Cesare Romiti e Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2019 maggio 16: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
K.Weise (discussione | contributi)
 
BotCancellazioni (discussione | contributi)
Bot: aggiornamento pagina di servizio giornaliera per i conteggi del 16 maggio 2019
 
Riga 1:
{{Conteggio cancellazioni}}
{{Bio
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Start|12:49, 25 mag 2019 (CEST)}}
|Nome = Cesare
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 1 |voce = Georgij Michajlovič Romanov (1981) |turno = |tipo = consensuale |data = 2019 maggio 16 |durata = 10 giorni |multipla = }}
|Cognome = Romiti
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 2 |voce = Manuel Occhiello |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 maggio 16 |durata = 7 giorni |multipla = }}
|Sesso = M
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 3 |voce = Aqualand del Vasto |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 maggio 16 |durata = 7 giorni |multipla = }}
|LuogoNascita = Roma
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 4 |voce = A.C. Mallet |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 maggio 16 |durata = 7 giorni |multipla = }}
|GiornoMeseNascita = 24 giugno
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 5 |voce = Sindrome da carenza di acidi grassi essenziali |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 maggio 16 |durata = < un giorno |multipla = }}
|AnnoNascita = 1923
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Stop}}
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Attività = dirigente d'azienda
|Attività2 = imprenditore
|Attività3 = editore
|Nazionalità = italiano
|Immagine = DeMita Agnelli.jpg
|Didascalia = Cesare Romiti, in secondo piano, durante un incontro tra [[Gianni Agnelli]] e [[Ciriaco De Mita]] negli [[anni 1970|anni settanta]]
}}
 
== Biografia ==
Figlio di un impiegato delle [[Poste]], secondo di tre fratelli, si diploma ragioniere, si laurea a pieni voti in scienze economiche e commerciali studiando di notte e lavorando di giorno per mettere insieme qualche soldo dopo la morte del padre avvenuta a soli 47 anni.<ref>Paolo Madron, ''Date a Cesare...'', Milano, Longanesi & C, 1998, p. 21.</ref> Nel [[1947]] lavora per il Gruppo [[Bombrini Parodi Delfino]], azienda di [[Colleferro]], di cui assumerà la carica di [[direttore finanziario]] affiancando [[Mario Schimberni]], suo ex compagno di classe,<ref>Schimberni lo definirà "un ragazzo sfrontato, pieno di grinta, il più bravo di tutti con un'enorme facilità nell'imparare a memoria". Cfr Alberto Mazzuca, Giancarlo Mazzuca, ''La Fiat da Giovanni a Luca'', Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2004, pp. 310-311.</ref> che si occupa invece di amministrazione e controllo di gestione. Nel [[1968]], sempre a [[Colleferro]], ricopre la carica di [[direttore generale]] nella [[SNIA|Snia Viscosa]] dopo la fusione con la sua ex azienda. E proprio per seguire da vicino questa fusione, frequenta a Milano gli uffici di [[Mediobanca]] facendo una buona impressione ad [[Enrico Cuccia]]. Due anni più tardi l'[[Istituto per la Ricostruzione Industriale|IRI]] lo nomina direttore generale prima e [[amministratore delegato]] poi della compagnia aerea [[Alitalia]]. Lavora per un breve periodo ([[1973]]) alla [[Italstat]], azienda che lascia per approdare, sponsorizzato da Cuccia, al gruppo [[Fiat]] nell'ottobre del [[1974]], quindi nel periodo della crisi petrolifera.<ref>Dirà a Giampaolo Pansa: "Alla Fiat non avevano i soldi per fare le paghe e gli stipendi della fine dell'anno".Cfr ''Questi anni alla Fiat'', Milano, Rizzoli, 1988, p. 10.</ref> Nel [[1976]] diventa amministratore delegato in un triumvirato con [[Umberto Agnelli]] (lo stesso anno eletto senatore della DC in un collegio romano) e [[Carlo De Benedetti]] (resta alla Fiat solo tre mesi). Nella casa automobilistica ottiene i pieni poteri nel [[1980]] quando i due fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, vengono convinti da Mediobanca a passare la mano per evitare il peggio<ref>Massimo Mucchetti, ''Licenziare i padroni?'', Milano, Feltrinelli, 2003, p. 50.</ref> e ricopre anche il ruolo di presidente ([[1996]]-[[1998]]) succedendo a [[Gianni Agnelli]]. Per quasi un quarto di secolo è stato uno dei maggiori rappresentanti dei cosiddetti "poteri forti". Ammetterà: "In Fiat ho avuto praticamente carta bianca per venticinque anni".<ref>Testimonianza a Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', Milano, Longanesi, 2012, p. 190.</ref>
 
Nel 1998, anno della sua uscita dalla Fiat, percepì una buonuscita di circa 105 miliardi di vecchie lire per i suoi 25 anni di attività, più 99 miliardi di lire per il patto di non concorrenza. Pari, in totale, a 101,5 milioni di euro.<ref>{{Cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-09-22/quando-lasciare-poltrona-diventa-182930.shtml|titolo=Profumo è secondo nella classifica delle buonuscite più ricche. Romiti irraggiungibile|editore=[[Il Sole 24 ORE]]|data=22 settembre 2010|accesso=12 settembre 2014}}</ref>
 
== Gli anni alla Fiat ==
Per Romiti il primo problema è quello di assicurare liquidità alla casa automobilistica. Ed è personalmente coinvolto nell'operazione suggerita da Mediobanca che vede la [[Lybian Arab Foreign Bank]] acquisire il 10% della Fiat, investendo circa 360 miliardi di lire e pagando le azioni ad un prezzo quadruplo rispetto alle quotazioni di Borsa. Per [[Gheddafi]], scopre Gianni Agnelli incontrandolo a Mosca, si tratta di un puro investimento finanziario ma quei soldi libici, osserverà Romiti, "sono serviti molto".<ref>Alberto Mazzuca, Giancarlo Mazzuca, ''La Fiat da Giovanni a Luca'', op.cit. p. 325.</ref> Quindi concentra i suoi sforzi, in un periodo in cui in azienda c'è molta confusione e sono in molti a chiedersi se l'auto abbia un futuro,<ref>Testimonianza a Giampaolo Pansa, ''Questi anni alla Fiat'', op.cit., p. 16.</ref> le [[Brigate Rosse]] colpiscono anche dirigenti e capiofficina del gruppo, il sindacato è molto forte (nel [[1975]] Gianni Agnelli ha firmato in poche ore come presidente della [[Confindustria]] l'accordo sulla scala mobile accettando senza nemmeno discuterlo il massimo richiesto dal sindacato, cioè il punto unico di contingenza per tutte le categorie), nel riorganizzare la ''holding'' del gruppo: solo nel [[1980]] sarà pronto il primo bilancio consolidato.<ref>Marco Borsa con Luca De Biase, ''Capitani di sventura'', Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1992, p. 109.</ref>
 
Nel luglio 1980 Umberto Agnelli lascia gli incarichi operativi dopo avere rilasciato un'intervista a ''la Repubblica'' in cui chiede provocatoriamente la svalutazione della lira e la possibilità di operare come operano i concorrenti, cioè licenziando. Molte le polemiche. È Enrico Cuccia a chiedere il suo passo indietro sostenendo che le banche sono molto preoccupate per i debiti del gruppo<ref>Il settimanale ''Il Mondo'' scrive il 4 luglio in un servizio intitolato "Rosso Fiat" che i debiti superano gli 8 mila miliardi di lire.</ref> e chiedono interventi urgenti: Umberto si limiti quindi a fare l'azionista. E la stessa cosa chiede a Gianni Agnelli. Così, in questa netta separazione tra azionisti e ''management'', Romiti, che ha la piena fiducia di Cuccia, diventa amministratore delegato unico del gruppo. E affronta con decisione il nodo dei costi annunciando il licenziamento di 14 mila dipendenti. Lo scontro con il sindacato è forte, Mirafiori è bloccata dai sindacati per oltre un mese, [[Enrico Berlinguer]] assicura il sostegno del Pci nel caso di occupazione della Fiat ma tutto si risolve con la marcia per le vie di Torino di [[Marcia dei quarantamila|quarantamila persone]], molte sono quadri Fiat, che esprimono il loro malessere<ref>Colto in particolare da due ''manager'' Fiat, Luigi Arisio e Carlo Callieri. Cfr Marco Ferrante, ''Casa Agnelli'', Milano, Mondadori, 2007, p. 164.</ref> e chiedono di poter lavorare. Alla fine la pace torna in fabbrica. Romiti dirà: "Nei primi anni ottanta il silenzio del sindacato colpiva".<ref>Alberto Mazzuca, Giancarlo Mazzuca, ''La Fiat da Giovanni a Luca'', op.cit., p. 347.</ref> Il ministro del Tesoro [[Beniamino Andreatta]] segnalerà a Romiti come la svolta alla Fiat sia "l'unico fatto politico vero degli ultimi dieci anni: ha cambiato tutto il sistema delle relazioni industriali, ha messo ko il sindacato, ha ribaltato i rapporti tra classe politica e quella imprenditoriale".<ref>Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo'', Bologna, Minerva, 2017, p. 550.</ref>
 
La Fiat riprende a fare gli utili, lancia nuovi prodotti, sestuplica in fabbrica il numero dei robot, chiude nel 1982 lo stabilimento del [[Lingotto (comprensorio)|Lingotto]], aumenta gli investimenti, riduce il numero dei dipendenti (dai 320 mila nel 1980 ai 225 mila di sei anni più tardi), compra ''Il Corriere della Sera'' e la Rizzoli, l'Alfa Romeo, la Snia Bpd, la Toro assicurazioni, entra con la Gemina nella Montedison presieduta da Schimberni, si libera anche della presenza di Gheddafi e dei libici: ottengono (se ne occupano Romiti e [[Gianluigi Gabetti]]) sei volte tanto l'investimento effettuato dieci anni prima. Gianni Agnelli parlerà di "meravigliosi anni ottanta", i giornali di "strapotere Fiat", in un'intervista [[Bettino Craxi]] annovererà Romiti tra i "proconsoli energumeni" degli imperi industriali,<ref>Cfr Giampaolo Pansa, ''Questi anni alla Fiat'', op.cit., p. 222.</ref> [[Luciano Lama]] lo definirà "un estremista dell'impresa".<ref>Alberto Mazzuca. Giancarlo Mazzuca, ''La Fiat da Giovanni a Luca'', op. cit., p. 361.</ref> Nel [[1987]] la Fiat ha un fatturato proiettato verso i 40 mila miliardi di lire, cosa che fa dell'azienda torinese il secondo gruppo italiano, dietro all'Iri. Il merito è di Romiti e di [[Vittorio Ghidella]], il responsabile del settore auto, quello che azzecca una vettura dietro l'altra, dalla ''Uno'' alla ''Thema'', dalla ''Y10'' alla ''Croma''. Il [[1989]], con utili netti di ben 3300 miliardi di lire provenienti per l'85% dal settore auto, rappresenta il capolinea di quegli anni di forte sviluppo. Poi scoppia la guerra del Golfo e le vendite di auto calano, nel 1990 il marchio Fiat scende in Italia sotto il 40% e scivola al 10% in Europa. Gianni Agnelli pronuncia una frase diventata famosa: "La festa è finita".
 
== Scontri per il potere ==
Grintoso, aggressivo,<ref>Nel 1984 dirà a Gianni Minoli nella trasmissione ''Mixer'': "Io sono molto, molto più cattivo dell'avvocato Agnelli".</ref> intelligente<ref>"Un cartesiano rozzo" dirà Giampaolo Pansa in ''Questi anni alla Fiat'', op.cit., p. 221.</ref> tenace, ambizioso con il sogno di diventare il nuovo Valletta, estroverso, passionale, capace di mettere qualche bastone tra i piedi di Craxi e di [[Ciriaco De Mita]] parlando di "regurgiti anticapitalisti", galante e grande frequentatore dei salotti romani<ref>Testimonianza a Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', op.cit., p.218 e seguenti; Bruno Vespa con Candida Morvillo, ''La signora dei segreti'', Milano, Rcs Libri, 2015, p. 305.</ref> con un certo spirito di emulazione nei confronti di Gianni Agnelli,<ref>"Ma Romiti saprà mai, come Gianni Agnelli, possedere la chiave del messaggio universale?". Cfr Marie-France Pochna, ''Agnelli l'irresistibile'', Milano, Sperling & Kupfer, 1990.</ref> Romiti ha avuto all'interno della Fiat vari scontri per il potere nel suo lungo periodo trascorso a Torino. Il più importante è quello con Vittorio Ghidella, il genio del prodotto. I due hanno visioni strategiche diverse sul futuro della Fiat: Romiti è dell'idea che l'azienda non debba essere solo auto ma debba diversificarsi anche in altri settori, dalle telecomunicazioni all'aerospaziale, dando così vita ad una conglomerata con una guida accentrata in una ''holding'', Ghidella, per quanto non contrario alla diversificazione, pensa che l'auto debba avere le maggiori risorse. Nel dicembre 1987 Gianni Agnelli annuncia a [Marentino]], davanti a circa 200 ''top manager'' Fiat, che tra breve lascerà il suo ruolo al fratello Umberto e Romiti farà altrettanto con Ghidella. Umberto resta invece in panchina grazie alle pressioni di Cuccia che non ha in lui grande fiducia e sei mesi dopo Ghidella viene mandato via con una liquidazione d'oro.<ref>"Ottanta miliardi, frutto della rivendita alla Fiat del diritto d'opzione sul 40% della Ferrari concessogli a suo tempo". Ugo Bertone, ''Gli Agnelli - Atto II'', Milano, Boroli Editore, 2006, p. 16.</ref> Nell'arco di due anni saranno eliminati dall'azienda circa trecento dirigenti tecnici con timbro ghidelliano, sono proprio quelli che sanno fare l'auto. [[Marco Vitale (economista)|Marco Vitale]], economista d'impresa, parlerà di una "profonda svolta nella cultura della Fiat".<ref>"Gianni Agnelli non capisce (o fa finta di non capire) che quello scontro di potere segna una grande, profonda svolta nella cultura Fiat. La supremazia cioè dell'appartenenza a un clan rispetto alla professionalità che storicamente è invece sempre stata una delle grandi risorse dell'industria automobilistica torinese. Quando in un'industria succede questo, quell'industria è segnata". Cfr Marco Vitale, Guido Corbetta, Alberto Mazzuca, ''Il mito Alfa'', Milano, Egea, 2004.</ref>
 
Anche i rapporti con Umberto Agnelli, che ha appoggiato Ghidella, non sono buoni. In panchina alla Fiat sin dal 1980 ma molto attivo a livello dell'Ifil, la finanziaria di famiglia che insieme all'Ifi è azionista di riferimento della Fiat, tanto da avere creato un polo alimentare di tutto rispetto (con la [[Galbani]] alleata alla Bsn Danone, la [[Agnesi (azienda)|Agnesi]], la [[Ferrarelle]], una fetta della [[Star (azienda)|Star]]), Umberto Agnelli tiene gli occhi puntati su Romiti. Nel 1990 si dice contrario all'acquisizione della [[Chrysler]], suggerita da Romiti <ref>La Chrysler andrà poi alla Daimler. Romiti si chiederà: "Col senno di poi, cosa sarebbe accaduto se avessimo avuto il coraggio di farlo quell'accordo? La Fiat sarebbe molto più grande". Cfr. Alberto Mazzuca, Giancarlo Mazzuca, ''La Fiat da Giovanni a Luca'', op.cit., p. 373.</ref> e a partire dal gennaio [[1991]] comincia ad inviare a Romiti, ma soprattutto al fratello Gianni, una serie di lettere e ''memorandum'' roventi. Le lettere saranno poi sequestrate nel [[1995]] dai magistrati torinesi nell'ambito di un'inchiesta sui fondi neri della Fiat.<ref>I particolari in Paolo Griseri, Massimo Novelli, Marco Travaglio, ''Il processo'', Roma, Editori Riuniti, 1997. Stralci delle lettere anche in Massimo Mucchetti, ''Licenziamo i padroni?'', op.cit.</ref>
 
Nel [[1992]] Gianni Agnelli ribadisce che da lì a un anno avrebbe ceduto il suo ruolo al fratello Umberto, anche Romiti annuncia a sua volta che non sarebbe rimasto un minuto in più dell'Avvocato: "Siamo una coppia, insieme abbiamo lavorato, insieme ce ne andiamo".<ref>Alberto Mazzuca, Giancarlo Mazzuca, ''La Fiat da Giovanni a Luca'', op. cit., p. 377.</ref> Ma interviene Mediobanca: per dare liquidità all'azienda che ne ha di nuovo bisogno, [[Enrico Cuccia]] impone un aumento di capitale di 4200 miliardi, il più grande fatto sino ad allora in Italia. Chiede anche che Romiti resti nel suo incarico. Così il 28 settembre il consiglio d'amministrazione della Fiat rinnova per tre anni il mandato di Gianni Agnelli e di Romiti. Nel dicembre [[1995]] Agnelli fa sapere che nel marzo successivo, al compimento dei 75 anni, avrebbe ceduto la presidenza effettiva della Fiat a Romiti. Gli dice: "Lei non è molto più giovane di me, ma ha ancora due anni per arrivare alla fatidica soglia".<ref>Testimonianza a Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', op.cit., p. 143.</ref> Nella storia della Fiat Romiti sarà così il secondo presidente non appartenente alla famiglia e manterrà l'incarico fino al compimento dei 75 anni, nel giugno del [[1998]].
 
== Curiosità ==
=== Romiti-Schimberni ===
Da ragazzi Cesare Romiti e Mario Schimberni sono amici. Entrambi romani ed entrambi di famiglie di modesta condizione, si conoscono al Leonardo da Vinci, la scuola. Sono compagni di classe alle inferiori (corso C) mentre alle superiori frequentano, sempre nello stesso istituto, sezioni diverse. E poi si laureano entrambi in economia e commercio. Si sposano giovani: Romiti con una sua coetanea, Gina Gastaldi, Schimberni con Angela Peppicelli. Le due famiglie si frequentano, Romiti sarà anche il padrino di battesimo del primo dei figli di Schimberni.<ref>Alberto Mazzuca, ''Gardini il Corsaro. Storia della Dynsty Ferruzzi da Serafino alla Montedison e a Enrico Cuccia'', Bologna, Minerva Edizioni, 2013, p. 137.</ref> Si ritrovano, dopo aver fatto tutti e due diversi lavori, alla Bomprini Parodi Delfino, la principale azienda privata del centro sud, produttrice di insetticidi, detersivi, carrozze ferroviarie, soprattutto munizioni ed esplosivi. Sono entrambi assunti nel 1947. E lì fanno entrambi carriera. Quando la direzione generale viene divisa, Romiti diventa direttore della finanza, Schimberni direttore dell'amministrazione e del controllo di gestione.
 
Nel [[1968]] viene deciso in gran segreto di fondere la Bomprini con la [[Snia Viscosa]]. Se ne occupa in particolare Romiti, che spesso si reca anche a Milano negli uffici di Mediobanca e incontra Enrico Cuccia. Schimberni, lasciato all'oscuro della trattativa, scopre della fusione solo sui giornali.<ref>Paolo Madron, ''Date a Cesare...'', op.cit. p. 29.</ref> Tra i due è la rottura. Poi si ritroveranno di fronte negli anni ottanta, quando uno è amministratore delegato della Fiat e l'altro presidente della Montedison. Nel [[1983]] Romiti acquista in gran fretta, e senza dire nulla a Gianni Agnelli, [[Palazzo Grassi]] di Venezia portando via l'affare a Schimberni, che credeva di averlo già concluso.<ref>Testimonianza a Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', op.cit., p. 37.</ref> Nel 1985 è Schimberni a prendere il controllo della [[Bi-Invest]] di [[Carlo Bonomi]] grazie ad una "scalata" in Borsa compiuta da un finanziere molto abile, [[Francesco Micheli]]. L'operazione destabilizza il sistema di potere garantito da Mediobanca,<ref>[[Eugenio Scalfari]] commenterà: "L'operazione Bi-Invest non è stata una banale, per quanto spettacolare, scalata di Borsa; è stata uno dei momenti importanti di mutamento strutturale del sistema". Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo'', op.cit., p. 612.</ref> facendo irritare Cuccia e Agnelli, naturalmente anche Romiti.<ref>Testimonianza a Giampaolo Pansa, ''Questi anni alla Fiat'', op.cit. p. 247 e seguenti.</ref> Ma nell'irritazione di Romiti ha un peso rilevante l'aspetto psicologico: il fatto che sia stato proprio Schimberni "a gabbarlo, a essere più abile e spregiudicato di lui".<ref>Paolo Madron, ''Date a Cesare...'', op.cit. p. 175.</ref>
 
=== Romiti-De Benedetti ===
Nel 1988, raccogliendo la sua testimonianza per il libro ''Questi anni alla Fiat'', Giampaolo Pansa gli chiede a proposito dell'uscita dall'azienda di [[Carlo De Benedetti]]: come vi siete lasciati? E Romiti: "Non bene, e me ne dispiace. Lui vedeva in me l’uomo che l’aveva ostacolato nel suo proposito di essere l'unico a comandare in Fiat. Così, ci fu anche del malanimo, dell’amarezza un po' acida".<ref>Testimonianza a Giampaolo Pansa, ''Questi anni alla Fiat'', op.cit., p. 41.</ref> Ventiquattro anni più tardi, nel 2012, Romiti dice a Paolo Madron nel libro-intervista ''Storia segreta del capitalismo italiano'' di averlo incontrato la sera stessa della firma di separazione tra De Benedetti e la Fiat: "Cesare, io me ne vado ma ho messo una condizione: che tu prenda il mio posto alla testa della Gilardini. (...) Sulla sua insistenza che io diventassi presidente al posto suo, motivò la cosa dicendomi che si fidava solo di me".<ref>Testimonianza a Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', op.cit., pp. 62-63.</ref> Uno scherzo della memoria.<ref>Lo mette in evidenza Giorgio Meletti su ''Il Fatto Quotidiano'' il 29 maggio 2012.</ref>
 
== I processi ==
Anche il gruppo Fiat sarà travolto dalla bufera di Tangentopoli. Nell'aprile [[1997]] Cesare Romiti è condannato insieme ad altri ''manager'' dell'azienda. All'indomani della condanna esce una lettera di solidarietà a Romiti firmata da Enrico Cuccia e altri quaranta personaggi di primo piano della finanza e dell'imprenditoria italiana. Fa sensazione la presenza della firma di Cuccia, conosciuto per la sua grande riservatezza. Confiderà Romiti: "In quell'occasione ha giocato il mio strettissimo rapporto con Cuccia. E poi la convinzione che si stava esagerando. Cuccia diceva che la politica non si rendeva conto di essere arrivata a un tal punto di depravazione da rendere impossibile il lavorare onestamente".<ref>Testimonianza a Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', op.cit., p. 147.</ref>
 
Nel [[2000]] la [[Corte Suprema di Cassazione|Cassazione]] conferma la condanna a undici mesi e dieci giorni di reclusione per falso in bilancio, finanziamento illecito dei partiti e frode fiscale relativa al periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat, consigliere in [[RCS MediaGroup]] e [[Impregilo]]<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/10/20/cassazione-per-romiti-confermata-la-condanna.html|titolo=Cassazione, per Romiti confermata la condanna||editore=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=20 ottobre 2000|accesso=12 settembre 2014}}</ref>.
 
La Corte di Appello di Torino, in data 4 dicembre [[2003]], in accoglimento dell'istanza di incidente di esecuzione, ha revocato la sentenza di condanna per falso in bilancio dichiarando che il fatto per cui era stata emessa sentenza non è più previsto dalla legge come reato<ref>{{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/dicembre/05/Torino_revocata_condanna_Romiti_co_0_031205048.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140912121504/http://archiviostorico.corriere.it/2003/dicembre/05/Torino_revocata_condanna_Romiti_co_0_031205048.shtml|titolo=Torino, revocata la condanna di Romiti|editore=[[Il Corriere della Sera]]|data=5 dicembre 2003|accesso=12 settembre 2014|urlmorto=sì|dataarchivio=12 settembre 2014}}</ref>.
 
== Il dopo Fiat ==
Dopo l'uscita dalla Fiat e avere rifiutato due offerte (una dalla [[Zanussi]] e una da [[Silvio Berlusconi]])<ref>Testimonianza di Romiti a Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', op.cit., p. 186.</ref> diventa imprenditore in proprio. Guida la società finanziaria [[Gemina]] (come liquidazione aveva chiesto ad Agnelli la possibilità di acquistarne una quota)<ref>Testimonianza a Paolo Madron, ''Storia segreta del capitalismo italiano'', op. cit., 175.</ref> che controllava [[RCS MediaGroup|RCS]], di cui Romiti è stato presidente dal [[1998]] al [[2004]] (successivamente sarà presidente onorario) e la società di costruzioni e ingegneria [[Impregilo]]. Nel maggio [[2005]] entra nel patto di sindacato degli [[Aeroporti di Roma]]. Nel [[2007]] la famiglia Romiti (Cesare e i due figli Maurizio e Piergiorgio) viene progressivamente estromessa prima da Gemina, quindi da Impregilo, poi da Aeroporti di Roma.<ref>Nunzia Penelope, ''Vecchi e potenti'', Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2007, p. 131.</ref>
 
Romiti ha costituito nel [[2003]] la Fondazione Italia-Cina, che presiede dal 2004; la Fondazione raduna decine di personalità imprenditoriali ed aziende interessate al mercato cinese. Dal [[2006]] al [[2013]] è stato presidente dell'[[Accademia di Belle Arti]] di Roma.
 
È presidente onorario e membro del comitato esecutivo dell'[[Aspen Institute]].<ref>[http://www.aspeninstitute.it/istituto/comunita-aspen/organi-direttivi Organi direttivi Aspen].</ref>
 
== Vita privata ==
Sposato dal 1948 con una sua coetanea, Luigia Gastaldi, ''Gina'' per tutti, donna molto riservata, impegnata negli anni novanta nell'associazione Area per l'assistenza ai disabili, morta nel [[2001]]. Due i figli: Maurizio (1949) e Piergiorgio (1951).
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=OrdineLavoro.png
|nome_onorificenza=Cavaliere del lavoro
|collegamento_onorificenza=Ordine al merito del lavoro
|motivazione=Laureatosi in Scienze Economiche e Commerciali, entrò a far parte, nel 1947, del [[Bombrini Parodi Delfino|Gruppo BPD]], di cui divenne Direttore Generale. Nel 1968, a seguito della fusione BPD-Snia Viscosa, lo troviamo Direttore Generale Finanziario per il Coordinamento della [[SNIA]]. Nel 1970 passa all'[[Alitalia]] come Amministratore Delegato e successivamente, nel 1973, alla [[Italstat]] con lo stesso incarico. Nel 1974 entra a far parte dei quadri della Fiat e nel 1976 assume la carica di Amministratore Delegato della società torinese. Entrato nella FIAT nel momento della crisi energetica, si dedicò all'opera di risanamento finanziario concludendo, nel Novembre 1976, la nota operazione con la "Libyan Arab Foreign Bank". La sua opera in seno alla Fiat si è sviluppata con l'aumento della dimensione internazionale e con il rafforzamento degli insediamenti produttivi in Italia. Ne sono tappe la creazione della [[Iveco]], la realizzazione di nuovi stabilimenti in Brasile e in Venezuela, l'associazione con l'Alfa Romeo nella [[SOFIM]] di Foggia, l'acquisizione della Società [[Telettra]] nel settore delle telecomunicazioni. Particolare attenzione viene dedicata da Cesare Romiti anche al settore della formazione e dell'addestramento del personale. È autore di numerose pubblicazioni ed articoli in materia economico-industriale ed ha tenuto importanti conferenze su temi di attualità economica, nazionale ed internazionale.
|luogo=[[1978]]<ref name= quirinale />
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cordone di gran Croce OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
|collegamento_onorificenza=Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione=
|luogo=7 novembre [[1984]]<ref name = quirinale >{{Cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=906|titolo=Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana|editore=quirinale.it|accesso=12 settembre 2014}}</ref>
}}
 
== Opere ==
* ''Innovazione tecnologica università-impresa'', Bologna, CLUEB, 1987.
* ''Etica ed economia. Riflessioni dal versante dell'impresa'' con [[Giovanni Bazoli]], [[Vittorio Coda]], [[Giuseppe De Rita]], [[Gianfranco Dioguardi]], [[Giancarlo Lombardi]], [[Giancarlo Lunati]], [[Sergio Ricossa]], [[Jody Vender]], Milano, Il Sole 24 Ore, 1988.
* ''Questi anni alla Fiat'' con [[Giampaolo Pansa]], Milano, Rizzoli, 1988. ISBN 88-17-53623-7
* ''Storia segreta del capitalismo italiano'' con [[Paolo Madron]], Milano, Longanesi, 2012. ISBN 978-88-304-2812-6
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Marie-France Pochna, ''Agnelli l'irresistibile'', Milano, Sperling & Kupfer, 1990. ISBN 88-200-1028-3
* Marco Borsa con Luca De Biase, ''Capitani di sventura'', Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1992. ISBN 88-04-33929-2
* Paolo Griseri, Massimo Novelli, Marco Travaglio, ''Il processo'', Roma, Editori Riuniti, 1997. ISBN 88-359-4304-3
* Paolo Madron, ''Date a Cesare...'', Milano, Longanesi & C., 1998. ISBN 88-304-1497-2
* Massimo Mucchetti, ''Licenziare i padroni?'', Milano, Feltrinelli, 2003. ISBN 88-07-17073-6
* Alberto Mazzuca, Giancarlo Mazzuca, ''La Fiat da Giovanni a Luca'', Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2004. ISBN 88-8490-662-8
* Marco Vitale, Guido Corbetta, Alberto Mazzuca, ''Il mito Alfa'', Milano, Egea, 2004. ISBN 978-88-238-3264-0
* Ugo Bertone, ''Gli Agnelli - Atto II'', Milano, Boroli Editore, 2006. ISBN 88-7493-097-6
* Marco Ferrante, ''Casa Agnelli'', Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2007. ISBN 978-88-04-56673-1
* Nunzia Penelope, ''Vecchi e potenti'', Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2007. ISBN 978-88-6073-230-9
* Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica'', Bologna, Minerva, 2017. ISBN 978-88-738-1849-6
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|commons=Category:Cesare Romiti}}
 
== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|http://www.italychina.org/|Sito aziendale}}
*{{cita web|http://www.aspeninstitute.it/|Sito aziendale}}
 
{{Box successione
|carica = Presidente della [[Fiat]]
|immagine =
|periodo = [[1996]] - 22 giugno [[1998]]
|precedente = [[Gianni Agnelli]]
|successivo = [[Paolo Fresco]]
}}
{{Box successione
|carica = Presidente di [[RCS MediaGroup|RCS Editori]]
|immagine =
|periodo = 22 giugno [[1998]] - [[2004]]
|precedente = [[Alberto Ronchey]]
|successivo = [[Piergaetano Marchetti]]
}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Biografie}}
 
[[Categoria:Cavalieri di gran croce OMRI]]
[[Categoria:Fondatori di impresa]]
[[Categoria:Dirigenti di Alitalia]]
[[Categoria:Cavalieri del lavoro]]
[[Categoria:Persone legate alla Fiat]]