Giardino dei Semplici e Jean de La Fontaine: differenze tra le pagine
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{{nota disambigua||La Fontaine (disambigua)|La Fontaine}}
{{
|Nome = Jean de
|Cognome = La Fontaine
|PreData = <small>[[Associazione fonetica internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/ʒɑ̃ dəlafõ'tɛn/}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Château-Thierry
|GiornoMeseNascita = 8 luglio
|AnnoNascita = 1621
|LuogoMorte = Parigi
|GiornoMeseMorte = 13 aprile
|AnnoMorte = 1695
|Epoca = 1600
|Attività = scrittore
|Attività2 = poeta
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità = autore di celebri [[favola|favole]] con animali come protagonisti
|Immagine = La Fontaine par Rigaud.jpg
}}
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=== Origini ===
Il padre, sovrintendente alle acque e alle foreste di [[Château-Thierry]] e appassionato lettore di classici, avrebbe voluto per il figlio una vita clericale e quindi lo inserì nel [[1641]] nella Congregazione dell'Oratorio. La Fontaine però sviluppò fin da giovane l'amore per la letteratura e, abbandonati l'anno seguente gli studi ecclesiastici, studiò [[giurisprudenza]] fino al conseguimento della laurea nel [[1649]].
Nel [[1647]], a ventisei anni, si sposò con la quattordicenne Marie Héricart, dalla quale ebbe un figlio, ed ereditò il lavoro del padre alla sovrintendenza di Château-Thierry nel [[1652]].
=== Vita di corte ===
Nel [[1654]] pubblicò il suo primo scritto basato su un adattamento dell<nowiki>'</nowiki>''[[Eunuchus]]'' di [[Publio Terenzio Afro|Terenzio]].
Dopo pochi anni ([[1658]]) si separò dalla moglie e si trasferì a [[Parigi]], dove prese a condurre una vita piuttosto oziosa, entrando sotto la protezione di [[Nicolas Fouquet]], politico in auge a quell'epoca,l che amava circondarsi di letterati; per compiacerlo, La Fontaine scrisse per lui varie opere, come poemi, madrigali, commedie e perfino libretti d'opera.
Quando però Fouquet cadde in disgrazia, La Fontaine coraggiosamente prese le parti del suo protettore, scrivendo in sua difesa ''L'elégie aux nymphes de vaux'': questo lo fece cadere a sua volta in disgrazia e in gravi difficoltà finanziarie.
Poco tempo dopo, divenne "gentiluomo servente" sotto la protezione di Madame d'Orleans di Lussemburgo e, dopo la morte di questa,a passò sotto la protezione di [[Madame de la Sablière]], intenditrice di [[filosofia]] e [[scienza]], il cui salotto era frequentato dai personaggi più ingegnosi dell'epoca.
Frequentò letterati del calibro di [[Jean Racine]], [[Molière]] e [[Madame de La Fayette]]. Nel [[1683]] fu eletto membro dell'[[Académie Française]].
Morta la sua protettrice, il poeta fece pubblica sconfessione dei suoi Racconti e si dedicò a ferventi pratiche religiose.
Morì nel [[1695]] e ricevette sepoltura nel vecchio [[cimitero degli Innocenti]]. Con la chiusura del cimitero degli Innocenti, la sua salma venne traslata e spostata prima nel [[cimitero di Saint-Joseph]], vicino alla [[chiesa di Saint-Eustache]], e poi, dopo la chiusura di quest'ultimo, ricevette la definitiva sepoltura nel cimitero parigino [[Père Lachaise]].
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Lui stesso si definì «anima inquieta e ovunque ospite di passaggio» e se per tutta la sua vita oscillò tra la pace della campagna e la seduzione della vita mondana parigina, dimostrò poche qualità oratorie nei salotti, compensate da un temperamento amabile in grado di farsi ben volere dal protettore di turno, che però non gli risparmiò qualche problema con il [[re]], a causa del suo rifiuto di rinunciare alla libertà di pensiero<ref name="F">introduzione sotto la guida di Achille e Adolfo Boroli alle ''Favole'' di La Fontaine, De Agostini, Novara, 1983, pp. 5-28.</ref>.
Se complessivamente si dimostrò uno spirito perplesso, tipica caratteristica dell'uomo [[Niccolò Copernico|copernicano]], solo nelle idee del filosofo [[Pierre Gassendi]] riuscì a rintracciare un appagamento ai suoi dubbi, che si concretizzò in una visione comune [[epicureo|epicurea]], scettica e libertina. Attinse dalla grande lezione di [[François Rabelais]] per evitare qualunque codificazione del gusto e costrizione della fantasia, e questo fatto lo rese un anticipatore della stagione illuminista. Scrisse racconti tratti da [[Ludovico Ariosto|Ariosto]] e da [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]]; molti suoi scritti furono ispirati alle opere di [[Esopo]], [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] e di [[Virgilio]].
Le [[favole]] di La Fontaine perpetuano una tradizione medievale francese di storie comiche e satiriche sui costumi sociali, dove gli attori sono personificazioni di animali.
L'opera di La Fontaine è stata anche un lavoro di traduzione e adattamento di testi antichi, come le favole di [[Esopo]], [[Fedro]], di [[Laurentius Abstemius]] ma anche di testi di [[Orazio]], [[Tito Livio]], lettere apocrife di [[Ippocrate]], e molti altri ancora. Sono una ''summa'' di cultura latina classica e di cultura greca, aperta anche, nella seconda collezione di favole, alla tradizione indiana.
[[File:La
== Opere ==
La Fontaine esordì nel [[1654]] con l<nowiki>'</nowiki>''Eunuque'', un libero rifacimento del classico di [[Publio Terenzio Afro|Terenzio]], che mescolò la sobria eleganza terenziana alla vivacità della [[commedia francese]].
Ma la rivelazione delle qualità letterarie di La Fontaine emerse con il poemetto idillico ''Adonis'', scritto tre anni dopo e rimaneggiato nel [[1669]]. L'opera, ampiamente lodata da [[Paul Valéry]] per la purezza dei versi, descrisse gli amori di [[Adone (mitologia)|Adone]] e [[Venere (divinità)|Venere]].
La caduta in disgrazia di Foquet spinse il poeta a un'''Elégie aux Nymphes de Vaux'' ("Elegia delle ninfe di Vaux") nel [[1661]] e tre anni dopo ad un azzardata ''Ode au Roi pour M. Foquet'' ("Ode al Re di M. Foquet") e la discussa raccolta di ''Nouvelles en vers tirées de Boccace et de l'Arioste'' ("Novelle in versi tratte da Boccaccio e da Ariosto"), a causa della licenziosa ''Joconde''. In qualunque caso nella prima parte della raccolta già si pregustò l'atmosfera delle ''Favole''. Il successo ottenuto dalle novelle indusse l'autore a ristamparle, ampliandole, in ''Contes et nouvelles en vers'' ("Racconti e novelle in versi") nel [[1666]] dove già il lettore venne immerso nell'elemento magico tipico delle ''Favole''.
In seguito riuscì a pubblicare una prima raccolta di ''Favole'' nel [[1668]] (dal primo al sesto volume in centoventiquattro episodi) intitolata ''Fables choisis mises en vers'' ("Favole scelte in versi") e una seconda nel [[1679]] (dal settimo all'undicesimo, mentre un dodicesimo fu pubblicato successivamente); molte di queste favole saranno illustrate dal [[Gustave Doré|Doré]] nel [[1867]].
=== Le favole ===
La Fontaine si presenta come il continuatore di [[Esopo]] e [[Fedro]] e il discepolo di [[Epicuro]]; ha spesso intenzioni morali e la [[satira]] e il contrasto sono fra i suoi metodi preferiti. Fra le favole più celebri ''[[Il gallo e la volpe]]'', ''[[Il corvo e la volpe]]'', ''[[Il gatto e la tigre]]''.
La morte è uno degli elementi ricorrenti nelle ''Favole'', in associazione al diritto del più forte, senza però trascurare il senso di solidarietà e di pietà verso gli infelici. Forse una delle morali complessive delle ''Favole'' è l'accettazione completa della natura umana: ad esempio La Fontaine certamente non vuole dare ragione al lupo nella favola celeberrima, però ammette l'impossibilità di salvare l'agnello. Quando il coraggio è teso contro l'ordine della natura, si risolve in una situazione ridicola e buffa, come il gonfiarsi della rana e la goffaggine degli ipocriti.
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Nella prima raccolta, il primo libro descrive soprattutto l'esperienza familiare, la libertà, la saggezza politica e la priorità del talento sulla forza; il secondo libro temi della vita politica e sociale, della Provvidenza e dell'astrologia, della debolezza e della relatività; il terzo libro è incentrato sulla indipendenza del pensiero e sulla speranza nella rivincita; nel quarto libro l'autore focalizza l'arte del vivere e le questioni ereditarie; nel quinto i temi preferiti dall'autore sono quelli della cupidigia e dell'ambizione, della satira politica e del lavoro; nel sesto prevale il tema della fantasia e della poesia, assieme alla satira anticolbertiana<ref name="F"/>.
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Nella seconda raccolta, il settimo libro si occupa delle chimere e delle rapacità; l'ottavo libro intesse i cicli dell'ignoranza, della saggezza e della ricchezza; il nono libro si basa sul ciclo della follia, dell'inganno, dell'immaginazione e dell'intelligenza; il decimo libro è incentrato sui cicli della natura, dell'avventura e dell'avidità; l'undicesimo libro affronta il tema della regalità e della crudeltà; infine il dodicesimo libro snocciola il ciclo delle passioni.
Nella seconda raccolta l'influenza di Esopo è meno presente, e gli uomini esibiscono anche in prima persona e senza camuffamenti la loro natura. Inoltre gli scritti si aprono maggiormente alle tematiche politiche e sociali di attualità e non mancano le ispirazioni orientali. Appare maggiormente evidente la simpatia per i deboli e per gli umili. Ma la peculiarità principale resta la trasposizione dei vizi e delle virtù umani nel mondo animale. Il leone resta il re di tutti gli animali, e oltre ad esso la volpe, il lupo e il topo sono gli altri animali meglio utilizzati come dispensatori di consigli. L'asino, invece, nelle ''Favole'' esprime significati diversi, e talvolta rappresenta il popolo, in grado di insegnare al lettore elementi di verità. La Fontaine dimostra una simpatia per la schiettezza e il coraggio del popolo così lontani dall'ipocrisia di altri ceti. D'altronde La Fontaine fu soprattutto un esponente dell'avanguardia letteraria, capace di anticipare il materialismo filosofico e scientifico dell'Illuminismo, oltre ad opporsi al progetto di ''grandeur'' del [[Re Sole]]<ref name="F"/>.
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In questi anni, oltre alle ''Favole'', l'autore si dedicò a una raccolta giansenista intitolata ''Poésies chrétiennes et diverses'' e al poema religioso ''La captivité de Saint-Malc''.
Dopo il [[1674]], terminato il decennio più creativo del suo lavoro, La Fontaine compose un libretto d'opera per il musicista italo-francese [[Giovanni Battista Lulli]] intitolato ''Daphné'' e una delle più curiose opere di La Fontaine intitolata ''Poéme du Quinquina'' ("Poema della china"), su richiesta della duchessa di Bouillon, che chiese al letterato di scrivere un'opera in difesa dell'efficacia terapeutica, discussa a quei tempi, della droga. L'ultimo lavoro di una certa rilevanza fu la [[tragedia]] lirica ''Astrée'', rappresentata all'''Opéra'' nel [[1691]]. La Fontaine pubblicò anche altri poemi, fra i quali ''Les Amours de Psyché et de Cupidon''.
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[[File:Statue of Jean de La Fontaine @Jardin du Ranelagh @ Paris (33648462135).jpg|thumb|Statua di La Fontaine nel [[giardino del Ranelagh]].]]
*Nel 2015 Jean de La Fontaine era il quattordicesimo personaggio più celebre sul frontone dei 67000 edifici pubblici francesi: non meno di 335 scuole, collegi e licei prendono da lui il loro nome; dietro a [[San Giuseppe|Joseph]] (880), [[Jules Ferry]] (642), Notre-Dame (546), [[Jacques Prévert]] (472), [[Jean Moulin]] (434), [[Jean Jaurès]] (429), [[Giovanna d'Arco|Jeanne d'Arc]] (423), [[Antoine de Saint-Exupéry]] (418), [[Maria (madre di Gesù)|Sainte Marie]] (377), [[Victor Hugo]] (365), [[Louis Pasteur]] (361), [[Marie Curie]] (360), [[Pierre Curie]] (357), [[Paul Langevin]] (296)<ref>{{cita web|url=https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2015/04/18/de-jules-ferry-a-pierre-perret-l-etonnant-palmares-des-noms-d-ecoles-de-colleges-et-de-lycees-en-france_4613091_4355770.html#partie1|titolo=De Jules Ferry à Pierre Perret, l'étonnant palmarès des noms d'écoles, de collèges et de lycées en France|data=18 maggio 2015|sito=lemonde.fr|accesso=ottobre 2017|lingua=fr}}.</ref>.
* A Parigi, nel [[giardino del Ranelagh]] ([[XVI arrondissement di Parigi|XVI ''arrondissement'']]), vi è un gruppo scultoreo a lui dedicato.
* [[Salvador Dalí]] fu ispirato dalla lettura della raccolta delle favole di Esopo e Fedro reinterpretate da La Fontaine per la realizzazione di numerosi disegni e dipinti.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* L. Roche, ''La vie de La Fontaine'', Parigi, 1913
* H. Taine, ''La Fontaine et ses fables'', Parigi, 1929
* V. Lugli, ''Il prodigio di La Fontaine'', Milano, 1939
* P. Clarac, ''La Fontaine par lui-méme'', Parigi, 1961
* J.-P. Collinet, ''Le monde littéraire de La Fontaine'', Parigi, 197
* Jean de La Fontaine, ''Favole di La Fontaine'', ill. di T. Dedieu, tr. di [[Guia Risari]], Milano, L'Ippocampo, 2007, vol. 1, ISBN 8895363949; vol. 2, ISBN 8895363957.
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== Collegamenti esterni ==
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* {{cita web|http://www.ilnarrastorie.it/autori.JeandeLaFontaine5.html|Favole di Jean de La Fontaine}}
* {{cita web|url=https://fiabefavolefilastrocche.blogspot.com/search/label/fiabe%20di%20de%20La%20Fontaine?max-results=10|titolo=Favole illustrate di Jean de La Fontaine}}
* {{cita web|url=http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k720466/f5.image.r=Gustave%20Dor%C3%A9%20rabelais.langEN|titolo=Les fables de La Fontaine illustrées par Gustave Doré, L. Hachette, Paris, 1868}}
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