Rocco (famiglia) e Vesubia: differenze tra le pagine

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{{Fiume
 
|nome = Vesubia
{{Casata
|immagine = Vesubie.JPG
|cognome = [[File:Crown of Italian patrician.svg|50px]]<br/>Rocco<br/><small>del Seggio di Montagna</small>
|didascalia = L'alto corso del fiume
|stemma = Stemma Rocco.jpg
|nazione = FRA
|blasonatura = <small>Di [[Azzurro (araldica)|azzurro]] con tre [[Banda (araldica)|bande]] d'[[Oro (araldica)|oro]] ed il [[Capo (araldica)|capo]] di [[Rosso (araldica)|rosso]], caricato di tre [[Rocco (araldica)|rocchi]] d'[[Argento (araldica)|argento]] posti in [[fascia (araldica)|fascia]]</small>
|attraversa ={{simbolo|Flag of Provence Alpes Cote d Azur.png}} [[Provenza-Alpi-Costa Azzurra]]
|stato = {{simbolo|Bandera de Nápoles - Trastámara.svg|20|border}} [[Regno di Napoli]]<br/>{{simbolo|Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1816).svg|20|border}} [[Regno delle Due Sicilie]]<br />{{simbolo|Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|20|border}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br/>
|attraversa_2 ={{simbolo|Arms of Nice.svg}} [[Alpi Marittime (dipartimento)|Alpi Marittime]]
|titoli = {{simbolo|Croix pattée.svg|10}} [[Patrizio (titolo)|Patrizio Napoletano]]<br />{{simbolo|Croix pattée.svg|10}} [[Nobile (titolo)|Nobile]]
|attraversa_3 =[[Arrondissement di Nizza|Nizza]]
|fondatore = Guido († 3 ottobre 1267)
|note_portata =
|datafondazione = [[XIII secolo]]
|bacino = 348
|ramicadetti = *di [[Bovino]]
|note_bacino =
*di [[Rossano (Corigliano-Rossano)|Rossano]]
|altitudine_sorgente = 2665
*di [[Gallipoli]]
|note_altitudine_sorgente =
*di [[Cava dei Tirreni]]
|nasce = [[Lago Bianco (Francia)|Lago Bianco]] nel [[massiccio del Mercantour]]
|nasce_lat =
|nasce_long =
|affluenti =
|sfocia = nel [[Varo (fiume)|Varo]] a [[Levens]]
|sfocia_lat =
|sfocia_long =
|mappa =AlpesMaritimes027B.jpg
}}
{{Casata
|cognome = [[File:Princely Hat.svg|50px]]<br/>Rocco</br><small> di Torrepadula</small>
|stemma = Stemma Rocco Torrepadula.jpg
|blasonatura = <small>Di [[Azzurro (araldica)|azzurro]] con tre [[Banda (araldica)|bande]] d'[[Oro (araldica)|oro]] ed il [[Capo (araldica)|capo]] di [[Rosso (araldica)|rosso]], caricato di tre [[Rocco (araldica)|rocchi]] d'[[Argento (araldica)|argento]] posti in fascia, cucito sostenuto da una [[fascia (araldica)|fascia]] pure d'[[Oro (araldica)|oro]].
Cimato d'elmo posto in profilo, sormontato da un pennacchio di tre penne dei colori dello scudo, infilzate da quattro corone antiche d'oro, due nella penna di mezzo, una in ciascuna penna di lato.
Raccolto sotto un manto di velluto di porpora, soppannato di seta bianca e bordato d'oro, a sua volta sormontato da elmo d'oro, posto di fronte e semiaperto</br>
Corona principesca.</small>
|stato = {{simbolo|Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1816).svg|20|border}} [[Regno delle Due Sicilie]]<br />{{simbolo|Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|20|border}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br/>{{ITA}}
|titoli = {{simbolo|Croix pattée.svg|10}} [[Principe|Principe di Torrepadula]]<br />{{simbolo|Croix pattée.svg|10}} [[Barone|Barone di Montedimezzo]]<br />
|fondatore = Carlo (*1 settembre 1588 - † 22 gennaio 1651)
|datafondazione = 1641
}}
{{Casata
|cognome = [[File:Crown of Italian patrician.svg|50px]]<br/>Rocco</br><small>di Lettere</small>
|stemma = Stemma Rocco di Lettere.jpg
|blasonatura = <small>Di [[Azzurro (araldica)|azzurro]] con tre [[Banda (araldica)|bande]] d'[[Oro (araldica)|oro]] ed il[[Capo (araldica)|capo]] di [[Rosso (araldica)|rosso]], caricato di tre [[Rocco (araldica)|rocchi]] d'[[Argento (araldica)|argento]] posti in fascia, cucito sostenuto da una [[fascia (araldica)|fascia]] pure d'[[Oro (araldica)|oro]].</br>
Corona del Patriziato</small>
|stato = {{simbolo|Bandera de Nápoles - Trastámara.svg|20|border}} [[Regno di Napoli]]<br/>{{simbolo|Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1816).svg|20|border}} [[Regno delle Due Sicilie]]<br /><br/>
|titoli = {{simbolo|Croix pattée.svg|10}} [[Patrizio (titolo)|Patrizio di Lettere]]<br />
}}
La famiglia '''Rocco''' è una casata originaria di [[Napoli]], ascritta al [[Sedili di Napoli|Seggio di Montagna]] sin dal [[XIII secolo]].
 
I suoi esponenti, insigniti dei titoli di [[Nobile (titolo)|nobile]] e [[Patrizio (titolo)|patrizio napoletano]], occuparono nei Regni di [[Regno di Napoli|Napoli]] e delle [[Regno delle Due Sicilie|Due Sicilie]] "''fin dal tempo dei re angioini, importanti cariche in Corte ed uffici pubblici, nelle Milizie, nelle assemblee e nelle magistrature, distinguendosi specialmente nel campo giuridico, nel quale ebbero giureconsulti insigni''"<ref>{{Cita|Libro d'oro della nobiltà italiana|p. 490.|Libro d'oro della nobiltà italiana}}</ref>.
 
Dalla seconda metà del Cinquecento, rami collaterali si svilupparono, a [[Lettere (Italia)|Lettere]], dove acquisì il titolo di Patrizio di quella città, e a [[Bovino (Italia)|Bovino]], [[Rossano (Corigliano-Rossano)|Rossano]], [[Gallipoli]], [[Cava de' Tirreni|Cava dei Tirreni]], dove si persero invece le qualifiche nobiliari.
 
Alla linea principale napoletana, che si spostò successivamente in [[Casoria]], fu conferito nel 1641 il titolo di [[Principe]] di Torrepadula.
 
<br />
 
==Storia della famiglia==
La storia della famiglia Rocco è stata oggetto di studio - già a partire dalla fine del [[XVI secolo|XVI secolo -]] dei [[Utente:Andrea.rocco/Sandbox#Bibliografia|maggiori genealogisti]] del [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno d'Italia]].
 
=== L'epoca angioina (1266 - 1442). Il Seggio dei Rocchi ed il Seggio di Montagna ===
I primi membri della famiglia Rocco ad essere citati negli studi genealogici del XVI secolo sono due esponenti della classe mercantile di [[Amalfi]] che dopo il [[1266]] entrarono a far parte dei finanziatori della corte di [[Carlo I d'Angiò]], impegnato in quel periodo nel conflitto contro [[Corradino di Svevia]] e, per questo motivo, gratificati dal sovrano angioino di riconoscimenti e privilegi:
 
*'''Guido''' († 3 ottobre 1267), dapprima Consigliere del Re<ref name=":0">{{Cita|Pansa|p. 199.|Pansa}}</ref>, ne divenne presto Maestro [[Ciambellano]]<ref name=":1">{{Cita|Mazzella|p. 199.|Mazzella}}</ref><ref name=":2">{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref name=":3">{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref> e successivamente inviato presso vari Paesi esteri come [[Ambasciatore]] del Sovrano.<ref name=":4">{{Cita|Pansa|p. 199.|Pansa}}</ref> Per effetto delle benemerenze maturate, [[Carlo I d'Angiò]] concesse a Guido Rocco ed ai suoi discendenti il diritto di essere seppelliti presso una cappella della [[Basilica di San Lorenzo Maggiore]], appena ingrandita e rinnovata. Scipione Mazzella, che scrive nel 1601, ci ricorda che in quella chiesa "''molte onorate sepolture di marmo fanno fede dell'antichità e nobiltà insieme della famiglia Rocco, tra le quali una ve n'era (...) nella quale si leggeva quest'epitaffio''"<ref>{{Cita|Mazzella|p. 199.|Mazzella}}</ref>:
{{Citazione|Hic jacet Magnificus et estrenuus vir Dominus Guidus Roccus de Neapoli, Magister Ciambellanus, Serenissimi et incliti Regis Caroli I, qui obiit anno domini 1267, tertio nonas octobris. Iacobus Roccus eius nepos F.F.}}
 
* '''Filippo''', ricordato tra quelli che ancora nel 1272 anticipavano denari per sovvenzionare le imprese militari di Carlo d'Angiò<ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref> e "''tutti i suoi bisogni, aiutato da altri Mercadanti Gentil'uomini''" della riviera amalfitana<ref>{{Cita|Pansa|p. 199.|Pansa}}</ref>.
 
Anche sotto [[Carlo II d'Angiò]] "''furono i Rocchi sempre impiegati ne servigi dei loro Re naturali e da essi fedelmente serviti''"<ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref>:
* '''Marino''', Dottore in Legge, anch'egli scelto dal Re quale suo Consigliere ed Ambasciatore <ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Mazzella|p. 199.|Mazzella}}</ref>;
* '''Giovanni''', soldato, nominato dal Re Maestro Maresciallo, "''per i suoi servigi ricevé dal Re in dono il Castello di Rocca di Baucio''"<ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref> e fu inserito nel novero degli "''Inquisitori dei feudatari''" nell'ambito della campagna di accertamenti disposti da Re Roberto nel 1285 sul conto di____<ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref>.
 
Nel periodo di Re [[Roberto d'Angiò]] emersero, tra gli altri:
* '''Marco''', "dotto giureconsulto"<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref> che inaugurò la tradizione familiare di esimi uomini di legge e che arrivò a ricoprire, nel 1332, la carica di Giudice della [[Gran Corte della Vicaria]], la prima magistratura di appello di tutte le corti del [[Regno di Napoli]] per le cause criminali e civili. Conobbe diffusa popolarità poiché si fece promotore e autore di una legge che perseguisse "''coloro che - sotto colore di matrimonio - rapivano le donzelle vergini''"<ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>;
* '''Nardo''' († 1335), fu nominato "[[Giustiziere (funzionario)|Giustiziere]]" in [[Terra di Lavoro]] (antica denominazione della provincia di Caserta) che, ci informa [[Camillo Tutini|Tutini]], "''tanto era, quanto [[Viceré]] di quella provincia"<ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>.'' Anche di Nardo Rocco si conservava memoria di una tomba all'interno di San Lorenzo Maggiore, recante la seguente iscrizione:''<ref>{{Cita|D'Engenio Caracciolo|p. 199.|D'Engenio Caracciolo}}</ref>''
{{Citazione|Hic jacet Nardus de Rocco, qui fui Justitiarius Terrae Laboris, et obiit Anno Domini 1335}}
* '''Luca''', militare di professione e "''Cavaliere preclarissimo, fu etiandio di molta stima di Re Roberto''"<ref>{{Cita|Mazzella|p. 199.|Mazzella}}</ref> e per questo inviato come "Capitano a guerra" presso la città di [[Santa Severina]] in Calabria <ref>{{Cita|Terminio|p. 199.|Terminio}}</ref>, ovvero quale [[Prefetto]] della Città e [[Governatore]] politico e militare<ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>.
Nell'interregno della [[Giovanna I di Napoli|Regina Giovanna I]] trovarono spazio nelle citazioni dei cronisti e dei genealogisti '''Simone''', cavaliere citato in un indulto reale del 1380<ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref> e '''Francesco''', anch'egli ricompreso tra i giudici della [[Gran Corte della Vicaria]].
 
Sotto [[Ladislao I di Napoli|Re Ladislao I]] assunsero rilievo:
 
* '''Andrea''' che, quando il sovrano determinò la riorganizzazione della [[Regia Camera della Sommaria]], fu nominato "Maestro Razionale" ed entrò a far parte della ''Magna Curia Magistrorum Rationarum'' ovvero del massimo organo di revisione dei conti del Regno<ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>. Il rango rivestito dava diritto anche ad Andrea Rocco di essere sepolto nella cappella familiare di San Lorenzo Maggiore, sotto una lapide - anch'essa persa a seguito delle ristrutturazioni di fine '400 - molto consumata dal tempo, tanto di non consentire di rilevarne la data di morte:<ref>{{Cita|D'Engenio Caracciolo|p. 199.|D'Engenio Caracciolo}}</ref>
{{Citazione|Hic jacet corpus egregij viri domini Andreae de Rocco de Neapolis militis, qui obijt Anno Domini 13..}}
* '''Marino''', "Ambasciatore in corti straniere"<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>, al quale per i servigi resi fu conferito il cavalierato dell'Ordine della Leonza (o Leonessa)<ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Pansa|p. 199.|Pansa}}</ref>.
 
Al tempo della [[Giovanna II di Napoli|Regina Giovanna II]], '''Bartolomeo''' seguì le orme del suo avo Andrea e divenne a sua volta Maestro Razionale della Camera della Sommaria. Nel 1417 fu incaricato di sovraintendere alla revisione dei confini delle varie ''universitates'' del Regno ed in particolare di risolvere una vertenza di confini tra l'Agro aversano e quello di Capua<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref><ref>{{Cita|Terminio|p. 199.|Terminio}}</ref><ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref>.
 
=== L'epoca aragonese (1442 - 1516): da Simonello a Giacomo Rocco ===
Anche sotto la dominazione aragonese la famiglia Rocco continuò a fornire esponenti di primo piano nelle gerarchie civili, giudiziarie e diplomatiche del Regno di Napoli. Di quel periodo, si ricordano, in particolare:
 
* '''Simonello''' (o Simonetto), "Cavaliero e Consigliero di [[Alfonso I di Aragona|Re Alfonso I]]"<ref>{{Cita|Terminio|p. 199.|Terminio}}</ref>, rivestì varie cariche della gerarchia nell'ordinamento civile e giudiziario aragonese, fino a diventare Presidente della [[Regia Camera della Sommaria]] e, sotto [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]], Consigliere di Stato. Sposò Francesca [[Sepolcro di Matteo Ferrillo|Ferrillo dei Conti di Muro]], dalla quale ebbe ben dodici figli<ref>{{Cita|Mazzella|p. 199.|Mazzella}}</ref><ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Pansa|p. 199.|Pansa}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>;
* '''Mattia''', primogenito di Simonello, anch'egli membro di rilievo della corte aragonese, al quale Ferdinando I donò il feudo di Casella in Principato Citra (secondo alcuni corrispondente alla Rocca di [[Caselle in Pittari|Caselle in Pittari,]] in provincia di [[Salerno]], già appartenuta al ribelle Guglielmo Sanseverino Conte di Capaccio e a questi requisita dal demanio dopo la repressione della "Congiura dei Baroni" <ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>;
* '''Giacomo''' († 1503), quintogenito di Simonello, a buon diritto considerato come l'esponente di maggior rilievo della famiglia, almeno per i primi quattro secoli di storia della casata. Collaboratore di primo piano di Re Federico, Ambasciatore della Casa aragonese in Egitto e Turchia, fu protagonista di delicate missioni diplomatiche tra il 1501 ed il 1503, tra il periodo di interregno della Casa [[Dinastia Valois-Orléans|Valois-Orléans]] e la riconquista del Regno di Napoli da parte di [[Ferdinando II d'Aragona|Ferdinando il Cattolico]], a cui Giacomo prestò giuramento di fedeltà il 23 maggio 1503, pochi mesi prima di morire. Nella sua carriera diplomatica ebbe la singolare ventura di servire ben quattro re aragonesi (Alfonso I, Ferdinando I, Alfonso II, Ferdinando il Cattolico) ed in ricordo di ciò qualche tempo dopo lo stemma di famiglia fu arricchito del cimiero da Patrizio napoletano, decorato da quattro grandi piume, ognuna caricata da una corona regale. La circostanza è eternata anche nei bassorilievi e nell'iscrizione che decorano il sarcofago marmoreo che ancora oggi si può ammirare presso uno degli ingressi laterali di San Lorenzo Maggiore:<ref>{{Cita|Notar Giacomo|p. 199.|Notar Giacomo}}</ref><ref>{{Cita|Terminio|p. 199.|Terminio}}</ref><ref>{{Cita|Mazzella|p. 199.|Mazzella}}</ref><ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref><ref>{{Cita|Pansa|p. 199.|Pansa}}</ref><ref name=":5">{{Cita|D'Engenio Caracciolo|p. 199.|D'Engenio Caracciolo}}</ref>
{{Citazione|Iacobus Roccus Patritius Neapolitanus postquam Aragoneis quatuor regibus et apud turcas, aegyptios, atque alios fideliter servivit, domum rediens hoc sibi condidit. MDIII. Quisquis es hoc te sepultus rogat, sua ne moveas, neve inquietes ossa, ut qui vivus numquam quievit, saltem quiescat mortuus (''Giacomo (Iacopo) Rocco, Patrizio Napoletano, dopo aver servito fedelmente quattro re aragonesi, sia presso i Turchi che presso gli Egiziani ed altri, tornando a casa si fece seppellire qui. 1503 Chiunque tu sia, questa salma ti chiede di non spostare le sue inquiete ossa, affinché chi da vivo non riposò mai, riposi almeno da morto.")}}
 
Detto di '''Fra Girolamo''' Rocco e dei suoi nipoti '''Fabio,''' '''Marcello, Annibale''' e '''Ferrante''', stimati cavalieri dell'[[Cavalieri ospitalieri|Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme]] alla fine del Quattrocento, ed in particolare gli ultimi due, che si distinsero in alcune delle battaglie contro i Turchi<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>, nei primi decenni del secolo successivo conobbe altresì posizioni di rilievo '''Giovanni Tommaso''', che rivestì la carica di Regio Ciambrerio (o Cimbrerio o Assimbrerio) ovvero l'alto funzionario deputato alla convocazione dei "parlamenti regali e assemblee che si facevano in Regno"<ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>.
 
=== L'epoca degli Asburgo di Spagna (1516 - 1700)===
 
Dopo la morte di [[Ferdinando II d'Aragona|Ferdinando III]], i territori legati alla [[Corona d'Aragona]] (e dopo la morte della figlia [[Giovanna di Castiglia|Giovanna]], anche quelli della [[Regno di Castiglia e León|Corona di Castiglia]]) passarono alla [[Casa d'Asburgo]], che tramandò il Regno di Napoli attraverso la sua linea spagnola, iniziata da [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] (che come Re di Napoli assunse l'ordinale di Carlo IV).
 
Assunsero rilievo in quel periodo le figure di:
 
* '''Pietro''' († 1518), cavaliere dell'Ordine della Leonza, che sposò Porfida Molosacchia (o Musacchia, o Musachi), principessa di sangue reale della stirpe dei [[Comneni|Comneno Ducas]], in quanto figlia di Giovanni Musachi [[Despoti d'Epiro|despota dell'Epiro]], ritiratosi a Napoli nel 1476 dopo la definitiva conquista del despotato da parte degli Ottomani<ref>{{Cita web|url=http://ordinecostantinianossgiorgioedemetrio.blogspot.com/2010/02/giovanni-musachi-despota-depiro.html|titolo=Ordine Costantiniano di Epiro: Giovanni Musachi, Despota d'Epiro|autore=Gran Cancelleria|sito=Ordine Costantiniano di Epiro|data=domenica 28 febbraio 2010|accesso=2019-03-24}}</ref>. Anche Pietro e Porfida furono seppelliti in San Lorenzo Maggiore e la loro storia succintamente raccontata nell'epigrafe posta sul sacello funebre<ref>{{Cita|D'Engenio Caracciolo|p. 199.|D'Engenio Caracciolo}}</ref><ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Pansa|p. 199.|Pansa}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref><ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>:
{{Citazione|Petrus Roccus ex nobilitate Neapolitanae et Domna Porfida Molosachia regio sanguine nata filia Serenissimi D. Ioannis Epyrotarum Despoti, ac utriusque Molosachiae Domini, saepe cum Amurate et Mahomete Imperatoribus Turcarum confligentis, tandem ab illorum potentia superati, Neapoli anno 1476 applicantis, locum ossibus concordissimi coniuges Socero et patri dedere, anno a mortalibus orco<ref>"anno a mortalibus orco" era una delle espressioni utilizzate nell'epigrafia rinascimentale per indicare l'espressione "dopo Cristo" </ref> ereptis 1518 (''Pietro Rocco della nobiltà napoletana e Donna Porfida Molosacchia, nata da sangue reale, figlia del Serenissimo Don Giovanni, Despota d'Epiro, in frequente conflitto con gli Imperatori turchi Murad II e Maometto II e superato dalla potenza di entrambi, approdato a Napoli nel 1476, (dedicato) dal suocero e padre per dare posto alle ossa dei concordissimi coniugi, anno 1518)}}
* '''Francesco''', "''savio amministratore della cosa pubblica''"<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref> e "''Cavalier assai lodato ne'maneggi de'publici affari della Città e testimonio ne fu la sua morte pianta e compassionata da tutti i buoni''"<ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref>. Quale rappresentante del Seggio di Montagna, fu chiamato a far parte - insieme ad altri due Rocco, '''Giovan Simone''' e '''Piero''' - della cerimonia solenne dell'ingresso trionfale di Carlo V a Napoli, il 25 novembre 1535<ref>L'ingresso trionfale da [[Porta Capuana]] di Carlo V il 25 novembre 1535 fu uno degli avvenimenti di maggior rilievo della storia di Napoli del Cinquecento. L'evento fu raffigurato nel bassorilievo funebre che il viceré [[Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga]] fece realizzare per sé da [[Giovanni da Nola]], nella basilica di [[Pontificia reale basilica di San Giacomo degli Spagnoli|S. Giacomo degli Spagnoli]], in cui però poi non fu inumato</ref>. Il ruolo di primo piano rivestito dai tre Rocco in quella circostanza fu sottolineato dal poeta coevo Giovanni Battista Pino<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it//enciclopedia/giovan-battista-pino_(Dizionario-Biografico)|titolo=PINO, Giovan Battista in "Dizionario Biografico"|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2019-03-24}}</ref> nella sua opera maggiore ''Triompho di Carlo Quinto a’ cavalieri et alle donne napoletane'', edito a Napoli l'anno successivo, nel quale si leggono i seguenti versi, tra quelli che descrivevano le maggiori personalità napoletane, in attesa dell'arrivo dell'Imperatore d'Asburgo:<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>
{{Citazione|Vedi quei dieci, e tra collor tre Rocchi, / Gian Simone, Francesco e Piero degno / che a honor e a fama sempre volgon l'occhi}}
* '''Decio''', figlio di '''Giovanni Antonio''' e Livia Pisanella, fu "''Preside e Governatore delle Provincie di Capitanata e Contado di Molise''<ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref>. Sposò [[Carafa|Camilla Carafa della Spina]], dalla quale non ebbe figli. Ancora oggi la cappella di famiglia in San Lorenzo Maggiore, adornata dello stemma congiunto bipartito Rocco-Carafa, ospita la tomba dei due con l'iscrizione:<ref>{{Cita|D'Engenio Caracciolo|p. 199.|D'Engenio Caracciolo}}</ref>
{{Citazione|Decio Rocco spectatae virtutis Equiti, publicis rebus administrandis fide et integritatae praeclaro, domusque amplitudine augenda eximio, et Camillae Carrafae eius uxori, Caesar Roccus ex testamento haeres cum lachrymis posuit}}
* '''Cesare''', citato nell'epigrafe precedente, fratello di Decio e suo "erede per testamento", sposò [[Carafa|Ippolita Carafa della Spina]], sorella della cognata Camilla, dalla quale ebbe dodici figli maschi "''cavalieri degnissimi tra quanti ne nacquero in questa Città di Napoli''".<ref>{{Cita|Capaccio|p. 707|Capaccio}}</ref> Cesare Rocco fu militare di professione, dapprima "''Capitano di una Compagnia di 300 lance albanesi''"<ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref> e poi "''Governatore di otto Compagnie d'Infanterie Napoletane''", <s>con le quali fu tra i protagonisti dell'assedio di Milano del 1524, uno dei maggiori fatti d'arme della [[Guerra d'Italia del 1521-1526|guerra d'Italia del 1521–1526]], avvenuto pochi mesi prima della definitiva vittoria delle truppe imperiali di Carlo V nella [[battaglia di Pavia]].</s><ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref><ref>{{Cita|Aldimari 1691|p. 199.|Aldimari 1691}}</ref>Al termine della guerra, Cesare diede buona mostra di sé anche "''nei magistrati civili, operoso e solerte ed eloquentissimo nei parlamenti''",<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>, che gli valse la concessione del titolo di [[Barone]] di [[Riserva naturale Montedimezzo|Montedimezzo]]<ref>{{Cita|Serra di Gerace|p. 199.|Serra di Gerace}}</ref>
Dei dodici figli di Cesare Rocco e Ippolita Carafa furono ricordati '''Bernardo''', ''Razionale della [[Regia Camera della Sommaria]]<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>, '''Ottavio''','' che seguì le orme militari paterne "''militando Fiandra, Alemagna e Ungheria, nei quali combattimenti si segnalò per tratti di valore''",<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref> "''al suo comando ebbe più di mille soldati e tiene oggi (1644) carico di Sergente Maggiore del Battaglione nella Provincia di Terra d'Otranto''",<ref>{{Cita|Tutini|p. 199.|Tutini}}</ref><ref>{{Cita|Candida Gonzaga|p. 199.|Candida Gonzaga}}</ref> '''Fra Gennaro''' dei Conventuali Francescani, "''Diffinitore Generale perpetuo''" nella provincia di Napoli (''massima carica onorifica dell'Ordine''), curatore della Basilica di San Lorenzo Maggiore e promotore di cospicui restauri della chiesa, che recuperò da rovina certa e che è ricordato dal Capecelatro per essere stato protagonista in un episodio della rivolta popolare del 1647:<ref>{{Cita|Padiglione|p. 199.|Padiglione}}</ref>
{{Citazione|con animo impavido (si recò) in casa di [[Gennaro Annese]], da armajuolo gridato capitan generale del popolo, nei torbidi del 1647, per persuaderlo di restituire gli oggetti tolti dalle case di cospicui e ricchi cittadini, fu minacciato dallo stesso di morte, ove tosto non tacesse}}
 
=== Il titolo di Principe di Torrepadula ===
Il ramo principesco della famiglia Rocco ha origine con '''Carlo''' Rocco (*1 settembre 1588 - † 22 gennaio 1651), figlio primogenito di Cesare, che con privilegio di [[Filippo IV di Spagna|Filippo IV]] del 13 febbraio 1641, poté associare al baronato di Montedimezzo, ereditato dal padre, anche il titolo di [[Principe]] di [[Torrepaduli|Torrepadula]], conferito ''suosque heredes et successores'', in riconoscimento dell'"''antica nobiltà della sua casa, dei meriti di suo padre e dei suoi maggiori e dei servigi resi alla Corona''" quale alto esponente del Sedile di Montagna e, soprattutto, come Regio Consigliere.<ref>{{Cita|Padiglione|p. 10.|Padiglione}}</ref>
 
In ogni caso, i meriti di Carlo Rocco per assurgere al principato furono senza dubbio non comuni, visto che lo stesso sovrano - che già in precedenza lo aveva insignito del cavalierato dell'[[Ordine militare di Calatrava|Ordine di Calatrava]], una delle massime onorificenze della monarchia spagnola - lo definì nel decreto di investitura "''consanguineo nostro fedele diletto''"<ref>{{Cita|Padiglione|p. 10.|Padiglione}}</ref>.
 
Il titolo era del tutto onorifico e alla corona principesca non corrispondeva un principato concreto su cui esercitare lo jus territoriale. Il feudo di Torrepadula, infatti, oggi [[Torrepaduli]] in terra d'Otranto, era passato di mano in mano a diversi acquirenti, ma non era mai appartenuto a casa Rocco: come è stato sottolineato "''la concessione del titolo infisso su di un feudo posseduto da altri è rarissima e mostra la speciale benevolenza del sovrano''" verso Carlo Rocco.
 
La notoria devozione alle istituzioni monarchiche gli costarono le irose attenzioni dei rivoltosi del 1647, durante la sollevazione popolare di [[Masaniello]]. Agli insorti era giunta voce che il Principe di Torrepadula, in combutta con il Viceré [[Rodrigo Ponce de León|Rodrigo Ponce de Leon]], celasse nel suo palazzo l'originale di un decreto di Carlo V che assicurava alla popolazione l'affrancamento da una serie di tasse e gabelle, diceria rivelatasi poi infondata.
 
Nella furiosa ricerca del documento, che avrebbe fornito sostanza giuridica alle rivendicazioni popolari, "''le turbe crudeli ed irragionevoli (si slanciarono) contro di lui (e) non solo gli bruciarono i mobili della sua casa in Napoli, ma gli spianarono un'altra sua casa a Posilipo e gli tagliarono gli alberi fruttiferi e le viti di un nobil podere che vi aveva''.<ref>{{Cita|Capecelatro|p. 35.|Capecelatro}}</ref>
 
Nonostante gli attacchi ricevuti e pur potendo ricorrere ai possedimenti della più tranquilla Casoria, Carlo Rocco non si diede alla fuga e rimase fedele al fianco del Viceré riparato in Castel Nuovo, fino alla conclusione della rivolta<ref>{{Cita|Padiglione|p. 10.|Padiglione}}</ref>.
 
Gli eventi rocamboleschi vissuti nel periodo rivoluzionario dovettero segnargli la vita e "''gli fecero venire in fastidio il secolo''. Decise allora di cambiare drasticamente vita e "''entrò nel chiostro dei [[Chierici regolari teatini|chierici regolari dell'Ordine teatino]] in [[Chiesa di Santa Maria della Vittoria (Napoli)|Santa Maria della Vittoria]], ove visse e morì assai esemplarmente''"<ref>{{Cita|Padiglione|p. 11.|Padiglione}}</ref>.
 
Non ebbe figli dalla moglie Maria Rossi del Barbazzale<ref>{{Cita web|url=http://www.nobili-napoletani.it/Rossi-Barbazzale.htm|titolo=Famiglia Rossi del Barbazzale|sito=www.nobili-napoletani.it|accesso=2019-03-26}}</ref>, la cui presenza ingombrante non fu probabilmente estranea alla decisione del ritiro monastico, se è vero che il Capecelatro ce la descrive ''vecchia, brutta, infermiccia e fastidiosa''.<ref>{{Cita|Padiglione|p. 14.|Padiglione}}</ref>
L'inizio della nuova vita claustrale comportò per Carlo Rocco la rinuncia al titolo principesco che, con atto del 2 settembre 1649<ref>Atto per mano del notar Andrea Rocchino di Casoria, 2 settembre 1649. Cfr. Padiglione, pag. 13</ref>, decise di trasferire al pronipote '''Giovanni''' (nipote del suo omonimo fratello)
<br />
 
==== Albero genealogico della famiglia Rocco del Seggio di Montagna e del ramo dei principi di Torrepadula (stralcio) ====
{{Discendenza
 
| 1|-1|'''Andrea'''<ref>{{Cita|Padiglione|p. 14.|Padiglione}}</ref>|Maestro Razionale sotto Re Ladislao d'Angiò
 
| 2| 1|'''Simonello'''|Presidente della Regia Camera della Sommaria
 
| 3| 2|'''Mattia'''|Titolare del Feudo di Casella
 
| 4| 2|Giacomo|Ambasciatore presso quattro re aragonesi<br />Presta giuramento nelle mani di [[Ferdinando il Cattolico]]
 
| 5| 2|Giovanni Tommaso|Regio Ciambrerio
 
| 6| 3|Giovanni Ferrante|dati 9
 
| 7| 3|'''Giovanni Antonio'''|dati 9
 
| 8| 7|Decio|dati 10
 
| 9| 7|'''Cesare'''|Barone di Montedimezzo
 
|10| 9|'''Carlo'''|(*1558-†1651)<br />'''I Principe di Torrepadula (1641)'''<br />Barone di Montedimezzo<br />Rinuncia al titolo in favore del pronipote Giovanni (1649)
|11| 9|Giovanni|dati 11
 
|12| 9|Carlo|dati 11
 
|13| 9|Bernardo|dati 11
 
|14| 9|Ottavio|dati 11
 
|15| 9|Gennaro|dati 11
 
|16|11|Agostino|dati 11
 
|18|14|Ippolita|sposa Andrea Petagna<br />Principe di Trebisacce
 
|19|16|'''Giovanni'''|(*1611-†___)<br />'''II Principe di Torrepadula (1649)'''
 
}}<br />
 
=== Diffusione della famiglia nelle altre provincie del Regno ===
 
==== Il ramo di [[Lettere (Italia)|Lettere]] ====
<br />
==== Il ramo di [[Bovino (Italia)|Bovino]]====
<br />
==== Altri rami minori ====
<br />
 
==[[Arma (araldica)|Arma]]==
 
=== Rocco del Seggio di Montagna ===
[[Blasonatura]]: Di [[Azzurro (araldica)|azzurro]] con tre [[Banda (araldica)|bande]] d'[[Oro (araldica)|oro]] al [[Capo (araldica)|capo]] di [[Rosso (araldica)|rosso]], caricato di tre [[Rocco (araldica)|rocchi]] d'[[Argento (araldica)|argento]] posti in fascia.
 
Le prime raffigurazioni dello stemma della famiglia Rocco sono visibili presso le tombe cinquecentesche presenti nella Basilica napoletana di [[Basilica di San Lorenzo Maggiore|San Lorenzo Maggiore]].
 
Il [[Campo (araldica)|campo]] [[Azzurro (araldica)|azzurro]] con tre [[Banda (araldica)|bande]] d'oro si riferisce ai colori della monarchia [[Angioini|angioina]], in particolare allo stemma di [[Borgogna|Borgogna antica]] e quindi alla figura di [[Margherita di Borgogna]], seconda moglie di [[Carlo I d'Angiò]], sotto la cui protezione si posero i capostipiti della famiglia, Guido e Filippo Rocco.
 
Ancora oggi, lo [[Stemma del Regno delle Due Sicilie|stemma del Regno delle Due Sicilie]] riporta quei colori in alcune partizioni del proprio [[Stemma|blasone]], comuni anche ad altre famiglie napoletane che gravitarono nell'ambito della corte angioina, come i [[Armoriale delle famiglie italiane (Se)#Sers|Sersale]], i [[Armoriale delle famiglie italiane (Pa-Pall)#Pag|Pagano]], gli [[Armoriale delle famiglie italiane (Alc-Alg)#Ald|Aldimari]].
 
Il capo di [[Rosso (araldica)|rosso]], caricato di tre [[Rocco (araldica)|rocchi]] d'[[Argento (araldica)|argento]] posti in [[fascia (araldica)|fascia]], fa dell'arma dei Rocco un tipico "stemma parlante"<ref>{{Cita|Bascapè - Del Piazzo|p. 199.|Bascapè - Del Piazzo}}</ref> ossia dove il nome delle figure caratterizzanti l'insegna coincide con quello della famiglia: il [[Rocco (araldica)|rocco di scacchiera]], "''termine utilizzato in araldica per indicare la torre degli scacchi''"<ref>{{Cita|Manno}}</ref>.
 
Il termine "''rocco''" deriva dal persiano “''rukh''”<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it//vocabolario/rocco|titolo=ròcco in Vocabolario - Treccani|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2019-03-22}}</ref><ref>{{Cita|Pianigiani|voce "rocco"}}</ref>, a sua volta derivante dall’indiano “''rat-ha”''<ref>{{Cita|Leoncini|p. 18 e segg.|Leoncini}}</ref>, antico carro da guerra recante una sovrastruttura turrita utilizzata per lo scavalcamento delle mura delle città assediate; non a caso, la torre degli scacchi (in inglese ''rook'', in spagnolo ''roque'') era intesa non come “''rocca''”, ovvero parte di una fortezza, ma come macchina da guerra, uno strumento di attacco dinamico al pari di alfiere e cavallo.
 
Il segno grafico convenzionale del rocco era la figura delle “''due corna (o due rostri) sopra un piede"<ref>{{Cita|Manno}}</ref>'' e mantenne tale forma nella simbologia scacchistica, come in quella araldica, fino a tutto il Settecento.
 
Successivamente, la modernizzazione delle forme grafiche portò il rocco ad assumere il disegno della [[Torre (scacchi)|torre]] vera e propria.
 
=== Rocco di Torrepadula ===
[[Blasonatura]] = Di [[Azzurro (araldica)|azzurro]] con tre [[Banda (araldica)|bande]] d'[[Oro (araldica)|oro]] ed il [[Capo (araldica)|capo]] di [[Rosso (araldica)|rosso]], caricato di tre [[Rocco (araldica)|rocchi]] d'[[Argento (araldica)|argento]] posti in fascia, cucito sostenuto da una [[fascia (araldica)|fascia]] pure d'[[Oro (araldica)|oro]].
 
Le differenze dell'arma rispetto a quella della linea originaria sono efficacemente descritte da Carlo Padiglione, nel suo "''Della Casa Rocco e del diritto che ha di fregiarsi del titolo di Principe di Torrepadula"<ref>{{Cita|Padiglione|p. 35-37.|Padiglione}}</ref>''
{{Citazione|Lo scudo è cimato d'elmo posto in profilo, sormontato da un pennacchio di tre penne dei colori dello scudo. Lungo il gambo delle tre penne sono infilzate quattro corone antiche d'oro: la penna di mezzo ne ha due, l'una sovrapposta all'altra con lieve distacco fra loro. Le altre due corone passano una nella penna a diritta, l'altra nella sinistra.
Le penne, che tremole son ma salde e benché mosse dal vento, non però ne son portate via dal soffio, indicano fermezza contro qualsiasi avverso suggerimento e quindi accennano all'attaccamento che ebbe ai re aragonesi Giacomo Rocco, che insieme con le quattro corone primo le usò a mostrare la sua fedeltà ai quattro re di Casa d'Aragona, dei quali era stato ambasciatore in Turchia e in Egitto, rappresentandoli presso quelle Corti con senno, prudenza e dignità cavalleresca.
L'intero stemma è raccolto sotto un manto sormontato dall'elmo con corona principesca. Il manto è di velluto di porpora soppannato di seta bianca e bordato d'oro. L'elmo è tutto d'oro, rabescato, posto di fronte e semiaperto, senza alcuna graticella, colla visiera alta a metà e colla gorgieretta.
La corona è un cerchio d'oro, tempestato di gemme di varii colori, brunito ai margini, sostenente cinque fioroni d'oro, di cui i due ultimi laterali in profilo, caricati ciascuno da una perla nel cuore: essa corona cinge la base di un tòcco di velluto color di porpora, sormontato da un fiocco d'oro a pennello }}<br /></small>
 
=== Rocco di Lettere ===
[[Blasonatura]]: Di [[Azzurro (araldica)|azzurro]] con tre [[Banda (araldica)|bande]] d'[[Oro (araldica)|oro]] al [[Capo (araldica)|capo]] di [[Rosso (araldica)|rosso]], caricato di tre [[Rocco (araldica)|rocchi]] d'[[Argento (araldica)|argento]] posti in fascia, sostenuto da una [[Fascia (araldica)|fascia]] pure d'[[Oro (araldica)|oro]]. Sormontato da [[Corona (araldica)|corona]] del [[Patrizio (titolo)|Patriziato]].
<br />
== Famiglie apparentate ==
<br />
==Note==
{{note strette}}
<references />
 
==Bibliografia==
 
Fonti principali:
*{{Cita libro
|titolo = Teatro genealógico de las familias nobles de Nápoles
|autore = Ramiro Núnez de Guzmán (?)
|url = http://bdh-rd.bne.es/viewer.vm?id=0000087587&page=1
|città = Manoscritto (Biblioteca Nacional de España - Madrid)|anno = XVII secolo
|cid = Teatro genealógico de las familias nobles de Nápoles}}
*{{Cita libro|titolo=Delle famiglie nobili napoletane|autore=[[Scipione Ammirato]]|url=|città=Napoli|cid=Ammirato|anno=1580}}
*{{Cita libro|titolo=Apologia di tre seggi illustri di Napoli|autore=Marco Antonio Terminio|url=|città=Venezia|cid=Terminio|anno=1581}}
*{{Cita libro|titolo=Descrittione del Regno di Napoli|autore=Scipione Mazzella|url=|città=Napoli|cid=Mazzella|anno=1601}}
*{{Cita libro|titolo=Napoli sacra|autore=Cesare D'Engenio Caracciolo|url=|città=Napoli|cid=D'Engenio Caracciolo|anno=1623}}
*{{Cita libro|titolo=Discorsi delle famiglie estinte, forestiere o non comprese ne' Seggi di Napoli|autore=Ferrante Della Marra|url=|città=Napoli|cid=Della Marra|anno=1641}}
*{{Cita libro|titolo=Dell'origine e fundatione dei seggi di Napoli. Supplimento all'Apologia del Terminio|autore=[[Camillo Tutini]]|url=|città=Napoli|cid=Tutini|anno=1644}}
*{{Cita libro|titolo=Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli|autore=[[Carlo De Lellis]]|url=|città=Napoli|cid=De Lellis|anno=1654}}
*{{Cita libro|titolo=Raccolta di varie notizie historiche|autore=[[Biagio Aldimari]] (Tobia Almagiore)|url=|città=Napoli|cid=Aldimari 1675|anno=1675}}
*{{Cita libro|titolo=Memorie historiche di diverse famiglie nobili|autore=[[Biagio Aldimari]]|url=|città=Napoli|cid=Aldimari 1691|anno=1691}}
*{{Cita libro|titolo=Tesoro lapidario napoletano|autore=Stanislao Aloe|url=|città=Napoli|cid=Aloe|anno=1835}}
*{{Cita libro|titolo=Diario contenente la storia delle cose avvenute nel Reame di Napoli negli anni 1647-1650|autore=Francesco Capecelatro|url=|città=Napoli|cid=Capecelatro|anno=1850}}
*{{Cita libro|titolo=Storia della città di Lucera|autore=Giambattista D'Amelj|url=|città=Lucera|cid=D'Amelj|anno=1861}}
*{{Cita libro|titolo=Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia|autore=[[Berardo Candida Gonzaga]]|url=|città=Napoli|cid=Candida Gonzaga|anno=1875}}
*{{Cita libro|titolo=Della Casa Rocco e del diritto che ha di usare il titolo di Principe di Torrepadula|autore=[[Carlo Padiglione]]|url=|città=Napoli|cid=Padiglione|anno=1880}}
*{{Cita libro|titolo=[[Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane]]|autore=[[Giovan Battista di Crollalanza]]|url=|città=Pisa|cid=Crollalanza|anno=1886}}
*{{Cita libro|titolo=Libro della nobiltà italiana|autore=|url=|città=Collegio Araldico, Roma|cid=Libro della nobiltà italiana|anno=1939}}
*{{Cita libro|titolo=I Rocco. Una famiglia di giuristi cattolici nella Napoli di metà '800|autore1=Giuseppe Pesce|autore2=Ludovico Silvestri|url=|città=Napoli|cid=Pesce - Silvestri|anno=2016}}
*{{Cita libro|titolo=''Manoscritti Serra di Gerace 1458 - 1944''|url=http://patrimonio.archiviodistatonapoli.it/asna-web/scheda/anagrafe/IT-ASNA-00033779/Serra-di-Gerace-1458-1944-.html|cid=Serra di Gerace|città=Archivio di Stato di Napoli|}}
 
Fonti secondarie:
*{{Cita libro
|titolo = [[Cronica di notar Giacomo|Cronica di Napoli]]
|autore = Notar Giacomo (Giacomo della Morte ?)
|url =
|città =
|anno = XVI secolo
|cid = Notar Giacomo}}
*{{Cita libro|titolo=Dell'historia napoletana|autore=[[Francesco De Pietri]]|url=|città=Napoli|cid=De Pietri|anno=1634}}
*{{Cita libro|titolo=Il forastiero|autore=[[Giulio Cesare Capaccio]]|url=|città=Napoli|cid=Capaccio|anno=1634}}
*{{Cita libro|titolo=De origine omnium tribunalium|autore=Nicola Toppi|url=|città=Napoli|cid=Toppi|anno=1655}}
*{{Cita libro|titolo=Il genio bellicoso di Napoli|autore=Padre Raffaele Maria Filamondo|url=|città=Napoli|cid=Filamondo|anno=1694}}
*{{Cita libro|titolo=Il Regno di Napoli in prospettiva|autore=[[Giovan Battista Pacichelli]]|url=|città=Napoli|cid=Pacichelli|anno=1703}}
*{{Cita libro|titolo=L'Italia nobile nelle sue città e ne' cavalieri figli delle medesime|autore=Lodovico Araldi|url=|città=Venezia|cid=Pansa|anno=1722}}
*{{Cita libro|titolo=Istoria dell'antica Repubblica di Amalfi|autore=Francesco Pansa|url=|città=Napoli|cid=Pansa|anno=1724}}
*{{Cita libro|titolo=Istoria generale del reame di Napoli|autore=[[Placido Troyli]]|url=|città=Napoli|cid=Troyli|anno=1748}}
*{{Cita libro|titolo=Istoria dello studio di Napoli|autore=[[Giovanni Giuseppe Origlia Paolino]]|url=|città=Napoli|cid=Origlia|anno=1754}}
*{{Cita libro|titolo=Dell'Istoria|autore=Antonino Castaldo|url=|città=Napoli|cid=Castaldo|anno=1769}}
*{{Cita libro|titolo=Topografia universale della città di Napoli|autore=Niccolò Carletti|url=|città=Napoli|cid=Carletti|anno=1776}}
*{{Cita libro|titolo=Memorie storiche degli scrittori legali del Regno di Napoli|autore=[[Lorenzo Giustiniani]]|url=|città=Napoli|cid=Giustiniani 1789|anno=1789}}
*{{Cita libro|titolo=Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli|autore=[[Lorenzo Giustiniani]]|url=|città=Napoli|cid=Giustiniani 1797|anno=1797}}
*{{Cita libro|titolo=Diario di Francesco Capecelatro, contenente la storia delle cose avvenute nel Reame di Napoli negli anni 1647 - 1650|autore=Angelo Granito|url=|città=Napoli|cid=Granito|anno=1850}}
*{{Cita libro|titolo=Codice diplomatico del Regno di Carlo I e II d'Angiò|autore=Giuseppe Del Giudice|url=|città=Napoli|cid=Del Giudice|anno=1863}}
*{{Cita libro|titolo=Il "terraggio" lucerino|autore=Alfonso La Cava|url=|città=Napoli|cid=La Cava|anno=1939}}
 
Fonti araldiche:
 
*{{Cita libro|titolo=Vocabolario etimologico della lingua italiana|autore=[[Ottorino Pianigiani]]|url=http://www.etimo.it/?term=rocco&find=Cerca|città=Roma|cid=Pianigiani|anno=1907}}
*{{Cita libro|titolo=Vocabolario araldico ufficiale|autore1=Antonio Manno|url=|città=Roma|cid=Manno|anno=1907}}
*{{Cita libro|titolo=Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata medievale e moderna|autore1=Giacomo C. Bascapè|autore2=Marcello Del Piazzo|url=|città=Roma|cid=Bascapè - Del Piazzo|anno=1983}}
*{{Cita libro|titolo=Il Sedile dei Nobili della Città di Lettere|autore1=Pasquale Marciano|autore2=Angelandrea Casale|url=|città=Amalfi|cid=Marciano - Casale|anno=2014}}
*{{Cita libro|titolo=Famiglie nobili del Regno di Napoli in uno stemmario seicentesco inedito|autore1=Angelandrea Casale|autore2=Felice Marciano|autore3=Vincenzo Amorosi|url=|città=Boscoreale|cid=Casale-Marciano-Amorosi|anno=2016}}
*{{Cita libro|titolo=Antiche testimonianze degli scacchi in Toscana|autore=Mario Leoncini|url=https://books.google.it/books?redir_esc=y&hl=it&id=K4PiDQAAQBAJ&q=rocco#v=snippet&q=rocco&f=false|città=Lucca|cid=Leoncini|anno=2016}}
 
==Voci correlate==
Linea principale ([[Napoli]]-[[Casoria]]):
* [[Gregorio Maria Rocco]] 1700-1782
* [[Nicola Rocco|Nicola Rocco di Torrepadula]] 1811-1877
 
La '''Vesubia''' (in [[lingua francese|francese]]: ''Vésubie'', in [[lingua occitana|occitano]] ''Vesúbia'') è un [[fiume]] della [[Francia]], [[affluente]] di sinistra del [[Varo (fiume)|Varo]]. Il fiume scorre interamente (45&nbsp;km) nell'ex [[contea di Nizza]] e nell'attuale dipartimento francese delle [[Alpi Marittime (dipartimento)|Alpi Marittime]].
Ramo di [[Bovino (Italia)|Bovino]]:
* [[Carlo Rocco]] 1799-1849
* [[Italo Alessandro Rocco]] 1898-1998
 
Le sorgenti della Vesubia sono ubicate nel [[Parco nazionale del Mercantour]], e precisamente presso [[Saint-Martin-Vésubie]], presso il lago Bianco (2 665 m), dopodiché giunge alla confluenza dei torrenti di Ciriegia (Le Boréon) e della Finestra e continua verso valle.
Ramo di [[Lettere (Italia)|Lettere]]:
* [[Francesco Rocco]] 1629-1706
<br />
 
Il fiume percorre poi l'intera valle omonima ed attraversa i borghi di [[Roquebillière|Roccabigliera]] e [[Lantosque|Lantosca]], fino confluire nel Varo a valle di [[Levens|Levenzo]], appena dopo aver passato le gole della Vesubia.
==Collegamenti esterni==
 
Le alte valli della Vesubia hanno fatto parte dell'[[Italia]] dal [[1861]] al [[1947]], anno in cui per via del [[Trattato di Parigi (1947)|Trattato di pace di Parigi]] sono state cedute alla Francia dal comune di [[Entracque]] (CN) al comune di [[Saint-Martin-Vésubie]].
 
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