Merope (Alfieri) e Ernesto Sabbatini: differenze tra le pagine

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{{DrammaBio
|Nome = Ernesto
|Titoloitaliano=Merope
|Cognome = Sabbatini
|Nome=Vittorio
|Sesso = M
|Cognome=Alfieri
|LuogoNascita = Padova
|Dramma=Tragedia
|GiornoMeseNascita = 8 settembre
|PostDramma= in cinque atti
|AnnoNascita = 1878
|Titolooriginale=
|LuogoMorte = Milano
|Linguaoriginale=italiano
|GiornoMeseMorte = 5 ottobre
|Source= <!-- (titolo della pagina di source) -->
|AnnoMorte = 1954
|Immagine=
|Attività = attore
|ImmagineDimensione= <!-- (facoltativo, default: 280px) -->
|Nazionalità = italiano
|Didascalia=
|PostNazionalità = di [[cinema]] e [[teatro]]
|Genere=[[Tragedia]]
|Immagine = Ernesto Sabbatini.jpg
|Scena=La reggia in Messene
|Didascalia = Immagine di Ernesto Sabbatini risalente ai primi del Novecento
|Epocacomposizione=[[1782]]
|Primarappresentazione=
|Teatro=
|Primaitaliana=
|Teatroprimaitaliana=
|Premi=
|Versionisuccessive=
|Personaggi=
*Polifonte, usurpatore del trono di Messene
*Merope, vedova del trucidato re Cresfonte, fratello di Polifonte
*Egisto, figlio di Merope e di Cresfonte
*Polidoro, vecchio confidente di Merope
*Soldati messeni
*Popolo messeno
|Opera=
|Cinema=
}}
 
Discendente da una dinastia di attori - era pronipote di [[Adelaide Ristori]] e figlio di [[Enrico Sabbatini (attore)|Enrico Sabbatini]] ed [[Enrichetta Rissone]] - abbandona gli studi per dedicarsi alla recitazione debuttando nel [[1899]] a fianco di [[Ermete Novelli]]. Lavora poi come ''primo attor giovane'' con [[Teresa Mariani]], diventando successivamente [[capocomico]] con [[Oreste Calabresi]].
'''Merope''' è una [[tragedia]] del [[1782]] di [[Vittorio Alfieri]].
 
==Biografia==
Peculiarità dell'opera sono il lieto fine e la figura materna che sta per condannare a morte il proprio figlio, ignara della sua identità.
Definito dalla critica attore misurato e composto, nella sua carriera affronta generi diversi. Nei primi anni del Novecento con la prima moglie, [[Giannina Chiantoni]], prende parte alla [[Compagnia Stabile di Milano]] diretta da [[Marco Praga]]. Nel primo dopoguerra è con [[Irma Gramatica]] e, nel [[1924]], nella compagnia di [[Maria Melato]] con la quale prende parte a ''[[Il giardino dei ciliegi]]'' che viene rappresentato per la prima volta in Italia, avendo inoltre accanto a sé anche Renzo Ricci e Margherita Bagni.
[[File:ErnestoSabbatini.jpg|thumb|left|Ernesto Sabbatini nel 1942]]
Riscuote quindi un particolare successo nel [[1925]] interpretando ''[[Gutibli]]'' di [[Giovacchino Forzano]]. Nello stesso anno, con la compagnia di [[Tat'jana Pavlovna Pavlova|Tatiana Pavlova]], comincia l'attività di direttore artistico, che svolge per quasi trent'anni. Di quel periodo la sua regia del dramma ''[[Gelosia]]'' di [[Мichail Arcybašev]] messo in scena al [[Teatro stabile del Veneto Carlo Goldoni|Teatro Goldoni]] di [[Venezia]], dove il debutta il 26 agosto [[1926]] e che viene accolto con grande entusiasmo da pubblico e critica.
Nel [[1928]], con una compagnia sua, mette in scena per la prima volta ''[[Minnie la candida]]'' di [[Massimo Bontempelli]] al [[Teatro di Torino]] ma senza particolari apprezzamenti da parte del pubblico.
Nel [[1935]] è il monsignore in ''Savonarola'' di [[Rino Alessi]] in [[Piazza della Signoria]] di Firenze con [[Memo Benassi]], [[Fosco Giachetti]], [[Filippo Scelzo]], [[Pio Campa]], [[Carlo Tamberlani]], [[Nando Tamberlani]], [[Luigi Almirante]] e [[Carlo Lombardi]].
Nel [[1939]] è Elpino in [[Aminta (Tasso)]] per la regia di [[Renato Simoni]] e [[Corrado Pavolini]] con [[Rina Morelli]], [[Andreina Pagnani]], [[Micaela Giustiniani]], [[Rossano Brazzi]], [[Gino Cervi]], [[Carlo Ninchi]], [[Aroldo Tieri]] ed [[Annibale Ninchi]] al [[Giardino di Boboli]] a Firenze.
 
Attivo anche nel [[secondo dopoguerra]], nel [[1944]] è con [[Laura Adani]] - sua cognata in quanto sorella di [[Lena Adani]], seconda moglie di Ernesto che aveva da tempo annullato il primo matrimonio - in ''[[Agnese Bernauer]]'' di [[Friedrich Hebbel]] che si tiene al [[Maggio Musicale Fiorentino]] accanto ai giovani [[Ernesto Calindri]], [[Vittorio Gassman]] e [[Tino Carraro]].
==Trama==
[[Polifonte]], tiranno di Messene, si è insediato sul trono mettendo a morte [[Cresfonte]], discendente di [[Eracle]], che lo occupava con diritto, e due dei suoi figli. Il terzo, anch'egli chiamato Cresfonte, sopravvive al massacro grazie a un fedele attendente, Polidoro, e viene condotto a Elide sotto il nome di Egisto, e qui rimane finché diviene adulto. Sua madre, [[Merope (Cipselo)|Merope]], figlia di [[Cipselo]], re d’[[Arcadia]], viene tenuta in onorevole prigionia nella reggia di Messene da Polifonte, che la rivendica in moglie.
 
Nel [[cinema]] debutta nel [[1914]], prendendo parte al film ''[[Amore senza stima]]'' e proseguendo, anche nel sonoro, la sua attività come caratterista.
Un anno prima dello svolgimento della tragedia, quando sono ormai trascorsi quindici anni dal massacro, Egisto scompare da Elide facendo perdere le sue tracce; riuscirà ad rientrare in Messene e, dopo avere rischiato la vita, a riconquistare il trono che gli spetta, vendicando la propria famiglia, liberando la madre e uccidendo il tiranno Polifonte.
 
===Filmografia Atto I =parziale==
*''[[Il principe dell'impossibile]]'', regia di [[Augusto Genina]] (1919)
La scena iniziale mostra Merope che si lamenta del proprio triste destino. Solo l'amore del figlio l'ha mantenuta in vita, e soffre per la mancanza di ogni informazione su di lui. Polifonte, al quale ella ha assicurato che Egisto non vive più, fatto di cui egli dubita, giunge e afferma che il marito e i figli di Merope sono stati uccisi dai soldati contro il suo volere, anche se ammette che mirava al trono. Polifonte continua sostenendo di avere fatto per Merope tutto ciò che era in suo potere, poi cerca di convincerla a dimenticare il proprio dolore e a condividere il trono. Merope rifiuta sdegnata queste proposte, e il suo contegno rafforza in Polifonte il sospetto che Egisto sia vivo.
*''[[Piccola mia]]'', regia di [[Eugenio De Liguoro]] (1933)
*''[[Come le foglie (film 1934)|Come le foglie]]'', regia di [[Mario Camerini]] (1934)
*''[[L'albero di Adamo]]'', regia di [[Mario Bonnard]] (1936)
*''[[Torna caro ideal]]'', regia di [[Guido Brignone]] (1939)
*''[[Piazza San Sepolcro (film)|Piazza San Sepolcro]]'', regia di [[Giovacchino Forzano]] (1942)
*''[[Romanzo di un giovane povero (film 1942)|Romanzo di un giovane povero]]'', regia di Guido Brignone (1942)
*''[[Nessuno torna indietro]]'', regia di [[Alessandro Blasetti]] (1943)
*''[[Non mi muovo!]]'', regia di [[Eduardo De Filippo]] (1943)
*''[[Rocambole (film 1946)|Rocambole]]'', regia di [[Jacques Baroncelli]] (1946)
*''[[La rivincita di Baccarat]]'', regia di Jacques De Baroncelli (1946)
*''[[La mano della morta]]'', regia di [[Carlo Campogalliani]] (1949)
*''[[Avanzi di galera]]'', regia di [[Vittorio Cottafavi]] (1954)
*''[[Foglio di via (film)|Foglio di via]]'', regia di Carlo Campogalliani (1955)
 
===Altri Atto II =progetti==
{{interprogetto}}
Di lì a poco le guardie conducono davanti al tiranno un giovane accusato di omicidio. Il giovane, che altri non è se non lo stesso Egisto, racconta di essersi solamente difeso da un'aggressione mentre si stava avvicinando a Messene nel corso di un viaggio a piedi attraverso la Grecia. Polifonte decide che deciderà più tardi la sorte del giovane, dopo avere avuto più informazioni e avere saputo chi è la persona uccisa.
 
==Collegamenti esterni==
Giunge Merope, che sente un involontario interesse verso lo straniero, pur non sapendo che si tratta di suo figlio. In risposta alle sue domande, il giovane risponde di sospettare che la vittima provenisse da Elide, e Merope teme che l'ucciso sia proprio Egisto. Polifonte li lascia soli, permettendo a Merope di essere lei a decidere il destino di Egisto.
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Portale|biografie|cinema|teatro}}
Egisto racconta del proprio passato, e Merope comincia a pensare che potrebbe essere il proprio figlio, ma è ancora più forte il sospetto che egli non sia Egisto ma l'uccisore di Egisto. Merope è combattuta tra questi sentimenti.
 
[[Categoria:Attori teatrali italiani|Sabbatini, Ernesto]]
=== Atto III ===
Polidoro compare, alla ricerca del giovane Egisto, conducendo con sé la cinta che questi era solito indossare, che ha raccolto vicino alla città. Giunge Merope, lo riconosce e ansiosamente gli chiede notizie del figlio scomparso. Polidoro non può fare altro che mostrare la cinta. Merope ora è certa che Egisto sia stato ucciso, e ne piange tristemente la morte.
 
I lamenti di Merope fanno accorrere Polifonte. Merope ammette che il figlio fino era vivo fino a poco prima e Polidoro racconta come lo ha salvato al tempo del massacro del padre e dei fratelli. Poi la cinta viene mostrata a Polifonte, come prova della supposta morte di Egisto, e Merope giura di vendicarsi contro il presunto assassino, che è felice di avere in proprio potere.
 
=== Atto IV ===
Polidoro, quando vede il prigioniero, si rende conto che egli è in realtà Egisto, gli dice del pericolo in cui si trova e lo informa di essere il figlio di Merope, e non il proprio figlio come gli aveva sempre fatto credere. Entrano Polifonte e Merope, ed egli le dice che ora potrà uccidere con le proprie mani l'assassino del proprio figlio. Merope rimprovera Egisto per il presunto crimine, pur continuando a sentire per lui una forte attrazione. Ma Egisto annuncia di essere il proprietario della cinta, persa accidentalmente. Merope non gli crede, e in un momento di cieca furia si appresta ad ucciderlo, ma interviene Polidoro e conferma che il giovane è effettivamente il figlio di Merope.
 
Egisto dice alla popolazione che si è riunita che egli è Cresfonte e perciò il loro legittimo monarca, ma nessuno sembra voler agire per lui. Polifonte sostiene che si tratta di un impostore e dichiara che lo ucciderà egli stesso, a meno che Merope non accetti di sposare lo stesso Polifonte. Polidoro, quando il tiranno si è allontanato, consiglia a Merope di fingere di cedere alle sue richieste e avverte Egisto di fare attenzione a non irritare Polifonte: spera così di guadagnare tempo e ottenere l'aiuto dei Messeni.
 
=== Atto V ===
I crescenti mormorii della popolazione preoccupano Polifonte. Egli non ama Merope e la vuole sposare solo per il suo vantaggio negli affari di stato; pensa che più avanti la saprà eliminare.
 
Appaiono i sacerdoti con la vittima per celebrare i riti nuziali, e tutti i personaggi si incontrano sulla scena. Polifonte si rivolge alla folla vantando la propria generosità, e dice che, se Merope lo sposerà, egli è disposto a scegliere Egisto come proprio erede. Merope esita e gli resiste, ma Polifonte ne afferra la mano come segnale per il completamento del rito. Egisto, disarmato in quanto prigioniero, afferra l'ascia sacrificale dalle mani del sacerdote e colpisce ripetutamente Polifonte. Le guardie del tiranno vengono sopraffatte dal popolo che, dopo gli appelli di Merope, Polidoro ed Egisto, riconosce quest'ultimo come legittimo re.
{{citazione|''Popolo'': Eterna<br />fé ti giuriam noi tutti: al par che prode<br />giusto sarai: mentir non può il tuo aspetto.
''Egisto'': D’esserlo giuro. Ma, s’io pur nol fossi,<br />ch’io pur svenato, come costui, cada.
 
''Polidoro'': Deh! che non muoio in questo dì! più lieto<br />mai non morrei.
 
''Merope'': Vieni al mio seno, o figlio...<br />ma oimè!... mi sento... dalla troppa... gioia...<br />mancare...
''Egisto'': Oh madre!... Ella or vien meno quasi,<br />per gli eccessivi affetti. Andiam; si tragga<br />a più tranquilla stanza. — In breve io riedo,<br />Messeni, a darvi di me conto intero. —<br />Tu, mio buon padre, sieguimi: deh! m’abbi<br />per figlio ognor, più che per re; ten prego.}}
 
==Bibliografia==
* Vittorio Alfieri, ''Tragedie'', Sansoni 1985.
 
{{portale|teatro}}
 
[[Categoria:Opere teatrali di Vittorio Alfieri]]
[[Categoria:Opere teatrali italiane]]
[[Categoria:Opere teatrali in italiano]]