Campagna d'Italia (1943-1945) e Eileen Gray: differenze tra le pagine

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{{Bio
{{Vaglio|arg=guerra|arg2=storia}}
|Nome = Eileen
{{Infobox conflitto
|Cognome = Gray
|Tipo=Battaglia
|PostCognomeVirgola = nome completo '''Kathleen Eileen Moray Gray'''
|Nome del conflitto = Campagna d'Italia
|Sesso = F
|Parte_di = della [[seconda guerra mondiale]]
|LuogoNascita = Enniscorthy
|Immagine =LST-1-1.jpg
|GiornoMeseNascita = 9 agosto
|Didascalia = Truppe americane [[sbarco di Salerno|sbarcano a Salerno]] nel settembre 1943
|AnnoNascita = 1878
|Data = 9 luglio [[1943]] - 2 maggio [[1945]]
|LuogoMorte = Parigi
|Luogo = [[Italia]]
|GiornoMeseMorte = 31 ottobre
|Casus =
|AnnoMorte = 1976
|Mutamenti_territoriali =
|Attività = architetto
|Esito = Vittoria alleata, crollo del regime fascista e fine dell'occupazione tedesca in Italia
|Nazionalità = irlandese
|Schieramento1 ={{USA 1912-1959}}<br />{{GBR Impero}}<br />
|FineIncipit = è stata una [[designer]] di mobili e un'[[architetta]] irlandese, considerata una pioniera dell’estetica dell’[[Movimento moderno|International Style]]
*{{CAN 1921-1957}}
|Immagine = Eileen Gray.jpg
*{{IND 1858-1947}}
*{{ZAF 1928-1994}}
*{{AUS}}
*{{NZL}}
{{ITA 1861-1946}} <small>dall'8/9/1943</small><br />
*[[File:Flag of Italian Committee of National Liberation.svg|22px]] [[Resistenza italiana|Resistenza partigiana]]
{{POL}}<br />{{BRA}}<br />{{FRALib}}<br />[[File:Kingdom of Greece Flag.svg|20px]] [[Regno di Grecia|Grecia]]
|Schieramento2 = {{DEU 1933-1945}}<br />{{ITA 1861-1946}} <small>fino al 8/9/1943</small><br />{{RSI}} <small>fino al 2/5/1945</small>
|Comandante1 ={{bandiera|USA}}[[Dwight Eisenhower]]<br />{{bandiera|USA}}[[Mark Wayne Clark]]<br/>{{bandiera|GBR}} [[Henry Maitland Wilson]]<br />{{bandiera|GBR}} [[Harold Alexander]]
|Comandante2 ={{bandiera|DEU 1933-1945}} [[Albert Kesselring]]<br />{{bandiera|DEU 1933-1945}} [[Heinrich von Vietinghoff]] <br />[[File:War_flag_of_the_Italian_Social_Republic.svg|20px]] [[Rodolfo Graziani]]
|Effettivi1 =
|Effettivi2 =
|Perdite1 = In Sicilia:<br />22.000 perdite<ref>Shaw, p. 120.</ref><br />Nel continente italiano:<br />~305.000<ref>Americani: 29.560 morti o dispersi, 82.180 feriti, 7.410 prigionieri; Britannici: 89.440 morti, feriti o dispersi, nessuna informazione sui prigionieri; Indiani: 4.720 morti o dispersi, 17.310 feriti e 46 prigionieri; Canadesi: 5.400 morti o dispersi, 19.490 feriti e 1.000 prigionieri; Polacchi: 2.460 morti o dispersi, 8.460 feriti, nessuna informazione sui prigionieri; Sudafricani: 710 morti o dispersi, 2.670 feriti e 160 prigionieri; Francesi: 8.600 morti o dispersi, 23.510 feriti, nessuna informazione sui prigionieri; Brasiliani: 510 morti o dispersi, 1.900 feriti, nessuna informazione sui prigionieri; Neozelandesi: nessuna informazione.</ref><ref name="Ellis255">Ellis, p. 255</ref> - 310.000<ref>[[USA]]: 114.000, [[Commonwealth britannico]]: 198.000. Perdite totali alleate: 59.151 morti, 30.849 dispersi e 230.000 feriti</ref><ref>[http://www.worldwar2history.info/Europe/ European Theater<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> - 313.495 tra morti, feriti e dispersi<ref>Americani: 119.279 perdite; Brasiliani: 2.211 perdite; Britannici: 89.436 perdite; Truppe coloniali britanniche: 448 perdite; Canadesi: 25.889 perdite; Francesi: 27.625 perdite; Greci: 452 perdite; Indiani: 19.373 perdite; Italiani: 4.729 perdite; Neozelandesi: 8.668 perdite; Polacchi: 11.217 perdite; Sudafricani: 4.168 perdite.</ref><ref name="Jackson335">Jackson, p. 335</ref><br />8.011 aerei<ref name="Jackson335" />
|Perdite2 = In Sicilia:<br />165.000 perdite (135.000 italiani e 30.000 tedeschi)<ref>Hosch 2009, [http://books.google.com/books?id=ApRHMNS1jtAC&printsec=frontcover&dq=world+war+2+people+politics+power&hl=de&sa=X&ei=TSqyUI-pAoXItAbRrYDACw&redir_esc=y#v=onepage&q=%22axis%20powers%20suffered%20about%22&f=false page 122].</ref><br />Nel continente italiano:<br />336.650 tra morti, feriti e dispersi<ref>Tra il 1º settembre 1943 e il 10 maggio 1944: 87.579 perdite. Tra l'11 maggio 1944 e il 31 gennaio 1945: 194.330 perdite. Tra febbraio e marzo 1945: 13.741 perdite. La stima dei britannici nel periodo 1–22 aprile 1945: 41.000 perdite tedesche (escluse le forze arresesi alla fine della guerra).</ref>
*{{DEU 1933-1945}}:<br />47.873 morti<ref name=Feldgrau>{{Cita web |url=http://www.feldgrau.com/stats.html|titolo=Feldgrau Statistics and Numbers|accesso=|autore=Feldgrau website|data=|opera= |editore=}}</ref><br />97.154 dispersi<ref name=Feldgrau/><br />163.600 feriti<ref name=Feldgrau/>
|Perdite4 =
|Note =
}}
== Origini e studi ==
{{CampagnaBox Seconda guerra mondiale}}
{{Campagnabox Campagna d'Italia (Seconda guerra mondiale)}}
La '''campagna d'Italia''' fu l'insieme delle operazioni militari condotte dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] durante la [[seconda guerra mondiale]], dal giugno [[1943]] al maggio [[1945]], prima per sconfiggere l'[[Italia fascista]], la potenza più debole dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]], e quindi, dopo la [[armistizio di Cassibile|resa incondizionata dell'8 settembre 1943]], per attirare nella penisola occupata dalle truppe del feldmaresciallo [[Albert Kesselring]] altre forze della [[Wehrmacht]] tedesca.
 
Nata da una famiglia ricca e aristocratica nel sud est dell'[[Irlanda]], Eileen Gray era la più giovane di cinque figli. I suoi genitori, Eveleen Pounden Gray e James McLaren Gray, erano di origini scozzesi. Il padre, James, era un pittore dilettante e incoraggiò la figlia a dedicarsi alla pittura, portandola con sé in [[Italia]] e in [[Svizzera]] a dipingere dal vivo, cosa che non mancò di far maturare lo stile della ragazzina. Eileen Gray passò gran parte dell'infanzia nelle abitazioni di famiglia, in Irlanda o a [[South Kensington]] a [[Londra]]. Grazie a suo padre, a vent'anni, nel 1898 poté frequentare la Slade School of Fine Art, dove studiò pittura. Fu una delle prime studentesse ammesse a studiare nell'istituzione e, nel corso degli studi, conobbe [[Jessie Gavin]] e [[Kathleen Bruce]]. Nel 1900, anno della morte del padre, Eileen Gray si recò per la prima volta a [[Parigi]] insieme alla madre, qui poté visitare l'[[Esposizione Universale]], rimanendo influenzata dal nuovo stile [[Art Nouveau]]. Gray ammirò soprattutto i lavori di [[Charles Rennie Mackintosh]] che vide esibiti all'Esposizione Universale per la prima volta. La Gray decise di trasferirsi a Parigi a studiare all'Académie Julian e all'Académie Colarossi e passò i successivi cinque anni fra Parigi, Londra e l'Irlanda.
La campagna, guidata da parte alleata prima dal generale [[Dwight Eisenhower]] e poi dal generale [[Harold Alexander]], fu caratterizzata da alcuni sbarchi alleati e da una serie di aspre battaglie di logoramento lungo le successive linee difensive approntate dall'esercito tedesco. Le truppe alleate, costituite da contingenti provenienti da molte nazioni diverse, furono intralciate dall'aspro territorio appenninico e dalle difficoltà climatiche, subirono forti perdite e poterono avanzare solo lentamente di fronte alla tenace resistenza dei tedeschi. [[Roma]] venne liberata solo il 5 giugno 1944 mentre le posizioni tedesche lungo la [[linea Gotica]] non furono superate fino all'aprile 1945, quando l'offensiva finale alleata permise finalmente di raggiungere la [[pianura Padana]] e costrinse alla resa il 2 maggio 1945 l'esercito tedesco in Italia.
 
== Dalle arti figurative alle arti applicate ==
Alla campagna d'Italia presero parte anche alcuni reparti della [[Repubblica Sociale Italiana]] che combatterono a fianco dei tedeschi, e le formazioni del [[Corpo Italiano di Liberazione]] che invece combatterono insieme agli eserciti alleati; inoltre durante la dura occupazione tedesca, il movimento della [[Resistenza italiana]] sviluppò una crescente attività militare di [[guerriglia]] nell'Italia centro-settentrionale che intralciò in maniera rilevante l'apparato militare e repressivo nazi-fascista.
 
Nel 1905 ritornò a vivere a Londra a causa di una malattia della madre e durante il suo soggiorno inglese riprese gli studi alla Slade, rendendosi però conto che la pittura e il disegno la rendevano sempre meno soddisfatta. In questo periodo, frequentando un negozio di [[Soho (Londra)|Soho]], cominciò a interessarsi di mobili laccati, cercando di impadronirsi delle tecniche della laccatura. Nel 1906 tornò in Francia e conobbe il giapponese [[Seizo Sugawara]], un maestro dei lavori in lacca che proveniva da un'area del Giappone famosa per questo tipo di artigianato. Dopo alcuni anni di apprendistato esibì i suoi lavori con la lacca, ottenendo però solo un moderato successo.
== Antefatti ==
{{vedi anche|conferenza di Casablanca}}
Mentre era ancora in corso la [[campagna di Tunisia]], la dirigenza politico-militare anglo-americana aveva iniziato la pianificazione per il proseguimento delle operazioni nel Teatro del Mediterraneo; nella [[conferenza di Casablanca]] tra il 14 e il 24 gennaio [[1943]] il presidente americano [[Franklin D. Roosevelt]] e il primo ministro inglese [[Winston Churchill]] si incontrarono insieme con i capi degli stato maggiori alleati; dopo lunghe e complesse discussioni, venne deciso, nonostante lo scetticismo e la delusione dei generali americani desiderosi di arrestare le operazioni nel settore meridionale e di accelerare l'invasione dell'Europa nord-occidentale, di sfruttare la auspicata vittoria in Nordafrica con uno sbarco in Sicilia<ref>{{cita|Morris|pp. 20-21|harv=s}}.</ref>.
 
== Primi successi ==
I generali britannici riuscirono a convincere i capi americani evidenziando come uno sbarco in Sicilia avrebbe potuto portare ad un crollo dell'Italia con la conseguenza che la Germania sarebbe stata costretta ad intervenire in forze nel teatro mediterraneo disperdendo le sue divisioni nella penisola, nelle isole e nei [[Balcani]], allegerendo la pressione esercitata sul fronte russo<ref>{{cita|Morris|pp. 21-22|harv=s}}.</ref>. Inoltre venne sottolineato come la conquista della Sicilia avrebbe aperto alla navigazione alleata l'intero Mar Mediterraneo migliorando la situazione logistica delle forze anglo-americane; infine si previde di estendere eventualmente le operazioni fino a comprendere l'Italia meridionale dove, nell'area di [[Foggia]], si sarebbero potute organizzare grandi basi aeree da dove colpire con i bombardieri strategici la Germania meridionale e l'Austria<ref>{{cita|Bauer|pp. 37-38|harv=s}}.</ref>.
 
Durante la [[prima guerra mondiale]] Eileen si ritrasferì a Londra, continuando senza successo a lavorare con le lacche. Ritornata a Parigi, nel primo dopoguerra, fu incaricata di decorare un lussuoso appartamento in rue de Lota. Disegnò personalmente i tappeti e le lampade per la casa, facendo costruire mobili e decorando le pareti con pannelli laccati di sua mano. Questa volta le arrise maggior successo, molti critici d'arte lodarono il suo design come innovativo e moderno. Eileen Gray aprì una piccola galleria a Parigi in [[Rue du Faubourg Saint-Honoré]] per esporre i suoi lavori. Eileen Gray era apertamente [[bisessuale]] e negli anni Venti frequentò assiduamente i circoli lesbici dell'avanguardia parigina insieme a [[Romaine Brooks]], [[Gabrielle Bloch]], alla cantante [[Damia (cantante)|Damia]] e a [[Natalie Barney]]. Per diverso tempo, fino al 1932, la Gray ebbe una relazione intermittente con [[Jean Badovici]], architetto e scrittore rumeno.
== Piani operativi ==
Nel 1923 disegnò una stanza da letto-boudoir esponendola al ''Salon des Artistes Décorateurs'', le recensioni furono terribili, ma il lavoro fu apprezzato dagli olandesi di [[De Stijl]]. Inviò dei suoi contributi al ''Salon d'Automne'' che vennero unanimemente lodati dagli architetti [[Gropius]], [[Le Corbusier]] e [[Robert Mallet-Stevens]]. Fu in questo periodo che decise di specializzarsi in architettura d'interni e design, divenendo lentamente un'apprezzata rappresentante delle tendenze moderniste nell'arredamento.
Il 12 febbraio 1943 venne costituito ad [[Algeri]], sotto la guida del generale [[Charles Gairdner]], l'[[HQ Force 141]], il quartier generale incaricato della pianificazione del piano d'invasione della Sicilia<ref>{{cita|Morris|p. 31|harv=s}}.</ref>; in precedenza si era già deciso di rinunciare a piani audaci di attacco alla [[Sardegna]], ritenuta troppo lontana dalle basi aeree alleate, e di attacco immediato alla Sicilia ancor prima della fine dei combattimenti in Nordafrica<ref>{{cita|Morris|pp. 19-22|harv=s}}.</ref>. L'iniziale orientamento del quartier generale prevedeva una molteplicità di punti di sbarco ad effettuarsi nei primi tre giorni, che consentissero la cattura di due porti ritenuti di fondamentale importanza strategica; quelli di [[Siracusa]] e [[Palermo]]. L'ammiraglio [[Andrew Cunningham]] concordava con tale scelta dato che, più le forze attaccanti fossero state frazionate, più gli attacchi aerei italo-tedeschi sarebbero stati dispersivi e inefficaci. Inoltre, a disposizione, gli alleati avevano alcune unità di paracadutisti, le quali fu pensato di utilizzarle per essere lanciate in [[Calabria]], impedendo così il prevedibile afflusso di rinforzi tedeschi attraverso lo [[stretto di Messina]]<ref>{{cita|Rocca|p. 21|harv=s}}.</ref>.
 
Le Corbusier dipinse sui muri bianchi della casa progettata da Eileen facendo infuriare la Gray, la cosa però avvenne dopo la separazione dei coniugi, e il signor Badovici fu ben felice di tenersi i murales del maestro.
=== L'influenza del terreno di scontro ===
La [[geomorfologia]] italiana imponeva alcune limitazioni alle operazioni Alleate; mentre i bombardieri avevano una autonomia sufficiente a colpire qualunque obiettivo nella penisola, solo i caccia imbarcati potevano raggiungere l'Italia continentale, ma erano in numero limitato e comunque la minaccia subacquea dell'Asse non permetteva operazioni navali a lungo raggio. Pertanto l'invasione della Sicilia era una tappa obbligata perché permetteva di restare nel raggio degli aerei tattici con base in Tunisia, e questo fu il motivo che spinse il comando Alleato a preferire quest'ultima alla [[Sardegna]]. Il prosieguo della campagna dipendeva fortemente dagli [[Appennini]], che diminuivano la mobilità delle forze meccanizzate e favorivano i difensori. Poche erano le zone che si prestavano ad un successivo sbarco anfibio, e tra queste la Puglia presentava prima dell'armistizio con l'Italia una forte concentrazione di forze navali, aeree e terrestri.
 
== La casa E-1027 ==
La conformazione del terreno, con moltissimi fiumi e fiumiciattoli e con colline e monti più o meno grandi, non era adatta ad una rapida avanzata per cui tutto ciò, unito alle varie opere difensive tedesche, determinò di fatto un rallentamento dell'avanzata alleata. Hitler non attribuiva un valore strategico all'Italia meridionale ed era convinto della necessità di tenere il minimo delle forze in Italia per non scoprire gli altri fronti e non concesse a Kesselring i rinforzi richiesti. I tedeschi decidono dunque di lasciar avanzare gli alleati per fermarli dove la conformazione geografica dell'Italia è più favorevole alla realizzazione di una serie di linee di difesa ossia dove la penisola si restringe offrendo anche l'ostacolo degli Appennini e di vari corsi d'acqua.
 
Persuasa da Le Corbusier e da Jean Badovici, iniziò ad interessarsi di architettura. Nel 1924 la Gray e Badovici cominciarono a lavorare insieme a una casa sul mare a [[Roquebrune-Cap-Martin]], vicino a [[Principato di Monaco|Monaco]], battezzandola E-1027. Il nome scelto è un codice che nasconde le iniziali dei due (E = Eileen, 10 = Jean, 2 = Badovici, 7 = Gray). La casa ha la forma di una L, il tetto piatto e finestroni che si aprono dal pavimento al soffitto con scale a chiocciola che conducono alle stanze degli ospiti. E-1027 è al tempo stesso una struttura aperta e compatta. Eileen Gray disegnò il mobilio con criteri d'avanguardia, collaborando anche con Badovici nell'elaborazione delle strutture dell'edificio. Il suo tavolo circolare in vetro E-1027 e la tondeggiante [[poltrona Bibendum]] furono ispirati dai coevi esperimenti [[Bauhaus]] di [[Marcel Breuer]] con le strutture d'acciaio tubolari.
== Le forze in campo ==
{{vedi anche|ordine di battaglia della campagna d'Italia (1943-1945)}}
{{Doppia immagine|right|General of the Army Dwight D. Eisenhower 1947.jpg|140|Harold Alexander E010750678-v8.jpg|140|Il generale [[Dwight Eisenhower]]|Il generale [[Harold Alexander]]}}
Le forze in campo in questa campagna subirono notevoli variazioni durante il suo corso, sia per il continuo affllusso di uomini e mezzi anglo-americani e tedeschi in Italia sia per la caduta del regime fascista e la costituzione del nuovo governo presieduto dal maresciallo [[Pietro Badoglio]]. I fatti del 25 luglio 1943, che a seguito dell’[[Ordine del giorno Grandi]] portarono alle dimissioni da Capo del Governo di [[Benito Mussolini]], non modificarono l’atteggiamento bellico italiano come proclamato da Badoglio: “''La guerra continua''”.<ref>Stato Maggiore dell’Esercito - M.Montanari - Politica e strategia in cento anni di guerre italiane - Vol. IV Roma 2010. Pag. 18</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 183-R93434, Albert Kesselring.jpg|thumb|left|upright=0.6|Il feldmaresciallo [[Albert Kesselring]].]]
L’esercito quindi si trovò ancora a combattere a fianco delle unità tedesche presenti nella penisola.<ref>Vedi: Stato Maggiore dell’Esercito - Ufficio Storico - Le operazioni in Calabria e Sicilia - Roma 1983</ref> Iniziate contemporaneamente trattative di pace con gli alleati, nei primi giorni di settembre fu firmato l’[[armistizio di Cassibile]]. l’8 settembre, il maresciallo Badoglio ne diffuse la notizia per radio dalla sede dell’[[EIAR]]. dando disposizione alle forze italiane di cessare ogni atto di ostilità contro quelle anglo-americane. Nella serata Badoglio, [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] e il loro seguito lasciarono Roma per dirigersi prima a Ortona e poi per mare a Brindisi<ref>Utilizzando allo scopo la R.N. Baionetta</ref> dando vita al “Regno del Sud”. La cessazione delle ostilità da parte italiana obbligò quindi i tedeschi ad impegnarsi con maggiori forze in Italia e a intervenire pesantemente, anche all’estero, contro le unità italiane non disposte a proseguire la guerra al loro fianco.<ref>Una parte di queste truppe, rispondendo all'appello di Badoglio e del re, si affiancarono agli anglo-americani costituendo una unità denominata I Raggruppamento Motorizzato.</ref>
 
Le Corbusier fu tanto impressionato dalla casa che costruì a sua volta una casa estiva dietro la E-1027, il famoso "cabanon". La costruzione era così vicina alla villa da infastidire la Gray ma pare che l'architetto avesse sviluppato una tale fissazione da volerla osservare dal suo luogo di ritiro. Non soddisfatto, nel 1939, quando la coppia si era ormai separata, mentre era ospite di Badovici colse l'occasione per realizzare sulle pareti immacolate della E-1027 una serie di otto murales alludenti alla bisessualità della designer. Oltre a ciò fece questo atto totalmente nudo e si premurò di farsi fotografare (da cui una delle più note foto di Le Corbusier). La Gray rimase estremamente ferita dall'atto vandalico sia per le offese sessiste in esso contenute che per l'aggressione all'opera che essa aveva costruito con estrema perizia per se stessa e l'amato, perciò decise di non rientrare più nella E-1027.<ref>{{Cita web|url=http://ounodesign.com/2008/12/24/eileen-gray-e1027-house/|titolo=Ouno Design » Eileen Gray’s E-1027 house|sito=ounodesign.com|lingua=en-US|accesso=2018-09-24}}</ref>Questo è uno dei vari episodi in cui emergono aspetti completamente trascurati della figura di Jeanneret. La storica dell'architettura Beatriz Colomina interpreta il gesto quasi come un caso psichiatrico: pare che "Le Corbusier voglia marcare il territorio, come un cane che fa la pipì agli angoli della strada, voglia far prevalere la sua figura cancellando quella di lei, riempiendo un salotto bianco con dei disegni colorati, mettendo la sua firma in uno spazio che non gli appartiene"''.''<ref>{{Cita news|lingua=it-IT|url=http://www.softrevolutionzine.org/2016/eileen-gray/|titolo=Uno spazio violato: la storia di Eileen Gray|pubblicazione=Soft Revolution|data=2016-03-04|accesso=2018-09-24}}</ref> Sull'episodio, per lungo tempo dimenticato, si è fatto luce soprattutto a seguito del film "The price of desire" del 2015 e alla riapertura della villa a seguito dei restauri nel medesimo anno.
Avvenuta la liberazione di Mussolini il 12 settembre, il 25 dello stesso mese fu costituito il Partito Fascista Repubblicano dando poi vita alla [[Repubblica Sociale Italiana]] che proseguì a combattere, prevalentemente al nord, contro le forze anglo-americane. Nel Frattempo, in Italia e all’estero, la resistenza delle unità italiane non disposte a collaborare con l’ex alleato e quelle della resistenza sottrassero non poche forze alle truppe combattenti del Reich tedesco.
Come accennato anche le forze tedesche in Italia subirono con l'[[operazione Alarico]] un sostanziale incremento. Entro la prima decade di agosto alle 7 divisioni tedesche già di stanza in Italia se ne aggiunsero altre 10<ref>Provenienti dal Brennero, dalla Francia e dal confine orientale</ref> formando in tutto due Armate, dotate di potenti mezzi corazzati. Le forze Alleate vennero riorganizzate in varie circostanze, sia per numero che per composizione, facendo posto col tempo ad un corpo di armata polacco, uno francese ed uno brasiliano, con unità minori come la brigata ebraica. Parecchie divisioni inglesi e statunitensi vennero sottratte al teatro per partecipare all'[[operazione Dragoon]].
 
La E-1027 resta comunque legata a doppio filo a le Corbusier che quando morì, nel 1965, stava nuotando proprio nei pressi della E-1027. Proclamata Monumento Nazionale dallo Stato Francese, la Villa, che versava in stato di completo abbandono, è stata recentemente restaurata ed è oggi visitabile. Sono ancora in corso i lavori di restauro del piano terra, che ospitava cucina, stanza della domestica e stanza per gli ospiti.
== La campagna d'Italia ==
Alla fine degli anni Venti e all'inizio dei Trenta, la Gray entrò nell’''Union des Artistes Modernes'', ma al tempo stesso cominciò a ritirarsi dalla vita pubblica e ad essere sempre meno attiva socialmente. Progettò e costruì per sé una casa, Tempe à Pailla, dopo aver studiato architettura per quattro anni, rimanendo reclusa lì a lavorare per la maggior parte del tempo. Nel 1937 accettò di assistere Le Corbusier nell'allestimento del suo padiglione all'Esposizione di Parigi.
=== Lo sbarco in Sicilia ===
{{Vedi anche|operazione Corkscrew|operazione Husky}}
L'[[operazione Husky]], il nome in codice alleato per designare l'invasione della [[Sicilia]], ebbe inizio il 9 luglio [[1943]], preceduta nel mese di giugno dall'[[operazione Corkscrew]], l'occupazione delle isole di [[Lampedusa]] e [[Pantelleria]]; [[Presa di Lampedusa|quest'ultima]] cadde il 12 giugno, dopo avere subito intensi bombardamenti da parte della [[Royal Air Force]], la quale tuttavia perse 45 aerei ad opera della [[Arma contraerea|contraerea]] italiana<ref>{{Cita|Salmaggi-Pallavisini|p. 380|harv=s}}.</ref>, e venne occupata da reparti della [[1st Infantry Division (British Army)|1ª divisione britannica]] senza incontrare resistenza<ref>{{Cita|Biagi|p. 1303|harv=s}}.</ref>.
{{Doppia immagine|left|Pattonphoto.jpg|135|Bernard Law Montgomery.jpg|135|Il generale [[George Patton]] comandante della [[Seventh United States Army|7ª armata statunitense]] in [[Sicilia]]|Il generale [[Bernard Montgomery]], comandante dell'[[Eighth Army (United Kingdom)|8ª armata britannica]] in Sicilia}}
La forza di invasione alleata, composta dall'[[Eighth Army (United Kingdom)|8ª armata britannica]], comandata dal generale [[Bernard Law Montgomery]], e dalla [[Seventh United States Army|7ª armata statunitense]], comandata dal generale [[George Smith Patton]], disponeva di una forza iniziale di 181.000 uomini con 600 carri armati e 1.800 cannoni<ref>{{cita|Picone Chiodo|p. 270|harv=s}}.</ref>; il corpo di spedizione era costituito da sette [[Divisione (unità militare)|divisioni]] di [[fanteria]], due divisioni [[Carro armato|corazzate]] e due divisioni [[Truppe aviotrasportate|aviotrasportate]]; l'appoggio dal mare era garantito da 2.275 [[Nave cargo|navi da carico]], 1.800 [[Landing Craft Assault|mezzi da sbarco]] e 280 [[Unità militari navali|navi da guerra]]<ref>{{Cita|Biagi|p. 1305|harv=s}}.</ref>. Le forze aeree alleate, comandante dal ''Air Chief Marshall'' [[Arthur Tedder]], disponevano di oltre 5.000 veivoli e avevano una schiacciante superiorità aerea nei confronti dei 520 aerei dell'Asse<ref>{{cita|Bauer|p. 201|harv=s}}.</ref>. L'armata del generale Patton, forte di quattro divisioni, prese terra nella zone prospicienti [[Licata]], [[Gela]] e [[Scoglitti]], mentre quella del generale Montgomery, forte di quattro divisioni ed una brigata, sbarcò ad est, tra [[Capo Passero]] e [[Siracusa]]<ref>{{Cita|Hart|p. 610|harv=s}}</ref>. Nel corso della breve campagna gli Alleati fecero intervenire altri reparti e alla fine dell'operazione disponevano in Sicilia di circa 467.000 soldati<ref>{{cita|Picone Chiodo|p. 279|harv=s}}.</ref>.
{{Doppia immagine|right|Alfredo guzzoni.jpg|110|H.Hube.jpg|130|Il generale [[Alfredo Guzzoni]] comandante della 6. Armata italiana in [[Sicilia]]|Il generale [[Hans-Valentin Hube]], comandante del 14º ''Panzerkorps'' tedesco}}
Le forze dell'Asse presenti sull'isola al momento dello sbarco Alleato erano rappresentate dalla 6ª armata italiana, comandata dal generale [[Alfredo Guzzoni]], forte di nove divisioni: le divisioni ''Aosta'', ''Assietta'' (di stanza tra [[Palermo]] e [[Trapani]]), ''Livorno'' (di stanza a [[Caltagirone]]) e ''Napoli'' (di stanza fra [[Siracusa]] e [[Augusta (Italia)|Augusta]]) e cinque divisioni costiere per un totale di circa 200.000 uomini<ref name="H&W54">{{Cita|H&W|p. 54|harv=s}}.</ref>, integrate da due divisioni tedesche, formate in parte con reparti destinati originariamente a prendere parte alla [[campagna di Tunisia]] ed ancora in fase di organizzazione, la [[1. Fallschirm-Panzer-Division Hermann Göring|divisione paracadutisti Hermann Göring]], comandata dal generale [[Paul Conrath]], e la [[15. Panzergrenadier-Division (Wehrmacht)|15ª divisione panzergrenadier]], comandata dal generale [[Eberhard Rodt]] per un totale di circa 30.000 soldati tedeschi che salirono a circa 60.000 nel corso della campagna con l'afflusso di altri reparti dalla penisola<ref name="LH627">{{cita|Liddell Hart|p. 627|harv=s}}.</ref>. Il generale [[Frido von Senger und Etterlin]] era il rappresentante tedesco all'interno del comando del generale Guzzoni situato ad [[Enna]]<ref>{{cita|Bauer|p. 203|harv=s}}.</ref> e faceva riferimento direttamente al comandante supremo tedesco del teatro meridionale (''Oberbefehlshaber Süd''), il [[feldmaresciallo]] [[Albert Kesselring]]<ref name="H&W54" />.
 
== Ultimi anni e successo postumo ==
Lo sbarco Alleato del 10 luglio 1943, preceduto da alcuni difficoltosi lanci di paracadutisti nelle retrovie e appoggiato dal potente supporto aereo e navale, ebbe successo nonostante la resistenza delle deboli divisioni costiere italiane; l'11 luglio il generale Guzzoni cercò di [[battaglia di Gela (1943)|contrattaccare la testa di ponte americana di Gela]] con le divisioni [[4ª Divisione fanteria "Livorno"|''Livorno'']] e ''Hermann Göring''. Il tentativo, sebbene alcuni panzer tedeschi fossero arrivati a poche centinaia di metri dalle spiagge, fu frustrato dalle artiglierie, dall'intervento di forze [[Carro armato|corazzate]] e dal supporto navale statunitensi. I britannici incontrarono minore resistenza e fin dall'11 luglio l'8ª armata occuparono senza difficoltà [[Siracusa]] e [[Augusta]], un'importante base navale che si arrese senza combattere<ref>{{cita|Bauer|pp. 204-205|harv=s}}.</ref>. Il 14 luglio gli anglo-americani congiunsero le loro teste di ponte e conquistarono [[Ragusa]] e [[Comiso]].
[[File:British troops wade ashore during the invasion of Sicily, 10 July 1943. NA4275.jpg|thumb|left|Truppe britanniche sbarcano in [[Sicilia]] il 10 luglio 1943.]]
Nonostante i successi alleati e i segni di collasso delle truppe italiane, il feldmaresciallo Kesselring riuscì a trasferire in Sicilia la veterana [[29. Panzergrenadier-Division (Wehrmacht)|29ª divisione panzergrenadier]] e la eccellente 1ª divisione paracadutisti del generale [[Richard Heidrich]]; l'energico ed esperto generale [[Hans Hube]], reduce dalla [[battaglia di Stalingrado]], assunse il comando di tutte le forze tedesche raggruppate nel 14. ''Panzerkorps'' ed in pratica diresse le operazioni delle forze dell'Asse nell'isola, riuscendo a costituire un solido fronte difensivo a sud di Catania che arrestò l'avanzata dei britannici del generale Montgomery<ref name="Bauer205">{{cita|Bauer|p. 205|harv=s}}.</ref>.
[[File:Sicilymap2.jpg|thumb|Movimenti delle forze Alleate in Sicilia dal 12 luglio al 17 agosto 1943]]
Mentre l'8ª Armata britannica doveva fronteggiare una aspra resistenza nella zona dell'[[Etna]], il generale Patton riuscì invece ad uscire dalla testa di ponte e ad avanzare con le sue unità corazzate direttamente verso [[Palermo]]; le deboli difese italiane furono facilmente superate e gli americani arrivarono a Palermo il 22 luglio 1943. La 7ª armata americana girò subito verso ovest con l'obiettivo di arrivare a [[Messina]] e intercettare le comunicazioni di tutte le truppe dell'Asse in combattimento in Sicilia<ref name="Bauer205" />; tuttavia il feldmaresciallo Kesselring e il generale Hube furono in grado di costituire una nuova linea difensiva a protezione di Messina e gli americani, nonostante l'arrivo in Sicilia di altre divisioni, furono fermati dal 23 luglio a [[San Fratello]] e a [[Troina]] dove si svolsero aspri combattimenti. Gli sviluppi politici generali, con la caduta di Mussolini e la disgregazione delle unità italiane, e la chiara superiorità numerica e materiale alleata, decisero Hitler e l'alto comando tedesco ad organizzare un'evacuazione metodica delle divisioni tedesche attraverso lo stretto di Messina ([[operazione Lehrgang]]); entro il 17 agosto il generale Hube riuscì a completare con successo la ritirata di gran parte dei suoi soldati e degli equipaggiamenti<ref>{{cita|Bauer|pp. 205-207|harv=s}}.</ref>. Furono evacuati circa 40.000 soldati tedeschi con 9.789 veicoli, 51 carri armati e 163 cannoni<ref>{{cita|D'Este|p. 418|harv=s}}.</ref>, e 62.000 soldati italiani con 227 veicoli e 41 cannoni.
 
Con lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], Eileen Gray fu costretta a evacuare dal sud della Francia. Il suo appartamento a Saint-Tropez, dove aveva preziose collezioni di beni, fu fatto saltare in aria durante la guerra, mentre Tempe à Pailla fu saccheggiata.
Al termine della campagna la 7ª armata contò 2.811 morti, 6.471 feriti e 686 dispersi; l'8ª armata accusò 2.721 morti, 7.939 feriti e 2.183 dispersi<ref name="LH627" />. Le forze dell'Asse riportarono circa 29.000 vittime: gli italiani subirono circa 4.700 morti, i tedeschi 4.300; i feriti assommavano a circa 20.000 uomini e i prigionieri erano oltre 140.000, in grande maggioranza italiani<ref>{{cita|Atkinson|p. 204|harv=s}}</ref>, furono catturati solo 5.500 soldati tedeschi<ref name="LH627" />.
Nel secondo dopoguerra Eileen Gray tornò a Parigi inaugurando uno stile di vita ancora più reclusivo di prima, tagliando i contatti con tutti, eccetto che con un piccolo gruppo di amiche che conosceva da prima della guerra. Si occupò ancora di piccoli lavori, ma fu sostanzialmente dimenticata dall'industria del ''[[disegno industriale|design]]''. Intorno ai settant'anni cominciò a perdere la vista e l'udito eppure ebbe ancora la forza di trasformare un vecchio granaio in un atelier e si trasferì in campagna per continuare a lavorare.
 
Nel 1968, grazie a un articolo del critico [[Joseph Rykwert]] sulla rivista ''[[Domus (periodico)|Domus]]'', la poltrona Bibendum e il tavolo E-1027 recuperarono un vasto successo di pubblico, tornando in produzione e divenendo pezzi classici di design. Poco prima della sua morte, nel 1970, i suoi lavori furono esposti in una mostra a Londra, il che permise al pubblico di riscoprirne la genialità. Eilen Gray morì all'età di novantotto anni nel suo appartamento di rue Bonaparte a Parigi e fu sepolta al cimitero [[Père Lachaise]].
=== L'armistizio ===
Il [[National Museum of Ireland]] nel 2002 ha acquistato l'intero archivio di Eileen Gray e ha allestito un'esposizione permanente delle sue opere a [[Dublino]]. I mobili originali di Eileen Gray continuano attualmente ad essere venduti come pezzi da collezione, raggiungendo spesso quotazioni molto alte.
Il 3 settembre il generale [[Giuseppe Castellano]] firmò l’[[armistizio di Cassibile]] - detto anche armistizio corto<ref>{{cita|Petacco|pp. 165-166|harv=s}}.</ref> dal numero di articoli che lo composero - che restò in vigore fino al 29 settembre 1943. Infatti, in tale data fu stipulato a [[Malta]], tra il governo italiano rappresentato dal generale [[Pietro Badoglio]] e il generale Eisenhower, il cosiddetto [[armistizio lungo]] composto da 44 articoli, con il quale l’Italia fu di fatto sottoposta al totale controllo anglo-americano. L’annuncio della firma dell’armistizio considerando il naturale riserbo mantenuto, giunse in maniera del tutto inaspettata alle truppe combattenti, sia sul territorio nazionale sia nelle zone di occupazione dove, peraltro, esistevano anche divisioni miste composte cioè da reparti di truppa italiana e da contingenti tedeschi. Alle difficili condizioni operative, non rispose il tentativo del Comando Supremo di impartire disposizioni per il tramite della [[Memoria OP 44|Memoria 44 OP]]<ref>Per maggiori dettagli sulla genesi della Memoria 44 OP vedi: S.M.E. Ufficio Storico - Le operazioni delle Unità Italiane nel settembre ottobre 1943 - Roma, 1975 - da pp. 41-45</ref>, tramessa tra il 3 e il 5 settembre 1943, ai comandi di massimo livello con totale riserbo e con l’ordine di distruggere il documento subito dopo la lettura. Gli avvenimenti successivi all’annucio dell’armistizio, difficoltà nelle trasmissioni, fuga del re, di Badoglio e delle più alte gerarchie militari e interruzione delle linee di comando, non consentì di far giungere a tutti i settori operativi gli ordini che furono impartiti anche con successive disposizioni<ref>Memoria 45 OP e Promemoria n.1 e n.2 - vedi S.M.E. Ufficio Storico - Le operazioni delle Unità Italiane nel settembre ottobre 1943 - Roma, 1975</ref>. In conseguenza di ciò molte grandi unità si trovarono impreparate ad affrontare la reazione tedesca che fu veloce ed efficace. Molte unità furono quindi costrette a cedere le armi o a combattere senza alcuna speranza di vittoria.<ref>Vedi a tal proposito la poderosa serie di volumi prodotti dal Ministero della Difesa - Commissione per lo studio della resistenza dei militari italiani all’estero - editi dalla Rivista Militare</ref>
 
=== Gli sbarchi alleati nel sud Italia ===
{{Vedi anche|sbarco a Salerno|operazione Baytown|operazione Slapstick}}
[[File:ItalySalernoInvasion1943.jpg|thumb|upright=1.2|Truppe Alleate sbarcano a Salerno.]]
Il 3 settembre 1943 l'8ª armata del generale Montgomery iniziò l'invasione d'Italia continentale con i primi [[Operazione Baytown|sbarchi in Calabria]], dalla quale i reparti tedeschi si erano ritirati senza avvisare gli italiani e sabotando le infrastrutture<ref>{{Cita|Atkinson|pp. 211-215|harv=s}}.</ref>. Alle 18:30 dell'8 settembre il generale Eisenhower rese noto l'[[armistizio di Cassibile]], con il quale l'Italia usciva dalla guerra e confermato dal capo di governo italiano maresciallo Pietro Badoglio alle 19:45; tuttavia le forze tedesche presenti in Italia si erano preparate a questa eventualità e diedero inizio all'[[Operazione Achse|occupazione della penisola]]. Secondo la pianificazione studiata dagli alti comandi alleati, l'uscita della guerra dell'Italia avrebbe dovuto avvenire contemporaneamente allo sbarco principale anglo-americano nella penisola previsto nel settore di [[Salerno]] secondo il [[operazione Avalanche|progetto Avalanche]]. Il 9 settembre 1943 infatti le forze anglo-statunitensi principali, che a bordo delle navi avevano festeggiato la presunta fine della guerra, [[sbarco a Salerno|sbarcarono a Salerno]] mentre truppe britanniche misero in atto un azione secondaria occupando [[Taranto]] ([[operazione Slapstick]])<ref>{{Cita|Atkinson|pp. 231-236-239-241|harv=s}}.</ref>.
 
[[File:Mark Wayne Clark, Anzio 1944.jpg|thumb|left|upright=0.6|Il generale [[Mark Wayne Clark]], comandante della 5ª Armata statunitense.]]
 
La [[1st Airborne Division (British Army)|1ª divisione aviotrasportata]] britannica, sotto la copertura delle forze navali del [[viceammiraglio]] [[Arthur Power]], sbarcò direttamente nel [[porto di Taranto]] senza nemmeno utilizzare i mezzi anfibi d'assalto; i reparti paracadutisti tedeschi presenti nel settore preferirono ripiegare e non opposero resistenza allo sbarco. Per mancanza di mezzi di trasporto i paracadutisti britannici non poterono avanzare subito verso [[Foggia]]<ref name="liddel1">{{cita|Hart|p. 655|harv=s}}.</ref>. L'11 settembre le truppe britanniche raggiunsero Brindisi, nella quale [[Vittorio Emanuele III]] aveva portato il governo italiano dopo [[Fuga di Vittorio Emanuele III|la sua fuga da Roma]] sotto l'attacco tedesco. Il 22 settembre i paracadutisti britannici raggiungevano via terra [[Bari]], mentre un'altra divisione sbarcava nel porto<ref name="liddel1" />;la città era stata sgomberata dai tedeschi già l'8 settembre. Foggia e il [[Aeroporto di Amendola|complesso di aeroporti di Amendola]] furono infine occupati il 27 settembre<ref name="liddel1" />.
 
In realtà l'azione principale alleata in Italia aveva avuto inizio alle 03:30 del 9 settembre quando la [[Fifth United States Army|5ª armata]] statunitense guidata dal tenente generale [[Mark Wayne Clark]] sbarcò su una lunghezza di costa di 40 chilometri, fra [[Minori (Italia)|Minori]] e [[Paestum]]: il VI corpo d'armata americano comandato dal generale [[Ernest J. Dawley]] prese terra a sud, nei pressi di Paestum, il X corpo d'armata britannico del generale [[Richard McCreery]] sbarcò a nord, nella zona di Salerno e Minori. Ciascuno dei corpi comprendeva due divisioni per complessivi circa 200.000 uomini. All'inizio le operazioni sembrarono procedere favorevolmente; l'11 settembre sbarcò anche la 45ª divisione americana allargando la linea d'invasione a 70 chilometri, fra [[Amalfi]] e [[Agropoli]]<ref>{{cita|Morris|pp. 169-184|harv=s}}.</ref>.
 
In realtà i tedeschi avevano mantenuto il possesso delle posizioni dominanti sulle colline e il fedlmaresciallo Kesselring e il generale [[Heinrich von Vietinghoff]] poterono controllare la situazione e far affluire numerose divisioni mobili da sud e da nord. Dopo alcuni attacchi iniziali che misero in difficoltà le punte avanzate alleate, la controffensiva tedesca ebbee inizio il 12 settembre con l'intervento, in rinforzo della [[16. Panzer-Division (Wehrmacht)|16. Panzer-Division]] già presente sul posto, di due divisione Panzergrenadier e due Panzer-Division. I tedeschi sfruttarono il varco centrale lungo il corso del fiume [[Sele]] nella testa di ponte alleata e ottennero alcuni importanti successi che fecero temere una catastrofe per gli alleati. Le truppe tedesche, molto più esperte e combattive, cacciarono i britannici da [[Battipaglia]] e gli statunitensi da [[Persano]]; alcuni reparti alleati furono distrutti; le forze della Wehrmacht giunsero vicine a raggiungere una vittoria definitiva; la Luftwaffe attaccò le navi alleate al largo e inflisse sensibili perdite<ref>{{cita|Morris|pp. 187-199|harv=s}}.</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 183-J15460, Italien, Soldaten beim Laden einer Pak.jpg|thumb|upright=1.2|Cannone anticarro tedesco in azione durante la [[sbarco a Salerno|battaglia di Salerno]].]]
[[File:Heinrich von Vietinghoff.jpg|thumb|left|upright=0.6|Il generale [[Heinrich von Vietinghoff]], comandante della 10ª Armata tedesca.]]
Gli anglo-americani dovettero ripiegare e il generale Clark, pur coordinando direttamente dalle spiagge la difesa e cercando energicamente di resistere, prese in considerazione la possibilità di un'evacuazione della testa di ponte di Salerno<ref>{{cita|Clark|pp. 213-224|harv=s}}.</ref>. La situazione critica viene risolta dall'arrivo di rinforzi dal mare e dall'aria costituiti da reparti di paracadutisti americani e da una divisione corazzata britannica; ebbe un ruolo fondamentale il massiccio bombardamento aeronavale del 14 e 15 settembre sulle posizioni tedesche<ref>{{cita|Clark|pp. 224-228|harv=s}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring decise di non lanciare altre forze nella battaglia, ritenendo ormai impossibile ricacciare in mare gli alleati, e il 16 settembre venne dato ai tedeschi l'ordine di ripiegare verso la linea del fiume [[Volturno]]; le truppe della Wehrmacht persoro a Salerno 3.500 uomini ma avevano catturato 5.000 prigionieri e inflitto perdite molto più elevate agli anglo-americani<ref>{{cita|Morris|p. 224|harv=s}}.</ref>, il generale von Vietinghoff affermò che "ancora una volta i soldati tedeschi hanno dato prova della loro superiorità sul nemico"<ref>{{cita|H&W|p. 116|harv=s}}</ref>.
 
In Calabria la manovra diversiva dell'8ª Armata britannica non raggiunse grandi risultati; i tedeschi si ritirarono ordinatamente e riuscirono a concentrare le loro forze nella zona di Salerno; i britannici avanzarono lentamente per 300&nbsp;km verso nord senza trovare resistenza. Il 16 settembre infine elementi della 5ª Armata e dell'8ª Armata si ricongiunsero presso Vallo della Lucania. Nel frattempo in [[Puglia]] il 16 settembre i paracadutisti britannici occuparono l'aeroporto di Gioia del Colle. I tedeschi arretrarono ordinatamente con abili azioni delle loro retroguardie. Il giorno 21 gli alleati entrarono a [[Trani]]; il 24 settembre ad [[Andria]] e [[Barletta]]. Il 27 settembre i tedeschi abbandonano Foggia dopo aver effettuato molte demolizioni, e il 29 settembre il generale Bernard Montgomery entrò a Foggia con il grosso della sua armata. Il 1º ottobre elementi del [[Popski's Private Army]] completarono la liberazione degli [[Complesso aeroportuale di Foggia|aeroporti della zona di Foggia]], ritenuti indispensabili dall'alto comando alleato per poter colpire con i bombardamenti aerei le regioni meridionali della Germania e l'Europa sud-orientale.
 
=== La presa di Napoli e l'avanzata verso nord ===
{{vedi anche|quattro giornate di Napoli|linea del Volturno|linea Barbara|linea Bernhardt}}
Riorganizzate le truppe dopo i duri scontri sulla pianura salernitana, e sostituito il discusso generale Dawney con il generale [[John P. Lucas|John Lucas]] al comando del VI corpo d'armata statunitense, il generale Clark ordinò di riprendere l'avanzata verso nord. Il generale aveva stabilito che le truppe britanniche al comando del generale McCreery, occupata [[Napoli]], si sarebbero dirette sul [[Volturno]] stabilendosi sulla riva sinistra fino a [[Capua]], da cui si sarebbero ricongiunti agli americani che sarebbero avanzati alla loro destra fino a [[Benevento]].
 
Ma l'avanzata si rilevò più lenta del previsto anche a causa delle innumerevoli distruzioni stradali. Il ritardò consentì ai tedeschi di procedere con massicci minamenti delle arterie stradali verso Napoli e delle strutture della città stesa, oltre che compiere indiscriminati rastrellamenti che sfociarono dapprima in scontri a fuoco con civili e soldati italiani sbandati, poi in una vera e propria [[Quattro giornate di Napoli|insurrezione]]<ref>{{cita|Rocca|p. 118|harv=s}}.</ref>.
Il 29 settembre Kesselring fu informato dal comando della 10ª armata tedesca che «Napoli è in piena rivolta», e il 1º ottobre, con l'entrata dei primi reparti blindati britannici in città, i tedeschi terminarono l'evacuazione delle truppe tedesche<ref>{{cita|Rocca|p. 119|harv=s}}.</ref>. Conquistata Napoli, gli Alleati speravano di poter rapidamente raggiungere e occupare Roma. Questo prestigioso obiettivo era fortemente ambito sia dal generale Clark, che dal generale Montgomery, il quale, dopo la delusione per la sua esclusione dal teatro salernitano, intravedeva l'opportunità per la sua 8ª armata di entrare per prima nella capitale<ref>{{cita|Rocca|pp. 120-121|harv=s}}.</ref>.
 
Il comandante del 15º gruppo d'armate in Italia, generale Harold Alexander, si rese conto che l'avanzata lungo la penisola si doveva sviluppare oltre che sul versante tirrenico, anche su quello adriatico, e affidò al generale Montgomery l'avanzata lungo quella direttrice<ref name="Rocca121">{{cita|Rocca|p. 121|harv=s}}.</ref>. Il generale britannico riteneva di essere in posizione tattica più favorevole rispetto al suo rivale generale Clark per arrivare per primo a Roma; risalendo la costa adriatica, avendo alle spalle un sicuro porto per i rifornimenti a Bari, pensava di poter raggiungere rapidamente [[Pescara]] e di lì proseguire a occidente lungo la statale 5 in direzione della conca di [[Avezzano]], il cui possesso avrebbe aperto le porte di Roma e reso possibile un grande accerchiamento delle forze tedesche<ref name="Rocca121" />.
[[File:The British Army in Italy 1943 NA8236.jpg|thumb|left|250px|Truppe britanniche in marcia nell'ottobre 1943.]]
Sul fronte adriatico nella notte fra il 2 e 3 ottobre 1943 gruppi di [[British Commandos|commando britannici]] toccarono terra dal mare occupando sia il porto che l'abitato di [[Termoli]], in attesa che l'8ª armata di Montgomery, varcato il fiume [[Biferno]], li raggiungesse. Ma i ponti di barche piazzati sul Biferno non ressero alle copiose piogge di quei giorni, sicché i britannici sbarcati a Termoli dovettero affrontare da soli i contrattacchi della 16ª divisione tedesca che Kesselring aveva trasferito in quella zona. Dopo quarantott'ore di scontri furono ripristinati i ponti sul Biferno così gli [[M4 Sherman]] dell'8ª armata poterono far pendere dalla loro parte l'esito dello scontro, e i tedeschi si ritirarono sulle posizioni difensive del fiume [[Trigno]], uno dei capisaldi prima della Gustav<ref name="Rocca122">{{cita|Rocca|p. 122|harv=s}}.</ref>.
Sul fronte tirrenico Clark [[Linea del Volturno|raggiunse il Volturno]] ricevette rapporti sui lavori di consolidamento delle posizioni tedesche sulla nuova linea difensiva - chiamata successivamente "Gustav" - fra il fiume [[Garigliano]], [[Cassino]] e le alture che si propagano fino al massiccio della [[Maiella]]. Così il generale statunitense decise di anticipare l'offensiva fissando il superamento del Volturno per la notte del 12 ottobre con tre divisioni statunitensi; la 3ª di [[Lucian K. Truscott|Truscott]], la 45ª di [[Troy H. Middleton|Middleton]] e la 34ª di [[Charles Ryder]] appena giunta dalla Sicilia<ref name="Rocca122" />.
Le divisioni statunitensi di Clark riuscirono a superare il Volturno in vari punti fra [[Capua]] e [[Caiazzo]], mentre nella parte terminale del Volturno, lungo sponde piatte e scoperte, la 56ª divisione del X corpo britannico di [[Richard McCreery]] trovò diverse difficoltà, ci fu solo una limitata penetrazione nei pressi di [[Grazzanise]], ma le elevate perdite indussero il generale a cessare gli attacchi. Dopo le insistenze di Clark gli attacchi ripresero e dopo sette giorni di combattimenti, i tedeschi decisero di ritirarsi ordinatamente verso le prime propaggini della Gustav<ref>{{cita|Rocca|p. 123|harv=s}}.</ref>.
 
Con lo sfondamento della linea tedesca sul Volturno, le armate anglo-statunitensi si trovarono dinanzi ad un terreno difficile; la pioggia cadeva ininterrottamente, i veicoli sprofondavano nel fango e la terra era simile ad una enorme distesa di melma, mentre le retroguardie tedesche avevano tutto il tempo di attestarsi sulle alture e ritardare l'avanzata nemica, in quelle che erano gli avamposti della Gustav<ref>{{cita|Clark|p. 247|harv=s}}.</ref>. A fine ottobre il generale [[Henri Giraud]] arrivò a Napoli per predisporre con Clark l'entrata in guerra delle truppe francesi con la 5ª armata, e il 4 novembre, causa del maltempo e delle limitate risorse messe a disposizione per la campana in Italia, iniziarono le prime discussioni su una possibile operazione anfibia al di là del fronte per ridare slanciò all'avanzata alleata<ref>{{cita|Clark|pp. 249-251|harv=s}}.</ref>. A metà novembre la 5ª armata aveva ormai raggiunto le postazioni di fronte alla linea Gustav, postazioni che andavano da [[monte Camino]], [[Mignano]], [[monte Santa Croce (Campania)|monte S. Croce]] e quindi verso nord, attraverso le montagne, dove il fianco destro si collegava con l'8ª armata di Montgomery<ref>{{cita|Clark|p. 253|harv=s}}.</ref>. Di contro sul lato adriatico, il 2 e 3 novembre le truppe del generale britannico, superato il Trigno, dovettero fermarsi davanti alle postazioni difensive tedesche lungo il fiume [[Sangro]], che terminavano nell'abitato di [[Ortona]]. All'interno, lungo le poche rotabili disponibili, vennero via via occupate [[Vinchiaturo]], [[Campobasso]] e [[Isernia]] da cui i britannici dovevano collegarsi con l'armata di Clark. Di fronte a loro si ergevano ora le montagne della Maiella, dove era praticamente impossibile condurre azioni di un certo respiro<ref>{{cita|Rocca|p. 124|harv=s}}.</ref>.
 
=== L'assalto alla linea Gustav ===
{{Vedi anche|linea Gustav|battaglia di Monte Cassino}}
==== Sfondamento della linea invernale tedesca ====
Il fedlmaresciallo Kesselring riteneva di essere in grado di fermare l'avanzata alleata e di poter difendere l'Italia centro-settentrionale a sud di Roma<ref>{{cita|Kesselring|p. 222|harv=s}}.</ref>; egli aveva organizzato una serie di sueccessive posizioni di resistenza dove egli intendeva frenare progressivamente la spinta alleata sfruttando i vantaggi dell'aspro terreno montuoso, l'ostacolo dei numerosi corsi d'acqua e le difficoltà causate dalle piogge e dal freddo dell'imminente stagione invernale. Il settore tirrenico del fronte tedesco era stato assegnato al capace generale von Senger und Etterlin, comandante del 14° ''Panzerkorps'' che disponeva di tre divisioni di fanteria e di una divisione panzergrenadier per difendere la [[linea Bernhardt]]<ref>{{cita|Morris|p. 256|harv=s}}.</ref>.
 
L'alto comando alleato del Mediterraneo guidato dal generale Eisenhower aveva stabilito l'8 novembre 1943 il nuovo piano di offensiva generale, denominato in codice [[operazione Raincoat]], per sfondare la cosiddetta linea d'inverno tedesca<ref>{{cita|Morris|p. 257|harv=s}}.</ref>. Il generale Clark puntò sul X corpo britannico schierato sulla costa aveva alla sua destra una serie di massicci che dominavano la statale n°6, ossia la [[Casilina]], la strada diretta che conduceva a Roma. E per schiacciare il nemico Clark individuò nel monte Camino il perno della difesa tedesca nel suo settore<ref>{{cita|Clark|p. 253|harv=s}}.</ref>, e affidò l'obiettivo alla [[56th Infantry Division (British Army)|56ª divisione britannica]] del generale [[Gerald Templer]]. Dopo un intenso bombardamento preparatorio, il 6 novembre partì l'attacco che incontrò l'aspra opposizione della 15ª divisione panzergrandier, una delle divisioni a disposizione del generale von Senger und Etterlin. Dopo dieci giorni di combattimenti i britannici non riuscirono a centrare l'obiettivo e il generale Clark fu costretto a sospendere l'attacco e a ripensare ad un nuovo piano d'azione<ref>{{cita|Rocca|p. 125|harv=s}}.</ref>.
 
Secondo la tattica dell'uno-due pugilistico ideata dal generale Alexander, dopo l'attacco di Clark l'azione si spostò sul fronte adriatico, e il 20 novembre l'8ª armata di Montgomery fu incaricata di sferrare un attacco in forze verso Pescara, e che la divisione neozelandese e una colonna corazzata agli ordini del tenente generale [[Bernard Freyberg]], si sarebbe dovuta spingere prima a nord e poi convergere a sud-ovest per tentare di minacciare Roma<ref>{{cita|Clark|p. 255|harv=s}}.</ref>. Nel frattempo la 5ª armata perse l'[[82nd Airborne Division (United States Army)|82ª divisione aviotrasportata]], trasferita nel sud della Gran Bretagna per essere successivamente utilizzata per l'operazione Overlord, e fu in parte sostituita dalla [[1º Special Service Force]], una unità composta da canadesi e statunitensi comandata dal colonnello [[Robert T. Frederick]], e aggregata alla 36ª divisione<ref>{{cita|Clark|pp. 255-256|harv=s}}.</ref>. Sotto il comando di Clark venne anche assegnata una unità italiana, il [[Primo Raggruppamento Motorizzato|1º raggruppamento motorizzato]] italiano, al comando del generale di brigata [[Vincenzo Dapino]], e la 2ª divisione di fanteria marocchina, il primo elemento di quello che divenne il corpo di spedizione francese agli ordini del generale [[Alphonse Juin]]<ref>{{cita|Clark|p. 257|harv=s}}.</ref> Il corpo di spedizione francese, oltre che per le sue doti combattive in spazi montani contro le pur agguerrite truppe tedesche, divenne noto alla popolazione italiana per il fenomeno delle violenze ai civili, donne ma non solo, che prenderanno il nome di [[Marocchinate]].
 
==== Prima battaglia di Cassino e sbarco di Anzio ====
{{vedi anche|sbarco di Anzio}}
[[File:Shermans disembarking from LST at Anzio.jpg|thumb|upright=1.2|Carri americani [[M4 Sherman]] sbarcano ad [[Anzio]].]]
Winston Churchill, nonostante avesse approvato la pianificazione generale alleata e avesse sostenuto l'esecuzione a maggio 1944 dell'[[operazione Overlord]], continuava ad ipotizzare una grandiosa strategia alternativa mediterranea e balcanica per affrettare la disfatta della Germania e prevenire la temuta irruzione dell'[[Armata Rossa]] nel cuore dell'Europa. Egli riuscì quindi a far approvare dal Comitato degli stati maggiori combinati anglo-americano, una nuova operazione di sbarco in Italia che avrebbe dovuto permettere di superare la situazione di stallo lungo la Linea Gustav, distruggendo l'esercito tedesco del feldmaresciallo Kesselring e aprendo la strada per un'avanzata da Roma direttamente in direzione di [[Lubiana]]. La cosiddetta [[operazione Shingle]] prevedeva che, dopo che il generale Clark avresse ripreso l'attacco nel settore di Cassino per attirare le riserve tedesche, un corpo di spedizione anglo-americano al comando del generale [[John P. Lucas]], avrebbe effettuato uno sbarco nel settore di [[Anzio]] e [[Nettuno]] da dove avrebbe puntato rapidamente verso Roma tagliando le linee di comunicazione delle forze tedesche del generale von Vietinghoff sulla Linea Gustav<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pp. 87-88|harv=s}}.</ref>.
[[File:John P. Lucas.jpg|thumb|left|upright=0.6|Il generale [[John P. Lucas]], comandante delle forze alleate sbarcate ad Anzio.]]
Il 16 gennaio 1944 il generale Clark diede inizio ad una serie di attacchi nel difficile settore di Cassino; il piano dell'alto comando alleato prevedeva di attirare con questo nuovo attacco contro la Linea Gustav le riserve tedesche e quindi favorire la riuscita dello sbarco ad Anzio<ref>{{cita|Morris|pp. 283-286|harv=s}}.</ref>. La prima battaglia di Cassino tuttavia non raggiunse risultati decisivi e le truppe alleate subirono pesanti perdite. Il II corpo d'armata americano del generale Geoffrey Keyes sferrò un difficile [[battaglia del fiume Rapido|attacco attraverso il fiume Rapido]] sperando di occupare la cittadina di Sant'Angelo e aprire la valle del fiume Liri, ma la divisione texana che effettuò il passaggio del Rapido la sera del 20 gennaio 1944 fu sanguinosamente respinta dalle truppe tedesche della 15. Panzergrenadier-Division appostate lungo la riva del fiume e venne quasi distrutta<ref>{{cita|Atkinson|pp. 396-409|harv=s}}.</ref>. I francesi del generale Juin raggiunsero alcune vette ma non poterono avanzare verso [[Atina]], mentre i britannici del generale McCreery superarono il Garigliano ma non riuscirono a conquistare il Monte Maio. Nonostante i successi difensivi del 14° ''Panzerkorps'' del generale von Senger und Etterlin, il generale von Vietinghoff, comandante della 10ª Armata, si allarmò e chiese rinforzi e quindi il feldmaresciallo Kesselring decise di inviare sulla Linea Gustav la 29ª e la 90ª Panzergrenadier-Division, indebolendo in questo modo le sue riserve<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pp. 89-91|harv=s}}.</ref>.
 
Lo sbarco del VI corpo d'armata ad Anzio e Nettuno il 22 gennaio 1944 si effettuò invece con facilità e praticamente senza opposizione; i tedeschi furono colti completamente di sorpresa e furono sbarcate senza difficoltà la 1ª Divisione fanteria britannica, la 3ª Divisione fanteria americana e [[75th Ranger Regiment|tre battaglioni di Ranger]]. L'alto comando tedesco apprese solo dopo sei ore le prime notizie dello sbarco e si affrettò a mobilitare tutte le riserve per affrontare la minaccia, ma in teoria la strada per Roma rimase aperta per i primi tre giorni<ref>{{cita|Morris|pp. 294-296 e 300|harv=s}}.</ref>.
[[File:Mackensen.jpg|thumb|upright=0.6|Il generale [[Eberhard von Mackensen]], comandante della 14ª Armata tedesca.]]
In realtà, nonostante gli ottimistici progetti di Churchill, la pianificazione dei generali alleati non prevedeva che le forze sbarcate ad Anzio marciassero subito verso Roma; il generale Lucas era un comandante prudente, metodico e pessimista; in precedenza era stato sollecitato a non correre rischi dal generale Clark ed anche dal generale Patton; egli intendeva soprattutto completare il regolare sbarco delle truppe e dei materiali e consolidare con calma la testa di ponte con l'afflusso dei reparti corazzati della seconda ondata, prima di avanzare<ref>{{cita|Morris|297-300|harv=s}}</ref><ref>{{cita|Bauer|vol. VI, p. 89|harv=s}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring, nonostante la sorpresa iniziale, reagì con grande rapidità e attivò subito il cosiddetto ''caso Richard'', la pianificazione già prevista in caso di sbarco nemico sulla costa tirrenica; in pochi giorni affluirono nel settore della testa di ponte di Anzio il I corpo d'armata paracadutisti con la divisione corazzata "Hermann Göring e la 4ª Divisione paracadutisti, il 76º ''Panzerkorps'' con la 26. Panzer-Division, la 3ª e la 29ª Panzergrenadier-Division; inoltre l'alto comando tedesco inviò di rinforzo altre quattro divisioni di fanteria provenienti dal Nord Italia e dai Balcani<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pp. 92-93|harv=s}}</ref>. Dal 23 gennaio 1944 il generale [[Eberhard von Mackensen]] assunse il comando della 14ª Armata incaricata di organizzare queste divisioni e contrastare le forze alleate sbarcate a Anzio e Nettuno; le truppe tedesche giunsero sul posto rapidamente e già il 29 gennaio erano numericamente superiori alle forze anglo-americane del generale Lucas<ref>{{cita|Katz|p. 195|harv=s}}</ref>. Solo il 30 gennaio 1944 il generale Lucas iniziò operazioni offensive per uscire dalla testa di ponte ma entro il 2 febbraio tutti i tentativi di avanzata degli alleati fallirono; due battaglioni di Ranger del colonnello William Darby furono sorpresi dal contrattacco tedesco e [[battaglia di Cisterna|vennero distrutti a Cisterna]], molti prigionieri americani furono fatti sfilare dai tedeschi nel centro di Roma; anche gli attacchi della 3ª Divisione statunitense e della 1ª Divisione britannica fuorno duramente respinti; il generale Lucas decise di sospendere gli attacchi dopo aver perso 3.000 uomini e un terzo dei mezzi corazzati<ref>{{cita|Morris|pp. 301-303|harv=s}}</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-311-0940-35, Italien, Infanterie auf Straße, Jagdpanzer Ferdinand.jpg|thumb|left|upright=1.3|Truppe tedesche nel settore della testa di ponte di [[Anzio]].]]
Il feldmaresciallo Kesselring ritenne di poter controllare la situazione a Cassino dove gli Alleati stavano subendo pesanti perdite e contemporaneamente di poter contrattaccare in massa ad Anzio e respingere in mare le truppe alleate che erano ferme nell'angusta testa di ponte; anche Hitler stava pianificando una massiccia controffensiva per ottenere una grande vittoria ad Anzio, infliggere una netta sconfitta ai nemici e dimostrare l'intatta potenza della Wehrmacht<ref>{{cita|Morris|p. 324|harv=s}}</ref>. Il generale von Mackensen ricevette il 29 gennaio 1944 l'ordine di "annientare" la testa di ponte di Anzio sferrando una violento attacco con l'aiuto dei notevoli rinforzi di uomini e mezzi che gli erano stati assegnati<ref>{{cita|Katz|p. 196|harv=s}}</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring raggruppò 33 battaglioni di fanteria, 250 carri armati e potenti reparti di artiglieria, tra cui un cannone ferroviario da 280 mm (il cosiddetto "Anzio Annie"), per la prevista controffensiva. La cosiddetta [[operazione Fischfang]] iniziò con un attacco limitato dal 3 febbraio 1944 nel settore di [[Aprilia (Italia)|Aprilia]]; dopo violenti combattimenti e dure perdite per entrambe le parti, i tedeschi riuscirono a riconquistare Aprilia il 9 febbraio e i britannici dovettero ripiegare indietro<ref>{{cita|Morris|pp. 326-327|harv=s}}</ref>.
 
Dopo la serie di insuccessi l'alto comando alleato era fortemente preoccupato per la situazione sempre più difficile nella testa di ponte di Anzio; furono inviati rinforzi, il generale Clark si recò ad Anzio e venne presa in considerazione la possibilità di destituire il generale Lucas e sostituirlo con il generale Patton. L'attacco principale tedesco venne sferrato il 16 febbraio 1944; il generale von Mackensen concentrò in un settore ristretto una divisioni corazzata, due divisioni panzergrenadier e due divisioni di fanteria per avanzare lungo la strada [[Albano Laziale|Albano]]-Anzio direttamente fino al mare<ref>{{cita|Morris|pp. 327-330|harv=s}}</ref>. L'offensiva della 14ª Armata mise inizialmente in grave difficoltà le truppe alleate; i soldati anglo-americani opposero forte resistenza ma alcune posizioni furono superate e, pur a costo di dure perdite, i tedeschi riuscirono il secondo giorno dell'attacco ad avanzare per alcuni chilometri al centro della testa di ponte fino a circa cinque chilometri dal mare. Nonostante questi successi i tedeschi non furono in grado di raggiungere una vittoria decisiva, alcuni reparti inesperti vennero respinti; inoltre Il generale Clark e il generale Truscott, nominato vice-comandante del settore di Anzio, fecero intervenire le riserve, mentre l'aviazione e l'artiglieria alleate colpirono duramente le truppe tedesche. Gli anglo-americani contrattaccarono il 19 febbraio e fermarono l'avanzata tedesca; la battaglia continuò accanita fino al 22 febbraio 1944 quando il feldmaresciallo Kesselring arrestò l'offensiva<ref>{{cita|Morris|pp. 328-331|harv=s}}.</ref>.
 
Gli alleati avevano evitato una disfatta strategica ad Anzio ma le truppe nella testa di ponte erano molto indebolite e avevano subito oltre 20.000 perdite dall'inizio dell'operazione Shingle; il generale Clark decise di destituire il generale Lucas e di sostituirlo con il generale Truscott<ref>{{cita|Morris|p. 331|harv=s}}.</ref>. La battaglia ad Anzio si trasformò per molte settimane in una logorante guerra di posizione in cui i reparti anglo-americani si trovarono ammassati in uno spazio ristretto sottoposti al tiro dell'artiglieria tedesca<ref>{{cita|Morris|pp. 344-346|harv=s}}.</ref>. Anche le truppe tedesche erano indebolite dopo la sanguinosa battaglia; il feldmaresciallo Kesselring si recò sul posto e rilevò la stanchezza e il decadimento del morale dei suoi soldati<ref>{{cita|Katz|pp. 266-267|harv=s}}.</ref>, egli convinse Hitler a rinunciare ad ulteriori attacchi; il Führer espresse rammarico per il fallimento dell'offensiva ma convenne con le valutazioni dei suoi generali sul posto<ref>{{cita|H&W|p. 158|harv=s}}.</ref>.
 
==== Seconda e terza battaglia di Cassino ====
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2005-0004, Italien, Monte Cassino.jpg|thumb|upright=1.2|L'[[Abbazia di Montecassino]] devastata dal bombardamento alleato del 15 febbraio 1944.]]
Mentre la situazione delle truppe alleate sbarcate ad Anzio diveniva sempre più difficile, il generale Clark aveva ripreso gli attacchi nel settore di Cassino con il II corpo d'armata del generale Keyes e con le unità francesi del generale Juin, ma senza raggiungere risultati decisivi. Gli americani furono nuovamente bloccati sul fiume Rapido, mentre i francesi riuscirono il 25 gennaio 1944 a conquistare alcune posizioni di montagna a nord di Cassino dopo violenti scontri con una divisione tedesca ma esaurirono le loro forze e furono costretti a fermarsi; il generale von Vietinghoff fece intervenire alcune formazioni di riserva che rinforzarono le difese del generale von Senger und Etterlin<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pp. 99-102|harv=s}}.</ref>. Il generale Clark decise il 12 febbraio di interrompere gli attacchi del II corpo d'armata e ritirare gli americani; egli decise di impegnare al loro posto le truppe del generale [[Bernard Freyberg]] costituite da una divisione neozelandese ed una indiana. Si riteneva che queste truppe, esperte e combattive, fossero in grado di conquistare la piazzaforte tedesca attaccando Cassino da nord e aprendo un varco lungo la valle del Liri alle riserve corazzate alleate<ref>{{cita|Morris|pp. 309-312|harv=s}}.</ref>.
 
In questa fase le forze aeree alleate effettuarono preliminarmente il bombardamento dell'[[Abbazia di Montecassino]], considerata dal generale Freyberg un importante caposaldo tedesco di cui egli riteneva indispensabile la totale distruzione prima dell'attacco dei suoi soldati. In realtà l'abbazia non era occupata dalle truppe tedesche, ma il generale Alexander e il generale Maitland Wilson, pressati dal generale Freyberg e in possesso di informazioni imprecise, autorizzarono il bombardamento nonostante l'opposizione del generale Clark. Il 15 febbraio 1944 142 bombardieri pesanti e 87 bombardieri medi sganciarono oltre 400 tonnellate di bombe sull'abbazia che venne distrutta ma questo bombardamento finì per favorire le truppe tedesche che si installarono tra le macerie<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pp. 102-103|harv=s}}.</ref>. Subito dopo il bombardamento dell'abbazia, iniziò l'attacco delle divisioni del generale Freyberg a nord e a sud di Cassino ma i tedeschi difesero strenuamente le posizioni sulle alture dominanti ed entro il 17 febbraio gli indiani e i neozelandesi furono bloccati dopo aver subito gravi perdite<ref>{{cita|Morris|pp. 320-322-312|harv=s}}.</ref>.
 
Nonostante i ripetuti insuccessi, la situazione critica venutasi a creare nella testa di ponte di Anzio spinse gli alti comandi alleati ad organizzare all'inizio di marzo 1944 un nuovo tentativo di sfondare la linea Gustav e allegerire la pressione nemica contro le forze del generale Lucas; il generale Alexander e il generale Clark decisero di sferrare un terzo attacco nel settore di Cassino impiegando di nuovo il corpo d'armata del generale Freyberg. La pianificazione della cosiddetta [[operazione Dickens]] prevedeva di impiegare in massa i bombardieri alleati che avrebbero sganciato oltre mille tonnellate di bombe mentre un micidiale fuoco d'artiglieria avrebbe preceduto l'attacco della fanteria; mentre il generale Clark, preoccupato soprattutto per il settore di Anzio, era scettico sull'esito di questo attacco, il generale Alexander e il generale Freyberg ritennero che ci fossero buone possibilità di raggiungere la vittoria<ref>{{cita|Morris|pp. 333-335|harv=s}}.</ref>.
 
La terza battaglia di Cassino ebbe inizio la notte del 15 marzo 1944 con il bombardamento concentrato nell'area della città e dell'abbazia di 550 bombardieri medi e pesanti; subito dopo aprirono il fuoco 748 cannoni che sparano quasi 200.000 proiettili; le difese di Cassino erano state affidate dal feldmaresciallo Kesselring ai combattivi paracadutisti del generale Heidrich che, pur subendo gravi perdite a causa del massiccio bombardamento e del fuoco nemico, si abbarbicarono alle rovine degli edifici e alle posizioni sulle quote più importanti, decise a resistere<ref>{{cita|Morris|pp. 335-337|harv=s}}.</ref>. Le truppe neozelandesi attaccarono nel primo pomeriggio del 15 marzo ma si trovarono di fronte all'interno della città ad un'accanita opposizione; i combattimenti a distanza ravvicinata continuarono per alcuni giorni senza risultati decisivi, i paracadusti tedeschi si difesero tra le macerie e contrastarono anche l'avanzata nei reparti indiani e gurkha verso le colline a nord-ovest di Cassino; violente piogge resero ancor più difficile il campo di battaglia. Dopo alcuni contrattacchi dei paracadutisti per contenere l'avanzata dei gurkha, il 22 marzo il generale Freyberg, pressato dal generale Clark, sferrò un ultimo assalto che tuttavia costò nuove perdite e non ottenne risultati; la notte del 25 marzo 1944 i neozelandesi e i gurkha sospesero gli attacchi e iniziarono la ritirata dalle posizioni più esposte; la terza battaglia di Cassino terminò quindi con un nuovo successo difensivo tedesco<ref>{{cita|Morris|pp. 338-343|harv=s}}.</ref>.
 
=== Operazione ''Diadem'' e liberazione di Roma ===
{{vedi anche|liberazione di Roma}}
{{quote|So di interessi e macchinazioni affinché sia l'8ª Armata britannica a prendere Roma...se solo Alexander prova a fare una cosa del genere, avrà per le mani un'altra battaglia campale: contro di me|Il generale [[Mark Wayne Clark]] nel suo diario personale in data 5 maggio 1944<ref>{{cita|Katz|p. 327|harv=s}}</ref>}}
Il sanguinoso fallimento del terzo tentativo di sfondare la linea Gustav nel settore di Cassino e la deludente situazione di stallo nella testa di ponte di Anzio costrinsero il comando alleato in Italia a sospendere ulteriori operazioni offensive ed a procedere ad una completa riorganizzazione delle forze disponibili. In aprile il generale Clark, molto provato dalle difficoltà della campagna, ritornò brevemente negli Stati Uniti, mentre nello stesso mese anche il generale Alexander si recò a Londra. I due generali discusero con i dirigenti anglo-sassoni al massimo livello gli sviluppi della situazione e la nuova pianificazione<ref>{{cita|Morris|pp. 352-353|harv=s}}.</ref>. I capi anglo-americani decisero di sferrare un ulteriore offensiva per raggiungere una vittoria decisiva in Italia. Venne ritenuto importante, anche per motivi propagandistici, sconfiggere i tedeschi ed entrare a Roma prima dell'inizio dell'operazione Overlord, prevista per il 5 giugno 1944; si sperava inoltre di poter attirare nella penisola le riserve tedesche e di facilitare indirettamente la riuscita dello [[sbarco in Normandia]]. Il generale Alexander, appoggiato da Churchill e dai capi britannici, riuscì a convincere gli Stati maggiori combinati a trattenere in Italia per una nuova offensiva le divisioni assegnate in precedenza al previsto sbarco nella Francia meridionale, l'[[Operazione Dragoon|operazione Anvil]]<ref>{{cita|Morris|pp. 353 e 359|harv=s}}.</ref>.
[[File:Goumier001.jpg|thumb|upright|Un soldato marocchino del corpo di spedizione francese del generale [[Alphonse Juin]].]]
Il nuovo progetto offensivo, la cosiddetta [[operazione Diadem]], era stato ideato dal generale britannico [[John Harding]], capo di stato maggiore del generale Alexander, e prevedeva di trasferire in segreto gran parte della 8ª Armata del generale [[Oliver Leese]] dal settore Adriatico a quello di Cassino, mentre la 5ª Armata del generale Clark avrebbe ristretto la sua zona di attacco al settore di circa 32 chilometri compreso tra il fiume Liri e la costa tirrenica<ref>{{cita|Morris|pp. 359-360|harv=s}}.</ref>. In totale il generale Alexander avrebbe attaccato la linea Gustav con dodici divisioni dell'8ª Armata, tra cui due divisioni polacche, due canadesi e una sudafricana, e con sette divisioni della 5ª Armata americana, tra cui quattro divisioni francesi<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, p. 106|harv=s}}.</ref>. L'attacco principale sarebbe stato condotto dall'8ª Armata lungo la valle del Liri; la 5ª Armata avrebbe a sua volta attaccato il difficile terreno dei [[monti Aurunci]], mentre nella testa di ponte di Anzio il VI corpo d'armata del generale Truscott avrebbe preso l'iniziativa in un secondo momento avanzando verso i [[colli Albani]] per intercettare le comunicazioni delle forze tedesche. Il generale Clark condivideva in generale questi piani anche se egli era deciso ad assumere il ruolo principale nell'immiente battaglia e soprattutto ad arrivare per primo a Roma<ref>{{cita|Morris|pp. 361-362|harv=s}}.</ref>.
 
Alla vigilia dell'operazione ''Diadem'' il feldmaresciallo Kesselring disponeva nel teatro bellico italiano di 23 divisioni, di cui nove difendevano il settore della linea Gustav tra il mar Tirreno e la costa adriatica; le truppe tedesche erano ancora efficienti e combattive ma soffrivano di gravi difficoltà di rifornimento; le forze aeree Alleate avevano raggiunto una schiacciante superiorità in aria e intralciavano le loro linee di comunicazione, inoltre il comando tedesco era anche costantemente preoccupato per possibili nuovi sbarchi Alleati nella regione di [[Civitavecchia]] o di [[Livorno]]<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pp. 108-109|harv=s}}.</ref>.
 
Preceduta dal tiro concentrato di oltre 2.400 cannoni, l'offensiva generale alleata ebbe inizio durante la notte tra l'11 e il 12 maggio 1944; l'attacco colse in parte di sorpresa i tedeschi che tuttavia nelle prime ore si batterono duramente in difesa e mantennero il possesso delle posizioni principali della linea Gustav. In particolare il nuovo assalto nel settore di Cassino, sferrato dalle due divisioni polacche del generale Anders, venne respinto ancora una volta dai paracadutisti tedeschi e i reparti polacchi subirono perdite elevatissime; nella valle del fiume Liri due divisioni britanniche attraversarono il fiume Rapido ma senza riuscire a sfondare la linea di resistenza tedesca. Il 12 maggio anche i francesi del generale Juin fecero solo modesti progressi nel settore montuoso assegnato a queste esperte e combattive formazioni coloniali; il comandante francese sferrò un nuovo attacco concentrato il 13 maggio e finalmente i soldati marocchini e algerini ottennero i primi importanti successi conquistando il monte Maio e la cittadina di Castelforte<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pP. 109-111|harv=s}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring cercò di controllare la situazione facendo intervenire alcune divisioni di riserva e predisponendo l'arretramento ordinato su posizioni già preparate, ma, mentre sull'ala sinistra della linea Gustav i tedeschi mantenevano ancora le posizioni più importanti, non fu possibile arrestare l'avanzata del corpo di spedizione francese<ref>{{cita|Kesselring|pp. 240-241|harv=s}}</ref>.
[[File:TD al Colosseo 1944.jpg|thumb|left|I mezzi corazzati americani sfilano accanto al [[Colosseo]] a [[Roma]] il 5 giugno 1944.]]
Furono soprattutto gli aggressivi soldati marocchini che, mostrando grande abilità nel combattimento di montagna, riuscirono a sopraffare i nuclei di resistenza tedeschi; nonostante la determinazione delle truppe del generale von Vietinghoff, fu impossibile fermare l'avanzata del corpo di spedizione del generale Juin che conquistò il 15 maggio il [[monte Petrella]] e raggiunse [[Ausonia]] ed [[Esperia]]. I successi francesi costrinsero il comando tedesco ad indebolire il settore tirrenico e il II corpo d'armata americano poté avanzare con facilità lungo la costa in direzione di [[Formia]]<ref>{{cita|Morris|pp. 365-367|harv=s}}.</ref>. Il generale Leese invece non riuscì ad accelerare l'azione delle sue truppe; i polacchi del generale Anders entrarono finalmente a Cassino il 17 maggio dopo che la posizione era stata evacuata su ordine del feldmaresciallo Kesselring dai tenaci paracadusti tedeschi, ma l'avanzata delle forze meccanizzate lungo la valle del Liri fu intralciata da difficoltà logistiche, dalle caratteristiche del terreno e da sbarramenti di cannoni anticarro tedeschi. L'8ª Armata arrivò alla posizione di [[Aquino]], sulla cosiddetta linea Dora-Hitler, ma venne bloccata il 19 maggio<ref>{{cita|Morris|pp. 370-372|harv=s}}.</ref>.
 
[[File:Clark a Piazza San Pietro.jpg|thumb|upright=1.3|Il generale [[Mark Clark]] in [[Piazza San Pietro]] a Roma il 5 giugno 1944.]]
 
Il feldmaresciallo Kesselring cercò ancora per alcuni giorni di evitare la sconfitta con afflusso di formazioni dal fronte di Anzio; due divisioni meccanizzate e una divisione di fanteria contrattaccarono i francesi, mentre il 22 maggio la 29. Panzergrenadier-Division cercò di fermare gli americani del II corpo d'armata che nel settore costiero avevano raggiunto [[Terracina]]. Nonostante questi rinforzi i tedeschi non furono più in grado di controllare la situazione. I francesi conquistarono i [[monti Ausoni]], mentre i canadesi dell'8ª Armata entrarono a [[Pontecorvo]]; inoltre nel settore della testa di ponte di Anzio le linee della 14ª Armata del generale von Mackensen, fortemente indebolite, furono attaccate il 23 maggio dal VI corpo d'armata americano che sferrò la cosiddetta [[operazione Buffalo (1944)|operazione Buffalo]], riuscì finalmente a superare le difese e avanzò rapidamente entrando in contatto il 25 maggio con le truppe del II corpo<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, p. 112|harv=s}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring decise di abbandonare la linea Gustav; egli sperava di poter sbarrare la via di Roma e organizzare un nuovo schieramento facendo ripiegare le armate dei generali von Mackensen e von Vietinghoff su una nuova posizione tra i Colli Albani e i [[Monti Lepini]]; la divisione corazzata "Hermann Göring" era in arrivo dal settore di Livorno e avrebbe dovuto difendere [[Valmontone]]<ref>{{cita|Bauer|vol. VI, pp. 112-113|harv=s}}.</ref>. In questa fase si verificarono contrasti all'interno dell'alto comando tedesco; il feldmaresciallo Kesselring lamentò la scarsa collaborazione del generale von Mackensen e criticò il ritardato impiego delle riserve; i reparti tedeschi di rinforzo di conseguenza non poterono arrestare l'avanzata alleata<ref>{{cita|Kesselring|pp. 241-242|harv=s}}</ref>.
 
Anche nell'alto comando alleato sorsero conflitti di competenze; il generale Clark era deciso a raggiungere per primo Roma con le sue truppe americane ed era in forte rivalità con i generali britannici. Il generale Alexander aveva prescritto di inviare la massa del VI corpo statunitense del generale Truscott direttamente verso nord-est su Valmontone per chiudere la strada alla 10ª Armata del generale von Vietinghoff in ritirata dalla linea Gustav, ma il generale Clark ignorò queste direttive e decise fin dal 25 maggio 1944 di marciare con il grosso delle truppe americane verso nord-ovest su [[Velletri]] e poi su Roma<ref>{{cita|Katz|pp. 338-340|harv=s}}</ref>. Di conseguenza le deboli forze americane inviate verso Valmontone furono trattenute dalle retroguardie tedesche che guadagnarono tempo mentre le truppe della 10ª Armata ripiegavano verso la [[Linea Caesar]] a sud di Roma; tuttavia, a causa di un errore del comando della 14ª Armata, i reparti americani del II e del VI corpo inviati dal generale Clark verso la città riuscirono a sfruttare un varco nelle difese tedesche e occuparono Velletri<ref>{{cita|Morris|pp. 380-384|harv=s}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring destituì subito il generale von Mackensen ma fu ormai costretto ad abbandonare anche la linea Caesar; egli decise quindi di evacuare Roma senza combattere e di ripiegare a nord verso la linea del [[lago Trasimeno]]<ref>{{cita|Kesselring|pp. 243-245|harv=s}}</ref>.
 
Il 5 giugno 1944, un giorno prima dello [[sbarco in Normandia]], il generale Clark poté finalmente entrare a Roma insieme alle sue truppe; secondo le disposizioni dell'ambizioso generale, solo i reparti americani furono autorizzati a partecipare alla liberazione della città dove furono accolti entusiasticamente dalla popolazione<ref>{{cita|Morris|pp. 387-3391|harv=s}}.</ref>.
 
=== Continua l'avanzata ===
L'operazione Diadem si concluse con il successo alleato e la liberazione di Roma ma non raggiunse risultati decisivi dal punto di vista strategico; i tedeschi persero circa 10.000 uomini ed ebbero 20.000 prigionieri ma anche le forze del generale Alexander subirono perdite elevate, 18.000 americani, 14.000 britannici e 10.000 francesi, senza riuscire a distruggere le due armate del feldmaresciallo Kesselring che ripiegarono con ordine a nord di Roma senza perdere la coesione. Inoltre a causa delle scelte strategiche fondamentali della dirigenza politico-militare anglo-americana, il generale Alexander dovette rinunciare ai suoi piani pe sfruttare la vittoria con un'ambiziosa marcia verso l'Italia nord-orientale e l'[[Austria]]. I capi americani si opposero a questo progetto e imposero l'esecuzione entro il 15 agosto 1944 della già programmata [[Operazione Anvil]] che prevedeva uno sbarco in Francia meridionale con truppe che sarebbero state sottratte al generale Clark. Il generale Eisenhower richiese l'esecuzione del piano "Anvil"; quindi i generali Truscott e Juin lasciarono il fronte italiano e tre divisioni americane e quattro divisioni francesi vennero ritirate per preparare lo sbarco in [[Provenza]], il generale Alexander perse anche buona parte delle forze aeree di appoggio tattico<ref>{{cita|Hart2009|pp. 754-755|harv=s}}</ref>.
 
Il generale Alexander quindi poté riprendere l'avanzata a nord di Roma fin dal 5 giugno 1944 ma le sue forze si indebolirono progressivamente a causa della partenza delle divisioni francesi e americane; inoltre l'offensiva alleata venne condotta con insufficiente determinazione e diede modo all'alto comando tedesco di riorganizzare le sue forze con l'afflusso di quattro nuove divisioni provenienti da altri fronti<ref>{{cita|Hart2009|pp. 755-756|harv=s}}</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring riuscì ancora una volta a controllare la situazione ed evitare una disfatta irreversibile; egli condusse con notevole abilità la ritirata combattuta delle sue truppe attraverso l'Italia centrale grazie all'elevato spirito combattivo dei suoi soldati e ad alcuni errori alleati; in particolare nelle sue memorie il feldmaresciallo ha evidenziato come il nemico non impegnò a fondo la sua aviazione, non effettuò sbarchi per aggirare le sue forze e non coordinò l'avanzata con le attività dei partigiani italiani nelle retrovie del fronte tedesco<ref>{{cita|Kesselring|pp. 246-248|harv=s}}</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring ripiegò con ordine prima verso il [[lago di Bolsena]] e poi sulla nuova linea del [[lago Trasimeno]], la cosiddetta [[linea Albert]]; egli convinse anche Hitler a rinunciare ad una resistenza ad oltranza per evitare nuove perdite e a continuare una difesa elastica per guadagnare tempo<ref>{{cita|Kesselring|pp. 248-249|harv=s}}</ref>.
 
Il feldmaresciallo Kesselring mentre conduceva le battaglie di retroguardia sulla linea del Trasimento, stava contemporaneamente controllando lo sviluppo dei lavori di construzione e rafforzamento della [[Linea Gotica]], la nuova linea difensiva principale sulla quale intendeva bloccare prima dell'inverno l'avanzata alleata. Il comandante tedesco riteneva che fosse ancora necessario del tempo per completare le opere difensive; quindi decise di cercare di frenare gli alleati sulla linea Albert<ref>{{cita|Kesselring|pp. 250-252|harv=s}}</ref>. I tedeschi della 29. Panzergrenadier difesero [[Orvieto]], mentre più a est solo dopo tre settimane gli alleati dell'8ª Armata raggiunsero [[Spoleto]] e [[Perugia]]<ref>{{cita|Morris|pp. 401-402|harv=s}}</ref>; la 5ª Armata, che marciava verso [[Pisa]] e [[Lucca]], venne trattenuta temporaneamente sul fiume [[Ombrone]] e i polacchi furono bloccati sul fiume [[Chienti]]<ref>{{cita|Ferretti|p. 108|harv=s}}</ref>. Dopo il superamento della linea Albert le truppe tedesche opposero ancora resistenza a [[Siena]], che venne liberata dai francesi del generale Juin poco prima che fossero ritirati dal fronte, e a [[Arezzo]]; entro il 15 luglio si stabilirono su un ampia testa di ponte a sud dell'[[Arno]] che comprendeva Pisa e [[Firenze]]<ref>{{cita|Hart2009|pp. 756-757|harv=s}}</ref>.
 
Nei giorni seguenti le armate alleate raggiunsero rilevanti successi liberando [[Ancona]] il 18 luglio e [[Livorno]] il 19 luglio e migliorarono la loro situazione logistica<ref>{{cita|Hart2009|p. 757|harv=s}}</ref>, ma i tedeschi riuscirono ugualmente a guadagnare tempo e poterono anche effettuare vasti e sanguinosi rastrellamenti nelle retrovie che costarono gravi perdite alle forze partigiane. Il feldmaresciallo Kesslering decise di evitare combattimenti prolungati a Firenze; le truppe tedesche quindi distrussero tutti i ponti sull'Arno tranne [[Ponte Vecchio]] e ripiegarono a nord del fiume, dopo aver superato l'opposizione dei reparti partigiani italiani; gli alleati passarono l'Arno a [[Pontassieve]] ed entrarono a Firenze il 13 agosto ma furono impegnati in combattimenti nella periferia settentrionale della città fino ai primi giorni di settembre. In quel momento era già in corso la battaglia della Linea Gotica dove le forze tedesche si erano schierate dopo la lunga ritirata. Il feldmaresciallo Kesselring in questa fase della campagna aveva ricevuto alcune divisioni di rinforzo di seconda qualità; egli fu in grado di stabilizzare la situazione e potè anche privarsi di due ottime divisioni panzegrenadier che l'alto comando tedesco trasferì d'urgenza sul fronte occidentale in grave crisi dopo il [[sacca di Falaise|crollo del fronte di Normandia]] e della Panzer-Division "Hermann Göring" che invece fu trasferita sul fronte orientale e prese parte ai [[battaglia di Radzymin|combattimenti di Varsavia]] in agosto.
 
=== I combattimenti sulla Linea Gotica ===
{{vedi anche|operazione Olive|linea Gotica}}
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-480-2230-17, Italien, Soldaten auf dem Marsch.jpg|thumb|upright=1.3|Soldati tedeschi durante la campagna sulla [[Linea Gotica]].]]
 
Winston Churchill si era fortemente opposto al trasferimento delle divisioni americane e francesi sul fronte occidentale e rimaneva favorevole ad una grande offensiva strategica per distruggere finalmente l'esercito tedesco in Italia e avanzare verso la linea del [[Danubio]]. Il generale Alexander quindi diede inizio il 25 agosto 1944 alla cosiddetta [[operazione Olive]] che sarebbe continuata fino ad ottobre ed avrebbe messo di fronte 900.000 soldati alleati, rinforzati da potenti forze corazzate e supportati da una netta superiorità aerea, a circa 300.000 soldati tedeschi<ref>{{cita|Montemaggi|pp. 41-51|harv=s}}.</ref>. Le formazioni tedesche, guidate con abilità dal feldmaresciallo Kesselring e dai suoi luogotenenti, erano logorate dalle precedenti battaglie e disponevano di mezzi limitati ma erano formate in maggioranza da truppe esperte e tenaci che dimostrarono una superiore abilità tattica durante la battaglia difensiva<ref>{{cita|Montemaggi|pp. 23-47|harv=s}}.</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-316-1195-04, Italien, Albert Kesselring mit Offizieren.jpg|thumb|left|upright|Il feldmaresciallo [[Albert Kesselring]] con alcuni ufficiali nel 1944.]]
Mentre il feldmaresciallo Kesselring completava con successo il graduale ripiegamento delle sue truppe dietro la Linea Gotica che da settimane era in fase di approntamento e rafforzamento, il generale Alexander e il generale Harding pianificarono la nuova offensiva; dopo aver rinunciato ad un attacco diretto al centro del fronte attraverso gli Appennini, l'alto comando del 15° Gruppo d'armate decise, su proposta del generale Leese, di trasferire nuovamente l'8ª Armata britannica nel settore adriatico per sferrare l'attacco principale in direzione di Rimini<ref>{{cita|Hart2009|pp. 755 e 757|harv=s}}.</ref>. Nel settore appenninico il generale Clark sarebbe a sua volta passato all'offensiva da Firenze verso [[Bologna]] per impegnare le riserve tedesche; la fase finale dell'operazione prevedeva la conversione delle forze del generale Leese attraverso la pianura Padana in direzione del capoluogo emiliano dove sarebbero state circondate e distrutte le armate tedesche. Winston Churchill si recò in Italia e osservò i primi giorni dell'offensiva; egli era ottimista e in un messaggio a [[Stalin]] del 19 settembre 1944 scrisse che le forze alleate o avrebbero "sgominato" l'esercito nemico e sarebbero avanzate verso [[Lubiana]] o, in caso di ritirata tedesca, avrebbero, come minimo, "liberato la pianura lombarda"<ref>{{cita|Battaglia|p. 401|harv=s}}.</ref>.
 
Nel complesso invece l'operazione Olive, conosciuta anche come "battaglia di Rimini" o "offensiva degli Appennini", si trasformò in una aspra battaglia di logoramento in cui gli Alleati pur guadagnando terreno nonn raggiunsero alcun successo decisivo e furono infine bloccati dopo aver subito pesanti perdite. In un primo momento il feldmaresciallo Kesselring fu sorpreso dall'attacco britannico nel settore adriatico iniziato il 25 agosto e il generale Leese poté superare il [[Metauro]] e raggiungere prima il [[Foglia (fiume)|fiume Foglia]] e poi il [[Conca (fiume)|fiume Conca]] il 2 settembre<ref>{{cita|Hart2009|pp. 758-759|harv=s}}.</ref>. Le riserve mobili tedesche del feldmaresciallo Kesselring erano in arrivo e riuscirono a rallentare l'avanzata nemica lungo le successive linee di resistenza della linea Gotica; dal 4 all'15 settembre, durante i sanguinosi combattimenti di [[Coriano]] e [[Gemmano]], le truppe tedesche della 10ª Armata del generale von Vietinghoff riuscirono a bloccare progressivamente le forze alleate che vennero anche intralciate dal terreno paludoso a causa delle forti piogge<ref>{{cita|Montemaggi|pp. 73-97|harv=s}}.</ref>.
 
In realtà il feldmaresciallo Kesselring era in grave difficoltà a causa soprattutto dei successi della 5ª Armata del generale Clark che dopo aver liberato [[Lucca]] il 5 settembre e [[Pistoia]] il 12 settembre, attaccò attraverso il [[passo del Giogo]] a [[Scarperia]] sorprendendo i tedeschi della debole 14ª Armata del generale Lemelsen attestati sul [[passo della Futa]]; dopo duri scontri gli americani conquistarono [[monte Altuzzo]] e sembrarono avanzare verso [[Imola]]<ref>{{cita|Ferretti|pp. 110-111|harv=s}}.</ref>. Nel frattempo l'8ª Armata riprese l'offensiva nel settore Adriatico; le truppe tedesche opposero ancora forte resistenza sulla Linea Gialla a [[Covignano#Frazioni|San Fortunato e Covignano]] e i mezzi corazzati britannici furono [[carica di Montecieco|duramente respinti a Montecieco]] il 20 settembre; tuttavia lentamente gli alleati continuarono ad avanzare, [[Rimini]] venne liberata da una brigata greca il 21 settembre 1944 <ref>{{cita|Montemaggi|pp. 125-157|harv=s}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring richiese per due volte, il 23 e il 27 settembre, al quartier generale l'autorizzazione ad una ritirata generale dietro le Alpi, ma Hitler si oppose fermamente e ordinò la resistenza ad oltranza<ref>{{cita|Ferretti|pp. 111-112|harv=s}}.</ref>.
[[File:AutocolonnaAlleataRimini.jpg|thumb|upright=1.3|Colonna motorizzata britannica in movimento nel settore di [[Rimini]].]]
Le armate tedesche continuarono quindi a combattere tenacemente sulle ultime posizioni della Linea Gotica (linee ''Adelheid'' e ''Brunhild''); negli ultimi giorni di settembre l'offensiva britannica sul versante adriatico, rallentata dal peggioramento del clima, si esaurì dopo i cruenti combattimenti di [[Savignano sul Rubicone|Savignano]] e [[Santarcangelo di Romagna|Santarcangelo]] di fronte al fiume [[Rubicone]]<ref>{{cita|Montemaggi|pp. 161-167|harv=s}}.</ref>, e il feldmaresciallo Kesselring poté trasferire parte dei suoi reparti migliori sul fronte appenninico dove gli americani erano fortemente appoggiati dai reparti partigiani della [[36ª Brigata Garibaldi "Alessandro Bianconcini"|brigata "Bianconcini"]] che parteciparono con valore ai duri e incerti scontri sul [[monte Battaglia]]<ref>{{cita|Montemaggi|pp. 168-177|harv=s}}.</ref>. Il generale Clark invece di continure verso Imola dirottò le sue truppe verso il [[Passo della Raticosa]]<ref>{{cita|Montemaggi|pp. 177-179|harv=s}}.</ref>; infine alla fine del mese di ottobre, dopo altri violenti combattimenti, anche l'offensiva americana si arrestò a circa trenta chilometri a sud di Bologna<ref>{{cita|Clark|pp. 417-422|harv=s}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring, dopo aver stabilizzato la situazione, decise quindi di organizzare un vasto programma di rastrellamemti delle sue retrovie per distruggere le formazioni partigiane; la cosiddetta "settimana contro le bande" fu costellata di devastazioni e [[strage di Marzabotto|brutali violenze anche contro la popolazione civile]]<ref>{{cita|Ferretti|pp. 112-113|harv=s}}.</ref>.
 
Winston Churchill fu fortemente contrariato per il fallimento generale dei suoi ambiziosi progetti e nelle sue memorie ha ammesso che la grande battaglia della Linea Gotica "fallì", che l'Italia rimase occupata per "altri otto mesi" e che divenne impossibile "l'affondo su Vienna" e "influenzare la liberazione dell'Europa sud-orientale"<ref>{{cita|Montemaggi|p. 178|harv=s}}.</ref>. Il feldmaresciallo Kesselring ha elogiato nelle sue memorie "l'ammirevole comportamento delle truppe tedesche" che impedì il successo alleato<ref>{{cita|Kesselring|p. 257|harv=s}}.</ref>.
 
Negli ultimi mesi del 1944 il 15° Gruppo d'armate alleato, al cui comando il generale Alexander, promosso al comando dell'intero teatro del Mediterraneo, era stato sostituito alla fine di novembre dal generale Mark Clark, condusse operazioni limitate per cercare di guadagnare altro terreno in direzione del Po; nel settore dell'8ª Armata, guidata dal generale McCreery dopo il trasferimento del generale Leese, venne combattuta la logorante "battaglia dei fiumi". Le truppe canadesi e polacche avanzarono lentamente e riuscirono a liberare [[Forlì]], [[Faenza]] e [[Ravenna]] che venne raggiunta il 4 dicembre<ref>{{cita|Hart2009|pp. 760-761|harv=s}}.</ref>, ma le armate tedesche comandante dal generale von Vietinghoff dopo il ferimento in un incidente stradale del feldmaresciallo Kesselring, ripiegarono con ordine e riuscirono, grazie anche al terreno inondato dalle forti piogge, a fermare il nemico<ref>{{cita|Bauer|vol. VII, p. 214|harv=s}}.</ref>. Nel settore appenninico la 5ª Armata, passata al comando del generale Truscott, non riuscì ad avanzare intralciata soprattutto dal clima invernale; entro il 15 dicembre gli alleati arrestarono tutte le operazioni in attesa della ripresa bellica primaverile<ref>{{cita|Morris|p. 459|harv=s}}.</ref>.
 
=== L'offensiva di primavera ===
{{vedi anche|offensiva della primavera 1945 sul fronte italiano|battaglia della sacca di Fornovo}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-316-1198-15, Italien, italienischer Soldat bei Sprung von Mauer.jpg|thumb|left|Un soldato italiano della RSI in addestramento]]
Alle tante distruzioni provocate dalla guerra non sfuggì il [[transatlantico]] {{nave||Rex|transatlantico|2}}: posto in disarmo a Trieste dal 1940 e saccheggiato dai tedeschi dopo l'armistizio, il ''Rex'' fu rimorchiato tra [[Isola (Slovenia)|Isola]] e [[Capodistria]] come misura precauzionale dopo i primi bombardamenti sul porto; tuttavia l'8 settembre fu avvistato e attaccato con razzi incendiari da un gruppo di cacciabombardieri sudafricani. La nave bruciò per tre giorni ma sebbene inclinata del tutto a sinistra alcuni bassi fondali le impedirono di affondare.<ref>{{Cita libro|autore= Maurizio Eliseo|coautore= William H. Miller|titolo= Transatlantici tra le due guerre|editore= Hoepli|città= Milano|anno= 2004}} pag. 121.</ref>
 
Le truppe tedesche in Italia, sebbene motivate e ben addestrate, consistevano in 29 divisioni<ref name="po">http://www.history.army.mil/brochures/po/72-33.htm</ref> relativamente coadiuvate dalle forze della RSI organizzate in quattro divisioni regolari e nella struttura paramilitare delle [[Brigate Nere]], soffrivano pesantemente della difficoltà di comunicazione, con le linee di rifornimento perennemente sottoposte agli attacchi aerei Alleati ed alle attività partigiane; inoltre le difficoltà in cui versava l'apparato industriale tedesco non permettevano di far avere alle unità al fronte veicoli e mezzi corazzati, armi pesanti ed aerei, per cui il potenziale bellico delle unità era grandemente ridotto. Le forze dell'Asse erano organizzate nel Gruppo di Armate C, composto da tre armate: la 14ª armata, su due corpi d'armata (il ''L Gebirgskorps'' alpino e il ''XVI Panzerkorps'') con responsabilità del settore ovest e a fronteggiare la 5ª Armata USA; 10ª Armata con ''I FallschirmjaegerKorps'' (paracadutisti) e ''LXXVI Panzerkorps'' di fronte alla 7ª Armata britannica; Armata Liguria composta da tre divisioni che dovevano fronteggiare eventuali sbarchi Alleati nel settore<ref name="po" />.
La forza delle unità della RSI, oltre alle quattro divisioni schierate dall'inizio del 1944, si estendeva alle Brigate Nere, che contavano varie brigate mobili e poi i vari comandi provinciali su base brigata, anche se spesso lo status di brigata era solo nominale a fronte di una consistenza numerica a volte risibile. A questi andavano sommati i vari reparti operativi della [[Guardia Nazionale Repubblicana]], superiori alle 10.000 unità, diversi dei quali inquadrati nella [[divisione Etna]] oltre a raggruppamenti autonomi come i gruppi corazzati ''San Giusto''<ref>http://www.axishistory.com/axis-nations/italy/fascist-italy-1943-1945/117-italy-rsi-general/italy-rsi-army/1554-armored-group-san-giusto-italy-rsiArmored Group San Giusto (Italy RSI)</ref> e ''Leoncello''<ref>http://www.axishistory.com/axis-nations/italy/fascist-italy-1943-1945/117-italy-rsi-general/italy-rsi-army/ http://www.axishistory.com/axis-nations/italy/fascist-italy-1943-1945/117-italy-rsi-general/italy-rsi-army/</ref>.
 
Dall'altra parte gli Alleati avevano il totale dominio dei cieli e una preponderanza in armamenti anche se i reparti si stavano ancora riorganizzando dopo il pesante impiego operativo dovuto allo sfondamento della Linea Gotica e alla rotazione di diverse divisioni inviate a partecipare all'[[operazione Dragoon]] e sostituite da truppe fresche ma inesperte. Per esempio il fulcro della VIII armata britannica, con otto divisioni di quattro diverse nazioni, era costituito dal [[secondo corpo polacco|secondo corpo d'armata polacco]], che inquadrava anche un [[Gruppi di Combattimento|gruppo di combattimento]] italiano, il [[20ª Divisione fanteria "Friuli"|''Friuli'']], ed una [[brigata ebraica]]; altri quattro gruppi italiani erano schierati in linea ed il 10º corpo britannico era formato da una sola divisione di fanteria. La Quinta Armata USA, comandata dal dicembre 1944 dal tenente generale Lucian K. Truscott Jr, incorporava 270.000 uomini in linea più 30.000 rimpiazzi ancora nei depositi in attesa di essere assegnati alle unità operative; questi erano appoggiati da oltre 2000 pezzi di artiglieria e mortai, e migliaia di veicoli, il tutto dispiegato su un fronte di 120 km<ref name="po" />. Tra questi la [[Força Expedicionária Brasileira]] incentrata sulla 1ª divisione di fanteria e il gruppo di combattimento italiano ''Legnano'' in linea, e la 6th South African Armored Division in riserva insieme ad una divisione USA<ref name="po" />.
[[File:British Eighth Army Troops Crossing the River Po, Beyond Ferrara, Italy, 28 April 1945 TR2847.jpg|thumb|Le truppe dell'VIII armata britannica passano il [[Po]] vicino [[Ferrara]] il 28 aprile 1945.]]
Gli Alleati, dopo la pausa invernale, ripresero le operazioni e con l'[[Offensiva di primavera del 1945 in Italia|offensiva di primavera del 1945]] riuscirono a sfondare la linea gotica ed a penetrare nella Pianura Padana. L'operazione, nome in codice Grapeshot, venne coordinata dal generale americano Clark, cominciò il 9 aprile con un massiccio bombardamento aereo e d'artiglieria, Bologna venne liberata il 21 aprile, gli americani attraversarono il Po il 22 aprile e proseguirono secondo tre direttrici: Milano, Torino e Genova. L'8ª Armata inglese attraversò il Po il 25 aprile ed avanzò verso nord-est per liberare Venezia e Trieste.
 
Il 25 aprile il [[Comitato di Liberazione Nazionale]] dichiarò l'insurrezione generale. La liberazione del nord Italia dalle truppe tedesche e dal governo della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]], coincise dunque con la fine della guerra in Europa. Intanto erano già cominciati i contatti fra i vertici tedeschi, gli Alleati e la Resistenza italiana per una cessazione delle ostilità sul fronte italiano, [[Operazione Sunrise]] contemporaneamente, a seguito dello sfondamento Alleato del settore [[La Spezia]] - [[Massa (Italia)|Massa]] [[Carrara]] della [[Linea gotica]], ed il conseguente arretramento delle unità nazi-fasciste, giunte nei pressi di [[Fornovo di Taro]] ([[Parma]]), furono teatro dell'ultima grande battaglia campale in [[Italia]], ricordata come la [[Sacca di Fornovo|Battaglia della Sacca di Fornovo]]. Il 28 aprile il generale [[Heinrich von Vietinghoff]] inviò suoi rappresentanti a trattare la [[resa di Caserta]], firmata il giorno successivo.
 
Mentre l'8ª Armata dilagava nella Pianura padana, la 2ª divisione neozelandese venne inviata ad occupare [[Trieste]] e la [[Venezia Giulia]] in contemporanea ed in concorrenza con il [[IX Korpus]] jugoslavo, in quella che divenne nota come la [[corsa per Trieste]]. Nonostante le ambiguità negli ordini del comando supremo alleato i neozelandesi continuarono l'avanzata ed il 1 maggio occuparono Monfalcone, prendendo contatto con le posizioni avanzate del 97º corpo d'armata tedesco asserragliato in Trieste ed alle prese con le avanguardie jugoslave; dopo alcuni combattimenti le forze tedesche si arresero agli Alleati. Le ostilità in Italia terminarono ufficialmente il 2 maggio 1945.
=== L'insurrezione generale ===
Contemporaneamente all'ultima e decisiva avanzata alleata, veniva dato dal CLNAI l'ordine di insurrezione generale, per salvaguardare le fabbriche e le infrastrutture dal rischio di totale distruzione che avrebbe privato l'Italia della possibilità di una importante possibilità di ricostruzione e per togliere ai tedeschi ed ai fascisti il controllo delle città principali. Bersaglio degli attacchi delle unità partigiane furono anche le linee di comunicazione stradali e ferroviarie. Altro obiettivo era impedire ai reparti tedeschi e fascisti il movimento verso il nord e la possibilità di costituire zone di resistenza organizzata, ma la consistenza numerica era comunque in sfavore dei partigiani, circa 80.000, contro circa 90.000 tedeschi e 100.000 fascisti repubblicani; questi però dovevano tenere anche la linea del fronte contro gli Alleati. Un obiettivo ventilato dai fascisti era quello di costituire un ridotto in Valtellina dal quale offrire un'ultima resistenza, e per questo iniziarono concentramenti di truppe a Milano, dove contemporaneamente vennero iniziate trattative dal CLNAI e dal cardinale [[Ildefonso Schuster]] per scongiurare una battaglia urbana.
 
=== La resa di Caserta ===
{{vedi anche|resa di Caserta}}
[[File:Instrument of Local Surrender pag1of2.jpg|thumb|L'atto di resa locale firmato da von Vietinghoff a Caserta nella sua versione inglese; ne esiste una corrispondente traduzione tedesca ma in questa versione è specificato che "La versione in inglese è il testo autentico".]]
 
La resa delle truppe tedesche in Italia venne complicata dal cambio di comando a favore del generale von Vietinghoff, in quanto già il comandante delle SS in Italia, [[Karl Wolff]], aveva avviato dei contatti con il comando Alleato già a partire dall'ottobre [[1944]], attraverso contatti con i comandi [[partigiani]] per il possibile ritiro delle truppe tedesche dall'Italia; a tal proposito tra marzo e aprile [[1945]] si incontrò con [[Allen Dulles]], capo del [[servizio segreto]] statunitense, e con i generali [[Terence Airey]], inglese, e [[Lyman Lemnitzer]], statunitense. Nell'aprile 1945 Wolff, all'insaputa di [[Adolf Hitler|Hitler]], iniziò a negoziare la resa con gli Alleati di tutte le forze tedesche operanti in Italia in quella che gli Alleati battezzarono [[Operazione Sunrise]]. Inizialmente Vietinghoff era contrario, come anche Kesselring, ma in un secondo tempo si allineò a questa posizione, mentre Kesselring tentò di impedire la resa. Uno dei motivi per cui Wolff tentò di negoziare la resa era quello di tagliare fuori i sovietici, che infatti frapposero ostacoli ai negoziati attraverso i loro rappresentanti al comando Alleato, e comportò un confronto acceso tra [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]] e [[Stalin]] a riguardo. Il 28 aprile, i plenipotenziari tedeschi vennero ricevuti a Caserta presso il quartier generale delle forze Alleate in Italia, anche in veste di rappresentanti delle forze armate della RSI in base ad una delega del maresciallo [[Rodolfo Graziani|Graziani]], passando prima per la Svizzera neutrale e poi in volo dalla Savoia francese. Il 29 aprile venne firmato l'atto di resa incondizionata, dapprima alle 14 alla presenza degli incaricati del comando supremo alleato nel Mediterraneo e poi alle 21 alla presenza anche del delegato sovietico Kislenko. Contrasti tra Vietinghoff e Wolff da un lato e Kesselring (sostenuto dagli ordini di Hitler) dall'altro fecero si che solo in extremis alle 4:30 del 2 maggio venisse dato l'ordine di ''cessate il fuoco'' che secondo gli accordi avrebbe dovuto entrare in vigore alle 14 dello stesso giorno.
 
== Il ruolo della resistenza italiana ==
{{Vedi anche|Resistenza italiana}}
Le prime operazioni armate contro i tedeschi furono compiute da militari sbandati che si riunirono, di norma sotto il comando di ufficiali del [[Regio Esercito]], in formazioni con armamento leggero che adottavano tattiche da esercito regolare, cercando di presidiare il territorio in modo stabile. Ben presto la pressione tedesca costrinse a prendere atto dell'inefficienza di queste tattiche, inapplicabili contro un avversario dotato di aviazione, artiglieria e mezzi corazzati, oltre che di linee di rifornimento stabili e retrovie. Quindi la guerriglia passò in mano a formazioni agili, che apparivano e scomparivano sul territorio sottraendosi agli accerchiamenti con una efficiente rete di avvistamento ed erano in grado se necessario di dissolversi, nascondendo il materiale bellico in luoghi sicuri per ricomparire in altro momento ed altro luogo. Anche le stagioni influivano sulla dimensione delle formazioni, che si assottigliavano durante l'inverno o nei periodi legati ai cicli dell'agricoltura e riprendevano consistenza con la primavera<ref>Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna, vol. XVI, pag. 198</ref>.
 
Il risultato fu quello di costringere le truppe tedesche e della RSI ad incessanti operazioni di bonifica e controllo del territorio, oltre che alla costante insicurezza con la quale gli stessi si spostavano anche sul territorio apparentemente controllato, a causa dei numerosissimi attentati compiuti da partigiani in uniformi tedesche o fasciste o muniti di false ma ben realizzate credenziali, tanto che i tedeschi, in un opuscolo destinato alle loro truppe dal nome di "''Achtung! Bandengefahr!''" del 1943 creato dal comando del I Corpo Paracadutisti germanico, parlavano tra l'altro della intraprendenza dei partigiani che sfruttavano spesso "la credulità dei comandi tedeschi locali per impadronirsi di carte d'identità d'ogni specie, e del rispetto che le ronde germaniche hanno per ... ogni sorta di timbri e sigilli", ma illustravano anche la struttura organizzativa del CLN, del CLNAI e del CVL, le tattiche di combattimento delle bande nei vari ambienti operativi (città, montagna) e le precauzioni da seguire nell'approccio alla zona di combattimento e nel mantenere la riservatezza delle informazioni<ref>Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna, vol. XVI, pag. 175</ref>.
 
I gruppi partigiani, parte dei cui armamenti ed equipaggiamenti erano stati forniti dalle forze alleate grazie ad opportuni lanci, impegnarono fino a sette divisioni tedesche, e con le insurrezioni di Genova, Milano e Torino a partire dal 23 aprile, ottennero la resa diretta di due di queste.<ref>{{en}}[https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/csi-publications/csi-studies/studies/spring98/OSS.html The OSS and Italian Partisans in World War II], articolo del ''Center for the Study of Intelligence'' della [[Central Intelligence Agency|CIA]], scritto dall'ex agente dell''[[Office of Strategic Services]] [[Peter Tompkins]]''</ref>
 
Alla attività partigiana destinata a colpire convogli, reparti isolati e retrovie, risposero le truppe tedesche che svilupparono azioni di rastrellamento e di controguerriglia in quasi tutte le regioni sotto il loro controllo. Malgrado i notevoli mezzi spiegati, non riuscendo a distruggere i movimenti della resistenza, indirizzarono la loro azione contro persone e paesi accusati di fiancheggiare l’attività partigiana. Le SS effettuarono rastrellamenti e spedizioni punitive nell’Italia centro settentrionale e in alcune provincie del nord anche per poter garantire alle truppe in ripiegata una relativa tranquillità.<ref>vedi: S.M.E. - Ufficio Storico - I militari italiani nella guerra partigiana in Italia - 1943 1945 - Roma, 1998</ref> Nel settembre 1943 diedero alle fiamme [[Eccidio di Boves|Boves]]<ref>I Militari italiani nella guerra partigiana opera citata pag 193</ref>; nel 1944, la rappresaglia toccò anche altri paesi accusati di aver collaborato con i partigiani. Nell’agosto quindi una colonna di SS attaccò [[Molina di Quosa]] e [[Eccidio di Sant'Anna di Stazzema|Sant'Anna di Stazzema]], cui seguirono altre incursioni in [[Provincia di Massa e Carrara]]. I paesi attaccati in quel settore dalle truppe tedesche in ritirata furono quelli di [[Gragnola (Fivizzano)|Gragnola]], [[Montone (Italia)|Montone]], Ponte Santa Lucia, [[Eccidio di Bergiola Foscalina|Bergiola]] e [[Eccidio di Vinca|Vinca]] con pesanti danni e centinaia di vittime tra i civili. In provincia di Bologna, nel settembre del 1944, una colonna di SS sviluppò una rappresaglia contro l’abitato di [[Strage di Marzabotto|Marzabotto]] dove i civili passati per le armi furono oltre 1800.<ref>Per maggiori dettagli sull’attività delle SS in questo periodo vedi: A. Petacco la nostra Guerra 1940-1945 - A. Mondadori - Milano, 1995. Da Pag. 254 a pag. 259</ref>
 
== Conseguenze ==
La guerra in Italia cessò prima della resa della Germania nazista, che avvenne l'8 maggio 1945, anche se sul fronte orientale i combattimenti proseguirono fino all'11 maggio con l'[[Offensiva di Praga]]. Nel frattempo i rapporti tra Unione Sovietica ed Alleati occidentali iniziarono ad incrinarsi, con vari eventi che porteranno alla [[guerra fredda]]; nacquero anche attriti tra Jugoslavia ed Italia per la definizione dei nuovi confini e tra Austria ed Italia riguardo all'[[Alto Adige]]. La posizione dell'Italia venne riconsiderata dagli Alleati che il 31 dicembre 1945 restituirono il paese alle sue autorità, dopo averlo dapprima sottoposto al governo militare ([[AMGOT]]) e poi alla [[ Commissione alleata di controllo]]; le sue forze armate non vennero smobilitate ed anzi vennero inserite gradatamente nel dispositivo militare che avrebbe poi dato origine alla [[NATO]], ed armamenti in surplus dopo la fine della guerra vennero destinati al riarmo delle nuove forze armate italiane.
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro |autore= AA.VV.|titolo= Il Terzo Reich, vol. Il fronte meridionale|anno= 1993 |editore = H&W |id={{NoISBN}}|cid=H&W}}
* {{cita libro|autore= Rick Atkinson|titolo= Il giorno della battaglia|editore= Mondadori|città= Milano|anno= 2008|id= ISBN 978-88-04-58396-7|cid= Atkinson}}
* {{cita libro|autore=Roberto Battaglia|titolo=Storia della Resistenza italiana|anno=1964|editore=Einaudi|città=Torino|id={{NoISBN}}|cid=Battaglia}}
* {{cita libro|autore=Eddy Bauer|titolo=Storia controversa della seconda guerra mondiale|anno=1971|editore=De Agostini|città=Novara|id={{NoISBN}}|cid=Bauer}}
* {{cita libro|autore=Enzo Biagi|wkautore=Enzo Biagi|titolo=La seconda guerra mondiale, vol. IV|anno=1995|editore=Fabbri Editori|città=|id={{NoISBN}}|cid=Biagi}}
* {{cita libro|autore=Giorgio Bonacina|wkautore=|titolo=Obiettivo: Italia - I bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945|anno=2005|annooriginale=1970|editore=Mursia|città=Milano|id=ISBN 978-88-425-3517-1|cid=Bonacina}}
* {{cita libro|autore=Harold L. Bond|wkautore=|titolo=Inferno a Cassino - la battaglia per Roma|anno=1994|annooriginale=1965||editore=Mursia|città=Milano|id=ISBN 978-88-425-1744-3|cid=Bond}}
* {{cita libro|autore=Alfio Caruso|wkautore=Alfio Caruso|titolo=Arrivano i nostri - 10 luglio 1943: gli alleati sbarcano in Sicilia|anno=2004|editore=Tea|città=Milano|id=ISBN 978-88-502-1100-5|cid=Caruso}}
* {{cita libro|autore=Mark W. Clark|wkautore=Mark Clark|titolo=Le campagne d'Africa e d'Italia della 5ª armata americana|anno=2010|editore=Libreria editrice goriziana|città=Gorizia|id=ISBN 978-88-6102-006-1 |cid=Clark}}
* {{cita libro|autore=Vasco Ferretti|wkautore=|titolo=Kesselring|anno=2009|annooriginale=|editore=Mursia|città=Milano|id=ISBN 978-88-425-3818-9|cid=Ferretti}}
* {{cita libro|autore=Robert Katz|wkautore=Robert Katz|titolo=Roma città aperta|anno=2009|editore=il Saggiatore|città=Milano|id=ISBN 978-885650067-9|cid=Katz}}
* {{cita libro|autore=Albert Kesselring|wkautore=Albert Kesselring|titolo=Soldato fino all'ultimo giorno|anno=2007|editore=Libreria editrice goriziana|città=Gorizia|id=ISBN 978-88-6102-003-0 |cid=Kesselring}}
* {{cita libro|autore= Basil H. Liddell Hart|wkautore=Basil Liddell Hart|titolo=Storia militare della seconda guerra mondiale|anno= 1970 |edizione=2009 |editore=Oscar Storia, Mondadori |città= Milano |id=ISBN 978-88-04-42151-1 |cid=Hart2009}}
* {{cita libro|autore=Amedeo Montemaggi|titolo=Clausewitz sulla Linea Gotica|editore=Angelini editore|anno=2008|città=Imola|id=ISBN 978-88-87930-37-5|cid=Montemaggi}}
* {{cita libro|autore=Eric Morris|titolo=La guerra inutile. La campagna d'Italia 1943-45|editore=Longanesi|anno=1993|città=Milano|id=ISBN 978-88-304-1154-8|cid=Morris}}
* {{cita libro|autore=Gerhard Muhm|wkautore=|curatore=Amedeo Montemaggi|titolo=La Tattica tedesca nella Campagna d'Italia in Linea Gotica avamposto dei Balcani|url=http://www.larchivio.org/xoom/gerhardmuhm.htm|accesso=27 gennaio 2014|città=Roma|editore=Edizioni Civitas|anno=1993|id=|cid=Muhm}}
* {{cita libro|autore=Arrigo Petacco|wkautore=Arrigo Petacco|titolo=La nostra guerra 1940-1945|editore=Mondadori|anno=1995|città=Milano|id=ISBN 88-04-42675-2|cid=Petacco}}
* {{cita libro|autore=Gianni Rocca|wkautore=Gianni Rocca|titolo=L'Italia invasa 1943-1945|editore=Mondadori|anno=1998|città=Milano|id=ISBN 88-04-42125-8|cid=Rocca}}
* {{cita libro |autore=Cesare Salmaggi, Alfredo Pallavisini|titolo=La seconda guerra mondiale |anno=1989 |editore=Mondadori |id=ISBN 88-04-39248-7|cid=Salmaggi-Pallavisini}}
 
== Voci correlate ==
* [[Comitato di Liberazione Nazionale]]
* [[Esercito Cobelligerante Italiano]]
* [[Guerra civile in Italia (1943-1945)]]
* [[Guerra di liberazione italiana]]
* [[Italy Star]]
* [[Aeronautica Cobelligerante Italiana]]
* [[Marina Cobelligerante Italiana]]
* [[Regno del Sud]]
 
==Note==
<references/>
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:ItalianEileen Campaign (World War II)Gray}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web | 1 = http://www.irish-architecture.com/architects_ireland/eileen_gray/index.html | 2 = Eileen Gray su irish-architecture.com | accesso = 1 aprile 2008 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080509094357/http://www.irish-architecture.com/architects_ireland/eileen_gray/index.html | dataarchivio = 9 maggio 2008 | urlmorto = sì }}
;In italiano:
* {{cita web|url=http://www.kickfilm.de/en/info.php?film=Eileen_Gray__Invitation_to_a_Voyage|titolo=Documentario su Eileen Gray, in inglese|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070927122254/http://www.kickfilm.de/en/info.php?film=Eileen_Gray__Invitation_to_a_Voyage|dataarchivio=27 settembre 2007}}
* [http://www.museohistoriale.org Museo Historiale di Cassino]
* [http://www.progettolineagotica.eu Linea Gotica - officina della memoria]
* [http://www.dalvolturnoacassino.it Dal Volturno a Cassino]
 
;In inglese:
* [http://www.larchivio.org/xoom/gerhardmuhm2.htm Gerhard Muhm: German tactics in the italian campaign]
* [http://www.history.army.mil/brochures/naples/72-17.htm Naples-Foggia campaign 1943-1944]
* [http://nzetc.victoria.ac.nz/tm/scholarly/tei-corpus-WH2.html Official History of New Zealand in the Second World War]
* [http://www.nzhistory.net.nz/war/the-italian-campaign La campagna d'Italia per la 2nd New Zealand Division]
 
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