Michel de Montaigne e Discussioni utente:151.36.209.26: differenze tra le pagine

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{{Bio
|Nome = Michel Eyquem de
|Cognome = Montaigne
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bordeaux
|GiornoMeseNascita = 28 febbraio
|AnnoNascita = 1533
|LuogoMorte = Saint-Michel-de-Montaigne
|GiornoMeseMorte = 13 settembre
|AnnoMorte = 1592
|PreAttività=fu un
|Attività = filosofo
|Epoca = 1500
|Attività2 = scrittore
|Attività3 = politico
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità = noto anche come [[aforista]]
|Immagine = Montaigne-Dumonstier.jpg
|Didascalia = Montaigne ritratto con la catena dell'[[Ordre de Saint-Michel]] conferitagli nel [[1571]] da [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]]
}}
[[File:Unterschrift des Michel de Montaigne.png|thumb]]
== Biografia ==
Montaigne nacque da una famiglia di mercanti di Bordeaux nobilitata due generazioni prima. Il suo bisnonno, Ramon Eyquem, nel [[1477]], aveva acquistato un castello del XIV secolo a [[Saint-Michel-de-Montaigne]], nel [[Périgord]], e in questo modo acquisì il titolo di "Seigneur de Montaigne", che trasmise a figli e nipoti.
 
{{Non enciclopedico}}--[[Discussioni utente:Gac|<small><span style="color:green">'''Gac'''</span></small>]] 17:39, 26 mag 2019 (CEST)
Tra costoro, Pierre Eyquem fu il primo a installarsi in modo permanente nel castello, che fece ristrutturare e fortificare. Aveva [[Guerre d'Italia del XVI secolo|combattuto in Italia]] e sposato nel [[1528]] Antoinette de Louppes, di origini [[marrano|marrane]], figlia di un mercante di [[Tolosa]]. Pierre Eyquem ricevette il titolo nobiliare nel [[1511]] e fu eletto sindaco della stessa [[Bordeaux]] nel [[1554]].
 
Michel fu il primo figlio della coppia a sopravvivere, e divenne il maggiore di sette tra fratelli e sorelle. Suo padre gli offrì un'educazione secondo i principi dell'[[umanesimo]] del XVI secolo. Secondo lo stesso Montaigne, fu inviato a [[balia]] in un povero villaggio perché si abituasse «''al modo di vivere più umile e comune''» (''[[Saggi (Montaigne)|Saggi]]'', III, 13). Ritornò al castello all'età di tre anni, e gli fu dato come precettore un medico tedesco di nome Hortanus, che ebbe ordine di parlargli solo in [[lingua latina|latino]], come anche il resto della famiglia. A tredici anni Michel, conoscendo solo il latino, è inviato al collegio della [[Guyenne]] a [[Bordeaux]], luogo insigne dell'umanesimo bordolese, dove impara il [[lingua francese|francese]], il [[greco antico]], la [[retorica]] e il [[teatro rinascimentale|teatro]].
 
Non si sa se fu a [[Tolosa]] o a [[Parigi]] che compì, probabilmente tra il [[1546]] e il [[1554]], gli studi di diritto indispensabili alle sue attività future. Nel [[1557]] divenne consigliere alla "[[Cour des Aides]]" (Corte degli Aiuti) di [[Périgueux]] che fu in seguito unita al [[Parlamento francese (antico)|Parlamento di Bordeaux]]. Lì esercitò le sue funzioni per tredici anni, con diverse missioni alla corte di [[Francia]]. Dal 1561 al 1563 fece parte della corte di [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]].
 
Nel [[1558]] incontrò [[Étienne de La Boétie]], suo collega in [[Parlamento francese (antico)|parlamento]], di tre anni più anziano, con cui strinse un'affettuosa e intensa [[amicizia]] e del cui pensiero, intriso di [[stoicismo]], subì l'influenza.
 
Il 23 settembre [[1565]] sposò [[Françoise de La Chassaigne]], più giovane di dodici anni, figlia di Joseph de La Chassaigne ([[1515]]-[[1572]]), signore di [[Javerlhac]], consigliere del re e presidente del Parlamento di Bordeaux nel [[1569]]. Con Françoise ebbe sei figlie, di cui sopravvisse la sola Léonor de Montaigne. Sembra che il matrimonio non avesse una grande importanza nella vita affettiva di Montaigne; i coniugi dormivano separati, cosa frequente all'epoca, e Montaigne, preso da altre attività, lasciava volentieri la gestione delle sue proprietà alla moglie.
 
Lo segnò profondamente invece la sua amicizia con [[Étienne de La Boétie]], iniziata nel [[1558]]. La prematura morte dell'amico, quattro anni dopo, lasciò un vuoto incolmabile in Montaigne, come risulta dalle espressioni commoventi contenute nel saggio [[De l'amitié]]:
{{Citazione|[...] se paragono tutta la mia vita rimanente a questi quattro anni che egli mi ha regalato, essa non è altro che fumo, null'altro che una notte oscura e noiosa [...] gli stessi piaceri che mi si offrono, invece di consolarmi, raddoppiano il rimpianto della sua perdita [...]}}
 
Nel [[1568]] morì il padre, a cui Michel era stato molto legato.
La prima opera pubblicata da Montaigne ([[1568]]-[[1569]]), composta per adempiere a un desiderio del padre, fu la traduzione dal latino della "Teologia naturale di [[Raymond Sebond]]".
 
=== Il ritiro a vita privata e la stesura dei "Saggi" ===
{{vedi anche|Saggi (Montaigne)}}
Dal [[1570]], ritiratosi nelle sue terre, si dedicò agli studi e alla [[meditazione]].
Ammiratore di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e di [[Cicerone]], come si conviene a un [[umanesimo|umanista]] scelse l'uomo, e se stesso in particolare, come oggetto di studio nella sua opera principale: i ''[[Saggi (Montaigne)|Saggi]]'', a cui lavora a partire dal [[1571]]. Commentando i classici, come [[Plutarco]], [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] e [[Tito Lucrezio Caro|Lucrezio]], Montaigne analizzò la condizione umana e la quotidianità, con una rara capacità d'introspezione libera da pregiudizi. Il suo progetto era quello di togliere le maschere e gli artifici per rivelare il vero sé.
Opera senza precedenti per sincerità e introspezione, è il ritratto di uno [[scetticismo filosofico|scettico]] per il quale sono da condannare le dottrine troppo rigide e le certezze cieche. La sua influenza fu molto ampia sulla filosofia francese e occidentale.
 
Durante le [[guerre di religione]], Montaigne, cattolico, agì come moderatore, rispettato sia dal cattolico [[Enrico III di Francia|Enrico III]] che dal protestante [[Enrico IV di Francia|Enrico di Navarra]], a cui lo legava una solida amicizia. Nel [[1577]], quest'ultimo, diventato [[re di Navarra]], lo nominò ''gentilhomme de sa Chambre''.
 
=== Un diario di viaggio ===
[[File:Michel de Montaigne Italienreise.png|thumb|upright=1.4|Viaggiare a Italia di Michel de Montaigne 1580-1581]]
Nel [[1580]] e nel [[1581]] effettuò un lungo viaggio in [[Francia]], [[Svizzera]], [[Germania]] ed [[Italia]], nella speranza di trovare beneficio nelle acque termali per combattere la calcolosi renale di cui soffriva. Dopo aver sostato brevemente a [[Verona]] ed a [[Venezia]], fu a [[Roma]], dove rimase fino all'aprile del [[1581]], ricevuto con tutti gli onori. A maggio ripartì e visitò più approfonditamente la [[Toscana]] (passando per le [[Marche]] dove fu impressionato favorevolmente dalla città di [[Macerata]]), che aveva già attraversato nell'autunno dell'anno precedente. Rimase impressionato anche da Lucca, Pistoia e altri centri minori, ma non da Firenze che trovò incomparabilmente meno bella di Venezia. Si trattenne lungamente a [[Bagni di Lucca]], per sottoporsi alla cura delle acque.
 
A settembre dello stesso anno, ebbe notizia della sua nomina a sindaco di [[Bordeaux]] e prese la via del ritorno. Le annotazioni sul lungo viaggio furono da lui raccolte nel [[Journal du voyage en Italie par la Suisse et l'Allemagne]] - Diario del viaggio in [[Italia]] attraverso la [[Svizzera]] e la [[Germania]] - pubblicato soltanto due secoli dopo, nel [[1774]]. Si tratta di un libro di straordinario interesse contenente varie notizie sull'[[Italia]] (usi, costumi, tradizioni) che l'autore ammirava moltissimo.
 
=== Ritorno alla vita politica ===
 
Rientrato in patria, il filosofo svolse con competenza il suo biennio di sindaco, e venne rieletto per altri due anni. In quest'ultimo periodo, ebbe modo di dimostrarsi abile diplomatico, mediando fra il capo protestante Enrico di Navarra (futuro re col nome di [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]]), il capo cattolico [[Enrico di Guisa]] ed il maresciallo de [[Matignon]]<ref>Per questo periodo cfr. Michel de Montaigne, ''Lettere'', con testo originale e traduzione a fronte, a cura di A. Frigo, Firenze, Le Monnier Università, 2010.</ref>, al fine di evitare che la città di [[Bordeaux]] venisse coinvolta nella guerra civile scoppiata nel [[1584]] a seguito della morte dell'erede designato [[Francesco Ercole di Valois|duca d'Angiò]].
 
Alla scadenza del mandato ([[1585]]), nella regione di [[Bordeaux]] scoppiò un'epidemia di peste. Montaigne dovette allontanarsi dalle sue terre, e passata l'epidemia, si ritirò nel suo castello ed iniziò l'elaborazione del terzo libro dei ''[[Saggi (Montaigne)|Saggi]]'', che sarebbe stato pubblicato nel [[1588]].
 
=== La "Tour de la librairie" ===
La "Tour de la librairie" (torre della biblioteca), al terzo piano della quale Montaigne si ritirava ad elaborare i suoi lavori letterari, era un edificio cilindrico, e resta ancor oggi l'unica parte conservata del Castello di Montaigne a [[Saint-Michel-de-Montaigne]].
Nel [[1587]] fu assalito e derubato in viaggio verso [[Parigi]], ed arrivato nella città, venne imprigionato per qualche ora, in seguito ai tumulti scoppiati. Nel [[1588]] il filosofo conobbe [[Marie de Gournay]], un'appassionata ammiratrice delle sue opere.
La morte lo sorprese nel [[1592]], mentre lavorava ai suoi ''Saggi''. La ricchezza e la varietà di esperienze della sua vita ed il ruolo importante ricoperto danno un valore particolare alle sue osservazioni psicologiche ed alle sue incantevoli riflessioni morali.
 
=== L'importanza del pensiero di Montaigne ===
 
Lo scopo dichiarato della sua opera è "descrivere l'uomo, e più particolarmente se stesso".
 
"L'argomento del mio libro sono io" scriverà nelle prime pagine dei ''Saggi'', ed in essi parlerà a lungo delle sue caratteristiche fisiche, del suo temperamento, dei suoi sentimenti, delle sue idee e degli avvenimenti della sua vita. Il suo fine è quello di conoscersi e di conquistare la saggezza. Il sentimento di una vita pienamente accettata e quindi goduta, la serena attesa della morte, considerata un evento naturale da attendere senza timore, rendono questo libro estremamente umano.
 
Montaigne stima che la variabilità e l'incostanza sono due delle sue caratteristiche principali. Egli descrive la sua debole memoria, la sua capacità di sciogliere i conflitti senza farvisi implicare emotivamente, il suo disgusto per gli uomini che inseguono la celebrità e i suoi tentativi per distaccarsi dalle cose del mondo per prepararsi alla morte. Il suo celebre motto: "Che cosa conosco?" appare come il punto di partenza di tutto il suo pensiero filosofico.
 
L'opera del filosofo dà al lettore l'impressione che l'attività pubblica abbia impegnato l'autore esclusivamente nel tempo libero, mentre la sola cosa essenziale per Montaigne rimane la conoscenza di sé e la ricerca della saggezza. Nei ''Saggi'' viene raffigurato un uomo in tutta la sua complessità, consapevole delle sue contraddizioni, animato da due sole passioni: la [[verità]] e la [[libertà]].
{{Citazione|[...] sono così assetato di [[libertà]] che mi sentirei a disagio anche se mi venisse vietato l'accesso ad un qualsiasi angolo sperduto dell'[[India]] [...]}}
 
Il filosofo fu tra i pionieri del pensiero moderno. Studiando se stesso, giunse all'accettazione della vita con tutte le sue contraddizioni. La condizione umana ideale è per Montaigne l'accettazione di se stessi e degli altri con tutti i difetti e con tutti gli errori che la natura umana comporta. Gli ultimi anni dello scrittore furono confortati dall'affettuosa presenza di [[Marie de Gournay]], che egli volle come figlia adottiva. E fu proprio Maria a curare - insieme a [[Pierre de Brach]] - un'edizione delle opere di Montaigne, apparsa postuma nel [[1595]].
 
L'influenza dello scrittore è stata grandissima per tutta la [[letteratura]] europea. I ''Saggi'' sono considerati una delle opere più significative ed originali del [[rinascimento]]. Sostanzialmente sono brani di varia lunghezza, struttura, soggetto ed umore. Taluni sono di estrema brevità, mentre altri - più estesi - affrontano problemi specifici di quel tempo come, ad esempio, l'uso della [[tortura]] come mezzo di prova.
 
Lo stile di Montaigne è allegro e spregiudicato: passa velocemente da un pensiero all'altro. Le sue considerazioni sono costantemente puntellate con citazioni di classici greci e latini. Giustifica questa abitudine con l'inutilità di "ridire peggio qualcosa che un altro è riuscito a dire meglio prima".
 
Mostra la sua avversione per la violenza e per i conflitti fratricidi tra cattolici e protestanti che avevano cominciato a massacrarsi nello stesso periodo in cui appariva il Rinascimento, deludendo le speranze che gli umanisti avevano riposto in esso. Per Montaigne, bisogna evitare la riduzione della complessità a opposizioni nette, all'obbligo di schierarsi, e privilegiare la ritirata scettica come risposta al fanatismo.
 
Dice di lui Stefan Zweig, « ''le Monde d'hier — Souvenirs d'un Européen'' », trad. de Serge Niémetz, Belfond, p.&nbsp;534 "Che malgrado la sua lucidità infallibile, malgrado la pietà che lo sconvolgeva fino in fondo all'animo, egli ha dovuto assistere a questa spaventosa ricaduta dell'umanesimo nella bestialità, a uno di quegli eccessi sporadici di follia che prendono a volte l'umanità (...) è questa la vera tragedia della vita di Montaigne.
 
Gli umanisti avevano creduto di ritrovare nel [[Nuovo Mondo]] l'[[Giardino dell'Eden|Eden]], mentre Montaigne deplora che la sua conquista porti sofferenze a coloro che si tenta di ridurre in schiavitù. Egli provava più orrore per la tortura che i suoi simili infliggevano a degli esseri viventi che per il cannibalismo di quegli Indiani d'America che si chiamavano "selvaggi", e che ammirava per il privilegio che riservavano al loro capo di "marciare verso la guerra per primo".
 
Come molti uomini del suo tempo ([[Erasmo da Rotterdam|Erasmo]], [[Tommaso Moro]], [[Guillaume Budé]]) Montaigne constatava un [[relativismo culturale]], riconoscendo che le leggi, le morali e le religioni delle differenti culture, anche se spesso molto diverse e distanti, hanno tutte qualche fondamento.
 
Soprattutto Montaigne è un grande sostenitore dell'[[umanesimo]]. Se crede in Dio, si sottrae a qualsiasi speculazione sulla sua natura, e poiché il sé si manifesta nelle contraddizioni e nelle variazioni, pensa che debba essere spogliato delle credenze e dei pregiudizi che l'impacciano.
 
=== Scetticismo e animalismo ===
Gli scritti di Montaigne sono contrassegnati da un pessimismo e da uno scetticismo rari al tempo del Rinascimento. Citando il caso di Martin Guerre, egli pensa che l'umanità non possa raggiungere la certezza e rigetta le proposizioni assolute e generali. Secondo Montaigne, non possiamo prestare fede ai nostri ragionamenti perché i pensieri ci appaiono senza atto di volontà: non sono in nostro controllo. Perciò, nella ''Apologia di Raymond Sebond'', egli afferma che noi non abbiamo ragione di sentirci superiori agli animali.
 
D'altra parte, l'affermazione che l'uomo non è superiore agli animali non è unicamente strumentale alla demolizione delle certezze della ragione. Montaigne, così come tocca il tema della schiavitù ribaltando e negando la tesi [[Aristotele|aristotelica]] dello "schiavo naturale", ribalta anche la tradizionale concezione antropocentrica che pone l'uomo al vertice della natura e – ispirandosi alle critiche di [[Plutarco]] alle crudeltà sugli animali – nega che l'uomo abbia il diritto di opprimere gli animali, dato che essi, come lui, soffrono e provano sentimenti. Inoltre Montaigne deplora, nel saggio ''Della crudeltà'', la barbarie della [[caccia]], esprimendo la sua compassione nei confronti degli animali innocenti e senza difese verso i quali, anziché esercitare una «sovranità immaginaria», l'uomo dovrebbe riconoscere un dovere di rispetto.<ref>Erica Joy Mannucci, ''[[La cena di Pitagora]]'', Carocci editore, Roma 2008, pp. 53-55.</ref>
 
== L'Educazione ==
Tra i temi trattati di maggior interesse ci sono l'[[educazione]], l'[[amicizia]], la [[virtù]], il [[dolore]], la [[morte]].
Nell'[[Educazione (Montaigne)|Educazione]], Montaigne aborrisce i castighi e la costrizione in tutte le sue varie forme. Il metodo seguito nell'esposizione, che tende a toccare più temi contemporaneamente, rende talvolta laborioso seguire la linea di sviluppo del suo pensiero.
 
Ogni problema viene analizzato con grande acume ed [[introspezione]]. Ad esempio, Montaigne si pone domande sulla [[morte]] e sul modo migliore di prepararsi ad essa. Illustra poi il suo metodo per affrontare il [[dolore]] della malattia, ed afferma l'esigenza di un sistema educativo che privilegi l'[[intelligenza]] e non la [[memoria (psicologia)|memoria]] - ''sapere a memoria non significa sapere'' - presupponendo la formazione di un uomo di sano giudizio, dotato di spirito critico che gli permetta di reagire adeguatamente in tutte le circostanze. Inoltre, ammira gli indigeni americani per la loro lealtà e semplicità di costumi, ed analizza la vera e la falsa amicizia affidandosi all'esperienza umana più che alle teorie astratte.
 
Numerosi lettori rimasero considerevolmente affascinati dall'autoritratto dell'autore che il libro traccia. Montaigne non rifugge dal descriversi pieno di paradossi e di contraddizioni. I ''Saggi'' rappresentano il primo autoritratto della [[letteratura]] europea ed hanno avuto un influsso decisivo su scrittori, letterati e filosofi successivi come [[Blaise Pascal]], [[Jean-Jacques Rousseau]] e [[Marcel Proust]].
 
Da un punto di vista strettamente filosofico, si può osservare che il pensiero di Montaigne resta troppo sfumato per poter rientrare in un sistema filosoficamente rigido, ed è passato da una fase stoica ([[1572]]-[[1573]]) ad una scettica nel [[1576]], prima di raggiungere una posizione autonoma. Per l'esistenza e la natura di [[Dio]], si affida alla rivelazione, ma il suo pensiero si colloca molto vicino all'[[agnosticismo]], ed infatti più della [[fede]] pone in rilievo il dubbio, che considera un incentivo che mantiene il giudizio sempre attento ed ancestralmente vivido.
 
== Eredi di Montaigne ==
Nella storia della filosofia, i principali eredi dell'opera di Montaigne sono [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[Blaise Pascal|Pascal]], [[Ralph Waldo Emerson]], [[Friedrich Nietzsche]], [[Emil Cioran]] ed [[Edgar Morin]].
 
== Note ==
"non c'è nulla che ci imprima così vivamente qualcosa nella memoria come il desiderio di dimenticarla" citato nella puntata di Criminal Minds del 06/11/2012
<references />
== Traduzioni italiane ==
* ''Saggi'', Testo francese a fronte, a cura di Fausta Garavini, Milano, Bompiani, 2012.
* ''Apologia di Raymond Sebond'', testo francese a fronte, Milano, Bompiani, 2004.
* ''La torre di Montaigne. Le sentenze iscritte sulle travi della biblioteca'', testo originale a fronte, Milano, La Vita Felice, 2012.
* ''Lettere'', testo originale a fronte, Milano, Mondadori Education, 2010.
* ''Viaggio in Italia'', Milano, BUR Rizzoli, 2003.
 
== Bibliografia ==
* Anna Maria Battista, ''Alle origini del pensiero politico libertino : Montaigne e Charron'', Milano, Giuffré, 1966.
* Fausta Garavini, ''Itinerari a Montaigne'', Firenze, Sansoni,1983 (trad.francese, ''Itinéraires à Montaigne.Jeux de texte'', Paris,Champion, 1995).
* Fausta Garavini, ''Mostri e chimere. Montaigne, il testo, il fantasma'', Bologna, Il Mulino, 1991 (trad. francese, ''Monstres et chimères.Montaigne, le texte et le fantasme'', Paris, Champion,1993).
* Fausta Garavini ( a cura di ), ''Carrefour Montaigne'', Pisa, ETS /Slatkine, 1994.
* Gianni Paganini, ''Skepsis. Le débat des modernes sur le scepticisme : Montaigne, Le Vayer, Campanella, Hobbes, Descartes, Bayle'', Parigi, Vrin, 2008.
* Nicola Panichi, ''Montaigne, Roma,Carocci, 2010.
* Nicola Panichi, Renzo Ragghianti, Alessandro Savorelli (a cura di), ''Montaigne contemporaneo'', Pisa, Edizioni della Normale, 2011.
* Renzo Ragghianti, ''Introduzione a Montaigne'', Bari, Laterza, 2001.
* Jean Starobinski, ''Montaigne. Il paradosso dell'apparenza'', Bologna, Il Mulino, 1989.
* Domenico Taranto, ''Pirronismo ed assolutismo nella Francia del '600. Studi sul pensiero politico dello scetticismo da Montaigne a Bayle (1580-1697)'', Milano, Angeli, 1994.
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{es}} [http://www.personal.us.es/jnr/mnt/ Tras los pasos de Montaigne]
* [http://www.ariannascuola.eu/joomla/la-filosofia-rinascimentale/216-scetticismo/267-montainge-e-il-tema-dellabitudine.html Il tema dell'abitudine in Montaigne]
 
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