Enzo Giudici e Marcia su Roma: differenze tra le pagine

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{{nd|il film di Dino Risi del 1962|La marcia su Roma}}
[[File:6672236-L.jpg|thumb|upright|Enzo Giudici]]
{{Infobox conflitto
'''Enzo Giudici''' ([[Mussomeli]], 24 settembre [[1920]] - Roma, 4 ottobre [[1985]]), accademico, specialista di letteratura francese del [[rinascimento]], particolarmente Louise Labé e Maurice Scève. È anche un pubblicista vicino al fascismo.
|Tipo = Colpo di Stato
|Nome_del_conflitto = Marcia su Roma
|Parte_di = della [[Rivoluzione fascista]]
|Immagine = March on Rome 1922 - Alle porte di Roma.png
|Didascalia = Fascisti marciano verso Roma (28 ottobre [[1922]])
|Data = 28 - 31 ottobre [[1922]]
|Luogo = [[Roma]]
|Casus = [[Rivoluzione fascista]]
|Esito = Vittoria fascista
*Caduta del [[Governo Facta II]]
*Nascita del [[Governo Mussolini]]
|Schieramento1 = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Governo Facta II]]<br /> '''Supporto da:'''<br /> Partiti [[Liberalismo|liberali]] e [[Socialismo|socialisti]]
|Schieramento2 = [[File:Flag of the National Fascist Party (PNF).svg|20px]] [[Partito Nazionale Fascista]]
* [[File:Flag of the National Fascist Party (PNF).svg|20px]] [[Camicia nera|Camicie nere]]
 
'''Supporto da:'''<br /> [[Borghesia]]
== Biografia ==
|Comandante1 = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Luigi Facta]]<br /> {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Antonio Salandra]]
Figlio di Isabella Sorce e Paolo Giudici, insegnante e scrittore<ref>
|Comandante2 = [[File:Flag of the National Fascist Party (PNF).svg|20px]] [[Benito Mussolini]]<br /> [[File:Flag of the National Fascist Party (PNF).svg|20px]] [[Emilio De Bono]]<br /> [[File:Flag of the National Fascist Party (PNF).svg|20px]] [[Italo Balbo]]<br /> [[File:Flag of the National Fascist Party (PNF).svg|20px]] [[Cesare Maria De Vecchi]]<br /> [[File:Flag of the National Fascist Party (PNF).svg|20px]] [[Michele Bianchi]]<br /> [[File:Flag of the National Fascist Party (PNF).svg|20px]] [[Achille Starace]]
{{cita libro
|Effettivi1 = Centinaia di poliziotti e militari delle Forze armate
|cognome=Sacco Messineo
|Effettivi2 = Circa 50.000 [[Camicia nera|Camicie nere]]
|nome=Michela
|Perdite1 =
|titolo=La polvere e la memoria. Due scrittori siciliani: Paolo Giudici e Paolo Emiliani Giudici.
|Perdite2 =
|editore=Università degli studi di Palermo, Facoltà di lettere e filosofia
}}
|anno=2003}} [http://www.worldcat.org/oclc/57547422/editions OCLC 57547422]
La '''marcia su Roma''' fu una [[manifestazione]] armata<ref>«Manifestazione armata organizzata dal Partito nazionale fascista (28-X-1922) per imporre un governo guidato da Mussolini»: {{cita libro|titolo=Enciclopedia Universale Garzanti|città=Milano|anno=1995|p=898}}</ref> organizzata dal [[Partito Nazionale Fascista]] (PNF), guidato da [[Benito Mussolini]], il cui successo ebbe come conseguenza l'ascesa al potere del partito stesso in [[Italia]]. Il 28 ottobre [[1922]], circa 25.000 camicie nere si diressero sulla capitale rivendicando dal sovrano la guida politica del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e minacciando, in caso contrario, la presa del potere con la violenza.
</ref>. All’età di tre anni perde la madre. A dieci anni, lascia la Sicilia per seguire il padre. I frequenti cambiamenti di sede di quest'ultimo lo portano a proseguire i suoi studi a [[Piacenza]], [[Pavia]], [[Potenza (Italia)|Potenza]] e Roma. Consegue la laurea in lettere nel [[1944]]<ref name="Diliberto">Secondo Rosetta Bonomo citata in
{{cita news
|cognome=Diliberto
|nome=Erika
|titolo=Il ricordo dello scrittore Enzo Giudici
|pubblicazione=Castello Incantato|date=September 15, 2010
|url=http://www.castelloincantato.it/?p=18118
|accesso=24 maggio 2011}}
</ref>.
 
La manifestazione eversiva<ref>{{Treccani|marcia-su-roma_%28Dizionario-di-Storia%29|Marcia su Roma}}</ref> si concluse con successo quando, il 30 ottobre, il re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] cedette alle pressioni dei fascisti e decise di incaricare Mussolini di formare un nuovo governo. Vengono ricompresi nella medesima [[locuzione]] anche altri eventi collegati verificatisi, fra il 27 ed il 30 ottobre, in tutto il territorio nazionale.
Da studente, è vicino al [[Gruppo Universitario Fascista]]<ref>
{{cita web
|titolo=Generazione in fermento. Arte e vita a fine Ventennio
|editore=Commune di Roma
|url=http://webmain.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW113260&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode
|accesso=2 giugno 2011}}
</ref><sup>,</sup><ref name="Buchignani">
{{cita libro
|cognome=Buchignani
|nome=Paolo
|titolo=Fascisti rossi: da Salò al PCI, la storia sconosciuta di una migrazione politica : 1943-53
|editore=Mondadori
|anno=1998
|pagine=26–27
|ISBN=9788804451440}}
</ref>. Durante la [[seconda guerra mondiale]], alla quale non partecipa per le malferme condizioni di salute<ref name="Diliberto"/>, scrive in ''Orizzonte'', l'organo ufficiale della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|X<sup>a</sup> MAS]],<ref name="Buchignani"/> e ''Fronte Unico'', un settimanale [[fascismo|fascista]] virulento<ref name="Guerazzi">
{{cita libro
|cognome=Osti Guerazzi
|nome=Amedeo
|titolo="La repubblica necessaria": il fascismo repubblicano a Roma,1943-1944
|editore=FrancoAngeli
|anno=2004
|pagine=49–51
|ISBN=9788846456502
|citazione=Enzo Giudici, sempre su "Fronte Unico", ribadiva che il fascismo negava classi ed individui, rimanendo totalitario e corporativo.}}
</ref> diretto da Vito Videtta, un membro della [[Pietro Koch#La cosiddetta "''Banda Koch''"|«&nbsp;Banda Koch&nbsp;»]]<ref>
{{cita libro
|cognome=Avagliano
|nome=Mario
|titolo=Generazione ribelle: diari e lettere dal 1943-1945
|editore=Einaudi
|anno2006
|pagine=125
|ISBN=8806183087 }}
</ref>. In un articolo di dicembre [[1943]], Giudici considera che il fascismo nega classi ed individui, rimanendo [[Totalitarismo|totalitario]] e [[corporativismo#Le corporazioni durante il regime fascista|corporativo]]<ref name="Guerazzi"/>. Scrive anche per ''Libro e moschetto'', il giornale del [[Gruppo Universitario Fascista]]<ref>
{{cita libro
|cognome=Ganapini
|nome=Luigi
|titolo=La repubblica delle camicie nere
|editore=Garzanti
|anno=1999
|ISBN=9788811693093
|pagine=248}}
</ref>. In ''Universalità e nazionalità delle guerre'', un articolo pubblicato in aprile [[1943]] in ''Libro e moschetto'', scrive: «&nbsp;La guerra attuale è una guerra universale e nazionale ad un tempo, in cui si decidono - attraverso la nostra coscienza italiana - i valori e le sorti del mondo. La lotta è certo tra due secoli e due idee, ma appunto perché è lotta tra popoli, perché sono popoli che attuano e rappresantono le idee&nbsp;»<ref>
{{cita libro
|cognome=De Felice
|nome=Renzo
|titolo=Mussolini: L'alleato
|volume=1
|pagine=881
|editore=Einaudi
|anno=1965}}
</ref>. Nel 1944, durante la [[Repubblica Sociale Italiana]], dibatte con [[Roberto Farinacci]] sulle riforme nel giornale ''Repubblica fascista''<ref>
{{cita libro
|lcognome=Catalano
|nome=Franco
|titolo=Una difficile democrazia: Italia 1943-1948
|volume=1
|editore=G. D'Anna
|anno=1980
|oclc=491337294
|citazione=Il Farinacci svalutava la socializzazione nei riguardi della vecchia Carta del lavoro, ed avrebbe voluto rimandare al doppoguerra la realizzazione della riforma (tesi criticata da E. Giudici, ''Perché bisogno ora di socializzazione'' in ''Repubblica fascista'' cit.) che, secondo lui, non era molto importante né necessaria.}}
</ref>. Scrive in ''Repubblica Sociale'', una rassegna mensile diretta da [[Manlio Sargenti]]<ref>
{{cita libro
|cognome=Bonini
|nome=Roberto
|titolo=La Repubblica sociale italiana e la socializzazione delle imprese: dopo il Codice civile del 1942
|editore=G. Giappichelli
|anno=1993
|citazione=Il Sargenti [...] fu anche direttore responsabile di Repubblica Sociale - Rassegna mensile di problemi politici sociali economici e giuridici, che uscì a Milano fra il 1944 ed il 1945.
|pagine=14}}
</ref>, un articolo intitolato ''Economia socializzata ed economia corporativa''<ref group="G">''Economia socializzata ed economia corporativa'' in ''Repubblica Sociale'', novembre-dicembre 1944, ristampa anastatica, 1989 [http://www.worldcat.org/oclc/24305266/editions OCLC 24305266].</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita libro
|cognome=Michelacci
|nome=Sonia
|titolo=Il comunismo gerarchico: l'integralismo fascista della corporazione proprietaria e della Volksgemeinschaft
|editore=Edizioni di Ar
|anno=2003
|pagine=53}}
</ref>. Lo stesso anno, scrive un libro sulla [[Socializzazione dell'economia (fascismo)|socializzazione]] delle imprese<ref group="G">''La partecipazione operaia alla gestione e agli utili dell'azienda'', 1944, [http://www.worldcat.org/oclc/439548580/editions OCLC 439548580].</ref><sup>,</sup><ref>''La Repubblica sociale italiana e la socializzazione delle imprese: dopo il Codice civile del 1942'', p. 392</ref>. Nel 1946, è «&nbsp;vicepresidente del consiglio direttivo&nbsp;»<ref>
{{cita web
|titolo=Curriculum di Elio Lodolini
|editore=Societa Dalmata di Storia Patria
|url=http://www.sddsp.it/index.php?it/162/curriculum-lodolini-elio
|accesso=2 giugno 2011}}
{{q|Nell'atto notarile di costituzione ufficiale del MIUS (notaio Tito Staderini, 23 dicembre 1946, repertorio 6916, racc. n. 3557, registrato a Roma, Ufficio Atti pubblici, 24 dicembre 1946) [...] Il Consiglio direttivo fu formato da Giorgio Vicinelli, presidente, Enzo Giudici, vicepresidente [...] L'episodio fu ricordato dallo stesso Giorgio Almirante in "Il Tempo" dell'8 novembre 1986 e nel "Secolo d'Italia" del 22 maggio 1988.}}
</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita libro
|titolo=Italia contemporanea
|numero=238-241
|anno=2005
|editore=Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia
|pagine=271}}
</ref> del nuovo ''Movimento Italiano di Unità Sociale'', che riunisce l'élite fascista<ref>
{{cita libro
|cognome=D'Agostino
|nome=Ottavio
|titolo=Furore nero. Il tormento di un «orfano» di Mussolini dalla Repubblica Sociale alla democrazia
|editore=Mario Chiarotto Editore
|anno=2008
|ISBN=9788889666326
|pagine=181}}
</ref> e precorre, non solo di nome, il [[Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale|MSI]]<ref>
{{cita libro
|cognome=Silj
|nome=Alessandro
|titolo=Malpaese: criminalità, corruzione e politica nell'Italia della prima Repubblica, 1943-1994
|editore=Donzelli Editore
`|anno=1994
|ISBN=9788879890748
|pagine=73}}
</ref><sup>,</sup><ref>{{cita web
|titolo=Movimento sociale italiano
|editore=Senato Italiano
|url=http://www.archivionline.senato.it/scripts/GeaCGI.exe?REQSRV=REQPROFILE&ID=376208
|accesso=2 giugno 2011}}
</ref>. Nel 1947, collabora<ref>
{{cita web
|cognome=Amabile
|nome=Carlo
|titolo=1947
|editore=Senti le rane che cantono
|url=http://sites.google.com/site/sentileranechecantano/cronologia/1947
|accesso=2 giugno 2011}}
</ref> al [[Stanis Ruinas#''Il Pensiero nazionale''|''Pensiero nazionale'']], una rassegna creata da [[Stanis Ruinas]] per riunire gli «&nbsp;ex fascisti di sinistra&nbsp;»<ref name="Buchignani"/>.
 
La Marcia su Roma venne celebrata negli anni successivi come il prologo della "[[rivoluzione fascista]]" e il suo anniversario divenne il punto di riferimento per il conto degli anni secondo l'[[Fascismo#L.27era fascista|era fascista]].
Solo nel 1948 riesce a trovare un lavoro, insegnando in scuole di vario ordine e grado, quali l'[[Scuola di avviamento professionale|avviamento]], le scuole medie e i licei<ref name="Diliberto"/>.
 
== Contesto storico ==
Il giornalista [[Gino Raya]] nota la «&nbsp;sensitività&nbsp;»<ref>
La ''Marcia su Roma'' si inserì in un contesto di grave crisi e messa in discussione dello [[Stato liberale]], le cui istituzioni erano viste come non più idonee a garantire l'ordine interno principalmente da [[fascismo|fascisti]], [[Partito Socialista Italiano|socialisti]] e [[Partito Comunista d'Italia|comunisti]]. La situazione di crisi cominciò poco prima del termine della [[Grande Guerra]], quando i rigori cui il popolo venne sottoposto ai fini del successo bellico avevano iniziato a destare un forte malcontento.
{{cita news
|cognome=Raya
|nome=Gino
|pubblicazione=La Sicilia
|data=8 gennaio 1986
|titolo=Lo scacchista innamorato della letteratura francese
|url=http://prof-enzo-giudici.blogspot.com/2011/02/lo-scacchista-innamorato-della.html#more
|accesso=2 giugno 2011
|citazione=Il Giudici affrontava persino dei viaggi per partecipare ai tornei scacchistici. Un suo studio sul Gioco degli scacchi nella letteratura (1983) è una sorta di riflesso di un'ampia ala della sua ricchissima biblioteca, dedicata, appunto, agli scacchi.}}
</ref> di Giudici per gli scacchi: viaggia per partecipare ai tornei, polemizza sull'introduzione in Italia del sistema [[Elo]]<ref>
{{cita web
|titolo=Enzo Giudici
|pubblicazione=Enciclopedia degli scacchi in Italia
|cognome=Leoncini
|nome=Mario
|url=http://leoncini.freeservers.com/giudici.html
|accesso=5 giugno 2011
|citazione=Si oppose all'introduzione del punteggio Elo in Italia in una serie di articoli che finirono con lo sfociare in aperta polemica. Sull'argomento pubblicò anche l'opuscolo "Il sistema ELO in Italia nel gioco degli scacchi" (supplemento alla rivista "Due Alfieri, dicembre 1979).}}
</ref> e scrive un articolo<ref group="G">''Il gioco degli scacchi nella letteratura: simbologia e retorica'' in ''Il «&nbsp;Minore&nbsp;» nella storiografia letteraria'', 1984:397-425 [http://www.worldcat.org/oclc/472143728/editions OCLC 472143728].</ref> sul gioco degli scacchi nella letteratura.
 
Finita la guerra, questo esplose in forme violente, caratterizzate dall'affiancamento dell'azione armata a quella politica da parte di partiti e gruppi politici o dalla loro trasformazione in vere e proprie forme paramilitari, creando disordini che sfociarono nel [[Biennio rosso in Italia|biennio rosso]]. Nel novembre del [[1921]] i [[Fasci Italiani di Combattimento]] si trasformarono nel [[Partito Nazionale Fascista]] (PNF), combattendo al proprio interno fra spinte volte a scelte rivoluzionarie ed istanze di crescita costituzionale. [[Benito Mussolini|Mussolini]] optò per una "via parlamentare"<ref>[[Renzo De Felice]], ''Breve storia del fascismo'', Milano, Mondadori, 2000</ref>, tenendo a freno le [[squadrismo|squadre d'azione]] ed iniziando la ricerca del consenso popolare.
Muore nel 1985 dopo una breve malattia<ref>
{{cita libro
|titolo=Università di Macerata. Annali della facolta di lettere e di filosofia
|editore=Editrice Antenore
|anno=1984
|url=http://www.unimc.it/lettere/annali-folder/annali-page/1980-1990/1984.pdf
|accesso=13 giugno 2011
|pagine=7
|capitolo=In memoria di Enzo Giudici
|cognome=Ferreti
|nome=Giovanni}}
</ref>. La sua biblioteca, costituita da oltre 20.000 volumi<ref name="Diliberto"/>, si trova attualmente all'[[università del Salento]]<ref>
{{cita web
|titolo=Biblioteca interfacoltà dell'Università degli Studi di Lecce
|editore=Archivio Storico degli Economisti
|url=http://ase.signum.sns.it/Isis/servlet/Isis?Conf=/usr/local/IsisGas/NapoliConf/Napoli.sys3.file&Obj=@Napolid.pft&Opt=search&Field0=cd=N59/00000/00/00/00000/000/000
|accesso=2 giugno 2011}}
{{q|Fondo Enzo Giudici: storia e letteratura francese, italianistica, verismo, scacchi.}}
</ref>.
 
Approfittò perciò del coinvolgimento di [[Gabriele D'Annunzio]] nell'occupazione del Comune di [[Milano]] (3 agosto [[1922]]), per sottintenderne la sua adesione al partito. A partire dalla primavera del [[1922]], e poi soprattutto dal luglio quando avvennero gravi crisi e rapide alternanze di governo, la politica parlamentare seguì le manovre dei [[partito Popolare Italiano (1919)|popolari]] di [[Don Sturzo]] per un governo guidato da [[Vittorio Emanuele Orlando]] in coalizione con il [[Partito Socialista Italiano]].
== Parcorso accademico ==
Inizia la carriera universitaria come [[Lettorato (università)|lettore]] d’italiano alla facoltà di lettere dell’università di [[Tolosa]], nel periodo [[1957]]-[[1962]]<ref name="Possenti">
{{cita libro
|titolo=Il tema della fortuna nella letteratura francese e italiana del Rinascimento
|curatore=Enzo Giudici
|cognome=Possenti
|nome=Antonio
|editore=L.S. Olschki
|anno=1990
|capitolo=Ricordo di Enzo Giudici
|url_capitolo=http://prof-enzo-giudici.blogspot.com/p/biografia.html}}
</ref>.
 
Del resto, lo stesso [[Giovanni Giolitti]], in un'intervista al ''[[Corriere della Sera]]'', aveva sostenuto l'opportunità di una trasformazione in senso costituzionale del movimento. Nel frattempo, la propaganda affievoliva il carattere repubblicano del fascismo, onde non porsi troppo presto in aperto contrasto con la Corona e le Forze Armate, che Mussolini ed i fascisti ritenevano si sarebbero attenute al giuramento di fedeltà prestato al re, appoggiandoli.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista'', Einaudi, 1966, p. 324</ref>
Insegna nelle [[università del Salento]] e nell’[[università degli Studi di Napoli "L'Orientale"]] come incaricato di lingua e [[letteratura]] francese (1962-1965)<ref name="Possenti"/>. Presso quest’ultima Università lavora anche dal [[1966]] al [[1969]] come docente straordinario di lingue e letteratura francese, e dal 1º gennaio [[1969]] al 31 ottobre [[1971]] come ordinario per la medesima cattedra<ref name="Possenti"/>. Insegna alla facoltà di lettere dell’università di [[Macerata]] (dove fonda i ''Quaderni di filologia e lingue romanze''<ref>''Linguistica'', '''34''', 1994:131</ref>) di 1966 a 1982<ref name="Possenti"/>. Da [[1982]], insegna all'[[università degli Studi di Roma "Tor Vergata"]]<ref name="Moroni">
{{cita libro
|cognome=Moroni
|nome=Attilio
|titolo=Scritti rettorali. Le relazioni per l'inaugurazione dell'anno accademico (1977-1985) e altri scritti
|editore=Alfabetica Edizioni
|pagine=36, 58, 60, 85
|anno=2006
|ISBN=9788890250903}}
</ref>.
 
Mussolini iniziò una serie di incontri e contatti con gli esponenti politici più importanti, onde verificare possibili alleanze e, contemporaneamente, vi furono timidi sondaggi e più aperti abboccamenti anche con gli esponenti del mondo imprenditoriale ed economico. Da questi ultimi rapporti, sempre nell'agosto, nacque uno studio di [[Ottavio Corgini]] e [[Massimo Rocca]], che sarebbe stato pressoché direttamente mutuato in un nuovo programma economico fascista.
== Studie sulla scuola lionese ==
Il suo «&nbsp;prolifico&nbsp;»<ref>
{{cita pubblicazione
|lingua=francese
|cognome=Conconi
|nome=Bruna
|coautori=Mariangela Miotti
|anno=2005
|pubblicazione=Réforme, Humanisme, Renaissance
|volume=61
|titolo=La recherche et l'enseignement du XVIe siècle français en Italie : état présent (2000-2004)
|pagine=118
|citazione=La production lyonnaise de Labé, Scève ou Pontus de Tyard [...] avait attiré au cours des années 80 l'attention de critiques très prolifiques tels que Enzo Giudici, Antonio Possenti, ou Guido Saba.
|url=http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/rhren_1771-1347_2005_num_61_1_2728?_Prescripts_Search_tabs1=standard&
|accesso=26 maggio 2011}}
</ref> interesse accademico è centrato su un gruppo di scrittore [[Lyon|lionesi]] del XVI secolo chiamato scuola lionese<ref>
{{cita pubblicazione
|llingua=francese
|cognome=Scarca
|nome=Diego
|pubblicazione=Réforme, Humanisme, Renaissance
|volume=24
|anno=1987
|titolo=Les rapports entre la critique italienne et la littérature française de la Renaissance dans ces dix dernières années (1976-1986)
|pagine=8
|citazione=Enzo Giudici [...] avait fait de l'“école” lyonnaise du XVIème siècle l'objet privilégié de ses recherches pendant toute sa carrière.}}
</ref>, in particolare su [[Louise Labé]]<ref group="G">''Amore e Follia nell'opera della «&nbsp;Belle Cordière&nbsp;»'', 1965 [http://www.worldcat.org/oclc/4268192/editions OCLC 4268192].</ref><sup>,</sup><ref group="G">{{fr}} ''Louise Labé, essai'', 1981 [http://www.worldcat.org/oclc/123705566/editions OCLC 123705566].</ref> e [[Maurice Scève]]<ref group="G">''Maurice Scève poeta della «Délie», I'', 1965 [http://www.worldcat.org/oclc/294196/editions OCLC 294196].</ref><sup>,</sup><ref group="G">''Maurice Scève poeta della «Délie», II'', 1969, [http://www.worldcat.org/oclc/310100842/editions OCLC 310100842].</ref>, il possibile scopritore della possibile tomba di [[Laura de Noves]]<ref group="G">''Bilancio di un'annosa questione: Maurice Scève e la «&nbsp;scoperta&nbsp;» della «&nbsp;tomba di Laura&nbsp;'', 1980 [http://www.worldcat.org/oclc/715861236/editions OCLC 715861236].</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita web
|lingua=francese
|cognome=Maynègre
|nome=Marc
|titolo=Les personnages célèbres de la Provence. Laure de Noves.
|pubblicazione=Avignon et Provence
|url=http://www.avignon-et-provence.com/personnages-provence/laure-de-noves/
|accesso=4 giugno 2011}}
{{q|Il se fit ouvrir la tombe et découvrit, dit-on, une médaille représentant une femme se déchirant le sein, ainsi qu'un "Sonetto" attribué à Pétrarque, enfermés dans une boîte de plomb, déposée dans le caveau.}}
</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita pubblicazione
|lingua=francese
|cognome=Maira
|nome=Daniel
|pubblicazione=Revue d'histoire littéraire de la France
|titolo=La découverte du tombeau de Laure entre mythe littéraire et diplomatie
|volume=103
|anno=2003
|numero=1
|page=3
|url=http://www.cairn.info/revue-d-histoire-litteraire-de-la-france-2003-1-page-3.htm
|accesso=5 giugno 2011
|citazione=La critique, elle aussi, a pris à coeur ce sujet jusqu’à nos jours insistant souvent sur la question de l’(improbable) authenticité historique de ce tombeau ou sur la part jouée par Scève dans cette affaire.}}
</ref>, sottolineando, forze con esagerazione<ref>
{{cita pubblicazione
|lingua=francese
|titolo=Qui êtes-vous, Louise Labé ?
|cognome=Rossiaud
|nome=Jacques
|pubblicazione=L'histoire
|data=giugno 2006
|citazione=Cette thèse accorde beaucoup à l’italianisme (qui aurait submergé les moeurs et la pensée lyonnaise — ce qui se discute) [...] Elle fut entretenue naguère par Dorothy O’Connor puis Enzo Giudici.
|url=http://www.siefar.org/debats-articles/j-rossiaud-l-histoire.html
|accesso=4 giugno 2011}}
</ref>, l'influenza di [[Petrarca]]<ref group="G">''Maurice Scève traduttore e narratore'', 1978 ISBN 9788871030289.
</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita web
|lingua=francese
|titolo=Mireille Huchon, une universitaire de papier
|pubblicazione=Les aventures d'Euterpe
|url=http://lesaventuresdeuterpe.blogspot.com/2010/07/mireille-huchon-une-universitaire-de.html
|accesso=4 giugno 2011}}
{{q|Il démontre avec quels brio et originalité Louise Labé, Pernette du Guillet et Maurice Scève, entre autres, s'inspirent de la poésie du quatrocento, c'est-à dire de Pétrarque et de Tullia d'Aragona, pour ne citer qu'eux.}}
</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita libro
|lingua=francese
|cognome=Balsamo
|nome=Jean
|coautori=Jean-Paul Barbier-Mueller, Michel Jenneret
|titolo=Les poètes français de la Renaissance et Pétrarque
|editore=Droz
|anno=2004
|ISBN=9782600009478
|pagine=187
|citazione=La plupart [des échos de Pétrarque] ont été relevés par Enzo Giudici dans les copieuses notes de son édition critique.}}
</ref>. Nel 1958 pubblica un'[[edizione critica]] dell'opere minori di Maurice Scèves<ref group="G">''Le opere minori di Maurice Scève'', 1958, [http://www.worldcat.org/oclc/630228899/editions OCLC 630228899]</ref> e nel 1976 «&nbsp;la prima propria edizione critica&nbsp;»<ref group="G">{{fr}} ''Maurice Scève, Microcosme'', 1976, ISBN 2711600149.</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita libro
|titolo=A Critical Bibliography of French Literature: the 16th Century
|volume=2
|cognome=LaCharité
|nome=Raymond C.
|editore=Syracuse University Press
|lingua=inglese
|anno=1985
|pagine=298-300}}
</ref>, ma considerata oggi partiale e invecchiata<ref>
{{cita web
|titolo=Histoire littéraire
|lingua=francese
|editore=Institut d’Histoire de la Pensée Classique
|url=http://pensee-classique.ens-lyon.fr/spip.php?article353
|accesso=12 giugno 2011}}
{{q|Elle donne assez correctement le texte de l’édition originale de 1562, mais son annotation, quoique volumineuse, est très partielle et reste loin du texte}}
</ref>, dell'ultima poema di Scève, ''Microcosme''. Nel 1981, pubblica un'edizione scientifica delle opere di Louise Labé<ref group="G">{{fr}} ''Louise Labé, Œuvres complètes'', 1981 ISBN 9782600025621.</ref>, «&nbsp;solida&nbsp;» e «&nbsp;lussuriante&nbsp;»<ref name="Pérouse">
{{cita pubblicazione
|cognome=Pérouse
|nome=G.A.
|pubblicazione=Bulletin de l'Association d'étude sur l'humanisme, la réforme et la renaissance
|volume=16
|anno=1983
|titolo=Louise Labé. Oeuvres complètes.
|pagine=80-81
|language=French
|citazione=Tous ceux qui enseignent la littérature du XVIème siècle déploraient depuis longtemps le manque d'une solide édition de Louise Labé. La voici [...] Quant aux notes érudites et aux données bibliographiques, leur appareil est opulent. Mais il serait étrange de s'en plaindre, vu leur utilité, et fort injuste, car leur cette luxuriance est engendrée par la passion "perfectionniste [...] Le travail d'Enzo Giudici est extraordinairement fouillé et sa bibliographie pourra notamment servir d'«&nbsp;état présent&nbsp;» des études scéviennes en 1978 (regrettons que cette richesse soit trop dispersée dans la luxuriance des notes)."
|url=http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/rhren_0181-6799_1983_num_16_1_1338
|accesso=11 giugno 2011}}
</ref>, ma considerata oggi incompleta<ref>
{{cita libro
|titolo=Louise Labé ou la lyre humaniste : écriture «&nbsp;féminine&nbsp;», écriture féministe.
|url= http://theses.univ-lyon2.fr/documents/getpart.php?id=lyon2.2005.alonso_b&part=91059
|cognome=Alonso
|lingua=francese
|nome= Béatrice
|anno= 2005
|editore=Université de Lyon
|accesso=11 giugno 2011}}
</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita libro
|cognome=Alonso
|nome=Béatrice
|lingua=francese
|coautori=Éliane Viennot
|titolo=Louise Labé 2005: études
|editore=Université de Saint-Etienne
|anno=2004
|pagine=257
|ISBN=9782862723488}}
</ref>. Il suo lavoro di editore, spesso con note eccessive<ref>''A Critical Bibliography of French Literature: the 16th Century'', p. 359 {{q|Exceedingly foornotish}}</ref> e «&nbsp;leggermente scorraggiante&nbsp;»<ref>''A Critical Bibliography of French Literature: the 16th Century'', p. 302 {{q|So thorough a treatment is mildly discouraging, labor of love though it is.}}</ref>, e la sua riccercha di documenti è apprezzata da molti specialisti che laudano la sua «&nbsp;densita di informazioni&nbsp;»<ref>
{{cita pubblicazione
|lingua=francese
|pubblicazione=Bulletin de l'Association d'étude sur l'humanisme, la réforme et la renaissance
|titolo=Enzo Giudici, Louise Labé
|cognome=Weber
|nome=H.
|volume=16
|pagine=76–80
|url=http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/rhren_0181-6799_1983_num_16_1_1337
|accesso=2 giugno 2011}}
</ref><sup>,</sup><ref name="Pérouse"/>, piuttosto che sue analise letterare<ref>
{{cita pubblicazione
|lingua=inglese
|pubblicazione=Renaissance Quarterly
|titolo=Enzo Giudici. Louise Labé. Essai.
|cognome=Logan
|nome=Marie-Rose
|volume=35
|anno=1982
|pagine=649–651
|citazione=Giudici's literary analyses of Labé's text are, however, somewhat disappointing. His search for hypothetical sources tends at time to obscure rather than to enlighten the presentation of the material.
|url=http://www.jstor.org/pss/2861398
|accesso=2 giugno 2011}}
</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita libro
|cognome=Ganim
|nome=Russel
|lingua=inglese
|titolo=Renaissance resonance: lyric modality in La Ceppède's Théorèmes
|editore=Rodopi
|anno=1998
|ISBN=9789042004849
|pagine=16
|citazione=Giudici's assertion that all ''blasons'' endeavour to "bring together the secret essence" of the object addressed remains vague , ignoring considerations of style, structure and the role of the poet. Giudici, whose work on the blason has proven invaluable, nevertheless has difficulty deriving a new formula from its definition.}}
</ref>. In riconoscimento della sua contribuzione<ref>
{{cita libro
|cognome=Rigolot
|nome=François
|coautori=Reinier Leushuis, Zahi Anbra Zalloua
|titolo=Esprit généreux, esprit pantagruélicque: essays by his students in honor of François Rigolot
|editore=Droz
|anno=2008
|ISBN=9782600011983
|pagine=123
|citazione=When Enzo Giudici in 1965 called Louise Labé's ''Débat de Folie et d'Amour'' one of the most original works of the sixteenth century, he did more than just give much needed recognition to ''La Belle Cordière'', to whose works he devoted such numerous erudite studies.}}
</ref> al rinovo del'interesso per queste poete, Giudici a ricevuto per suo lavoro un ''prix d'honneur'' dell'[[Accademia delle Scienze di Lione|Académie des Sciences, Belles-Lettres et Arts de Lyon]]<ref name="Lyon">
{{cita libro
|titolo=Mémoires de l'Académie des Sciences, Belles-Lettres et Arts de Lyon
|editore=Académie des Sciences, Belles-Lettres et Arts de Lyon
|anno=1985
|pagine=38
|citazione=Le prix d'honneur de l'Académie (primevère d'argent] a été attribué, pour l'ensemble de ses travaux sur la Renaissance à Lyon, au Professeur Enzo Giudici, distingué spécialiste italien.}}
</ref>.
 
Il futuro Duce si risolse a considerare Giolitti probabilmente il più pericoloso dei suoi avversari e perciò dedicò le sue attenzioni a [[Luigi Facta]], "figlio" politico di Giolitti e assai devoto verso il suo mentore, che intendeva sganciare dallo statista per coinvolgerlo in ruoli governativi di massimo prestigio politico insieme a D'Annunzio, nel qual caso di Facta avrebbe potuto essere il merito di una eventuale "normalizzazione" dei fascisti; altra ipotesi è che fosse stato Facta, nei contatti avuti, a coltivare questa prospettiva, sfumata l'11 ottobre a [[Gardone Riviera|Gardone]] in un incontro fra Mussolini e D'Annunzio nel quale il PNF sottoscrisse accordi con una sorta di sindacato dei marittimi (Federazione del Mare, guidata da [[Giuseppe Giulietti (sindacalista)|Giuseppe Giulietti]]) che il poeta aveva preso sotto tutela, e questo accordo avrebbe legato anche i due esponenti<ref name=autogenerato1>De Felice, ''op. cit.''</ref>.
==Saggi==
Giudici è stato soggetto a critiche per la sua relazione con i fascismo<ref>''Memorie e pensieri di un cattedratico'', p. 63 {{q|Certo quest'accusa di fascismo non è stata fatta e non poteva esser fatta ufficialmente; ma dietro le quinte, nei colloqui di corridoio, è stata profusa a piene mani.}}</ref>. In ''Memorie e pensieri di un cattedratico''<ref group="G">''Memorie e pensieri di un cattedratico'', 1974 [http://www.worldcat.org/oclc/1949298/editions OCLC 1949298].</ref>, considera il fatto di menzionare le sue relazioni con il fascismo come cosa falsa e vile confusione della cultura con la politica<ref>''Memorie e pensieri di un cattedratico'', p. 175 {{q|Solo pietà (o disprezzo?) sento per quell'infelice (e non mi abbassero a farne il nome) che dentro e fuori la Facoltà ha mescolato la cultura alla politica e mi ha vilmente e falsamente accusato di fascismo, e del più «&nbsp;nero&nbsp;» fascismo.}}</ref>. Aggiunge che «&nbsp;Fascismo-antifascismo [è] un antitesi stantia e superata [e] il significativo e il valore della parola fascismo [è] tra i più controversi. Di questi ''ismi'' contemporanei, anzi, io ho sempre estremamente diffidato&nbsp;»<ref>''Memorie e pensieri di un cattedratico'', p. 63</ref>. Benche lo storico Carlo Vallauri noti che Giudici non si è mai identificato con il MSI<ref name="Vallauri">{{cita libro
|cognome=Vallauri
|nome=Carlo
|titolo=I partiti italiani da De Gasperi a Berlusconi
|anno=1994
|editore=Gangemi
|ISBN=8874485700
|pagine=175
|citazione=Anche si non si è mai identificato con il MSI, uno studioso insigne come Enzo Giudici lascia una traccia considerevole nei suoi saggi sul tema "cultura e fascismo", nonché nella critica redicale ai fenomeni innescati dal '68.}}
</ref>, un'affinità; a volte considerata come l'espressione di un «&nbsp;non conformismo&nbsp;»<ref>
{{cita libro
|cognome=De Turris
|nome=Gianfranco
|titolo=I non-conformisti degli anni settanta: la cultura di destra di fronte alla contestazione
|pagine=141
|editore=Ares
|anno=2003
|ISBN=9788881552597}}
</ref> di «&nbsp;nuova destra&nbsp;»<ref>
{{cita libro
|cognome=Bozzi Sentieri
|nome=Mario
|titolo=Dal neofascismo alla nuova destra: le riviste, 1944-1994
|editore=Nuove idee
|anno=2007
|pagine=73
|ISBN=9788875572228}}
</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita libro
|cognome=Malgieri
|nome=Gennaro
|titolo=La memoria della destra
|editore=Pantheon
|pagine=193
|anno=2003
|ISBN=9788874340392}}
</ref>, trascurre delle sue prese di posizione sul movimento studentesco o sulla cultura del fascismo.
 
Facta aveva in realtà contattato direttamente D'Annunzio ed insieme avevano pensato ad una marcia su Roma di ex combattenti guidata proprio dal Vate e da tenersi il 4 novembre al fine di prevenire e rendere eventualmente inefficace quella fascista, di cui già si parlava. Mussolini sacrificò il sindacato fascista dei marittimi - che disciolse - in favore del sodalizio preferito dal poeta, rinunciò a qualche prebenda per il partito da parte della corporazione degli armatori, e l'accordo Facta-D'Annunzio restò senza seguito<ref>[[Indro Montanelli]], ''L'Italia in camicia nera'', Milano, Rizzoli, 1976.</ref>.
In ''L' avvento dell'asinocrazia''<ref group="G">''L'avvento dell'asinocrazia'', 1969 [http://www.worldcat.org/oclc/6192991/editions OCLC 6192991].</ref> e ''Contestatori alla sbarra''<ref group="G">''Contestatori alla sbarra'', 1972 [http://www.worldcat.org/oclc/462041365/editions OCLC 462041365].</ref>, Giudici critica il movimento studentesco. Il suo punto di vista è stato considerato dallo storico Carlo Vallauri come «&nbsp;le tesi più nette e organiche di rifiutto alla comprensione di tutto il fenomeno esploso in Italia dal '67 in poi&nbsp;»<ref>
{{cita libro
|cognome=Vallauri
|nome=Carlo
|titolo=I partiti italiani tra declino e riforma
|editore=Bulzoni
|anno=1986
|volume=3
|pagine=1334
|ISBN=878017}}
</ref> L'espressione ''avvento dell'asinocrazia'' è stata prima usata nel 1968 da [[Giovanni Sartori]] in un articolo del [[Corriere della Sera]] per caratterizzare il movimento studentesco come un «&nbsp;trionfo degli asini&nbsp;»<ref>
{{cita news
|cognome=Sartori
|nome=Giovanni
|titolo=Uditi i critici ha ragione Oriana
|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]
|data=2 febbraio 2002
|url=http://www.corriere.it/speciali/fallaci-forum/sartori1.shtml
|accesso=31 maggio 2011}}
</ref>. In ''La scuola inutile''<ref group="G">''La scuola inutile'', 1972 [http://www.worldcat.org/oclc/635773682/editions OCLC 635773682].</ref>, inizialmente intitolato ''Asini allo spiedo per il pasto del barone'', Giudici critica non solo i studenti «&nbsp;contestatori&nbsp;», ma anche la classa politica, che giudica «&nbsp;imbelle&nbsp;»<ref>
{{cita libro
|cognome=D'Amico
|nome=Nicola
|titolo=Storia e storie della scuola italiana: dalle origini ai giorni nostri
|editore=Zanichelli
|pagine=43
|anno=2010
|ISBN=9788808072214}}
</ref>.
 
Neutralizzato D'Annunzio, Mussolini fu ripreso dall'ansia di paralizzare anche Giolitti e i preparativi per un'azione spettacolare ebbero inizio. Se su un versante più nitidamente politico si cercava di far vacillare il [[governo Facta II|governo Facta]], indebolendolo così da poterne costituire sempre più lucidamente una valida e "forte" alternativa istituzionale, sul piano "operativo" la Marcia fu preparata in gran segreto fin nei minimi dettagli. Del proposito circolavano già molte voci che si rincorrevano da e per ogni direzione: d'altra parte, lo statista di [[Dronero]] era ben informato della situazione grazie ai suoi contatti personali ed era stato avvicinato dal ministro delle finanze [[Giovanni Battista Bertone]], che anche su incarico di Facta voleva chiedere a Giolitti di tornare a Roma e formare un nuovo ministero che fronteggiasse i fascisti sul campo.
A la fine degli anni '70, Giudici contribia nel ''Secolo d'Italia'', il giornale del MSI, ad un dibatto sulla cultura della perioda fascista<ref>
{{cita web
|cognome=Vallauri
|nome=Carlo
|titolo=Giovannini, Alberto
|pubblicazione=Dizionario Biografico degli Italiani
|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-giovannini_res-0fa463db-87ee-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Dizionario-Biografico%29/
|accesso=2 giugno 2011}}
</ref>. Scrive: «&nbsp;Scartata l'idea, insostenabile, di un'incultura o anticultura fascista, il quesito si pone in questi termini: Il fascismo fu solo rispettoso della cultura o fu produttore di cultura esso stesso [...] il ricollegarsi fascista alla tradizione risorgimentale, come pure a la romani&nbsp;»<ref group="G">''Replica alle accuse di incultura o anticultura rivolte al fascismo'' in ''Comitato nazionale per il centenario della nascita di Benito Mussolini'', 1986 ISBN 9788875181000.</ref><sup>,</sup><ref name="Mussolini">''Replica alle accuse di incultura o anticultura rivolte al fascismo'', p. 179</ref>. Queste considerazione sono svillupate nel 1982 in ''Ricerche sulla cultura dell'era fascista''.<ref group="G">''Ricerche sulla cultura dell'era fascista'', 1982 [http://www.worldcat.org/oclc/715944559/editions OCLC 715944559].</ref> e in ''Riflessione sulla cultura del periodo fascista''<ref group="G">''Riflessione sulla cultura del periodo fascista'', s. d.</ref>, pubblicato postumamente dal [[Istituto di studi corporativo]] di [[Gaetano Rasi]], un punto di riferimento di studi e di strategia della politica economica del MSI<ref>
{{cita news
|titolo=Fondazione Ugo Spirito: un appello
|cognome=Penna
|nome=Flavia
|data=23 aprile 2009
|pubblicazione=[[Secolo d'Italia]]
|url=http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=55960
|accesso=14 giugno 2011}}
</ref><sup>,</sup><ref>
{{cita libro
|lingua=inglese
|titolo=The search for neofascism: the use and abuse of social science
|cognome=Gregor
|nome=Anthony James
|editore=Cambridge University Press
|anno=2006
|pagine=64
|citazione=The Institute of Corporative Studies [...]published the journal Rivista di studi corporativi [which] regularly referenced literature and authors of the Fascist period and addressed the question of differences that would obtain between the corporative structure of the Fascist state and the anticipated state of the future.}}
</ref>, dove Giudici integra<ref>''Riflessione sulla cultura del periodo fascista'', p. 285</ref> delle analise di [[Robert Michels]] sul [[sincretismo]] di Mussolini<ref>
{{cita libro
|titolo=Massi e il socialismo nazionale
|cognome=Pepe
|nome=Emiliano
|editore=Università degli studi del Molise
|anno=2008
|pagine=141
|url=http://socialismonazionale.files.wordpress.com/2010/07/pepe-massi-e-il-socialismo-nazionale-tesi.pdf
|accesso=14 giugno 2011}}
</ref>.
 
Giolitti, nell'incontro con Bertone all'Hotel Bologne a [[Torino]] il 23 ottobre, anche a proposito di un eventuale intervento della polizia sui fascisti durante la manifestazione di Napoli, rispose "Ma no, ma no. Vediamo cosa succede, poi se ne parla"<ref>{{Cita|La lunga notte del 28 ottobre|pp. 3-4|LungaNotte}}</ref> La Marcia su Roma ebbe un prodromo: il 2 agosto del 1922 i fascisti occupano militarmente [[Ancona]]; essi volevano saggiare la reazione del governo e del re, in vista di un successivo tentativo su [[Roma]]. Volevano inoltre rendersi conto anche della posizione che avrebbe preso l'esercito di fronte ad una occupazione armata di una città.
In quest'ultimo libro, Giudici condanna l'antisemitismo fascista<ref>''Riflessione sulla cultura del periodo fascista'', p. 112 {{q|L'antisemitismo fascista è condannabile non già perché sia condannabile persecuzione di un determinato popolo o di una determinata razza come gli Ebrei, ma perché condannabile è la persecuzione di qualsiasi razza e di qualsiasi popolo.}}</ref>. Lo storico Gianni Rossi nota che Giudici, «&nbsp;anche si non nega ne minimizza, si limita a mettere in rilievo la «&nbsp;riluttanza&nbsp;» dell'antisemitismo mussoliano&nbsp;»<ref>
{{cita libro
|cognome=Rossi
|nome=Gianni
|titolo=La destra e gli ebrei: una storia italiana
|editore=Rubbettino Editore
|anno=2003
|ISBN=8849805926
|pagine=142}}
</ref>.
 
Era stata scelta Ancona perché la città era nota per la sua avversione alle idee autoritarie; la fama di città ribelle era stata conquistata dalla città in seguito alla [[Settimana rossa]] del [[1914]] e alla [[Rivolta dei Bersaglieri]] del [[1920]]; se il tentativo di occupazione fosse riuscito in una città così, nuove imprese sarebbero state considerate più facili. L'occupazione avvenne senza ostacoli: il capoluogo marchigiano, che due anni prima aveva preso le armi contro il governo, cadde in mano ai fascisti quasi senza resistenza, lasciando tutti sorpresi; il governo e [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] tacquero. Perfino in una città ''calda'' come Ancona l'avvento del fascismo era sentito come ineluttabile e la resistenza era considerata inutile<ref>Oliviero Zuccarini, ''Il fascismo nelle Marche''</ref>.
==Onorificenze==
* Commendatore dell'[[Ordine al merito della Repubblica Italiana]]<ref name="Moroni"/>.
* Primevère d'argent de l'[[Accademia delle Scienze di Lione|Académie des Sciences, Belles-Lettres et Arts de Lyon]]<ref name="Lyon"/>.
 
Il 14 ottobre, Mussolini scrisse su un giornale un articolo intitolato ''Esercito e Nazione'', nel quale attaccava [[Pietro Badoglio]] per una frase che gli era stata attribuita (l'interessato smentì all'epoca, ma l'avrebbe invece confermata dopo la caduta del [[regime fascista]]) e che suonava più o meno come «Al primo fuoco, tutto il fascismo crollerà». Questo scontro sarebbe poi pesato non poco nei sempre difficili rapporti fra l'ex direttore dell'''[[L'Avanti|Avanti!]]'' e il generale. Nel frattempo l'entusiasta e fedelissimo [[Vilfredo Pareto]] gli telegrafava sollecitando di accelerare i tempi, «Ora, o mai più».
==Opere di Enzo Giudice citate==
{{Div col}}
<references group="G"/>
{{Div col end}}
 
== Altre fontiSvolgimento ==
=== I preparativi ===
{{references|3}}
[[File:Mussolini adunata napoli 1922.jpg|thumb|left|24 ottobre 1922, adunata delle camicie nere di Napoli, Mussolini sul palco delle autorità]]
 
Quattro giorni prima della marcia, il 24 ottobre, a [[Napoli]] si tenne una grande adunata del [[Partito Nazionale Fascista]], raduno di [[camicie nere]] che doveva servire da prova generale. In quell'occasione, Mussolini proclamò pubblicamente: "O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma". Durante la sfilata, in via Museo, un mazzo di fiori con un sasso nascosto venne lanciato dalla folla che in massima parte acclamava e lanciava fiori verso il corteo ferendo un fascista; in risposta, un altro fascista dapprima colpì con un nerbo di bue tra la folla a casaccio e poi sparò una rivoltellata che ferì con esiti mortali la ottantenne [[Carolina Santini]], affacciata ad un balcone.
==Collegamenti esterni==
*[http://www.worldcat.org/search?q=au%3AEnzo+Giudici&dblist=638&fq=ap%3A%22giudici%2C+enzo%22&qt=facet_ap%3A Bibliografia di Enzo Giudici su Worldcat]
{{vedi anche|Louise Labé|Maurice Scève|Repubblica Sociale Italiana}}
{{portale|biografie|letteratura|rinascimento|fascismo}}
 
Quel giorno Mussolini annunciò la nomina dei quadrumviri che avrebbero condotto la marcia: [[Italo Balbo]] (uno dei ''ras'' più famosi), [[Emilio De Bono]] (futuro comandante della Milizia), [[Cesare Maria De Vecchi]] (un generale non sgradito al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]]) e [[Michele Bianchi]] (segretario del partito e fedelissimo di Mussolini)<ref>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerGiorno.php?year=1922&month=10&day=24 Le notizie del 24 ottobre 1922<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il 26 di quel mese il presidente del consiglio rispose a Mussolini (che aveva radunato a Napoli decine di migliaia di camicie nere e minacciava apertamente di marciare su Roma per occuparne militarmente le Istituzioni) in modo del tutto privo di senso: è in queste circostanze che, di fronte a chi gli prospettava il precipitare della situazione, Luigi Facta pronunciò la celebre frase con la quale passerà alla Storia: "Nutro fiducia!"<ref>[http://www.memorimese.it/la-marcia-su-roma-il-fascismo-al-potere.html ''La marcia su Roma: il fascismo al potere''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140520040120/http://www.memorimese.it/la-marcia-su-roma-il-fascismo-al-potere.html |data=20 maggio 2014 }}, 15 ottobre 2012</ref>.
[[Categoria:Critici letterari italiani]]
 
[[Categoria:Scrittori italiani del XX secolo]]
L'adunata di Napoli, al campo sportivo dell'Arenaccia, fu organizzata da [[Aurelio Padovani]], uno dei cinque comandanti di zona che vollero la marcia su Roma: Padovani comandò la sfilata per le vie cittadine ed, al teatro San Carlo, fu lui a presentare il Duce Mussolini ai cittadini napoletani. Mussolini tenne due discorsi, uno al [[Teatro San Carlo (Napoli)|teatro San Carlo]], diretto al ceto borghese, ed uno in piazza Plebiscito ai suoi uomini. Il capo dei fascisti si espresse abilmente evitando di far trasparire segnali di allarme, ma al contempo rassodando i crescenti consensi sia della popolazione che dei simpatizzanti. La stessa sera, all'Hotel Vesuvio, si riunì il Consiglio nazionale del partito che stabilì le direttive di dettaglio per la marcia. La mattina dopo Bianchi avrebbe lanciato ai suoi uomini il segnale convenuto: «Insomma, fascisti, a Napoli piove, che ci state a fare?» (secondo Montanelli questa frase l'avrebbe detta a [[Dino Grandi]], appena rimpatriato da una missione diplomatica all'estero) mentre Mussolini sarebbe prudentemente andato ad attendere a Milano gli sviluppi successivi.
[[Categoria:Letteratura francese]]
 
[[Categoria:Storici italiani del XX secolo]]
Il comportamento tutto sommato ordinato dei fascisti durante la manifestazione, che si concluse sotto il quartier generale di [[corpo d'armata]] dell'esercito con la richiesta di esposizione della bandiera, fece stilare al prefetto [[Angelo Pesce]] un telegramma sintetizzante gli eventi, che pervenne a Roma alle 19:30 del 24, in cui si diceva tra l'altro<ref>{{Cita|La lunga notte del 28 ottobre|p. 6|LungaNotte}}</ref>:
[[Categoria:Nati nel 1920]]
{{citazione|Manifestazione fascista si è svolta nell'ordine. Nulla da segnalare. Onorevole Mussolini ha pronunciato breve discorso ... se il governo non sarà dato ai fascisti il fascismo lo prenderà con la forza. (...) invitati [i fascisti] a sciogliersi portandosi prima sotto palazzo Corpo armata per dimostrazione simpatia all'esercito (...). Le squadre aderendo a tale invito hanno fatto una calorosa dimostrazione all'esercito (...) e ora vanno allontanandosi da piazza Plebiscito dirigendosi alcuni per stazione ferroviaria per partire, altri nelle varie località di concentramento loro assegnate.}}
[[Categoria:Nati il 24 settembre |Nati il 24 settembre ]]
 
[[Categoria:Arte e cultura fascista]]
Era quindi il preambolo al passo successivo. Il quadrumvirato avrebbe dichiarato l'assunzione di pieni poteri da [[Perugia]], dove si era installato presso l'''Hotel Brufani'', ed avrebbe assunto i poteri effettivi nella notte tra il 26 e il 27 ottobre. [[Dino Grandi]], di rientro da una missione a [[Ginevra]], era stato nominato capo di stato maggiore del quadrumvirato. Truppe fasciste avrebbero poi dovuto occupare uffici pubblici, stazioni, centrali telegrafiche e telefoniche.
[[en:Enzo Giudici]]
 
[[fr:Enzo Giudici]]
Le squadre sarebbero confluite a [[Foligno]], [[Tivoli]], [[Monterotondo]] e [[Santa Marinella]] per poi entrare nella capitale. Si raccolsero - si stima - circa 25-30.000 fascisti, a fronte dei 28.400 soldati a difesa della capitale<ref name=autogenerato1 />. Facta era rassicurato dagli avvenimenti e dai discorsi tenuti a Napoli, nonché dal fatto che il raduno si era chiuso senza scontri, violenze ed altre degenerazioni. Il 26, però, [[Antonio Salandra]] (che si era incontrato con Mussolini quando questi andava a Napoli il 23, e che manteneva contatti con De Vecchi, [[Costanzo Ciano|Ciano]] e Grandi) gli riferì che la marcia su Roma stava per partire e che se ne volevano le dimissioni.
 
Facta in realtà non gli credette; la contrapposizione politica fra Facta e Salandra non rendeva l'ambasciata del secondo così influente sul primo, che si limitò ad indire un consiglio dei ministri nel quale cercò di riprendersi le deleghe affidate ai ministri, onde poter disporre di "valori" negoziabili, con Mussolini o con altri. Del resto, in seno al governo, bruciava la questione della posizione di [[Vincenzo Riccio (politico)|Vincenzo Riccio]], fedelissimo di Salandra, che si trovava in condizione di provocare la [[crisi di governo]]. Assenti [[Giovanni Amendola]] e [[Paolino Taddei]], gli altri ministri accettarono di presentare a Facta le dimissioni e acconsentirono al loro eventuale avvicendamento con nuovi ministri fascisti.
 
=== Il 27 ottobre ===
Il 27 ottobre Bianchi e De Vecchi vennero a contrasto e il primo mandò addirittura una lettera a Mussolini in cui definiva l'altro "disertore": la "colpa" del De Vecchi sarebbe consistita nel prosieguo - a fianco di Grandi - dei negoziati politici con Salandra, che avrebbe ambito ad un incontro diretto col Capo del Fascismo che ripetutamente chiese invano.
 
Intanto a [[Cremona]], a [[Pisa]] e a [[Firenze]] erano già in azione gli squadristi, che prendevano possesso non pacifico di alcuni edifici pubblici. Alle prime notizie Facta telegrafò al re Vittorio Emanuele III a [[San Rossore]] invitandolo a rientrare, cosa che il sovrano fece nella serata; andandolo a ricevere alla stazione, il Capo del Governo gli suggerì di applicare lo [[stato d'assedio]], ma il sovrano non accettò (riferì [[Marcello Soleri]]) rifiutandosi di deliberare, temendo che i molti militari, alcuni dei quali dalla parte di Mussolini, non avrebbero eseguito gli ordini.
 
La notte tra il 27 e il 28 il Presidente del Consiglio fu svegliato per essere informato che le colonne fasciste erano partite verso Roma, sui treni che avevano requisiti, mentre il re si consultava con i maggiori esponenti del [[Regio Esercito]] e della [[Regia Marina]], tra i quali [[Armando Diaz|Diaz]], [[Paolo Thaon di Revel|Thaon di Revel]], [[Guglielmo Pecori Giraldi|Giraldi]] e [[Roberto Bencivenga|Bencivenga]], per fare il punto della situazione. Il re chiese ai suoi generali se le forze armate sarebbero state fedeli alla monarchia in caso di stato d'assedio e quelli, per voce di Diaz, risposero che "l'esercito avrebbe certamente fatto il suo dovere, ma sarebbe stato bene non metterlo alla prova".<ref>Alberto Consiglio, ''Badoglio re di complemento'', Cino del Duca, Bologna, 1964, p.77</ref>
 
Il ministro della Guerra Marcello Soleri, che si era fermato a dormire nei locali del proprio ministero, prontamente diede mandato al sottosegretario [[Aldo Rossini]] e al deputato [[Giuseppe Bevione]] di provvedere alla stesura di un manifesto auspicante «disarmo di spiriti», «disarmo di azioni» e contenente un chiaro appello a troncare, «senza indugio, una esasperazione produttrice soltanto di dolori e di rovine»; inoltre il detto documento doveva chiarire che il Governo intendeva «difendere lo Stato a qualunque costo e con qualunque mezzo e contro chiunque attentasse alle sue leggi», assumendo, se necessario, «ogni responsabilità per la inflessibile tutela della sicurezza e dei diritti dello Stato».<ref>Duccio Chiapello, ''Marcia e contromarcia su Roma. Marcello Soleri e la resa dello Stato liberale'', Aracne, Roma, 2012, p. 111</ref> Con questo manifesto, alle due e mezza circa del mattino Facta partì per Villa Savoia,<ref>ciò è confermato da una lettera di [[Amedeo Paoletti]], segretario particolare di Facta, a [[Efrem Ferraris]], pubblicata su «La Stampa» del 21 febbraio 1948</ref> ove si trovava il re, il quale, esaminatolo, si disse d'accordo.
 
Il documento, pur molto fermo, non conteneva la proclamazione dello stato d'assedio, anche se ne prospettava implicitamente l'eventualità. Il sovrano, dunque, dando il proprio consenso a tale manifesto non ritenne di essersi impegnato - come Facta e Soleri invece pensarono - a dar corso allo stato d'assedio. Alle 6 del mattino del giorno 28, si riunì al [[Palazzo del Viminale|Viminale]] (allora sede della Presidenza del Consiglio) il consiglio dei ministri che decise di proclamare lo stato di assedio: il ministro dell'Interno Taddei stilò un proclama sulla falsariga di quello che [[Luigi Pelloux]] aveva stilato nel [[1898]] e il suo capo di Gabinetto Efrem Ferraris lo fece dare immediatamente alle stampe, inviandolo a tutte le prefetture senza attendere, «stante l'urgenza», che il re firmasse il relativo decreto<ref>Duccio Chiapello, ''Marcia e contromarcia su Roma. Marcello Soleri e la resa dello Stato liberale'', Aracne, Roma, 2012, p. 123</ref>.
 
Verso le 8 e mezza, Facta si recò al Quirinale per la ratifica del proclama da parte del re ma, con sorpresa del primo ministro, il sovrano dichiarò "Caro Facta, sono cambiate molte cose da stanotte"<ref>{{cita|LungaNotte|p. 150}}</ref>. Facta ricordò al re che "tutti i ministri sono stati d'accordo nel diramare il manifesto..." (dello stato d'assedio), ma il re rispose "Non tutti, non tutti!" e "D'altronde avete fatto male! Il diritto costituzionale prescrive che decisioni del genere non hanno nessun valore senza la firma del sovrano: lei lo sapeva benissimo, Facta!"<ref name="ReferenceA">{{cita|LungaNotte|p. 151}}</ref>; aggiungendo che non era certo della capacità di resistenza degli 8000 militari presenti a Roma contro i "100.000 fascisti" in arrivo e che "in simili condizioni far scoppiare una guerra civile è da sanguinari e da scemi: io credo di non essere né una cosa né l'altra, caro Facta"<ref name="ReferenceA"/>, o secondo altre fonti:
{{citazione|Queste decisioni spettano soltanto a me. Dopo lo stato d'assedio non c'è che la [[guerra civile]]. Ora bisogna che uno di noi due si sacrifichi|Vittorio Emanuele III<ref name="carabinieri">[http://www.carabinieri.it/Internet/Editoria/Carabiniere/2013/05-Maggio/Speciale/073-00.htm La Marcia su Roma e l'avvio del Regime], [[Carabinieri]], maggio 2013</ref>}}
 
Successivamente disse "Io non firmo", e chiuse a chiave il decreto non firmato in un cassetto<ref name="ReferenceA"/>. Facta rispose:
{{citazione|Vostra Maestà non ha bisogno di dire a chi tocca la pena.|Luigi Facta<ref name=carabinieri/>}}
 
Dopo di che si dimise (i dettagli sul colloquio furono narrati nel dopoguerra dalla figlia di Facta)<ref>Raffaello Uboldi, ''La presa del potere di Benito Mussolini'', Mondadori, Milano, 2009, p. 249</ref>. Le ragioni del rifiuto di Vittorio Emanuele III alla proposta dello stato d'assedio non sono state dichiarate dal sovrano e sono ancora oggetto di varie interpretazioni, anche se oltre alle perplessità dei generali circa la fedeltà dell'esercito, si è vociferato di accordi segreti tra Mussolini e la Corona (ipotesi che però non gode di molto credito); altre voci sospettano che la presenza del filofascista [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|Emanuele Filiberto Duca d'Aosta]] a [[Perugia]] (disobbedendo all'ordine del sovrano di restare a Torino) l'avesse portato a temere una crisi dinastica.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini: Mussolini, il fascista, [pt.] 1. La conquista del potere, 1921-1925; [pt.] 2. L'organizzazione dello Stato fascista, 1925-1929'', ed. Einaudi, 1965, pag. 360.</ref> Anche altre fonti accreditano Vittorio Emanuele che dichiara a Facta "Viene il Duca d'Aosta, volete questo? Volete che io abdichi?"<ref name="ReferenceA"/>
 
Alle 9 e mezza un pallido Facta tornò al Viminale per annullare lo stato d'assedio e per chiamare il vecchio Giolitti in suo aiuto, ma questi non sarebbe potuto arrivare a soccorrerlo a causa delle linee ferroviarie interrotte dallo stesso Facta a due chilometri dalla capitale; né sarebbe stato in grado di raggiungerlo a piedi, considerata la sua tarda età (aveva infatti festeggiato un giorno prima l'ottantesimo compleanno)<ref>[[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]], ''Giovanni Giolitti, il ministro della buon vita'', Firenze, Le Lettere, 2002 - L'Ansaldo menziona in realtà un telegramma del giorno 27.</ref>. Alle 11 e mezza Facta formalizzò le sue dimissioni ed il Re procedette come d'ordinario con le consultazioni.
 
Non di meno il generale [[Emanuele Pugliese]], comandante la Divisione di Roma, autore di un piano di difesa della capitale redatto il 27 settembre 1922 col n.51 ed eluso senza alcuna risposta dai suoi superiori compreso il generale Soleri ministro della Guerra<ref>{{cita|LungaNotte|p. 137}}</ref>, il 28 ottobre 1922 alle 10.10 fece occupare la Casa del Fascio di via Avignonesi e fece bloccare treni che trasportavano 7000 fascisti verso Roma<ref>{{cita|LungaNotte|p. 154}}</ref>.
[[File:Illustrazione Italiana 1922 - Sul ponte Salario.jpg|thumb|Squadre fasciste alle porte di Roma]]
Mussolini intanto restava a Milano, dove veniva costantemente informato sulla situazione romana; i dettagli dal Viminale gli venivano da Vincenzo Riccio che, tramite Salandra li faceva arrivare ai notabili fascisti tra i quali si era aggiunto [[Luigi Federzoni]]. Quest'ultimo parlò a telefono sia con Mussolini sia con il quadrumivirato di stanza a Perugia e, in seguito, si recò a colloquio da Vittorio Emanuele, cercando di agire da mediatore<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Erminio Fonzo|cognome=|titolo=Storia dell'Associazione nazionalista italiana (1910-1923)|url=https://www.worldcat.org/oclc/1001485208|editore=Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 2017, pp. 179-199}}</ref>. Mussolini, dal canto suo, sapeva che De Vecchi e Grandi cercavano qualche accordo non coerente con il piano generale, ed anche se più tardi li avrebbe accusati d'aver tradito la rivoluzione (nel [[1944]] al [[processo di Verona]]), al momento non li sconfessò pensando che la trattativa avrebbe potuto costituire una buona possibilità di ripiego nel caso in cui le sue squadre si fossero trovate costrette a smobilitare per l'intervento dell'esercito.
 
Mussolini infatti sapeva bene che i suoi uomini erano sì una minaccia, ma non credeva alla loro forza militare. Una voce circolata successivamente asseriva che Facta avrebbe in realtà disposto per lo stato d'assedio nella serata del 27, ma che il re avrebbe respinto la proposta: la voce era stata diffusa da Federzoni, che diceva di aver chiamato al telefono egli stesso Mussolini, dal Ministero dell'Interno, e lasciava supporre che il sovrano l'avesse voluto mettere a parte degli accadimenti romani.
 
=== Il 28 ottobre ===
[[File:March on Rome.jpg|thumb|upright=1.4|Lo stato maggiore fascista a Roma: (da sinistra a destra: [[Emilio De Bono]], [[Benito Mussolini]], [[Italo Balbo]] e [[Cesare Maria De Vecchi]])]]
La mattina del 28, a Milano, Mussolini riceveva nella sede del ''[[Popolo d'Italia]]'' ("protetta" da cavalli di frisia e rimpinguata di armi) una delegazione di industriali, fra i quali [[Camillo Olivetti]], che gli chiesero urgentemente di trovare un accordo con Salandra. Nello stesso momento, nella Capitale, quest'ultimo proponeva al re di dare l'incarico di formare il governo a [[Vittorio Emanuele Orlando]], ma De Vecchi informò il sovrano che l'unica persona con cui Mussolini avrebbe potuto raggiungere un'intesa sarebbe stato lo stesso Salandra.
 
A Mussolini fu quindi proposto di governare a fianco di Salandra, ma egli rifiutò. Qualche ora dopo, forse anche tentando una forzatura per convincere il capo dei fascisti, ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Il Giornale d'Italia]]'' diffuse una edizione straordinaria in cui dava per raggiunto un accordo e per affidato un incarico a Salandra e Mussolini, il quale dopo aver resistito a pressioni di ogni provenienza, compresa una accorata telefonata del generale [[Arturo Cittadini]] (su espresso mandato del re), precisò telefonicamente a Grandi che ancora insisteva: «Non ho fatto quello che ho fatto per provocare la risurrezione di don Antonio Salandra»<ref name=carabinieri/>.
 
La mattina seguente, dopo che le bozze dell'articolo scritto da Mussolini durante la notte erano state diffuse, Salandra vi poté leggere che non c'era niente da fare e, dopo un giro di telefonate di ultima conferma, decise di rimettere l'incarico. De Vecchi fu incaricato da Vittorio Emanuele di informare Mussolini che gli avrebbe conferito l'incarico. Il futuro dittatore rispose: «Va bene, va bene, ma lo voglio nero su bianco. Appena riceverò il telegramma di Cittadini partirò». Poche ore dopo gli giunse un telegramma del generale Cittadini:
{{Citazione|SUA MAESTÀ IL RE MI INCARICA DI PREGARLA DI RECARSI<br />A ROMA DESIDERANDO CONFERIRE CON LEI<br />&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;OSSEQUI<br />&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;GENERALE CITTADINI<ref>[[Antonio Spinosa]], ''Edda'', Mondadori, Milano, 1993, p. 63</ref>}}
 
== L'esito ==
[[File:Marcia su Roma.jpg|left|thumb|[[Benito Mussolini]] partito da Milano e giunto a Roma il 30 ottobre 1922, prima di ordinare la smobilitazione e la consegna delle armi, sfila il 31 ottobre in testa alle squadre armate fasciste assieme ai quattro comandanti (i [[Quattuorviri|quadrunviri]]: da sinistra [[Emilio De Bono]], [[Cesare Maria De Vecchi]] e [[Italo Balbo]]) delle colonne che hanno "marciato su Roma". Il corteo, di circa 50.000 uomini, si reca all’Altare della Patria e al Quirinale a omaggiare il Re, Vittorio Emanuele III di Savoia<ref>[http://www.treccani.it/scuola/maturita/terza_prova/storia_contemporanea_in_immagini/2_20.html ''Treccani.it''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160221002234/http://www.treccani.it/scuola/maturita/terza_prova/storia_contemporanea_in_immagini/2_20.html |data=21 febbraio 2016 }} </ref>]]
[[File:Sfilata fascista (Quirinale).jpg|thumb|Le camicie nere sfilano il 31 ottobre 1922 davanti al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], all'epoca residenza reale.]]
 
{|id="" style="clear:both; float:right; margin-top: 0.5em; margin-left: 0.5em; margin-bottom: 0.5em; text-align:center; width:36%; background-color:#FFFFE0; border:1px solid gray; font-size:90%; padding:5px; border-radius: 0.7em; -moz-border-radius: 0.7em"
|''' L'Ordine di smobilitazione '''<br />
Il Partito Nazionale Fascista comunica:<br />
Fascisti di tutta Italia!<br />
Il nostro movimento è stato coronato dalla vittoria. Il Duce ha assunto i poteri politici dello Stato per l'Interno e per gli Esteri. Il nuovo Governo, mentre consacra il nostro trionfo col nome di coloro che ne furono gli artefici per terra e per mare, raccoglie a scopo di pacificazione nazionale, uomini anche di altre parti perché devoti alla causa della Nazione.<br />
Il Fascismo italiano è troppo intelligente per desiderare di stravincere.<br />
Fascisti<br />
Il Quadrumvirato supremo d'azione, rimettendo i suoi poteri alla Direzione del Partito, vi ringrazia per la magnifica prova di coraggio e di disciplina e vi saluta. Voi avete bene meritato dell'avvenire della Patria<br />
Smobilitate con lo stesso ordine perfetto col quale vi siete raccolti per il grande cimento destinato -lo crediamo certamente- ad aprire una nuova epoca nella storia italiana. Tornate alle consuete opere poiché l'Italia ha ora bisogno di lavorare tranquillamente per attingere le sue maggiori fortune. Nulla venga a turbare l'ordine potente della vittoria che abbiamo riportato in queste giornate di superba passione e di sovrana grandezza<br />
Viva l'Italia! Viva il Fascismo".
 
Il Quadrumvirato<br />
|}
[[File:Vittorio Emanuele III incontra Mussolini.jpg|thumb|Il Re [[Vittorio Emanuele III]] incontra ufficialmente il presidente del consiglio Benito Mussolini il 4 novembre [[1922]].]]
Mussolini partì da Milano in vagone letto con il direttissimo n.17 delle 20.30 del 29 ottobre alla volta di Roma, dove sarebbe giunto alle 11.30 del 30 ottobre; il convoglio patì un incredibile ritardo dovendo rallentare - e in qualche caso proprio fermarsi - in molte stazioni prese d'assalto da fascisti festanti che accorrevano a salutare il loro capo.<ref>Gianpasquale Santomassimo, ''La marcia su Roma'', Giunti Editore, 2000 p.85</ref>
 
La voce secondo cui Mussolini si sia presentato al Re (vi si recò in [[camicia nera]]) dicendogli «Maestà, vi porto l'Italia di Vittorio Veneto» sarebbe un falso storico, come testimoniato dallo stesso uomo politico alla moglie [[Rachele Mussolini|Rachele]]<ref>Rachele Mussolini, ''La mia vita con Benito'', Mondadori, Milano, 1948, p. 70.</ref>; tuttavia il Duce parlò per circa un'ora col re, promettendogli di formare entro sera un nuovo governo con personalità non fasciste e con esponenti di aree politiche "popolari".
Alle 18 presentò il [[governo Mussolini]], comprendente soltanto tre fascisti, [[Alberto De Stefani]], [[Giovanni Giuriati]] e [[Aldo Oviglio]], di orientamento moderato.
 
Le "Camicie Nere della rivoluzione" intanto erano accampate intorno alla Capitale e non attendevano che di entrarvi: furono autorizzati ad entrarvi solo il giorno 30 e la raggiunsero alla meglio, su mezzi di fortuna. Ma erano più che raddoppiati: dai circa 30.000 della marcia, erano ora più di 70.000<ref>Marco Palla, ''Mussolini e il fascismo'', Giunti Editore, 1994, p. 29.</ref>, cui si aggiunsero i simpatizzanti romani che erano già sul posto.
 
Ci furono scontri e incidenti; nel quartiere di San Lorenzo alcuni operai accolsero con colpi d'arma da fuoco la colonna guidata da [[Giuseppe Bottai]] e [[Ulisse Igliori]], proveniente da [[Tivoli]]. All'alba del giorno dopo, oltre 500 fascisti guidati da [[Italo Balbo]] attaccarono di sorpresa il quartiere e lo devastarono. I morti fra gli abitanti furono tredici (tra questi, i responsabili dell'agguato)<ref>Gianpasquale Santomassimo, ''La marcia su Roma'', Giunti Editore, 2000, p. 87</ref>, i feriti oltre duecento, alcuni dei quali, scaraventati giù dalle finestre delle abitazioni, riportarono lesioni permanenti<ref>Emilio Lussu, ''Marcia su Roma e dintorni'', Einaudi, 2002, p. 57.</ref>. Agli scontri parteciparono attivamente anche i "[[Sempre pronti per la patria e per il re]]", la milizia dell'Associazione nazionalista italiana, che in un primo momento erano restati in attesa degli eventi ma, dopo il conferimento dell'incarico di formare il governo a Mussolini, si unirono alle camicie nere<ref name=":0" />.
 
Informato dell'accaduto, il Presidente del Consiglio ''[[in pectore]]'' diede alle forze dell'ordine immediate disposizioni per la repressione di qualsiasi incidente. Il 31 ottobre 1922 le camicie nere sfilarono per più di sei ore dinanzi al Re, poi Mussolini comandò che si iniziassero le operazioni di smobilitazione: l'ordine di rompere le righe venne infatti pubblicato sul quotidiano ''Il Popolo d'Italia'' dello stesso giorno.
 
== Partecipanti ==
=== Quadrumviri ===
* [[Italo Balbo]]
* [[Michele Bianchi]]
* [[Emilio De Bono]]
* [[Cesare Maria De Vecchi]]
 
=== Partecipanti famosi ===
* [[Giacomo Acerbo]]
* [[Giuseppe Bottai]]
* [[Giuseppe Mastromattei]]
* [[Piero Brandimarte]]
* [[Ather Capelli]]
* [[Ines Donati]]
* [[Roberto Farinacci]]
* [[Cesare Forni]]
* [[Igino Ghisellini]]
* [[Francesco Giunta]]
* [[Giovanni Giuriati]]
* [[Ulisse Igliori]]
* [[Alessandro Lessona]]
* [[Serafino Mazzolini]]
* [[Ettore Muti]]
* [[Aurelio Padovani]]
* [[Alessandro Pavolini]]
* [[Cesare Rossi]]
* [[Carlo Scorza]]
* [[Marcello Serrazanetti]]
* [[Bruno Spampanato]]
* [[Achille Starace]]
* [[Carlo Tiengo]]
* [[Harukichi Shimoi]]
* [[Attilio Teruzzi]]
 
=== Partecipanti che aderirono all'antifascismo ===
* [[Aldo Finzi (politico)|Aldo Finzi]]
* [[Luigi Capello]]
 
Oggi tutti i partecipanti alla marcia su Roma sono scomparsi. L'ultimo sopravvissuto è stato [[Vasco Bruttomesso]] (1903-2009), imprenditore tessile e più volte sindaco di [[Carbonate]] nel [[Secondo dopoguerra]]: nel 1922 era studente di ingegneria a [[Firenze]] e si unì ai rivoluzionari "per amor di patria"<ref>Claudio Del Frate, ''È morto l'ultimo partecipante alla marcia su Roma. Aveva 105 anni'', quotidiano ''Corriere della Sera'' del 03/01/2009 pag.21</ref>.
 
==Riconoscimenti==
[[File:Medaglia commemorativa Marcia su Roma.jpg|thumb|[[Medaglia commemorativa della Marcia su Roma]], istituita nel 1923.]]
Nel 1923 fu istituita una medaglia commemorativa della Marcia su Roma, e alle federazioni provinciale del PNF, fu affidato il compito di compilare un elenco ufficiale delle camicie nere che vi parteciparono. Furono 5 in oro (Mussolini e quadrumviri), 19 in argento (comandanti delle colonne) e in bronzo a tutti i partecipanti<ref>http://www.mymilitaria.it/liste/BrevettoMarciaRoma.htm</ref>.
Fu poi istituito il "Brevetto della Marcia su Roma", dal direttorio nazionale del Partito nazionale fascista; inizialmente per ricevere tale brevetto bisognava anche risultare iscritto al PNF alla data del 24 ottobre 1922.
Negli anni '30 assunse grande importanza in quanto dava titolo di preferenza nei concorsi e nelle promozioni.<ref>[http://www.altalex.com/documents/news/2014/02/12/legge-professionale-forense Altalex]</ref>
 
== Commemorazione ==
Il 1º agosto [[1931]] Mussolini ordinò a tutti i Prefetti di obbligare i [[Podestà (fascismo)|Podestà]] che governavano i Comuni italiani di intitolare, a partire dal 29 ottobre dello stesso anno (inizio dell'Anno <small>X E.F.</small>, ovvero decimo anno dell'Era Fascista), in prossimità del 10º anniversario della Marcia su Roma, una [[via Roma]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Gian Franco Venè]], ''Il golpe fascista del 1922. Cronaca e storia della marcia su Roma'', con prefazione di [[Pietro Nenni]]
* {{cita libro | cognome=Lussu | nome=Emilio | wkautore=Emilio Lussu | titolo=[[Marcia su Roma e dintorni]] | anno=1931}}
* [[Gianpasquale Santomassimo]], ''La marcia su Roma'', Giunti Editore (2000)
* Antonino Répaci, ''La Marcia su Roma'', Rizzoli editore (1972)
* [[Giulia Albanese]], ''La marcia su Roma'', GLF editori Laterza (2006)
* {{cita libro | cognome=Venè | nome=Gian Franco | wkautore=Gian Franco Venè | titolo=La lunga notte del 28 ottobre | editore = Palazzi | anno=1972 | isbn=no |cid=LungaNotte}}
* Duccio Chiapello, ''Marcia e contromarcia su Roma. Marcello Soleri e la resa dello Stato liberale'', Aracne Editore, (2012)
 
== Filmografia ==
* ''[[La marcia su Roma]]'', regia di [[Dino Risi]] (1962)
* ''[[Amori di mezzo secolo]]'', episodio ''Dopoguerra 1920 ''con [[Alberto Sordi]], regia di [[Mario Chiari]] (1954)
* ''[[Vecchia guardia (film)|Vecchia guardia]]'', regia di [[Alessandro Blasetti]] (1935)
* ''[[Tecnica di un colpo di Stato: la marcia su Roma]]'', miniserie TV regia di [[Silvio Maestranzi]] (1978)
 
== Voci correlate ==
* [[Benito Mussolini]]
* [[Fascismo]]
* [[Governo Mussolini]]
* [[Rivoluzione fascista]]
* [[Storia dell'Italia fascista]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [https://query.nytimes.com/gst/abstract.html?res=9802E6DD1F39EF3ABC4950DFB6678389639EDE L'entrata a Roma del 30 ottobre] in un articolo del ''[[New York Times]]''
* [https://query.nytimes.com/gst/abstract.html?res=9C03E0DE1F39EF3ABC4850DFB6678389639EDE ''La grande armata fascista pronta ad entrare a Roma''] articolo del ''New York Times'' del 30 ottobre.
* {{cita web|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerGiorno.php?year=1922&month=10&day=28|titolo=Cinquantamila Giorni}}
 
{{Fascismo movimento (1914-1922)}}
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