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{{Bio
{{nota disambigua|descrizione=informazioni sul [[Poesia|poeta]] italiano con questo cognome|titolo=Giorgio Caproni}}
|Nome = Joaquín
{{Azienda
|nomeCognome = CaproniSorolla
|PostCognome = '''y Bastida'''<ref>{{Treccani|sorolla-y-bastida-joaquin|Sorolla y Bastida ‹soròl'a i bℎastìdℎa›, Joaquín|accesso=2 dicembre 2014}}</ref>
|logo=
|ForzaOrdinamento = Sorolla ,Joaquin
|tipo = società per azioni
|borseSesso = M
|LuogoNascita = Valencia
|data_fondazione = 1910
|GiornoMeseNascita = 27 febbraio
|luogo_fondazione = [[Taliedo]]
|AnnoNascita = 1863
|fondatori = [[Giovanni Battista Caproni]]
|LuogoMorte = Cercedilla
|data_chiusura = [[1950]]
|GiornoMeseMorte = 10 agosto
|nazione = ITA
|AnnoMorte = 1923
|sede= [[Taliedo]]
|Epoca = 1800
|filiali=
|Epoca2 = 1900
|slogan= ''Senza cozzar dirocco''<ref>Motto coniato da [[Gabriele D'Annunzio]], vedi [http://www.univa.va.it/varesefocus/VF5/Varesefocus/pag/arc_05_00.htm www.univa.va.it] Articolo sulla Caproni pubblicato dall'Unione Industriali della Provincia di Varese.</ref>
|Attività = pittore
|persone_chiave=
|Nazionalità = spagnolo
|industria = Industria [[Industria metalmeccanica|metalmeccanica]] e [[industria aeronautica|aeronautica]]
|PostNazionalità = , è annoverato fra i rinnovatori della pittura spagnola in chiave impressionista e anche tra i più prolifici, avendo un catalogo di più di 2.200 opere
|prodotti = Aerei, veicoli autoferrotranviari
|Immagine = Joaquín Sorolla 004.jpg
|fatturato =
|Didascalia = ''Autoritratto'' (1912)
|anno_fatturato =
|dipendenti = 50.000
|anno_dipendenti = 1933
|sito =
}}
 
== Biografia ==
La '''Caproni''' era un'impresa del settore metalmeccanico che rappresentò altresì una delle più importanti aziende aeronautiche [[italia]]ne. Fondata da [[Giovanni Battista Caproni]], dopo alterne vicende durante gli [[anni 1930|anni trenta]] assunse le dimensioni di un vero e proprio gruppo industriale.
Joaquín Sorolla Bastida nacque a [[Valencia]] in [[Spagna]] il 27 febbraio [[1863]]. Rimasto orfano di entrambi i genitori a soli due anni d'età fu allevato nella famiglia di una zia materna insieme alla sorella Eugenia.<br />
Manifestò presto la sua attitudine al disegno.<br />
Dopo aver frequentato le scuole medie frequentò una scuola serale di disegno per artigiani e la Scuola Superiore di Belle Arti di San Carlo mentre lavorava nello studio dello zio.
[[File:Dos de mayo, por Joaquín Sorolla.jpg|thumb|''Defensa del Parque de Artillería de Monteleón'' ([[1884]]), opera con cui vinse una medaglia alla Esposizione Nazionale; qui Sorolla risente ancora dello stile dell'ultimo [[Pedro Velarde]].]]
Partecipò a diverse esposizioni dove passò inosservato nel clima accademico che dominava allora finché nel [[1884]] ottenne il primo riconoscimento alla Esposizione Nazionale con il quadro ''Defensa del Parque de Artillería de Monteleón'', un quadro melodrammatico e tetro che dipinse espressamente per l'esposizione confidando a un amico: «qui per farsi conoscere e vincere una medaglia occorre dipingere morti».
 
Fu amico di famiglia del pittore valenciano [[José Benlliure y Gil]] ([[1855]]-[[1937]])<ref>{{es}}[http://www.jdiezarnal.com/valenciacasamuseobenlliure.html Casa Museo Benlliure]</ref> il cui sfortunato figlio José Benlliure Ortiz (Peppino) ([[1884]]-[[1916]]) fu anche suo allievo.<br />
Grazie all'acquisizione di realtà prestigiose come le [[Officine Meccaniche Reggiane]] e l'[[Isotta Fraschini]] l'azienda arrivò a vantare una produzione diversificata che spaziava dalle automobili alle vetture tranviarie.
Nel [[1918]] circa dipingerà anche il ritratto di Jose Luis Benlliure Lopez de Arana ([[1898]]-[[1981]])<ref>Jose Luis Benlliure Lopez de Arana (1898-1981) vedi immagine 11/20 nella galleria.</ref>, architetto, figlio dello scultore [[Mariano Benlliure]] e della cantante Lucrezia Arana, cugino di ''"Peppino"'', che a sua volta andrà in esilio in Francia a causa della [[guerra civile spagnola]].
 
A seguito del gran successo che ebbe a [[Valencia]] il suo quadro ''El crit del palleter'' avente per tema la [[Guerra d'indipendenza spagnola]], ottenne un sussidio per andare a [[Roma]] a perfezionare la sua arte.<br />
Lo stabilimento di [[Taliedo]] terminò la sua attività nel 1950 dopo essere andata in [[bancarotta]], in seguito alla crisi del dopoguerra. Analoga sorte toccò alle altre consociate, ultima delle quali la Caproni Vizzola, venne rilevata negli anni 1980 dalla [[Agusta]].
Dopo l'esperienza romana, in cui venne a contatto con la grande arte classica e rinascimentale, nel [[1885]] si recò a [[Parigi]] con il suo amico Pedro Gil.<br />
A [[Parigi]] soggiornò sei mesi nei quali subì l'influenza degli impressionisti francesi. Il quadro ''El entierro de Cristo'' dipinto di ritorno a [[Roma]] però non ebbe il successo sperato.<br />
Nel [[1888]] sposò Clotilde García del Castillo, sorella di Juan Antonio García del Castillo, che aveva conosciuto quando frequentava l'Accademia di San Carlo. La coppia visse per un anno in [[Italia]], ad [[Assisi]].
 
Tornato in [[Spagna]] nel [[1889]] si stabilì a [[Madrid]] dove nell'arco di cinque anni riuscì ad affermarsi.<br />
== Settori di attività ==
Strinse una forte amicizia con [[Aureliano de Beruete]] con cui condivideva le esperienze artistiche degli impressionisti spagnoli, come [[Darío de Regoyos]], e gli ideali liberali e progressisti. Sarà il suo amico [[Aureliano de Beruete|Beruete]] a organizzare per primo una mostra antologica dell'amico dopo la sua morte.
La personale passione del fondatore per il trasporto aereo porto a focalizzare la prima produzione aziendale nella progettazione e costruzione di aerei.
 
Nel [[1894]] fece un altro soggiorno a [[Parigi]] dove approfondì lo studio del "luminismo" tanto da diventare da allora in poi una costante della sua pittura dove il colore si identifica con la luce.<br />
Il [[Caproni Ca.1|Ca.1]], primo [[biplano]] prodotto, portò a sviluppare la formula di questo aereo, sviluppando la serie Ca.1-[[Caproni Ca.7|Ca.7]] costituita da singoli prototipi.
Fu letteralmente abbagliato dalla luce del Mediterraneo che trasferì sulle sue tele con colori vibranti applicati con pennellate sciolte e sicure.<br />
Nel [[1900]] vinse il Gran Prix di [[Parigi]], continuando con la sua pittura di denuncia sociale che tanto consenso aveva riscosso negli ultimi anni con opere come ''I encara diuen que el peix és car'' del [[1895]].<br />
Da allora [[Valencia]], sua città natale, lo consacrò suo cittadino illustre dedicandogli una strada.
 
Viaggiò molto in [[Inghilterra]], [[Francia]] e in altri paesi europei facendo conoscere le sue opere. In un'esposizione a [[Parigi]] presentò più di cinquecento quadri che gli fruttarono un riconoscimento senza eguali non solo in [[Europa]] ma anche in [[America]] dove nel [[1909]] ottenne un altro strepitoso successo esponendo quadri come ''Sol de tarde'' o ''Nadadores''. Nel [[1911]] espose al City Art Museum di [[St. Louis (Missouri)|St. Louis]] e nell'[[Art Institute of Chicago|Art Institute]] di [[Chicago]]. Tra il [[1913]] e il [[1919]] dipinse quattordici giganteschi murales nelle sale della Hispanic Society of America di [[New York]] dove illustrò scene tipiche delle diverse regioni della [[Spagna]] e del [[Portogallo]]. La misura di quest'opera è di tre metri d'altezza per settanta di lunghezza: un autentico monumento alla ''hispanidad''.<br />
== Storia ==
=== Le origini ===
[[File:Caproni CA 1.jpg|thumb|Tavola prospettica del [[Ca.1]], il primo velivolo realizzato]]
 
Il [[Meadows Museum|Museo Meadows]] di [[Dallas]] sviluppò un'esposizione a lui dedicata, esplorando per la prima volta la relazione unica di Sorolla con gli [[Stati Uniti d'America]] all'inizio del XX secolo. Essa ebbe inizio al Museo Meadows (13 dicembre 2013 – 19 aprile 2014), per poi spostarsi al [[San Diego Museum of Art]] ([[San Diego]], 30 maggio – 26 agosto 2014) e poi alla [[Mapfre|Fondazione MAPFRE]] a Madrid (23 settembre 2014 – 11 gennaio 2015).<ref>{{cita web|titolo=Sorolla & America|url=http://smu.edu/meadowsmuseum/about_Sorolla.htm|editore=Meadows Museum, Dallas|accesso=20 aprile 2013|lingua=en|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130407144955/http://smu.edu/meadowsmuseum/about_Sorolla.htm|dataarchivio=7 aprile 2013}}</ref>
[[Giovanni Battista Caproni|Giovanni Battista "Gianni" Caproni]] era originario di [[Arco (Italia)|Arco]] ([[Provincia di Trento|TN]]) nell'allora [[Impero Austro-Ungarico]], dopo gli studi compiuti tra [[Monaco di Baviera]] e [[Liegi]], ed un successivo soggiorno a [[Parigi]], volle dedicarsi costruzione di aerei scegliendo di svolgere la sua attività in territorio italiano, in quanto la sua famiglia era di solide tradizioni [[irredentismo|irredentiste]].
 
Nel [[1914]] fu nominato accademico e dopo aver terminato la monumentale opera insegnò tecnica del colore e della composizione nella Scuola di Belle Arti di Madrid, diffondendo il suo stile luminista nella società dell'epoca.<br />
Il suo primo velivolo a motore compì il primo volo il 27 maggio [[1910]] a [[Cascina Malpensa]], dove aveva iniziato la sua attività di costruttore aeronautico.
Altrettanto importante fu la sua produzione come ritrattista. Fra i personaggi più importanti da lui ritratti ricordiamo: [[Juan Ramón Jiménez]], il re [[Alfonso XIII]], [[Vicente Blasco Ibáñez]], [[José Ortega y Gasset]].
 
La sua attività fu interrotta inaspettatamente nel [[1920]] a seguito di un infarto mentre stava dipingendo.
Morì il 10 agosto [[1923]] nella sua casa di [[Cercedilla]].<br />
A Madrid gli è stato dedicato il Museo Sorolla.<ref>'''Museo Sorolla'''. Nel [[1932]] nella casa di [[Madrid]] del pittore fu inaugurato il museo a lui dedicato e voluto dalla sua vedova, Clotilde García del Castillo che a questo scopo, nel [[1925]], lasciò tutti i suoi beni allo Stato spagnolo. Primo direttore fu l'unico figlio maschio del pittore, Joaquín Sorolla García, che a sua volta, alla sua morte nel [[1948]] lasciò altri quadri e beni al museo. Il Museo Sorolla dal [[1973]] è statale, e il suo patrimonio è stato incrementato nel tempo con acquisti.</ref>
 
== Opere scelte ==
[[File:Sorolla - Pescadores recogiendo las redes.jpg|thumb|''Pescadores recogiendo las redes'', conservato alla [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea]]]]
*''El crit del palleter''
*''El entierro de Cristo''
*''Sol de tarde''
*''Nadadores''
*''Madre e hija''
*''Pescadora valenciana''
*''Visión de España''
*''Triste herencia''
*''I encara diuen que el peix és car''
* ''[[Bambini sulla spiaggia]]'' (1910)
 
Dipinse inoltre un ritratto di [[José Luis Benlliure López de Arana]], esposto al museo di Belle Arti di Valencia.
 
== Onorificenze ==
 
{{Onorificenze
 
|immagine=Alfonso XII Spain.png
Verso la fine del 1910, Gianni Caproni si trasferì a [[Vizzola Ticino]] ([[Provincia di Varese|VA]]), e a partire dal [[1911]] si concentrò sulla costruzione di [[monoplano|monoplani]]. Il primo, il [[Caproni Ca.8|Ca.8]], compì il primo volo il 13 giugno 1911. Questa serie di aerei, da Ca.8 a [[Caproni Ca.16|Ca.16]], fu più fortunata e ne vennero realizzati complessivamente 71 esemplari tra prototipi e modelli di serie. Nel frattempo Caproni aveva infatti affiancato all'azienda aeronautica la Scuola di Aviazione Caproni. Con questi modelli iniziò anche ad affermarsi il prestigio di Caproni e della sua ditta a livello nazionale ed internazionale. In quegli anni infatti il [[Caproni Ca.11|Ca.11]] conquistò il primato di velocità nazionale, ed il [[Caproni Ca.12|Ca.12]] il primato mondiale. Proprio con il Ca.12 ci fu anche il primo servizio aereo per un passeggero pagante in Italia, il 22 aprile [[1912]] al [[Lido di Venezia]].
|nome_onorificenza=Gran Croce dell'Ordine civile di Alfonso XII
 
|collegamento_onorificenza=Ordine civile di Alfonso XII
Da questa serie di monoplani venne sviluppato il [[Caproni Ca.18|Ca.18]], destinato al 1º concorso militare italiano che si tenne all'inizio del 1913. L'aereo non ottenne inizialmente commesse, proprio mentre la ditta iniziava a trovarsi in difficoltà economiche, e nell'estate 1913 venne rilevata dal Regio Esercito, ma Giovanni Battista Caproni rimase come direttore tecnico dello stabilimento. A fine del 1913 venne effettuato un ordine per un lotto di Ca.18, che andarono ad equipaggiare la [[15ª Squadriglia da bombardamento Caproni]], la prima ad impiegare velivoli di costruzione e progetto italiani.
|motivazione=
 
|data=29 novembre 1902<ref>Gaceta de Madrid n° 333 del 29 novembre 1902, pagina 721.</ref>
=== La prima guerra mondiale ===
}}
[[File:Caproni Ca.33 - Armée de l'Air.jpg|thumb|Un [[Caproni Ca.33|Ca.33]] dell'aviazione francese]]
Nel 1913 Caproni aveva iniziato a progettare un [[biplano]] plurimotore da [[bombardamento]], il [[Caproni Ca.31|Ca.30]]. Nonostante le vicissitudini della ditta poté continuare a lavorare sul progetto, che godeva dell'appoggio di [[Giulio Douhet]], comandante del [[Battaglione Aviatori]] e tra i primi teorici del [[bombardamento strategico]]. Il prototipo [[Caproni Ca.31|Ca.31]], che differiva dal progetto preliminare del Ca.30 per l'installazione dei 3 motori vide la luce solo nell'ottobre [[1914]], quando compì il primo volo ai comandi di [[Emilio Pensuti]]. Il ritardo era dovuto all'opposizione del generale [[Maurizio Moris]], ispettore dell'Aeronautica, che lo giudicava un progetto "militarmente inutile e tecnicamente sbagliato", e solo grazie a Douhet che si assunse le responsabilità della costruzione, occultandola agli alti vertici, il primo dei bombardieri Caproni poté essere realizzato.
Nel 1915, con l'entrata in guerra dell'Italia, il Regio Esercito decise di avviare la produzione in serie dell'aereo progettato da Caproni, affidando il compito alla S.S.A.I.- Società per lo sviluppo dell'Aviazione in Italia, costituita da banchieri, industriale e senatori, che si impegnò a rilevare e ampliare lo stabilimento di Vizzola e alla costruzione di un nuovo stabilimento a Taliedo, nella periferia di [[Milano]], nei pressi dell'attuale [[Aeroporto di Milano-Linate]], in quella che oggi è via Mecenate (infatti esistono ancora i capannoni, oggi utilizzati dalla Rai per i propri studi televisivi). Fra i primi piloti ad usare aerei Caproni per azioni di guerra va citato l'eroe di guerra [[Luigi Ridolfi]].
 
Nel 1917 Gianni Caproni, insieme al fratello Federico, rilevò l'azienda che assunse il nome di "Società Italiana Caproni" con stabilimenti a Vizzola Ticino e Taliedo. Nel 1929 cambierà definitivamente il nome il "Aeroplani Caproni s.a.".
 
Iniziava così l'epopea dei trimotori Caproni, che utilizzati dalle aeronautiche italiana, [[Francia|francese]], [[Regno Unito|britannica]] e [[USA|statunitense]], divennero il bombardiere [[Alleati della prima guerra mondiale|alleato]] più utilizzato, con oltre 1.100 esemplari prodotti nelle diverse serie, che includevano i [[biplano|biplani]] [[Caproni Ca.32|Ca.32]], [[Caproni Ca.33|Ca.33]], [[Caproni Ca.44|Ca.44, Ca.45 e Ca.46]] ed i [[triplano|triplani]] [[Caproni Ca.40|Ca.40, Ca.41, Ca.42 e Ca.43]].
 
In particolare l'ultimo rappresentante della famiglia, il Ca.44, e le sue varianti con differenti motorizzazioni, era stato protagonista di un massiccio ordine di 3.650 esemplari, che dovevano essere realizzati da diverse ditte. La fine del conflitto e problemi nella messa a punto dei motori, fecero sì che delle diverse serie di questi trimotori ne venissero realizzati circa 600 esemplari.
[[File:Caproni Ca.20.jpg|thumb|Il caccia monoplano [[Caproni Ca.20|Ca.20]]]]
 
Grazie al successo dei trimotori, la Caproni ed il suo fondatore sono oggi ricordati come pionieri dei velivoli da bombardamento. È invece poco noto che furono anche tra i pionieri della [[aereo da caccia|caccia]]. Nel 1914, infatti, Caproni derivò dal [[Caproni Ca.18|Ca.18]], il [[Caproni Ca.20|Ca.20]], il primo esempio di caccia monoplano concepito per questo scopo. L'aereo rimase però allo stadio di prototipo.
 
=== Tra le due guerre mondiali ===
[[File:Caproni Ca.100.jpg|thumb|Un [[Caproni Ca.100]].]]
Terminato il conflitto e ridimensionate le possibilità di sviluppo della produzione dei bombardieri, la Caproni iniziò la riconversione dei trimotori da bombardamento come [[aereo di linea|aerei di linea]]. Gianni Caproni fu infatti tra i primi ad intuire le potenzialità del trasporto passeggeri<ref>[http://www.aerei-italiani.net/aviazionecommerciale_1919.htm www.aerei-italiani.net] Articolo sui progetti di Giovanni Battista Caproni originariamente pubblicato su "Il secolo XX" - gennaio 1919 :
</ref>.
I trimotori Caproni convertiti come aerei civili non ottennero però significativi successi, forse anche perché il loro stesso progettista immaginava che il mercato civile fosse già maturo per aerei più grandi. Tra il 1920 ed il 1921, Caproni si dedicò così ad un progetto particolarmente visionario, il [[Caproni Ca.60|Caproni Ca.60 ''Transaereo'']], un gigantesco [[idrovolante|idrovolante a scafo]] per 100 passeggeri, destinato a rotte transatlantiche, che adottava una tre gruppi di ali triplane in tandem sopra la fusoliera a scafo. Il gigante dell'aria riuscì a compiere solo un breve balzo il 4 marzo 1921, prima di essere distrutto nell'[[hangar]] dove era ricoverato per le riparazioni.
 
Nel primo dopoguerra entrò a far parte della ditta l'ingegner [[Rodolfo Verduzio]], che prima affiancherà Gianni Caproni nella progettazione dei velivoli, per poi diventare il principale progettista della ditta. In questo periodo, grazie al lavoro congiunto di Caproni e Verduzio, con la collaborazione di [[Umberto Nobile]] venne realizzato il [[Caproni Ca.73|Ca.73]], il primo aereo italiano con costruzione interamente metallica. L'aereo, un biplano bimotore da [[aereo da trasporto|trasporto]] o bombardamento, compì il primo volo nel 1924 e rimase la spina dorsale dei reparti da bombardamento della [[Regia Aeronautica]] fino ai primi anni trenta.
 
[[File:Hydravion Come 10.JPG|thumb|left|Un Ca.100 ''Idro'' ancor oggi in condizioni di volo, presso l'Aeroclub del [[Lago di Como]].]]
 
Anche se orientata verso un mercato più ampio, la Caproni, non tradì la riconoscenza nei confronti di [[Giulio Douhet]], tra i primi teorici del [[bombardamento strategico]], e la cui ferma fiducia nei confronti del progetto [[Caproni Ca.31|Ca.30-Ca.31]] aveva consentito alla Caproni di costruirsi la sua fama. Nella seconda metà degli anni venti iniziarono così a vedere la luce diversi progetti di bombardieri pesanti, che vennero testati dalla 62<sup>a</sup> Squadriglia "Bombardieri Giganti". Tra questi il [[Caproni Ca.90|Ca.90]], il più grande aereo terrestre del periodo e che ancora detiene il primato di più grande biplano mai costruito. Questi velivoli rimasero però tutti allo stadio di prototipo, in quanto la [[Regia Aeronautica]] preferì investire sui bombardieri medi.
 
All'inizio del [[1918]] l'azienda concluse un accordo con le [[Officine Meccaniche Reggiane]], che furono poi rilevate negli [[anni 1930|anni trenta]]. Le stesse erano infatti tra le ditte impegnate nel massiccio ordine per i [[biplano|biplani]] trimotori da bombardamento della famiglia dei [[Caproni Ca.44|Caproni Ca.44, Ca.45 e Ca.46]] (''Ca.5 con la designazione del Regio Esercito''). Di tale commessa di 300 esemplari ne venne solo avviata la produzione, e forse soltanto un esemplare venne assemblato negli stabilimenti di Reggio Emilia, con parti provenienti da altri stabilimenti.
 
A cavallo degli anni venti e trenta la Caproni si consolidò sul mercato nazionale ed internazionale. Tra le acquisizioni più rilevanti del periodo, quella della [[Isotta Fraschini]]. Oltre ai progetti sviluppati indipendentemente dalle diverse consociate (vedi [[#Il gruppo Caproni|Il gruppo Caproni]]), alcuni progettisti esterni al gruppo, [[Secondo Campini]], [[Luigi Stipa]], [[Ercole Trigona]] e l'ingegner Chiodi, trovarono nella Caproni esperienza e risorse per realizzare le loro idee.
[[File:Bundesarchiv Bild 102-09373, Mailand, Italienisches Grossflugzeug.jpg|thumb|Il mastodontico [[Caproni Ca.90]].]]
Tra questi i velivoli più noti sono quelli dell'ingegner [[Luigi Stipa]] e dell'ingegner Campini. Lo [[Stipa Caproni]], del 1932, servì da banco di prova volante per sperimentare l'elica intubata; il prototipo non ebbe seguito, e solo successivamente Lugi Stipa ne riprese lo sviluppo in [[Francia]]. Mentre il [[motoreattore|motogetto]] sperimentato sul [[Campini-Caproni C.C.2|Campini C.C.2]] del 1940, secondo aereo [[motore a getto|a getto]] del mondo, venne valutato per equipaggiare il progetto del [[Caproni Ca.183bis|Ca.183bis]]. Questo caccia d'alta quota, avrebbe dovuto utilizzare il compressore Campini come ausilio al motore [[Daimler-Benz DB 605]] in quota, ma non arrivò al completamento del prototipo per lo stallo industriale seguito all'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] dell'8 settembre 1943.
 
Tra i velivoli prodotti in serie in questo periodo dalla ditta i più significativa sono i monoplani ad ala alta da trasporto e bombardamento della famiglia: [[Caproni Ca.101|Ca.101]]-[[Caproni Ca.111|Ca.111]]-[[Caproni Ca.133|Ca.133]]. Questi trimotori e monomotori furono largamente impiegati nelle colonie, in particolare durante la [[guerra d'Etiopia]], e rimasero in servizio per compiti secondari anche durante al seconda guerra mondiale. Trovarono anche un discreto successo nell'esportazione
 
Gli Trenta rappresentarono anche l'apice della tecnologia aeronautica italiana in termini di conquista di primati, raid e trasvolate. Sebbene siano note soprattutto le gesta degli [[Idrovolante#Idrocorsa|idrocorsa]] [[Aermacchi|Macchi]], e dei [[Savoia-Marchetti S.55]] e [[Savoia-Marchetti S.M.79|S.M.79]], anche gli aerei Caproni furono impiegati in record e trasvolate: il biplano [[Caproni Ca.161|Ca.161]] detiene ancor oggi il primato di altezza per aerei con [[Motore a combustione interna|motore a pistoni]], con 17.176 [[metro|m]]. Un Ca.101 fu invece impiegato in due raid, un [[Milano]]-[[Mosca (Russia)|Mosca]] e uno in [[Africa]].
 
Nella seconda metà degli Trenta il gruppo Caproni si arricchì dell'esperienza di due noti progettisti: [[Giovanni Pegna]] (dalla [[Piaggio Aero Industries|Piaggio]] alla [[Reggiane]]), [[Cesare Pallavicino]] (dalla [[Società Italiana Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche|Breda]] alla Caproni Bergamasca) e [[Raffaele Conflenti]], già direttore tecnico della [[SIAI-Marchetti|Società Idrovolanti Alta Italia]], della [[Chantiers Aéro-Maritimes de la Seine|Chantiers Aéro-Maritimes de la Seine (CAMS)]] e della [[CRDA CANT|Cantieri Riuniti dell'Adriatico (CRDA)]].
 
==== Il gruppo Caproni ====
Il gruppo Caproni negli Trenta arrivò ad includere più di 20 società. L'attività di queste ditte era principalmente nel settore aeronautico: produzione dei velivoli Caproni, produzione su licenza (in particolare di velivoli [[SIAI-Marchetti|Savoia-Marchetti]]), sviluppo di progetti in maniera autonoma. Grazie alla [[Isotta Fraschini]] acquisita nel 1932, ed alla [[Motori marini Carraro]], l'azienda estese la sua attività anche al settore dei motori ed a quello navale.
Il gruppo Caproni aveva aziende collegate anche all'estero: [[USA|Stati Uniti]], [[Belgio]], [[Bulgaria]] e [[Perù]].
 
===== Le consociate =====
*'''Cantieri Aeronautici Bergamaschi (CAB) – Caproni Bergamasca''':
I velivoli realizzati e sviluppati da questa consociata sono quelli della serie 300. Tra questi, quello di maggior successo fu la serie di bimotori progetta da [[Cesare Pallavicino]], [[Caproni Ca.309|Ca.309]], [[Caproni Ca.310|Ca.310]], [[Caproni Ca.311|Ca.311]], [[Caproni Ca.313|Ca.313]] e [[Caproni Ca.314|Ca.314]]. La serie di velivoli trovò ampio sbocco all'estero. Prima dei bimotori la ditta si era cimentata nell'assaltatore [[Caproni A.P.1]] (il cui codice interno della Caproni era Ca.301) che rispondeva alle specifiche della Regia Aeronautica stilate negli anni 1930: incursioni a bassa quota con un carico di caduta in grado di distruggere edifici e concentramenti di truppe e mezzi. Inoltre, dato che doveva poter operare senza scorta della caccia, doveva essere in grado di difendersi con l'armamento di bordo.
[[File:Ap1p.jpg|thumb|Un [[Caproni A.P.1]] prodotto per il Paraguay]]
 
*'''Aeroplani Caproni Trento''':
Questa ditta sopravvisse al crollo della casa madre come officina per la manutenzione e riparazione di velivoli. Nel 1951 progettò il [[Caproni Trento F.5]] un piccolo biposto da addestramento potenziato da un [[turboreattore]].
 
*'''Caproni Vizzola''':
La ditta costruttrice di [[aliante|alianti]], con sede a [[Vizzola Ticino]], fu l'ultima delle diverse consociate a restare in attività. Tra il 1939 ed il 1943 sviluppò diversi prototipi di [[Aereo da caccia|caccia]]: i [[Caproni Vizzola F.4|Caproni F.4]], [[Caproni Vizzola F.5|F5]] e [[Caproni Vizzola F.6|F6]]. Nei primi [[Anni 1980|anni ottanta]] sviluppò il [[Caproni Vizzola C-22J]] un biposto da addestramento basico, derivato da uno dei motoalianti a getto prodotti dalla ditta. Allo sviluppo partecipò anche l'[[Agusta]], ma il progetto non ebbe seguito. Questo è stato l'ultimo velivolo a portare il nome della Caproni, la più antica fabbrica aeronautica italiana.
 
*'''[[Officine Meccaniche Reggiane|Reggiane]]''':
La ''Officine Meccaniche Italiane di [[Reggio Emilia]] (Reggiane)'' è tra le diverse consociate la più famosa, avendo sviluppato i caccia della serie 2000, impiegati dalla Regia Aeronautica ed esportati anche in [[Svezia]] e [[Ungheria]]. La Reggiane, originariamente ditta ferroviaria, durante la prima guerra mondiale era tra le ditte destinate alla produzione dei bombardieri della serie [[Caproni Ca.44|Ca.44]], ma entrò ufficialmente a far parte del gruppo Caproni solo nel 1935.
 
*'''[[Kaproni Bulgarski]]''':
La ditta [[Avia]], fondata come sussidiaria della ditta [[Cecoslovacchia|cecoslovacca]] [[Aero Vodochody|Aero]] nel [[1926]] a [[Kasanlak]] in [[Bulgaria]], venne acquisita nel [[1930]] dalla Caproni. La ditta principalmente produsse su licenza i velivoli della Casa Madre, ma sviluppò anche alcuni progetti indipendenti, come [[Kaproni Bulgarski KB 11|KB 11 Fazan]] ([[fagiano]] in [[lingua bulgara]]). Il 15 settembre [[1942]] la ditta venne nazionalizzata, e ribattezzata DSF Kasanlak. I direttori tecnici italiani Caligaris e Picini rimasero comunque al loro posto.
 
*'''Caproni Aeronautica Peruana''':
La società venne creata nel [[1934]] in [[Perù]], principalmente per fornire uno sbocco commerciale e manutenzione ai velivoli della casa madre. La Caproni, con un contratto con il governo locale, nel [[1935]] assunse una posizione monopolistica con un termine di 2 anni per quanto riguarda manutenzione e costruzione di velivoli. Venne costruito su licenza anche il Ca.100 in 12 esemplari.
 
===== Motori e attività navale =====
[[File:Mališan CB-20.JPG|thumb|Un [[Caproni CB]]]]
 
Gianni Caproni ebbe una storia rilevante anche come costruttore navale, di imbarcazioni e di motori, nei primi Trenta rilevò la [[Isotta Fraschini]] che oltre alle auto produceva poderosi motori marini che vennero montati sui cosiddetti MAS (''[[Motoscafo armato silurante]] o Motoscafo Antisommergibili'') o le MTB [[motosilurante|motosiluranti]], questi mezzi furono esportati in: Turchia, Giappone, Russia, Gran Bretagna e Svezia.
Oltre alla produzione di motori per uso marittimo, lo Stabilimento Aeroplani Caproni di Taliedo, mise a frutto la sua capacità industriale per sviluppare un tipo di motovedetta ed in seguito progettò e produsse i [[sommergibile tascabile|sommergibili tascabili]] [[Caproni CA]] e [[Caproni CB]], con equipaggio di tre persone. Verso la fine della [[seconda guerra mondiale]] la ditta iniziò a produrre il [[Siluro San Bartolomeo]], versione modificata del cosiddetto [[Siluro a lenta corsa|SLC (Siluro a Lenta Corsa)]].
 
=== La seconda guerra mondiale ===
[[File:Reggiane Re.2002.jpg|thumb|Il [[Reggiane Re.2002]]]]
I [[Caproni Ca.111|Ca.111]]-[[Caproni Ca.133|Ca.133]] che avevano rappresentato la spina dorsale dei reparti da trasporto e bombardamento italiani negli Trenta, all'inizio della seconda guerra mondiale erano stati sostituiti da velivoli di altre ditte ([[Savoia-Marchetti S.M.79|S.M.79]], [[Savoia-Marchetti S.M.81|S.M.81]], [[Fiat B.R.20|B.R.20]] e [[CANT Z.1007|Z.1007bis]]), e rimanevano in servizio di prima linea solo in [[Africa Orientale Italiana]], essendo nella madrepatria relegati ormai a compiti secondari.
 
Per il concorso Caccia C del 1939, Caproni presentò un velivolo completamente nuovo: il [[Caproni Ca.350]], progettato dall'ing. [[Cesare Pallavicino]], che non venne però accettato perché monomotore. L'aereo ben disegnato e apparentemente interessante non fu mai prodotto.
 
A vedere l'azione durante la [[seconda guerra mondiale]] furono due famiglie di velivoli, nessuna delle quali prodotta dalla casa madre di [[Taliedo]]: i [[aereo da caccia|caccia]] [[Officine Meccaniche Reggiane|Reggiane]] e i bimotori multiruolo della serie [[Caproni Ca.309|Ca.309]]- [[Caproni Ca.310|Ca.310]]- [[Caproni Ca.311|Ca.311]]- [[Caproni Ca.313|Ca.313]]- [[Caproni Ca.314|Ca.314]] progettati da [[Cesare Pallavicino]] dei Cantieri Aeronautici Bergamaschi (Caproni Bergamasca).
 
Al concorso indetto il 5 gennaio 1938 dalla Regia Aeronautica per un caccia monoplano ad ala bassa con [[Carrello d'atterraggio|carrello retrattile]], parteciparono due aziende del gruppo Caproni: la Reggiane, con il [[Reggiane Re.2000|Re.2000]], e la Caproni Vizzola, con l'[[Caproni Vizzola F.5|F.5]]. Entrambi i velivoli si dimostrarono superiore ai [[Fiat G.50|G.50]] e [[Macchi M.C.200|M.C.200]], vincitori del concorso ministeriale. Dei due caccia Caproni venne ordinato solo un piccolo lotto ciascuno, ma il Re.2000, si rifece trovando sbocco nell'esportazione. I successivi modelli Reggiane, [[Reggiane Re.2001|Re.2001]], [[Reggiane Re.2002|Re.2002]] e [[Reggiane Re.2005|Re.2005]], trovarono maggiore impiego da parte della [[Regia Aeronautica]], comunque i successivi caccia Fiat e Macchi avevano presto colmato il divario che li separava dai velivoli di [[Reggio Emilia]]. L'[[Caproni Vizzola F.6|F.6]] sviluppo successivo della casa di [[Vizzola Ticino]], con differenti motorizzazioni, F.6M ed F.6Z, rimase invece al solo stadio di prototipo.
 
[[File:Caproni Ca.311.jpg|thumb|Il bimotore [[Caproni Ca.311|Ca.311]]]]
 
Al contrario dei caccia Reggiane e Caproni Vizzola, i bimotori della Caproni Bergamasca entrarono in servizio praticamente senza contendenti: L'unico velivolo concorrente e dalle prestazioni superiori, il [[Fiat C.R.25|C.R.25]] vene realizzato in unico lotto, per evitare di distogliere la Fiat dalla produzione dei caccia e soprattutto perché la produzione di motori [[Fiat A.74 RC 38|Fiat A.74]] che lo equipaggiavano doveva essere destinata tutta alla caccia. Sebbene il [[Caproni Ca.310|Ca.310]], prima, ed il [[Caproni Ca.313|Ca.313]], poi, avessero trovato un buon successo nelle esportazioni, con tanto di ordini da parte di [[Francia]] e [[Regno Unito]], la famiglia di bimotori si rivelò deludente sotto molti punti di vista, e solo gli esemplari delle ultimi serie raggiunsero produzioni accettabili. Principale difetto era la scarsa potenza dei propulsori [[Isotta Fraschini]]. Alla carenza di prestazioni, che faceva di questi aerei una facile preda della caccia nemica, si accompagnavano delle caratteristiche di volo scarse in termini di manovrabilità. I modelli successivi al Ca.310 si rivelarono comunque soddisfacenti nei ruoli di ricognitori o di scorta convogli, anche se in quest'ultimo caso forse troppo vulnerabili. Pessimi furono invece i risultati dell'impiego dei Ca.310 come assaltatori in Africa settentrionale, ruolo in cui erano stati adattati in emergenza per rimpiazzare i [[Breda Ba.88]], le cui gravi deficienze ne avevano reso impossibile l'impiego operativo. D'altronde i Ca.310 usati come assaltatori provenivano da un lotto di 33 velivoli venduti all'[[Ungheria]] nel [[1939]], ma ritornati all'Italia l'anno successivo. Gli ungheresi, insoddisfatti dai Ca.310, optarono per un cambio con i bimotori [[Caproni Ca.135]], velivolo non particolarmente brillante già in servizio con la [[Magyar Királyi Honvéd Légierö]], ma che nelle prime fasi della guerra contro l'URSS ottenne diversi successi. Le industrie Caproni, nel [[1942]], si cimentarono anche nella costruzione di un innovativo [[prototipo]] di [[autoblindo]] leggero, denominato [[Autoblindo Vespa-Caproni|Vespa-Caproni]], che però non entrò mai in produzione.
 
L'Armistizio dell'8 settembre 1943, come per le altre industrie italiane, rappresentò la fine dei diversi programmi di sviluppo di nuovi velivoli. Non ebbero quindi in seguito la commessa per la produzione in serie del [[Caproni Ca.331|Ca.331B ''Raffica'']] e il completamento dei prototipo dei [[Caproni Ca.380|Ca.380 ''Corsaro'']] e [[Caproni Ca.183bis|Ca.183bis]].
Il controllo delle industrie del gruppo passò in mano ai tedeschi e la produzione finalizzata alle necessità belliche del Terzo Reich.
Ciò nonostante, all'interno degli stabilimenti si sviluppò una consistente azione resistenziale da parte di operai, impiegati e tecnici antifascisti, che organizzarono l'attività clandestina, con azioni di sabotaggio della produzione, con recupero di armi e viveri da inviare alle formazioni partigiane.
 
=== Il secondo dopoguerra ===
Il dopoguerra si aprì per la Caproni con una profonda crisi economica. A questo si aggiunse l'ordine di arresto spiccato nei confronti di Gianni Caproni per collaborazione con le forze occupanti tedesche e per aver favorito il regime [[Storia dell'Italia fascista|fascista]]. Questi venne poi assolto nel 1946 in fase istruttoria per non aver commesso il fatto.
 
A partire dall'anno successivo e fino al 1951 Caproni girò per il mondo alla ricerca di finanziatori e commesse, mentre la ditta investiva le sue ultime risorse per il progetto del piccolo bimotore da trasporto ''executive'' [[Caproni Ca.193|Ca.193]]. L'aereo volò per la prima volta il 13 maggio 1949, ma non ottenne alcun ordine, anche se l'aereo venne acquistato nel 1950 dalla [[Aeronautica Militare Italiana]].
 
Venne dunque avviata una riconversione produttiva, con la costruzione di autobus, automobili e ciclomotori, che portarono alla produzione fra l'altro alla costruzione dei tram romani della [[Tram ATAC: motrici bassotte|serie 2500]] e a quelli milanesi della [[Tram ATM serie 700|serie 700]], nonché alla riconversione in rimorchiate di alcuni [[Tram ATM serie 3000|tram milanesi]].
 
Nonostante le numerose commesse di lavoro, la stretta creditizia e scelte governative che privilegiarono gli interessi della FIAT, costrinsero al fallimento e alla chiusura dello stabilimento di Taliedo nel dicembre 1949, dopo aver licenziato circa 5.000 dipendenti.
 
Pochi anni dopo analoga sorte toccava alla Aeroplani Caproni Trento, che aveva sviluppato il biposto a getto [[Caproni Trento F.5]] su progetto dell'ingegner [[Stelio Frati]]. L'aereo volò per la prima volta il 20 maggio 1952. Anche questo aereo rimase senza ordini, e venne poi rilevato dall'Aeronautica Militare.
 
Ultimo velivolo a portare il nome Caproni, il [[Caproni Vizzola C-22J]], sviluppato alla fine degli [[anni 1970|anni settanta]], dalla Caproni Vizzola, produttrice di [[aliante|alianti]] e motoalianti. Sviluppato dal motoaliante A-21J Calif, volò per la prima volta il 21 luglio 1980. Il suo sviluppò continuò per qualche tempo dopo che la ditta venne rilevata dalla [[Agusta]], ma non venne mai prodotto in serie.
 
Gianni Caproni morì a Roma il 29 ottobre 1957, non prima di aver ricevuto dall'ambasciatore degli Stati Uniti d'America un ambito riconoscimento da parte del Presidente Eisenhower per quanto aveva fatto. Lasciò, a testimonianza del suo impegno nella nascita e nello sviluppo dell'aviazione, 170 progetti, oltre 160 brevetti, 170 tipi di aereo realizzati e 72 record conquistati.
 
===== Motociclette e settore motociclistico =====
 
Tra la fine degli anni quaranta e gli anni sessanta gli stabilimenti di Taliedo, Arco di Trento e Vizzola Ticino si dedicarono anche alla produzione di motocicli:
* la '''Caproni-Taliedo''' presentò nel 1946 un ciclomotore spinto da un [[motore a due tempi]] di 42&nbsp;cm³ (venduto anche singolarmente) con cambio idraulico a due marce e telaio molleggiato, la cui produzione non andò mai al di là di qualche esemplare;
* la '''Aeroplani Caproni Trento''' o '''Aerocaproni''', collaborò con la [[Ducati]], per la quale realizzava i telai del [[Ducati Cucciolo|Cucciolo]], della [[Ducati 60]], e in occasione del [[Salone di Milano]] 1951 presentò la motoleggera ''Capriolo 75'', con motore monocilindrico monoalbero e telaio in lamiera stampata, che ottenne un buon successo sia commerciale che sportivo. Ad essa si affiancò due anni dopo la bicilindrica boxer ''Cento50'', e nel 1956 il ''Capriolo 125'' monocilindrico. Nel 1957 l'azienda divenne di proprietà [[Trentino-Alto Adige|regionale]], cambiando nome in '''Aeromere''' (acronimo di Aero Meccanica Regionale) proseguendo la costruzione dei modelli di 75 e 125&nbsp;cm³, cui si affiancò anche un 100&nbsp;cm³. La produzione proseguì sino al 1962, cessando a causa della crisi che all'epoca coinvolgeva il settore motociclistico italiano;
* la ''Caproni-Vizzola'' presentò al Salone di Milano 1953 un modello con motore [[NSU Motorenwerke|NSU]] Max 250, cui se ne affiancò un altro con motore NSU Lux 200, un ciclomotore (sempre a motore NSU) e una 175&nbsp;cm³ con motore [[FBM (azienda)|FBM]]; la produzione cessò nel 1959.
 
===== Settore automobilistico =====
 
Negli anni sessanta la Caproni Vizzola si cimentò anche nella realizzazione di carrozzerie per autobus, abbastanza diffuso fu l'allestimento del piccolo urbano [[Fiat 414]].
 
== Aerei ==
{{vedi anche|Velivoli Caproni}}
{{...||aziende|arg2=aviazione}}
 
== Galleria fotografica ==
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<gallery>
File:Gianni Caproni 1918.jpg
File:Caproni_Ca.131.jpg
File:Caproni Ca. 114 02.jpg
File:Stipa Caproni a terra.jpg
File:Caproni Ca. 114 03.jpg
File:Annullo postale del primo trasporto postale in jet con il Campini Caproni CC2.jpg
</gallery>
</center>
 
== Note ==
<references />
 
== Voci correlate ==
* [[CarinaAureliano Massonede NegroneBeruete]]
* [[GiovanniDarío Battistade CaproniRegoyos]]
* [[Isotta Fraschini]]
* [[Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni]]
* [[Officine Meccaniche Reggiane]]
* [[Velivoli Caproni]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Caproni}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|1=http://www.aureliojimenez.com/pintura_siglo_xix.html|2=Pintores españoles del siglo XIX|lingua=es|accesso=12 aprile 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100803201232/http://www.aureliojimenez.com/pintura_siglo_xix.html|dataarchivio=3 agosto 2010|urlmorto=sì}}
*[http://www.museocaproni.it Museo Gianni Caproni] Il museo è situato nei pressi dell'[[Aeroporto di Trento]]
* {{en}} [https://web.archive.org/web/20080430085359/http://www.saint-andre.com/thoughts/sorolla.html Joaquín Sorolla, Painter] by Peter Saint-André
*{{cita web|http://www.ams.vr.it/Progetto_Caproni/Progetto_Caproni.htm|Gli aeroplani Caproni}}
* {{en}} [http://www.allpaintings.org/v/Impressionism/Joaqu%C3%ADn+Sorolla Sorolla en Allpaintings] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080505235424/http://www.allpaintings.org/v/Impressionism/Joaqu%C3%ADn+Sorolla |date=5 maggio 2008 }}. Gallería di 105 immagini.
*{{cita web|http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/volo/caproni.htm|Le Officine Caproni a Taliedo: storia e attualità}}
* {{es}} ritratto in piedi di Joaquin Sorolla - disegno di Alfredo Perez [http://descargas.cervantesvirtual.com/servlet/SirveObras/68027298214791618754491/206912.pdf?incr=1 La Ilustración Española y Americana del 22.9.1895 Anno XXXIX n.XXXV pagina 1-]
 
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