Castello di Angers e Utente:Efv95/Sandbox: differenze tra le pagine

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Il '''''Karolus Magnus et Leo Papa''''' (anche noto come '''''De Karolo Rege et Leone Papa''''', '''''Epos di Paderborn''''' o '''''Epos d’Aquisgrana''''') è un poema epico carolingio anonimo in 536 esametri; composto in lingua latina, è incentrato sull’incontro tra [[Carlo Magno]] e [[papa Leone III]] avvenuto a [[Paderborn]] nel 799.
{{vetrina inserimento|arg=architettura|arg2=arte}}
== Trama ==
{{Infobox struttura militare
Il poema si apre con una dichiarazione dell’autore anonimo, che, collegando metaforicamente l’opera di composizione poetica a un viaggio in nave (come farà Dante nel celebre incipit del Purgatorio), afferma di essere pronto per imbarcarsi una terza volta; la nave è diretta dove brilla il faro dell’Europa, Carlo Magno, oggetto di un lungo ritratto encomiastico. Il re dei Franchi è fotografato mentre da una posizione sopraelevata osserva e dirige i lavori per la costruzione di Aquisgrana, nuova sede della sua corte. Il poeta passa quindi a descrivere una battuta di caccia di Carlo nella riserva che sorge nelle vicinanze, rappresentando minuziosamente tanto la natura e la fauna del luogo quanto il sovrano e i numerosi personaggi del corteo che lo accompagna. Conclusa la caccia, viene organizzato un fastoso banchetto, ma nella notte Carlo ha un sogno premonitore che gli mostra papa Leone III ferito e in lacrime. Invia quindi a Roma dei missi dominici per accertare l’accaduto, mentre lui si reca in Sassonia, dove è impegnato in una campagna militare finalizzata alla cristianizzazione delle tribù locali. Giunti a Roma, i missi scoprono che il pontefice è stato vittima di un agguato in cui ha perduto gli occhi e la lingua, ma che è anche riuscito a salvarsi e, guarito miracolosamente, a rifugiarsi presso il duca di Orvieto. Informato da quest’ultimo della presenza dei funzionari franchi, Leone li fa convocare e chiede loro di essere accompagnato da Carlo per mettersi sotto la sua protezione. Il sovrano franco è nel frattempo giunto a Paderborn e, messo a conoscenza della situazione, manda incontro al papa il figlio Pipino insieme a cento soldati. L’incontro tra Carlo e Leone è descritto in tutta la sua scenografia e occupa la sezione finale dell’opera, prima che il racconto si chiuda con il sovrano che si ritira nelle sue stanze e il pontefice che rientra nel suo accampamento dopo un altro sfarzoso banchetto<ref>per tutto il capitolo, si veda Stella 2016, pp.25-26</ref>.
|Struttura = Castello
== Tradizione manoscritta, edizioni e fortuna dell’opera ==
|Nome= Castello di Angers
Il testo è arrivato a noi trasmesso da un solo manoscritto, un miscellaneo oggi conservato a Zurigo (Zürich, Zentralbibliothek, C. 78), in una sezione prodotta nel secolo IX presso il monastero di San Gallo<ref>Stella 2016, p.26</ref>; Francesco Stella osserva che il testo (conservato dai fogli 103v-114v, già diviso in capitoli<ref>Stella 2016, p.33</ref> e rimasto a San Gallo fino al Settecento) è molto vicino a quello originale, ma presenta degli errori che impediscono d’ipotizzare che sia esso stesso l’originale<ref>Stella 2016, pp.26-27</ref>.
|Parte di = parte dei [[Castelli della Loira]]
|Immagine= Loire Maine Angers2 tango7174.jpg
|Didascalia= Vista della Rocca di Angers
|Stato = Contea di [[Angiò]]
|Stato attuale= {{FRA}}
|Suddivisione= {{FR-R}}
|Provincia= [[Maine e Loira]]
|Città= [[Angers]]
|LatGradi = 47
|LatPrimi = 28
|LatSecondi = 12
|LatNS = N
|LongGradi = 0
|LongPrimi = 33
|LongSecondi = 36
|LongEW = W
|Tipologia= [[Fortezza]]
|Stile= [[Medievale]]
|Altezza= 40 m
|Funzione strategica = Residenziale e difensiva
|Inizio costruzione= [[XIII secolo]]
|Termine costruzione= [[XVI secolo]]
|Termine funzione strategica= <!-- Periodo in cui è terminata la funzione strategica -->
|Costruttore= <!-- Chi ha progettato il castello -->
|Primo proprietario= <!-- Chi fece inizialmente costruire il castello-->
|Proprietario attuale= [[Francia|Stato francese]] ([[Ministero della cultura e della comunicazione (Francia)|Ministero della cultura e della comunicazione]])
|Condizione attuale = Aperto al pubblico
|Note=
|Sito web= [http://angers.monuments-nationaux.fr/ angers.monuments-nationaux.fr]
|Ref= Vedi [[#Bibliografia|bibliografia]]
}}
 
L’editio princeps del testo è curata nel 1604 da Manitius; la prima edizione critica è approntata nel 1804 da Joseph C. Orelli. Nel 1881 viene data alle stampe una seconda edizione critica ad opera di Ernst Dümmler, impostasi negli anni come riferimento. La più moderna edizione viene infine realizzata da Franz Brunhölzl nel 1966 e ristampata nel 1999 in allegato a un volume di Wilhelm Hentze<ref>per tutto il paragrafo, Stella 2016, p.28-29</ref>.
Il '''castello di Angers''', detto anche '''castello dei Duchi d’Angiò''', si trova nella città di [[Angers]], nel dipartimento del [[Maine e Loira]], in [[Francia]], su un promontorio che domina la [[Maine (fiume)|Maine]].
Dopo che il sito fu frequentato sin dall'antichità per la sua posizione difensivo-strategica, i conti di Angiò vi posero la loro capitale, finché, sotto i [[Plantageneti]], il regno di Francia acquisì la contea di Angiò.
[[Luigi IX di Francia|Luigi IX]] fece costruire l'attuale castello nel [[XIII secolo]], trasformato dai duchi d'Angiò nel palazzo signorile nel [[XV secolo]] dove [[Iolanda di Aragona]] partorì [[Renato d'Angiò]].
Nel [[XVII secolo]], a seguito delle [[guerre di religione francesi|guerre di religione]], il re [[Enrico III di Francia|Enrico III di Valois]] ordinò la distruzione del castello, ma solo la parte superiore delle torri venne abbattuta.
Dopo che, durante la [[seconda guerra mondiale]], la fortezza fu trasformata prima in una prigione e poi in presidio e deposito di munizioni, dall'inizio del [[XXI secolo]] ospita l'[[arazzo dell'Apocalisse]] e, gestita per quanto riguarda l'apertura al pubblico dal ''Centre des monuments nationaux'', è una delle attrazioni più visitate del Maine e Loira.<ref>{{cita web|url=http://www.anjou-tourisme.com/content/download/5936/248296/file/Chiffres-cles-BD.pdf|titolo=Chiffres clés 2012|formato=PDF|sito=www.anjou-tourisme.com|accesso=5 agosto 2014}}</ref>
 
== Storia ==
La posizione del castello di Angers è strategica in quanto si trova sulla collina occidentale della città, nel punto più alto di Angers, {{chiarire|a 47 metri di altezza sul livello marino. L'elevazione del castello oscilla tra i 35 e i 45 metri.}} Si affaccia sul fiume Maine, che scorre ad un'altitudine sul livello marino di circa 20 metri. La collina è composta di [[ardesia|scisto d'ardesia]], materiale molto estratto nel periodo medioevale.<ref name=C>{{cita|Chevet}}</ref>
 
=== Prime occupazioni ===
[[File:Château d'Angers - Plan - Vestiges préhistoriques et antiques.jpg|thumb|Gli insediamenti antichi sul sito]]
Nel [[1997]] venne rinvenuto un [[tumulo]] a ovest della corte, sotto i resti del vecchio castello della contea. Costruito intorno al 4500 a.C., il tumulo consisteva in quattro o cinque camere sepolcrali, costruite con muri a secco, alcune delle quali sono collegate all'esterno tramite un corridoio.<ref name=MA>{{cita|Marcigny|p. 821-824}}.</ref> È di circa 17 metri di diametro, è rafforzato sul lato sud con un contrafforte ed è costituito interamente da lastre di scisto; la fattura delle lastre lascia intendere la padronanza nella lavorazione dell'ardesia presente nel [[Neolitico]].<ref name=MA/>
 
La teoria di un insediamento gallico della tribù degli Andecavi sul sito fu a lungo tempo respinta per le poche prove a sostegno dell'ipotesi.<ref name="Mesqui p. 3">{{cita|Mesqui, Éditions Ouest-France|p. 3}}.</ref> Tuttavia la campagna di scavi preventivi condotta tra il [[1992]] e il [[2003]] potrebbe finalmente dimostrare l'esistenza di un villaggio esistito tra la fine degli insediamenti di [[La Tène]] (80-70 a.C.) ed il periodo augusteo (10 a.C.).<ref name=B173>{{cita|Bouvet|pp. 173-187}}.</ref> La presenza di reperti archeologici e di resti di un muro con travi orizzontali e la scoperta di una suddivisione dell'area in settori<ref name=C/> permettono di riconsiderare l'ipotesi di un villaggio gallico sul sito del castello.<ref name=B173/>
 
Durante l'occupazione [[Civiltà romana|romana]], verso la fine del [[I secolo]], il sito venne trasformato in una vasta piattaforma di 3600 m² circondato da mura con contrafforti che si affacciava sulla Maine. Vennero edificati un tempio e le sue dipendenze,<ref name=C>Pierre Chevet, ''Le château d'Angers, du tertre funéraire néolithique à la résidence des ducs d'Anjou''.</ref><ref>{{cita|Mesqui, Éditions du Patrimoine|p. 2}}.</ref> con due stanze termali: una con un camino ed un impianto di scarico delle acque, l'altra con delle condutture tubi che portarono l'acqua calda al palazzo conteale fino al [[X secolo]].<ref>{{Cita web|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_docvisite/318/docvisite_fichier_chateau.angers_it_internet.pdf|titolo=Depliand guide - Château d'Angers|sito=www.monuments-nationaux.fr|accesso=5 agosto 2014}}</ref> Alla fine del [[III secolo]], la migrazione dei popoli germanici fece piombare la zona in un crescente stato di insicurezza: di conseguenza, la gente del posto si rifugiò nella città di Giuliomago, l'antica [[Angers]], attorno alla quale venne eretta un'alta cinta muraria di 10-12 metri. Parte dei bastioni gallo-romani che attraversano l'attuale castello da ovest ad est, lungo l'antica rocca del I secolo, furono distrutti per costruire le attuali mura.<ref name=C/> All'estremità occidentale, nella galleria dell'Apocalisse, nella cappella di [[Laudo di Coutances|Saint-Laud]], si trovano i resti di una antica torre difensiva.<ref>{{cita|Mallet}}</ref> Esisteva anche una porta denominata "porta Chanzé", i cui resti sono sepolti nel bastione sud-ovest.<ref name="Mesqui p. 3"/>
 
Gli scavi condotti tra il [[1992]] e il [[2003]] hanno dimostrato l'occupazione del sito tra il [[VII secolo|VII]] e il [[IX secolo]]. Sono stati trovati resti di edifici di buona qualità costruttiva e di giardini che corrisponderebbero ad una residenza episcopale: ciò concorda col fatto che il vescovo di Angers risulta proprietario del sito del castello durante la metà del IX secolo.<ref name=C/>
 
=== Palazzo conteale ===
[[File:Château d'Angers - Plan - Vestiges palais comtal.jpg|thumb|left|L'area occupata dall'antico palazzo rispetto all'edificio attuale: si trovava sul lato vicino al fiume]]
Nell'[[851]] il vescovo di Angers, Dodon, permise al conte di Angiò di stabilirsi sulla propria terra, "vicino la cinta".<ref>{{cita|Mallet|p. 10}}.</ref> Nonostante questa posizione permettesse una perfetta visuale del Maine in un momento in cui Angers era vulnerabile per le incursioni dei [[Normanni]], ciò non impedì a questi ultimi di saccheggiare più volte la città. Allo stesso tempo anche i Bretoni compirono diverse incursioni e conquistarono una parte del territorio angioino. In quel periodo di incertezza e di invasioni i conti di Angiò costruirono quello che sarebbe diventato il palazzo conteale, su volontà del re [[Carlo il Calvo]].<ref name=CM>{{cita|Comte}}</ref> Tale castello non fu mai assediato e venne scarsamente fortificato, perché i conti di Angiò gradualmente sottomisero Poitou, il Maine, la [[Normandia]] e l'[[Aquitania]]. Viene quindi menzionato come palazzo residenziale e non come fortezza. Pertanto era prevalentemente composto da edifici abitativi.<ref name=M11>{{cita|Mallet|p. 11}}.</ref>
 
Venne costruita una grande sala da pranzo all'estremità occidentale del promontorio, che poggiava sull'antica cinta gallo-romana: negli scritti dell'epoca viene nominata una torre, probabilmente identificabile con una parte delle fortificazioni antiche.<ref name=CM/> La cappella di Sainte-Geneviève, la chiesa del palazzo, accolse alla fine del [[IX secolo]] le reliquie di [[Laudo di Coutances|San Laudo]], che gradualmente diedero il nome al luogo di culto.<ref name=P>{{cita|Port}}</ref> Nel [[X secolo]] venne eretto un forno <!-- ma forse il cugino francese intendeva un ''calidarium'' relativo a delle terme? -->su basi di colonne trovate durante gli scavi di fondazione.<ref>{{cita|Chevet|p. 21-23}}.</ref> Nell'[[XI secolo]] fu ampliata la Sala Grande verso nord da 300 a 500 m².<ref name=C/>
 
Nel [[XII secolo]] il palazzo passò sotto il controllo della dinastia dei [[Plantageneti]]. Nel [[1131]] o [[1132]] venne devastato da un incendio. Durante la ricostruzione, la Sala Grande fu restaurata e dotata dell'attuale porta.<ref name=M11/> Gli appartamenti continuarono ad ampliarsi verso la parte nord e sud del cortile.<ref name=C/> Infine, la nuova cappella San-Laudo fu eretta immediatamente fuori dalle mura romane, che rimangono nelle fondazioni del suo lato settentrionale. Si tratta di una cappella ad una sola navata a volta a botte spezzata, con una sola [[cappella radiale]] rivolta a sud.<ref>{{cita|Mallet|p. 15}}.</ref>
 
Con l'[[Angiò]] diventato parte del regno Plantageneto il palazzo perse il suo ruolo di centro politico ed i Plantageneti radunarono la loro corte ad Angers molto raramente.<ref>{{cita|Favier|p. 456}}.</ref> L'intero palazzo piombò quindi nel degrado.<ref name=C/>
 
=== Fortezza reale ===
[[File:El_Greco_-_Saint_Louis_roi_de_France_et_un_page_02.jpg|thumb|[[El Greco]], ''San Luigi, re di Francia, ed un paggio'', [[1585]]-[[1590]]]]
Nel [[1214]], dopo la [[battaglia di Bouvines]] e quella di [[battaglia di Roche-aux-Moines|Roche-aux-Moines]], il re di Francia [[Filippo Augusto]] conquistò l'Angiò a [[Giovanni Senza Terra]] e unì la provincia al territorio del regno, avvicinando così i confini del regno al [[Ducato di Bretagna]], territorio ostile al regno di Francia. I Bretoni riuscirono a conquistare Angers nel [[1227]], ponendo a guardia dell'[[Angiò]] il duca [[Pietro I di Bretagna]],<ref name=CM>{{cita|Comte}}.</ref> ma furono subito cacciati dalle truppe della reggente [[Bianca di Castiglia]] e di [[Luigi IX di Francia|Luigi IX]].<ref>{{cita|Daurignac|p. 143}}.</ref> Bianca iniziò subito dopo la costruzione di una fortezza reale per contrastare le azioni dei Bretoni;<ref>{{cita|Vauvilliers}}.</ref><ref name=TR74/> per fare ciò venne ampliato un castello con cinta muraria preesistente la cui costruzione era stata iniziata da Giovanni Senza Terra nel [[1202]].<ref name=CM/> I [[Canonico|canonici]] di San Laudo e parte degli abitanti della città vennero espulsi per erigere una fortezza estesa oltre 2,5 ettari.<ref name=M16>{{cita|Mallet|p. 16}}.</ref> Quasi un quarto del vecchio quartiere religioso di Saint-Maurice d'Angers fu distrutto per permettere l'espansione dell'edificio.<ref name=CM/> Come materiale da costruzione venne usato lo scisto presente nelle rocce del luogo: l'estrazione della pietra, effettuata ai piedi dei bastioni, contribuì ad ampliare i fossati.<ref name=CM/> Per la costruzione del castello il re pagò più di 5000 [[Lira (moneta)|lire]] e venne istituita una tassa per i cittadini di Angers.<ref name=P/> La costruzione richiese una decina di anni ([[1230]]-[[1242]]),<ref name=TR74>{{cita|Tresidder|p. 74}}.</ref> conferendo all'edificio il suo attuale aspetto: essa era, come è ancor'oggi, caratterizzata dalla presenza di una cinta di oltre 800 metri di lunghezza intervallata da 17 torri. Solo il lato nord, ripido, di fronte alla Maine, non fu mai dotato di torri.<ref>{{cita|Mesqui, Éditions du Patrimoine|p. 8}}.</ref> Luigi IX decise anche di dotare la città di mura di cinta.<ref>{{cita|Lachèse|p. 30}}.</ref>
 
L'Angiò venne quindi concesso in [[Appannaggio|appannaggio]] al fratello di Luigi IX, [[Carlo I di Sicilia]], colui che avrebbe dato origine alla dinastia degli [[Angioini]]. Anche se Carlo venne richiamato dal papa in Italia, non trascurò il castello di Angers, garantendo il suo mantenimento e miglioramento.<ref name=P/> Si ispirò proprio a questo castello per costruire il [[Maschio Angioino]] a [[Napoli]].<ref>{{cita|Francastel|pp. 187-205}}.</ref> I suoi successori, però, si preoccuparono poco della fortezza, che ritornò di proprietà del re nel [[1290]]. Angers perse quindi il suo ruolo politico e il palazzo tornò nuovamente nell'oblio.<ref name=M16/>
 
=== Castello ducale ===
Divenuto l'Angiò un [[Ducato (feudo)|ducato]] nel [[1360]], una nuova dinastia, successiva a quella dei [[Valois]], si insediò ad Angers. [[Luigi I d'Angiò]] vi soggiornò di rado, così come il suo successore [[Luigi II d'Angiò|Luigi II]].<ref name=P/> Luigi I, tuttavia, nel [[1370]] sistemò l'alloggiamento del [[siniscalco]] dietro la porta della Città, poi restaurò la Sala Grande, che fu dotata di nuove finestre più grandi e fu arricchita della presenza di un grande camino. Fece anche costruire una nuova cucina, quattro volte più grande della adiacente e più antica risalente al periodo conteale<ref name=F155>{{cita|Fabbri|p. 155}}.</ref> e incaricò il suo architetto e contabile, Macé-Delarue, della manutenzione e riparazione del castello.<ref>{{cita|Enguehard|p. 3}}.</ref>
 
Il suo successore, Luigi II, fece erigere intorno al 1410 l'ala Reale.<ref name=F155/> Iolanda d'Aragona, moglie di Ludovico II, fece costruire una nuova cappella per ospitare la reliquia della [[Croce di Lorena]] o Vera Croce d'Angiò, che in precedenza era ospitata presso l'Abbazia di La Boissiere, dove però risultava minacciata dagli Inglesi.<ref name=P/> Nel [[1409]] diede alla luce, negli appartamenti del castello, suo figlio Renato.<ref name=P/> Il castello venne anche rinforzato in previsione delle incursioni inglesi. Nel [[1443]] il I duca di Somerset [[John Beaufort, I duca di Somerset|John Beaufort]] sbarcò in [[Normandia]] con 8000 uomini e giunse alle porte di Angers. Una salva di artiglieria sparata dal castello uccise uno dei capitani di Somerset, che decise di togliere l'assedio per porlo al [[castello di Pouancé]].<ref name=P/> Sotto il regno del duca Renato d'Angiò, l'ala Reale fu arricchita di una galleria. Renato, nel [[1450]], fece costruire anche un corpo di guardia e vari altri edifici.<ref>{{cita|Mallet|p. 26}}.</ref><ref name=TR74/>
 
=== Ritorno sotto l'autorità reale ===
[[File:Anjou 1570louvre.jpg|thumb|[[Jean de Court]], ''Enrico III prima della sua ascesa o suo fratello il duca di Alençon'', [[1570]] circa]]
Renato d'Angiò entrò in conflitto con suo nipote, re [[Luigi XI di Francia]], riguardo l'eredità del ducato. Luigi XI decise di prenderlo con la forza e si presentò ad Angers nel [[1474]] seguito dal suo esercito, costringendo così Renato a cedergli le terre. Luigi XI installò subito un presidio nel castello e ne affidò il comando a Guillaume de Cerisay.<ref>{{cita|Villeneuve-Bargemont}}</ref> Nel [[1485]] [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]] fece scavare nuovamente i fossati fino ad allora inutilizzati e quindi caduti in disuso.<ref name=E4>{{cita|Enguehard|p. 4}}.</ref> Successivamente, Jean Bourre venne nominato capitano del castello e lo dotò di [[artiglieria]].<ref name=E4/>
 
Nel [[1562]] venne deciso di adeguare il castello alle nuove tecniche di guerra. L'architetto [[Philibert Delorme]]<ref name=P/> fu nominato responsabile dei lavori da Jehan de l'Espine.<ref name=E6>{{cita|Enguehard|p. 6}}.</ref> Venne posta l'artiglieria sulle terrazze a sud, dal lato del cortile, e dietro alla parete nord tra la porta e la casa del governatore. Venne costruito un [[bastione]] davanti alla porta ai Campi.<ref name=E6/>
 
Nel [[1585]], durante le guerre di religione, i cattolici ed i protestanti combatterono per il possesso del castello. Enrico III diede l'ordine di raderlo al suolo, in modo che nessun'altra fazione potesse più usarlo contro di lui. Fu il governatore del castello, Donadieu de Puycharic, l'incaricato di demolire il castello. Le torri vennero abbassate e la [[merlatura]] abbattuta, ma la demolizione fu lenta e venne sospesa per sei volte, poi finalmente abbandonata alla fine delle guerre. Le gru incaricate di distruggere la fortezza restarono piantate sul sito fino alla metà del [[XVIII secolo]].<ref name=P/>
 
Nel [[1595]] vennero collocate le nuove terrazze di artiglieria,<ref name=E6/> dotando il castello di poderose opere di difesa.
Il castello era ancora abitato nel [[1648]], quando i cittadini di Angers si ribellarono contro il governatore, e poi di nuovo durante il movimento de [[Fronda (movimento)|La Fronda]]. Il castello fu utilizzato come prigione militare e casa di riposo.<ref name=P/> Nel [[1661]] [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] ordinò a [[Charles de Batz de Castelmore d'Artagnan|d'Artagnan]] di arrestare [[Nicolas Fouquet]], sovrintendente delle finanze reali, che il sovrano sospettava di appropriazione indebita di dodici milioni di lire dal Tesoro Reale. Dopo il suo arresto nel castello di [[Nantes]], Fouquet fu portato al castello di Angers, dove visse per tre settimane.<ref name=P/> Nel corso del XVIII secolo alloggiò nel palazzo una piccola guarnigione comandata da un luogotenente del re<ref name=P/> ed il castello cominciò a soffrire la mancanza di manutenzione.<ref name=E6/>
 
=== Dalla Rivoluzione ad oggi ===
Durante la [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]], nel [[1789]], il castello divenne la sede del Comitato rivoluzionario di Angers. A inizio del [[messidoro]] dell'anno I (fine giugno [[1793]]), i Vandei, di ritorno dalla [[Virée de Galerne]], [[Assedio di Angers|assediarono invano]] la città e la sua fortezza.<ref name=E6/> Questa venne poi nuovamente utilizzata come prigione durante il [[Regime del Terrore|Terrore]] e le [[guerre di Vandea]].<ref name=P/>
 
Nel [[1806]] venne autorizzata la demolizione del fortino della porta dei Campi per la costruzione di un viale. Il castello fu trasformato l'anno seguente in carcere civile e militare. Nel [[1813]] la cappella venne modificata per detenere duecento marinai inglesi prigionieri delle [[guerre napoleoniche]]. Due anni più tardi, dopo la definitiva sconfitta dell'imperatore, i prussiani occuparono la fortezza. Venne ripresa nel [[1817]] dall'esercito francese, che l'adibì ad arsenale e guarnigione. Nel [[1857]] il Consiglio Generale divenne il proprietario del castello per la somma di 20&nbsp;000 [[Franco germinale#Precedenti|franchi]], ma si dovette occupare della manutenzione delle parti storiche del sito. Il castello fu classificato come [[Monumento storico (Francia)|monumento storico di Francia]] nel [[1875]] per proteggere il palazzo dagli interventi dei militari, che danneggiarono la casa Reale e la cappella costruendo strutture militari.<ref name=E6/>
 
Nel [[1912]] la città di Angers prese in affitto i fossati ed i giardini e vi collocò cervi e caprioli nel [[1936]].<ref name=P/> Si aprirono quindi negoziati sulla proprietà del castello tra l'esercito e la Direzione Generale di Belle Arti. Nel mese di luglio del [[1939]] le trattative si conclusero e vennero attuati piani di restauro.<ref name=P/> Il progetto fu interrotto dalla [[seconda Guerra Mondiale]]. I tedeschi occuparono il sito e vi depositarono le loro munizioni. Il 15 e 16 maggio [[1944]] l'esercito tedesco evacuò gli uomini presenti e le munizioni per paura dei bombardamenti alleati. Dieci giorni dopo, il 25 e 26 maggio, Angers subì il primo bombardamento. Sei bombe caddero sul castello, di cui tre all'interno della cinta muraria. Una volta della cappella cedette, la casa Reale prese fuoco ed i tetti crollarono.<ref name=E6/>
 
[[File:Incendie du château - Angers - 20090110.jpg|thumb|L'incendio del castello]]
 
Nel [[1945]] iniziò la ricostruzione della cappella sotto la direzione dell'architetto Bernard Vitry. Gli edifici militari furono smantellati. Nel [[1948]] vennero sistemati i giardini e il castello venne aperto al pubblico. Il restauro della cappella venne completato in tre anni<ref name=E6/> e questa venne inaugurata dal vescovo di Angers.<ref name=P/> Nel [[1952]] per ospitare l'arazzo dell'Apocalisse fu presa la decisione di costruire un edificio; questo nuovo fu aperto il 30 luglio [[1954]].<ref name=P/>
 
Tra il [[1992]] e il [[2003]], una serie di scavi archeologici preventivi furono condotti dall'AFAN e dall'INRAP sotto la galleria dell'Apocalisse, che stava venendo restaurata. Questi scavi permisero la scoperta dei resti del palazzo conteale e delle tracce delle occupazioni neolitiche, galliche e romane.<ref name=C/> Nel [[2007]] venne rimodernata la zona della reception e della biglietteria. Nel febbraio [[2009]] fu preparato un nuovo spazio per la galleria dell'Apocalisse, dove inoltre si possono ammirare, tramite una vetrata, i resti degli insediamenti antichi e delle mura del palazzo conteale.<ref>[http://www.laurent-vie.fr/spip.php?article12 www.laurent-vie.fr]</ref>
 
Il 10 gennaio 2009 un incendio scoppiato a causa di un malfunzionamento di un radiatore<ref>{{cita|Le Point}}</ref><ref>{{cita web|url=http://ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2009/01/12/VA7MC_VA704.html|titolo=Incendio divora il tetto del castello di Angers|sito=ricerca.geolocal.it|accesso=6 agosto 2014}}</ref> distrusse la casa Reale. Grazie al pronto intervento dei dipendenti i preziosi arazzi vennero messi al sicuro e non subirono danni; il tetto dell'edificio, tuttavia, fu distrutto. Il danno fu stimato 2 milioni di euro. Il ministro della Cultura [[Christine Albanel]] promise la ricostruzione dell'edificio danneggiato il secondo trimestre dello stesso anno,<ref>{{cita|Le nouvel Observateur}}</ref> anche se alla fine ci vollero ben tre anni ed il costo triplicò.<ref>{{cita web|url=http://angersdailynews.blogspot.it/2010/12/angers-castel-royal-home-is-going-to.html|titolo=The Angers castle royal home is going to rise from ashes|lingua=inglese|sito=angersdailynews.blogspot.it|accesso=6 agosto 2014}}</ref> L'incendio danneggiò il tetto, ma l'apporto d'acqua per spegnere l'incendio rovinò anche la muratura, richiedendone una radicale ricostruzione.<ref>{{cita web|articolo=Réouverture du Logis royal du château d’Angers|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fr/actualites/a-la-une/bdd/actu/1146/reouverture-du-logis-royal-du-chateau-d-angers//|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=6 agosto 2014}}</ref>
 
== Architettura ==
L'aspetto esterno della fortezza risale quasi interamente ai tempi di Luigi IX, noto come San Luigi, e richiama il ruolo militare del castello in modo monumentale. Al contrario, gli interni e gli edifici della corte, successivamente costruiti tra Luigi I d'Angiò e Renato d'Angiò, ricordano il ruolo residenziale della Corte d'Angiò tra i secoli XIV e XV.
 
[[File:Castle of angers - plan without legend.png|400px|left|thumb|Mappa del complesso. '''A''': [[#La_porta_della_Citt.C3.A0|porta della città]]; '''B''': [[#La_porta_dei_Campi|porta dei campi]]; '''C''': [[#La_torre_del_mulino|torre del mulino]]; '''D''': [[#La_cappella|loggia regale]]; '''E''': [[#Il_Castelletto|castelletto]]; '''F''': [[#La_galleria_dell.27Apocalisse|galleria dell'Apocalisse]]; '''G''': [[#La_sala_Grande|sala grande]]; '''H''': [[#La_cappella|cappella]]; '''I''': [[#L.27alloggio_del_governatore|alloggio del governatore]]; '''J''': [[#Il_cortile|corte]]; '''K''': [[#Il_cortile|giardino]]; '''L''': giardino sulla terrazza.]]
La struttura si sviluppa su un'altura, quasi trenta metri più in alto rispetto al sottostante fiume. I giardini del complesso circondano il complesso palatino a sud e ad est e sono racchiusi dalle mura. Queste cominciano dalla cosiddetta Torre del Molino, affacciata sul fiume sottostante, esposta verso nord, e sono arricchite da diciassette torrioni: proseguendo verso sud-est, tra il terzo e il quarto si apre la porta della Città, rivolta a nord-est, dopo che le mura hanno curvato bruscamente verso sud-ovest, tra il nono ed il decimo si apre la porta dei Campi, diametralmente opposta ed esposta a sud-ovest. Dove i bastioni costituiscono le torri laterali di una porta, sono posti più ravvicinati tra di loro. In corrispondenza della porta dei Campi, il muro che circonda il complesso svolta verso nord-ovest, per poi proseguire, con una leggera curvatura, in questa direzione.
 
Il lato verso il fiume, che prospetta verso nord-ovest, non è fortificato. È lungo questo lato che si sviluppa, attorno ad una corte, il nucleo centrale del complesso: ponendo il punto d'osservazione al centro della corte, verso il fiume si trova un'area che un tempo ospitava la cosiddetta Sala Grande, della quale rimane solo la porta d'accesso; proseguendo in senso antiorario la corte è circondata su due lati dal loggiato dell'Apocalisse, culminante nella sua estremità orientale in quello che è noto come Castelletto; chiude la corte il corpo principale del complesso, costituito dalla loggia reale e dalla cappella palatina. Nell'area più orientale della struttura, al di là del cortile e a ridosso della Porta dei Campi, si trovano un cortiletto posto su una terrazza e l'alloggio del Governatore.
 
=== Mura ===
[[File:Chateau angers porte interieur gauche.jpg|thumb|Il tratto nord-orientale delle mura visto dalla porta della Città]]
La fortezza fatta costruire da San Luigi nel [[1230]] comprende diciassette torri costituite da un'alternanza di scisto e tufo.<ref name=P/><ref>{{cita|Francia del Nordovest|p. 119}}.</ref> Queste sono alte trenta metri circa e larghe diciotto metri. Prima del XVIII secolo esisteva, fuori dalle mura, verso il Maine, la torre Guillon, che veniva utilizzata per l'approvvigionamento del castello, e che fu demolita nel [[1832]].<ref name=E2>{{cita|Enguehard|p. 2}}.</ref> Le imponenti mura costruite tra il 1230 e il 1240 su iniziativa di San Luigi hanno una circonferenza di circa 800&nbsp;m.<ref name=P157>{{cita|Poisson|p. 157}}.</ref> In tutto la fortezza copre un'area di 25.000 m².<ref name=E2/> Nel lato nord, il ripido strapiombo ha fatto sì che non fosse ritenuto necessario applicarvi opere difensive. Tra i torrioni terzo e quarto e nono e decimo si aprono due porte, note come Porta della Città e Porta dei Campi.
 
I sistemi di difesa del castello, lungo in totale 660 metri,<ref name=web>{{cita web|url=http://www.castelliloira.it/castelloangers/|sito=[http://www.castelliloira.it/ castelliloira.it]|accesso=12 agosto 2014|titolo=Castello Angers}}</ref> comprendevano anche le mura della città: nel [[1422]], durante la [[guerra dei Cent'anni]], si diceva che il centro abitato era una sorta di bastione inferiore della fortezza.<ref name=CM/> Nel [[1537]] la città di Angers era detta addirittura "il cortile del castello".<ref name=CM/>
 
===== Torre del mulino =====
[[File:Chateau angers porte interieur droite.jpg|thumb|La torre del mulino vista da est]]
Con i suoi 40 metri, è la torre più alta. Deve il suo nome al fatto che nel XVI secolo sorreggeva un mulino a vento, ma fungeva pure da torre da guardia.<ref>{{cita web|articolo=Castello di Angers|url=http://www.castelliloira.it/castelloangers/|sito=www.castelliloira.it|accesso=4 agosto 2014}}</ref> È stata ristrutturata nel XVI secolo dopo il livellamento delle torri, finalizzato a far spazio ai cannoni. Le torri, un tempo, erano più alte di 12 metri e coperte da una garitta in ardesia.<ref name=TR74/> A destra di questa torre troviamo i Bastioni di Donadieu de Puyaric che fece rinforzare le vecchie cortine di Luigi d'Angiò.<ref>{{cita|Tardif-Desvaux|Le chateau, p. 14}}.</ref>
 
La terrazza della porta dei Campi domina il giardino del fossato del castello. Una piattaforma invece domina il Maine.
{{-}}
 
==== Porta della Città ====
[[File:Angers Castle entrance.jpg|thumb|left|Veduta frontale della porta della Città]]
La porta della città, rivolta verso nord, consente il collegamento tra il castello e la città. Rispetto alla porta dei Campi, fu meno curata e costruita principalmente di scisto, con delle sottili linee di calcare. L'ingresso della porta della Città è affiancato da due torri circolari, la terza e la quarta. Questa porta fu ricostruita nel XV o XVI secolo per ospitare due ponti levatoi: uno, doppio, per far passare i carri, e l'altro per l'attraversamento pedonale.<ref name=RC>{{cita web|url=http://www.richesheures.net/epoque-6-15/chateau/49angers-description.htm|sito=www.richesheures.net|titolo=Château d'Angers, XIIIe, XVe siècle|lingua=francese|accesso=6 agosto 2014}}</ref>
 
La sua difesa era simile alla porte dei Campi. C'erano diverse saracinesche e guardiole per molti arcieri, alcune delle quali vennero trasformate in cannoniere. Dietro alla porta c'era la sala delle guardie, sovrastata da un arco. Queste camere vennero ridisegnate sotto [[Luigi I di Francia|Luigi I]].<ref>{{cita|Mesqui|p. 19}}.</ref>
 
==== Porta dei Campi ====
[[File:The Majestic Towers of Château d'Angers.JPG|thumb|Veduta frontale della porta dei Campi]]
Anche la porta dei Campi, rivolta a sud-est, consente il collegamento tra il castello e la città. Si presenta per due terzi costituita da pietra calcarea, mentre l'ultimo terzo contiene strati alternati di calcare e scisto.<ref name=RC/>
 
Due torri fiancheggiano un cancello, a cui si accedeva tramite un ponte levatoio, poi da un altro ponte che doveva essere azionato da una singola corda a partire da un'apertura sopra la porta.<ref>{{cita|Mesqui|p. 18}}.</ref>
 
L'ingresso era poi protetto da quattro arcieri (due per lato) posti allo stesso livello dell'ingresso; questo venne poi difeso con un sistema di doppia saracinesca. Infine, a rafforzare quest'ingresso molto ben difeso, venne aggiunta una porta, della quale rimangono le tracce di una cerniera e una chiusura.<ref>{{cita|Mallet|p. 19}}.</ref>
 
All'ingresso si trova una sala a volta del XIII secolo che sosteneva le camere di guardia e che ora sorregge le stanze del governatore.<ref>{{cita|Mesqui|p. 23}}.</ref>
 
Per ricordare i 600 anni del regno di Renato, l'Atelier Perrault Frères costruì un ponte provvisorio.<ref>{{cita web|url=http://www.ateliersperrault.com/fr/entreprise/metiers|titolo=Atelier Perrault|sito=www.ateliersperrault.com|lingua=francese|accesso=5 agosto 2014}}</ref>
 
==== Fossati ====
I fossati furono scavati durante la costruzione della fortezza nel regno di San Luigi. A sud separarono il castello, costruito sull'omonima collina, dal sobborgo di Esvière. A nord segnano il confine tra la città ed il castello. Vennero ampliati nei secoli XIV e XVI e attualmente raggiungono 11 m di profondità e 30 m di larghezza.<ref name=TR74/> Sebbene il Maine passi ai piedi del castello, quindi ci sia abbondanza di acqua, i fossati non ne vennero mai riempiti interamente, soprattutto a causa della pendenza del terreno.<ref>{{cita|Tardif-Desvaux|Le chateau, p. 17}}.</ref>
 
Sotto il re Renato i fossati furono trasformati in corridoi per lo svolgimento di tornei, molto amati dal sovrano; Nel [[XVIII secolo]] divennero giardini ed orti. La città di Angers li acquisì nel [[1912]]; dal [[1936]] al [[1999]], vi vissero caprioli e cervi.<ref name=P/> Attualmente i fossati ospitano dei giardini.<ref name=TR74/>
 
=== Complesso interno ===
==== Cortile ====
[[File:Angers - Château - Haute-cour vue large - 20080921.jpg|thumb|Il cortile superiore, cioè quello signorile]]
Il cortile è diviso in due parti. L'organizzazione degli edifici costruiti tra i secoli XIV e XV divide l'interno della fortezza tra il cortile basso, detto cortile della guarnigione, e il cortile signorile, delimitato dalla Casa Reale, la cappella, il corpo di guardia ed altri edifici abbattuti (aree comuni, cucine), ora sostituiti dalla galleria dell'Apocalisse.
 
==== Strutture abbattute ====
===== Sala Grande =====
[[File:Angers - Château - Mur de l'ancienne salle du trône - 20080921.jpg|thumb|left|Facciata orientale della sala]]
La sala Grande del castello di Angers risale al periodo conteale, cioè il IX secolo. Si tratta di una sala per riunioni e cerimoniali dove il conte esercitava il potere. La prima sala, grande 300 m², fu ampliata nell'XI secolo fino a 500 m².<ref name=C/> Nel XII secolo, probabilmente dopo l'incendio del 1131, la sala Grande fu dotata di piccole finestre ad arco e della porta attuale, semicircolare, decorata con bastoni spezzati.<ref name=E14>{{cita|Enguehard|p. 14}}.</ref> L'ex aula carolingia fu modificata nuovamente verso la fine del XIV secolo e vennero aperte grandi bifore. Fu anche installato un camino monumentale. La porta del XII secolo si è conservata fino ad oggi. Dei documenti risalenti dal 1370 menzionano, dal lato del Maine, lo sviluppo delle finestre e del camino.<ref>{{cita|Mallet|p. 27}}.</ref>
 
===== Cappella di Saint-Laud =====
Probabilmente nel castello esisteva già alla fine del [[IX secolo]] una cappella intitolata a [[Genoveffa di Parigi|Santa Genoveffa]], che ricevette in questo periodo le reliquie del vescovo di [[Coutances]], Laud, che diede il nome alla chiesa.<ref name=P/>
 
Verso il 1060 il conte d'Angiò Goffredo Martello creò un capitolo di canonici al fine di garantire il culto. La cappella fu distrutta una volta all'inizio del [[XII secolo]], quindi ricostruita e consacrata dal vescovo di Angers Renaud Martigné l'8 giugno [[1104]].<ref name=P/> La chiesa venne nuovamente distrutta da un incendio e fatta ricostruire nel [[1131]] da [[Enrico II di Francia|Enrico II]]. Anche se parzialmente nascosta dalla ricostruzione del Castello ad opera di San Luigi, funse da cappella del castello fino al [[XIV secolo]], quando venne sostituita dalla nuova cappella voluta da Iolanda d'Aragona.<ref name=P/>
 
I resti della cappella sono stati scoperti nel [[1953]] durante lo scavo della galleria dell'Apocalisse. Si scoprì che misurava cinque metri per cinque ed era chiusa da una volta in pietra semicircolare. Ci sono ancora, sulle colonne della parete nord, dei capitelli scolpiti.<ref>{{cita|Enguehard|p. 16}}.</ref> Ora la cappella è visibile dalla galleria dell'Apocalisse insieme ai resti di una torre gallo-romana.<ref>{{cita web|lingua=francese|url=http://www.angers.fr/vie-pratique/culture/la-politique-culturelle/angers-ville-d-art-et-d-histoire/ressources/fiches-patrimoine/laissez-vous-conter-le-chateau/|titolo=Laissez-vous conter le Château|sito=www.angers.fr|accesso=7 agosto 2014}}</ref>
 
==== Strutture non abbattute o moderne ====
===== Galleria dell'Apocalisse =====
{{vedi anche|Arazzo dell'Apocalisse}}
[[File:Angers Apocalypse Tapestry 2007.jpg|thumb|Vista d'insieme di un tratto dell'Arazzo]]
La galleria, alta 4,5 metri,<ref name=web/> fu costruita tra il 1953 e il 1954 dal capo architetto dei monumenti storici Bernard Vitry per ospitare l'omonimo arazzo.<ref name=P158/> È alta nove metri ed è leggermente ribassata rispetto al suolo in modo da non superare l'altezza delle pareti. La galleria forma un angolo retto e cade sul percorso dei vecchi edifici che chiudevano la corte signorile. La prima parte è lunga 40 metri, la seconda 56.<ref name=P/> Per renderla armonica con gli edifici circostanti le facciate furono rivestite interamente con dello scisto. All'interno, la galleria presenta dei rigonfiamenti in larghezza dovuti alla presenza delle torri della cinta.<ref name=E15/>
 
L'arazzo dell'Apocalisse fu conservato qui sin dal 1954, nonostante le aperture lasciassero passare la luce esterna che ne avrebbe potuto rovinare i colori.<ref>{{cita|Poisson|p. 147}}.</ref> Nel 1975 furono perciò installate delle tende, e nel 1980 vennero posizionate delle barre affinché l'arazzo non venisse a contatto con il muro. Inizialmente la galleria aveva uno sfondo rosso, quindi, nel 1982, questo venne sostituito da uno beige e nel 1996 da uno blu scuro. Per limitare il degrado dei colori, la temperatura viene oggi mantenuta costante e la luce è filtrata.<ref>{{cita|Delwasse|p. 6}}.</ref> Nella galleria si trovano anche spiegazioni riguardanti gli usi e i costumi tipici del [[XIV secolo]].<ref name=web/>
 
===== Castelletto =====
[[File:Angers- Chateau (8).JPG|thumb|Vista del versante esterno del Castelletto]]
Il castelletto è l'entrata al cortile signorile venendo da ambo le porte. Fu fatto costruire dal duca Renato d'Angiò e venne completato nel [[1456]].<ref name=TR75/> È opera dell'architetto angioino [[Guillaume Robin]].<ref name=E14/>
 
Sopra il passaggio per accedere al cortile, si compone di due piani con una torretta che ospita la scala. È affiancato da tre torri sporgenti sostenute da contrafforti e coperte da un tetto conico,<ref name=TR75/> proprio come nel castelletto del [[castello di Saumur]].<ref>{{cita|Pelloquet|p. 31}}.</ref> Le torrette sono fuori dall'asse dell'edificio, così da conferirgli un aspetto asimmetrico. Il tetto dell'edificio principale è il risultato di una modifica apportata durante la costruzione.<ref name=M31>{{cita|Mallet|p. 31}}.</ref> Il portico d'ingresso ha un arco ribassato sormontato da un [[archivolto]]. Dal lato del cortile l'arco parte da un lato da un capitello, mentre dall'altro scende a terra direttamente.<ref name=E14/>
 
L'interno è costituito da un piano e da un sottotetto.<ref name=E14/> Il piano venne in seguito abitato dal figlio di Renato, [[Giovanni II di Lorena]]; quindi divenne una prigione nel [[1707]].<ref name=M31/>
 
===== Cappella =====
[[File:Angers - Château - La chapelle, le châtelet et les vignes - 20080921.jpg|thumb|left|La cappella del castello vista dalle mura]]
All'interno del castello si trova la cappella costruita su volontà di Iolanda d'Aragona, moglie di Luigi II d'Angiò.<ref name=F155/> La sua costruzione iniziò nel [[1405]] e si concluse nel [[1413]].<ref>{{cita|Enguehard|p. 7}}.</ref><ref name=P157/> Dedicata a [[San Giovanni Battista]],<ref name=M28>{{cita|Mallet|p. 28}}.</ref> con la sua unica navata rettangolare ed i tre archi angioini, essa riprende lo stile architettonico gotico-angioino.<ref name=E8>{{cita|Enguehard|p. 8}}.</ref> L'edificio è ampio (lungo 22,85 metri e largo 11,90) e basso (le volte sono di 14,90 metri) con le decorazioni tipiche del [[XV secolo]].<ref name=M28/> Le tre chiavi di volta sono finemente scolpite: la prima rappresenta le braccia di Luigi II e Iolanda, la seconda è decorata con lo scudo coronato di Luigi II, la terza contiene una doppia croce, simbolo della Vera croce d'Angiò, reliquiario di proprietà della Casa d'Angiò che venne esposto nella cappella tra il [[1412]] e il [[1456]].<ref name=E8/> Le porte visibili ora sono quelle gotiche originali.<ref name=P/>
 
Sul lato sud è stato collocato un oratorio signorile, o loggia:<ref name=E9>{{cita|Enguehard|p. 9}}.</ref> costruito sotto Iolanda, venne migliorato da Renato che vi aggiunse un triplo arco scolpito. L'oratorio è decorato, dal lato della cappella, con cornici di pietra, anche se tutti gli ornamenti più importanti sono stati distrutti durante l'occupazione militare dell'edificio.<ref name=E9/>
 
Vi si accede tramite una porta esterna o dalla cappella. Un camino, nascosto dall'esterno da un contrafforte ed un pinnacolo, riscaldava la struttura.<ref name=E8/><ref name=TR75>{{cita|Tresidder|p. 75}}.</ref>
 
L'illuminazione avviene principalmente attraverso il lato rivolto verso est. Inoltre ogni trave è illuminato da due finestre, una a nord ed una sud. Le finestre originali sono state distrutte. Tuttavia è ancora possibile trovare nel baldacchino sud della prima campata i resti di un vetro colorato quattrocentesco originariamente appartenente all'[[abbazia di Louroux]]. Trasportato nel [[1812]] presso la chiesa di [[Vernantes]], fu posto nel [[1901]] presso il Museo di Archeologia e ricomposto nella cappella del vecchio ospedale di [[San Giovanni d'Angers]]. Giunse nella cappella del castello nel [[1951]].<ref name=E8/> Un ritratto raffigura il re Renato e sua moglie Giovanna di Laval inginocchiati in preghiera di fronte alla Vergine.
 
===== Casa Reale =====
[[File:Angers Castle Royal mansion 2007.jpg|thumb|La casa Reale]]
La casa Reale fu fatta costruire da [[Luigi II d'Angiò]] nel [[1410]]:<ref name=P157/> in quel periodo gli edifici si allungavano fino quasi al Maine per tornare alla sala Grande, chiudendo il cortile,<ref name=E10>{{cita|Enguehard|p. 10}}.</ref> mentre oggi rimane solo il tratto di edificio adiacente alla cappella, essendo stata parzialmente distrutta nel [[1858]].<ref>{{cita|Faultrier|p. 5}}.</ref>
 
===== Galleria del re Renato =====
[[File:Château d'Angers - Galerie du roi René.jpg|thumb|left|La galleria del re Renato restaurata in seguito all'incendio]]
La Galleria del re Renato fu costruita tra il [[1435]] e il [[1453]] dal duca Renato d'Angiò. È composta da quattro blocchi separati da contrafforti, sotto ognuno dei quali sono state costruite due finestre per l'illuminazione dei due piani della galleria. Gli architetti del duca d'Angiò, [[Jean Gendrot]] e [[André Robin (vetraio)|André Robin]], eseguirono una facciata in gran parte in vetro, molto insolita nel XV secolo.<ref name=E11>{{cita|Enguehard|p. 11}}.</ref> La galleria misura quindici metri di larghezza con una lunghezza di ventitré metri e vi sono ben undici finestre. Le chiavi di volta del primo piano sono decorate con disegni degli stemmi di Renato d'Angiò o con la croce d'Angiò. Nella parte inferiore della galleria una porta murata testimonia l'antica presenza di altri edifici, ora distrutti.<ref name=E14/>
 
La scala è nell'angolo formato dalla cappella e dalla Casa reale e collega il primo ed il secondo piano della casa. Inoltre, tramite la stessa scala, si accede alla soffitta della cappella.<ref name=E10/> La parte superiore della scala è chiusa da sedici volte separate da nervature. Dove queste si incontrano si leggono due lettere del motto di Renato: EN DI EU EN SO IT (''En Dieu, en soit'', in italiano: ''Sia secondo la volontà di Dio'').<ref name=E10/>
 
La costruzione della galleria e della scala permise l'accesso indipendente ad alcune parti del palazzo. Fornisce anche un doppio accesso e all'alloggio del ''Siniscalco d'Angiò'' e al cortile nord, dove si tenevano feste e cerimonie.<ref name=E11/><ref>{{cita|Mallet|p. 30}}.</ref>
 
===== Alloggio del governatore =====
[[File:Angers - Château - Logis du gouverneur.jpg|thumb|L'abitazione del governatore]]
L'edificio attuale risale al XVIII secolo,<ref name=TR74/> mentre le due ali che lo fiancheggiano sono della seconda metà del XVI secolo.<ref name=P158>{{cita|Poisson|p. 158}}.</ref> Durante la costruzione del palazzo attuale venne aperta una grande vetrata sul lato est. L'edificio ha quattro camere al primo piano. Nel secondo, le finestre furono posizionate per ottimizzare l'illuminazione e non lasciare nessun angolo al buio.<ref name=E15>{{cita|Enguehard|p. 15}}.</ref>
 
== Turismo ==
=== Gestione ===
Il castello è gestito dal Centre des monuments nationaux e nel [[2013]] ha ospitato {{M|184 518|-|-}}visitatori.<ref name=R13>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2013|anno=2013|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_rapport/1099/rapport_fichier_fr_ra_page_a_page.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=8 agosto 2014}}</ref> Il suo amministratore, dal [[2011]], è Patricia Corbet,<ref>{{cita web|titolo=De Carcassonne au château d'Angers|url=http://www.rennes.maville.com/actu/actudet_-De-Carcassonne-au-chateau-d-Angers_18-1728653_actu.Htm|data=16 marzo 2011|sito=www.rennes.maville.com|lingua=francese|accesso=8 agosto 2014}}</ref> succeduta a Antoine Lataste (dal [[2009]] al [[2011]]),<ref>{{cita web|url=http://www.ouest-france.fr/ladministrateur-du-chateau-dangers-quitte-lanjou-135265|sito=www.ouest-france.fr|titolo=L’administrateur du château d’Angers quitte l’Anjou|lingua=francese|accesso=8 agosto 2014|data=7 marzo 2011}}</ref> a sua volta successore di Gérard Cieslik ([[2006]]-[[2009]]).<ref>{{cita web|url=http://www.anjoueco.fr/document-1344-1919-Gerard-Cieslik-administrateur-du-chateau-national-d-Angers.html|sito=www.anjoueco.fr|lingua=francese|titolo=Gérard Cieslik, administrateur du château national d'Angers|accesso=8 agosto 2014|autore=Alain Ratour}}</ref>
 
=== Per visitare il monumento ===
Il Castello è aperto in orari differenziati l'inverno e l'estate: dal 2 maggio al 4 settembre è visitabile dalle 9.30 alle 18.30, dal 5 settembre al 30 aprile dalle 10.00 alle 17.30; giorni di chiusura sono il [[1º gennaio]], il [[1º maggio]], [[1º novembre]], l'[[11 novembre]] e il [[25 dicembre]]. Per quanto riguarda la tariffa d'accesso, questa è 8,50 € per gli adulti e 5,50 € per chi godesse di riduzione: l'accesso è gratuito per le persone sotto i 18 anni e per i cittadini europei sotto i 26. Chi visitasse il monumento facendo parte di un gruppo costituito da più di 20 persone, gode di una riduzione, pagando un biglietto da 6,50 € per l'accesso.<ref>{{cita web|url=http://castelli-loira.it/19-Castelli/Castello-D%E2%80%99Angers/Come-Accedere-E-Informazioni-Pratiche-Castello-D%E2%80%99Angers.html|titolo=Castello d'Angers - Come accedere ed informazioni pratiche|sito=[http://castelli-loira.it/ castelli-loira.it]|accesso=12 agosto 2014}}</ref>
 
=== Visite ed entrate negli anni ===
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!Anno!!1997!!1998!!1999!!2000!!2001!!2002!!2003!!2004!!2005!!2006!!2007!!2008!!2009!!2010!!2011!!2012!!2013
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|'''Fonti'''||<ref name=R02>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2002|anno=2002|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_rapport/1091/rapport_fichier_fr_download_fichier_fr_download_fichier_fr_rapport_activite_2002.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R02/>||<ref name=R02/>||<ref name=R02/>||<ref name=R02/>||<ref name=R02/>||<ref name=R03>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2003|anno=2003|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_rapport/1092/rapport_fichier_fr_download_fichier_fr_ra_2003.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R04>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2004|anno=2004|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/plug_download/6170/download_fichier_fr_Rapport_activite_2004.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R05>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2005|anno=2005|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_rapport/1094/rapport_fichier_fr_download_fichier_fr_ra_2005.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R06>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2006|anno=2006|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/plug_download/6168/download_fichier_fr_Rapport.annuel.2006.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R07>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2007|anno=2007|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/plug_download/6171/download_fichier_fr_Rapport.annuel.2007.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R08>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2008|anno=2008|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/plug_download/6174/download_fichier_fr_Rapport.annuel.2008.du.Centre.des.monuments.nationaux.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R09>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2009|anno=2009|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_rapport/1101/rapport_fichier_fr_rapport_activita._2009.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R10>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2010|anno=2010|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_rapport/1098/rapport_fichier_fr_exe_integ_web.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R11>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2011|anno=2011|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_rapport/1100/rapport_fichier_fr_ra_cmn_2011_web3b.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R12>{{cita web|titolo=Rapport annuel 2012|anno=2012|url=http://www.monuments-nationaux.fr/fichier/m_rapport/1102/rapport_fichier_fr_ra_cmn.2012.pdf|formato=PDF|sito=www.monuments-nationaux.fr|lingua=francese|accesso=9 agosto 2014}}</ref>||<ref name=R13/>
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L’interesse moderno per il ''Karolus Magnus et Leo Papa'' (''KMLP'') sembra essere dovuto a indagini di natura storica, mirate a rintracciare in ambito carolingio le origini della moderna concezione di Europa unita (particolarmente significativo sarebbe l’epiteto di “''Pater Europe''”<ref>v. 505; al v. 93 si trova invece l'epiteto di ''Europe venerandus apex, pater optimus'' </ref> attribuito a Carlo), più che a una riscoperta del suo valore sul piano letterario. Parlare di riscoperta si direbbe anzi inadeguato in partenza: il testo sembra avere riscosso scarsa fortuna anche presso i contemporanei (probabile causa della perdita di tutti gli altri testimoni, oltre che dell’assenza di riferimenti che possano permetterci d’identificare in modo incontrovertibile l’autore). Per la precisione, Ermoldo Nigello è l’unico autore a riprendere il KMLP, circa vent’anni dopo la sua composizione: nel IV libro del Carmen Elegiacum in Honorem Hludovici Christianissimi Caesaris Augusti (un poemetto dedicato a Ludovico Il Pio), Ermoldo ne recupera infatti vari elementi (stilistici più che tematici, Godman), tra cui spicca una scena di caccia esemplata su quella che vede protagonista Carlo all’inizio del KMLP.
== Criticità: autore, datazione e completezza del testo ==
L’assoluto anonimato che circonda la figura dell’autore del KMLP ha spinto molti studiosi a mettersi alla ricerca di elementi utili alla sua identificazione. La storia degli studi ha visto ascrivere l’opera a quasi tutti gli esponenti della prima generazione di poeti carolingi, incluse personalità di primissimo piano come Alcuino, Teodulfo e Angilberto. Nella sua edizione critica del 1804, Orelli osserva che una nota (aggiunta in seguito) al manoscritto lo attribuisce a un certo Elperico: sembra però improbabile si tratti di Elperico di Auxerre, l’unico autore con quel nome a noi noto, e nessuno è finora riuscito a spiegare questa bizzarra attribuzione. Alla luce del grande spazio che il testo riserva alla descrizione dei personaggi femminili (unicum nella letteratura carolingia, Godman PC 349), in un suo lavoro del 2012 Helene Scheck ipotizza che il KMLP sia stato composto da una delle donne della famiglia reale franca, ma è lei stessa a definire il suo ragionamento “pure conjecture” (le principali indiziate, sulla base di elementi squisitamente biografici, sarebbero Gisella, sorella di Carlo, o una tra Gundrada e Tetrada, sue cugine). Dieter Schaller fa risalire il testo alla penna di Eginardo: nonostante non ci sia giunto nessuno scritto che giustifichi queste lodi, l’autore della Vita Karoli viene infatti celebrato come poeta da alcuni contemporanei. Tra questi spicca Modoino di Autun, che cita l’esistenza di poesie di Eginardo in alcuni passi delle sue ecloghe, tradizionalmente datate tra l’804 e l’814. In un articolo del 1981 Roger P. H. Green, e prima di lui Dietmar Korzeniewski, smentisce però questa datazione e fa risalire la composizione delle ecloghe di Modoino all’801, facendo così crollare anche l’ipotesi di Schaller (o perlomeno gli indizi a suo favore): Schaller stesso infatti, in opposizione a chi vorrebbe il testo composto nel 799 contemporaneamente agli eventi che racconta (è questa l’opinione di Helmut Beumann, Stella 30; D’Angelo presenta obietta anche che p. 71), sostiene che il KMLP sia successivo all’incoronazione di Carlo Magno a imperatore (25 dicembre 800), dal momento che il sovrano viene definito ”augustus”, proponendo quindi una datazione tra l’801 e l’804 (precedente cioè, dal suo punto di vista, alle ecloghe, le cui somiglianze col KMLP sarebbero frutto d’imitazione); è quindi chiaro che, retrodatando le ecloghe a un periodo in cui il KMLP non era ancora stato composto, le parole di Modoino su Eginardo non potevano riferirsi al poemetto. Francesco Stella nota che l’attributo “augustus” è tuttavia presente anche in testi sicuramente precedenti e contesta la datazione, ponendosi sulla scia di Helmut Beumann e Franz Brunhölzl, secondo cui la composizione del poemetto sarebbe da fa risalire al 799, contemporanea agli eventi che narra; elementi cogenti in questo senso sarebbero i mancati riferimenti al reinsediamento di Leone a Roma e alla morte della regina Liutgarda.
Stella individua proprio in Modoino l’ipotesi autoriale maggiormente difendibile. Sulla scorta di dei già citati Green e Korzeniewski, lo studioso analizza minuziosamente i numerosi punti in comune tra il KMLP e le ecloghe: le coincidenze tematiche, stilistiche e linguistiche tra le due opere si rivelano sorprendenti e quasi impossibili da ricondurre alla semplice imitazione, peraltro improbabile nei confronti si un autore minore come il vescovo di Autun, almeno a livelli così profondi. I testi condividono, scrive Stella,
“non solo espressioni, formule, iuncturae, combinazioni topiche, ma caratteristiche fondamentali sul piano ideologico, come la fede nella nova Roma, sia sul piano strutturale, come l’accenno ai due libri nel proemio, la similitudine del re con il sole e quella dei lavori per la costruzione di Aquisgrana con l’attività delle api, l’affectatio modestiae in polemica con i poeti più anziani, e molte espressioni anche rare”.
L’accenno proemiale qui citato ha generato discussioni anche riguardo la completezza del testo. Se per Stella è chiaro che le “geminae procellae” corrispondano ai “gemini libelli” delle ecloghe, l’opinione più corrente è quella espressa da Schaller, secondo cui l’espressione si riferisce a due libri precedenti all’interno del KMLP, che consisterebbe quindi in quattro libri. Accettando quest’ipotesi, Scheck intravede nella struttura complessiva del KMLP un percorso che andrebbe dall’ascesa di Carlo (primi due libri) alla sua incoronazione (libro quarto). Rispetto agli ultimi due versi del testo, che offrono un breve riassunto dell’opera, Schaller afferma che siano stati aggiunti in seguito da un lettore, mentre Brunhölzl li interpreta come una chiusa dell’opera, che sarebbe quindi intera e conclusa.
Ad oggi non si hanno prove definitive a sostegno dell’una o dell’altra tesi. Quel che è certo è che la questione della completezza dell’opera ha messo in discussione anche il suo titolo. Se infatti il classico Karolus Magnus et Leo Papa sembra essere stato definitivamente accantonato in favore del più aderente De Karolo Rege et Leone Papa (che rispetta l’espressione esatta usata nel v.???), chi non ritiene il KMLP un’opera conclusa sottolinea come entrambi questi titoli non rispecchierebbero la vera natura del testo completo; per questo si tende oggi a identificare l’opera con le meno circostanziate intestazioni Epos di Paderborn (in riferimento al villaggio sede dell’incontro tra Carlo Magno e Leone III; lo usa Beumann convinto che composto lì mentre c’era Leo) o Epos di Aquisgrana (con uno sguardo decisamente rivolto a quella che si sospetta dovesse essere la struttura originale del poema).
== Modelli e caratteristiche ==
Il primo tra i modelli che l’autore del KMLP ha in mente è certamente Virgilio: la scena della costruzione di Aquisgrana, la nova Roma, è infatti fortemente esemplata su quella analoga della costruzione di Cartagine nel libro I dell’Eneide, così come la riserva di caccia carolingia ricorda molto da vicino quella che ospita Enea e Didone nel libro IV . Echi virgiliani e ovidiani affiorano in realtà lungo tutto l’arco della narrazione, con particolare frequenza nella descrizione di Carlo Magno e del suo seguito diretti alla battuta di caccia e in quella della caccia stessa, dove però i numerosi richiami all’epica classica latina e greca (alcune espressioni virgiliane riprese qui sono a loro volta tratte dall’Iliade e dall’Odissea) sono sapientemente riadattati e ricombinati, oltre che tra loro, con la costante presenza del vero modello di queste due scene, Venanzio Fortunato (anche navigazione, Schaller 27). Il centinaio di versi dedicato alle figlie di Carlo Magno (argomento che, fa notare giustamente Peter Godman, è scevro di quella tensione che gli eredi maschi dell’imperatore non potevano fare a meno di suscitare; ecco svelato forse il motivo per cui a quest’ampio spazio, in cui viene inclusa persino la figlia illegittima di Carlo, fanno da contraltare i brevi accenni riservati a Pipino e Carlo il Giovane, quantomeno presenti, a differenza di Ludovico Il Pio) riprende infatti il De Virginitate, con l’intento di glorificare le donne della famiglia reale avvicinandole alla Vergine Maria, supremo modello di regalità femminile (Scheck 17); la scena di caccia riproduce invece in modo fedele quella della Vita Sancti Martini, alterandola però sensibilmente proprio grazie alla continua influenza di Virgilio e Ovidio, oltre che, caso rarissimo (riguarda solo l’autore del KMLP, Teodulfo e, se non coincide con l’autore stesso, Modoino), dalle Laudes Iustini di Corippo, che, qualora si accolga l’idea di un KMLP incompleto, proprio insieme alla Vita Sancti Martini fornirebbero anche il modello per la divisione in quattro libri.
La seconda parte del testo, quella in cui entra in scena papa Leone, pare nascondere una diversa fonte d’ispirazione poco considerata, secondo Edoardo D’Angelo: il continuo insistere sull’agguato subito dal pontefice e sulla natura miracolosa della sua guarigione (i versi a ciò dedicati occupano la bellezza del 9% del testo, percentuale che sale al 22% da quando l’argomento viene introdotto attraverso il sogno di Carlo) sarebbero qui nient’altro che lo svolgersi del tema neotestamentario del miracolo, caratterizzato appunto dalle continue ripetizioni nel testo del fatto prodigioso, a cui, come in questo caso, assistono sempre dei testimoni. Papa Leone, afferma D’Angelo riprendendo il titolo di un lavoro di Kristine Ratkowitsch, sarebbe quindi un alter Christus, vittima del Male incarnato nei suoi aggressori, da cui l’alter Aeneas Carlo, che sin dalla sua prima apparizione svetta su tutti letteralmente e metaforicamente, è destinato a salvarlo, come dimostra il sogno premonitore che avverte il re franco del pericolo e come anticiperebbe proprio la scena della caccia, in cui il sovrano uccide un cinghiale, uno dei simboli medievali per rappresentare Satana.
== Note ==
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