Gaetano Azzariti e Sepolcro di Eurisace: differenze tra le pagine

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{{Sito archeologico
{{Carica pubblica
|Nome = Sepolcro di Eurisace
|nome = Gaetano Azzariti
|Immagine = Tomb of Eurysaces the Baker.jpg
|immagine =
|LarghezzaImmagine = 300px
|didascalia =
|Didascalia = Il sepolcro di Eurisace sotto [[Porta Maggiore]].
|carica = [[Presidenti della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Presidente della Corte costituzionale]]
|Civiltà =
|mandatoinizio = 6 aprile [[1957]]
|presidenteUtilizzo =
|Stile =
|mandatofine = 5 gennaio [[1961]]
|Epoca =
|predecessore = [[Enrico De Nicola]]
<!-- Localizzazione -->
|successore = [[Giuseppe Cappi]]
|Stato = ITA
|}}
|Suddivisione1 = {{IT-LAZ}}
{{Bio
|Suddivisione2 = {{IT-RM}}
|Nome = Gaetano
|Suddivisione3 = [[Roma]]
|Cognome = Azzariti
|SessoAltitudine = M
<!-- Dimensioni -->
|LuogoNascita = Napoli
|Superficie =
|GiornoMeseNascita = 23 marzo
|AnnoNascitaAltezza = 1881
|LuogoMorteLarghezza = Roma
|Volume =
|GiornoMeseMorte = 5 gennaio
|Inclinazione =
|AnnoMorte = 1961
<!-- Scavi -->
|Epoca = 1900
|Data_scoperta =
|Attività = giurista
|Date_scavi =
|Nazionalità = italiano
|Organizzazione_scavi =
|PostNazionalità = , presidente del [[tribunale della razza]] durante il [[regime fascista]] e presidente della [[Corte costituzionale]] repubblicana dal 1957 al 1961
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<!-- Amministrazione -->
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|Sito_web =
}}
Il '''sepolcro di Eurisace''', o ''panarium'', è una tomba monumentale di un fornaio romano, Marco Virgilio Eurisace, e di sua moglie, Atistia, risalente al [[I secolo a.C.]] e collocata esternamente alla [[Porta Maggiore]] a [[Roma]], nel quartiere Q. VII [[Prenestino-Labicano]].
 
== BiografiaDescrizione ==
[[File:Funeral stele Atistia Terme.jpg|thumb|left|Iscrizione funeraria a testimonianza del monumento, [[50 a.C.]]-[[11 a.C.]] Dedicata da [[Eurisace]] alla moglie Atistia, essa recita: {{citazione|Atistia fu mia moglie<br />Visse come eccellente donna<br />le cui rimanenti spoglie riposano<br />in questo paniere|{{CIL|1|01206}}}}]]
Nacque nel [[Palazzo Spinelli di Fuscaldo]], a Napoli. Il fratello maggiore [[Francesco Saverio Azzariti]] fu [[senatore del Regno]].
Databile intorno al [[30 a.C.]], fu rinvenuta nel corso della demolizione, disposta nel [[1838]] da [[papa Gregorio XVI]], delle torri difensive costruite da [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] su Porta Maggiore a Roma, al fine di ripristinare l'antico assetto risalente all'epoca aureliana.
 
Nel corso dell'intervento venne in luce, rimasto inglobato nella torre cilindrica tra i due archi della porta ed ora visibile subito fuori della stessa, il sepolcro appartenente a Marco Virgilio Eurisace, fornaio (probabilmente un [[liberto]] arricchito), ed a sua moglie.
Magistrato, fu tra i protagonisti della riforma dei [[codice (diritto)|codici]], nonché Presidente della [[Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Corte costituzionale]]. Allievo della scuola napoletana, fu vicino a [[Ludovico Mortara]] (con cui collaborò alla redazione del volume Dell’esercizio delle azioni commerciali e della loro durata) e a [[Vittorio Scialoja]].
 
Il monumento funebre, realizzato in [[travertino]] e decorato con elementi caratteristici di un forno, come sacchi e bocche di doli, consiste di un piccolo edificio a pianta trapezoidale, ha l'aspetto dei recipienti in cui veniva impastata la farina e reca, ripetuta quasi uguale sui tre lati ancora esistenti, l'epigrafe «''Est hoc monimentum Marcei Vergilei Eurysacis pistoris, redemptoris, apparet[oris]''» ("Questo sepolcro appartiene a Marco Virgilio Eurisace, fornaio, appaltatore, apparitore"), dalla quale si scopre che il fornaio lavorava per lo Stato, al quale forniva i suoi prodotti, e che era anche ufficiale subalterno (apparitore) di qualche personaggio di alto rango (un magistrato o forse un sacerdote).
La sua lunga carriera lo vide a soli venticinque anni, nel [[1906]], segretario della commissione per l'esame dei codici per la colonia eritrea. Nel [[1908]] partecipa alla commissione per la riforma degli altri codici, costituita da [[Vittorio Emanuele Orlando]]. Nel [[1909]] divenne segretario particolare del [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] Vittorio Scialoja. Nel [[1918]] fu nominato segretario della Commissione per il dopoguerra.
 
Ad ulteriori conferme della professione di Eurisace, l'urna che conteneva le ceneri della moglie (ora conservata al [[Museo nazionale romano|Museo delle Terme]]) ha la forma di una madia da pane e inoltre nel fregio intorno al monumento sono rappresentate tutte le fasi del procedimento di panificazione: pesatura e molitura del grano, setacciatura della farina, preparazione dell'impasto, pezzatura e infornata del pane<ref>Sono raffigurate ben otto persone adibite al processo di panificazione: Andrew Wilson, Katia Schörle, ''A baker's funerary relief from Rome'', Papers of the British School at Rome, Vol. 77 (2009), p. 109.</ref>. Sul lato orientale del piccolo edificio funebre, ora perduto, trovava probabilmente posto il rilievo con i due coniugi, che attualmente è visibile ai [[Musei capitolini]].
Gran parte della sua opera fu svolta presso l'Ufficio legislativo del Ministero di Grazia e Giustizia di cui fu responsabile dal [[1927]] sino al [[1949]], con una sola sospensione tra il 25 luglio e il 4 giugno [[1944]]. All'interno di questo ministero percorse tutti i gradi della carriera: nel [[1923]] divenne consigliere di [[Corte d'appello (Italia)|Corte d'appello]], nel [[1924]] giudice di primo grado per le cause penali della Repubblica di [[San Marino]], nel [[1928]] divenne consigliere della [[Corte di Cassazione]], nel [[1931]] primo presidente di Corte d'Appello. Di particolare rilievo il suo ruolo nella preparazione dei testi del codice civile e di quello di procedura civile del [[1942]], della legge fallimentare del [[1942]] e di quella sull'ordinamento giudiziario del [[1940]]. Oltre a coordinare i relativi lavori preparatori, fece parte di alcune delle commissioni incaricate della stesura materiale delle norme e redasse intere parti delle relazioni ministeriali di accompagnamento.
 
In ordine all'anomala collocazione, lungo la ''via Praenestina'', la spiegazione offerta dagli storici è nella concezione romana della [[commemorazione dei defunti]], cui si garantiva un prolungamento della vita attraverso la memoria di coloro che, passando, leggevano ad alta voce le iscrizioni sui monumenti funebri<ref>Penelope J. E. Davies, ''The Politics of Perpetuation: [[Colonna di Traiano|Trajan's Column]] and the Art of Commemoration'', American Journal of Archaeology, Vol. 101, No. 1 (Jan., 1997), pp. 49-50.</ref>. Viene peraltro correttamente notato che, al momento della costruzione, il manufatto non si trovava ancora a ridosso di un punto di passaggio obbligato, quale uno dei due fornici della [[Porta Maggiore]], per il semplice motivo che [[Porta_Maggiore#Epoca_imperiale|l'attraversamento dell'acquedotto claudio]] è posteriore di vent'anni e la cinta delle [[Mura aureliane]] rimonta a più di due secoli dopo<ref>Lafon Xavier, «Concurrence ou complémentarité ? Jardins et nécropoles à la périphérie de Rome (Ier siècle av. / IIe siècle ap. J.-C.)», Histoire urbaine, 2003/2 (n° 8), p. 9-21.</ref>.
Nel [[1938]] aderì al "[[Manifesto della Razza]]", documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] (redatto da dieci scienziati italiani per conto del [[Ministero della Cultura Popolare]]) e divenne presidente del cosiddetto "tribunale della razza" presso il dipartimento di Demografia e razza del ministero dell'Interno. Il tribunale della razza poteva dichiarare la "non appartenenza alla razza ebraica anche in difformità delle risultanze degli atti dello stato civile" <ref>[http://www.olokaustos.org/archivio/documenti/italia/390713-1024.htm Legge 13 luglio 1939-XVII, n. 1024 Norme integrative del Regio decreto legge 17 novembre 1938-XVII, n. 1728, sulla difesa della razza italiana] </ref> e accolse 104 delle 143 domande sottoposte al riguardo.<ref>{{chiarire|.|citazione non completa; indicare pagina e articolo}}{{Cita pubblicazione|autore = N. Rondinone|titolo = Il "Tribunale della razza" e la magistratura|rivista = |volume = Il Diritto di fronte all'infamia nel diritto: a 70 anni dalle leggi razziali, a cura di L. Garlati e T. Vettor, Giuffrè, 2009|numero = }}</ref>
 
Sul [[basamento (architettura)|basamento]] si trova l'iscrizione commemorativa dei lavori di restauro.
Il [[25 luglio 1943]] fu nominato [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] nel [[Governo Badoglio I|primo Governo Badoglio]]. Fuggito il Governo a [[Salerno]], rimase a Roma e trovò rifugio nei conventi della capitale. Dopo la liberazione, nel giugno del [[1944]], riprese servizio presso l'ufficio legislativo del ministero di Grazia e Giustizia senza che – ovviamente – avesse alcun effetto il suo collocamento a riposo deciso d'autorità dal Governo della Repubblica Sociale Italiana il 22 dicembre [[1944]].
 
== Collegamenti ==
Nel dopoguerra oltre a collaborare con il [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] [[Palmiro Togliatti]], fu membro delle due Commissioni per la riorganizzazione dello Stato e per la riforma dell’amministrazione (Commissioni Forti), nell’ambito del ministero per la Costituente. Diventato Presidente del [[Tribunale Superiore delle acque pubbliche]], fu collocato a riposo per raggiunti limiti d'età nel [[1951]]. Il 3 dicembre [[1955]] venne nominato [[Giudici della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|giudice costituzionale]] dal [[Presidente della Repubblica]] [[Giovanni Gronchi]]. Relatore della prima storica sentenza (che affermava la competenza della Corte a giudicare la legittimità costituzionale delle norme entrate in vigore prima della Costituzione repubblicana), divenne Presidente della Corte il 6 aprile [[1957]] rimanendo in carica sino al 5 gennaio [[1961]]<ref>{{Cita web|url=http://www.cortecostituzionale.it/ActionPagina_210.do|titolo=Giudici costituzionali dal 1956|editore=Corte costituzionale|accesso=20 novembre 2012|urlarchivio=http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.cortecostituzionale.it%2FActionPagina_210.do&date=2012-11-20|dataarchivio=20 novembre 2012|deadurl=no}}</ref>, giorno della sua morte.
[[File:Sepolcro di Eurisace.png|thumb|upright=1.5|Localizzazione del sepolcro]]
{{Ferrovia atac|linea=RM-GIA|Porta Maggiore}}
 
Il sepolcro può essere raggiunto anche con le seguenti linee tramviarie:
=== Caso del suo busto nel palazzo della Consulta ===
* dalla [[stazione di Roma Termini|stazione Termini]]: {{simbolo|Roma tram 5.svg|18}} e {{simbolo|Roma tram 14.svg|18}}
Nel 2013, il giudice costituzionale [[Paolo Maria Napolitano]] con una lettera chiese la rimozione del suo busto esposto nel corridoio nobile della Corte costituzionale, in quanto Azzariti fu il presidente del cosiddetto [[Tribunale della razza]] (l'istituto aveva tra i suoi compiti quello di sottrarre alle [[leggi razziali fasciste]] chi si appellava, "arianizzandolo"), sottolineando che fra l'altro «non vi sono i busti di tutti i presidenti». La richiesta di rimozione del busto è stata rigettata dalla corte<ref>[[Gian Antonio Stella]], [http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_marzo_29/corte-costituzionale-il-busto-presidente-antisemita-resta-qui-9ce777d8-d5d8-11e4-b0f7-93d578ddf348.shtml ''Corte costituzionale: «Il busto del presidente antisemita resta qui»'', in "Corriere della sera", 29 marzo 2015.</ref>.
* dai quartieri lungo la [[via Prenestina]]: {{simbolo|Roma tram 5.svg|18}}, {{simbolo|Roma tram 14.svg|18}} e {{simbolo|Roma tram 19.svg|18}}
* dalla [[stazione di Roma Trastevere|stazione Trastevere]] e la zona del centro storico: {{simbolo|Roma tram 3.svg|18}}
* da piazza Risorgimento (nei pressi della [[basilica di San Pietro in Vaticano|basilica di San Pietro]]): {{simbolo|Roma tram 19.svg|18}}
* dalla zona di [[villa Borghese]]: {{simbolo|Roma tram 3.svg|18}} e {{simbolo|Roma tram 19.svg|18}}
 
== Note ==
=== Via Azzariti a Napoli ===
<references/>
Nel [[1970]], durante la giunta guidata da [[Giovanni Principe]], gli fu dedicata una via sita nell'ordierna [[Municipalità 2 di Napoli]], nei pressi dell'[[Università Federico II di Napoli|Università]]. Nel maggio 2015 il consiglio di municipalità ha approvato all'unanimità una mozione per re-intitolare la strada a Luciana Pacifici, nata il 28 maggio [[1943]] non lontano dalla via che le è stata dedicata; morta nel febbraio successivo, durante la deportazione da Milano ad [[Auschwitz]].<ref>[http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/05/08/news/strada_gaetano_azzariti_diventi_strada_luciana_pacifici-113885096/?ref=nrct-16 La Municipalità: "Intitoliamo via Azzariti a Luciana Pacifici" - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Il 16 ottobre 2015 anche il Comune di Napoli deliberava la cancellazione dell'odonimo Gaetano Azzariti e la contestuale sostituzione con quello di [[Luciana Pacifici]], la cui vicenda umana e familiare è stata ricostruita dal [[giornalista]] e storico della [[Shoah]] [[Nico Pirozzi]] nel libro ''[[Traditi. Una storia della Shoah napoletana|Traditi. Una storia della Shoah napoletana.]]''<ref>Pirozzi, Nico. ''Traditi. Una storia della Shoah napoletana''. Cento Autori, 2010 ISBN 978-88-95241-69-2.</ref> Il 17 novembre, settantasettesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali, il sindaco di Napoli, [[Luigi de Magistris]], e Leda Pacifici, cugina della bambina morta durante la deportazione ad Auschwitz, scoprivano la lapide della strada dedicata alla più piccola delle vittime napoletane della [[Shoah]]<ref>[http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8f9a0e07-3099-4a34-8a42-59cd6eb97fb7.html "Napoli cambia strada" di Daniele Toscano e Carlo Zanframundo - RAI 2 "Sorgente di Vita" del 30 novembre 2015]</ref>.
 
== OnorificenzeBibliografia ==
* ''Intorno al monumento di Marco Virgilio Eurisace, recentemente discoperto presso la Porta Maggiore; cenni del marchese Giuseppe Melchiorri''. Roma, 1838. In-8°, p.23, article critique; bullettin., 1838, p. 1.
{{Onorificenze
* ''Descrizione del luogo denominato anticamente La Speranza Vecchia, del monumento delle acque Claudia e Aniene nuova, e del sepolcro di M. Virgilio Eurisace''; con sei tavole in rame. Roma, 1839.
|immagine=Cordone di gran Croce OMRI BAR.svg
* {{cita libro|titolo=Il sepolcro del fornaio Marco Virgilio Eurisace a Porta Maggiore|autore=Paola Ciancio Rossetto|editore=Ist. Nazionale di Studi Romani|città=Roma|anno=1973|ISBN=978-88-7311-067-5}}
|nome_onorificenza=Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
|collegamento_onorificenza=Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione=
|luogo=[[Roma]], 2 giugno [[1953]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=32071 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
 
== OpereVoci principalicorrelate ==
* [[Porta Maggiore]]
* Dell'esercizio delle azioni commerciali e delle loro durata (1933, con [[Ludovico Mortara]])
* [[Basilica sotterranea di Porta Maggiore]]
* Problemi attuali di diritto costituzionale (1952).
* Il sindacato di costituzionalità delle leggi (1950)
* Gli effetti delle pronunzie sulla costituzionalità delle leggi (1950)
 
== NoteAltri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sul}}
<references/>
 
== BibliografiaCollegamenti esterni ==
* {{Cita web|url=http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?jppagecode=municipio_vi.wp|titolo=Municipio Roma V (5) ex Municipio VI ed ex Municipio VII}}
* Aldo Maria Sandulli, ''Gaetano Azzariti (in memoria)'', in "Rivista trimestrale di diritto pubblico", 1961, pp. 44 1 e segg.
* {{Cita web|http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/sepolcro_di_marco_virgilio_eurysace|Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - Sepolcro di Marco Virgilio Eurysace}}
* Fulco Lanchester, voce ''Azzariti, Gaetano'', in ''Dizionario bibliografico degli italiani'', Roma, Enciclopedia Treccani, 1988, vol. 34.
* {{chiarire|Barbara Raggi, ''Baroni di razza. Come l'università nel dopoguerra ha riabilitato gli esecutori delle leggi razziali'', [http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/2012/11/13/baroni_di_razza_racconta_come.html introduzione] di [[Pasquale Chessa]], Editori riuniti, Milano, 2012|indicare pagine o capitolo riferite ad Azzariti}}.
* Massimiliano Boni, ''Gaetano Azzariti : dal tribunale della razza alla Corte costituzionale'', in "Contemporanea : rivista di storia dell'800 e del '900", Il Mulino, Bologna, anno XVII, n. 4 (ottobre-dicembre 2014), p. 577-607.
* Gian Antonio Stella, [http://www.corriere.it/cultura/14_novembre_04/antisemita-suprema-corte-l-incredibile-caso-gaetano-azzariti-70ffd8cc-642c-11e4-8b92-e761213fe6b8.shtml Un antisemita alla Suprema Corte. L’incredibile caso di Gaetano Azzariti], in "Corriere della Sera", 4 novembre 2014 (recensione al precedente articolo).
{{Presidenti della Corte costituzionale}}
{{Box successione
|carica=[[Elenco dei Ministri di Grazia e Giustizia del Regno d'Italia|Ministro della Giustizia]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 28 luglio [[1943]] - 15 febbraio [[1944]]
|precedente = [[Alfredo De Marsico]]
|successivo = [[Ettore Casati]]
}}
 
{{ControlloRegio diV autoritàEsquiliae}}
{{Portale|biografieAntica Roma|dirittoarchitettura|politica|FascismoRoma}}
 
[[Categoria:PresidentiTombe dellaantiche Cortedi costituzionale della Repubblica ItalianaRoma|Eurisace]]
[[Categoria:CavalieriRoma diQ. granVII croce OMRIPrenestino-Labicano]]
[[Categoria:Ministri della Giustizia del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Governo Badoglio I]]