Macchi C.205V e Bobingen: differenze tra le pagine

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{{S|centri abitati della Bassa Sassonia}}
{{Vaglio|arg=aviazione|arg2=guerra}}
{{Divisione amministrativa
{{P|Si veda [[Discussione:Macchi M.C.205]]|aviazione|gennaio 2013}}
|Nome=Bobingen
{{W|aviazione|gennaio 2018}}
|Nome ufficiale=
{{Infobox aeromobile
|Panorama=
|Aeromobile = aereo_militare
|Didascalia=
|Nome = Macchi C.205V ''Veltro''
|Bandiera=
|Immagine = 270 14 Macchi MC205V Veltro.gif
|Voce bandiera=
|Didascalia = Il prototipo del Macchi C.205V (M.M. 9287) ripreso a Guidonia durante le prove militari
|Stemma=Wappen Bobingen.svg
|Tipo = [[aereo da caccia]]
|Voce stemma=
|Equipaggio = 1
|Stato=DEU
|Progettista = [[Mario Castoldi]]
|Grado amministrativo=4
|Costruttore = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Aermacchi (azienda)|Aeronautica Macchi]]
|Tipo=
|Data_ordine =
|Divisione amm grado 1=Baviera
|Data_accettazione =
|Divisione amm grado 2=Svevia
|Data_primo_volo = 19 aprile [[1942]]
|Divisione amm grado 3=Augusta
|Data_entrata_in_servizio = febbraio [[1943]]
|Amministratore locale=
|Data_ritiro_dal_servizio =
|Partito=
|Utilizzatore_principale = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regia Aeronautica]]<br />{{Bandiera|RSI}}
|Data elezione=
[[Aeronautica Nazionale Repubblicana|ANR]]<br/>{{bandiera|ITA}} [[Aeronautica Militare (Italia)|AMI]]
|Data istituzione=
|Altri_utilizzatori = {{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]]</br>{{HRV 1941-1945}}</br>{{EGY 1922-1952}}<br />{{SYR 1932-1958}}
|Superficie=50.45
|Esemplari = 252 (compresi il prototipo C.205V e i due prototipi C.205N)
|Note superficie=
|Costo_unitario =
|Abitanti=16634
|Sviluppato_dal = [[Macchi M.C.202]]
|Note abitanti=
|Altre_varianti = [[Macchi M.C.206]]
|Aggiornamento abitanti=31-12-2006
|Tavole_prospettiche = C.205.jpg
|Sottodivisioni=
|Lunghezza = 8,85 [[metro|m]]
|Divisioni confinanti=
|Apertura_alare = 10,58 m (semiala sinistra 4,53 m) (semiala destra 4,33 m)
|Mappa=
|Larghezza =
|Didascalia mappa=
|Diametro_fusoliera =
|Freccia_alare =
|Altezza = 3,48 m
|Superficie_alare = 16,80 [[metro quadro|m²]]
|Carico_alare = 194,5 kg/m²
|Efficienza =
|Allungamento_alare = 6,663
|Peso_a_vuoto = 2&nbsp;581 [[Chilogrammo|kg]]
|Peso_carico = 3&nbsp;408 [[Chilogrammo|kg]]
|Peso_max_al_decollo =
|Passeggeri =
|Capacità =
|Capacità_combustibile = 433 [[Litro|l]] carburante tipo Avio B.4 da 95-100 [[Numero di ottano|ottani]]
|Motore = un [[Fiat 1050 RC.58I|Fiat RA 1050 RC.58]] Tifone<br />12 [[cilindro (meccanica)|cilindri]] [[motore a V|a V]] raffreddato [[raffreddamento a liquido|a liquido]]
|Potenza = {{converti|1475|cv|kW}}
|Spinta =
|Velocità_max = 646 [[chilometro orario|km/h]] a 8&nbsp;000 m
|VNE =
|Velocità_crociera = 500 [[chilometro orario|km/h]]
|Velocità_salita = 5 min 3 s a 6&nbsp;000
|Decollo = 285 m
|Atterraggio = 310 m
|Autonomia = {{formatnum:1040}} [[Chilometro|km]]
|Raggio_azione =
|Tangenza = 11&nbsp;350 m (quota di tangenza pratica)
|Mitragliatrici = due [[Breda-SAFAT]] [[calibro (armi)|calibro]] [[12,7 × 81 mm SR|12,7 mm]] in caccia in fusoliera a tiro sincronizzato attraverso l'elica con 400 colpi per arma <br /> due [[Breda-SAFAT]] [[calibro (armi)|calibro]] [[.303 British|7,7 mm]] alari con 500 colpi per arma
|Cannoni = due cannoni [[Mauser]] 20 mm con 500 colpi complessivi (Macchi M.C. 205V Serie III)
|Bombe = fino a 320 kg
|Missili =
|Piloni =
|Impieghi_sperimentali =
|Record =
|Altro_campo = Pilota Collaudatore
|Altro = [[Guido Carestiato]]
|Note = i dati si riferiscono al Macchi M.C. 205V Serie I (salvo dove diversamente indicato)
|Ref = Marco Gueli ''L'Aermacchi C.205'' in ''Storia Militare'', nº 252, ottobre 2014, p.50
}}
 
'''Bobingen''' è un comune [[Germania|tedesco]] di 16.634 abitanti, situato nel [[Stati federati della Germania|land]] della [[Baviera]]. Bobingen è situato circa 12 chilometri a sud di [[Augusta (Germania)|Augusta]]. Il luogo viene citato per iscritto per la prima volta nell'anno 933; il toponimo ha quindi già più di 1.000 anni. Bobingen appartiene alla Baviera dal 1803.
Il '''Macchi C.205V''' (''C'' dal cognome del progettista, [[ingegnere|ingegner]] [[Mario Castoldi]] e ''V'' come ''[[Veltro]]'', il nome assegnato) fu un [[aereo da caccia]] monomotore monoplano ad [[ala (aeronautica)|ala bassa]] interamente metallico, realizzato nella prima metà degli [[anni 1940|anni quaranta]] dall'azienda italiana [[Aermacchi (azienda)|Aeronautica Macchi]].
 
Evoluzione del [[Macchi M.C.202|Macchi C.202 ''Folgore'']] di cui conservava inalterata gran parte della cellula e degli equipaggiamenti ma dotato del più potente motore [[Daimler-Benz DB 605|Daimler-Benz DB 605A]], entrò in servizio nell'aprile del 1943 e fu il primo caccia italiano a portare in combattimento i [[cannone automatico|cannoni]] [[calibro (armi)|calibro]] {{M|20|m|m|nl=}}, dotando la [[Regia Aeronautica]] di un caccia in grado di confrontarsi alla pari con gli avversari contemporanei, pur in condizioni di schiacciante inferiorità numerica.
 
Alcuni esemplari furono utilizzati dalla [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] e dall'[[Zrakoplovstvo Nezavisne Države Hrvatske|aeronautica militare dello Stato Indipendente di Croazia]]. Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] venne impiegato sia dall'[[Aeronautica Cobelligerante Italiana|Aeronautica Cobelligerante]] che dall'[[Aeronautica Nazionale Repubblicana]]. Nel dopoguerra, un piccolo lotto fu esportato in [[Egitto]] prestando servizio nell'aeronautica di quel paese e partecipando alle fasi finali del primo conflitto [[Guerra arabo-israeliana del 1948|arabo-israeliano del 1948]].
 
I principali [[asso dell'aviazione|assi dell'aviazione]] italiana, tra i quali [[Adriano Visconti]] e [[Luigi Gorrini]], conseguirono molte delle loro vittorie con l'M.C.205 ''Veltro''<ref>{{cita|Apostolo e Massimello, 2017|p. 141|ApostoloMassimello}}</ref>.
 
== Sviluppo del progetto ==
L'introduzione in servizio del Macchi C.202 nei reparti della Regia Aeronautica iniziato nell'estate del 1941, costituì un evidente salto di qualità rispetto al materiale di volo allora in servizio rappresentato da [[Fiat C.R.42]], [[Macchi M.C.200|Macchi C.200]] e [[Fiat G.50]].
 
Lo Stato Maggiore della Regia Aeronautica aveva comunque iniziato ad esaminare la possibilità di una nuova generazione di aerei da caccia che in virtù della maggiore [[potenza (fisica)|potenza]] installata fossero in grado di assicurare prestazioni elevate anche in presenza di un incremento di peso generato da una variazione nell'armamento, che doveva essere costituito da cannoni, e nell'equipaggiamento disponibile.
 
In vista dell'acquisizione da parte del Ministero dell'Aeronautica della [[licenza (economia)|licenza di costruzione]] del Daimler-Benz DB 605A, l'ingegner Mario Castoldi capo progettista della Macchi, iniziò a lavorare su due diversi progetti. Uno, di sviluppo più lungo, denominato [[Macchi M.C.205N|M.C.205N]] e destinato a partecipare al concorso ministeriale per i nuovi caccia della cosiddetta ''Serie 5'', l'altro di più immediata realizzazione denominato inizialmente ''M.C.202 bis'' che prevedeva l'installazione del più potente motore Daimler Benz 605A sulla cellula del M.C.202 ''Folgore''. La Macchi s'impegnava a consegnare il primo velivolo dopo soli tre mesi dalla consegna del motore<ref>{{cita|AA.VV, 2008|p. 4|Bancarella}}</ref>.
 
Dopo l'autorizzazione a procedere da parte del Ministero, il 16 dicembre 1941 venne dato ufficialmente l'avvio al programma ''M.C.202 bis'', presto ribattezzato M.C.205V ''Veltro'', con due lettere di commessa alla Macchi per cento esemplari (Serie I, M.M. 9287-9386) e alla [[Avio (azienda)|FIAT]] per trecento esemplari (Serie II, M.M.90050-90349). A favore del C.205V giocava la possibilità per la Regia Aeronautica di avere disponibile in tempi brevi una macchina con prestazioni superiori potendo coinvolgere nel programma le grandi capacità produttive della FIAT, già impegnata nella costruzione su licenza del motore tedesco.
 
Con l'arrivo dei primi motori Daimler Benz 605A dalla [[Germania]], avvenuto nel febbraio 1942 e l'avvio della costruzione su licenza dello stesso presso gli stabilimenti FIAT con la denominazione di [[Fiat 1050 RC.58I|RA.1050 RC 58 ''Tifone'']], l'ingegner Castoldi procedette alla realizzazione del primo [[prototipo]] dell M.C.205V. Le modifiche necessarie ad accogliere il nuovo propulsore furono realizzate su un esemplare di M.C.202 della IX Serie, prelevato direttamente dalla linea produttiva.
 
Il 19 aprile 1942, il primo M.C.202 con il nuovo propulsore effettuò il primo volo dalla pista di [[Lonate Pozzolo]] alla guida del collaudatore della Macchi [[Guido Carestiato]]. Il 10 maggio l'esemplare fu trasferito a [[Guidonia Montecelio]], presso il Centro Sperimentale, per le prove di volo contrattuali. In una di queste il M.C.205V raggiunse la velocità di {{M|646||km/h|nl=}} a {{M|8000| |m|nl=}} di quota. Esteriormente le differenze rispetto all'M.C.202 erano minime. Cambiava l'[[ogiva]] dell'[[elica]], di dimensioni maggiori per accogliere il più ingombrante riduttore dell'elica Piaggio P2001, il [[carrello d'atterraggio|carrello]] posteriore diventava retrattile e il radiatore dell'olio era sdoppiato assumendo la caratteristica forma "a barilotto".
 
I nuovi M.C.205 uscirono direttamente dalla linea di produzione dell'M.C.202. Il secondo prototipo (M.M. 9488) volò il 19 agosto 1942 e i collaudi di entrambi i prototipi del ''Veltro'' furono pienamente soddisfacenti anche in virtù della grande affinità con il loro predecessore. La Regia Aeronautica possedeva ora un moderno intercettore "di transizione" capace di confrontarsi alla pari con i caccia avversari a basse e medie altitudini<ref>rispetto al ''Folgore'', di cui manteneva sostanzialmente la velatura, il ''Veltro'' aveva un carico alare maggiore del diciannove percento, pertanto meno agile ad alta quota del suo predecessore</ref><ref>{{cita|Sgarlato, 2017|p. 75|Sgarlato}}</ref> in attesa che si concludesse il concorso per i caccia della ''Serie 5''.
 
Per quanto riguarda gli aspetti relativi all'incremento dell'armamento, l'aumento della potenza disponibile permise d'installare fin da subito sui ''Veltro'' Serie I, una mitragliatrice [[Breda-SAFAT]] da {{M|7,7|m|m|nl=X}} su entrambe le semiali, armi in seguito sostituite, a partire dalla Serie III, da due cannoni da {{M|20|m|m|nl=X}} per la cui disponibilità comunque fu necessario attendere l'arrivo della fornitura dalla Germania, a causa dell'indisponibilità di armi di tale calibro per l'impiego aereo sviluppate in Italia.
 
L'installazione di un cannone da {{M|20|m|m|nl=X}} tra le [[bancata|bancate]] dei [[cilindro (meccanica)|cilindri]] del motore, anche se oggetto di studio, fu presto scartata perché l'alloggiamento della [[culatta]] e delle munizioni avrebbe comportato la progettazione ''ex-novo'' della [[fusoliera]]<ref>{{cita|Marco Gueli, 2014|p. 52|Gueli}}</ref>.
 
Grazie alla possibilità di utilizzare la maggior parte dei componenti dell'M.C.202, la Macchi fu in grado di varare con rapidità la produzione del nuovo velivolo e a soli sei mesi dal volo del primo prototipo, la ditta era in grado di consegnare i primi velivoli della serie di cento esemplari. Gli esemplari di serie risultarono leggermente più pesanti (l'aumento di peso fu di {{M|40|k|g|nl=}}) <ref>{{cita|AA.VV, 2008|p. 9|Bancarella}}</ref> ma fornirono comunque prestazioni di volo solo di poco inferiori a quelle dei prototipi. Dai due esemplari costruiti e collaudati nel novembre 1942, la produzione passò ai venti esemplari usciti dalle officine varesine nel marzo 1943.
 
Mentre erano ancora in corso le valutazioni per designare il vincitore del concorso per i caccia della ''Serie 5'' tra [[Fiat G.55]], risultato poi vittorioso, e il [[Reggiane Re.2005]], in previsione dell'avvio della produzione dell'M.C.205 anche presso gli stabilimenti FIAT, il primo esemplare della serie, il 29 ottobre 1942 fu trasferito a [[Torino]] per costituire l'esemplare di riferimento per la riproduzione in serie a cura della ditta torinese<ref>{{cita|AA.VV, 2008|p. 8|Bancarella}}</ref>.
 
La FIAT, inizialmente, fu riluttante ad avviare la commessa per la produzione della Serie II in quanto più interessata alla costruzione del proprio G.55<ref>{{cita|AA.VV, 2008|p. 9|Bancarella}}</ref> <ref group=N>Ciò non impedì alla FIAT di continuare a produrre e consegnare tra l'ottobre 1941 e il giugno 1943 ben cinquecentosessanta CR.42 e duecento G.50 oramai del tutto obsoleti.</ref><ref>{{cita|Ferdinando Pedriali, 2001|p. 245|Pedriali}}</ref> finché, a lungo sollecitata dallo [[stato maggiore]], acconsentì finalmente ad avviare l'allestimento delle attrezzature di produzione. Tuttavia il bombardamento operato dai bombardieri della RAF sugli stabilimenti di Torino nei giorni 9, 10 e 12 dicembre del 1942 distrusse completamente le attrezzature destinata alla produzione dell'M.C.205, ponendo fine all'iniziativa<ref>{{cita|Ferdinando Pedriali, 2001|p. 256|Pedriali}}</ref>.
 
Intanto i primi M.C.205V di produzione Macchi iniziavano a giungere ai reparti. I primi a riceverli furono i piloti del [[1º Stormo caccia|1º Stormo]] di base a [[Pantelleria]]. La [[71ª Squadriglia caccia|71ª Squadriglia]] del [[17º Gruppo caccia|17º Gruppo]] ricevette i primi tre M.C.205V il 6 febbraio 1943<ref>{{cita|AA.VV, 2008|p. 8|Bancarella}}</ref>.
 
Completata la Serie I ai primi di giugno del 1943, la Macchi diede avvio alla produzione della Serie III, armata con i cannoni da {{M|20|m|m|nl=X}} e due attacchi subalari per serbatoi supplementari. Prima dell'8 settembre ne furono prodotti settanta esemplari, molti dei quali però rimasero presso la fabbrica, in attesa dei componenti necessari al loro completamento.<ref>{{cita|Marco Gueli, 2014|p. 53|Gueli}}</ref>
 
Nei mesi successivi le consegne ai reparti dislocati sull'isola continuarono con una certa regolarità in previsione dell'oramai imminente [[Operazione Corkscrew|sbarco alleato]] in [[Sicilia]].
 
==Tecnica==
===Cellula===
Il Macchi C. 205 era un caccia monoplano, monoposto, monomotore a [[carrello d'atterraggio|carrello]] retrattile, con struttura completamente metallica, diretta evoluzione del Macchi C. 202 da cui differiva per il [[gruppo motopropulsore]], per le modifiche apportate alla cappottatura motore, per lo spostamento della presa [[Venturimetro|Venturi]] ed altri interventi che riguardavano il carrello principale e la strumentazione di bordo.
 
L'ala, sostanzialmente identica a quella del Macchi C.202 Serie VII o Serie IX, era a sbalzo su profili biconvessi asimmetrici di spessore e corda decrescenti verso l'esterno, derivati dal profilo ''NACA 23018'' alla radice e ''NACA 23009'' all'estremità<ref>http://m-selig.ae.illinois.edu/ads/aircraft.html</ref>, ed aveva, caratteristica di tutti i caccia progettati dall'ing. Castoldi<ref>Marco Gueli, L'Aermacchi C.205, in Storia Militare, nº 252, ottobre 2014, pp. 50</ref>, le semiali di diversa apertura, con la semiala destra <ref>Apertura 4,32 m</ref>più corta di 0,20 m rispetto a quella di sinistra<ref>Apertura 4,52 m</ref>. Tale asimmetricità aveva lo scopo di compensare per quanto possibile, la coppia di reazione dell'[[elica]]. Strutturalmente, l'ala del Macchi era di tipo [[Longherone (aeronautica)|bilongherone]] su cinquantaquattro [[Centina (aeronautica)|centine]] ed era suddivisa in tre parti: il pianetto centrale, solidale con la fusoliera, e le due semiali. Il bordo d'attacco delle semiali, nella sezione esterna a quella in corrispondenza delle gambe del carrello, era completamente asportabile e collegato al longherone anteriore mediante viti. Il bordo d'uscita era occupato dagli [[Ipersostentatore|ipersostentatori]], di tipo a spacco, e dagli [[alettone (aeronautica)|alettoni]], compensati aerodinamicamente.
 
[[File:Macchi C.205 Struttura della fusoliera.png|left|thumb|Struttura della fusoliera del Macchi C.205 (dal Catalogo Nomenclatore)]]
 
Longheroni e centine, suddivise a loro volta in becchi e code di centina, avevano una struttura a ''traliccio'' molto robusta ma dispendiosa in termini di ore di manodopera necessaria alla loro costruzione<ref group=N>Durante al seduta della Commissione del 20 marzo 1940, il generale [[Francesco Pricolo]], nuovo capo di stato maggiore dell'Aeronautica, dispose affinché l’ing. Castoldi fosse invitato ad adottare sistemi costruttivi che consentissero la massima facilità di costruzione, ad evitare che si ripetessero gli inconvenienti rilevati sul Macchi C.200 sotto il punto di vista della riproduzione, problemi che rimasero però insoluti anche per i successivi Macchi C.202 e 205</ref><ref>{{Cita|Andrea Cirami, 1992|p.243|Cirami}}</ref>.
Il rivestimento era in [[duralluminio]]<ref>Conosciuto come ''Superavional''</ref> per l'intera superficie, ad eccezione degli alettoni rivestiti in tela. Le semiali erano collegate al pianetto centrale tramite attacchi a ''pettine''; ogni semiala era dotata di attacchi subalari per trasportare carichi (bombe, spezzoni, serbatoi ausiliari) fino 320 kg.
 
Gli [[impennaggio|impennaggi]] avevano pianta quasi ellittica, su struttura bilongherone e rivestimento metallico per le parti fisse mentre le parti mobili erano rivestite in tela. Lo [[stabilizzatore (aeronautica)|stabilizzatore]] era a calettamento regolabile in volo, tra -5°30' e 1°45'. Il [[timone (aeronautica)|timone]] era compensato aerodinamicamente mediante becco d'estremità e la stessa tecnica era usata per l'[[equilibratore (aeronautica)|equilibratore]], dotato anche di contrappesatura. Alettoni e timone non erano contrappesati e questa deficienza comportò il manifestarsi di fenomeni [[Aeroelasticità|aeroelastici]] durante il volo alle massime velocità, erroneamente attribuiti a fenomeni di comprimibilità<ref>{{Cita|AA.VV.|p. 588|Fabbri}}</ref>.
[[File:Struttura alare MC205.jpg|thumb|Struttura alare del Macchi C.205V (dal Catalogo Nomenclatore)]]
La fusoliera, di sezione ovale, era costituita da una struttura a semiguscio, su quattro longheroni in duralluminio con sezione ad ''U'', numerosi [[Corrente (aeronautica)|correntini]] longitudinali e un totale di diciannove [[Ordinata (aeronautica)|ordinate]]. Il [[rivestimento lavorante]] era costituito da lamiera in [[Leghe di alluminio|lega di alluminio]] ''Superavional'' di spessore compreso tra 0,50 mm e 0,75 mm.
 
La prima ordinata, in corrispondenza del longherone anteriore dell'ala, portava anche i quattro attacchi del castello motore e fungeva da paratia parafiamma. Gli attacchi superiori si trovavano sull'ordinata in corrispondenza dei due longheroni superiori della fusoliera, mentre quelli inferiori erano in corrispondenza del longherone del pianetto centrale delle semiali. All'esterno della parte anteriore della fusoliera, sul lato sinistro, era situata la presa d'aria ''tropicalizzata'' dotata di filtri antisabbia <ref group=N>Tipo ''A.S. Africa Settentrionale''</ref> del [[turbocompressore]] del motore e i due radiatori dell'olio con la tipica forma a ''barilotto''.
 
Il carrello, del tipo triciclo posteriore, aveva le gambe principali che si retraevano verso la mezzeria del velivolo; gli elementi principali erano dotati di ammortizzatori oleopneumatici. Il ruotino posteriore era del tipo semiretrattile mediante comando idraulico collegato allo stesso comando del carrello anteriore. L'ampia carreggiata del carrello e la sua robustezza consentivano al Macchi C.205 l'impiego anche su superfici semipreparate. Un punto debole del carrello d'atteraggio era la mancanza di un dispositivo di blocco meccanico nella posizione estratta, con il rischio d'incorrere in seri problemi nel caso di perdite del fluido idraulico del circuito che comandava l'estrazione delle gambe del carrello principale<ref>{{Cita|AA.VV.|p. 588|Fabbri}}</ref>. La posizione assunta dal carrello era fornita da un indicatore meccanico, da uno elettrico e da uno acustico, i primi due posizionati sul cruscotto.
 
Il posto di pilotaggio, di dimensioni piuttosto ridotte, dotato di parabrezza con trasparente anteriore in blindovetro del tipo ''VIS 1'' e tettuccio incernierato sulla destra per consentire l'accesso del pilota era munito di seggiolino regolabile in altezza e protetto da corazzatura. La visibilità era buona in volo ma problematica a terra per via del lungo muso<ref>{{Cita|AA.VV.|p. 588|Fabbri}}</ref>. Al di sotto dell'abitacolo era situato il radiatore del liquido del circuito di raffreddamento del motore, che era perfettamente uguale, nelle dimensioni, a quello installato sul ''Folgore''.
 
===Motori===
L'apparato propulsore era costituito da un motore [[Daimler-Benz DB 605]] A-1 costruito su licenza dalla [[FIAT]] con la denominazione FIAT RA.1050 RC. 58 ''Tifone''. Si trattava di un propulsore con dodici cilindri a ''V'' invertito di 60°, [[Impianto d'alimentazione|alimentazione]] a [[Iniezione (motore)|iniezione]], raffreddato [[raffreddamento a liquido|a liquido]] e capace di sviluppare una potenza di {{converti|1475|CV|kW|0}} a {{formatnum:2800}} giri al minuto, al decollo. Il motore era dotato di avviamento elettrico, riduttore e compressore per il ristabilimento della potenza in quota a {{formatnum:5800}} m dove erogava la potenza di {{converti|1355|CV|kW|0}} a {{formatnum:2800}} giri al minuto.
Il motore azionava un'[[elica]] tripala metallica tipo [[Piaggio]] P.2001 del diametro di 3,05 m a giri costanti e passo variabile in volo mediante comando elettro-meccanico.
 
=== Sistemi e Impianti===
Il [[combustibile]] tipo Avio B.4 da 95-100 [[Numero di ottano|ottani]] era contenuto in quattro serbatoi. Il principale da 270 litri era situato all'interno del pianetto centrale, altri due da 40 litri erano disposti ai lati del serbatoio principale ed infine un serbatoio da 83 litri trovava posto alle spalle del pilota. Tutti i serbatoi erano protetti da rivestimento "SEMAPE" capace di chiudere i fori dei proiettili fino ad un calibro di 12,7 mm.
Il Macchi C.205V disponeva di un impianto [[Radio (apparecchio)|ricetrasmittente]] (RT) del tipo ''Allocchio-Bacchini B.30'', con antenna del tipo a stilo. Negli esemplari in servizio nell'Aeronautica Cobelligerante, tale apparato fu sostituito in seguito da un più efficiente modello T.R.5043 di fabbricazione statunitense.
[[File:Abitacolo M.C.205V.jpg|right|thumb|abitacolo del Macchi M.C. 205V (dal Catalogo Nomenclatore)]]. Era prevista l'installazione di un [[radiogoniometro]] ''RG.42'' sotto la fusoliera e sugli ultimi esemplari prodotti, di un [[Identification friend or foe|IFF]] tipo ''DSSE Argo'' o ''Lorenz FuG 25a Esrtling '' compatibile con i [[radar]] di scoperta ''GEMA FuGM80 Frenya'' delle stazioni di avvistamento della Luftwaffe. Il [[collimatore]] a riflessione era del tipo ''S.Giorgio tipo C'' con mirini a visuale libera. I Macchi C.205 dell'ANR montarono anche equipaggiamenti tedeschi come, ad esempio, il collimatore Revi C/12<ref>L'Aermacchi C.205,Storia Militare, numero 252,2014</ref>. Il cruscotto era realizzato in tre varianti, una per la Serie I e due per la Serie III con modifiche connesse alle variazioni dell'armamento. Alle spalle del pilota trovavano posto le bombole dell'impianto pneumatico e dell'impianto idraulico.
 
===Armamento===
L'armamento era costituito da due mitragiatrici [[Breda-SAFAT]] calibro 12,7 mm disposte appaiate in caccia con tiro sincronizzato attraverso il disco dell'elica con 400 colpi per arma e due Breda-SAFAT calibro 7,7 mm alari con 500 colpi per arma. A partire dalla Serie III, le mitragliatici alari furono sostituite da due cannoni [[Mauser]] ''MG 151/20A'' da 20 mm con 500 colpi complessivi.
[[File:Disposizione dell' armamento del Macchi C.205V III Serie.png|thumb|Disposizione dell'armamento del Macchi C.205V III Serie (dal Catalogo Nomenclatore)]]
===Sviluppi del progetto base===
 
== Impiego operativo ==
 
===Croazia===
Nella Seconda Guerra Mondiale, i Macchi C.205 combatterono anche con le insegne dell'aviazione dello stato indipendente della [[Croazia]], la [[Zrakoplovstvo Nezavisne Države Hrvatske]] (ZNDH). Infatti questa forza aerea ricevette oltre ai Macchi C.202, anche quattro C.205.
Il 30 giugno 1944, tre ''Veltro'' croati pilotati da piloti veterani del fronte orientale, ''Major'' Helebrant, ''Oberleutnant'' Bencetic e ''Feldwebel'' Bartulovic accompagnati da tre Macchi C.202 assegnati a piloti senza esperienza, furono inviati ad intercettare una formazione di bombardieri statunitensi. Affrontati dai caccia di scorta, P-51 del ''5<sup>th</sup>FS'' del ''52<sup>nd</sup>FG'' sopra [[Bjelovar]], solo il ''Veltro'' di Bencetic riuscì a tornare alla base, mentre il resto della formazione croata fu abbattuto dai caccia di scorta o dal fuoco difensivo dei bombardieri<ref>{{Cita|Savic, Ciglic, 2002|p.66|SavicCiglic}}</ref>
===Egitto===
In amministrazione controllata dal 15 dicembre del 1947, la Aeronautica Macchi, anche con il supporto dell'Aeronautica Militare, riprese la produzione del Veltro usando componenti ed attrezzature risparmiate dalla distruzione della guerra o recuperate sui vari campi di volo, oppure convertendo cellule di Macchi C.202 in Macchi C.205. La trasformazione comportava la sostituzione del motore e dei piani verticali di coda, mentre le ali rimanevano quelle del C.202 predisposte ma prive della armi da 7,7 mm e munite di attacchi subalari per i carichi di caduta. La ripresa produttiva fu stimolata anche per soddisfare la commessa per l'Aeronautica Egiziana, la [[Royal Egyptian Air Force|Royal Egyptian Air Force (REAF)]], che si era concretizzata dopo i primi contatti tra i rappresentanti diplomatici egiziani, il generale Eraldo Ilari (direttore generale dell'Aeronautica Macchi) ed il governo italiano.
La commessa del valore di 648.298 sterline <ref>{{cita|Sgarlato, Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.2051972|p.68|Sgarlato}}</ref> prevedeva un lotto iniziale di ventiquattro C.205V, di cui solo otto originali e il resto ''Folgore'' riconvertiti. La Macchi da parte sua donò personalmente a re [[Fārūq I d'Egitto|Farouk]] un [[Aermacchi MB.308|MB.308]] (codice SU-AGG). Una prima fornitura del lotto di ventiquattro macchine raggiunse l'Egitto in tempo utile per partecipare al primo conflitto arabo-israeliano.
Quattro esemplari raggiunsero l'Egitto via mare dall'Italia il 16 settembre 1948, tre esemplari il 6 ottobre, quattro il 26 ottobre e ulteriori quattro il 24 novembre, ricevendo dalla REAF i numeri d serie da 1201 a 1215. Si trattava di cinque C.205V e dieci C.202 convertiti<ref>{{Cita|Brian Cull|p. 367|Cull}}</ref>.
I restanti nove velivoli del primo ordine raggiunsero l'Egitto ai primi del 1949 ricevendo le matricole 1216-1224 (si trattava di tre M.C.205 e sei M.C.202 convertiti).
Un accordo per un secondo lotto di diciotto macchine fu firmato il 23 febbraio 1949, per un valore contrattuale di 270.000 sterline<ref>{{Cita|Brian Cull|p.5|Cull}}</ref>. I velivoli furono forniti tra il luglio e il novembre del 1949. La Aeronautica Macchi mise a disposizione anche un team di tecnici che furono inviati in Egitto, guidato dal col. Ettore Foschini e di cui faceva parte anche il collaudatore della ditta [[Guido Carestiato]], per le attività di assistenza e le operazioni di accettazione dei velivoli.
I C.205V di questo secondo lotto ricevettero i numeri seriali da 1225 a 1242. Nella REAF i caccia della Macchi furono assegnati allo ''Squadron 2'' operante sulla base di al-Arish in tempo per partecipare al conflitto arabo-israeliano del 1948-49. I "Veltro" egiziani furono utilizzati in combattimento contro gli aerei israeliani, con risultati controversi.
Secondo alcune fonti, il 7 gennaio 1949 un Veltro distrusse un P-51D Mustang israeliano<ref>Jonathan Glancey. ''Spitfire The Biography''. London: Atlantic Books, 2006, pag. 168.</ref>.
Secondo fonti più recenti, gli Spitfire e i Mustang israeliani tra il 28 dicembre 1948 e il 5 gennaio 1949 abbatterono almeno cinque C.205V e ne distrussero altri due al suolo senza subire alcuna perdita<ref>Vaccari, Pierfrancesco: ''S.199 per la IAF'', Rivista Italiana Difesa aprile 2009 p.88-91</ref>.
Sicuramente tre macchine furono perse in combattimento nei primi di dicembre del 1948<ref>{{Cita|AA.VV.|p. 36|Bancarella}}</ref> <ref>piloti Ibrahim Nur al Din, Mustafa Kamal al Wahib, Khalal Jamal Arusi</ref> mentre una quarta macchina, seriamente danneggiata e poi recuperata, era pilotata da Shalabi al Hinnawi che diventerà nel 1967 il Comandante Generale dell'Aviazione militare egiziana. Un rapporto sullo stato dell'aviazione egiziana, stilato successivamente alla data dell'armistizio arabo-israeliano, in data 25 gennaio 1949, rivelò che tre velivoli serie 1204, 1208 e 1215 erano stati dichiarati fuori uso, probabilmente persi in combattimento, ed altri sei erano seriamente danneggiati per danni causati da atterraggi di fortuna<ref>{{Cita|Cull|p. 367|Cull}}</ref>.
 
I ''Veltro'' furono intensamente utilizzati nell'Aeronautica Egiziana, subendo anche molti incidenti, sia per la scarsa esperienza dei piloti egiziani che per i frequenti malfunzionamenti dei motori DB 605, costruiti su licenza in Italia durante il periodo bellico<ref>{{Cita|Brian Cull|p.5|Cull}}</ref>.
Quando nel dicembre 1950 una missione della [[Aermacchi (azienda)|AerMacchi]] visitò le basi della REAF per fornire assistenza tecnica, erano ancora operativi ventisei esemplari di Macchi C.205V, distribuiti tra le basi di Almaza, Ballah, El Arish, Helwan e tra questi erano presenti i velivoli veterani di guerra forniti con il primo lotto<ref>{{Cita|Brian Cull|p. 368|Cull}}</ref>. Con l'entrata in servizio dei primi caccia a reazione, i Macchi furono relegati a compiti di addestratori avanzati concentrati nel ''5/6 Combined Advanced Training Squadron'' sulla base di Helwan, lasciando comunque un buon ricordo nei piloti egiziani<ref>Marco Gueli, L'Aermacchi C.205, in Storia Militare, pp. 50.</ref>.
 
La prevista fornitura di un terzo lotto di venti esemplari, già predisposto, non si materializzò perché l'Aviazione egiziana stava già ricevendo i suoi primi caccia a reazione<ref>i primi due [[Gloster Meteor]], un F4 e un T7 atterrarono nell'aeroporto del Cairo il 27 ottobre 1949 </ref> <ref>{{Cita|Brian Cull|p. 9|Cull}}</ref> e i velivoli, ricondizionati, vennero ceduti all'[[Aeronautica Militare (Italia)|Aeronautica Militare Italiana]] e impiegati nella Scuola Caccia di [[Lecce]] fino ai primi anni '50.
L'attività svolta dalla AerMacchi nella produzione dei C.205 per l'Egitto attirò le attenzioni della cosiddetta [[Lohamei Herut Israel|Banda Stern]], l'organizzazione paramilitare israeliana a cui fu attribuito l'attentato ai fabbricati della ditta stessa avvenuto il 18 settembre 1949.
Diverse bombe vennero piazzate nell'aviorimessa dell'[[Aermacchi (azienda)|Aermacchi]] a [[Venegono Superiore|Venegono]], dove erano presenti anche alcuni dei Macchi C.205 ordinati dall'Egitto. L'esplosione causò la distruzione di un C.205V e di tre [[Aermacchi MB.308|MB.308]], mentre altri tre Veltro furono danneggiati<ref>Gori, Paolo, ''Caccia italiani sulla Palestina'', JP-4, aprile 1991, p.64.</ref>. L'attentato però non coinvolse nessuno degli aerei della commessa egiziana, perché questi si trovavano a [[Valle Olona]], dove erano stati preparati e imballati per il trasporto verso l'Egitto<ref>{{cita|Sgarlato, Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.2051972|p.69|Sgarlato}}</ref>.
 
===Germania===
Nelle settimane precedenti l'8 settembre, l'Aeronautica Macchi aveva in costruzione i C.205V Serie III (MM 92153-92202). I ''Veltro'' MM 92214 e 92210 raggiunsero il [[4º Stormo]] a [[Pescara]] il 6 settembre e furono gli ultimi esemplari ad essere consegnati alla Regia Aeronautica prima dell'armistizio.
 
Dopo l'armistizio, i tedeschi requisirono gli esemplari di C.205V del [[3º Stormo]] presenti a [[Cerveteri]]. Questi esemplari, insieme a quelli che i tedeschi prelevarono direttamente dalle officine dell'Aeronautica Macchi di [[Lonate Pozzolo]] a partire dal 9 settembre 1943, furono assegnati al ''II Gruppe'' dello ''[[Jagdgeschwader 77]]'' (II./JG 77) che aveva dovuto cedere i propri velivoli allo [[Jagdgeschwader 53]].
 
Lo Jagdgeschwader 77 risulta essere l'unico reparto della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] ad essere dotato del velivolo italiano.
 
[[File:Macchi C.205 German.jpg|right|thumb|Macchi C.205V Serie III, M.M. 92244 appartenente al II./JG77, Lagnasco, ottobre 1943]]
 
Per la fine del mese di settembre, gli esemplari prelevati dai tedeschi furono sufficienti ad armare le tre ''Staffeln'' che componevano il ''Gruppe'' rispettivamente 4/JG77, 5/JG77 e 6/JG77. Alla data del 30 settembre il ''II Gruppe'' avava in carico venticinque velivoli<ref>{{Cita|AA.VV.|p.15|Bancarella}}</ref>.
 
L'addestramento dei piloti tedeschi sul caccia italiano si completò nel successivo mese di ottobre e non fu esente da tutta una serie di problemi che causarono qualche incidente anche mortale e la perdita di cinque velivoli. Le difficoltà incontrate dai piloti tedeschi furono dovute essenzialmente al diverso funzionamento della manetta del motore, che nei velivoli tedeschi dava potenza spostandola verso l'avanti, mentre in quelli di costruzione italiana la massima potenza si otteneva tirando a sé la manetta<ref>{{Cita|AA.VV.|p.18|Bancarella}}</ref>
 
Al termine dell'addestramento, tra il 23 ottobre e il 2 novembre 1943, il II./JG77 si trasferì sul campo di Airasca, presso [[Pinerolo]] (TO) e successivamente a [[Lagnasco]] in provincia di [[Cuneo]], che divenne la sua base operativa. La Luftwaffe utilizzò il C.205 nelle missioni d'intercettazione sui cieli del nord Italia.
 
Il 9 novembre il Leutnant Franz Hrslicka abbattè un P-38; un altro abbattimento, questa volta ai danni di un B-24 Liberator avvenne l'11 novembre ad opera del Feldwebel Albert Ullrich.
 
Il 16 dicembre sedici C.205V si scontrarono con venticinque P-38 del ''14<sup>th</sup> Fighter Group'' abbattendone uno e danneggiandone altri due.
Con la costituzione dell'[[Aeronautica Nazionale Repubblicana]] (ANR), lo JG 77 fu riarmato con i Bf 109G-6 ed il 31 dicembre 1943 i Macchi C.205V furono ceduti ufficialmente al 1º Gruppo Caccia dell'ANR.
Un altro reparto della Luftwaffe che utilizzò il Macchi C.205 fu il ''I Gruppe'' dello ''JG 108'', che ne ricevette almeno due esemplari.
 
===Italia===
==== Regia Aeronautica ====
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-468-1415-10, Süditalien, italienisches Jagdflugzeug Macchi.jpg|thumb|Il Macchi M.C.205 Serie I 360-3 (MM9291) appartenente alla 353ª Squadriglia del [[51º Stormo]]. Sardegna, 1943.]]
Il Macchi C.205V cominciò ad essere consegnato ai reparti operativi all'inizio del [[1943]]. Il primo reparto a venirne equipaggiato, alla fine di aprile, fu il [[1º Stormo Caccia Terrestre]], basato a Pantelleria, che cominciò subito ad operare sui cieli del [[Mediterraneo]] e in Nordafrica. Si trattava di scorte a convogli navali ed aerei diretti o provenienti dalla Tunisia. Nella loro prima uscita, 22 M.C.205 affrontarono con ottimi risultati formazioni più numerose di [[Supermarine Spitfire|Spitfire V]] e [[Curtiss P-40]].<ref name="Dimensione Cielo 1972, p. 8">Dimensione Cielo 1972, p. 8.</ref> Il 20 aprile del 1943, una trentina di Macchi M.C.205 e M.C.202 del 1º Stormo, guidati dal maggiore Di Bernardo e dal capitano Nioi, affrontarono circa 60 Spitfire sul [[Canale di Sicilia]]. Dopo un violentissimo combattimento, i Macchi rivendicarono l'abbattimento di ben 17 Spitfire, a fronte della perdita di soli due caccia<ref>Nino Arena, ''op. cit.'', p. 21.</ref>. Secondo il fonogramma conservato tra le relazioni operative dell'Aeronautica della Sicilia (messaggio n.1832), "quindici Spitfire sono da considerarsi sicuramente abbattuti, quattordici dei quali visti finire in mare più uno precipitato a terra tra Capo Bon e Capo Mustafà."<ref>{{cita web |url=http://www.asso4stormo.it/arc2/bas/bas.htm |titolo=Copia archiviata |accesso=17 maggio 2009 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071216130949/http://www.asso4stormo.it/arc2/bas/bas.htm |dataarchivio=16 dicembre 2007 }}.</ref> Nondimeno, non v'è mai stata alcuna prova di perdite alleate durante questa battaglia aerea, mentre gli aerei italiani persi erano tre (piloti Andreoli, Fanelli e Borreo, atterrato fuori campo in Tunisia), rispetto alle 11 vittorie reclamate dai cacciatori alleati, soprattutto dai polacchi del No.145 Sqn.<ref>Massimello, Giovanni: ''dal Folgore al Veltro'', Storia Militare n.150 p.57.</ref><ref>Massimello, Giovanni: ''Due volte Asso'', Storia Militare n.49 p.55.</ref><ref>[http://surfcity.kund.dalnet.se/italy_baschirotto.htm Pagina web sul pilota Baschirotto, includente anche la battaglia del 20 aprile '43].</ref>
 
Altri scontri si verificarono il 29 e il 30 aprile, conclusisi con altri abbattimenti, e poi il 1º maggio ancora con la distruzione in combattimento di sei Spitfire e due Curtiss P-40. Il 6 maggio una formazione di Macchi 205 di scorta ad un convoglio aereo diretto in [[Tunisia]], si scontrava nel [[Canale di Sicilia]] con i piloti dell'USAAF e abbatteva altri nove P.40. Il crollo del fronte tunisino e la vulnerabilità di Pantelleria determinarono, all'inizio di maggio, l'arretramento del 1º Stormo, sull'aeroporto di Sigonella, in Sicilia, con l'impiego del campo-trampolino di Finocchiara, a circa 15 chilometri a sud-est di [[Ragusa]].<ref name="Dimensione Cielo 1972, p. 8"/>
 
E proprio sui cieli di Pantelleria avveniva un altro scontro il 10 maggio con otto tra bombardieri e caccia alleati distrutti. Il 19 maggio, il 1º Stormo abbatteva altri nove aerei anglo-americani. Poi, in un crescendo, altri cinque il 22, quattro ancora il 23 e cinque il 25 del mese. Il 26 maggio, per lo stormo è un giorno di grandi successi. In furiosi scontri sulla Sicilia, 10 apparecchi alleati tra caccia e bombardieri, vengono abbattuti. L'unità si guadagna, per la seconda volta in pochi giorni, l'onore della citazione sul bollettino di guerra.
 
All'inizio del luglio 1943, il 1º Stormo viene sostituito dal 4º Stormo, l'unità d'élite della Regia Aeronautica. Il 4º ''Stormo'', che aveva lasciato l'Africa nel gennaio 1943, era stato riequipaggiato con Macchi M.C.202 e M.C.205 sugli aeroporti di Campoformido (10º Gruppo) e Bresso (9º Gruppo). Dopo un primo trasferimento sull'aeroporto di Roma-Ciampino, lo stormo arrivava in Sicilia. I piloti italiani svolsero fino a sei missioni al giorno. Il 4 luglio i piloti del 4º ingaggiarono combattimento sulla piana di Catania contro i bombardieri alleati, distruggendo in ripetuti attacchi ben 18 velivoli nemici. Si distingueva particolarmente nella lotta il capitano [[Franco Lucchini]] appartenente al 9º gruppo caduto in combattimento su un Macchi 202, colpito da fuoco difensivo di un bombardiere attaccato, e decorato con la M.O.V.M., e i capitani Carlo Piccolomini e Luigi Caffarella assieme ai tenenti Vittorio Daffara, Alvaro Querci e Mario Mecatti.<ref>Nino Arena, MACCHI 205 ''Veltro'', Modena, Mucchi Editore, 1994.</ref> Alla vigilia dell'invasione dell'isola, il 9 luglio 1943, il 4º ''Stormo'' era basato sulla piana di Catania con una dotazione mista di 10 ''Veltro'' e 38 ''Folgore'' (nessuna unità della ''Regia'' aveva in dotazione soltanto i ''205''). Lo stormo ricevette un complemento di altri 10 ''Veltro''. Ma il 14 luglio, con i primi nuclei di paracadutisti Alleati che operavano sulla piana catanese, il 4º era costretto ad arretrare sull'aeroporto di Crotone, in Calabria, dopo aver incendiato cinque o sei ''Veltro'' che non potevano essere trasportati.
 
In ogni occasione, il ''Veltro'' dimostrò di essere un temibile avversario. Il ''Macchi 205'' surclassava il P-40 e risultava assai più agile e maneggevole e altrettanto potente degli Spitfire V. Fino ai 6.000 metri di quota, teneva facilmente testa ai nuovi caccia introdotti dall'[[USAAF]], come il [[Republic P-47 Thunderbolt|P-47 ''Thunderbolt'']] ed il [[Lockheed P-38 Lightning|P-38 ''Lightning'']]. È noto che anche i piloti americani del [[P-51 Mustang]], celebrato dagli storici anglosassoni come "miglior caccia offensivo della seconda guerra mondiale", temessero molto il ''Veltro'', che si rivelò, grazie ai cannoncini Mauser da 20&nbsp;mm, un implacabile distruttore dei [[Boeing B-17 Flying Fortress|Boeing B-17]] ''Fortezze Volanti''.
 
[[File:Macchi MC205 MSAM 1.JPG|thumb|Il Macchi M.C.205 esposto al [[Museo storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle]].]]
Secondo lo storico Jonathan Glancey nel suo ''Spitfire The Biography'', ''«l'M.C.205 era molto rispettato dai piloti Alleati e da quelli tedeschi, ma entrò in guerra troppo tardi per poter evitare la sconfitta»''. E inoltre il numero di ''Veltro'' a disposizione fu sempre troppo esiguo per avere un reale impatto nelle vicende belliche. "Mentre le squadriglie siciliane di ''Veltro'' svolgevano fino a sei missioni ogni giorno", scrive ancora Glancey, "la Macchi costruiva mediamente 1,5 nuovi caccia al giorno". I pochi ''Veltro'' impiegati ottennero, tuttavia, buoni successi contro i [[bombardiere|bombardieri]] Alleati [[Boeing B-17 Flying Fortress|B-17]] e i [[Consolidated B-24 Liberator|B-24]], nelle file del ''[[1º Stormo|1º]]'' del ''[[3º Stormo|3º]]'', ''[[4º Stormo|4º]]'' e del ''[[51º Stormo Caccia]]''. In giugno vennero consegnati i primi M.C.205V Serie III che al posto delle [[mitragliatrice Breda-SAFAT|mitragliatrici SAFAT]] da 7,7 [[millimetro|mm]] nelle [[ala (aeronautica)|ali]] montavano dei cannoncini Mauser da 20&nbsp;mm, che si dimostrarono efficacissimi. Tuttavia da documenti e testimonianze risulta che alcuni li ebbero anche prima, pur appartenendo alla Serie I (100 esemplari). Nella primavera del [[1943]] i Macchi M.C.205 furono impegnatissimi nelle missioni di scorta agli ultimi trasporti italo-tedeschi per la Tunisia, e nella difesa aerea dei cieli italiani da una serie sempre più massiccia di [[Bombardamento|bombardamenti aerei]].
Secondo Glancey, "In azione (i ''205'') dimostrarono di essere estremamente efficaci. Il 9 luglio 1943, sei M.C. 205 basati in Sicilia intercettavano un gruppo di 20 bimotori USAAF Loockheed P-38 Lightning e P-40 Kittyhawks della RAF. Sei aerei Alleati venivano abbattuti, a fronte di un solo Italiano".
 
[[File:Macchi C205 Veltro.jpg|thumb|Um Macchi M.C.205 in forza al [[4º Stormo]] al [[Lingotto (Torino)|Lingotto di Torino]]]]
A ferragosto il 4º Stormo combatteva la sua ultima grande battaglia aerea prima dell'armistizio, sopra lo stretto di Messina e "abbatteva in collaborazione con i cacciatori del XXI gruppo, 5 Spitfire e 3 Curtiss venendo citato, per la seconda volta in poco tempo, dal bollettino di guerra".<ref name=autogenerato2>Nino Arena, op. cit.</ref>
 
Anche il 3º Stormo C.T. del tenente colonnello Tito Falconi, fece in tempo a portare in combattimento il ''Veltro''.
Mentre era basato a Cerveteri, nel luglio 1943, il 18º Gruppo (83ª, 85ª e 95ª Squadriglia) ricevette alcuni M.C.205.<ref name="Dimensione Cielo 1972, p. 8"/>
 
L'assegnazione dei primi ''Veltro'' al 3º Stormo diede luogo ad un significativo avvenimento poiché il comandante Falconi volle onorare con l'assegnazione "ad personam" dei primi 3 Macchi 205 altrettanti piloti del suo reparto che si erano particolarmente distinti in combattimento; ricevettero l'atteso e auspicato velivolo il tenente [[Franco Bordoni Bisleri]], il maresciallo [[Guido Fibbia]] e il sergente maggiore [[Luigi Gorrini]], tutti valorosi cacciatori con all'attivo l'abbattimento di vari aerei nemici.<ref>Nino Arena, ''op. cit.'' Nino Arena, Macchi 205, Modena Stem Mucchi 1994.</ref> Il 3º Stormo impiegò validamente il ''Veltro'' in numerose missioni di intercettazione nel cielo del Lazio.<ref name="Dimensione Cielo 1972, p. 8" />
 
L'unità attaccava il 19 luglio 1943 la formazione di quadrimotori dell'USAAF che al comando del generale Doolittle stava distruggendo un intero quartiere di Roma, abbattendo due aerei. Dieci giorni dopo e ancora il 31 luglio con sei tra bimotori e quadrimotori americani abbattuti. Secondo Nino Arena, "Il 12 agosto nuovo combattimento con 9 aerei nemici distrutti e poi ancora il 13 su Roma e Lazio con all'attivo otto [[B-24 Liberator|B-24]] e [[Lockheed P-38 Lightning|P-38]] abbattuti; altri scontri si accendevano il 19 e il 21 al confine tra Lazio e Campania con l'abbattimento in concorso col XXII gruppo Autonomo da caccia, di 12 apparecchi dell'USAAF. In tale occasione il 3º Stormo veniva citato all'onore del bollettino di guerra per il suo valoroso comportamento. Altri combattimenti avvenivano il 28 e 29 agosto. Per il combattimento del 29 agosto il bollettino citava ancora all'attenzione degli italiani il valoroso 3º Stormo e uno dei suoi più validi piloti, il sergente maggiore Luigi Gorrini che aveva distrutto 2 quadrimotori e un bimotore portando a 8 il numero dei velivoli avversari abbattuti in poco tempo col 205 e a 15 le vittorie complessivamente ottenute come cacciatore, vittorie che non dovevano essere le ultime.
 
Secondo l'asso scozzese (19 abbattimenti) Duncan Smith nel suo ''Spitfire into battle'', "In generale lo standard di volo dei piloti italiani era davvero alto e in scontri con i Macchi 205, in particolare, ci trovavamo di fronte aerei che potevano virare e duellare con i nostri Spitfire estremamente bene".
 
Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] dell'8 settembre ne restavano circa 50 esemplari al Sud, compresi 6 ''Veltro'' giunti in volo dal Centro-Nord, che costituirono l'ossatura dei reparti da caccia della [[Regia Aeronautica]] cobelligerante, principalmente col ''51º Stormo'', operando nei [[Balcani]] fino all'esaurimento dei pezzi di ricambio. Alcuni di essi erano addirittura dei [[Macchi M.C.202|M.C.202]] modificati e trasformati nel modello successivo con montaggio di motori ''R.A. 1050'' disponibili nei magazzini. La trasformazione pare abbia interessato circa 20 macchine, ma non è chiaro se furono montati anche i cannoni.
 
Durante il [[1944]], 18 esemplari di Serie III cobelligeranti vennero dotati di un serbatoio di carburante supplementare in sostituzione delle mitragliatrici in fusoliera, prendendo la denominazione di M.C.205S (Scorta).<ref name=autogenerato2 />
====Regia Aeronautica Cobelligerante====
 
==== Aeronautica Nazionale Repubblicana ====
[[File:Seggiolino corazzato Macchi MC.205, Museo dell'aria e dello spazio (San Pelagio, Due Carrare).JPG|thumb|[[San Pelagio (Due Carrare)|San Pelagio]], frazione di [[Due Carrare]]: [[Museo dell'aria e dello spazio]], sala dedicata all'ANR, il seggiolino [[corazzatura|corazzato]] del caccia Macchi M.C.205 ''Veltro'' dell'[[Aeronautica Nazionale Repubblicana]] pilotato dal tenente pilota Vittorio Satta, abbattuto il 25 maggio 1944 e recuperato nel 2000.]]
Al nord i ''Veltro'' costituirono i primi reparti da caccia operativi della neonata ''[[Aeronautica Nazionale Repubblicana|Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR)]]'', operando col [[1º Gruppo caccia "Asso di bastoni"]] dal 3 gennaio [[1944]], soprattutto contro i bombardieri Alleati. Gli M.C.205 dell'ANR, guidati dalla rete tedesca di radiolocalizzazione che copriva tutta la valle padana, dovevano presidiare un territorio vastissimo, effettuando missioni anche in territorio [[austria]]co e [[Iugoslavia|iugoslavo]]. I Veltro che volarono per la [[Repubblica di Salò]] distrussero un grande numero di bombardieri Alleati ed affrontarono con successo il formidabile [[North American P-51 Mustang|P-51D Mustang]].
 
Il pilota italiano con il maggior numero di abbattimenti, Adriano Visconti, ottenne undici delle sue vittorie nelle poche settimane in cui poté pilotare un Veltro.<ref>Jonathan Glancey: ''Spitfire The biography''. London, Atlantic Books, 2006.</ref> Il primo combattimento dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana, che operava ancora con le insegne con la [[croce di ferro]] della [[Germania|tedesca]] [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], avvenne il 3 gennaio [[1944]] nel cielo della Liguria. Gli M.C.205, guidati dall'[[asso dell'aeronautica|asso]] Adriano Visconti, intercettarono una missione di bombardamento della [[Stati Uniti d'America|statunitense]] [[United States Army Air Forces|USAAF]] diretta alle fabbriche di cuscinetti a sfera RIV di [[Villar Perosa]] e formata da [[bombardiere|bombardieri]] [[Boeing B-17 Flying Fortress]] e dai caccia bimotori [[Lockheed P-38 Lightning]] di scorta. I piloti da caccia italiani abbatterono quattro P-38 Lightning.<ref name="Neulen">Neulen 2000 p. 79.</ref> Tre dei bimotori da caccia statunitensi precipitarono in fiamme, mentre un quarto andava a schiantarsi sulle [[Alpi Marittime]] (anche ai piloti tedeschi del II/JG77 fu attribuito l'abbattimento di due Lightning, ma gli statunitensi ammisero la perdita di soli quattro P-38).
 
Il primo abbattimento dell'ANR fu accreditato al sergente maggiore [[Francesco Cuscunà]]. Il primo combattimento ebbe grande risalto sulla stampa e alla radio. Sia da [[Albert Kesselring]] che da [[Wolfram von Richthofen]] giunsero messaggi di congratulazioni. Il 24 gennaio i Macchi M.C.205 si trasferiscono su due basi in Friuli. Il 28 gennaio gli M.C.205 registrarono il primo abbattimento di un bombardiere quadrimotore statunitense da parte dell'ANR, per la prima volta con insegne nazionali. La vittoria aerea fu accreditata al sergente Marconcini. Il sottufficiale, gregario del comandante Visconti, abbatté un [[B-24 Liberator]] di una formazione diretta in Germania, nel cielo del Friuli meridionale. Un altro quadrimotore fu abbattuto, in collaborazione, da tre piloti, uno dei quali, il tenente Vittorio Satta, venne però a sua volta colpito e ferito dai mitraglieri del bombardiere statunitense e costretto a lanciarsi con il paracadute. Il 16 giugno 1944, il maggiore Herschel Green, pilotando un P51B Mustang, ha riportato una vittoria contro un MC.205 dell'ANR.<ref>{{Cita|Pesce & Massimello|p. 95.|}}.</ref>
 
A metà febbraio del 1944, il 1º Gruppo fu trasferito in una base alla periferia di Reggio Emilia, con il compito di attaccare i quadrimotori alleati e i loro caccia di scorta.
 
Entro il 25 febbraio 1944 il 1º Gruppo C.T. registrava 26 vittorie a fronte di nove perdite. L'11 marzo si verificarono combattimenti molto violenti. I piloti italiani rivendicarono l'abbattimento di 12 aerei (gli Alleati registrarono per questa missione l'abbattimento di due B-17 e il danneggiamento di altri 7) ma persero tre piloti, incluso il tenente Giovanni Battista Boscutti, i resti del cui apparecchio insieme a quelli del pilota furono recuperati sessantatré anni dopo a Correzzola dal gruppo Romagna Air Finders. Una settimana dopo, 30 Macchi e 60 Bf 109 dello JG.77, si scontrarono con circa 450 bombardieri alleati con la loro scorta. I piloti dell'ANR abbatterono almeno quattro aerei nemici, ma il caporale Zaccaria fu ucciso mentre scendeva appeso al suo paracadute dal pilota di un P-38 che lo mitragliò deliberatamente da breve distanza. Anche la RAF da parte sua aveva emanato disposizioni di mitragliare i piloti dell'Asse lanciatisi con il paracadute.<ref name="Neulen" />
 
Il 2 maggio 1944, il neo-capitano Fioroni e l'"asso" capitano Adriano Visconti abbattevano un P-51 Mustang che stava attaccando il ''Veltro'' del sottotenente Cucchi (intento ad abbattere una "Fortezza Volante" B-17): prima vittoria dei nostri piloti a spese di quello che fu spesso definito il miglior caccia della seconda guerra mondiale.<ref>{{Cita|Pesce & Massimello|}}.</ref> Alla fine di maggio 1944, il numero degli MC 205 a disposizione dell'ANR era però già talmente diminuito da renderne necessaria la progressiva sostituzione con i Fiat G.55. Infine, a causa della mancanza di pezzi di ricambio, i pochi esemplari di Veltro rimasti intatti vennero relegati a compiti d'addestramento. Come riferiscono documenti del Comando alleato, la loro scomparsa dal fronte, per gli anglo-statunitensi, fu «...un vero sollievo».<ref>''Aerei da combattimento della Seconda Guerra mondiale''. Novara: De Agostini Editore, pag. 52.</ref>
 
Per un breve periodo però anche un gruppo da caccia tedesco, "''L'asso di cuori''" (II gruppo del ''[[77º Stormo]]''), nell'autunno del '43, quando esso si trovava in Italia e aveva bisogno di nuovi aerei. Interessante il parere dei piloti tedeschi, secondo i quali l'aereo era un buon caccia, sebbene non straordinario: aveva un buon comportamento in volo, era veloce, ben armato (solo nella versione con i cannoni), ma tendeva a stringere troppo nelle virate, mentre il rifornimento delle armi e del carburante era assai lungo e tribolato se comparato con i loro aeroplani (quattro serbatoi interni anziché uno solo come nel '109 tedesco, all'epoca non c'erano punti di rifornimento 'unici' come negli aerei che sarebbero venuti in seguito). La radio era potente, ma inaffidabile per le interferenze captate.
 
La differenza dei comandi del gas (poi rettificata per dare 'manetta' spingendo avanti la leva e non all'indietro, come nei normali caccia italiani) contribuì a causare incidenti, dei quali sono noti almeno sette casi complessivi (con danni dal 60% al 100%), e la perdita di almeno quattro piloti<ref>D'Amico F, 'I Veltro dell'asso di cuori', JP-4 n.5/91 p.78-80.</ref>. Vi è traccia anche di alcuni combattimenti aerei (in particolare, una grande battaglia aerea il 1º dicembre, dove 13 aerei tedeschi dichiararono tre P-38 abbattuti o gravemente danneggiati, più diversi bombardieri colpiti: in effetti, gli Alleati ebbero dispersi tre P-38 quel giorno, sia pure senza chiarirne le cause), con esiti incerti, spesso frustrati dalle pessime comunicazioni e da malfunzionamenti (avvitamenti in combattimento, guasti all'impianto ossigeno e alle armi, incendi ai motori), finché questi velivoli vennero ceduti agli italiani proprio alla fine del 1943, per ritornare ai Bf 109G.
====Aeronautica Militare====
Alla fine del conflitto sopravvivevano ancora, a diversi livelli di efficienza, una cinquantina di MC. 205, una trentina dei quali erano in realtà dei MC.202 "Folgore" modificati. Un solo stormo, il 5º, aveva ancora in dotazione i ''Veltro'' e qualche MC. 202. Nel 1947, il 5º si riequipaggiava con gli Spitfire IX ceduti dagli inglesi e passava i suoi Macchi alla Scuola Caccia di Galatina/Lecce. Gli ultimi ''Veltro'' voleranno ancora fino al 1951, nella scuola di volo di Brindisi. Ormai usurati da innumerevoli voli di guerra e di scuola-caccia, gli ultimi Macchi 205 serviranno ancora per anni come sagome-bersaglio per l'addestramento degli armieri, fino alla loro completa distruzione e rottamazione.
 
===Siria===
L'[[Al-Quwwat al-Jawwiyya al-'Arabiyya al-Suriyya|Aeronautica Militare Siriana]] ricevette dieci Macchi M.C.205V ex-egiziani che furono utilizzati fino all'arrivo dei primi caccia reazione<ref>[[Gloster Meteor]] F8 ex-[[Royal Air Force|RAF]]</ref> nel settembre del 1952<ref>{{Cita|Wings over Suez|p. 29|Cull}}</ref>.
 
==Versioni==
 
== L'opinione di un pilota collaudatore britannico ==
[[File:FESTAARMATE13041111.jpg|thumb|upright=1.3|Un Macchi M.C.205 esposto a Roma, Circo Massimo, nel 2011 per la festa delle Forze Armate]]
L'M.C.205 fece un'ottima impressione quando fu testato in Inghilterra, dal pilota collaudatore britannico Capt. Eric Brown, CBE, DSC, AFC, RN, ''"Chief Naval Test Pilot 1944-9 and C.O. Captured Enemy Aircraft Flight 1945-6"''. Brown fu uno dei pochissimi a poter provare in volo praticamente ogni aereo da combattimento della Seconda guerra mondiale. Del “Veltro” ricorda:
<blockquote>«Uno dei più begli aerei che abbia mai pilotato è stato il Macchi C.205. Oh, magnifico! Qui avevi la perfetta combinazione di stile italiano e ingegneria tedesca. Credo che fosse equipaggiato con un Daimler Benz 605. Era davvero una delizia da pilotare ed all'altezza di qualunque cosa gli Alleati avessero in programma. Svolgemmo dei test e fummo davvero molto colpiti. Ma entrò in servizio prima della resa degli Italiani, così non fu mai usato estensivamente. Difetti? Il suo abitacolo era stretto, ma non così angusto come quello del Bf 109.»<ref name="Thompson with Smith p. 231.">Thompson with Smith 2008, p. 231.</ref></blockquote>
 
[[Guido Carestiato]] era anch'egli un estimatore del Veltro, malgrado la valutazione sostanzialmente negativa venuta fuori dai collaudi del febbraio 1943, quando i Macchi 205 vennero valutati assai dietro sia ai Reggiane che ai Fiat. Secondo Carestiano il Veltro era uno dei più riusciti caccia della guerra, e malgrado le valutazioni ufficiali per lui era «sicuramente il migliore di quelli italiani da me conosciuti». Ricorda con minore nostalgia i suoi due derivati, malgrado fossero un'evoluzione potenziata con più carburante, ala più grande e armamento superiore; infine prosegue elogiandone la linea estetica, la sicurezza e le prestazioni del Veltro, evidentemente giunto al culmine della formula di Castoldi, anche se oramai idoneo soprattutto per le quote medio-basse<ref>Macchi 205 Veltro, Mucchi editore, p.38.</ref>.
 
== Utilizzatori ==
;{{HRV 1941-1945}}
* [[Zrakoplovstvo Nezavisne Države Hrvatske]]
;{{EGY 1922-1952}}
* [[Royal Egyptian Air Force]]
;{{DEU 1933-1945}}
* [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]]
;{{ITA 1861-1946}}
* [[Regia Aeronautica]]
* [[Aeronautica Cobelligerante Italiana]]
;{{ITA}}
* [[Aeronautica Militare (Italia)|Aeronautica Militare]]
;{{RSI}}
* [[Aeronautica Nazionale Repubblicana]]
;{{SYR 1932-1958}}
*[[Al-Quwwat al-Jawwiyya al-'Arabiyya al-Suriyya]]
 
== Esemplari attualmente esistenti ==
;Macchi C.205V ''Veltro'' M.M. 92166 Stabilimento Alenia Aermacchi, Venegono Superiore (VA)
Si tratta di un ''Veltro'' Serie III facente parte del lotto di venti (dieci C.205 originali e dieci C.202 ricondizionati) destinati all'avaiazione egiziana e mai consegnati.
Originariamente esposto al Museo nazionale della Sciena e della tecnica di Milano, si trova ora esposto all'ingresso della palazzina Uffici della [[Alenia Aermacchi]] a [[Venegono Superiore]].
Nonostante la presenza dei cannoni Mauser da 20 mm e degli attacchi subalari, tipici dei C.205 ''Veltro'' Serie III, l'esemplare esposto presenta anche caratteristiche come il ruotino di coda fisso e il pannello strumenti tipiche del ''Folgore'', che fanno pensare ad un esemplare ''non puro''.
Dopo l'acquisizione da parte della Aermacchi, il ''Veltro'' venne minuziosamente restaurato e riportato in perfetta efficienza. L'ultima uscita pubblica di questo esemplare conservato avvenne nel 1998 in occasione del 75º anniversario della fondazione dell'Aeronautica Militare italiana<ref>{{cita|Marco Gueli, 2014|p. 63|Gueli}}</ref>.
;Breda Macchi C.202/205V ''Veltro'' M.M. 91818 (I-MCVE) Museo nazionale della Scienza e della Tecnica, Milano
Si trattava originariamente di un ''Folgore'' Serie XII, compreso nei centocinquanta esemplari costruiti dalla Breda tra il maggio e l'agosto del 1943. Dopo la guerra, alla fine del 1946 era in carico al 3º Gruppo Scuole di Lecce.
Il 7 marzo 1949 il velivolo si trova presso l'Aermacchi inserito nella terza commessa per l'aviazione militare egiziana. Ritornato in carico all'AMI il 27 settembre 1950, venne consegnato alla scuola di Lecce.
Dopo la radiazione, nel 1956 viene assegnato a scopo didattico all'ITIS Malignani di [[Udine]] dove fu conservato in perfetto stato fino al 1979 con il motore FIAT RA.10150 messo periodicamente in moto.
Nel 1980 viene preso in carico dalla Macchi con l'intenzione di rimetterlo in condizioni di volo.
L'esemplare viene così affidato alle cure di un gruppo di anziani specialisti sotto la guida di Almo del Grande già capo del reparto sperimentale dell'Aermacchi.
Nonostante le buone condizioni generali del velivolo, il gruppo deve affrontare fin da subito enormi problemi per portare avanti il progetto, ma grazie alla presenza dei disegni originali e alla collaborazione di ditte come la FIAT per il motore, revisionato negli stabilimenti di [[Brindisi]], della Magnaghi, della Itala, della Secondo Mona, e di tante altre che si occupano del ripristino e revisione della componentistica, l'impresa viene portata termine con successo il 26 settembre 1980.
Tra le condizioni poste dal [[Registro aeronautico italiano]] e dalle autorità di assistenza al volo per le necessarie autorizzazioni vi è l'obbligo d'installare strumentazione moderna e un nuovo impianto radio.
Il primo volo avviene il 5 dicembre 1980 a Venegono. Incidentatosi a causa di un malfunzionamento dei freni, il velivolo subito riparato viene portato a [[Cameri]] il 13 aprile 1981 e in seguito anche a [[Grosseto]].
Con una mimetica ad ''anelli di fumo'', immatricolazione civile I-MCVE, cannoni posticci, falsa matricola e coccarde della Regia Aeronautica Cobelligerante, il ''Veltro'' partecipò a varie manifestazioni aeree quali il XXXIV Salone Aeronautico parigino di [[Le Bourget]], dal 4 al 14 giugno 1981.
Nel 1983, durante un'ispezione al motore, il rinvenimento di alcune incrinature nel monoblocco, obbligarono alla messa a terra del caccia. Grazie la ritrovamento in un deposito dell'Aeronautica Militare di un motore nuovo ancora imballato, fu possibile riportare il velivolo in condizioni di volo.
In questa nuova fase, mantenendo inalterata la mimetica ad ''anelli di fumo'', furono dipinte le insegne di un reparto della Regia Aeronautica, la 351ª Squadriglia 155º Gruppo del 51º Stormo, codici 351-4.
Purtroppo il 23 luglio 1983 un grave incidente durante il decollo dalla pista di Venegono, fortunatamente senza vittime, causò seri danni che anche se riparati, portarono alla definitiva messa a terra dell'aereo.
Nel 1988, il Macchi C.205 del Museo della Scienza e della tecnica di Milano passò in carico all'Aermacchi ed il Museo ricevette l'esemplare I-MCVE.
Esposto al Museo, il Macchi C.205 ha cambiato insegne. Ora riproduce quelle di un esemplare della 81ª Squadriglia del 6º Gruppo, codici 81-5, che durante la guerra era pilotato dal sergente [[Ferruccio Stoppani]].
;Breda Macchi C.202/C.205V ''Veltro'' M.M. 9546 Museo Storico dell'Aeronautica Militare, Vigna di Valle (RM)
 
[[File:MC-205 MuseoVignaValle.jpg|thumb|l'esemplare di Macchi M.C. 205V (M.M. 9546) esposto nell'hangar Badoni del Museo dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle (Roma)]]
 
Questo esemplare fu uno dei cento esemplari di C.202 ''Folgore'' costruiti dalla Breda come ''Serie X'' tra luglio e settembre 1942. Durante la guerra fu assegnato all'81ª Squadriglia del 6º Gruppo, 1º Stormo Caccia.
Dopo l'armistizio, fu in carico al 51º Stormo e il 29 gennaio 1944 rimase danneggiato in atterraggio durante un volo di prova da parte di un pilota statunitense. Riparato fu assegnato prima al 20º Gruppo del 51º Stormo, poi all'8º gruppo del 5º stormo.
Nel dopoguerra, alla data del 10 maggio 1948 risultava in servizio presso la Scuola Volo di Lecce.
Ritirato dalla Macchi fu revisionato e rimotorizzato con il FIAT RA.1050 RC58, mantenendo anche l'ala del C.202, destinato a far parte della terza commessa per aviazione egiziana, mai consegnata.
Ripreso in carico dall'Aeronautica Militare prestò servizio nel 3º Gruppo Scuole fino al 1951, dopodiché fu radiato.
Musealizzato, fu prima assegnato al Museo del Volo di Torino ed esposto dal 1961 con una verniciatura in alluminio e coccarde tricolori.
Con la chiusura del Museo del Volo di Torino, venne trasferito a Vigna di Valle.
Attualmente è presente presso il Museo Storico dell'Aeronautica per rappresentare un ''Veltro'' della 97ª Squadriglia, 9º Gruppo del 4º Stormo, codici 92-7, ripristinando la matricola originale ed applicando sulle semiali due simulacri di cannone da 20 mm. Le armi in fusoliera risultano mancanti, come il bocchettone di rifornimento posteriore
 
== Note ==
=== Annotazioni ===
<references group=N/>
=== Fonti ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=AA.VV|titolo=Aermacchi C.205|volume=27|opera=|città=Torino|editore=La Bancarella Aeronautica|anno=2008|isbn=|cid=Bancarella}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo= Caccia Assalto|volume=3|opera=Dimensione Cielo-Aerei Italiani nella Seconda Guerra Mondiale|città=Roma|editore=Edizioni Bizzarri|anno=1972|isbn=|cid=Bizzarri}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo= Aermacchi C.202-205 1943-1948|città=Torino|editore= Bancarella Aeronautica|anno=2004|isbn=|cid=Bancarella2}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=Storia dell'aviazione.Profili di aerei militari della Seconda Guerra Mondiale volume=8|città=Milano|editore=Fratelli Fabbri Editori|anno=1973|isbn=|cid=Fabbri}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|nome=|titolo=Macchi C.200/202/205 Aero Details 15|lingua=en, ja|città=|editore=|anno=|isbn=|cid=AeroDetails}}
* {{cita libro|autore=Gregory Alegi|titolo=Re 2005|città=Torino|editore=La Bancarella Aeronautica|anno=2001|cid=Alegi}}
* {{cita libro|autore=Giorgio Apostolo|autore2=Giovanni Massimello|titolo=Gli assi italiani della Seconda Guerra Mondiale|volume=12|opera=La grande biblioteca Militare del '900|città=Milano|editore=RCS MediaGroup |anno=2017|isbn=|cid=ApostoloMassimello}}
* {{cita libro|cognome=Brian Cull|nome=|titolo=Wings over Suez|lingua=en|città=Londra|editore=Grub Street|anno=1996|isbn=1904943551|cid=Cull}}
* {{cita libro|autore=F. D'Amico|autore2=G. Valentini|titolo= Regia Aeronautica|volume= 2|lingua=en|città= Carrolton|editore= Squadron/Signal Pubblications|anno=1986|isbn=|cid=D'AmicoValentini}}
* {{cita libro|autore=Maurizio Di Terlizzi|titolo= Macchi MC. 202 Folgore pt 2|città= Roma|editore=IBN Editore|anno=|lingua=|isbn=|cid=Terlizzi2}}
* {{cita libro|cognome=Di Terlizzi|nome=Maurizio|titolo= Macchi MC. 205 Veltro|città= Roma|editore=IBN Editore|anno=|isbn=|cid=Terlizzi}}
* {{cita libro|cognome=Di Terlizzi|nome=Maurizio|titolo= Macchi C. 205 Veltro Walk Around Color series|lingua=en|città= Carrollton, USA|editore=Squadron Signal Publications|anno=2008|isbn=978-0-89747-572-3|cid=Terlizzi3}}
* {{cita libro|autore=Chris Dunning|titolo=Courage Alone The Italian Air Force 1940-1943|lingua=en|volume=|opera=|città=Hampshire|editore=Hikoki Publications Ltd|anno=1998|isbn=1 902109 02 3|cid=Dunning}}
* {{cita libro|autore=Chris Dunning|titolo=Combat Units of the Regia Aeronautica|lingua=en|città=Surbiton|editore=Air Research Publications|anno=1988|isbn=187118701X|cid=Dunning2}}
* {{cita libro|autore=Roberto Gentilli|autore2=Luigi Gorena|titolo= Macchi C.202 in action|lingua=en|città= Carrolton|editore= Squadron/Signal Pubblications|anno=1980|isbn=0-89747-100-8|cid=GentilliGorena}}
* {{cita libro|autore=Sergio Govi|titolo=dal Re 2002 al Re 2005|città=Milano|editore=Giorgio Apostolo Editore|anno=1984|cid=Govi}}
* {{cita libro|autore=Carl Maleswoth |titolo=P-40 Warhawk Aces of the MTO |lingua=en |città=|editore= Osprey Publishing Ltd|anno=2002|isbn=|cid=Maleswoth}}
* {{cita libro|autore=Nicola Malizia|titolo=Bagliori di guerra (Macchi MC.200-MC.202-MC.205V)|città=Roma|editore=IBN Editore|anno=|isbn=|cid=Malizia}}
* {{cita libro|autore=Marco Mattioli|titolo= Mussolini's Hawks|città= Roma|editore= IBN Editore|anno=2014|isbn=9788875651879|cid=Mattioli}}
* {{cita libro|autore=Ferdinando Pedriali|titolo=L'Italia nella guerra aerea. Da El Alamein alle spiagge della Sicilia (4 novembre 1942-9 luglio 1943)|volume=|opera=|città=Roma|editore=Aeronautica Militare - Ufficio Storico|anno=2001|isbn=|cid=Pedriali}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Pesce|autore2=Giovanni Massimello| titolo =Adriano Visconti Asso di guerra| città=Parma| editore=Albertelli Edizioni | anno=1997|isbn=88-85909-80-9|cid=PesceMassimello}}
* {{cita libro|autore=Dragan Savic|autore2=Boris Ciglic|titolo= Croatian Aces of World War 2|lingua=en|città= Oxford|editore= Osprey Publishing Ltd|anno=2002|isbn=1 84176 435 3|cid=SavicCiglic}}
* {{cita libro|autore=Nico Sgarlato|titolo=Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.205|volume=7|opera=Dimensione Cielo|città=Parma|editore=Delta Editrice|anno=2018|isbn=|cid=Sgarlato}}
* {{cita libro|autore=Christopher Shores|titolo=USAAF Fighter Units MTO 1942-45|lingua=en|volume=|opera= |città=|editore=Osprey Publishing Ltd|anno=1978|isbn=|cid=Shores2}}
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* {{cita libro|autore=John Stanaway|titolo=P-38 Lightning Aces of the ETO/MTO|volume= 19|opera= Aircraft of the Aces|lingua=en|città=|editore=Osprey Publishing Ltd |anno=2001|isbn=|cid=Stanaway}}
* {{cita libro|autore=Andrew Thomas|autore2=Chris Davies|titolo=Gli assi dello Spitire in Nordafrica e in Italia|volume=14|opera=La grande biblioteca Militare del '900|città=Milano|editore=RCS MediaGroup
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* {{cita libro|autore=Paolo Voltan|titolo= Un pilota del Cavallino Rampante|città= |editore=Editrice La Galiverna-Flaviana|anno=1990|isbn= |cid=Voltan}}
* {{cita libro|autore=Don Woerpel|titolo=The 79th fighter Group Over Tunisia, Sicily and Italy in World War II|lingua=en|città=Atglen|editore=Schiffer Publishing|anno=2001|isbn=0-7643-1322-3|cid=Woerpel}}
 
== Voci correlate ==
* [[Macchi M.C.200]]
* [[Macchi M.C.202]]
* [[Macchi M.C.205N]]
* [[Macchi M.C.206]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Macchi MC.205}}
 
== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|url=http://www.ilvolo.it/index.php/20080530654/Approfondimenti/Aer.Macchi-MC.205-Veltro-e-Orione.html|titolo=Aer.Macchi MC.205 Veltro e Orione|accesso=28 gennaio 2018}};
*{{cita web|url=http://www.museoscienza.org/approfondimenti/documenti/macchi_mc205/|titolo=Storia del caccia MC 205 V| accesso=11 dicembre 2018}}
*{{cita web|url=http://www.alieuomini.it/catalogo/dettaglio_catalogo/aer_macchi_c_veltro,18.html|titolo= Un pilota racconta| accesso=17 dicembre 2018}}
 
=== Multimedia ===
{{YouTube
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