Castello di Schio è il toponimo di una zona centrale di Schio che ricorda l'antica presenza di un castello, di cui resta oggi soltanto la torre merlata svettante, inglobata nella chiesetta di Santa Maria della Neve, attualmente sconsacrata. L'intera area del castello, una sorta di piccola collinetta che si eleva in pieno centro cittadino, è adibita a parco pubblico.
{{Museo
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|Tipologia= [[Arte]], [[Pinacoteca]]
|Immagine= Urbino-IngressoPalazzoDucale.jpg
|Larghezza =
|Didascalia= Ingresso
|Data di fondazione = [[1912]]
|Data di chiusura =
|Fondatori =
|Indirizzo= [[Palazzo Ducale di Urbino|Palazzo Ducale]]<br />Piazza Rinascimento 13, 61029 [[Urbino]]
|Latitudine = 43.723889
|Longitudine = 12.636389
|Direttore = Peter Aufreiter
|Visitatori = 191.829 <ref>Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, [http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1452692902119_CS_datimuseiMARCHE130116.pdf Visitatori e introiti dei musei]</ref>.
|Anno visitatori = 2015
|Sito= [http://www.gallerianazionalemarche.it/ www.gallerianazionalemarche.it]
}}
Storia
La '''Galleria nazionale delle Marche''' ha sede nel [[Palazzo Ducale di Urbino]] e le sue collezioni derivano in larga parte da opere raccolte nel XIX secolo da chiese e conventi del territorio marchigiano.
Pianta del castello di Schio realizzata da Carlo Letter nel 1890 in base ai rilevamenti effettuati sul posto[1]
Relativamente scarse sono invece le opere delle collezioni ducali, già disperse nel corso dei secoli. La sezione più celebre è legata al [[Rinascimento urbinate]], con due opere di [[Piero della Francesca]] ed altre degli artisti della corte di [[Federico da Montefeltro]], oltre a un importante nucleo di opere del primo Cinquecento, tra cui lavori di [[Raffaello]], e del Seicento, con i lavori di [[Federico Barocci]]. All'ultimo piano è conservata una cospicua collezione di ceramiche.
Secondo studi di toponomastica e rilievi di tipo archeologico si evince come nel solo alto vicentino - oltre che quello di Schio - ci fossero una ventina di castelli, come quello di Magré che si trovava in una collina poco distante.
Dai reperti archeologici emersi dagli scavi del 1919, l'epoca di fondazione del primitivo castello di Schio parrebbe risalire all'età del ferro, cosicché potrebbe essere stato costruito dalle popolazioni degli Euganei o dei Veneti. In epoca medioevale sorse qui il castello dei Maltraversi, conti di Vicenza, i quali, con la parentesi ezzeliniana, dominarono fino al 1311. Il castello passò alla città di Vicenza, quindi agli Scaligeri e nel 1314 fu danneggiato dai padovani. Nel 1382 fu dei Visconti, del conte Giorgio Cavalli che lo rinforzò, poi passò sotto Venezia[2].
In alcuni ambienti al piano terra è ospitato anche il '''Museo archeologico urbinate''', ricco soprattutto di epigrafi antiche.
Nel 1412, solo 6 anni dopo che la Serenissima aveva preso il controllo della zona di Schio, il castello venne smantellato[3], probabilmente per volontà di Vicenza che voleva così tenere il territorio scledense sotto controllo[4]. Schio era infatti retta da un vicario nominato da Vicenza, ma ambiva a divenire una Podestaria, con un Podestà nominato direttamente da Venezia, al pari di Lonigo e Marostica[4]. La comunità scledense inviò in più occasioni a Venezia suppliche finalizzate al ripristino del castello di Schio: nel 1477, nel 1487 e infine nel 1508[4]. Durante il periodo della guerra della Lega di Cambrai la comunità di Schio assunse in varie occasioni atteggiamenti filo-imperiali, soprattutto finalizzati alla volontà di svincolarsi dal controllo del territorio da parte di Vicenza[4]: il castello non venne quindi rinforzato. Nel 1514 il castello fu demolito definitivamente per ordine di Venezia[5]: Bartolomeo d'Alviano aveva predisposto la distruzione dei castelli di Schio e Pievebelvicino, questo atto fu anche una risposta agli atteggiamenti di mancato riconoscimento da parte della comunità locale dell'autorità del vicario scelto da Vicenza, Gaetano Repeta[4].
==Storia==
[[Palazzo Ducale (Urbino)|Palazzo Ducale]] venne definito nel Rinascimento come uno dei più bei palazzi principeschi d'Italia. Costruito in larga parte all'epoca di [[Federico da Montefeltro]], con la sovrintendenza di vari architetti tra cui spiccarono [[Luciano Laurana]] e [[Francesco di Giorgio Martini]], era spesso descritto come uno dei più straordinari palazzi principeschi d'Italia, con una biblioteca senza pari e sterminate raccolte di dipinti, sculture (antiche e moderne), bronzetti, argenterie, arazzi, cuoi dipinti, mobili intarsiati<ref name=P6>Dal Poggetto, 2006, cit., pag. 7.</ref>.
Da quell'epoca il castello di Schio è rimasto solo nei dipinti di un pittore, non è chiaro peraltro quanto lo stesso abbia rispettato la fisionomia reale del sito: ne resta infatti memoria in un dipinto di Francesco Verla datato 1512 conservato nella chiesa di San Francesco[1]. Si ritiene che la struttura complessiva del castello comprendesse dei posti di guardia esterni posti lungo le direttrici di accesso allo stesso; uno dei quali è ancora esistente, pur se trasformato in civile abitazione[1].
===Spoliazioni===
Nei secoli però subì varie spoliazioni, la prima delle quali fu eseguita da [[Cesare Borgia]], che dopo aver conquistato militarmente il ducato ([[1502]]) ne disperse una parte delle collezioni<ref name=P6/>, tra cui il celebre ''[[Cupido dormiente (Michelangelo)|Cupido dormiente]]'' di [[Michelangelo]], che finì a [[Mantova]] prima di essere definitivamente perduto.
Dell'antico castello oggi rimane solo la spianata con i resti dei basamenti di due torri ora scomparse, la torre campanaria merlata con l'orologio installato nel 1900 (di fatto considerata la torre civica di Schio) e l'attigua chiesa di Santa Maria della Neve, sorta negli ultimi anni del XIV secolo, ma riedificata nel Settecento. Nel XVIII secolo la chiesa fu sede della Confraternita del Confalone e nel 1810, una volta soppressa la confraternita, fu chiusa al culto e sconsacrata; gli ornamenti furono dispersi. Fu acquisita dal Comune nel 1828[6]. Fu quindi adibita a quartiere militare sia dai francesi che dagli austriaci e nel 1875 fu attrezzata a palestra dalla Società Ginnastica Fortitudo[2]. Oggi è sede del Circolo fotografico.
La seconda e più ampia spoliazione si ebbe nel [[1631]], all'atto di devoluzione del Ducato allo Stato Pontificio. Tale accordo non prevedeva la cessione al pontefice delle cose mobili, che divennero la straordinaria dote di [[Vittoria della Rovere]], ultima discendente, a suo marito [[Ferdinando II de' Medici]], [[granduca di Toscana]]. Finirono così a Firenze i gioielli, le sculture, le gemme e i dipinti, molti dei quali sono ancora oggi il vanto dei musei fiorentini quali i [[Raffaello]], i quattordici [[Tiziano]] (tra cui la ''[[Venere d'Urbino]]''), o il ''[[doppio ritratto dei Duchi di Urbino]]'' di [[Piero della Francesca]]. Altri oggetti di minor pregio, come il mobilio o le ceramiche, vennero invece venduti sulla pubblica piazza<ref name=P7>Dal Poggetto, 2006, cit., pag. 8.</ref>.
Negli anni quaranta, sotto il colle del castello, fu realizzato un rifugio antiaereo scavato nella roccia. Tale tunnel, munito di due entrate e rinforzato in calcestruzzo, ha una superficie interna di circa 500 metri quadrati ed una lunghezza di circa 100 metri. Tra il 2008 e il 2010 il rifugio è stato liberato da detriti e restaurato, e adibito alla stagionatura e maturazione di vini e formaggi locali, grazie al microclima interno particolarmente favorevole[7].
Una terza spoliazione, meno legittima, fu attuata dal cardinale [[Antonio Barberini]], primo [[legato pontificio]], che staccò il ciclo degli uomini illustri dallo [[studiolo di Federico da Montefeltro|studiolo]] e l'''Apollo e le Muse'' di [[Giovanni Santi]] e [[Timoteo Viti]] dall'omonima cappellina<ref name=P7/>.
Descrizione
Una quarta ed ultima spoliazione, pure illegittima, si ebbe nel [[1657]] ad opera di [[papa Alessandro VII]], che fece confluire nella [[Biblioteca Apostolica]] le centinaia di volumi miniati della biblioteca di Federico da Montefeltro. Nel frattempo erano andati distrutti anche i [[Corame|corami]], cioè i cuoi dipinti che decoravano la maggior parte delle pareti nelle sale<ref name=P7/>.
La ex chiesa di Santa Maria della Neve si presenta come una semplice costruzione in pietrame e cocci a vista con facciata a capanna; essa presenta un portale con cornice in pietra bianca sormontata da una ulteriore apertura ad arco, anch'essa corniciata in pietra. La fiancata sinistra è forata da una finestrella ed una porta; anche quella di destra, poco visibile perché esposta sul ciglio della collina, presenta delle finestre. La zona absidale presenta un elemento di minor altezza rispetto alla chiesa, forato da una finestra ad arco, fiancheggiato dalla torre. La torre, a base quadrangolare, presenta una cella campanaria definita da una bifora; sotto di essa, sui due lati del campanile più visibili, sono posti i quadranti dell'orologio. A concludere la torre un motivo ornamentale a merli.
L'interno è ritmato da lesene lungo le pareti, il pavimento è in marmo bicolore con motivo a scacchiera, mentre il soffitto è decorato a stucchi, in linea con il gusto estetico settecentesco.
=== Ampliamenti delle raccolte ===
Oggi del nucleo originario di decorazionmi dell'antico arredo del palazzo restano solo l'Alcova di Federico, ritrovata nei depositi del palazzo e ricostruita, qualche arazzo e quattordici, su ventotto, ''Uomini illustri'' dello studiolo, recuperati nel XX secolo, nonché il ''[[Ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidobaldo]]'' di [[Pedro Berruguete]]. Sono stati inoltre riscoperti i dipinti murali della Sala delle Nozze, coperti da scialbatura<ref name=P7/>.
Sono inoltre salve e inalterate le straordinarie decorazioni lapidee e, per circostanze particolarmente fortunate, molte delle porte lignee intarsiate, nonché le celebri [[Intarsio|tarsie]] dello studiolo<ref name=P7/>.
Il resto delle raccolte del museo venne costituito a partire dalla fondazione, nel [[1912]], e può essere suddiviso in quattro gruppi:
# Un cospicuo gruppo di dipinti, soprattutto tavole, provenienti dalle soppressioni dei conventi marchigiani dopo l'Unità d'Italia (1861), di proprietà statale<ref name=P7/>.
# Un gruppo di opere depositate a vario titolo (temporaneo o perpetuo) da chiese e confraternite soprattutto urbinati<ref name=P7/>.
# Oggetti d'arte, soprattutto ceramiche e monete, divenuti di proprietà statale per lascito o legato, tra cui spiccano il lascito Mauruzi (1865, ceramiche abruzzesi, soprattutto di [[Castelli (Italia)|Castelli]]), la collezione del medico senigallese Bruno Brun (2000, monete romane auree e argentee) e la collezione Volponi (1991 e 2003, circa venti dipinti dal Tre al Seicento, spesso capolavori)<ref name=P7/>.
# Opere acquistate dallo Stato per incrementare e completare le collezioni della Galleria, tra cui negli ultimi venticinque anni hanno spiccato: nove dipinti quattrocenteschi dalla [[Fondazione Giorgio Cini]], tre opere del [[Sassoferrato]], un gruppo di ceramiche da pompa cinque-seicentesche, lavori di [[Andrea Lilli]], [[Andrea Boscoli]] e [[Federico Barocci]] (un ''Ritratto'' inedito), uno stipo roveresco intarsiato in ebano e avorio<ref name=P7/>.
Il 6 febbraio del [[1975]] vennero trafugate la ''[[madonna di Senigallia]]'' e la ''[[Flagellazione di Cristo (Piero della Francesca)|Flagellazione di Cristo]]'' di [[Piero della Francesca]], entrambe recuperate poi a [[Locarno]], in [[Svizzera]], il 22 marzo dell'anno successivo.
==Allestimento==
Questa somma di donazioni e acquisti ha contribuito a dare alla Galleria un respiro "nazionale", a dispetto anche di alcune lacune che tuttora permangono di opere di sommi artisti marchigiani o che nelle Marche lasciarono una significativa parte della loro attività ([[Carlo Crivelli]] e [[Lorenzo Lotto]], ad esempio)<ref name=P7/>.
Un altro limite delle attuali raccolte è lo scarto, temporale, stilistico e storico, tra numerose opere presenti e gli ambienti che le conservano: se i polittici trecenteschi, assieme alle opere tardo seicentesche e settecentesche, sono fuori dai limiti cronologici della costruzione del palazzo, altre opere sacre, di gusto spiccatamente popolare come le sculture lignee, stentano ad armonizzarsi all'aulica decorazione delle sale. Per cercare di ovviare a questi inconvenienti è stato studiato un allestimento che, per quanto forzi talvolta l'ordine cronologico, cerca di far coincidere il più possibile le corrispondenze tra contenitore e contenuto: la ''camera picta'' e i lavori camerinesi, le opere tardogotiche nelle sale dalla decorazione più antica, il Quattrocento nelle sale del Laurana, [[Giovanni Santi]] nella sala delle Veglie, Barocci e le ceramiche seicentesche nell'appartamento roveresco<ref name=P9>Dal Poggetto, 2006, cit., pag. 9.</ref>.
L'allestimento del [[1982]], migliorato poi via via negli anni successivi, ha inoltre cercato di utilizzare i sostenitori più semplici possibili, quasi invisibili<ref name=P9/>.
== Visita al museo ==
[[File:Urbino-palazzo ducale01.jpg|thumb|Il Cortile d'onore]]
{{vedi anche|Cortile di palazzo Ducale di Urbino}}
Una volta oltrepassato l'ingresso in Piazza Duca Federico il visitatore si trova nel bellissimo ''Cortile d'onore'': la forma è rettangolare con cinque arcate sui lati nord (di ingresso) e sud, mentre sei sugli altri.
Lungo tutta l'eestensione dei due architravi, su tutti e quattro i lati del cortile, corre una scritta dedicatoria: <small>"FEDERICUS DUX MONTISFERETRI AC DURANTIS COMES SANCTAE RO[MANAE] ECCLESIAR CONFALORERIUS ATQUE ITALICAE CANFEDERATIONIS IMPERATOR HANC DOMUM A FUNDAMENTIS ERECTAM GLORIAE ET POSTERITATI SUAE EXAEDIFICAVIT. - QUI BELLO PLURIES DEPUGNAVIT SEXIES SIGNA CONTULIT OCTIES HOSTEM PROFLIGAVIT OMNIUMQUE PRAELIORUM VICTOR DITIONEM AUXIT. EIUSDEM IUSTITIA CLEMENTIA LIBERALITAS ET RELIGIO PACE VICTORIAS EQUARUNT ORNARUNTQUE"</small><ref>''"Federico, Duca di Urbino, Conte del Montefeltro e di Casteldurante, Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa e Capo della Confederazione Italica, innalzò fino dalle fondamenta questa dimora a gloria sua e dei suoi posteri. Egli, che combatté più volte in guerra, sei volte guidò gli eserciti, otto volte sbaragliò il nemico, vincitore di tutte le guerre, aumentò il suo dominio. La sua giustizia, la sua clemenza, la sua liberalità la sua moralità uguagliarono e onorarono, durante la pace, le sue vittorie".</ref>.
Nell'angolo sud orientale si trova un pozzo seicentesco.
== Primo piano ==
=== Appartamento della Jole (sale 1 - 7) ===
[[File:Palazzo ducale di urbino, interno, palazzetto della jole, sala di ercole e jole.jpg|thumb|Sala di Ercole e Jole, Appartamento di Jole]]
{{vedi anche|Palazzetto della Jole}}
Nell'ala orientale del palazzo, formata da sette sale, si trova l'appartamento della Jole.
In questa sezione, tra le opere vi è l'alcova di [[Federico da Montefeltro]] (di [[Giovanni da Camerino]]), rara testimonianza di arredamento del [[Quattrocento]], in quanto questo fu l'appartamento abitato da Federico non ancora duca, in attesa della fine della costruzione della sua sontuosa dimora sul lato opposto del palazzo denominato ''Appartamento del Duca''.
In queste sale si trovano le sculture del primo rinascimento ([[Luca della Robbia]], [[Michele di Giovanni da Fiesole|Michele di Giovanni da Fiesole detto il Greco]], [[Agostino di Duccio]], [[Francesco di Giorgio Martini]]); le sale V e VI ospitano invece opere del primo Quattrocento marchigiano; nell'ultima sala, allestita in tempi recenti, si trovano le opere pittoriche del XIV secolo.
=== Appartamento dei Melaranci (sale 8 - 11) ===
Proseguendo si entra nell'appartamento dei Melaranci: questi ambienti erano probabilmente destinati insieme al successivo ''Appartamento degli Ospiti'', ad accogliere gli ospiti importanti.
In queste sale continua l'esposizione iniziata nell'ultima sala dell'Appartamento della Jole delle opere del [[basso medioevo]] di artisti provenienti principalmente dall'Italia centrale (soprattutto dell'area marchigiana e riminese).
Tra le opere presenti si segnalano i polittici ''Madonna col bambino'' e ''Storie della vita di Gesù'' di [[Giovanni Baronzio]], l<nowiki>'</nowiki>''Annunciazione'' di [[Olivuccio di Ciccarello]] e l<nowiki>'</nowiki>''Annunciazione'' di [[Nicola di maestro Antonio]].
=== Appartamento degli Ospiti (sale 12 - 15) ===
L'appartamento si compone di cinque sale delle quali solamente quattro sono visitabili. Una sala è detta ''del Re d'Inghilterra'' e sta ad indicare come la tradizione di ospitare personaggi di riguardo sia giunta anche a tempi più a noi vicini.
Qui sono state collocate le opere pittoriche del Quattrocento veneto e delle Marche meridionali, nonché alcune sculture lignee rinascimentali ed un tesoretto di monete d'oro del Quattrocento ritrovate fortunosamente di recente.
=== Appartamento del Duca o Realissimo (sale 16 - 20) ===
[[File:Madonna di Senigallia.jpg|thumb|Piero della Francesca, ''[[Madonna di Senigallia]]'', sala delle Udienze]]
[[File:Piero della Francesca 042 Flagellation.jpg|thumb|Piero della Francesca, ''[[Flagellazione di Cristo (Piero della Francesca)|Flagellazione]]'', sala delle Udienze]]
Passando l'appartamento degli ospiti si arriva all'appartamento del duca Federico.
Questa è sicuramente la parte più importante della galleria e dove sono situate le opere più preziose del museo.
La sala delle udienze (sala 16) contiene fra l'altro la ''[[Flagellazione di Cristo (Piero della Francesca)|Flagellazione]]'' e la ''[[Madonna di Senigallia]]'' entrambe di [[Piero della Francesca]].
Più avanti il celebre [[Studiolo di Federico da Montefeltro|studiolo del duca Federico]] (sala 18), compito nel 1476, con pregevoli stucchi sulla volta e rivestito nella fascia inferiore di legno intarsiato da [[Baccio Pontelli]] su disegni di [[Sandro Botticelli]], di [[Francesco di Giorgio Martini]] e di [[Bramante|Donato Bramante]]. La fascia intermedia tra la volta gli armadi intarsiati conteneva in origine ventotto ritratti di uomini illustri realizzati da [[Giusto di Gand]] e [[Pedro Berruguete]]. Accanto allo studiolo si trovava la Biblioteca, oggi dispersa.
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File:Francesco Petrarch by Justo de Gante.jpg|Giusto di Gand, ''Ritratto di Petrarca'', sala 18
File:Euklid.jpg|Giusto di Gand, ''Ritratto di Euclide'', sala 18
File:Gent,_Justus_van_-_Aristotle_-_c._1476.jpg|Giusto di Gand, ''Ritratto di Aristotele'', sala 18
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La sala 20 una volta era la Camera da letto del Duca: bellissime le tarsie delle porte i cui disegni sono attribuiti a Sandro Botticelli (quella con ''Marte e Ercole'') e a Francesco di Giorgio Martini (''Rappresentazioni prospettiche di Palazzi'').
Sempre in questa sala si trova anche l'opera di [[Pedro Berruguete]] ''[[Ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidobaldo]]'' (1476 - 1477)
=== Sale di rappresentanza (sale 21 - 23) ===
[[File:Formerly Piero della Francesca - Ideal City - Galleria Nazionale delle Marche Urbino.jpg|thumb|upright=1.8|Anonimo, ''[[Città ideale (dipinto)|Città ideale]]'', sala degli Angeli]]
In queste sale si trovava il cuore del palazzo ducale e della vita di corte.
Nella sala degli Angeli (sala 21) si può ammirare la celebre ''[[città ideale (dipinto)|Veduta della città ideale]]'', attribuita, tra gli altri, a [[Luciano Laurana]], [[Piero della Francesca]], [[Francesco di Giorgio Martini]] e [[Leon Battista Alberti]], del quale sarebbe l'unica prova pittorica<ref>Gabriele Morolli, ''Città ideale: forse di Leon Battista Alberti'', articolo del Corriere della Sera del 23 febbraio 2006. Inoltre: Gabriele Morolli, ''[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2006/03/sbiomorolli.shtml?uuid=076dc654-aeb8-11da-aaec-00000e251029&DocRulesView=Libero&fromSearch Ecco cosa abbiamo scoperto sotto il dipinto]'', intervista del 9 marzo 2006 pubblicata su www.ilsole24ore.com</ref>. Si trovano nella sala anche altre opere notissime: la ''[[Pala del Corpus Domini]]'', composta dalla tavola della ''Comunione degli Apostoli'' (1473-1474) di [[Giusto di Gand]] e la predella del ''Miracolo dell'Ostia profanata'' (1467-1468) di [[Paolo Uccello]].
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File:Paolo Uccello 062.jpg|Paolo Uccello, ''Miracolo dell'Ostia profanata''
File:Paolo Uccello 059.jpg|Paolo Uccello, ''Miracolo dell'Ostia profanata''
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Nella cosiddetta sala delle Veglie (sala 23) fu ambientato il ''[[Il Cortegiano|Libro del Cortegiano]]'' di [[Baldassarre Castiglione]]: qui oltre a un nutrito gruppo di opere di mano di [[Giovanni Santi]], troviamo anche due tele (una volta due lati dello stesso stendardo) di mano di [[Luca Signorelli]] con la [[Gonfalone dello Spirito Santo|''Discesa dello Spirito Santo'' e la ''Crocifissione'']] (1494).
=== Appartamento della Duchessa (sale 24 - 28) ===
[[File:Raffael 043.jpg|thumb|Raffaello, ''Ritratto di gentildonna'']]
Nella sala 25 (Salotto della Duchessa) si trovano le due opere di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] conservate nella Galleria: il ''Ritratto di gentildonna'' (detto tradizionalmente ''[[La Muta]]'') e la piccola ''Santa Caterina di Alessandria''. Nella sala 26 (Camera da letto della Duchessa) si trovano le opere di [[Tiziano]]: l<nowiki>'</nowiki>''Ultima cena'' e la ''Resurrezione''.
== Secondo piano ==
=== Appartamento roveresco ===
Salendo al secondo piano si arriva all'appartamento roveresco, così chiamato perché realizzato sotto [[Guidobaldo della Rovere]].
Qui sono ubicate opere di [[Federico Barocci]] e altri artisti della prima metà del [[XVII secolo]].
Tra le altre opere una bellissima ''Madonna col Bambino e santa Francesca Romana'' di [[Orazio Gentileschi]] (sala 4)
== Sotterranei ==
I sotterranei comprendono invece gli ambienti di servizio come la scuderia, le cucine, i bagni, le cantine.
== Note ==
<references/>
==Bibliografia==
* Paolo Dal Poggetto, ''La Galleria Nazionale delle Marche e le altre collezioni nel Palazzo Ducale di Urbino'', Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2003.
* Paolo Dal Poggetto, ''Guida alla Galleria Nazionale delle Marche nel Palazzo Ducale di Urbino'', Gebart, Roma 2006.
==Voci correlate==
*[[Palazzo Ducale (Urbino)]]
*[[Rinascimento urbinate]]
==Altri progetti==
{{Interprogetto|commons=Category:Galleria Nazionale delle Marche}}
==Collegamenti esterni==
*[http://www.gallerianazionalemarche.it/ Galleria nazionale delle Marche - Sito web ufficiale]
*{{CulturaItalia}}
{{Musei delle Marche}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Marche|Musei|pittura}}
[[Categoria:Galleria nazionale delle Marche| ]]
[[Categoria:Palazzo Ducale di Urbino]]
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