di mancato riconoscimento da parte della comunità locale dell'autorità del vicario scelto da Vicenza, Gaetano Repeta[4].
== Periodo Angioino ==
L'avvento della dominazione angioina fu decisivo per la storia del paese. Si racconta che il principe [[Carlo I d'Angiò|Carlo d'Angiò]], imprigionato in [[Sicilia]], avesse domandato la protezione di san Nicola di Bari, il quale, apparendogli, gli avrebbe assicurato la liberazione. Ottenuta la libertà e tornato a Napoli col titolo regale, Carlo II d'Angiò volle rimunerare il Santuario del santo, alla cui intercessione attribuiva la salvezza, di ampie rendite e ricchissime donazioni. Nel 1304, per concessione dei re [[Angiò|angioino]], il feudo di Sannicandro passò, dunque, alla Basilica di S.Nicola di Bari e incominciò per esso un periodo di relativa stabilità.<br /> In quegli anni, il Castello non fu mai abitato dal Priore-Barone perché questi risiedeva presso la Corte Reale di [[Napoli]]. Fu perciò adibito a sede dell'Amministrazione dell'azienda agricola della Baronia ed in alcuni locali a pianterreno furono impiantati un mulino ed un frantoio per la produzione di olio.<br /> L'autorità dei Baroni-Priori del Capitolo di San Nicola di Bari durò cinque secoli, fino al 1806, anno in cui fu pubblicata la legge del Re Giuseppe Bonaparte che abolì il feudalesimo.<br /> Il feudo fu, dunque, assoggettato al regime di una comune proprietà privata ed il Real Capitolo di San Nicola entrò nel ruolo di un semplice usufruttario di beni immobili.
Da quell'epoca il castello di Schio è rimasto solo nei dipinti di un pittore, non è chiaro peraltro quanto lo stesso abbia rispettato la fisionomia reale del sito: ne resta infatti memoria in un dipinto di Francesco Verla datato 1512 conservato nella chiesa di San Francesco[1]. Si ritiene che la struttura complessiva del castello comprendesse dei posti di guardia esterni posti lungo le direttrici di accesso allo stesso; uno dei quali è ancora esistente, pur se trasformato in civile abitazione[1].
== Tempi recenti ==
Il Castello, che durante gli anni dell'amministrazione nicolaiana aveva mantenuto la sua linea originaria, tra il 1806 ed il 1875 fu barbaramente rovinato. Per colmare il vuoto prodotto dalla perdita dei diritti feudali, infatti, sorse il problema del reperimento di nuove fonti di entrata per il mantenimento della Basilica e del Capitolo di San Nicola: la cinta esterna fu, dunque, aperta in più varchi per ricavarne porte e finestre da adibire a botteghe, abitazioni, stalle, negozi che assicurassero una rendita al Capitolo nicolaiano; il fossato fu colmato, la galleria sotterranea ostruita, le finestre bifore furono deturpate e trasformate in balconi. Nel 1951 il titolo nobiliare passò dal Priore di San Nicola all'Arcivescovo di Bari e, con atto pubblico del dodici dicembre 1967, il Comune di Sannicandro di Bari, sindaco il prof. Nicola Casamassima, acquistò il Castello per l'irrisoria somma di lire 10.500.000.<br /> Dopo una serie di restauri, il Castello è fruibile, nel suo splendore, per tutti coloro che lo vorranno visitare.
Dell'antico castello oggi rimane solo la spianata con i resti dei basamenti di due torri ora scomparse, la torre campanaria merlata con l'orologio installato nel 1900 (di fatto considerata la torre civica di Schio) e l'attigua chiesa di Santa Maria della Neve, sorta negli ultimi anni del XIV secolo, ma riedificata nel Settecento. Nel XVIII secolo la chiesa fu sede della Confraternita del Confalone e nel 1810, una volta soppressa la confraternita, fu chiusa al culto e sconsacrata; gli ornamenti furono dispersi. Fu acquisita dal Comune nel 1828[6]. Fu quindi adibita a quartiere militare sia dai francesi che dagli austriaci e nel 1875 fu attrezzata a palestra dalla Società Ginnastica Fortitudo[2]. Oggi è sede del Circolo fotografico.
{{CastelliFedericiani}}
{{Portale|architettura|Puglia}}
Negli anni quaranta, sotto il colle del castello, fu realizzato un rifugio antiaereo scavato nella roccia. Tale tunnel, munito di due entrate e rinforzato in calcestruzzo, ha una superficie interna di circa 500 metri quadrati ed una lunghezza di circa 100 metri. Tra il 2008 e il 2010 il rifugio è stato liberato da detriti e restaurato, e adibito alla stagionatura e maturazione di vini e formaggi locali, grazie al microclima interno particolarmente favorevole[7].
[[Categoria:Castelli normanni]]
[[Categoria:Castelli della provincia di Bari|Normanno-svevo di Sannicandro di Bari]]
Descrizione
[[Categoria:Castelli federiciani|Normanno-svevo di Sannicandro di Bari, Castello]]
La ex chiesa di Santa Maria della Neve si presenta come una semplice costruzione in pietrame e cocci a vista con facciata a capanna; essa presenta un portale con cornice in pietra bianca sormontata da una ulteriore apertura ad arco, anch'essa corniciata in pietra. La fiancata sinistra è forata da una finestrella ed una porta; anche quella di destra, poco visibile perché esposta sul ciglio della collina, presenta delle finestre. La zona absidale presenta un elemento di minor altezza rispetto alla chiesa, forato da una finestra ad arco, fiancheggiato dalla torre. La torre, a base quadrangolare, presenta una cella campanaria definita da una bifora; sotto di essa, sui due lati del campanile più visibili, sono posti i quadranti dell'orologio. A concludere la torre un motivo ornamentale a merli.
[[Categoria:Sannicandro di Bari]]
L'interno è ritmato da lesene lungo le pareti, il pavimento è in marmo bicolore con motivo a scacchiera, mentre il soffitto è decorato a stucchi, in linea con il gusto estetico settecentesco.
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