<noinclude>{{Paginecancellare}}</noinclude>
[[Immagine:Centrale EugenioM.jpg|thumb|250px|right|La [[Centrale Termoelettrica Eugenio Montale]] presso [[La Spezia]], una tra le più grandi d'Italia, in grado di produrre circa 1,3 GW di potenza elettrica, in servizio dal 1962<ref>[http://www.enel.it/attivita/energia/energia_da_vivere/centrali_da_visitare/montale_spezia/ La centrale "Eugenio Montale" dal sito dell'ENEL]</ref>.]]
== 24 maggio ==
In '''Italia''' la '''produzione di [[energia elettrica]]''' avviene in gran parte grazie all'utilizzo di fonti non rinnovabili (come il [[carbone (energia)|carbone]], il [[petrolio]] e il [[gas naturale]]) e in misura minore con [[fonti rinnovabili]] (come lo sfruttamento dell'[[energia geotermica]], dell'[[energia idroelettrica]] e dell'[[energia eolica]]); il restante fabbisogno viene coperto con l'acquisto di energia dall'estero, trasportata nel paese tramite l'utilizzo di [[elettrodotto|elettrodotti]]. Questo mix energetico è abbastanza comune, qualitativamente e quantitativamente, in tutti i paesi occidentali.
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== Consumi, potenza richiesta e potenza installata ==
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L'Italia, come sistema fisico nazionale comprendente le proprie [[centrale elettrica|centrali]] e le proprie [[stazione di pompaggio|stazioni di pompaggio]], nel 2008 ha avuto '''consumi''' per circa {{M|359 163|G|Wh}} di energia elettrica. Tale dato è il cosiddetto "consumo o fabbisogno nazionale lordo" e indica l'energia elettrica di cui ha bisogno il Paese per far funzionare qualsiasi impianto o mezzo che abbisogni di energia elettrica. Tale dato è ricavato come somma dei valori indicati ai morsetti dei generatori elettrici di ogni singolo impianto di produzione e il saldo degli scambi con l'estero. Tale misura è effettuata prima di una eventuale detrazione di energia per alimentare le stazioni di pompaggio e non considerando gli autoconsumi delle centrali (ovvero l'energia che la centrale usa per il suo funzionamento)<ref name=Ternagenerali>"[[Terna]]", ''Dati Statistici sull'energia elettrica in Italia'', [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=98C9%2fExTsKU%3d&tabid=418&mid=2501 Dati generali (pdf)], 2008, p. 11.</ref>. Il dato di consumo nazionale lordo contiene una percentuale pari al 11,2% di energia importata dall'estero (ovvero, al netto delle esigue esportazioni, circa {{M|40 034|G|Wh}} annui nel 2008), che incide per l'11,8% sul valore dell'energia elettrica richiesta<ref name=Ternagenerali/>.
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Se si escludono tali "consumi imposti" (servizi ausiliari, perdite nei trasformatori di centrale e l'energia elettrica per immagazzinare energia durante la notte attraverso le stazioni di pompaggio idriche), si ha un "consumo nazionale netto" o "richiesta nazionale di energia elettrica", che nel 2008 è stato di {{M|339 480|G|Wh}}, con un decremento dello 0,14% rispetto all'anno precedente (principalmente a causa della riduzione dei consumi industriali a causa della [[crisi economica del 2008]]) ma con un incremento medio del 2,33% negli ultimi venti anni. Tale valore comprende anche le perdite di rete, calcolate intorno ai {{M|20 443|G|Wh}} circa. La parte rimanente ({{M|319 037|G|Wh}}) rappresenta il consumo di energia degli utenti finali<ref name= Ternagenerali/>.
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Per quanto riguarda invece la '''potenza richiesta''', l'Italia ha bisogno mediamente di circa {{M|42|G|W}} di potenza elettrica lorda istantanea ({{M|36,4|G|W}} di potenza elettrica netta istantanea). Tali valori oscillano tra la notte e il giorno mediamente da 28 a ({{M|50|G|W}}, con punte minime e massime rispettivamente di 20,2 e ({{M|55,2|G|W}}<ref>Dati "Terna" 2008 [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=XKOY0BVCS1Y%3d&tabid=418&mid=2501 Carichi orari (pdf)].</ref>.
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Il fabbisogno nazionale lordo di energia elettrica viene coperto per il 72,8% attraverso centrali termoelettriche che bruciano principalmente [[combustibili fossili]] in gran parte importati dall'estero (di questi piccole percentuali - inferiori al 2% - fanno riferimento a [[biomassa]], rifiuti industriali o civili e combustibile nazionale). Un altro 16,1% viene ottenuto da [[fonti rinnovabili]] ([[Energia idroelettrica|idroelettrica]], [[Energia geotermica|geotermica]], [[Energia eolica|eolica]] e [[Impianto fotovoltaico|fotovoltaica]]) per un totale di energia elettrica di produzione nazionale lorda di circa {{M|319 129|G|Wh}} annui (2008). La rimanente parte per coprire il fabbisogno nazionale è importata all'estero nella percentuale già citata del 11,2%<ref>Dati "Terna" 2008 [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=ZoMrKm9ycp8%3d&tabid=418&mid=2501 Dati storici (pdf)]</ref>.
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Infine, per quanto riguarda la '''potenza installata''' (ovvero la potenza massima erogabile dalle centrali), l'Italia è tecnicamente autosufficiente; le centrali esistenti a tutto il 2008 sono infatti in grado di erogare una potenza massima lorda di oltre {{M|98|G|W}}<ref name=Terna08-impianti>Dati "Terna" 2008 [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=wQddR5pxJMk%3d&tabid=418&mid=2501 Impianti di generazione (pdf)]</ref> contro una richiesta massima storica di circa {{M|57|G|W}}<ref name=Terna08-impianti/> nei periodi più caldi estivi. Secondo i dati 2008 tale potenza massima teorica non è quindi stata sfruttata interamente e la ''potenza media disponibile alla punta'' stimata è stata di {{M|63,5|G|W}}<ref name=Terna08-impianti/>. La differenza tra la potenza teorica massima e la stima della potenza media disponibile è in parte dovuta a diversi fattori tecnici e/o stagionali (tra questi vi sono guasti, periodi di manutenzione o ripotenziamenti, così come fattori idrogeologici per l'idroelettrico o stime sull'aleatorietà della fonte per l'eolico, ma anche il ritardo nell'aggiornamento delle statistiche sulle centrali), mentre in parte è dovuta anche al fatto che alcune centrali (soprattutto termoelettriche) vengono tenute ferme "a lungo termine" in quanto, come detto, con gli impianti in esercizio si è già in grado di coprire la richiesta<ref name=Terna08>Terna: [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?FileTicket=kC6jCJsPHSw%3d Dati statistici sull'energia elettrica in Italia nel 2008 - Comunicato stampa]</ref>.
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Nonostante le suddette situazioni contingenti e/o stagionali, vi è dunque una sovrabbondanza di impianti di produzione, già cresciuti del 28,8% fra il 2002 ed il 2008<ref name=Terna08/>: [[Terna]] prevede che il carico massimo in caso di "estate torrida" nel 2019 sarà pari {{M|72|G|W}} in uno scenario definito "di sviluppo", cioè nelle condizioni di maggior consumo e minor risparmio ed efficienza energetica<ref>[http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=RXbTPaLZYcs%3d&tabid=375&mid=434 Terna: Previsioni della domanda elettrica in Italia e del fabbisogno di potenza necessario. Anni 2009 - 2019]</ref>.
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== Tipologie di fonti energetiche primarie utilizzate ==
=== Energie non rinnovabili ===
[[Immagine:Energia_percentuale_non_rinnovabile_ita.png|thumb|right|400 px|Variazioni percentuali fonti di energia non rinnovabile in Italia. Elaborazione da dati pubblicati da Terna]]
L'[[Italia]] non dispone di consistenti riserve di [[combustibili fossili]] e quindi la quasi totalità della materia prima utilizzata viene importata dall'estero.
Secondo le statistiche di ''[[Terna]]'', società che dal 2005 gestisce la [[Trasmissione di energia elettrica|rete di trasmissione]] nazionale, la maggior parte delle [[centrale termoelettrica|centrali termoelettriche]] italiane sono alimentate a gas naturale (66,3% del totale termoelettrico nel 2008), carbone (16,5%) e derivati petroliferi (7,4%). Percentuali minori (circa il 2,1%) fanno riferimento a gas derivati (gas di [[acciaieria]], di [[altoforno]], di [[cokeria]], di [[raffineria (petrolio)|raffineria]]) e a un generico paniere di "altri combustibili" (circa il 7,6%) in cui sono comprese diverse fonti combustibili "minori", sia fossili che rinnovabili ([[biomassa]], rifiuti, [[coke]] di petrolio, [[Orimulsion]], [[bitume]] e altri)<ref>Dati "Terna" 2008 [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=TcMd7OzyEjU%3d&tabid=418&mid=2501 Dati di produzione (pdf)]</ref>.
È da notare come le percentuali relative ai tre principali combustibili siano cambiate radicalmente in pochi anni (1994-2007); solo nel 1994, [[gas naturale]], [[carbone]] e [[petrolio]] "pesavano" rispettivamente il 22%, l'11% e il 64%. Si può notare come, accanto ad un discreto aumento dell'utilizzo del carbone, ci sia stata una radicale inversione dell'importanza relativa tra petrolio e gas naturale, il cui utilizzo è cresciuto fortemente sia in termini assoluti che percentuali <ref>Dati "Terna" 1996 [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=flYriiS5EjQ%3d&tabid=418&mid=2501 Dati Impianti Termoelettrici (pdf)]</ref>. Oggi gran parte delle centrali termoelettriche vengono concepite in maniera di poter utilizzare più combustibili, in maniera da poter variare in tempi relativamente rapidi la fonte combustibile (sebbene negli ultimi anni moltissimi cicli combinati non possano accettare carbone o petrolio o altri combustibili diversi dal gas).
Tale politica è conseguita da considerazioni circa il costo, la volatilità dei prezzi e la provenienza da regioni politicamente instabili del petrolio; non deve inoltre essere trascurato il minor impatto ambientale del gas rispetto al petrolio, soprattutto alla luce dei dettami del [[Protocollo di Kyōto]].
Attualmente l'Italia figura come il quarto importatore mondiale di gas naturale<ref>Dati IEA [http://www.iea.org/textbase/nppdf/free/2008/key_stats_2008.pdf Key World Energy Statistics 2008, pag. 13]</ref>, proveniente principalmente dalla [[Russia]] e dall'[[Algeria]], con quote minori da [[Libia]], [[Paesi Bassi]] e [[Norvegia]]<ref>[http://www.bp.com/liveassets/bp_internet/globalbp/globalbp_uk_english/reports_and_publications/statistical_energy_review_2008/STAGING/local_assets/2009_downloads/natural_gas_section_2009.pdf BP Statistical Review of World Energy 2009 - Gas Statistics]</ref>; il potenziamento del [[gasdotto]] sottomarino ''[[Greenstream]]'' dovrebbe in futuro far crescere ulteriormente la quota di gas importata dalla [[Libia]]<ref>[http://www.sviluppoeconomico.gov.it/pdf_upload/documenti/phpauNH0o.pdf Ministero dello Sviluppo Economico - Sicurezza degli Approvvigionamenti Energetici - pagg. 19-20] (pdf)</ref>.
Nonostante ciò, l'Italia rimane ancora oggi (dati 2006) il paese europeo (sesto al mondo) maggiormente dipendente dal petrolio per la produzione di energia elettrica<ref>Dati IEA [http://www.iea.org/textbase/nppdf/free/2008/key_stats_2008.pdf Key World Energy Statistics 2008, pag. 25]</ref>.
=== Energie rinnovabili ===
[[File:Energia_percentuale_rinnovabile_ita.png|thumb|400 px|Variazioni percentuali delle fonti di energia rinnovabile in Italia. Elaborazione dei dati pubblicati da GSE e Terna]]
La maggior parte dell'energia elettrica prodotta in Italia con [[fonti rinnovabili]] deriva dalle fonti rinnovabili cosiddette "classiche".
Le [[centrale idroelettrica|centrali idroelettriche]] (localizzate principalmente nell'arco alpino e in alcune zone appenniniche) producono il 13,2% del fabbisogno energetico lordo; le [[centrale geotermoelettrica|centrali geotermoelettriche]] (essenzialmente in Toscana) producono l'1,5% della potenza elettrica mentre le "nuove" fonti rinnovabili come l'[[energia eolica|eolico]] (con parchi eolici diffusi principalmente in Sardegna, Sicilia e nell'Appennino meridionale), sebbene in crescita, producono ancora solo l'1,3% della potenza elettrica richiesta.
Percentuali ancora minori (sebbene con forti ratei di crescita) vengono prodotte con il [[centrale solare|solare]] in impianti [[Conto energia|connessi in rete]] o isolati (circa 193 GWh nel 2008, pari a circa lo 0,05% del totale, considerando anche il contributo del programma "[[Tetti fotovoltaici]]" e impianti in [[Conto energia]]<ref name= GSE >Dati "GSE" 2008 - fonte Terna-ENEA [http://www.gse.it/attivita/statistiche/Documents/STATISTICHE2008GSE.pdf Statistiche fonti rinnovabili (pdf)]</ref>).
Infine, negli ultimi anni è cresciuta la quota di energia elettrica generata in centrali termoelettriche o [[termovalorizzatore|termovalorizzatori]] dalla combustione di [[biomassa|biomasse]], rifiuti industriali o [[rifiuti solidi urbani|urbani]]. Tale fonte (generalmente compresa nel computo generale delle "termoelettriche"), è passata da una produzione quasi nulla nel [[1992]], fino a superare la quota geotermoelettrica nel [[2004]], per giungere fino al 2,2% dell'energia elettrica richiesta nel [[2008]]. Circa il 60% di tale aliquota è riconducibile ad energia ottenuta a partire dai cosiddetti "[[Rifiuti solidi urbani|RSU]]", mentre la parte restante è relativa agli altri scarti e rifiuti o biomassa.<ref>Dati "Terna" 2008 [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=X9bJ4LHzH00%3d&tabid=418&mid=2501 Produzione, pagg. 113-114 (pdf)]</ref>
Gli RSU, tuttavia, non sono una fonte rinnovabile, se non in parte (33% circa per la quota organica che contengono), anche se sono stati assimilati alle fonti rinnovabili così da ricevere i contributi statali relativi ([[CIP6]])<ref>Cfr. ''articolo 2, comma 1 del Decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003'' che ha recepito la norma europea per quanto riguarda strettamente la definizione di biomassa e ''C 78 E/192 Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea IT 27.3.2004''</ref>.
In conclusione, considerando tutti i contributi, la quota "rinnovabile" italiana giunge fino al 18,7% della produzione totale nazionale, al 17,6% dell'energia elettrica richiesta e al 16,6% del fabbisogno nazionale lordo<ref name= GSE />.
=== Scambi con l'estero ===
Nonostante il parco centrali italiano sia in grado di coprire il fabbisogno interno sia di base che di picco, l'Italia è il secondo paese al mondo per importazione di energia elettrica (dopo la Germania e seguita dagli USA)<ref>Dati IEA [http://www.iea.org/textbase/nppdf/free/2008/key_stats_2008.pdf Key World Energy Statistics 2008, pag. 27]</ref>, il primo se invece si considera il saldo con l'estero<ref>Dati "Terna-Enerdata" 2007 [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=HtsROtq0A1E%3d&tabid=418&mid=2501 Confronti internazionali, pag. 151 (pdf)]</ref>. L'Italia importa una quantità di potenza elettrica media che, durante l'anno, può avere un massimo giornaliero inferiore ai 4000 megawatt (fase notturna) fino ad un massimo di oltre 7500 megawatt (fase diurna), con una capacità netta trasmissibile che ha il suo minimo (3800 MW) nel mese di agosto in fase notturna e un massimo di 8000 MW in fase diurna invernale<ref>Dati "Terna" 2009 [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=pI%2f1HIunfs8%3d&tabid=720 Curva cronologica saldo estero - Rapporto mensile sul sistema elettrico, dicembre 2009, pag. 21]</ref>, per un totale di circa 40000 GWh netti all'anno.
Va comunque menzionato che la stessa ENEL è in alcuni casi anche comproprietaria di alcuni impianti di produzione esteri; tale elettricità sarebbe dunque in questi casi ancora dell'ENEL sebbene prodotta fuori dai confini nazionali.
L'importazione non è sempre proporzionale alla richiesta, cosicché il fabbisogno energetico italiano viene sostenuto da corrente prodotta all'estero per un'aliquota che può oscillare tra meno del 10% in fase diurna fino a punte massime del 25% durante la notte.
Tale importazione avviene da quasi tutti i paesi confinanti, anche se l'aliquota maggiore è quella proveniente dalla [[Svizzera]] e, a seguire, dalla [[Francia]] (è da notare, tuttavia che attraverso la Svizzera viene veicolata anche parte dell'energia francese richiesta dall'Italia<ref name= Svizzera >{{fr}}{{de}}[http://www.bfe.admin.ch/php/modules/publikationen/stream.php?extlang=fr&name=fr_912781194.pdf Statistique suisse de l'électricité 2008 (pdf)]</ref> vista l'insufficienza degli elettrodotti diretti); considerando dunque questi due Paesi insieme, da Francia e Svizzera proviene circa il 90% di tutta l'importazione italiana di elettricità.<ref>"[[Terna]]", ''Dati Statistici sull'energia elettrica in Italia'', [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=98C9%2fExTsKU%3d&tabid=418&mid=2501 Dati generali], 2008, p. 20.</ref>.
Parte di questa energia (in particolare circa il 40% di quella "svizzera"<ref name= Svizzera /> e l'85% di quella "francese"<ref>{{fr}}[http://www.edf.fr/accueil-fr/la-production-d-electricite-edf/-nucleaire-120205.html Percentuale nucleare della produzione di elettricità di Electricité De France]</ref>) viene prodotta con [[centrale nucleare|centrali nucleari]].
In effetti l'importazione notturna è percentualmente molto più importante di quella diurna proprio a causa della natura della produzione elettrica con questo tipo di centrali; queste infatti hanno scarse possibilità di regolazione in base al carico e quindi l'energia prodotta durante la notte (in cui l'offerta supera di molto la domanda) ha basso costo di mercato<ref>[http://www.mercatoelettrico.org/It/Default.aspx GME - Gestore del mercato elettrico: Prezzi dell'energia elettrica aggiornati quotidiananmente]</ref> <ref>[http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=22.0.1168495649&chId=30 Articolo de ''Il Sole 24 Ore'': "Produrre di notte? In Italia non conviene"]</ref>. Ciò consente di fermare in Italia durante la notte le centrali meno efficienti e le centrali idroelettriche a bacino e di attivare le [[stazione di pompaggio|stazioni di pompaggio idriche]] che poi possono "rilasciare" nuovamente energia durante il giorno.
Questo meccanismo ha reso economicamente conveniente l'importazione di energia dall'estero, da cui il grande sviluppo del commercio di energia negli ultimi anni.
Dai dati pubblicati da [[Terna]] riguardanti il 2008 si ricava infne che l'energia elettrica importata è diminuita leggermente rispetto al 2007 (circa il 13,5% in meno), a fronte di un incremento della produzione nazionale, in particolare per quanto riguarda la fonte idroelettrica<ref>"[[Terna]]", ''Dati Statistici sull'energia elettrica in Italia'', [http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=98C9%2fExTsKU%3d&tabid=418&mid=2501 Dati generali], 2008, p. 11.</ref>.
== Problematiche ==
=== Costo ===
{{C|il paragrafo è scritto in maniera confusionaria e contraddittoria e con mancanza di fonti nei punti "topici". Esempi:
* non vengono trattati (o vengono solo accennati) fattori probabilmente importanti quali l'obsolescenza di alcune centrali, le interconnessioni elettriche con l'estero e i mezzi di approvvigionamento (gasdotti, rigassificatori, ecc...) o la distribuzione del "parco fornitori" estero
* non viene fatto alcun cenno alle diversità di costo all'interno del territorio nazionale
|energia|febbraio 2010|firma=[[utente:retaggio|Retaggio]] [[Discussioni_utente:retaggio|''(msg)'']] 14:39, 23 feb 2010 (CET)}}
{{Template:Mercato elettrico}}
{{vedi anche|Borsa elettrica}}
Secondo dati riferiti al gennaio 2007, in Italia la corrente elettrica per uso domestico ha il costo medio, al netto della tassazione, più alto di tutta l'Unione Europea (165,8 €/MWh); il costo medio europeo è infatti attorno ai 117-120 €/MWh con un minimo in Bulgaria pari a 54,7. Includendo la tassazione, l'Italia passa -sempre in media- al secondo posto, preceduta solo dalla Danimarca e seguita da Paesi Bassi, Germania e Svezia<ref>[http://www.aspoitalia.it/attachments/194_nucleare_mito-realta.pdf Nucleare ed indipendenza energetica, mito e realtà - Comparazione prezzi europei elettricità]. Grafici riportati da [[ASPO]] Italia - Fonte [[Électricité de France]]</ref>.
Il reale costo ai consumatori finali dell'elettricità è tuttavia un valore che è impossibile quantificare in un unico numero: infatti esso dipende fortemente dal consumo annuale per contratto: ad esempio, per consumi fino a 1800 KWh l'Italia risulta in realtà uno dei paesi più economici, mentre le tariffe più elevate si riscontrano per consumi oltre i 3540 kWh, allo scopo di disincentivare gli elevati consumi.
Le ragioni di tale costo sono dovute a molti fattori: in parte produttivi ed in parte di mercato e distributivi: va infatti sottolineato che il puro "costo di produzione" (già inclusi i guadagni del produttore) incide per poco più della metà del costo finale all'utente (~56% nel 3° trimestre 2008, periodo in cui petrolio e gas erano ai massimi storici, e 51% nel 1° trimestre 2009).<ref>Dati [[Gestore del Mercato Elettrico]] - ''[http://www.mercatoelettrico.org/It/MenuBiblioteca/documenti/20090424RelazioneAnnuale2008.pdf Relazione annuale 2008]'': Tariffa elettrica per consumatori domestici tipo (potenza impegnata 3KW e consumi annui 2.700 KWh)</ref>
Per quanto riguarda il '''costo di produzione''' esso è determinato da diversi aspetti, tra cui il "mix energetico" (cioè dal tipo dal tipo di fonte utilizzata dalla centrale - a gas, carbone, nucleare, idroelettrica ecc.), ma anche dall'età e dall'efficienza delle centrali, dal tasso d'utilizzo degli impianti hanno impatti significativi.
[[File:Costi MIT.png|thumb|250px|right|Costo del kWh elettrico per diverse fonti di produzione, negli anni 2002 e 2007 (in centesimi di dollaro USA), secondo uno studio del [[Massachusetts Institute of Technology|MIT]] condotto nel 2009.]]
Per quanto riguarda le fonti, è noto che l'idroelettrico sia una delle più economiche in assoluto. Viceversa il gas viene spesso considerato fra le fonti più costose, mentre carbone e nucleare sarebbero più economiche: tuttavia non esiste unanimità di vedute in ambito tecnologico e tali valutazioni possono essere smentite da diversi studi. Ad esempio, riguardo la convenienza della generazione da fonte nucleare, si nota che anche paesi privi di centrali nucleari hanno costi dell'elettricità inferiori all'Italia (dal 25 al 45%)<ref>[http://www.confartigianatotorino.it/documenti/servizi/Energia%20elettrica_Confartigianato_Comunicato%20_2_.pdf Studio della Confartigianato] sui costi dell'elettricità in Italia ed in paesi non nuclearizzati.]</ref>, pertanto, la presenza o meno di impianti nucleari non influirebbe più di tanto sul prezzo finale al pubblico.
A tal proposito, uno studio del [[Massachusetts Institute of Technology]] americano<ref>{{en}} [http://web.mit.edu/nuclearpower/ The future of nuclear power - 2009 upd.]</ref> ha evidenziato che gas e carbone hanno costi piuttosto simili ed inferiori a quelli della fonte nucleare, a meno che quest'ultima fonte non venga favorita con prestiti agevolati e tassando gas e carbone, situazione in cui i costi delle tre modalità produttive si avvicinano. Ciò vale per impianti nuovi, in linea con le esigenze di sicurezza e tutela ambientale odierne: l'uso di carbone in vecchi impianti risulta più economico del metano a fronte però di un aumento dell'inquinamento. In Europa infatti la percentuale d'uso del carbone è significativamente superiore a quella italiana, avendo molti stati europei (in primis [[Germania]] e [[Polonia]]) notevoli riserve di carbone<ref>[{{en}}http://www.iea.org/stats/prodresult.asp?PRODUCT=Electricity/Heat sito IEA sulla produzione e consumo elettrico e termico per nazione, aggiornato al 2007]</ref>: questo spiega in parte il maggior costo di produzione (ma anche la minor produzione di CO<sub>2</sub>) italiano.
Anche il tasso d'utilizzo delle centrali ha sicuramente un impatto sul costo di produzione: come spiegato, il parco centrali italiano è sfruttato solamente per circa due terzi: le rimanenti centrali, tenute ferme per i motivi già spiegati, costituiscono un costo in termini di capitale investito ma improduttivo, che inevitabilmente viene "spalmato" sui costi produttivi delle altre centrali.
Rientra nella formazione del costo anche l'inefficienza del [[Trasmissione_di_energia_elettrica|sistema trasmissivo]], concepito negli anni '60 come monodirezionale e "passivo": ciò significa che non è in grado di gestire flussi produttivi provenienti da tanti piccoli impianti nè di gestire dinamicamente i carichi (riducendo quindi la differenza fra carico di punta e di base). E' inoltre particolarmente insufficiente e congestionato specie al sud.<ref>[http://www.qualenergia.it/view.php?id=974&contenuto=Articolo QualEnergia. Il portale dell'energia sostenibile. Elettricità - Il nucleare, l'emotività e l’ideologia]</ref>
Per quanto riguarda poi il '''prezzo all'ingrosso''', esso è influenzato anche dai meccanismi di mercato della borsa elettrica, dove l'incontro fra domanda ed offerta porta ad allineare il prezzo finale ai livelli massimi anziché a quelli minimi (si veda la voce "[[Borsa elettrica]]" per dettagli).
Il '''costo finale all'utenza''' è influenzato infine anche da altri parametri: tra questi sicuramente l'elevata tassazione (in Italia seconda solo a quella sulle materie petrolifere). Ad esempio circa il 7% delle bollette è costituito dai prelievi [[CIP6]], formalmente introdotti per finanziare le energie rinnovabili, ma in pratica utilizzati in gran parte - in violazione delle normative europee - per finanziare l'incenerimento di rifiuti urbani o la combustione di scarti di raffineria. Esistono poi una tassa erariale di consumo e una addizionale provinciale: per il settore produttivo, Secondo una ricerca di confartigianato, la tassazione è particolarmente elevata: un’impresa che consuma 160 MWh all’anno paga il 25,4% di tasse sui suoi consumi elettrici, contro una media del 9,5% in Europa; tuttavia sopra una certa soglia di consumi per usi produttivi, sia la tassa erariale che l'addizionale si azzerano, creando paradossalmente situazioni per cui chi più consuma meno paga (limitatamente alle tasse, ovviamente).<ref>[http://www.businessonline.it/news/5155/Tasse-su-gasolio-benzina-gas-energia%20elettrica-in-Italia-superiori-UE.html Tasse su gasolio, benzina, gas, energia elettrica in Italia: superiori di un terzo rispetto all'UE]</ref>
===Dipendenza ===
Considerando sia i combustibili sia l'energia elettrica importata, l'Italia dipende dall'estero per circa l'81% della propria energia elettrica per l'anno 2008. Tale valore viene dato dalla quota di generazione termoelettrica (fatto salvo i contributi relativi a combustibile nazionale, combustione di biomasse e rifiuti), più gli scambi di energia con l'estero.
Tuttavia, va osservato che, anche modificando il mix energetico, non sono possibili sostanziali variazioni di questa percentuale: che si parli di carbone, petrolio, uranio<ref>è conosciuta in italia una sola miniera di uranio a [[Gargnano|Navazzo]] con meno di 5000tU</ref> o metano, le riserve italiane sono comunque molto inferiori al reale fabbisogno, per cui l'approvvigionamento avverrebbe comunque principalmente dall'estero. In pratica, l'unica modalità di generazione dell'energia che potrebbe realmente considerarsi "interna" è quella che fa affidamento sulle fonti rinnovabili.
Questa situazione è comune alla gran parte dei paesi europei, dipendenti comunque da paesi extraeuropei per l'importazione di idrocarburi o uranio.
Complessivamente, la bolletta energetica italiana (cioè il costo complessivo sostenuto dal paese per le importazioni nette di prodotti energetici) nel 2005 è stato pari a 38,5 miliardi di euro. A titolo di paragone, nello stesso periodo la bolletta energetica francese netta è stata pari a 37,5 miliardi, ma con una dipendenza estera del 52% circa <ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/11/23/impennata-del-greggio-la-necessita-di-emanciparsi.html L'impennata del greggio e la dipendenza energetica]</ref> dalla quale sono tuttavia escluse le importazioni di uranio, considerato come "materia prima" mineraria e non come "energia primaria" e quindi escluso dal computo della dipendenza estera. Includendo anche le importazioni di uranio, la dipendenza estera francese sale a livelli paragonabili a quella dei restanti paesi della UE.<ref>[http://www.greens-efa.org/cms/topics/dokbin/259/259489.audel_du_mythe@fr.pdf Le nucléaire en France au-delà du mythe]</ref>
==Storia della produzione di energia elettrica in Italia==
[[Immagine:Energia_percentuale_storico_ita.png|thumb|right|400 px|Riepilogo storico variazioni percentuali fonti di energia in Italia. Elaborazione da dati pubblicati da Terna]]
===Gli inizi===
I primi impianti di generazione elettrica italiani (sul finire del [[XIX secolo]]) furono centrali termoelettriche a carbone situate all'interno delle grandi città. La prima centrale in assoluto fu costruita appunto a Milano.
In seguito, lo sviluppo della [[Trasmissione di energia elettrica|rete di trasmissione]] nazionale permise lo sfruttamento del grande bacino idroelettrico costituito dalle [[Alpi]], e grazie all'energia idroelettrica (unica fonte ''nazionale'' e ''a buon mercato'') fu possibile un primo timido sviluppo industriale italiano. Le caratteristiche della risorsa idroelettrica diedero anche per un certo periodo l'illusione che l'Italia potesse essere indefinitamente autosufficiente dal punto di vista energetico (talvolta anche con eccessi retorici sul ''"carbone bianco delle Alpi"'').
Inoltre, nel [[1904]], veniva costruita a [[Larderello]] la prima centrale geotermoelettrica del mondo. Tale fonte continua a dare il suo contributo anche oggi, sebbene, a causa della limitatezza delle aree interessate, tale contributo non abbia mai superato l'8% della richiesta nazionale.
Dopo la [[Seconda guerra mondiale]] apparve chiaro che la risorsa idroelettrica non poteva più tenere il passo con le richieste dell'industrializzazione e quindi l'Italia dovette sempre più (anche a causa del basso costo del petrolio in quel periodo) affidarsi a nuove centrali termoelettriche.
<br />Il potenziale idroelettrico fu quasi completamente sfruttato negli [[anni 1950|anni cinquanta]] finché, anche a causa di enormi disastri ambientali (come la [[strage del Vajont]]), non fu del tutto abbandonata la costruzione di nuove centrali di questo tipo.
===La nazionalizzazione e la crisi petrolifera===
Fin dall'inizio della sua storia, la produzione dell'energia elettrica in Italia era sempre stata affidata all'impresa privata (ove si escludano alcuni tentativi parziali di controllo statale nel periodo fascista); il [[27 novembre]] [[1962]] la Camera approvava il disegno di legge sulla [[nazionalizzazione]] del sistema elettrico e l'istituzione dell'[[ENEL]] (''Ente Nazionale per l'Energia Elettrica''), cui venivano demandate "''tutte le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica da qualsiasi fonte prodotta''". In base a ciò anche produttori "storici" (come "[[Società Idroelettrica Piemonte|SIP]]" - Società Idroelettrica Piemonte, "[[Edison]]", "[[SADE]]", [[SME]]) dovevano vendere le loro attività al nuovo soggetto; venivano esclusi dal provvedimento solo gli autoproduttori e le [[azienda municipalizzata|aziende municipalizzate]] cui rimasero lo stesso quote marginali del mercato. In definitiva, l'ENEL si trovò ad assorbire le attività di oltre 1000 aziende elettriche.
La scelta della nazionalizzazione (all'alba della cosiddetta "[[stagione del centro-sinistra]]") sembrava allora essere l'unica possibilità di soddisfare la crescente domanda di energia, in un contesto di sviluppo uniforme ed armonico dell'intero Paese.
[[Immagine:Produzione_energia_italia.png|thumb|right|400 px|Riepilogo storico della produzione di energia in Italia. Elaborazione da dati pubblicati da Terna]]
Il nuovo periodo che si stava aprendo per l'ENEL e per il Paese sarebbe stato caratterizzato da grandi trasformazioni sia per quanto riguarda la rete di trasmissione che la produzione di energia; basti pensare che negli [[anni 1960|anni sessanta]] la produzione di energia elettrica italiana cresceva a un ritmo di circa l'8% annuo, contro lo scarso 2% attuale. Questa crescita avvenne in gran parte grazie allo sviluppo della fonte termoelettrica, facilitato dai bassi prezzi del petrolio tipici di quel decennio.
Tale tendenza venne bruscamente interrotta dalle [[crisi petrolifera|crisi petrolifere]] del [[1973]] e del [[1979]]; negli [[anni 1970|anni settanta]] e [[anni 1980|ottanta]], accanto a una temporanea contrazione della produzione causata dalla [[crisi economica]] conseguente allo "shock petrolifero", si ebbe un primo tentativo di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico; in tale ambito si collocano sia una leggera ripresa dell'utilizzo del carbone, sia la crescita dell'acquisto di energia dall'estero.
Ma negli anni settanta la vera e propria "scommessa" fu quella nei confronti dell'energia nucleare: è del [[1975]] il varo del primo [[piano energetico nazionale]] che prevedeva, tra l'altro, un forte sviluppo di tale fonte.
L'Italia aveva cominciato lo sfruttamento della fonte nucleare già dai primi [[anni 1960|anni sessanta]] (nel [[1966]] l'Italia figurò addirittura come il terzo produttore al mondo, dopo [[Stati Uniti d'America|USA]] e [[Regno Unito]]) ma fu sul finire degli anni '70 che venne effettuata una decisa svolta in questa direzione: alle vecchie centrali del [[Garigliano]] e [[Trino|Trino Vercellese]] si affiancarono (o si cominciarono a costruire) [[Caorso]], [[Montalto di Castro]] e la seconda centrale di Trino (per quest'ultima fu solo individuato e terraformato il sito, poi impiegato per la costruzione di un impianto a [[Turbina_a_gas|ciclo combinato]] da 700 MW, entrato in funzione nel 1997).
Tuttavia, nel [[1987]], dopo la forte impressione creata nell'opinione pubblica dal disastro nucleare in [[Unione Sovietica]] ([[Disastro di Černobyl']]), l'Italia, con votazione tramite referendum, abbandonò di fatto lo sviluppo della fonte nucleare, chiudendo o riconvertendo le centrali esistenti.
=== Il presente ===
Lo scenario del mercato dell'energia è cambiato nuovamente agli inizi degli [[anni 1990|anni novanta]]: nel [[1992]] l'ENEL diventa una [[società per azioni]], anche se con il [[Ministero del Tesoro]] come unico azionista; poi, il [[19 febbraio]] [[1999]] viene approvato il decreto legislativo di [[liberalizzazione]] del mercato elettrico, anche detto [[decreto Bersani (1999)|decreto Bersani]], che recepisce una direttiva europea in tal senso. Lo scopo è quello di favorire il contenimento dei prezzi finali dell'energia in un regime di concorrenza, ma in realtà i meccanismi della [[borsa elettrica]] per i prezzi all'ingrosso vanno nella direzione diametralmente opposta.
Nuovi soggetti possono tornare ad operare nel campo della produzione di energia elettrica; le attività di ENEL che devono essere dismesse sono divise tra tre società (dette "[[GenCo]]": [[Eurogen]], [[Elettrogen]] ed [[Interpower]]) che vengono messe sul mercato.
Dal punto di vista dell'approvvigionamento, l'aumento della richiesta di energia dell'ultimo decennio, nonché le sempre maggiori incertezze economiche e geopolitiche legate all'utilizzo del petrolio hanno costretto i produttori ad intensificare gli sforzi nella ricerca di diversificazione delle fonti. A seguito di valutazioni economiche dettate dal costo delle materie petrolifere, costi sociali nell'uso del carbone (il cui utilizzo pure è in leggera crescita) e dall'abbandono del nucleare, le soluzioni adottate sono state essenzialmente due:
* la sostituzione al petrolio del gas naturale come combustibile delle centrali termoelettriche, considerato un combustibile con oscillazioni di prezzo inferiori a quelle del petrolio, maggiore disponibilità e provenienza da aree meno instabili politicamente;
* è stata ulteriormente perseguita la politica di importazione di energia dall'estero, in particolare dalla [[Francia]] e dalla [[Svizzera]], nazioni che durante la notte (periodi ''off-peak'') hanno forti eccedenze di produzione che svendono a basso prezzo).
Si noti tuttavia che in Italia la potenza installata (cioè il numero e la potenza delle centrali), contrariamente a quanto comunemente si crede, è di gran lunga sufficiente a coprire i consumi della nazione; le centrali sono infatti in grado di fornire una potenza massima di oltre 98 GW (con una potenza media disponibile di 63,5 GW)<ref name=Terna08/>, contro una richiesta massima storica di circa 57 GW nei periodi più caldi estivi.
Con la delibera n. 6 del 1992 ([[CIP6]]) il [[Comitato Interministeriale Prezzi]] ha stabilito una maggiorazione del 6% del prezzo finale dell'energia elettrica a carico del consumatore. I ricavi provenienti da questo sovrapprezzo vengono utilizzati in parte per promuovere la ricerca e gli investimenti nel campo delle energie rinnovabili ed assimilate.
Grazie a tali incentivazioni, nonché ad una forte riduzione dei costi tali fonti (in particolare per l'[[energia eolica]], attualmente competitiva con le altre fonti), si sono accese alcune aspettative su questo fronte, sebbene il contributo della fonte eolica al momento non superi l'1% circa dell'energia richiesta e quella del [[Centrale solare|solare]] (in particolare fotovoltaico) si limiti a quote ancor più marginali.
=== Considerazioni per il futuro ===
Nell'immediato futuro sicuramente vedremo confermate alcune delle tendenze già evidenti oggi, come in particolare, una sempre maggiore apertura e concorrenza nel mercato dell'energia, il sempre più diffuso utilizzo del gas naturale come combustibile delle centrali termoelettriche, nonché una crescita percentuale (di entità non facilmente stimabile) dell'energia prodotta tramite combustione di biomassa e rifiuti e attraverso centrali eoliche o solari fotovoltaiche e termiche.
Nonostante ciò non si può prevedere se tali tendenze porteranno benefici risolutivi dal punto di vista del costo dell'energia o da quello della dipendenza estera (sia come combustibili che come energia prodotta).
Ridurre tale dipendenza è ad oggi in effetti molto difficile, in quanto il Paese non dispone di consistenti risorse fossili di alcun tipo. Le fonti energetiche rinnovabili di tipo "classico" ([[energia idroelettrica]] e [[energia geotermica|geotermoelettrica]]) sono state già quasi completamente sfruttate dove ritenuto conveniente e quindi sensibili miglioramenti in questo campo non sono immaginabili.
Le fonti energetiche rinnovabili "nuove" (in particolare [[energia eolica|eolico]] e [[energia solare|solare]]), seppure con favorevoli previsioni di crescita, sono ancora lontane dal fornire contributi percentualmente apprezzabili; permangono inoltre alcune perplessità riguardo a problematiche quali "l'aleatorietà" (o "non programmabilità") dell'approvvigionamento elettrico realizzato, nonché (per il fotovoltaico) riguardo costi ancora non competitivi.
La combustione di [[biomassa]] è un altro settore in cui si notano buoni progressi; l'attenzione maggiore è andata tuttavia all'[[termovalorizzatore|incenerimento]] di rifiuti, in passato assimilato alle fonti rinnovabili<ref>Con il decreto legislativo 387/2003, emesso in attuazione della direttiva n.2001/77/CE, gli incentivi previsti dal cosiddetto "[[CIP6]]" furono estesi anche alla produzione energetica mediante combustione dei rifiuti inorganici, che quindi fu per legge assimilata alle fonti rinnovabili, sebbene le stesse direttive europee in materia considerino rinnvabile la sola parte organica dei rifiuti (vedasi ''C 78 E/192 Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea IT 27.3.2004'').</ref>.
La termovalorizzazione di rifiuti, nonostante i forti investimenti (tra il [[1981]] e il [[2002]] lo Stato italiano ha finanziato le fonti rinnovabili e assimilate con 51,1 miliardi di euro, e l'incenerimento è stato ed è tuttora il massimo beneficiario<ref>fonte [[Ministero delle Attività Produttive]]</ref>), sebbene non dia problemi di "non programmabilità" o di costi, non si prevede che possa in futuro fornire più che contributi comunque marginali.<ref>Secondo alcune stime, potenzialmente, la termovalorizzazione potrebbe al massimo coprire fino all'8% dell'attuale produzione elettrica nazionale (vedasi [http://aspoitalia.blogspot.com/2008/03/non-si-pu-fare-la-cena-con-le-briciole.html stime] [[ASPO]] Italia su dati [http://www.apat.gov.it/site/it-IT/ APAT]).</ref>
Poiché attualmente la valutazione dei costi e dei benefici dell'eventuale costruzione di centrali nucleari è ancora oggetto di dibattito, né d'altra parte si può immaginare una grande diffusione delle centrali termoelettriche a carbone (politica che si scontrerebbe con gli obiettivi posti all'Italia dal [[protocollo di Kyōto]]), è da ritenere che in futuro si proseguirà e verrà ulteriormente incentivata e diversificata la politica di acquisto di energia elettrica dall'estero, associata ai conseguenti adeguamenti delle rete elettrica nazionale anche al fine di risolvere le problematiche poste dall'aleatorietà delle "nuove" fonti rinnovabili. In tale ambito è previsto il potenziamento dei collegamenti esistenti con l'estero (in particolare con la Francia e la Slovenia), ma soprattutto la costruzione di nuovi collegamenti sottomarini, in particolare con l'area balcanica<ref>[http://www.enel.it/attivita/ambiente/news/news1033.asp ENEL - Progetto di un elettrodotto Albania-Italia]</ref> e nordafricana<ref>[http://www.esteri.it/MAE/IT/Politica_Estera/Aree_Geografiche/Mediterr_MO/Rapporti+bilaterali+Paesi+del+Maghreb/Tunisia.htm Ministero degli Affari Esteri - Rapporti bilaterali Italia-Tunisia]</ref>, al fine di differenziare i mercati d'acquisto dell'energia e ridurre i costi<ref>[http://www.sviluppoeconomico.gov.it/pdf_upload/documenti/phpauNH0o.pdf Ministero dello Sviluppo Economico - Sicurezza degli Approvvigionamenti Energetici, pagg. 14-31] (pdf)</ref>.
In aggiunta a ciò si prevedono investimenti nella costruzione di nuovi gasdotti (come ad esempio il [[Galsi]] tra Algeria e Sardegna) o potenziamento di quelli già esistenti, nonché progettazione o costruzione di [[rigassificatore|rigassificatori]] al fine di differenziare ulteriormente le fonti di approvvigionamento di tale combustibile<ref>[http://www.sviluppoeconomico.gov.it/pdf_upload/documenti/phpauNH0o.pdf Ministero dello Sviluppo Economico - Sicurezza degli Approvvigionamenti Energetici, pagg. 32-43] (pdf)</ref>.
Ulteriori benefici potrebbero giungere da eventuali politiche mirate all'incentivazione dell'[[efficienza energetica]] e del [[risparmio energetico]]. I modi e l'efficacia di tali politiche sono attualmente oggetto di dibattito in ambito tecnico e politico.
In particolare sussistono ancora margini di miglioramento riguardo l'efficienza delle centrali termoelettriche, con politiche di dismissione o ristrutturazione delle centrali con i rendimenti più bassi e maggiore diffusione delle [[centrale termoelettrica a ciclo combinato|centrali a ciclo combinato]] o con [[teleriscaldamento]].
Anche altre fonti energetiche molto interessanti, come le [[Solare termodinamico|centrali solari termiche]], lo [[Energia del moto ondoso|sfruttamento delle onde marine]] o [[kitegen|l'eolico d'alta quota]], al momento sono in Italia ancora allo stato di prototipi oppure non trovano adeguata diffusione.
Le speranze riguardo la [[reattore nucleare a fusione|fusione nucleare controllata]], permangono solo sul lungo periodo. Mentre nel [[1985]] si stimava di poter installare la prima centrale elettrica a fusione nucleare nel [[2015]], attualmente gli scienziati del progetto [[ITER]] hanno spostato quella data al [[2040]]. Inoltre allo stato attuale della ricerca si è ancora in dubbio circa la fattibilità stessa della messa in opera di un reattore commerciale a fusione per la produzione di energia elettrica con rendimenti continuativi accettabili.
==Note==
<references />
== Bibliografia ==
* "''Energia: Quale futuro''" [[Ugo Spezia]], Le scienze, giugno 2005
* "''La fine del petrolio''" di [[Ugo Bardi]], Editori Riuniti, [[2003]]
* "''[[La sfida del secolo]]''" di [[Piero Angela]], Mondadori, 2006
* {{en}} "''Solar Power Satellites''" (Hardback) Peter E. Glaser, Frank P. Davidson and Katinka Csigi, 654 pgs, 1998, [[John Wiley & Sons]] ISBN 047196817 X
== Voci correlate ==
* [[Centrale elettrica]]
* [[Produzione di energia elettrica]]
* [[Distribuzione di energia elettrica]]
* [[ENEL]]
* [[Black-out del sistema elettrico italiano del 28 settembre 2003]]
'''Mercato elettrico in Italia'''
* [[Gestore Servizi Elettrici]] s.p.a ([[Gestore del Mercato Elettrico]] spa; [[Acquirente Unico]] spa)
* [[Borsa elettrica]]
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.terna.it Sito ufficiale della TERNA]
* [http://www.terna.it/default/Home/SISTEMA_ELETTRICO/statistiche/dati_statistici.aspx Dati statistici prodotti dalla TERNA]
* [http://www.gse.it Sito ufficiale del Gestore dei Servizi Elettrici]
* [http://www.unapace.it/ Sito ufficiale di Assoelettrica]
* [http://www.unionepetrolifera.it/Stampa/Pubblicazioni/-1435117579/18459472/downfile?instance=18459472&nome=Previsioni_di_domanda_energetica_e_petrolifera_italiana_2007-2020.pdf Previsioni dal 2007 al 2020 dell'Unione Petrolifera Italiana]
{{Portale|economia|Energia}}
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[[Categoria:Economia italiana]]
[[Categoria:Scienza e tecnologia in Italia]]
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