Villa Lagarina e Battaglia di Caporetto: differenze tra le pagine

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{{Coord|46|12|52|N|13|38|33|E|display=title|type:landmark_region:SI}}
{{Divisione amministrativa
{{Infobox conflitto
|Nome=Villa Lagarina
|Tipo=Battaglia
|Nome ufficiale=
|Nome del conflitto=Battaglia di Caporetto<br />12ª battaglia dell'Isonzo
|Panorama=Villa Lagarina Piazza della Pieve.JPG
|Immagine=Marcia nella valle dell'Isonzo.jpg
|Didascalia=La [[Chiesa di Santa Maria Assunta (Villa Lagarina)|Pieve di Santa Maria Assunta]]
|Parte_di=del [[Fronte italiano (prima guerra mondiale)|fronte italiano]] della [[prima guerra mondiale]]
|Bandiera=
|Didascalia=Le truppe tedesche della [[12. Division|12ª Divisione fanteria]] avanzano lungo la valle dell'[[Isonzo]] nei primi giorni della battaglia
|Voce bandiera=
|Data=24 ottobre - 12 novembre [[1917]]
|Stemma=Villa Lagarina-Stemma.png
|Luogo=Valle del fiume [[Isonzo]] nei pressi di [[Caporetto]], oggi in [[Slovenia]]
|Voce stemma=
|Esito=Vittoria austro-ungarica e tedesca. Ritirata delle truppe italiane fino al [[Piave]]
|Stato=ITA
|Schieramento1={{ITA 1861-1946}}
|Grado amministrativo=3
|Schieramento2={{AUT-HUN}}<br />{{DEU 1871-1918}}
|Divisione amm grado 1=Trentino-Alto Adige
|Comandante1=[[Luigi Cadorna]]<ref>Sostituito da [[Armando Diaz]] l'8 novembre</ref><br />[[Luigi Capello]]<ref>Sostituito da [[Luca Montuori]] il 25 ottobre</ref><br />[[Pietro Badoglio]]
|Divisione amm grado 2=Trento
|Comandante2={{Bandiera|DEU 1871-1918}} [[Otto von Below]]<br />{{Bandiera|DEU 1871-1918}} [[Konrad Krafft von Dellmensingen]]<br />{{Bandiera|AUT-HUN}} [[Svetozar Borojević von Bojna]]<br />{{Bandiera|AUT-HUN}} [[Ferdinand Kosak]]
|Amministratore locale=Romina Baroni
|Effettivi1=257 400 soldati<br />1 342 cannoni<ref>Dati riferiti non all'intero [[Regio Esercito]] ma solo al IV, XXVII e VII Corpo d'armata della 2ª Armata. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 117</ref>
|Partito=[[lista civica]]
|Effettivi2=353 000 soldati<br />2 518 cannoni<ref>Dati riferiti alla 14ª Armata mista e alla 2ª Armata dell'Isonzo, esclusa la divisione tedesca Jäger che non partecipò subito agli scontri. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 117</ref>
|Data elezione=5-5-2014
|Perdite1=Dai 10&nbsp;000 ai 13&nbsp;000 morti<br />30&nbsp;000 feriti<br />265&nbsp;000 prigionieri<ref>A questi vanno aggiunti 300&nbsp;000 sbandati e 50&nbsp;000 disertori, questi ultimi ritornati però nelle linee. Le perdite in termini materiali furono 4&nbsp;882 cannoni, 3&nbsp;000 mitragliatrici, 300&nbsp;000 fucili, 73&nbsp;000 cavalli, 1&nbsp;600 autocarri, 150 aeroplani e 1&nbsp;500&nbsp;000 proiettili di artiglieria. Vedere {{Cita web|url=http://www.lagrandeguerra.net/ggcaporetto.html|titolo=Caporetto|accesso=9 marzo 2010}}, {{cita web|url=http://www.primaguerramondiale.it/grande-guerra/battaglia-di-caporetto.htm|titolo=La battaglia di Caporetto|accesso=9 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100502024050/http://www.primaguerramondiale.it/grande-guerra/battaglia-di-caporetto.htm|dataarchivio=2 maggio 2010}} e [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 229/231</ref>
|Lingue=
|Perdite2=50&nbsp;000 tra morti e feriti<ref>I dati non sono certi e non si hanno altre informazioni circa le perdite di altro materiale. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 232</ref>
|Data istituzione=
|Perdite4=<span align="center">Oltre un milione di profughi civili</span>
|Altitudine=180
|Superficie=24.13
|Note superficie=
|Abitanti=3805
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2016gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 30 settembre 2016.
|Aggiornamento abitanti=30-9-2016
|Sottodivisioni=[[Castellano (Villa Lagarina)|Castellano]] (''Castelàm''), Pedersano (''Pressàm''), Piazzo<ref>[http://incomune.interno.it/statuti/statuti/villa_lagarina.pdf Comune di Villa Lagarina - Statuto].</ref>, [[Lago di Cei]] (''Lach de Zèi'')
|Divisioni confinanti=[[Arco (Italia)|Arco]], [[Cavedine]], [[Cimone (comune)|Cimone]], [[Drena]], [[Isera]], [[Nogaredo]], [[Pomarolo]], [[Ronzo-Chienis]], [[Rovereto]], [[Trento]]
|Zona sismica=3
|Gradi giorno=
|Diffusività=
|Nome abitanti=villani
|Patrono=Santa Maria Assunta
|Festivo=15 agosto
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Villa Lagarina (province of Trento, region Trentino-South Tyrol, Italy).png
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Villa Lagarina<br />nella provincia autonoma di Trento
}}
{{Campagnabox Fronte Italiano Grande Guerra}}
{{Campagnabox Battaglie della ritirata di Caporetto}}
La '''battaglia di Caporetto''', o '''dodicesima battaglia dell'Isonzo''' (in [[Lingua tedesca|tedesco]] ''Schlacht von Karfreit'', o ''zwölfte Isonzoschlacht''), venne combattuta durante la [[prima guerra mondiale]] tra il [[Regio Esercito]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|italiano]] e le forze [[Impero austro-ungarico|austro-ungariche]] e [[Impero tedesco|tedesche]].
 
Lo scontro, che cominciò alle ore 2:00 del 24 ottobre [[1917]], rappresenta la più grave disfatta nella storia dell'esercito italiano<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 3</ref>, tanto che, non solo nella [[lingua italiana]], ancora oggi il termine ''Caporetto'' viene utilizzato come [[Sinonimia|sinonimo]] di sconfitta disastrosa.
'''Villa Lagarina''' (''Vìla'' in [[dialetto trentino]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:3805}} abitanti della [[provincia autonoma di Trento]].
 
Con la crisi della Russia dovuta alla [[Rivoluzione russa|rivoluzione]], Austria-Ungheria e Germania poterono trasferire consistenti truppe dal fronte orientale a quelli occidentale e italiano. Forti di questi rinforzi, gli austro-ungarici, con l'apporto di reparti d'élite tedeschi, sfondarono le linee tenute dalle truppe italiane che, impreparate a una guerra difensiva e duramente provate dalle precedenti undici [[battaglie dell'Isonzo]], non ressero all'urto e dovettero ritirarsi fino al fiume [[Piave]].
Comune di antica origine, importante centro della [[Vallagarina]], situato sulla Destra Adige. Si fregia della monumentale [[Chiesa di Santa Maria Assunta (Villa Lagarina)|chiesa arcipretale]] dedicata a [[Santa Maria Assunta]] di fondazione [[medioevo|medioevale]], ricostruita nel 1600. Il tessuto urbano conserva dimore nobiliari erette nel corso degli ultimi secoli.
 
La sconfitta portò a immediate conseguenze politiche (la sostituzione del governo in carica) e militari, con la sostituzione del [[generale]] [[Luigi Cadorna]] (che cercò di nascondere i suoi gravi errori tattici imputando le responsabilità alla presunta viltà di alcuni reparti) con [[Armando Diaz]]. Le unità italiane si riorganizzarono abbastanza velocemente e fermarono le truppe austro-ungariche e tedesche nella successiva battaglia [[prima battaglia del Piave]], riuscendo a difendere a oltranza la nuova linea difensiva militare su cui aveva fatto ripiegare Cadorna grazie al numeroso esercito.
Da sempre centro [[Agricoltura|agricolo]] ([[viticoltura]]), ha incrementato nel [[secondo dopoguerra]] l'estensione delle aree dedicate alle attività commerciali, artigianali e altresì industriali. L'esasperata industrializzazione, pur recando vantaggi occupazionali e quindi economici, ha tuttavia prodotto ferite irreparabili guastando il paesaggio agrario che da sempre ne costituiva il pregio.
 
{{TOClimit|3}}
Nel territorio del comune di Villa si trova anche il [[Lago di Cei]].
 
== StoriaSituazione generale ==
{{vedi anche|Battaglia di Caporetto (pianificazione e preparazione)}}
{{Vedi anche|Feudo di Castellano e Castelnuovo }}[[File:Gurk Porto di Villa Lagarina.JPG|thumb|left|[[Eduard Gurk]], particolare da ''"Il porto di Villa Lagarina sull'[[Adige]]"'', Autunno 1840, olio.]]
Le prime quattro offensive scatenate da [[Luigi Cadorna]], comandante supremo del Regio Esercito italiano, sull'Isonzo durante la seconda metà del 1915, non portarono nessun cambiamento sostanziale del fronte, ma solo la morte di numerosi soldati di entrambi gli schieramenti, con gli italiani respinti a ogni tentativo di sfondare le linee nemiche. Così come sul [[fronte occidentale (1914-1918)|fronte occidentale]], quindi, anche in Italia si riconfermò la caratteristica fondamentale della prima guerra mondiale: la [[guerra di trincea]].
Lungo i secoli, dal Medioevo, Villa Lagarina era indicata nei documenti come ''la Villa di Villa''. Peraltro, il documento più antico della sua storia risale ai secoli 900-500 a.C., alla prima [[Età del ferro]]: due fibbie provenienti da una tomba, ora conservate nei musei di Rovereto e di Trento. Al [[Tardo impero romano]] (200-476 d.C.) risalgono invece i reperti dei quali riferisce l'archeologo [[Paolo Orsi]] rinvenuti nell'inverno 1881 "poco oltre la chiesa decanale". Del periodo romane sono state rinvenute in loco numerose monete d'argento e di bronzo coniate in un periodo che va dall'imperatore [[Augusto]] (dal 27 a.C. al 14 d.C.) ad [[Aureliano]] (dal 270 al 275 d.C.).<ref>Roberti G. ‘'La zona archeologica di Rovereto'’', in "Studi Trentini di Scienze Storiche", XXXX, 1961, pag. 111. Orsi P. ‘'Scoperte archeologico-epigrafiche'’, in "Archivio Trentino", Anno II, fasc. II, 188, pag. 270.</ref>
 
Nel 1916 il [[capo di stato maggiore]] austro-ungarico [[Franz Conrad von Hötzendorf]] ritirò parte dei suoi uomini dal [[Fronte orientale (1914-1918)|fronte orientale]], ritenuto solido e relativamente tranquillo, per impiegarli il 15 maggio nella cosiddetta ''[[Battaglia degli Altipiani|Strafexpedition]]'' (spedizione punitiva) contro gli italiani, ma l'attacco non riuscì completamente e quindi vi fu il ritorno a una situazione di stallo. Cadorna era deciso però a riprendersi i territori dell'Altopiano di Asiago in Veneto e del [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]] e così, nella seconda metà del 1916, il Regio Esercito tentò di nuovo di scacciare i nemici dalle zone interessate, ma gli insuccessi portano il comandante italiano a volgere nuovamente la sua attenzione all'Isonzo, dove i suoi uomini riuscirono a prendere [[Gorizia]] costringendo gli austro-ungarici a ripiegare nelle linee di difesa arretrate, da dove respinsero tutti i successivi assalti degli avversari.
È nell'anno [[1190]], ottocento anni fa, che "la villa di Villa", entra da protagonista documentata nella Storia, quando sulla piazza dove nel frattempo era stata eretta la [[Pieve]] venne convocata una solenne riunione dei capifamiglia di tutto il comune di Lagaro. In quella assemblea il plebato e i suoi consoli accusarono [[Aldrighetto di Castelbarco]], di aver violato i diritti di proprietà di cui godeva la comunità sul monte Cimone. Di quel processo, conclusosi con l'accettazione di un compromesso proposto dai Consoli da parte di Aldrighetto, non esistono documenti diretti, ma testimonianze giurate rilasciate dai signori di Castel Nuovo e di Nogaredo in un altro processo celebrato a Livo in Val di Non per un'altra causa, intentata dai Consoli della comunità di Lagaro, contro l'erede di Aldrighetto, Briano di Castelbarco e Olderico di Piero, signore di Nomi.
[[File:Villa Lagarina veduta aerea.JPG|thumb|Villa Lagarina, veduta aerea]]
Questi processi certificano innanzitutto che sul finire del XII secolo esisteva un comune di Lagaro, che probabilmente comprendeva a Nord anche Cimone ed Aldeno, in grado di gestire con autorevolezza mediante i propri Consoli, la proprietà indivisa comunale di pascoli e boschi.
 
Nel maggio 1917 Cadorna riprese l'iniziativa ordinando il via della [[decima battaglia dell'Isonzo]], ma ancora una volta i risultati ottenuti furono minimi in confronto alle vite umane perse per conseguirli. Alla fine di luglio venne convocata a [[Parigi]] una conferenza [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleata]] dove fu richiesto all'Italia di eseguire altre due nuove offensive, il prima possibile, per alleggerire la pressione sul fronte occidentale, ma Cadorna ne garantì solo una<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 24</ref> ([[undicesima battaglia dell'Isonzo]]), che finì in un nulla di fatto.
In secondo luogo siamo informati che le decisioni comuni venivano prese in un'assemblea che si celebrava sulla piazza davanti alla Pieve di Villa Lagarina. I convocati erano i ''vicini'', ossia tutti i capifamiglia possidenti terra da coltivare abitanti le comunità (o ''"vicus"'') lagarine, affittuari compresi, nonché i ''milites'' (ovvero gli armigeri e i nobili). I partecipanti all'Assemblea, goderono tutti individualmente dei medesimi diritti e doveri, posti sullo stesso piano: una dinamica decisionale assembleare che, modernamente, si potrebbe definire ''democratica'' e che armava l'autorità dei Consoli motivandone con forza ed efficacia sanzionatoria l'attuazione delle decisioni, tanto che i singoli Signori vi si sottoponevano senz'altro.
 
Tutte queste battaglie, come già detto, costarono a entrambi gli avversari ingenti perdite umane, ma per gli austro-ungarici la situazione era più grave, essendo i loro effettivi circa il 40% in meno di quelli italiani. Per loro fu quindi necessario chiedere la collaborazione dei tedeschi, che risposero inviando al fronte alcune unità di eccellenza e degli ottimi comandanti come il generale [[Otto von Below]] e il suo capo di Stato Maggiore [[Konrad Krafft von Dellmensingen]].
Villa Lagarina, in quell'anno [[1190]], per conseguenza d'essere sede della Pieve, risulta veramente aver assunto un ruolo di centralità civile e spirituale per tutta la Destra Adige. Dentro la chiesa fervevano i momenti della liturgia religiosa legati ai cicli della vita dei singoli e della comunità, sulla piazza si svolgevano i riti civili: le assemblee, le fiere, le feste popolari.<ref>Si deve osservare, tuttavia sul finire di quel secolo XII, pur in tutta la sua importanza di centro della comunità, Villa doveva contare un numero esiguo di abitanti se 150 anni più tardi, nel 1339, all'ombra delle Pieve vivevano soltanto 50 persone in un circondario dove Castellano risultava il borgo più popoloso arrivando a contare 300 anime. Cfr. in argomento le note di Antonio Passerini, ''Le vicende della comunità di Villa Lagarina'' in: "La nobile pieve di Villa", 1994, Stampalith, Trento, pag. 150-156.</ref>
 
== Terreno ==
Da quel tempo la storia di Villa Lagarina si svolge nell'intreccio convergente e coinvolgente di tre dimensioni. Innanzitutto vi è quella della lenta evoluzione della vita quotidiana civile, sociale, agricola ed economica in generale, ispirata o condizionata dal momento spirituale-religioso.
[[File:Kobarid.jpg|thumb|[[Caporetto]] fotografata nel luglio [[2008]] ]]
[[File:Matajur001.JPG|thumb|Il monte [[Matajur (montagna)|Matajur]] ]]
 
I luoghi più significativi dove venne combattuta la battaglia di Caporetto furono l'omonima [[conca (geologia)|conca]], le [[Valle|valli]] del [[Natisone]] e il [[gruppo montuoso|massiccio]] del [[monte Colovrat]].
La seconda dimensione vede l'interdipendenza delle convivenze con tutti gli altri centri della Destra Adige (Da Aldeno a Nord fino ad Isera e oltre a Sud), regolate dalle norme condivise del ‘'”Comun Comunale”'’, un'istituzione sopravvissuta nei secoli (fino al 1818, quando fu abolita dalla politica accentratrice dell'Austria) che aveva manifestato i primi segni di crisi soltanto nel [[1544]] quando la sede della comunità fu trasferita da Villa a Pomarolo, ma che ancora nel [[1759]] aveva saputo rinnovarsi con un nuovo Statuto.
La posizione di [[Caporetto]] (Kobarid in [[Lingua slovena|sloveno]]) è particolarmente strategica dato che si trova all'incrocio tra il corso dell'[[Isonzo]] e la valle del Natisone che porta verso la [[Pianura veneto-friulana|pianura friulana]]. Durante la guerra quindi la città funzionò da collegamento tra l'interno del paese e la complessa organizzazione del IV Corpo d'armata, la grande unità del [[Regio Esercito]] dispiegata tra la vallata e le montagne sovrastanti. I paesi centrali rispetto ai settori in cui era divisa l'ampia zona di combattimento del corpo d'armata ospitavano i comandi di divisione ([[Dresenza|Dresenza Picco]], [[Smasti]], [[Saga (Plezzo)|Saga]]) con tutti i servizi aggregati dell'artiglieria, del [[genio militare]] e della sanità, mentre quelli a pochi chilometri dalla prima linea alloggiavano i comandi di brigata, le riserve e le truppe a riposo<ref>{{cita web|url= http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/2;19|titolo= La conca di Caporetto (Kobarid)|accesso= 6 marzo 2010|sito= grandeguerrafvg.org|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20100228090005/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/2;19|dataarchivio= 28 febbraio 2010}}</ref>.
 
Collocate nella parte più orientale della regione [[Friuli-Venezia Giulia]], le valli del Natisone collegano [[Cividale del Friuli]] alla valle dell'Isonzo in [[Slovenia]]. Sono costituite dalla valle del Natisone propriamente detta e da quelle percorse dai suoi affluenti, l'[[Alberone (fiume)|Alberone]], il [[Cosizza]] e l'[[Erbezzo (fiume)|Erbezzo]]. A nord sono dominate dal monte [[Matajur (montagna)|Matajur]], o monte Re, alto 1.641 [[metro|m]]<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/2;88|titolo=Le valli del Natisone|accesso=6 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100218014541/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/2;88|dataarchivio=18 febbraio 2010}}</ref>.
Infine si devono considerare, oltre l'intreccio critico degli accadimenti storici globali che coinvolsero senza tregua la contrada lagarina, le tumultuose vicende dinastiche dei Signori che dominarono e sovente imperversarono sul territorio: tre casate nel corso di 800 anni. Questi furono dapprima i [[Castelbarco]]. Dopo che Briano ([[1192]]-[[1234]]) pose le fondamenta della casata, ricavandone il nome della rocca che dominava Chiusole, l'espansione di questa continuò fino a [[Guglielmo da Castelbarco]] che s'impadronì, nel [[1300]], di tutta la Val Lagarina e oltre, arrivando a levante oltre Folgaria e la Vallarsa e a ponente fino a Castel Penede di Nago. Guglielmo di Castelbarco, legato ai [[Della Scala]] e poi, con il declino di questi, con la Serenissima [[Repubblica di Venezia]], fu anche [[podestà (medioevo)|podestà]] di Verona e il prestigio militare e diplomatico che raggiunse è ben rappresentato dalla sua arca funebre che si erge accanto alla chiesa di Sant'Anastasia.
 
La catena del Colovrat (Kolovrat in sloveno) è una lunga catena montuosa caratterizzata da una serie di alture costituite dal monte Podclabuz (Na Gradu-Klabuk) (1.114&nbsp;m), dal monte ''Piatto'' (1.138&nbsp;m) e dal monte Nagnoj a quota 1.192, coincidente con la linea di confine attuale fra Italia e Slovenia. Tale sistema di monti si eleva sopra la valle tra Caporetto e Tolmino (Tolmin in sloveno) e nel maggio 1915 costituì uno dei punti di partenza delle truppe italiane verso i territori dell'[[Impero austro-ungarico]]<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/2;87/detail/248|titolo=Il Colovrat (Kolovrat)|accesso=6 marzo 2010|sito=grandeguerrafvg.org|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100213103256/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/2|dataarchivio=13 febbraio 2010}}</ref>.
Con Guglielmo “il Grande” anche Villa passò dai Castel Nuovo ai Signori di [[Castelbarco]] e vi rimase per circa 150 anni, fino a quando, nel [[1456]] sopraggiunse improvvisa l'invasione armata delle terre lagarine dei [[Lodron]], signori delle Giudicarie, sollecitata dal principe vescovo [[Georg Hack von Themeswald]], in funzione di contrasto alla Repubblica di Venezia che presidiava Rovereto. I Lodron presero Castel Nuovo, Castel Corno, le rocche di Castellano e Nomi e acquisirono il dominio della Destra Adige ([[Feudo di Castellano e Castelnuovo|Feudo di Castellano e di Castelnuovo]], di cui Villa fu una delle sedi principali). Il [[Feudo di Castellano e Castelnuovo|Feudo dei Lodron]], come gran parte del Trentino era parte del [[Principato vescovile di Trento]], a sua volta legato alla [[Contea del Tirolo]] e quindi al [[Sacro Romano Impero|Sacro Romano Impero di Germania]] prima e all'[[Impero austriaco]] poi.
 
== Forze in campo ==
Della nuova, rivoluzionata situazione prese primieramente atto l'assemblea della regola generale che domenica 15 febbraio [[1456]] fu convocata davanti alla Pieve di “villa di Villa” le cui decisioni vennero documentate in un atto notarile.<ref>Il notaio era un Ramengo Balachi. In Archivio diocesano tridentino (ADT), Cartella Lodron.</ref>
=== Le nuove tattiche del Deutsches Heer ===
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1969-024-67, Westfront, Deutsche Gaswerfer (18cm).jpg|thumb|left|Tubi lancia-gas tedeschi. Queste armi verranno utilizzate per sfondare le linee italiane tra [[Plezzo]] e l'[[Isonzo]] ]]
 
L'andamento del conflitto per l'[[Impero tedesco]] spinse [[Erich Ludendorff]], abile generale del [[Deutsches Heer (1871-1919)|Deutsches Heer]], consigliato anche dal colonnello [[Fritz von Loßberg]], a rivalutare le tattiche difensive e offensive da insegnare ai soldati impiegati al fronte. Riguardo alle seconde, che più interessano lo scenario della disfatta di Caporetto, vennero istituite e addestrate le cosiddette ''Sturmpatrouillen'', [[Truppe d'assalto|squadre d'assalto]] formate da 11 uomini (sette [[Fuciliere|fucilieri]], due portamunizioni e due addetti alle mitragliatrici) che dovevano muoversi con missione di contrattacco<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 44</ref>; così facendo si affidava l'iniziativa al livello di comando più basso, accollando alte responsabilità ai [[sottufficiale|sottufficiali]].
Iniziò allora la lunga, complessa vicenda dei rapporti di Villa Lagarina con la casata dei Lodron, con l'intervento dei tanti personaggi controversi ma dominata nella memoria positiva dalla personalità del principe vescovo [[Paride Lodron]]. Il potere di quella famiglia si mantenne, nel bene e nel male, per scemare quindi decisamente, fino al 1750 quando le riforme introdotte nell'impero da [[Maria Teresa d'Austria]] ridussero i poteri dei signori feudali a vantaggio e garanzia dei diritti dei cittadini e delle comunità. Poi, l'arrivo dell'armata francese di [[Napoleone Bonaparte]] in Val Lagarina, nel [[1796]], cancellò drasticamente ogni residuo di potere feudale.
 
Già i francesi nel 1915 avevano sviluppato un concetto simile prevedendo di impiegare ''groupes de tirailleurs'', armati di [[Bomba a mano|bombe a mano]], [[Mortaio|mortai]] e [[Fucile mitragliatore|fucili mitragliatori]], contro postazioni di mitragliatrici nemiche, avanzando in formazione allargata e sfruttando ogni elemento del terreno a proprio vantaggio, ma non ci furono prove pratiche e così i tedeschi, venuti a conoscenza di queste idee, svilupparono le loro dottrine descritte sopra e le introdussero nel 1917.
Quando, dopo la sconfitta del Bonaparte a Lipsia nell'ottobre [[1813]], allontanati i Francesi, gli Austriaci rioccuparono la Val Lagarina, il Trentino fu accorpato alla provincia del Tirolo ([[1816]]), al quale era già federalmente legato fin dal XV secolo. Già era stata posta fine ai principati di Trento e Bressanone, e quindi l'intera vita pubblica sotto il dominio asburgico fu radicalmente riformata secondo la logica dell'accentramento statale che fagocitò e azzerò le autonomie delle quali in Val Lagarina si godeva democraticamente da sempre. Il Comun Comunale fu sciolto nel 1818 dal Governo austriaco e i beni furono ripartiti fra i Comuni interessati. Peraltro una legge del gennaio [[1805]] aveva già definito le regole del Comun comunale ''"illecite combricole di popolo"'', facendone presagire la soppressione. Il capoluogo della provincia si collocò lontano, ad [[Innsbruck]], dove si radunava la Dieta, un parlamento provinciale composto da 52 persone che rappresentavano i quattro stati: i nobili, il clero, nonché i cittadini e i contadini.
I vertici militari tedeschi capirono inoltre che la vita in trincea era fisicamente e psicologicamente distruttiva per il soldato, così si adoperarono per ridurre al minimo la permanenza in prima linea delle truppe: un battaglione stava in linea mediamente 2 giorni su 12<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 50</ref>.
 
Di tutti questi studi e innovazioni la Germania tenne sempre al corrente l'Impero austro-ungarico, che non tardò a metterli efficacemente in pratica nella [[battaglia di Flondar]], nella [[battaglia del monte Ortigara]] e nell'undicesima battaglia dell'Isonzo, avvalendosi soprattutto della "difesa elastica", altra novità dei loro alleati mutuata da un'idea francese rimasta tale. Essa consisteva in tre linee di difesa: la prima era occupata da poche forze, la seconda era invece ben presidiata e fortificata, mentre la terza era destinata alle riserve e alle truppe da lanciare in un eventuale rapido contrattacco<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 41</ref>.
Il dominio diretto dell'Austria sulla regione durò 105 anni, fino alla sconfitta inflittale dall'Italia a conclusione della [[Prima guerra mondiale]] nel novembre [[1918]] e il definitivo passaggio al Regno d'Italia a seguito del [[Trattato di Versailles (1919)|Trattato di Versailles]] ([[1919]]).<ref>Le complesse vicende storiche di Villa Lagarina, che qui sono state necessariamente riassunte con troppe temerarie semplificazioni, hanno trovato un'esposizione approfondita ed esemplarmente accurata negli studi pubblicati dagli storici Antonio Passerini, Giovanni Cristoforetti e Virginia Crespi Tranquillini ne ‘'”La nobile Pieve di VillaLagarina”'’ citati in Bibliografia. A questi lavori esemplari è indispensabile fare riferimento per acquisire un'adeguata ricchezza d'informazione.</ref>
 
=== La situazione del Regio Esercito ===
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
Sotto il comando di Cadorna, dal maggio 1915 all'ottobre 1917, il Regio Esercito si era notevolmente potenziato passando da un milione a tre milioni di uomini. Allo stesso tempo, era più che triplicata l'artiglieria, il numero delle mitragliatrici era aumentato e anche l'aviazione aveva beneficiato di un significativo incremento<ref>Da 2.000 pezzi di artiglieria a 9.500, da 600 mitragliatrici a 7000, e da una trentina di aerei a oltre 500. Cfr. [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 87</ref>. Tutto questo però non fu seguito da un valido addestramento a causa della indisponibilità di istruttori validi, la cui formazione richiedeva degli anni, e degli stessi soldati, cronicamente insufficienti in rapporto all'estensione del fronte (650&nbsp;km).
===Architetture civili e militari===
Alle innovazioni tedesche, l'Italia contrapponeva il classico schema offensivo basato su una potente azione delle artiglierie seguita dall'attacco dei fanti. Riguardo alla difesa invece, il [[Comando supremo militare italiano]], dal quale dipendeva il [[IV Gruppo]] aereo, aveva emanato poche direttive nel corso della guerra, riguardanti più che altro l'uso dell'artiglieria. Anche il Regio Esercito era disposto su tre linee di difesa ma, a differenza dei loro nemici, i soldati erano ammassati in prima linea, mentre le altre due erano scarsamente presidiate, dato che si riponevano le speranze di spezzare l'attacco dell'avversario nell'artiglieria.
* Il "palazzo De Moll", conosciuto anche come Guerrieri Gonzaga, è una nobile dimora del [[XVII secolo]]. Eretto dai Festi di Ebenberg e Brauenfeld, acquisito alla famiglia [[Lodron]] alla fine del Settecento, fu acquistato dal barone [[Sigismondo Moll]] nel [[1806]]. Venne ereditato, dopo il secondo dopoguerra per assenza di successori in linea diretta dei baroni de Moll, dalla famiglia Guerrieri Gonzaga di Palidano di Mantova che pertanto qui trasferirono la loro dimora. Il [[giardino]] della fine del Settecento, ospita molte specie di arbusti, in gran parte provenienti dall'[[America del Nord]], introdotte da Sigismondo Moll: tra queste vi sono alcune piante rare come il [[noce nero]], ma si trovano anche [[Ippocastano|ippocastani]], [[Taxus|tassi]], [[platanus|platani]], [[Celtis australis|spaccasassi]], [[abies|abeti]], [[Pinus|pini]]. Nel parco si trova un'imponente "limonaia" ove si coltivavano piante di [[agrumi]].
* Il "palazzo Libera" fu costruito verso la metà del Seicento da Antonio Gasperini, della famiglia Gasperini di [[Rovereto]], lungo la via che dal vecchio Santo Mont (Monte di Pietà) sale a Cornalè. L'edificio passò nel Settecento alla famiglia Madernini, che dopo un incendio lo ricostruì in forme [[rococò]], di cui è un esempio il portale di ingresso. Il palazzo passò in seguito alla famiglia Libera di [[Avio]], operante nel commercio della [[seta]]. Nel giardino è ospitata la scultura ''Madre'' ([[1927]]) di Adalberto Libera (1903-1963), architetto razionalista e scultore: sul palmo delle mani della figura sono incisi i nomi dei caduti del paese nella [[prima guerra mondiale]]. Dal [[2000]] l'edificio è sede di una sezione distaccata del [[museo diocesano tridentino]].
[[File:Villa Lagarina Castellano.JPG|thumb|[[Castellano (Villa Lagarina)|Castellano]], Il [[castello di Castellano]]]]
 
La differenza con la "difesa elastica" tedesca sta nel fatto che questi accettavano il ripiegamento di qualche chilometro per preparare meglio il contrattacco da lanciare nel momento in cui, non più protetti dalle bocche da fuoco, i reparti nemici entravano in crisi sotto il tiro avverso. Un altro elemento caratteristico dell'esercito italiano era la sua eccessiva [[Burocrazia|burocratizzazione]]: mentre gli ordini tedeschi passavano solo attraverso i comandi di divisione e di battaglione, in Italia si doveva passare per il corpo d'armata, la divisione, la brigata, il reggimento e, infine, per il battaglione.
* [[File:CastellodiCastellano.jpg|thumb|[[Castello di Castellano]]]]Il "Filatoio". Un primo "Filatoio" con annessa tintoria per lavorarvi la seta, fu fatto costruire in località Cornalé, nel [[1626]], dal principe vescovo [[Paride Lodron]] che incaricò del progetto l'architetto [[Santino Solari]]. Esso godette di un'ingente dotazione finanziaria ma il risultato economico della gestione non corrispose mai alle attese. Bastarono pochi lustri per far constatare come l'opificio non reggesse la concorrenza agguerrita ed efficiente di quelli della vicina [[Rovereto]]. Questo anche per difetto di una locale sperimentata mentalità imprenditoriale e commerciale (l'amministratore era infatti il medesimo che s'occupava degli altri beni dei Lodron). Nel 1692 l'edificio fu perciò ristrutturato e convertito in mulino e pistoria, con relativo forno.<ref>Di questa "fabbrica" lodroniana e delle spese che comportò ne fa accurata narrazione ed esposizione lo storico Antonio Passerini in:''Le vicende della comunità di Villa Lagarina'' in ''La nobile pieve di Villa'', p. 92 e p. 149.</ref> Un secondo filatoio sorse a Villa Lagarina circa un secolo dopo, per iniziativa imprenditoriale del possidente Filippo Marzani, in località Piazzo, sulla sinistra del rio che segna il discusso confine con Pomarolo, sui terreni ove sorgeva l'antica chiesa dedicata ai Santi Zeno (e Apollonia). La costruzione del nuovo edificio suscitò ferocissime polemiche e i ricorsi giudiziari della comunità di Pomarolo. Nel 1802, il Capocomune elevò presso le superiori istanze circondariali una protesta-denuncia contro le iniziative e gli operai del Filippo Marzani i quali, per costruire il nuovo filatoio, non esitavano ad abbattere con le mine la chiesa di San Zeno (ed Apollonia) per liberare il terreno e riutillizzarne le pietre.<ref>La chiesetta fu ricostruita in seguito sulla destra del rio, sempre a Piazzo, ma in territorio di Villa Lagarina. Questa vicenda è stata accuratamente ricostruita dallo storico don Giovanni Cristoforetti in due puntate pubblicate sotto i titoli ‘'La chiesa di S. Apollonia a Piazzo'’ e ‘'Il restauro della Chiesa di Piazzo'’ nel “Bollettino parrocchiale della Pieve di Villa Lagarina”, 2006.</ref> Il nuovo filatoio entrò in produzione solo nel [[1807]] per concludere definitivamente ogni attività nel [[1870]] vittima delle stesse difficoltà che avevano determinato la chiusura del primo sorto a Villa Lagarina. Nel [[1873]] il consiglio comunale tentò senza successo la vendita di quella proprietà che produceva una "tenue rendita annua" prodotta esclusivamente dall'abitazione e dai campi annessi, mentre l'edificio era talmente fatiscente che se ne sconsigliava la riparazione. Dieci anni più tardi il consesso comunale doveva occuparsene ancora per una tentare un'ipotetica riconversione in Casa di ricovero per anziani a beneficio della Destra Adige. Non se ne fece nulla, finché negli anni recenti l'antico opificio è stata recuperato, con spesa pubblica ingente, quale reliquia industriale ottocentesca. Peraltro la sua fruizione didattica è stata finora inibita da problematiche economiche di gestione, quelle che da secoli affliggono il cosiddetto "Filatoio".
* Il "[[Castello di Castellano]]" sorge su un poggio nell'omonima frazione e domina la [[Vallagarina]].
* "Casa Scrinzi", costruita nel Seicento dalla famiglia Camelli, passò quindi alla famiglia dalla quale oggi prende il nome. L'edificio abbellito da cortile con portico ad arcate ospita la ''Biblioteca Civica''.
* "Palazzo Madernini", si apre con porta merlata sulla piazza della Fontana, poi dedicata a Gio Batta Riolfatti. Venne edificato dalla nobile famiglia Madernini, trasferitasi in Val Lagarina nel Quattrocento dalle Giudicarie al seguito della famiglia Lodron. Nell'800 il palazzo fu acquisito dalla famiglia dei conti Marzani che si distinse nella produzione e nel commercio della seta per essere quindi nobilitata.
* "Casa Marzani" fu eretta dalla medesima famiglia, in faccia al palazzo Madernini, sulla fine del '600.
 
Qualcosa comunque, anche se tardi e in misura limitata, venne fatta. Il 29 luglio 1917 infatti furono creati a [[Manzano]] gli [[Arditi]] per ordine del generale [[Luigi Capello|Capello]], che pose il reparto alle dipendenze del capitano [[Giuseppe Alberto Bassi]]. Questo provvedimento incise comunque in misura minima nella battaglia di Caporetto, sia per il ridotto numero di Arditi, sia perché il reparto era votato prevalentemente all'azione offensiva, con poca esperienza, come del resto l'intero esercito, in ambito difensivo.
=== Altro ===
==== Piazze e fontane ====
[[File:Lago di Cei.jpg|thumb|Il Lago di Cei, dalla sponda settentrionale]]
La piazza dedicata a [[Sigismondo Moll]] costituì probabilmente il più antico centro commerciale di Villa. È dominata dalla facciata orientale del palazzo che fu dei baroni de Moll e arricchita da una monumentale [[fontana]] eretta nel [[1773]]. Nel [[1879]] questa venne ampliata per essere utilizzata come lavatoio. La data del 1911, incisa sulla targa, non rappresenta l’anno della sua costruzione, bensì l’anno in cui venne parzialmente rinnovata.
La fontana presenta un bacino di forma semicircolare con un pilastro quadrangolare ad
angoli smussati, sormontato da un capitello ingentilito da decorazioni floreali. Il secondo blocco,
quadrangolare, in pietra calcarea e usato come lavatoio, fu aggiunto nel 1879.
Questo secondo bacino venne progettato da Domenico Sandonà, il quale
abitava nel grande palazzo a sud della piazza proprio di fronte alla fontana.
<ref>In merito a questa fontana esiste una [[petizione]] del [[1888]], che chiedeva l'installazione di una seconda bocca, per rendere limpide le acque utilizzate per lavare: i richiedenti facevano presente che circa due terzi del borgo usufruiva di questo servizio.</ref>.
 
=== Ordini di battaglia ===
Nella vicina piazza Riolfatti si trova un'altra notevole fontana monumentale risalente agli inizi del [[XVI secolo]], poi rimaneggiata nel Settecento, decorata da un capitello che fa da basamento ad un putto. Come tutte le altre di Villa anche le vasche di questa furono adattate a lavatoio. Questa fontana, che in origine diede nome alla piazza, ora è diventata centro d'attrazione turistica e di manifestazioni folcloristiche. Qui si celebrano in estate i fasti della popolare "Festa dell'Anguria", una tradizione che sopravvive vittoriosa per merito della ''Associazione del Borgoantico''.
==== Germania e Impero austro-ungarico ====
Per quanto riguarda la 14ª Armata e le divisioni tedesche che vi militavano, tre (la 1ª, la 50ª e la 55ª) già si trovavano nella zona delle operazioni, mentre la 3ª Edelweiss e la 22ª Schützen vennero fatte arrivare dal Trentino; queste unità, assieme all'[[Alpenkorps]], erano già avvezze alla guerra in montagna in quanto avevano combattuto nei [[Vosgi]], in [[Repubblica di Macedonia|Macedonia]] e nei [[Carpazi]]. La 12ª slesiana e la 26ª dovettero invece essere addestrate a combattere nel nuovo tipo di terreno, mentre la 4ª, la 5ª, la 13ª, la 33ª, la 117ª e la 200ª provenivano dal [[Fronte orientale (1914-1918)|fronte orientale]]<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 114-115</ref>.
 
A guardare solo gli elementi che entrarono in azione il 24 ottobre (escluse le riserve e la divisione Jäger, che per molti giorni non partecipò ai combattimenti), la forza complessiva degli austro-ungarici-tedeschi era di 353.000 uomini, 2.147 cannoni e 371 bombarde<ref>I fanti che effettivamente sfondarono le linee italiane furono circa 60.000. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 115 e 117</ref>.
Un'altra rilevante fontana si trova accanto a quella che fu la Canonica dell'antica Pieve di Villa Lagarina, ridotta ormai al rango di ex Parrocchia. Davanti all'edificio, svuotato di funzioni spirituali, rimane una vasca in pietra bianca sobriamente scolpita, accompagnata da due colonne in pietra, decorate da motivi di foglie d'acanto.
 
=====14ª Armata=====
L'ultima fontana rilevante è quella della Contrada Valtrompia, sulla piazza Scrinzi, costruita nel [[1880]] su progetto di Domenico Sandonà. Il capitello, posto all'apice di essa, rappresenta una testa di medusa, mentre la bocca d'acqua ha la forma di testa di leone.
Di seguito l'ordine di battaglia della 14ª Armata austro-ungarico-tedesca all'ora zero<ref>Nel gergo militare tedesco, l<nowiki>'</nowiki>''ora zero'' (''Stunde Null'') è l'orario di inizio di un'operazione.</ref> del 24 ottobre 1917<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;21/detail/27|titolo=14ª Armata austro-tedesca|accesso=2 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090106234809/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;21/detail/27|dataarchivio=6 gennaio 2009}}</ref><ref>F. Glaise-Horstenau, Osterreich-Ungarns Letzer Krieg 1914-1918 - Militarwissenschaftlichen Mitteilungen - Vienna 1931</ref>.
 
[[File:Otto von Below LOC.jpg|thumb|upright|[[Otto von Below]], comandante in capo della 14ª Armata]]
=== Aree naturali ===
[[File:MG 08 machine gun.JPG|thumb|L'[[MG 08]], [[mitragliatrice]] prodotta dall'[[Impero tedesco]] durante la [[prima guerra mondiale]] ]]
* [[Lago di Cei]]
'''Comandante in capo: [[Gradi militari della Germania|generale di fanteria]] [[Otto von Below]]'''<br />
Capo di Stato Maggiore: [[Gradi militari della Germania|tenente generale]] [[Konrad Krafft von Dellmensingen]]<br />
Comandante d'artiglieria: [[Gradi militari della Germania|maggior generale]] [[Richard von Berendt]]<br />
Schieramento: dal monte Rombon a [[Gorenji Log]]
 
* '''I Corpo austro-ungarico (Gruppo Krauss - generale di Fanteria [[Alfred Krauß]])'''
== Società ==
** Schieramento: dal monte Rombon al [[monte Nero (Alpi Giulie)|monte Nero]] (''Krn'' in sloveno)
=== Evoluzione demografica ===
** 3ª Divisione di fanteria austro-ungarica (Edelweiss) (maggiore generale Wieden von Alpenbach)
{{Demografia/Villa Lagarina}}
*** 216ª Brigata fanteria
**** 59º Reggimento fanteria "Erzherzog Rainer"
**** 4º Reggimento [[Kaiserjäger]] (1 solo battaglione)
*** 217ª Brigata fanteria
**** 14º Reggimento fanteria "Ernst Ludwig Großherzog von Hessen und bei Rhein"
**** 3º Reggimento Kaiserjäger
** 22ª Divisione Schützen austro-ungarica (maggiore generale Müller)
*** 4ª Brigata Schützen
**** 3º Reggimento [[k.k. Landesschützen|Kaiserschützen]] "Innichen" (fanteria da montagna) (meno 1 battaglione)
**** 26º Reggimento Schützen "Marburg"
*** 98ª Brigata Schützen
**** 1º Reggimento Kaiserschützen "Trient" (fanteria da montagna)
**** [[2º Reggimento k.k. Landesschützen "Bozen"|2º Reggimento Kaiserschützen "Bozen"]] (fanteria da montagna)
** 55ª Divisione di Fanteria austro-ungarica (maggiore generale principe di Schwarzemberg)
*** 55° Sturmbtaillon
*** 26ª Brigata da montagna
**** 4º Reggimento fanteria della Bosnia/Erzegovina
**** 7º Reggimento fanteria "Graf von Khevenhüller"
*** 38ª Brigata fanteria
**** 2º Reggimento fanteria della Bosnia/Erzegovina
**** Elementi, 4º Reggimento fanteria della Bosnia/Erzegovina (1 battaglione)
**** Elementi, 7º Reggimento fanteria (1 battaglione)
** Divisione Jäger tedesca (colonnello von Wodkte)
*** 5ª Brigata di marcia (Ersatz) di fanteria
**** 11º Reggimento Jäger
***** Squadrone comando, 4º Reggimento dragoni "von Bredow" (1. Schlesisches)
***** Battaglione Jäger della riserva della Guardia (Prussia)
***** Battaglione Schützen della riserva della Guardia
***** 1º Battaglione Jäger
**** 12º Reggimento Jäger
*****Squadrone comando, 2º Reggimento ussari "Leib Husaren Regiment Königin Victoria von Preußen" (Prussia)
***** 2º Battaglione Jäger
***** 7º Battaglione Jäger
***** 1º Battaglione Jäger della riserva
**** 13º Reggimento Jäger
***** Squadrone comando, 8º Reggimento Chevaulegers (Baviera)
***** 8º Battaglione Jäger della riserva
***** 20º Battaglione Jäger della riserva
***** 21º Battaglione Jäger della riserva
**** Sturmbataillon "Kronprinz Rupprecht" (Baviera)
**** Sturmbataillon "Deutscher Kronprinz" (Baviera)
**** Sturmbataillon "Herzog Albrecht" (Baviera)
* '''III Corpo bavarese (Gruppo Stein - tenente generale Hermann Freiherr von Stein)'''
** Schieramento: dal monte Nero a Mengore
** 50ª Divisione di fanteria austro-ungarica (maggiore generale Gerabek)
*** 3ª Brigata da montagna
**** 30º Reggimento fanteria "Schoedler" (1 solo battaglione)
**** 33º Reggimento fanteria "Kaiser Leopold II" (1 solo battaglione)
**** 46º Reggimento fanteria (1 solo battaglione)
**** 80º Reggimento fanteria "Wilhelm Ernst Großherzog von Sachsen-Weimar-Eisenach, Herzog zu Sachsen" (1 solo battaglione)
**** 25º Battaglione [[K.u.k. Feldjäger|Feldjäger]]
**** 155º Reggimento Landsturm (milizia territoriale)
*** 15ª Brigata da montagna
**** 1º Reggimento fanteria della Bosnia/Erzegovina (meno 1 battaglione)
**** 18º Reggimento fanteria "Erzherzog Leopold Salvator" (1 solo battaglione)
**** 37º Reggimento fanteria "Erzherzog Joseph" (1 solo battaglione)
**** 61º Reggimento fanteria "Ritter von Frank" (1 solo battaglione)
** 12ª Divisione di fanteria tedesca (maggiore generale Lequis)
*** 24ª Brigata fanteria
**** 23º Reggimento fanteria "von Winterfeldt" (2.Oberschlesisches)
**** 62º Reggimento fanteria (3.Oberschlesisches)
**** 63º Reggimento fanteria (4.Oberschlesisches)
** 117ª Divisione di fanteria tedesca – maggiore generale von Seydel
*** 233ª Brigata fanteria
**** 157º Reggimento fanteria (4.Schlesisches)
**** 11º Reggimento fanteria della riserva
**** 22º Reggimento fanteria della riserva "Keith" (1. Oberschlesisches)
** Corpo alpino tedesco (Alpenkorps) (maggiore generale von Tutschenk)
*** 1ª Brigata Jäger bavarese
**** Reggimento di fanteria "Leibregiment" bavarese
**** 1º Reggimento Jäger bavarese
***** 1º Battaglione Jäger bavarese "Koenig"
***** 1º Battaglione Jäger bavarese
***** 1º Battaglione Jäger della riserva bavarese
*** 2º Reggimento Jäger bavarese
***** 10º Battaglione Jäger bavarese
***** 10º Battaglione Jäger della riserva bavarese
***** 14º Battaglione Jäger della riserva bavarese
*** Battaglione da montagna del Württemberg (maggiore Theodor Sproesser)
* '''LI Corpo tedesco (Gruppo Berrer - tenente generale Albert von Berrer)'''
** Schieramento: da Mengore a [[Santa Lucia d'Isonzo]]
** 26ª Divisione di Fanteria (1ª [[Württemberg]]) (maggiore generale von Hofacker)
*** 51ª Brigata fanteria
**** 119º Reggimento granatieri "Königin Olga" (1.Württenbergisches)
**** 121º Reggimento fanteria "Alt-Württemberg" (3.Württenbergisches)
**** 125º Reggimento fanteria "Kaiser Fredrich, König von Preußen" (7.Württenbergisches)
** 200ª Divisione di fanteria tedesca (maggiore generale von Below)
*** 2ª Brigata Jäger
**** 3º Reggimento Jäger
***** 1º Battaglione Sciatori (Baviera)
***** 2º Battaglione Sciatori
***** 3º Battaglione Sciatori
***** 4º Battaglione Sciatori (Baviera)
**** 4º Reggimento Jäger
***** 11º Battaglione Jäger
***** 5º Battaglione Jäger della riserva
***** 6º Battaglione Jäger della riserva
**** 5º Reggimento Jäger
***** 17º Battaglione Jäger della riserva
***** 18º Battaglione Jäger della riserva
***** 23º Battaglione Jäger della riserva
* '''XV Corpo austro-ungarico (Gruppo Scotti - [[Feldmarschalleutnant|luogotenente feldmaresciallo]]<ref>''Feldmarschalleutnant'' in tedesco, grado austro-ungarico corrispondente al ''tenente generale'' dell'[[Deutsches Heer (1871-1919)|esercito tedesco]] e all'attuale [[generale di divisione]]</ref> Karl Scotti)'''
** Schieramento: da Santa Lucia d'Isonzo a Log
** 1ª Divisione di fanteria austro-ungarica ([[Feldmarschalleutnant|luogotenente feldmaresciallo]] Metzger)
*** 7ª Brigata da montagna
**** 5º Reggimento di fanteria "Freiherr von Klobucar" (1 solo battaglione)
**** 25º Reggimento di fanteria "Edler von Pokorny" (1 solo battaglione)
**** 53º Reggimento di fanteria "Dankl" (1 solo battaglione)
**** 66º Reggimento di fanteria "Erzherzog Peter Ferdinand" (1 solo battaglione)
**** 86º Reggimento di fanteria "Freiherr von Steininger" (1 solo battaglione)
**** 3º Battaglione Jäger della Bosnia/Erzegovina
*** 22ª Brigata da montagna
**** 4º Reggimento fanteria della Bosnia/Erzegovina (1 solo battaglione)
**** 17º Battaglione Feldjäger
**** 31º Battaglione Feldjäger
**** 37º Reggimento Schützen "Gravosa" (2 battaglioni)
**** 92º Reggimento fanteria "Edler von Hortstein"
** 5ª Divisione di fanteria tedesca (maggiore generale von Wedel)
*** 10ª Brigata fanteria
**** 8º Reggimento granatieri "Leib" "König Frederich Wilhelm III" (1.Branderburgisches)
**** 12º Reggimento granatieri "Prinz Karl von Preußen" (2.Branderburgisches)
**** 52º Reggimento fanteria "von Albensleven" (6.Branderburgisches)
* '''Riserva d'Armata'''
** 4ª Divisione di fanteria austro-ungarica (luogotenente feldmaresciallo Pfeffer von Ehrenstein)
*** 7ª Brigata fanteria
**** 88º Reggimento fanteria
**** 99º Reggimento fanteria
*** 8ª Brigata fanteria
**** 8º Reggimento fanteria "Erzherzog Karl Stephan"
**** 49º Reggimento fanteria "Freiherr von Hess"
** 13ª Divisione Schützen austro-ungarica (luogotenente feldmaresciallo von Kalser)
*** 25ª Brigata Schützen
**** 1º Reggimento Schützen "Wien"
**** 24º Reggimento Schützen "Wien"
*** 26ª Brigata Schützen
**** 14º Reggimento Schützen "Brünn"
**** 25º Reggimento Schützen "Kremsier"
** 33ª Divisione di fanteria austro-ungarica (maggiore Generale Iwansky von Iwanina)
*** 65ª Brigata fanteria
**** 19º Reggimento fanteria "Erzherzog Franz Ferdinand"
**** 36º Reggimento fanteria "Reichsgraf Browne"
*** 66ª Brigata fanteria
**** 12º Reggimento fanteria "Parmann"
**** 83º Reggimento fanteria "Freiherr von Schikovsky"
* '''Grandi unità assegnate successivamente alla 14ª Armata'''
** 35ª Divisione di fanteria austro-ungarica (luogotenente feldmaresciallo von Podhoransky) (dalla 2ª Armata)
*** 69ª Brigata fanteria
**** 51º Reggimento fanteria "von Boroeviċ"
**** 63º Reggimento fanteria "Freiherr von Pitreich"
*** 70ª Brigata fanteria
**** 62º Reggimento fanteria "Ludwig III, König von Bayern"
**** 64º Reggimento fanteria "Ritter von Auffenberg"
** 94ª Divisione di fanteria austro-ungarica (luogotenente feldmaresciallo von Lawrowski)
*** Gruppo Lesachtal
**** 148º Battaglione [[k.k. Landsturm|Landsturm]] (milizia territoriale)
**** Battaglione Schützen volontari di Salisburgo
**** Battaglione Schützen volontari della Stiria
*** 25ª Brigata di montagna
**** 18º Reggimento Schützen "Przemyšl" (1 solo battaglione)
**** 8º Battaglione Feldjäger
**** ??? Battaglione Feldjäger di marcia (Ersatz)
**** 26º Reggimento Landsturm (milizia territoriale, 1 battaglione)
**** 30º Battaglione Landsturm (milizia territoriale)
*** 57ª Brigata fanteria da montagna
**** 26º Reggimento Landsturm (milizia territoriale, 2 battaglioni)
**** 151º Battaglione Landsturm (milizia territoriale)
**** 157º Battaglione Landsturm (milizia territoriale)
**** ???° Sturmbataillon
 
Forza stimata totale (solo compagnie fucilieri, escluse le compagnie mitragliatrici e i servizi): 98.400 unità<br />
=== Tradizioni e folclore ===
Battaglioni: 164 (di cui 65 tedeschi)<br />
Villa Lagarina coinvolge folle di visitatori in occasione di quattro eventi spettacolari, gastronomici e culturali, tradizionalmente organizzati dall'Associazione del ''Borgoantico e dal Comitato Iniziative Locali''. I festeggiamenti, esemplarmente curati dai volontari delle Associazioni danno origine ad un ricavato che viene destinato a sostegno di iniziative meritevoli sul territorio lagarino e per la Chiesa della Comunità.
Artiglieria: 1.759 pezzi di cui 1.250 piccoli calibri, 396 medi calibri, 32 grossi calibri, 81 in posizione fissa oltre a 44 compagnie lanciamine. Erano disponibili anche 4.000 mitragliatrici circa.
 
=====2ª Armata dell'Isonzo=====
* la ''Festa dell'Anguria'', che si svolge nel corso del mese di luglio, incentrata su Piazza della Fontana si dilata nelle altre scenografiche piazze del paese;
Di seguito l'ordine di battaglia della 2ª Armata dell'Isonzo (Gruppo Kosak) all'ora zero del 24 ottobre 1917<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;21/detail/95|titolo=2ª Armata dell'Isonzo (Gruppo Kosak)|accesso=3 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091230084729/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;21/detail/95|dataarchivio=30 dicembre 2009}}</ref>.
* la ''Festa dell'Assunta'', patrona di Villa Lagarina, celebrata il 15 agosto, a cura del ''Comitato Iniziative Locali'' dove la tradizione della ricorrenza religiosa rinnova il piacere di incontrarsi gustando i prodotti della terra e i piatti tipici con la grande tavolata di Ferragosto.
* la ''Festa del Borgoantico'', a mezzo settembre, dedicata oltre che alla cucina tradizionale alla conoscenza di Palazzi, parchi e istituzioni del centro storico.
* la ''Festa del Baccalà'', celebrata sulle piazze principali per le manifestazioni gastronomiche e nei palazzi per le manifestazioni culturali.
 
'''Comandante in capo: luogotenente maresciallo [[Ferdinand Kosak]]'''<ref>Il comandante supremo dell'esercito austro-ungarico era [[Svetozar Borojević von Bojna]]</ref><br />
== Persone legate a Villa Lagarina ==
Capo di Stato Maggiore: tenente colonnello [[Walter Slameczka]]<br />
[[File:Lodron Niccolò e consorte.jpg|thumb|Nicolò Lodron e la consorte Dorotea Welsperg, Cappella di San Ruperto. Olio su rame di Donato Mascagni (1629)]]
Schieramento: da [[Gorenji Log]] a [[Črni Kal]]
 
** 60ª Divisione di fanteria austro-ungarica (luogotenente feldmaresciallo Goiginger)
* I [[Lodron detti di Castellano e Castelnuovo]]
*** 2ª Brigata Fanteria da Montagna
* Giovan Battista Cavalieri, o De' Cavalleri, ([[1525]]–Roma [[1601]]), incisore, disegnatore ed editore. Nacque a Villa Lagarina verso il 1525, e per questo alla sua firma solitamente aggiungeva ''"lagherinus"''. Trasferito a Roma, dove lavoro fino alla morte, seppe conquistarsi un ruolo artistico importante, tanto da meritare una menzione onorevole di [[Giorgio Vasari]] nella seconda edizione de ''”Le vite de' più eccellenti pittori, scultori ed architetti … ”''.
**** 8º Reggimento Fanteria "Erzherzog Karl Stephan" (1 solo battaglione)
* [[Donato Arsenio Mascagni]] ([[1579]]–[[1637]]), pittore e scultore fiorentino. Oltre che in Italia, il Mascagni si dedicò soprattutto ad abbellire Salisburgo, ove giunse nel [[1606]] chiamato dagli arcivescovi von Raitenau, Sitticus von Hohenems e [[Paride Lodron]] ([[1619]]-[[1653]]). Per il Lodron egli decorò a Villa Lagarina, collaborando con l'architetto [[Santino Solari]], la cappella di [[San Ruperto]] nella Pieve di Santa Maria Assunta.
**** 52º Reggimento Fanteria "Erzherzog Friedrich" (1 solo battaglione)
* [[Paride Lodron]] [[1586]]-[[1656]]), Arciprete di Villa Lagarina e Principe vescovo di Salisburgo. fu personaggio complesso, di grande levatura intellettuale. Capo di stato illuminato, in anticipo sui tempi soprattutto nei campi dell'educazione e della giustizia, fu prestigioso protagonista politico a livello europeo durante la [[Guerra dei trent'anni]] ([[1618]]-[[1648]]). A Villa visse molto poco, ma vi operò molto con le opere qui realizzate dai suoi architetti e artisti.
**** 55º Reggimento Fanteria (1 solo battaglione)
* [[Santino Solari]] ([[1576]]–[[1646]]), artefice della cappella di [[San Ruperto]] eretta nella pieve di Santa Maria Assunta. Architetto di corte a [[Salisburgo]], venne a Villa Lagarina, probabilmente verso il [[1616]] su richiesta di Paride Lodron allora preposto del capitolo del duomo salisburghese. Nove anni dopo, nel [[1625]], completati anche i lavori di decorazione interna, la Cappella fu inaugurata personalmente dal Lodron, nel frattempo divenuto principe Vescovo.
**** 70º Reggimento Fanteria "Edler von Appel" (1 solo battaglione)
* Alberto Priamo ([[1605]]–Graz [[1654]]), vescovo, teologo. Era figlio di Ippolito Priami, commerciante di seta. Dopo la laurea in teologia conseguita a Roma presso il [[Collegio Germanico-Ungarico]], fu per otto anni cerimoniere del Duomo di Salisburgo e consigliere del Principe Arcivescovo [[Paride Lodron]]. Nel [[1636]] venne nominato da [[papa Urbano VIII]] arciprete-pievano di Villa Lagarina su proposta del Lodron, Ufficio che conservò fino al [[1639]]. Il 29 dicembre [[1640]] viene fatto vescovo di Lavant, oggi accorpata alla [[Arcidiocesi di Maribor]].<ref>La famiglia Priamo, o Priami abitava a Villa nel nucleo originario, forse da loro stessi costruito, dell'attuale Palazzo Madernini. Era stata elevata alla nobiltà da Ferdinando III nel 1556. Cfr. Maria Beatrice Marzani, ‘'Palazzo Madernini'’, in “Quaderni del Borgoantico”, 1, 1999, p. 17.</ref>
**** 12º Battaglione Feldjäger
* Antonio Chiusole ([[1679]] – Rovereto [[1755]]), matematico, geografo, storico, giurista. Laureato in Scienze a Salisburgo, fu incaricato quale lettore pubblico di matematica in quella città. Autore prolifico, divenne membro della ''”Societas eruditorum”'' ("Accademia degli eruditi") di Salisburgo e della [[Accademia Roveretana degli Agiati]].
**** 8º Battaglione Feldjäger della Bosnia/Erzegovina
* Gregorio Fontana ([[1735]] – Milano [[1803]]), scienziato, filosofo. Fratello di Felice, nacque a Villa dove si era trasferito il padre notaio. Studiò a Roma divenendo sacerdote dell'ordine degli [[Scolopi]]. Segnalato dalla fama del suo insegnamento, nel 1763 divenne professore di Logica e Matematica e poi di ''"Calcolo sublime"'' all'[[Università di Pavia]], dove per un periodo assumerà anche l'incarico di Rettore. Nel [[1797]] [[Napoleone Bonaparte]] lo volle a [[Milano]] tra i saggi che devono elaborare il “Corpo legislativo” della [[Repubblica Cisalpina]]. Una chiamata che gli causerà, due anni dopo la condanna al confino, da parte degli Austriaci, tornati nel frattempo a Milano.
*** 10ª Brigata Fanteria da Montagna
* [[Sigismondo Moll]] ([[1758]]-[[1826]], barone, funzionario imperiale al servizio degli Asburgo, ma altresì di Napoleone, fu da questi nominato nel [[1810]] senatore del Regno d'Italia.
**** 20º Reggimento Fanteria "Heinrich Prinz von Preußen" (1 solo battaglione)
* [[Giancarlo de Moll]] ([[1797]]-[[1879]]), figlio di Sigismondo, ufficiale d'ordinanza a Schönbrunn del figlio di Napoleone, il Duca di Reichstadt, venne nominato, dopo la morte di questi, Aiutante di campo dell'imperatore Ferdinando I d'Asburgo, e quindi Secondo Aiutante Generale del medesimo. Andò in pensione con il grado di [[Feldmaresciallo]] nel [[1849]] vivendo poi ritirato per trent'anni nel suo palazzo di Villa Lagarina.
**** 21º Reggimento Fanteria "Graf von Abensperg u. Traun" (1 solo battaglione)
* [[Eduard Gurk]] ([[1801]]-[[1841]]), pittore alla Corte a Vienna, ebbe per protettore l'Aiutante generale dell'imperatore [[Giancarlo de Moll]] che nell'autunno del [[1840]] lo ospitò a lungo nel suo Palazzo di Villa Lagarina. Ai paesaggi di Villa Lagarina, che lo avevano incantato durante quel soggiorno, come scrisse nei suoi Diari del viaggio successivo verso Gerusalemme e nelle sue corrispondenze alla ''"Theater Zeitung"'' di Vienna, Gurk dedicò diversi dipinti, conservati nel palazzo che fu dei baroni de Moll (oggi Guerrieri Gonzaga).
**** 47º Reggimento Fanteria "Graf von Beck-Rzikowsky" (1 solo battaglione)
* Giuseppe Sandonà ([[1811]]–[[1875]]) sacerdote, filosofo, studioso di Diritto. Conclusi gli studi teologici a [[Vienna]], insegnante a [[Cremona]], venne chiamato alla cattedra di Diritto all'[[Università degli Studi di Siena]]. Dal [[1843]] è a [[Firenze]] nel [[Gabinetto Vieusseux]]. Amico di [[Antonio Rosmini]], ne condivise l'amore per l'Italia, tanto che fu definito il ‘'“patriota dimenticato”'’. Venne proposto dai cattolico-liberali come [[arcivescovo di Firenze]], ma prevalsero i conservatori. Nel [[1849]] abbandonò l'agone politico, rimanendo tuttavia rocciosamente filo-italiano. Insegnò Filosofia nel Seminario di [[Massa Marittima]] fino a quando, nel [[1860]], gli venne affidata la cattedra di Filosofia, e successivamente quella di Diritto Internazionale all'Università di Siena. Il 20 agosto [[1866]], mentre soggiornava a Cesoino di Pedersano ricevette l'ordine dalla polizia austriaca di abbandonare il Trentino, pena l'espulsione. Nel 1870 pubblicò, primo in Italia, i ''"Principi di diritto internazionale moderno"''.
**** 90º Reggimento Fanteria "Edler von Horsetzky" (1 solo battaglione)
* Silvio Marzani ([[1841]]–[[1920]]), farmacista e amministratore pubblico, tenne la carica di Capo Comune per sedici anni, dal [[1872]] al [[1888]]. Noto alla polizia per i suoi sentimenti filo italiani, il 25 maggio 1915, all'indomani della dichiarazione di guerra, fu arrestato con l'accusa di essere un irredentista e rinchiuso nel [[Campo di internamento di Katzenau]]. vicino a Linz sul Danubio. Alla fine del [[1916]]. Silvio Marzani, ammalato e sofferente, aveva ormai 75 anni, venne tradotto nel carcere del [[Castello del Buon Consiglio]] e processato per alto tradimento. Fu infine liberato grazie all'emanazione delle amnistie seguite alla morte, a novembre, dell'imperatore Francesco Giuseppe.<ref>Cfr. Italo Prosser, ''Silvio Marzani (1841–1920)'', in "Quaderni del Borgoantico", 7, 2006, pp. 27–35.</ref>
**** 1º Battaglione Feldjäger della Bosnia/Erzegovina
* Gio Batta Riolfatti ([[1812]]–[[1883]]), uomo di legge e amministratore pubblico. Rivestì nel [[1848]] e poi ininterrottamente dal [[1861]] al [[1872]] la carica di Capo Comune. A lui si deve la ricostruzione del ponte sull'Adige bruciato nel 1866 dalle truppe austriache per bloccare l'eventuale avanzata di [[Giuseppe Garibaldi]].
**** 4º Battaglione Feldjäger della Bosnia/Erzegovina
* Pietro (Pierino) Marzani ([[1879]]-[[1974]]), laureato in Architettura al Politecnico di Monaco di Baviera, collaborò alla progettazione di monumenti ed edifici pubblici a Rovereto e sulla Destra Adige.<ref>Si possono ricordare, tra questi, il Rifugio sul Monte Finonchio, le scuole elementari di via Benacense, a Rovereto; l'ampliamento della chiesa di San Leonardo di Nogaredo; la porta laterale della chiesa di Villa Lagarina (1950-51); la scuola elementare di Sasso-Noarna (1951-55); il teatro parrocchiale di Villa Lagarina, il municipio di Villa Lagarina eretto nel 1954-55, con il parco circostante svettante maestosi cedri, presso la farmacia, distrutto nel 2005, per dar luogo ad una discussa speculazione edilizia.</ref> Appassionato musicologo, Pietro Marzani fu nel [[1921]] tra i fondatori della prestigiosa Filarmonica di Rovereto, istituzione che presiedette dalla fondazione fino al [[1970]]. Impegnato nella pubblica amministrazione, fu, tra l'altro, presidente del Consorzio del ponte di Villa Lagarina, dal 1929; consigliere comunale del “grande comune” di Villa subito dopo la seconda guerra mondiale, presidente del Consorzio irriguo di Villa Lagarina.
** 35ª Divisione di Fanteria austro-ungarica (luogotenente feldmaresciallo von Podhoránszky) (poi alla 14ª Armata)
* [[Adalberto Libera]] ([[1903]]-[[1963]]), architetto, esponente del razionalismo, progettò numerosi edifici pubblici in Italia nella prima metà del secolo XX. Celebre, tra le sue opere, il ''[[Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi]]'' all'[[EUR]] a Roma.
*** 69ª Brigata Fanteria
**** 51º Reggimento Fanteria "von Boroevic"
**** 63º Reggimento Fanteria "Freiherr von Pitreich"
*** 70ª Brigata Fanteria
**** 62º Reggimento Fanteria "Ludwig III, König von Bayern"
**** 64º Reggimento Fanteria "Ritter von Auffenberg"
**57ª Divisione di Fanteria austro-ungarica (maggiore generale von Hrozny)
*** 5ª Brigata Fanteria
**** 22º Reggimento Fanteria "Graf von Lacy" (meno 1 battaglione)
**** 57º Reggimento Fanteria "Prinz zu Sachsen-Coburg-Saalfeld"
**** 2º Reggimento Landsturm (milizia territoriale, 1 solo battaglione)
*** 18ª Brigata Fanteria
**** 87º Reggimento Fanteria "Freiherr von Succovaty"
**** 34º Reggimento Fanteria "Wilhelm I, Deutscher Kaiser und König von Preußen" (1 solo battaglione)
**** 69º Reggimento Fanteria "Freiherr von Leithner" (1 solo battaglione)
**** 8º Battaglione Feldjäger
 
Forza stimata totale (solo compagnie fucilieri, escluse le compagnie mitragliatrici e i servizi): 21.600 unità<br />
== Economia ==
Battaglioni: 36<br />
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6331126.jpg|miniatura|Industria cartiera nel 1980, foto di [[Paolo Monti]]]]
Artiglieria: 424 pezzi di cui 320 piccoli calibri, 96 medi calibri, 8 grossi calibri, oltre a 23 compagnie lanciabombe.
{{...||centri abitati|arg2=economia}}
 
==== AmministrazioneItalia ====
Sul fronte dell'Isonzo Cadorna aveva a sud (destra) la 3ª Armata, dal cui Comando Aeronautica dipendeva il [[I Gruppo]], comandata dal [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|duca d'Aosta]] costituita da quattro corpi d'armata, e a nord (sinistra) la 2ª Armata, dal cui Comando Aeronautica dipendeva il II Gruppo (poi [[2º Gruppo]]), comandata dal generale [[Luigi Capello]] e costituita da ben otto corpi d'armata. Lo sfondamento avvenne sul fianco sinistro della 2ª Armata tra [[Tolmino]] e [[Plezzo]]. Tale parte di fronte era presidiata a sud tra Tolmino e l'alta valle dello Judrio, dalla 19ª Divisione del [[maggior generale]] Giovanni Villani<ref>{{cita web|url= http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;23/detail/94|titolo= 19ª Divisione|accesso= 1º marzo 2010|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150924023434/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;23/detail/94|dataarchivio= 24 settembre 2015}}</ref>, dalla brigata ''Puglie'' e dal X Gruppo alpini del XXVII Corpo d'armata di [[Pietro Badoglio]]<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;55/detail/28|titolo=XXVII Corpo d'armata|accesso=1º marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924023437/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;55/detail/28|dataarchivio=24 settembre 2015}}</ref>, mentre a nord da [[Gabria]] fino a Plezzo dal IV Corpo d'armata del [[tenente generale]] [[Alberto Cavaciocchi]]<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;55/detail/25|titolo=IV Corpo d'armata|accesso=1º marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924023435/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;55/detail/25|dataarchivio=24 settembre 2015}}</ref>. Incuneato tra i due corpi d'armata e in posizione più arretrata era stato disposto molto frettolosamente anche il debole VII Corpo d'armata comandato dal maggior generale [[Luigi Bongiovanni]]<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;55/detail/26|titolo=VII Corpo d'armata|accesso=1º marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924023436/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;55/detail/26|dataarchivio=24 settembre 2015}}</ref>.
Sindaci di Villa Lagarina dal secondo dopoguerra:
* Dorigotti Giuseppe (dal 1946 al 1955, fu sindaco del ''Grande Comune'' che includeva Nogaredo, Brancolino, Sasso e Noarna)
* Baldessarini Carlo (primo sindaco di Villa Lagarina, rieletto per quattro legislature, dal 1956 al 1974)
* Giordani Marco (dal 1974 al 1985)
* Cont Giuseppe (dal 1985 al 1995)
* Giordani Mariano (dal 1995 al 2005)
* Manica Alessio (dal 2005 al 2014)
* Baroni Romina (dal 2014)
 
Se si prendono in considerazione i soli reparti interessati dall'offensiva di von Below e di Kosak, si trattava di 257.400 uomini appoggiati da 997 cannoni e 345 bombarde<ref>I fanti che effettivamente vennero investiti dalla 14ª Armata austro-germanica e dal gruppo Kosak furono circa 80.000, dei quali oltre la metà erano nuovi arrivati. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 140</ref>.
=== Gemellaggi ===
Villa Lagarina è gemellata con<ref>{{Cita web|url=http://www.comune.villalagarina.tn.it/senza_confini/gemellaggi|titolo=Gemellaggi - Comune di Villa Lagarina|cognome=web|nome=Redazione|sito=www.comune.villalagarina.tn.it|accesso=2016-07-01}}</ref>:
* {{Gemellaggio|Brasile|Bento Gonçalves|2007}}
* {{Gemellaggio|Germania|Stockstadt am Rhein}}
 
===== Variazioni Armata =====
Di seguito l'ordine di battaglia della 2ª Armata italiana all'ora zero del 24 ottobre 1917<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;21/detail/24|titolo=2ª Armata|accesso=2 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091228021358/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/4;21/detail/24|dataarchivio=28 dicembre 2009}}</ref><ref>Ordine di battaglia allegato alla mappa strategica del Comando della 2ª Armata. Situazione alle ore 6:00 del 24 ottobre 1917. Vedere [[#Capello1967|Capello 1967]], pp. 313-315</ref><ref>F. Dell'Uomo, R. Di Rosa, A. Chiusano, ''L'Esercito Italiano verso il 2000'', Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, Roma, 2002.</ref>
* Nel [[1929]] sono stati aggregati i territori dei soppressi comuni di [[Castellano (Villa Lagarina)|Castellano]], [[Noarna]], [[Nogaredo]], [[Pederzano]] e [[Sasso (Nogaredo)|Sasso]]. Nel [[1955]] il territorio del comune di Nogaredo è stato nuovamente distaccato, ritornando comune indipendente, comprendendo anche i territori degli ex comuni di Noarna e Sasso<ref>Cfr. Censimento 1951: popolazione residente 1249).</ref>.
* Nel [[1967]] è stato accorpato il territorio della frazione Piazzo, staccatasi dal comune di [[Pomarolo]]<ref>Cfr. Censimento 1961: popolazione residente 219.</ref><ref>Cfr. ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3</ref>.
 
[[File:Luigi Cadorna 02.jpg|thumb|upright=0.8|[[Luigi Cadorna]], [[capo di Stato Maggiore]] del [[Regio Esercito]] ]]
== Sport ==
=== Atletica leggera ===
Società di Villa Lagarina e dintorni è la ''Lagarina Crus Team'' (ex ''Crus Ottica Guerra Pedersano''), una squadra di atletica leggera dilettantistica, con sede a Pedersano, tra le più vincenti in regione, rivale storica della controparte roveretana "U.S Quercia Trentingrana".
A Villa Lagarina è organizzato il [[Cross della Vallagarina]], gara di [[corsa campestre]] che è inclusa nel circuito internazionale dei '' Cross Country Permit Meeting'' dell<nowiki>'</nowiki>''[[European Athletic Association]]''<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.european-athletics.org/results-european-athletics-cross-country-permit-races-201011.html|titolo=Results European Athletics Cross Country Permit Races 2010/11|accesso=7 giugno 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110312052804/http://www.european-athletics.org/results-european-athletics-cross-country-permit-races-201011.html|dataarchivio=12 marzo 2011}}</ref>.
 
[[File:Pietro Badoglio 1921.jpg|thumb|upright=0.8|[[Pietro Badoglio]], qui fotografato nel 1921, era il comandante del XXVII [[Corpo d'armata]] quando cominciò la battaglia di Caporetto]]
== Note ==
<references />
 
[[File:Carcano mod. 1891.jpg|thumb|Il [[Carcano Mod. 91]] con [[baionetta]], il fucile standard del [[fanteria|fante]] italiano durante la [[prima guerra mondiale]] ]]
== Bibliografia ==
* Roberto Adami (a cura di), '' Il principe e l'architetto: l'attività di Santino Solari (1576-1646) al servizio di Paride Lodron a Villa Lagarina e a Salisburgo, tra manierismo e primo barocco'’, Il Comun comunale, I giochi e la regola, Rovereto, 1993
* Roberto Adami (a cura di), ''Splendido Settecento: il secolo dei lumi sul territorio del Comun Comunale lagarino'', Comun Comunale lagarino, Pomarolo, 1995
* Roberto Adami, ''L'invenzione degli Schützen. Note (non apologetiche) sulla difesa territoriale in Val Lagarina'', in "Quaderni del Borgoantico", 12, 2011, pp.&nbsp;12–34.
* Roberto Adami, ''La famiglia Priami di Folas, Rovereto e Villa Lagarina'', in "Quaderni del Borgoantico", 15, 2014, pp.&nbsp;7–25.
* Sandro Aita, ''Lettura energetica del territorio lagarino'', in "Quaderni del Borgoantico", 15, 2014, pp.&nbsp;175–178.
* Giovanni Bezzi, ''Cento anni fa a Villa Lagarina. La guerra lontana.'', in "Quaderni del Borgoantico", 15, 2014, pp.&nbsp;112–137.
* Rocco Catterina, ''I signori di Castelbarco'' [1900], rist. anast., Mori (TN), La grafica anastatica, 1982.
* Valentino Chiocchetti, ''L'antica giurisdizione veronese in Vallagarina'', in ''All'ombra del Rovere'', pp.&nbsp;217–242.
* Pio Chiusole e Valentino Chiocchetti, ''Romanità e Medioevo in Vallagarina'', Rovereto, Manfrini, 1965.
* Roberto Codroico, ''Descrizione di una festa barocca ad opera di Alberto Priami di Villa Lagarina'', in "Quaderni del Borgoantico", 15, 2014, pp.&nbsp;26–33.
* Alessandro Cont, [https://www.academia.edu/7531535/Laltare_dellAssunta_nella_Pieve_di_Villa_Lagarina_1696-1700_ ''L'altare dell'Assunta nella Pieve di Villa Lagarina (1696-1700)''], in “Atti della Accademia Roveretana degli Agiati. Classe di Scienze Umane. Classe di Lettere ed Arti”, ser. VII, 10, 2000, pp.&nbsp;215–267.
* Alessandro Cont, [https://www.academia.edu/8170292/Documenti_inediti_sui_rapporti_di_Joseph_Schopf_con_Villa_Lagarina_1805_ ''Documenti inediti sui rapporti di Joseph Schöpf con Villa Lagarina (1805)''], in "Studi Trentini di Scienze Storiche", Sezione seconda, 75-77, 1996-1998, pp.&nbsp;251–259.
* Paolo Cont, [http://www.academia.edu/6420163/L'imperial_regio_pittore_di_corte_Eduard_Gurk_e_Villa_Lagarina ''L'imperial regio pittore di corte Eduard Gurk e Villa Lagarina''], in "Quaderni del Borgoantico", 13, 2012, p.&nbsp;5–8.
* Paolo Cont, [https://www.academia.edu/6510054/La_migrazione_delle_opere_del_pittore_di_corte_austriaco_Eduard_Gurk ''La migrazione delle opere del pittore di Corte austriaco Eduard Gurk''], in "Studi Trentini. Arte", 92, 2013, 1, pp.&nbsp;95–121.
* Paolo Cont, [http://www.academia.edu/6420044/Johann_Karl_von_Moll_1797-1879_al_servizio_di_tre_imperatori_e_il_mistero_delle_carte_scomparse ''Johann Karl von Moll (1797-1879) al servizio di tre imperatori e il mistero delle carte scomparse''], in "Quaderni del Borgoantico", 14, 2013, pp.&nbsp;11–19.
* Paolo Cont, [https://www.academia.edu/9222334/Le_Comunit%C3%A0_di_Valle_e_la_Vallagarina_la_Storia_dimenticata ''Le "Comunità di Valle" e la Vallagarina: la Storia dimenticata'']. In «Quaderni del Borgoantico», 15, 2014, pp.&nbsp;88–101.
* [http://www.academia.edu/18295411/Cronache_familiari_e_genealogia_dei_baroni_De_Moll._La_visita_del_poeta_James_Henry Paolo Cont, ''Cronache familiari e genealogia dei baroni De Moll. La visita del poeta James Henry''], «Quaderni del Borgoantico», 16, 2015, pp.&nbsp;11–34.
* Virginia Crespi Tranquillini, Giovanni Cristoforetti, Antonio Passerini, ''La nobile pieve di Villa'', fotografie di Flavio Faganello, Trento, Stampalith, 1994. Il volume fornisce un'ampia bibliografia concernente Villa Lagarina e la Destra Adige.
* Virginia Crespi Tranquillini, ''Cultura e società a Villa'', in ''La nobile pieve di Villa''.
* Giovanni Cristoforetti, ''La Pieve di Villa Lagarina e i suoi Pievani'', in ''La nobile pieve di Villa''.
* Giovanni Cristoforetti, ''La chiesa di S. Apollonia a Piazzo'', “Bollettino parrocchiale della Pieve di Villa Lagarina”, n. 1, 2006
* Giovanni Cristoforetti, ''Il restauro della Chiesa di Piazzo'', “Bollettino parrocchiale della Pieve di Villa Lagarina”, n. 2, 2006
* Berengario Gerola, ''I nomi di luogo del Trentino documentati prima del mille'', in "Studi trentini di scienze storiche", 12, 1, 1931, pp.&nbsp;3–21.
* Sandro Giordani, ''1914-1918 - La Grande Guerra a Villa Lagarina'', in "Quaderni del Borgoantico", 15, 2014, pp.&nbsp;3–6.
* Sandro Giordani, ''La ditta Battistotti , marmi e graniti'', in "Quaderni del Borgoantico", 15, 2014, pp.&nbsp;163–166.
* Andrea Leonardi, ''Depressione e risorgimento economico del Trentino: 1866-1914'', Trento, Società di studi trentini di scienze storiche, 1976.
* Paolo Orsi, ''Scoperte archeologico-epigrafiche nel Trentino: 3.. relazione'', in "Archivio Trentino", 2, 1883, pp.&nbsp;259–275.
* Antonio Passerini, ''Le vicende della comunità di Villa Lagarina'' in ''La nobile pieve di Villa''.
* Antonio Passerini, ''1759: la comunità di Villa Lagarina e altre del "Commun Comunale" alzano la testa'', in "Quaderni del Borgoantico", 15, 2014, pp.&nbsp;34–87.
* "Quaderni del Borgoantico", 1-15, 1999-2014.
* Barbara Ritter, ''Bianca Sandonà (1880-1967)'', in "Quaderni del Borgoantico", 15, 2014, pp.&nbsp;142–146.
* Giacomo Roberti, ''La zona archeologica di Rovereto'', in "Studi Trentini di Scienze Storiche", 40, 1961, 1, pp. [3]-16; 2 pp. [105]-137; 3, pp. [201]-212.
* Gian Maria Varanini, ''I Castelbarco dal Duecento al Quattrocento: punti fermi e problemi aperti'', in ''Castellum Ava: il castello di Avio e la sua decorazione pittorica'', a cura di Enrico Castelnuovo, Trento, TEMI, 1987, pp. [17]-39.
* Antonio Zieger, ''L'economia industriale del Trentino dalle origini al 1918'', Trento, Saturnia, 1956.
* Raffaele Zotti, ''Storia della Valle Lagarina'' [1862-63], v. 2, Trento, Monauni, 1862.
 
[[File:Fiat-Revelli.jpg|thumb|La [[mitragliatrice]] [[FIAT-Revelli Modello 1914]], usata dal [[Regio Esercito]] nella [[prima guerra mondiale]] ]]
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'''Comandante in capo: tenente generale [[Luigi Capello]]'''<br />
==Come arrivare a Villa Lagarina==
Capo di Stato Maggiore: [[colonnello brigadiere]] [[Silvio Egidi]]<br />
{{...}}
Schieramento: dal monte Rombon al [[Vipacco (fiume)|fiume Vipacco]]
 
'''In prima linea:'''
==Storia==
{{...}}
 
* '''IV Corpo d'armata (tenente generale [[Alberto Cavaciocchi]])'''
==Cultura==
** Schieramento: dal monte Rombon a [[Dolje]]
{{...}}
** 50ª Divisione (maggior generale Giovanni Arrighi)
*** Brigata "Friuli" - 87º e 88º reggimento fanteria
*** Brigata "Foggia" - 280º reggimento fanteria
*** Battaglioni alpini "Borgo S. Dalmazzo", "Dronero" e "Saluzzo"
*** 2º Gruppo alpini - battaglioni "Ceva", "Mondovì", "Monviso"
** 43ª Divisione (tenente generale Angelo Farisoglio)
*** Brigata "Genova" - 97º e 98º reggimento fanteria
*** Elementi, Brigata "Etna" - 223º reggimento fanteria
*** V raggruppamento alpini: 5º gruppo (battaglioni "Monte Albergian", "Val Chisone", "Belluno")
*** [[9º Reggimento bersaglieri|9º reggimento bersaglieri]]
** 46ª Divisione (tenente generale Giulio Amadei)
*** Brigata "Caltanissetta" - 147º e 148º reggimento fanteria
*** Brigata "Alessandria" - 155º e 156º reggimento fanteria
*** Elementi, Brigata "Etna" - 224º reggimento fanteria
*** [[2º Reggimento bersaglieri|2º reggimento bersaglieri]]
** 34ª Divisione (tenente generale Luigi Basso), riserva di corpo d'armata
*** Brigata "Foggia" - 281º e 282º reggimento fanteria
*** Battaglione alpini "Monte Argentera".
* '''XXVII Corpo d'armata (tenente generale [[Pietro Badoglio]])'''
** Schieramento: da Dolje a [[Breg (Slovenia)|Breg]]
** 19ª Divisione (maggior generale Giovanni Villani)
*** Brigata "Napoli" - 75º e 78º reggimento fanteria
*** Brigata "Spezia" - 125º e 126º reggimento fanteria
*** Brigata "Taro" - 207º e 208º reggimento fanteria (meno un battaglione)
** 65ª Divisione
*** Elementi, Brigata "Belluno" - 274º reggimento fanteria, I e II/275º reggimento fanteria
** 22ª Divisione
*** Brigata "Pescara" - 211º e 212º reggimento fanteria
** 64ª Divisione
*** Elementi, Brigata "Belluno" - 276º reggimento fanteria, III/275º reggimento fanteria
*** Elementi, Brigata "Taro" - II/208º reggimento fanteria
** Riserva di corpo d'armata:
*** X Gruppo Alpini (battaglioni "Vicenza", "Monte Berico", "Morbegno", "Val d'Adige")
*** Brigata "Puglie" - [[71º Reggimento fanteria "Puglie"|71°]] e [[72º Reggimento fanteria "Puglie"|72º reggimento fanteria]] (già in linea)
*** Brigata "Roma" - 78º e 80º reggimento fanteria (già in linea)
* '''XXIV Corpo d'armata (tenente generale [[Enrico Caviglia]])'''
** Schieramento: da Breg al monte Zgorevnice
** 49ª Divisione
*** Brigata "Ravenna" - 37º e 38º reggimento fanteria
*** Brigata "Lambro" - 205º e 206º reggimento fanteria (la mattina del 24 passò al XIV Corpo d'armata, sostituita dalla "Palermo")
*** Brigata "Sele" - 219º e 220º reggimento fanteria
** 68ª Divisione
*** Brigata "Grosseto" - 237º e 238º reggimento fanteria
** 10ª Divisione
*** Brigata "Verona" - 85º e 86º reggimento fanteria
*** Brigata "Campobasso" - 229º e 230º reggimento fanteria
* '''II Corpo d'armata (maggior generale [[Alberico Albricci]])'''
** Schieramento: dallo Zgorevnice al monte Sella di Dol
** 67ª Divisione
*** Brigata "Cremona" - [[21º Reggimento fanteria "Cremona"|21°]] e [[22º Reggimento fanteria "Cremona"|22º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Tortona" - 257º e 258º reggimento fanteria
** 44ª Divisione
*** Brigata "Re" - [[1º Reggimento fanteria "San Giusto"|1°]] e 2º reggimento fanteria
*** Brigata "Brescia" - 19º e 20º reggimento fanteria
** 8ª Divisione
*** Brigata "Udine " - 95º e 96º reggimento fanteria
*** Brigata "Forlì" - 43º e 44º reggimento fanteria
** Riserva di corpo d'armata: brigata "Aquila" - 269º e 270º reggimento fanteria
* '''VI Corpo d'armata (tenente generale [[Luigi Lombardi]])'''
** Schieramento: dalla Sella di Dol a Borgo Carinzia ([[Gorizia]])
** 66ª Divisione
*** Brigata "Cuneo" - [[7º Reggimento fanteria "Cuneo"|7°]] e [[8º Reggimento fanteria "Cuneo"|8º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Abruzzi" - 57º e [[57º Battaglione "Abruzzi"|58º reggimento fanteria "Abruzzi"]]
*** Brigata "Milano" - 159º e 160º reggimento fanteria (tatticamente a disposizione dell'armata e distaccata al XXVII Corpo d'Armata)
** 24ª Divisione
*** Brigata "Emilia" - 119° e [[120º Reggimento fanteria "Emilia"|120º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Gaeta" - 263º e 264º reggimento fanteria
* '''VIII Corpo d'armata (maggior generale [[Francesco Saverio Grazioli]])'''
** Schieramento: da Borgo Carinzia (Gorizia) al Vipacco
** 48ª Divisione
*** Brigata "Piemonte" - [[3º Reggimento fanteria "Piemonte"|3°]] e [[4º Reggimento fanteria "Piemonte"|4º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Porto Maurizio" - 253º e 254º reggimento fanteria
** 59ª Divisione
*** Brigata "Modena" - [[41º Reggimento fanteria "Modena"|41°]] e [[42º Reggimento fanteria "Modena"|42º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Pesaro " - 239º e 240º reggimento fanteria
** 7ª Divisione
*** Brigata "Bergamo" - [[25º Reggimento fanteria "Bergamo"|25°]] e [[26º Reggimento fanteria "Bergamo"|26º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Lucca" - 163º e 164º reggimento fanteria
** Brigata "Sesia" - 201º e 202º reggimento fanteria ([[piazzaforte]] di Gorizia, tatticamente a disposizione dell'armata)
 
'''In seconda linea:'''
==Sport==
 
{{...}}
* '''VII Corpo d'armata (maggior generale [[Luigi Bongiovanni]])'''
** Schieramento: alla sorgente del fiume [[Judrio]] tra il monte [[Matajur (montagna)|Matajur]] e il Globočak
** 3ª Divisione
*** Brigata "Arno" - 213º e 214º reggimento fanteria
*** Brigata "Elba" - 261º e 262º reggimento fanteria
** 62ª Divisione
*** Brigata "Salerno" - [[89º Reggimento fanteria "Salerno"|89°]] e 90º reggimento fanteria
*** IV brigata bersaglieri - [[14º Reggimento bersaglieri|14º]] e [[20º Reggimento bersaglieri|20º reggimento bersaglieri]]
** Riserva di Corpo d'armata: brigata "Firenze" - 127º e 128º reggimento fanteria
* '''XIV Corpo d'armata (tenente generale Pier Luigi Sagramoso)''' - Riserva del Comando d'Armata -
** Schieramento: tra il fiume Judrio e l'Isonzo, a sud di [[Canale d'Isonzo]] (''Kanal ob Soči'' in sloveno)
** 20ª Divisione
*** Brigata "Livorno" - [[33º Reggimento fanteria "Livorno"|33°]] e [[34º Reggimento fanteria "Livorno"|34º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Palermo" - [[67º Reggimento fanteria "Legnano"|67°]] e [[68º Reggimento fanteria "Legnano"|68º reggimento fanteria]]
** 30ª Divisione
*** Brigata "Treviso" - 115º e 116º reggimento fanteria
*** Brigata "Girgenti" - 247º e 248º reggimento fanteria
* '''XXVIII Corpo d'armata (maggiore generale Alessandro Saporiti)''' - Riserva del Comando d'Armata -
** Schieramento: in valle Judrio a nord di [[Cormons]]
** 23ª Divisione
*** Brigata "Venezia" - [[83º Reggimento fanteria "Venezia"|83°]] e [[84º Reggimento "Venezia"|84º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Messina" - [[93º Reggimento fanteria "Messina"|93°]] e [[94º Reggimento fanteria "Messina"|94º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Sassari" - [[151º Reggimento fanteria "Sassari"|151°]] e [[152º Reggimento fanteria "Sassari"|152º reggimento fanteria]]
*** [[Brigata fanteria "Avellino"|Brigata "Avellino"]] - [[231º Reggimento fanteria "Avellino"|231°]] e [[232º Reggimento fanteria "Avellino"|232º reggimento fanteria]]
** 47ª Divisione
*** I brigata bersaglieri - [[6º Reggimento bersaglieri|6º]] e [[12º Reggimento bersaglieri|12º reggimento bersaglieri]]
*** V brigata bersaglieri - [[4º Reggimento bersaglieri|4º]] e [[21º Reggimento bersaglieri|21º reggimento bersaglieri]]
** Brigata "Milano" - 159º e 160º reggimento fanteria (distaccata dalla 66ª divisione, VI Corpo d'Armata)
* '''Riserve del Comando Supremo'''
** 60ª Divisione (dipendente dal VIII Corpo d'armata)
*** Brigata "Ferrara" - [[47º Reggimento fanteria "Ferrara"|47º]] e [[48º Reggimento fanteria "Ferrara"|48º reggimento fanteria]]
*** Brigata "Taranto" - 143º e 144º reggimento fanteria
** 53ª Divisione (dipendente dal XIV Corpo d'armata)
*** Brigata "Vicenza" - 227º, 228º e 229º reggimento fanteria
*** Brigata "Potenza" - 271º, 272º e 273º reggimento fanteria
** 13ª Divisione (dipendente dal XXVIII Corpo d'armata)
*** Brigata "Jonio" - 221º e 222º reggimento fanteria
*** Brigata "Massa Carrara" - 251º e 252º reggimento fanteria
** Brigata "Teramo" - 241º e 242º reggimento fanteria (dipendente dal XXVIII Corpo d'armata)
 
Forza stimata totale (servizi compresi): 667.017 uomini di cui 20.222 ufficiali e 646.795 uomini di truppa<br />
Battaglioni: 353 (dei quali 17 alpini, 24 bersaglieri)<br />
Artiglieria: 2.430 pezzi di cui 1.066 piccoli calibri, 1.296 medi calibri, 68 grossi calibri
 
== Svolgimento della battaglia ==
=== Le fasi preparatorie ===
[[File:WWI bunker along remains of Italian Defence Line, Kobarid, Slovenia (3).jpg|thumb|left|Resti di un [[bunker]] italiano a [[Caporetto]] ]]
 
Quando gli austro-ungarici chiesero aiuto, il capo di Stato Maggiore tedesco, [[Paul von Hindenburg]], e il suo vice [[Erich Ludendorff]], acconsentirono a inviare al [[fronte italiano (prima guerra mondiale)|fronte italiano]] il generale [[Konrad Krafft von Dellmensingen]] per un sopralluogo, che durò dal 2 al 6 settembre 1917. Terminate le varie verifiche e dopo aver vagliato le probabilità di vittoria, Dellmensingen tornò in Germania per approvare l'invio degli aiuti, sicuro anche che la Francia, dopo il fallimento della [[seconda battaglia dell'Aisne]] ad aprile, non avrebbe attaccato<ref name=gg>{{cita web|url= http://www.lagrandeguerra.net/ggcaporettoriflettere.html|titolo= Novant'anni fa la battaglia di Caporetto - ottobre 1917. Un'occasione per riflettere|accesso= 4 marzo 2010|sito=lagrandeguerra.net}}</ref>.
 
[[File:Battle of Caporetto IT.svg|thumb|Mappa dell'avanzata austro-ungarico-tedesca in seguito alla ritirata italiana]]
 
Già l'11 settembre [[Otto von Below]] fu posto a capo della nuova 14ª Armata e fu nominato suo capo di Stato Maggiore lo stesso Dellmensingen. Venne chiarita con l'alleato austriaco la strategia da adottare: un primo sfondamento sarebbe dovuto avvenire a [[Plezzo]], con direzione [[Saga (Plezzo)|Saga]] e [[Caporetto]], per conquistare [[monte Stol]] e puntare verso l'alto [[Tagliamento]]; contemporaneamente da [[Tolmino]] si sarebbe dovuto risalire l'Isonzo fino a Caporetto, per imboccare la valle del [[Natisone]] fino a [[Cividale del Friuli]]; un altro attacco frontale sarebbe partito invece contro il [[Gruppo montuoso|massiccio]] dello Iessa per impossessarsi successivamente di tutta la [[Catena montuosa|catena]] del [[Monte Colovrat|Colovrat]], da cui era possibile dominare la valle dello Judrio, accerchiando l'[[altopiano della Bainsizza]] e spingendosi fino al monte Corada<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 125</ref>. Gli spostamenti di truppa dovevano essere effettuati con la massima segretezza e l'inizio delle operazioni era previsto per il 22 ottobre, ma alcuni ritardi di approvvigionamento posticiparono la data alle 2:00 del 24.
 
Nel frattempo, il 18 settembre, Cadorna venne a sapere che il generale [[Impero russo|russo]] [[Lavr Georgievič Kornilov|Kornilov]] aveva fallito nel suo intento di ribaltare il governo [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerenskij]], favorevole a un'uscita del suo paese dalla guerra, e quindi, prevedendo uno spostamento di forze austriache e tedesche verso altri fronti, ordinò tassativamente alla 2ª e alla 3ª Armata di stabilire posizioni difensive. Il giorno dopo il duca d'Aosta (capo della 3ª Armata) inoltrò l'ordine ai suoi uomini, ma specificò di prepararsi al contrattacco se questo si fosse reso necessario per prevenire le mosse del nemico, imitato in questo da Capello (al vertice della 2ª Armata) il quale però, a differenza di lui, non fece arretrare in misura ragionevole le artiglierie. Nel frattempo la salute di quest'ultimo, precaria già da tempo, peggiorò, e così il 4 ottobre il generale si ritirò in convalescenza a [[Padova]], lasciando al suo posto [[Luca Montuori]], senza emanare alcuna istruzione<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 123</ref>. Cadorna si rese conto dell'errore di Capello solamente il 18 ottobre, e il giorno seguente lo ricevette a [[Udine]] ribadendogli di eseguire il suo ordine con più decisione e velocità, mentre nel frattempo inviò due ufficiali presso Cavaciocchi e Badoglio per un aggiornamento della situazione e per verificare la necessità di inviare rinforzi, ma entrambi i comandanti risposero che non ve ne era bisogno, data la loro fiducia di mantenere le posizioni.
 
L'[[Ufficio I]] (il servizio di [[intelligence]] italiana del periodo) intanto monitorava l'accrescersi degli eserciti avversari, e ne teneva informato costantemente Cadorna, anche se non riuscì a stabilire con certezza il luogo dell'offensiva, ipotizzando però che sarebbe partita tra Plezzo e Tolmino, come effettivamente fu. Il 20 ottobre un tenente [[Boemia|boemo]] si presentò al comando del IV Corpo d'armata con informazioni dettagliate sul piano d'attacco di von Below, che per lui sarebbe cominciato, forse, sei giorni dopo. Il 21 ottobre due disertori [[Romania|rumeni]] informarono gli italiani che i loro ex camerati avrebbero attaccato presto prima a Caporetto e poi a Cividale del Friuli, specificando anche la preparazione di artiglieria che avrebbe preceduto l'attacco<ref>Questa consisteva in quattro ore di lanci di gas soffocanti e lacrimogeni seguiti da un'ora e mezza di granate convenzionali. Su questo e sui disertori austro-ungarici, vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 127, 147 e 154</ref>, ma i comandi italiani non ritennero affidabili le loro informazioni. Il giorno successivo Cavaciocchi emanò disposizioni per demolire i ponti sull'Isonzo facendo inoltre spostare il comando a [[Bergogna]]; venne bombardato il comando della 2ª Armata a [[Cormons]], che si trasferì a Cividale del Friuli dovendo ricollegare da zero tutte le linee telefoniche, e lo stesso fece Badoglio stabilendosi a [[Cosi (Slovenia)|Cosi]], da dove cominciò a trasmettere ordini alle sue divisioni. Non era a conoscenza però che i tedeschi avevano di nuovo individuato la sua posizione grazie alle intercettazioni telefoniche, e avevano già puntato, senza sparare, i cannoni sulle nuove [[Coordinate geografiche|coordinate]].
 
Il 23 ottobre Capello riprese il controllo della 2ª Armata mentre continuavano a essere avvistate truppe nemiche in lontananza. Alle 13:00 venne intercettata una comunicazione tedesca in cui si fissava l'avvio dell'offensiva per le ore 2:00 del giorno dopo; così alle 14:00 Cadorna, Capello, Badoglio, Bongiovanni, Cavaciocchi e Caviglia (XXIV Corpo d'armata) si riunirono per chiarire la situazione, ma l'atmosfera fu positiva in quanto il brutto tempo fece sperare in un rinvio dell'attacco nemico.
 
=== Lo sfondamento delle linee italiane ===
[[File:Soldati tedeschi e prigionieri italiani.jpg|thumb|Truppe tedesche catturano numerosi soldati italiani in una trincea durante le fasi iniziali della battaglia.]]
 
Alle 2:00 in punto del 24 ottobre 1917 le artiglierie austro-germaniche cominciarono a colpire le posizioni italiane dal [[monte Rombon]] all'alta Bainsizza alternando lanci di gas a granate convenzionali, colpendo in particolare tra [[Plezzo]] e l'[[Isonzo]] con un gas sconosciuto che decimò i soldati dell'87º Reggimento lì dislocati<ref>Il tiro a gas avvenne mediante un sistema di lancio già sperimentato in altri fronti consistente in tubi dove venivano collocate le cariche, attivate tramite un comando elettrico. Il gas, che aveva un odore di mandorle, forse era l'[[acido cianidrico]], che causa la paralisi del centro respiratorio nel [[cervello]], anche se non c'è certezza su questo. L'87º Reggimento della [[Brigata aeromobile "Friuli"|brigata Friuli]] rimase con soli 212 uomini e gli italiani non risposero con altro gas perché il vento a loro sfavorevole avrebbe sospinto indietro le nubi tossiche. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 178/181. Un'altra ipotesi peraltro, avanzata dal [[tenente colonnello]] del [[genio militare]] Attilio Izzo, afferma che i gas usati furono il [[Armi chimiche#Fosgenici (fosgene, difosgene)|difosgene]] e la [[difenilcloroarsina]]. Su questa seconda ipotesi, forse più esatta, vedere [[#Izzo1935|Izzo 1935]], p. 21.</ref>. Alle 6:00 il tiro cessò dopo aver causato danni modesti, e riprese mezz'ora dopo stavolta contrastato dai cannoni del IV Corpo d'armata, mentre il tiro di quelli del XXVII, a causa dell'interruzione dei collegamenti dovuta allo spezzarsi dei cavi elettrici sotto il tiro delle granate (nessuna linea telefonica era stata interrata o protetta in alcun modo, e alcune posizioni non erano neanche collegate)<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 162, 170 e 171</ref> risultò caotico, impreciso e frammentario. Nel frattempo i fanti di von Below, protetti dalla nebbia, si avvicinarono notevolmente alle posizioni italiane, e alle 8:00, senza neanche aspettare la fine dei bombardamenti, andarono all'assalto delle trincee italiane, salvo sul [[Passo della Moistrocca]] e sul monte Vrata dove, a causa della bufera di neve che vi imperversava, l'attacco venne rimandato di un'ora e mezza.
 
Metà della 3ª Edelweiss si scontrò con gli [[alpini]] del gruppo Rombon che la respinsero, mentre l'altra metà, assieme alla 22ª Schützen, riuscì a superare gli ostacoli nel punto dove era stato lanciato il gas sconosciuto, ma vennero fermate dopo circa 5 [[chilometro|km]] dall'estrema linea difensiva italiana posta a protezione di Saga, dove stazionava la 50ª Divisione del generale Giovanni Arrighi. Alle 18:00 questi, per non vedersi tagliata la via della ritirata, evacuò Saga ripiegando sulla linea monte Guarda - monte Prvi Hum - monte Stol, lasciando sguarnito anche il ponte di [[Tarnova]] da dove avrebbero potuto ritirarsi le truppe che verranno accerchiate sul [[monte Nero (Alpi Giulie)|monte Nero]]. Di tutto questo Arrighi informerà Cavaciocchi solo alle 22:00. Nella mattina intanto non ebbero successo la 55ª e la 50ª Divisione austro-ungarica, arrestate fra l'Isonzo e il monte Sleme.<br />
Non riuscirono invece a tenere le posizioni la 46ª Divisione italiana e la brigata ''Alessandria'' poste all'immediata sinistra della 50ª Divisione austro-ungarica, e ne approfittò un battaglione [[bosnia]]co che subito diresse per [[Gabria]].
 
L'avanzata decisiva che provocò il crollo delle difese italiane fu effettuata dalla [[12. Division (Deutsches Heer)|12ª divisione slesiana]] del generale [[Arnold Lequis]] che progredì in poche ore lungo la valle dell'Isonzo praticamente senza essere vista dalle posizioni italiane in quota sulle montagne, sbaragliando durante la marcia lungo le due sponde del fiume una serie di reparti italiani colti completamente di sorpresa. L'avanzata dei tedeschi ebbe inizio a [[San Daniele del Carso]], dove cinque battaglioni della 12ª slesiana ebbero facilmente la meglio sui reparti italiani scossi dal bombardamento, e subito cominciò la loro progressione in profondità: alle 10:30 si trovavano a Idresca d'Isonzo dove incontrarono un'inaspettata ma debole resistenza, cinque ore dopo fu raggiunta Caporetto, alle 18:00 [[Staro Selo]] e alle 22:30 [[Robič]] e Creda<ref>La marcia della 12ª slesiana fu lunga 27 km e fruttò circa 12.000 prigionieri, quasi tutti addetti ai servizi di retrovia. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 164</ref>.
 
Nel frattempo, più a sud, l'[[Alpenkorps]] diventò padrone alle 17:30 del monte Podclabuz/Na Gradu-Klabuk<ref>Questo monte era difeso dal 3º battaglione del 75º Reggimento della brigata "Napoli". I soldati tedeschi attaccarono da varie direzioni la cima del monte, distraendo gli avversari che non si accorsero di un gruppo di soldati che, al comando del tenente [[Ferdinand Schörner]], stava scalando il monte proprio dietro le loro posizioni. Quando gli italiani scoprirono lo stratagemma era ormai tardi e, sebbene abbiano offerto un'aspra resistenza, dopo combattimenti corpo a corpo tutte le trincee del monte caddero in mano all'Alpenkorps. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 172</ref>, mentre del massiccio dello Jeza si occupò la 200ª Divisione, che conquistò la vetta alle 18:00 dopo aspri scontri con gli italiani, terminati del tutto solo a mezzanotte. I tre battaglioni del X Gruppo alpini, aiutati anche dal tiro efficace dell'artiglieria italiana, resistettero fino alle 16:00 agli undici battaglioni della 1ª Divisione austro-ungarica, ma alla fine dovettero arrendersi e cedere il monte Krad Vhr. Nell'alta Bainsizza, dove fu combattuta una guerra con i metodi "antiquati" (cioè non applicando le novità tattiche introdotte dai tedeschi), il Gruppo Kosak non ottenne alcun risultato, e la situazione andò quasi subito in stallo.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1970-073-25, Isonzo-Schlacht, Trainkolonne am Moistroka-Pass.jpg|thumb|left|Colonna di rifornimenti austro-tedesca al [[passo della Moistrocca]] ]]
 
Durante il primo giorno di battaglia gli italiani persero all'incirca, tra morti e feriti, 40.000 soldati e altrettanti si ritrovarono intrappolati sul monte Nero, mentre i loro avversari 6.000 o 7.000<ref>I dati sono incerti. Delle 40.000 perdite italiane, 35.000 circa furono prigionieri: 4.000 catturati dalla 22ª Schützen, 700 dalla 55ª, 7.000 dalla 50ª, 12.000 dalla 12ª slesiana, 4.000 dall'Alpenkorps, alcune migliaia dalla 20ª e 4.600 dalla 1ª. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 165-166</ref>. Nella mattina del 25 ottobre [[Alfred Krauß]] lanciò l'attacco contro la 50ª Divisione ritiratasi il giorno precedente attorno al monte Stol. Esauste e con poche munizioni, le truppe italiane cominciarono a cedere alle 12:30 asserragliandosi sullo Stol, e qui il generale Arrighi ordinò loro di ritirarsi, ma improvvisamente giunse la notizia dalla 34ª Divisione di Luigi Basso che il comando del IV Corpo d'armata aveva vietato ogni forma di ripiegamento da lui non espressamente autorizzato.
 
I fanti della 50ª ritornarono quindi sui loro passi ma nel frattempo la 22ª Schützen aveva preso possesso della cima dello Stol, da dove respinsero ogni attacco dei fanti italiani, che ricevettero l'ordine definitivo di ritirata da Cavaciocchi alle ore 21:00. Tra Caporetto e Tolmino nel frattempo la brigata "Arno", arrivata in zona tre giorni prima, stava difendendo il [[monte Colovrat]] e le creste circostanti quando contro di loro mosse il battaglione da montagna del Württemberg, assegnato di rinforzo all'Alpenkorps; il tenente [[Erwin Rommel]] guidava uno dei tre distaccamenti in cui era stato diviso il suo battaglione. Insieme a 500 uomini, il futuro [[feldmaresciallo]] cominciò a scalare le pendici del Colovrat catturando in silenzio centinaia di italiani presi alla sprovvista, mentre per errore la Arno, anziché contro il monte Piatto, venne lanciata verso il Na Gradu-Klabuk, già dal giorno prima saldamente in mano all'Alpenkorps che dovette sostenere gli assalti italiani fino a sera. Tornando a Rommel, i suoi uomini conquistarono senza troppe fatiche il monte Nagnoj, dove presero posizione i cannoni tedeschi che cominceranno a prendere di mira il monte Cucco di Luico, aggirato da Rommel per non perdere tempo e preso nel pomeriggio da truppe dell'Alpenkorps congiunte a elementi della 26ª Divisione tedesca<ref>Nella manovra di aggiramento Rommel incontrò e tese un'imboscata a un gruppo di bersaglieri facendo 2.050 prigionieri, quindi proseguì lungo la strada Luico-[[San Pietro al Natisone]] raggiungendo la prima località alle 15:30. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 191-192</ref>.
 
[[File:GefangeneCividale.jpg|thumb|Prigionieri italiani a [[Cividale del Friuli|Cividale]] ]]
 
Una volta distrutta la brigata Arno, Rommel puntò contro il [[Matajur (montagna)|Matajur]] dove stazionava la brigata "Salerno" del generale Zoppi, inquadrata nella 62ª Divisione del generale Giuseppe Viora, rimasto ferito e quindi sostituito proprio da Zoppi, che lasciò il suo posto al [[colonnello]] Antonicelli. All'alba del 26 ottobre ad Antonicelli giunse l'ordine da un tenente di abbandonare la posizione entro la mattina del 27. Sorpreso per una ritirata ordinata ben un giorno prima, il nuovo capo della Salerno chiese informazioni al portaordini il quale disse che probabilmente si trattava di un errore del comando di divisione, ma Antonicelli volle essere sicuro e obbligò il tenente a ritornare con l'ordine corretto, ma quando questo arrivò a destinazione Rommel nel frattempo aveva circondato il Matajur<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 193-194</ref>. Dopo duri scontri, la Salerno si arrese e Rommel chiuse la giornata dopo aver avuto solo sei morti e trenta feriti a fronte dei 9.150 soldati e 81 cannoni italiani catturati<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 195</ref>.
 
=== Dall'Isonzo al Tagliamento ===
[[File:Ritirata-caporetto.svg|thumb|La ritirata delle armate italiane verso il [[Tagliamento]] dopo lo sfondamento di [[Caporetto]]<ref>Il "Gruppo Boroevic" rappresenterebbe il Gruppo Kosak che organicamente dipendeva dal generale Boroevic ([[Svetozar Borojević von Bojna]]) che era il comandante supremo delle forze austro-ungariche schierate sul basso Isonzo</ref> ]]
 
[[File:Italiani prigionieri - Italienische-Armee Gefangene.jpg|thumb|Prigionieri italiani nella [[Piazza Libertà (Udine)|Piazza Libertà]] di [[Udine]] ]]
 
{{vedi anche|battaglia di Cividale del Friuli|battaglia di Pozzuolo del Friuli|battaglia di Ragogna}}
A questo punto Otto von Below, anziché arrestare la sua offensiva, la prolungò in direzione del [[Torre (fiume)|fiume Torre]], Cividale del Friuli, Udine e la [[Carnia]]. Contrariamente alle previsioni del generale tedesco però, l'esercito italiano, anche se in preda al caos, non era in completo sfacelo, e oppose in alcuni punti una valida resistenza; inoltre la situazione delle artiglierie si era parzialmente livellata tra i due schieramenti, in quanto gli italiani le avevano perse nei primi giorni dell'offensiva, e gli austro-tedeschi non riuscirono a farle stare al passo della rapida avanzata delle loro fanterie.
 
A detta del Generale Caviglia, alla guida del XXIV Corpo d'armata, il successo di quel disordinato ma cruciale ripiegamento oltre l'Isonzo era nelle mani di alcune unità chiamate dalla riserva ad arginare la caduta. Così nelle sue memorie del 26 e del 27 ottobre: {{citazione|La situazione più pericolosa è quella della destra del XXIV Corpo (Brigata Venezia) a cavallo dell'Isonzo: dalla sua resistenza dipende la sicurezza di tutti i Corpi d'armata, più a Sud. La sera del 27, ritirai dalla sinistra dell'Isonzo sul Planina, tutta la Brigata Venezia, perché già il II corpo, che essa proteggeva, era tutto passato sulla destra dell'Isonzo. In presenza dei due reggimenti abbracciai il loro Comandante [[Raffaello Reghini]] […]<ref>Dalle memorie di Caviglia, in {{Cita|Cervone 1992|p. 84|Cervone1992}}</ref>}}
 
Cadorna, sin dalla mattina del 25 ottobre, passò al vaglio l'idea di ordinare una ritirata generale, e ne discusse nel pomeriggio stesso con Montuori, succeduto definitivamente a Capello a causa dei continui malori di quest'ultimo. Avendo constatato l'impossibilità di riprendere l'iniziativa, i due alti ufficiali diramarono l'ordine di ritirata nella serata, ma dopo poco tempo Cadorna ebbe un ripensamento e propose a Montuori di tentare una resistenza sulla linea monte Kuk - monte Vodice - [[Sella di Dol]] - [[Monte Santo di Gorizia|monte Santo]] - [[Ponte di Salcano|Salcano]]. Il nuovo capo della 2ª Armata fu in totale disaccordo con il suo superiore ma Cadorna pochi minuti dopo la mezzanotte fece sapere alle truppe di disporsi sulla difensiva nelle posizioni da lui indicate.
 
La maggioranza delle postazioni comunque non tennero e già il 27 ottobre il comandante supremo del Regio Esercito diede disposizioni alla 2ª e 3ª Armata di riparare dietro il [[Tagliamento]], mentre alla 4ª Armata, dalla quale dipendeva il XII Gruppo (poi [[12º Gruppo caccia]]), in linea sul [[Cadore]], disse di spostarsi sulla linea di difesa a oltranza del [[Piave]]. Senza troppi ostacoli davanti, i tedeschi occuparono Cividale del Friuli il 27 ottobre e Udine il giorno dopo (abbandonata in favore di [[Treviso]] da Cadorna) marciando su un ponte che non era stato fatto saltare dai genieri italiani<ref>Udine venne occupata dalla 200ª Divisione tedesca del LI Corpo d'armata ma nell'occasione il suo comandante, Albert von Berrer, si spinse incautamente e prematuramente in testa alle sue truppe in automobile, e venne ucciso dai soldati italiani. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 203</ref>, e misero in serio pericolo da nord-ovest la 3ª Armata, che era rimasta troppo a Oriente. I tedeschi comunque si accorsero qualche ora troppo tardi della possibilità di accerchiamento, e così, grazie anche all'inaspettata resistenza di alcune unità italiane, il duca d'Aosta e le sue truppe riuscirono a mettersi in salvo.
 
In generale la ritirata avvenne in una situazione caotica, caratterizzata da diserzioni e fughe che sfoceranno in alcune fucilazioni, mista a episodi di valore e disciplina durante i quali molti ufficiali inferiori, rimasti isolati dai comandi, acquisirono notevole esperienza di un nuovo modo di fare la guerra, ora più rapida. Un episodio tragico per i soldati italiani si verificò nei ponti vicino a [[Casarsa della Delizia]] il 30 ottobre, quando soldati tedeschi della 200ª Divisione piombarono sulle colonne di mezzi e uomini che intasavano le strade facendo 60.000 prigionieri e catturando 300 cannoni<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 211</ref>. Più difficile fu invece infrangere le posizioni italiane, sempre il 30 ottobre, a [[Mortegliano]], [[Pozzuolo del Friuli]], [[Basiliano (Italia)|Basiliano]] e alla frazione di [[Galleriano]] (in quest'ultima località per l'inaspettata resistenza durata un giorno e mezzo della Brigata Venezia del colonnello [[Raffaello Reghini]]<ref>{{cita web|url=http://www.frontedelpiave.info/public/modules/Fronte_del_Piave_article/Fronte_del_Piave_view_article.php?id_a=449&app_l2=397&app_l3=449&sito=Fronte-del-Piave&titolo=Brigata-Venezia|titolo=Brigata Venezia|accesso=22 giugno 2011}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.cimeetrincee.it/venezia.pdf|titolo=Brigata Venezia (83º e 84º Fanteria)|accesso=22 giugno 2011}}</ref>), che consentirono il ripiegamento in corso.
 
L'ultimo episodio di resistenza italiana sul Tagliamento ebbe inizio, anch'esso, il 30 ottobre presso il comune di [[Ragogna]]: gli austro-ungarici, temporaneamente bloccati dal fuoco avversario, non riuscirono a impadronirsi dell'importante ponte di [[Pinzano al Tagliamento]], ma si riscattarono il 3 novembre quando attraversarono il ponte di [[Cornino]] (una [[Frazione geografica|frazione]] di [[Forgaria nel Friuli]]) poco più a nord, rimasto solamente danneggiato, e non distrutto del tutto, dalle cariche esplosive dei genieri italiani.
 
=== La situazione politica italiana ===
[[File:VEOrlando.jpg|thumb|upright|[[Vittorio Emanuele Orlando]], nominato [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|Presidente del Consiglio dei ministri]] in seguito agli avvenimento di Caporetto]]
 
Mentre avveniva tutto questo, a [[Roma]] il 30 ottobre il re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] nominò [[Vittorio Emanuele Orlando]] [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|Presidente del consiglio dei ministri]]: si giunse così alla formazione del [[Governo Orlando]]. Lasciato al suo posto [[Sidney Sonnino]] ([[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli Esteri]]), Orlando avocò a sé le prerogative di [[Ministri dell'Interno del Regno d'Italia|Ministro dell'interno]] e sostituì il [[Ministri della guerra del Regno d'Italia|Ministro della Guerra]] [[Gaetano Giardino]] con [[Vittorio Alfieri (politico)|Vittorio Alfieri]]. La sera stessa il nuovo [[Primo ministro]] telegrafò a Cadorna per esprimergli il suo appoggio, ma in realtà, fin dal 28 ottobre, egli aveva discusso con il Re e con Giardino di una sua possibile rimozione dall'incarico a favore di [[Armando Diaz]], allora capo del XXIII Corpo d'armata della 3ª Armata<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 224</ref>.
 
All'oscuro di tutto questo, Cadorna nella mattina del 30 ottobre ricevette a Treviso il generale francese [[Ferdinand Foch]] per metterlo al corrente degli avvenimenti, e lo stesso fece il giorno seguente con il capo di Stato Maggiore Imperiale [[Regno Unito|inglese]] [[William Robertson]]. I due generali [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati]] partirono qualche giorno dopo per partecipare alla [[conferenza di Rapallo]] insieme al ''[[Primo ministro del Regno Unito|premier]]'' inglese [[David Lloyd George]], il Primo ministro francese [[Paul Painlevé]], Sonnino, Orlando e il sottocapo di Stato Maggiore italiano [[Carlo Porro]] (al posto di Cadorna). L'argomento di discussione era l'invio di consistenti aiuti al Regio Esercito per far fronte alla minaccia austro-tedesca, ma i capi Alleati furono prudenti e concessero solo sei divisioni<ref>Benché non abbiano partecipato ai combattimenti sul [[Tagliamento]] o alla ritirata fino al [[Piave]], queste truppe presero il posto di cinque divisioni della 3ª Armata italiana (che poterono così ritornare a fronteggiare gli austro-tedeschi) nella zona di [[Brescia]], [[Bassano del Grappa]] e [[Vicenza]], lì spostate da Cadorna per timore di un attacco verso l'[[altopiano dei Sette Comuni]]. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 225</ref>.
 
Il 6 novembre si tenne una nuova riunione durante la quale venne chiesto al generale Porro quante divisioni avessero impiegato i tedeschi nelle operazioni, e questo rispose, attenendosi a quanto impartito da Cadorna, indicando in circa una ventina il loro numero<ref>Per alcuni disse esattamente "venti", per altri "da ventuno a ventiquattro". Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 226</ref>. Vista l'incredula reazione dei capi Alleati (i cui servizi d'informazione stimavano correttamente che i tedeschi avevano impiegato solo sette divisioni<ref name=silvestri226>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 226</ref>), e sfruttando la decisione di riunirsi nuovamente a [[Reggia di Versailles|Versailles]], Orlando capì che era venuto il momento di sostituire Cadorna, e lo fece in maniera "diplomaticamente" abile: mentre Diaz lo avrebbe sostituito, lui sarebbe dovuto andare a presiedere tale conferenza, cosicché non sarebbe uscito del tutto dalla scena politico-militare del suo Paese<ref name=silvestri226/>.
 
L'onorevole [[Eugenio Chiesa]], per la sua grande autorità e dirittura morale, fu nominato Commissario Generale per il [[Corpo Aeronautico]] nel governo Orlando, dal 1º novembre [[1917]] al 14 dicembre [[1918]]<ref>Francesco Bartolotta, ''Parlamenti e governi d'Italia. Vol. II'', Vito Bianco Editore, Roma, 1971, pag. 140-143</ref>. Non accettò l'incarico di ''ministro'' ma quello di ''Commissario Generale d'Aeronautica'', all'interno del Ministero per le Armi e Munizioni per non giurare fedeltà al re.<ref>Giacomo Properzj ''Breve storia della grande Guerra'' Mursia</ref>
Tale Commissariato aveva il compito di coordinare e presiedere alla mobilitazione industriale ed alla produzione di aeroplani e motori.<ref>I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, AM Ufficio Storico - Roberto Gentili e Paolo Varriale, 1999 pag. 23</ref>
 
=== La ritirata del Regio Esercito fino al fiume Piave ===
{{vedi anche|battaglia di Longarone}}
[[File:Prime trincee Piave.jpg|thumb|Una delle prime trincee scavate nell'argine destro del [[Piave]] nell'ottobre - novembre [[1917]] ]]
 
Cadorna, venuto a sapere della caduta di Cornino il 2 novembre e di [[Codroipo]] il 4, ordinò all'intero esercito di ripiegare sul fiume Piave, sul quale nel frattempo si erano fatti significativi passi avanti nell'impostazione di una linea difensiva proprio grazie agli episodi di resistenza sul Tagliamento.
 
A questo punto von Below aveva fretta, sia per il timore di ritornare a una guerra di posizione, sia perché era cosciente che i francesi e gli inglesi avrebbero inviato aiuti militari. I suoi generali sfruttarono tutte le occasioni possibili per accerchiare le truppe italiane in ritirata: a [[Longarone]] il 9 novembre furono catturati 10.000 uomini e 94 cannoni appartenenti alla 4ª Armata del generale [[Mario Nicolis di Robilant]], e in un'altra occasione la 33ª e 63ª Divisione italiana consegnarono, dopo aver tentato di uscire dall'accerchiamento, 20.000 uomini.
 
In pianura però gli austro-tedeschi non ebbero analogo successo e molte unità italiane si riorganizzarono per raggiungere il Piave, l'ultima delle quali vi si posizionò il 12 novembre. Dall'inizio delle operazioni il 24 ottobre all'8 novembre i bollettini di guerra tedeschi avevano contato un bottino di 250.000 prigionieri e 2.300 cannoni<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 229</ref>.
 
== Le cause della sconfitta italiana ==
{{vedi anche|battaglia di Caporetto (storiografia)}}
Le cause della sconfitta italiana a Caporetto sono già desumibili dal testo, ma in questo paragrafo si fa un breve riassunto, integrato da un altrettanto sommario accenno ai fatti, con l'intento di focalizzare l'attenzione sui due motivi principali che portarono il Regio Esercito a ritirarsi fino al Piave: l'inettitudine dei vertici militari e il mancato uso dell'artiglieria.
 
=== Gli errori degli alti ufficiali ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-R33718, Isonzo-Schlacht, Truppen der Mittelmächte.jpg|thumb|upright|Soldati austro-tedeschi durante una pausa nella [[Frazione geografica|frazione]] di [[Santa Lucia d'Isonzo]] ]]
 
Al di là dalle responsabilità di singole piccole e medie unità, le colpe maggiori di ordine strategico e tattico non possono che essere attribuite in ordine al comando supremo (Cadorna), al comando d'armata interessato (Capello), e ai tre comandanti dei corpi d'armata coinvolti (Cavaciocchi, Badoglio e Bongiovanni)<ref name=Rochat188>[[#Rochat1978|Rochat 1978]], p. 188</ref>.
 
Sul piano generale, Cadorna ha la colpa di non aver sviluppato una dottrina militare meglio aderente alle necessità della guerra di posizione, con una propensione all'evitare le riunioni congiunte con i comandi d'armata<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 109-110</ref>. Sul piano riguardante la battaglia di Caporetto invece, egli aveva disposto con un ordine del 18 settembre, a seguito di informazioni più o meno attendibili sulle intenzioni nemiche e sul fallito colpo di stato in Russia di Kornilov, che le sue armate sull'Isonzo si apprestassero in una disposizione difensiva nelle migliori condizioni possibili.
 
Luigi Capello, avendo una visione più offensiva, credeva che in caso d'attacco occorresse lanciare subito un'energica controffensiva, non solo a fini tattici, come raccomandava Cadorna, ma anche a fini strategici. Eseguì quindi solo parzialmente e in ritardo gli arretramenti del grosso delle truppe e delle artiglierie pesanti sulla destra dell'Isonzo, richiesti dal suo superiore<ref name=gg/>. Bisogna però osservare che tutte le disposizioni date da Capello furono trasmesse, per conoscenza, anche al comando supremo e che Cadorna non ebbe nulla da obiettare. A questo si aggiunge il fatto che Capello, già costretto a letto da una [[Pielonefrite|nefrite]] agli inizi di ottobre, nei giorni antecedenti l'attacco nemico dovette ricoverarsi in ospedale, lasciando il comando interinale della 2ª Armata al generale Luca Montuori, riprendendolo solo alle 22:30 del 22 ottobre.
 
Il cambio al comando generò confusione in particolare lungo la linea di congiunzione tra il XXVII e il IV Corpo d'armata, i cui reparti furono continuamente spostati. Lo stesso Cadorna si allontanò per 15 giorni, poco convinto che il nemico avrebbe effettivamente sviluppato un'offensiva di vasta portata, rientrando al comando generale di Udine solo il 19 ottobre, dove si trovava ancora nella sera del 24, convinto che l'azione nemica a Tolmino fosse solo un diversivo per sviare l'attenzione dalla vera offensiva che sarebbe partita più a sud, complice anche il caos e la mancanza di collegamenti che regnava al fronte<ref>La sera del 27 ottobre, dopo aver raggiunto [[Treviso]], Cadorna emise il bollettino di guerra con il quale imputava la sconfitta alla "mancata resistenza di reparti della 2ª Armata, vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico". Così facendo egli addossava alla truppa la responsabilità della rotta di Caporetto e non invece a manchevolezze ed errori del suo Comando. Vedere {{cita web|url=http://www.lagrandeguerra.net/ggcaporettoriflettere.html|titolo=Novant'anni fa la battaglia di Caporetto - ottobre 1917. Un'occasione per riflettere|accesso= 4 marzo 2010}}</ref>.
 
Cavaciocchi, comandante del IV Corpo d'armata, non godeva della stima di Cadorna per le sue scarse qualità di comandante, e non era molto presente tra i suoi uomini; giudicò le sue linee forti e migliorate, ma sarebbero state sfondate in tre ore, complice anche il fatto che durante la notte i soldati di von Below strisciarono vicino alle sue posizioni senza essere visti<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 129-130</ref>. Egli ammassò le sue truppe attorno al [[monte Nero (Alpi Giulie)|monte Nero]] anche a battaglia in corso, trovandosi all'improvviso senza riserve. Cavaciocchi cadde in questo errore anche "grazie" ai comandanti delle sue divisioni: Farisoglio (43ª Divisione) credette di essere attaccato da un numero di forze enormemente superiore a quello reale<ref>In seguito Farisoglio si recherà, causa incomprensioni via telefono con il capo di Stato Maggiore di Cavaciocchi, Boccacci, a [[Kred]] per capire se era necessario ordinare la ritirata, ma venne catturato dai tedeschi, primo tra i generali e primo tra la sua divisione (in cui militarono anche gli scrittori [[Carlo Emilio Gadda]] e [[Piero Pieri]]) che continuerà a combattere fino all'esaurimento delle munizioni. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 167</ref>; Amadei (a capo della 46ª Divisione), nonostante disponesse di truppe sufficienti, alle 10:00 chiese rinforzi che intasarono i ponti di Caporetto e Idresca d'Isonzo, per poi ordinare la ritirata quattro ore dopo; anche il generale al comando della 50ª Divisione, Arrighi, fece richiesta per ricevere rinforzi, ma poco dopo fece "dietrofront" giudicando di riuscire a gestire la situazione con le truppe disponibili. In seguito, raggiunto da voci riguardanti uno sfondamento austriaco vicino alle sue posizioni, per evitare di essere accerchiato fece ritirare i suoi uomini dietro la stretta di [[Saga (Plezzo)|Saga]], perdendo gran parte delle artiglierie e abbandonando anche [[Tarnova]].
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1972-098-11, Isonzo-Schlacht, Trainkolonne.jpg|thumb|left|Colonna di rifornimenti tedesca a [[Santa Lucia d'Isonzo]] ]]
 
Il XXVII Corpo d'armata era invece guidato da Badoglio, anche lui sicurissimo della preparazione delle sue truppe. Fu proprio da lui che partì l'errore tattico più sconcertante compiuto sul suo fianco sinistro, ovvero sulla riva destra dell'Isonzo, tra la testa di ponte austriaca davanti a Tolmino e Caporetto: questa linea, lunga pochi chilometri, costituiva il confine tra la zona di competenza del suo reparto e quello di Cavaciocchi (riva sinistra) e, nonostante tutte le informazioni indicassero proprio in questa linea la direttrice dell'attacco nemico, la riva destra fu lasciata praticamente sguarnita con piccoli reparti a presidiarla mentre il grosso della 19ª Divisione e della brigata "[[Napoli]]" era arroccato sui monti sovrastanti. Probabilmente in una giornata di tempo sereno (con buona visibilità) la posizione in quota avrebbe consentito alla 19ª Divisione di dominare tutta la riva destra rendendo il corridoio impercorribile ma, al contrario, il 24 in presenza di nebbia fitta e pioggia, le truppe italiane non si accorsero minimamente del passaggio dei tedeschi a fondovalle che catturarono senza combattere le scarsissime unità italiane lì presenti<ref>Anche se non c'è assoluto accordo tra gli storici, alcuni sostengono che Badoglio avesse volontariamente lasciato sguarnito quel tratto di fronte per far cadere il nemico nella cosiddetta '''''trappola di [[Volzana]]''''', attirandolo all'interno per colpirlo all'improvviso con l'artiglieria (che invece venne quasi totalmente catturata) e accerchiarlo con la fanteria. Vedere {{cita web|url= http://www.lagrandeguerra.net/ggtrappola.html|titolo= La trappola di Badoglio|accesso= 4 marzo 2010}}</ref>. In quota comunque, la 19ª Divisione resistette tenacemente per un giorno bloccando varie volte gli attacchi delle truppe nemiche, ma alla fine fu costretta ad arrendersi, e il suo comandante, generale Villani, si suicidò<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], pp. 168-169 e 171</ref>.
 
Bongiovanni, capo del VII Corpo d'armata posto alle spalle del IV e del XXVII e anche lui fiducioso di tener testa al nemico, avrebbe dovuto sorreggere le difese avanzate, presidiare in seconda linea il [[Monte Colovrat|Colovrat]] e il [[Matajur (montagna)|Matajur]], e condurre controffensive al momento più opportuno<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 137</ref>. Nei fatti però lo sfondamento a nord del IV Corpo d'armata, e l'arrivo da sud dei tedeschi a Caporetto, rese nulla la sua efficacia.
 
=== Uso improprio dell'artiglieria ===
[[File:Italienische Beutegeschütze 1917.jpg|thumb|Cannoni italiani catturati dagli austro-tedeschi durante l'avanzata]]
 
L'artiglieria italiana, sebbene numerosa e ben rifornita<ref>Nel 1917 la produzione nazionale si aggirava sui 60.000-70.000 proiettili al giorno. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 145</ref>, non aveva ricevuto un addestramento sufficiente, e nessuna differenza si faceva sul suo uso offensivo e difensivo, infatti si chiedeva semplicemente di disporre i cannoni il più avanti possibile per aumentarne la [[gittata]] utile. Cadorna comunque, quando il 18 settembre 1917 ordinò ai suoi generali di predisporre le linee di difesa, disse anche di arretrare in posizioni sicure le artiglierie, ma il 10 ottobre cambiò idea e ordinò a Capello di lasciare i piccoli calibri nelle trincee e i medi sulla [[Altopiano della Bainsizza|Bainsizza]], alterando di fatto in misura irrilevante lo schieramento complessivo. È da aggiungere anche che molti artiglieri non erano provvisti di fucili, e non si era pensato a delle fanterie da porre a protezione delle batterie di cannoni<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 151</ref>.
 
L'attacco delle formazioni nemiche cominciò intorno alle ore 8:00 con uno sfondamento immediato sull'ala sinistra del XXVII Corpo d'armata, occupato dalla 19ª Divisione, e sull'ala destra del IV Corpo d'armata tra Tolmino e Caporetto. Le artiglierie italiane del XXVII Corpo d'armata non risposero, per ordine esplicito, al tiro di preparazione nemico. Poi, alle 6:00, quando cominciò il tiro di distruzione, la risposta fu del tutto inefficace. La debole e intempestiva risposta delle artiglierie italiane sul fronte del XXVII Corpo d'armata è una delle ragioni accertate dello sfondamento, ma il motivo per cui ciò avvenne è tutt'oggi fonte di disquisizioni. Tra le cause ipotizzate, vi sono:
* Ignoranza dei comandi italiani sull'uso difensivo delle artiglierie, in particolare nella fase di risposta al fuoco nemico. L'avere ordinato più o meno esplicitamente di non rispondere al tiro avversario (ore 2:00 - 6:00 del 24 ottobre) fu un grave errore anche se a parziale discapito dei protagonisti è utile osservare che fino ad allora questa era la regola di utilizzo delle artiglierie nell'esercito italiano. Secondo le direttive di Cadorna le artiglierie medie e pesanti avrebbero dovuto effettuare un tiro efficace sulle batterie nemiche e sui punti di raccolta delle fanterie dall'inizio del bombardamento nemico. Capello interpretò, in sintonia o meno con il volere di Cadorna, per "inizio del tiro nemico" l'inizio del tiro di distruzione, quello cioè che cominciò alle ore 6:00;
* Le condizioni meteo avverse (nebbia, pioggia battente al mattino del 24 a valle e nevicate in quota) impedirono alle prime e alle seconde linee italiane di scorgere in tempo l'avanzata delle fanterie nemiche e di conseguenza di ordinare il tiro controffensivo con i piccoli e medi calibri, mortai e bombarde divisionali. Bisogna osservare che i tedeschi agirono esplicitamente con l'intento di fare meno rumore possibile e in effetti la maggior parte dei soldati italiani di prima linea vennero catturati senza sparare. Le testimonianze dei comandanti di batteria divisionali riportano che il tiro automatico di sbarramento (senza ordine esplicito) non fu effettuato in quanto non si udirono scariche di fucilerie o mitraglia dalle prime linee, che in effetti cedettero immediatamente quasi senza combattere;
* Il tiro di preparazione, ma più ancora quello di distruzione (ore 6:00) nemico fece saltare i collegamenti telefonici tra i reparti combattenti e i comandi. Lo stesso Badoglio riferì che fino a quell'ora erano ancora in funzione alcune linee telefoniche, mentre alle 8:00 era completamente isolato nel suo comando. Nel contempo le pessime condizioni meteo impedirono l'uso dei segnali ottici e acustici per la comunicazione. Fu necessario ricorrere ''in extremis'' alle staffette, con tutti i ritardi implicati. Per risolvere questi problemi, il nemico comunicò più efficacemente mediante razzi luminosi<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 171</ref>. Badoglio aveva disposto alle sue artiglierie che l'inizio del tiro controffensivo sarebbe dovuto cominciare solo dietro suo ordine esplicito, ma al momento giusto, causa mancanza totale di comunicazioni, non fu in grado di darlo<ref name=gg/>. Tra l'altro Badoglio, individuato dalle artiglierie nemiche, spostò varie volte il suo comando trasmettendo ogni volta la sua nuova posizione, e così gli operatori tedeschi addetti alle intercettazioni telefoniche furono in grado di passare sempre le giuste coordinate da colpire all'artiglieria, che impedì così al capo del XXVII Corpo d'armata italiano di prendere stabilmente contatto con i suoi uomini<ref>Durante questi spostamenti l'auto dove viaggiava Badoglio fu anche colpita da un proiettile, ma miracolosamente si salvarono tutti gli occupanti. Vedere [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 169</ref>.
 
== Conseguenze ==
=== L'esodo dei civili friulani e veneti ===
Una tragedia nella tragedia fu quella dei profughi civili, la cui vicenda è stata di recente studiata (anche se solo con fonte di parte italiana<ref>Vedi, tra gli altri, [[#Ceschin2006|Ceschin 2006]]</ref>). Durante la ritirata, oltre un milione di persone delle province di [[Provincia di Udine|Udine]], [[Provincia di Treviso|Treviso]], [[Provincia di Belluno|Belluno]], [[Provincia di Venezia|Venezia]] e [[Provincia di Vicenza|Vicenza]] furono costrette ad abbandonare le loro case riversandosi nelle strade che conducevano alla [[pianura padana]]<ref name=gg/>, spaventati dalla propaganda ufficiale che gridava ai "turchi alle porte". Nonostante ciò il trasferimento di questa gente non fu programmato e aiutato<ref name=pavan>[[#Pavan2004|Pavan 2004]], p. 96</ref> (anzi, i comandi militari imposero di dare priorità alle truppe e ai mezzi militari, con requisizioni di mezzi civili e divieto di uso delle strade principali). Molti perirono durante la fuga, ad esempio a causa della piena dei fiumi che si trovarono ad attraversare lungo strade secondarie, e solo 270.000 riuscirono a porsi in salvo<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 205</ref>; gli altri ne furono impediti o dalla distruzione dei ponti o dal fatto che vennero semplicemente intercettati dagli austro-tedeschi.
 
Ci furono rappresaglie, tra le più tristemente famose i 20 presunti collaborazionisti catturati a [[Cervignano del Friuli]] e impiccati al campanile.
 
L'esercito austro-ungarico mise in atto un efferato e sistematico saccheggio delle terre friulane, ma qualche civile seppe reagire e si organizzò in bande armate con lo scopo di sabotare e disturbare le truppe d'occupazione, dando vita così alle prime formazioni [[Partigiano|partigiane]] italiane<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 207</ref>. I profughi vennero sistemati un po' in tutta Italia in maniera inadatta, causando loro notevoli disagi. Essendo sussidiati venivano accusati di essere un peso e di rubare il lavoro ai locali. Particolarmente difficile fu la situazione di chi venne inviato al sud<ref name="pavan" />. Ci furono molti casi di tensione per la mancata assegnazione di case a questi profughi, costretti a vivere in condizioni sanitarie e ambientali estreme.
 
===Le terre occupate===
Benché nelle terre [[Friuli-Venezia Giulia|friulane]] l'occupazione si sia protratta per un periodo più breve rispetto ad altri paesi, i tassi di mortalità e di morbilità tra la popolazione furono molto elevati. Le inchieste dell'immediato dopoguerra, gli studi e le testimonianze raccolte negli ultimi decenni hanno ricostruito le privazioni inflitte ai civili dagli occupanti austro-tedeschi: le requisizioni si configurarono come veri e propri saccheggi che privarono gli abitanti di tutto il necessario alla sopravvivenza, le industrie e le filande furono smantellate, la macellazione degli animali proibita.
Gran parte delle risorse locali fu destinata al rifornimento delle truppe d'occupazione o inviata nelle diverse regioni della [[Monarchia asburgica|monarchia]] e in [[Impero tedesco|Germania]]. Nell'ultimo anno di guerra da Veneto e Friuli partirono 5.529 vagoni colmi di materie prime, derrate alimentari, macchinari, attrezzature.<ref>C. Horvath-Mayerhofer, (1985), L'amministrazione militare austro-ungarica nei territori italiani occupati
1917-1918, Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Comitato di Udine, Udine 1985, pp. 59-71</ref>
 
Nella primavera del 1918 (secondo i dati ufficiali) la disponibilità pro capite di farina si ridusse a 100 grammi; in alcuni comuni le razioni medie giornaliere calarono a 15-17 grammi.
A soffrire di più della carestia furono i bambini e gli anziani, come testimoniarono numerosi parroci e medici di fronte alla Commissione d'inchiesta.
Per i bambini e i vecchi – si legge nella relazione dedicata alle conseguenze dell'occupazione&nbsp;– non ci fu “alcun riguardo speciale, né nelle distribuzioni alimentari né nell'assistenza. Toccò alle donne provvedere alla sopravvivenza, nascondendo cibo e animali, spigolando, rubando.<ref>C. Pavan, (2004), L'ultimo anno della prima guerra. Il 1918 nel racconto dei friulani e veneti. Servizi Culturali, Santa Lucia di Piave (Treviso) 2004, p. 14</ref>
 
Il raccolto del frumento nell'estate del 1918 attenuò solo temporaneamente le sofferenze della popolazione (a cui fu assegnato meno di un quarto del prodotto della mietitura) e già a partire dal mese di settembre l'incubo della carestia tornò ad
abbattersi sui territori occupati.
I casi di morte nel periodo dell'occupazione – secondo i calcoli di Giorgio Mortara sulla base dei dati forniti dalla Commissione furono 43.562, 26.756 in più rispetto alla media degli anni immediatamente precedenti al conflitto.
Se, infatti, nel periodo 1912-1914 la media annua della mortalità era stata del 17,12 per 1.000, nell'anno dell'occupazione si elevò al 44,9 per mille, un valore che superava di molto quello relativo alla mortalità riscontrata nel resto del paese nello stesso periodo (28 per mille).
Era indubbio, a parere della Commissione, che la causa più importante di una tale mortalità doveva essere attribuita all' “affamamento della popolazione” e valutava i decessi per denutrizione in 9.797, ma il dato secondo alcuni storici è incerto e incompleto.
 
Da parte Italiani gli appelli da parte dei comitati e delle associazioni dei profughi, le suppliche dei vescovi, le offerte di mediazione della [[Croce Rossa]], del [[Vaticano]] e della [[Svizzera]] perché si facessero pervenire gli aiuti nei territori occupati, si infransero contro l'opposizione del governo italiano.
L'invio di rifornimenti alimentari avrebbe potuto minare lo spirito di resistenza o si sarebbe risolto in un vantaggio per il nemico. Neppure la proposta di trasferire i bambini delle terre invase in Italia o in Svizzera, avanzata già nel dicembre 1917, trovò accoglienza presso il governo. Come affermò [[Sidney Sonnino]]: un tale provvedimento avrebbe offerto al nemico l'opportunità di disfarsi di “tante bocche inutili”.<ref>{{cita web|url=http://www.unive.it/media/allegato/dep/n13-14-2010/Ricerche/casi/1_Bianchi.pdf}}</ref>.
 
=== L'arrivo degli aiuti Alleati e la riorganizzazione del Regio Esercito ===
{{vedi anche|prima battaglia del Piave|Servizio P}}
[[File:Armando Diaz.jpg|thumb|upright|[[Armando Diaz]], nuovo [[capo di Stato Maggiore]] del [[Regio Esercito]] a partire dall'8 novembre 1917]]
 
Una volta assorbito lo shock conseguente alla ritirata da Caporetto, gli ambienti politici e militari italiani si adoperarono per riprendere in mano e stabilizzare la situazione, aiutati anche dagli anglo-francesi. Il generale [[Alfredo Dallolio]], Ministro delle Armi e Munizioni, comunicò di essere in grado di rimpiazzare tutte le munizioni perse entro il 14 novembre, e per dicembre sarebbero stati pronti anche 500 cannoni, a cui se ne aggiungeranno 800 Alleati<ref>[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 232</ref>. Il cambiamento più importante avvenne al vertice del Regio Esercito: Cadorna infatti ricevette l'avviso di esonero l'8 novembre, e il suo posto fu preso da [[Armando Diaz]], assistito da [[Gaetano Giardino]] e Badoglio in qualità di sottocapi di Stato Maggiore.
 
[[File:Rinforzi inglesi a Padova.jpg|thumb|upright|left|Rinforzi britannici su un ponte di [[Padova]] ]]
 
Le divisioni francesi inviate in aiuto aumentarono a sei e quelle inglesi a cinque entro l'8 dicembre 1917 e, sebbene non entrassero subito in azione, funsero da riserva permettendo al Regio Esercito di distogliere le proprie truppe da questo compito.
I tedeschi, assolto il proprio obiettivo di aiutare gli austriaci, trasferirono metà dei propri cannoni, la 5ª, 12ª e 26ª Divisione al [[fronte occidentale (prima guerra mondiale)|fronte occidentale]] nei primi di dicembre, mentre gli italiani si rinforzavano giorno dopo giorno.
 
Il primo segno di riscossa avvenne per merito della 4ª Armata del generale Mario Nicolis di Robilant, che, stanziata sul [[Cadore]], si era ritirata il 31 ottobre con l'ordine di organizzare la difesa del [[monte Grappa]] e di realizzare la saldatura tra le truppe dell'[[Altopiano di Asiago]] e quelle schierate lungo il fiume [[Piave]]. La nuova posizione da difendere a tutti i costi era di vitale importanza per l'intero esercito, dato che una sua caduta avrebbe trascinato con sé l'intero fronte<ref name=gg/>, e gli uomini di Robilant riuscirono a mantenere la posizione.
 
Dopo la ritirata al 20 novembre l'aviazione italiana disponeva per il [[Corpo Aeronautico]] di 59 squadriglie e 2 Sezioni dotate di 378 aerei (59 Caproni, 9 Farman, 5 Caudron, 59 [[SAML S.2]], 1 [[Savoia-Pomilio SP.2]], 55 S.P.3, 19 [[Savoia-Pomilio SP.4]], 28 [[Pomilio PC]], 6 [[SIA 7]]b, 31 Ni 11, 36 SPAD 140, 34 [[Hanriot HD.1]] e 36 vari) per 457 piloti, 284 osservatori e 152 mitraglieri oltre ai 119 piloti di Marina.<ref>I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, AM Ufficio Storico - Roberto Gentili e Paolo Varriale, 1999 pag. 24.</ref>
 
Dopo Caporetto cambiò l'atteggiamento dell'esercito italiano, dopo anni di dottrina offensivistica di Cadorna, Diaz seguì un rigida disciplina difensivistica, anche quando le perdite di uomini e materiali furono ripianate e l'esercito austro-ungarico iniziò a sfaldarsi<ref name=Rochat>[[#Rochat1978|Rochat 1978]], p. 191</ref>. L'intervento delle divisioni alleate e la concorrente crisi francese, con l'intervento statunitense, ridimensionarono le mire espansionistiche italiane verso l'Adriatico<ref name=Rochat/>.
 
== I luoghi della battaglia oggi ==
[[File:Caporetto - sacrario.jpg|thumb|Il [[Sacrario militare di Caporetto]] ]]
 
[[File:Kobariski muzej.jpg|thumb|Il museo della [[prima guerra mondiale]] a [[Caporetto]] ]]
 
Oggi quei luoghi vengono ogni anno visitati da migliaia di appassionati di storia e di montagna che vogliono imbattersi in strade militari, [[trincee]], [[Casamatta|casematte]], sacrari e [[Ossario monumentale|ossari]].
 
Sono numerosi i musei e le mostre dedicati alla [[Grande Guerra]], come quelli di [[Gorizia]], Asiago, [[Ragogna]] e [[San Martino del Carso]]<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/6;39;70|titolo=Musei e collezioni in Italia|accesso=9 marzo 2010|sito=grandeguerrafvg.org|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100111033520/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/6;39;70|dataarchivio=11 gennaio 2010}}</ref> in Italia e di [[Nova Gorica]], [[Tolmino]] e [[Caporetto]] in [[Slovenia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/6;39;71|titolo=Musei e collezioni in Slovenia|accesso=9 marzo 2010|sito=grandeguerrafvg.org|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100111152245/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/6;39;71|dataarchivio=11 gennaio 2010}}</ref>; quest'ultimo in particolare permette visite guidate sui luoghi dello sfondamento, e lungo le rive dell'[[Isonzo]], famose per le numerose battaglie che videro affrontarsi i due eserciti<ref>{{cita web|url=https://www.kobariski-muzej.si/servizio_di_guida/itinerario_storico_di_caporetto/|titolo=Itinerario storico di Caporetto - I ruderi del fronte isontino|accesso=20 novembre 2017|sito=kobariski-muzej.si/ita|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171201033338/https://www.kobariski-muzej.si/servizio_di_guida/itinerario_storico_di_caporetto/|dataarchivio=1 dicembre 2017|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Per quello che riguarda i [[Cimitero di guerra|cimiteri di guerra]], nelle vicinanze di Caporetto è presente il [[Sacrario militare di Caporetto]], inaugurato nel 1938, che ospita le spoglie di 7.014 soldati italiani (di cui 1.748 ignote)<ref>{{cita web|url=http://www.cimeetrincee.it/sacrari.htm#Sacrario%20di%20Caporetto|titolo=Sacrario di Caporetto|accesso=10 marzo 2010}}</ref>. Lo stesso anno è stato anche edificato dai tedeschi l'[[ossario di Tolmino]], contenente le spoglie di circa un migliaio di soldati morti nell'ottobre-novembre del 1917<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/7;64/detail/245|titolo=L'Ossario tedesco di Tolmino|accesso=10 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100104022521/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/7;64/detail/245|dataarchivio=4 gennaio 2010}}</ref>. Prima della loro chiusura e del trasferimento dei corpi nel [[Sacrario militare di Redipuglia]] (dove è sepolto anche l'ex comandante della 3ª Armata, [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta]]) e in altri siti austro-tedeschi, alcuni cimiteri erano ubicati a [[Prepotto]], [[Grimacco]], [[Stregna]], [[Drenchia]], [[Camina]] (dedicato alle brigate "Salerno", "Caltanissetta" ed "Emilia"<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/7;64/detail/244|titolo=Testimonianze di guerra in Val d'Isonzo - Edifici, cimiteri e monumenti tra Tolmino e Caporetto|accesso=10 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100104221907/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/7;64/detail/244|dataarchivio=4 gennaio 2010}}</ref>) e [[San Pietro al Natisone]]. Sono tuttora presenti invece i cimiteri austro-ungarici di [[Modrejce]], [[Loče]], e le [[Cappella|cappelle]] italiane di [[Gabria]], [[Ladra (Caporetto)|Ladra]] e [[Planica]].
 
Attorno alla zona di Caporetto è inoltre possibile partire per stupende escursioni nei vicini luoghi in cui si svolsero azioni di guerra, come [[Monte Nero (Alpi Giulie)|Monte Nero]], [[Monte Rombon]], [[Gran Monte]] e [[Monte Canin]], che videro i primi sanguinosi momenti dell'avanzata austro-tedesca verso il [[Tagliamento]], e poi verso il [[Piave]] dove gli italiani si asserragliarono nell'ultimo disperato tentativo di bloccare l'invasione nemica. Alcuni degli itinerari più interessanti sono:<ref>{{cita web|url=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/6;38|titolo=Itinerari|accesso=10 marzo 2010|sito=grandeguerrafvg.org|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100105140350/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/6;38|dataarchivio=5 gennaio 2010}} Più sotto, al paragrafo "Collegamenti esterni", è presente un link con altri percorsi.</ref>
* [[Cividale del Friuli]] - [[Caporetto]]
:itinerario automobilistico, lungo la [[valli del Natisone]], per vedere i resti delle vie di approvvigionamento italiane, ferrovie, strade, cartelli e strutture;
* Monte Purgessimo
:itinerario su un monte accessibile a tutti, situato tra le valli del Natisone e la [[pianura friulana]], alla scoperta dei luoghi in cui si consumò la [[Battaglia di Cividale del Friuli|battaglia di Cividale]] dove gli italiani cercarono di fermare l'avanzata austro-tedesca;
* Na Gradu-Klabuk
:dal [[rifugio Solarie]] situato sull'omonimo passo raggiungibile in automobile, dal paese di [[Azzida]] (comune di San Pietro al Natisone) e poi proseguendo verso la frazione di [[Crai (Drenchia)|Crai]] (Drenchia), si dipartono alcuni sentieri alla scoperta delle trincee del Colovrat e i resti del caposaldo italiano, nel museo all'aperto del monte Na Gradu-Klabuk;
* [[Monte Cum]] (''Hum'' in sloveno)
:dal paese di [[Rucchin]] (Grimacco), alla scoperta dei capisaldi della 2ª Armata italiana;
* [[Monte Matajur]]
:dal [[rifugio Guglielmo Pelizzo]], alla scoperta di una delle montagne più famose delle [[Alpi Giulie]], visitando trincee, baraccamenti e casematte.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
=== Testi di riferimento ===
<!-- Ordine alfabetico per cognome, grazie! -->
La bibliografia sull'argomento è vastissima, i titoli che seguono sono quindi solo una piccola incompleta parte della bibliografia.
* {{cita libro|cognome=Bencivenga |nome=Roberto |titolo=La sorpresa strategica di Caporetto |anno=1997 |editore=Gaspari Editore |città= Udine |isbn= 88-86338-20-1}}
* <cite id=Capello1967>{{cita libro|cognome=Capello |nome=Luigi |titolo=Caporetto, perché? La 2. armata e gli avvenimenti dell'ottobre 1917 |anno=1967 |editore=Giulio Einaudi |città= Torino |sbn= IT\ICCU\RML\0156265}}</cite>
* {{cita libro|cognome=Cavaciocchi |nome=Alberto |wkautore=Alberto Cavaciocchi |titolo=Un anno al comando del IV Corpo d'armata |anno= 2006 |editore=Gaspari Editore |città=Udine |isbn= 88-7541-051-8 }}
* {{cita libro | cognome=Cervone | nome=Pier Paolo | titolo=Enrico Caviglia, l'anti Badoglio | editore=Mursia | anno= 1992 |isbn= 88-425-2205-8|cid=Cervone1992 }}
* <cite id=Ceschin2006>{{cita libro|cognome=Ceschin |nome=Daniele |titolo=Gli esuli di Caporetto |anno= 2006 |editore=Laterza |isbn=88-420-7859-X }}</cite>
* {{cita libro|cognome=Del Bianco |nome=Giuseppe |titolo=La Guerra e il Friuli (4 voll.) |anno= 1937 |editore=Tipografia D. Del Bianco e Figlio |città=Udine |sbn=IT\ICCU\TSA\0059397 }}
* {{cita libro|cognome=Fadini |nome=Francesco |titolo=Caporetto dalla parte del vincitore :il generale Otto von Below e il suo diario inedito|anno= 1992 |editore=Mursia |isbn= 88-425-1156-0}}
* {{cita libro|cognome=Gatti |nome=Angelo |wkautore = Angelo Gatti (generale) |titolo=Caporetto |anno= 2007 |editore=Il Mulino |isbn=978-88-15-11857-8 }}
* <cite id=Izzo1935>{{cita libro|cognome=Izzo |nome=Attilio |titolo=Guerra chimica e difesa antigas |anno=1935 |editore=Hoepli |città=Milano |sbn=IT\ICCU\MIL\0459544}}</cite>
* {{cita libro|cognome=Mantini |nome=Marco |titolo=Da Tolmino a Caporetto lungo i percorsi della Grande Guerra tra Italia e Slovenia |anno= 2006 |editore=Gaspari Editore |città=Udine |isbn= 88-7541-062-3}}
* {{cita libro|cognome=Marco Mantini, [[Paolo Gaspari (storico)|Paolo Gaspari]] e Paolo Pozzato|titolo=Generali nella nebbia : le 36 ore di battaglia della 43⁰ divisione, dal Monte Nero al ponte di Caporetto|anno=2007|editore=Gaspari Editore|città=Udine|isbn=88-7541-103-4}}
* {{cita libro|cognome=Marco Mantini e Silvio Stok |titolo= Le valli del Natisone e dello Judrio |volume= Vol.II|collana=I tracciati delle trincee sul fronte dell'Isonzo |anno= 2007 |editore=Gaspari Editore |città= Udine |isbn=88-7541-105-0 }}
* {{cita libro|cognome=Ministero della Difesa-Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico |titolo=L'esercito Italiano nella Grande Guerra, Vol. IV, Tomi 3, 3bis, 3Ter |anno=1967 |città= Roma |sbn= IT\ICCU\CFI\0906220}}
* <cite id=Pavan2004>{{cita libro|cognome=Pavan |nome=Camillo |titolo=In fuga dai Tedeschi: l'invasione del 1917 nel racconto dei testimoni |anno= 2004 |editore=Pavan |città=Treviso |isbn=978-88-900509-1-6|sbn=IT\ICCU\VIA\0241707 }}</cite>
* {{cita libro|cognome=Piero Pieri e Giorgio Rochat |titolo=Badoglio |anno=1974 |editore=UTET |isbn= 88-02-01903-7 }}
* <cite id=Rochat1978>{{cita libro|cognome=Giorgio Rochat e Giulio Massobrio|titolo=Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943|anno=1978|editore=Einaudi|città=Torino}}</cite>
* <cite id=Silvestri2006>{{cita libro|cognome=Silvestri |nome=Mario |wkautore=Mario Silvestri |titolo=Caporetto, una battaglia e un enigma |anno= 2006 |editore=Bur |città=Bergamo |isbn=88-17-10711-5 }}</cite>
* {{cita libro|cognome=Weber|nome=Fritz|titolo=Dal Monte Nero a Caporetto |anno=2006 |editore=Mursia|isbn=978-88-425-3684-0}}
*I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, AM Ufficio Storico - Roberto Gentili e Paolo Varriale, 1999
*Un museo per il segreto di Caporetto - Nelle cave di Predil, vicino Tarvisio, visite guidate e conferenze per scoprire i misteri della Grande Guerra. Francesco Grignetti, 06/12/2017; La Stampa.
 
=== TurismoTesti letterari ===
La battaglia di Caporetto è anche protagonista di diversi testi letterari, a carattere narrativo o più spesso memoriale:
{{...}}
* ''[[Addio alle armi]]'': tra i romanzi più celebri di [[Ernest Hemingway]], ha come protagonista un combattente italiano che partecipa alla battaglia. Parzialmente basato sull'esperienze dell'autore come volontario della [[Croce Rossa]], è stato creduto a lungo che fosse ispirato, almeno in parte, dall'esperienza diretta dello scrittore, della ritirata di Caporetto, anche se in realtà Hemingway arrivò in Italia solo nel 1918, e apprese della battaglia dai racconti dei superstiti;
* ''[[La ritirata del Friuli]]'': scritto nel [[1920]] da [[Ardengo Soffici]], ai tempi ufficiale di collegamento, descrive lo sbando delle truppe italiane;
* ''[[Taccuini 1916-1922]]'': resoconto drammatico sviluppato da [[Filippo Tommaso Marinetti]];
* ''[[Giornale di guerra e di prigionia]]'': raccolta dei diari (tra cui il ''Diario di Caporetto'') che [[Carlo Emilio Gadda]], volontario degli alpini durante il primo conflitto mondiale, tenne tra il 24 agosto [[1915]] e il 31 dicembre [[1919]].
* ''[[La rivolta dei santi maledetti]]'': di [[Curzio Malaparte]], questo libro del [[1921]] prende spunto proprio dalla rotta di Caporetto.
 
== Voci correlate ==
==Monumenti== -->
* [[Ragazzi del '99]]
* [[Battaglia di Caporetto (storiografia)]]
* [[Battaglia di Ragogna]]
* [[Battaglia di Pozzuolo del Friuli]]
* [[Prima battaglia del Piave]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Villa Lagarina}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://itinerari_culturali.comune.villalagarina.tn.it/cultura.html|Itinerari culturali}}
* {{cita web|http://www.primaguerramondiale.it/grande-guerra/battaglia-di-caporetto.htm|La battaglia di Caporetto sul sito primaguerramondiale.it}}
* {{cita web|http://www.associazioneborgoantico.org/associazione.html|Associazione del Borgoantico}}
* {{cita web |1=http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/1 |2=Sulle tracce della Grande Guerra |urlmorto=sì |accesso=22 gennaio 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100123055753/http://www.grandeguerrafvg.org/page/content/menu/1 |dataarchivio=23 gennaio 2010 }}
*
* {{cita web|http://www.lagrandeguerra.net/ggcaporettoriflettere.html|La battaglia di Caporetto sul sito lagrandeguerra.net}}
* {{cita web |1=http://www.grandeguerra-ragogna.it/ita/storia.html |2=I luoghi della Grande Guerra nel sito curato dal comune di Ragogna |accesso=8 marzo 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100802143129/http://www.grandeguerra-ragogna.it/ita/storia.html |dataarchivio=2 agosto 2010 |urlmorto=sì }}
* {{cita web|http://www.lagrandeguerra.info/index.php|I luoghi dimenticati della Grande Guerra}}
* {{cita web|http://www.cimeetrincee.it/sacrari.htm#Sacrario%20di%20Caporetto|I sacrari militari dedicati alla Grande Guerra in Italia}}
* {{cita web|http://www.cimeetrincee.it/post3.htm|Itinerari storico/naturalistici nelle Alpi Carniche, Giulie e sul Monte Nero}}
 
{{Prima guerra mondiale}}
{{Comuni della provincia autonoma di Trento}}
{{Comuni della Vallagarina}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Grande Guerra|Guerra|Storia}}
{{portale|Trentino-Alto Adige}}
{{vetrina|13|7|2010|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Battaglia di Caporetto|arg=guerra}}
 
[[Categoria:VillaBattaglie Lagarinadell'Isonzo| Caporetto]]
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[[Categoria:Battaglie della prima guerra mondiale che coinvolgono la Germania|Caporetto]]
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