Mohammad Hatta e Castelferretti: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
 
Riga 1:
 
{{Carica pubblica
{{Divisione amministrativa
|nome = Mohammad Hatta
|Nome=Castelferretti
|immagine = Mohammad Hatta 1950.jpg
|Nome ufficiale=
|didascalia = Foto di Hatta del 1950
|Panorama=
|carica =I° Vice-Presidente dell'Indonesia
|Didascalia=
|mandatoinizio = 18 agosto 1945
|Stemma=
|mandatofine = 1 dicembre 1956
|Stato=ITA
|carica2 = 3° Primo Ministro del'Indonesia
|Grado amministrativo=4
|mandatoinizio2 =29 gennaio 1948
|Divisione amm grado 1=Marche
|mandatofine2= 20 dicembre 1949
|Divisione amm grado 2=Ancona
|predecessore2 = [[Amir Sjarifoeddin]]
|Divisione amm grado 3=Falconara Marittima
|successore2 = [[Susanto Tirtoprodjo]]
|Altitudine=
|mandato =
|Superficie=
|vice di = Sukarno
|Note superficie=
|cotitolare =
|Abitanti=circa 5 500
|capo di stato =
|Note abitanti=
|presidente = Sukarno
|Aggiornamento abitanti=
|vicepresidente =
|Codice catastale=
|primoministro =
|Nome abitanti=castelfrettesi
|viceprimoministro =
|Patrono=
|vice =
|Festivo=
|predecessore =
|successore = [[Hamengkubuwono IX]]
|legislatura =
|gruppo parlamentare =
|coalizione =
|circoscrizione =
|collegio =
|tipo nomina =
|incarichi =
|sito =
|prefisso onorifico =
|suffisso onorifico =
|partito = [[Partito Nazionale Indonesiano]]
|tendenza =
|titolo di studio =
|alma mater =
|professione =
|firma = Mohammad Hatta signature.svg
}}
{{Bio
|Titolo =
|Nome = Mohammad
|Cognome = Hatta
|CognomePrima =
|Pseudonimo =
|PostPseudonimo =
|PostCognome =
|PostCognomeVirgola =
|ForzaOrdinamento =
|PreData =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Fort de Kock
|LuogoNascitaLink =
|LuogoNascitaAlt =
|GiornoMeseNascita = 12 agosto
|AnnoNascita = 1902
|NoteNascita =
|LuogoMorte = Giakarta
|LuogoMorteLink =
|LuogoMorteAlt =
|GiornoMeseMorte = 14 marzo
|AnnoMorte = 1980
|NoteMorte =
|Epoca =
|Epoca2 =
|PreAttività =
|Attività = politico
|Attività2 =
|Attività3 =
|AttivitàAltre =
|Nazionalità = indonesiano
|NazionalitàNaturalizzato =
|Cittadinanza =
|PostNazionalità =
|Categorie =
|FineIncipit =
|Punto =
|Immagine =
|Didascalia =
|Didascalia2 =
|DimImmagine =
}}
 
'''Castelferretti''' (''Castalfrett'' in [[dialetto gallo-piceno]]) è una frazione del Comune di [[Falconara Marittima]], in [[Provincia di Ancona]], nelle [[Marche]], sita nella bassa valle del [[Esino (fiume)|fiume Esino]]. La frazione conta circa 5 500 abitanti.
È stato il primo Vice-Presidente dell'Indonesia, noto con il soprannome de ''Il Proclamatore'', lottò al fianco di [[Sukarno]], primo Presidente dell'Indonesia, per l'indipendenza del suo paese contro il dominio coloniale dei [[Paesi Bassi]].
 
==Storia==
===Medioevo===
La costruzione del castello, intorno al quale si è poi sviluppato il primo nucleo urbano della frazione, risale al [[1384]]-[[1386]] ed è legata alla famiglia dei conti Ferretti<ref name=Ferretti>vedi [http://www.musan.it/cms/vis_cms.php?id_cms=82 la storia dei conti Ferretti nel sito del Sistema Museale della Provincia di Ancona] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304212916/http://www.musan.it/cms/vis_cms.php?id_cms=82 |date=4 marzo 2016 }}, basata sul testo de "''La nobiltà dei natali''" di Francesco Maria Ferretti.</ref> che, a partire dalla originaria località alsaziana di Ferrette<ref>La località di Ferreto, secondo Albert Dauzat e Charles Rostaing (in ''Dictionnaire étymologique des noms de lieux en France'', Librairie Guénégaud, 1979, p. 287), sarebbe una forma latina che significherebbe "castello, fortezza", riferita al Castello di Ferrette (in lingua francese), che tuttora domina dall'alto l'abitato del comune di Ferrette (in lingua tedesca “Pfirt”), sito attualmente in Francia, nel sud del dipartimento dell'Alto Reno, nella regione Alsace-Champagne-Ardenne-Lorraine, al confine con la Svizzera.</ref>, da cui presero il nome, si erano insediati nella zona sin dal [[Duecento]].
Infatti, in un documento del [[1255]], per la prima volta viene citato Antonio Ferretti, generalmente riconosciuto quale capostipite della casata<ref>Antonio, per quanto tramanda la tradizione familiare e non pochi scrittori genealogici, si ritiene appartenesse all'antica stirpe alsaziana dei conti di Ferretto, che esercitò il proprio dominio sulla contea di [[Ferrette]] (in lingua tedesca “Pfirt”), per oltre cinque secoli. </ref>, il quale, valoroso guerriero di origine svizzero-tedesca, si dice fosse venuto dalla [[Germania]] in Italia verso il [[1225]] per mettersi al servizio del pontefice [[Gregorio IX]], dal quale fu ricompensato con il dono di ampi possedimenti terrieri, posti tra Falconara e [[Chiaravalle]], in località detta "Piana dei Ronchi" (cioè un’area roncata, disboscata per essere assoggettata a produzione agricola).
 
Nel [[1384]] Francesco Ferretti, discendente di Antonio, membro della nobiltà anconitana, chiese al vicario generale della Marca Anconitana, Andrea Bontempi, di poter trasformare una torre di guardia già esistente nella “piana dei ronchi” in un luogo fortificato capace di contenere armati e riserve alimentari. Fino a quel momento la torre aveva avuto per lo più la funzione di sorvegliare i confini segnati dal [[Esino (fiume)|fiume Esino]], soggetto a frequenti inondazioni, motivo di attriti continui tra [[Jesi]]ni e [[Ancona|Anconitani]].
Probabilmente l’edificazione di un castello era divenuta necessaria per difendere i territori e i contadini dalle scorrerie delle armate [[Luigi I d'Angiò|angioine]] che proprio in quegli anni dilagavano nella [[Marca anconitana]], impegnate nella lotta tra il [[papa Urbano VI]] e l’antipapa [[Avignone|avignonese]] [[Antipapa Clemente VII|Clemente VII]]. In questo periodo vennero ristrutturate anche le altre rocche del circondario, quelle di Bolignano, del Cassero e di Fiumesino.
 
Al completamento della costruzione del castello, nel [[1397]], [[papa Bonifacio IX]] nominò Francesco Ferretti [[conte]] di Castelfrancesco; il territorio della contea consisteva in una pianura fertile che si estendeva dal [[Esino (fiume)|fiume Esino]], di cui era stato parzialmente deviato il corso per recuperare terreno coltivabile, sino ai confini con [[Ancona]] che, all'epoca, comprendeva anche il territorio dell'odierna [[Falconara Marittima]], ovvero quello del castello di Falconara Alta, ceduto alla città dorica dai conti Cortesi nel [[1225]]. Tale riconoscimento del feudo ai Ferretti, famiglia appartenente alla nobiltà di Ancona, incrinò ulteriormente le relazioni tra Anconetani e Jesini, fra i quali la disputa territoriale per il possesso delle terre al di qua e al di là dell’Esino si chiuderà solo nei primi decenni del [[XVI secolo]].
=== Età moderna ===
Fino al 1600 tutti gli abitanti di Castelferretti vivevano all'interno del castello, dove furono costruiti una chiesa, un forno e dei magazzini usati per ricoverare i raccolti.
Infatti, l’area della "Piana dei Ronchi", “paludosa e selvata”, era stata messa a coltura da maestranze immigrate dall’Albania durante il frequente esodo dovuto alla pressione turca sull’area balcanica.
 
La fertilità dei terreni consentì un notevole incremento demografico di Castelfrancesco nel XVI e XVII secolo, quando si contavano solo cinquecento abitanti distribuiti su un territorio di circa milletrecento ettari. In questo periodo il capitano Francesco Ferretti intraprese l’ampliamento della rocca, la costruzione di un “casino” nel borgo, con logge e giardino, l’edificazione della chiesa di S. Stefano e il completamento della villa di Monte Domini utilizzata come residenza estiva dalla sua famiglia.
I Ferretti riuscirono a conservare il controllo feudale sul castello contro i tentativi di Ancona di considerarlo parte del proprio territorio, che proseguirono fino al [[1760]], quando la disputa viene risolta a favore della famiglia.
 
===Età contemporanea===
Pochi anni dopo, però, nel [[1797]]-[[1799|99]], con l’invasione francese, l’obbligo di provvedere alle spese di occupazione costrinse i Ferretti a ipotecare il castello finché, nel [[1817]], con la [[Restaurazione]], essi persero ogni diritto feudale sul paese, dopo cinque secoli di dominio.
 
Fu elevato a Comune nel 1816 e rimase indipendente fino al 1859.
 
Nel [[1869]] gli abitanti abbatterono la chiesa che si trovava al centro del castello e ne costruirono una più ampia nella sede attuale, ovvero di fronte alla piazza su cui si affaccia il portone del castello, dedicata a [[Andrea apostolo|Sant'Andrea Apostolo]].
 
Dall'[[XIX secolo|800]] il paese si è continuamente ampliato; il suo sviluppo data soprattutto a partire dagli [[anni sessanta]] del [[XX secolo]], grazie alla sua posizione e ai servizi offerti, con lo spostamento di molte famiglie dalla campagna al centro abitato per il passaggio dall'agricoltura al lavoro operaio ed impiegatizio. A partire dagli [[anni novanta]] del [[XX secolo]] si è anche registrato il fenomeno dell'immigrazione, con l'arrivo di stranieri soprattutto dall'Est Europa e dall'Africa.
 
Attualmente gli abitanti (Castelfrettesi) sono circa 5.500.
 
== Descrizione ==
Il patrono locale è [[Sant'Andrea Apostolo]] e la parrocchia fa parte della zona pastorale di Falconara Marittima e dell'[[Arcidiocesi di Ancona-Osimo]].
Da segnalare la rievocazione storica che si tiene ogni anno nel mese di luglio in cui i quartieri del paese si sfidano per la conquista del "Palio dei Ronchi".
 
=== Distanze e vie di comunicazione ===
Il capoluogo comunale [[Falconara Marittima]] ed il [[mare Adriatico]] si trovano a circa 4&nbsp;km di distanza; il capoluogo di provincia e di regione, [[Ancona]], dista circa 15&nbsp;km. Distano meno di un chilometro dal centro abitato sia il casello “Ancona Nord” dell'[[autostrada A14 (Italia)|autostrada A14]], che l'[[Aeroporto di Ancona-Falconara|aeroporto internazionale "Raffaello Sanzio"]].
 
In auto Castelferretti è raggiungibile: da nord dalla [[Strada statale 16 Adriatica#Marche e Abruzzo settentrionale|SS. 16 Adriatica]] entrando, a Fiumesino di Falconara Marittima, nell'ingresso della variante “Falconara-Pontelungo” alla predetta SS16 e uscendo al primo svincolo di “Falconara-Stadio”, girando poi a sinistra in direzione ovest. Da sud, percorrendo la predetta variante alla SS16 e uscendo al predetto svincolo di “Falconara-Stadio”, proseguendo poi verso ovest.
Da ovest, dalla [[Strada statale 76 della Val d'Esino#Tratto Serra San Quirico - Falconara|superstrada SS76 della Val d'Esino]], con uscita allo svincolo n.22 di [[Chiaravalle]], girando poi a destra, proseguendo verso est.
 
Il servizio di [[trasporto pubblico locale]] è svolto a mezzo autobus dalla società [[Conerobus]] (Linea C Ancona-Chiaravalle o linea J) con corse frequenti.
 
Inoltre Castelferretti è facilmente raggiungibile in ferrovia, con la linea [[Ferrovia Roma-Ancona|Ancona-Roma]], scendendo alla stazione di Castelferretti, o con la linea [[Ferrovia Bologna-Ancona|Bologna–Pescara]], scendendo alla stazione di Falconara Marittima.
 
== Monumenti ==
=== La Chiesa di Santa Maria della Misericordia ===
La piccola chiesa di [[Santa Maria della Misericordia]]<ref>{{Cita web |url=http://www.musan.it/musei/vis_musei.php?id_news=54 |titolo=La chiesa di Santa Maria della Misericordia nel sito del Sistema Museale della Provincia di Ancona |accesso=27 settembre 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160523163325/http://www.musan.it/musei/vis_musei.php?id_news=54 |dataarchivio=23 maggio 2016 |urlmorto=sì }}</ref><ref>[http://www.falconarainlinea.it/chiesamisericordia.htm galleria fotografica della chiesa di Santa Maria della Misericordia] a Castelferretti.</ref> è sita fuori del paese, a fianco del cimitero di Castelferretti, a circa "400 passi" dal castello.
 
La primitiva struttura era, agli inizi del [[XV secolo]], più bassa di quella attuale e fu edificata negli anni delle [[Peste nera|pestilenze]] di fine [[Trecento]], secondo un modello molto diffuso nelle [[Marche]] che, secondo alcuni, ha dato vita anche all’originaria costruzione della [[Santa Casa]] di [[Loreto]]. Fu costruita per volere dei conti Ferretti<ref name=Ferretti/>, dei quali è stata anche tomba di famiglia, e che ne sono tuttora i proprietari.
 
Nel [[1584]] Vincenzo Ferretti decise il restauro della chiesa, che fu affidato, come i lavori di bonifica del territorio circostante, a maestranze albanesi.
 
La chiesa presenta all'interno interessanti affreschi della scuola marchigiana, risalenti al [[1450]]-[[1455|55]], che furono probabilmente coperti nel [[1610]], durante i restauri compiuti dalla famiglia Ferretti, di cui resta testimonianza in un’epigrafe, e riscoperti nel [[Novecento]], in occasione dei lavori di restauro commissionati dai Ferretti, effettuati nel [[1938]]-[[1940|40]] da Dante De Carolis e Mario Pesarini. Alcuni affreschi furono distaccati e poi ricollocati nel [[1969]].
Questi dipinti rappresentano un’importante testimonianza delle decimazioni e della grande paura causate dalla peste trecentesca. Nell'affresco principale della [[navata]] centrale è infatti rappresentata ''La Madonna della Misericordia'' che protegge sotto il suo mantello le popolazioni locali dal contagio.
Gli altri affreschi rappresentano il ''Padre Eterno'', ''Gesù crocifisso con due angeli'', i ''Santi Paolo e Pietro'', un ''Santo diacono'' e ''San Bernardino da Siena'', insieme al trigramma.
L’intera decorazione è ritenuta di una stessa mano, di gusto pienamente tardogotico, fiammeggiante nella cattedra del Santo Vescovo nella parte destra. Originariamente riferiti al pittore Giacomo di Nicola da Recanati, vanno invece, secondo lo storico dell'arte Andrea De Marchi<ref>Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi, ''Pittori ad Ancona nel Quattrocento'', Federico Motta editore, Milano 2008, ISBN 978-88-7179-607-9</ref>, attribuiti a un maestro forse associabile a Giambono di Corrado da Ragusa, pittore della cosiddetta "scuola di Ancona", attiva in città tra [[XIV secolo|Trecento]] e [[XV secolo|Quattrocento]], il cui principale esponente era [[Olivuccio di Ciccarello]]<ref>Pietro Zampetti, in ''Francesco Podesti'', Electa editrice, Milano 1996, pagina 34</ref>.
 
=== La villa di Montedomini ===
Alla sommità del colle che domina Castelferretti si trova Villa Montedomini, fatta costruire dai conti Ferretti<ref name=Ferretti/> nel [[1505]], antica residenza estiva di campagna della nobile famiglia anconetana.
 
La villa comprende edifici originari del [[XVI secolo|'500]] e ampliati nell'[[XVIII secolo|800]], ed è raggiungibile dal centro del borgo tramite una lunga e suggestiva scalinata tra due filari alberati<ref name=Ferretti/>.
 
Oggi versa in uno stato di totale abbandono, per cui meriterebbe un urgente intervento di restauro, che possa restituire quest'importante struttura ad un uso che ne consenta la visita al pubblico.
==Biografia==
Nato a [[Fort De Kock]], l'attuale [[Bukittinggi]], da una importante famiglia di solida tradizione [[islamismo|islamica]]; suo nonno era un rispettato [[ulama]] di Batuhampar, vicino [[Payakumbuh]]. Suo padre, Haji Mohammad Djamil, morì quando aveva ancora otto mesi, e rimase con la madre e le sue sei sorelle. In base al sistema [[Matrilinearità|matrilineare]] della società del [[Minangkabau (popolo)|popolo Minangkabau]], venne cresciuto nella famiglia di sua madre. Quest'ultima era piuttosto ricca, e lo educò non solo allo studio del [[Corano]] ma anche della [[lingua olandese]]<ref>George Mc. T Kahin, "In Memoriam: Mohammad Hatta (1902–1980)", in ''Indonesia'', Vol. 30, 1980, pp. 113–120.</ref>.<br>
Proseguì i suoi studi presso la scuola di lingua olandese di [[Padang]] dal [[1913]] al [[1916]], dopo aver terminato la ''Sekolah Melayu'' ovvero la scuola in [[lingua malese]]. All'età di tredici anni superò gli esami per entrare nella scuola secondaria di lingua olandese, di [[Giacarta]] (allora ''Batavia''). Tuttavia la madre gli chiese di restare a Padang a causa della sua età troppo giovane per frequentare la locale scuola secondaria.
[[Immagine:Mohammad Hatta 2002 Indonesia stamp2.jpg|thumb|250px|left|Immagine di un [[francobollo]] emesso in Indonesia nel [[2002]] con l'immagine di Hatta da giovane]]
Durante il tempo libero lavorava part-time in un ufficio postale, normalmente gli studenti del suo grado non potevano lavorare, ma possedendo una certificazione che gli avrebbe dato accesso ad un grado d'istruzione superiore, gli fu permesso di svolgere un'attività lavorativa<ref>George Mc. T Kahin,
1980, p. 113</ref>. Il giovane Hatta era anche solito frequentare i locali dell'associazione ''Sarikat Usaha'', un'associazione a sostegno dell'educazione fondata dall'attivista [[Taher Marah Soetan]]. Quì poteva leggere giornali e riviste in lingua olandese, in particolare sui dibattiti politici discussi nel ''Volksraad'', ovvero il locale parlamento delle [[Indie orientali olandesi]], che, sebbene non avesse alcun tipo di potere esecutivo e legislativo, era comunque la risposta coloniale olandese alle richieste di una rappresentanza politica indonesiana. Fu così che iniziò ad appassionarsi all'attivismo politico, in particolare ai movimenti per l'indipendenza nazionale, e mentre partecipava ad un corteo di studenti a Padang nel dicembre del [[1917]], conobbe un giovane attivista, Nazir Pamontjak, che lo introdusse nell'associazione politica giovanile ''[[Jong Sumatranen Bond]]'', della quale divenne tesoriere della locale sede di Padang nel [[1918]]<ref>Mavis Rose, ''Indonesia Free: A Political Biograpghy of Mohammad Hatta'', Equinox Publishing, 2010, p. 30</ref>.<br> Nel settembre di quello stesso anno, Hatta conobbe il giornalista ed attivista politico per l'indipendenza nazionale indonesiana, [[Abdul Muis]], appartenente al ''[[Sarekat Islam]]'', un sindacato di produttori e mercanti di [[batik]] fondato su valori islamici, che incoraggiò Hatta e tutti i giovani attivisti politici che considerava la vera risposta la lotta in nome di un'Indonesia indipendente.
Nel maggio del [[1919]] Hatta poté finalmente recarsi a [[Giakarta]] per proseguire gli studi superiori, che completò con ottimi voti nel [[1921]]. A giakarta il giovane Hatta entrò nella sede locale della ''Jong Sumatranen Bond'' di cui divenne nuovamente tesoriere, ed entrò nuovamente in contatto con Muis e con uno dei padri fondatori dell'Indonesia e ideatore della sua costituzione, ''Haij'' [[Agus Salim]].<br>
==Gli studi in Europa==
Il [[3 agosto]] [[1921]] Hatta, sei giorni prima il compimento del suo diciannovesimo compleanno, salpò dal porto di Padang, diretto a [[Rotterdam]] per proseguire i suoi studi superiori in [[economia]] presso l'[[Università Erasmus di Rotterdam]]. Quì Hatta ritrovò il suo amico attivista Pamontjak, che studiava legge all'[[Università di Leida]] e che lo invitò ad unirsi al gruppo di ''[[Indische Vereeniging]]'' (''Associazione Indonesiana''), un'associazione studentesca che sarebbe stata tra le prime a reclamare l'indipendenza indonesiana dal colonialismo olandese. Hatta ne fu tesoriere tra il [[1922]] ed il [[1925]] e poi Presidente tra il [[1926]] ed il [[1930]], e curò la fondazione e la gestione economica della rivista dell'associazione dal titolo ''Indonesia Merdeka'' (''Indonesia Libera'')<ref>Mavis Rose, 2010, p.48</ref>.In occasione del discorso inaugurativo per la fondazione della rivista, dal titolo ''La struttura economica mondiale e il conflitto di potere'', Hatta manifestò il suo interesse per il concetto di "[[disobbedienza civile]]", già adottato da altri paesi dominati dal colonialismo come l'[[India]].<br>
Per ottenere supporto a livello internazionale alla causa nazionalista indonesiana, Hatta partecipò a diverse conferenze in tutta [[Europa]] in qualità di Presidente della delegazione del suo movimento. Nel [[1926]] Hatta ed il suo gruppo parteciparono al Sesto Convegno Democratico Internazionale per la Pace tenuto dall'attivista cattolico [[Marc Sagnier]] a [[Boissy-la-Rivière]]. Nel [[1927]] partecipò alla Conferenza tenutasi a [[Bruxelles]] della [[Lega contro l'Imperialismo]] dove ebbe modo di conoscere e confrontarsi con altri eminenti leader di movimenti nazionalisti come l'indiano [[Jawaharlal Nehru]], l'egiziano [[ Mohammad Hafiz Ramadan Bey]] ed il senegalese [[Lamine Senghor]]; in questo stesso anno Hatta venne arrestato dagli olandesi per circa sei mesi, insieme ad altri quattro giovani attivisti nazionalisti del suo movimento. Durante il suo processo, proclamò in sua difesa un discorso che, pubblicato successivamente con il titolo di ''Indonesia Vrij'' (''Indonesia Libera''), lo rese estremamente popolare tra i movimenti nazionalisti indonesiani.
 
=== La sede del corpo bandistico ===
==Il ritorno in Indonesia e la prigionia==
[[immagine:Italy. Corpo Bandistico di Castelferretti, 1925.jpg|miniatura|La banda di Castelferretti nel 1925]]
Nel luglio del [[1932]] Hatta fece ritorno in Indonesia, dove divenne immediatamente una delle figure più influenti del movimento nazionalista; il suo ritorno coincise con lo scioglimento forzato del [[Partito Nazionale Indonesiano]] e l'arresto di Sukarno. La maggior parte degli appartenenti al Partito Nazionale Indonesiano si unirono alla nuova formazione politica del [[Partito Indonesiano]] (''Partindo'') ma la fazione più radicale del partito si unì con l'intellettuale [[Sutan Sjahrir]] per dare vita al Nuovo [[Partito Nazionale Indonesiano]] del quale Hatta divenne Presidente nell'agosto di quello stesso anno. In dicembre Sukarno venne liberato e scelse, nonostante lo sforzo di convincere le due formazioni politiche ad unirsi in un fronte unico, di unirsi al Partindo. Tra il [[1932]] ed il [[1933]] Hatta scrisse diversi articoli in materia di economia e di politica per conto del giornale del partito, il ''Daulat Rakyat'' (''Autorità del Popolo'').<br>
Risale invece agli inizi del '[[900]] il caratteristico edificio sede del corpo bandistico, con la facciata in [[stile liberty]] a forma di [[Lira (strumento musicale)|lira]] o [[cetra (antichità classica)|cetra]].
[[Immagine:Indonesian National Party logo.gif|thumb|300px|left|Logo del [[Partito Nazionale Indonesiano]].]] [[Immagine:Presiden Sukarno.jpg|thumb|right|250px|Foto del leader del [[Partito Nazionale Indonesiano]] [[Sukarno]].]]
Nell'agosto del [[1933]] Sukarno venne nuovamente arrestato dalle autorità coloniali olandesi, inviandolo in esilio ad [[Ende]], sull'isola di [[Flores (Indonesia)|Flores]]. Con Sukarno ora in esilio, la repressione olandese poteva meglio concentrarsi sul nuovo Partito Nazionale Indonesiano e sulla sua dirigenza. Nel febbraio del [[1934]] arrestarono tutti i membri più importanti delle sedi di [[Giakarta]] (compreso lo stesso Hatta) e di [[Bandung]]. Tutti trascorsero un anno di prigione nel [[Penitenziario di Cipinang]] e in quello di [[Glodok]]. Durante il suo periodo di carcerazione, Hatta scrisse l'opera ''Crisi economica e capitalismo''. Nel gennaio del [[1935]] Hatta e gli altri dirigenti del partito vennero trasferiti nel campo di prigionia di [[Boven-Digoel]], in [[Nuova Guinea]], dove rimasero fino al [[1937]]. Durante il suo esilio, Hatta continuò a scrivere articoli, questa volta per il giornale ''Pemandangan'' (''Lo Scenario''), guadagnando abbastanza denaro per sostenere sé ed i suoi colleghi con problemi economici. Egli si prodigò per dare lezioni di economia, storia e filosofia ai suoi colleghi; da queste lezioni egli avrebbe poi estratto materiale per due suoi libri dal titolo rispettivamente ''Introduzione alla via della conoscenza'' e ''La natura del pensiero greco'' (in quattro volumi).<br>
Nel gennaio [[1936]] Hatta e Syarhir vennero trasferiti nell'insediamento di [[Banda Neira]], nelle [[Isole Banda]], dove incontrarono altri importanti attivisti nazionalisti come [[Iwa Koesoemasoemantri]] e il mentore di Sukarno, il Dottor [[Tjipto Mangoenkoesoemo]]. Durante questo periodo di isolamento Hatta e Syarhir si dedicarono all'insegnamento a favore dei bambini locali, insegnando loro storia e politica e fu durante queste attività che Hatta conobbe un bambino locale che prese come suo [[figlio adottivo]], [[Des Alwi Abubakar]], che sarebbe successivamente diventato un diplomatico, storico e scrittore<ref>''Prominent historian Des Alwi dies at 82'', ''The Jakarta Post'', 12 Novembre 2010</ref>, tuttavia entrambi vennero nuovamente trasferiti nella città di [[Sukabumi]], nell'isola di [[Giava]].
 
== Sport ==
==Il periodo dell'occupazione giapponese==
Vedi [[Falconara Marittima]].
A partire dal [[1942]] l'[[Impero giapponese]] diresse le sue mire espansionistiche in [[Asia orientale]] e nel [[Sudest asiatico]]. Dal mese di marzo di quello stesso anno iniziò la sua [[Campagna delle Indie Olandesi|campagna nelle Indie Olandesi]], sconfiggendo rapidamente il Governo Coloniale Olandese che si arrese il [[9 marzo]] [[1942]]. A partire dal [[22 marzo]] [[1942]] Hatta e Syahrir vennero nuovamente trasferiti a [[Giakarta]], dove Hatta incontrò il [[maggior generale]] Harada, Capo Ad Interim del Governo, il quale chiese ad Hatta di diventare suo consigliere per il governo d'occupazione. Hatta accettò questa mansione nella speranza che, avendo avuto garanzie dallo stesso Harada che i giapponesi non intendevano occupare l'Indonesia, questa situazione avrebbe potuto rendere più vicina l'indipendenza indonesiana. Se il [[Giappone]], in forza della sua visione ultra-nazionalistica, avesse riconosciuto l'indipendenza indonesiana, pensava Hatta, ciò avrebbe messo pressione agli [[Alleati]] di fare lo stesso.<br>
Nel luglio del [[1942]], Hatta si incontrò nuovamente con Sukarno dopo essere stato liberato dalla sua prigionia ed essere tornato a [[Sumatra]]. Durante una riunione segreta tenutasi nell'abitazione di Hatta, si incontrarono con Sjahrir, ed i tre decisero insieme una nuova strategia in base alla quale, mentre Hatta e Sukarno avrebbero dovuto cooperare con l'occupatore giapponese, Sjahrir avrebbe dovuto organizzare la resistenza clandestina<ref>Mrazek, Rudolf, ''Sjahrir: politics in exile in Indonesia'', SEAP Cornel South East Asia program, 1994, p. 465. ISBN 0-87727-713-3.</ref>.<br>
Sia Hatta che Sukarno erano convinti che collaborando insieme con i giapponesi sarebbero riusciti ad ottenere da questi l'indipendenza per l'Indonesia. Hatta, Sukarno e il presidente del movimento islamico [[Muhammadiyah]], il [[Kyai]] [[Hajji]] [[Mas Mansoer]] e [[Ki Hajar Dewantara]], formarono un quadriumvirato di leader politici che vennero utilizzati dall'Impero giapponese per fungere da intermediari con la popolazione locale. il quadriumvirato così formato lavorò con fervore durante l'occupazione giapponese, diffondendo la ''[[propaganda]]'' giapponese e presentando l'Impero Giapponese come protettore e guida dell'intero continente asiatico.<br>
Il [[9 marzo]] [[1943]] il Governo di Occupazione Giapponese approvò la costituzione di una nuova organizzazione denominata ''Pusat Tenaga Rakyat'' (''Centro di Potere Popolare'') o PUTERA con Hatta e gli altri quadriumviri come vice-Presidenti dell'associazione. Sukarno era convinto che tramite questa nuova realtà politica fosse possibile avviare la strada per l'indipendenza indonesiana, tuttavia essa venne fortemente strumentalizzata dai giapponesi, che se ne servirono per legittimare l'introduzione nel paese del '[lavoro forzato]] o ''[[Rōmusha]]''.<br>
Con l'avanzata delle forze alleate nel [[Pacifico]], il Governo di Occupazione Giapponese cominciò ad incontrare le prime difficoltà nel mantenere l'ordine in territorio indonesiano. L'organizzazione politica del PUTERA venne sciolta e sostituita con una nuova organizzazione, la ''Jawa Hokokai'' (in [[lingua giapponese|giapponese]] ャ ワ奉公会) nel marzo del [[1944]] sotto la guida e la supervisione di funzionari giapponesi. A capo dell'associazione venne posto [[Sukarno]] ma, a differenza della precedenza PUTERA, i nazionalisti indonesiani ebbero spazi molto più ristretti all'interno di questa nuova realtà politica. Nel settembre del [[1944]], con la sconfitta nipponica ormai immineente, il
Primo Ministro giapponese [[Kuniaki Koiso]] proclamò che il Giappone avrebbe garantito all'Indonesia l'indipendenza in tempi molto brevi. Nell'aprile del [[1945]] l'autorità militare giapponese avviò la composizione di un ''Comitato investigativo per i lavori preparatori per l'indipendenza'', in [[lingua indonesiana]] ''Badan Penyelidik Usaha-usaha Persiapan Kemerdekaan '' (BPUPK), con [[Rajiman Wediodiningrat]] come Presidente, e Hatta e Sukarno tra i suoi membri; che si sarebbe riunito nei successivi tre mesi prendendo decisioni che avrebbero avuto un peso nel futuro immediato dell'Indonesia, quali la scrittura della [[Costituzione]] e la definizione dei territori che sarebbero stati compresi all'interno della nuova realtà nazionale.
 
== Note ==
==La proclamazione dell'Indipendenza==
<references />
A partire dal mese di agosto del [[1945]], ormai sull'orlo della sconfitta, l'amministrazione giapponese approvò l'indipendenza indonesiana e costituì il ''[[Comitato preparatorio per l'indipendenza indonesiana]]'' (in [[lingua indonesiana]] ''Panitia Persiapan Kemerdekaan Indonesia'' (PPKI)) per sovrintendere a questo passaggio così importante, eleggendo Sukarno come suo Presidente. L'[[8 agosto]] [[1945]] Hatta e Sukarno vennero convocati a [[Saigon]] per incontrarsi con il [[maresciallo]] [[Hisaichi Terauchi]], Comandante in Capo delle forze giapponesi nel sud-est asiatico. Terauchi confermò ad Hatta e Sukarno che il PPKI si sarebbe costituito entro il 18 agosto e che l'Indonesia sarebbe diventata una nazione indipendente sotto la supervisione dell'Impero Giapponese.<br>
Il [[14 agosto]] Hatta e Sukarno tornarono in Indonesia, e ricevettero da Syahrir le notizie della bomba atomica su [[Hiroshima]] e [[Nagasaki]].
 
== Voci correlate ==
==Note==
* [[Pallavolo Sabini|G. S. Pallavolo Sabini]]
<references/>
{{Portale|Marche}}
 
[[Categoria:PoliticiFrazioni indonesianidella provincia di Ancona]]
[[Categoria:Falconara Storia dell'IndonesiaMarittima]]
{{portale|biografie|storia}}