Brigate Matteotti e Sepolcro di Eurisace: differenze tra le pagine

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{{Sito archeologico
{{Infobox unità militare
|Nome = Sepolcro di Eurisace
|Categoria = esercito
|Immagine = Tomb of Eurysaces the Baker.jpg
|Nome = Brigate Matteotti
|LarghezzaImmagine = 300px
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|Didascalia = Il sepolcro di Eurisace sotto [[Porta Maggiore]].
|Civiltà =
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|Alleanza = [[Alleati della seconda guerra mondiale]]
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|Servizio = [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]] <br> [[Comitato di Liberazione Nazionale]]
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Il '''sepolcro di Eurisace''', o ''panarium'', è una tomba monumentale di un fornaio romano, Marco Virgilio Eurisace, e di sua moglie, Atistia, risalente al [[I secolo a.C.]] e collocata esternamente alla [[Porta Maggiore]] a [[Roma]], nel quartiere Q. VII [[Prenestino-Labicano]].
Le '''Brigate Matteotti''' furono, durante la [[Resistenza italiana|Resistenza]], delle formazioni partigiane legate al [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]] (PSIUP). Furono uno dei cinque principali gruppi politici partigiani che parteciparono alla [[Resistenza italiana|lotta di liberazione nazionale]].
 
== StoriaDescrizione ==
[[File:Funeral stele Atistia Terme.jpg|thumb|left|Iscrizione funeraria a testimonianza del monumento, [[50 a.C.]]-[[11 a.C.]] Dedicata da [[Eurisace]] alla moglie Atistia, essa recita: {{citazione|Atistia fu mia moglie<br />Visse come eccellente donna<br />le cui rimanenti spoglie riposano<br />in questo paniere|{{CIL|1|01206}}}}]]
=== La genesi ===
Databile intorno al [[30 a.C.]], fu rinvenuta nel corso della demolizione, disposta nel [[1838]] da [[papa Gregorio XVI]], delle torri difensive costruite da [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] su Porta Maggiore a Roma, al fine di ripristinare l'antico assetto risalente all'epoca aureliana.
Le Brigate Matteotti possono considerarsi eredi ideali dell'omonimo battaglione, nato da una scissione della [[Colonna Italiana]] che aveva combattuto nella [[Guerra civile spagnola]] contro le forze [[Franchisti|franchiste]], determinata dal rifiuto dell'ala [[Anarchismo|anarchica]] di accettare come ufficiale [[Ottorino Orlandini]], antifascista cattolico. Nel nuovo ''Battaglione Matteotti'' così formato erano confluiti i militanti repubblicani, [[Comunismo|comunisti]] e di ''[[Giustizia e Libertà]]'' e nomi di spicco quali [[Libero Battistelli]], Angelo Monti e [[Ottorino Orlandini]]<ref>{{cita web|url=http://www.geocities.com/soho/den/7257/numero3/antg3.html|titolo= da ''LA RISVEGLIA''|deadurl=yes|urlarchivio=http://www.reocities.com/soho/den/7257/numero3/antg3.html}}/.</ref>.
 
Nel corso dell'intervento venne in luce, rimasto inglobato nella torre cilindrica tra i due archi della porta ed ora visibile subito fuori della stessa, il sepolcro appartenente a Marco Virgilio Eurisace, fornaio (probabilmente un [[liberto]] arricchito), ed a sua moglie.
Nella [[Resistenza Italiana]], sin dal 9 settembre [[1943]] erano attive, a [[Roma]] e nel [[Lazio]], alcune ''"squadre" Matteotti'', poi riorganizzate in ''Brigata Matteotti'' al comando di [[Giuseppe Gracceva]] ed alle dipendenze di [[Giuliano Vassalli]], membro della Giunta militare centrale del [[CLN]]<ref name=Roma>{{cita libro|Davide| Conti|Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio|2006|Edizioni Odradek|Roma|isbn=88-86973-75-6}} - Vedi anche [http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/3/42-44_LIBRI.pdf Recensione dell'ANPI].</ref>.
 
Il monumento funebre, realizzato in [[travertino]] e decorato con elementi caratteristici di un forno, come sacchi e bocche di doli, consiste di un piccolo edificio a pianta trapezoidale, ha l'aspetto dei recipienti in cui veniva impastata la farina e reca, ripetuta quasi uguale sui tre lati ancora esistenti, l'epigrafe «''Est hoc monimentum Marcei Vergilei Eurysacis pistoris, redemptoris, apparet[oris]''» ("Questo sepolcro appartiene a Marco Virgilio Eurisace, fornaio, appaltatore, apparitore"), dalla quale si scopre che il fornaio lavorava per lo Stato, al quale forniva i suoi prodotti, e che era anche ufficiale subalterno (apparitore) di qualche personaggio di alto rango (un magistrato o forse un sacerdote).
Le ''Brigate Matteotti'', tuttavia, si costituirono il 12 dicembre [[1943]] con la creazione della ''I Brigata d'assalto Matteotti'' a [[Caerano San Marco]] ([[Provincia di Treviso]]) e nella zona del [[Monte Grappa]] ([[Provincia di Vicenza]])<ref>''Enciclopedia dell'antifascismi e della Resistenza'', Vol I, voce "Brigate Giacomo Matteotti", pag. 374.</ref>, per iniziativa di un gruppo di patrioti veneti di fede socialista: esse però non diedero avvio a nuovi reclutamenti, dal momento che l'orientamento della classe dirigente del [[PSIUP]] era quello di integrare i volontari socialisti impegnati nella lotta [[Antifascismo|antifascista]] in altre formazioni partigiane attive in molte zone dell'Italia centro-settentrionale. Si dovrà pertanto attendere la primavera del [[1944]] prima che venissero costituite altre brigate d'assalto Matteotti, ribattezzate, fin dal giugno di quello stesso anno, ''Brigate Giacomo Matteotti''.
 
Ad ulteriori conferme della professione di Eurisace, l'urna che conteneva le ceneri della moglie (ora conservata al [[Museo nazionale romano|Museo delle Terme]]) ha la forma di una madia da pane e inoltre nel fregio intorno al monumento sono rappresentate tutte le fasi del procedimento di panificazione: pesatura e molitura del grano, setacciatura della farina, preparazione dell'impasto, pezzatura e infornata del pane<ref>Sono raffigurate ben otto persone adibite al processo di panificazione: Andrew Wilson, Katia Schörle, ''A baker's funerary relief from Rome'', Papers of the British School at Rome, Vol. 77 (2009), p. 109.</ref>. Sul lato orientale del piccolo edificio funebre, ora perduto, trovava probabilmente posto il rilievo con i due coniugi, che attualmente è visibile ai [[Musei capitolini]].
Le brigate erano costituite in massima parte da aderenti e simpatizzanti del PSIUP ma, in alcune formazioni, parte dei militanti provenivano da altri partiti antifascisti. Occorre, infatti, rimarcare che le compagini anarchiche che rispondevano al nome di [[Brigate Bruzzi Malatesta]] agivano di concerto con le ''Brigate Matteotti'', in quanto gli anarchici preferivano operare assieme a formazioni legate ad un'osservanza politica non moscovita, vista la rottura tra le frange anarchiche e libertarie e i comunisti, avvenuta durante la [[guerra di Spagna]]. Vi furono, al contrario, raggruppamenti partigiani, come la ''Banda Dionigi Superti'', operante in [[Val d'Ossola]], che pur non essendo inquadrati nelle ''Brigate Giacomo Matteotti'' erano composti quasi esclusivamente da combattenti reclutati nelle file del PSIUP.
 
In ordine all'anomala collocazione, lungo la ''via Praenestina'', la spiegazione offerta dagli storici è nella concezione romana della [[commemorazione dei defunti]], cui si garantiva un prolungamento della vita attraverso la memoria di coloro che, passando, leggevano ad alta voce le iscrizioni sui monumenti funebri<ref>Penelope J. E. Davies, ''The Politics of Perpetuation: [[Colonna di Traiano|Trajan's Column]] and the Art of Commemoration'', American Journal of Archaeology, Vol. 101, No. 1 (Jan., 1997), pp. 49-50.</ref>. Viene peraltro correttamente notato che, al momento della costruzione, il manufatto non si trovava ancora a ridosso di un punto di passaggio obbligato, quale uno dei due fornici della [[Porta Maggiore]], per il semplice motivo che [[Porta_Maggiore#Epoca_imperiale|l'attraversamento dell'acquedotto claudio]] è posteriore di vent'anni e la cinta delle [[Mura aureliane]] rimonta a più di due secoli dopo<ref>Lafon Xavier, «Concurrence ou complémentarité ? Jardins et nécropoles à la périphérie de Rome (Ier siècle av. / IIe siècle ap. J.-C.)», Histoire urbaine, 2003/2 (n° 8), p. 9-21.</ref>.
=== Forze in campo e zone operative ===
Il numero totale delle ''Brigate Matteotti'' operanti nella Resistenza è stimabile in settanta brigate operative<ref>[http://www.anpimarassi.it/cadutpartigian.htm da [[ANPI]] [[Marassi]]].</ref>. Le brigate furono particolarmente attive in [[Piemonte]] e [[Valle d'Aosta]], ma anche in [[Lombardia]], [[Veneto]], [[Emilia-Romagna]] e [[Toscana]], oltre che durante il periodo della [[Resistenza romana]].
 
Sul [[basamento (architettura)|basamento]] si trova l'iscrizione commemorativa dei lavori di restauro.
;Piemonte
Le brigate piemontesi e valdostane erano comandate da Andrea Camia. Fra le formazioni più importanti operanti in Piemonte segnaliamo le divisioni<ref name="ReferenceA">''Enciclopedia dell'antifascismi e della Resistenza'', loc. cit.</ref>:
* ''Italo Rossi'', presente nell'Alto [[Monferrato]] e articolata in cinque brigate, un gruppo ''De Franchi'' e una ''Squadra volante'' * ''Marengo'', formata da tre brigate (''Po'', ''Val Bormida'' e ''Val Tanaro''), che aveva i propri punti di forza nella zona di [[Tortona]] e nel Monferrato
* ''Giorgio d'Avito'' (quattro brigate, una brigata d'assalto e una brigata di manovra), attiva nel [[Canavese]] e nelle [[Valli di Lanzo]]
* ''[[Renzo Cattaneo]]'' concentrata in gran parte nelle [[Langhe]]
* ''Valle d'Aosta'' (cinque brigate) attiva quasi esclusivamente nella regione omonima
* ''[[Bruno Buozzi]]'', (sette brigate) costituita da ben sette brigate, che aveva il proprio centro operativo a Torino e zone immediatamente limitrofe
 
== Collegamenti ==
;Lombardia
[[File:Sepolcro di Eurisace.png|thumb|upright=1.5|Localizzazione del sepolcro]]
Fra le formazioni più consistenti operanti in [[Lombardia]] possiamo annoverare<ref name="ReferenceA"/>:
{{Ferrovia atac|linea=RM-GIA|Porta Maggiore}}
* la 7ª Brigata del Bresciano
* Due reggimenti S.A.P., uno attivo nel [[Varesotto]] (3 brigate) e l'altro nella zona di [[Milano]] e provincia (otto brigate)
* La divisione ''Barni'' (tre brigate), che controllava ampie zone della [[Lomellina]], dove operavano pure le [[Brigate Bruzzi Malatesta]].
* Una divisione formata da sei brigate che combatté nella zona di [[Cremona]] e una brigata nel [[brescia]]no
 
Il sepolcro può essere raggiunto anche con le seguenti linee tramviarie:
;Veneto
* dalla [[stazione di Roma Termini|stazione Termini]]: {{simbolo|Roma tram 5.svg|18}} e {{simbolo|Roma tram 14.svg|18}}
In [[Veneto]] fu particolarmente attiva una brigata operante alle pendici del [[Monte Grappa]], che era nata dalla fusione della ''I Brigata d'assalto Matteotti'', la più antica formazione partigiana [[PSIUP|psiuppina]] ed altri gruppi combattenti locali. Anche nel [[Provincia di Padova|Padovano]] agì, fin dalla primavera del 1944, una ''Brigata Giacomo Matteotti''<ref name="ReferenceA"/>.
* dai quartieri lungo la [[via Prenestina]]: {{simbolo|Roma tram 5.svg|18}}, {{simbolo|Roma tram 14.svg|18}} e {{simbolo|Roma tram 19.svg|18}}
 
* dalla [[stazione di Roma Trastevere|stazione Trastevere]] e la zona del centro storico: {{simbolo|Roma tram 3.svg|18}}
;Altre regioni
* da piazza Risorgimento (nei pressi della [[basilica di San Pietro in Vaticano|basilica di San Pietro]]): {{simbolo|Roma tram 19.svg|18}}
In Emilia-Romagna furono reclutate due brigate, una delle quali, subito dopo la liberazione di [[Forlì]] (novembre 1944), combatté sul fronte di guerra a fianco delle truppe alleate e ad una formazione [[Giustizia e Libertà|GL]]. In [[Toscana]] fu particolarmente attiva, nell'estate 1944, la brigata ''[[Antonio Giuriolo]]''.
* dalla zona di [[villa Borghese]]: {{simbolo|Roma tram 3.svg|18}} e {{simbolo|Roma tram 19.svg|18}}
 
=== La lotta armata ===
Le ''Brigate Giacomo Matteotti'' si distinsero, durante la lotta partigiana, per la propria efficacia, disciplina interna e spirito combattivo.
 
Fra le tante azioni che le videro protagoniste:
 
* Nel '''Lazio''': il 10 settembre [[1943]] [[Sandro Pertini]] è a [[Porta San Paolo]] con i primi gruppi di resistenza socialisti, nel tentativo di contrastare l'ingresso nella Capitale delle truppe tedesche, combattendo a fianco dei granatieri e usando come proiettili anche cubetti di porfido. Si guadagna in questi giorni la [[medaglia d'oro al valor militare]]<ref>[http://www.resistenzaitaliana.it Da: Resistenza italiana.it].</ref>; con lui sono il futuro ministro [[Mario Zagari]], il sindacalista [[Bruno Buozzi]]<ref>Trucidato a La Storta il 4 giugno 1944.</ref>, [[Giuseppe Gracceva]] e [[Alfredo Monaco]]<ref name=ossicini>Adriano Ossicini, ''Un'isola sul Tevere'', Editori Riuniti, Roma, 1999, pag. 197-198.</ref>. Contemporaneamente le prime "squadre Matteotti" combattono a piazza Tuscolo, mettendo in fuga una pattuglia tedesca e uccidendone il comandante; a [[Porta Portese]], provocando sette vittime tra i tedeschi; a [[Gordiani|borgata Gordiani]], con [[Nicola Conte (ufficiale)|Nicola Conte]], alle [[Capannelle (zona di Roma)|Capannelle]], a via Appia Nuova e alla Basilica di [[San Giovanni in Laterano|San Giovanni]]. Fa parte del gruppo dirigente delle formazioni partigiane anche [[Pietro Nenni]], rifugiato nel [[Palazzo del Laterano]].
 
:Una delle azioni più eclatanti delle formazioni romane avvenne a Roma il 25 gennaio [[1944]]. Difatti nell'ottobre del [[1943]], [[Sandro Pertini]] e [[Giuseppe Saragat]] erano stati catturati dalle [[SS]] e condannati a morte per la loro attività partigiana. Tuttavia la sentenza non venne eseguita grazie all'azione dei partigiani socialisti che si concluse con la loro evasione dal carcere di [[Regina Coeli (carcere)|Regina Coeli]]. L'azione fu organizzata da [[Giuliano Vassalli]], che si trovava presso il tribunale militare italiano, con l'aiuto di altri partigiani delle Brigate Matteotti, tra cui Giuseppe Gracceva, [[Massimo Severo Giannini]], Filippo Lupis, Ugo Gala<ref name=Vassalli>Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini, [http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/4/44-45_Vassalli.pdf''Quando liberammo [[Sandro Pertini|Pertini]] e [[Giuseppe Saragat|Saragat]] dal carcere nazista''], Patria Indipendente, Pubblicazione ANPI.</ref> e il medico del carcere Alfredo Monaco<ref name=Roma /><ref name=Vassalli />. Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal "braccio" tedesco a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione (a conferma dell'ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da [[Marcella Ficca Monaco|Marcella Monaco]], moglie di Alfredo<ref>[http://www.liceocavour.it/extracurr/html/3.9.HTM Marcella Monaco - I protagonisti della Resistenza a Roma].</ref>). I due furono dunque scarcerati insieme ai partigiani Luigi Andreoni del [[Partito Socialista Italiano|PSIUP]], Torquato Lunadei, Ulisse Ducci, Carlo Bracco e Luigi Allori. A Marcella Monaco verrà conferita la [[Ricompense al valor militare|medaglia d'argento al valor Militare]].
 
:[[Francesco Malfatti di Montetretto]], figlio di un dissidente già esule in Francia, costituì una rete informativa segreta per la raccolta di informazioni, che mise a disposizione di [[Peter Tompkins]], agente segreto dell'[[Office of Strategic Services|OSS]]. Tale rete era formata da una sessantina di uomini che, ventiquattro ore su ventiquattro, sorvegliavano i movimenti delle truppe tedesche in entrata e in uscita da Roma, sulle vie consolari<ref>Peter Tompkins, ''Una spia a Roma'', Il Saggiatore, Milano, 2002, pagg. 112-113.</ref>. Ciò permise a Tompkins, con la collaborazione degli operatori di “Radio Vittoria”, di tenere costantemente informato il contingente anglo-americano della testa di ponte di Anzio, con notizie affidabili.
 
:Nel febbraio del [[1944]], Giuseppe Gracceva organizzò con la sua squadra, guidata dai fratelli Cosimo e Edoardo Vurchio, una delle più importanti azioni militari: il minamento di un treno carico di munizioni che venne fatto esplodere all'interno della [[stazione di Roma Ostiense]].<ref>{{cita web|url=http://www.radioradicale.it/scheda/198488|titolo=Le Brigate Matteotti a Roma e nel Lazio. Il contributo dei socialisti nella resistenza laziale|accesso=22 agosto 2010|tipo=documento audio|editore=Radio Radicale}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.storiaxxisecolo.it/resistenza/resistenza2c25.html|titolo=La resistenza di Garbatella|accesso=22 agosto 2010|editore=Anpi Roma|sito=Storia XXI secolo|volume=La resistenza romana}}.</ref>
 
:In seguito, le Brigate Matteotti romane subiranno forti perdite: il 3 aprile [[1944]] sono arrestati [[Giuliano Vassalli]] e il comandante [[Giuseppe Gracceva]]; reclusi a Via Tasso, saranno entrambi torturati e condannati a morte. Il 26 maggio, [[Eugenio Colorni]] è assassinato da un fascista della [[banda Koch]]. Dopo l'arresto di Buozzi e Vassalli e l'[[Eccidio delle Fosse Ardeatine]], Malfatti rimane l'unico comandante superstite operativo della colonna socialista romana del movimento partigiano.
 
:Il 3 giugno, mentre gli alleati si accingono ad entrare da sud nella Capitale, i tedeschi in fuga caricano due camion di prigionieri di [[Via Tasso]] per deportarli in Germania. Giuliano Vassalli scampa alla deportazione per intercessione del [[Città del Vaticano|Vaticano]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/11/Giuliano_Vassalli_cosi_Karl_Hass_co_0_97061115901.shtml Dichiarazioni di Giuliano Vassalli al Processo Priebke].</ref>. Gracceva e i passeggeri del primo camion si salvano perché l'automezzo è guasto e non parte<ref name=Tompkins>Peter Tompkins, ''Una spia a Roma'', Il Saggiatore, Milano, 2002, pagg. 358-359.</ref>. Sul secondo camion ci sono 14 prigionieri, in gran parte socialisti<ref>Facevano parte delle formazioni Matteotti: Borjan Frejdrik del Comando militare, Luigi Castellani, Libero De Angelis e Alberto Pennacchi.</ref>; il convoglio pernotta [[Eccidio di La Storta|nei pressi di La Storta]], sulla Via Cassia. Il giorno dopo, i tedeschi li portano in una zona cespugliosa e li uccidono con un colpo di pistola alla testa. Tra gli assassinati anche [[Bruno Buozzi]], leader sindacale socialista<ref name="Tompkins"/>.
 
* In '''Piemonte''': l'offensiva su [[Cuorgnè]], nei primi giorni di giugno 1944, in cui cadde la medaglia d'oro [[Italo Rossi (partigiano)|Italo Rossi]]; l'attacco a reparti paramilitari della [[Repubblica Sociale Italiana]] nei pressi di [[Pont Canavese]], in cui venne ferito il ministro fascista [[Alessandro Pavolini]]; lo scontro vittorioso sostenuto dalla divisione Marengo contro un contingente repubblicano a Cisterna d'Asti, a fianco di raggruppamenti appartenenti a [[Brigate Giustizia e Libertà|Giustizia e Libertà]] e alle [[Brigate Garibaldi|Brigate d'assalto Garibaldi]], la liberazione dei prigionieri politici rinchiusi nel carcere di [[Alba (Italia)|Alba]], operata il 23 marzo [[1945]] dalla XXI Brigata con un'azione temeraria divenuta leggendaria (le forze nazi-fasciste presenti in città erano di gran lunga superiori per numero e armamento); la lotta urbana per la liberazione di Torino, sostenuta dalla ''Bruno Buozzi'' che si affiancò alle altre formazioni partigiane piemontesi (Brigate d'assalto Garibaldi, GL, Brigate Autonome, Brigate cattoliche ecc.) nelle ultime fasi di guerra.
* In '''Toscana''': la Brigata ''Antonio Guriolo'' combatté con ardimento a [[Orsigna]] (luglio 1944) e, successivamente, nei pressi del ''lago Scaffalolo'', riuscendo a tenere impegnato un battaglione motorizzato tedesco per alcuni giorni.
* In '''Veneto''': lo scontro a [[Crocetta del Montello]] avvenuto nell'estate 1944 fra la ''I Brigata Giacomo Matteotti'', e forze tedesche e fasciste che presidiavano il paese. L'azione non ebbe carattere risolutivo, ma fu l'inizio di un risveglio delle energie antifasciste locali che trovò compimento nella ''Battaglia del Grappa'' combattutasi nel settembre di quello stesso anno a [[Bassano del Grappa]] e nelle sue immediate vicinanze. Alla battaglia partecipò, accanto a una Brigata Giacomo Matteotti, anche una brigata d'assalto Garibaldi e la brigata ''Italia libera''. I reparti fascisti della [[Divisione Tagliamento]] appoggiati da truppe motorizzate tedesche, vennero in un primo tempo costretti a ripiegare (20 settembre) ma nei giorni successivi, ricevuti rinforzi, ebbero il sopravvento. La Brigata Giacomo Matteotti e dalle altre brigate partigiane contarono 773 morti fra caduti sul campo e fucilati<ref>Pietro Secchi, Enzo Nizza (Direttori); Ambrogio Donini, Celso Ghini, Pietro Grifone, Enzo Collotti ed Enzo Nizza (curatori), ''Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza'' Vol. I, Voce "Bassano del Grappa", pagg. 255 e 256, La Pietra, Milano, 1976.</ref>. {{Citazione necessaria|La battaglia del monte Grappa ebbe una proiezione nazionale e indusse il comando alleato a sostenere con più vigore, mediante l'invio di armi e medicinali, i gruppi partigiani operanti in Veneto.}}
* In '''Lombardia''': le Brigate Matteotti si segnalarono nell'aprile [[1945]] durante la liberazione di [[Milano]] e [[Varese]].
 
== Combattenti e personalità di spicco ==
* [[Achille Ardigò]]
* [[Giovanni Alasia]]
* [[Filippo Amedeo]]
* [[Corrado Bonfantini]]
* [[Ignazio Buttitta]]
* [[Eugenio Colorni]]
* [[Nicola Conte (ufficiale)|Nicola Conte]]
* [[Giuseppe Gracceva]]
* [[Antonio Greppi]]
* [[Antonio Giuriolo]]
* [[Alberto Jacometti]]
* [[Alfredo Monaco]]
* [[Rodolfo Morandi]]
* [[Franco Nicolazzi]]
* Dario Paccino
* Antonio Pauletto<ref>Con il nome di guerra «Tatua». V. "Il partigiano: Tatua, il Grappa e i sette fucilati", ''[[Corriere del Veneto]]'' del 24 aprile 2005. V. anche "È morto il partigiano Pauletto «Tatua»: aveva 87 anni e comandò sul Grappa gli uomini della Brigata Matteotti", ''[[La Tribuna di Treviso]]'' del 27 febbraio 2006.</ref>
* [[Cesare Pozzi]]
* [[Italo Rossi (partigiano)|Italo Rossi]]
* [[Guido Seborga]]
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* ''Intorno al monumento di Marco Virgilio Eurisace, recentemente discoperto presso la Porta Maggiore; cenni del marchese Giuseppe Melchiorri''. Roma, 1838. In-8°, p.23, article critique; bullettin., 1838, p. 1.
* Pietro Secchi, Enzo Nizza (Direttori); [[Ambrogio Donini]], Celso Ghini, Pietro Grifone, Enzo Collotti ed Enzo Nizza (curatori), ''Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza'' in VI volumi, La Pietra, Milano 1976
* ''Descrizione del luogo denominato anticamente La Speranza Vecchia, del monumento delle acque Claudia e Aniene nuova, e del sepolcro di M. Virgilio Eurisace''; con sei tavole in rame. Roma, 1839.
* Simone Neri Serneri, ''Il Partito socialista nella Resistenza: i documenti e la stampa clandestina (1943-1945)'', Nistri-Lischi editori, 1988
* {{cita libro|titolo=Il sepolcro del fornaio Marco Virgilio Eurisace a Porta Maggiore|autore=Paola Ciancio Rossetto|editore=Ist. Nazionale di Studi Romani|città=Roma|anno=1973|ISBN=978-88-7311-067-5}}
* Roberto Battaglia, ''Storia della Resistenza italiana'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1964
* [[Giorgio Bocca]], ''Storia dell'Italia partigiana'', Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1966
* Massimo Salvadori, ''Storia della Resistenza italiana'', Venezia, Neri Pozza, 1955
* [[Paolo Emilio Taviani]], ''Breve storia della Resistenza italiana'', Roma, Museo storico della Liberazione, Edizioni Civitas, 1995
* {{cita libro|Davide| Conti (cur.)|Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio|2006|Edizioni Odradek|Roma|isbn=88-86973-75-6}}
 
== Voci correlate ==
* [[BrigataPorta GL-MatteottiMaggiore]]
* [[Basilica sotterranea di Porta Maggiore]]
* [[Resistenza italiana]]
 
* [[Brigate Bruzzi Malatesta]]
== Altri progetti ==
* [[Piero Urati]]
{{interprogetto|preposizione=sul}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Cita web|url=http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?jppagecode=municipio_vi.wp|titolo=Municipio Roma V (5) ex Municipio VI ed ex Municipio VII}}
* {{Cita web|http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/sepolcro_di_marco_virgilio_eurysace|Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - Sepolcro di Marco Virgilio Eurysace}}
 
{{Regio V Esquiliae}}
{{Resistenza italiana}}
{{Portale|Antica Roma|architettura|Roma}}
{{Portale|italia|politica|seconda guerra mondiale|storia d'Italia}}
 
[[Categoria:BrigateTombe Matteottiantiche di Roma|Eurisace]]
[[Categoria:Antifascismo|BrigataRoma Q. VII Prenestino-Labicano]]