Erasmo da Rotterdam e Gran Premio Città di Lugano 2018: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m WPCleaner v2.0 - Fixed using Wikipedia:Check Wikipedia (Collegamenti esterni senza descrizione - Wikilink scritto come un link esterno - Errori comuni)
 
ValvIbra (discussione | contributi)
-fix
 
Riga 1:
{{Gara ciclistica
{{Bio
|NomeNazione = ErasmoCHE
|Nome gara = [[Gran Premio Città di Lugano]]
|Cognome = da Rotterdam
|Gara_Tot = 72
|PostCognomeVirgola = in [[Lingua latina|latino]] ''Desiderius Erasmus Roterodamus''
|Immagine =
|ForzaOrdinamento = Erasmo da Rotterdam
|SessoDidascalia = M
|GiornoPartenza = 3 giugno
|LuogoNascita = Rotterdam
|Anno = 2018
|GiornoMeseNascita = 27 ottobre
|AnnoNascitaPartenza = [[1467Lugano]]
|Arrivo = [[Lugano]]
|LuogoMorte = Basilea
|Percorso_km = 185,2
|GiornoMeseMorte = 12 luglio
|Tempo = 4h53'05"
|AnnoMorte = 1536
|Media_kmh = 37,914
|Attività = teologo
|Validità = [[UCI Europe Tour 2018]]
|Attività2 = umanista
|Primo = [[Hermann Pernsteiner]]
|Attività3 = filosofo
|Primo_Nazione = AUT
|Nazionalità = olandese
|Secondo = [[Kristian Sbaragli]]
|Immagine = Holbein-erasmus.jpg
|Secondo_Nazione = ITA
|Didascalia = Holbein il Giovane, ''Ritratto di Erasmo''
|Terzo = [[Enrico Gasparotto]]
|DimImmagine = 190
|Terzo_Nazione = ITA
|Precedente = [[Gran Premio Città di Lugano 2017]]
|Successiva = [[Gran Premio Città di Lugano 2019]]
}}
Il '''[[Gran Premio Città di Lugano]] 2018''', settantaduesima edizione della corsa e valevole come evento dell'[[UCI Europe Tour 2018]] categoria 1.1, si svolse il 3 giugno [[2018]] su un percorso di 185,2 km, con partenza e arrivo a [[Lugano]], in [[Svizzera]]. La vittoria fu appannaggio dell'austriaco [[Hermann Pernsteiner]], il quale completò il percorso in 4h53'05", alla media di 37,914 km/h, precedendo gli italiani [[Kristian Sbaragli]] e [[Enrico Gasparotto]].
 
Sul traguardo di Lugano 29 ciclisti, su 107 partenti, portarono a termine la competizione.
Ammiratore di [[Lorenzo Valla]], Erasmo venne influenzato nella sua formazione anche dal movimento religioso della ''Devotio moderna'' (che significa letteralmente "Devozione moderna" ossia "religiosità di nuovo tipo"), che, diffuso nei Paesi Bassi da Geert Groote nel XIV secolo, assunse come modello diretto della vita quotidiana la vita di [[Cristo]] e sostenne la lettura personale della [[Bibbia]].
 
== Squadre e corridori partecipanti ==
Firmò i suoi scritti con lo [[pseudonimo]] di ''Desiderius Erasmus''. La sua opera più conosciuta è l<nowiki>'</nowiki>''[[Elogio della follia]]''. È considerato il maggiore esponente del movimento dell'[[Umanesimo cristiano]].
{{vedi anche|Partecipanti al Gran Premio Città di Lugano 2018}}
{|
|valign=top|
{|class="wikitable" style="font-size:95%;width:360px;text-align:center;"
|-
!width=17%|N.
!width=13%|Cod.
!width=70%|Squadra
|-
|1-7||TBM||align=left|{{bandiera|BHR}} [[Bahrain-Merida]]
|-
|11-17||UAD||align=left|{{bandiera|ARE}} [[UAE Team Emirates]]
|-
|21-27||ANS||align=left|{{bandiera|ITA}} [[Androni Giocattoli-Sidermec]]
|-
|31-37||BRD||align=left|{{bandiera|ITA}} [[Bardiani CSF]]
|-
|41-47||GAZ||align=left|{{bandiera|RUS}} [[Gazprom-RusVelo]]
|-
|51-57||ICA||align=left|{{bandiera|ISR}} [[Israel Cycling Academy]]
|-
|62-67||NIP||align=left|{{bandiera|ITA}} [[Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini]]
|-
|71-77||WIL||align=left|{{bandiera|ITA}} [[Wilier Triestina-Selle Italia]]
|-
|81-87||AMO||align=left|{{bandiera|ALB}} [[Amore & Vita-Prodir]]
|-
|}
|valign=top|
{|class="wikitable" style="font-size:95%;width:360px;text-align:center;"
|-
!width=17%|N.
!width=13%|Cod.
!width=70%|Squadra
|-
|91-97||BIC||align=left|{{bandiera|ITA}} [[Biesse Carrera Gavardo]]
|-
|101-107||SMV||align=left|{{bandiera|ITA}} [[Sangemini-MG.K Vis-Vega]]
|-
|111-117||AZT||align=left|{{bandiera|ITA}} [[d'Amico-Utensilnord]]
|-
|121-127||TDA||align=left|{{bandiera|DEU}} [[Team Dauner D&DQ/Akkon]]
|-
|131-137||SLV||align=left|{{bandiera|DEU}} [[Team Sauerland NRW p/b SKS Germany|Team Sauerland NRW]]
|-
|141-147||PLK||align=left|{{bandiera|ESP}} [[Polartec Kometa]]
|-
|151-155||ILU||align=left|{{bandiera|USA}} [[Team Illuminate]]
|-
|161-166||MKT||align=left|{{bandiera|HRV}} [[Meridiana Kamen Team]]
|-
|}
|}
 
== Ordine d'arrivo (Top 10) ==
== Biografia ==
{|class="wikitable" style="font-size:95%;width:380px;"
=== La giovinezza di Erasmo ===
|-
[[File:Erasmus at EUR.JPG|thumb|left|upright=0.7|Monumento a Erasmo situato a Rotterdam]]
!width=5%|{{Abbr|Pos.|Posizione}}
Le informazioni sulla famiglia e sulla prima giovinezza di Erasmo si possono dedurre solo da scarsi indizi sparsi nei suoi scritti. Nacque a [[Rotterdam]] o a [[Gouda]], nei [[Paesi Bassi]], allora territorio del [[Ducato di Borgogna]], il [[27 ottobre]] [[1467]] <ref> vedi tema natale Erasmo da Rotterdam con data di nascita </ref> dalla relazione tra Margherita, una donna di Gouda figlia di un medico, e un prete di nome Geert, i quali avevano già avuto qualche anno prima un altro figlio, Pieter. Anche se le convivenze più o meno mascherate di preti con donne erano relativamente diffuse,<ref>Nella diocesi di Utrecht un prete su quattro conviveva: cfr. C. Augustijn, ''Erasmo da Rotterdam. La vita e l'opera'', 1989, pp. 31-32.</ref> tale circostanza fece però sì che Erasmo non amasse parlare delle proprie origini.
!width=50%|Corridore
 
!width=27%|Squadra
Battezzato con il nome di Erasmo,<ref>J. Huizinga, ''Erasmo'', 2002, p. 9: «La tradizione che il suo vero nome fosse Geert Geertsz non poggia su nessun sicuro fondamento».</ref> adottò in seguito il secondo nome di Desiderio.<ref>Per la prima volta nel 1506, in occasione della seconda edizione degli ''Adagia''.</ref> Fece i primi studi a Gouda e all'incirca dal [[1476]] frequentò la scuola [[capitolare]] di San Lebuinus a [[Deventer]], dove apprese soprattutto la [[lingua latina]] e la [[retorica]]. Quella scuola, definita da Erasmo ancora barbara,<ref>EE 2.</ref> solo alla fine del suo soggiorno fu retta dall'umanista [[Alexander Hegius]], ed Erasmo ebbe l'occasione di ascoltarvi una volta il famoso [[Rudolf Agricola]].
!width=18%|Tempo
 
|-
Dopo la morte dei genitori per peste nel [[1483]], i tutori di Erasmo e Pieter, che speravano che i due giovani prendessero i voti monastici, li mandarono a studiare in una scuola dei ''[[Fratelli della vita comune]]'', a [['s Hertogenbosch]], da dove tornarono a Gouda dopo due anni, a causa di una nuova epidemia di peste. Pieter si fece frate nel convento di Sion, vicino [[Delft]], e poco dopo, nel [[1487]], Erasmo entrò nel convento [[Ordine di Sant'Agostino|agostiniano]] di Steyn, nei pressi di [[Gouda]]. Qui Erasmo si legò con intensa amicizia al suo compagno di cella, Servatius Rotger, di poco più giovane, che divenne in seguito priore di quel convento: «Io ti amo più dei miei occhi, della mia anima, insomma più di me stesso»,<ref>EE 7.</ref> e «Tu conosci la mia pusillanimità: se non ho nessuno su cui appoggiarmi e riposare, mi struggo in lacrime e prendo a noia la vita»,<ref>EE 8.</ref> gli scriveva in lettere dove l'eccesso del sentimento si univa all'amore delle citazioni classiche. Molti anni dopo, riflettendo sul suo passato, Erasmo scriveva che «la gioventù suole concepire fervide simpatie verso alcuni compagni».<ref>EE 447.</ref> I legami di affetto e di intimità nelle amicizie maschili erano del resto molto frequenti nell'età rinascimentale,<ref>[[Johan Huizinga]], ''Erasmus'' (1924).</ref> e i toni usati da Erasmo non provano che egli fosse animato da desideri erotici. Non risulta nessuna accusa di omosessualità mossagli durante la sua vita.
|align=center|1
[[File:Quentin metsys, medaglia di desiderio erasmo.JPG|thumb|Medaglia con l'effigie di Erasmo, ad opera di [[Quentin Metsys]]]]
|{{bandiera|AUT}} '''[[Hermann Pernsteiner]]'''||'''[[Bahrain-Merida|Bahrain-Mer.]]'''||align=center|'''4h53'05"'''
Poco alla volta imparò a controllarsi e alla figura dello studente sentimentale subentrò quella del latinista che discorre di letteratura e dà consigli di stile. In una lettera all'amico Cornelius Gerard<ref>EE 20.</ref> egli mostrò di aver acquisito la conoscenza di tutti i maggiori autori classici latini, di [[Agostino d'Ippona|Agostino]], di [[San Gerolamo|Gerolamo]], di umanisti italiani, tra i quali spicca [[Lorenzo Valla]], le cui ''Elegantiae'' erano per lui un modello di ''bonae litterae'' moderne.
|-
 
|align=center|2
Ma se nel convento si accresceva la sua istruzione, non progrediva l'affezione per la vita monastica. Nel carteggio di quel periodo non vi è traccia di argomenti religiosi e vi è insofferenza per i suoi superiori, che non comprendono e frenano la sua passione per la poesia. Nella sua prima opera, tuttavia, una ''Lettera sul disprezzo del mondo'' (''De contemptu mundi''), scritta intorno al [[1489]], egli loda la vita solitaria dei monaci come mezzo per realizzare l'ideale umanistico della formazione di uno spirito eletto, pur non giungendo mai ad esaltare il ritiro conventuale quale espressione di una compiuta vita cristiana.
|{{bandiera|ITA}} [[Kristian Sbaragli]]||[[Israel Cycling Academy|Israel]]||align=center|a 32"
 
|-
Con tutto ciò, il 25 aprile [[1492]] fu ordinato [[canonico]] agostiniano a Steyn, ma già nel [[1493]] colse l'occasione per lasciare il convento per mettersi al servizio del vescovo di [[Cambrai]], [[Hendrik van Bergen]] ([[1449]]-[[1502]]), il quale aveva necessità di un segretario che fosse buon conoscitore del latino. Erasmo non fu però soddisfatto della nuova sistemazione che lo costringeva a frequenti viaggi per i Paesi Bassi, sottraendogli molto tempo ai suoi studi prediletti. Fu così che nel [[1495]], con il consenso del vescovo e con un modesto sussidio, si recò a studiare presso l'[[Università di Parigi]], che era allora la sede principale dell'[[Scolastica (filosofia)|insegnamento scolastico]].
|align=center|3
 
|{{bandiera|ITA}} [[Enrico Gasparotto]]||[[Bahrain-Merida|Bahrain-Mer.]]||align=center|a 1'33"
=== Gli ''Antibarbari'' ===
|-
Tra la fine dell'incarico presso il vescovo e il suo arrivo a Parigi, Erasmo terminò di scrivere l<nowiki>'</nowiki>''Antibarbarorum Liber'', un dialogo nel quale egli affronta il problema della convivenza della cultura classica con la fede cristiana. I motivi della decadenza dell'antica cultura sono addebitati al prevalere, nella religione cristiana, di un'ostilità pregiudiziale nei confronti dell'eredità classica, spesso senza nemmeno conoscerla realmente, i teologi scolastici l'hanno giudicata per lo più pericolosa per la fede, e altri hanno ritenuto che per vivere davvero cristianamente fosse necessario coltivare non le lettere ma la virtù della semplicità.
|align=center|4
 
|{{bandiera|ITA}} [[Diego Ulissi]]||[[UAE Team Emirates|UAE]]||align=center|a 1'40"
È così avvenuto che «religione e cultura in quanto tali non riescono a vivere in armonia nel modo giusto», poiché «la religione senza le ''bonae litterae'' comporta in ogni caso una certa pesante ottusità», mentre «i conoscitori delle ''litterae'' hanno una cordiale avversione della religione».<ref>ASD I, 1, 46, 7.</ref> Poiché Erasmo ritiene che nella cultura antica vi sia il presentimento del prossimo annuncio cristiano, una conciliazione tra fede e cultura classica è tuttavia possibile, come già Agostino e Gerolamo avevano dimostrato, ma ora è l'arroganza dei teologi moderni a renderla problematica.
|-
 
|align=center|5
=== Erasmo a Parigi ===
|{{bandiera|ITA}} [[Giovanni Visconti (ciclista)|Giovanni Visconti]]||[[Bahrain-Merida|Bahrain-Mer.]]||align=center|s.t.
Erasmo rimase a [[Parigi]] fino al [[1499]]. Si stabilì dapprima nel Collège de Montaigu, ma presto la dura disciplina e il pessimo alloggio lo convinsero a trasferirsi in una pensione per studenti, arrotondando il magro stipendio del vescovo con lezioni private di latino. Per le necessità del suo lavoro di precettore, scrisse alcuni manuali e cominciò a raccogliere una serie di proverbi e di forme idiomatiche latine destinate a grande successo, gli ''Adagia''.
|-
 
|align=center|6
Intendeva laurearsi in [[teologia]], ma non riuscì nello scopo. Certamente rimase deluso dei suoi professori e della teologia scolastica deteriore che veniva insegnata, fondata su [[Duns Scoto]]: «se tu vedessi Erasmo seduto tra quei santi scotisti, con la bocca aperta, ad ascoltare la lezione che il professor Grillardus<ref>Nome inventato da Erasmo, dal greco γρύλλος, maiale.</ref> tiene dall'alto della sua cattedra! Se tu lo vedessi, con la fronte aggrottata, con gli occhi sbarrati e i lineamenti tesi!»,<ref>EE 64.</ref> scrisse allora, e qualche anno dopo: «arzigogoli e sottigliezze sofistiche, concepiti da ignoranti e attaccabrighe: nascono liti su liti e noi, molto compresi, disputiamo su questioni di lana caprina e solleviamo problemi quasi insopportabili per orecchie pie».<ref>EE 108.</ref> Erasmo non cesserà di sottolineare la lontananza delle loro ''stultae quaestiones'' dalla prudenza e dalla sobrietà di spirito dei [[Padri della Chiesa]], della quale ammirava e venerava talmente «l'ordine dei teologi, che solo ad esso diedi il mio nome, e solo in esso volli essere annoverato, benché la modestia mi vieti di fregiarmi di un titolo così elevato, in quanto non ignoro quali doti di sapere e di vita si richiedano per il nome di teologo».<ref>Erasmo, ''Opus epistolarum'', II, Oxford, 1910, pag. 100.</ref>
|{{bandiera|ITA}} [[Domenico Pozzovivo]]||[[Bahrain-Merida|Bahrain-Mer.]]||align=center|s.t.
 
|-
A Parigi fu in contatto con [[Jan Standonck]] ([[1454]]-[[1504]]), direttore di Montaigu, e con un amico di questi, [[Jan Mombaer]] ([[1460]]-[[1501]]), entrambi seguaci della ''[[Devotio moderna]]'', movimento religioso che Erasmo aveva già conosciuto a Steyn e il cui influsso su Erasmo è stato sopravvalutato.<ref>C. Augustijn, ''Erasmo da Rotterdam'', cit., p. 39-40.</ref> Del resto, giudicò il ''Rosetum exercitiorum spiritualium'' scritto da Mombaer «nient'altro che cardi e loglio»,<ref>ASD I, 89, 20-21.</ref> e nel colloquio ''Del mangiar pesce'' denunciò «la vera e propria crudeltà verso il prossimo» dello Standonck.<ref>''I Colloqui'', 1967, pp. 276 e ss.</ref> Apprezzò invece [[Robert Gaguin]] ([[1433]]-[[1501]]), uno dei maggiori umanisti parigini dell'epoca, e si fece un buon amico nell'umanista italiano [[Fausto Andrelini]], già poeta laureato a Roma e che anche in Francia aveva ottenuto un grande successo nel campo delle lettere latine, tanto da essere nominato poeta regio da [[Carlo VIII]].
|align=center|7
 
|{{bandiera|ITA}} [[Giulio Ciccone]]||[[Bardiani CSF|Bardiani]]||align=center|a 1'57"
[[File:John Colet.jpg|upright|thumb|Il teologo inglese John Colet]]
|-
Nell'estate del 1499 lasciò Parigi per l'Inghilterra, per diventare precettore del giovane [[William Blount]], quarto barone di Mountjoy, che sarà poi maestro del principe [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico]]. Grazie alle conoscenze di lord Mountjoy, Erasmo venne in contatto con molti esponenti dell'aristocrazia, con [[Tommaso Moro]] ([[1478]]-[[1535]]), con [[William Grocyn]] ([[1446]]-[[1519]]), con [[Thomas Linacre]] ([[1460]]-[[1524]]). Si compiaceva di vedere come in Inghilterra germogliassero «ovunque abbondanti i semi della scienza antica», come scrisse il 5 dicembre<ref>EE 118, [https://books.google.it/books?id=nfsFPrla1QEC&pg=PA235&lpg=PA235&dq=robert+fisher+erasmus&source=bl&ots=aY_DSV1Loj&sig=Y0xuWbzgJ0B_CkZLPaLrktzmNEw&hl=it&ei=ueEMTc77K8v24gaSir2GAg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CC4Q6AEwAw#v=onepage&q=robert%20fisher%20erasmus&f=false The Correspondence of Erasmus... - Desiderius Erasmus - Google Libri].</ref> all'amico Robert Fisher.
|align=center|8
 
|{{bandiera|ITA}} [[Antonio Nibali]]||[[Bahrain-Merida|Bahrain-Mer.]]||align=center|a 2'43"
A [[Londra]] fu presentato al principino Enrico e, stabilitosi a [[Oxford]], conobbe anche il teologo [[John Colet]] ([[1466]]-[[1519]]), del quale ascoltò con grande interesse le lezioni sulle lettere di san Paolo. Si è sostenuto<ref>F. Seebohm, ''The Oxford Reformers of 1498'', 1867.</ref> che il Colet abbia esercitato un influsso decisivo su Erasmo, spingendolo a quell'interesse filologico per la Bibbia che è centrale nella sua attività di studioso. In realtà John Colet non conosceva il greco e il fascino che egli esercitò sull'umanista olandese si deve probabilmente soprattutto alla qualità del suo carattere personale,<ref>R. Stupperich, ''Erasmus von Rotterdam und seine Welt'', 1977, pp. 51-53; C. Augustijn, ''Erasmo da Rotterdam'', cit., pp. 45-46.</ref> come lo stesso Erasmo scrisse ricordando il Colet.<ref>EE 1202.</ref>
|-
 
|align=center|9
Dopo sei mesi, Erasmo ritornò a Parigi. Il viaggio fu molto movimentato: i doganieri inglesi gli sequestrarono a [[Dover]] tutto il suo denaro e in Francia due briganti tentarono di rapinarlo. Il bisogno di guadagnare rimase per molti anni assillante ed egli dovette più volte rivolgersi a diversi benefattori sparsi tra i Paesi Bassi, l'Inghilterra e la Francia. Era già ben consapevole del suo valore se, chiedendo all'amico Jacob Batt di intercedere presso la ricca mecenate Anna van Borsselen, scriveva nel [[1500]] che «con i miei scritti renderò a questa gentilissima signora più onore di tutti gli altri teologi da lei protetti. Mentre essi predicano banalità effimere, quello che scrivo io è destinato a durare. Quegli ottusi chiacchieroni si possono ascoltare in questa o quella chiesa, mentre i miei libri vengono letti da latini, da greci, da tutti i popoli della terra. Di tali ottusi teologi se ne trovano in abbondanza, uno come me non lo si vede da secoli».<ref>EE 139.</ref>
|{{bandiera|ITA}} [[Andrea Vendrame]]||[[Androni Giocattoli-Sidermec|Androni]]||align=center|s.t.
 
|-
=== Gli ''Adagia'' ===
|align=center|10
[[File:Erasmus Adagia.jpg|thumb|left|upright=0.7|''Adagia'', Venezia 1508]]
|{{bandiera|ITA}} [[Michele Gazzara]]||[[Sangemini-MG.K Vis-Vega|Sangemini]]||align=center|a 3'11"
Nel [[1500]] l'editore parigino Jean Philippe pubblicò i suoi ''Adagiorum collectanea'', una raccolta di 818 proverbi latini e modi di dire filologicamente commentati. La raccolta si amplierà con le successive edizioni: quella del [[1505]] ne contiene 838, l'edizione [[venezia]]na di [[Aldo Manuzio]], del [[1508]] - a partire dalla quale Erasmo comincia a inserire numerose citazioni greche - ne contiene 3.260 e porta il titolo ''Adagiorum chiliades'' che sarà quello definitivo anche nell'ultima edizione del [[1536]], pubblicata con i tipi dell'editore di [[Basilea]] Johan Froben e contenente 4.151 proverbi.
|-
 
|}
I più citati, tra i latini, sono [[Cicerone]], [[Aulo Gellio]], [[Macrobio]], [[Orazio]], [[Virgilio]]; tra i greci, [[Aristofane]], [[Aristotele]], [[Diogene Laerzio]], [[Luciano di Samosata|Luciano]], [[Omero]], [[Pitagora]], [[Platone]], [[Plutarco]], [[Sofocle]], la ''[[Suda (enciclopedia)|Suda]]''. Gli autori cristiani - [[Agostino d'Ippona|Agostino]] e [[San Girolamo|Girolamo]] - o i passi biblici sono relativamente meno presenti, mentre non mancano autori rari come [[Michele Apostolio]], [[Diogeniano (grammatico)|Diogeniano]], [[Stefano di Bisanzio]], [[Zenobio (paremiografo)|Zenobio]].
 
Erasmo aveva infatti iniziato a studiare il [[lingua greca|greco]] solo dal 1500, comperandosi scritti di Platone e pagandosi un insegnante, e nello stesso tempo si dedicava allo studio di Gerolamo, di cui possedeva tutte le opere. La conoscenza del greco gli era indispensabile per affrontare l'impegno maggiore, quello della Bibbia e della teologia: «io credo che sia il colmo della follia anche solo accennare a quella parte della teologia che tratta in particolare del mistero della salvezza, se non si è padroni anche del greco»,<ref>EE 149.</ref> scriveva nel 1501, e tre anni dopo scriveva di trovarsi «sotto l'incantesimo del greco», deciso a dedicare la vita allo studio della Scrittura.<ref>EE 181.</ref>
 
=== L<nowiki>'</nowiki>''Enchiridion'' ===
[[File:Erasmus Enchiridion.jpg|thumb|upright=0.7|''Enchiridion militis christiani'', edizione spagnola, 1528]]
Già scritto nel [[1501]] per Johann Poppenreyter, un armiere della corte di Borgogna, il quale si fece dell'opuscolo quel che Erasmo si «fece della spada ricevuta in cambio per omaggio», cioè nulla,<ref>EE 1556, a Jean Sucquet, febbraio 1527.</ref> l<nowiki>'</nowiki>''Enchiridion militis christiani''<ref>In LB V 1-66.</ref> fu rielaborato da Erasmo nel [[1503]] e pubblicato ad [[Anversa]] dall'editore Dirck Maertens nel febbraio del [[1504]] nelle ''Lucubratiunculae'', una raccolta di brevi scritti di diversi autori.<ref>G. Broccia, ''Enchiridion. Per la storia di una denominazione libraria'', 1979, pp. 54-55.</ref> L<nowiki>'</nowiki>''Enchiridion'' fu edito come opera a sé dallo stesso Maertens nel [[1515]] a [[Lovanio]] ed ebbe una larga diffusione con diverse traduzioni: la prima traduzione italiana, a opera di Emilio dei Migli, apparve a [[Brescia]] nel [[1531]].<ref>''Enchiridion di Erasmo Rotherodamo, dalla lingua latina nella volgare tradotto per M. Emilio di Emilij bresciano, con una sua canzone di penitenza in fine''. Brescia 1531. Adì 22 del mese di Aprile. Si conoscono altre quattro ristampe della stessa traduzione: Venezia 1539, Brescia 1540, Venezia 1542, Venezia 1543.</ref> È da notare che, per la ristampa del [[1518]] dell'editore [[Johann Froben]] di [[Basilea]], Erasmo scrisse un'introduzione nella quale difendeva [[Lutero]] dagli attacchi cui era soggetto dopo l'esposizione delle sue ''Tesi''.
{{Approfondimento
|allineamento = sinistra
|larghezza = 300px
|titolo = Le pratiche devozionali
|contenuto = Riprendendo la polemica cristiana contro il [[Farisei#Farisei_e_cristianesimo|Farisaismo]], dalla tesi esposta nell'Enchiridion da Erasmo deriva che, per giungere a Dio, la via delle pratiche esteriori di devozione - andare in chiesa, recitare i salmi, digiunare - non è adeguata se non corrisponde a un'intima convinzione: «beati coloro che ascoltano interiormente la parola di Dio. Felici quelli a cui il Signore dice interiormente la sua parola: le loro anime saranno salvate».<ref>LB V 37f.</ref> Credere che le cerimonie religiose da sole bastino a salvarci significa «rimanere nella carne della legge, confidare in cose che non valgono nulla e che in realtà Dio detesta».<ref>LB V 37a.</ref>
 
La vita monacale è un esempio di pratica continua e scrupolosa delle cerimonie. I monaci, che pure credono di avere un rapporto privilegiato con Dio e con lo spirito, sono rimasti in realtà «bambini in Cristo», mostrando una «grande debolezza d'animo: trepidano anche laddove non c'è nulla da temere e sbadigliano per il sonno quando il pericolo è maggiore».<ref>LB V 35b.</ref> Essi opprimono il cristiano con scrupoli e cavilli, «lo costringono a rispettare tradizioni puramente umane e precipitano il misero in una sorta di giudaismo, gli insegnano il timore, non l'amore».<ref>LB V 65b.</ref>
 
Altri esempi di devozione cerimoniale degenerati nel formalismo e nella vuota apparenza sono il culto dei santi e delle reliquie. È meglio imitare la loro vita e le loro virtù, e piuttosto che venerare un frammento della croce di Cristo, è meglio ascoltare la sua parola: «come niente è più simile al Padre del Figlio, il Verbo del Padre che promana dall'intimità del suo cuore, così niente è più simile a Cristo della sua parola».<ref>LB V 32a.</ref> Anche la messa appartiene alla sfera dell'esteriorità se il sacrificio di Cristo non si realizza nello spirito dell'uomo.
}}
 
''Enchiridion'' significa ''manuale'' o anche ''pugnale'' e lo scopo del libro, come dichiara l'autore, è prescrivere un modello di vita cristiana. Il cristiano è concepito come un soldato che deve combattere per vivere felicemente nel mondo: egli possiede due armi, la preghiera e la conoscenza di sé. In quanto essere naturale, egli appartiene a questo mondo, ma egli è anche un essere spirituale, e deve pertanto innalzarsi al mondo dello spirito. Citando infatti il passo di [[Giovanni evangelista|Giovanni]] «è lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla»,<ref>''Vangelo secondo Giovanni'', 6, 63.</ref> Erasmo commenta che «a tal punto non giova, che la carne è mortifera se non conduce allo spirito».<ref>LB V 30c.</ref> E anche [[Paolo di Tarso|Paolo]] «vuole che ci fondiamo sullo spirito che è la fonte della carità e della libertà».<ref>LB V 35e.</ref>
 
Nella visione di Erasmo del cristianesimo, «l'uomo si pone davanti a Dio come individuo singolo, e segue solo la voce di Dio e della propria coscienza [...] È la via verso l'interiorizzazione. Il dato oggettivo e insignificante, quello istituzionale, non serve [...] quello che conta veramente è solo il cuore, la disposizione individuale».<ref>C. Augustijn, ''Erasmo da Rotterdam'', cit., p. 78.</ref> Con l<nowiki>'</nowiki>''Enchiridion'', «la parola d'ordine della libertà evangelica è lanciata. E sebbene in questa prima fase essa sia una formula più che una dottrina, tuttavia fin da ora la si trova strettamente associata alla religione dello spirito. La libertà evangelica è il vertice dello spiritualismo di Erasmo, il risvolto positivo della sua battaglia contro l'esteriorità delle cerimonie».<ref>S. Seidel Menchi, ''Erasmo in Italia. 1520-1580'', 2001, p. 113.</ref>
 
Quel che Erasmo intendeva colpire erano comunque gli eccessi di tali cerimoniali, non le pratiche in sé.<ref>Nicola Petruzzellis, ''Erasmo pensatore'', Libreria Scientifica, Napoli 1969.</ref> Sono attestate ad esempio le sue esperienze di pellegrino al [[santuario]] di Nostra Signora della Santa Casa a [[Walsingham]], o una preghiera di ringraziamento in onore di [[Santa Genoveffa]], da lui composta per averlo fatto guarire da una malattia.<ref>L. Halkin, ''Érasme pèlerin'', in ''Scrinum Erasmianum'', 2, Brill, Leiden 1969.</ref>
 
=== Il viaggio in Italia ===
[[File:Aldus Manutius 2.jpg|thumb|upright|Aldo Manuzio (ritratto da Giovanni Bellini)]]
Il nuovo secolo si era aperto per Erasmo con nuovi viaggi da Parigi a [[Orléans]], poi a [[Lovanio]] nel [[1502]], ancora a Parigi nel [[1505]], dove pubblicò le ''Annotationes'' al Nuovo Testamento di Lorenzo Valla, primo esempio della sua attività di curatore ed esegeta di manoscritti.
 
Dopo una breve permanenza in Inghilterra, dal [[1506]] al [[1509]] Erasmo visse in [[Italia (regione geografica)|Italia]]. Dopo un primo periodo trascorso a [[Torino]], dove il 4 settembre [[1506]] si laureò in teologia presso la locale [[Università degli Studi di Torino|Università]] allora situata nei pressi dell'attuale [[Via Garibaldi (Torino)|via Garibaldi]],<ref>[http://www.torinostoria.com/il-vicolo-dove-nacque-la-prima-universita-torinese/ Il vicolo dove nacque la prima Università torinese].</ref> si trasferì a [[Bologna]] e di qui a [[Venezia]], ospite del suocero dell'editore [[Aldo Manuzio]]. Con lui abitava l'umanista [[Girolamo Aleandro]], dal quale Erasmo prese lezioni di greco: destinato a una carriera ecclesiastica di grande successo, l'Aleandro diventerà cardinale e nunzio pontificio, e accuserà Erasmo di essere un eretico e un fomentatore della Riforma protestante.<ref>L'Aleandro e Erasmo saranno contubernali: divideranno la stessa stanza del suocero dell'editore Manuzio per cui lavoreranno insieme. Contribuirono ad alcune innovazioni della stampa tra cui l'introduzione del corsivo e dell'apostrofo (Alfonso Vesentini Argento, ''Il cardinale e l'architetto. Girolamo Aleandro e il Rinascimento Adriatico Veneziano'', Apostrofo, Cremona 2013).</ref>
Erasmo approfittò del soggiorno veneziano per procurarsi altri manoscritti di autori greci e per lavorare intensamente agli ''Adagia'' che ampliò notevolmente e fece pubblicare dal Manuzio nel [[1508]]. Visitò anche [[Padova]] e [[Siena]], fu a [[Napoli]], a [[Cuma]] e, nel [[1509]], a [[Roma]], dove conobbe i cardinali [[Domenico Grimani]] e [[Leone X|Giovanni de' Medici]], gli umanisti [[Raffaele Riario]] ed [[Egidio di Viterbo]] - altro suo futuro, accanito avversario - e assistette, il venerdì santo, a una predica tenuta di fronte a [[Giulio II]] nel quale l'oratore paragonava il papa a [[Giove (divinità)|Giove]] che impone la sua autorità ai potenti del mondo.<ref>ASD I, 2, 637.</ref>
 
La notizia della morte del re inglese [[Enrico VII d'Inghilterra|Enrico VII]] nell'aprile del 1509 e della prossima salita al trono di Enrico VIII, comunicatagli dall'amico Blount con un invio di denaro e il miraggio dei grandi successi che lo avrebbero atteso in Inghilterra,<ref>EE 215.</ref> lo spinse a lasciare Roma, e come all'andata in Italia era andato scrivendo un ''De senectute'', così nel viaggio di ritorno, «per non perdere in chiacchiere da rozzi illetterati tutto il tempo»,<ref>''Elogio della pazzia'', 1964, p. 25.</ref> gli venne in mente di celebrare l'elogio della pazzia, quel ''Moriae encomium'' che nel titolo ricordava il nome dell'amico Tommaso Moro che si riprometteva di rivedere nella lontana isola.
 
=== In Inghilterra: l<nowiki>'</nowiki>''Elogio della Follia'' ===
{{Vedi anche|Elogio della Follia}}
[[File:HouseOfMore.JPG|thumb|left|La casa di Thomas More a Londra]]
Dopo un viaggio di due mesi Erasmo raggiunse l'Inghilterra, dove fu ospite dell'amico [[Tommaso Moro]]. Durante un periodo di malattia, riprese la sua idea di scrivere un ''Moriae encomium'' o ''Elogio della Follia'', che portò a termine in una settimana.<ref>EE 337.</ref> Lo scritto fu pubblicato la prima volta a Parigi nel [[1511]], ebbe una seconda edizione aumentata nel [[1514]], poi nel [[1515]] ne apparve a Basilea, per l'editore Froben, la versione definitiva con un commento dell'umanista olandese [[Gerard Listrius]], scritto in parte dallo stesso Erasmo.
 
È la Follia personificata a parlare e a fare l'elogio di se stessa di fronte a un pubblico che appare molto divertito. Erasmo mantiene nel discorso una costante ambiguità, presentando le sue affermazioni non solo come folli, ma anche rivelatrici, sotto l'apparenza scherzosa, di una profonda e seria verità.
 
La Follia è figlia della ninfa [[Neotete]], la Giovinezza, e di [[Pluto (mitologia)|Pluto]], il dio della ricchezza, e a un cenno di questo dio «tutte le cose, sacre e profane, si confondono insieme, a suo arbitrio si fanno guerre, paci, imperi, consigli, tribunali, assemblee popolari, matrimoni, trattati, alleanze, leggi, arti, cose serie e cose buffe», insomma tutte le attività proprie dell'uomo.<ref>''Elogio della pazzia'', cit., VII.</ref> Già gli esseri umani nascono da quella parte del corpo che è «così pazza, così buffa, che non se ne può fare nemmeno il nome senza scoppiare a ridere», e per mettere il collo al guinzaglio del matrimonio bisogna proprio essere sotto l'influsso di [[Anoia (dea)|Anoia]], l'irriflessione.<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XI.</ref>
 
L'incanto dell'infanzia è dovuto a quella sua «follia pazzerellona», il piacere della gioventù a quella sua certa mancanza di giudizio, e alla noiosa assennatezza dell'età matura succede spesso il rimbambimento della vecchiaia: «il vecchio va in delirio, e questo è dono mio - dice la Follia - ma intanto questo mio vecchio delirante è libero da quei miserevoli affanni che torturano il saggio».<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XIII.</ref> Un po' di follia dà sapore alla vita, rende amabili le donne, favorisce la convivialità e le amicizie, insomma ci permette di sopportarci a vicenda.<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XXI.</ref>
 
[[File:HolbeinErasmusFollymarginalia.jpg|thumb|upright=0.7|Esemplare dell<nowiki>'</nowiki>''Elogio'' con disegni di Holbein il Giovane]]
La follia produce le guerre, che sono «origine e campo delle imprese più lodate», affidate non a caso a «parassiti, ruffiani, briganti, sicari, contadini, imbecilli, indebitati e simile feccia umana»,<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XXIII.</ref> certamente non ai filosofi e ai cosiddetti sapienti, che se mettono mano agli affari di Stato combinano solo danni,<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XXIV.</ref> e sono inabili anche alle più modeste funzioni della vita quotidiana.<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XXV.</ref> Per governare occorre invece ingannare il popolo,<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XXVI.</ref> lusingarlo per acquisirne il favore,<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XXVII.</ref> essere spinto da quella follia che è l'amore di sé, della fama e della gloria<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XXVIII.</ref> che ci fa abbandonare ogni timidezza e ci induce all'azione.<ref name="ReferenceA">''Elogio della pazzia'', cit., XXIX.</ref>
 
A guardar bene, la vita è una commedia dove ciascuno recita una sua parte, e non è bene strappare la maschera agli attori che stanno recitando: «tutta la vita non ha alcuna consistenza ma, tant'è, questa commedia non può essere rappresentata altrimenti», e il saggio che volesse mostrare l'autentica realtà delle cose farebbe la figura dell'insensato. L'uomo veramente prudente non deve «aspirare a una saggezza superiore alla propria sorte, ma fare buon viso all'andazzo generale e partecipare alle debolezze umane. Si dirà che questa è follia. Non lo negherò, purché si conceda che tale è la vita, la commedia della vita che stiamo recitando».<ref name="ReferenceA"/>
 
Erasmo accenna poi alle follie di diverse categorie di persone: i cacciatori, gli alchimisti, che sprecano tempo e denaro, e come loro i giocatori d'azzardo,<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XXXIX.</ref> mentre al contrario, coloro che propalano «miracoli e favolette di prodigi» hanno per scopo di «cavar quattrini, come usano principalmente preti e predicatori popolari».<ref name="Elogio della pazzia, cit., XL">''Elogio della pazzia'', cit., XL.</ref> Ci sono poi i superstiziosi, quelli che recitano ogni giorno i salmi penitenziali, e quelli che attribuiscono a ciascun santo una particolare virtù protettrice.<ref name="Elogio della pazzia, cit., XL"/> Del resto, questi vaneggiamenti sono autorizzati e alimentati dai sacerdoti, i quali «sanno che questa è una piccola fonte di guadagno che non finisce mai».<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XLI.</ref>
 
C'è poi la follia dei nobili, che si vantano dei loro antenati ma che non differiscono «dall'ultimo mozzo di stalla»,<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XLII.</ref> quella dei commercianti, che benché esercitino «la più ignobile delle professioni e nella maniera più ignobile»,<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XLVIII.</ref> si considerano gli uomini più importanti del mondo, come i grammatici, «sempre affamati, sempre ripugnanti», che «marciscono nel fetore e nella sozzura».<ref>''Elogio della pazzia'', cit., XLIX.</ref> I poeti credono di acquistare fama immortale, ma non fanno altro che «accarezzare le orecchie di qualunque babbeo con ciance e favolette da ridere»,<ref name="Elogio della pazzia, cit., L">''Elogio della pazzia'', cit., L.</ref> Ci sono poi gli scrittori, i più seri dei quali, mai soddisfatti dell'opera loro, perdono la salute e la vista senza compenso, mentre gli altri sanno che più scriveranno sciocchezze maggior successo avranno, come i plagiari, che si gloriano di una fama usurpata.<ref name="Elogio della pazzia, cit., L"/> Facendo la satira degli studiosi e degli scrittori, Erasmo giunge di fatto a burlarsi di se stesso, rivelando però in tal modo come sia difficile prendere completamente sul serio la sua Follia.<ref>''Elogio'', LVI, a cura di N. Petruzzellis, Mursia, 1989.</ref>
 
[[File:A Scholar Treads on a Market Woman's Basket of Eggs, marginal drawing by Hans Holbein the Younger.jpg|thumb|left|Hans Holbein il Giovane: ''Stoltezza del sapiente'']]
Tra gli eruditi, i giuristi formano migliaia di leggi «poco importa se a proposito o a sproposito» e poi ammucchiano cose su cose per rendere più difficili gli studi legali. I retori e i sofisti battagliano su «questioni di lana caprina» e si azzuffano su qualsiasi argomento «armati di tre sillogismi».<ref>''Elogio della pazzia'', cit., LI.</ref> I filosofi poi, benché non sappiano nulla, fanno professione di sapere tutto e «van gridando dovunque che essi vedono le idee, gli universali, le forme separate, la materia prima, le quiddità e le ecceità».<ref>''Elogio della pazzia'', cit., LII.</ref>
 
Largo spazio viene dedicato da Erasmo anche alla follia di teologi ed ecclesiastici. Oggetto della sua satira non sono ovviamente i teologi in quanto tali, ai quali lui stesso si onorava di appartenere, bensì i ''theologiae histriones'' («istrioni della teologia») come li definisce nella lettera apologetica a Martin Dorp del maggio 1515.<ref>''Opus epistolarum'', a cura di P. S. Allen, II, Oxford 1910, pagg. 90-114.</ref> Costoro, «razza straordinariamente boriosa e irritabile», si occupano delle questioni più assurde, quali «Iddio Padre odia il Figlio? Avrebbe potuto Dio prender forma di donna, o del diavolo, d'un asino, d'una zucca, d'una pietra? E in tal caso, come avrebbe una zucca parlato al popolo e fatto miracoli?», e formulano sentenze morali paradossali. Questi teologi della scolastica decadente - di indirizzo [[realismo (filosofia)|realista]], [[nominalismo|nominalista]], [[tomismo|tomista]], [[Alberto Magno|albertista]], [[Guglielmo di Ockham|occamista]], o [[Duns Scoto|scotista]] - metterebbero in difficoltà [[san Paolo]] e tutti gli apostoli, se disputassero con loro. E guai a non essere d'accordo con loro. Ne verrebbe subito la sentenza: «questa proposizione è scandalosa, quest'altra poco reverente, questa puzza d'eresia, quest'altra suona male». Buffo poi è il fatto che essi credono di esser grandi teologi, quanto più barbaramente parlano: «sostengono infatti che non è conforme alla maestà delle sacre lettere esser costretti a ubbidire alle leggi dei grammatici».<ref>''Elogio della pazzia'', cit., LIII.</ref> A costoro Erasmo contrappone i teologi che ritiene autenticamente autorevoli: «Tanta è la sottigliezza del loro giudizio che, senza il voto di questi baccellieri, a formare un vero cristiano non basterebbero il battesimo, né il Vangelo, né San Paolo o San Pietro, né San Gerolamo o Sant'Agostino, né lo stesso San Tommaso, il più aristotelico di tutti i teologi».<ref>''Elogio'', LX.</ref>
 
Quanto a quei religiosi che sono detti ''monaci'' - parola che significa letteralmente ''solitari'' - c'è da dire che buona parte di essi non hanno niente a che fare con la religione e non sono solitari, visto che «non c'è luogo dove non te li trovi tra i piedi». Quando in chiesa non «ragliano, da asini che sono, i loro salmi», disturbano per le strade, elemosinando con grande fracasso, e credono di guadagnarsi la vita eterna osservando certe «cerimonie e tradizioncelle umane», senza sapere che Cristo chiederà conto dell'osservanza del comandamento della carità. Da come predicano, poi, «c'è da giurare che siano stati a scuola da ciarlatani di piazza, senza per altro riuscire a raggiungerli».<ref>''Elogio della pazzia'', cit., LIV.</ref>
 
Vescovi e cardinali, gli eredi degli apostoli, si danno alla bella vita, e i papi, i vicari di Cristo, vivono «mollemente e senza pensieri». Mentre i primi cristiani abbandonavano tutti i loro beni per seguire Gesù, per il cosiddetto patrimonio di san Pietro, cioè «borgate, tributi, dazi, signorie», i papi «si battono con il ferro e il fuoco, non senza effusione di molto sangue cristiano», e sono essi «a lasciare sparire nel silenzio Cristo, a incatenarlo trafficando con le loro leggi, a corromperlo con interpretazioni sforzate, a sgozzarlo con la loro vita pestifera».<ref>''Elogio della pazzia'', cit., ILX.</ref>
 
[[File:Folly Steps Down from the Pulpit, marginal drawing by Hans Holbein the Younger.jpg|thumb|Hans Holbein: ''La Follia scende dal pulpito'']]
L'ultima parte dell’''Elogio della follia'', uscendo dai toni fin troppo burleschi, acquista connotazioni decisamente teologiche, diventando apologia della fede cristiana che contro e oltre le necessità della ragione accetta un articolo di fede indimostrabile, un uomo che è Dio, che muore sulla croce e resuscita dai morti. Rifacendosi a [[San Paolo]], Erasmo fa dire alla Follia che occorre farsi stolto per diventare sapiente, e che a Dio sono cari gli uomini senza senno. È per lo stesso motivo che i re, i sovrani del mondo, odiano coloro che sono troppo intelligenti e preferiscono circondarsi di persone grossolane?<ref>''Elogio della pazzia'', cit., LXV.</ref> Certamente no, ma «la religione cristiana ha una specie di parentela con la pazzia», perché coloro che sono stati conquistati dalla pietà cristiana hanno prodigato i loro beni, trascurato le offese, tollerato gli inganni, considerato amici i nemici, evitato i piaceri, avuto a fastidio la vita, desiderato la morte. Insomma, sono diventati «assolutamente ottusi a ogni senso comune, come se il loro animo vivesse altrove, non dentro il corpo. E questa che cos'è, se non pazzia?».<ref name="ReferenceB">''Elogio della pazzia'', cit., LXVI.</ref>
 
Come la saggezza umana è follia agli occhi di Dio e viceversa,<ref>Paolo, ''Corinzi'', I, 3, 18-19.</ref> così già [[Platone]], attraverso il [[mito della caverna]], aveva mostrato i due piani della conoscenza: quello dei prigionieri legati che osservano le ombre della realtà, scambiandole per realtà autentica, e quello del prigioniero che si libera, esce dalla caverna e torna a riferire ai suoi compagni delle cose viste nella loro realtà. Quest'ultimo, «ormai sapiente, compiange e deplora la loro pazzia, posseduti come sono da così grande illusione; gli altri invece ridono di lui come di un matto che sragiona».<ref name="ReferenceB"/>
 
L'opera ebbe grande successo: vivente Erasmo, conobbe 36 edizioni, numerose traduzioni e imitazioni, come il ''De triumpho stultitiae'' di [[Faustino Perisauli]].<ref>L'opinione che Erasmo si sia ispirato e abbia perfino in parte plagiato l'operetta dell'oscuro prete romagnolo, pubblicata postuma nel 1524, è priva di fondamento. Si veda [[Jozef Ijsewijn]] e Jacqueline Jacobs, ''De Triumphus Stultitiae van Faustinus Perisauli en de Laus Stultitiae van Erasmus'', in «Handelingen van den Koninklijke Zuidnederlandse Maatschappij voor Taal- en Letterkunde en Geschiedenis», 20, 1966; Angelo Scarpellini, ''Erasmo e i letterati romagnoli del Cinquecento'', in «Studi romagnoli», 18, 1967; [https://books.google.it/books?id=TQKyVT7dfdQC&pg=PA85&lpg=PA85&dq=Ijsewijn,+Jacobs+erasmus+perisauli&source=bl&ots=PRrZMRCwsU&sig=Alaubun04st9-0Da3F52MileNwA&hl=it&ei=6O8kTcHAK5Xz4gaDitDVCQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CB4Q6AEwAg#v=onepage&q=Ijsewijn%2C%20Jacobs%20erasmus%20perisauli&f=false Jean-Claude Margolin, ''Neuf années de bibliographie érasmienne, 1962-1970'', Paris, Vrin 1977, p. 85]; [https://books.google.it/books?id=J59FbTV_U_sC&pg=PA29&lpg=PA29&dq=erasmus+als+ketzer&source=bl&ots=x_WNzqNI4g&sig=UIVIVinmxg0Lz_0KR3wlCgW4kWU&hl=it&ei=axEaTZDeAsyR4gawmsyGAg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBoQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false Silvana Seidel Menchi, ''Erasmus als Ketzer. Reformation und Inquisition im Italien des 16. Jahrhunderts'', Leiden, E. J. Brill 1993, pp. 29-30].</ref> La ''verve'' polemica e a tratti graffiante di cui nonostante ciò fu accusato era comunque lontana dalla sua sensibilità: «Non volli offendere, ma ammonire, non nuocere ma giovare, non recar danno ma sostegno ai costumi degli uomini».<ref>''Opus epistolarum'', op. cit., pag. 93.</ref>
 
Erasmo aveva ottenuto nel [[1511]] una pensione e i benefici della parrocchia di [[Aldington (Kent)|Aldington]], nel [[Kent]], e grazie all'interessamento dell'amico John Fisher, vescovo e rettore dell'[[Università di Cambridge]], d'insegnare in questa Università greco e teologia. Qui intraprese uno studio approfondito delle lettere di san Gerolamo e del Nuovo Testamento. Rimasto in contatto con John Colet, che a Londra aveva fondato la Saint Paul's School, gli dedicò il ''De copia duplici'', un manuale di stile latino.
 
=== A Lovanio e a Basilea ===
Nel gennaio [[1514]], non sopportando i colleghi di teologia di Cambridge, già oggetto della satira dell<nowiki>'</nowiki>''Elogio'', lasciò l'insegnamento e tornò a Londra, prima tappa per il ritorno nel continente. In luglio sbarcò a [[Calais]], dove fu raggiunto dall'ordine del priore di Steyn di tornare in convento. Erasmo rifiutò, sostenendo di non essere fatto per la vita conventuale e di voler continuare i suoi studi e le sue pubblicazioni. Si fermò per breve tempo a Lovanio e in agosto riprese il viaggio lungo il [[Reno (fiume)|Reno]] per raggiungere [[Basilea]] e accordarsi con l'editore Johann Froben per una nuova edizione ampliata degli ''Adagia'', per quella delle lettere di Gerolamo e soprattutto per la pubblicazione del testo del Nuovo Testamento, nella versione greca e latina da lui curata con l'aggiunta dei suoi commenti.
 
La diffusione degli ''Adagia'', dell<nowiki>'</nowiki>''Enchiridion'' e dell<nowiki>'</nowiki>''Elogio'' lo avevano reso molto noto e rispettato negli ambienti umanistici ed egli fu accolto, anche nelle soste fatte a [[Treviri]], a [[Magonza]] e a [[Strasburgo]], con tutti gli onori.
 
La sua polemica contro alcuni aspetti della vita della [[Chiesa cattolica]] non nacque da dubbi sulla [[Dottrina cristiana|dottrina]] tradizionale né da ostilità verso l'organizzazione in sé della Chiesa, ma, piuttosto, da un'esigenza di purificare la dottrina stessa e di salvaguardare le istituzioni del [[Cristianesimo]] dai pericoli che le minacciavano, quali la corruzione, l'interesse di pontefici guerrieri come [[papa Giulio II]] all'ampliamento dello [[Stato della Chiesa]], la vendita delle indulgenze, il culto smodato delle reliquie.
 
Come studioso cercò di liberare i metodi della [[scolastica (filosofia)|scolastica]] dalla rigidità e dal formalismo della tradizione medievale. Egli si riteneva un predicatore della virtù, e questa convinzione lo guidò per tutta la vita mentre cercava di rigenerare l'[[Europa]] mediante una critica profonda e coraggiosa alla Chiesa cattolica. Tale convinzione rappresenta il filo conduttore di un'esistenza che, altrimenti, potrebbe sembrare piena di contraddizioni.
 
Tuttavia con il passare degli anni le posizioni estremiste presero il sopravvento su quelle moderate ed Erasmo si trovò sempre più in contrasto sia con le chiese riformate che con quelle cattoliche perché entrambe erano fortemente opposte alla sua visione moderata.
 
=== Erasmo e la riforma luterana ===
La Riforma di [[Martin Lutero]] – che tradizione vuole prenda avvio il 31 ottobre [[1517|15]]<!-- viene dopo il 1516 e prima del 1518
campidoglio merda -->[[1517|17]] con l'affissione sulla porta della chiesa di [[Wittenberg]], com'era uso a quel tempo, di [[95 tesi]] in [[lingua latina|latino]] riguardanti il valore e l'efficacia delle [[indulgenza|indulgenze]] – mise a dura prova il carattere di Erasmo. Fino ad allora il mondo aveva riso della sua satira, ma pochi avevano interferito con le sue attività.
 
Le tensioni erano giunte a un punto tale che pochi avrebbero potuto sottrarsi al nascente dibattito, non certo Erasmo che era proprio al culmine della propria fama letteraria. Il doversi per forza schierare e la partigianeria erano contrarie sia al suo carattere sia ai suoi costumi. Nelle sue critiche rivolte alle "follie" [[clero|clericali]] e agli eccessi della [[Chiesa cattolica|Chiesa]] egli aveva sempre tenuto a precisare di non volere attaccare la Chiesa come istituzione e di non essere mosso da inimicizia nei confronti del clero.
 
Erasmo condivideva, in effetti, molti aspetti delle critiche di Lutero alla Chiesa cattolica, ad esempio nei confronti delle indulgenze e dei formalismi esteriori del clero, come pure sulla necessità di un ritorno allo spirito originario del cristianesimo. Sarà invece il punto centrale della dottrina luterana (quello che negava l'esistenza del libero arbitrio) a tenere divisi i due personaggi. Erasmo aveva il massimo rispetto per Martin Lutero e, a sua volta, il riformatore manifestò sempre ammirazione per la superiore cultura di Erasmo. Lutero sperava di potere collaborare con Erasmo in un'opera che gli sembrava la continuazione della propria.
 
[[File:Hans Holbein d. J. - Erasmus - Louvre.jpg|thumb|upright=1.2|Erasmus dipinto da [[Hans Holbein il Giovane]]]]
 
Erasmo, invece, declinò l'invito ad impegnarsi, affermando che se avesse seguito tale invito, avrebbe messo in pericolo la propria posizione di guida di un movimento puramente intellettuale, che riteneva essere lo scopo della propria vita. Soltanto da una posizione neutrale – riteneva Erasmo – si poteva influenzare la riforma della religione. Erasmo rifiutò dunque di cambiare confessione, ritenendo che vi fossero possibilità di una riforma anche nell'ambito delle strutture esistenti della Chiesa cattolica.
 
A Lutero tale scelta parve un mero rifiuto ad assumersi le proprie responsabilità motivato da mancanza di fermezza o, peggio, da codardia.
 
Fu allora che Erasmo – contrariamente alla sua natura – prese posizione per due volte su questioni dottrinalmente controverse.
* La prima volta fu sul tema cruciale del [[libero arbitrio]]. Nel [[1524]] con il suo scritto ''[[De libero arbitrio|De libero arbitrio diatribe sive collatio]]'' egli satireggiò la dottrina luterana del "servo" arbitrio. In ogni caso nella sua opera egli non prende una posizione definitiva, ma ciò agli occhi dei luterani rappresentava già una colpa. In risposta Lutero nel [[1525]] scrisse il ''[[De servo arbitrio]]'', nel quale attaccava direttamente Erasmo tanto da affermare che quest'ultimo non sarebbe stato neppure un cristiano.
 
Mentre la Riforma trionfava, iniziarono però anche quei disordini sociali che Erasmo temeva e che Lutero riteneva inevitabili: la [[guerra dei contadini]], l'[[iconoclastia]], il radicalismo che sfociò nei movimenti [[anabattisti]] in [[Germania]] e [[Paesi Bassi (regione storica)|Paesi Bassi]]. Erasmo era felice di essersene tenuto lontano, anche se, in ambienti cattolici, lo si accusava di essere stato il fomentatore di tali discordie.
 
A dimostrazione della sua lontananza dalla Riforma, quando nel [[1529]] [[Basilea]] adottò le dottrine riformate, Erasmo si trasferì nella vicina città imperiale di [[Friburgo in Brisgovia]], rimasta cattolica.
A Friburgo egli continuò la sua instancabile attività letteraria terminando l'opera più importante dei suoi ultimi anni: l’''[[Ecclesiaste]]'', parafrasi dell'omonimo libro biblico (detto pure ''[[Qoelet]]'', o il "Predicatore"), nel quale egli sostiene che la predicazione è l'unico dovere veramente importante della fede cattolica.
 
* La seconda grande questione alla quale Erasmo prese parte fu quella della dottrina dei [[sacramento|sacramenti]] e, in particolare, del valore dell'[[eucaristia]]. Nel [[1530]] Erasmo pubblicò una nuova edizione del testo ortodosso risalente all'[[XI secolo]] di [[Algerius]] contro l'eretico [[Berengario di Tours]]. Ad esso aggiunse una dedica, nella quale confermava la propria fede nella dottrina cattolica della presenza reale di [[Cristo]] nell'[[Ostia (liturgia)|ostia]] consacrata. In tal modo egli smentì gli antisacramentali guidati da [[Giovanni Ecolampadio]] di [[Basilea]], i quali citavano Erasmo a sostegno delle loro tesi scismatiche.
 
[[File:Tomba rotterdam.JPG|thumb|upright=0.7|Tomba di Erasmo da Rotterdam nella [[Cattedrale di Basilea]]]]
 
=== Gli ultimi anni e la morte ===
Inviso ormai ad ambo gli schieramenti – il 19 gennaio [[1543]] i suoi libri saranno bruciati a [[Milano]] insieme a quelli di Lutero&nbsp;– Erasmo morì la notte fra l'11 e il 12 luglio [[1536]] a [[Basilea]] dove era tornato per controllare la pubblicazione dell'Ecclesiaste. Fu sepolto nella [[cattedrale]] ormai dedicata al culto riformato, sebbene egli fosse sempre rimasto cattolico.
 
== La dottrina ==
Sebbene Erasmo fosse rimasto per tutta la vita cattolico, criticò con magistrale e caustica ironia gli eccessi presenti nella [[Chiesa cattolica]] del suo tempo, per proporre invece una ''philosophia Christi'' che si incardinasse su una religiosità interiore, sostanziata da una pratica costante della carità. Utilizzando i lavori filologici di [[Lorenzo Valla]] preparò una nuova versione greca e latina del [[Nuovo Testamento]] apprezzata tra l'altro da [[Lutero]], nei confronti del quale tuttavia Erasmo fu protagonista di una celebre polemica sulla questione del [[libero arbitrio]].
 
=== Il pensiero umanistico e riformatore di Erasmo ===
Al centro dello spirito innovatore con cui Erasmo intendeva riformare la Chiesa vi erano da un lato i valori del mondo classico, dall'altro la riscoperta del cristianesimo delle origini. Egli cercò sempre una sintesi tra queste due visioni della vita, sintesi che del resto era già al centro dei propositi dei [[filosofia rinascimentale|filosofi rinascimentali]] e [[neoplatonismo|neoplatonici]], come ad esempio [[Niccolò Cusano]], [[Marsilio Ficino]] e [[Pico della Mirandola]]. Nel tentativo di conciliare l’''humanitas'' classica con la ''pietas'' cristiana, egli partiva comunque da posizioni meno dottrinali e più attinenti all'aspetto della condotta pratica.
 
In ossequio all'ideale dell’''[[humanitas]]'', cioè della greca "filantropia" (l'amore per l'umanità), Erasmo credeva nel rispetto della dignità dell'uomo<ref>Nell’''Institutio principis christiani'' Erasmo
"aveva scritto che tutti gli uomini sono stati
creati liberi, che la schiavitù è contro natura
e che il principe non doveva imporre
il giogo della schiavitù a coloro che avevano
il medesimo maestro del principe, Gesù
Cristo". Il libro era stato composto da Erasmo nella veste di possibile precettore di [[Carlo V]]: "Forse l’idea di avvicinare Erasmo
a Carlo fu di Adriaan Floriszoon Boeyens,
il futuro [[Adriano VI]], che di Carlo era stato
veramente precettore"; ma la composizione fu "da Carlo probabilmente
non letta. Arrivò invece nelle
mani di [[Filippo II di Spagna|Filippo II]] tramite Arias Montano.
Il re di Spagna lesse il libro di Erasmo: conseguenza
ne fu la messa all’Indice": Agostino Sottili, ''Recensione di Wereldwijs, Wetenschappers rond Keizer Karel, Red. GEERT VANPAEMEL en TINEKE PADMOS, Leuven, Geert Vanpaemel e.a. en Uitgeverij Davidsfonds NV, 2000'', in Aevum: rassegna di scienze storiche, linguistiche e filologiche. SET. DIC., 2003, p. 821 (Milano: Vita e Pensiero, 2003).</ref>, il cui riconoscimento passa per la concordia e la [[pace]], da realizzare con l'uso sapiente della [[ragione]]. Richiamandosi a [[Seneca]], [[Cicerone]] e [[Sant'Agostino|Agostino]], condannava le varie forme di violenza e di prevaricazione dei potenti sui deboli, deprecando le torture e la pena di morte.
 
Riguardo invece al sentimento della ''[[pietà (sentimento)|pietas]]'', che per Erasmo costituisce il nucleo centrale del cristianesimo, era convinto dell'importanza di una fede radicata nell'interiorità dell'animo. Le pratiche esteriori della vita religiosa secondo Erasmo non hanno valore se non sono ricondotte alle virtù essenziali del cristiano, cioè l'umiltà, il perdono, la compassione e la pazienza. Predicò una tolleranza religiosa che facesse a meno di cacce all'eretico e di aspre contese critiche e dottrinali.
 
Per riformare e purificare la vita della fede, Erasmo elaborò quindi un progetto generale di riforma religiosa fondata su un'educazione culturale, volta a porre rimedio ai maggiori pericoli da lui paventati, che erano principalmente:
* il decadimento morale del clero e l'ostentata ricchezza dei vescovi;
* l'esplosione di interessi nazionalistici e particolaristici tali da poter frantumare l'unità dei cristiani;
* una [[teologia scolastica]] che gli sembrava impaludata in questioni inutili e distanti dalla prassi cristiana.
Erasmo si impegnò soprattutto per diffondere il sapere dei classici, tramite l’''eloquentia'' (ovvero l'arte di persuadere), e per depurare la [[Bibbia]] dalle incrostazioni medievali rendendola accessibile a tutti, tramite un lavoro di [[filologia|critica filologica]].
 
=== La polemica con Lutero ===
Il proposito riformatore di Erasmo, che pure aveva incontrato l'atteggiamento favorevole di varie personalità eminenti come l'imperatore [[Carlo V]], il [[papa Leone X]], i re [[Francesco I di Francia|Francesco I]] ed [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]], era destinato però a naufragare completamente. Le lotte e le contese religiose seguite alla [[riforma luterana]] vanificarono quei progetti di concordia e tolleranza religiosa che gli stavano tanto a cuore. Sebbene avesse fatto di tutto per evitarlo, lo scontro con [[Lutero]] era stato alla fine inevitabile, in particolare sul tema del [[libero arbitrio]], non tanto da un punto di vista dottrinale, quanto sul piano del risvolto pratico che la predicazione luterana comportava.
 
La negazione della [[libertà]] umana era per Erasmo incompatibile con la mentalità [[umanesimo|umanista]] e [[rinascimento|rinascimentale]] che esaltava la capacità dell'individuo di essere libero artefice del proprio destino, e sembrava svilisse la dignità stessa dell'uomo. Se, come affermava Lutero, l'essere umano non ha la facoltà di accettare o rifiutare liberamente la [[grazia divina]] che gli viene offerta, a che scopo nelle [[Bibbia|Scritture]] sono presenti ammonimenti e biasimi, minacce di castighi ed encomi all'obbedienza? Se inoltre, come predicava Lutero, l'uomo non ha bisogno di chiese e organi intermediari tra sé e Dio, ma è in grado da solo di accedere ai contenuti della Bibbia essendo l'unico sacerdote di se stesso, come si concilia questa supposta autonomia con la sua assoluta incapacità di scelta in ambito morale?
 
Questi furono alcuni dei punti toccati da Erasmo nella polemica da lui intrapresa, mirante a ribadire che il libero arbitrio è stato viziato ma non distrutto completamente dal [[peccato originale]], e che senza un minimo di libertà da parte dell'uomo la [[giustizia]] e la [[misericordia]] divina diventano prive di significato.
 
== Le opere ==
Erasmo dedicò la maggior parte dei suoi studi all'ambito religioso. Tutte le sue opere, pubblicate in latino, furono rapidamente tradotte nelle lingue moderne.
 
[[File:Am Anfang schuffF GOtt Himel vnd Erden.jpg|thumb|Illustrazione della [[Bibbia]] di [[Lutero]], che include la traduzione del Nuovo Testamento di Erasmo]]
=== Il lavoro sul testo del Nuovo Testamento ===
Durante il proprio soggiorno inglese Erasmo iniziò l'esame sistematico dei manoscritti del [[Nuovo Testamento]] – anche quelli scoperti di recente o che, in quel periodo, giungevano dalla [[Grecia]] dopo la fine dell'[[Impero bizantino]] – al fine di prepararne una nuova edizione e una traduzione latina.
 
Le traduzioni dei testi sacri (spesso a senso, senza la maturità filologica degli umanisti italiani guidati da [[Lorenzo Valla]]) forgiarono la sua vasta cultura [[Umanesimo|umanistica]] e lo indussero a contrapporre la cultura teologica vista come forgiatrice di letterati alla fede religiosa che definiva "creatrice di soldati di Cristo", riprendendo il tema classico del ''miles christianus''.
 
L'edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento sarebbe stata poi pubblicata da [[Johann Froben]] a [[Basilea]] nel [[1516]]: ''Novum Instrumentum omne, diligenter ab Erasmo Rot. Recognitum et Emendatum'', con traduzione latina e annotazioni. Essa costituirà la base per la maggior parte degli studi scientifici sulla [[Bibbia]] nel periodo della [[Riforma protestante|Riforma]], e sarà utilizzata dallo stesso [[Lutero]] per la sua traduzione [[lingua tedesca|tedesca]] della Bibbia.
 
La terza edizione servirà ai traduttori della versione inglese della Bibbia detta "di Re Giacomo". Il testo divenne in seguito noto come ''[[Textus Receptus]]''. Erasmo avrebbe pubblicato in seguito altre tre versioni nel [[1522]], [[1527]] e [[1535]], dedicando l'opera a [[papa Leone X]], quale patrono della cultura. Erasmo considerava il proprio lavoro come un servizio alla cristianità.
 
Alcuni hanno sollevato critiche in quanto all'accuratezza del ''Textus Receptus''. Uno dei motivi è che Erasmo aveva potuto consultare solo un pugno di manoscritti greci e di tarda origine. Inoltre asseriscono che Erasmo fece il suo lavoro in fretta. Egli stesso ammise che la sua edizione era stata “fatta in fretta anziché redatta”. Malgrado questi aspetti sfavorevoli delle edizioni di Erasmo, che si applicarono quasi con ugual forza al ''Textus Receptus'', questo testo rimase la norma per più di duecento anni. Fra i primi a produrre testi basandosi su maggiore rigore ci furono gli eruditi tedeschi [[Johann Jakob Griesbach]] e Lachmann.
 
=== Gli altri scritti ===
Tra le altre opere ''[[Adagia]]'' ([[1500]]), ''[[Manuale del milite cristiano]]'' ([[1503]]), ''[[Institutio principis christiani]]'' ([[1516]]), ''[[Colloquia familiaria]]'' ([[1522]]). Questi lavori che riportavano i testi alle fonti originarie lo fecero considerare come il padre della [[Riforma protestante]]. Egli comunque, pur condividendo la necessità di un rinnovamento in ambito ecclesiastico, rimase sempre [[cattolico]], e si oppose anzi duramente al [[protestantesimo]] di [[Martin Lutero]].
Un'altra opera va annoverata tra gli scritti del grande umanista: il dialogo satirico ''[[Iulius exclusus e coelis]]'', composto durante il periodo successivo alla morte del papa-soldato [[Giulio II]] e in particolare tra la fine del 1513 - inizi del '14 (gli anni del soggiorno di Erasmo a Cambridge). L'opera è un vivace scambio di battute tra San Pietro e un arrogante Papa Giulio che pretende di entrare in Paradiso con uno stuolo di rozzi combattenti morti "in nome della fede" durante le campagne belliche promosse dal defunto pontefice. Dell'opera, pubblicata anonima, Erasmo ha sempre negato la paternità, per motivi probabilmente legati alla sua immagine di fronte al neo pontefice [[Leone X]], che sembrava dare adito a quella riforma all'interno della Chiesa da sempre caldeggiata dall'umanista. La critica è comunque da tempo concorde che sia uscita dalla colta penna di Erasmo, il nome che subito era stato suggerito anche dai contemporanei.
 
Le sue critiche agli errori delle autorità ecclesiastiche e alla superstizione lo esposero all'accusa di essere luterano anche da ambienti cattolici, ma Erasmo rifiutò sempre quest'accusa. Per far fronte agli attacchi che gli venivano mossi, illustrò la sua posizione teologica con l'opera ''[[De libero arbitrio]]'' ([[1524]]), che conteneva una brillante critica a [[Martin Lutero]] (che a sua volta gli rispose con il ''[[De servo arbitrio]]'').
 
L'ultima opera di Erasmo fu la ''Preparazione alla morte'', nella quale assicura che una vita onesta è la [[condicio sine qua non]] per raggiungere una morte felice.
 
== Erasmo e la Controriforma ==
Erasmo godette di ampio prestigio nella prima metà del XVI secolo e gli venne anche offerto dal papa il cappello cardinalizio, che rifiutò. Dopo la sua morte, nel periodo successivo al [[Concilio di Trento]], nella fase della [[Controriforma]], la sua libertà intellettuale venne guardata con sospetto e le sue opere vennero incluse nell'[[Indice dei libri proibiti]], ma la sua battaglia contro l'ignoranza e la superstizione era motivata esclusivamente dalle sue convinzioni umanistiche e non da critiche alla fede. Come testimonia il suo rifarsi ad alcuni movimenti innovatori quali la ''[[Devotio moderna]]'', infatti, egli intendeva professare una riforma spirituale e dei costumi, e non una riforma teologica.
 
== Bibliografia ==
=== Edizioni delle opere ===
* ''Opus epistolarum Des. Erasmi Roterodami denuo recognitum et actum'', Oxford, University Press, 1906-58 [siglato EE]
* ''Desiderii Erasmi Roterodami Opera omnia emendatiora et auctiora'', Lugduni Batavorum, Petrus Van der Aa, 1703-06; rist. Hildesheim, G. Olms, 1961-62 [siglato LB]
* ''Erasmi opuscola. A supplement to the Opera omnia'', L'Aja, Nijhoff, 1933 [siglato F]
* ''Opera omnia Desiderii Erasmi Roterodami recognita et adnotatione critica instructa notisque illustrata'', Amsterdam, North-Holland 1969-88 [siglato ASD]
* ''Les Adages'', sous la direction de Jean-Christophe Saladin, 5 voll., Paris, Les Belles Lettres, 2011 (testo latino con traduzione francese)
 
=== Traduzioni italiane ===
* '''Antibarbarorum liber''' (1489<ref>scritto in forma di lettera</ref>-1494<ref>scritto in forma di dialogo</ref>-1520<ref>versione definitiva pubblicata</ref>)
** ''Antibarbari'', a cura di Luca D'Ascia, Torino, Aragno, 2002 ISBN 88-8419-106-8
* '''Adagia''' (1500-36)
** ''Adagia. Sei saggi politici in forma di proverbi'', a cura di Silvana Seidel Menchi, Torino, Einaudi, 1980 (Collana "[[Nuova Universale Einaudi|NUE]]") ISBN 88-06-51094-0
** ''Adagia'', a cura di Davide Canfora, Roma, Salerno, 2002, ISBN 88-8402-370-X; ISBN 978-88-8402-370-4
** ''I Sileni di Alcibiade'', Introduzione e note di Jean-Claude Margolin, traduzione di Stefano Ugo Baldassarri, Napoli, Liguori, 2002 (Collana "I Sileni") ISBN 88-207-3360-9
** ''Adagi (prima traduzione italiana completa)'', a cura di Emanuele Lelli, Milano, Bompiani, 2013 (Collana "[[Il pensiero occidentale]]") ISBN 978-88-452-7451-0
** ''Adagia'', a cura di Davide Canfora, Roma, Salerno Editrice, 2002 ISBN 978-88-8402-370-4; come ''Adagia di guerra, pace, saggezza e follia'', Palermo, Sellerio, 2013 ISBN 978-88-389-2768-3
** ''Modi di dire. Adagiorum collectanea'', a cura di [[Carlo Carena]], testo latino a fronte,Torino, Einaudi, 2013 (Collana "[[I millenni]]") ISBN 978-88-06-21130-1
** ''La guerra piace a chi non la conosce'', a cura di Davide Canfora, Palermo, Sellerio, 2015 (Collana "Il divano") ISBN 978-88-38-93383-7
** ''Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza. Storie politiche tratte dagli «Adagia»'', a cura di [[Ugo Dotti]], Milano, Feltrinelli, 2017 (Collana "UE.I Classici") ISBN 978-88-079-0273-4
* '''Enchiridion militis Christiani''' (1503)
** ''Enchiridion militis christiani'', a cura di Adelina Rita de Nardo, L'Aquila, Japadre, 1973
** ''L'educazione del principe cristiano'', a cura di Margherita Isnardi Parente, Napoli, Morano, 1977
** ''La formazione cristiana dell'uomo'', Introduzione, traduzione, prefazione e note a cura di Edilia Orlandini Traverso, Milano, Rusconi, 1989 (Collana "Classici del pensiero") ISBN 88-18-22014-4
** ''L'educazione del principe cristiano'', a cura di Anna Morisi Guerra, Roma, Signorelli, 1992
** ''L'educazione del principe cristiano'', a cura di Davide Canfora, Bari, Edizioni di Pagina, 2009 ISBN 978-88-7470-090-5
* [[Elogio della follia|'''Moriae encomium''']] (1511)
** ''Elogio della pazzia'', con prefazione di Eugenio Camerini, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1914
** ''Elogio della pazzia'' e ''Dialoghi'', a cura di [[Benedetto Croce]], Bari, Laterza, 1914
** ''Elogio della stoltezza'', a cura di Cristina Baseggio, Torino, UTET, 1935; con un saggio di Hugh Trevor-Roper, Milano, TEA, 1988
** ''Elogio della pazzia'', a cura di [[Emilio Cecchi]], Roma, Colombo, 1943
** ''Elogio della follia'', a cura di Tommaso Fiore, Torino, Einaudi, 1943 (Collana "[[Nuova Universale Einaudi|NUE]]"); Milano, Mondadori,1964; con introduzione di [[Delio Cantimori]], Torino, Einaudi, 1964 ISBN 88-06-00240-6; con prefazione di Paolo Fedeli e postfazione di Francesco Tateo, Bari, Palomar, 2003 ISBN 88-88872-01-9
** ''Elogio della pazzia'', a cura di Claudio Annaratone, Milano, Rizzoli, 1963 (Collana "[[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]]") ISBN 88-17-15197-1; a cura di [[Bruno Segre]], Milano, Opportunity Book,1995 ISBN 88-8111-113-6; Milano, BUR, 1999 ISBN 88-17-86157-X
** ''Elogio della pazzia'', a cura di Guglielmo Zappacosta, Roma, Curcio, 1965
** ''Elogio della follia'', a cura di Nicola Petruzzellis, Milano, Mursia, 1966 ISBN 978-88-425-3909-4
** ''Elogio della follia'', a cura di [[Eugenio Garin]], Milano, Serra e Riva, 1984; Milano, Mondadori, 1992 (Collana "[[Oscar Mondadori|Oscar]]") ISBN 88-04-35448-8
** ''Elogio della follia'', con un saggio di Roland H. Bainton, traduzione e note di Luca D'Ascia, Milano, Rizzoli,1989 ISBN 88-17-16724-X
** ''Elogio della follia'', trad. di Domenico Magnino, Milano, Berlusconi, 1990 ISBN 88-86372-00-0
** ''Elogio della follia per contrapporsi alla demenza del mondo'', a cura di Anna Corbella Ortalli, Bussolengo, Demetra, 1994 ISBN 88-7122-491-4 ISBN 978-88-440-3140-4; Firenze, Giunti, 2002 ISBN 88-440-1877-2
** ''Elogio della Follia'', a cura di Gabriella D'Anna, Roma, Newton Compton, 1995 (Collana "[[Grandi Tascabili Economici Newton|GTE]]") ISBN 88-8289-712-5; Novara, De Agostini, 2003; Roma, Newton, 2012 ISBN 978-88-541-3437-9
** ''Elogio della follia'', a cura di [[Carlo Carena]], Torino, Einaudi, 1997 (Collana "[[I millenni]]") ISBN 88-06-14501-0; ivi, 2002 (Collana "ET") ISBN 88-06-16338-8
** ''Elogio della pazzia'', a cura di Paola Ceva, Rimini, Raffaelli, 2000 ISBN 88-87518-10-6
** ''Elogio della follia'', a cura di Stefano Cavallotto, Milano, Paoline, 2004 ISBN 88-315-2701-0
** ''Elogio della follia'', a cura di Silvia Fiorini, Santarcangelo di Romagna, Rusconi, 2008 ISBN 978-88-18-02594-1; con introduzione di Massimiliano Lacertosa, Siena, Barbera, 2008 ISBN 978-88-7899-238-2; Milano, Feltrinelli, 2011 ISBN 978-88-07-82242-1
* '''De utraque verborum ac rerum copia''' (1512-34)
** ''Sulla facondia delle parole e dei ragionamenti'', a cura di Cristiano Rocchio, Aracne, Roma 2012 ISBN 978-88-548-5206-8
* '''Iulius exclusus e coelis''' (1514)
** ''Iulius exclusus e coelis'', a cura di Giorgio Maselli, Palomar, Bari 1995
** ''Papa Giulio scacciato dai cieli'', a cura di Paola Casciano, Argo, Lecce 1998 ISBN 88-86211-25-2
** ''Giulio'', a cura di Silvana Seidl Menchi, Collana "[[Nuova Universale Einaudi|NUE]]. Nuova Serie", Einaudi, Torino, 2014 ISBN 978-88-06-21099-1
* '''Dulce bellum inexpertis''' (1515)
** ''Contro la guerra'', a cura di Franco Gaeta, Japadre, L'Aquila 1968 ISBN 88-7006-072-1
** ''Contro la guerra'', a cura di Massimo Jevolella, Collana "[[Oscar Mondadori|Oscar]]", Mondadori, Milano 2008 ISBN 978-88-04-57527-6
** ''Dolce è la guerra a chi non l'ha provata'', a cura di Felice Campanello e Silvana Seidel Menchi, Allemandi, Torino 2008 ISBN 978-88-422-1719-0
* '''Paraphrases''' al Nuovo Testamento (1515-49)
** ''Vita di san Girolamo'', a cura di Anna Morisi Guerra, Japadre, L'Aquila-Roma 1988 ISBN 88-7006-157-4
** ''Parafrasi della lettera ai Romani'', a cura di Maria Grazia Mara, Japadre, L'Aquila-Roma 1990 ISBN 88-7006-226-0
* '''Mihi placet concordia''' (1516-24)
** ''Mihi placet concordia. Lettere sulla Riforma'', vol. 1: ''1516-20'', vol. 2: ''1521-22'', vol. 3: ''1523-24'', Aragno, Torino 2010-11 ISBN 978-88-8419-463-3 ISBN 978-88-8419-465-7 ISBN 978-88-8419-510-4
* '''Querela pacis''' (1517)
** ''Il lamento della pace'', a cura e con un saggio su «Erasmo e l'arte» di [[Luigi Firpo]], UTET, Torino, 1967; Strenna Natale UTET, 1968; Collana I grandi di tutti i tempi. Serie d'oro, Periodici Mondadori, Milano, 1968; TEA, Milano, 1993, ISBN 88-7819-415-8
** ''Contro la guerra'' [col ''Dulce bellum inexpertis''], a cura di [[Franco Gaeta]], Japadre, L'Aquila, 1968
** ''Querela pacis'', a cura di [[Carlo Carena]], Tallone, Alpignano, 1987; col titolo ''Il lamento della pace. Testo latino a fronte'', Collana [[Nuova Universale Einaudi|NUE]] n.199, Einaudi, Torino, 1990-1995, ISBN 88-06-00753-X; SE, Milano, 2014, ISBN 978-88-67-23102-7
** ''Lamento della pace scacciata e respinta da tutte le nazioni'', a cura di Italo Francesco Paldo, Piovan, Abano Terme, 1988
** ''Il lamento della pace'', trad. di Patrizia Moradei, Prefazione di Peppe Sini, Multimage, Firenze, 2002, ISBN 88-86762-40-2
** ''Pace e guerra'' [con altri scritti], a cura di Italo Francesco Paldo, Salerno, Roma, 2004, ISBN 88-8402-459-5
** ''Il lamento della pace. Testo latino a fronte'', a cura di Federico Cinti, con un saggio di Jean-Claude Margolin, Collana Classici del Pensiero, BUR, Milano, 2005, ISBN 978-88-17-00496-1; col titolo ''Sulla pace'', introduzione di Lia Correzzola, trad., note e postfazione di Federico Cinti, Barbera, Siena, 2005, ISBN 88-7899-017-5
* '''Colloquia familiaria''' (1517-1530)
** ''I Colloqui'', a cura di Gian Piero Brega, Feltrinelli, 1959; ed. rivista, Collana "[[Universale Economica Feltrinelli dal 501 al 600|UEF]]" n. 534, Feltrinelli, Milano 1967; Garzanti, Milano 2000 ISBN 88-11-58836-7
** ''Colloquia'', a cura di Cecilia Asso, introduzione di [[Adriano Prosperi]], Collana "[[Biblioteca della Pléiade]]", Einaudi, Torino 2002 ISBN 978-88-446-0050-1; in ''Erasmo da Rotterdam'', Collana "I Classici del pensiero" n.7, Mondadori, Milano 2008 [contiene anche ''Elogio della follia'', tradotto da C. Carena]
** ''Colloqui familiari'', trad. di Mario Genesi, Alzani, Pinerolo 2003 ISBN 88-8170-202-9
** ''Colloqui. Tomo I'' (2 voll.), a cura di Luca D'Ascia, Corona Patria Erasmiana. II. Series Humanistica, Loescher, Torino, 2017, ISBN 978-88-201-3794-6
* '''Epistolae obscurum virorum''' (1519)
** ''Lamentazioni di uomini oscuri'', a cura di Mario Genesi, Lampi di stampa, Milano 2003 ISBN 88-488-0238-9
** 4 lettere a [[Ulrich von Hutten]], [[Germain de Brie]], [[Guillaume Budé]] e [[Johann Froben]] (1519-20)
** ''Ritratti di [[Tommaso Moro|Thomas More]]'', a cura di Matteo Perrini, La Scuola, Brescia 2000 ISBN 88-350-9790-8
* '''De comtemptu mundi''' (1521)
** ''Il disprezzo del mondo'', trad. e cura di [[Carlo Carena]], Collana Biblioteca dell'utopia, S. Berlusconi Editore, Milano, 1999, ISBN 88-04-48007-6
** ''Del distacco dal mondo'', trad. Mario Genesi, Alzani, Pinerolo, 2004, ISBN 88-8170-233-9
* '''[[De libero arbitrio|De libero arbitrio collatio]]''' (1524)
** ''Il libero arbitrio'', trad. di Roberto Jouvenal [con passi scelti di [[Martin Lutero]], ''Il servo arbitrio''], Claudiana, Torino 1969 ISBN 88-7016-169-2; Fabbri, Milano 1996; a cura di Fiorella De Michelis Pintacuda, Claudiana, Torino 2004 ISBN 88-7016-448-9 ISBN 978-88-7016-769-6
** ''Sul libero arbitrio'', trad. di Italo Pin, Studio Tesi, Pordenone 1989 ISBN 88-7692-200-8 ISBN 88-7692-530-9
* '''Lingua, sive, de linguae usu atque abusu, liber utilissimus''' (1525)
** ''Lingua, ossia Libro utilissimo sull'uso e abuso della lingua'', trad. di Mario Genesi, Alzani, Pierolo 2002 ISBN 88-8170-166-9
* '''Exomologesis, sive Modus confitendi''' (1525)
** ''Esomologesi, ovvero Sul modo di confessarsi'', a cura di Giacomo Francini, Aragno, Torino 2005 ISBN 88-8419-240-4 ISBN 978-88-8419-240-0
* '''Christiani matrimonii institutio''' (1526)
** ''Del matrimonio e del divorzio'', a cura di Fabrizio Dall'Aglio e Manuela Serrao, Passigli, Firenze 2000 ISBN 88-368-0571-X
* '''Dialogus Ciceronianus: sive De optimo genere dicendi''' (1528)
** ''Il ciceroniano o Dello stile migliore'', testo latino critico, pref., introd., note, trad. a cura di [[Angiolo Gambaro]], La Scuola, 1965, ISBN 978-88-350-3867-2
** ''Il Ciceroniano'', a cura di Francesco Bausi e Davide Canfora, con la coll. di Elisa Tinelli, Loescher, Torino, 2016, ISBN 978-88-201-3793-9
* '''De civilitate morum puerilium''' (1530)
** ''Il galateo dei ragazzi'', a cura di Lucia Gualdo Rosa, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1991; Liguori, Napoli 2004 ISBN 88-207-3592-X
** ''L'educazione civile dei bambini'', a cura di Giuseppe Giacalone e Stephane Sevry, Armando, Roma 1993 ISBN 88-7144-348-9; n. ed. a cura di Franco Cambi con il titolo ''Sulle buone maniere dei bambini'', ivi 2000 ISBN 88-8358-044-3
* '''De pueris statim ac liberaliter instituendis''' (1530)
** ''Per una libera educazione'', a cura di Luca D'Ascia, Rizzoli, Milano 2004 ISBN 978-88-17-00041-3
* '''A playne and godly Exposytion or Declaration of the Commune Crede''' (1533)
** ''Spiegazione del Credo'', a cura di Umberto Neri, Città nuova, Roma 2002 ISBN 88-311-1106-X
* '''De praeparatione ad mortem''' (1534)
** ''La preparazione alla morte'', a cura di Antonio Autiero, San Paolo, Cinisello Balsamo 1984 ISBN 88-215-0549-9
** ''Della preparazione alla morte'', trad. di Mario Genesi, Alzani, Pinerolo 2004 ISBN 88-8170-232-0
 
=== Crestomazie ===
* ''Opere scelte'', a cura di Valerio Del Nero, Theorema libri, Milano 1993 ISBN 88-259-0174-7
* ''Scritti religiosi e morali'', a cura di Cecilia Asso, introduzione di [[Adriano Prosperi]], Collana "[[i millenni|I Millenni]]", Einaudi, Torino 2004 ISBN 978-88-06-16793-6
* ''Scritti teologici e politici'', a cura di Enrico Cerasi e Stefania Salvadori, Collana "[[Il pensiero occidentale]]", Bompiani, Milano 2011 ISBN 978-88-452-6922-6
* {{Cita libro|titolo=Opulentia sordida e altri scritti attorno ad Aldo Manuzio|altri=a cura di Ludovica Braida|edizione=Collana Letteratura universale.Albrizziana|editore=Marsilio|città=Venezia|anno=2015|isbn=978-88-317-2110-3}}
 
=== Studi ===
* [[Johan Huizinga]], ''Erasmo'' (1924), Collana Reprints, Torino, Einaudi, 1975; Einaudi, 2002 ISBN 88-06-16329-9
* [[Stefan Zweig]], ''Erasmo da Rotterdam'' (1934), Milano, Bompiani, 2002 ISBN 978-88-452-9166-1
* Augustin Renaudet, ''Érasme et l'Italie'' (1954), Genève, Droz, 1998 ISBN 2-600-00509-9
* Pierre Mesnard, ''Erasmo. La vita, il pensiero, i testi esemplari'' (1969), Milano-Firenze, Accademia Sansoni, 1971
* [[Delio Cantimori]], ''Erasmo e la vita morale e religiosa italiana nel secolo XVI'', in Id. ''Umanesimo e religione nel Rinascimento'' (1971), Torino, Einaudi, 1980 ISBN 978-88-06-42986-7
* Roland H. Bainton, ''Erasmo della cristianità'' (1969), Firenze, Sansoni, 1989 ISBN 978-88-383-0969-4
* Cornelis Augustijn, ''Erasmo da Rotterdam. La vita e l'opera'' (1986), Brescia, Morcelliana, 1989 ISBN 88-372-1386-7
* Silvana Seidel Menchi, ''Erasmo in Italia. 1520-1580'' (1987), Torino, Bollati Boringhieri, 2001 ISBN 88-339-0415-6
* [[Luca D'Ascia]], ''Erasmo e l'umanesimo romano'', Firenze, Olschki, 1991 ISBN 978-88-222-3883-2
* Lorenzo Cortesi, ''Esortazione alla filosofia. La Paraclesis di Erasmo da Rotterdam'', Ravenna, SBC Edizioni, 2012 ISBN 978-88-6347-271-4
* {{es}}M. Bataillon, ''Erasmo y España'', Mexico-Madrid-Buenos Aires, Fondo de Cultura Económica, 1991.
* Gagliano Giuseppe , ''Pace e guerra giusta nella riflessione di Erasmo da Rotterdam'', Napoli, La Scuola di Pitagora, 2016 ISBN 8865424966
 
== Note ==
<references/>
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{VoceLibro|Aforisti Occidentali}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|urllingua=en|https://bookswww.googleprocyclingstats.itcom/books?id=TPc_AAAAcAAJrace/gp-lugano/2018|titolo=''EnchiridionLa militis christiani'', 1612|lingua=lacorsa}}
* {{cita web|lingua=en|http://www.cyclingnews.com/races/gran-premio-citta-di-lugano-2018/results/|La corsa}}
* {{cita web|url=http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Erasmo/Elogio.pdf| titolo=''Elogio della follia''|lingua=it}}
* {{cita web|lingua=en|url=http://www.cqranking.com/men/asp/gen/race.asp?raceid=32642|titolo=La corsa}}
* {{cita web|https://archive.org/details/ErasmusAdages0-985Tome1BellesLettresEtLeGracJ-cSaladinEditeur|Gli ''Adagia''|lingua=la}}
* {{sitodelciclismocorse|312652}}
* {{cita web|url=https://plato.stanford.edu/entries/erasmus/|titolo=Desiderius Erasmus|autore=Erika Rummel|sito=Stanford Encyclopedia of Philosophy|lingua=en}}
* {{cita web|url=https://books.google.it/books?id=a2XEKA6fwQgC|titolo=A. Renaudet, ''Érasme et l'Italie''|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://www.conoscenza.rai.it/site/it-IT/?ContentID=848&Guid=cbb3e269c8ba400db13fa0db0a9076af|titolo=Intervista a Eugenio Garin sul pensiero di Erasmo}}
 
{{ControlloGran Premio di autoritàLugano}}
{{portale|ciclismo|Ticino}}
{{Portale|biografie|cristianesimo|Filosofia|rinascimento}}
 
[[Categoria:AforistiGran olandesiPremio di Lugano]]
[[Categoria:ErasmoCiclismo da Rotterdam|nel 2018]]
[[Categoria:Filosofi cristiani]]
[[Categoria:Presbiteri olandesi]]
[[Categoria:Scrittori olandesi]]
[[Categoria:Traduttori della Bibbia]]
[[Categoria:Uomini universali]]