Everest e Parochialkirche: differenze tra le pagine

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{{Edificio religioso
{{Avvisounicode}}
|Nome = Parochialkirche
{{nota disambigua}}
|Immagine = Mitte Parochialkirche mit Turm.jpg
{{Montagna
|SiglaStato = DEU
|nomemontagna = Everest
|Città = [[Berlino]]
|immagine = Mt. Everest from Gokyo Ri November 5, 2012 Cropped.jpg
|Religione = [[Chiesa evangelica in Germania|evangelica]]
|image_text = Il monte Everest, parete sud-ovest
|Diocesi = [[Chiesa regionale di Berlino, Brandeburgo, Slesia e Alta Lusazia]]
|sigla_paese = NPL
|AnnoConsacr = [[1702]]
|sigla_paese_2 = CHN
|Architetto = [[Johann Arnold Nering]], [[Martin Grünberg]]
|altezza = 8848
|catenamontuosaInizioCostr = [[Himalaya1695]]
|FineCostr = [[1703]]
|latitudine_d = 27.988056
|Sito =
|longitudine_d = 86.925278
|altrinomi = ''Chomolungma'' (tibetano, "madre dell'universo")<br />''珠穆朗瑪峰'' ''Zhumulangma'' (cinese)<br />''सगरमाथा'' ''Sagaramāthā'' (nepalese, "Dio del cielo")
|dataprimasalita = 29 maggio [[1953]]
|alpinistaprimasalita = [[Edmund Hillary]] e [[Tenzing Norgay]]
}}
La '''Parochialkirche''' (letteralmente: "chiesa parrocchiale") è una [[Chiesa (architettura)|chiesa]] [[Luteranesimo|luterana]] di [[Berlino]], posta nell'antico [[centro storico]] della città, nel quartiere di [[Mitte]].
{{citazione|Perché vuole scalare l'Everest? Perché è lì|[[George Mallory]]<ref>Definite dal [[New York Times]], "le tre parole più celebri nell'alpinismo" [http://select.nytimes.com/gst/abstract.html?res=FA0717F83D5416738DDDA10994DB405B838EF1D3]</ref>}}
 
Importante esempio di [[architettura barocca]], è posta sotto tutela monumentale (''Denkmalschutz'').<ref>{{cita web |url = http://www.stadtentwicklung.berlin.de/denkmal/liste_karte_datenbank/de/denkmaldatenbank/daobj.php?obj_dok_nr=09011257 |titolo = Parochialkirche & Kirchplatz |lingua = de}}</ref>
Il '''monte Everest''' è la [[vetta]] più alta del continente [[asia]]tico e della [[Terra]] con i suoi {{M|8848||m}} di [[altitudine]] [[Livello del mare|s.l.m.]], situato nella [[catena montuosa|catena]] dell'[[Himalaya]] assieme ad altri [[ottomila]], al confine fra [[Cina]] e [[Nepal]]. Rientra dunque nelle cosiddette [[Seven Summits]] del Pianeta.
 
== DescrizioneStoria ==
[[File:Berlin Mitte Parochialkirche-Innenraum (1).JPG|thumb|L'interno]]
=== Toponimo ===
La costruzione della chiesa, a [[pianta centrale]] ispirata a [[Santa Maria della Consolazione (Todi)|Santa Maria della Consolazione]] di [[Todi]], iniziò nel [[1695]] su progetto di [[Johann Arnold Nering]], il quale però morì [[1696|l'anno successivo]]. La costruzione proseguì fino al [[1698]], quando in seguito a un crollo si decise di affidare il cantiere a [[Martin Grünberg]], allievo del Nering, che modificò il progetto d'origine semplificandolo. La chiesa fu [[Consacrazione|consacrata]] l'8 luglio [[1702]] e compiuta l'[[1703|anno successivo]].
Il monte è chiamato '''Chomolungma''' (madre dell'universo) in [[Lingua tibetana|tibetano]] e '''Zhumulangma''' (珠穆朗瑪峰 [[pinyin]]: Zhūmùlǎngmǎ Fēng) in [[Lingua cinese|cinese]]. Il nome [[Lingua nepalese|nepalese]] è '''Sagaramāthā''' (सगरमाथा, in [[Sanscrito]] "dio del cielo"), ideato dallo storico nepalese Baburam Acharya e adottato ufficialmente dal governo del [[Nepal]] all'inizio degli [[anni 1960|anni sessanta]]. Nel [[1852]] venne chiamato "Cima XV".
 
Nel [[1713]]-[[1714|14]] sopra la [[facciata]] fu costruita una [[torre]], progettata da [[Jean de Bodt]] e realizzata da [[Philipp Gerlach]]; la torre fu resa necessaria per ospitare il [[Carillon (batteria di campane)|carillon di campane]] donato dal re [[Federico Guglielmo I di Prussia|Federico Guglielmo I]] e in origine destinato alla [[Münzturm|Torre della Zecca]], che venne installato nel [[1715]]. Tuttavia, a causa del suo suono sgradevole, esso venne sostituito già nel [[1717]] da un carillon completamente nuovo, formato di 37 [[Campana|campane]] fuse nei [[Paesi Bassi]] da [[Jan Albert de Grave]].
Il nome comunemente usato oggi fu introdotto nel [[1865]] dall'inglese Andrew Waugh, governatore generale dell'[[India]], in onore di [[George Everest|Sir George Everest]], che al servizio della corona britannica lavorò per molti anni come responsabile dei geografi [[Regno Unito|britannici]] in India.
 
La chiesa fu restaurata nel [[1884]]-[[1885|85]] da [[Gustav Knoblauch]] ed [[Eduard Wex]]; in tale occasione vennero rimossi i [[Matroneo|matronei]].
=== Conformazione ===
L'Everest ha la forma di una [[piramide]], con tre pareti (nord, est e sud-ovest) e tre creste (nord-est, sud-est e ovest). La linea di confine tra [[Cina]] e [[Nepal]] passa lungo le creste ovest e sud-est, quindi solo la parete sud-ovest è nepalese.<ref>{{cita web|url=http://www.britannica.com/EBchecked/topic/197160/Mount-Everest|titolo=Mount Everest|lingua=en|editore=britannica.com|accesso=10 marzo 2013}}</ref><ref>{{Cita|Reynolds|pp. 218-219|eatg}}</ref>
 
L'edificio subì gravi danni durante la [[seconda guerra mondiale]]; in particolare, il 24 maggio [[1944]] la torre crollò in seguito all'incendio delle strutture. La chiesa venne restaurata sommariamente nel [[1950]]-[[1951|51]], con la costruzione di un nuovo [[Copertura|tetto]]: tuttavia nei decenni successivi lo spazio ecclesiale venne usato come [[magazzino]], mentre le [[Messa|funzioni sacre]] si tenevano in una stanza adattata a [[cappella]], posta al primo piano della facciata.
Le tre pareti sono:
* parete nord (cinese): si affaccia sul [[ghiacciaio Rongbuk]];
* parete est (cinese): si affaccia sul [[ghiacciaio Kangshung]];
* parete sud-ovest (nepalese): si affaccia sul [[ghiacciaio Khumbu]].
 
Il 1º agosto [[1968]] la [[parrocchia]] della Parochialkirche venne unita alla [[Chiesa di San Giorgio (Berlino)|parrocchia di San Giorgio]], formando la nuova ''St.-Georgen-Parochial-Kirchengemeinde''.
Le tre creste sono:
* cresta nord-est: divide le pareti nord ed est e inizia dal passo di Rapiu La {{TA|(6 548 m).}} A metà cresta si diparte la cresta nord che procede verso settentrione fino al [[Colle Nord]] {{TA|(7 066 m)}} che la congiunge al [[Changtse]] {{TA|(7 543 m).}} La cresta nord divide così il ghiacciaio Rongbuk in una parte orientale e in una occidentale.
* cresta sud-est: divide le pareti sud-ovest ed est e inizia dal [[Colle Sud]] {{TA|(7 906 m)}} che congiunge l'Everest con il [[Lhotse]] {{TA|(8 516 m);}}
* cresta ovest: divide le pareti nord e sud-est e inizia dal passo di Lho La {{TA|(6 026 m)}} che congiunge l'Everest con il [[Khumbutse]] {{TA|(6 636 m).}}
 
Dopo la [[riunificazione tedesca]] l'interno della chiesa tornò alla sua originaria funzione ecclesiale. Negli [[Anni 2010|anni dieci]] del [[XXI secolo]], dopo una raccolta di fondi, venne ricostruita la torre distrutta nel [[1944]]; essa venne inaugurata il 1º luglio [[2016]],<ref>{{Cita news |lingua = de |autore = Uta Stiller |url = http://www.bz-berlin.de/berlin/mitte/die-berliner-parochialkirche-hat-wieder-einen-turm |titolo = Die Berliner Parochialkirche hat wieder einen Turm |pubblicazione = [[B.Z.]] |data = 1º luglio 2016 |p = }}</ref> mentre l'accensione del nuovo carillon seguì il successivo 23 ottobre.<ref>{{cita web |url = http://www.rbb24.de/kultur/beitrag/2016/10/neues-glockenspiel-fuer-berliner-parochialkirche.html |titolo = Neues Glockenspiel erklingt an Berliner Parochialkirche |lingua = de |urlmorto = sì |accesso = 7 settembre 2017 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20170907171956/http://www.rbb24.de/kultur/beitrag/2016/10/neues-glockenspiel-fuer-berliner-parochialkirche.html |dataarchivio = 7 settembre 2017 }}</ref>
{{immagine grande|Panoramique_mont_Everest.jpg|800px|Panoramica da ovest: da sinistra, il Khumbutse, il Changtse, l'Everest, il Lhotse, il Colle Sud e il [[Nuptse]]; al centro il [[ghiacciaio Khumbu]]}}
 
== Altezza dell'EverestCaratteristiche ==
La chiesa, posta sul lato orientale della Klosterstraße, all'angolo con la Parochialstraße, ha la [[facciata]] sul lato ovest e il [[presbiterio]] sul lato est.
La storia della misurazione della quota del monte Everest (e di altre grandi montagne dell'[[Himalaya]] e del [[Karakorum]]), parte da un articolo di [[Alexander von Humboldt]] nel 1816 su “''Annales de Chemie et de Physique''”, che per primo si interessa dell’altezza delle montagne himalayane. Nel frattempo, si era già avviata la ciclopica campagna di misurazioni e livellazioni topografiche che durerà oltre 60 anni (dal 1802 al 1866), nota con il nome di GTS (''Great Trigonometrical Survey''), effettuata dagli inglesi del Survey of India, che rilevano (per finalità non solo conoscitive ma anche di controllo dei territori occupati) tutta la penisola indiana per arrivare fino alle lontane montagne. Nel 1852 un operatore indiano del Survey, Radhanath Sikdar, nel verificare i complessi calcoli sulle osservazioni strumentali, individua per la prima volta tra le lontane vette dell'Himalaya una cima, che era stata denominata Peak XV, come la montagna più elevata, e le attribuisce la quota di 29.002&nbsp;ft / 8.840 m. Questa misura, incredibilmente vicina alla misura di quota attuale, viene ufficializzata nel 1856, e nel 1865 al Peak XV viene attribuito il nome di monte Everest, in onore di [[George Everest]], British Surveyor General del GTS dal 1830 al 1843.
 
Si tratta di un edificio in [[Architettura barocca|stile barocco]] a [[pianta centrale]], con uno spazio interno quadrangolare contornato da quattro [[Abside|absidi]]; nell'abside occidentale si innesta l'[[avancorpo]] d'ingresso, sormontato esternamente da una [[torre]] che contiene il [[Carillon (batteria di campane)|carillon di campane]].
=== Difficoltà di misura ===
[[File:Everest 3D.gif|thumb|Everest 3D]]
Nel comprendere la difficoltà della misura, va considerato in primo luogo che le misure di quota vengono effettuate riferendosi al [[livello del mare]], una superficie tuttavia "dinamica" che cambia giornalmente (maree) e da stagione a stagione, e che sta lentamente aumentando anno dopo anno. Potremmo dire che si tratta di una superficie di per sé piuttosto inadatta per farci un qualche riferimento, se non fosse che è tuttora il riferimento più semplice per una misura di [[Altitudine|quota]]. Nel caso di una montagna va inoltre considerato il problema quando essa è lontana o molto lontana dal mare (nel caso dell'Everest l'oceano Indiano è a {{M|700|k|m}} a sud, ma il mareografo di riferimento di Karachi in Pakistan sull'[[oceano Indiano]] è a oltre 2.000&nbsp;km a ovest e quello di [[Tsingtao|Qingdao]] adottato generalmente dai cinesi sul [[Mar Giallo]] è a oltre 3.200&nbsp;km a est).
 
Nell'area retrostante è posto il [[cimitero]], anch'esso sotto tutela monumentale,<ref>{{cita web |url = http://www.stadtentwicklung.berlin.de/denkmal/liste_karte_datenbank/de/denkmaldatenbank/daobj.php?obj_dok_nr=09010225 |titolo = Parochialkirchhof mit Einfriedungsmauern, Gitter, Grabstätten, Grabdenkmalen und Mausoleen |lingua = de}}</ref> con molte [[Tomba|sepolture]] dei secoli [[XVIII secolo|XVIII]] e [[XIX secolo|XIX]].
Nelle misure storiche della quota dell'Everest, fino al 1992 vengono generalmente impiegati strumenti ottici ([[teodolite]], livello) che, partendo dal livello del mare sulla costa (o meglio da capisaldi fissi realizzati in occasione delle varie campagne di misure), considerata la curvatura della Terra e (non sempre) i possibili fenomeni di rifrazione della luce nell'attraversare gli strati d'aria, permettono con la misura di distanze e angoli il calcolo delle quote. Queste misure differiscono pertanto tra loro, oltre che per la precisione degli strumenti via via impiegati, anche a seconda del [[mareografo]] di riferimento, e se tengono più o meno in considerazione i fenomeni di rifrazione dell'aria. Dopo i rilievi del Survey of India, seguono così le misurazioni del 1904 di S. G. Burrard, sempre del Survey of India (con 8.882 m), di De Graaf Hunter nel 1930 (8.854 ± 5 m), di B.L. Gulatee nel 1952 (29.028 ± 10&nbsp;ft, 8.848 m). Un'importante spedizione cinese nel 1975 conferma ancora un'altezza di 8.848 m (29.029 ± 1&nbsp;ft, 8.848,13 ± 0,35 m) e per la prima volta viene effettuata una misura speditiva dello spessore della neve in cima, di {{M|92|c|m}}.
 
=== Everest e K2 ===
Nel [[1987]], lo studioso italiano [[Ardito Desio]], sollecitato dalla curiosa notizia apparsa l'anno prima che uno statunitense, George Wallenstein, aveva rimisurato l'elevazione del [[K2]] con la nuova tecnologia satellitare che stava sviluppandosi in quegli anni, e che le elaborazioni dell'Università di Washington fornivano una quota presumibilmente compresa tra 29.064&nbsp;ft / 8.859 m e 29.228&nbsp;ft / 8.909 m, superiore addirittura a quella dell'Everest, organizza in breve tempo una spedizione in [[Asia]] per verificare la quota di entrambe le montagne (una nel [[Karakorum]], l'altra in [[Himalaya]]). Utilizzando in questo caso la nuova tecnologia satellitare per le quote dei campi base, e la tecnologia ottico-elettronica tradizionale per i rilevamenti delle cime, confermava che l'Everest conservava il suo primato. Restava però la necessità di verificare con tecniche moderne le quote effettive delle due montagne.
 
=== Le misurazioni recenti ===
Il livello del mare resta la superficie di riferimento per le misure di quota altimetrica. Tuttavia, osservazioni aeree e terrestri dimostrano che la superficie del mare, e quindi anche la sua estensione teorica sotto le terre emerse, vengono influenzate dalla vicinanza di grandi masse rocciose e di differente densità delle rocce stesse. Viene adottato quindi il [[geoide]], una superficie matematica di riferimento, “perpendicolare in ogni punto alla direzione della verticale, cioè alla direzione della forza di [[gravità]]” che, oltre a essere più costante nel tempo, tiene quindi anche conto dell’influenza delle masse delle montagne e della distribuzione delle rocce nella crosta terrestre. La superficie del geoide va tuttavia "costruita" in base a misure/anomalie di gravità, e presenta quindi tuttora un dettaglio talvolta insufficiente, soprattutto in certe aree montuose della Terra, per cui necessita di nuove misurazioni e comunque, anno per anno, anche di aggiornamenti, a causa dei movimenti continui delle masse rocciose della crosta terrestre e della redistribuzione di rocce, ghiacci e acque sulla superficie, fenomeni che fanno sì che anche il geoide cambi nel tempo.
 
Negli anni settanta erano stati inoltre messi in orbita dagli americani i primi [[satellite artificiale|satelliti]] per scopi militari, e negli anni ottanta si hanno i primi esperimenti di posizionamento geografico per usi civili, che porteranno gradualmente all'attuale sistema [[GPS]] (Global Positioning System), che utilizza appunto una rete dedicata di satelliti per il posizionamento geografico di un punto della superficie terrestre. Il GPS utilizza un suo modello matematico dell'andamento del livello del mare sotto le terre emerse che approssima in modo semplificato il geoide e che si chiama [[ellissoide di riferimento]]. Questa superficie teorica, utilizzata per definire la latitudine, longitudine ed elevazione sull'ellissoide di un qualsiasi punto, non considera tuttavia le variazioni locali di densità della crosta terrestre per cui, in un dato punto, esisterà uno scostamento, definito valore N di "separazione", appunto tra geoide ed ellissoide.
 
Nel [[1992]] l'alpinista francese [[Benoit Chamoux]], della spedizione scientifica italo-cinese Ev-K2-[[CNR]]/NNSM di [[Agostino Da Polenza]] ("allievo" di [[Ardito Desio]] ), misura per la prima volta la quota dell'Everest anche con il GPS (e con un nuovo tentativo di verifica dello spessore della neve, con una sondina da valanga).<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giorgio Poretti, Roberto Mandler|rivista=MontagnaNews|numero=1|anno=2012|titolo=160 anni di misure|url=http://www.montagna.tv/cms/wp-content/uploads/2012/04/MN-Everest-Ita_-bassa-def.pdf|p=2|accesso=11 marzo 2013}}</ref> Utilizzando un valore N di separazione geoide-ellissoide pari a −25,14 m, la quota della cima nevosa, elaborata dal professor Giorgio Poretti, risulta essere di 8.848,65 ± 0,35 m. Lo spessore della neve risulta incerto per la possibile presenza di ghiaccio, ma vengono comunque attraversati oltre 2 metri di neve.
 
Una nuova misurazione con GPS viene eseguita nel maggio [[1999]] da un gruppo di 9 alpinisti della American Everest Expedition del [[National Geographic]] organizzata da [[Bradford Washburn]], noto esploratore e cartografo, fondatore del Boston Museum of Science. Le elaborazioni forniscono un valore di 29.035,2&nbsp;ft / 8.850 m mentre falliscono i tentativi (nel 1998 e nel 1999) di far arrivare in cima un nuovo strumento, un [[georadar]], in grado di individuare la cima rocciosa sepolta dalla neve.
 
Nel [[2004]], in occasione delle spedizioni scientifico-alpinistiche italiane all'Everest e al K2 (capospedizione nuovamente Agostino Da Polenza) per celebrare il cinquantenario della [[Spedizione al K2 del 1954|prima salita del K2]], viene effettuata tra l'altro una complessa rimisurazione della quota di vetta dell'Everest con GPS, accoppiato per la prima volta con un georadar sperimentale che permette di rilevare sia la quota della copertura nevosa, sia la presenza della roccia sottostante. La mattina del 24 maggio gli alpinisti Claudio Bastrentaz, Alex Busca e [[Karl Unterkircher]] (tutti senza impiego dell'ossigeno), con [[Mario Merelli]], e con la collaborazione del sirdar nepalese Serap Jangbu [[Sherpa]] e di Lhapka Tshering Sherpa, raggiungono la cima dal versante nord.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=34557|titolo=Cima dell'Everest per la spedizione K2-2004|editore=planetmountain.com|autore=Serafino Ripamonti|data=24 maggio 2004|accesso=9 marzo 2013}}</ref> Effettuano per oltre 2 ore il rilievo, che comprende inoltre un secondo GPS "master" fisso in cima, uno terzo posizionato al caposaldo cinese presso il [[campo base]] in Tibet, e un collegamento alla stazione GPS permanente presso il Laboratorio "Piramide Ev-K2-CNR" sul versante [[Nepal]]. Le elaborazioni successive, coordinate dal professor Poretti, considerano un valore N di separazione geoide-ellissoide aggiornato di −28,74 m e forniscono per la roccia sepolta una quota di 8.848,82 ± 0,23 m e uno spessore della neve di {{TA|3,70 m}}, con una quota di 8.852,12 ± 0,12 m per la cresta nevosa sommitale.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giorgio Poretti, Roberto Mandler, Marco Lipizer|data=24 maggio 2004|titolo=L'altezza delle montagne: una nuova misura di quota del Monte Everest|url=http://www.sogestgeo.it/Ev-elevation/AltezzaEverest.pdf|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
 
Nel [[2005]] i cinesi effettuano un'ulteriore campagna di rilevamento con GPS, fissando l'altezza della montagna a 8.844,43 [[Livello del mare|s.l.m.]], con un margine d'errore calcolato di ± 21&nbsp;cm. Questa misura, riferita alla massima elevazione della roccia sepolta dalla neve, viene effettuata con la stessa strumentazione GPS/georadar utilizzata dalla spedizione italiana dell'anno precedente, ma con un nuovo valore N di separazione geoide-ellissoide di –25,199 m, misurando lo spessore della neve e ricavando la quota della massima elevazione in roccia per differenza. La copertura nevosa risulta essere di circa 3,5&nbsp;m, portando quindi la quota della vetta nevosa nuovamente a circa 8.848.<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/scienza_e_tecnologia/altezever/altezever/altezever.html|titolo=Corretta dai cinesi l'altezza dell'Everest la montagna è più bassa di 3,7 metri|editore=repubblica.it|data=9 ottobre 2005|accesso=8 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.montagna.tv/cms/?p=24393|titolo=Everest, quando l’altezza è un’opinione|editore=montagna.tv|data=11 ottobre 2005|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
 
== Ascensioni ==
=== Primi tentativi ===
{{vedi anche|Spedizione britannica all'Everest del 1921|Spedizione britannica all'Everest del 1922|Spedizione britannica all'Everest del 1924}}
{{doppia immagine|right|George mallory.jpg|100|Irvine.jpg|133|[[George Mallory]] e [[Andrew Irvine]]}}
I primi tentativi di raggiungere la vetta dell'Everest risalgono al 1921, quando furono organizzate delle spedizioni britanniche. Nel corso della [[spedizione britannica all'Everest del 1924]], [[George Mallory]] e [[Andrew Irvine]] scomparvero nel corso di un tentativo alla vetta dalla cresta nord e nord-est. Mallory, il cui cadavere venne ritrovato decine di anni dopo, morì durante la discesa. Non è appurato se i due siano caduti dopo aver raggiunto la cima o, più probabilmente, a seguito della rinuncia al tentativo. Possibili ulteriori indizi potrebbero derivare dalla macchina fotografica in possesso probabilmente di Irvine, il cui corpo però è ancora disperso. Ad alimentare ulteriori dubbi sulla questione furono le dichiarazione di Mallory che affermò che, nel caso in cui fosse riuscito a raggiungere la cima, vi avrebbe lasciato una foto della moglie, foto non ritrovata sul cadavere rinvenuto decine di anni dopo. Il 1º maggio 1999, il gruppo di ricerca dell’alpinista statunitense Eric Simonson ha comunicato di aver identificato, su uno spuntone a {{TA|8 290 m}} di quota sulla parete nord, il corpo di George Mallory, poco sotto il punto dove nel 1933 era stata rinvenuta una piccozza che si presume appartenesse ad Andrew Irvine.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/English/news/2001/04/himalaya.html|titolo= Himalayan expedition news 2001|lingua=en|editore=planetmountain.com|autore=Manuel Lugli|data=1º aprile 2001|accesso=11 marzo 2013}}</ref>
 
La prima ascensione filmata (arrivarono a 200 metri dalla vetta) fu fatta nel 1952, un anno prima di Edmund Hillary, dalla spedizione svizzera sull'Everest diretta dal ginevrino e medico Edouard Wyss-Dunant con a capo guida René Dittert che inaugurò finalmente la via all'Everest dal Nepal. I membri della spedizione furono quasi tutti del Club Alpin l'Androsace e del Cantone di Ginevra il quale assieme all'Università di Ginevra finanziarono in gran parte tale spedizione. Lo svizzero Raymond Lambert e Tenzing Norgay ingaggiati come capi dei portatori (circa 150 che portarono 30&nbsp;kg a testa a piedi per circa 1 mese) raggiunsero la quota di 8.595 metri, a soli 200 metri dalla vetta, massima altezza mai raggiunta da un uomo. Ai 7.000 rimasero circa una settimana ed il loro fisico si deteriorò. In un solo giorno salirono a 8.000 ma la stanchezza con pochi viveri e la scarsa qualità dei respiratori impedirono ai due di raggiungere la vetta. Tenzing disse che, se anche fossero riusciti a salire in cima, non sarebbero tornati indietro vivi. Nel 2002, il figlio e nipote di Raymond Lambert e Tenzing Norgay, in occasione del cinquantenario di tale spedizione "ginevrina" che arrivò un anno prima (1952) di Edmund Hillary (e Tenzing Norgay) a soli 200 metri dalla vetta, raggiunsero gli 8.848 metri, la vetta più alta del mondo.
 
=== Prima ascensione ===
[[File:Hillary and tenzing.jpg|thumb|[[Edmund Hillary]] e [[Tenzing Norgay]]]]
La [[prima ascensione]] certa fu compiuta il 29 maggio 1953 dal [[Nuova Zelanda|neozelandese]] [[Edmund Hillary]] e dallo [[sherpa]] [[Tenzing Norgay]], che lo scalarono dal Colle Sud e la cresta sud-est. La scelta del versante sud fu obbligata poiché il versante nord era chiuso per questioni politiche da anni. Stando alle dichiarazioni successive di Tenzing, divenuto celebre in patria e nel mondo, il neozelandese giunse qualche secondo prima perché in quel momento stava battendo la traccia. Giunti sulla cima, in segno di ringraziamento, Hillary pose nella neve una croce mentre Tenzing mangiava biscotti e cioccolato. Rimasero sulla vetta un quarto d'ora. Edmund Hillary è morto a 88 anni l'11 gennaio del 2008, mentre Tenzing è mancato nel 1986, a 72 anni di età.
 
=== Prima ascensione femminile ===
La prima ascensione femminile fu compiuta il 16 maggio 1975 dalla giapponese [[Junko Tabei]]. La seconda ascensione fu compiuta dalla tibetana Phantog, e la terza e prima europea dalla polacca [[Wanda Rutkiewicz]] nel 1978.<ref>{{Cita|Scandellari|pp. 34-36|a250sc}}</ref>
 
La prima donna italiana a salire l'Everest è stata la campionessa italiana di [[sci di fondo]] [[Manuela Di Centa]], che ha raggiunto la cima il 23 maggio 2003.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=34284|titolo=Everest: top per Manuela Di Centa!|editore=planetmountain.com|data=23 maggio 2003|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
 
=== Prima ascensione invernale ===
[[File:Mount Everest 1980 winter expedition.jpg|thumb|left|upright=0.7|La spedizione polacca del 1980 che realizzò la prima invernale]]
La prima ascensione invernale fu compiuta il 17 febbraio 1980 dai polacchi [[Krzysztof Wielicki]] e [[Leszek Cichy]] per il Colle Sud e la cresta sud-est. La spedizione era guidata da [[Andrzej Zawada]] e l'Everest divenne il primo ottomila ad essere salito d'inverno.
 
I polacchi avevano ottenuto l'autorizzazione per una doppia spedizione, una nella stagione invernale e una in quella primaverile. Per questo costruirono un grande e comodo campo base capace di ospitarle entrambe. La spedizione era composta di 25 alpinisti di cui solo cinque portatori sherpa d'alta quota, per motivi di budget ridotto. Questo significò che il materiale fu portato da un campo all'altro in gran parte dagli alpinisti stessi. Dalla Polonia furono portati in aereo cinque tonnellate di materiale e rifornimenti e il campo base fu allestito gli ultimi giorni del dicembre 1979.
 
All'inizio procedettero molto spediti, in soli undici giorni costruirono tre campi: il 5 gennaio il campo 1 a {{TA|6 050 m,}} il 9 gennaio il campo 2 a {{TA|6 500 m}} e il 15 gennaio il campo 3 a {{TA|7 150 m,}} sulla parete del Lhotse. A questo punto si trovarono di fronte a {{TA|850 m}} di parete particolarmente ghiacciata che li separava dal Colle Sud e il meteo peggiorò con la presenza di forti venti. Ci volle quasi un mese di tentativi per superare questa zona e solo l'11 febbraio Fiut, Holnicki e Wielicki riuscirono a raggiungere il Colle Sud. Qui i soli Fiut e Wielicki bivaccarono per una notte, utilizzando bombole di ossigeno e con una temperatura esterna di {{M|−40||°C}}. Il giorno successivo rientrarono ai campi inferiori e gli diedero il cambio lo stesso capo spedizione Zawada e Szafirski, che montarono la tenda del Campo 4 al Colle Sud. Prepararono quindi materiale e bombole d'ossigeno per i successivi tentativi e rientrarono anch'essi ai campi più bassi.
 
Il 16 febbraio, a un solo giorno dallo scadere dei permessi per la spedizione invernale, Wielicki e Cichy partirono per un ultimo tentativo. La sera raggiunsero il campo 4 al Colle Sud e passarono la notte in tenda con una temperatura esterna di {{M|−42||°C}}. Il 17 febbraio partirono alle 6:30 di mattina con una bombola di ossigeno a testa e raggiunsero infine la vetta dell'Everest alle 14:25. La discesa si concluse con il loro rientro al campo base il 19 febbraio.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Andrzej Zawada|rivista=Alpine Journal|anno=1984|titolo=Mount Everest The First Winter Ascent|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1984_files/AJ%201984%2050-59%20Zawada%20Everest.pdf|lingua=inglese|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{Cita|Scandellari|p. 211|a250sc}}</ref>
 
=== Prima ascensione italiana ===
La prima ascensione italiana fu compiuta nel 1973. La spedizione fu guidata e voluta dall'esploratore, alpinista e mecenate [[Guido Monzino]], che commentò:<ref>{{Treccani|guido-monzino_(Dizionario-Biografico)|Guido Monzino}}</ref> {{Citazione|l'intento è quello di portare il tricolore sulla più alta montagna del mondo, per concorrere sul piano internazionale ad un'affermazione di prestigio per la patria.}}
 
Si trattava di una spedizione imponente: era composta da 55 militari e 8 civili, utilizzava 110 tonnellate di materiale, trasferito con tre [[Lockheed C-130 Hercules|C-130]], e durò tre mesi. Furono impiegati sei campi, di cui l'ultimo a {{TA|8 400 m.}} Il 5 maggio raggiunsero la vetta due italiani, Mirko Minuzzo, [[sergente]] degli [[Alpini]], e Rinaldo Carrel, [[guida alpina]], con due portatori sherpa, Lhakpa Tenzing e Sambu Tamang. Il 7 maggio la cima fu salita nuovamente da tre italiani, Fabrizio Innamorati, [[capitano]] del battaglione Carabinieri Paracadutisti, Claudio Benedetti, [[sergente maggiore]] degli Alpini, e Virginio Epis, [[maresciallo]] degli Alpini, con il portatore Sonam Gyaltzen.<ref>{{cita|AA. VV. La montagna|p. 60|lm4}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Mario Fantin|titolo=Tricolore sulle più alte vette|editore=[[Club Alpino Italiano]]|anno=1975|pp=68-70|capitolo=Everest}}</ref>
 
Nella spedizione furono anche utilizzati tre elicotteri per portare gli alpinisti al campo base, recuperarli in caso di difficoltà, e trasportare il materiale lungo la seraccata del [[ghiacciaio Khumbu]], dal campo base al campo 2, a {{TA|6 500 m,}} fatto che suscitò diverse polemiche. Si trattava di elicotteri del modello [[Bell UH-1 Iroquois|Agusta-Bell AB-205A-1]], nominati ''Italia 1'', ''Italia 2'' e ''Italia 3''. L'atterraggio del 1º aprile 1973 a {{TA|6 500 m}} di ''Italia 1'', pilotato dal capitano Paolo Landucci di Viterbo e Nicola Paludi, sergente maggiore del [[Centro addestramento alpino]] di [[Aosta]], costituì un record mondiale. Lo stesso elicottero ''Italia 1'' si schiantò il 18 aprile poco sotto il campo 2, per delle difficili condizioni meteorologiche, e l'equipaggio rimase fortunosamente solo lievemente ferito. I resti dell'elicottero sono rimasti in loco per 36 anni fino al 2009, quando sono stati rimossi dalla spedizione ''Eco Everest Expedition''.<ref>{{cita web|url=http://www.montagna.tv/cms/?p=10403|titolo=Everest: rimosso l’elicottero italiano schiantato a 6100 metri|editore=montagna.tv|data=4 giugno 2009|accesso=13 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.montagna.tv/cms/?p=26357|titolo=Everest 1973: gli elicotteri di Monzino|editore=montagna.tv|data=4 giugno 2009|accesso=13 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.everestnews.com/everestnews2/everest19973u09092005.htm|titolo=Everest 1973 Expedition and the Everest Helicopter!|lingua=en|editore=everestnews.com|accesso=13 marzo 2013}}</ref>
 
=== Altre prime ascensioni ===
[[File:Reinhold Messner in Koeln 2009.jpg|thumb|upright=0.7|[[Reinhold Messner]] ha compiuto la prima salita senza ossigeno, con [[Peter Habeler]], e la prima solitaria.]]
L'8 maggio 1978 [[Reinhold Messner]] e [[Peter Habeler]] compirono la prima salita senza l'ausilio di ossigeno supplementare. Facevano parte di una spedizione austriaca guidata da Wolfgang Nairz. Si trattava della quattordicesima salita dell'Everest. Sei alpinisti della spedizione raggiunsero la cima, tra questi [[Reinhard Karl]] fu il primo tedesco in vetta all'Everest.<ref>{{Cita|Messner, Sopravvissuto|pp. 73-76|sm14o}}</ref>
 
Tra il 18 e il 20 agosto 1980 lo stesso Messner compì la prima solitaria dell'Everest, per il versante nord, sempre senza ossigeno. Durante la salita aprì inoltre una variante che collega la cresta nord al ''couloir Norton''.<ref name="sm14o7679">{{Cita|Messner, Sopravvissuto|pp. 76-79|sm14o}}</ref>
 
Il 27 maggio 1998 [[Tom Whittaker (alpinista)|Tom Whittaker]] è stato il primo alpinista disabile a raggiungere la cima.<ref>{{cita web|url=http://classic.mountainzone.com/features/whittaker/|titolo=Tom Whittaker & Everest: A Disabled Climber Reflects|lingua=en|editore=mountainzone.com|autore=Mark Moran|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
 
Il 25 maggio 2001 il trentaduenne [[Erik Weihenmayer]] di [[Boulder (Colorado)]] è stato il primo alpinista non vedente a raggiungere la cima.<ref>{{cita web|url=http://climb.mountainzone.com/2002/story/weihenmayer/html/photo02.asp|titolo=Erik Weihenmayer, Interview, Blind Man Climbs Seven Summits|lingua=en|editore=mountainzone.com|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
 
=== Statistiche e record ===
Al 2010 risultano {{TA|5 104}} le persone che sono riuscite a raggiungere con successo la vetta dell'Everest,<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.8000ers.com/cms/en/download.html?func=fileinfo&id=215|titolo=Routes - Everest|editore=8000ers.com|data=24 settembre 2011|accesso=8 marzo 2013}}</ref> e 219 quelle che vi hanno perso la vita.<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.8000ers.com/cms/en/download.html?func=fileinfo&id=171|titolo=Fatalities - Everest|editore=8000ers.com|data=6 maggio 2011|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
 
Il record di salite lo detiene l'alpinista e portatore [[sherpa]] [[nepal]]ese [[Apa Sherpa]] con ventuno ascensioni (a maggio 2011).<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.alpinist.com/doc/web11s/newswire-apa-sherpa|titolo=Apa Sherpa Summits Everest 21 Times|editore=alpinist.com|autore=Keese Lane|data=11 maggio 2011|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
 
Il record di velocità di salita con utilizzo di ossigeno è stato stabilito il 21 maggio 2004 da Pemba Dorjie Sherpa in 8 ore e 10 minuti. I record precedenti, sempre con utilizzo di ossigeno, erano di Lhakpa Gelu Sherpa, il 25 maggio 2003 in 10 ore e 56 minuti e dello stesso Pemba Dorjie, il 22 maggio 2003 in 12 ore e 45 minuti.<ref>{{cita libro|autore=[[Silvio Mondinelli]]|titolo=Alpinismo d'alta quota|editore=[[Hoepli (casa editrice)|Hoepli]]|anno=2009|url=http://books.google.it/books?id=ETXF6jtHgQ8C|p=100|isbn=978-88-203-4395-8}}</ref>
 
[[File:Apa Sherpa.jpg|thumb|[[Apa Sherpa]] è salito ventuno volte sull'Everest]]
L'alpinista più giovane ad aver raggiunto la vetta dell'Everest è [[Jordan Romero]], all'età di 13 anni. La salita è avvenuta il 22 maggio 2010 insieme al padre Paul, la compagna del padre Karen Lundgren e tre portatori sherpa, Ang Pasang Sherpa, Lama Dawa Sherpa e Lama Karma Sherpa. La via di salita è stata la cresta nord-est, sul versante cinese, ed è stata effettuata in [[stile himalayano]] e con utilizzo di bombole di ossigeno.<ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/sport/2010/05/22/news/tredicenne_everest-4253904/|titolo=A 13 anni sul tetto del mondo Il più giovane a scalare l'Everest|editore=repubblica.it|data=22 maggio 2010|accesso=8 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.himalayandatabase.com/2010%20Season%20Lists/2010%20Spring%20A3.html|titolo=Himalayan Database Expedition Archives|editore=himalayandatabase.com|accesso=8 marzo 2013}}</ref> Prima di Romero il record era stato detenuto dallo sherpa Temba Tsheri, il 24 maggio 2001 a 15 anni e dal britannico Edward Michael Grylls, meglio noto come [[Bear Grylls]], nel 1998 a 23 anni.
 
La più giovane alpinista donna a raggiungere la vetta è la [[sherpa]] [[nepal]]ese [[Ming Kipa]], il 24 maggio 2003 a 15 anni.<ref>{{cita web|url=http://www.guardian.co.uk/world/2003/may/25/everest.nepal|titolo=Teenage girl conquers Everest, 50 years on|lingua=en|editore=guardian.co.uk|autore=Luke Harding|data=25 maggio 2003|accesso=9 marzo 2013}}</ref> La più giovane non nepalese è la statunitense [[Samantha Larson]], che ha salito l'Everest il 16 maggio 2007 a 18 anni.<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/21/scalatrice_montagne_everest_samantha.shtml|titolo= A 18 anni sulle vette dei sette continenti|editore=corriere.it|autore=Francesco Tortora|data=21 maggio 2007|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
 
L'alpinista più anziano ad aver raggiunto la vetta dell'Everest è il giapponese [[Yuichiro Miura]], il 23 maggio 2013, all'età di 80 anni.<ref>{{cita web|url=http://www.guinnessworldrecords.com/world-records/1/oldest-person-to-climb-mt-everest-%28male%29|titolo=Oldest person to climb Mt Everest (male)|lingua=en|editore=guinnessworldrecords.com|accesso=20 agosto 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.montagna.tv/cms/?p=47794|titolo=È record: Mr. Miura in vetta all'Everest a 80 anni|editore=montagna.tv|autore=Sara Sottocornola|data=23 maggio 2013|accesso=19 agosto 2013}}</ref> Prima di lui il record era stato detenuto dal nepalese Min Bahadur Sherchan, il 25 maggio 2008 a 76 anni.<ref>{{cita web|url=http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/asia/nepal/6639933/Oldest-Mt-Everest-climber-Nepalese-man-76-conquers-worlds-highest-peak.html|titolo=Oldest Mt Everest climber: Nepalese man, 76, conquers world's highest peak|lingua=en|editore=telegraph.co.uk|data=24 novembre 2009|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
 
La prima persona ad avere scalato due volte la vetta dell'Everest è stato lo sherpa [[Nawang Gombu]], effettuate il 1º maggio 1963, insieme a [[Jim Whittaker]], primo statunitense in vetta, e il 10 maggio 1965, con una spedizione indiana.<ref>{{cita web|url=http://www.everesthistory.com/sherpas/nawanggombu.htm|titolo=The Sherpas of Everest Series: Nawang Gombu Sherpa|lingua=en|editore=everesthistory.com|accesso=11 marzo 2013}}</ref>
 
Il record di permanenza in vetta è di 21 ore, stabilito nel 1999 da [[Babu Chiri Sherpa]].<ref>{{cita web|url=http://www.everestnews.com/sherpa.htm|titolo=Babu Chiri Sherpa|lingua=en|editore=everestnews.com|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
 
Nel 1990 l'australiano [[Tim Macartney-Snape]], già autore di una nuova via sulla parete nord dell'Everest nel 1984, ha salito l'Everest partendo a piedi dal livello del mare, in tre mesi.<ref>{{cita web|url=http://www.seatosummit.com.au/sponsorship/tim-maccartney-snape/|titolo=Tim Macartney-Snape|lingua=en|editore=seatosummit.com.au|accesso=11 marzo 2013}}</ref>
 
Nel 1996 lo svedese [[Göran Kropp]] è divenuto la prima persona a raggiungere l'Everest in bicicletta partendo da casa, scalarlo senza ossigeno e tornare in bicicletta.<ref>{{cita web|url=http://community.seattletimes.nwsource.com/archive/?date=20021002&slug=swede02m0|titolo=Adventurer is killed in fall: Göran Kropp was elite climber, skier, cyclist|lingua=en|editore=seattletimes.nwsource.com|autore=Dave Birkland and Craig Welch|accesso=11 marzo 2013}}</ref>
 
Nel 1991 all'età di 28 anni, [[Battistino Bonali]] è divenuto il più giovane alpinista italiano ad aver scalato l'everest in puro [[stile alpino]] per il versante Nord.<ref name="everestsummiteersassociation.org">{{Cita web|autore = |url = http://www.everestsummiteersassociation.org/index.php?option=com_content&view=article&id=25:italy|titolo = List of successful climbers in chronological order starting from 1953 to 2009 Spring on the summit of Everest.|accesso = |data = }}</ref><ref>{{Cita libro|autore = Oreste Forno|titolo = grazie montagna|anno = 1994|editore = Grafica Sovino|città = }}</ref>
 
=== Traversate e concatenamenti ===
La prima traversata dell'Everest è stata compiuta nel 1963 dagli alpinisti statunitensi [[Tom Hornbein]] e [[Willi Unsoeld]] che salirono l'Everest dalla cresta ovest, ancora inviolata, e discesero per la cresta sud-est e il Colle Sud. Durante la salita percorsero parte della parete nord, lungo il ''couloir Hornbein'', da allora dedicato all'alpinista.<ref>{{cita web|url=http://www.everesthistory.com/climbers/hornbein.htm|titolo=Tom Hornbein|lingua=en|editore=everesthistory.com|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
 
Nel 2006 [[Simone Moro]] ha compiuto la prima solitaria della traversata sud-nord dell'Everest, salendo la cima dal Nepal e scendendo poi in Tibet.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=35135|titolo=Himalaya: Simone Moro compie la traversata dell'Everest da Sud a Nord|editore=planetmountain.com|data=20 maggio 2006|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
 
Il concatenamento dell'Everest più ambito è quello con il [[Lhotse]], dal quale è separato dal Colle Sud. È stato realizzato dallo statunitense Michael Horst in ventuno ore il 14 e 15 maggio 2011. Tuttavia l'alpinista ha utilizzato bombole di ossigeno durante la pausa del 14 pomeriggio al Colle Sud e ha usufruito di corde fisse sul Lhotse, preparate dagli sherpa mentre saliva l'Everest.<ref>{{cita web|url=http://www.alpinist.com/doc/web11s/newswire-speed-everest-lhotse|titolo=Everest and Lhotse in 21 Hours|lingua=en|editore=alpinist.com|autore=Dan Schwartz|data=19 maggio 2011|accesso=10 marzo 2013}}</ref>
 
Il concatenamento Everest-Lhotse è stato tentato più volte, tra gli altri, da Simone Moro. Nel 1997 Moro prova il concatenamento con [[Anatoli Boukreev]]. Nel 2000 e 2001 è insieme a [[Denis Urubko]]: nel 2000 deve abbandonare per la troppa neve presente lungo la salita verso il Lhotse<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews.lasso?l=1&keyid=33024|titolo=Simone Moro e Denis Urubku in cima all'Everest|editore=planetmountain.com|data=26 maggio 2000|accesso=9 marzo 2013}}</ref> e nel 2001 in seguito alle troppe fatiche spese per salvare un alpinista nella notte, fatto per il quale è stato decorato con la [[medaglia d'oro al valor civile]].<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=33506|titolo=Traversata Lhotse-Everest|editore=planetmountain.com|data=24 maggio 2001|accesso=9 marzo 2013}}</ref> Nel 2012 abbandona l'impresa per il troppo affollamento lungo la via che conduce al Colle Sud.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=39595|titolo=Everest come Gardaland, intervista a Simone Moro dopo la rinuncia al progetto di salire Everest e Lhotse|editore=planetmountain.com|autore=Vinicio Stefanello|data=24 maggio 2012|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
 
Tra il 18 e il 20 maggio 2013 il britannico [[Kenton Cool]] è riuscito nel primo concatenamento di [[Nuptse]], Everest e Lhotse, senza passare dal campo base. Partito la mattina del 18 maggio ha salito prima il Nuptse e quindi l'Everest e il Lhotse, dopo due soste al Colle Sud. Ha utilizzato ossigeno supplementare e corde fisse su tutte e tre le montagne. Sull'Everest e sul Lhotse era accompagnato da Dorje Gylgen Sherpa.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=40882|titolo=Nuptse, Everest e Lhotse per Kenton Cool e Dorje Gylgen Sherpa|editore=planetmountain.com|data=21 maggio 2013|accesso=3 giugno 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=40960|titolo=Kenton Cool, l'intervista sul suo concatenamento di Nuptse, Everest e Lhotse|editore=planetmountain.com|data=12 giugno 2013|accesso=13 giugno 2013}}</ref>
 
== Vie alpinistiche ==
[[File:STS058-101-12 2.JPG|thumb|ALT= Immagine dal satellite delle vie di ascesa alla vetta dell'Everest|Vie di ascesa alla vetta dell'Everest da nord (giallo) e sud (arancione)]]
L'Everest ha due percorsi principali di ascesa: la via per il Colle Sud e la cresta sud-est, considerata la [[via normale]] e alla quale si accede dal [[Nepal]]<ref>{{cita web|url=http://www.summitpost.org/south-col-or-southeast-ridge/165530|titolo=South Col or Southeast Ridge|lingua=en|editore=summitpost.org|data=14 dicembre 2008|accesso=9 marzo 2013}}</ref> e la via per il ''Colle Nord'' e la cresta nord-est, alla quale si accede dal [[Tibet]].
 
Il percorso da sud è quello tecnicamente più semplice e anche più utilizzato. Fu il percorso scelto da Hillary e Norgay (i primi scalatori dell'Everest), il 28 maggio [[1953]]; ai tempi la scelta fu costretta in quanto la frontiera tibetana era chiusa dal [[1949]].
 
Le ascese vengono effettuate nel periodo primaverile prima dell'inizio del [[monsoni|monsone]] estivo. In questo periodo si verifica anche una modifica della [[corrente a getto]] che provoca una riduzione della velocità media del vento in alta montagna. A volte vengono fatti dei tentativi di scalata nel periodo successivo al monsone estivo ma la presenza di [[neve]] rappresenta un ostacolo notevole.
 
A partire dagli [[anni 1980|anni ottanta]] la cima dell'Everest è diventata meta frequente di spedizioni commerciali. Il numero di alpinisti che conquistano la cima è aumentato sensibilmente. Lo svantaggio di questa massificazione della scalata dell'Everest è l'inquinamento ambientale da campi base. È anche proporzionalmente aumentato il numero di incidenti, spesso mortali.
 
=== Colle Sud e cresta sud-est ===
[[File:Kathmandu , Nepal , Himalayas ,Everest 2.jpg|thumb|left|Il campo base nepalese]]
Le spedizioni che pianificano un'ascesa dal Colle Sud, per la cresta sud-est, solitamente atterrano a Lukla {{TA|(2 860 m)}} provenienti da [[Kathmandu]] e poi marciano fino al campo base che si trova in Nepal sul versante sud dell'Everest a quota {{TA|5 380 m.}} Il tempo di marcia varia dai sei agli otto giorni, necessari per acclimatarsi in modo da evitare il [[mal di montagna]].
 
Le attrezzature e i rifornimenti sono trasportati dagli [[yak]] e dai portatori fino al campo base sul [[ghiacciaio]] del [[Khumbu]].
 
Gli alpinisti trascorrono un paio di settimane al campo base per acclimatarsi all'[[altitudine]]. Durante questo periodo gli [[sherpa]] e alcuni alpinisti della spedizione installano le corde e le scale nel pericoloso ghiacciaio del [[Khumbu]]. [[seracco|Seracchi]] e blocchi di ghiaccio mobili lo rendono uno dei tratti più pericolosi dell'intera ascesa della via normale da sud: molti alpinisti e sherpa, infatti, vi hanno perso la vita. Per ridurre il rischio, gli alpinisti di solito cominciano la loro ascesa prima dell'alba. Una volta che la luce solare raggiunge il [[ghiacciaio]], il pericolo aumenta notevolmente. Sopra il [[ghiacciaio]] si trova il campo I, detto anche ''advanced base camp'' (ABC), a quota {{TA|6 065 m.}}
 
Dal campo I, gli alpinisti salgono sulla Western Cwm fino alla base del [[Lhotse]] dove si trova il campo II a {{TA|6 500 m.}} Il Western Cwm ("''Cwm''" è una parola gallese che significa "valle a forma di ciotola") è una valle glaciale delimitata dai versanti di Everest, Lhotse e Nuptse relativamente piana con una pendenza molto dolce, contrassegnata da enormi [[crepacci]] nel centro che impediscono l'accesso alle quote più elevate del Cwm. Gli alpinisti sono quindi costretti ad attraversare un piccolo passaggio conosciuto come "l'angolo di [[Nuptse]]" che si trova all'estrema destra vicino alla base del [[Nuptse]]. Il Western Cwm inoltre è denominato "la valle del silenzio" in quanto la [[topografia]] della vallata impedisce ai venti di raggiungere l'itinerario dell'arrampicata rendendo, soprattutto nelle giornate serene, il passaggio nel Cwm molto caldo e faticoso.
 
[[File:Farouqalzouman99.JPG|thumb|Alpinisti durante la salita al Colle Sud]]
Dal campo II gli alpinisti salgono la parete del Lhotse con corde fisse fino a una sporgenza a quota {{TA|7 470 m.}} Da qui sono altri 500 metri fino al campo IV situato sul Colle Sud. Qui si entra nella cosiddetta ''death zone'' (zona della morte), la zona in cui la rarefazione dell'[[ossigeno]] provoca [[ipossia]].
Gli alpinisti hanno al massimo due/tre giorni per tentare di raggiungere la cima. Le condizioni meteorologiche sono un fattore determinante, il cielo sereno e i venti moderati sono importantissimi per tentare la scalata. Se la scalata non è possibile è spesso necessario tornare fino al campo base.
 
Dal campo IV le scalate delle spedizioni commerciali partono intorno alle 20:00 della sera precedente con la speranza di raggiungere la cima {{TA|(1 000 m}} più in alto) entro 10/12 ore, ma consentendo anche ai clienti più lenti di toccare la vetta prima di mezzogiorno, giudicata l'ora limite per un ritorno in sicurezza. La salita avviene dunque quasi completamente di notte, con l'aiuto di una torcia frontale, di una guida esperta che batte la traccia e delle corde fisse sistemate nei punti più pericolosi.
 
La prima tappa è il "balcone" a quota {{TA|8 400 m,}} un piccolo pianoro. I passaggi successivi sono una serie di gradini (tre ''step'') con neve alta e forte rischio di valanghe, una pericolosa cornice con uno stretto passaggio molto esposto e un salto di roccia alto una decina di metri chiamato Hillary Step a quota {{TA|8 760 m.}} Fu infatti Hillary ad aprire la via in questo tratto durante la prima ascesa all'Everest. Lo step, lento da scalare, provoca imbottigliamenti e ritardi nei giorni in cui la montagna è molto frequentata ed è già successo che qualche alpinista abbia dovuto abbandonare il suo tentativo di vetta per l'eccessivo traffico in questo punto.
 
Superato il gradino è relativamente semplice giungere in cima. La discesa per tornare al campo IV deve essere immediata per evitare di incorrere nel maltempo tipico delle ore pomeridiane, perciò la maggior parte degli alpinisti resta sulla vetta solo pochi minuti.
 
=== Colle Nord e cresta nord-est ===
[[File:Everest Peace Project - Climbing ladder northcol everest.jpg|thumb|left|upright|Alpinisti verso il Colle Nord]]
La prima salita completa della via dal Colle Nord e dalla cresta nord-est fu compiuta da una spedizione cinese nel 1960. Il 25 maggio giunsero in vetta Wang Fu-Chou, Chu Yin-hua e Gongbu (Tibet).<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Shih Chan-Chun|rivista=Alpine Journal|anno=1961|titolo=The conquest of Mount Everest by the chinese mountaineering team|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1961_files/AJ%201961%2028-41%20Chan-Chun%20Chinese%20on%20Everest.pdf|lingua=inglese|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.himalayanclub.org/hj/23/16/the-conquest-of-mount-everest-by-the-chinese-mountaineering-team/|autore=Shih Chan-Chun|titolo=The conquest of Mount Everest by the chinese mountaineering team|lingua=en|editore=himalayanclub.prg|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.everestnews.com/mallory2005/mallory2005update04112005.htm|titolo=Mallory and Irvine The Final Chapter Everest 2005|lingua=en|editore=everestnews.com|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
Le ascese per questa via prevedono l'accesso all'Everest passando dal [[Tibet]] (Cina). Le spedizioni raggiungono il ghiacciaio Rongbuck e stabiliscono il campo base a quota {{TA|5 150 m}} su una piana di ghiaia ai piedi del [[ghiacciaio]]. Per affrontare la via normale da nord, gli alpinisti risalgono dapprima la morena a est del ghiacciaio e poi deviando nella valle fino ai piedi del Changtse a quota {{TA|5 800 m}} (campo II, noto oggi come Intermediate Camp, IC). Il campo III (oggi Advanced Base Camp, ABC) è più sopra, sotto il Colle Nord a {{TA|6 500 m.}} Per raggiungere il campo IV (oggi Camp 1), è necessario risalire tramite corde fisse il ghiacciaio fino al Colle Nord a {{TA|7 050 m.}} Dal Colle Nord un pendio nevoso conduce alla parete rocciosa che si risale fino al campo V (oggi Camp 2) a {{TA|7 775 m.}} Il percorso prevede poi l'attraversamento di una serie di ripidi pendii prima di raggiungere il campo VI (oggi Camp 3) a {{TA|8 230-8 350 m,}} ormai quasi in cresta. Da qui per raggiungere la vetta si percorrono i {{TA|2 km}} della lunga cresta nord-est, interrotta da alcuni impegnativi gradoni rocciosi (steps), superati i quali (anche con l'aiuto di una famosa scaletta metallica) un'ultima ripida salita porta fino alla cima.
 
[[File:North face marked.png|thumb|In verde il tracciato della cresta nord-est]]
La via del versante cinese è più tecnica rispetto a quello nepalese, oltre a essere più esposta ai venti e a costringere gli alpinisti che l'affrontano a stabilire un maggiore numero di campi nella zona della morte, ovvero sopra i {{TA|7 800–8 000 m.}}
 
Il campo base è servito da una strada che lo collega alla città di Tingri. Questa strada fu costruita dalla [[Cina]] negli Anni 1950, ed è tuttora sterrata.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.gazzetta.it/2007/giugno/25/Asfalto_per_far_passare_fiaccola_ga_10_070625077.shtml|titolo=Asfalto per far passare la fiaccola olimpica Così seppelliranno la magia dell'Everest|editore=gazzetta.it|autore=Reinhold Messner|data=25 giugno 2007|accesso=8 marzo 2013}}</ref> Recentemente, presso il famoso monastero di Rongbuck, è stato realizzato un lodge, in architettura moderna.
 
Nell 1995 fu compiuta la prima salita della cresta nord-est integrale da parte di una spedizione giapponese. L'11 maggio giunsero in vetta Kiyoshi Furuno, Shigeki Imoto e gli sherpa Dawa Tshering, Pasang Kami, Lhakpa Nuru e Nima Dorje.<ref>{{cita web|url=http://www.himalayanclub.org/hj/52/2/the-northeast-ridge-of-everest/|titolo=The northeast ridge of everest|lingua=en|editore=himalayanclub.org|autore=Kaneshige Ikeda|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
=== Parete sud-ovest ===
* ''Parete sud-ovest'' - 24 settembre 1975 - Prima salita dei britannici [[Doug Scott]] e [[Dougal Haston]] e anche prima salita assoluta dei britannici in cima all'Everest. La spedizione era guidata da [[Chris Bonington]], contava di 18 membri e trasportava 20 tonnellate di equipaggiamento. I primi alpinisti raggiunsero il campo base il 21 agosto, e solo 33 giorni dopo, il 24 settembre, fu raggiunta la vetta per la nuova via sulla inviolata parete sud-ovest. Il 26 settembre raggiunsero la cima anche [[Peter Boardman]] e il sirdar Pertemba Sherpa. Questi ultimi durante la discesa incontrarono il cameraman Mick Burke che, dopo l'abbandono del suo compagno, voleva tentare di salire in cima da solo, ma da allora fu dato per disperso.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Peter Boardman e Ronnie Richards|rivista=Alpine Journal|anno=1976|titolo=British Everest expedition SW face 1975|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1976_files/AJ%201976%203-14%20Boardman%20Everest.pdf|lingua=inglese|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/september/24/newsid_2538000/2538093.stm|titolo=1975: First Britons conquer Everest|lingua=en|editore=bbc.co.uk|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
[[File:Mount Everest - Kukuczka Czok.jpg|thumb|upright=0.7|[[Jerzy Kukuczka]] e [[Andrzej Czok]]]]
* ''Pilastro sud'' - 19 maggio 1980 - Prima salita dei polacchi [[Jerzy Kukuczka]] e [[Andrzej Czok]]. La via sale tra la quella dei britannici del 1975 e la cresta sud-est. La spedizione era guidata da [[Andrzej Zawada]].<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Roberto Mantovani|rivista=Rivista della Montagna|numero=41|anno=1980|mese=ottobre|titolo=Alpinismo in Himalaya|p=171}}</ref>
* ''Pilastro sud-ovest'' - 4 maggio 1982 - Prima salita dei russi Eduard Myslovski and Volodya Balyberdin. La via supera una parete rocciosa di {{TA|1 800 m,}} che costituisce il principale pilastro della parete sud-ovest. La spedizione era costituita da 27 alpinisti guidati da A. Ovchinnikov, B. Romanov ed E. Tamm. Gli alpinisti fecero uso di ossigeno supplementare ma non di portatori d'alta quota. Furono installati cinque campi, di cui l'ultimo a {{TA|8 500 m}} dove la via si congiunge con la cresta ovest. Nei giorni seguenti un totale di 11 alpinisti della spedizione raggiunse la vetta.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Roberto Mantovani|rivista=Rivista della Montagna|numero=53|anno=1982|mese=novembre-dicembre|titolo=Cronaca extraeuropea|p=339}}</ref>
* ''Parete sud-ovest di sinistra'' - 20 maggio 2009 - Prima salita dei coreani [[Park Young-Seok]], Jin Jae-Chang, Kang Ki-Seok and Shin Dong-Min. La via si trova a sinistra della via russa del 1982. Dal campo 4, a {{TA|7 800 m,}} sale parallelamente alla cresta ovest, per poi congiungersi a {{TA|8 350 m.}}<ref>{{cita web|url=http://aaj.americanalpineclub.org/climbs-and-expeditions/asia/nepal/central-nepal/2009-everest-sw-face-by-c-pae/|titolo=2009: Everest SW face, by C. Pae|lingua=en|editore=americanalpineclub.org|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.montagna.tv/cms/?p=10347|titolo=Mr. Park vince la sudovest dell’Everest|editore=montagna.tv|data=25 maggio 2009|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
=== Cresta ovest ===
* ''Cresta ovest e couloir Hornbein'' - 22 maggio 1963 - Prima salita degli statunitensi [[Tom Hornbein]] e [[Willi Unsoeld]]. Durante la stessa spedizione fu realizzata anche la prima ascensione dell'Everest degli americani. La spedizione era composta 19 americani e 32 sherpa, guidati dallo svizzero [[Norman Dyhrenfurth]]. Furono impiegati 27 tonnellate di materiale, trasportato al campo base da 909 portatori. La spedizione salì l'Everest da due vie, la via dal ''Colle Sud'' e la cresta sud-est e la nuova via per la cresta ovest. Passando dalla cresta sud-est la vetta fu raggiunta il 1º maggio dallo sherpa [[Nawang Gombu]] e da [[Jim Whittaker]], che divenne così il primo statunitense a salire in cima all'Everest. La mattina del 22 maggio fu la volta di [[Barry Bishop]] e [[Lute Jerstad]], che avevano programmato di incontrarsi con Hornbein e Unsoeld, che giungevano dalla nuova via dalla cresta ovest. Tuttavia non avendo notizie dei due compagni, dopo 45 minuti in vetta Bishop e Jerstad ripresero la discesa. Hornbein e Unsoeld raggiunsero la cima solo alle 18:15. Durante la discesa dalla cresta sud-est si ricongiunsero a Bishop e Jerstad. Proseguirono quindi assieme fino alle 12:30 di notte, quando i quattro furono costretti a bivaccare ad alta quota, a {{TA|8 500 m,}} fino alle 4 del giorno dopo. Il freddo causò loro gravi congelamenti, in particolare ad Unsoeld e Bishop, ai quali furono poi amputate le dita dei piedi.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Norman Dyhrenfurth|rivista=Alpine Journal|anno=1963|titolo=Americans on Everest, 1963|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1964_files/AJ%201964%201-22%20Dyhrenfurth%20Everest.pdf |lingua=inglese|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://news.nationalgeographic.com/news/2003/04/0415_030415_everest63.html|titolo=1963 Flashback: First Everest Summit by Americans|lingua=inglese|editore=nationalgeographic.com |autore=Cathy Hunter|data=15 aprile 2003|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://explore.americanalpineclub.org/index.php/Detail/Object/Show/object_id/558|titolo=The empty night|lingua=inglese|editore=americanalpineclub.org|autore=Barry Bishop|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
* ''Cresta ovest integrale o via slovena'' - 13 maggio 1979 - Prima salita degli jugoslavi [[Nejc Zaplotnik]] e [[Andrej Stremfelj]]. La spedizione era composta da 25 membri e guidata da [[Tone Škarja]]. Ang Phu era al comando di 19 sherpa e altri addetti. Dalla Jugoslavia furono portate 18 tonnellate di materiale e 700 portatori si occuparono di trasportarlo al campo base. Il 15 maggio, due giorni dopo l'arrivo in vetta di Zaplotnik e Stremfelj, la cima fu raggiunta anche da [[Stipe Božić]], Stane Belak e Ang Phu. Quest'ultimo perse la vita in seguito a una caduta durante la discesa.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Ugo Manera|rivista=Rivista della Montagna|numero=38|anno=1980|mese=febbraio|titolo=Informazioni alpinistiche|p=236}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Tone Škarja|rivista=American Alpine Journal|volume=54|anno=1980|titolo=The complete west ridge of Everest|url=http://books.google.it/books?id=52b0vijuhGEC|lingua=inglese|pp=429-436|isbn=978-1-933056-33-3|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
=== Parete nord ===
* ''Couloir Hornbein diretta'' - 10 maggio 1980 - Prima salita dei giapponesi Tsuneo Shigehiro e Takashi Ozaki. Si tratta di una delle prime spedizioni sul versante tibetano dopo la riapertura del versante nel 1979 ai paesi non comunisti consentita dalla Cina. È la prima via completamente sulla parete nord e venne effettuata in stile himalayano e con utilizzo di ossigeno. La via supera un primo couloir, da allora detto ''couloir giapponese'', che si ricollega al superiore ''couloir Hornbein'', salito per la prima volta dagli statunitensi Hornbein e Unsoeld nel 1963, che lo raggiunsero traversando dalla cresta ovest.<ref>{{cita libro|autore=Kenneth Pletcher|titolo=The Britannica Guide to Explorers and Explorations That Changed the Modern World|editore=The Rosen Publishing Group|anno=2009|lingua=inglese|url=http://books.google.it/books?id=AqxzV0zeiNUC|p=256|isbn=978-1-61530-028-0}}</ref> La via ha poche ripetizioni, una delle più famose, per via della velocità, fu quella degli svizzeri [[Erhard Loretan]] e [[Jean Troillet]] del 1986. L'ascensione avvenne tra il 28 al 30 agosto 1986, in una rapidissima salita durata meno di 48 ore, in [[stile alpino]], senza far uso di ossigeno, slegati e senza tende. Partiti alle 22:00 del 28 agosto, insieme a [[Pierre Béghin]] e Sandro Godio, che abbandonarono durante la salita, giunsero in vetta 39 ore dopo, alle 13:00 del 30 agosto. Dopo una pausa di novanta minuti in vetta ridiscesero in cinque ore, scivolando in modo controllato lungo il pendio dove possibile.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Roberto Mantovani|rivista=Rivista della Montagna|numero=83|anno=1987|mese=febbraio|titolo=Carnet d'alpinismo|p=15}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.telegraph.co.uk/news/obituaries/sport-obituaries/8484065/Erhard-Loretan.html|titolo=Erhard Loretan|lingua=en|editore=telegraph.co.uk|data=29 aprile 2011|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
* ''Cresta nord e couloir Norton'' - 20 agosto 1980 - Prima salita di [[Reinhold Messner]] in solitaria e senza uso di ossigeno. Questa salita rappresenta anche la prima ascensione in solitaria assoluta dell'Everest. Messner partì il 29 giugno da [[Lhasa]] con l'amica fotografa Nena Hòlguin e con l'aiuto di una spedizione minima giunsero al campo base. Le condizioni della neve non erano adatte alla scalata e quindi intraprese un viaggio nel Tibet occidentale fino al 16 agosto. Il 18 agosto, partendo dal campo base avanzato salì fino a circa {{TA|7 800 m.}} Qui trovò troppa neve per proseguire sulla cresta nord e raggiungere la cresta nord-est. Il 19 agosto allora intraprese una traversata della parete fino al ''couloir Norton'', secondo una nuova via che aveva studiato dal campo base. Il 20 agosto raggiunse la vetta alle 15:00.<ref name="sm14o7679" />
* ''Great Couloir'' - 3 ottobre 1984 - Prima salita degli australiani [[Tim Macartney-Snape]] and [[Greg Mortimer]].<ref>{{cita libro|autore=William L. Steffen|titolo=Himalayan Dreaming: Australian Mountaineering in the Great Ranges of Asia 1922-1990|editore=ANU E Press|anno=2010|lingua=inglese|url=http://books.google.it/books?id=RS0K3RxgECUC|pp=171-181|capitolo=An unforgettable face|isbn=978-1-921666-17-9}}</ref>
* ''Great Couloir'' - 17 maggio 1991 - Prima salita dell'italiano [[Battistino Bonali]] e del ceco [[Leopold Sulovský]] senza portatori e senza uso di ossigeno, modificando la via degli australiani. La via seguita si sviluppo lungo il Great Couloir (Norton), superato per la prima volta integralmente in quella occasione (fascia rocciosa di 80 metri a 8400 m con difficoltà di 5º grado).<ref name="everestsummiteersassociation.org"/><ref>{{Cita libro|autore = Oreste Forno|titolo = grazie montagna|anno = 1994|editore = Grafica Sovico|città = }}</ref><ref>{{Cita web|autore = Todo Vertical|url = http://www.todovertical.com/?opt=not&Noticia=1540|titolo = 1991: Ruta Parcial del Corredor Norton o Ruta debajo del Collado Norte - Corredor Norton|accesso = |data = }}</ref><ref>{{Cita web|autore = Oreste Forno|url = http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199225903/Asia-Tibet-Everest-Great-Couloir|titolo = Asia, Tibet, Everest, Great Couloir|accesso = |data = }}</ref>
* ''Couloir nord-nordest'' - 20 maggio 1996 - Prima salita dei russi Valeri Kokhanov, Piotr Kuznetsov e Grigori Semikolenov.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Vladimir Shataev|volume=71|anno=1997|titolo=Mount Everest, North-Northeast Face, New Route|url=http://books.google.it/books?id=FattUWiYu80C|lingua=inglese|p=344|isbn=978-1-933056-44-9|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
* ''Parete nord diretta'' - 30 maggio 2004 - Prima salita dei russi Pasha Shabalin, Ilyas Tuhvatullin e Andrey Mariev.<ref>{{cita web|url=http://www.alpinist.com/doc/ALP08/climbing-note-everest|titolo=Mount Everest, North Face direct|lingua=en|editore=alpinist.com|data=1º settembre 2004|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=34563|titolo=Parete nord dell'Everest: vetta e via nuova per i russi|editore=planetmountain.com|data=1º giugno 2004|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
=== Parete est ===
* ''American Buttress'' - 8 ottobre 1983 - Prima salita degli statunitensi [[Louis Reichardt]], Kim Momb e [[Carlos Buhler]].
* ''Neverest Buttress'' - 10 maggio 1988 - Prima salita di una spedizione internazionale di una nuova via che conduce al Colle Sud dal versante est.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Stephen Venables|rivista=Alpine Journal|anno=1989|titolo=Everest Kangshung Face - First Ascent of the Neverest Buttress|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1989-90_files/AJ%201989%201-8%20Venables%20Kangshung.pdf|lingua=inglese|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
== Discese in sci e snowboard ==
=== Versante nord ===
* 24 maggio 1996 - [[Hans Kammerlander]] compie la prima discesa con gli sci dalla vetta. Dagli {{TA|8 600}} ai {{TA|7 000 m}} la discesa è stata interrotta da tratti senza sci in seguito all'affiorare di rocce. Prima della discesa Kammerlander aveva salito l'Everest dallo stesso versante nord, senza bombole di ossigeno e in solitaria, nel tempo record di 17 ore.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/05/25/il-magico-viaggio-di-hans-giu-dall.html|titolo=Il magico viaggio di Hans giù dall'everest con gli sci|editore=repubblica.it|data=25 maggio 1996|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
* 2001 - [[Marco Siffredi]] compie la prima discesa in snowboard, avvenuta lungo il ''couloir Norton''.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=33512 |titolo=Everest, per Siffredi discesa in snowboard del Couloir Norton|editore=planetmountain.com|autore=Bertrand Delapierre|data=28 maggio 2001|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
 
=== Versante sud ===
* 6 maggio 1970 - [[Yuichiro Miura]] discende in sci una parte del versante sud, dal Colle Sud alla base del [[Lhotse]] e utilizza un [[paracadute]] per frenare la discesa.<ref>{{cita web|url=http://sportsillustrated.cnn.com/vault/article/magazine/MAG1090978/index.htm|titolo=A Plucky Japanese Skis Down The Face Of Everest And Wins An Oscar|lingua=en|editore=cnn.com|autore=Anita Verschoth|data=19 aprile 1976|accesso=20 agosto 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.everestnews.com/everest1.htm|titolo=Everest facts|lingua=en|editore=everestnews.com|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
* settembre 1992 - [[Pierre Tardivel]] discende in sci il versante sud dell'Everest dagli {{TA|8 760 m}} della vetta sud.<ref>{{cita web|url=http://www.telegraph.co.uk/travel/destinations/europe/france/alps/720806/La-Clusaz-A-day-with-the-man-who-skied-Everest.html|titolo=La Clusaz: A day with the man who skied Everest|lingua=en|editore=telegraph.co.uk|data=7 febbraio 1998|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
* 7 ottobre 2000 - [[Davo Karničar]] riesce nella prima discesa in sci senza interruzione dalla cima dell'Everest, effettuata per il versante sud in cinque ore.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=33181|titolo=Everest, versante Sud, la discesa con gli sci di Davo Karnicar|editore=planetmountain.com|data=11 ottobre 2000|accesso=27 ottobre 2012}}</ref>
 
== Aviazione ==
 
* 1933: Lady Houston finanzia una formazione di aerei per il sorvolo della vetta.<ref>{{cita web|url=http://www.flymicro.com/everest/index.cfm?page=docs%2Fhistory%2Faeroplanes.htm|titolo=Aeroplane expeditions to Everest|lingua=en|editore=flymicro.com|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
* 1988: il 26 settembre alle ore 16:00 [[Jean-Marc Boivin]] decolla con un [[parapendio]] dalla vetta e atterra al campo II {{TA|(6 400 m)}} dopo una planata di 11 minuti.<ref name="fmglider">{{cita web|url=http://www.flymicro.com/everest/index.cfm?page=docs%2FHistory%2FHang_gliders_and_Paragliders.htm|titolo=Hang glider and Paraglider expeditions to Everest|lingua=en|editore=flymicro.com|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
* 1991: il 21 ottobre, Andy Elson decolla dai laghi di Gokyo in Nepal, con un co-pilota e il cameramen Eric Jones, e sorvola per primo la cima dell'Everest con una mongolfiera, atterrando in Tibet.<ref>{{cita web|url=http://www.andyelson.com/Everest.htm|titolo=The first Balloon Flight Over Everest 1991|editore=andyelson.com|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
* 2001: il 22 maggio, Claire Bernier con Zebulon Roche decollano dalla cima dell'Everest con un parapendio biposto e atterrano al campo base avanzato (versante nord) a {{TA|6 400 m,}} dopo 8 minuti di planata.<ref name="fmglider" />
* 2004: il 24 maggio, [[Angelo D'Arrigo]], dopo essere decollato dall'aviosuperficie di Periche in Nepal al traino di un [[deltaplano]] a motore ([[Pendolare (ultraleggero)|pendolare]]), effettua il primo sorvolo in deltaplano della cima.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/05/25/sull-everest-col-deltaplano-arrigo-ce.html|titolo=Sull'Everest col deltaplano D'Arrigo ce la fa|editore=repubblica.it|autore=Maurizio Crosetti|data=25 maggio 2004|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
* 2005: il 12 maggio, il [[pilota collaudatore]] [[Didier Delsalle]] decolla dal versante nepalese alla guida di un elicottero [[Aérospatiale AS 350 Écureuil|Eurocopter AS350 Écureuil]] B3 di serie, e atterra per la prima volta al Colle Sud a {{TA|7 925 m.}} Due giorni dopo, il 14 maggio, Delsalle decolla nuovamente da Lukla e atterra sulla vetta dell'Everest, appoggiando per alcuni minuti i pattini sulla cresta nevosa.<ref>{{cita web|url=http://www.nationalgeographic.com/adventure/0509/whats_new/helicopter_everest.html|titolo=First Helicopter Landing on Everest's Summit|lingua=en|editore=nationalgeographic.com|accesso=9 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.eurocopter.com/site/en/press/World-Premiere:-A-Eurocopter-single-engine-serial-Ecureuil-AStar-AS350-B3-lands-on-the-TOP-of-the-world._317.html?iframe=true&width=700|titolo=World Première: A Eurocopter single-engine serial Ecureuil/AStar AS350 B3 lands on the TOP of the world.|lingua=en|editore=eurocopter.com|data=24 maggio 2005|accesso=9 marzo 2013}}</ref>
 
== Filmografia ==
* ''Wings Over Everest'' - 1935 - Diretto da Geoffrey Barkas, Ivor Montagu - 40'<ref>{{Imdb|tt0024777|Wings Over Everest}}</ref>
* ''Mount Everest'' - 1953 - di André Roch e Norman Dyhrenfurth - Premio Genziana d'oro al [[Trento Filmfestival]] del 1953<ref name="halloffame">{{cita web|url=http://www.trentofestival.it/en/film_festival/festival/Hall%20of%20fame.htm|titolo=Hall of fame|editore=trentofestival.it|accesso=13 marzo 2013}}</ref>
* ''The Man Who Skied Down Everest'' - 1975 - Diretto da Bruce Nyznik, Lawrence Schiller - 86'<ref>{{Imdb|tt0073340|The Man Who Skied Down Everest}}</ref>
* ''Everest Unmasked'' - 1978 - Diretto da Leo Dickinson - 52'<ref>{{Imdb|tt0219676|Everest Unmasked}}</ref>
* ''Everest - Sea to summit'' - 1993 - di Michael Dillon - Premio Genziana d'oro al Trento Filmfestival del 1993<ref name="halloffame" />
* ''Into Thin Air: Death on Everest'' - 1997 - Diretto da Robert Markowitz - 90'<ref>{{Imdb|tt0118949|Into Thin Air: Death on Everest}}</ref>
* ''[[Everest (film 1998)|Everest]]'' - 1998 - Diretto da David Breashears, Stephen Judson, Greg MacGillivray - 44'<ref>{{Imdb|tt0120661}}</ref>
* ''L'Everest à tout prix'' - 1999 - Diretto da Jean Afanassieff - 52'<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/2000/06/alpcer2/recensioni/12.html|titolo=L'Everest à tout prix|editore=planetmountain.com|accesso=13 marzo 2013}}</ref>
* ''Dispersi sull'Everest - Il mistero di Mallory e Irvine'' - 2000 - di Peter Firstbrook - 50'<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/special/books/showbook.lasso?id=121|titolo=Dispersi sull'Everest|editore=planetmountain.com|accesso=13 marzo 2013}}</ref>
* ''Everest. Una sfida lunga 50 anni'' - 2003 - Prodotto da National Geographic<ref>{{cita web|url=http://books.google.it/books/about/Everest_Una_sfida_lunga_50_anni_DVD.html?id=xAJUAAAACAAJ|titolo=Everest. Una sfida lunga 50 anni|accesso=13 marzo 2013}}</ref>
* ''[[Flying over Everest]]'' - 2004 - Prodotto da [[SD Cinematografica]]
* ''Everest'' - 2007 - Diretto da Graeme Campbell<ref>{{Imdb|tt0791274}}</ref>
*''[[Everest (film 2015)|Everest]]'' - 2015 diretto da [[Baltasar Kormákur]]
 
== Curiosità ==
L'8 maggio 2008 una spedizione di alpinisti cinesi è riuscita nell'impresa di portare la [[fiaccola olimpica]] di [[Giochi della XXIX Olimpiade|Pechino 2008]] sulla vetta dell'Everest dopo alcuni precedenti tentativi falliti a causa delle avverse condizioni meteorologiche.<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=36137|titolo=Tibet, parte la fiaccola olimpica per l'Everest|editore=planetmountain.com|data=30 aprile 2008|accesso=8 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/esteri/tibet-scontri-lhasa-4/fiaccola-everest/fiaccola-everest.html|titolo=La fiaccola arriva sull'Everest Tibetani: dialogo sereno con la Cina|editore=repubblica.it|data=8 maggio 2008|accesso=8 marzo 2013}}</ref>
 
L'11 giugno [[2013]], in collaborazione con [[Huawei]], [[China Mobile]] terminò i lavori per l'installazione di connessione veloce a tecnologia [[LTE (telefonia)|LTE]] a un'altitudine di 5200 metri.<ref>{{Cita news|autore=|url=http://notebookitalia.it/4g-lte-everest-huawei-china-mobile-17726|titolo=4G LTE SULL'EVEREST, GRAZIE A HUAWEI E CHINA MOBILE|pubblicazione=http://notebookitalia.it/|data=8 luglio 2013|accesso=8 luglio 2013}}</ref>
 
== Galleria ==
<gallery>
File:Mount Everest North Face.jpg|La parete nord dell'Everest
File:Everest Peace Project - Everest summit.jpg|La parte nord, particolare della parte centrale
File:Western Cwm - 14th May 2011.jpg|La parete sud-ovest vista dal basso, sullo sfondo il Colle Sud e a destra il [[Lhotse]]
File:Mt. Everest from Gokyo Ri November 5, 2012 Cropped.jpg|La parete sud-ovest e al centro la cresta ovest che la separa dalla parete nord in ombra
File:Everestfromspace.jpg|La parete est, o del Kangshung, fotografata dalla [[Stazione Spaziale Internazionale]].
</gallery>
 
== Note ==
{{<references|3}}/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro |titolo = Evangelische Kirchen in Berlin |autore = Günther Kühne ed Elisabeth Stephani |editore = C•Z•V•Verlag |città = Berlino (Ovest) |anno = 1978 |lingua = de |p = 369-370 |ISBN = 3-7674-0158-4}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=La montagna. Grande enciclopedia illustrata|editore=[[Istituto Geografico De Agostini]]|anno=1976|pp=53-60|volume=4|capitolo=Everest|cid=lm4}}
* {{Cita libro |titolo = Architekturführer DDR. Berlin Hauptstadt der Deutschen Demokratischen Republik |autore = Joachim Schulz, Werner Gräbner |editore = VEB Verlag für Bauwesen |città = Berlino (Est) |anno = 1981 |lingua = de |edizione = 3 |p = 84 |posizione = scheda 117 |ISBN = {{NoISBN}} }}
* {{cita libro|autore=[[Guido Monzino]]|titolo=La spedizione italiana all'Everest 1973|editore=Stamperia Valdonega|città=Verona|anno=1976}}
* {{Cita libro |titolo = Die Bau- und Kunstdenkmale in der DDR. Hauptstadt Berlin • I | curatore = Institut für Denkmalpflege |editore = Henschelverlag Kunst und Gesellschaft |città = Berlino (Est) |anno = 1984 |lingua = de |edizione = 2 |pp = 66-68 |ISBN = {{NoISBN}} }}
* {{cita libro|autore=[[Chris Bonington]]|titolo=Everest. 33 giorni di scalata sulla parete sudovest|editore=[[Rusconi Editore]]|anno=1977}}
* {{Cita libro |titolo = Berlin. Architektur von Pankow bis Köpenick |autore = Joachim Schulz, Werner Gräbner |editore = VEB Verlag für Bauwesen |città = Berlino (Est) |anno = 1987 |lingua = de |p = 95 |posizione = scheda 137 |ISBN = 3-345-00145-4 }}
* {{cita libro|autore=[[Reinhold Messner]]|titolo=Everest|editore=Istituto Geografico De Agostini|anno=1979}}
* {{Cita libro |titolo = Architekturführer Berlin |autore = Martin Wörner, Doris Mollenschott, Karl-Heinz Hüter e Paul Sigel |editore = Dietrich Reimer Verlag |città = Berlino |anno = 2001 |lingua = de |edizione = 6 |p = 11 |ISBN = 3-496-01211-0}}
* {{cita libro|autore=Reinhold Messner|titolo=Orizzonti di ghiaccio: dal Tibet all'Everest|editore=Istituto Geografico De Agostini|anno=1983}}
* {{Cita libro |titolo = Kirchen Berlin Potsdam |autore = Christine Goetz e Matthias Hoffmann-Tauschwitz |editore = Morus Verlag e Wichern-Verlag |città = Berlino |anno = 2003 |lingua = de |pp = 130-131 |ISBN = 3-87554-368-8 e 3-88981-140-X }}<!-- Il libro ha due codici ISBN perché è stato pubblicato in collaborazione fra due case editrici; in particolare, il codice 3-87554-368-8 si riferisce alla Morus, il codice 3-88981-140-X alla Wichern -->
* {{cita libro|autore=Reinhold Messner|titolo=Sopravvissuto: i miei 14 ottomila|editore=Istituto Geografico De Agostini|città=Novara|anno=1987|pp=64-79|capitolo=Everest|cid=sm14o|isbn=978-88-402-4322-1}}
* {{cita libro|autore=[[Anatolij Bukreev]], G. Weston De Walt|titolo=Everest 1996. Cronaca di un salvataggio impossibile|editore=CDA & Vivalda|anno=1997|isbn=978-88-85504-51-6}}
* {{cita libro|autore=Walt Unsworth|titolo=Everest: The Mountaineering History|editore=Mountaineers Books|anno=2000|lingua=inglese|isbn=978-0-89886-670-4}}
* {{cita libro|autore=Walt Unsworth|titolo=Everest (edizione italiana)|editore=Mursia|anno=|isbn=978-88-425-1102-1}}
* {{cita libro|autore=Mohan Singh Kohli|titolo=Nine Atop Everest: Spectacular Indian Ascent|editore=Indus Publishing|anno=2000|lingua=inglese|url=http://books.google.it/books?id=KHkwqaXLmooC|isbn=978-81-7387-111-5}}
* {{cita libro|autore=Thomas Hornbein|titolo=Everest, cresta ovest|editore=CDA & Vivalda|anno=2003|isbn=978-88-7480-023-0}}
* {{cita libro|autore=[[Jon Krakauer]]|titolo=Aria sottile|editore=[[TEA (editore)|TEA]]|anno=2007|isbn=978-88-502-1460-0}}
* {{cita libro|autore=Roberto Mantovani, [[Kurt Diemberger]]|titolo=Everest|editore=[[Rizzoli]]|anno=2007|isbn=978-88-544-0205-8}}
* {{cita libro|cognome=Scandellari|nome=Armando|titolo=Alpinismo, 250 anni di storia e di cronache|anno=2009|cid=a250sc|isbn=978-88-7982-026-4}}
* {{cita libro|autore=Kev Reynolds|titolo=Everest: A Trekker's Guide: Trekking Routes in Nepal and Tibet|editore=Cicerone Press Limited|anno=2012|lingua=inglese|url=http://books.google.it/books?id=RnMcmgkDoEgC|cid=eatg|isbn=978-1-85284-680-0}}
 
== Voci correlate ==
* [[Seven Summits]]
* [[Vette superiori a 8000 metri]]
* [[Lista dei decessi durante le ascensioni all'Everest]]
* [[Ojos del Salado]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|preposizione=sulla}}
{{interprogetto|commons=Category:Mount Everest}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{en}} [http://www.summitpost.org/everest/150230 Scheda su summitpost.org]
* {{en}} [http://www.8000ers.com/cms/en/everest-general-info-185.html Scheda su 8000ers.com]
* {{en}} [http://www.peakware.com/peaks.html?pk=80 Scheda su peakware.com]
* {{en}} [http://adventure.nationalgeographic.com/adventure/everest/ Informazioni su nationalgeographic.com]
* {{en}} [http://www.everestnews.com/ Informazioni su everestnews.com]
* {{en}} [http://www.everesthistory.com/ Storia su everesthistory.com]
* [http://www.evk2cnr.org/WebCams/PyramidOne/everest-webcam.html Webcam su evk2cnr.org]
* {{en}} [http://www.panoramas.dk/fullscreen2/full22.html Panorama dalla vetta su panoramas.dk]
* {{en}} [http://www.3dstreaming.org/forum/3d-download-videos/394-the-rest-of-everest-in-3d-itunes-podcast-downloads-for-free.html Everest in 3D Stereoscopy (videos)] by The Rest of Everest
 
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