Il '''''Karolus Magnus et Leo Papa''''' (anche noto come '''''De Karolo Rege et Leone Papa''''', '''''Epos di Paderborn''''' o '''''Epos d’Aquisgrana''''') è un poema epico carolingio anonimo in 536 esametri; composto in lingua latina, è incentrato sull’incontro tra [[Carlo Magno]] e [[papa Leone III]] avvenuto a [[Paderborn]] nel 799.
{{Carica pubblica
== Trama ==
|prefisso onorifico = {{simbolo|Flag of president of defence council (East Germany).svg|40}}
Il poema si apre con una dichiarazione dell’autore anonimo, che, collegando metaforicamente l’opera di composizione poetica a un viaggio in nave (come farà Dante nel celebre incipit del Purgatorio), afferma di essere pronto per imbarcarsi una terza volta; la nave è diretta dove brilla il faro dell’Europa, Carlo Magno, oggetto di un lungo ritratto encomiastico. Il re dei Franchi è fotografato mentre da una posizione sopraelevata osserva e dirige i lavori per la costruzione di Aquisgrana, nuova sede della sua corte. Il poeta passa quindi a descrivere una battuta di caccia di Carlo nella riserva che sorge nelle vicinanze, rappresentando minuziosamente tanto la natura e la fauna del luogo quanto il sovrano e i numerosi personaggi del corteo che lo accompagna. Conclusa la caccia, viene organizzato un fastoso banchetto, ma nella notte Carlo ha un sogno premonitore che gli mostra papa Leone III ferito e in lacrime. Invia quindi a Roma dei missi dominici per accertare l’accaduto, mentre lui si reca in Sassonia, dove è impegnato in una campagna militare finalizzata alla cristianizzazione delle tribù locali. Giunti a Roma, i missi scoprono che il pontefice è stato vittima di un agguato in cui ha perduto gli occhi e la lingua, ma che è anche riuscito a salvarsi e, guarito miracolosamente, a rifugiarsi presso il duca di Orvieto. Informato da quest’ultimo della presenza dei funzionari franchi, Leone li fa convocare e chiede loro di essere accompagnato da Carlo per mettersi sotto la sua protezione. Il sovrano franco è nel frattempo giunto a Paderborn e, messo a conoscenza della situazione, manda incontro al papa il figlio Pipino insieme a cento soldati. L’incontro tra Carlo e Leone è descritto in tutta la sua scenografia e occupa la sezione finale dell’opera, prima che il racconto si chiuda con il sovrano che si ritira nelle sue stanze e il pontefice che rientra nel suo accampamento dopo un altro sfarzoso banchetto<ref>per tutto il capitolo, si veda Stella 2016, pp.25-26</ref>.
|nome = Walter Ulbricht
== Tradizione manoscritta, edizioni e fortuna dell’opera ==
|immagine = Bundesarchiv Bild 183-J1231-1002-002 Walter Ulbricht, Neujahrsansprache.jpg
Il testo è arrivato a noi trasmesso da un solo manoscritto, un miscellaneo oggi conservato a Zurigo (Zürich, Zentralbibliothek, C. 78), in una sezione prodotta nel secolo IX presso il monastero di San Gallo<ref>Stella 2016, p.26</ref>; Francesco Stella osserva che il testo (conservato dai fogli 103v-114v, già diviso in capitoli<ref>Stella 2016, p.33</ref> e rimasto a San Gallo fino al Settecento) è molto vicino a quello originale, ma presenta degli errori che impediscono d’ipotizzare che sia esso stesso l’originale<ref>Stella 2016, pp.26-27</ref>.
|didascalia = Ulbricht nel [[1970]]
|carica = 1º [[Presidenti del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca|Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca]]
|mandatoinizio = 12 settembre [[1960]]
|mandatofine = 1º agosto [[1973]]
|primoministro = [[Otto Grotewohl]] <br /> [[Willi Stoph]]
|predecessore = [[Wilhelm Pieck]] <br /> (come [[Presidenti della Repubblica Democratica Tedesca|Presidente della Repubblica Democratica Tedesca]])
|successore = [[Willi Stoph]]
|carica2 = Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Democratica Tedesca
|mandatoinizio2 = 7 ottobre [[1949]]
|mandatofine2 = 12 settembre [[1960]]
|primoministro2 = [[Otto Grotewohl]]
|predecessore2 = ''nessuno''
|successore2 = [[Willi Stoph]]
|carica3 = [[Partito di Unità Socialista di Germania|Segretario generale del Partito di Unità Socialista di Germania]]
|mandatoinizio3 = 24 luglio [[1950]]
|mandatofine3 = 3 maggio [[1971]]
|predecessore3 = ''carica creata''
|successore3 = [[Erich Honecker]]
|partito = [[Partito Socialdemocratico di Germania]] <br /> (1912-1917) <br /> [[Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania]] <br /> (1917-1920) <br /> [[Partito Comunista di Germania]] <br /> (1920-1946) <br /> [[Partito di Unità Socialista di Germania]] <br /> (1946-1973)
}}
{{Bio
|Nome = Walter
|Cognome = Ulbricht
|Sesso = M
|LuogoNascita = Lipsia
|GiornoMeseNascita = 30 giugno
|AnnoNascita = 1893
|LuogoMorte = Groß Dölln
|GiornoMeseMorte = 1º agosto
|AnnoMorte = 1973
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Nazionalità = tedesco
|Immagine = Fotothek df pk 0000079 079.jpg
|Didascalia = Ritratto di Walter Ulbricht
}}
L’editio princeps del testo è curata nel 1604 da Manitius; la prima edizione critica è approntata nel 1804 da Joseph C. Orelli. Nel 1881 viene data alle stampe una seconda edizione critica ad opera di Ernst Dümmler, impostasi negli anni come riferimento. La più moderna edizione viene infine realizzata da Franz Brunhölzl nel 1966 e ristampata nel 1999 in allegato a un volume di Wilhelm Hentze<ref>per tutto il paragrafo, Stella 2016, p.28-29</ref>.
È stato membro e Segretario Generale del [[Partito di Unità Socialista di Germania]] (SED) dal 24 luglio [[1950]] al 3 maggio [[1971]], e Presidente del partito fino alla morte nel [[1973]], assurgendo in tal modo al ruolo di primo storico leader della [[Germania Est]]. Vice Primo Ministro della [[Repubblica Democratica Tedesca]] ([[DDR]]) dal [[1949]], il suo potere venne anche formalmente istituzionalizzato quando ricoprì la carica di primo [[Presidenti del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca|Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca]] dal 12 settembre [[1960]] al 1º agosto [[1973]] e, soprattutto la carica di [[Consiglio Nazionale della Difesa della Repubblica Democratica Tedesca|Capo del Consiglio Nazionale della Difesa della Repubblica Democratica Tedesca]].
Il 3 maggio [[1971]], a causa dell'incedere dell'età, si dimise dall'incarico di segretario del Partito; al suo posto venne eletto [[Erich Honecker]]<ref>''16. Tagung des Zentralkomitees der SED'', in "[[Neues Deutschland]]" del 4 maggio 1971, p. 1.</ref>. Ulbricht mantenne la carica di Presidente del Consiglio di Stato fino alla sua morte avvenuta nel [[1973]].
Oggi riposa nel [[Cimitero centrale di Friedrichsfelde]], a [[Berlino]].
== Biografia ==
=== Gioventù e inizi in politica ===
Walter Ulbricht nacque nel [[1893]] a [[Lipsia]] nella [[Gottschedstraße]], era il primo figlio del sarto Ernst August Ulbricht e di sua moglie Pauline Ida, nata Rothe.
Nel [[1912]] Ulbricht divenne membro del [[Partito Socialdemocratico di Germania]] (SPD). Come giovane funzionario Ulbricht diede lezioni a gruppi giovanili del SPD e fece volontariato presso l'Istituto Scolastico dei lavoratori e nel movimento dei giovani operai di Lipsia.
Dopo lo scoppio della [[Prima guerra mondiale]] Walter Ulbricht scrisse e pubblicò come membro della sinistra del SPD, sotto la guida di [[Karl Liebknecht]] e [[Rosa Luxemburg]], numerosi volantini con chiamate a porre fine alla guerra. Ad un incontro ufficiale del SPD nel dicembre [[1914]] Ulbricht chiese ai membri del partito presenti nel Reichstag di votare in futuro contro i crediti di guerra. Fu attaccato per la sua posizione e la sua richiesta venne respinta.
Dal [[1915]] al [[1918]] Ulbricht combatté come soldato sul [[Fronte orientale (Prima guerra mondiale)|Fronte orientale]], nei Balcani, in Serbia e Macedonia come caporale. Fra il [[1917]] e il [[1918]] si ammalò di [[malaria]] e rimase in ospedale a [[Skopje]]. Nel [[1917]] entrò nel [[Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania]] (USPD). Anche se non fu un attivo agitatore durante la guerra, le autorità militari sospettarono politicamente di lui. Con il suo trasferimento sul [[Fronte occidentale (Prima guerra mondiale)|Fronte occidentale]] Ulbricht abbandonò nel [[1918]] il suo reparto, fu arrestato e condannato a due mesi di prigione. Poco dopo venne rilasciato e fu mandato come soldato a Bruxelles, dove redasse ancora una volta volantini contro la guerra in Belgio. Allo scoppio della rivoluzione di novembre una corte marziale condannò Ulbricht per [[diserzione]].
=== Periodo di Weimar ===
Durante la [[rivoluzione di novembre]] del [[1918]] Ulbricht fu membro del consiglio militare del [[XIX Corpo (2° Reale Sassone)|XIX Armeekorps]] a [[Lipsia]]. Probabilmente solo dal [[1920]] divenne un membro del KPD, salendo in fretta i ranghi come funzionario di partito. Lavorò dal [[1924]] per il [[Comintern]], prima a [[Mosca (Russia)|Mosca]] e poi a [[Pietrogrado]]. Ulbricht prese in considerazione il principio organizzativo leninista delle cellule operative in contrasto con la consueta suddivisione per posizione dei gruppi. Dal [[1926]] al [[1929]] fu deputato al Landtag della Sassonia, e nel [[1928]] per la circoscrizione di Westfalen-Süd, oltre a divenire un membro del Reichstag e poco dopo a entrare nel Comitato Centrale (CC) del suo partito, dal [[1929]], fu alla guida del KPD del distretto di Berlin-Brandenburg-Lausitz Grenzmark. Nel novembre [[1932]] fu uno degli organizzatori dello sciopero presso la società di trasporto di Berlino, dietro la cui organizzazione, accanto al KPD, c'era anche lo [[Organizzazione Nazionalsocialista delle Cellule di Fabbrica|NSBO]], un sindacato nazionalsocialista. Nel corso di una manifestazione di massa Ulbricht apparve insieme al [[Gauleiter]] di Berlino, [[Joseph Goebbels]].
=== Tra il 1933 e il 1945 ===
Dopo la presa del potere da parte del [[Partito nazista]] nel gennaio [[1933]] Ulbricht prese parte alla riunione del KPD allo [[Sporthaus Ziegenhals]] di Berlino, il 7 febbraio [[1933]]. Guidò poi il Partito Comunista nell'illegalità e quindi emigrò a [[Parigi]].
Dopo il suo soggiorno a Parigi e a [[Praga]], si trasferì nel [[1938]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]]. All'inizio della [[Seconda guerra mondiale]] Ulbricht difese il patto di non aggressione tedesco-sovietico. Scrisse che le forze progressiste non erano "la lotta e la causa contro il terrorismo e contro la reazione della Germania".
Subito dopo l'[[Operazione Barbarossa|invasione tedesca dell'Unione Sovietica nel giugno 1941]] Ulbricht si trovava nella dirigenza del Comintern e partecipe in un programma tedesco di [[La Voce della Russia|Radio Mosca]]. Invitò i soldati tedeschi ad arrendersi nella battaglia di Stalingrado. Nei campi di prigionia sovietici cercò di influenzare i soldati tedeschi per porre le basi di una politica tedesca del dopoguerra basata sui programmi del KPD. Fu cofondatore nel [[1943]] del "Comitato Nazionale per una Germania Libera" (NKFD).
=== Struttura della RDT sotto Ulbricht ===
==== Costruzione del socialismo ====
[[File:Bundesarchiv Bild 183-B0116-0010-038, Berlin, VI. SED-Parteitag, 2.Tag.jpg|thumb|Ulbricht insieme a [[Nikita Khrushchev]] (a sinistra) nel [[1963]].]]
[[File:Stamps of Germany (DDR) 1969, MiNr 1482.jpg|upright=0.7|thumb|left|Francobollo di Walter Ulbricht emesso nella [[Repubblica Democratica Tedesca]], ovvero la Germania orientale.]]
[[File:Bundesarchiv Bild 183-66400-0142, Leipzig, Turn- und Sportfest, Walter Ulbricht.jpg|thumb|Walter Ulbricht alla III [[Festa dello Sport e della Ginnastica della RDT]] a Lipsia nel [[1959]].]]
[[File:Bundesarchiv Bild 183-57000-0512, V. Parteitag der SED, Honecker spricht.jpg|thumb|[[Erich Honecker]], guardato da Walter Ulbricht, suo mentore, al V Congresso del Partito della SED nel [[1958]].]]
[[File:Mao, Bulganin, Stalin, Ulbricht Tsedenbal.jpeg|thumb|[[Mao Zedong|Mao]], [[Bulganin]], [[Stalin]], Ulbricht e [[Yumjaagiin Tsedenbal|Tsedenbal]] alla cerimonia organizzata per 71º compleanno di Stalin a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel dicembre [[1949]].]]
Dopo il severo rifiuto della [[Nota Stalin]] e della [[Convenzione sulle relazioni tra la Repubblica federale di Germania e le Tre Potenze]] fu chiaro che i governi occidentali non avrebbero dissuaso il governo tedesco-occidentale nella propria costituzione nazionale. Nel luglio [[1952]] ebbe inizio la costruzione del socialismo sul modello sovietico nella RDT. Stalin avallò le decisioni dei governanti della RDT. Alla II Conferenza del SED Ulbricht disse:
{{Citazione|"Le condizioni politiche ed economiche della classe operaia, della coscienza operaia e della maggior parte dei lavoratori sono finora sviluppate, e la costruzione del socialismo è diventato il dovere fondamentale della Repubblica democratica tedesca. [...] Ciò che richiede la costruzione del socialismo è:
a) svolgere le attività di base del potere del popolo: per spezzare la resistenza del nemico e rendere innocui gli agenti nemici; per proteggere la patria e il lavoro di costruzione del socialismo, organizzando le forze armate [...] Il rafforzamento del potere statale democratico è diventata una necessità urgente così come effettuare una riforma amministrativa [...]
b) [...] la conferenza del partito richiama l'attenzione dei membri nell'apparato statale e del settore sulla necessità per la ricostruzione del settore metallurgico, minerario, meccanico pesante e il settore energetico [...]
c) la più ampia concorrenza socialista è quella di sviluppare l'esperienza di diffusi innovatori [...]
d) ai contadini e alle contadine che lavorano duramente, che si uniscono su base del tutto volontaria alle cooperative, devono essere concessi gli aiuti necessari e, pertanto, allo stesso tempo, l'alleanza della classe operaia deve consolidarsi con i lavoratori contadini."}}
Di conseguenza, venne rafforzato il confine con la [[Germania Ovest]]. La [[Kasernierte Volkspolizei]] fu il nucleo del nuovo esercito della [[Repubblica Democratica Tedesca]]. Nel [[1956]] nacque così la [[Nationale Volksarmee]]. Nel [[1950]] venne istituito il [[Stasi|Ministero per la Sicurezza di Stato]]. Vennero ampliate e intensificate le attività contro i reali e i sospettati nemici dello Stato, in particolare nei confronti dei giovani. La nazionalizzazione delle aziende venne basata e condotta sul modello sovietico e si pose particolare attenzione alla costruzione di un'industria pesante. La collettivizzazione dell'agricoltura avvenne solo nel [[1960]], quando Ulbricht, tuttavia, incontrò delle difficoltà a fare aderire tutti gli agricoltori ad una cooperativa agricola.
Dopo la morte di Stalin, il 5 marzo [[1953]], la posizione di Ulbricht fu temporaneamente messa in pericolo perché venne considerato come l'archetipo di uno stalinista. Venne anche accusato di culto della personalità, in particolare per i festeggiamenti per il suo 60º compleanno, il 30 giugno [[1953]], quando vennero previste celebrazioni giubilari che Ulbricht poi accantonò.
Paradossalmente, fu salvato dalla rivolta popolare innescata il 17 giugno 1953, che rafforzò la sua posizione. Nel [[1960]] divenne Presidente di due commissioni di recente creazione: [[Consiglio Nazionale della Difesa della Repubblica Democratica Tedesca|Capo del Consiglio Nazionale della Difesa della Repubblica Democratica Tedesca]] e [[Presidenti del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca|Capo del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca]], che dopo la morte di [[Wilhelm Pieck]] sostituì la carica di Presidente della Repubblica. Ulbricht era quindi capo di Stato della RDT e aveva unito le funzioni per un decisivo controllo sullo Stato e sul partito.
==== Muro di Berlino ====
[[File:Berlin Wall 1961-11-20.jpg|thumb|mini|left|Rafforzamento del [[Muro di Berlino]] alla [[Porta di Brandeburgo]] nel novembre [[1961]].]]
Nel [[1961]] avvenne la costruzione del [[Muro di Berlino]] nella RDT, sotto la responsabilità politica di Ulbricht, come risultato di difficili negoziati col governo di Mosca e della necessità di fermare l'emigrazione di esuli e di gruppi d'élite.
In un primo momento negò ad una conferenza stampa tenuta il 15 giugno [[1961]] tali intenzioni, facendo delle dichiarazioni in tal senso alla giornalista tedesca occidentale [[Annamarie Doherr]].
Sebbene non specificatamente, si chiese quale sarebbe stato il tipo di misura per la chiusura dei confini e Ulbricht parlò per la prima volta di un "muro". Se fece questo per disattenzione o intenzione non potrà mai essere chiarito.
Due mesi dopo, domenica 13 agosto [[1961]], fu eretto il [[Confine tra Germania Est e Germania Ovest|muro tra Berlino Est e Berlino Ovest e la Repubblica Democratica Tedesca]] per tutta la sua lunghezza (circa 170 km), cominciato di notte alle ore 01:00 dalle Forze Armate della Repubblica Democratica Tedesca. Fra mille lacune, si provvide a erigere una barriera con un'enorme quantità di materiale edilizio, e a tal scopo impiegato un gran numero di operai.
==== Architettura nazionale e politica culturale ====
L'architettura doveva essere concepita a livello nazionale. Venne istituita un'Accademia Tedesca di architettura che operò un contraddittorio numero di demolizioni e costruzioni. Per motivi ideologici sullo sfondo della costruzione dei centri urbani socialisti venne conseguita la ricostruzione di numerose rovine di guerra e significativi paesaggi urbani formati da edifici storici furono demoliti durante la presidenza di Walter Ulbricht negli anni cinquanta e anni sessanta. Così come il [[castello di Berlino]] (1950), il [[Stadtschloss (Potsdam)|castello di Potsdam]] (1959), la [[Paulinerkirche (Lipsia)|Paulinerkirche]] a [[Lipsia]] (1963) e la [[Garnisonkirche]] a [[Potsdam]] (1968).
In particolare venne criticata nel 1968 la decisione di demolire l'[[Paulinekirche (Lipsia)|Universitätskirche]], di "cultura barbarica" intatta da 700 anni. Dopo le proteste civili contro l'esplosione della chiesa vi furono anche delle detenzioni. Molti dei nuovi edifici videro la luce nel corso del [[1950]] nello stile del [[Classicismo socialista]] come la [[Stalinallee]] a Berlino.
Ulbricht vide il socialismo come una fase prolungata e indipendente. Ciò si riflesse anche sulla ricerca di una "via nazionale al socialismo", come ad esempio nell'uso di elementi dell'ex divisa della [[Wehrmacht]] nelle uniformi della [[Nationale Volksarmee|NVA]].
Dopo che il [[Muro di Berlino]] fu costruito nel [[1961]], la RDT si aprì internamente in un primo momento, in particolare verso la cultura giovanile.
Ulbricht fu propenso a fornire la più ampia e vera cultura giovanile della RDT, che doveva essere in gran parte indipendente dalle influenze occidentali. La sua famosa "Yeah, Yeah, Yeah" divenne un'affermazione allusiva dei Beatles: "È davvero così che abbiamo bisogno di copiare lo sporco che proviene dall'Occidente?".
==== Politiche amministrative ed economiche ====
[[File:Bundesarchiv Bild 183-18231-0003, LPG Trinwillershagen, Besuch durch Walter Ulbricht.jpg|thumb|Ulbrict in visita alla [[Landwirtschaftliche Produktionsgenossenschaft|Cooperativa di produzione Agricola]] a [[Trinwillershagen]]]]
Caratteristica della ristrutturazione della RDT fu l'eliminazione e la dissoluzione dell'amministrazione dei cinque ''Länder'', avvenuta il 25 luglio [[1952]], in 14 distretti e di [[Berlino Est]] divenuta "capitale della RDT". Con la fine degli anni cinquanta aumentarono le aspettative dell'obiettivo primario di collettivizzazione forzata dell'agricoltura.
Ulbricht lanciò nel [[1963]] un ''[[Nuovo Sistema Economico di Pianificazione e Gestione]]'' (NÖSPL) - subito dopo seguito dal Nuovo Sistema Economico (NÖS) - per raggiungere una maggiore efficienza dell'economia. Gli uomini chiave del nuovo sistema economico erano [[Wolfgang Berger]] ed [[Erich Apel]].
La modernizzazione della riforma del sistema economico andò di pari passo con la sfera sociale (Legge sull'istruzione del 1965). La RDT prese parte alla "meritocrazia socialista" al punto in cui doveva essere non solo decisa l'ortodossia politica, ma anche le qualifiche professionali delle posizioni ricoperte e dunque sociali. Sempre più impegnati furono anche gli esperti in posizioni della leadership politica. Costituzionalmente, i cambiamenti sociali ed economici erano sanciti dalla seconda Costituzione della Repubblica Democratica Tedesca del 1968.
Uno dei cavalli di battaglia di Ulbricht fu la gestione scientifica dell'economia e della politica. La pietra angolare di questo fu una completa informatizzazione, lo sviluppo dell'elettronica e dei dati di elaborazione. Il nuovo sistema economico vide anche il collegamento dell'economia con la scienza, il che significava in pratica che vi sarebbero stati sempre più professionisti capaci di gestire decisioni importanti rispetto alle imprese individuali e alle imprese a maggiore indipendenza acquisita. Nella primavera del [[1972]] vi erano ancora circa 11.400 imprese medie nella RDT, tra le quali circa 6500 aziende di Stato che offrivano particolari beni e servizi di consumo.
Ulbricht giocò un ruolo importante nella fornitura della valuta estera per il Comecon che passò attraverso il baratto finanziato da consegne di materie prime, recepite dall'Unione Sovietica e vendibile anche nei paesi occidentali tramite materie prime e beni di consumo chimici.
Dopo di che, si creò una maggiore resistenza al nuovo sistema economico della RDT. Il leader di questa opposizione, supportato dallo stesso Breznev, fu [[Erich Honecker]], che a sua volta poteva sperare nell'approccio di molti membri del partito. Nel [[1972]] prevalse un'ultima grande ondata di nazionalizzazioni.
==== Posizioni sulla politica estera ====
Ulbricht ignorava le "contraddizioni nel socialismo", come nei rapporti reali relativamente poveri della RDT con i piccoli "paesi fratelli" del Comecon. Usò anche il termine "comunità umana socialista" che venne abbandonato subito dopo la sua morte. Importante e cruciale per la RDT fu la carriera politica stessa di Ulbricht e i suoi rapporti con l'Unione Sovietica. Per quanto riguarda i successi economici del Comecon, Ulbricht propagandò, alla fine degli anni sessanta, il "modello della RDT" come esempio di tutte le società industriali socialiste sviluppate, arrivando al conflitto ideologico con il PCUS. La repressione della [[Primavera di Praga]] fu per Ulbricht una svolta positiva.
Ulbricht sosteneva che avrebbero potuto esserci normali relazioni diplomatiche tra la Repubblica Democratica Tedesca e la Repubblica Federale Tedesca solo quando si fosse riconosciuta tra i due Stati la piena sovranità dell'altro Stato. Questa posizione fu in contrasto con la [[Dottrina Hallstein]] della RFT, secondo la quale la Repubblica federale ebbe pieni contatti con la RDT che non riconobbe.
=== Impotenza ===
Nel [[1969]] ci furono dei contenziosi con i membri del Politburo della SED sulla politica economica ed estera della RDT. Ulbricht era al centro dei piani di distensione del cancelliere [[Willy Brandt]] (Cancelliere della Germania Ovest dal 1969), pronto a negoziare con la Repubblica Federale Tedesca un riconoscimento internazionale, (ad esempio sullo scambio degli ambasciatori). Ulbricht sperava che dalla nuova politica di distensione avrebbe potuto ottenere benefici economici dal governo federale per la RDT. Dal momento che la maggior parte del Politiburo seguì tale parere, dal [[1970]] la sua posizione nel partito si indebolì. Ufficialmente, nel [[1989]], nella RDT, si disse che Ulbricht aveva fatto dei tentativi di distensione tra il nuovo governo socialista-liberale e l'[[Unione Sovietica]].
Il supporto della dirigenza sovietica sotto [[Leonid Il'ič Brežnev]] fu perso nel [[1967]], quando venne fondata la tesi che la RDT si trovava sulla via dello "sviluppo sociale del sistema del socialismo", e ciò costitusse una forma autonoma di società. In questo caso anche lui voleva il "recupero" del [[PCUS]], che sostenne in Unione Sovietica e che aveva già realizzato per il [[socialismo]], trovandosi sulla strada per il [[comunismo]]. Così Ulbricht presentò un reclamo al monopolio del PCUS sulla sua interpretazione dei principi marxisti-leninisti in questione, che per la SED, nella RDT, erano un modello da seguire per gli altri paesi dell'Est nella realizzazione del socialismo in un paese industrializzato. Per questo fu sostenuta dalla leadership del partito sovietico e fu fortemente criticata dagli scienziati attivi nei campi sociali.
In un colloquio tra Breznev ed [[Erich Honecker]], avvenuto il 28 luglio [[1970]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]], venne concordata la fine del potere di Ulbricht nella RDT. Alla 14ª riunione del Comitato Centrale della SED, dal 9 all'11 dicembre [[1970]], venne poi discussa la politica economica e i gravi problemi di approvvigionamento. Ulbricht fu ritenuto responsabile del malumore della popolazione verso la SED. Allo stesso tempo, furono criticati la sua gestione e i suoi sforzi personali in politica estera verso la Germania Ovest. Il 21 gennaio [[1971]] scrisse a 13 (poi 20) membri e candidati del Politburo della SED una lettera di sette pagine tenendo Breznev all'oscuro. I Co-autori di questa lettera "classificati informatori segreti", erano tra l'altro: [[Willi Stoph]], [[Erich Honecker]] e [[Günter Mittag]], che ritenevano Ulbricht come ormai incapace di confrontarsi correttamente nei confronti della Repubblica Federale Tedesca e la cui politica era di disturbo e di collusione tra la SED e il PCUS, sensibile alle realtà economiche e politiche. Il 29 marzo [[1971]] Ulbricht viaggiò per l'ultima volta, senza sapere chi fosse a capo della delegazione della SED, al XXIV Congresso del PCUS a Mosca. Nel suo discorso di commiato, il 31 marzo [[1971]], presentò ai delegati locali e ai pochi vecchi presenti che avevano conosciuto personalmente Lenin la RDT come un modello per i paesi socialisti industrialmente sviluppati. Visti i problemi noti nella RDT le sue osservazioni da parte del pubblico furono però prese con un misto di scetticismo e di indignazione. Nelle conversazioni personali Breznev suggerì a Ulbricht le dimissioni; egli mise in chiaro che Ulbricht doveva aspettarsi un ulteriore sostegno da parte dell'Unione Sovietica e che era la maggioranza del Politburo della SED ad essere contro di lui.
Il 3 maggio [[1971]] Ulbricht dichiarò al Comitato Centrale della SED le sue dimissioni da quasi tutti i suoi incarichi "per motivi di salute". Come già previsto dagli accordi con Breznev, venne nominato dal VIII Congresso del Partito come suo successore [[Erich Honecker]], allora 58enne Primo Segretario del Comitato Centrale della SED dal 15 giugno [[1971]] al 19 giugno [[1971]] a [[Berlino Est]]. Ulbricht mantenne solo l'ufficio di Presidente del Consiglio di Stato fino alla morte e ricevette l'ufficio onorario appena creato di "Presidente della SED". Morì il 1º agosto [[1973]]. L'apertura del Festival Mondiale della Gioventù ebbe luogo nell'ex "Stadium Walter Ulbricht" di Berlino Est, che pochi giorni prima era stato ribattezzato "Stadion der Weltjugend". L'incipiente rimozione del suo nome dalla storiografia della RDT e dalla vita pubblica di imprese, istituzioni e organizzazioni avvenne già nel [[1972]] con la rimozione del suo nome dall'[[Akademie für Staats- und Rechtswissenschaft]] a [[Potsdam]]. La sua salma ricevette un posto d'onore nella Rotonda Centrale del ''[[Memoriale dei socialisti]]'' al [[Cimitero centrale di Friedrichsfelde]] a [[Berlino Est]].
[[File:Berlin Friedrichsfelde Zentralfriedhof, Gedenkstätte der Sozialisten (Rondell) - Ulbricht.jpg|thumb|upright|La tomba di Walter Ulbricht al [[Cimitero centrale di Friedrichsfelde]] di [[Berlino]]]]
A metà degli anni ottanta, durante la politica di riforma in URSS (la [[perestrojka]] e il [[glasnost]]), che fu respinta dalla leadership della SED, ci furono tentativi da parte della dirigenza della SED di rivalutare positivamente il ruolo storico di Walter Ulbricht.
== Culto della personalità ==
Mentre era ancora in vita, in particolare negli anni cinquanta, imprese, istituzioni e impianti sportivi sono stati chiamati con il suo nome. Dopo la sua morte, la [[Leuna-Werke]], la [[Deutsche Akademie für Staats- und Rechtswissenschaft]] e lo [[Stadion der Weltjugend]] di Berlino. Allo stesso modo, ci fu una serie di emissioni di francobolli. Il suo ritratto veniva appeso in ogni classe. Nel [[1956]], l'anno della destalinizzazione, il quotidiano [[Neues Deutschland]] proclamava: "Con Walter Ulbricht per la felicità dell'uomo".
== Famiglia ==
[[File:Bundesarchiv Bild 183-F0309-0201-001, Berlin, Empfang DDR-Frauen bei Ulbricht.jpg|thumb|Walter Ulbricht (a destra), con la moglie [[Lotte Ulbricht|Lotte]] e [[Willi Stoph]].]]
La madre di Ulbricht morì nel [[1926]], suo padre nel [[1943]] durante un raid aereo alleato su Lipsia. La sorella visse ad [[Amburgo]] ed immigrò nel [[1928]], come suo fratello, negli [[Stati Uniti]] dove aveva contatti con lui.
Ulbricht sposò nel [[1920]] Martha Schmellinsky (12 gennaio 1892 - 1976), una sarta macchinista di Lipsia con cui era amico dal [[1915]]. La coppia aveva una figlia (1920), che in seguito visse senza alcun rapporto con Ulbricht con il marito e i due figli in [[Germania Ovest]].
Nel [[1920]] Ulbricht iniziò una relazione con Rosa Michel (in realtà Marie Wacziarg, nata il 4 gennaio 1901 a Varsavia e morta nel novembre 1990 a Berlino), membro del [[Partito Comunista Francese]] (PCF) di nazionalità polacca e membro dello staff del [[Comitato esecutivo dell'Internazionale Comunista]] (ECCI). Dal [[1945]] al [[1948]] corrispondente del giornale del Partito Comunista Francese L'Humanité a [[Berlino]], poi dell'[[Allgemeiner Deutscher Nachrichtendienst]] di [[Parigi]]. La coppia ebbe una figlia: Rose (nata il 15 giugno 1931 a Mosca e morta il 12 novembre 1995 a Gif-sur-Yvette). Il rapporto si concluse nel [[1935]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]], quando si legò a [[Lotte Kühn]].
Ulbricht nel [[1946]] adottò un'orfana di un anno di nazionalità sovietica chiamata Beate, vista la volontà comune di avere figli con Lotte Kühn, che sposò alla fine del [[1953]]. Beate visse dal [[1959]] in [[Unione Sovietica]]. Dopo il suo ritorno nel [[1963]] in Germania Est ruppe i rapporti con Walter Ulbricht e Lotte.
== Onorificenze ==
=== Onorificenze tedesche ===
{{Onorificenze
|immagine=GDR Hero of Labor BAR.png
|nome_onorificenza=Eroe del Lavoro della Repubblica Democratica Tedesca (3)
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L’interesse moderno per il ''Karolus Magnus et Leo Papa'' (''KMLP'') sembra essere dovuto a indagini di natura storica, mirate a rintracciare in ambito carolingio le origini della moderna concezione di Europa unita (particolarmente significativo sarebbe l’epiteto di “''Pater Europe''”<ref>v. 505; al v. 93 si trova invece l'epiteto di ''Europe venerandus apex, pater optimus'' </ref> attribuito a Carlo), più che a una riscoperta del suo valore sul piano letterario. Parlare di riscoperta si direbbe anzi inadeguato in partenza: il testo sembra avere riscosso scarsa fortuna anche presso i contemporanei (probabile causa della perdita di tutti gli altri testimoni, oltre che dell’assenza di riferimenti che possano permetterci d’identificare in modo incontrovertibile l’autore). Per la precisione, Ermoldo Nigello è l’unico autore a riprendere il KMLP, circa vent’anni dopo la sua composizione: nel IV libro del Carmen Elegiacum in Honorem Hludovici Christianissimi Caesaris Augusti (un poemetto dedicato a Ludovico Il Pio), Ermoldo ne recupera infatti vari elementi (stilistici più che tematici, Godman), tra cui spicca una scena di caccia esemplata su quella che vede protagonista Carlo all’inizio del KMLP.
== Criticità: autore, datazione e completezza del testo ==
L’assoluto anonimato che circonda la figura dell’autore del KMLP ha spinto molti studiosi a mettersi alla ricerca di elementi utili alla sua identificazione. La storia degli studi ha visto ascrivere l’opera a quasi tutti gli esponenti della prima generazione di poeti carolingi, incluse personalità di primissimo piano come Alcuino, Teodulfo e Angilberto. Nella sua edizione critica del 1804, Orelli osserva che una nota (aggiunta in seguito) al manoscritto lo attribuisce a un certo Elperico: sembra però improbabile si tratti di Elperico di Auxerre, l’unico autore con quel nome a noi noto, e nessuno è finora riuscito a spiegare questa bizzarra attribuzione. Alla luce del grande spazio che il testo riserva alla descrizione dei personaggi femminili (unicum nella letteratura carolingia, Godman PC 349), in un suo lavoro del 2012 Helene Scheck ipotizza che il KMLP sia stato composto da una delle donne della famiglia reale franca, ma è lei stessa a definire il suo ragionamento “pure conjecture” (le principali indiziate, sulla base di elementi squisitamente biografici, sarebbero Gisella, sorella di Carlo, o una tra Gundrada e Tetrada, sue cugine). Dieter Schaller fa risalire il testo alla penna di Eginardo: nonostante non ci sia giunto nessuno scritto che giustifichi queste lodi, l’autore della Vita Karoli viene infatti celebrato come poeta da alcuni contemporanei. Tra questi spicca Modoino di Autun, che cita l’esistenza di poesie di Eginardo in alcuni passi delle sue ecloghe, tradizionalmente datate tra l’804 e l’814. In un articolo del 1981 Roger P. H. Green, e prima di lui Dietmar Korzeniewski, smentisce però questa datazione e fa risalire la composizione delle ecloghe di Modoino all’801, facendo così crollare anche l’ipotesi di Schaller (o perlomeno gli indizi a suo favore): Schaller stesso infatti, in opposizione a chi vorrebbe il testo composto nel 799 contemporaneamente agli eventi che racconta (è questa l’opinione di Helmut Beumann, Stella 30; D’Angelo presenta obietta anche che p. 71), sostiene che il KMLP sia successivo all’incoronazione di Carlo Magno a imperatore (25 dicembre 800), dal momento che il sovrano viene definito ”augustus”, proponendo quindi una datazione tra l’801 e l’804 (precedente cioè, dal suo punto di vista, alle ecloghe, le cui somiglianze col KMLP sarebbero frutto d’imitazione); è quindi chiaro che, retrodatando le ecloghe a un periodo in cui il KMLP non era ancora stato composto, le parole di Modoino su Eginardo non potevano riferirsi al poemetto. Francesco Stella nota che l’attributo “augustus” è tuttavia presente anche in testi sicuramente precedenti e contesta la datazione, ponendosi sulla scia di Helmut Beumann e Franz Brunhölzl, secondo cui la composizione del poemetto sarebbe da fa risalire al 799, contemporanea agli eventi che narra; elementi cogenti in questo senso sarebbero i mancati riferimenti al reinsediamento di Leone a Roma e alla morte della regina Liutgarda.
Stella individua proprio in Modoino l’ipotesi autoriale maggiormente difendibile. Sulla scorta di dei già citati Green e Korzeniewski, lo studioso analizza minuziosamente i numerosi punti in comune tra il KMLP e le ecloghe: le coincidenze tematiche, stilistiche e linguistiche tra le due opere si rivelano sorprendenti e quasi impossibili da ricondurre alla semplice imitazione, peraltro improbabile nei confronti si un autore minore come il vescovo di Autun, almeno a livelli così profondi. I testi condividono, scrive Stella,
“non solo espressioni, formule, iuncturae, combinazioni topiche, ma caratteristiche fondamentali sul piano ideologico, come la fede nella nova Roma, sia sul piano strutturale, come l’accenno ai due libri nel proemio, la similitudine del re con il sole e quella dei lavori per la costruzione di Aquisgrana con l’attività delle api, l’affectatio modestiae in polemica con i poeti più anziani, e molte espressioni anche rare”.
L’accenno proemiale qui citato ha generato discussioni anche riguardo la completezza del testo. Se per Stella è chiaro che le “geminae procellae” corrispondano ai “gemini libelli” delle ecloghe, l’opinione più corrente è quella espressa da Schaller, secondo cui l’espressione si riferisce a due libri precedenti all’interno del KMLP, che consisterebbe quindi in quattro libri. Accettando quest’ipotesi, Scheck intravede nella struttura complessiva del KMLP un percorso che andrebbe dall’ascesa di Carlo (primi due libri) alla sua incoronazione (libro quarto). Rispetto agli ultimi due versi del testo, che offrono un breve riassunto dell’opera, Schaller afferma che siano stati aggiunti in seguito da un lettore, mentre Brunhölzl li interpreta come una chiusa dell’opera, che sarebbe quindi intera e conclusa.
Ad oggi non si hanno prove definitive a sostegno dell’una o dell’altra tesi. Quel che è certo è che la questione della completezza dell’opera ha messo in discussione anche il suo titolo. Se infatti il classico Karolus Magnus et Leo Papa sembra essere stato definitivamente accantonato in favore del più aderente De Karolo Rege et Leone Papa (che rispetta l’espressione esatta usata nel v.???), chi non ritiene il KMLP un’opera conclusa sottolinea come entrambi questi titoli non rispecchierebbero la vera natura del testo completo; per questo si tende oggi a identificare l’opera con le meno circostanziate intestazioni Epos di Paderborn (in riferimento al villaggio sede dell’incontro tra Carlo Magno e Leone III; lo usa Beumann convinto che composto lì mentre c’era Leo) o Epos di Aquisgrana (con uno sguardo decisamente rivolto a quella che si sospetta dovesse essere la struttura originale del poema).
== Modelli e caratteristiche ==
Il primo tra i modelli che l’autore del KMLP ha in mente è certamente Virgilio: la scena della costruzione di Aquisgrana, la nova Roma, è infatti fortemente esemplata su quella analoga della costruzione di Cartagine nel libro I dell’Eneide, così come la riserva di caccia carolingia ricorda molto da vicino quella che ospita Enea e Didone nel libro IV . Echi virgiliani e ovidiani affiorano in realtà lungo tutto l’arco della narrazione, con particolare frequenza nella descrizione di Carlo Magno e del suo seguito diretti alla battuta di caccia e in quella della caccia stessa, dove però i numerosi richiami all’epica classica latina e greca (alcune espressioni virgiliane riprese qui sono a loro volta tratte dall’Iliade e dall’Odissea) sono sapientemente riadattati e ricombinati, oltre che tra loro, con la costante presenza del vero modello di queste due scene, Venanzio Fortunato (anche navigazione, Schaller 27). Il centinaio di versi dedicato alle figlie di Carlo Magno (argomento che, fa notare giustamente Peter Godman, è scevro di quella tensione che gli eredi maschi dell’imperatore non potevano fare a meno di suscitare; ecco svelato forse il motivo per cui a quest’ampio spazio, in cui viene inclusa persino la figlia illegittima di Carlo, fanno da contraltare i brevi accenni riservati a Pipino e Carlo il Giovane, quantomeno presenti, a differenza di Ludovico Il Pio) riprende infatti il De Virginitate, con l’intento di glorificare le donne della famiglia reale avvicinandole alla Vergine Maria, supremo modello di regalità femminile (Scheck 17); la scena di caccia riproduce invece in modo fedele quella della Vita Sancti Martini, alterandola però sensibilmente proprio grazie alla continua influenza di Virgilio e Ovidio, oltre che, caso rarissimo (riguarda solo l’autore del KMLP, Teodulfo e, se non coincide con l’autore stesso, Modoino), dalle Laudes Iustini di Corippo, che, qualora si accolga l’idea di un KMLP incompleto, proprio insieme alla Vita Sancti Martini fornirebbero anche il modello per la divisione in quattro libri.
La seconda parte del testo, quella in cui entra in scena papa Leone, pare nascondere una diversa fonte d’ispirazione poco considerata, secondo Edoardo D’Angelo: il continuo insistere sull’agguato subito dal pontefice e sulla natura miracolosa della sua guarigione (i versi a ciò dedicati occupano la bellezza del 9% del testo, percentuale che sale al 22% da quando l’argomento viene introdotto attraverso il sogno di Carlo) sarebbero qui nient’altro che lo svolgersi del tema neotestamentario del miracolo, caratterizzato appunto dalle continue ripetizioni nel testo del fatto prodigioso, a cui, come in questo caso, assistono sempre dei testimoni. Papa Leone, afferma D’Angelo riprendendo il titolo di un lavoro di Kristine Ratkowitsch, sarebbe quindi un alter Christus, vittima del Male incarnato nei suoi aggressori, da cui l’alter Aeneas Carlo, che sin dalla sua prima apparizione svetta su tutti letteralmente e metaforicamente, è destinato a salvarlo, come dimostra il sogno premonitore che avverte il re franco del pericolo e come anticiperebbe proprio la scena della caccia, in cui il sovrano uccide un cinghiale, uno dei simboli medievali per rappresentare Satana.
== Note ==
<references/>
==Bibliografia==
=== BibliografiaEdizione critica ===
* ''De Karolo rege et Leone papa: der Bericht über die Zusammenkunft Karls des Grossen mit Papst Leo III. in Paderborn 799 in einem Epos für Karl den Kaiser'', a cura di Hentze, W. - von Padberg, L. - Schwind, J.- Stork, H. – Brunhölzl, F., Paderborn, 1999
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=== Studi ===
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* Herbert Graf: ''Mein Leben. Mein Chef Ulbricht. Meine Sicht der Dinge.'' edition ost, Berlin 2008, ISBN 978-3-360-01097-1.
* Andersson T. M., ''Early Epic Scenery: Homer, Virgil, and the Medieval Legacy'', New York-London, 1976
* Norbert Podewin: ''Walter Ulbricht. Eine neue Biographie''. Dietz, Berlin 1995, ISBN 3-320-01886-8.
* Barbero A., ''Carlo Magno. Un padre dell'Europa'', Bari, 2000
* Frank Schumann (Hrsg.): ''Lotte Ulbricht. Mein Leben. Selbstzeugnisse, Briefe und Dokumente.'' Das Neue Berlin, Berlin 2003, ISBN 3-360-00992-4.
* Bertini F., ''La letteratura epica'', in ''Il secolo di ferro: mito e realtà del secolo X: 19-25 aprile 1990'', Spoleto, 1991, pp. 723-54
* Frank Schumann (Hrsg.): ''Lotte und Walter. Die Ulbrichts in Selbstzeugnissen, Briefen und Dokumenten.'' Das Neue Berlin, Berlin 2003, ISBN 3-360-01233-X.
* Bisanti A., ''La poesia epico-storica mediolatina (secc. VI-X). Caratteri generali, consistenza del «corpus» e stato della ricerc''a, «''Schede Medievali''» 48, 2010, pp. 41-78
* Bullough, D. A., E''uropae Pater: Charlemagne and His Achievement in the Light of Recent Scholarship'', «''The English Historical Review''» 85, 1970, pp. 59–105
== Voci correlate ==
* D’Angelo E., ''Carlo Magno e Leone III. Osservazioni sullo «Aachener Karlsepos»'', «''Quaderni Medievali''» 36, 1993, pp. 53-72
* [[Cimitero centrale di Friedrichsfelde]]
* Dick E. S., ''Epic Space in Historical Perspective: The Virgilian Argument'', in «''Res Publica Litterarum''» 2, 1979, pp. 27-42
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* [[Germania Est]]
* Godman P., ''The Poetic Hunt. From Saint Martin to Charlemagne’s Heir'', in ''Charlemagneʼs heir : new perspectives on the reign of Louis the Pious (814-840)'', a cura di Collins R. e Godman P., Oxford, 1990, pp. 565-589
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* [[Muro di Berlino]]
* Green R. H. P., ''Modoin's Eclogues and the «Paderborn Epic»'', in «''Mittellateinisches Jahrbuch''» 16, 1981, pp. 43-53
* [[Partito Comunista di Germania]]
* Hammer C. I., ''Christmas Day 800: Charles the Younger, Alcuin and the Frankish Royal Succession'', «''English Historical Review''» 127 , 2012
* [[Partito Socialdemocratico di Germania]]
* Lapidge M., ''Two Notes on The “Medieval” Hexameter'', in ''Ingenio Facilis. Per Giovanni Orlandi (1938-2007)'', a cura di Chiesa P. – Fagnoni A. M. – Guglielmetti R. E., Firenze, 2017, pp. 123-147
* [[Partito di Unità Socialista di Germania]]
* Mayr-Harting, H., ''Charlemagne's Religion'', In ''Am Vorabend der Kaiserkrönung: Das Epos "Karolus Magnus et Leo papa" und der Papstbesuch in Paderborn 799'', a cura di Godman P: - Jarnut J.- Johanek P., Paderborn, 2002, pp. 113–24
* [[Presidenti della Repubblica Democratica Tedesca]]
* McKitterick, R., Charlemagne: The Formation of a European Identity, Cambridge, 2008
* Nelson, J. L., ''England and the Continent in the Ninth Century: IV, Bodies and Minds'', «''Transactions of the Royal Historical Society''» 15, 2005, pp. 1–27
== Altri progetti ==
* Noble, T. F. X., ''Charlemagne and Louis the Pious: The Lives by Einhard, Notker, Ermoldus, Thegan, and the Astronomer'', University Park, 2009
{{Interprogetto|q|commons=Category:Walter Ulbricht}}
* Otter M., ''Renaissances and Revivals, in The Oxford Handbook of Medieval Literature'', a cura di Hexter R. J. – Townsend D., Oxford, 2012, pp. 535-552
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== Collegamenti esterni ==
* Schaller D., ''La poesia epica'', in ''Lo spazio letterario del Medioevo'', 1: ''Il medioevo latino'', vol. I, tomo II, Roma, 1993, pp. 9-42
* {{de}} {{DNB-Portal|118625179}}
* Scharer, A., ''Charlemagne's Daughters, in Early Medieval Studies in Memory of Patrick Wormald'', a cura di Baxter S. D. – Karkov C. – Nelson J. L. – Pelteret D., Farnham, 2009, pp. 269–82
* {{de}} [[Wolfgang G. Schwanitz]]: [http://www.trafoberlin.de/pdf-dateien/2009_08_28/Walter%20Ulbricht%20und%20Ludwig%20Erhard%20Nahost%201965.pdf ''Nasser sul Reno o Ulbricht sul Nilo?''] (PDF; 4,7 MB).
* Scheck, H., ''Nuns on Parade: Memorializing Women in Karolus Magnus et Leo Papa'', in ''Reading Memory and Identity in the Texts of Medieval European Holy Women'', a cura di Cotter-Lynch M. - Herzog B., Springer, 2012, pp. 13–38
* Stella, F., ''Autore e attribuzioni del 'Karolus Magnus et Leo Papa''', in ''Am Vorabend der Kaiserkrönung: Das Epos "Karolus Magnus et Leo papa" und der Papstbesuch in Paderborn 799'', a cura di Godman P: - Jarnut J.- Johanek P., Paderborn, 2002, pp. 19–33
{{Box successione
* Stella F., ''La dinamica del consenso nelle lodi imperiali dei poeti carolingi e postcarolingi'', in D''icere laudes. Elogio, comunicazione, creazione del consenso'', a cura di Urso G., Pisa, 2011, pp. 359-381
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* Stella F., ''Fortuna e marginalità del “Karolus Magnus et Leo Papa"'', in «''Filologia Mediolatina''» 23, 2016, pp. 23-57
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* Tilliette J., ''Verse Style'', in ''The Oxford Handbook of Medieval Literature'', a cura di Hexter R. J. – Townsend D., Oxford, 2012, pp. 239-64
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* Vinay G., ''Alto Medioevo latino : conversazioni e no'', Napoli, 1978
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