Battaglia di Fornovo e Il convitato di pietra (opera): differenze tra le pagine

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{{Opera
{{Infobox conflitto
|titoloitaliano=Il convitato di pietra
|Tipo=Battaglia
|immagine=Stone Guest by A. Golovin 01.jpg
|Nome del conflitto=Battaglia di Fornovo
|didascalia=''La tomba del commendatore'', bozzetto per le scene dell'opera di [[Aleksandr Jakovlevič Golovin|Aleksandr Golovin]] (1917)
|Parte_di=della [[prima guerra italiana]]
|titolooriginale=Каменный гость
|Immagine=Fornovo-battle-Vaticano.jpg
|linguaoriginale=[[lingua russa|russo]]
|Didascalia=La battaglia di Fornovo raffigurata nella [[Galleria delle carte geografiche]] ([[Musei Vaticani]])
|genere=
|Data=6 luglio [[1495]]
|numeroatti=tre
|Luogo=[[Fornovo di Taro|Fornovo]], sud ovest di [[Parma]], [[Italia]]
|epocacomposizione=1866-69
|Esito=Vittoria strategica francese,<br />vittoria tattica italiana
|primarappresentazione=28 febbraio 1872
|Schieramento1= {{simbolo|Bannière de France style 1500.svg|22}} [[Francia nell'età moderna|Regno di Francia]]<br />{{simbolo|Coat of arms of the House of Este (1535).svg|22}} [[Ducato di Ferrara]]
|teatro=[[Teatro Mariinskij]], [[San Pietroburgo]]
|Schieramento2= {{simbolo|Flag of Most Serene Republic of Venice.svg|22}} [[Repubblica di Venezia]]<br />
|versionisuccessive=*1902-03 (revisione di Rimskij-Korsakov)
{{simbolo|Flag of the Duchy of Milan.png|22}} [[Ducato di Milano]]<br />
|personaggi=*Don Juan ([[tenore]])
{{simbolo|Coat of arms of the House of Gonzaga (1433).svg|22}} [[Marchesato di Mantova]]
*Leporello, suo servitore ([[basso (voce)|basso]])
|Comandante1={{simbolo|Coat of Arms of Charles VIII of France.svg|22}} [[Carlo VIII di Francia]]
*Donna Anna ([[soprano]])
|Comandante2={{simbolo|Coat of arms of the House of Gonzaga (1433).svg|22}} [[Francesco II Gonzaga]]<ref>[http://digilib.bibliotecateresiana.it/sfoglia_storia.php?id=&sottogruppo=164.F.28&gruppo=&creator=&title=&publisher=&date=&date1=&shelfmark=&op=esplora_ric&offset=306 Francesco II Gonzaga alla Battaglia di Fornovo]</ref>
*Don Carlos ([[baritono]])
|Effettivi1=8.000 uomini
*Laura ([[mezzosoprano]])
|Effettivi2=12.500 uomini
*Un monaco (basso)
|Perdite1=3.400 morti e feriti<ref>Trevor Dupuy, ''Harper Encyclopedia of Military History.'' p. 462</ref>.
*Primo ospite (tenore)
|Perdite2=3000 morti e feriti<ref>Trevor Dupuy p. 462.</ref> o 1.000 circa<ref>"Diaria de bello Carolino" Alessandro Benedetti, cap. 52.</ref>.
*Secondo ospite (basso)
}}{{Campagnabox Battaglie della Prima guerra italiana}}
*La statua del commendatore (basso)
}}
'''''Il convitato di pietra''''' è un'[[opera]] del compositore russo [[Aleksandr Sergeevič Dargomyžskij]]. Il [[libretto]] segue fedelmente, con alcune modifiche di lieve entità, il testo teatrale de ''Il convitato di pietra'', microdramma facente parte delle ''Piccole tragedie'' di [[Aleksandr Sergeevič Puškin]].
 
==Storia della composizione==
La '''battaglia di [[Fornovo di Taro|Fornovo]]''' ebbe luogo il 6 luglio [[1495]] durante le [[Guerre d'Italia]]. In essa si affrontarono l'esercito di [[Carlo VIII di Francia]] - composto da francesi, mercenari svizzeri e un nutrito contingente di italiani - e quello della Lega Antifrancese - formato dagli eserciti di [[Milano]] e [[Venezia]], per la gran parte composti di [[mercenari]], italiani, dalmati, greci e tedeschi, ma anche da alcune unità di leva. Lo scontro, breve (circa un'ora) ma sanguinoso (complessivamente circa tremila morti), ebbe un risultato incerto.
Dargomyžskij iniziò a pensare all'opera nel 1863, ma a causa della sua malattia al cuore, la composizione procedette lentamente. L'opera era stata quasi completata, quando nel gennaio del 1869 il compositore morì: in accordo con la sua volontà la composizione fu terminata da [[César Cui]] e l'orchestrazione fu fatta da [[Nikolaj Rimskij-Korsakov]]. La prima dell'opera ebbe luogo al [[teatro Mariinskij]] di [[San Pietroburgo]] il 28 febbraio 1872, diretta da [[Eduard Nápravník]] con [[Osip Petrov]]. Alcuni anni più tardi Rimskij-Korsakov effettuò una revisione della sua orchestrazione, riscrisse alcuni passaggi originali di Dargomyžskij ed aggiunse un preludio orchestrale. Questa versione, completata nel 1903 ed eseguita per la prima volta nel 1907 al [[teatro Bol'šoj]] di [[Mosca (Russia)|Mosca]], è attualmente considerata quella standard. Questa composizione ebbe una grande influenza nei successivi sviluppi dell'opera russa, soprattutto sui componenti del ''[[Gruppo dei cinque]]''. Essa venne scritta in uno stile innovativo per la sua epoca: senza arie, quasi senza canto di gruppo, interamente costruita su recitativi melodici e declamazioni messe in musica<ref>C. A. Cui, Opere scelte - Leningrado, 1952 (in russo)</ref>. Lo scopo di questa scelta voluto da Dargomyžskij era non solo la rappresentazione della veridicità del dramma<ref>A. N. Serov, Opere scelte - Mosca 1950-1957 (in russo)</ref>, ma anche la rappresentazione artistica con l'aiuto della musica del linguaggio umano in tutte le sue sfumature. Più tardi queste idee furono riprese in particolare da [[Modest Petrovič Musorgskij]], che stimava molto Dargomyžskij e lo riteneva un suo maestro, nel [[Boris Godunov (opera)|Boris Godunov]] e soprattutto nella [[Chovanščina]].
 
==PrologoTrama==
L'azione ha luogo in [[Spagna]] nel [[XVII secolo]].
Carlo VIII sognava una sua crociata contro gli infedeli e la riconquista di [[Gerusalemme]]. Per attuare questo piano pensò di conquistare il [[Regno di Napoli]], verso il quale vantava nebulosi diritti per via della nonna paterna, [[Maria d'Angiò]] ([[1404]]–[[1463]]), al fine di poter disporre di una base per le crociate in terra santa.
 
===Atto I===
Per avere mani libere in Italia, Carlo VIII stipulò patti rovinosi con i vicini: a [[Enrico VII d'Inghilterra|Enrico VII]] venne dato del denaro, a [[Ferdinando II di Aragona]] venne dato il [[Rossiglione (regione)|Rossiglione]] e a [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]] vennero dati l'[[Artois]] e la [[Franca contea]].
'''Scena Prima''' Don Juan, cacciato da [[Madrid]] per l'uccisione di un suo rivale, vi è segretamente ritornato con il fedele servitore Leporello e si nasconde nel cimitero di un monastero nei dintorni della città. Da un monaco apprende che il cimitero è visitato ogni giorno da Donna Anna, vedova di un commendatore da lui ucciso a duello. Dopo averla vista decide di conoscerla e si reca in città.
 
'''Scena Seconda''' A casa dell'attrice Laura si sono riuniti amici e spasimanti. Il canto di Laura incanta gli ospiti, ma uno di loro, Don Carlos, avendo saputo che le parole sono state scritte dal suo amante passato Don Juan, è preso dall'ira: proprio lui ha ucciso suo fratello! Laura vuole cacciarlo, ma gli altri ospiti riescono a rappacificarli. Laura canta ancora e poi gli ospiti se ne vanno, ma la donna decide di trattenere l'irascibile Don Carlos, del quale si è invaghita. La loro conversazione è però interrotta dall'arrivo di Don Juan: Laura lo accoglie con gioia. Il duello è inevitabile ed ha luogo subito: Don Juan uccide Don Carlos.
Gli stati italiani erano abituati ad assoldare bande di mercenari tramite contratti detti "condotte", stipulati tra le signorie e i cosiddetti [[Condottiero|condottieri]]. Le tattiche di battaglia miravano quindi a minimizzare i rischi e a catturare facoltosi prigionieri; l'aspetto economico era quindi dominante. Questo modo di guerreggiare si dimostrò perdente contro le motivate truppe francesi e spagnole che si apprestavano a sommergere la penisola.
[[File:Stone Guest by A. Golovin 02.jpg|300px|thumb|''Presso le mura di Madrid'', bozzetto per le scene dell'opera di Aleksandr Golovin (1917)]]
===Atto II===
Dopo aver ucciso Don Carlos, Don Juan si rifugia nuovamente nel monastero, dove si fa passare per un eremita. Don Juan riesce a fare conoscenza con Donna Anna, sotto il falso nome di Don Diego. La donna lo ascolta con curiosità e timore, ma alla fine cede e lo invita a casa sua per l'indomani. Inebriato dal successo, Don Juan lancia una sfida insolente al destino, invitando all'incontro anche il commendatore defunto. Un terrore agghiacciante prende lui e Leporello al vedere che la statua del commendatore china il capo in cenno di assenso.
 
==La=Atto campagnaIII===
Nella stanza di Donna Anna. Il cuore della donna non resta insensibile al corteggiamento di Don Juan, ma quest'ultimo si lascia sfuggire una frase sull'omicidio del marito. Egli non ne vuole più parlare, ma all'insistenza della donna e sicuro del fatto che lei contraccambia i suoi sentimenti, le svela il suo vero nome. Non è pentito dell'assassinio ed è pronto a morire per mano di Donna Anna, ma questa non prova odio per lui ed anzi gli dichiara il suo amore. Don Juan è in trionfo, ma in quel momento si odono dei passi pesanti: ecco che compare la statua del commendatore. Donna Anna perde i sensi, ed il commendatore tende la mano a Don Juan: questi temerariamente gliela stringe, ed entrambi sprofondano all'inferno.
[[File:Fornovo-Lapide battaglia 1495.JPG|thumb|[[Fornovo di Taro]], lapide a ricordo della battaglia del 1495.]]
Carlo VIII era in buoni rapporti con le due potenze del nord Italia, [[Ducato di Milano|Milano]] e [[Serenissima Repubblica di Venezia|Venezia]], ed entrambe lo avevano incoraggiato a far valere le proprie pretese sul [[Regno di Napoli]]. Così ritenne di avere il loro appoggio contro [[Alfonso II di Napoli]] e contro il pretendente rivale che era [[Ferdinando II di Aragona]], [[Re di Spagna]]. Alla fine di agosto del [[1494]] Carlo VIII condusse un potente esercito francese con un grosso contingente di mercenari svizzeri e la prima formazione di artiglieria mai vista in Italia. Ottenne il libero passaggio da Milano, ma venne osteggiato da [[Firenze]] e da [[Papa Alessandro VI]].
 
Lungo la via per Napoli, Carlo distrusse ogni piccolo esercito che il papa ed il regno di Napoli gli mandarono contro e distrusse ogni città che gli resisteva. Questa brutalità scioccò gli italiani, abituati alle guerre relativamente poco sanguinose dei condottieri di allora.
 
Il 22 febbraio [[1495]] Carlo VIII, col suo generale [[Louis de la Trémoille]], entrò a Napoli praticamente senza opposizione. La velocità e la violenza della campagna lasciarono attoniti gli italiani. Specialmente i veneziani e il nuovo duca di Milano, [[Ludovico Sforza]] (il Moro), capirono che se Carlo non fosse stato fermato, la penisola sarebbe presto diventata un'altra provincia della Francia<ref>
{{Citazione|- Ecco (dicea) sì pente Ludovico<br />
d'aver fatto in Italia venir Carlo;<br />
che sol per travagliar l'emulo antico<br />
chiamato ve l'avea, non per cacciarlo;<br />
e se gli scuopre al ritornar nimico<br />
con Veneziani in lega, e vuol pigliarlo.<br />
Ecco la lancia il re animoso abbassa,<br />
apre la strada e, lor mal grado, passa.|[[Ludovico Ariosto]], Orlando Furioso XXXIII, 31}}</ref>.
 
Il 31 marzo venne proclamata a Venezia una [[Guerra d'Italia del 1494-1498#La Lega di Venezia|lega santa antifrancese]]: i firmatari erano la Serenissima Repubblica di Venezia, il duca di Milano, il papa, il re spagnolo, il re inglese e [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]]. La lega ingaggiò un condottiero veterano, [[Francesco II Gonzaga|Francesco II di Gonzaga]], [[Sovrani di Mantova|marchese di Mantova]], per raccogliere un esercito ed espellere i francesi dalla penisola. Dal 1º maggio questo esercito incominciò a minacciare i presidi che Carlo aveva lasciato lungo il suo tragitto per assicurarsi i collegamenti con la Francia. Il 20 maggio Carlo lascia Napoli lasciando un presidio e proclamando che il suo unico desiderio era un sicuro ritorno in Francia.
 
Come se non bastasse, l'esercito di Carlo venne colpito da un misterioso morbo a Napoli. Mentre non è chiaro se la malattia provenisse dal nuovo mondo o fosse una versione più virulenta di una già esistente, la prima epidemia conosciuta di [[sifilide]] scoppiò nella città. Il ritorno dell'esercito francese verso nord diffuse la malattia in tutta Italia, e alla fine in tutta Europa. La malattia venne quindi conosciuta in quasi tutta Europa col nome di "Mal francese". (In Francia, però, venne chiamata "la vérole de Naples".)
 
==Preparazione==
[[File:Jacopo Tintoretto 014.jpg|240px|miniatura|sinistra|[[Tintoretto]], ''[[Battaglia del Taro]]'', 1579]]
Il 27 giugno i veneziani e i loro alleati stabilirono il campo vicino a [[Fornovo di Taro]], circa 20&nbsp;km a sud ovest di [[Parma]], alla [[corte di Giarola|badia della Ghiaruola]]. Secondo il [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]] l'esercito dei cosiddetti "collegati" era composto per tre quarti da forze veneziane comandate da [[Francesco II Gonzaga]], affiancato da [[Alessio Beccaguto]], e dai due provveditori del senato veneto [[Luca Pisano]] e [[Melchiorre Trevisan]]. A capo delle forze milanesi c'erano [[Sanseverino (famiglia)|Galeazzo da Sanseverino]] e [[Francesco Bernardino Visconti (condottiero)|Francesco Bernardino Visconti]]. L'esercito era composto da 2500 cavalieri, 8000 fanti e 2000 [[stradiotti]], una forza mercenaria greco-albanese.
 
Carlo stava ritornando in Francia con un ricco bottino raccolto tra Firenze, Roma e Napoli. Dopo una sosta a [[Pontremoli]] che venne incendiata dai mercenari svizzeri i quali, contravvenendo ai patti, si erano dati al saccheggio della città (si dice che il re soggiornasse nel vicino abitato di [[Mignegno]] e che, per punizione, abbia fatto trainare a braccia l'artiglieria sul [[passo della Cisa]] dai mercenari fedifraghi), finalmente il 4 luglio i francesi raggiunsero il villaggio di [[Fornovo di Taro|Fornovo]] discendendo lungo la valle del [[Taro (fiume)|Taro]], trovando il passaggio bloccato dall'esercito della lega accampato a nord del villaggio.
 
Il 4 luglio, [[Ercole d'Este]], duca di [[Ferrara]], l'alleato più forte di Carlo in Italia, gli comunicò che il senato veneziano non aveva ancora autorizzato il Provveditore di entrare in battaglia. I francesi erano ansiosi vedendo il numero dei nemici crescere di giorno in giorno senza avere la possibilità di ricevere rinforzi. Carlo allora chiese libero passaggio.
Come riferisce il Guicciardini, la risposta dei collegati si fece attendere; venne mandata una richiesta su come procedere a Milano, dove risiedeva il duca [[Ludovico il Moro]] e un rappresentante per ogni componente della lega<ref>{{Citazione|Nella quale consulta essendo diversi i pareri de' capitani, dopo molte dispute determinorono finalmente dare della domanda del re avviso a Milano, per eseguire quello che quivi concordemente dal duca e dagli oratori de' confederati fusse determinato.|[[Francesco Guicciardini]], [[Storia d'Italia (Guicciardini)|Storia d'Italia]], libro 2, cap. 9}}</ref>: Ludovico ed il rappresentante veneto erano più propensi per lasciar passare il re francese<ref>{{Citazione|che all'inimico, quando voleva andarsene, non si doveva chiudere la strada, ma più presto, secondo il vulgato proverbio, fabbricargli il ponte d'argento;|[[Francesco Guicciardini]], [[Storia d'Italia (Guicciardini)|Storia d'Italia]], libro 2, cap. 9}}</ref> mentre il rappresentante spagnolo invece era per l'attacco; per questo decise di scrivere a Venezia.
 
Nel frattempo [[Melchiorre Trevisan]], sapendo che la risposta non sarebbe arrivata in tempo, decise che appena l'esercito francese si fosse mosso, sarebbe stato attaccato.
 
Carlo, dopo aver sentito i suoi consiglieri italiani, [[Gian Giacomo Trivulzio]] e [[Francesco Secco]], assieme ai nobili decise di combattere, e mandò quaranta soldati per fare una ricognizione in campo nemico. Questi vennero intercettati dagli [[Stradiotti]].
 
L'esercito della lega era sul lato destro del fiume Taro a difesa di [[Parma]] mentre i francesi decisero di stare sul lato sinistro. La posizione francese era considerata buona per la difesa perché i veneziani non avevano pulito il campo, e la pioggia (si era scatenato un violento temporale) aveva reso impraticabile le rive del fiume per la cavalleria.
 
==La battaglia==
[[Image:Battle of Fornoue 6 July 1495.jpg|thumb|upright=1.4|La battaglia di Fornovo in una stampa di inizio Cinquecento]]
All'alba del 6 luglio, Carlo decise di muoversi perché le provviste dei francesi stavano scarseggiando. Carlo divise l'esercito in tre gruppi. Mise Gian Giacomo Trivulzio al comando dell'avanguardia, che consisteva in trecento cavalieri, duecento [[fanti leggeri]], duecento soldati tedeschi dotati di picche circondati da uomini con archibugi e asce.<ref>A breve distanza il conte [[Niccolò di Pitigliano]] e [[Francesco Secco]] cavalcavano insieme, il primo prigioniero, il secondo al servizio del re francese</ref>. Poco dopo, il secondo gruppo, comandato dal re. Questo gruppo consisteva in seicento cavalieri, arcieri a cavallo e fanti tedeschi, la parte migliore dell'esercito francese. Infine la retroguardia, comandata dal conte di Fois, con quattrocento cavalieri e un centinaio di soldati. Il resto delle picche componevano una falange non molto distante dalla linea dei cavalieri. L'artiglieria proteggeva la prima linea sul davanti e la seconda verso il fiume Taro.
 
[[Melchiorre Trevisan]] promise ai soldati della lega che il bottino sottratto al regno di Napoli e trasportato dai francesi sarebbe stato loro in caso di vittoria. Francesco Gonzaga divise le forze in 9 linee. Il suo piano di battaglia era di distrarre i primi due gruppi francesi, attaccare in forze il gruppo di coda, generare confusione tra i francesi e attaccare infine con le tre linee di riserva il rimanente dell'esercito francese.
 
L'attacco frontale della cavalleria leggera fu intralciato dalle condizioni del terreno, come previsto dai francesi, ed il risultato fu incerto. Nel momento più delicato della battaglia,<!-- quale? --> gli Stradiotti videro che la guardia francese al bottino era impegnata dalla cavalleria italiana e si gettarono alla ricerca di un facile guadagno lasciando le posizioni loro assegnate. Quella che era una battaglia che stava evolvendo lentamente verso il successo veneziano si trasformò in uno scontro sanguinoso. L'artiglieria francese era fuori gioco a causa del terreno. La riserva veneziana entrò in battaglia. I francesi erano demoralizzati dal numero dei nemici, ma i veneziani subirono molte diserzioni; molti mercenari cercarono solo il guadagno personale scappando appena raggiuntolo<ref>Significativo a tal proposito il comportamento del mercenario italiano [[Vistallo Zignoni]]</ref>.<!-- in che modo? --> I provveditori veneziani e il conte [[Niccolò di Pitigliano]], che approfittò dell'occasione per liberarsi dai francesi, cercarono di convincere molti fuggitivi a tornare dicendo che la battaglia era quasi vinta<ref>{{Citazione|Ma le fermò molto più la giunta del conte di Pitigliano, il quale, in tanta confusione dell'una parte e dell'altra, presa l'occasione se ne fuggì nel campo italiano, dove confortando, ed efficacemente affermando che in maggiore disordine e spavento si trovavano gl'inimici, confermò e assicurò assai gli animi loro.|[[Francesco Guicciardini]], ''Storia d'Italia'', libro 2, cap. 9}}
</ref>.
 
Dopo più di un'ora di combattimento i francesi cercarono rifugio su una collina. I veneziani disposti ad inseguirli erano troppo pochi ed entrambi i contendenti si accamparono. I francesi persero più di un migliaio di uomini, mentre i veneziani più di duemila uomini, ma i nobili di entrambe le parti erano isolati o morti. Re Carlo perse tutto il suo bottino, valutato in più di 300.000 [[Ducato (moneta)|ducati]]. Venne dichiarata una tregua di un giorno per seppellire i morti. I morti e anche i feriti vennero spogliati dalla fanteria italiana e dagli abitanti locali. Nella lotta perse la vita anche [[Rodolfo Gonzaga]], figlio del [[Marchesato di Mantova|marchese di Mantova]] [[Ludovico III Gonzaga]], che con la sua discesa in campo intendeva difendere i domini dei [[Gonzaga]] dalla minaccia francese.
 
La sera seguente, il Doge [[Agostino Barbarigo (doge)|Agostino Barbarigo]] ed il Senato ricevettero un rapporto nel quale veniva detto loro che l'esercito veneziano non aveva perso, ma che il risultato della battaglia era incerto perché c'erano state molte perdite e molti disertori e non erano conosciute le perdite del nemico. L'intera città pensò al peggio, ma il giorno successivo un ulteriore rapporto descrisse l'estensione del saccheggio e la paura dei francesi che supplicavano ora la tregua ora la pace. Comunque fu concesso a Carlo di lasciare l'Italia indisturbato.
 
==Vittoria o sconfitta?==
[[File:Madone VictoireMantegna.jpg|thumb|''[[Madonna della vittoria]]'', [[Andrea Mantegna]],
[[Parigi]], [[Louvre]], ex voto di [[Francesco II Gonzaga]] per la cappella di [[Chiesa di Santa Maria della Vittoria (Mantova)|Santa Maria della Vittoria]] a [[Mantova]] per commemorare la battaglia di Fornovo]]
 
L'esercito della Lega Antifrancese non ottenne l'annientamento tattico del nemico nonostante fosse in superiorità numerica ed ebbe circa il doppio delle perdite rispetto all'esercito regio - ciò dovuto anche all'abitudine francese di uccidere i cavalieri disarcionati contrariamente al codice bellico italiano che prevedeva salva la vita, dietro riscatto, per il cavaliere caduto dal destriero. Tale argomento impedisce di parlare di una chiara vittoria tattica dei Collegati. Tuttavia nemmeno Carlo VIII poté rivendicare un successo. Infatti l'esercito regio perse tra il dieci e l'undici per cento dei suoi effettivi (mille morti su nove/diecimila uomini) oltre che tutte le salmerie ed il tesoro reale. Nel bottino dei Collegati figuravano anche l'elmo del re, la sua raccolta personale di disegni erotici e due bandiere reali. Il sovrano, dopo aver chiesto una tregua di tre giorni ai Collegati, scappò dal campo di battaglia nella notte tra il sette e l'otto luglio, allontanandosi dall'esercito avversario, il quale era ancora perfettamente in grado di combattere e padrone del terreno; questo, per la mentalità militare rinascimentale, era sinonimo di vittoria. Le perdite di uomini e soprattutto di denaro per pagare i mercenari, diedero un colpo definitivo all'efficienza bellica dell'esercito francese. La ritirata di Carlo VIII non fu verso la [[Francia]], come comunemente raccontato, ma verso [[Asti]]. Qui arrivò, il 15 luglio, dopo aver percorso duecento chilometri in sette giorni, con la truppa alla fame, a causa della perdita delle salmerie. Il re si chiuse in città e rimase sordo alle richieste di aiuto del [[Duca d'Orléans]], asserragliato a [[Novara]] ed assediato dalla Lega Antifrancese. Questo atteggiamento fu dovuto soprattutto al fatto che non disponeva più né delle forze né del denaro per affrontare una nuova battaglia campale ed infatti il suo esercito non combatté più. Infine il re di Francia si spostò a [[Torino]] dove negoziò con [[Ludovico il Moro]] il ritorno in patria, prima che i passi alpini divenissero impraticabili. Il 22 ottobre [[1495]] Carlo lasciò Torino ed il 27 era a [[Grenoble]]. Si è molto discusso su quale fosse l'obiettivo di Carlo VIII allo sbocco della [[Passo della Cisa|Cisa]], alcuni sostengono [[Parma]], altri il [[Piemonte]], da usare come base d'operazioni contro la [[Lombardia]]. È, però, innegabile che la battaglia di Fornovo, riducendo drasticamente l'efficienza bellica del suo esercito, rese al re impossibile qualsiasi ulteriore azione offensiva nel Nord Italia.<ref>Ecco l'esito della battaglia secondo [[Torquato Tasso]]:
{{Citazione|[Per il marchese Francesco Gonzaga e la battaglia al Taro]<br />
<br />
Questi è Francesco, il qual sanguigno il Taro<br />
correr fece di spoglie e d'armi pieno,<br />
che scudi ed elmi ancor ne l'alto sello<br />
volge, di nome più che d'onde chiaro.<br />
Carlo ei sostenne, a cui non fé riparo<br />
l'Italia, e tenne i Galli invitti a freno,<br />
non so se vincitor, non vinto almeno;<br />
e 'l duro guado a loro rendé sì caro,<br />
che col sangue comprarlo e con le prede:<br />
ond'egli alzò trofeo sul Mincio altero,<br />
ardito forse usurpator di gloria.<br />
Ma pur chi dubbio è più di sua vittoria<br />
non può frodar d'immortal fama il vero,<br />
e vincitor del tempo almanco il crede.|Torquato Tasso, Rime
}}</ref>
 
==Le conseguenze==
Carlo lasciò l'Italia senza alcun guadagno. Morì due anni e mezzo dopo lasciando alla Francia un grosso debito e perdendo province che ritornarono francesi solo dopo secoli. La spedizione promosse però contatti culturali tra Francia e Italia dando energia alle arti e lettere francesi.
Conseguenza importante fu l'aver dimostrato come l'artiglieria potesse essere usata in modo vincente anche in campo aperto e non solo come arma statica.
 
Per l'Italia le conseguenze furono catastrofiche. Ora l'Europa intera sapeva, tramite i soldati francesi e tedeschi, che l'Italia era una terra incredibilmente ricca e facilmente conquistabile perché divisa e difesa soltanto da mercenari. L'Italia si trasformò in un campo di battaglia per decenni e, ad esclusione di [[Repubblica di Venezia|Venezia]], perse la propria indipendenza.
 
{{Citazione| Gli austriaci, i tedeschi, i borgognoni, i francesi, i fiamminghi, gli spagnoli, gli ungheresi e vari altri popoli valicarono le Alpi o sbarcarono dalle loro navi... Ogni straniero vinse e perse a turno. Gli italiani persero sempre. Gli abitanti venivano derubati delle loro cose e massacrati, le donne erano violentate, i campi devastati, le fattorie demolite, i magazzini vuotati, i barili di vino forati a colpi di archibugio, le chiese profanate, il bestiame abbattuto, le belle città saccheggiate, smantellate e incendiate. Bande di disertori che si davano alle razzie, la feccia d'Europa, vagavano per le campagne. Fame e pestilenze dilagavano come in un incendio di stoppie... Quel che accadde negli ultimi diciotto mesi della seconda guerra mondiale - gli alleati di ogni colore in lotta contro i tedeschi, i fascisti alle prese con gli antifascisti, le città ridotte in macerie, i fanciulli affamati che mendicavano, le donne che si vendevano per un tozzo di pane, gli uomini deportati, torturati, uccisi dalle SS, il dilagare della fame, della disperazione, della corruzione e delle malattie - continuò dopo Fornovo per oltre trent'anni.|[[Luigi Barzini (1908-1984)|Luigi Barzini junior]], ''Gli italiani'', Milano, Mondadori}}
 
==Le fonti==
[[Alessandro Benedetti]], nel suo ''Diaria de Bello Carolino'' dà uno dei migliori resoconti della battaglia. Benedetti era un medico al servizio dei veneziani e iniziò il suo diario nel maggio del [[1495]], e un mese più tardi fu un testimone oculare della battaglia. La battaglia è descritta nei capitoli dal 29 al 60 del libro 1.
 
[[Francesco Guicciardini]] descrisse la battaglia di Fornovo nei capitoli 8 e 9, libro 2 della sua ''Storia d'Italia''.
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
*{{cita libro
|autore= Dupuy, Trevor N.
|titolo= Harper Encyclopedia of Military History
|annooriginale= 1993
|anno=
|editore= New York: HarperCollins
|isbn=0-06-270056-1
|pagine=1654
}}
 
== Voci correlate ==
*[[Battaglia del Taro]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Battle of Fornovo}}
 
==Collegamenti esterni==
*{{IMSLP2|id=The Stone Guest (Dargomyzhsky, Aleksandr)|cname=Il convitato di pietra}}
*{{cita web|http://www.leonardo3.net/leonardo/L3-battaglia-fornovo-war-01.htm|Ricostruzioni grafiche 3D della battaglia - Leonardo3}}
*{{cita web|http://wwwlukianpovorotov.icsmnarod.itru/articoliFolder_SongBook/daicsmCL/moderna/fornovoKamenniy_gost.htmlhtm|LaIl battaglialibretto vistain dall'ICSMrusso}}
*{{cita web|http://www.parks.it/parco.taro/cen.html|Giarola}}
*{{cita web|http://www-personal.umich.edu/~beattie/FORNOVO.html|Una ricostruzione della battaglia}}
*{{cita web|http://www.nga.gov/cgi-bin/pimage?41463+0+0|Una rappresentazione della battaglia}}
*{{cita web|http://www.leonardo3.net/leonardo/L3-battaglia-fornovo-war-01.htm#leonardo|E se si fossero realizzati i progetti bellici di Leonardo da Vinci usandoli contro i francesi?}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|guerra|storia}}
{{portale|musica classica|Russia}}
 
[[Categoria:GuerraOpere nelliriche 1495di Aleksandr Sergeevič Dargomyžskij]]
[[Categoria:GuerreOpere d'Italialiriche (XVIin secolo)|Fornovolingua russa]]
[[Categoria:StoriaOpere dell'Emilia|Fornovoliriche incompiute]]
[[Categoria:BattaglieOpere delleliriche guerrebasate d'Italia|Fornovosu opere teatrali]]
[[Categoria:BattaglieOpere cheliriche coinvolgonobasate lasu RepubblicaDon di Venezia|FornovoGiovanni]]
[[Categoria:BattaglieAdattamenti chedi coinvolgonoopere ildi Marchesato e il Ducato diAleksandr MantovaPuškin]]
[[Categoria:Battaglie che coinvolgono il Ducato di Milano|Fornovo]]
[[Categoria:Battaglie che coinvolgono la Signoria e il Ducato di Ferrara]]
[[Categoria:Battaglie che coinvolgono la Francia|Fornovo]]
[[Categoria:Fornovo di Taro]]
[[Categoria:Francesco II Gonzaga]]