Storia della Sicilia normanna e Pío Baroja: differenze tra le pagine

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{{Bio
{{NN|Sicilia|arg2=storia medievale|febbraio 2011}}
|Nome = Pío
{{torna a|Storia della Sicilia}}
|Cognome = Baroja y Nessi
{{StoriaSiciliana}}
|Sesso = M
La conquista '''[[Normanni|normanna]]''' della '''[[Sicilia]]''', all'epoca dominata dagli Arabi, iniziò nel [[1061]] con lo sbarco a Messina, mentre la capitale Palermo fu conquistata nel [[1072]]. Nel [[1130]] [[Ruggero II]] fu proclamato primo re di Sicilia.
|LuogoNascita = San Sebastián
Nel [[1198]], con la morte di [[Costanza d'Altavilla]], ultima regina normanna, il regno passò al figlio [[Federico II di Svevia]].
|GiornoMeseNascita = 28 dicembre
|AnnoNascita = 1872
|LuogoMorte = Madrid
|GiornoMeseMorte = 30 ottobre
|AnnoMorte = 1956
|Attività = scrittore
|Nazionalità = spagnolo
|Immagine = Portrait of Pío Baroja (cropped).jpg
}}
È stato uno degli scrittori più importanti della [[Generazione del '98]].
 
== La conquista normannaBiografia ==
[[File:Palermo-San-Giovanni-bjs-2.jpg|thumb|300px|La [[Chiesa di San Giovanni degli Eremiti]] a [[Palermo]]]]
La Sicilia su cui giungono i [[Normanni]], nel [[1061]], rappresentava una sorta di modello tra le "province" che orbitano intorno all'espansione araba del [[IX secolo]]. Essa, infatti, era stata conquistata in seguito al ''[[jihād]]'' promosso da [[Asad ibn al-Furāt]] nell'[[827]], per quanto intorno al [[1040]] tanto la Sicilia araba che i dominati arabi sparsi nel Meridione d'Italia erano ormai entrati in crisi, soprattutto dopo il fallimento dell'offensiva contro la [[Calabria]] del [[1031]]<ref> la complicatissima situazione del Mezzogiorno italiano, prima e dopo l'arrivo dei normanni, era dovuta alla coesistenza di gruppi etnici diversi tra cui bizantini, longobardi, arabi. Con narrazione attenta e puntuale. (cit.da Chalandon Ferdinand , 2009)</ref>.
 
"Pío Baroja y Nessi" appartenne ad una famiglia distinta e molto conosciuta a [[San Sebastián]], legata al giornalismo e alla stampa. Il suo bisnonno paterno, Rafael, stampò, ad Oiartzun, il giornale ''La Papeleta de Oyarzun'' e altri testi durante la guerra contro [[Napoleone Bonaparte]]. Suo nonno, che aveva il suo stesso nome, Pío Baroja, fu editore a San Sebastian del giornale ''El Liberal Guipuzcoano''(1820-1823) durante il Triennio Liberale, e stampò la ''Storia della Rivoluzione Francese'' di [[Thiers]] in dodici volumi, con la traduzione di [[Sebastián de Miñano]] e [[Bedoya]]. I figli di Rafael Baroja, Ignacio Ramón e Pío, continuarono con l'azienda di stampa e un figlio di quest'ultimo, Ricardo, zio dello scrittore, sarà, col tempo, editore e ''factotum'' del giornale ''El Urumea''. Tra gli antenati della madre c'era un ramo lombardo, i Nessi, a cui lo scrittore deve il suo secondo nome.
Diretta conseguenza della disfatta araba in Calabria è il tentativo [[bizantino]] di riconquistare l'isola. A portare avanti il progetto c'è [[Giorgio Maniace]] e i Normanni giungono inizialmente al suo soldo: tra il [[1037]] e il [[1045]], la spedizione riesce a giungere fino a [[Troina]]. È a questo punto che vari capi militari arabi fondano poteri autonomi, finché [[Ibn al-Thumna]] non ricerca l'ausilio dei Normanni stanziati tra [[Puglia]] e [[Calabria]]. Quelli che egli considera solo dei [[mercenari]] finiranno per prendere l'isola e fondare il futuro [[regno di Sicilia]]<ref>(cit.da Chalandon Ferdinand,2009)</ref>.
 
Pío fu il terzo di tre fratelli: Darío, che morì giovane nel 1894; Ricardo, che sarà anch'esso un futuro scrittore e un importante pittore, e lui, il fratello minore, che lascerà la professione di medico per quella di scrittore. Più lontana rispetto a loro, nacque Carmen, che sarà l'inseparabile compagna dello scrittore e la moglie del futuro editore di suo fratello, [[Rafael Caro Raggio]] e anche occasionale scrittrice.
Con l'occupazione di [[Messina]] da parte di [[Roberto il Guiscardo]] e del fratello [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero]], iniziò la riconquista cristiana della [[Sicilia]]. Ruggero d'Altavilla, ultimogenito di [[Tancredi d'Altavilla]], assieme ai suoi [[fanteria|fanti]] e [[Cavalleria medievale|cavalieri]] "cattolici", professionisti della guerra, provenienti dalle complesse realtà geopolitiche dell'odierno Meridione d'Italia, e che ormai avevano poco in comune con i loro antenati [[Vichinghi]] (fase storica tra i secoli [[VIII secolo|VIII]] e [[XI secolo|XI]]), misero dunque piede in Sicilia nel [[1061]]. Dopo aver conquistato [[Cerami]], [[Troina]] ed altre città, si impadronirono di [[Catania]] nel [[1071]] e di [[Palermo]] nel [[1072]]. Erano ben armati, anche se scarsi di numero, e avevano l'appoggio della marina [[Repubblica di Pisa|pisana]]<ref>(cit.da Chalandon Ferdinand,2009)</ref>.
 
Il padre dei Baroja, Serafin, era, oltre che un uomo inquieto e giornalista di idee liberali, ingegnere di guerra, e ciò costrinse la famiglia a continui cambi di residenza per tutta la [[Spagna]], sicché il futuro scrittore conobbe i più disparati luoghi della sua Nazione e sviluppò la sua caratteristica propensione ai viaggi. A sette anni si trasferì con la sua famiglia a [[Madrid]], dove il padre ottenne un posto nell'Istituto Geografico e Statistico; poi tornarono a Pamplona e successivamente di nuovo a Madrid. Il giovane Baroja già aveva letto classici giovanili ([[Jules Verne]], [[Thomas Mayne Reid|Mayne Reid]] e [[Daniel Defoe]]). Non fece il servizio militare, cosa che lo ripugnava, e nel 1891 finì gli studi di medicina a [[Valencia]] e si laureò a Madrid con una tesi su ''Il dolore, studio psicofisico''.
==Il nuovo Stato==
[[File:001882 - Madrid (4357322726).jpg|thumb|left|Statua di Pío Baroja a Madrid.]]
{{vedi anche|Contea di Sicilia}}
Come studente fu pessimo, più per mancanza di interesse che per talento, e non simpatizzò con nessun professore, mostrandosi ipercritico con tutto; nessuna professione lo attraeva, solamente scrivere non lo disgustava. La sua formazione scientifica emergerà comunque nella produzione letteraria. Non si sposò mai, e quando nel 1894 si trasferì a [[Cestona]], in [[Guipúzcoa]], lavorando come medico, ottenne l'antipatia del parroco del paese e dell'intero settore cattolico del posto, che lo accusava di lavorare le domeniche nel suo giardino anziché andare a messa.
Già con la conquista di Palermo vengono fissati i ruoli su cui si fonderanno i futuri rapporti di potere: i musulmani avrebbero conservato i propri giudici, mentre Roberto si attribuisce il titolo di ''[[malik]]'', la parola che in [[lingua araba|arabo]] indica il [[re]], come testimoniano i numerosi [[tarì]] d'oro, le monete da lui coniate. Nel portare a termine l'opera di conquista, il Gran Conte Ruggero si preoccupa di installare [[vescovi]] francesi nel territorio: l'alleanza con [[papa Urbano II]] ha condotto a quell'esperienza unica di privilegio concesso dal [[papa]] ai Normanni, investiti della sua fiducia nella scelta dei vescovi sull'isola, che fu l'[[Apostolica legazia]]. Diverso è il peso che viene dato alle diverse popolazioni: musulmani e cristiani di rito basiliano vengono iscritti nelle platee (cioè nelle liste contenenti un inventario dei possedimenti e degli abitanti relativi) come "villani": a loro non è concesso portare armi addosso e sono anche negati i [[diritti politici]]. Inoltre, devono pagare un canone sulla terra, che è divisa a ''parecchiate'' (corrispondenti ad una misura variabile, che va dai 14 ai 50 [[ettari]]). Da questa politica, risultano favoriti gli immigrati latini, in particolare i ''[[Lombardi di Sicilia|lombardi]]'', provenienti per lo più dai territori della [[Marca Aleramica]].
 
Dopo un anno tornò a San Sebastian, disposto a fare qualunque cosa a eccezione del medico, e trovò la sua opportunità con il fratello Ricardo, che dirigeva una panetteria a Madrid poiché una zia gli aveva lasciato il negozio. Pío cominciò così a lavorare lì, cosa sulla quale lo presero un po' in giro: "''Es un escritor de mucha miga, Baroja''" -disse di lui [[Rubén Darío]] a un giornalista. Al quale lo scrittore rispose: "''También Darío es escritor de mucha pluma: se nota que es indio.''". Installatosi a Madrid, cominciò a collaborare con giornali e riviste, simpatizzando con le dottrine sociali anarchiste, ma senza militare apertamente in nessuna di esse. Così come il suo conterraneo [[Miguel de Unamuno]], abominò il nazionalismo vasco, contro il quale scrisse la satira ''Momentum catastrophicum''.
Impronte di rilievo lasciarono le colonie gallo-italiche, come quella di [[San Fratello]] che fu fatta stabilire accanto alla popolazione greca che orbitava intorno al monastero sotto i musulmani. Tale colonia non fu tra le più numerose, ma incise sul dialetto, che fu [[Dialetti gallo-italici di Sicilia|gallo-italico]] fino al [[1922]], quando, a seguito del terremoto, l'abitato fu parzialmente trasferito ad [[Acquedolci]]<ref>I. Peri, cit., p. 43.</ref>. La presenza ''lombarda'' ebbe grande effetto anche in altri paesi interni della Sicilia orientale, come [[Nicosia (Italia)|Nicosia]], [[Aidone]], [[Piazza Armerina]], [[Randazzo]] e [[Sperlinga]], che rientravano nei possedimenti degli Aleramici di Sicilia e dove esistono ancora oggi ricche testimonianze sia nella struttura della rete viaria che nella parlata galloitalica<ref>[[Fiorenzo Toso]], ''Le minoranze linguistiche in Italia'', Il Mulino, Bologna 2008, p. 137. </ref>.
 
Nel 1900 pubblicò il suo primo libro, una raccolta di racconti intitolata ''Vidas sombrías'', la maggior parte dei quali furono composti a Cestona sulla gente del posto e sulla sua personale esperienza come medico. In quest'opera si incontrano per la prima volta tutte le ossessioni che caratterizzeranno i suoi scritti seguenti. Il libro fu molto letto e commentato da prestigiosi scrittori come Unamuno, che si entusiasmò e volle conoscerne l'autore di persona, da [[Azorín]] e da [[Benito Pérez Galdós]]. Baroja così si avvicinò sempre di più al mondo letterario, abbandonando la panetteria. Diventò molto amico dell'anarchico [[Josè Martinez Ruiz]], meglio conosciuto come Azorín, e fece, spinto da lui, qualche tentativo di entrare in politica, ma senza successo. Con l'avvicinarsi da parte di Azorín al partito di Antonio Maura, ruppe la loro vecchia amicizia. Allo stesso modo fece amicizia con [[Ramiro de Maeztu]], insieme al quale, con anche Azorín, formarono per breve periodo il gruppo dei Tre. Fu corrispondente da [[Tangeri]] per il giornale ''Globo''. Era un apprezzato critico letterario.
Nel [[1101]], muore Ruggero. Nel [[1112]], in piena reggenza, sua moglie, [[Adelaide del Vasto]] (il cui matrimonio con Ruggero è il frutto dell'alleanza tra [[Normanni]] e [[Aleramici]]), insedia la capitale dell'isola a Palermo: i grandi feudi non vengono più ammessi e l'isola diviene una sorta di grande [[demanio]] a disposizione del re (a lui, ad esempio, è riservata la caccia).
 
In seguito viaggiò per tutta Europa (abitò varie volte a [[Parigi]], un po' a [[Londra]] e passò per l'[[Italia]] (dove si recò diverse volte, il nonno della madre era di [[Como]]), il [[Belgio]], la [[Svizzera]], la [[Germania]], la [[Norvegia]], i [[Paesi Bassi]] e la [[Danimarca]]) accumulando un impressionante biblioteca specializzata in occultismo e storia del XIX secolo, che sistemò in un vecchio castello che comprò a Vera de Bidasoa e ristrutturò facendolo diventare il famoso castello di [[Itzea]], dove passava le estati con la sorella Carmen e il fratello Ricardo, che lo accompagnavano sempre anche nei suoi viaggi.
==Il ritorno del culto cristiano==
Non c'è dubbio che i Normanni ripristinarono il culto cristiano sull'isola. È però vero che l'occupazione normanna dell'isola si ammantò della veste di [[crociata]] anche per opportunità politica: fu nell'ottica della riconquista cristiana delle terre in mano agli infedeli che Ruggero pretese da papa Urbano II la legazia, sulla base della quale egli poté sovrintendere alla riorganizzazione del Cristianesimo isolano.<ref name=Peri>I. Peri, cit., p. 13.</ref> Le prime sedi vescovili furono istituite agganciandosi ai più grossi centri esistenti, con la sola eccezione di [[Troina]], scelta quando ancora l'insediamento era seminale, e che cedette ben presto la palma a [[Messina]]. [[Troina]] fu per lungo tempo un caso unico di sede vescovile distante dal mare.<ref name=Peri/> Bisogna anche sottolineare che Ruggero e Adelaide favorirono non poco l'istituzione e la costruzione di monasteri di rito greco, comunque sottomessi a vescovi latini, ma poi riuniti sotto l'autorità dell'[[archimandrita]] del Salvatore di Messina e ciò proprio mentre l'ellenismo stava retrocedendo nel Meridione d'Italia.
 
Nonostante fosse un simpatizzante anarchico e ateo, quando morì si recò ai suoi funerali il ministro franchista dell'Educazione nazionale e a portare la bara furono [[Ernest Hemingway]] e [[Camilo José Cela]].
==La nascita del Regno di Sicilia==
{{vedi anche|Regno di Sicilia}}
 
== Opere ==
Nel [[1130]], [[Ruggero II]] d'Altavilla cingeva la corona di re di [[Sicilia]]. Cominciava così un regno caratterizzato dalla convivenza di varie etnie e diverse fedi religiose, una specie di stato federale con un primo [[parlamento]], creato nel [[1129]], e l'organizzazione del [[catasto]] secondo una moderna concezione. Fu creata anche la [[contea di Ragusa]], affidata a [[Goffredo d'Altavilla|Goffredo di Ragusa]].
Tra le sue opere: ''Camino de perfección (pasión mística)'' (1901), Aurora roja (1905), ''Zalacaín el aventurero'' (1909), ''El árbol de la ciencia'' (1912), ''Memorias de un hombre de acción'' (1913-1928), ''Ciudades de Italia'' (1949).
 
La sua opera letteraria è caratterizzata da:
Ai due Ruggero, e al breve interregno di Simone, successero [[Guglielmo I di Sicilia|Guglielmo I]] (detto il Malo) e [[Guglielmo II di Sicilia|Guglielmo II]] (detto il Buono), i quali tentarono di opporsi alle mire dell'imperatore [[Federico Barbarossa]], deciso ad annientare il Regno dei Normanni in Sicilia. Un matrimonio di stato fra [[Enrico VI del Sacro Romano Impero|Enrico VI]], figlio dell'imperatore [[Federico Barbarossa]], e [[Costanza d'Altavilla]], figlia di Ruggero II, nel [[1185]] aprì la strada alla conquista sveva. Nel [[1194]], con la morte di [[Guglielmo III di Sicilia|Guglielmo III]], Costanza divenne regina di Sicilia fino alla morte nel [[1198]], quando il regno passò al figlio di 4 anni [[Federico II del Sacro Romano Impero]], sotto la tutela papale.
* impiego del periodo breve;
[[File:Costitutionum Regni Siciliarum.LibriIII.JPG|thumb|Le costituzioni del [[Regno di Sicilia]] di [[Federico II di Svevia]].]]
* economia espressiva ("''Lo scrittore che con meno parole da una sensazione è il migliore''");
* impressionismo descrittivo, riproduzione fotografica delle scene, descrizione minuziosa secondo le caratteristiche del [[Realismo (letteratura)|Realismo]];
* tempo narrativo veloce;
* dialoghi che rispettano il linguaggio orale con naturalezza;
* desiderio di esattezza e precisione, scelte stilistiche che conferiscono sensazione di dinamismo e naturalezza.
 
== Voci correlate ==
==Luoghi di influenza==
* [[Generazione del '98]]
=== I normanni a [[Catania]] ===
Catania, sotto la dominazione normanna, ebbe un periodo di rinnovato splendore sotto la guida del vescovo [[benedettino]] [[Ansgerio]] voluto dallo stesso Gran Conte Ruggero.
 
== Altri progetti ==
===I normanni a [[Messina]]===
{{interprogetto|commons=Category:Pío Baroja}}
Con le conquiste normanne, la città di [[Messina]] ebbe sviluppo demografico e si ristabilì un moderato sviluppo economico con ripercussioni [[Cultura|culturali]] e [[arte|artistiche]]. Al secolo la città ricopre un ruolo politico e socio-economico rilevante sia per la [[Sicilia]] che per la [[Calabria]] . Ciò equipara la città ad altri centri siciliani importanti quali , [[Catania]], [[Siracusa]] e alcune città [[Calabria|calabresi]]. Inoltre Messina ottenne nel [[1172]] con [[Guglielmo I di Sicilia]] numerosi privilegi legati alla istituzione della prima [[Magna Curia]]<ref>un vero e proprio tribunale del [[Regno di Sicilia]] dove si appellavano cause civili e criminali, e si difendevano i privilegi di [[Nobile|nobili]], [[Barone|baroni]] e [[Feudo|feudi]]</ref>. Il periodo vede l'aumentare degli scambi di merce per via navale, con un notevole commercio paragonabile alla sede del [[Regno di Sicilia]], [[Palermo]].
 
=== I normanni a Palermo ===
[[Immagine:Palermo_palazzo_normanni.jpg|thumb|right|300px|Palazzo dei Normanni]]
La rilevanza della civiltà normanna a Palermo è visibile attraverso gli edifici più importanti della città, come la [[Chiesa della Martorana]] e la [[Cappella Palatina]]. Il geografo arabo [[Edrisi]], nel libro dedicato a re Ruggero ha lasciato la testimonianza di questo magnifico periodo di fasti e ricchezza culturale<ref>Note: «In Sicilia, 1' imperatore vi stabili scuole di arti litherali e d'ogni approvata scienza, avendo chiamato con la liberalità dei premi maestri da tutte le parti del mondo, e assegnato del suo erario uno stipendio, non solo ad essi, ma eziandio agli scolari poveri, cosicché gli uomini di qualsiasi
condizione e fortuna non fossero allontanati dallo studio della filosofia per ragione...alcuna‎»(cit da Giuseppe del Re, [[1835]])</ref>.
 
Anche fuori della città, di incomparabile bellezza restano testimoni dell'epoca normanna il [[Duomo di Cefalù]] del [[1131]] ed il [[Duomo di Monreale]] del [[1174]].
 
=== I normanni a Siracusa ===
Nel [[1086]], inizia la dominazione normanna a Siracusa, divenuta caposaldo della cacciata araba dall'isola. La città diviene una roccaforte militare, grazie alla sua posizione strategica. La politica del re Ruggero determina, inoltre, la costruzione di nuovi quartieri nell’isola e il rimaneggiamento della cattedrale nonché il restauro di diverse chiese, seguendo una politica di rinascita cristiana.
 
== I rapporti con gli arabi ==
La conquista normanna dell'isola non coincise con l’eliminazione dell'elemento [[musulmano]], numericamente ancora consistente, malgrado le molte migrazioni verso il [[Maghreb]], la [[Spagna]] e l'[[Egitto]]. I Normanni, sul piano politico, economico e giuridico, conservarono molti elementi dell’organizzazione musulmana, e la cultura islamica continuerà ancora a caratterizzare le vicende sociali e politiche almeno fino alla prima metà del [[XIII secolo]]. Molto influente è l'elemento arabo nell'architettura, come testimoniano a Palermo gli edifici di numerose chiese e soprattutto il palazzo reale normanno detto "[[la Zisa]]".
 
Il dibattito tra gli studiosi è stato prevalentemente incentrato sull’entità e sulla stessa origine di questi apporti: [[Michele Amari]], ipotizzando una comunità col passato islamico, sosteneva che i Normanni avessero a modello gli emiri [[kalbiti]]; di recente, [[Jeremy Johns]] distingue tra l’eredità del passato islamico della Sicilia e specifici elementi nordafricani quali il ''dīwān'', la firma reale, la scrittura reale, l’[[architettura]] e la decorazione dei palazzi importati dall’[[Egitto]] [[fatimidi|fatimida]] solo dopo l’istituzione del Regno nel [[1130]].
 
==La cultura==
{{Vedi anche|Arte della Sicilia normanna}}
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*Giuseppe Giarrizzo, F.Benigno, ''Storia della Sicilia'', vol. 2, Laterza, Roma-Bari, [[1999]]
*Illuminato Peri, ''Uomini città e campagne in Sicilia dall'XI al XIII secolo'', Roma-Bari, Laterza, [[1978]]
*Ibn Giubayr, ''Viaggio in Sicilia'' ([[1192]]), a cura di [[Carlo Ruta]], Edi.bi.si., Messina, [[2007]]
*Pasquale Hamel, ''L'invenzione del regno, dalla conquista normanna alla fondazione del Regnum Siciliae (1061-1154)'', Palermo, ed.Nuova Ipsoa,2009
* Chalandon Ferdinand, A.Tamburrini, ''Storia della dominazione normanna in Italia e in Sicilia'' ,ed.Ciolfi, [[2009]]
* Domenico del Re, B.Fabbricatore, S.Gatti, M.Naldi, S.Volpicella, E.Rocco, N.Corcia, C.Minieri-Riccio,''Cronisti e scrittori sincroni della dominazione normanna nel regno di Puglia e Sicilia:Svevi'' - Stamperia dell' Iride [[1868]] - Provenienza : Biblioteca Pubblica di New York
* Giuseppe Del Re, ''Descrizione topografica, fisica, economica, politica de' reali dominj al di qua del faro nel regno delle due Sicilie con cenni storici fin dà tempi avanti il dominio dè Romani'', Volumi 1 e 2 - ed. La pietà de' Turchini [[1835]] - Provenienza : University of California
* Camillo Minieri-Riccio, ''Alcuni studii storici intorno a Manfredi e Corradino della imperiale casa di Hohenstauffen'' ,ed. San Marcellino, [[1850]] (ristampa 2010) - Provenienza : Biblioteca Pubblica Bavarese
* Salvatore Tramontana - ''Il Mezzogiorno medievale: normanni, svevi, angioini, aragonesi nei secoli XI-XV'',ed Carrocci, [[2000]]
 
== Voci correlate ==
* [[Contea di Sicilia]]
* [[Regno di Sicilia]]
* [[Elenco dei conti e dei re di Sicilia]]
* [[Storia della Sicilia araba]]
* [[Storia della Sicilia sveva]]
* [[Apostolica Legazia di Sicilia]]
* [[Magna Curia]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.cervantesvirtual.com/servlet/SirveObras/01604963214586052982257/p0000008.htm|Baroja e l'Italia}}
* [http://www.treccani.it/enciclopedia/normanni_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/ voce sulla Sicilia normanna nell'enciclopedia Treccani.it]
* {{cita web|http://piobaroja.gipuzkoakultura2.net/|Portale su Pio Baroja}}
 
* {{cita web|http://www.spanisharts.com/books/literature/trespro.htm|I Tre: Maetzu, Azorìn e Baroja}}
{{Portale|Due Sicilie|Sicilia}}
* {{cita web|http://www.euskomedia.org/MusicGaler/liburuak/Baroja_Shanti_Andia.mp3|Audiolibro ''Las inquietudes de Shanti Andia''}}
 
* {{collegamento interrotto|1=[http://www.amarlibros.com/index.php?item=50-anivesario-de-la-muerte-de-pio-baroja 50 anniversario della morte di Pío Baroja] |date=maggio 2018 |bot=InternetArchiveBot }} (Amarlibros.com)
[[Categoria:Storia della Sicilia normanna| ]]
 
{{Controllo di autorità}}
[[scn:Sicilia (èbbica nurmanna)]]
{{Portale|biografie|Letteratura}}