Rinascimento privato e Nicola Palomba: differenze tra le pagine

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{{Scheda libro
|titolo = Rinascimento Privato
|titoloorig =
|autore = [[Maria Bellonci]]
|annoorig = [[1985]]
|genere = [[Romanzo]]
|sottogenere = [[Romanzo storico]]
|anno = [[1989]]
|editore = [[Oscar Mondadori]]
|traduttore =
|collana = Scrittori del Novecento
|npagg = 570
|ISBN = 880440826x
}}
'''''Rinascimento Privato''''' un [[romanzo]] di [[Maria Bellonci]], vincitore del [[Premio Strega]] nel [[1986]], ultima sua opera spesso considerata il suo capolavoro.
 
{{F|religiosi|arg2=politici italiani|marzo 2019}}
==Struttura del libro==
Il libro è un'immaginaria [[autobiografia]] di [[Isabella D'Este]], che ripercorre molti anni salienti del [[Rinascimento]] italiano, con un punto di vista però ''privato'' cioè dall'interno di una corte italiana, quella di [[Mantova]]. Il libro, come altre opere della Bellonci, è documentatissimo e precisamente basato sui documenti originali dell'epoca che ebbe modo di studiare approfonditamente. Non è però una ricostruzione storica, come il precedente libro su [[Lucrezia Borgia]], durante la stesura del quale nacque forse l'idea della realizzazione di Rinascimento Privato, ma è un vero romanzo storico, con alcune invenzioni dell'autrice, sostanzialmente rappresentate dal personaggio immaginario di Robert De La Pole, un religioso inglese che scrive missive a Isabella da svariati punti d'Europa.
 
{{Bio
L'inserimento di questa figura nel romanzo è necessario all'autrice per varie ragioni:
|Nome = Nicola Vincenzo
*Le permette di introdurre avvenimenti e figure storiche importanti nel quadro storico dell'epoca, che non sono venuti in contatto diretto con Isabella
|Cognome = Palomba
*Sostituisce duttilmente sia la figura del narratore, inconciliabile con la forma autobiografica, sia le figure di altri relatori storicamente esistiti che magari hanno fatto da fonte alla Bellonci, ma che essa non può usare direttamente senza compromettere la fluidità del testo stesso;
|Sesso = M
*In un certo senso testimonia anche la puntigliosa fedeltà storica dell'autrice che piuttosto che forzare una o più figure realmente esistite, preferisce inserire un ''falso'' dichiarato.
|LuogoNascita = Avigliano
 
|GiornoMeseNascita = 23 Ottobre
Si sviluppa così anche una parallela vicenda nel rapporto unilaterale tra l'inglese (chiamato ''anglico'') e Isabella, che non risponde mai alle sue lettere, divisa tra la spontanea attrazione verso questa figura devota e la repulsione per la sua anticonvenzionalità, che si risolverà in un silenzio-assenso alla ricezione di queste missive ''dai caratteri appuntiti'', come l'autrice fa immaginare sia la calligrafia dell'uomo.
|AnnoNascita = 1746
 
|LuogoMorte = Napoli
==Il linguaggio==
|GiornoMeseMorte = 14 ottobre
La Bellonci nello scrivere questo romanzo ha inventato, o meglio ricostruito, un linguaggio chiaramente fruibile dal lettore moderno ma con una patina di antico per dare il senso di realtà alla narrazione in prima persona. Per esempio spesso usa lemmi ormai desueti, un vero e proprio lessico d'epoca, come quello legato a mode e oggetti del tempo, come ''tabì'' (la seta pesante), ''morello'' (un colore tendente al nero), ''aromatario'' (l'addetto ai profumi), ''lupo cerviero'' (la pelliccia di lince), eccetera. Altre volte sceglie forme arcaiche di parole e nomi: ''istorie'' invece di storie, ''aere'' invece di aria, ''Baldesar Castiglione'' invece di [[Baldassarre Castiglione]], talvolta evitando i [[dittongo|dittonghi]] di origine seicentesca (''rotare, infocato, movendo''...). Altre volte poi la riscoperta nasce sfruttando suffissi arcaizzanti come ''-ivo'' per gli aggettivi (''attrattivo, dubitativo, ragionativo''...), ''-evole'' (''lusinghevole, ridevole''...), ''-oso'' (''corruccioso''...) o ''-ità'' per i sostantivi (''attrattività, istintività''), parole comunque non coniate ex-novo, ma presenti nel vocabolario storico letterario. Per esempio ''corruccioso'' è usato da [[Jacopo da Lentini]] e [[Iacopone da Todi]], ''malinconoso'' dal [[Boccaccio]] e da [[Pietro Bembo]], eccetera.
|AnnoMorte = 1799
 
|Attività = presbitero
Solo in alcuni casi usa parole non documentate applicando suffissi diversi a forme documentate (come ''foiano'' invece di ''foioso'', e pochi altri casi). Anche la [[sintassi]] talvolta è modificata, come nelle strutture del sostantivo seguito dall'aggettivo possessivo (''il Mantegna nostro'' o ''la corte mia''...), o in frasi di costruzioni infinitive latineggianti o con il verbo anteposto (''era costui grandissimo signore'' per esempio).
|Attività2 = politico
 
|Epoca = 1700
Nelle lettere di Robert De La Pole, lo stile si fa poi ridondante, coerentemente con gli epistolari dell'epoca che la Bellonci ha avuto modo di studiare, quasi adulativo quando si tratta di rivolgersi a Isabella, con espressioni insolite che connotano le lettere verso un certo eccesso verbale.
|Nazionalità = italiano
}}
In definitiva l'autrice non usa il linguaggio originale dell'epoca, per altro ben documentato, ma ma si limita a inserire con misura e funzionalmente alcune parole e strutture linguistiche rare rispetto alla costruzione odierna, ma non completamente desuete da essere irriconoscibili. Così crea una patina di antico al testo, senza però comprometterne la scorrevolezza e la piacevolezza di lettura.
 
==La tramaBiografia ==
Il sacerdote Nicola Vincenzo Palomba nacque ad [[Avigliano]], presso il palazzo di famiglia, il 23 ottobre 1746, da antica famiglia gentilizia. Il padre, Don Giovanni Francesco Palomba, aveva sposato Donna Orsola Pacifico di [[Forenza]], dal quale matrimonio Nicola nacque. Oltre a lui, il matrimonio generò Gennaro (sacerdote giacobino) e [[Giustiniano Palomba|Giustiniano]] (avvocato giacobino). Intraprese i suoi studi presso l'Università de' Regj Studj di [[Napoli]]. Successivamente, si dedicò ad attività didattiche, dovendo poi ritornare presso la natia Avigliano in seguito ad un'accusa per omicidio, che sostenne dinanzi alla Regia Udienza di Basilicata insieme al fratello Gennaro. L'accusa si rivelò priva di fondamento, e Nicola tornò a Napoli, dove entrò a far parte d'una locale loggia massonica. Nel 1793 partecipò alle attività della [[Società Patriottica Napoletana]] di [[Carlo Lauberg]], finendo per essere coinvolto nelle accuse della congiura [[giacobina]] del 1794.
{{spoiler}}
Il libro è diviso in capitoli non numerati, intervallati qua e là da dodici lettere di Robert De La Pole. La narrazione è immaginata come un lungo [[flash back]] che avviene nel [[1533]], quando Isabella quasi sessantenne sta scrivendo le sue memorie in una stanza detta ''degli orologi'' nel palazzo di Mantova. A parte qualche rimando al presente o al lontano passato, la narrazione si svolge per lo più cronologicamente, dall'anno [[1500]] al 1533, appunto, data nella quale Isabella esce di fatto di scena, terminando gli eventi salienti della sua vita (morì poi nel [[1539]]).
 
Successivamente si ritirò nuovamente ad Avigliano, mantenendo frequenti contatti con i compagni della capitale. Allorquando si svilupparono le vicende della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana del 1799]] (dove trovò la morte in combattimento il nipote [[Francesco Paolo Palomba|Francesco]]) tornò a Napoli insieme al fratello Giustiniano. In seguito venne nominato Commissario per la difesa di [[Altamura]]. Caduta la repubblica, venne giustiziato il 14 ottobre 1799 in Piazza del Mercato, a Napoli.
===Prima parte: Misura di giovinezza.===
*Capitolo I: Dopo un'introduzione scritta dalla ''stanza degli orologi'', la narrazione inizia con la caduta di [[Milano]] ([[1500]]) per opera di [[Luigi XII di Francia]], narrata al ritorno dalla battaglia da [[Giovanni Gonzaga]] a Isabella nel palazzo di Mantova; Isabella si dispera per la sorte del cognato [[Ludovico Sforza]], che stima enormemente, marito della sorella [[Beatrice d'Este]] scomparsa precocemente tre anni prima. Preoccupata di possibili ritorsioni da parte dei francesi su Mantova (lei che stava dando ospitalità ai profughi della corte milanese e che era chiamata ''la sforzesca'' per il suo appoggio agli [[Sforza]]), riesce a conquistare un importante cardinale francese a Milano, regalandogli un ritratto fatto eseguire apposta da [[Andrea Mantegna]], artista di corte dei [[Gonzaga]]. Un'altro fronte che desta preoccupazioni e quello adriatico, dove [[Cesare Borgia]], figlio del papa [[Alessandro VI]] sta conquistando uno ad uno i feudi in [[Romagna]], spodestando con vari pretesti i signori locali, i quali trovano pure un primo rifugio a Mantova. La paura verso i [[Borgia]] però si risolverà da sola quando sia il papa che Cesare (il ''Valentino'') furono avvelenati nel [[1503]]. Non prima comunque che [[Lucrezia Borgia]] diventasse moglie di suo fratello [[Alfonso d'Este]], una cognata non gradita che diventa presto anche una rivale.
*Capitolo II: isabella riceve Robert De La Pole, e pochi giorni dopo riceve la prima lettera, dai toni che lei reputa offensivi, dove lui dichiara sommessamente un'attrazione platonica verso la figura di lei e le confida di averla in realtà già conosciuta e di essere un uomo di chiesa, cosa che non le aveva detto nel loro incontro creando un imbarazzo per il regalo di Isabella, un sigillo dei Gonzaga con una ninfa scolpita, inadatto a un prelato.
*Capitolo III: Isabella si sente offesa dalla lettera ma non la brucia, anche se decide fermamente di ignorarla. Giunge la notizia del matrimonio tra Alfonso e Lucrezia Borgia, che la costerna.
*Capitolo IV: Isabella ricorda un giorno della sua infanzia a [[Ferrara]], dove Robert De La Pole diceva di averla incontrata. Partecipano alla scena i genitori di Isabella, [[Ercole d'Este]] e [[Eleonora d'Aragona]], e [[Pico della Mirandola]], che aiuta la piccola Isabella dopo che si è persa in un attimo di smarrimento tra la folla.
*Capitolo V: Isabella è a [[Venezia]] con la cugina Elisabetta e altre dame della corte; mentre assiste a una sonata di clavicembalo e canti in un monastero, con la mente ripercorre la sua vita fino ad allora con il marito [[Francesco Gonzaga]].
*Capitolo VI: la cugina [[Elisabetta Gonzaga]] e suo marito [[Guidobaldo da Montefeltro]], cacciati da urbino da [[Cesare Borgia]], so da lui messi al pubblico ludibrio divulgando con grossolana arroganza che il loro matrimonio non è valido perchè non consumato e chiedendo Guidobaldo come prigioniero, mentre Elisabetta viene liquidata come libera di risposarsi. Elisabetta si consiglia con Isabella e resta ferma nel restare vicina al marito in questa difficile situazione. Le prima parte si conclude con una riflessione dalla ''Stanza degli orologi''.
===Seconda Parte: Coraggiose paure===
*Seconda lettera: ([[30 aprile]] [[1506]]) dopo alcuni anni Robert De La Pole torna a scrivere a Isabella e si autocandida come suo cronista personale dalla Curia romana. Le parla della corte del nuovo papa [[Giulio II]], del ritrovamento della statua del ''[[Laocoonte]]'' a Roma, presenti [[Michelangelo]] e [[Giuliano da Sangallo]], e infine indovina la grande attrazione e stima che Isabella ha per un dono ricevuto dopo la disfatta di Urbino: un putto dormiente di Michelangelo, che la marchesana ama quanto un suo figlio.
*Capitolo VII: scandalizzata da come la lettera abbia scandagliato nei suoi sentimenti si ripropone di nuovo il silenzio.Isabella riflette sull'arte e sugli artisti del tempo.
*Capitolo VIII: [[Lucrezia Borgia]] è in visita alla città di [[Mantova]] e mentre Francesco, marito di Isabella, la sta accompagnando a palazzo, lei cerca qualche stratagemma per far sentire a disagio la inopportuna cognata. La attende in una stanza vicino alla ''Camera degli Sposi'', dove Francesco la sta accompagnando a vedere gli affreschi di [[Mantegna]], e fa sì che non venga disposta una sedia per Lucrezia, così che non si trattenga in sua compagnia. All'arrivo della cognata, verso la quale Isabella nota forse una eccessiva sintonia con il marito, le due primedonne si squadrano e si scambiano gentilezze, tutto sommato sembrano mettere da parte la rivalità, ma poi Lucrezia, forse accortasi del tiro delle sedie, va via dalla sala senza salutare Isabella, ricambiando così la piccola sgarbatezza e lasciando alla marchesa di Mantova un vago senso di sconfitta. Nella seconda parte del capitolo, Isabella riceve la notizia della congiura di [[Ferrara]], che aveva visto i suoi fratelli minori (Giulio e Ferrante), congiurare contri maggiori ([[Alfonso d'Este|Alfonso]] e [[Ippolito d'Este|Ippolito]]), venendo sconfitti e incarcerati, con Giulio tremendamente sfiguarto in volto.
*Capitolo IX:Isabella sta a corte nell'attesa che nasca suo figlio. Paretecipa al funerale di [[Ercole Strozzi]], poeta della corte di [[Ferrara]], morto assassinato. Riconoscerà poi in lui il tramite della relazione platonica fra suo marito e Lucrezia Borgia. Incontra [[Ludovico Ariosto]].
*Terza lettera: ([[12 dicembre]] [[1508]]) Da [[Venezia]], Robert De La Pole vive in casa di [[Aldo Manuzio]] con [[Erasmo da Rotterdam]]. Parla a Isabella delle idee di questo pensatore, poi della delicata situazione internazionale. Segue una riflessione di Isabella dalla ''Stanza degli orologi''.
 
== Voci correlate ==
===Terza parte: Armata di solo scudo===
* [[Repubblica Napoletana (1799)]]
*Capitolo X: La [[Lega di Cambrai]] tra l'[[Imperatore Massimiliano]] e [[Luigi XII di Francia]], alleati con [[papa Giulio II]], li vede incombere sull'Italia settentrionale contro Venezia. Francesco Gonzaga, marito di Isabella, è chiamato come condottiero delle truppe pontficie, anche se è molto indebolito dal ''mal francese'' ([[sifilide]]). Poco dopo la sua partenza arriva un dispaccio che riporta come egli sia stato catturato e tenuto come ostaggio dai veneziani. Isabella è costernata, ma subito si organizza per dirigere lo stato al posto del marito. Le trattative sono lunghe, estenuanti, a tratti umilianti per i Gonzaga. Tra le varie iniziative Isabella decide di dare in sposa sua figlia [[Eloenora Gonzaga|Eleonora]] a [[Francesco Maria della Rovere]], nipote del papa, perchè il pontefice velocizzasse il rilascio di Francesco. Il matrimonio avviene tra numerose difficoltà, ma purtroppo Giulio II temporeggia sulla questione della prigionia.
* [[Repubblicani napoletani giustiziati nel 1799-1800]]
*Capitolo XI: Isabella continua a destreggiarsi tra le grandi potenze (Francia, Venezia, papato, Impero) cercando di far valere le sue ragioni. Nella cancelleria Mantovana incontra un inviato fiorentino, [[Niccolò Machiavelli]], che le parla di alcuni avvenimenti di governo. Molti chiedono il figlio di Isabella [[Federico Gonzaga|Federico]] in ostaggio al posto del padre, ma alla fine, dopo molti ragionamenti e contro la volontà stessa di suo marito, che la accusa di temporeggiare perchè avida di governare, lo invia alla corte pontificia. Francesco viene liberato e lei può riabbracciarlo, anche se le liti che li hanno contrapposti a distanza frenano la festa.
*Quarta lettera ([[20 ottobre]] [[1510]]): Da Roma Robert De La Pole parla a Isabella della vita di suo figlio Federico, prediletto della corte papale, spesso in compagnia del pontefice stesso. Segue la lettera una breve riflessione dalla ''Stanza degli Orologi''
*Capitolo XII: Francesco Gonzaga peggiora nella maalattia e non può prendere il comando delle truppe veneziane. Riceve la visita di un famoso medico bolognese. Nonostante la malattia la relazione tra Francesco e Isabella si rinnova nella passione. Il papa rende pubblica la [[Lega Santa]] contro i cardinali scismatici del [[Concilio di Pisa]], tra i quali c'è anche [[Ippolito d'Este]], fratello di Isabella.
*Capitolo XIII: Vicende della guerra della Lega Santa e tensioni per la caparbietà del fratello Alfonso d'Este che si è messo contro il papa e rischia di venire annientato. Si tiene un concilio a Mantova tra i rappresentanti delle potenze europee. Una cortigiana di isabella, la Brognina, si fa particolarmente apprezzare e riceve apprezzamenti da alcuni illustri convenuti. La morte di [[Giulio II]] calma le acque e Isabella va al carnevale a [[Milano]], invitata dal nipote [[Massimiliano Sforza]], da poco rientrato in possesso del ducato. Federico Gonzaga, figlio di Isabella, ormai non più ostaggio può tornare a Mantova.
 
== Bibliografia ==
===Parte quarta: Fuggire per tornare===
*{{DBI|francesco-paolo-palomba|Francesco Paolo Palomba|autore = Cristina Passetti|anno = 2014|volume = 80|cid = Passetti}}
*Capitolo XIV: dopo una digressione dalla ''Stanza degli Orologi'', inizia il capitolo vero e proprio. Isabella è a [[Roma]] a conoscere [[Leone X]], il nuovo papa, che trova superficialmente bonario ma freddo nei modi, forse arido calcolatore. Gli porta un'ambasceria per riottenere alcune terre un tempo del ducato di Mantova, ma non ottiene nessun impegno preciso. In realtà l'incontro suscita quasi la sua ilarità per il teatrale gioco di bugie e parvenze che nascondono le vere idee dei presenti. In seguito Isabella si spinge fino a [[Napoli]] per conoscere i parenti da parte di sua madre. Qui incontra la [[regina Giovanna]] che gli parla anche, mostrandole un ritratto, della nonna di Isabella, la splendida dama [[Isabella di Chiaromonte]].
* {{cita libro|titolo=Saggio storico della rivoluzione di Napoli|edizione= seconda edizione con aggiunta dell'autore|autore=[[Vincenzo Cuoco]]|città= Milano|editore= Sonzogno |anno= 1820|url=https://books.google.it/books?id=vJsbrdST4k4C&pg=PA116&dq=nicola+palomba&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwilzrHL14LiAhVpMewKHRVxAtYQ6AEISjAG#v=onepage&q=nicola%20palomba&f=false|cid=Vincenzo Cuoco}}
*Quinta lettera ([[19 gennaio]] [[1515]]): Da [[Parigi]] Robert De La Pole scrive a Isabella, pregandolo di bruciare una lettera da lui spedita pochi giorni prima da [[Londra]]. Costernandosi in scusa, indica la missiva incriminata come dettata dalla follia per aver scoperto che Isabella a Roma soggiornava nel palazzo davanti a quello dove vivono i prelati inglesi, lui compreso. Parla poi delle evoluzioni dei rapporti tra due nuovi giovani monarchi: [[Francesco I di Francia]] e [[Carlo V Asburgo]].
http://lucania1.altervista.org/avigliano/illustri/npalomba.htm
*Capitolo XV:Preccupata per la lettera compromettente non ricevuta, che potrebbe finire in mani sbagliate, incarica il suo fedele segretario, Pirro Donati, di cercarla a Roma (Isabella è tornata nel frattempo a Mantova). Francesco I invade l'Italia e spodesta il nipote di Isabella, Massimiliano Sforza, da Milano. Isabella declina l'invito del Re di prendere parte ai festeggiamenti per la riconquista di Milano. Intanto [[Urbino]] vive una nuova crisi e sua figlia Eleonora, con il marito [[Francesco Maria della Rovere]] sono scacciati dal loro ducato, invaso da [[Lorenzo II de' Medici]], nipote del papa, che prenderà il nome di [[Lorenzo Duca d'Urbino]]. Segue una riflessione dalla ''stanza degli orologi''
*Capitolo XVI: E' morto Francesco Gonzaga e Isabella, che ha preparato le esequi per il marito, entra in incognito nella chiesa durante la funzione pubblica per controllare che tutto sia a posto e rendere omaggio al marito. Inizia la reggenza di Isabella, in attesa che suo figlio Federico compia 21 anni. Tra i primi atti di governo, la condanna di alcuni cattivi consiglieri del marito che hanno approfittato della sua malattia per far decretare provvedimenti che arricchivano loro stessi e impoverivano la popolazione. Aiutata dal podestà cittadino, prende parte al processo contro il potente Tolomeo Spagnoli, il quale però fugge prima di essere condannato e trova riparo a Roma dove manifesterà il suo odio verso i Gonzaga mettendoli in cattiva luce con il pontefice.Anche [[Lucrezia Borgia]] è morta e la sorprende la devozione che ha per lei suo fratello Alfonso, deciso a non risposarsi dopo essere diventato vedovo.
 
{{Controllo di autorità}}
===Parte quinta:Federico amore mio===
{{Portale|biografie}}
*Capitolo XVII:
 
[[Categoria:OperePersone letterariegiustiziate italianeper impiccagione]]
[[Categoria:Massoni]]
[[Categoria:Repubblica Napoletana (1799)]]