Storia di Avezzano e Provincia di Champasak: differenze tra le pagine

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{{torna aS|AvezzanoLaos}}
{{Divisione amministrativa
{{Citazione|Salve Avezzano novella, eroica figlia d'Italia, sol de la Marsica!<br />Salve, dal cielo provata al duolo, sublime donna.<br />Per te la stella splende più vivida nel ciel azzurro…<br />le tue sorelle risorte cantano: sorgi con l'inno d'amor di fede più bella e grande|Mons. Raffaele Salucci, nel primo anniversario del [[Terremoto della Marsica del 1915|terremoto del 1915]]<ref>{{cita|Salucci, 1916|p. 33.}}</ref>}}
|Nome = Provincia di Champasak
|Nome ufficiale = ແຂວງຈໍາປາສັກ<br />''Khwèeng Ciampàasak''
|Panorama = Countryside around Wat Phu Champasak - Laos.JPG
|Didascalia = I dintorni del sito di [[Vat Phou|Vat Phu]], a [[Champasak]]
|Bandiera =
|Voce bandiera =
|Stemma =
|Voce stemma =
|Stato = LAO
|Grado amministrativo = 1
|Capoluogo = [[Pakxe]]
|Amministratore locale =
|Partito =
|Data elezione =
|Lingue ufficiali =
|Data istituzione =
|Latitudine decimale = 14.883333
|Longitudine decimale = 105.866667
|Latitudine gradi =
|Latitudine minuti =
|Latitudine secondi =
|Latitudine NS =
|Longitudine gradi =
|Longitudine minuti =
|Longitudine secondi =
|Longitudine EW =
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|Acque interne =
|Abitanti = 694023
|Note abitanti =
|Aggiornamento abitanti = [[2015]]
|Sottodivisioni =
|Sottosottodivisioni =
|Divisioni confinanti =
|Lingue =
|Codice postale =
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|Fuso orario =
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|Codice statistico =
|Targa =
|Nome abitanti =
|Immagine localizzazione = Laos Champasak.svg
|Mappa =
|Didascalia mappa =
|Sito =
}}
La '''provincia di Champasak''' (in [[lingua lao]]: ແຂວງຈໍາປາສັກ, traslitterato: ''Khwèeng Ciampàasak'') è una provincia del [[Laos]] sud-occidentale con capoluogo [[Pakxe]]. Nel 2015, la provincia contava su una popolazione di 694.023 abitanti distribuiti su una superficie di 15.415&nbsp;km², per una densità di 45 ab./km².
 
Fino al [[1892]], il capoluogo delle province laotiane del Regno del [[Regno di Rattanakosin|Siam]] era la città di [[Champasak]], già capitale nel XVIII secolo dell'[[Regno di Champasak|omonimo regno]]. Nel [[1893]], dopo aver sottratto al Siam il controllo del Laos, i francesi spostarono la capitale laotiana a [[Vientiane]]. Nel 1905, vicino a Champasak, fondarono la città di Pakxe, dove trasferirono il capoluogo provinciale.
[[File:Lago Fucino Galleria delle Carte Geografiche (Musei Vaticani).jpg|thumb|Il lago [[Fucino]] e la regione dei [[Marsi]] come figurano nella [[Galleria delle carte geografiche]] (1580-1585) dei [[Musei Vaticani]]]]
 
Di grande rilievo culturale ed archeologico, nella provincia si trovano i templi [[architettura khmer|khmer]] di [[Vat Phou|Vat Phu]], a Champasak, e di [[Huei Thamo]] più a sud. La zona di Vat Phou ed i dintorni, conosciuti nel loro insieme come il [[paesaggio culturale di Champasak]], sono stati inseriti nel 2001 nella lista dei [[patrimoni dell'umanità]] dell'[[UNESCO]].
La '''Storia di Avezzano''' spazia dal [[Paleolitico inferiore]] fino ai nostri giorni<ref name="paleolitico">{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/index.php?id_sezione=3918|titolo=Dal paleolitico all'età del bronzo|autore=Giuseppe Grossi|editore=Comune di Avezzano|accesso=15 marzo 2017}}</ref>.
 
==Geografia fisica==
La prova della presenza dei cacciatori nomadi a cominciare dal [[Paleolitico inferiore]] e dello stanziamento a carattere continuativo delle popolazioni durante il [[Paleolitico superiore]], circa 18-14.000 anni fa<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/fucino/|titolo=Fucino|editore=Treccani|accesso=29 aprile 2018}}</ref>, si hanno con una serie di testimonianze<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/forme-e-depositi-nella-piana-del-fucino/|titolo=Forme e depositi nella piana del Fucino|autore=Carlo Giraudi|editore=Terre Marsicane|data=18 ottobre 2011|accesso=29 aprile 2018}}</ref>. La più vicina è quella delle grotte di [[Grotta di Ciccio Felice|Ciccio Felice]] ed Afra, alle pendici del [[Riserva naturale guidata Monte Salviano|monte Salviano]]. Si tratta di insediamenti preistorici individuati nei pressi della strada Circonfucense, in corrispondenza di strada 6 del [[Fucino]], in cui sono emerse le tracce risalenti ai periodi del [[paleolitico]], [[eneolitico]] e dell'[[età del ferro]]. Resti più consistenti giungono dalle numerose grotte presenti attorno all'alveo dell'ex lago Fucino<ref name="paleolitico"/><ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/la-marsica-dal-mondo-italico-al-medioevo/|titolo=La Marsica dal mondo italico al medioevo|editore=Terre Marsicane|data=18 ottobre 2011|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
La provincia di Champasak confina con le province di [[provincia di Salavan|Salavan]] a nord, di [[provincia di Xekong|Xekong]] a nord-est e di [[provincia di Attapeu|Attapeu]] ad est. A sud confina con la Cambogia e ad ovest con la [[Thailandia]].
 
Il territorio provinciale è occupato principalmente dalla grande pianura del [[Mekong]], che segna il confine con la Thailandia per pochi chilometri a nord-ovest, poi entra ed attraversa l'intera provincia, bagnando Pakxe e Champasak. Alla frontiera con la [[Cambogia]], il [[Mekong]] si allarga formando una serie di suggestivi bracci punteggiati da diverse isole, chiamate [[Si Phan Don]] (in lao: ສີພັນດອນ, letteralmente: quattromila isole), per poi gettarsi nella pianura cambogiana con le imponenti cascate di [[Khone Phapeng]].
Insediamenti di [[Storia romana|epoca romana]] sono tornati alla luce nelle località Cretaro-Brecciara, valle Solegara, nel sito della [[Collegiata di San Bartolomeo (Avezzano)|collegiata di San Bartolomeo]] e nella [[Villa romana di Avezzano|villa romana]] lungo il tracciato dell'antica [[via Tiburtina Valeria]], alle porte della città<ref name="ager">{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3922_lager-albensis-e-il-fundus-avidianus.html|titolo=L'ager Albensis e il fundus Avidianus|autore=Giuseppe Grossi|editore=Comune di Avezzano|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
Nella parte orientale della provincia, nel distretto di Paxsong, si trova l'[[altopiano di Bolaven]], che si estende per circa 50&nbsp;km ad un'altitudine di 800/1350 [[m s.l.m.]] sulla superficie di un vulcano distrutto da un'eruzione milioni di anni fa.<ref>{{en}} [http://bolaven.com/ Welcome to the Bolaven Plateau!], su bolaven.com</ref> Sull'altopiano i colonizzatori francesi diedero grande impulso all'agricoltura locale, in particolare impiantando pregiate qualità di caffè di varietà [[Coffea arabica|arabica]] e [[Coffea canephora|robusta]], considerate tuttora le migliori del paese.<ref>{{en}} [http://bolaven.com/coffee.php Daily fresh roasted coffee in Paksong], su bolaven.com</ref>
In questi luoghi, durante il [[Popoli dell'Italia antica|periodo italico]], a cominciare dall'[[età del ferro]], tra le rive sud-orientali e quelle nord-occidentali del Fucino correva la linea di confine tra i [[Italici|popoli italici]] di origine [[Indoeuropei|indoeuropea]] dei [[Marsi]] e degli [[Equi]] che detennero il controllo territoriale. Rispetto alla contemporanea Avezzano, i Marsi, da cui deriva il nome della contemporanea [[Marsica]], erano stanziati perlopiù nel territorio montano del [[Riserva naturale guidata Monte Salviano|Salviano]] e sulle cime che sovrastano la contemporanea frazione di [[Paterno (Avezzano)|Paterno]]<ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3919_safini-marsi-ed-equi.html|titolo=Safini, Marsi ed Equi|autore=Giuseppe Grossi|editore=Comune di Avezzano|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
== Origine del nome ==
[[File:Iscrizione dell'ara funeraria della contrada Avidia.jpg|thumb|Iscrizione dell'ara funeraria della contrada Avidia]]
[[File:Scultura Giano ad Avezzano.jpg|thumb|Scultura lignea di [[Giano]]]]
 
# Secondo alcuni storici l'ipotesi [[toponomastica]] più verosimile è connessa al toponimo prediale "Avidianum" (o "fundus Avidianus"), dal nome gentilizio "Avidius", da cui deriverebbe direttamente "Avezzano", con una sola "v" e la "z" [[Consonante sonora|sonora]]. Il [[toponimo]] è stato attestato nella vicina colonia romana di [[Alba Fucens]] che risultò essere strettamente legata ad un ampio territorio rurale e alla [[villa romana di Avezzano]]<ref>{{cita web|url=http://cultura.regione.abruzzo.it/index.asp?modello=paesaggioArAQ&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuPaeA2593&tom=593|titolo=Jean-Joseph-Xavier Bidauld, Veduta della città di Avezzano al bordo del lago di Celano, Regno di Napoli|editore=Regione Abruzzo|accesso=29 aprile 2018}}</ref>. L'epigrafe classificata come "CIL IX 4024"<ref>{{cita|Catalli, 1998|p. 29.}}</ref> recante il nome di due liberti della [[gens Avidia]] fu rinvenuta nel territorio della contemporanea Avezzano: ciò sarebbe il segno tangibile di una sensibile continuità tra la colonia romana albense e il suo [[ager publicus]]<ref name="ager"/>.
# L'etimologia più corretta, secondo altri studiosi, farebbe derivare il nome della città di Avezzano dal prediale "Ad Vetianum" o "Ad Vettianum", ovvero luogo abitato dai "Vetii", cioè la [[gens Vettia]], antica e potente famiglia romana che avrebbe scelto questi luoghi come residenza di vacanze in [[Storia romana|epoca romana]]. Il toponimo "vetiano" o "vettiano", si sarebbe trasformato linguisticamente in "Veziano" o "Vezziano", infine in "A Vezzanum" (a "Vezzano")<ref>{{cita|Belmaggio, 2000|p. 7.}}</ref>. Identiche ipotesi etimologiche si possono riscontrare per l'[[Avezzano-Sorbello|Avezzano]] di [[Sessa Aurunca]] e per [[Vezzano Ligure]]<ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 1, pp. 23-24.}}</ref>.
# L'ipotesi più suggestiva, giudicata poco attendibile dagli storici moderni e dagli archeologi, vuole che derivi da "Ave Jane", un'invocazione posta sul frontale del tempio consacrato, in località Pantano, a [[Giano]], il dio bifronte degli inizi, materiali e immateriali. È una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana, latina e italica. Solitamente raffigurato con due volti, poiché il dio può guardare il futuro e il passato e determinare un'apertura o una chiusura rappresentando la guerra o la pace. Il suo culto è probabilmente antichissimo e risale ad un'epoca arcaica, in cui i culti dei popoli italici erano in gran parte ancora legati ai cicli naturali della raccolta e della semina. Stando alla leggenda attorno al tempio del dio Giano ebbe origine la borgata formata dai primi agricoltori stanziati nell'area che, all'epoca, abbracciava il lago [[Fucino]]<ref name="Febonio">{{cita|Febonio, 1678|lib. III, pp. 144-145.}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina2_il-comune.html|titolo=Origine del nome di Avezzano|autore=Giuseppe Grossi|editore=Comune di Avezzano|accesso=29 aprile 2018}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.avezzano.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=15|titolo=Il nome Avezzano|autore=Giovanni Pagani|editore=Terre Marsicane|accesso=29 aprile 2018}}</ref>. L'ipotesi è stata giudicata inverosimile a causa della mancanza di evidenze archeologiche e storiche. Mentre il tempio che era probabilmente situato nella piazza del Pantano dove successivamente venne edificata la [[Collegiata di San Bartolomeo (Avezzano)|chiesa di San Bartolomeo]], potrebbe essere stato dedicato a [[Giove (divinità)|Giove]], per l'esattezza a Giove Statore, in cui l'attributo "Statore" indicava una supplica rivolta al dio latino per far in modo che gli eserciti [[Roma (città antica)|romani]] impegnati in guerra potessero resistere alle avversità. Lo attesterebbero alcune iscrizioni latine tornate alla luce nel territorio comunale<ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 1, pp. 86-87.}}</ref>.
# Altra tesi improbabile è quella legata al ricordo dell'antica città romana di [[Aveia]] e della gens Aveia<ref name="Belmaggio2000">{{cita|Belmaggio, 2000|p. 8.}}</ref>.
# Il nome descriverebbe la zona paludosa dove si sviluppò la città che si affacciava ai bordi del poco profondo lago Fucino. Il nome Avezzano deriverebbe secondo questa tesi dall'[[Lingua accadica|accadico]] "awûm" (palude, stagno, acquitrino) con la terminazione "anu" tipica dei nomi geograficxi cionnessi alla presenza di aree lacustri. L'infisso "-za", con raddoppiamento dell'[[Consonante affricata|affricata]] dentale sonora, corrisponde al pronome dimostrativo accadico "ša" (quello) in posizione [[Anafora (linguistica)|anaforica]]. Il significato del nome dunque sarebbe "luogo" (quello) "alla palude"<ref>{{cita|Semerano, 1984|p. 449.}}</ref>.
# Ipotesi definita mirabolante sarebbe quella legata ad Avellanus, dal vicino [[monte Velino]]. Il famoso storico [[Ariodante Fabretti]] già sul finire del Seicento la definì "''Plus de fabulis quam de istoria''"<ref>{{cita|Fabretti, 1867}}</ref>.
# Il toponimo dialettale "Auzzàne" risulta diffuso dalla [[valle del Salto]] alla [[valle del Liri]] dove indica luoghi umidi situati nei pressi dei boschi di [[Alnus glutinosa|Ontani]]. La tesi, nel caso di Avezzano, porterebbe ad un'etimologia formata su "alnetianus", con [[Metafonesi|metafonia]] della radice "Aln" in "au". Pertanto il nome della città si sarebbe modificato da "Auzzane" in "Avezzane" (chiamata così in [[Dialetti marsicani|dialetto marsicano]])<ref name="Spina">Fondo Rolando Spina, ''Sulle origini del nome Avezzano'', Biblioteca Comunale, Avezzano, 1945.</ref>.
# Alcuni studiosi, come lo storico [[Muzio Febonio]], hanno legato Avezzano alla città antica [[Marsi|marsa]] di Anxantium, la cui origine sarebbe di epoca molto più antica<ref name="Belmaggio2000"/><ref>{{cita|Febonio, 1678|lib. III, pp. 140-145.}}</ref><ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 1, p. 26.}}</ref>.
# Altra ipotesi avanzata da Febonio legherebbe l'origine del nome al [[Pagus|pago]] di Vicenne, da cui l'espressione "Ad Vicena" modificatasi in "Avicianum"<ref name="Febonio"/>.
 
Il toponimo "Avezano" è attestato chiaramente per la prima volta nella seconda metà del IX secolo, appare infatti citato tra i possedimenti confermati dall'imperatore [[Ludovico II il Giovane|Ludovico II]] al monastero di Sant'Angelo di [[Barrea]] come successivamente riportò [[Leone Marsicano]] nell'opera ''[[Chronica sacri monasterii casinensis|Chronica monasterii Casinensis]]''<ref>{{cita|Leone, 1980|lib. I, cap. 37, p. 104.}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.romamedioevale.it/markiz.html|titolo=I Saraceni e la Marsica|autore=Nicola Cariello|editore=romamedioevale.it|accesso=29 aprile 2018}}</ref>. Di seguito una parte del testo:
 
"''Hic idem [[Ludovico II il Giovane|christianissimus imperator]] circa hoc tempus monasterium Sancti Angeli, quod [[Barrea|Barregium]]<ref>{{cita web|url=http://cultura.regione.abruzzo.it/asp/redirectApprofondimentiBC.asp?pdfDoc=xBeniCulturali/docs/beniculturali/Barrea.doc|titolo=Barrea|editore=Regione Abruzzo|accesso=6 giugno 2016}}</ref> appellatur, iuxta tenorem praeceptorum antecessorum suorum Karoli atque Lotharii suo quoque precepto roboravit confirmans ibi omnia, que tam in circuitu suo quam et in pago Marsorum atque [[Corfinio|Balva]], [[Chieti|Teate]], quoque et [[Penne (Italia)|Penne]] atque [[Teramo|Aprutio]] nec non et [[Ascoli Piceno|Asculo]] multipliciter possedisse antiquitus videbatur. Videlicet in [[Marsica|Marsia]] cellam sancte Mariae in [[Ortona dei Marsi|Fundo magno]] cum omnibus sibi subiectis ecclesiis vel rebus; sanctum Euticium in Arestina; sanctum Paulum super [[San Benedetto dei Marsi|ipsam civitatem Marsicanam]]; sanctam Mariam in Oretino; sanctum Gregorium in [[Paterno (Avezzano)|Paterno]]; sanctam Mariam in Montorone; ecclesiam sancti Salvatoris in Avezano; sancti Antimi ad [[Forme|Formas]]; sancti Angelis in [[Albe (Massa d'Albe)|Alba]]; sancti Cosme in Ellereto; sancti Angelis in [[Carsioli|Carseoli]]s cum duabus [[Carsoli|cellis suis]]. [...]''"<ref>{{cita web|url=http://www.vallisregia.it/medioevo.htm|titolo=L'alto medioevo|editore=vallisregia.it|accesso=6 giugno 2016}}</ref>.
 
Il nome ricompare chiaramente in un diploma di [[Berengario II d'Ivrea]] del 953, in cui si riconferma il possesso al monastero di Sant'Angelo di Barreggio (presso il contemporaneo comune di [[Villetta Barrea]])<ref>{{cita web|url=http://www.avezzano.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=33|titolo=Il Dominio dei Carolingi|autore=Giovanni Pagani|editore=Terre Marsicane|accesso=6 giugno 2016}}</ref> delle due chiese di San Salvatore e [[Chiesa di Santa Maria in Vico|Santa Maria in Vico]]. Quest'ultima risulta nominata anche sulla bolla di [[Papa Clemente III]], insieme alle chiese del nucleo di [[Madonna di Pietraquaria#Storia|Pietraquaria]] e di [[Collegiata di San Bartolomeo (Avezzano)|San Bartolomeo]] e [[Andrea apostolo|Sant'Andrea]]<ref>{{cita web|url=http://www.pereto.info/bolla_clemente_iii.htm|titolo=Bolla Clemente III|editore=Pereto.info|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
Altre tracce hanno evidenziato che Avezzano esisteva come [[vicus]] agli inizi del [[medioevo]]<ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 1, p. 331.}}</ref>.
 
== I Marsi e Roma ==
{{Citazione|Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi| [[Appiano di Alessandria]]<ref>{{cita web|url=http://www.romanoimpero.com/2013/03/legio-martia.html|titolo=Legio Martia|editore=Romano Impero|accesso=29 aprile 2018}}</ref>|Nec sine Marsis nec contra Marsos triumphari posse|lingua = LA|lingua2 = IT}}
[[File:Tabula_Peutingeriana_ROMA.JPG|thumb|upright=1.2|[[Tavola Peutingeriana]]: antica carta romana che mostra le vie militari dell'[[Impero romano|Impero]]]]
 
Il destino dei [[Marsi]] incrocia quello di Roma a cominciare dal 300 a.C., quando [[Tito Livio]] scrive di alcune schiere marse alleate con i [[Sanniti]], impegnati a contrastare la spinta espansionistica di [[Roma (città antica)|Roma]]. Di tutt'altro avviso, lo storico greco [[Diodoro Siculo]] che afferma che i Marsi furono, invece, alleati dei romani guidati dal console [[Quinto Fabio Massimo Rulliano|Q.Fabius Maximus Rullianus]]<ref>{{cita|Santellocco, 2004|pp. 16-17.}}</ref>.
Solo dopo la sconfitta degli [[Equi]] i Marsi firmarono un patto di alleanza con Roma.
In seguito furono edificate le colonie romane di [[Alba Fucens]] (tra il 304 e il 303 a.C.)<ref>{{cita web|url=https://www.romanoimpero.com/2011/06/alba-fucens-abruzzo.html|titolo=Alba Fucens (Abruzzo)|editore=Romano Impero|accesso=29 aprile 2018}}</ref> e di [[Carsioli|Carseoli]] (304 a.C.)<ref>{{cita web|url=http://cultura.regione.abruzzo.it/index.asp?modello=sitoarcaq&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuSiti278&tom=78|titolo=Carsoli. Anfiteatro, santuario, teatro|editore=Regione Abruzzo|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
Benché fedeli alleati di Roma il popolo fu escluso dai diritti di cittadinanza e dall'assegnazione dell'[[ager publicus]] tanto che la [[guerra sociale]], detta anche "guerra Marsica", fu inevitabile.
 
[[Quinto Poppedio Silone]], strenuo fautore dei diritti delle popolazioni italiche, fu amico del tribuno [[Marco Livio Druso]], prima di assumere un ruolo decisivo, militare e politico, durante la ribellione italica. Il condottiero si batté tenacemente contro Roma alla guida degli alleati italici fino alla fine, ottenendo numerosi successi; cadde sul campo di battaglia a [[Bojano|Boviano]] nell'88 a.C. Ai Marsi, al termine della guerra, fu riconosciuta l'agognata cittadinanza che accelerò il suo processo di [[Romanizzazione (storia)|romanizzazione]].
Nei decenni successivi essi prenderanno parte alle sanguinose [[Guerre civili (storia romana)|Guerre civili]] al fianco di Roma. Quando l'imperatore [[Augusto]] divise l'Italia in undici regioni furono assegnati alla ''[[Regio IV Samnium|Samnium Regio]]''.
 
=== Il primo prosciugamento del lago Fucino ===
{{vedi anche|Cunicoli di Claudio}}
[[File:Il Fucino e la nebbia.jpg|thumb|Foto dalla via dei Marsi sul [[Riserva naturale guidata Monte Salviano|monte Salviano]]: illusione ottica del lago nei giorni di nebbia]]
 
Nel 42 d.C. hanno inizio i lavori del prosciugamento del lago Fucino, un'opera considerata tra le più grandiosi imprese idrauliche. Lungo le sue rive, circa 30.000 uomini, tra schiavi ed operai, furono intenti al prosciugamento del lago attraverso lo scavo di un emissario che doveva far defluire le acque nel fiume [[Liri]]. Il primo progetto sembra fosse stato approntato da [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] il cui principale obiettivo era quello di creare un'importante area agricola non distante da Roma. Esso troverà la sua realizzazione, dopo il disinteresse di [[Augusto]], con l'imperatore [[Claudio]]. Importanti interventi su cunicoli ed emissario furono compiuti successivamente anche da [[Traiano]] ed [[Adriano]]. L'opera talmente maestosa, e le tracce impresse nel territorio così imponenti ed ardite.. {{Citazione|..che non possono essere concepite se non da chi le vide, né il linguaggio umano è capace di descriverle!| [[Plinio il Vecchio]]<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/lemissario-romano/|titolo=
L'emissario romano|autore=Giuseppe Grossi|editore=Terre Marsicane|data=18 ottobre 2011|accesso=29 aprile 2018}}</ref>|..quae neque concipi animo nisi ab iss, qui videre, neque enarrari humano sermone possunt!|lingua = LA|lingua2 = IT}}
Il 51 d.C fu l'anno dell'inaugurazione dell'emissario, l'imperatore accompagnato da sua moglie [[Giulia Agrippina Augusta|Agrippina]] e dal figlio di lei [[Nerone]], diede vita ad una [[naumachia]] sulle acque del lago. Prima dell'apertura dell'emissario all'[[Incile del Fucino]], due imponenti flotte composte da prigionieri [[rodi]]ani e [[Sicilia (provincia romana)|siciliani]], si affrontarono in un duello per la sopravvivenza<ref>{{cita|Santellocco, 2004|p. 82.}}</ref>.
L'opera situata a sud del contemporaneo territorio di Avezzano favorì le coltivazioni grazie al terreno fertile della pianura, sorsero inoltre alcune ville che i romani fecero costruire come luogo di villeggiatura non distante da [[Alba Fucens]], all'epoca centro di riferimento nel territorio per l'impero<ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 2, p. 515.}}</ref>.
Il fundus Avidianus, databile al I secolo a.C, fu incluso completamente nell'[[Ager publicus|ager]] albensis<ref name="ager"/>.
Intorno al 114 d.C. sotto [[Traiano]] furono effettuati dei lavori di miglioramento, successivamente con [[Adriano]] ci furono i definitivi adeguamenti che portarono al quasi completo prosciugamento del lago. L'assenza di opere di manutenzione verificatasi dopo la [[Caduta dell'Impero romano d'Occidente|caduta dell'impero romano]] causò, molto probabilmente, insieme agli effetti di un disastroso terremoto, avvenuto nel 508 d.C.<ref>{{cita|Campanelli, 2001|p. 15.}}</ref>, il ritorno del lago ai livelli precedenti il prosciugamento claudiano<ref>{{cita web|url=http://cultura.regione.abruzzo.it/index.asp?modello=sitoarcaq&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuSiti264&tom=64|titolo=Cunicoli di Claudio|editore=Regione Abruzzo|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
== Il Medioevo ==
=== Gastaldia dei Marsi ===
[[File:Avezzano Castle.jpg|thumb|Vecchia stampa del castello Orsini-Colonna di Avezzano]]
 
Con l'abolizione delle regioni Augustee furono create 17 province e la [[Marsica]] fu inserita nella tredicesima: la Valeria, catalogata nell'ordinamento ecclesiale con il nome di Marsia<ref>{{cita|Santellocco, 2004|p. 48.}}</ref>.
La Marsica subirà, soprattutto da parte degli eserciti stranieri dei [[Goti]], ma anche dei [[Bizantini]], dei [[Borgogna|Borgognoni]] e degli [[Alemanni]], saccheggi e violenze di ogni genere che portarono carestia e devastazioni. Nel 537 [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]], come gli altri centri più grandi della Marsica, venne depredata e occupata militarmente da Giovanni, magister militum dell'esercito Bizantino di [[Giustiniano (generale)|Giustiniano]].
Seguirono le scorribande violente dei [[Longobardi]] guidati da [[Faroaldo]], tuttavia la regione acquisì una certa stabilità politico-militare.
 
Nel 591 passata sotto il controllo di [[Ariulfo]], secondo [[Ducato di Spoleto|duca di Spoleto]], la Marsica venne inglobata nel ducato longobardo. Ariulfo ebbe modo di affermare che "''se togli il paese de' Marsi, i nomi antichi delle contade che componevano il Ducato, erano quasi andati in disuso''"<ref>{{cita|Sansi, 1870|p. 130.}}</ref>.
Nasce la Gastaldia dei Marsi, un gastaldato locale retto da un "[[Gastaldato|Gastaldius Marsorum]]" residente tra la [[San Benedetto dei Marsi|Civitas Marsicana]] e la "curte comitale" di [[Pescina]]<ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3923_longobardi-franchi-e-conti-dei-marsi.html|titolo=Longobardi, Franchi e Conti dei Marsi|autore=Giuseppe Grossi|editore=Comune di Avezzano|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
Il potere del duca [[Spoleto|spoletino]] non era dei più stabili sul territorio della regione Valeria visto l'eccessivo dinamismo delle sue famiglie guerriere che, sebbene longobarde, decidevano in modo autonomo le politiche militari.
[[Carlo Magno]], chiamato da [[Papa Adriano I]], nell'anno 774, donò la gastaldia dei Marsi e tutte le terre del ducato allo [[Stato Pontificio]]<ref>{{cita web|url=http://www.pereto.info/romani.htm|titolo=Romani|editore=Pereto.info|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
Dal 775 nel territorio dei Marsi si registrarono concessioni e donazioni ai monasteri e anche ai conventi. In particolare si verificò un benefico proliferare di monasteri [[Ordine di San Benedetto|benedettini]] nell'intera area. La rinascita spirituale, culturale e materiale della Marsica favorì lo sviluppo di alcuni centri che rivestirono successivamente un'importanza strategica per il territorio: [[Pescina]] e [[Tagliacozzo]], oltre ad Avezzano.
 
Il signore della città nel 1181 fu Gentile di Palearia, conte di [[Manoppello]] e fratello di Gualtiero di Palearia che fece innalzare una torre di avvistamento a base quadrata sul sito dove successivamente venne edificato il [[Castello Orsini-Colonna|castello Orsini]]<ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3924_la-villa-avezzani-della-contea-di-albe.html|titolo=La villa Avezzani della Contea di Albe|autore=Giuseppe Grossi|editore=Comune di Avezzano|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
Ai gastaldi subentrarono i primi rappresentanti della famiglia [[Conti dei Marsi|Berardi]], signori della [[contea di Celano]], con i quali la gastaldia divenne definitivamente contea dei Marsi<ref>{{cita|Giorgi, Balzani, 1879|p. 120.}}</ref>. Per quasi tutto il medioevo le città principali ed amministrativamente rilevanti furono [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]], sostituita in modo definitivo nel suo ruolo egemone da Avezzano alla fine del Cinquecento, Celano e Tagliacozzo, mentre al centro delle attività religiose, con la decadenza della [[Chiesa di Santa Sabina (San Benedetto dei Marsi)|chiesa di Santa Sabina]] in [[Marruvio]], a capo della [[diocesi dei Marsi]] fu eletta Pescina<ref>{{cita web|url=http://www.ecostat.unical.it/Piccioni/Pubblicazioni/Pubs%20PDF/Piccioni%202004.%20Insediamenti%20Marsica%20a%20Tagliacozzo.pdf|titolo=Aspetti del popolamento e del ruolo urbano nella Marsica|autore=Luigi Piccioni|editore=Ecostat-Unical|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
=== Contea dei Marsi ===
[[File:Castello Orsini.jpg|thumb|Castello Orsini-Colonna in cartolina d'epoca, prima del [[Terremoto della Marsica del 1915|terremoto del 1915]]]]
 
Con i [[conti dei Marsi]] si verificò una positiva evoluzione nei rapporti con la chiesa: il clero insediò stabilmente un [[vescovo]] nel territorio, a capo della nascente [[Diocesi di Avezzano|diocesi dei Marsi]].
Tuttavia la contea fu ancora invasa da bande armate come avvenne nell'anno 937, quando un esercito di seminomadi, gli [[Principato d'Ungheria|Ungari]], dopo aver devastato [[Capua]] e il [[Abbazia di Montecassino|monastero di Montecassino]], entrò bellicoso nel Fucino, dove si verificarono altri saccheggi e distruzioni. [[Marsi]] e [[Peligni]], uniti per difendere il territorio, sotto la guida di Berardo, conte dei Marsi, li assalirono presso [[Forca Caruso|Furca Ferrati]] facendone strage<ref>{{cita|Santellocco, 2004|p. 56.}}</ref>.
 
Con questa battaglia Berardo I afferma il suo potere sul vasto contado ottenendo di renderlo definitivamente indipendente dal ducato di Spoleto.
[[File:Avezzano Marsica medievale4.jpg|thumb|Rievocazione storica della [[battaglia di Tagliacozzo]] in [[piazza Risorgimento]]]]
[[File:Statuto Avezzano XIII secolo.jpg|thumb|Statuto di Avezzano del XIII secolo]]
 
Nel [[Basso Medioevo]] la vittoria di [[Carlo I d'Angiò]], invece, determinò la distruzione di [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]]. Gli abitanti del borgo parteggiarono in favore di [[Corradino di Svevia|Corradino]]: "''Re Carlo, quando sappelo, [[Albe (Massa d'Albe)|Alve]] fece guastare. Ca troppo foro presti, fecelo ben pariare. La ecclesia della Victoria in [[Marsi]] fece fare. De llà dalle [[Cappelle dei Marsi|Cappelle]], Francisci ce fece stare''", narrò lo scrittore aquilano [[Buccio di Ranallo]]<ref>[[Buccio di Ranallo]], ''[[Cronache aquilane|Cronaca]]'', c. 1362, quart. 143, p. 28.</ref>. Negli stessi giorni e per gli analoghi motivi, Carlo, fece distruggere il feudo di Pietraquaria, sul [[Riserva naturale guidata Monte Salviano|monte Salviano]]. Il borgo antico di Pietraquaria aveva tre chiese: Santa Maria, San Pietro e San Giovanni. Gli abitanti furono costretti a scendere verso Avezzano che raddoppiò così il numero degli abitanti, arrivando a quota 1.200-1.400.
 
Qualche anno dopo la vittoria di Carlo D'Angiò su Corradino la cittadina venne elevata a centro del contado che, tuttavia, continuò ad essere chiamato "contea di Albe". Agli inizi del 1300 terminò il processo aggregativo: in località Pantano, corrispondente all'originario centro della città, fu elevata l'importante [[pieve]] alla quale fecero capo diversi villaggi e località: San Felice alle Grotte di Claudio nei pressi della [[grotta di Ciccio Felice]]; Castelluccio (o San Lorenzo), nelle adiacenze del monte Salviano; Arrio alle pendici del monte Aria; Cerrito (o San Leonardo) sulla via Consolare (la contemporanea via San Francesco); Vico (località in cui fu edificata nel XVI secolo la [[Chiesa di Santa Maria in Vico]]), nei pressi del vecchio cimitero cittadino; Pescina (o San Nicola), contemporaneo quartiere di San Nicola; Perrate (o Parate) che corrisponde al contemporaneo quartiere di Scalzagallo; San Basilio nei [[piani Palentini]]; La Fonte o (San Salvatore), nella contemporanea località di Caruscino; Vicenne (o Sant'Andrea) nell'omonimo quartiere di Sant'Andrea, Gagliano (o San Sebastiano), località posta all'altezza all'incrocio fra via XX Settembre e via Garibaldi; Pennerina (o Santissima Trinità) in cima alla località Le Mole; Scimino o (San Simeone), nel contemporaneo quartiere della Pulcina; Le Fratte (o San Paolo), intorno alla distrutta chiesa di Santa Maria di Loreto; San Callisto, oltre via Sant'Andrea e lungo la strada Circonfucense, infine Casole (o Santa Maria della Casa), nella parte bassa di Caruscino<ref>Toponimi e riposizionamento degli insediamenti ad opera di Serafino Del Bove Orlandi (''[[Maria Teresa Cucchiari|Teresa Cucchiari]] Mostra'', 1999, p. 6.)</ref><ref>{{cita|Grossi, 2002|p. 145.}}</ref>.
 
La città fu feudo dei [[conti dei Marsi]], dei [[Normanni]] e per un certo periodo degli [[Hohenstaufen|Svevi]]. Nell'area di Pantano, secondo alcuni storici, confluiranno gli abitanti di Penna centro che si sviluppò ai bordi occidentali del lago Fucino durante le operazioni di costruzione del'emissario. Questi furono costretti ad abbandonare la località a causa di una grave inondazione, decidendo quindi di stabilirsi nell'area della contemporanea Avezzano<ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 1, p. 210.}}</ref>.
 
[[Francesco I del Balzo]], duca di [[Andria]], nel 1371 espugnò e devastò la cittadina di Avezzano in quanto i suoi abitanti parteggiarono chiaramente in favore di [[Filippo II d'Angiò|Filippo]], principe di [[Taranto]], genero e al contempo nemico del duca<ref>{{cita|Di Domenico, 2002|pp. 25-27.}}</ref>. In una pergamena, scritta in latino e risalente al 1441, vengono elencati e descritti usi e costumi dell'epoca, le strade, le contrade, le voci, i vocaboli e addirittura i motivi di una vertenza sorta tra gli abitanti di [[Luco dei Marsi]] ed Avezzano relativa al possesso e all'utilizzo dei terreni della località Penna (o La Penna), utilizzati dai romani durante il primo prosciugamento del lago Fucino<ref>{{cita|Belmaggio, 2000|p. 24.}}</ref>.
 
== L'età moderna ==
=== Le lotte tra gli Orsini e i Colonna ===
[[File:Portale del Castello Orsini-Colonna di Avezzano.jpg|thumb|Portale del [[castello Orsini-Colonna]], con i simboli delle due famiglie romane]]
[[File:Avezzano - Castello Orsini Colonna inscription secondary door.jpg|thumb|Iscrizione sul portale del castello Orsini-Colonna]]
 
Nel XV secolo le contee marsicane sono teatro delle lotte tra gli [[Orsini]] e i [[Colonna (famiglia)|Colonna]], potenti famiglie romane.
Nella prima metà del 1400 [[Giovanni Antonio Orsini Del Balzo|Giovanni Antonio Orsini]] divenne signore di Avezzano e delle contee di [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]] e [[Tagliacozzo]], controllando così tutte le aree ad occidente della [[Marsica]].
 
Con la conquista di [[Trasacco]] ebbero inizio gli scontri con i Colonna. Nel [[1443]], il [[Regno di Napoli|re di Napoli]] [[Alfonso V d'Aragona]] riconobbe il feudo come proprietà degli Orsini.
Alla morte di Giovanni Antonio, non avendo eredi, le due contee passarono al demanio regio per cinque anni<ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 1, p. 311.}}</ref>. Salito al trono, [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]], dopo la metà del 1400, confiscò i beni delle contee e vi pose a capo un [[Capitaneo (famiglia)|Capitaneo]] con incarichi militari, ma anche penali, politici e civili.
Durante la [[Congiura dei baroni|prima rivolta dei baroni]], gli Orsini si schierarono dalla parte del re mentre i Colonna rimasero neutrali: la speranza di entrambe le famiglie era quella di tornare a possedere le contee marsicane.
 
Con la discesa di [[Giovanni II di Lorena|Giovanni d'Angiò]] nel 1459, la Marsica tornò ad essere teatro di lotte e continue rivolte. Queste ebbero fine solo grazie agli alleati di Napoli (tra cui [[Federico da Montefeltro]]), i quali cacciarono gli angioini e conquistarono Avezzano<ref>{{cita|Brogi, 1900|pp. 288-289.}}</ref>. Qualche anno più tardi, allontanato definitivamente il generale angioino [[Jacopo Piccinino]], [[Orsini Del Balzo|Roberto Orsini]] tornò a regnare sul territorio di Avezzano ed Albe.
Alla sua morte, tuttavia, i Colonna fecero partire di nuovo le ostilità per la riconquista dei feudi.
La contea di Albe fu infine venduta dal re a [[Fabrizio Colonna]] che necessitava di denaro per riconquistare [[Otranto]] dai turchi nel 1480.
Re [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]] alla luce dell'appoggio degli Orsini a [[Papa Sisto IV]] nella guerra con [[Venezia]] contro [[Ferrara]], espulse la famiglia dal regno e donò la contea di Tagliacozzo ai Colonna.
 
Solo dopo la costituzione di una lega che comprese le due avversarie, [[Napoli]] e [[Venezia]], fu concesso agli Orsini di riprendere i loro territori in Marsica. Giovanni Colonna non volle, però, in nessun modo cedere Albe, cosicché gli Orsini, forti dell'approvazione del Papa, devastarono i loro possedimenti romani situati nella [[Campagna romana|campagna]] e nella zona dei [[Castelli Romani|castelli]].
Eletto [[Papa Innocenzo VIII]] che invece appoggiò i Colonna, la Marsica divenne di nuovo luogo di battaglie. In particolar modo Avezzano, da sempre favorevole ai Colonna. Mentre [[Virginio Orsini]] invase l'Abruzzo, [[Fabrizio I Colonna|Fabrizio Colonna]] venne accolto con entusiasmo dagli abitanti del contado albense.
Solo dopo la pace tra Roma e Napoli, siglata nel 1486, Albe tornò agli Orsini mentre i Colonna ripresero possesso dei loro possedimenti romani.
 
La politica "guerrafondaia" degli Orsini, non fu ben accetta dai terrazzani della contea, nel 1490 [[Gentile Virginio Orsini]] trasformò il [[Castello Orsini-Colonna|castello]] angioino di Avezzano, inglobando i resti della vecchia torre medievale del XII secolo<ref>{{cita|Febonio, 1678|lib. III, p. 147.}}</ref>, in una vera e propria rocca rinascimentale<ref>{{cita|Mastroddi, 1998|p. 16.}}</ref>. Sul portale del castello fece collocare l'iscrizione «Aviani. seditiosis. exitium» («a sterminio dei sediziosi»<ref name="Di Domenico">{{cita|Di Domenico, 2002|p. 24.}}</ref>), avvertimento rivolto ad allevatori e pescatori avezzanesi che parteggiarono per i Colonna<ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 1, p. 332.}}</ref>.
 
Il rifacimento dell'originario castello trecentesco in una efficiente e moderna rocca rinascimentale è sicuramente opera del noto architetto [[Francesco di Giorgio Martini]], che in quegli anni lavorava per gli Orsini, come testimoniano alcune lettere dello stesso Gentile Virginio Orsini<ref name="Di Domenico"/>.
 
=== Ducato dei Marsi ===
Il Ducato dei Marsi nel 1497 conteneva i contadi di Albe e Tagliacozzo, incluse le baronie di Carsoli e di Civitella Roveto a cui appartenevano diversi centri: [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]], [[Avezzano]], [[Canistro]], [[Capistrello]], [[Cappadocia (Italia)|Cappadocia]], [[Cappelle dei Marsi|Cappelle]], [[Carsoli]], [[Castellafiume]], [[Castelmenardo]], [[Castelvecchio (Sante Marie)|Castelvecchio]], [[Civita d'Antino]], [[Civitella Roveto|Civitella]], [[Carsoli|Celle]], [[Cese dei Marsi|Cese]], [[Colli di Monte Bove|Colli]], [[Corcumello]], [[Corvaro]], [[Luco dei Marsi|Luco]], [[Magliano de' Marsi|Magliano]], [[Marano dei Marsi|Marano]], [[Meta (Civitella Roveto)|Meta]], [[Oricola]], [[Roccacerro|Rocca Cerro]], [[Rocca di Botte]], [[Roccavivi]], [[Rosciolo dei Marsi|Rosciolo]], [[Pagliara dei Marsi|Pagliara]], [[Paterno (Avezzano)|Paterno]], [[Pereto]], [[Pescocanale]], [[Petrella Liri|Petrella]], [[Poggetello|Poggio]], [[San Donato (Tagliacozzo)|S. Donato]], [[Santa Anatolia (Borgorose)|S. Anatolia]], [[Sante Marie]], [[Scanzano (Sante Marie)|Scanzano]], [[Scurcola Marsicana|Scurcola]], [[Spedino]], [[Tagliacozzo]], [[Torano (Borgorose)|Torano]], [[Tremonti (Tagliacozzo)|Tremonti]], Tusco e [[Verrecchie|Verucchio]]<ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3927_orsini-e-colonna.html|titolo=Orsini e Colonna|autore=Giuseppe Grossi|editore=Comune di Avezzano|accesso=31 ottobre 2016}}</ref>.
[[File:Avezzano nel 1830.JPG|thumb|Raffigurazione idealizzata della città di Avezzano con le mura e le tre porte in una stampa riferita all'anno 1830 (Corrado Pagani, 1969)]]
 
=== Dalla signoria dei Colonna all'abolizione dei feudi ===
[[Alfonso d'Aragona (1481-1500)|Alfonso d'Aragona]] diventò re di un vastissimo regno che comprendeva di nuovo anche la [[Sicilia]] con capitale Napoli, la conquista aragonese causò il defenestramento di [[Renato d'Angiò]], ultimo re della dinastia [[Angiò-Valois|angioina]]. La Marsica, in quel periodo, risultò divisa in due contee: Celano con i [[Conti dei Marsi|conti]] cui successero i [[Piccolomini]] ed Albe con gli Orsini. Diversi diplomi di re [[Federico I di Napoli]], databili dal 1496 al 1499, determinarono chiaramente la vittoria dei Colonna sugli Orsini, proprio sul finire del medioevo. La signoria colonnese, durata senza interruzione circa tre secoli, fu in queste terre molto amata.
Ad Avezzano, in particolare, in cui ebbe origine l'espressione "Popolo e Colonna"<ref name="Spina"/>.
[[File:06 - Piceni et Vestinorum, Pelignorum, Marrucinorum; ac Frentanorum agri descriptio, 1624 - Philip Clüver.jpg|thumb|''Agri descriptio'', [[1624]] - [[Filippo Cluverio|Philip Clüver]]]]
 
=== Distretto di Avezzano ===
{{vedi anche|Distretto di Avezzano}}
{{Citazione|La città di Avezzano, per me residenza piacevole, può essere considerata come la capitale di
questo distretto, una volta abitata dai Marsi, per la sua civiltà e la sua popolazione.|[[Richard Colt Hoare]]<ref>{{cita web|url=http://cultura.regione.abruzzo.it/asp/loadDoc.asp?pdfDoc=xBeniCulturali/docs/viaggiatori/ColtHoare1.pdf|titolo=Viaggiatori stranieri in terra d'Abruzzo|editore=Regione Abruzzo|accesso=7 gennaio 2018}}</ref>}}
 
Sul trono napoletano [[Giuseppe Bonaparte]] il 2 agosto 1806 promulgò la [[Leggi eversive della feudalità|legge sull'abolizione dei feudi]]. Terminò, così, dopo oltre tre secoli, la signoria dei Colonna ad Avezzano.
Attuata dal Bonaparte una nuova ripartizione del regno di Napoli in province, in distretti e circondari, la [[Marsica]] fu suddivisa in modo non rispondente alla sua secolare unità politica e amministrativa, tanto che a ciò dovrà porre rimedio, cinque anni dopo, il successore [[Gioacchino Murat]].
[[File:Lake Fucino Map (Flickr 38955575 20bd3cd7eb o).jpg|thumb|Lago Fucino nel [[distretto di Avezzano]]]]
 
II 4 maggio 1811 verrà decretata l'istituzione del [[distretto di Avezzano]] che da quel momento diverrà il capoluogo effettivo della [[Marsica]]<ref>{{cita|Santellocco, 2004|p. 106.}}</ref>.
Il real Decreto fu firmato a [[Parigi]] da [[Gioacchino Murat]]: Avezzano è sede di sottointendenza, il suo distretto incluse inizialmente 7 circondari, ai quali poco tempo dopo fu aggiunto anche quello di [[Trasacco]].
In questo periodo, nella Marsica, come nel resto d'Abruzzo, sorsero le prime vendite carbonare che in seguito alle prime sconfitte napoleoniche acquisirono più fiducia nei propri mezzi.
 
== L'età contemporanea ==
[[File:Brigantaggio castelliri saccheggio chiavone.jpg|thumb|[[Brigantaggio]]: i saccheggi tra [[Marsica]] e [[basso Lazio]]]]
 
=== Dalla Restaurazione all'Unità d'Italia ===
Qui i movimenti carbonari furono piuttosto dinamici tanto che nel 1820 [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando I]] si vide costretto a firmare la Costituzione che riconobbe la provincia Marsia in luogo all'[[Abruzzo Ulteriore Secondo|Abruzzo ulteriore II]]. La carta costituzionale venne tuttavia ritirata un anno dopo con la repressione dei moti carbonari. Il real decreto contenne norme severissime per la repressione del brigantaggio nei territori continentali del [[Regno di Napoli]]<ref>[[cfr.]] Collezione delle leggi e decreti reali del [[Regno delle Due Sicilie]], anno 1821, decreto n. 110, pp. 104-110.</ref>.
Vi furono lunghi anni di devastazioni, saccheggi e stragi di cui furono vittime soprattutto le popolazioni della [[valle Roveto]]. I briganti reduci da [[Magliano de' Marsi]], da Avezzano o da [[Rocca di Mezzo]] furono al soldo di improvvisati e feroci generali borbonici<ref>{{cita|Santellocco, 2004|pp. 100-104.}}</ref>.
 
La recente e aggiornata ricerca storiografica illustra i numerosi avvenimenti abruzzesi in modo diverso, grazie e soprattutto alla documentazione d'archivio esaminata con approccio critico delle fonti<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/brigantaggio-postuniano/|titolo=Brigantaggio postuniano. Falsificazioni e inattendibilità|autore=Fulvio D'Amore|editore=Terre Marsicane|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
Furono le ultime giornate dell'ottobre 1860 per la [[Marsica]] le più terribili di quell'anno, carico di avvenimenti.
 
L'intera Marsica si divise tra proprietari liberali, contadini, braccianti e pastori ancora fedeli alla Chiesa e al Borbone. Mentre l'armata sardo-piemontese varcava il [[Tronto]] e i garibaldini combattevano sul [[Volturno]], Avezzano veniva occupata dalle [[camicie rosse]] di Pateras e Fanelli (1.400 uomini), che il 6 ottobre 1860, però, furono sconfitti presso [[Civitella Roveto]] dalle truppe borboniche condotte dal colonnello [[Theodor Friedrich Klitsche de la Grange]], dall'avvocato Giacomo Giorgi e dall'ex sergente borbonico [[Luigi Alonzi]], detto "Chiavone". Per rappresaglia, alcuni giorni dopo [[Tagliacozzo]] fu messa a ferro e fuoco da Pateras che, in "nome della libertà", incendiò ben 36 abitazioni compreso il [[Teatro Talia (Tagliacozzo)|teatro civico]], mentre la popolazione indignata scagliò addosso ai garibaldini tegole e olio bollente dalle finestre. Avezzano, benché sede di sotto-intendenza venne occupata il 19 dello stesso mese. Lo stesso graduato borbonico venne accolto trionfalmente dagli avezzanesi ostili ai [[Casa Savoia|Savoia]].
 
Scrisse in proposito l'ufficiale piemontese Alessandro Bianco di Saint-Jorioz: "''La popolazione di questo distretto apparentemente sembra indifferente e noncurante di qualunque avvenimento politico, ma si sveglierebbe nemica il giorno in cui sorgesse un evento qualunque che abbattesse anche per un momento la nostra autorità... Nobili e plebei, ricchi e poveri, qui tutti aspirano, meno qualche onorevole eccezione ad una prossima restaurazione borbonica. [...]''"<ref>{{cita|Bianco di Saint-Jorioz, 1864|pp. 44-45.}}</ref>. La gendarmeria, soldati svizzeri e napoletani tra il 20 e il 23, decisi a riconquistare il capoluogo di provincia, giunsero alla distanza di quattordici chilometri dal[[l'Aquila]], dove si erano asserragliati tutti i liberali fuggiti dalla Marsica. Poi, sopraggiunta la notizia della sconfitta del maresciallo borbonico [[Luigi Scotti Douglas]] in prossimità di [[Isernia]], le truppe borboniche si ritirarono nello [[Stato Pontificio]]. Numerose vendette e regolamenti di conti lasciarono la zona in preda all'anarchia, preludio del "grande brigantaggio" zonale che durò fino alla [[Breccia di Porta Pia]]. In Abruzzo si contarono 183 bande armate, da 5 a 200 elementi provenienti sia dal [[Molise]] sia dallo [[Stato Pontificio]], per un totale di circa 3.000-4.000 uomini alla macchia.
 
Solo dopo la sconfitta subita sul valico molisano del [[Battaglia del Macerone|Macerone]] dall'[[esercito delle Due Sicilie]], ad opera di [[Enrico Cialdini]], comandante delle truppe piemontesi, subentrò in tutti la certezza della fine dei [[Borboni]] e della prossima liberazione di città e paesi.
Si avviò così il percorso verso l'[[Unità d'Italia]], re [[Vittorio Emanuele II]] fu proclamato in tutto il territorio dell'ex-Regno napoletano e sventolò per la prima volta il [[tricolore]] d'[[Italia]].
 
=== Circondario di Avezzano ===
{{vedi anche|Circondario di Avezzano}}
Le mura di Avezzano, fatte edificare con ogni probabilità da [[Gentile Virginio Orsini]] negli ultimi anni del XV secolo<ref>Tommaso Lelio Orlandi, ''Storia urbanistica di Avezzano'', (in ''Marsica Domani'', anno XII, n. 6, p. 19, 1988).</ref>, furono abbattute tra il 1846 e il 1849, durante il periodo borbonico. La giunta della città, propose e fece realizzare simile provvedimento<ref>ASCA Archivio Storico del Comune di Avezzano, ''Decurionato Consiglio Generale degli Ospizi del II Abruzzo Ulteriore'', lettera indirizzata all'Intendente N. Dommarco, b. 17, fasc. 1, ''Verbale di subasta per la vendita di materiali dei seguenti tratti di mura di questo Comune''.</ref>, in quanto si credeva che, distruggendo le mura dell'antico borgo, sarebbero state debellate le varie epidemie di [[Febbre tifoide|tifo]] o di [[malaria]] con la circolazione dell'aria. L'ignoranza sulla medicina, fece credere a molti che tra gli stretti vicoli costruiti nella seconda metà del Trecento ristagnassero le continue epidemie, contratte invece dai contadini durante i lavori stagionali nell'[[agro romano]]<ref>{{cita|D'Amore, 2009|p. 104.}}</ref>.
 
Nel 1861 con l'[[unità d'Italia]] la suddivisione in province e circondari stabilita dal [[decreto Rattazzi]] fu estesa all'intera penisola. Da un punto di vista amministrativo il tramonto del dominio borbonico, segna oltre che la fine dei tre Abruzzi ([[Abruzzo Ulteriore Primo|Ultra I]], [[Abruzzo Ulteriore Secondo|Ultra II]] e [[Abruzzo Citra|Citra]]) e l'istituzione della regione [[Abruzzi e Molise]], la nascita del [[circondario di Avezzano]]<ref>{{cita|Santellocco, 2004|p. 124.}}</ref>. Si verificò, così, la trasformazione delle intendenze in prefetture, dei distretti in circondari e dei vecchi distretti in mandamenti. Nel 1926, un anno prima della completa soppressione dei circondari italiani, vennero assegnati a quello di Avezzano i comuni di [[Borgorose|Borgocollefegato]] e [[Pescorocchiano]], già appartenenti al soppresso [[circondario di Cittaducale]]<ref>[[s:R.D. 21 ottobre 1926, n. 1890 - Soppressione di 94 circondari e ricostituzione di quello di Tolmino|Regio Decreto 21 ottobre 1926, n. 1890, art. 4]]</ref>.
 
=== Il prosciugamento e la bonifica del Fucino ===
{{vedi anche|Fucino}}
[[File:Jean-Joseph-Xavier Bidauld - Vue de la ville d'Avezzano, au bord du lac de Celano, royaume de Naples.jpg|thumb|"Vue de la ville d'Avezzano" ([[Jean-Joseph-Xavier Bidauld]], 1789, [[museo del Louvre]] di [[Parigi]])]]
[[File:Fuciner-lake nasa.jpg|thumb|La piana del [[Fucino]]]]
 
Ad opera del banchiere [[Alessandro Raffaele Torlonia|Alessandro Torlonia]], nella seconda metà del 1800, fu definitivamente prosciugato il lago Fucino che aveva una superficie di oltre 14.000 ettari, terzo d'Italia per estensione<ref>{{cita web|url=http://www.terradabruzzo.com/storia/fucino.php|titolo=C'era una volta un lago|editore=Terra d'Abruzzo|accesso=6 maggio 2016}}</ref>. L'opera, considerata colossale, richiese decenni di lavoro per maestranze e tecnici.
 
Fu ripreso lo stesso progetto di 18 secoli prima, ristrutturando ed ampliando l'opera [[Claudio|claudiana]]. Come allora, imprevisti ed ostacoli vari rallentarono ed in alcuni casi rischiarono addirittura di far bloccare i lavori, tuttavia grazie alla ferrea volontà di Torlonia e soprattutto alle sue ingenti risorse economiche l'opera fu portata a termine. Per i calcoli ed il progetto di prosciugamento idrico Alessandro Torlonia si avvalse della collaborazione dei migliori ingegneri e di [[Carlo Afan de Rivera]] noto per l'ideazione e la progettazione di numerose opere pubbliche. Il Fucino che aveva una profondità massima nella depressione del bacinetto di 30 metri defluì lentamente attraverso i [[cunicoli di Claudio]], riversando le acque nel [[Liri|fiume Liri]] dallo sbocco dell'emissario oltre l'abitato di [[Capistrello]]. Ai vecchi cunicoli degli imperatori [[Claudio]] e [[Imperatore Adriano|Adriano]], furono aggiunti altri pozzi e sfiatatoi.
L'ingegnere svizzero Frantz Mayor de Montricher diresse i lavori che iniziarono il 10 luglio del 1854. A lui successe l'ingegnere Enrico Samuele Bermont che continuò a dirigere l'opera fino al 1869 quando l'ingegner Alessandro Brisse la portò a compimento tra il 1873 e il 1877<ref>Cesare Letta, ''Fucino cento anni'', atti del centenario 1877-1977, ARSSA, Avezzano, 1977.</ref>. Fu solo il primo ottobre del 1878 che il lago Fucino fu dichiarato ufficialmente prosciugato<ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3915_il-prosciugamento-del-fucino.html|titolo=Il prosciugamento del Fucino|editore=Comune di Avezzano|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
Liberata l'area dalle acque emerse così la piana del Fucino, una fertile pianura destinata alle coltivazioni agricole.
Per ottenere il prosciugamento dell'area furono realizzati una fitta rete di canali lunghi 285 chilometri, 238 ponti, 3 ponti canali e 4 chiuse, mentre 4.000 operai furono impegnati ogni giorno nelle varie operazioni. Il territorio sottratto alle acque equivaleva esattamente a 14.005,90 ettari di terreno agrario, suddivisi in seguito in 497 appezzamenti di 25 ettari ciascuno.
Per rendere la piana prosciugata lavorabile ed abitabile furono costruite case, fattorie e strade. La strada circumfucense di 52 chilometri circonda il bacino connessa a 46 vie rettilinee, parallele e perpendicolari, per un totale di ben 272 chilometri di arterie stradali. Oltre ai 24 milioni di lire spesi per il solo prosciugamento furono impiegati altri 19 per le prime opere viarie.
Nel 1886 per risolvere il problema della distanza tra i paesi ed i terreni da coltivare furono realizzate tra [[Luco dei Marsi]] e [[Trasacco]], 36 aziende inaugurate a cominciare dal 1890. Sempre in quegli anni fu costruita la strada che collega [[Napoli]] ad Avezzano e la linea [[ferrovia Roma-Sulmona|ferroviaria Roma-Avezzano-Sulmona]].
 
A Torlonia fu conferito il titolo di principe del Fucino e concessa una medaglia d'oro, inoltre fu elevato a titolo nobiliare di principe dal Re d'Italia, [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]].
Grazie al [[Regio Decreto]] [[Borboni di Napoli|borbonico]] del 1852 fu accordata la concessione dello spurgo e delle restaurazione del canale claudiano: il compenso era naturalmente in gran parte costituito dalle stesse terre bonificate. In questo modo il principe, diventato proprietario delle terre emerse per 99 anni, invitò dalla [[provincia di Teramo]], dalle [[Marche]] e dalla [[Puglia]] mezzadri ed agricoltori a cui vennero affidati gli appezzamenti<ref>{{cita|Pagani, 1966|vol. 2, pp. 531-532.}}</ref>.
 
Dal 1947 il principe Torlonia ha ricoperto il ruolo di presidente della [[banca del Fucino]]. Finalmente con la [[riforma agraria]] gli stessi mezzadri e alcuni braccianti marsicani divennero negli anni cinquanta proprietari delle terre. L'economia di Avezzano già in fase crescente per i servizi locali e la coltivazione di frutta, fece registrare un'ulteriore impennata grazie alle coltivazioni di ortaggi, carote, patate e barbabietole e grazie all'indotto che si venne a creare<ref>{{cita|Palmieri, 2006|pp. 111-115.}}</ref>.
 
=== Il terremoto del 13 gennaio 1915 ===
{{vedi anche|Terremoto della Marsica del 1915}}
[[File:Avezzano 13 gennaio 1915.jpg|thumb|Le macerie di Avezzano dopo il terremoto]]
[[File:AvezzanoDistrutta.jpg|thumb|La devastazione dopo il sisma del 1915]]
 
{{Citazione|I soffitti s'aprivano. In mezzo alla nebbia si vedevano ragazzi che, senza dire una parola, si dirigevano verso le finestre. Tutto è durato venti secondi, al massimo trenta. Quando la nebbia di gesso si è dissipata, c'era davanti a noi un mondo nuovo…|[[Ignazio Silone]]<ref>{{cita web|url=http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2015/18012015.pdf|titolo=Il terremoto dimenticato|autore=[[Paolo Rumiz]]|editore=La Repubblica|data=18 gennaio 2015||pagine=38-39|accesso=29 aprile 2018}}</ref>}}
Pochi decenni dopo la bonifica del Fucino e nel pieno dello sviluppo socio-economico della Marsica avvenne l'evento più tragico: il Terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915.
Conosciuto anche con il nome di [[Terremoto di Avezzano]] fu un [[sismologia|evento sismico]] di indicibile gravità.
Colpì l'intera area della [[Marsica]], subregione abruzzese. Il sisma del 1915, per forza distruttiva e numero di vittime, è classificato tra i principali [[Terremoti in Italia|terremoti]] avvenuti in territorio italiano. Causò 30.519 morti, secondo studi recenti del Servizio sismico nazionale. 10.700 vittime (più dell'80% dei residenti) vi furono nella città di Avezzano, epicentro del sisma, che contava prima della scossa principale di [[Scala Richter|magnitudo 7.0]] (Mw momento sismico) (11º grado della [[scala Mercalli]]) poco più di 13.000 abitanti. La tragedia avvenne tra le ore 07:48<ref>Orario riportato nel telegramma inviato dal comune di Tagliacozzo al Ministero dell'interno{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3914_il-terremoto.html|titolo=Il terremoto|editore=Comune di Avezzano|accesso=11 novembre 2017}}</ref> e le 07:52:43<ref>Orario ufficiale riportato nel Parametric Catalogue of Italian Earthquakes dell'[[Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia]]{{cita web|url=https://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/query_eq/|titolo=Parametric Catalogue of Italian Earthquakes|editore=INGV|accesso=11 novembre 2017}}</ref> del [[13 gennaio]] [[1915]].
 
Danni si ebbero a Roma, distante circa 100 chilometri dall'epicentro, come pure nel [[Lazio meridionale|Basso Lazio]] (in particolare nel [[Sora (Italia)|Sora]]no), in [[Molise]] e al confine della [[Campania]]; a Nord, nel [[Cicolano]] e nell'[[Provincia dell'Aquila|Aquilano]] e dalla [[Sabina]] alle [[Marche]], infine ad Est, verso le province adriatiche. La scossa fu avvertita dalla [[Pianura padana]] alla [[Basilicata]].
 
L'Italia era vicinissima all'ingresso nella [[Prima guerra mondiale|guerra contro l’Austria]] che avvenne nel mese di maggio del 1915. Questo causò notevoli problemi di ordine logistico nel continuare a prestare i già difficilissimi soccorsi. I militari alloggiati in tende provvisorie dovettero, infatti, partire in massa per il fronte. Moltissimi furono i decessi tra i feriti costretti all'addiaccio nei paesi isolati e tra le montagne impervie della Marsica, nei giorni rigidi e nevosi di quel periodo<ref>{{cita web|url=http://storing.ingv.it/cfti4med/quakes/24751.html|titolo=Informazioni sul terremoto del 1915|editore=INGV|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
I pochissimi sopravvissuti ad Avezzano (in gran parte feriti) rimasero senza tetto poiché tutti gli edifici crollarono su sé stessi, tranne il villino del cementista [[Bologna|bolognese]] Cesare Palazzi, situato in via Garibaldi, non distante dalla [[Stazione di Avezzano|stazione ferroviaria]] e diventato punto di riferimento per gli ingegneri che studiano quali tecniche adottare per difendersi dai terremoti. Al villino, ancora abitato, è stata applicata una targa commemorativa con su scritto ''Unica casa che ha resistito al terremoto del 13 gennaio 1915''.
Il terremoto isolò completamente la Marsica e l'entità e l'esatta zona geografica teatro del disastro arrivò al [[Governo Salandra II|Governo]] solamente nel tardo pomeriggio, complici anche i "rudimentali" mezzi di comunicazione dell'epoca<ref>{{cita|Vespa, Panecaldo, 1984}}</ref>.
I soccorsi, partiti la sera del 13 Gennaio arrivarono il giorno dopo, a causa dell'impraticabilità di ferrovia e strade causata da frane e macerie.
[[File:Castello Orsini of Avezzano earthquake 1915.jpg|thumb|Rovine del [[castello Orsini-Colonna]]]]
 
Più di 9000 uomini, fra militari, enti e civili tra cui la [[Croce Rossa Italiana]], i [[Bersaglieri]] e i volontari Scout del [[CNGEI]], vennero impegnati per i soccorsi, il trasporto dei feriti negli ospedali e la distribuzione dei viveri. A coloro che si distinsero maggiormente fra i soccorritori, venne riconosciuta, in seguito, una [[Medaglia di benemerenza per il terremoto di Avezzano del 1915|medaglia di benemerenza]], concessa dal Duca di Genova, [[Tommaso di Savoia-Genova|Tommaso di Savoia]], nominato dal Re, Luogotenente Generale del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]. L'evento sismico mise in evidenza l'impreparazione e, in parte, l'impotenza, dello Stato dinanzi ad eventi di tale gravità. [[Erminio Sipari]], deputato del collegio di [[Pescina]], portò in Parlamento la protesta di quelle vittime che probabilmente si sarebbero potute salvare se i soccorsi fossero stati più tempestivi<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/regno/lavori/leg24/sed164.pdf|titolo=Atti parlamentari - Legislatura XXIV - Camera dei Deputati|editore=Camera dei Deputati|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
Particolare menzione merita il cittadino avezzanese [[Camillo Corradini]] a cui con riconoscenza l'amministrazione comunale e la cittadinanza hanno dedicato la principale strada della città ed un busto bronzeo in [[piazza Risorgimento]]. [[Liberalismo|Liberale]] [[Benedetto Croce|crociano]], divenne nel 1905 ispettore generale del [[Ministero della Pubblica Istruzione]], mentre nel periodo 1908-1915 fu direttore generale della scuola primaria. Dopodiché venne nominato [[Consigliere di Stato]]. Nel post-terremoto fu, infine, capo di Gabinetto nel [[Ministero dell'interno|Ministero degli Affari Interni]]. Grazie all'impegno di Corradini, notevoli fondi furono spostati sulle opere pubbliche della città che in breve tempo fu ricostruita. Altra menzione merita [[Luigi Orione|Don Orione]] che giunse tempestivamente dopo il sisma ed instancabilmente si prodigò per gli orfani e le giovani ragazze di Avezzano e di tutta la Marsica rimaste senza famiglia. Indimenticabile anche l'opera di [[Luigi Guanella|Don Guanella]] e dell'allora [[Diocesi di Avezzano|Vescovo dei Marsi]], S.E. Mons. Pio Marcello Bagnoli.
 
Il terremoto del 1915 interessò un settore della catena appenninica fino ad allora caratterizzato da una sismicità giudicata poco significativa. Come per tutti gli altri terremoti della zona, precedenti e successivi, la causa fu lo slittamento di un'importante [[faglia]] (situata a sud est della [[Fucino|conca del Fucino]]). Avezzano, prima d'allora era una cittadina dinamica e fiorente di circa 13.000 abitanti: il prosciugamento del Fucino, avvenuto pochi decenni prima, faceva sentire positivi influssi sull'economia dell'area, nell'[[agricoltura]] e nel [[settore terziario]].
[[File:San Giovanni Avezzano.png|thumb|Ruderi della [[Chiesa di San Giovanni Decollato (Avezzano)|chiesa di San Giovanni]]]]
 
Avezzano perse quella vitalità e con essa alcuni storici edifici, in primis la [[Collegiata di San Bartolomeo (Avezzano)|collegiata di San Bartolomeo]] e tutte le chiese, il palazzo municipale, il [[Palazzo Torlonia (Avezzano)|palazzo Torlonia]], il teatro Ruggeri, mentre il [[castello Orsini-Colonna]] subì gravissimi danni.
Tuttavia la ricostruzione fu veloce. La Marsica fu una delle poche zone d'Italia a raggiungere tra il 1860 ed 1960 un incremento della popolazione pari al 150%, nonostante i 30.000 morti del terremoto, l'[[Influenza spagnola|epidemia spagnola]] le due devastanti guerre mondiali. Cinque anni dopo il sisma Avezzano già recuperò l'indice demografico, sfiorando nel 1921 i 12.000 abitanti<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/avezzano_%28Enciclopedia_Italiana%29/|titolo=Avezzano|autore=Roberto Almagia|autore2=Gino Cappelletti|autore3=Ignazio Carlo Gavini|editore=Treccani|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
 
''« Amico / la città che laggiù / alla tua vista si stende / non è quella dei nostri padri / di essa non restò / pietra su pietra / nel primo mattino / del 13 gennaio 1915. / Questa ha un altro volto / nel quale l'antico / si rischiara / non nel disegno / troppo diverso / ma nella forza dell'uomo / che tosto / riprese a camminare » ''(epigrafe commemorativa sul memoriale del [[Riserva naturale guidata Monte Salviano|monte Salviano]])<ref>{{cita web|url=http://www.marsicalive.it/?p=84992|titolo=Terremoto 1915, memoriale|editore=Marsica Live|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
[[File:Avezzano - Monte Salviano terremoto particolare.jpg|thumb|Epigrafe commemorativa sul memoriale del [[Riserva naturale guidata Monte Salviano|monte Salviano]]]]
 
Le apocalittiche immagini suscitate dal "Giorno della grande ira", come titolò lo storico Antonio Falcone, resteranno per sempre impresse nelle menti di giovani ed anziani. Nessuno potrà dimenticare la solidarietà dei paesi europei, inclusa l'[[Austria]] (i cui rappresentanti di governo inviarono un messaggio ufficiale di solidarietà al [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|ministro degli affari esteri]], [[Sidney Sonnino]]) l'arrivo dell'allora [[Regno d'Italia (1861-1946)|re d'Italia]], [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], le preghiere di [[Papa Benedetto XV]], l'aiuto alle migliaia di orfani di [[San Luigi Orione]] e di [[San Luigi Guanella]], l'opere di [[Ignazio Silone]] e [[Benedetto Croce]]<ref>{{cita web|url=http://www.marsicalive.it/?p=108736|titolo=Il volontariato ai tempi del terremoto del 1915|autore=Raffaello Di Domenico|editore=Marsica Live|accesso=31 ottobre 2016}}</ref><ref>Gabriella Arrasich, ''1915: l'Italia centrale trema. Aquila, Avezzano, Pescina, Sora ecc. Documenti in cartolina'', pp. 12-38, editore: La Cartolina/Collana Furio Arrasich, Roma, 1984.</ref>.
 
Particolarmente impressionanti le immagini riportate dalle oramai rarissime cartoline d'epoca della collana di Furio Arrasich e i reportage e gli articoli dei cronisti e dei giornalisti dell'epoca giunti sul posto. Molto toccante il cortometraggio muto in bianco e nero, girato a manovella in Avezzano pochi giorni dopo il sisma dai cinematografi francesi dell'Istituto [[Gaumont]], della durata di 6 minuti ed il documentario storico sul terremoto del 1915 dal titolo "La Notte di Avezzano" realizzato da Raffaello Di Domenico e proiettato per la prima volta il 13 gennaio 2011 presso il ristrutturato Castello Orsini-Colonna ad Avezzano, contenente 150 foto d'epoca pre e post-sisma, dati di sismologia storica e foto dell'ammiraglio statunitense J. Lansing Callan donate all'[[United States Geological Survey|U.S. Geological Survey.]] Particolare menzione merita il cortometraggio "Marsica un terremoto che ha settanta anni", realizzato dalla regista Anna Maria Cavasinni per la [[Cineteca di Bologna]] nel 1982.
 
Nel 2015, in occasione delle celebrazioni commemorative del centenario, [[Poste Italiane]] ha emesso un francobollo speciale dedicato al terremoto della Marsica<ref>{{cita web|url=http://e-filatelia.poste.it/resources/filatelia/pdf/emissioni2015/F.info%20TERREMOTO%20MARSICA.pdf|titolo=e-Filatelia|editore=Poste Italiane|accesso=|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150320023949/http://e-filatelia.poste.it/resources/filatelia/pdf/emissioni2015/F.info%20TERREMOTO%20MARSICA.pdf|dataarchivio=20 marzo 2015}}</ref> e l'[[Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato|istituto poligrafico e zecca dello Stato]] ha coniato la moneta con i simboli della tragedia e la rinascita di un popolo impressi su entrambi i lati<ref>{{cita web|url=http://www.avezzanoinforma.it/notizia/2015-05-22/3631/centenario-coniata-la-moneta-in-memoria-del-sisma-il-25-maggio-la-presentazione-.html|titolo=Centenario, coniata la moneta in memoria del sisma|editore=Avezzano Informa|accesso=29 aprile 2018}}</ref>.
Infine l'[[istituto nazionale di geofisica e vulcanologia]] ha realizzato un documentario, in tre parti, dal titolo ''Le radici spezzate: Marsica 1915 - 2015'' in cui viene raccontata attraverso immagini e testimonianze il fenomeno della delocalizzazione, ovvero della ricostruzione in altri luoghi dei borghi montani distrutti dal sisma<ref>{{cita web|url=https://ingvterremoti.wordpress.com/2015/03/16/le-radici-spezzate-marsica-1915-2015/|titolo=Le Radici Spezzate, Marsica 1915–2015|editore=[[Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia|INGV]]|curatore=Fabrizio Galadini|curatore2=Giuliano Milana|data=16 gennaio 2015|accesso=31 ottobre 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.portaleabruzzo.com/AlbumFotografico/Storiche/Avezzano/Il%20terremoto%20del%2013-01-1915/Avezzano%20-%20terremoto%201915.shtm|titolo=Il terremoto di Avezzano - 13 gennaio 1915|editore=Il Portale d'Abruzzo|accesso=31 ottobre 2016}}</ref>.
 
=== La prima guerra mondiale ===
[[File:Monumento ai Caduti Avezzano 30 settembre 2015.jpg|thumb|left|Monumento ai caduti per la patria]]
[[File:Avezzano campo di concentramento prima guerra mondiale.jpg|thumb|Campo di concentramento della prima guerra mondiale ad Avezzano]]
 
{{Citazione|Il terremoto ha voluto dietro di sé la guerra, e la guerra vorrà ancora!|[[Ignazio Silone]]<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/cultura/cards/terremoto-marsica-racconto-ignazio-silone-sisma-1915/silone-ritorno-sua-pescina.shtml|titolo=Terremoto della Marsica: così Ignazio Silone raccontò il sisma del 1915|autore=Dino Messina|editore=Corriere della Sera|pagina=7|data=25 agosto 2016|accesso=29 aprile 2018}}</ref>}}
Alcuni giovani avezzanesi ebbero salva la vita dal terremoto perché all'alba del 13 gennaio si trovarono in stazione in attesa del treno che li avrebbe condotti alla visita di leva militare. I contrari all'intervento militare dell'Italia interpretarono il terremoto di Avezzano come "un avviso salutare che la Provvidenza divina dà agli sconsigliati che vogliono la guerra"<ref>{{cita web|url=http://www.lavoroculturale.org/terremoto-della-marsica-del-1915/|titolo=Al terremoto come alla guerra|editore=IlLavoroCulturale|accesso=}}</ref>. Un'intera generazione di giovani che versò al terremoto un altissimo tributo venne così sottoposta ad un'ulteriore prova. Sfumata la possibilità di essere esonerati i giovani superstiti dovettero partecipare come soldati dell'esercito alla [[Prima guerra mondiale|grande guerra]]. Molti di loro, oltre 2.000, persero la vita sul fronte, lungo l'[[Isonzo]] e sul [[Carso]], si disse "per difendere l'onore e i ruderi"<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/avezzano-storia-di-una-citta/|titolo=Avezzano: storia di una città|autore=Roberta De Santi|editore=Terre Marsicane|data=17 settembre 2016|accesso=29 aprile 2018}}</ref>, mentre una buona percentuale degli altri sopravvissuti perì a causa dell'[[Influenza spagnola|epidemia spagnola]]<ref>{{cita web|url=http://www.abruzzoweb.it/contenuti/terremoto-avezzano-cento-anni-/561045-4/|titolo=Avezzano: i cento anni dal terremoto. Gli errori e i miracoli di quel disastro|autore=Elisa Marulli|editore=Abruzzo Web|data=13 gennaio 2015|accesso=13 gennaio 2018}}</ref>.
 
La partecipazione obbligatoria o volontaria dei fanti marsicani alla prima guerra mondiale è stata esaminata in chiave fortemente critica col fine di comprenderne il vero significato<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/la-retorica-borghese-nelle-commemorazioni-degli-studenti-marsicani-caduti-in-trincea-heri-dicebamus/|titolo=La retorica borghese nelle commemorazioni degli studenti marsicani caduti in trincea: heri dicebamus|autore=Fulvio D'Amore|editore=Terre Marsicane|accesso=3 febbraio 2018}}</ref>. L'entrata nel conflitto dei soldati fu caldeggiata dal poeta [[Gabriele D'Annunzio]], dai [[Futurismo|futuristi]] e dagli studenti<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/eroi-disertori-efamiglie-marsicane-durante-la-1guerra-mondiale/|titolo=Eroi, disertori e famiglie marsicane durante la prima guerra mondiale|autore=Fulvio D'Amore|editore=Terre Marsicane|accesso=3 febbraio 2018}}</ref>. La guerra causò oltre 800.000 morti, tra cui moltissimi giovani appartenenti alle classi 1878-1899<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/il-massacro-dei-fanti-contadini-marsicani-nella-prima-guerra-mondiale-1915-1918/|titolo=Il Massacro dei fanti contadini Marsicani nella Prima Guerra Mondiale (1915-1918)|autore=Fulvio D'Amore|editore=Terre Marsicane|accesso=3 febbraio 2018}}</ref>.
 
Il [[Campo di concentramento#La prima guerra mondiale|campo di concentramento]] per prigionieri di guerra fu dislocato nella zona nord della città su una superficie di circa 30 ettari<ref name="Proia">{{cita web|url=http://www.marsicalive.it/?p=164670|titolo=La storia, le foto d'epoca e i resti del PG091, il campo di concentramento di Avezzano|autore=Francesco Proia|editore=Marsica Live|data=11 aprile 2018|accesso=11 aprile 2018}}</ref>. Avezzano quasi completamente distrutta dal terremoto del 13 gennaio 1915 rinacque anche grazie alla forza lavoro dei prigionieri austro-ungarici che realizzarono diverse opere pubbliche come le tre conche con le cisterne per approvvigionamento idrico, la pineta a nord della città, il rimboschimento del [[Riserva naturale guidata Monte Salviano|monte Salviano]], i servizi viari cittadini e vari edifici, tra cui la casa-comando in legno, il villino Cimarosa, che venne edificato alle spalle della contemporanea chiesa della Madonna del Passo<ref name="Proia"/>. Nel quartiere di [[Borgo Pineta]] sono visibili i resti di alcuni edifici e del campo che fu uno dei più grandi del centro Italia<ref>{{cita web|url=http://www.comitatoabruzzesedelpaesaggio.com/2008/09/il-concentramento-di-avezzano-oggi/|titolo=Il Concentramento di Avezzano|autore=Alfredo Mantini|editore=comitatoabruzzesedelpaesaggio.com|data=15 settembre 2008|accesso=6 novembre 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=http://lestoriedietroifrancobolli.blogspot.it/2013/07/i-prigionieri-di-guerra-austro-ungarici.html|titolo=I prigionieri di guerra austro-ungarici nel campo di concentramento di Avezzano|autore=Angelo Di Stefano|editore=lestoriedietroifrancobolli|data=9 luglio 2013|accesso=6 novembre 2016}}</ref>.
 
Fin dalla istituzione del campo di concentramento era presente in località Chiusa Resta, nella contemporanea via Piana, il cimitero degli austro-ungarici deceduti durante la prigionia. Tra il 1969 ed il 1991 furono riesumate quasi tutte le salme, circa 800, che vennero trasferite nel [[sacrario militare di Asiago]]. Nel 2007 a seguito della continua espansione edilizia di questa zona della città, si è proceduto alla riesumazione degli ultimi resti e con una solenne cerimonia alla restituzione delle spoglie alle autorità estere<ref>''La Grande Guerra in Abruzzo. Viali e parchi della rimembranza e monumenti ai caduti'', [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|MiBACT]], catalogazione del 17 settembre 2014.</ref>.
 
=== Il trasferimento della diocesi dei Marsi ===
{{vedi anche|Diocesi di Avezzano}}
Fondata, secondo la tradizione, da [[San Marco di Atina|San Marco Galileo]] e retta in seguito da [[Rufino di Assisi|San Rufino]] e suo figlio [[Cesidio e compagni|Cesidio]] nel III secolo, la [[Diocesi di Avezzano|Diocesi dei Marsi]] ha avuto, nei secoli, diversi spostamenti della ''cathedra episcopi'', dall'antica sede di [[Marruvio|Marruvium]] fino a quella definitiva di Avezzano.
[[File:La Cattedrale di Avezzano 10 ottobre 2015.jpg|thumb|[[Cattedrale dei Marsi]]]]
 
Nel 1580, con una Bolla pontificia ''In suprema dignitatis'' di [[Papa Gregorio XIII]] la cattedra venne spostata dapprima dall'antica [[Chiesa di Santa Sabina (San Benedetto dei Marsi)|cattedrale di Santa Sabina]] (sita in Marruvio, presso la contemporanea [[San Benedetto dei Marsi]]) a [[Pescina]], nella nuova cattedrale di [[Concattedrale di Santa Maria delle Grazie|Santa Maria delle Grazie]], ove rimase fino ai primi anni del XX secolo. L'ultimo trasferimento della sede vescovile fu quello definitivo, da Pescina ad Avezzano<ref>{{cita web|http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Quaderni/Quaderno_85.pdf|Guida degli archivi diocesani|editore=MiBACT|accesso=29 aprile 2018}}</ref>. Questo evento attestato definitivamente il 16 gennaio del 1924 con la bolla ''Quo Aptius'' di [[Papa Pio XI]], suscitò non poche polemiche: i pescinesi intrapresero un fitto scambio epistolare con la curia per evitare il trasferimento. Tuttavia i prodromi per il trasferimento sembrano risalire addirittura a circa un secolo prima, nel 1816, quando Avezzano venne scelta come [[Distretto di Avezzano|capoluogo di distretto]]: da quell'anno cominciarono i tentativi di spostare la sede della diocesi in città.
 
Nel 1843 gli avezzanesi riuscirono ad ottenere il consenso da [[Roma]] e da [[Napoli]], ma non dal vescovo appena insediato, monsignor Michelangelo Sorrentino: quella del presule fu una scelta senza dubbio prudente, ma che non teneva conto della sempre più inarrestabile ascesa di Avezzano al ruolo di capoluogo politico ed economico del territorio, di cui già era il comune più popoloso. In quegli anni cominciarono, tra l'altro, i lavori per il prosciugamento del [[Fucino]] e [[Alessandro Raffaele Torlonia|Alessandro Torlonia]] aveva posto il suo quartier generale proprio in città. Un altro tentativo importante fu nel 1884 quando, dopo l'[[unità d'Italia]], tutte le faccende amministrative della curia cominciarono ad essere svolte dagli uffici civili di Avezzano, ma anche in questo caso le richieste dei suoi fedeli non furono soddisfatte<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/profilo-storico-della-diocesi-dei-marsi-parte-quinta/|titolo=Profilo storico della Diocesi dei Marsi|autore=Angelo Melchiorre|editore=Terre Marsicane|data=11 ottobre 2011|accesso=11 aprile 2018}}</ref>.
 
Nel 1911 quando Pio Marcello Bagnoli venne ordinato vescovo ci si rese conto che la "cathedra episcopi" non poteva che trovare sede nel centro principale della Marsica. Così, dopo il [[Terremoto della Marsica del 1915|terremoto del 1915]], il vescovo spostatosi temporaneamente nel [[Palazzo Ducale (Tagliacozzo)|palazzo Ducale]] di [[Tagliacozzo]], fu costretto a scegliere tra il ricostruire tutti gli uffici vescovili di [[Pescina]] o il costruirne di nuovi in Avezzano. Fu scelta la seconda possibilità, ma il braccio di ferro tra Pescina e il vescovado continuò fino al 1922, quando il "Comitato per la difesa di Pescina" diffuse un opuscolo intitolato ''Per la sede episcopale e per il seminario di Pescina - L'antica sede della cattedrale dell'Episcopato e del seminario dei Marsi'', in cui venne motivata la reazione dei pescinesi.
Il vescovo rimase tuttavia irremovibile nella sua decisione confermata dalla succitata [[Lista di bolle pontificie|Bolla pontificia del 1924]], la quale recita:
 
"''Quo aptius dioecesis regimini prospiciatur, attentis etiam praesentis temporis adiunctis, Nos utile ac necessarium duximus episcopalem Marsorum sedem et cathedram transferre a civitate Piscina ad civitatem Aveanum, fere in medio Marsorum territorio sitam, dum Piscina in extremis est: et insuper propter vias ferreas praefata urbs Aveanum etiam faciliorem aditum commerciumque habet cum universa dioecesi. Quare, suppleto, quatenus opus sit, quorum intersit aut sua interesse praesumant, consensu, de Apostolicae potestatis plenitudine, a civitate Piscina sedem et cathedram episcopalem Marsorum, una cum Seminario et cum cathedrali Capitulo [...] ad urbem Aveanum transferimus, cum omnibus iuribus, privilegiis, honoribus et praerogativis, quibus ceterae episcopales sedes gaudent, reservato tamen antiquae ecclesiae Beatae Mariae Virginis ad Nives Piscinae titulo et honore concathedralis. Ecclesia autem Aveani exstruenda sub titulo [[Bartolomeo apostolo|S. Bartholomaei Apostoli]], quum primum fuerit perfecta et consecrata, Cathedra erit pro Episcopis Marsorum; ibique etiam Capitulum cathedrale servitium chorale iuxta canonicas leges obibit. [...]"''<ref>{{cita web|url=http://www.vatican.va/archive/aas/documents/AAS-16-1924-ocr.pdf|titolo=Archivio|editore=Archivio Vaticano|accesso=29 aprile 2018}}</ref>
 
Ufficialmente intitolata ai [[Marsi]] la [[conferenza episcopale]] italiana modificò nel 1986 il nome per ragioni burocratiche in "Diocesi di Avezzano. Diocesis Marsorum"<ref>{{cita|Santellocco, 2004|pp. 136-137.}}</ref>.
 
==== Cronotassi dei vescovi dal trasferimento della diocesi ====
* Pio Marcello Bagnoli, [[Ordine dei Carmelitani Scalzi|O.C.D.]] † (14 dicembre [[1910]] - 17 gennaio [[1945]], deceduto)
* Domenico Valerii † (9 agosto [[1945]] - 10 novembre [[1973]], ritirato)
* Vittorio Ottaviani † (10 novembre [[1973]] - 22 aprile [[1977]], dimesso)
* Biagio Vittorio Terrinoni, [[Ordine dei Frati Minori Cappuccini|O.F.M.Cap.]] † (22 aprile [[1977]] - 23 giugno [[1990]], ritirato)
* [[Armando Dini]] (23 giugno [[1990]] - 21 novembre [[1998]], nominato arcivescovo di [[Arcidiocesi di Campobasso-Boiano|Campobasso-Boiano]])
* [[Lucio Angelo Renna]], [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|O.C.]] (9 giugno [[1999]] - 2 settembre [[2006]], nominato vescovo di [[Diocesi di San Severo|San Severo]])
* [[Pietro Santoro (vescovo)|Pietro Santoro]], dal 28 giugno [[2007]] a oggi
 
=== L'epoca fascista e la seconda guerra mondiale ===
[[File:Martin Baltimore - Royal Air Force- Italy, 1942-1945. CNA2480.jpg|thumb|Un [[Martin 187 Baltimore|Martin Baltimore]] Mark IV of N.223 Squadron RAF che sorvola l'appennino abruzzese dopo il bombardamento al nodo stradale tra Avezzano e [[Popoli (Italia)|Popoli]]]]
[[File:Royal Air Force- Italy, the Balkans and South-east Europe, 1942-1945. C4369.jpg|thumb|Sei ''Martin Baltimore'' della [[Royal Air Force]]
volano in formazione prima di attaccare le postazioni di artiglieria tedesche in [[valle del Liri]]]]
 
Durante la seconda guerra mondiale, la vicina [[Celano]] ebbe la ventura di essere dichiarata sede ospedaliera e, come tale, immune da bombardamenti e da azioni di guerra. Senz'altro fu una fortuna la presenza di una città bianca a pochi chilometri di distanza. Dopo l'8 settembre 1943, però, la frazione di [[Paterno (Avezzano)|Paterno]] risentì del fatto che nella vicina [[Massa d'Albe]] si trovava il Quartier Generale Tedesco per l'Italia del centro-Sud sotto la guida del [[Albert Kesselring|generale Kesselring]]. Massa, per questo, fu soggetta a due poderosi bombardamenti aerei da parte degli alleati e fu quasi totalmente distrutta, causando la morte di 43 civili e di circa 200 soldati tedeschi.
 
Anche Paterno, alle porte di Avezzano, fu soggetta ad attacchi miranti a colpire i convogli militari e i depositi di bombe. Per far saltare in aria uno di questi ultimi che si trovava nei pressi della fontana di Pietragrossa, Paterno il 10 novembre 1943, subì un bombardamento violentissimo. Qualche tempo dopo, i monti sovrastanti accolsero diversi prigionieri alleati, fuggiti dal campo di concentramento di Avezzano.
Durante il ventennio fascista tuttavia vi fu la risoluzione di problematiche ultradecennali che affliggevano il territorio della Marsica.
Fu completata la bonifica del lago del Fucino per volontà di [[Benito Mussolini]] dato che in alcuni appezzamenti il terreno era tornato ad essere acquitrinoso. Il duce voleva sfruttare al meglio le potenzialità agricole dell'altopiano abruzzese anche per lo sviluppo dell'area di Avezzano. Benito Mussolini visitò la città di Avezzano l'11 Agosto 1938 proveniente da [[Carsoli]] e dalla [[piana del Cavaliere]] dove assisté alla fase finale delle manovre che sanzionarono il passaggio dalla divisione trinaria a quella binaria, ovvero il passaggio da tre reggimenti di fanteria e uno di artiglieria a due di fanteria e uno di artiglieria potenziata.
 
Al centro degli interessi del vescovo dei Marsi, mons. Marcello Pio Bagnoli c'era la ricostruzione della [[cattedrale di Avezzano]], distrutta dal terremoto del 1915. I lavori iniziati da tempo rimasero però sospesi per anni fin quando il vescovo ruppe gli indugi rivolgendosi direttamente al capo del governo fascista, in quel tempo in visita ad un campo di addestramento dei giovani fascisti non lontano da Avezzano.
L'incontro avvenuto nel 1938 ad Avezzano tra Mussolini e il presule, sortì effetti positivi. Furono rapidamente reperiti i fondi, moltiplicate le maestranze, messe in azione diverse ditte appaltatrici. Fu così che il vecchio progetto precedentemente bocciato dal [[Genio civile]] venne ripreso con la cattedrale già in fase di costruzione che poté essere ingrandita.
 
Nel 1942 alla presenza delle autorità e con il capo del governo in testa la nuova cattedrale dei Marsi venne consacrata. Scalfita dai bombardamenti aerei del 22 e 23 marzo 1944 la chiesa venne restaurata nell'immediato [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]]. A causa della rappresaglie naziste e dei pesanti bombardamenti aerei effettuati a partire dalla metà di marzo del 1944 dai "Bomber group" della dodicesima e quindicesima forza aerea degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] ad Avezzano fu concessa la [[Medaglia d'argento al merito civile]] nel 1961. Appena ricostruita dalla devastazione del sisma la cittadina fu distrutta nuovamente al 70% circa da ben 19 bombardamenti<ref>{{cita|Palmieri, 2006|p. 106.}}</ref>.
 
Il 10 giugno 1944 la città fu liberata dall'oppressione nazista dall'[[New Zealand Army|esercito neozelandese]] (2ª Divisione Neozelandese)<ref>{{cita web|url=http://www.combattentiliberazione.it/category/la-guerra-si-espande/1944-giugno|titolo=1944 giugno|editore=Associazione Nazionale Combattenti FF.AA.|accesso=2 maggio 2017}}</ref>.
Appena caduto il fascismo in tutti i comuni della [[Marsica]] vi fu una naturale rivalsa da parte di coloro che ostili al regime avevano dovuto subire umiliazioni e persecuzioni.
 
=== Avezzano odierna ===
[[File:Avezzano Ixus 175.JPG|thumb|Foto panoramica dal [[Riserva naturale guidata Monte Salviano|monte Salviano]]]]
 
Nonostante il disastro del terremoto e i bombardamenti del 1944 che distrussero la città per la seconda volta, Avezzano fu ricostruita raggiungendo in pochi anni un notevole incremento demografico.
Nella città moderna sono state valorizzate le risorse locali, potenziata l'imprenditoria agricola, incrementato il tessuto economico e industriale e si è avuta una maggiore attenzione rispetto ai settori della cultura e del turismo.
L'investimento nelle strutture scolastiche ha prodotto importanti effetti<ref>{{cita web|url=http://www.provincia.laquila.it/provincia.laquila.it/icons/2011/Osservatorio/05_Popolazione_scolastica_Istituti_Provincia_2010_2011.pdf|titolo=Osservatorio scolastico provinciale|editore=Provincia dell'Aquila|accesso=29 aprile 2018}}</ref>, la città ospita la sede distaccata della facoltà di giurisprudenza dell'[[università degli Studi di Teramo]] e il polo formativo della facoltà di scienze infermieristiche e fisioterapia dell'[[università degli Studi dell'Aquila]].
 
==== Simboli di Avezzano ====
{{vedi anche|Stemma di Avezzano}}
L'attuale stemma è il decimo nella storia di Avezzano. È stato riconosciuto nel 1994 dal presidente della Repubblica, [[Oscar Luigi Scalfaro]]<ref>[[Decreto del presidente della Repubblica|D.P.R.]] dell'8 agosto 1994.</ref>.
 
'''''Stemma''''': ''d'azzurro, al San Bartolomeo di carnagione, in maestà, aureolato d'oro, capelluto e barbuto di nero, mirante verso l'alto, i fianchi e parte delle gambe drappeggiati di rosso, il braccio destro alzato, la mano destra impugnante il coltello del martirio, posto in banda, con la punta all'insù, d'argento, la spalla sinistra coperta dalla pelle del Santo, al naturale, pendente fino al fianco sinistro, attraversante il drappeggio, terminante con le mani e con il viso, rovesciati, il Santo sostenuto dalla pianura diminuita, d'oro. Ornamenti esteriori da città.''<ref name="Simboli">{{cita|Belmaggio, 1997|pp. 55-78.}}</ref>
 
'''''Gonfalone''''': ''drappo di giallo, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della città, le parti in metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto giallo con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.''<ref name="Simboli"/>
 
==== Onorificenze ====
{{Onorificenze
|immagine=Corona di città.svg
|nome_onorificenza=Titolo di Città
|collegamento_onorificenza=Titolo di città
}}
Il comune di Avezzano si fregia del titolo di città<ref>[[Decreto del presidente della Repubblica|D.P.R.]] del 21 giugno 1994.</ref><ref>{{cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/|titolo=Ufficio araldico - Fascicoli comunali|editore=ACS Beni Culturali}}</ref><ref>{{cita web|url=http://trasparenza.comune.avezzano.aq.it/moduli/downloadFile.php?file=oggetto_regolamenti/141951159150O__OStatuto%20comune%20Avezzano.pdf|titolo=Statuto di Avezzano art.2 comma 3|formato=PDF|editore=Comune di Avezzano|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305122510/http://trasparenza.comune.avezzano.aq.it/moduli/downloadFile.php?file=oggetto_regolamenti%2F141951159150O__OStatuto%20comune%20Avezzano.pdf|dataarchivio=5 marzo 2016}}</ref>.
{{Onorificenze
|immagine= Merito civile silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza= Medaglia d'argento al merito civile
|collegamento_onorificenza= Città decorate al merito civile
|motivazione = Sotto l'infuriare dei bombardamenti e delle rappresaglie nemiche, che causavano gravissime perdite umane e materiali, conserva intatta la sua fede nella libertà e nei destini della Patria.
|luogo = Avezzano, 1943-1945<ref>[[Decreto del presidente della Repubblica|D.P.R.]] del 31 dicembre 1961.</ref>
}}
 
==Suddivisione amministrativa==
== Note ==
La provincia è suddivisa nei seguenti dieci distretti (in lao: ເມືອງ, trasl.: ''[[mueang]]''):
{{Note strette}}
{| class="wikitable"
! Codice
! Nome del distretto
! Nome lao
|-
||16-01||[[Distretto di Pak Sé|''mueang'' Pak Sé]]||{{lang|lo|ເມືອງປາກເຊ}}
|-
||16-02||[[Distretto di Sanasomboun|''mueang'' Sanasomboun]]||{{lang|lo|ເມືອງຊະນະສົມບູນ}}
|-
||16-03||[[Distretto di Bachiangchaleunsouk|''mueang'' Bachiangchaleunsouk]] ||{{lang|lo|ເມືອງບາຈຽງຈະເລີນສຸກ}}
|-
||16-04||[[Distretto di Paksong|''mueang'' Paksong]]||{{lang|lo|ເມືອງປາກຊ່ອງ}}
|-
||16-05||[[Distretto di Pathoumphone|''mueang'' Pathoumphone]]||{{lang|lo|ເມືອງປະທຸມພອນ}}
|-
||16-06||[[Distretto di Phonthong|''mueang'' Phonthong]]||{{lang|lo|ເມືອງໂພນທອງ}}
|-
||16-07||[[Distretto di Champasak|''mueang'' Champasak]]||{{lang|lo|ເມືອງຈຳປາສັກ}}
|-
||16-08||[[Distretto di Soukhoumma|''mueang'' Soukhoumma]]||{{lang|lo|ເມືອງສຸຂຸມາ}}
|-
||16-09||[[Distretto di Mounlapamok|''mueang'' Mounlapamok]]||{{lang|lo|ເມືອງມູນລະປະໂມກ}}
|-
||16-10||[[Distretto di Khong|''mueang'' Khong]]||{{lang|lo|ເມືອງໂຂງ}}
|}
 
== Bibliografia Note==
<references/>
{{vedi anche|Bibliografia su Avezzano}}
{{MultiCol}}
* {{cita libro|titolo=Avezzano nel tempo e i suoi sindaci|autore=Francesco Belmaggio|editore=LCL Stampe Litografiche|città=Avezzano|anno=2000|SBN=IT\ICCU\AQ1\0055482|cid=Belmaggio, 2000}}
* {{cita libro|titolo=Storia e araldica della città di Avezzano|autore=Francesco Belmaggio|editore=LCL Stampe Litografiche|città=Avezzano|anno=1997|SBN=IT\ICCU\AQ1\0063975|cid=Belmaggio, 1997}}
* {{cita libro|titolo=Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863|autore=Alessandro Bianco di Saint-Jorioz|editore=G. Daelli e C.|città=Milano|anno=1864|SBN=IT\ICCU\BAS\0257962|cid=Bianco di Saint-Jorioz, 1864}}
* {{cita libro|titolo=La Marsica antica, medioevale e fino all'abolizione dei feudi|autore=Tommaso Brogi|editore=Tipografia Salesiana|città=Roma|anno=1900|SBN=IT\ICCU\SBL\0393442|cid=Brogi, 1900}}
* {{cita libro|titolo=Il tesoro del lago: l'archeologia del Fucino e la Collezione Torlonia|autore=Adele Campanelli|etal=si|editore=Carsa Edizioni|città=Pescara|anno=2001|SBN=IT\ICCU\UMC\0099815|cid=Campanelli, 2001}}
* {{cita libro|titolo=Il museo lapidario comunale|autore=Fiorenzo Catalli|editore=Di Censo editore|città=Avezzano|anno=1998|SBN=IT\ICCU\CFI\0450313|cid=Catalli, 1998}}
* {{cita libro|titolo=L' Avezzano neoclassica vista dal pittore provenzale [[Jean-Joseph-Xavier Bidauld]]|autore=Fulvio D'Amore|editore=Deputazione abruzzese di storia patria|città=L'Aquila|anno=2009|SBN=IT\ICCU\AQ1\0121275|cid=D'Amore, 2009}}
* {{cita libro|titolo=Il castello Orsini Colonna|autore=Raffaello Di Domenico|editore=Amministrazione comunale|città=Avezzano|anno=2002|SBN=IT\ICCU\RMS\0147085|cid=Di Domenico, 2002}}
* {{cita libro|titolo=Corpus inscriptionum italicarum antiquioris aevi ordine geographico digestum|autore=[[Ariodante Fabretti|Ariodantis Fabretti]]|editore=Aug. Taurinorum|città=Torino|anno=1867|SBN=IT\ICCU\UM1\0078433|cid=Fabretti, 1867}}
* {{cita libro|titolo=Historiae Marsorum (libri tres)|autore=[[Muzio Febonio]]|editore=Michaelem Monachum|città=Napoli|anno=1678|SBN=IT\ICCU\SBLE\003381|cid=Febonio, 1678}}
{{ColBreak}}
* {{cita libro|titolo=Il regesto di Farfa (di [[Gregorio da Catino]])|autore=[[Ignazio Giorgi (poligrafo)|Ignazio Giorgi]]|autore2=[[Ugo Balzani]]|editore=Società romana di storia patria|città=Roma|anno=1879|SBN=IT\ICCU\RMS\0140785|cid=Giorgi, Balzani, 1879}}
* {{cita libro|titolo=Marsica: guida storico-archeologica|autore=Giuseppe Grossi|editore=Aleph|città=Luco dei Marsi|anno=2002|SBN=IT\ICCU\RMS\1890083|cid=Grossi, 2002}}
* {{cita libro|titolo=Chronica monasterii Casinensis (Die Chronik von Montecassino)|autore=[[Leone Marsicano]]|editore=Hahnsche Buchhandlung|città=Hannover|anno=1980|SBN=IT\ICCU\NAP\0429966|cid=Leone, 1980}}
* {{cita libro|titolo=L'altra Avezzano|autore=Maurizia Mastroddi|editore=Di Censo|città=Avezzano|anno=1998|SBN=IT\ICCU\AQ1\0038036|cid=Mastroddi, 1998}}
* {{cita libro|titolo=Avezzano e la sua storia|autore=Giovanni Pagani|editore=Tipografia dell'Abbazia|città=Casamari|anno=1966|SBN=IT\ICCU\SBL\0393481|cid=Pagani, 1966}}
* {{cita libro|titolo=Avezzano, un secolo di immagini|autore=Eliseo Palmieri|editore=Paolo de Siena|città=Pescara|anno=2006|SBN=IT\ICCU\TER\0011256|cid=Palmieri, 2006}}
* {{cita libro|titolo=Marsica nel primo anniversario del terremoto del 13 gennaio 1915|autore=Raffaele Salucci|editore=Tipografia dei Monasteri|città=Subiaco|anno=1916|cid=Salucci, 1916}}
* {{cita libro|titolo=I duchi di Spoleto: appendice al libro degli edifici e dei frammenti storici antichi della medesima città|autore=[[Achille Sansi]]|editore=Pietro Sgariglia|città=Foligno|anno=1870|SBN=IT\ICCU\PUV\0654551|cid=Sansi, 1870}}
* {{cita libro|titolo=Marsi: storia e leggenda|autore=Attilio Francesco Santellocco|editore=Touta Marsa|città=Luco dei Marsi|anno=2004|SBN=IT\ICCU\AQ1\0071275|cid=Santellocco, 2004}}
* {{cita libro|titolo=Le origini della cultura europea: rivelazioni della linguistica storica|autore=[[Giovanni Semerano (filologo)|Giovanni Semerano]]|editore=Leo S. Olschki|città=Firenze|anno=1984|SBN=IT\ICCU\UBO\0094196|cid=Semerano, 1984}}
* {{cita libro|titolo=Marsica 1915|autore=[[Bruno Vespa]]|autore2=Placido Arnaldo Panecaldo|editore=Fotogramma|città=Roma|anno=1984|SBN=IT\ICCU\BRI\0019750|cid=Vespa, Panecaldo, 1984}}
{{EndMultiCol}}
 
== Voci correlate ==
*[[Regno di Champasak]]
{{MultiCol}}
* [[Storia della Marsica]]
* [[Urbanistica di Avezzano]]
* [[Terremoto della Marsica del 1915]]
{{ColBreak}}
* [[Distretto di Avezzano]]
* [[Circondario di Avezzano]]
* [[Diocesi di Avezzano]]
{{EndMultiCol}}
 
==Altri progetti==
== Collegamenti esterni ==
{{interprogetto}}
* {{Cita testo|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3883_la-storia.html|titolo=La storia|sito=comune.avezzano.aq.it|editore=Comune di Avezzano|accesso=30 aprile 2018}}
* {{Cita testo|url=http://www.avezzano.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=listpages&subid=1|titolo=Storia|sito=terremarsicane.it|editore=Terre Marsicane|accesso=30 aprile 2018}}
 
{{Province del Laos}}
{{Avezzano}}
{{Portale|Marsica|storia}}
 
[[Categoria:StoriaProvincia di AvezzanoChampasak| ]]