Guerra romano-persiana del 602-628 e Centronycteris: differenze tra le pagine

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{{Conflitto
|nome=''Centronycteris''
|nome del conflitto=Guerra romano-persiana del 602-628
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|parte_di=delle [[Guerre romano sasanidi (363-628)]]
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|schieramento1=[[File:Flag_of_the_Greek_Orthodox_Church.svg|border|22px]] [[Impero romano d'Oriente]]<br />[[Cazari]]
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|genere=''' Centronycteris'''
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{{Campagnabox Guerre romano-sasanidi 627}}
La '''Guerra romano-persiana del 602-628''' fu combattuta tra l'[[Impero romano d'Oriente]] (comunemente chiamato [[Impero bizantino]] da [[Bisanzio]], l'antico nome della sua capitale) e i [[persia]]ni [[Sasanidi]]. La guerra durò per quasi 30 anni, logorando i due imperi che, indeboliti, non riuscirono a contrastare l'invasione araba.
 
'''''Centronycteris''''' (<span style="font-variant: small-caps">[[John Edward Gray|Gray]], [[1838]]</span>) è un [[genere (tassonomia)|genere]] di pipistrelli della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] degli [[Emballonuridae|Emballonuridi]].
== Contesto storico ==
==Descrizione==
[[File:Byzantine Empire in 600.png|300px|thumb|left|L'impero bizantino agli inizi del [[VII secolo]].]]
===Dimensioni===
Dopo un ventennio di guerra inconcludente, l'Imperatore bizantino [[Maurizio di Bisanzio|Maurizio]] concluse a suo vantaggio la [[guerra romano-persiana del 572-591]] aiutando il re sasanide spodestato [[Cosroe II di Persia|Cosroe II]] a riprendersi il trono usurpatogli dal generale ribelle [[Bahram Chobin]]. In cambio, i [[Sasanidi]] cedettero ai Bizantini parte della [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]] nordorientale, gran parte della [[Persarmenia]], e l'[[Iberia (Caucaso)|Iberia]].<ref>{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA151 151]}}</ref> Inoltre i Bizantini non erano più costretti a pagare un tributo ai Sasanidi. Cosroe II fu sempre grato a Maurizio per l'aiuto fornitogli e pare che avesse sposato una delle sue figlie, diventando quindi genero dell'Imperatore d'Oriente. Dopo aver vinto i Persiani Maurizio decise di volgersi contro gli Avari, che stavano devastando le [[Campagne balcaniche dell'imperatore Maurizio|province balcaniche]].<ref>{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA152 152]}}</ref>
Al genere '''''Centronycteris''''' appartengono pipistrelli di piccole dimensioni, con lunghezza della testa e del corpo tra 50 e 62&nbsp;mm, la lunghezza dell'avambraccio tra 43 e 49&nbsp;mm, la lunghezza della coda tra 18 e 23&nbsp;mm e un peso fino a 9&nbsp;g.<ref>{{cita|Novak, 1999}}.</ref>
===Caratteristiche craniche e dentarie===
Il cranio presente una scatola cranica allo stesso livello del rostro. Il processo post-orbitale è relativamente corto, mentre la cresta sagittale è poco pronunciata. Il primo premolare superiore è tricuspidato.
 
Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:
L'eccessiva prodigalità di [[Tiberio II di Bisanzio|Tiberio II Costantino]] (che aveva distribuito grandi somme di denaro ai poveri e ai bisognosi) aveva svuotato le casse dello stato.<ref>{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA86 86]}}</ref><ref>{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA149 149]}}</ref> Maurizio, successore di Tiberio II, per risanare il bilancio, fu costretto ad alzare le tasse e a ridurre i salari dei soldati; in questo modo, tuttavia, si attirò le antipatie e l'odio dell'esercito. Nel 602 l'Augusto ordinò alle sue truppe di svernare oltre il Danubio, in territorio avaro, in modo da risparmiare; questo ordine, non gradito dai soldati, provocò l'aperta ribellione dell'esercito, che proclamò il [[centurione]] trace [[Foca di Bisanzio|Foca]] imperatore.<ref>{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA153 153]}}</ref> L'esercito ribelle si diresse quindi verso Costantinopoli, per rovesciare Maurizio. Quest'ultimo tentò di difendere la capitale dai ribelli armando gli Azzurri e i Verdi, le due fazioni dell'[[ippodromo di Costantinopoli|ippodromo]], ma ciò non diede frutti e Maurizio fu costretto alla fuga. Pochi giorni dopo (27 novembre 602) egli venne catturato e giustiziato, insieme ai suoi cinque figli maschi, dai soldati di Foca.<ref>{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA154 154]}}</ref><ref>{{cita|Ostrogorsky|p. 71.}}</ref><ref>{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA88 88]}}</ref><ref name= Gib227 >{{cita|Gibbon|p. 385.}}</ref>
{{Formula dentaria
|allineamento=sinistra
|molari= 3
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|legenda= si}}
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===Aspetto===
La pelliccia è lunga e soffice. Il colore delle parti dorsali varia dal bruno-giallastro al fulvo, mentre le parti inferiori sono più chiare. L'[[uropatagio]] è solitamente ricoperto di peli rossastri. È privo delle caratteristiche sacche alari tra l'avambraccio e il quinto metacarpo, presenti nella maggior parte delle [[specie]] della famiglia. Le membrane alari sono attaccate posteriormente alla base delle dita dei piedi. La coda, come negli altri membri della [[famiglia]], fuoriesce dall'[[uropatagio]] circa a metà della sua lunghezza, per poi divenire libera e visibile dorsalmente.
 
== Casus belli Distribuzione==
Il [[genere (tassonomia)|genere]] è diffuso in [[America Centrale]] e [[America Meridionale|meridionale]].
[[File:Gold_coin_with_the_image_of_Khosrau_II.jpg|right|thumb|250px|Moneta di Cosroe II.]]
Nella [[primavera]] del [[603]], Foca inviò in Persia l'ambasciatore Bilios ad annunciare allo [[Scià|Shahanshah]] di Persia [[Cosroe II]] la morte di Maurizio e l'ascesa al potere del nuovo imperatore. Ma quando Cosroe, amico di Maurizio, venne a conoscenza dell'assassinio di quest'ultimo, approfittò di ciò per dichiarare guerra all'Impero romano d'Oriente con il pretesto di vendicare la sua morte. Ordinò alle guardie di arrestare l'ambasciatore e iniziò contro i Bizantini una nuova guerra che durò circa 30 anni<ref name= Gib227 />.
 
Un ulteriore pretesto per dichiarare guerra all'Impero bizantino gli fu fornito dalla richiesta di soccorso ricevuta dal ''magister militum'' [[Narsete (magister militum 591-603)|Narsete]]. Quest'ultimo infatti non riconobbe Foca come imperatore legittimo e di conseguenza si rivoltò a lui occupando la città di [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]].<ref>{{Harvnb|Dodgeon|Greatrex|Lieu|2002|pp=[http://books.google.com/books?id=zoZIxpQ8A2IC&pg=PT215 183–184]}}</ref> Foca ordinò al generale Germano di assediare Edessa, spingendo Narsete a chiedere aiuto a Cosroe II, che si sentì obbligato a vendicare la morte di Maurizio, da lui definito un «amico e padre».<ref name = "Oman155">{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA155 155]}}</ref><ref name = "Foss722">{{Harvnb|Foss|1975|p=722}}</ref> Narsete sosteneva inoltre di avere con sè Teodosio, figlio di Maurizio, fornendo a Cosroe II un ulteriore pretesto per invadere l'Impero; infatti il sovrano persiano dichiarò di voler deporre Foca non solo per vendicare la morte di Maurizio, ma anche per porre sul trono bizantino il sedicente Teodosio, erede legittimo al trono.<ref name=AM6095>{{cita|Teofane|AM 6095.}}</ref> Va detto che non è certo che il sedicente Teodosio fosse proprio Teodosio, il figlio di Maurizio: quest'ultimo infatti era ufficialmente morto ucciso da un soldato di Foca; e per Teofane, storico bizantino, il Teodosio che Cosroe II voleva porre sul trono bizantino era un impostore.<ref name=AM6095/>
 
== Prima fase (603-621) ==
=== Ribellione di Narsete e la conquista persiana della Mesopotamia ===
Germano, ricevuto l'incarico di sedare la rivolta di Narsete, assediò per un breve periodo Edessa, dove il generale ribelle si era rifugiato. Tuttavia ben presto ([[604]]) gli aiuti persiani arrivarono e sconfissero i Bizantini assedianti liberando così Edessa dall'assedio. Grati a Cosroe, i ribelli fecero entrare i Persiani nella città; qui Narsete vestì con vesti regali un giovane, gli mise una corona in testa e lo presentò a Cosroe dicendogli: «''Questi è il figlio dell'Imperatore Maurizio, Teodosio: abbi pietà di lui, così come suo padre ha avuto pietà di te''»<ref>{{cita|Sebeos|Cap. 21.}}</ref>. Cosroe II ricevette il presunto figlio di Maurizio <ref>non è certo che fosse effettivamente lui perché Teodosio era ufficialmente morto giustiziato insieme al padre da Foca nel 602; Teofane considera il Teodosio che Cosroe II incontrò a [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]] un impostore mentre Eutichio sostiene che Teodosio, la cui vita sarebbe stata risparmiata dai suoi assassini, avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni in un convento sul Monte Sinai senza mai incontrare Cosroe II. Fonte: Gibbon, note cap. 46, p. 387.</ref> con gratitudine portandoselo con sé e trattandolo da pari; Cosroe progettava di deporre l'usurpatore Foca e mettere sul trono bizantino proprio il sedicente Teodosio, in quanto legittimo erede al trono.
 
Dopo la morte di Germano, Foca affidò il comando dell'esercito a [[Leonzio]] con l'incarico di catturare Narsete, mentre inviava un altro esercito contro Cosroe.<ref name="frontier184">{{Harvnb|Dodgeon|Greatrex|Lieu|2002|p=[http://books.google.com/books?id=zoZIxpQ8A2IC&pg=PT216 184]}}</ref> Tuttavia, non solo Narsete riuscì a sfuggire a Leonzio, ma l'altro esercito bizantino venne sconfitto presso [[Dara (Mesopotamia)|Dara]] in Alta Mesopotamia, portando alla cattura di questa fortezza importante nel 605, e facendo perdere prestigio al regime militare di Foca.<ref name="frontier184" /><ref name = "Kaegi39">{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA39 39]}}</ref> Inoltre, invece di combattere i Persiani, Foca si concentrò nella conversione forzata degli Ebrei. In questo modo egli diventò un grande nemico degli Ebrei, che accolsero di conseguenza i Persiani a braccia aperte.<ref>{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA89 89]}}</ref>
 
Tra il 604 e il 610 i Persiani invasero ed espugnarono tutte le fortezze bizantine a Oriente dell'Eufrate. Le prime a cadere furono quelle dell'Osroene e la Mesopotamia, tra cui Mardin (606-607 o 608-609), Cephas (6 mesi prima di Mardin), Amida (606/607 o 608/609), Resaina (estate 607 o 609), Edessa e Callinicum. Tuttavia, nonostante l'assenza di un esercito bizantino nella regione, i Persiani impiegarono molto tempo ad espugnare tali fortezze, dato che i Bizantini avevano investito, nel corso del VI secolo, molto denaro per renderle molto resistenti.<ref name= Grea185 >{{cita|Dodgeon, Lieu e Greatrex|p. 185.}}</ref> Tali conquiste ebbero ovviamente come conseguenza una grossa emigrazione di Bizantini a ovest del fiume, segno che la guerra non era iniziata nel modo migliore per l'Impero romano d'Oriente.<ref name= Grea185 /> A peggiorare le cose vi fu l'esecuzione del generale ribelle Narsete, che era talmente temuto dai Persiani che i loro piccoli si spaventavano quando sentivano pronunciare il suo nome<ref>{{cita|Teofane|AM 6.097}}</ref><ref name= Gib228>{{cita|Gibbon|p. 386.}}</ref>; tale esecuzione certamente indebolì la resistenza bizantina.
 
Nel caso di Mardin, dopo la resa della guarnigione bizantina, furono i monaci locali a continuare a difendere tenacemente la fortezza dagli assalti persiani. Conquistate queste città, lo scià di Persia cercò di ingraziarsi gli abitanti indigeni rimuovendo dalle loro diocesi i vescovi [[Concilio di Calcedonia|calcedoniani]] e sostituendoli con altri anticalcedoniani.<ref name= Grea185 /> Nel frattempo (608) Eraclio si era ribellato a Foca e di conseguenza i Bizantini non poterono effettuare nessuna sortita contro-offensiva dovendo sedare la rivolta.
 
Nel 609-610 i Persiani si concentrarono nell'occupazione delle ultime città dell'[[Osroene]] ancora in mano bizantina conquistando ''[[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]]'', ''[[Carre]]'', ''[[Callinicum]]'' e ''[[Circesium]]''. Essi riuscirono addirittura a conquistare Edessa, una città ritenuta inespugnabile a causa di una promessa fatta da Gesù al re Abgar<ref name= Grea186 >{{cita|Dodgeon, Lieu e Greatrex|p. 186.}}</ref>; e il 7 agosto 610 il generale persiano Shahrvaraz conquistò Zenobia, la prima città a ovest dell'Eufrate a essere occupata dai Sasanidi nel corso della guerra.<ref name= Grea186 />
 
=== La conquista persiana dell'Armenia ===
In Armenia invece la conquista persiana fu più lenta. Nell'inverno del 603 venne nominato comandante delle forze persiane in Armenia il generale Dzuan Veh, che, tuttavia, nel corso del 604 venne sconfitto dai Bizantini a Erevan e venne di conseguenza sostituito da Cosroe con Datoyean. Quest'ultimo nel 605 sconfisse i Bizantini e gli Armeni nella battaglia di Getik. L'esercito persiano vittorioso ritornò quindi in Atropatene. Nel 606 il comando dell'esercito venne affidato a Khusrow (Cosroe), che sconfisse ad Anglon il comandante bizantino Teodosio, che venne catturato. L'avanzata persiana continuò e nel 606/607 il comandante persiano Ashtat, accompagnato da colui che sosteneva di essere Teodosio il figlio di Maurizio, sconfisse di nuovo i Bizantini conquistando la città di Teodosiopoli. Nel 607/608 Shahin sconfisse i Bizantini comandati dal generale Domenziolo presso Teodosiopoli e li espulse dall'Armenia. Un marzban (governatore) venne inviato da Cosroe II a Dvin, la principale città dell'Armenia bizantina.
 
La rapida successione di successi persiani svelò la debolezza dell'Impero bizantino, l'incapacità di Foca e l'odio che i suoi sudditi provavano per lui; e Cosroe fornì loro una decente scusa per sottomettersi o rivoltarsi a Foca, spargendo la voce che il figlio di Maurizio e l'erede legittimo al trono, Teodosio, era ancora vivo e che viveva in quel momento alla corte di Persia<ref name= Gib387>{{cita|Gibbon|p. 387.}}</ref>.
 
=== Deposizione di Foca ===
[[File:41-manasses-chronicle.jpg|thumb|right|300px|Rappresentazione dei soldati di Eraclio I, che stanno per aggredire [[Foca di Bisanzio|Foca]].]]
Intorno al [[610]]/[[611]], i Persiani iniziarono l'invasione della Siria approfittando dei conflitti interni che affliggevano l'Impero d'Oriente; Foca si trovava in una situazione difficile perché l'esarca d'Africa Eraclio il Vecchio e suo figlio Eraclio si erano ribellati e avevano occupato l'Egitto mentre in Palestina era scoppiata una rivolta ebraica; l'Augusto, per sedare queste rivolte, dovette richiamare in patria gli eserciti che dovevano combattere i Persiani e in questo modo facilitò un' ulteriore espansione persiana in territorio bizantino.
 
I due Eraclio si erano rivoltati nel 608, sobillati da [[Prisco]], genero di Foca.<ref name = "Kaegi39" /><ref name = "Kaegi37">{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA37 37]}}</ref> Eraclio il vecchio proclamò sè stesso e il figlio consoli — rivendicando in questo modo implicitamente il titolo imperiale — e fece coniare delle monete raffiguranti i due che indossano abiti consolari.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA41 41]}}</ref> Eraclio il Vecchio inviò suo nipote [[Niceta (cugino di Eraclio)|Niceta]] ad attaccare l'[[Egitto]], conquista che riuscì nel 610.<ref name = "Oman156">{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA156 156]}}</ref><ref name="Kaegi53">{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA53 53]}}</ref> Nel frattempo i ribelli allestirono una flotta, che, comandata dal giovane Eraclio, si diresse verso Costantinopoli. Ogni resistenza organizzata alla rivolta di Eraclio scomparve presto e Foca gli venne consegnato dal patrizio Probo (Fozio).<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA49 49]}}</ref> Foca venne giustiziato; prima dell'esecuzione ci fu un breve dialogo tra lui e il suo successore Eraclio:<ref>{{cita|Niceforo|Cap. 1}}</ref>
{{quote|Eraclio:«È così che tu hai governato l'impero?»<br />Foca:«E tu credi che lo governerai meglio?»<ref name="Norwich90">{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA90 90]}}</ref>}}
 
La resistenza a Eraclio non era però ancora finita del tutto; il fratello di Foca, [[Comenziolo (fratello di Foca)|Comenziolo]], era infatti al comando di un considerevole esercito in Anatolia centrale, ma venne assassinato dal comandante armeno Giustino, che tolse così di mezzo una grande minaccia per Eraclio.<ref name = "Kaegi53" /> Tuttavia, il trasferimento delle truppe di Comenziolo in Oriente venne rinviata, e così fu permesso ai Persiani di avanzare ulteriormente.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA54 54]}}</ref>
=== Primi tentativi di fermare l'avanzata persiana ===
Neanche con il nuovo Imperatore Eraclio la situazione migliorò per i Bizantini: infatti i Persiani rifiutarono le proposte di pace di Eraclio in quanto lo consideravano un usurpatore essendo secondo loro Teodosio il legittimo erede al trono <ref>Questa fu la risposta di Cosroe II alle offerte di pace di Eraclio: ''Quel regno appartiene a me, e incoronerò il figlio di Maurizio, Teodosio, imperatore. [Eraclio] [...] si è impossessato del potere senza la nostra autorizzazione e ora ci offre in dono i suoi tesori. Ma non mi fermerò fino a quando non lo avrò nelle mie mani.'' Sebeos, ''Storia'', cap. 24</ref> e gli ambasciatori bizantini furono, per ordine dello scià, uccisi. Secondo Walter E. Kaegi, è possibile che l'obiettivo dei Persiani fosse quello di restaurare i confini dell'[[Achemenidi|Impero achemenide]] conquistando l'Impero bizantino, sebbene, a causa della perdita degli archivi persiani, non sia possibile provarlo.<ref name = "Kaegi65">{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA65 65]}}</ref>
 
I Persiani in un primo momento avevano costretto i Bizantini a difendersi su due fronti, in [[Armenia]] e sull'Eufrate.<ref name = "Kaegi65">{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA67 67]}}</ref> Una volta conquistata l'Armenia, i Persiani mossero in Siria, conquistando [[Antiochia]] nel [[611]]; la conquista della capitale della Siria non fruttò però loro un gran bottino di guerra dato che la città era già stata devastata da diversi terremoti negli anni precedenti.<ref name= Gib387/> Nello stesso anno invasero la Cappadocia e, condotti dal loro generale [[Shahin]], conquistarono Cesarea. Qui, Prisco, il genero di Foca, iniziò un lungo assedio, durato ben un anno, in modo da intrappolarli nella città.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA68 68]}}</ref>
 
Durante l'assedio, Eraclio raggiunse Prisco a Cesarea. Tuttavia, egli finse di essere malato e non si incontrò con l'imperatore. Questo era un insulto velato a Eraclio, che dovette nascondere le sue antipatie nei confronti di Prisco e tornare a Costantinopoli nel 612. Nel frattempo, le truppe di Shahin riuscirono a sfuggire al blocco di Prisco e incendiarono Cesarea, facendo infuriare Eraclio.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA69 69]}}</ref> In seguito a questo insuccesso, Eraclio decise di togliere il comando dell'esercito a Prisco e di costringerlo a farsi monaco, insieme ad altri rimasti fedeli, o sospettati di esserlo, a Foca.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA71 71]}}</ref>
 
Scelse come comandante delle truppe anatoliche Filippico, un vecchio generale bizantino; tuttavia, forse perché non si fidava troppo di Filippico, decise di assumere il comando di gran parte dell'esercito di persona, cosa che nessun imperatore aveva fatto dai tempi di Valente. In quell'anno vennero conquistate dai Persiani anche le città Siriane di Hierapolis, Chalcis e Berrhaea o Aleppo.
 
[[File:Byzantine-persian campaigns 611-624-mohammad adil rais.PNG|thumb|right|300px|Mappa delle campagne che ebbero luogo tra il 611 e il 624 in Siria, Asia Minore, Armenia e Mesopotamia]]
Nel frattempo il generale Shahrvaraz aveva invaso la [[Siria (provincia romana)|Siria bizantina]];<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA74 74]}}</ref> Eraclio tentò di fermare l'invasione ad [[Antiochia]], dopo aver ottenuto una benedizione da [[San Teodoro di Sykeon]]. Tuttavia, ad Antiochia, i Bizantini, condotti dall'imperatore stesso e da suo cugino Niceta, subirono una grave [[Battaglia di Antiochia (613)|sconfitta]] per mano di Shahin.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|pp=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA76 76–77]}}</ref> Dopo un'altra vittoria a Nord di Antiochia, i Persiani occuparono [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]] e la [[Cilicia]].<ref name="Kaegi77">{{Harvnb|Kaegi|2003|pp=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA77 77]}}</ref> In seguito a questa sconfitta, l'Impero venne spezzato in due parti, con Costantinopoli e l'Anatolia bizantina da una parte e la Siria, la Palestina, l'Egitto, e l'[[Esarcato di Cartagine]] da un' altra.<ref name="Kaegi77" />
 
=== L'Impero bizantino sull'orlo del collasso ===
La resistenza locale ai Persiani in Siria e in Palestina non fu strenua; in genere gli abitanti locali tentavano in genere di negoziare con i Persiani.<ref name="Kaegi77" /> Le città di [[Damasco]], [[Apamea]], e [[Homs|Emesa]] caddero rapidamente nel 613, dando ai Persiani un' opportunità per spingersi ancora più a Sud. [[Niceta (cugino di Eraclio)|Niceta]], cugino di Eraclio, continuava a resistere ai Persiani, ma venne da essi sconfitto a [[Deraa|Adhri'at]]. Riuscì, tuttavia, a ottenere una piccola vittoria presso [[Emesa]], dove entrambe le parti subirono pesanti perdite: circa 20.000 uomini perirono.<ref name = "Kaegi78">{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA78 78]}}</ref> Questa vittoria non ebbe però seguito, e, dopo un assedio di tre settimane, i Persiani riuscirono nell'impresa di espugnare la città di [[Assedio di Gerusalemme (614)|Gerusalemme]], nonostante la strenua resistenza dei nativi.<ref>{{Harvnb|Ostrogorsky|1969|p=[http://books.google.com/books?id=Ir7CKnBxRXwC&pg=PA95 95]}}</ref> Un numero compreso tra 57.000 e 66.500 persone vennero massacrate; altre 35.000 vennero schiavizzate, incluso il Patriarca Zaccaria.<ref name = "Kaegi78" /> Molte chiese della città (incluso il Santo Sepolcro e le chiese di Costantino e Elena<ref name= Gib389 >{{cita|Gibbon|p. 389.}}</ref>) vennero distrutte dalle fiamme mentre varie reliquie (la ''[[Vera Croce]]'', la ''[[Sacra Lancia]]'', e la ''[[Sacra Spugna]]'') vennero portate a [[Ctesifonte]], la capitale della Persia. La perdita di queste reliquie venne interpretata dai Bizantini come un chiaro segno di sfavore divino nei loro confronti.<ref name="Norwich90" /> Molti accusarono gli Ebrei di aver causato la perdita della Siria e le altre sventure che affliggevano l'Impero.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA80 80]}}</ref> In effetti alcune fonti riportano che gli Ebrei aiutarono i Persiani a conquistare alcune città e che tentarono di sterminare i cristiani nelle città che i Persiani avevano già conquistato; questi resoconti sono probabilmente grandemente esagerati e il risultato dell'isteria generale.<ref name="Kaegi77" />
 
Nel 616 (secondo alcuni storici nel 619<ref name= Orst87 >{{cita|Ostrogorsky|p. 87}}</ref>) Shahrvaraz invase l'Egitto.<ref name = "Oman206">{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA206 206]}}</ref> I [[Monofisiti]] egiziani, repressi dall'ortodossia bizantina, accolsero i Persiani come liberatori.<ref name = "Oman206" /> La resistenza in [[Alessandria]] venne condotta da Niceta. Dopo aver resistito per un anno, la capitale d'Egitto cadde in mano sasanide grazie a un traditore che informò i Persiani dell'esistenza di un canale inutilizzato che permise loro di entrare in città e a saccheggiarla. Niceta e il Patriarca Giovanni si rifugiarono a Cipro.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA91 91]}}</ref> Il fato di Niceta non è chiaro, poiché scompare dalle fonti dopo questi avvenimenti; in ogni caso Eraclio si ritrovò privo di un fidato comandante.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA92 92]}}</ref> La perdita dell'Egitto fu un severo colpo inferto all'impero, in quanto [[Costantinopoli]] importava grano dal fertile Egitto per sfamare la popolazione. La razione gratuita di grano a Costantinopoli venne abolita nel 618.<ref name = "Kaegi88">{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA88 88]}}</ref>
 
Dopo la conquista dell'Egitto, i Persiani si spinsero fino a Tripoli occupando la colonia greca di Cirene; alcune fonti affermano che anche Cartagine venne occupata dai Persiani ma poi si è scoperto che la presunta conquista di Cartagine è un errore dovuto a una copiatura errata delle Cronache di Teofane (in particolare il copista aveva trascritto Cartagine invece di Calcedonia confondendosi a causa del fatto che le due parole in greco sono molto simili)<ref name= Gib390>{{cita|Gibbon|p. 390.}}</ref>.
 
Nel frattempo un'altra armata persiana si diresse verso la [[Tracia]] e occupò in poco tempo Calcedonia, le coste del Bosforo, la città di [[Ancyra]] e l'isola di [[Rodi]]. Secondo Gibbon, se Cosroe II avesse posseduto una flotta potente avrebbe portato la morte e la devastazione anche in Europa<ref name= Gib390 />. Nel [[621]] quasi tutto l'Impero bizantino era occupato dai Persiani: ai Bizantini rimanevano solo la [[Grecia]], l'[[Anatolia]] e i lontani esarcati d'[[Esarcato d'Italia|Italia]] e di [[Esarcato d'Africa|Africa]].
 
[[File:Sassanid_Empire_620.png|thumb|right|220px|L'Impero sasanide nel 621.]]
Per Eraclio la situazione sembrava disperata; Cosroe rifiutava ogni proposta di pace e come se non bastasse i [[Balcani]] vennero devastati dagli [[Avari]]; inoltre, dopo la perdita dell'Egitto, Costantinopoli venne colpita da carestie e pestilenze<ref name= Gib395 >{{cita|Gibbon|p. 395.}}</ref>.
 
=== Tentativi di pace e il tradimento degli Avari ===
Nel [[617]]/[[618]] Eraclio ebbe un incontro con il generale sasanide Shahin chiedendogli una tregua e Shahin si offrì di andare con un'ambasciata bizantina da Cosroe II per tentare di convincerlo a negoziare una tregua. L'offerta amichevole del generale persiano venne accettata e il [[prefetto del pretorio]] Olimpio, il prefetto della città Leonzio e l'ecclesiastico Anastasio chiesero umilmente la pace allo scià di Persia. Ma non andò come sperato: Cosroe II infatti si infuriò quando l'ambasciata bizantina arrivò:<ref name= Gib397 >{{cita|Gibbon|p. 397.}}</ref>
 
{{Quote|"Non già ambasciatori," disse il tiranno d'Asia, "bensì la stessa persona di Eraclio, avvinta in catene, egli doveva trarre al piè del mio trono. Io non farò mai pace coll'Imperatore de' Romani, sintantoché egli abbia abiurato il suo Dio crocifisso, e abbracciato il culto del Sole."|Gibbon, ''Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano'', op. cit., p. 397.}}
 
I tre ambasciatori vennero fatti prigionieri e giustiziati. Secondo Niceforo, Shahin (chiamato da Niceforo Saito), per la sua presunzione, venne scuoiato vivo e la sua pelle venne utilizzata per farne un otre<ref name= Nic>{{cita|Niceforo|Cap. 7}}</ref> ma ciò è in contrasto con il fatto che negli anni successivi costui combatté contro i Bizantini<ref name= AM6115 >{{cita|Teofane|A.M. 6.115}}</ref>, quindi non può essere morto. Nel [[618]] l'Imperatore, ormai sfiduciato, decise di rifugiarsi a [[Cartagine]], città che riteneva più sicura di Costantinopoli. Il [[patriarca di Costantinopoli]] però impedì la sua fuga, lo portò nella [[Hagia Sophia|Chiesa di Santa Sofia]] e lo esortò a giurare che avrebbe dato la vita pur di sconfiggere i Persiani e che non sarebbe fuggito davanti al pericolo<ref name= Gib396>{{cita|Gibbon|p. 396.}}</ref>. Nel frattempo ([[619]]) gli Avari sembravano aver abbandonato i loro sogni di conquista e decisero di riconciliarsi con Costantinopoli chiedendo un incontro tra il loro Khagan e Eraclio. Per festeggiare la riconciliazione vennero organizzati dei giochi equestri a Heracleia nelle vicinanze di Costantinopoli; purtroppo per i Bizantini l'apparente riconciliazione era solo un inganno degli [[Avari]]: infatti durante i giochi irruppero nell'[[ippodromo]] dei cavalieri nemici [[sciti]] che insieme agli Avari traditori saccheggiarono i sobborghi di Costantinopoli e portarono con se oltre il [[Danubio]] ben 270.000 prigionieri<ref name= Gib396 />. Eraclio stesso, che avrebbe dovuto incontrare il [[khagan]] degli Avari, rischiò di essere catturato a tradimento ma riuscì a fuggire e a tornare nella capitale sano e salvo grazie alla sveltezza del suo cavallo.<ref name= Gib396 /> Nel 620 gli Avari concessero una tregua all'Impero. Secondo Howard-Johnson i succitati avvenimenti avvennero non nel 619 ma nel 623, anno in cui si raggiunse una tregua tra Bizantini e Avari.<ref name= How107>{{cita|Howard-Johnson|p. 107.}}</ref>
 
Comunque l'esperienza di sei anni di guerra aveva persuaso Cosroe a rinunciare alla conquista di Costantinopoli e di accontentarsi di un tributo annuale che i Bizantini avrebbero dovuto pagare ai Persiani; il tributo annuale consisteva in un migliaio di talenti d'[[oro]], un migliaio di talenti d'[[argento]], un migliaio di abiti di seta, un migliaio di cavalli e un migliaio di vergini<ref name= Gib397 />. Eraclio accettò queste condizioni, pur non arrendendosi: stava infatti riorganizzando il suo esercito in modo da recuperare l'onore perduto e liberare le terre occupate dal nemico.
 
== Seconda fase (622-628) ==
La seconda fase della guerra è caratterizzata dalla controffensiva dei Bizantini, che condotti dall'Imperatore in persona, riuscirono a riprendersi e a vincere la guerra. Gli storici hanno avanzato numerose teorie che cercano di spiegare i motivi del capovolgimento dell'esito del conflitto.
 
Secondo una teoria antica, la vittoria di Eraclio fu causata da un improvviso risveglio dell'Imperatore, che all'improvviso si tramutò da imperatore debole e impotente a vittorioso condottiero.<ref>Gibbon, cap. 46, sostiene: «nei primi e negli ultimi anni di un lungo regno, l'imperatore sembra essere lo schiavo dell'accidia, dei piaceri, e della superstizione, l'indifferente e impotente spettatore delle calamità pubbliche; ma le languide nebbie del mattino e della sera vennero separate dallo splendore del sole meridiano; dall'Arcadio del palazzo sorse il Cesare dell'accampamento, e l'onore di Roma e Eraclio venne gloriosamente recuperato grazie ai trionfi e ai trofei di sei avventurose campagne».</ref> Caetani e il Pertusi<ref name="Cae208">{{cita|Caetani|p. 207.}}</ref> smentiscono questa teoria: le vittorie persiane nei primi anni di regno di Eraclio erano dovute alle cattive condizioni dell'esercito bizantino, e non alla passività dell'Imperatore, che cercò per quanto possibile di combattere il nemico (si vedano campagne 611-613).<ref name="Cae208"/>
 
Secondo Caetani, i motivi della vittoria bizantina stanno nella tattica utilizzata dall'imperatore in questa seconda fase: con l'esercito disastrato, Eraclio fu costretto a reclutare truppe mercenarie dall'Armenia e a cercare l'alleanza con le popolazioni del Caucaso e con i Cazari, da cui dipendeva fortemente<ref name= Cae210-212 >{{cita|Caetani|pp. 210-212.}}</ref>; infatti più della metà dell'esercito bizantino erano costituite da queste truppe mercenarie, e quando parte di queste truppe mercenarie disertarono, l'Imperatore fu costretto a sospendere le operazioni militari per un anno. Nei primi cinque anni di campagne l'Imperatore invase solo la regione caucasica dell'Impero sasanide, nel tentativo di reclutare sempre più truppe, e, ogni volta che perdeva uomini, ritornava subito indietro per reclutare altri uomini. Fu solo nell'ultima campagna che l'Imperatore decise di osare e entrare nel cuore dell'Impero sasanide, infliggendo una sconfitta decisiva ai Persiani e ponendo dunque fine alla guerra. Dunque fu grazie all'alleanza con le popolazioni del Caucaso e con i Cazari che Eraclio riuscì a ricostituire il suo esercito e a sconfiggere i Persiani.<ref name= Cae210-212/> Un altro fattore che potrebbe aver determinato la vittoria di Eraclio fu la sua tattica improntata sulla [[guerriglia]], che gli permise di vincere con attacchi a sorpresa e imboscate molte battaglie contro i Persiani.<ref name= Cae210-212/>
 
Alcuni hanno spiegato la vittoria finale di Eraclio con la creazione dei [[Thema|Temi]], i distretti militari bizantini, da parte dell'Imperatore.<ref name= Orst90 >{{cita|Ostrogorsky|p. 90}}</ref> Secondo la storiografia classica, fu in questo momento che l'Imperatore riorganizzò i territori dell'Asia minore non ancora occupati dal nemico in ''temi'', circoscrizioni militari difese da soldati-contadini locali (''stratioti'')<ref name="Orst89">{{cita|Ostrogorsky|p. 89}}</ref>. Secondo la teoria classica, i primi temi si formarono quando i soldati-coloni a difesa del ''[[Limes romano|limes]]'' (''[[limitanei]]''), evacuando le zone invase dal nemico, si stanziarono in Asia Minore, dove, uniti ai corpi scelti, formarono i primi temi (si ricordi che "thema" in greco significa "esercito" e che solo in seguito indicò le nuove circoscrizioni militari).<ref name= Orst88 >{{cita|Ostrogorsky|p. 88}}</ref> La formazione dei temi pose fine alla suddivisione dei poteri civili e militari (entrambi detenuti dal comandante dell'esercito del tema, lo ''strategos'') e, secondo l'Ostrogorsky, «costituì il fondamento per la formazione di un forte esercito locale e rese l'impero indipendente dal costoso arruolamento di soldati stranieri»<ref name="Orst89"/>. Tuttavia, secondo alcuni studiosi la riforma dei Temi fu posteriore a Eraclio (per il Treadgold per esempio i Temi sarebbero stati istituiti tra il 659 e il 662, sotto il regno di Costante II).
 
=== Prima spedizione di Eraclio (622-623) ===
[[File:Piero della Francesca 021.jpg|thumb|right|400px|Battaglia tra l'esercito di Eraclio e i Persiani di [[Cosroe II]]. Dipinto di [[Piero della Francesca]].]]
{{Vedi anche|Battaglia di Isso (622)}}
Eraclio, due giorni dopo [[Pasqua]], lasciò [[Costantinopoli]]. Poiché era un'imprudenza giungere in [[Asia]] via terra e Bisanzio era ancora una delle grandi potenze marittime d'Europa, Eraclio e il suo esercito di 5.000 soldati giunsero via mare in [[Cilicia]] e si accamparono a [[Isso]], lo stesso luogo dove [[Alessandro Magno|Alessandro]] aveva sconfitto Dario. Qui Eraclio addestrò i più giovani insegnando loro le arti del combattimento e motivandoli a combattere dicendo loro che gli adoratori del fuoco persiani dovevano pagare per aver profanato gli altari sacri di Gerusalemme<ref name= Gib402 >{{cita|Gibbon|p. 402.}}</ref>. L'esercito di Eraclio venne chiamato ''Philochristos'', cioè l'''Eletto di Cristo''. All'inizio gli storici paragonavano questa campagna militare ad una [[crociata]]: nella realtà, se è vero che la tensione religiosa fu altissima, è altrettanto vero che l'Impero Romano d'Oriente lottava per la sua stessa sopravvivenza, nella convinzione che Iddio avrebbe battuto i barbari grazie al suo rappresentante terreno.
 
Nel frattempo Cosroe aveva affidato il comando del suo esercito a Shahrvaraz. I Persiani di Shahrvaraz invasero la [[Cilicia]], ma la loro cavalleria esitò a entrare nelle gole del monte Taurus per affrontare l'esercito di Eraclio. Quando però l'esercito bizantino con un falso movimento sembrava minacciare l'Armenia, Shahrvaraz fu costretto ad affrontarlo in combattimento; Shahrvaraz divise i suoi uomini in tre parti, una delle quali venne nascosta in una piccola valle nell'attesa di tendere un'imboscata ai Bizantini;<ref name="ReferenceA">{{cita|Giorgio di Pisidia|III, 182-241}}</ref> ma Eraclio venne informato da suoi informatori del piano di Shahrvaraz e mandò avanti un esiguo reparto. I Bizantini dapprima finsero di lanciarsi in battaglia, quindi si diedero ad una falsa fuga, simulando il panico. I soldati nemici, che intendevano tendere loro un'imboscata, balzarono allora fuori dal nascondiglio e li inseguirono ma si trovarono di fronte gli uomini migliori di Eraclio. I Sasanidi, travolti da quell'imprevisto ed improvviso attacco, si diedero alla fuga e vennero massacrati.<ref name="ReferenceA"/> I Persiani vennero così inaspettatamente sconfitti e Shahrvaraz non ebbe altra scelta che quella di ritirarsi dal Ponto (febbraio 623). Dopo la vittoria, Eraclio salì in cima al Monte Taurus, con il suo esercito penetrò in [[Cappadocia]] e svernò sulle rive del fiume Halys.
 
Eraclio avrebbe voluto continuare la campagna, ma venne costretto a ritornare a Costantinopoli per affrontare gli Avari, che avevano appena invaso la Tracia. Venne accolto in trionfo dalla popolazione (marzo 623). L'Augusto fece un ulteriore tentativo di firmare una tregua con la Persia, ma Cosroe rifiutò di nuovo l'offerta mandando al ''basileus'' una lettera piena di insulti in cui lo considerava uno «''stupido ed inutile servo''» e lo invitava a cedergli il trono in questi termini: «''Io ti darò campi, vigne ed uliveti di cui viver... Quel [[Cristo]] che non poté salvare sé stesso dagli ebrei, ma che essi uccisero..., come potrà salvare te dalle mie mani?''»<ref>{{cita|Sebeos|Cap. 38}}</ref>. Eraclio restò nella capitale bizantina fino alla Pasqua dell'anno successivo, riuscendo a convincere, con qualche difficoltà, gli Avari a firmare un nuovo trattato di pace con i Bizantini.
 
=== Seconda spedizione di Eraclio (624-626)<ref>Secondo il Gibbon dal 623 al 625</ref> ===
[[File:Mohammad adil rais-map1.PNG|400px|right|thumb|Manovre di Eraclio durante le campagne del [[624]], [[625]] e [[627]]-[[628]].]]
Eraclio iniziò la sua seconda spedizione contro i Persiani nell'aprile 624. Dopo aver celebrato la Pasqua a Nicomedia, Eraclio, accompagnato dalla moglie, raggiunse il suo esercito che si era accampato nel Ponto. Nel frattempo Shahrvaraz su ordini del suo Shahanshah stava marciando di nuovo verso ovest nella speranza che Eraclio l'avrebbe inseguito e attaccato. Ma l'Augusto non prestò attenzione a questa nuova minaccia in Asia Minore e decise di invadere l'Armenia, essendo conscio del fatto che il nemico era molto debole in quella regione, dato che Cosroe, in un eccesso di sicurezza, aveva mandato a casa le truppe di Shahin, sguarnendo così la regione di truppe. L'esercito di Eraclio attraversò quindi l'Eufrate e penetrò in Armenia conquistando Teodosiopoli, che aprì le porte all'Imperatore, e [[Dvin]], la capitale dell'Armenia persiana.
 
Eraclio conquistò anche [[Nahicevan]] (Iran) poi invase l'[[Atropatene]], minacciando la sua capitale, Ganzaca; a questo punto però Cosroe II, rendendosi conto dell'errore strategico commesso, richiamò Shahrvaraz in Oriente e formò un esercito di 40.000 uomini che venne mandato a Ganzaca ad attendere i Bizantini; Eraclio allora inviò alcuni saraceni facenti parte dell'esercito bizantino in avanguardia e essi sorpresero, uccisero o catturarono un gruppo di guardie imperiali persiane; quando Cosroe II seppe questo, fuggì ritirandosi in direzione di [[Ninive]] lasciando la città ai Bizantini.<ref name= AM6114 >{{cita|Teofane|A.M. 6.114}}</ref> Eraclio, dopo aver saccheggiato Ganzaca, si diresse a Therbarmais, dove distrusse il Tempio del Fuoco di Takt-i-Suleiman<ref>{{cita|Kaegi|p. 127.}}</ref>. Nel corso dell'avanzata bizantina in Armenia, vennero distrutti inoltre numerosi altri templi, delle statue di Cosroe e i resti di Thebarma o [[Urmia]], il luogo di nascita di [[Zoroastro]]. In questo modo i Bizantini si vendicarono della deportazione della [[croce]] di [[Gesù Cristo]] ad opera dei Persiani quando essi occuparono la Palestina e [[Gerusalemme]] nel [[614]].<ref name= Gib408 >{{cita|Gibbon|p. 408.}}</ref>
 
Poi inseguì Cosroe a sud, impadronendosi della residenza reale estiva sulle montagne.<ref name= Tre295 >{{cita|Treadgold|p. 295.}}</ref> Tuttavia era giunto l'autunno, e Eraclio, considerando rischiosa l'invasione della Mesopotamia, decise di interrompere l'inseguimento di Cosroe, con cui sperava di fare pace, e decise invece di svernare in Albania caucasica <ref name= Tre295/> (Teofane sostiene invece che l'Imperatore scelse di svernare in Albania aprendo la Bibbia e trovando in una pagina a caso il nome Albania)<ref name= AM6114 />. L'Imperatore trascorse un inverno sereno in Albania e, durante la sua permanenza in quella regione, decise di liberare 50.000 prigionieri di guerra persiani (che ritornarono a Ganzaca) per fare una buona impressione ai Persiani e per non doverli sfamare<ref name= Mur174 >{{cita|Muratori|p. 174.}}</ref>.
 
Decise inoltre di non marciare verso [[Ctesifonte]] (la capitale persiana) perché si era reso conto che la conquista della città era inutile dato che il vero fulcro del potere persiano era l'altopiano iranico; strinse invece alcune alleanze con le popolazioni locali dell'Albania caucasica e di [[Tbilisi]]. Cosroe, allarmato per i successi bizantini, richiamò dall'Egitto e dal Bosforo molte truppe, formando in questo modo tre temibili eserciti persiani, comandati rispettivamente da Shahrvaraz, Shahin e Shahrblaganaz, che vennero mandati per tentare di fermare la vittoriosa avanzata di Eraclio.<ref name= Mur174/>
 
Nel frattempo nell'accampamento bizantino gli alleati [[colchide]]i decisero di disertare e di ritornare nelle loro terre e anche i soldati più esperti avevano paura dell'esercito persiano, che era molto più numeroso di quello bizantino, a causa dell'unione degli eserciti di Shahin e Sharvarhaz; ma Eraclio li rassicurò:<ref name= AM6115 /><ref name= Gib409 >{{cita|Gibbon|p. 409.}}</ref>
 
{{Quote|Non vi sia di terrore la moltitudine dei vostri nemici. Con l'aiuto del Cielo, un Romano può trionfare su mille Barbari. Ma se consacriamo la vita per la salvezza dei nostri fratelli, otterremo la corona del martirio, e l'immortal nostra ricompensa ci sarà largamente pagata da Dio e dalla posterità.}}
 
L'Augusto tentò di impedire la fusione dei tre eserciti sasanidi in un unico esercito attaccandoli nella [[primavera]] del 625 ma non riuscì a impedire che quelli di Shahrvaraz e di Shahrblaganaz si ricongiungessero. I due generali commisero però l'errore di attaccare Eraclio e il suo esercito senza attendere l'arrivo di Shahin<ref name= Mur175 >{{cita|Muratori|p. 175.}}</ref> e vennero sconfitti in battaglia a [[Tigranocerta]], dove Shahrblaganaz trovò la morte. Infine Eraclio affrontò anche l'esercito di Shahin, sconfiggendolo.<ref name= AM6115 /> Eraclio sconfisse i tre eserciti con un'astuzia:<ref name= Mur175 /><ref name= Kae129 >{{cita|Kaegi|p. 129.}}</ref> inviò due falsi disertori dai Persiani, che diedero agli eserciti di Sharhvaraz e di Shahrblaganaz la falsa notizia che l'esercito di Shahin stesse per arrivare e che l'esercito di Eraclio era in fuga, mentre conduceva a insaputa dei Persiani il suo esercito in un campo pieno di foraggi; la mattina dopo i Persiani, credendo che i Bizantini fossero fuggiti, marciarono in modo scomposto verso il campo di foraggi dove si era fermato l'esercito bizantino; quando si trovarono di fronte l'esercito di Eraclio, non ebbero il tempo per mettersi nella formazione giusta e in questo modo i Bizantini furono vittoriosi sui Persiani a Tigranocerta.
 
Dopo questa vittoria, Eraclio attraversò il [[fiume Arasse]] e si accampò nelle pianure dall'altra parte. Shahin, con i resti dell'esercito suo e di quello di Shahraplakan, si unì a Shahrvaraz; tuttavia l'attraversamento delle paludi rallentò il loro inseguimento di Eraclio.<ref name= Kae130 >{{cita|Kaegi|p. 130}}</ref> Durante la stagione invernale, Eraclio decise di effettuare, con un esercito di 20.000 uomini, un attacco a sorpresa all'esercito di Shahrvaraz, che nel frattempo si era accampato a Selban<ref name= Kae130/>; l'attacco a sorpresa ebbe successo e quasi tutti i soldati persiani vennero svenati, tranne uno che corse ad avvertire Shahrvaraz dell'attacco bizantino, permettendogli di fuggire a cavallo; tuttavia Shahrvaraz, pur riuscendo a scampare alla strage, non ebbe il tempo di vestirsi e dunque fuggì nudo, lasciando ai Bizantini la sua armatura d'oro.<ref name= Gib409 /> Eraclio svernò a Nord o a Nordest del Lago Van.<ref name= Kae130/>
 
Il [[1º marzo]] [[626]] Eraclio interrogò il suo esercito sulla strada da percorrere. Vi erano due alternative: o dirigersi a Taranton, oppure in Siria. I suoi uomini preferirono la Siria, più ricca di cibo. Dopo un viaggio di sette giorni, l'esercito bizantino raggiunse le rive del fiume Tigri; una volta varcato questo fiume, Eraclio conquistò Martiropoli e Amida<ref name = "Norwich91">{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA91 91]}}</ref><ref name = "Oman210">{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA210 210]}}</ref><ref name = "Kaegi131">{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA131 131]}}</ref>, dove lui, l'esercito e i prigionieri ebbero modo di riposarsi dalle fatiche del viaggio e delle battaglie. Nel frattempo Shahrvaraz raccolse il suo esercito e si lanciò all'inseguimento di Eraclio. L'Augusto inviò allora un reggimento di soldati a sorvegliare i passi che conducevano alla sua posizione; dopodiché attraversò il fiume Nymphios e raggiunse l'Eufrate, dove vi era un ponte. Shahrvaraz tagliò il ponte impedendo all'imperatore di attraversarlo; tuttavia Eraclio non si perse d'animo e trovò un punto di guado grazie al quale riuscì ad attraversare il fiume e a raggiungere Samosata.<ref name=AM6116>{{cita|Teofane|A.M. 6116.}}</ref>
 
Da qui passò il monte Tauro e si diresse al fiume Saro. Qui si combatté una lunga battaglia - la battaglia del fiume Saro - tra l'esercito imperiale e quello di Shahrvaraz. Inizialmente essa si mise male per i Bizantini in quanto Shahrvaraz finse la ritirata spingendo i Bizantini ad attraversare il ponte, nonostante il divieto dell'Imperatore, per poi voltarsi indietro e uccidere molti nemici.<ref name=AM6116/> Allora l'Augusto, con la retroguardia dell'esercito, attraversò il ponte; durante la traversata affrontò in uno scontro uno contro uno un gigantesco soldato sasanide, scaraventandolo nel fiume.<ref name=AM6116/> Quando i Persiani videro l'Imperatore sconfiggere il gigante, furono presi dal panico e molti si gettarono nel fiume come rane, mentre altri vennero uccisi.<ref name=AM6116/> L'Imperatore, nonostante le frecce dirette verso di lui, insieme alla retroguardia, attraversò tutto il ponte<ref name = "Norwich92">{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA92 92]}}</ref> e combatté così valorosamente che Shahrvaraz, in segno di ammirazione, disse a Kosmas (un traditore bizantino passato dalla parte nemica) "Osservi, O Kosmas, come audacemente il Cesare combatte in battaglia, come combatte da solo contro una tale moltitudine e para i colpi come un'incudine?".<ref name=AM6116/> Dopo una battaglia cruenta durata fino a tarda sera, i Bizantini prevalsero sui Persiani.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA132 132]}}</ref> Dopo la vittoria, l'Imperatore decise di proseguire la sua marcia verso Sebasteia in Cappadocia. Terminò così dopo tre anni la seconda vittoriosa spedizione di Eraclio contro i Persiani.
 
=== L'assedio di Costantinopoli e l'alleanza con i Gokturk (626-627) ===
[[File:42-manasses-chronicle.jpg|thumb|right|300px|Rappresentazione di Eraclio I che sta attaccando una fortezza persiana, mentre i Persiani attaccano [[Costantinopoli]].]]
{{Vedi anche|Assedio di Costantinopoli (626)|Terza guerra persiano-turca}}
Cosroe II comunque non si diede per vinto e rispose alla controffensiva di Eraclio stringendo un'alleanza con gli [[Avari]] e formando tre grossi eserciti: il primo di 50.000 uomini, soprannominati le ''lance d'oro'', fu mandato contro Eraclio e le sue truppe; il secondo aveva l'incarico di prevenire il ricongiungimento tra l'esercito di Eraclio e quello del [[fratello]] Teodoro, e il terzo aveva l'incarico di assediare, insieme agli Avari, [[Assedio di Costantinopoli (626)|Costantinopoli]]<ref name= Gib411>{{cita|Gibbon|p. 236.}}</ref>. Tutti a questo punto si aspettavano che Eraclio sarebbe accorso in difesa della sua capitale, ma l'Imperatore (che aveva intenzione di stringere un'alleanza con i Cazari) decise invece di dirigersi con il grosso dell'esercito nella Lazica per incontrare il [[khan]] dei [[Cazari]], inviando solo 12.000 uomini in difesa della capitale. Eraclio inviò inoltre Teodoro ad affrontare l'esercito di Shahin, il luogotenente di Cosroe, che aveva invaso la Mesopotamia.
 
Alla fine la sua strategia funzionò. Infatti l'assedio della capitale bizantina, avvenuto nel [[626]], fallì grazie all'inespugnabilità delle Mura Teodosiane e a 12.000 cavalieri inviati da Eraclio per difendere la città; Teodoro (Eraclio, secondo lo storico Howard-Johnston) inoltre sconfisse, grazie a una provvidenziale tempesta di grandine che cadde solo sui soldati sasanidi<ref name=AM6116/>, l'esercito di Shahin che, nella disperazione per la sconfitta, cadde malato e morì. Tirato un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, Eraclio strinse un'alleanza con i Cazari, promettendo la mano di sua figlia al loro khan Ziebel<ref name= Mur178 >{{cita|Muratori|p. 178.}}</ref>, e formò un esercito di settantamila uomini tra Bizantini e loro alleati<ref name= Gib415 >{{cita|Gibbon|p. 415.}}</ref>. Grazie al supporto dei Cazari (50.000 soldati cazari vennero inviati nel Caucaso in aiuto dei Bizantini) Eraclio riuscì a riconquistare in poco tempo le città della Siria, dell'Armenia e della Mesopotamia con il suo esercito. L'Impero sasanide era ormai in difficoltà; l'ultima carta (l'assedio di Costantinopoli) non aveva funzionato e ora la Persia doveva combattere su due fronti a causa dell'entrata in guerra dei Cazari.
 
Lo scià a questo punto decise di conseguenza di richiamare in Persia l'esercito di Shahrvaraz; i messaggeri persiani che dovevano informare Shahrvaraz degli ordini del re vennero però intercettati da Eraclio e le sue truppe; l'Imperatore decise comunque di lasciarli andare, dopo però essersi assicurato di aver sostituito la lettera originale di Cosroe II con un'altra in cui lo scià comunicava al generale persiano che l'esercito persiano era riuscito a sconfiggere quello di Eraclio e di continuare a assediare la città di Calcedonia.<ref name= Mur178 >{{cita|Muratori|p. 178}}</ref><ref name= Smi405 >{{cita|Smith|p. 405}}</ref> Dato il mancato arrivo di Shahrvaraz, Cosroe II pensò a un suo tradimento e di conseguenza inviò una lettera nell'accampamento persiano a Calcedonia in cui si ordinava al secondo in comando di uccidere Shahrvaraz. Il dispaccio militare finì però nelle mani di Shahrvaraz che ingegnosamente inserì dopo il suo nome i nomi di altri 400 ufficiali; poi convocò tutti i soldati, e chiese al ''Cadarigan'' se era disposto a eseguire gli ordini di Cosroe. I Persiani, vedendo la propria vita in pericolo, furono d'accordo con il proposito di Shahrvaraz di non obbedire più agli ordini di Cosroe II e di concludere una pace separata con i Bizantini.<ref name= Smi405 /><ref name= Mur181 >{{cita|Muratori|p. 181}}</ref> In questo modo Cosroe II si trovò privo del miglior generale che ancora aveva.
 
Nell'inverno del 626 Eraclio ritornò a Costantinopoli, facendo così riposare le proprie truppe.
 
=== L'offensiva finale (627-628) ===
[[File:Battaglia di Ninive (627).PNG|thumb|300px|right|manovre dei Bizantini e dei Persiani prima e dopo la Battaglia di Ninive]]
Nella primavera del 627 l'Augusto lanciò la sua ultima campagna contro i Persiani. Dopo aver assediato la città di Tiflis insieme ai Cazari, a partire dal settembre 627 attaccò il cuore dell'Impero persiano, con l'intenzione di raggiungere [[Ninive]]. Durante la traversata però i Cazari, intimoriti dall'arrivo dell'inverno e dai costanti attacchi dei Persiani, decisero di disertare, ritornando nella loro patria. Il Khan dei Gokturk tuttavia inviò a Cosroe II un ultimatum:<ref name= Kae158 >{{cita|Kaegi|p. 158}}</ref>
{{Quote|Se non ti ritirerai e non restituirai al Re dei Romani tutte le terre e le città che gli hai sottratto con la forza e tutti i prigionieri della sua nazione che ora sono in mano tua, insieme al legno della Croce che tutti le nazioni cristiane venerano e onorano; se non richiamerai le tue truppe dal suo territorio, il re del nord, il signore del mondo intero, il tuo re e il re dei re, ti dice «Io ti diventerò ostile, o governatore dell'Asorestan, e ti ripagherò due volte per ogni cosa commessa contro di lui. [...] Non ti risparmierò, nè rimanderò di fare quello che ti ho detto che farò.»}}
Cosroe II rigettò l'ultimatum.
 
Nel frattempo Cosroe II formò un nuovo esercito, comandato dal generale [[Rahzadh]], che si doveva lanciare all'inseguimento dei Bizantini per fermare la loro avanzata. Eraclio nel frattempo stava compiendo una serie di saccheggi e di massacri (un modo per vendicarsi dei saccheggi compiuti dai Persiani) e dal 9 al 15 ottobre si fermò nella terra di Chamaetha, dove fece riposare le sue truppe. Il 1 dicembre 627 Eraclio raggiunse il fiume Grande Zab, lo attraversò e raggiunse Ninive.
 
Il [[12 dicembre]] [[627]] l'esercito di Eraclio e quello di Rahzadh si scontrarono presso le rovine di Ninive; Eraclio aveva deciso di affrontare Rhahzadh per impedire l'arrivo di rinforzi persiani.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA160 160]}}</ref> La [[Battaglia di Ninive (627)|Battaglia di Ninive]] ebbe luogo nella nebbia, riducendo il vantaggio persiano nelle truppe di lanciatori di giavelotto. Eraclio finse dapprima la ritirata, conducendo i Persiani nella pianura, per poi fare capovolgimento di fronte cogliendo di sorpresa i Persiani.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA161 161]}}</ref> Dopo otto ore di combattimento, i Persiani si ritirarono nelle colline vicine;<ref name = "Norwich93">{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA93 93]}}</ref><ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA163 163]}}</ref> approssimativamente 6.000 Persiani caddero in battaglia.<ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA169 169]}}</ref> [[Niceforo I di Costantinopoli|Niceforo]] nella sua ''Breve Storia'' suggerisce che Rhahzadh sfidò Eraclio a duello. Eraclio accettò e uccise Rhahzadh in un solo colpo; altri due sfidanti vennero battuti da Eraclio.<ref name = "Norwich93" /><ref>{{Harvnb|Kaegi|2003|p=[http://books.google.com/books?id=tlNlFZ_7UhoC&pg=PA167 167]}}</ref> Eraclio trascorse il [[Natale]] a Ninive, ospitato nella tenuta di un nobile persiano.<ref name= Kae170 >Kaegi, pag. 170</ref>
L'avanzata bizantina in Persia continuò e il [[4 gennaio]] [[628]] la città di Destagard, la residenza reale dello [[Scià|Shahanshah]], venne espugnata, vendicando così numerose sconfitte romane contro i Persiani (tra queste ricordiamo la [[Battaglia di Carre|sconfitta di Carre]] e la cattura dell'imperatore [[Valeriano]] nel [[260]]): numerose insegne e stendardi romani (ben 300<ref name= Mur181 >{{cita|Muratori|p. 181}}</ref>) vennero recuperati e vennero liberati inoltre numerosi deportati bizantini.
 
[[File:Cherub plaque Louvre MRR245 n2.jpg|250px|thumb|right|Cosroe II mentre viene ucciso da Eraclio I, in una placca francese del XII secolo. Nella realtà storica comunque Cosroe II non venne ucciso da Eraclio ma dal figlio Kavadh II Siroe.]]
A questo punto Eraclio avrebbe potuto tentare la presa di Ctesifonte, ma ci rinunciò, probabilmente a causa del fatto che i canali della città erano in piena. Allora decise di tornare a Ganzaca per svernare. Arrivato a Ganzaca appena in tempo per evitare le tormente di neve che avevano decimato poco tempo prima l'esercito persiano, Eraclio scoprì che quella di liberare i 50.000 prigionieri di guerra persiani tre anni prima era stata un'ottima decisione perché i 50.000, a lui riconoscenti, decisero di passare dalla sua parte.
 
Ormai per la Persia la guerra sembrava ormai perduta: Cosroe II dopo la sconfitta fuggì a Seleucia e, vedendo la propria fine vicina, decise di nominare suo successore Merdaza, il suo figlio preferito.<ref name= Mur181 >{{cita|Muratori|p. 181.}}</ref> Ma Siroe, un altro figlio di Cosroe, non approvò la sua decisione e cercò il consenso dei satrapi per preparare una congiura contro suo padre: ai soldati Siroe promise un aumento dei salari; ai cristiani la libertà di professare la propria religione; ai prigionieri la libertà; e alla nazione pace immediata e la riduzione delle tasse<ref name= Gib422 >{{cita|Gibbon|p. 422.}}</ref>. Il 23 febbraio 628 Cosroe II, perso tutto il suo prestigio e il sostegno dell'[[aristocrazia]], venne rovesciato e rinchiuso in un sotterraneo per ordine del figlio Siroe (che salì al trono con il nome di [[Kavadh II]]) e, dopo cinque giorni di torture, spirò<ref name= Gib422/>; Kavadh II, salito al trono, decise di firmare una pace con i Bizantini.
 
Il 3 aprile 628 Eraclio ricevette quindi, mentre era a Ganzaca, una lettera dal nuovo scià in cui Kavadh si rivolgeva all'Augusto come «nostro fratello»<ref name= ChPa735-6 >''Chronicon Paschale'', 735-736</ref> e gli comunicò che era disposto a firmare una pace in cui si impegnava a restituirgli tutti i prigionieri di guerra, a ritirare le sue truppe dalle zone occupate durante la guerra e restituiva ai Bizantini la Vera Croce<ref name= Gib424 >{{cita|Gibbon|p. 424.}}</ref><ref name= Orst93 >{{cita|Ostrogorsky|p. 93.}}</ref>. La proposta di pace venne accettata e firmata. Inoltre Eraclio venne nominato da un Siroe sul letto di morte tutore dell'erede al trono sasanide, il figlio di Siroe. La situazione si era così invertita: se prima lo scià di Persia considerava Eraclio un proprio "schiavo", adesso era il figlio di Siroe a venire considerato uno "schiavo" di Eraclio.<ref name= Orst93 />
 
Nonostante la pace firmata, il generale Shahrvaraz non era disposto a cedere ai Bizantini i territori da lui occupati<ref name= How124 >{{cita|Howard-Johnson|p. 124}}</ref>. La Persia era finita però nel caos più assoluto e Shahrvaraz era bramoso di salire al potere approfittando dell'[[anarchia]]. Così nell'estate [[629]] Shahrvaraz firmò con i Bizantini un trattato di pace con cui restituì loro la Siria e l'Egitto; in cambio i Bizantini cedettero alla Persia l'Armenia sud-occidentale e la Mesopotamia settentrionale bizantina e appoggiarono il generale persiano nel suo tentativo di impossessarsi del trono<ref name= How124/>. In cambio Sharhvaraz si impegnò a pagare delle riparazioni di guerra e restituì ai Bizantini la Vera Croce.<ref name= How125 >{{cita|Howard-Johnson|p. 125.}}</ref> Tuttavia nel [[631]] Sharvaraz, che era riuscito a salire al potere grazie all'appoggio bizantino, venne assassinato da uno dei parenti di Cosroe e il suo successore, la regina Boran, si dimostrò una sovrana debole<ref name= How125/>; Eraclio approfittò dello stato di anarchia in cui ormai versava lo Stato sasanide riconquistando i territori ceduti a Sharvaraz e riportando dunque il confine con la Persia a com'era nel 591<ref name= How125/>. L'Imperatore, ottenuta una vittoria insperata, festeggiò il suo trionfo a Gerusalemme nel 631.
 
== Conseguenze ==
[[File:Multscher Werkstatt Kreuztragung des Heraklius.jpg|thumb|right|300px|Rappresentazione di Eraclio I che riporta la reliquia della Vera Croce, a [[Gerusalemme]].]]
=== Reazioni immediate ===
Finita la guerra, Eraclio ritornò a Costantinopoli in trionfo, acclamato dal senato, dal clero e dal popolo. Entrò nella capitale in un carro trainato da elefanti. L'anno successivo riportò egli stesso la Vera Croce al Santo Sepolcro<ref>Theophanes, ''Chronicle'', 317–327<br />* Greatrex–Lieu (2002), II, 217–227; Haldon (1997), 46; Baynes (1912), ''passim''; Speck (1984), 178</ref> dove il patriarca confermò, dopo un'attenta analisi, che la Croce non era un falso<ref name= Gib425>{{cita|Gibbon|p. 425.}}</ref>. Ricevette per i suoi trionfi le congratulazioni degli ambasciatori di Francia e India; e l'Imperatore venne esaltato e paragonato a Mose, Alessandro e a Ercole<ref name= Gib425/>. Per le sue imprese contro i Persiani, Eraclio passò alla storia come uno degli imperatori/generali più abili della storia di Bisanzio, e Gibbon afferma addirittura che «''da' giorni di Scipione o Annibale in poi, non si era tentata un'impresa più audace di quella che Eraclio mandò ad effetto per liberare l'Impero''».<ref name= Gib404>{{cita|Gibbon|p. 404.}}</ref><br /> Venne chiamato il ''nuovo [[Scipione Africano|Scipione]]'' per i suoi sei anni di ininterrotte vittorie e per aver condotto l'esercito romano dove nessun esercito romano era giunto finora.<ref name = "Davies245" /><ref name = "Oman212">{{Harvnb|Oman|1893|p=[http://books.google.com/books?id=N6A-AAAAYAAJ&pg=PA212 212]}}</ref> Se Eraclio fosse morto in quel momento, prima delle invasioni islamiche che gli rovinarono la reputazione acquisita con le campagne in Persia, sarebbe passato alla storia, secondo almeno Norman Davies, come «il più grande generale romano dopo [[Giulio Cesare]]».<ref name = "Davies245">{{Harvnb|Davies|1998|p=[http://books.google.com/books?id=7zN4crdeEWoC&pg=PA245 245]
}}</ref>
 
Tuttavia gran parte del bottino di guerra ricavato venne speso nella guerra, distribuito ai soldati, o venne perso in mare a causa di una tempesta nelle acque dell'Euxine<ref name= Gib426 >{{cita|Gibbon|p. 426.}}</ref>. Inoltre Eraclio si era indebitato con il clero che gli aveva prestato dei soldi per la guerra. Per restituire i soldi al clero, l'Imperatore dovette aumentare le tasse nelle province, già devastate dalla guerra;<ref name= Gib426/> ciò risultò fatale per l'Impero, in quanto la popolazione vessata delle province orientali, perseguitata anche dal punto di vista religioso (nelle province orientali era diffuso il monofisismo, eresia combattuta dal governo, oltre all'Ebraismo fortemente perseguitato da Eraclio), accolse con favore gli Arabi, che, oltre a ridurre le tasse, trattavano con pari uguaglianza, pur discriminandoli (per incentivare la loro conversione all'Islam), tutti i "popoli del libro" (Cristiani e Ebrei), indipendentemente che fossero eretici o meno. Anche l'esercito era in cattive condizioni.
 
Nel frattempo la Persia era in profonda crisi. Kavadh morì in pochi mesi e alla sua morte seguì il caos e una [[guerra civile]]. Nei quattro anni successivi si succedettero nove re<ref name= Gib423>{{cita|Gibbon|p. 423.}}</ref>, incluse due figlie di Cosroe II e [[Shahrbaraz]], e l'Impero sasanide si indebolì considerevolmente. Il potere, prima detenuto dalle autorità centrali, passò nelle mani dei generali. Solo nella primavera del [[632]], con l'incoronazione di [[Yazdegerd III]], nipote di Cosroe II, finì il periodo dell'anarchia; tuttavia questo non bastò a salvare l'Impero dagli Arabi, che, nello stesso anno, fecero le prime incursioni nel territorio sasanide.
 
=== Impatto nella storia ===
{{Vedi anche|Guerre arabo-bizantine|Conquista islamica della Persia}}
 
Anni di guerra continua avevano indebolito sia i Bizantini che i Sasanidi. Questi ultimi vennero costretti a far fronte anche a una crisi economica, a tasse elevate, al malcontento religioso, alla rigida stratificazione sociale, all'ascesa dei proprietari terrieri provinciali e a un rapido susseguirsi di sovrani.<ref name = HJ291>{{Harvnb|Howard-Johnston|2006|p=[http://books.google.com/books?id=1U4rUaLdYnQC&pg=PA291 291]}}</ref> Questi fattori facilitarono la conquista islamica della Persia.<br /> D'altra parte, anche l'Impero bizantino era in cattive condizioni, con le casse statali vuote e i Balcani in larga parte in mano slava.<ref>{{Harvnb|Haldon|1997|pp=[http://books.google.com/books?id=pSHmT1G_5T0C&pg=PA43 43–45], [http://books.google.com/books?id=pSHmT1G_5T0C&pg=PA66 66], [http://books.google.com/books?id=pSHmT1G_5T0C&pg=PA71 71], [http://books.google.com/books?id=pSHmT1G_5T0C&pg=PA114 114–115]}}</ref> Per lo più, l'Anatolia, il Caucaso, la Siria, la Mesopotamia, la Palestina e l'Egitto vennero impoverite da anni di occupazione persiana.<ref name="49–50">{{Harvnb|Haldon|1997|pp=[http://books.google.com/books?id=pSHmT1G_5T0C&pg=PA49 49–50]}}</ref> Clive Foss definì questa guerra "il primo stadio del processo che pose fine all'Antichità in Asia Minore."<ref>{{Harvnb|Foss|1975|p=747}}</ref>
 
A nessun impero venne dato il tempo di riprendersi, poiché alcuni anni dopo dovettero subire l'invasione degli [[Arabi]] (da poco uniti dall'Islam) che, con colorita espressione, Howard-Johnston, paragonò «a uno tsunami umano».<ref>Foss (1975), 746–47; Howard-Johnston (2006), xv</ref> Secondo George Liska, il «prolungato conflitto bizantino-persiano aprì la via all'Islam».<ref>Liska (1998), 170</ref> In pochi anni la maggior parte del territorio sasanide venne annesso al [[Califfo|Califfato]] [[islam]]ico e nel [[651]], con la morte dell'ultimo imperatore sasanide, si concluse la [[conquista islamica della Persia]]. Nel [[634]] gli Arabi invasero la Siria bizantina: Eraclio era ormai debole e malato, e dopo un tentativo di respingere l'assalto arabo, fallito a causa della sconfitta bizantina nella [[battaglia del Yarmuk]] ([[636]]), rinunciò alla difesa della Siria ordinando alle proprie truppe di evacuare la regione e di stanziarsi in Anatolia. Gli Arabi, accolti con favore dalla popolazione a causa della riduzione delle tasse e di una maggiore tolleranza religiosa nei confronti degli eretici, dilagarono e già nel 641 (anno della morte del Basileus) tutte le province recuperate da Eraclio (Siria, Palestina, Egitto, Armenia) erano sotto il giogo arabo.
 
Nel 698 gli Arabi conquistarono anche il Nord Africa, riducendo l'Impero a un territorio comprendente l'Anatolia, una serie di isole e alcuni territori nei Balcani e in Italia.<ref name="49–50"/> Tuttavia, a differenza della Persia, l'Impero romano d'Oriente riuscì a sopravvivere all'assalto arabo, mantenendo i suoi territori residui e respingendo due assedi arabi alla capitale nel [[Assedio di Costantinopoli (674)|674–678]] e nel [[Assedio di Costantinopoli (717)|717–718]].<ref>{{Harvnb|Haldon|1997|pp=[http://books.google.com/books?id=pSHmT1G_5T0C&pg=PA61 61–62]}}; {{Harvnb|Howard-Johnston|2006|p=[http://books.google.com/books?id=1U4rUaLdYnQC&pg=PA9 9]}}</ref> L'Impero bizantino perse anche i suoi territori in [[Creta]] e in Italia meridionale, ceduti agli Arabi, nei [[Guerre arabo-bizantine (780-1180)|conflitti successivi]], anche se entrambi vennero recuperati in seguito.<ref>{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA134 134]}}</ref><ref>{{Harvnb|Norwich|1997|p=[http://books.google.com/books?id=ElLZK1EOjHsC&pg=PA155 155]}}</ref>
 
== Note ==
{{references|2}}
 
==Tassonomia==
Il genere comprende 2 specie.<ref>{{MSW3|id=13800972}}</ref>
*''[[Centronycteris centralis]]''
*''[[Centronycteris maximiliani]]''
==Note==
<references/>
== Bibliografia ==
* Ronald M. Novak, ''Walker's Mammals of the World, 6th edition'', Johns Hopkins University Press, 1999. ISBN 9780801857898
'''Fonti primarie'''
== Altri progetti ==
* [[Teofane Confessore]], ''Chronographia''
* Sebeos, ''Storia di Eraclio''
* [[Giorgio di Pisidia]], ''Expeditio Persica''
* ''[[Chronicon Paschale]]''
* Niceforo, ''Breve storia''
 
'''Fonti secondarie'''
* {{cita libro| Edward | Gibbon | Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano, Volume 8| 1822| <!--Editore--> | Milano|}}. [http://books.google.it/books?id=k5ZDAAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=editions:HpZDAAAAcAAJ&hl=it&ei=1cdnTb_XDIap8AOB8-WLBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=9&ved=0CFEQ6AEwCA Versione online]
* {{cita libro| Antonio Lodovico | Muratori | ''Annali d'Italia'', Volume II | 1838 | |cid=Muratori}}
* Sebeos, Robert W. Thomson, ''The Armenian History Attributed to Sebeos''
* William Bayne Fisher, Ehsan Yarshater, Ilya Gershevitch, ''The Cambridge History of Iran''
* {{cita libro| Warren | Treadgold | A History of the Byzantine State and Society| 1997| Stanford University Press | Stanford | cid= Treadgold}} ISBN 0-8047-2630-2
* Judith Herrin, ''The Formation of Christendom'', Princeton Univ. Press; 1987
* {{cita libro| Georg | Ostrogorsky | Storia dell'Impero bizantino| <!--Anno-->| Einaudi | <!--Città-->| cid=Ostrogorsky}} ISBN 978-88-06-17362-3
* {{cita libro| Michael H.| Dodgeon | The Roman Eastern Frontier and the Persian Wars: Vol. 2 | <!--anno-->2002 | <!--Editore--> | <!--Città-->| wkautore= | coautori=Samuel N.C. Lieu; Geoffrey Greatrex | capitolo= | curatore= | ed= Routledge | pagine=... | lingua=inglese| cid=Dodgeon, Lieu e Greatrex}} ISBN 0-415-00342-3
* {{cita libro| William | Smith |''Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology | <!--Anno-->| <!--Editore--> | <!--Città--> | cid=Smith}}
* {{cita libro|Leone |Caetani| ''Altri studi di storia orientale: pagine inedite''|cid=Caetani}}
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