Storia di Avezzano e Te Rata: differenze tra le pagine

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{{Monarca
{{torna a|Avezzano}}
|nome = Te Rata Mahuta
[[File:Lago Fucino Galleria delle Carte Geografiche (Musei Vaticani).jpg|thumb|right|upright=1.2|Il Lago Fucino e la regione dei [[Marsi]] come figurano nella [[Galleria delle carte geografiche]] (1580-1585) dei [[Musei Vaticani]]]]
|immagine =
|legenda =
|titolo = [[Movimento Reale Māori#Elenco dei sovrani|Re dei Māori]]
|stemma =
|inizio regno = 24 novembre [[1912]]
|fine regno = 1º ottobre [[1933]]
|predecessore = [[Mahuta Tāwhiao]]
|successore = [[Korokī Mahuta]]
|nome completo =
|trattamento =
|altrititoli =
|data di nascita = [[1877]] – [[1880]] ?
|luogo di nascita =
|data di morte =
|luogo di morte = ''[[Marae]]'' di [[Waahi Marae]]
|sepoltura = [[Monte Taupiri]]
|casa reale =
|dinastia =
|padre = [[Mahuta Tāwhiao]]
|madre = Te Marae
|consorte = Te Rata Mahuta
|figli = [[Korokī Mahuta]]<br>Taipu Mahuta<br>Hori (George) Te Rata
|religione =
|motto reale =
|firma =
}}
{{Bio
|Nome = Te Rata Mahuta
|Cognome =
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[1877]] – [[1880]] ?
|LuogoMorte = Waahi
|GiornoMeseMorte = 1º ottobre
|AnnoMorte = 1933
|Epoca = 1800
|Epoca2 = 1900
|Attività = sovrano
|Nazionalità = neozelandese
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato [[Movimento Reale Māori#Elenco dei sovrani|re dei Māori]] dal [[1912]] al [[1933]]
}}
 
== Biografia ==
La '''Storia di Avezzano''' spazia dal [[paleolitico]] fino ai nostri giorni.
Te Rata nacque tra il [[1877]] e il [[1880]] ed era il figlio maggiore di re [[Mahuta Tāwhiao]] e Te Marae, figlia del capo militare Amukete Te Kerei, che rimase ucciso in battaglia a [[Rangiriri]] nel novembre del [[1863]].<ref name=DNZB_Te_Rata/> Aveva quattro fratelli minori: Taipu (morto nel marzo del [[1926]]),<ref>{{cite web |url= http://members.iinet.net.au/~royalty/states/oceania/maori.html |title=Maori kingitanga |first=Henry |last=Soszynski |date= |work=World of royalty |accessdate=13 maggio 2012}}</ref> Tumate, Tonga e Te Rauangaanga.
 
Il 24 novembre [[1912]], circa due settimane dopo la morte del padre, fu scelto come suo successore. Come era consuetudine per un nuovo re Māori, assunse il nome di Pòtatau Te Wherowhero. Il suo regno fu segnato dalle sue non buone condizioni di salute e da molte polemiche.<ref name=DNZB_Te_Rata/>
Le prime testimonianze della presenza di cacciatori nel [[Paleolitico superiore]] e dello stanziamento a carattere continuativo delle popolazioni, circa 18-14.000 anni fa<ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/fucino/|Fucino|editore= Treccani}}</ref>, si hanno con una serie di testimonianze. La più vicina è quella della Grotta di Ciccio Felice, alle pendici del [[monte Salviano]]. Si tratta di un insediamento preistorico individuato nei pressi della strada Circonfucense, in corrispondenza di Strada 6 del Fucino. Ci sono altre simili importanti testimonianze in tutta l'area del Fucino. Testimonianze più rare sono relative al [[Neolitico]] e all'[[età del rame]]<ref name="Colombini Grottanelli de' Santi42">{{Cita|Colombini Grottanelli de' Santi||Colombini Grottanelli de' Santi, 2005}}, pag.42</ref>. Anche in questo caso i resti più consistenti giungono dalle grotte presenti attorno al Lago Fucino.
Nel [[Popoli dell'Italia antica|periodo italico]], dall'[[età del ferro]], in questi luoghi stanzieranno i [[Marsi]]<ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3919_safini-marsi-ed-equi.html|titolo=Safini, Marsi ed Equi|editore= Comune di Avezzano|accesso=}}</ref>. Dal momento della sua costituzione il popolo sarà cantato e celebrato in tutte le epoche come uno dei progenitori e al contempo uno dei figli prediletti dell'Italia<ref name="Virgilio167">{{Cita|Virgilio||Virgilio, 36aC}}, v.167</ref><ref name="Mastronardi">{{Cita|Mastronardi||Mastronardi, 2012}}</ref>.
I Marsi occupavano le rive orientali e meridionali del Fucino.
 
Fin da bambino, Te Rata era stato un invalido cronico e aveva sofferto diverse malattie tra cui l'[[artrite reumatoide]] e le malattie cardiache. La prima influì fortemente la sua capacità di svolgere il ruolo di re. Fu particolarmente evidente durante una spedizione in [[Inghilterra]] nel [[1914]]. Questa era stata intrapresa allo scopo di presentare ai funzionari britannici una petizione sulle violazioni del [[trattato di Waitangi]]. I [[Māori]] affermavano che la loro terra era stata ingiustamente confiscata in seguito alle [[guerre māori]]. Tuttavia, durante il suo viaggio verso l'[[Inghilterra]], Te Rata finì per subire ripetuti attacchi di [[reumatismi]]. Ad esempio, durante una sosta ad [[Honolulu]], non fu in grado di accettare un invito da parte della vecchia regina delle [[Hawaaii]], [[Liliuokalani delle Hawaii|Liliuokalani]], l'ultima sovrana del suo popolo prima dell'annessione con gli [[Stati Unti d'America]]. Inoltre, questi attacchi continuarono dopo il suo arrivo in [[Inghilterra]], il 21 maggio [[1914]]. In effetti, Te Rata era così malato che finì per rifiutare un incontro con importanti funzionari britannici, anche se alla fine riuscì a incontrare re [[Giorgio V del Regno Unito|Giorgio V]] e la regina [[Mary di Teck|Mary]].
== Origine del nome ==
# L'etimologia più corretta farebbe derivare il nome della città di Avezzano dal prediale "ad vettianum", ovvero luogo abitato dai vetii, antica e potente famiglia patrizia romana. Il toponimo "vetiano" o "vettiano", si sarebbe trasformato linguisticamente in "Veziano" o "Vezziano", infine "Vezzano". Il nome trasformatosi linguisticamente in "Avezzano", fu scelto in onore di Caio Vettio Scatone, questore marso, citato più volte da [[Cicerone]] come abile "dux marsorum"<ref name="Cicerone644">{{Cita|Cicerone||Cicerone, 2012}}, pag.644</ref>. Collaborò e supportò Quinto Poppedio Silone, durante le [[guerra sociale|guerre sociali]]<ref name="Belmaggio7">{{Cita|Belmaggio||Belmaggio, 2000}}, pag.7</ref>. Identiche le ipotesi per l'omonima frazione Avezzano di [[Sessa Aurunca]] e per [[Vezzano Ligure]].<ref name="Di Domenico40">{{Cita|Di Domenico||Di Domenico, 2002}}, pag.40</ref>.
# Secondo altri storici l'ipotesi più verosimile sarebbe quella del toponimo prediale ''Avidianum'' (o ''fundus Avidianus''), dal gentilizio ''Avidius'', da cui deriverebbe direttamente ''Avezzano'', con una sola ''v'' e la ''z'' sonora. Stando all'illustre storico [[Cesare Letta]]<ref name="Letta D'Amato40">{{Cita|Letta D'Amato||Letta D'Amato, 1975}}, pag.40</ref>, tale gentilizio è attestato nel territorio di [[Alba Fucens]]<ref name="Mertens114">{{Cita|Mertens||Mertens, 1955}}, pag.114</ref>. L'epigrafe classificata come CIL IX 4024<ref name="Catalli29">{{Cita|Catalli||Catalli, 1992}}, pag.29</ref>, in particolare, recante il nome di due liberti della ''gens Avidia'', fu rinvenuta proprio ad Avezzano: ciò sarebbe il segno tangibile di una sensibile continuità tra la colonia romana e il suo ''[[ager publicus]]''<ref name="Cianciusi24">{{Cita|Cianciusi||Cianciusi, 1988}}, pag.24</ref>.
# L'ipotesi più suggestiva vuole che derivi da “Ave Jane”, un’invocazione posta sul frontale del tempio consacrato, in località Pantano, a [[Giano (divinità)|Giano]], il dio bifronte degli inizi, materiali e immateriali; quindi dell'inizio dell'anno, da cui deriverebbe il nome di [[Gennaio]], della volta celeste, dell'arco della porta, agli inizi dio della città etc etc. È una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana, latina e italica. Di solito è raffigurato con due volti, poiché il dio può guardare il futuro e il passato. Il suo culto è probabilmente antichissimo e risale ad un'epoca arcaica, in cui i culti dei popoli italici erano in gran parte ancora legati ai cicli naturali della raccolta e della semina. Stando alla leggenda attorno al tempio del dio Giano ebbe origine la borgata formata dai primi agricoltori stanziati nell'area che, all'epoca, abbracciava il lago [[Fucino]]<ref name="Febonio70">{{Cita|Febonio||Febonio, 1678}}, pag.70</ref><ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina2_il-comune.html|titolo=Origine del nome di Avezzano|editore= Comune di Avezzano|accesso=}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.avezzano.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=15|titolo=Origine del nome (Giovanni Pagani)|editore=Terre Marsicane|accesso=}}</ref>.
# Altra tesi improbabile è quella legata al ricordo dell'antica città romana di Aveia (nell'agro-vestino) e della gens Aveia<ref name="Belmaggio8">{{Cita|Belmaggio||Belmaggio, 2000}}, pag.8</ref>.
# Il nome designa la zona: la località, dove è sorta la città, si affacciava all'acqua del lago Fucino che (per la scarsa profondità) Virgilio chiama 'liquidi lacus' (''Eneide'' VII, 760). Avezzano deriverebbe dall'[[Lingua accadica|accadico]] awûm''' '''(palude, stagno, acquitrino), con la terminazione''' -'''anu dei nomi di luogo che si affacciano all'acqua. L'infisso -za, con raddoppiamento dell'[[Consonante affricata|affricata]] dentale sonora, corrisponde al pronome dimostrativo accadico ša (quello) in posizione [[Anafora (linguistica)|anaforica]]. Il significato del nome dunque è "''luogo'' (quello) ''alla palude''"<ref name="Semeraro449">{{Cita|Semeraro||Semeraro, 1994}}, pag.449</ref>.
# Ipotesi definita mirabolante sarebbe quella legata ad Avellanus, dal vicino [[monte Velino]]. Il famoso storico [[Ariodante Fabretti]] già sul finire del ‘600 la definì «Plus de fabulis quam de istoria» (Fabretti, "Corpus inscriptionum Italicarum antiquioris aevi" - 1867, con tre supplementi, 1872-78).
# Il toponimo dialettale ''Auzzàne'' è diffuso dalla [[valle del Salto]] alla [[Liri|valle del Liri]] per indicare i boschi di [[Alnus|Ontani]] (''Alnus glutinosa'') data la vicinanza con gli ambienti umidi, fa pensare per Avezzano un'etimologia formata su ''alnetianus'', con [[Metafonesi|metafonia]] ALN> ''au''. Pertanto il nome sarebbe "Auzzane" poi diventato "Avezzane" (che è ancora oggi il nome dialettale), quindi divenuto "Avezzano"<ref>Fondo Rolando Spina, ''Sulle origini del nome Avezzano'', Biblioteca Comunale - Avezzano.</ref>.
# Alcuni studiosi, come lo storico [[Muzio Febonio]], hanno legato Avezzano ad Anxantium, diventata in seguito Penna, la cui origine sarebbe di epoca molto più antica<ref name="Febonio15">{{Cita|Febonio||Febonio, 1993}}, pag.15</ref><ref name="Pagani24">{{Cita|Pagani||Pagani, 1968}}, pag.24</ref><ref name="Belmaggio8" />.
[[File:Stemma_Febonio.jpg|thumb|right|Sigillo ottagonale dell'abate e storico [[Muzio Febonio]]]]
Tracce evidenti della città dell'[[Repubblica romana|epoca repubblicana]] o [[Impero romano|imperiale]] non apparvero numerose, e quelle rinvenute non furono sufficientemente studiate dagli storici, nel periodo anteriore al [[Terremoto della Marsica del 1915|terremoto del 1915]].
Il toponimo Avezzano è attestato, per la prima volta in modo chiaro, nella ''Chronica monasterii Casinensis'' di [[Leone Ostiense|Leone Marsicano]]<ref name="Leone154">{{Cita|Leone||Leone, 1980}}, pag.154</ref>. Qui appare citata tra i possedimenti del monastero di Sant'Angelo di [[Barrea]], nella seconda metà del IX secolo ([[866|anno 866]]) sotto [[Ludovico II il Giovane|Ludovico II]], come riporta il preziosissimo testo:
 
Sposò Te Uranga, figlia di Iriwhata Wharemaki e Hira Wati di Ngāti Korokī.<ref name=DNZB_Te_Rata>{{cite web |url= http://www.teara.govt.nz/en/biographies/3t18/1 |title=Te Rata Mahuta Potatau Te Wherowhero |first= Angela |last= Ballara |date=1º settembre 2010 |work=Dictionary of New Zealand Biography |publisher=Ministry for Culture and Heritage |accessdate=13 maggio 2012}}</ref> Ebbero almeno tre figli:
''Hic idem [[Ludovico II il Giovane|christianissimus imperator]] circa hoc tempus monasterium Sancti Angeli, quod [[Barrea|Barregium]]<ref>[http://www.vallisregia.it/medioevo.htm Barrea - Vallis Regia - Storia - Il Medioevo<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> appellatur, iuxta tenorem praeceptorum antecessorum suorum Karoli atque Lotharii suo quoque precepto roboravit confirmans ibi omnia, que tam in circuitu suo quam et in pago Marsorum atque [[Corfinio|Balva]], [[Chieti|Teate]], quoque et [[Penne (Italia)|Penne]] atque [[Teramo|Aprutio]] nec non et [[Ascoli Piceno|Asculo]] multipliciter possedisse antiquitus videbatur. Videlicet in [[Marsica|Marsia]] cellam sancte Mariae in [[Ortona dei Marsi|Fundo magno]] cum omnibus sibi subiectis ecclesiis vel rebus; sanctum Euticium in Arestina; sanctum Paulum super [[San Benedetto dei Marsi|ipsam civitatem Marsicanam]]; sanctam Mariam in Oretino; sanctum Gregorium in Paterno<ref>frazione di Avezzano</ref>; sanctam Mariam in Montorone; ecclesiam sancti Salvatoris in Avezano; sancti Antimi ad [[Forme|Formas]]; sancti Angelis in [[Albe (Massa d'Albe)|Alba]]; sancti Cosme in Ellereto; sancti Angelis in [[Carsoli|Carseolis]] cum duabus cellis suis. [...]''.
* [[Korokī Mahuta|Korokī Te Rata Mahuta Tāwhiao Potatau Te Wherowhero]];
* Taipu Mahuta; e
* Hori (George) Te Rata (nato da una relazione con Maata Paora).
 
Il figlio primogenito gli succedette alla sua morte. Dei suoi altri figli, Taipu era morto nel [[1924]] e Hori era stato dichiarato illegittimo su insistenza di [[Te Puea Herangi]], cugino di Te Rata.
Il toponimo ricompare senza dubbio in un diploma di [[Berengario II d'Ivrea]] del [[953]], in cui si riconferma il possesso del monastero di Sant'Angelo di [[Barrea|Barregio]] delle due chiese di San Salvatore e Santa Maria in Vico (nominata questa anche in una Bolla di [[Clemente III]], insieme alle chiese di [[Bartolomeo apostolo|San Bartolomeo]] e [[Andrea apostolo|Sant'Andrea]])<ref>{{cita web|url=http://www.pereto.info/bolla_clemente_iii.htm|titolo=Bolla Clemente III|editore=Pereto.info|accesso=}}</ref><ref name="Melchiorre Del Gusto25">{{Cita|Melchiorre Del Gusto||Melchiorre Del Gusto, 1990}}, pag.25</ref>.
Altri documenti hanno evidenziato che Avezzano come ''[[vicus]]'' esisteva agli inizi del Medioevo: in una lapide scoperta in zona si evince chiaramente che nel [[1156]] Avezzano era cinta di mura e che signore della città, nel [[1181]], era Gentile di Palearia, Conte di [[Manoppello]]<ref name="Febonio112">{{Cita|Febonio||Febonio, 1678}}, pag.112</ref>.
 
Morì al ''[[marae]]'' di [[Waahi]] il 1º ottobre [[1933]].<ref name=DNZB_Te_Rata/> [[Harry Holland]], leader del [[Partito Laburista della Nuova Zelanda]], morì per un [[infarto]] al suo funerale.
== I Marsi e Roma ==
{{Citazione|Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi| [[Appiano di Alessandria]]<ref>{{cita web|url=http://www.romanoimpero.com/2013/03/legio-martia.html|titolo=Legio Martia|editore= Romano Impero|accesso=}}</ref>|Nec sine Marsis nec contra Marsos triumphari posse|lingua = LA|lingua2 = IT}}
[[File:Tabula_Peutingeriana_ROMA.JPG|thumb|right|upright=1.2|[[Tavola Peutingeriana]]: antica carta romana che mostra le vie militari dell'[[Impero romano|Impero]]]]
Il destino dei Marsi incrocia quello di Roma a cominciare dal 300 a.C., quando [[Tito Livio]] scrive di alcune schiere marse alleate con i Sanniti, impegnati a contrastare la spinta espansionistica di Roma. Di tutt'altro avviso, lo storico greco [[Diodoro Siculo]] che afferma che i Marsi furono, invece, alleati dei romani guidati dal console [[Quinto Fabio Massimo Rulliano|Q.Fabius Maximus Rullianus]]<ref>{{cita web|url=http://vivereonline.it/2013/01/07/la-marsica-e-le-sue-genti/|titolo=I Marsi, i migliori alleati e le peggiori spine nel fianco di Roma|editore=Vivere la Marsica|accesso=}}</ref>.
Solo dopo la sconfitta degli [[Equi]], si hanno notizie non contraddittorie: i Marsi, infatti, firmano un patto di alleanza con Roma<ref name="Tito Livio41">{{Cita|Tito Livio||Tito Livio, 27aC}}, pag.41</ref>.
Qualche anno dopo vennero edificate le colonie romane di [[Alba Fucens]] (tra il 304 e il 303 a.C.)<ref name="StraboneItaliaV3.7">[[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', V, 3,7.</ref><ref>''Atlante di Archeologia'', Utet, Torino, 1998, pag. 222</ref><ref>{{cita web|url=http://www.regione.abruzzo.it/xcultura/index.asp?modello=sitoarcaq&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuSiti26&tom=6|titolo=Alba Fucens|editore= Regione Abruzzo|accesso=}}</ref> e di [[Carseoli]] (304 a.C.)<ref>{{cita web|url=http://www.regione.abruzzo.it/xcultura/index.asp?modello=sitoarcaq&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuSiti278&tom=78|titolo=Carseoli|editore= Regione Abruzzo|accesso=}}</ref>.
Benché fedeli alleati di Roma furono esclusi dai diritti di cittadinanza e dall'assegnazione dell'[[ager publicus]]. La [[guerra sociale]], detta anche "guerra Italia" o "guerra Marsica", è inevitabile.
 
[[Quinto Poppedio Silone]], strenuo fautore dei diritti delle popolazioni italiche, fu amico del tribuno [[Marco Livio Druso]], prima di assumere un ruolo decisivo, militare e politico, nella ribellione italica. Si batté tenacemente contro Roma alla guida degli alleati italici fino alla fine, ottenendo numerosi successi; cadde sul campo di battaglia a [[Bojano|Boviano]] nell'88 a. C. Al termine della guerra ai Marsi fu riconosciuta l'agognata cittadinanza che accelerò il processo di [[Romanizzazione (storia)|romanizzazione]] del popolo.
Nei decenni successivi i Marsi prenderanno parte alle sanguinose [[Guerre civili (storia romana)|Guerre civili]] al fianco di Roma. Quando l'imperatore [[Augusto]] divise l'Italia in undici regioni, i Marsi furono assegnati alla ''[[Regio IV Samnium|Samnium Regio]]''.
Grazie agli indomiti guerrieri marsi, appoggiati in guerra solo da reparti di cavalleria latina, Roma conquistò definitivamente la Gallia Cisalpina<ref name="Santellocco63">{{Cita|Santellocco||Santellocco, 2004}}, pag.63</ref>.
Grazie a loro, considerati il nerbo dell'esercito, Roma riuscirà ad assoggettare le popolazioni indoeuropee dei [[Parti]], [[Traci]] e dei [[Daci]]<ref name="Tito Livio60">{{Cita|Tito Livio||Tito Livio, 27aC}}, pag.60</ref>.
 
=== L'emissario di epoca romana ===
[[File:Il Fucino e la nebbia.jpg|thumb|right|upright=1.2|Foto dalla Via dei Marsi sul [[monte Salviano]]: illusione ottica del lago nei giorni di nebbia]]
Nel 41 d.C. hanno inizio i lavori del prosciugamento del lago Fucino, un'opera ancora oggi considerata tra le più grandiosi imprese idrauliche. Il lago veniva adorato come un dio dai Marsi, e da essi temuto come un mostro, per l'impetuosità delle sue acque. Lungo le sue rive, oltre 30mila uomini, si affanneranno intenti al prosciugamento del lago attraverso lo scavo di un emissario che doveva far defluire le acque nel [[Liri]]. Il primo progetto sembra fosse stato approntato da Giulio Cesare<ref name="Svetonio83">{{Cita|Svetonio||Svetonio, 119}}, pag.83</ref> il cui obiettivo era quello di creare un'importante area agricola non distante da Roma. Esso troverà la sua realizzazione, dopo il disinteresse di Augusto<ref name="Svetonio84">{{Cita|Svetonio||Svetonio, 119}}, pag.84</ref>, dapprima con l'imperatore [[Claudio]], poi con [[Traiano]], ed infine con [[Adriano]]. L'opera era talmente maestosa, e le tracce impresse nel territorio così imponenti ed ardite.. {{Citazione|..che non possono essere concepite se non da chi le vide, nè il linguaggio umano è capace di descriverle!| [[Plinio il Vecchio]]<ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3922_lager-albensis-e-il-fundus-avidianus.html|titolo=
L'ager Albensis e il fundus Avidianus|editore=Comune di Avezzano|accesso=}}</ref>|..quae neque concipi animo nisi ab iss, qui videre, neque enarrari humano sermone possunt!|lingua = LA|lingua2 = IT}}
Il 52 d.C fu l'anno dell'inaugurazione dell'emissario, l'imperatore accompagnato da sua moglie [[Giulia Agrippina Augusta|Agrippina]] diede il via ad una grande [[naumachia]]. Prima dell'apertura dell'emissario, due imponenti flotte, composte da prigionieri rodiani e siciliani, si affrontarono per la libertà e la vita<ref name="Tacito59">{{Cita|Tacito||Tacito, 49dC}}, cap.56</ref>.
Intorno al 114 d.C. seguiranno lavori di miglioramento operati sotto Traiano e, successivamente, soprattutto con Adriano, ci saranno i definitivi adeguamenti che portarono al quasi completo prosciugamento del lago. L'assenza di opere di manutenzione verificatasi dopo la caduta dell'impero romano causò, molto probabilmente, insieme agli effetti di un disastroso terremoto, avvenuto, intorno al 500 d.C.<ref name="Agostini Galadini Galli Messina16">{{Cita|Agostini Galadini Galli Messina||Agostini Galadini Galli Messina, 2001}}, pag.16</ref>, il ritorno del lago ai livelli precedenti il prosciugamento claudiano<ref name="Santellocco69">{{Cita|Santellocco||Santellocco, 2004}}, pag.69</ref>.
 
== Il Medioevo ==
=== Gastaldia dei Marsi ===
[[File:Avezzano Castle.jpg|thumb|right|Vecchia stampa del castello Orsini-Colonna di Avezzano]]
Con l'abolizione delle regioni Augustee furono create 17 "province" e la Marsica fu inserita nella tredicesima: la Valeria, catalogata nell'ordinamento ecclesiale con il nome di ''Marsia''<ref name="Santellocco97">{{Cita|Santellocco||Santellocco, 2004}}, pag.97</ref>.
La Marsica subirà, soprattutto da parte degli eserciti stranieri dei [[Goti]], ma anche dei [[Bizantini]], dei [[Borgogna|Borgognoni]] e degli [[Alemanni]], saccheggi e violenze di ogni genere che portarono carestia e devastazioni. Nel 537 [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]], come gli altri centri più grandi della Marsica, venne depredata e occupata militarmente da Giovanni, il ''Magister militum'' dell'esercito Bizantino di [[Giustiniano (generale)|Giustiniano]].
Seguirono le scorribande violente dei longobardi guidati da [[Faroaldo]], tuttavia la regione acquisì un minimo di stabilità politico-militare.
Nel 591 passata sotto il controllo di [[Ariulfo]], secondo Duca di [[Spoleto]], la Marsica venne inglobata nel ducato spoletino. Ariulfo ebbe modo di affermare che "''se togli il paese de' Marsi, i nomi antichi delle contade che componevano il Ducato, erano quasi andati in disuso''"<ref name="Sansi130">{{Cita|Sansi||Sansi, 1870}}, pag.130</ref>.
Nasce la Gastaldia dei Marsi, un gastaldato locale retto da un "[[Gastaldato|Gastaldius Marsorum]]" residente nella Civitas Marsicana ([[San Benedetto dei Marsi|S. Benedetto dei Marsi]]) e nella ''curte comitale'' di [[Pescina]]<ref>{{cita web|http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3923_longobardi-franchi-e-conti-dei-marsi.html|Gastaldato dei Marsi|editore= Comune di Avezzano}}</ref>.
Il potere del duca di Spoleto non era dei più stabili sul territorio della regione Valeria visto l'eccessivo dinamismo delle sue famiglie guerriere che, sebbene longobarde, decidevano in modo autonomo direttrici di conquista ed insediamenti nelle aree conquistate.
[[Carlo Magno]], chiamato da [[Papa Adriano I]], dopo la metà del 700, donò la Gastaldia dei Marsi e tutte le terre del [[Ducato di Spoleto]] allo [[Stato Pontificio]]<ref>{{cita web|http://www.pereto.info/romani.htm|Contea dei Marsi|editore= Pereto.info}}</ref>.
Dal 775 il territorio dei Marsi godrà di concessioni e donazioni ai monasteri e conventi e si verificherà un benefico proliferare di monasteri benedettini nell'itera area. La rinascita spirituale,culturale e materiale della Marsica favorirà la fondazione di alcuni centri che rivestiranno, in futuro, un'importanza strategica per il territorio: si tratta di [[Avezzano]], [[Pescina]] e [[Tagliacozzo]].
Ai gastaldi si sostituiranno i primi rappresentanti della famiglia [[Berardo dei Marsi|Berardi]], con i quali la Gastaldia assurge definitivamente a Contea dei Marsi<ref name="Giorgi Balzani120">{{Cita|Giorgi Balzani||Giorgia Balzani, 1879}}, pag.120</ref>.
 
=== Contea dei Marsi ===
[[File:Castello Orsini.jpg|thumb|Castello Orsini-Colonna in cartolina d'epoca, prima del [[Terremoto della Marsica del 1915|terremoto del 1915]]]]
Con i [[Conti dei Marsi]] si verificherà una positiva evoluzione nei rapporti con la Chiesa: il clero insedierà stabilmente un Vescovo nel territorio, a capo della nascente [[Diocesi dei Marsi]].
Tuttavia la Contea sarà ancora interessata alle invasioni di bande armate come quella del 937, quando un esercito di seminomadi, gli [[Principato d'Ungheria|Ungari]], dopo aver devastato [[Capua]] e il monastero di [[Montecassino]], entra bellicoso nel Fucino, dove si verificheranno altri saccheggi e distruzioni. Marsi e [[Peligni]], uniti per difendere il territorio, sotto la guida di [[Berardo dei Marsi|Berardo]], Conte dei Marsi, li assaliranno presso [[Forca Caruso]] facendone strage<ref name="Santellocco77">{{Cita|Santellocco||Santellocco, 2004}}, pag.77</ref>.
 
Nel basso medioevo la vittoria di [[Carlo I d'Angiò]], invece, determinò la distruzione di [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]]. Gli abitanti del borgo parteggiarono in favore di Corradino: "''Re Carlo, quando sappelo, Alve fece guastare. Ca troppo foro presti, fecelo ben pariare. La ecclesia della Victoria in Marsi fece fare. De llà dalle Cappelle, Francisci ce fece stare''", narrò [[Buccio di Ranallo]]<ref>''Cronaca'', c. 1362 (aquil.), quart. 143, pag. 28</ref>. Negli stessi giorni e per gli analoghi motivi, Carlo, fece distruggere Pietraquaria, sul monte Salviano. Il borgo antico di Pietraquaria aveva tre chiese: S. Maria di Pietraquaria, San Pietro e San Giovanni. Gli abitanti furono costretti a scendere verso Avezzano che raddoppiò, così, il numero degli abitanti (1.200-1.400). Nel 1268, con la vittoria di Carlo D'Angiò su Corradino di Svevia, Avezzano venne elevata a centro di Contado, tuttavia continuò ad essere chiamata in modo inspiegabile "contea di Albe". Agli inizi del Trecento avrà termine il processo aggregativo: in località Pantano, che corrisponderà al centro della città, fu elevata l'importante [[pieve]] alla quale faranno capo diversi villaggi e località: San Felice alle Grotte di Claudio nei pressi della Grotta di Ciccio Felice; Castelluccio (o San Lorenzo), nelle adiacenze del monte Salviano; Arrio alle pendici del monte Aria; Cerrito (o San Leonardo) sulla via Consolare (la contemporanea via San Francesco); Vico (o Santa Maria di Vico), nei pressi del vecchio cimitero cittadino; Pescina (o San Nicola), contemporaneo quartiere di San Nicola; Perrate (o Parate) che corrisponde al contemporaneo quartiere di Scalzagallo; San Basilio nei piani Palentini; La Fonte o (San Salvatore), nella contemporanea località di Caruscino; Vicenne o Sant'Andrea, omonimi quartiere, Gagliano (o San Sebastiano), località posta all'altezza all'incrocio fra via XX Settembre e via Garibaldi; Pennerina (o SS. Trinità) in cima alla località ''Le Mole''; Scimino o (San Simeone), nel contemporaneo quartiere della Pulcina; Le Fratte (o San Paolo), intorno alla distrutta chiesa di Santa Maria di Loreto; San Callisto, oltre via Sant'Andrea e lungo strada Circonfucense, infine Casole (o Santa Maria della Casa), nella parte bassa di Caruscino<ref group="A">Toponimi e riposizionamento degli insediamenti ad opera di Serafino Del Bove Orlandi (''Teresa Cucchiari Mostra'' 1999, p. 6).</ref><ref name="Grossi49">{{Cita|Grossi||Grossi, 1999}}, pag.49</ref>. La città fu feudo dei [[Conti dei Marsi]], dei [[Normanni]] e per un certo periodo degli [[Hohenstaufen|Svevi]].
 
[[Francesco I del Balzo]], Duca di [[Andria]], nel 1371 saccheggiò e devastò la cittadina di Avezzano, in quanto i suoi abitanti parteggiarono chiaramente in favore di [[Filippo II d'Angiò|Filippo]], principe di [[Taranto]], genero e al contempo nemico del Duca Francesco<ref name="Di Domenico54">{{Cita|Di Domenico||Di Domenico, 2002}}, pag.54</ref>. In una preziosa pergamena, scritta in latino e risalente al [[1441]], vengono elencati e descritti usi e costumi dell'epoca, le strade, le contrade, le voci, i vocaboli e addirittura i motivi di una vertenza sorta tra gli abitanti di [[Luco dei Marsi]] ed Avezzano relativa al possesso e all'utilizzo dei terreni di "La Penna", località edificata dai romani durante le operazioni di bonifica del Fucino<ref name="Belmaggio24">{{Cita|Belmaggio||Belmaggio, 2000}}, pag.24</ref>.
 
== L'età moderna ==
=== Le lotte tra gli Orsini e i Colonna ===
[[File:Portale del Castello Orsini-Colonna di Avezzano.jpg|thumb|Portale del [[Castello Orsini-Colonna]], con i simboli delle due famiglie romane]]
[[File:Avezzano - Castello Orsini Colonna inscription secondary door.jpg|thumb|Iscrizione sul portale del Castello Orsini-Colonna]]
Nel XV secolo le contee marsicane sono teatro delle lotte tra gli Orsini e i Colonna, potenti famiglie romane.
Nella prima metà del 1400 [[Giovanni Antonio Orsini Del Balzo|Giovanni Antonio Orsini]] divenne signore di Avezzano e delle contee di [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]] e [[Tagliacozzo]], controllando così tutte le aree ad occidente della Marsica. Con la conquista di [[Trasacco]] ebbero inizio gli scontri con i Colonna. Nel [[1443]], il [[Regno di Napoli|re di Napoli]] [[Alfonso V d'Aragona]] riconobbe il feudo come proprietà degli Orsini.
Alla morte di Giovanni Antonio, non avendo eredi, le due contee passarono al demanio regio per cinque anni<ref name="Febonio170">{{Cita|Febonio||Febonio, 1678}}, pag.170</ref>. Salito al trono, [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]], dopo la metà del 1400, confiscò i beni delle contee e vi pose a capo un [[Capitaneo (famiglia)|Capitaneo]] con incarichi militari, ma anche penali, politici e civili.
Durante la [[Congiura dei baroni|prima rivolta dei baroni]], gli [[Orsini]] si schierarono dalla parte del re mentre i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] rimasero neutrali: la speranza di entrambe le famiglie era quella di tornare a possedere [[Alba Fucens|Albe]] e [[Tagliacozzo]].
Con la discesa di [[Giovanni II di Lorena|Giovanni d'Angiò]] nel 1459, la Marsica tornò ad essere teatro di lotte e continue rivolte. Queste ebbero fine solo grazie agli alleati di Napoli (tra cui [[Federico da Montefeltro]]), i quali cacciarono gli angioini e conquistarono Avezzano<ref name="Brogi288">{{Cita|Brogi||Brogi, 1979}}, pag.288</ref>. Qualche anno più tardi, allontanato definitivamente il generale angioino [[Jacopo Piccinino]], [[Orsini Del Balzo|Roberto Orsini]] tornò a regnare sul territorio di Avezzano ed Albe.
Alla sua morte, tuttavia, i Colonna fecero partire di nuovo le ostilità per la riconquista dei feudi.
Albe fu infine venduta a [[Fabrizio Colonna]] dal re che necessitava di denaro per riconquistare [[Otranto]] dai turchi, nel [[1480]].
Re [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]] alla luce dell'appoggio degli Orsini a [[Papa Sisto IV]] nella guerra con [[Venezia]] contro [[Ferrara]], espulse la famiglia dal regno e donò Tagliacozzo ai Colonna.
 
Solo dopo la costituzione di una lega che comprendeva le due avversarie, [[Napoli]] e [[Venezia]], fu concesso agli Orsini di riprendere i loro territori in Marsica. Giovanni Colonna non voleva, però, in nessun modo cedere Albe. Cosicché gli Orsini, forti dell'approvazione del Papa, devastarono i loro possedimenti di Roma, della campagna e dei castelli romani.
Eletto Papa, [[Innocenzo VIII]], che appoggiava, invece, i Colonna, la Marsica divenne per l'ennesima volta, luogo di scontro. In particolar modo Avezzano, fedele da sempre ai Colonna. Mentre [[Virginio Orsini]] invadeva l'Abruzzo, [[Fabrizio I Colonna|Fabrizio Colonna]] veniva accolto con entusiasmo dagli avezzanesi e dagli albensi.
Solo dopo la pace tra Roma e Napoli, avvenuta nel 1486, Albe tornò agli Orsini e i Colonna ripresero, dunque, possesso dei loro possedimenti romani.
 
La politica "guerrafondaia" degli Orsini, non era ben accetta dai terrazzani della contea albense; infatti, nel 1490 Gentile Orsini trasformò il vecchio castello angioino d'Avezzano, inglobando i resti della vecchia torre medievale, in una vera e propria rocca rinascimentale<ref name="Mastroddi16">{{Cita|Mastroddi||Mastroddi, 1998}}, pag.16</ref>. Sul portale del castello fece collocare l'iscrizione «seditiosis. exitium» («a sterminio dei sediziosi»). L'avvertimento era rivolto agli agricoltori e ai pescatori avezzanesi che parteggiavano per i Colonna<ref name="Pagani165">{{Cita|Pagani||Pagani, 1968}}, pag.165</ref><ref name="Colapietra40">{{Cita|Colapietra||Colapietra, 1998}}, pag.40</ref>.
Il rifacimento dell'originario castello trecentesco in una efficiente e moderna rocca rinascimentale è sicuramente opera del celebre architetto [[Francesco di Giorgio Martini]], che in quegli anni lavorava per gli Orsini, come testimoniano alcune lettere dello stesso Virgilio Orsini<ref name="Santoro20">{{Cita|Santoro||Santoro, 1988}}, pag.20</ref>.
 
=== Dalla signoria dei Colonna all'abolizione dei feudi ===
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Stemma Colonna.jpg|Sigillo dei principi Colonna
Stemma Orsini.jpg|Stemma variante degli Orsini
File:Jean-Joseph-Xavier Bidauld - Lac Fucino et les montagnes des Abruzzes.jpg|"Lac Fucino et les montagnes des Abruzzes", Jean-Joseph-Xavier Bidauld
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[[Alfonso d'Aragona (1481-1500)|Alfonso d'Aragona]] diventò re di un vastissimo regno che comprendeva di nuovo anche la [[Sicilia]] con capitale a Napoli, con la conquista aragonese ed il defenestramento di [[Renato d'Angiò]], ultimo degli angioini. La Marsica, in quel periodo, risulta divisa in due contee: Celano con i Conti di Celano cui successero i [[Piccolomini]] ed Albe con gli Orsini. Diversi diplomi di re [[Federico I di Napoli]], databili dal 1496 al 1499, determinano, senza dubbi, la vittoria dei Colonna sugli Orsini sul finire del medioevo. La signoria dei [[Colonna (famiglia)|Colonna]], durata senza interruzione circa tre secoli, fu in queste terre molto amata e lasciò ricordi non spiacevoli.
[[File:06 - Piceni et Vestinorum, Pelignorum, Marrucinorum; ac Frentanorum agri descriptio, 1624 - Philip Clüver.jpg|thumb|right|upright=1.2|''Agri descriptio'', [[1624]] - [[Filippo Cluverio|Philip Clüver]]]]
 
=== Il Ducato dei Marsi ===
Il Ducato dei Marsi conteneva allora i seguenti castelli e terre: [[Aielli|Ajelli]], [[Alba Fucens|Albe]], [[Antrosano|Androsciano]], [[Sante Marie|Altum Sanctae Mariae]], [[Atessa]], [[Oricola|Auricula]], Avezzano, [[Bisegna]], [[Borgorose|Borgocollefegato]], [[Capistrello]], [[Cappadocia (Italia)|Cappadocia]], [[Scurcola Marsicana|Cappelle]], [[Carsoli|Carseoli]], [[Castellafiume|Castello a Fiume]], [[Castelmenardo]], Castelnuovo nei Marsi, [[Sante Marie|Castelvecchio]], [[Canistro|Castro Canistri]], [[Celano]], [[Cerchio (Italia)|Cerchio]], [[Cese dei Marsi|Cese]], [[Civita d'Antino|Civitandino]], [[Civitella Roveto|Civitella Val di Roveto]], [[Cocullo]], [[Colli di Montebove|Colle]], [[Collarmele|Colle Armeno]], [[Collelongo]], [[Corvaro]], [[Fara Filiorum Petri]], [[Forme]], [[Tagliacozzo|Gallo]], [[Gioia dei Marsi|Gioja]], [[Lecce nei Marsi|Lecce]], [[Luco dei Marsi|Luco]], [[Magliano de' Marsi|Magliano]], [[Manoppello]], [[Magliano de' Marsi|Marano]], [[Massa d'Albe|Massa]], [[Civitella Roveto|Meta]], [[Morino]], [[Morrea]], [[Opi (Italia)|Opi]], [[Ortucchio]], [[Orsogna]], [[Ortucchio]], [[Ovindoli]], [[Castellafiume|Pagliara]], Paterno, [[Penna Sant'Andrea]], [[Pereto]], [[Pescasseroli|Pesculo Serulae]], [[Pescocanale|Peschio Canale]], [[Petrella Liri|Petrella]], [[Poggio Cinolfo]], [[Poggio Filippo|Poggio S.Filippo]], [[Tagliacozzo|Puggitello]], [[Pretoro]], [[Rapino]], [[Roccavivi|Rocca de Vivi]], [[Rocca di Botte|Rocca de Butta]], [[Roccacerro|Rocca di Cerro]], [[Roccamontepiano|Rocca Monte Piano]], [[Rosciolo dei Marsi|Rosciolo]], [[Rovere (Rocca di Mezzo)|Rovere]], [[San Donato di Tagliacozzo|S.Donato]], [[Sante Marie|S.Giovanni]], [[San Pelino (Avezzano)|San Pelino]], [[Santa Anatolia (Borgorose)|Sant'Anatolia]], [[Santo Stefano di Sante Marie|Santo Stefano]], [[Scanzano (Sante Marie)|Scanzano]], [[Scurcola Marsicana|Scurcola]], [[Sorbo (Tagliacozzo)|Sorbo]], [[Spedino]] e [[Spedino|Latuschio]], [[Tagliacozzo]], [[Sante Marie|Tubione]], [[Torano di Borgorose|Torano]], [[Tornareccio]], [[Trasacco]], [[Tagliacozzo|Tre Monti]], [[Carsoli|Tufo]], [[Sante Marie|Val de' Varri]], [[Verrecchie]], [[Villavallelonga|Villa Collelongo]], [[Corcumello|Villa Corcumello]] [[Carsoli|Villa Romana]], [[Carsoli|Villa Sabinese]], [[Tagliacozzo|Villa S.Sebastiano]]<ref name="Di Pietro64">{{Cita|Di Pietro||Di Pietro, 1869}}, pag.64</ref>.
[[File:Avezzano nel 1830.JPG|thumb|Raffigurazione idealizzata della città di Avezzano e delle sue mura in una stampa del 1830]]
 
=== Il distretto di Avezzano ===
{{Citazione|La città di Avezzano, per me residenza piacevole, può essere considerata come la capitale di
questo distretto, una volta abitata dai Marsi, per la sua civiltà e la sua popolazione.|Richard Colt Hoare<ref>{{cita web|url=http://www.regione.abruzzo.it/xCultura/asp/loadDoc.asp?pdfDoc=xBeniCulturali/docs/viaggiatori/ColtHoare1.pdf|titolo=Viaggiatori stranieri in terra d'Abruzzo|formato=PDF|editore=Regione Abruzzo|accesso=}}</ref>}}
 
Sul trono napoletano [[Giuseppe Bonaparte]], appena fu possibile, promulgò la legge sull'abolizione dei feudi: era il 2 agosto 1806. Terminò, così, dopo tre secoli, la signoria dei Colonna ad Avezzano.
Attuata dal Bonaparte una nuova ripartizione del regno di Napoli in province, in distretti e circondari, la [[Marsica]] fu suddivisa ma in modo non rispondente alla sua secolare unità politica e amministrativa, tanto che a ciò dovrà porre rimedio, cinque anni dopo, il successore [[Gioacchino Murat]].
[[File:Lake Fucino Map (Flickr 38955575 20bd3cd7eb o).jpg|thumb|Lago Fucino nel [[Distretto di Avezzano]] (1816-1860)]]
II 4 maggio 1811 verrà anche decretata l’istituzione del [[distretto di Avezzano]], che diverrà il capoluogo della [[Marsica]]<ref name="Rampoldi15">{{Cita|Rampoldi||Rampoldi, 1832}}, pag.15</ref>.
Il real Decreto fu firmato a [[Parigi]] da [[Gioacchino Murat]]: Avezzano è sede di sottointendenza e comprende 7 circondari (più tardi si aggiungerà quello di [[Trasacco]]).
In questo periodo, nella Marsica, come nel resto d'Abruzzo, nascono le prime "vendite" carbonare che, dopo le prime sconfitte napoleoniche, consolidate le strutture operative ed accresciuti i propri ranghi, acquisteranno più fiducia nelle proprie forze.
 
== L'età contemporanea ==
[[File:Brigantaggio castelliri saccheggio chiavone.jpg|thumb|[[Brigantaggio]]: i saccheggi tra [[Marsica]] e [[basso Lazio]]]]
=== Dalla Restaurazione all'Unità d'Italia ===
Qui i movimenti carbonari saranno più che mai dinamici tanto che nel 1820 [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando I]] si vide costretto a firmare la Costituzione (che riconosceva la provincia Marsia, in luogo all'[[Abruzzo Ulteriore Secondo|Abruzzo ulteriore II]]), ritirata un anno dopo con la repressione dei moti carbonari. Il real decreto conteneva norme severissime per la repressione del brigantaggio nei territori continentali del Regno di Napoli<ref>cfr. Collezione delle leggi e decreti reali del [[Regno delle Due Sicilie]], anno 1821, decreto n. 110, pp. 104-110.</ref>.
Vi furono lunghi anni di devastazioni, saccheggi e stragi di cui furono vittime, in queste terre, soprattutto, le popolazioni della [[Valle Roveto]]. I briganti, ripetendo minacce o estorsioni, passano e ripassano la valle, calando dai monti Simbruini, Cantari ed Ernici, reduci da [[Magliano de' Marsi|Magliano dei Marsi]], da Avezzano o da [[Rocca di Mezzo]], squadre mal vestite di armati o meglio bande raccogliticce di reazionari, al soldo degli improvvisati generali borbonici<ref name="Jatosti110">{{Cita|Jatosti||Jatosti, 1876}}, pag.110</ref>.
 
La recente e aggiornata ricerca storiografica illustra i numerosi avvenimenti abruzzesi in modo diverso, grazie e soprattutto alla documentazione d'archivio esaminata con approccio critico delle fonti<ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/brigantaggio-postuniano/|titolo=Brigantaggio postuniano. Falsificazioni e inattendibilità|editore=TerreMarsicane (Fulvio D'Amore)|accesso=}}</ref>
 
Furono le ultime giornate dell'ottobre 1860 per la [[Marsica]] le più terribili di quell'anno, carico di avvenimenti.
 
L'intera Marsica si divise tra proprietari liberali, contadini, braccianti e pastori ancora fedeli alla Chiesa e al Borbone. Mentre l'armata sardo-piemontese varcava il [[Tronto]] e i garibaldini combattevano sul [[Volturno]], Avezzano veniva occupata dalle [[camicie rosse]] di Pateras e Fanelli (1.400 uomini), che il 6 ottobre 1860, però, furono sconfitti presso [[Civitella Roveto]] dalle truppe borboniche condotte dal colonnello [[Theodor Friedrich Klitsche de la Grange|Teodoro Federico Klitsche de La Grange]], dall'avvocato Giacomo Giorgi e dall'ex sergente borbonico [[Luigi Alonzi]], detto ''Chiavone''. Per rappresaglia, alcuni giorni dopo il paese di [[Tagliacozzo]] fu messo a ferro e fuoco da Pateras che, in "nome della libertà", incendiò ben 36 abitazioni compreso il teatro civico, mentre la popolazione indignata scagliava addosso ai garibaldini tegole e olio bollente dalle finestre. Tuttavia, la città sede di sotto-intendenza venne occupata il 19 dello stesso mese. Lo stesso graduato borbonico venne accolto trionfalmente dagli avezzanesi ostili ai [[Casa Savoia|Savoia]]. Scrisse in proposito l'ufficiale piemontese Alessandro Bianco di Saint-Jorioz: "''La popolazione di questo distretto apparentemente sembra indifferente e noncurante di qualunque avvenimento politico, ma si sveglierebbe nemica il giorno in cui sorgesse un evento qualunque che abbattesse anche per un momento la nostra autorità'' (...) ''Nobili e plebei, ricchi e poveri, qui tutti aspirano, meno qualche onorevole eccezione ad una prossima restaurazione borbonica'' (...)''"''<ref name="Bianco44-45">{{Cita|Bianco||Bianco, 1864}}, pp.44-45</ref>. La gendarmeria, soldati svizzeri e napoletani tra il 20 e il 23, decisi a riconquistare il capoluogo di provincia, giunsero alla distanza di quattordici chilometri dall'[[L'Aquila|Aquila]], dove si erano asserragliati tutti i liberali fuggiti dalla Marsica. Poi, sopraggiunta la notizia della sconfitta del maresciallo borbonico [[Luigi Scotti Douglas]] in prossimità di [[Isernia]], le truppe borboniche si ritirarono nello [[Stato Pontificio]]. Numerose vendette e regolamenti di conti lasciarono la zona in preda all'anarchia, preludio del "grande brigantaggio" zonale che durò fino alla [[Breccia di Porta Pia]] (in Abruzzo si contavano 183 bande armate (da 5 a 200 elementi provenienti sia dal Molise sia dallo Stato Pontificio), per un totale di circa 3.000-4.000 uomini alla macchia)<ref name="D'Amore">{{Cita|D'Amore||D'Amore, 2004}}</ref>.
 
Solo dopo la sconfitta subita sul valico molisano del [[Macerone]] dall'[[esercito delle Due Sicilie]], ad opera di [[Enrico Cialdini]], comandante delle truppe piemontesi, subentrò in tutti la certezza della fine dei [[Borboni]] e della prossima liberazione di città e paesi.
Ci si avvicinava all'[[Unità d'Italia|Unità della Patria]]. Re [[Vittorio Emanuele II]] fu proclamato in tutto il territorio dell'ex-Regno napoletano e sventolò per la prima volta, anche qui, nei comuni e dalle finestre delle case il [[tricolore]] d’[[Italia]].
 
=== Circondario di Avezzano ===
Le mura di Avezzano furono abbattute tra il 1846 e il 1849, durante il periodo borbonico. La giunta della città, propose e fece realizzare simile provvedimento<ref>Archivio Storico del Comune di Avezzano, ''Decurionato Consiglio Generale degli Ospizi del II Abruzzo Ulteriore'', lettera indirizzata all'Intendente N.Dommarco, b.17, fasc.1, ''Verbale di subasta per la vendita di materiali dei seguenti tratti di mura di questo Comune''</ref>, in quanto si credeva che, distruggendo le mura dell'antico borgo, sarebbero state debellate le varie epidemie di tifo o di malaria con la circolazione dell'aria. L'ignoranza sulla medicina, fece credere a molti che tra gli stretti vicoli costruiti nella seconda metà del Trecento ristagnassero le continue epidemie, contratte, invece, dai contadini durante i lavori stagionali nell'[[Agro romano]]<ref name="D'Amore104">{{Cita|D'Amore||D'Amore, 2010}}, pag.104</ref>.
 
Con l'[[Unità d'Italia]] ([[1861]]) la suddivisione in province e circondari stabilita dal [[Decreto Rattazzi]] fu estesa all'intera Penisola. Da un punto di vista amministrativo il tramonto del dominio borbonico, segna oltre che la fine dei tre Abruzzi (Ultra I, Ultra II e Citra) e l'istituzione della Regione [[Abruzzi]] e [[Molise]], la nascita del [[Circondario di Avezzano]]<ref name="Santellocco126">{{Cita|Santellocco||Santellocco, 2004}}, pag.126</ref>. Si verificò, così, la trasformazione delle intendenze in prefetture, dei distretti in circondari e dei vecchi distretti in mandamenti<ref name="Santellocco126">{{Cita|Santellocco||Santellocco, 2004}}, pag.126</ref>. Nel [[1926]], un anno prima della soppressione di tutti i circondari italiani, vennero assegnati a quello di Avezzano i comuni di [[Borgorose|Borgorose (Borgocollefegato)]] e [[Pescorocchiano]], già appartenenti al soppresso [[circondario di Cittaducale]]<ref>[[s:R.D. 21 ottobre 1926, n. 1890 - Soppressione di 94 circondari e ricostituzione di quello di Tolmino|Regio Decreto 21 ottobre 1926, n. 1890, art. 4]]</ref>.
 
=== 1878: prosciugato il lago Fucino ===
[[File:Jean-Joseph-Xavier Bidauld - Vue de la ville d'Avezzano, au bord du lac de Cellano, royaume de Naples.jpg|thumb|right|"Vue de la ville d'Avezzano" (Jean-Joseph-Xavier Bidauld, 1789, [[museo del Louvre]] di [[Parigi]])]]
[[File:Fuciner-lake nasa.jpg|thumb|right|upright=1.2|[[Fucino|Il Fucino oggi]]]]
Ad opera del banchiere [[Alessandro Raffaele Torlonia|Alessandro Torlonia]], nella seconda metà del 1800, fu definitivamente prosciugato il lago Fucino che aveva una superficie di oltre 14.000 ettari, terzo d'Italia per estensione<ref name="ARSSA15">{{Cita|ARSSA||ARSSA, 2000}}, pag.15</ref>. L'opera ancora oggi considerata colossale, seconda solo alla [[diga di Assuan]], richiese decenni di lavoro per maestranze e tecnici<ref name="Afan de Rivera30">{{Cita|Afan de Rivera||Afan de Rivera, 1836}}, pag.30</ref>. Fu ripreso lo stesso progetto di 18 secoli prima, ristrutturando ed ampliando l'opera Claudiana. Come allora, imprevisti ed ostacoli vari, rallentarono, ed in alcuni casi, rischiarono, addirittura di far bloccare i lavori, ma grazie alla ferrea volontà di Torlonia, e soprattutto alle sue ingenti risorse economiche, l'opera fu portata a termine. Per i calcoli ed il progetto di prosciugamento idrico, il Torlonia si avvalse della collaborazione dei migliori ingegneri e di [[Carlo Afan de Rivera]] noto per l'ideazione e la progettazione di numerose opere pubbliche. Il Fucino che aveva una profondità massima nel "bacinetto" di 30 metri, defluì lentamente attraverso i "Cunicoli di Claudio", riversando le acque nel [[Liri|fiume Liri]] dall'emissario di [[Capistrello]]. Ai vecchi cunicoli degli imperatori [[Imperatore Claudio|Claudio]] e [[Imperatore Adriano|Adriano]], il Torlonia fece aggiungere altri canali e sfiatatoi.
L'ingegnere svizzero Frantz Mayor de Montricher diresse i lavori che iniziarono nel 1855, seguì l'opera l'ingegnere Enrico Bermont che continuò a dirigerla fino al 1869, quando gli successe l'ingegner Alessandro Brisse che portò a compimento l’opera tra il 1873 e il 1877<ref>Cesare Letta, "Fucino cento anni", atti del centenario 1877-1977 - Avezzano 1977</ref>. Fu solo il 1º ottobre del 1878 che il Lago Fucino fu dichiarato prosciugato<ref>{{cita web|url=http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3915_il-prosciugamento-del-fucino.html|titolo=Il prosciugamento del Fucino|editore=Comune di Avezzano|accesso=}}</ref>.
Liberata l'area dalle acque, sorse così la [[Piana del Fucino]], una fertile superficie destinata a coltivazioni agricole.
Per il prosciugamento furono realizzati una fitta rete di canali lunghi 285 chilometri, 238 ponti, 3 ponti canali e 4 chiuse. Vennero utilizzati 4.000 operai al giorno. Il territorio rubato alle acque era esattamente di 14.005,90 ettari di terreno agrario, suddivisi in 497 appezzamenti di 25 ettari ciascuno.
La piana così prosciugata doveva essere quindi resa lavorabile e abitabile, e per tal motivo occorreva costruire case, fattorie e strade. Una strada di 52 km ora circonda il bacino e 46 strade rettilinee, parallele e perpendicolari, per un totale di ben 272 km. Oltre ai 24 milioni di lire spesi per il solo prosciugamento, quindi, ne vennero impiegati altri 19 per le prime opere viarie.
Nel 1886 per risolvere il problema della distanza tra i paesi ed i terreni da coltivare, decisero di realizzare tra Luco dei Marsi e Trasacco, 36 aziende agricole, terminate nel 1890. Sempre in quegli anni fu costruita la strada che collega Napoli ad Avezzano e la linea ferroviaria Roma-Avezzano.
Al Torlonia, fu conferito il titolo di principe del Fucino ed una medaglia d'oro. Fu elevato a titolo nobiliare di principe dal Re d'Italia, [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]].
Grazie al [[Regio Decreto]] [[Borboni di Napoli|borbonico]] del 1852, fu accordata la concessione dello spurgo e delle restaurazione del canale claudiano: il compenso era naturalmente in gran parte costituito dalle stesse terre bonificate, così il principe, diventato proprietario delle terre emerse per 99 anni, invitò dalle [[Marche]] e dalla [[Puglia]] mezzadri ed agricoltori a cui vennero affidati gli appezzamenti<ref name="Jatosti70">{{Cita|Jatosti||Jatosti, 1876}}, pag.70</ref>.
Dal 1947, inoltre, il principe Torlonia ha ricoperto il ruolo di presidente della [[banca del Fucino]]. Finalmente con la [[Riforma agraria]] gli stessi mezzadri e braccianti marsicani divennero negli anni cinquanta proprietari delle terre. L'economia di Avezzano, già in fase di decollo per i servizi locali e la coltivazione di frutta, ebbe una forte impennata con le coltivazioni di ortaggi, carote, patate e barbabietole e con l'indotto venutosi a creare<ref name="Palmieri15">{{Cita|Palmieri||Palmieri, 2006}}, pag.15</ref>.
 
=== Il terremoto del 13 Gennaio 1915 ===
{{vedi anche|Terremoto della Marsica del 1915}}
[[File:Avezzano 13 gennaio 1915.jpg|thumb|right|Le macerie di Avezzano dopo il terremoto]]
[[File:AvezzanoDistrutta.jpg|thumb|right|La devastazione dopo il sisma del 1915]]
{{Citazione|I soffitti s'aprivano. In mezzo alla nebbia si vedevano ragazzi che, senza dire una parola, si dirigevano verso le finestre. Tutto è durato venti secondi, al massimo trenta. Quando la nebbia di gesso si è dissipata, c'era davanti a noi un mondo nuovo…|[[Ignazio Silone]]<ref>{{cita web|url=http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2015/18012015.pdf|titolo=Il terremoto dimenticato|formato=PDF|editore=La Repubblica|accesso=}}</ref>}}
Pochi decenni dopo la bonifica del Fucino e nel pieno dello sviluppo socio-economico della Marsica avvenne l'evento più tragico: il Terremoto della Marsica del 13 Gennaio 1915.
Conosciuto anche con il nome di [[Terremoto di Avezzano]] fu un [[sismologia|evento sismico]] di indicibile gravità.
Colpì l'intera area della [[Marsica]], subregione abruzzese. Il sisma del 1915, per forza distruttiva e numero di vittime, è classificato tra i principali [[Terremoti in Italia|terremoti]] avvenuti in territorio italiano. Causò 30.519 morti, secondo studi recenti del Servizio sismico nazionale. 10.700 vittime (più dell’80% dei residenti) vi furono nella città di Avezzano, epicentro del sisma, che contava prima della scossa di [[Scala Richter|magnitudo 7.0]] (Mw momento sismico) e ancora dell’11º grado della [[scala Mercalli]] (MCS), poco più di 13mila abitanti. La tragedia avvenne alle ore 7.52.48 (dato dell’[[Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia|INGV]]) del 13 Gennaio 1915.
 
Danni si ebbero a Roma, distante circa 100 km dall'epicentro, come pure nel [[Sora|Sorano]], in [[Ciociaria]] e nel basso [[Lazio]], in [[Molise]] e al confine della [[Campania]]; a Nord, nel [[Cicolano]] e nell'[[Provincia dell'Aquila|Aquilano]] e dalla [[Sabina]] alle [[Marche]], infine verso Est, alle porte di [[Provincia di Chieti|Chieti ]]<nowiki/>e [[Provincia di Pescara|Pescara]]. La scossa fu avvertita dalla [[Pianura padana|Val Padana]] alla [[Basilicata]].
 
L'Italia era vicinissima all'ingresso nella [[Prima guerra mondiale|guerra contro l’Austria]] (Maggio 1915). Questo causò notevoli problemi di ordine logistico nel continuare a prestare i già difficilissimi soccorsi<ref>{{cita web|url=http://storing.ingv.it/cfti4med/quakes/24751.html|titolo=Informazioni sul terremoto del 1915|editore=INGV|accesso=}}</ref>. I militari alloggiati in tende provvisorie dovettero, infatti, partire in massa per il fronte. Moltissimi furono i decessi tra i feriti costretti all'addiaccio nei paesi isolati e tra le montagne impervie della Marsica, nei giorni rigidi e nevosi di quel periodo. I soldati marsicani, anch'essi assurdamente chiamati alla "Grande guerra", combatterono per la Patria consapevoli di aver perso tutto. Molti di loro persero anche la vita sul fronte, lungo l'[[Isonzo]] e sul [[Carso]], si disse, "per difendere l'onore e i ruderi". Oltre ad Avezzano scomparvero paesi e città bellissime, [[Gioia dei Marsi]], [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]], [[Collarmele]], [[Lecce nei Marsi]], [[Ortucchio]], [[Trasacco]], [[Pescina]] e [[San Benedetto dei Marsi|San Benedetto]], [[Balsorano]], [[Morino]]. Tanti i paesi gravemente danneggiati: [[Celano]], [[Luco dei Marsi]], [[Scurcola Marsicana|Cappelle dei Marsi]], [[Magliano de' Marsi|Magliano dei Marsi]], [[Civitella Roveto|Meta]] e [[San Vincenzo Valle Roveto]]. Da [[Pereto]] a [[Pescasseroli]], ognuno pagò il suo numero di morti<ref name="Jørgensen20">{{Cita|Jørgensen||Jørgensen, 1915}}, pag.20</ref>.
 
I pochissimi sopravvissuti ad Avezzano (in gran parte feriti) rimasero senza tetto poiché tutti gli edifici crollarono su sé stessi, tranne il villino del cementista bolognese Cesare Palazzi, situato in via Garibaldi, non distante dalla stazione ferroviaria e diventato punto di riferimento per gli ingegneri che studiano quali tecniche adottare per difendersi dai terremoti. Al villino, ancora abitato, è stata applicata una targa commemorativa con su scritto «unica casa che ha resistito al terremoto del 13 gennaio 1915».
Il terremoto isolò completamente la Marsica e l'entità e l'esatta zona geografica teatro del disastro arrivò al Governo solamente nel tardo pomeriggio, complici anche i "rudimentali" mezzi di comunicazione dell'epoca<ref name="Vespa80">{{Cita|Vespa||Vespa, 1984}}, pag.80</ref>.
I soccorsi, partiti la sera del 13 Gennaio arrivarono il giorno dopo, a causa dell'impraticabilità delle strade causata da frane e macerie.
[[File:Piazza San Bartolomeo Campanile 10 ottobre 2015.jpg|thumb|right|I resti della facciata della collegiata di San Bartolomeo]]
 
Più di 9000 uomini, fra militari, enti e civili tra cui la [[Croce Rossa Italiana]], i [[Bersaglieri]] e i volontari Scout del [[CNGEI]], vennero impegnati per i soccorsi, il trasporto dei feriti negli ospedali e la distribuzione dei viveri. A coloro che si distinsero maggiormente fra i soccorritori, venne riconosciuta, in seguito, una [[Medaglia di benemerenza per il terremoto di Avezzano del 1915|medaglia di benemerenza]], concessa dal Duca di Genova, [[Tommaso di Savoia-Genova|Tommaso di Savoia]], nominato dal Re, Luogotenente Generale del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]. L'evento sismico mise in evidenza l'impreparazione e, in parte, l'impotenza, dello Stato dinanzi ad eventi di tale gravità. [[Erminio Sipari]], deputato del collegio di [[Pescina]], portò in Parlamento la protesta di quelle vittime che probabilmente si sarebbero potute salvare se i soccorsi fossero stati più tempestivi<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/regno/lavori/leg24/sed164.pdf|titolo=Atti parlamentari - Legislatura XXIV - Camera dei Deputati|formato=PDF|editore=Camera dei Deputati|accesso=}}</ref>.
Particolare menzione merita il cittadino avezzanese [[Camillo Corradini]] a cui con riconoscenza l'Amministrazione Comunale e la cittadinanza hanno dedicato la principale strada della città ed un busto bronzeo in piazza Risorgimento. Liberale crociano, divenne ispettore generale prima (1905), e direttore generale della scuola primaria dopo (1908-1915). Nel post-terremoto fu capo di Gabinetto nel Ministero degli Affari Interni. Grazie all'impegno di Corradini, notevoli fondi furono spostati sulle opere pubbliche della città che in breve tempo fu ricostruita. Altra menzione merita [[Don Luigi Orione]] ora Santo, che giunse tempestivamente dopo il sisma ed instancabilmente si prodigò per gli orfani e le giovani ragazze di Avezzano e di tutta la Marsica rimaste senza famiglia. Indimenticabile anche l'opera instancabile di [[San Luigi Guanella]] e dell'allora [[Diocesi di Avezzano|Vescovo dei Marsi]], S.E.Mons. Pio Marcello Bagnoli.
Il terremoto del 1915 interessò un settore della catena appenninica fino ad allora caratterizzato da una sismicità poco documentata. Come per tutti gli altri terremoti della zona, precedenti e successivi, la causa fu lo slittamento di un'importante [[faglia]] (situata a sud est della [[Fucino|Conca del Fucino]]). Avezzano, prima d'allora era una cittadina dinamica e fiorente di circa 13.000 abitanti: il prosciugamento del [[Fucino|lago Fucino]], avvenuto pochi decenni prima, faceva sentire positivi influssi sull'economia dell'area, nell'agricoltura e nel [[settore terziario]].[[File:San Giovanni Avezzano.png|thumb|Ruderi della chiesa di San Giovanni dopo il sisma del 1915]]
 
Avezzano perse quella vitalità e con essa i suoi monumenti importanti e, in parte, la sua identità: il Castello Orsini, la Collegiata di S. Bartolomeo, il Palazzo Torlonia, il Teatro Ruggeri, il municipio non esistevano più.
Tuttavia la ricostruzione fu veloce. La Marsica fu una delle poche zone d’Italia a raggiungere tra il 1860 ed 1960 un incremento della popolazione pari al 150%, nonostante i 30mila morti del terremoto e le due devastanti Guerre mondiali. Oggi quelle città, prive per lo più del fascino antico, sono completamente rinate. Ciò grazie alla solidarietà e agli aiuti giunti da tutta Italia ma, soprattutto, alla caparbietà dell'indomito [[Marsi|popolo marso]] e alla generosità delle fertili terre dell’ex [[Fucino|Lago del Fucino]]. 5 anni dopo il sisma Avezzano già recupera l’indice demografico e nel 1921 sfiora i 12mila abitanti<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/avezzano_%28Enciclopedia_Italiana%29/|titolo=Avezzano1930|editore=Treccani|accesso=}}</ref>. Si proietta ad essere ciò che è oggi: città territorio della [[Marsica]].
 
''« Amico / la città che laggiù / alla tua vista si stende / non è quella dei nostri padri / di essa non restò / pietra su pietra / nel primo mattino / del 13 gennaio 1915. / Questa ha un altro volto / nel quale l’antico / si rischiara / non nel disegno / troppo diverso / ma nella forza dell’uomo / che tosto / riprese a camminare » ''(epigrafe commemorativa sul memoriale del monte Salviano)<ref>{{cita web|url=http://www.marsicalive.it/?p=84992|titolo=Terremoto 1915, memoriale|editore=MarsicaLive|accesso=}}</ref>.
[[File:Avezzano - Monte Salviano terremoto particolare.jpg|thumb|Epigrafe commemorativa sul memoriale del [[monte Salviano]]]]
 
Le apocalittiche immagini suscitate dal "Giorno della grande ira", come titolò lo storico Antonio Falcone, resteranno per sempre impresse nelle menti di giovani ed anziani. Nessuno potrà dimenticare la solidarietà dei paesi europei, inclusa l'[[Austria]], nemica sul fronte, l'arrivo dell'allora Re d'Italia, [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], le preghiere di [[Papa Benedetto XV]], l'aiuto alle migliaia di orfani di [[San Luigi Orione]] e di [[San Luigi Guanella]], l'opere di [[Ignazio Silone]] e [[Benedetto Croce]].
 
Particolarmente impressionanti le immagini riportate dalle oramai rarissime cartoline d'epoca della collana di Furio Arrasich e i reportage e gli articoli dei cronisti e dei giornalisti dell'epoca giunti sul posto. Molto toccante il cortometraggio muto in bianco e nero, girato a manovella in Avezzano pochi giorni dopo il sisma dai cinematografi francesi dell’Istituto [[Gaumont]], della durata di 6 minuti ed il documentario storico sul terremoto del 1915 dal titolo "La Notte di Avezzano" realizzato da Raffaello Di Domenico e proiettato per la prima volta il 13 gennaio 2011 presso il ristrutturato Castello Orsini-Colonna ad Avezzano, contenente 150 foto d'epoca pre e post-sisma, dati di sismologia storica e foto dell'ammiraglio statunitense J. Lansing Callan donate all'[[United States Geological Survey|U.S. Geological Survey.]] Particolare menzione merita il cortometraggio "Marsica un terremoto che ha settanta anni", realizzato dalla regista Anna Maria Cavasinni per la [[Cineteca di Bologna]] nel 1982<ref>{{Cita video|autore=Anna Maria Cavasinni|titolo=Marsica un terremoto che ha settant'anni|url=http://cinestore.cinetecadibologna.it/video/dettaglio/20318|accesso=|data=|editore=[[Cineteca di Bologna]]|lingua=|tempo=|urlarchivio=|dataarchivi=}}</ref>.
 
Nel 2015, in occasione delle celebrazioni commemorative del centenario, [[Poste Italiane]] ha emesso un francobollo speciale dedicato al terremoto della Marsica<ref>{{cita web|url=http://e-filatelia.poste.it/resources/filatelia/pdf/emissioni2015/F.info%20TERREMOTO%20MARSICA.pdf|titolo=e-Filatelia|formato=PDF|editore=Poste Italiane|accesso=}}</ref> e l'[[Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato|istituto poligrafico e zecca dello Stato]] ha coniato la moneta con i simboli della tragedia e la rinascita di un popolo impressi su entrambi i lati<ref>{{cita web|url=http://www.avezzanoinforma.it/notizia/2015-05-22/3631/centenario-coniata-la-moneta-in-memoria-del-sisma-il-25-maggio-la-presentazione-.html|titolo=Centenario, coniata la moneta in memoria del sisma|editore=AvezzanoInforma|accesso=}}</ref>.
Infine l'[[istituto nazionale di geofisica e vulcanologia]] ha realizzato un documentario, in tre parti, dal titolo ''Le radici spezzate: Marsica 1915 - 2015'' in cui viene raccontata attraverso immagini e testimonianze il fenomeno della delocalizzazione, ovvero della ricostruzione in altri luoghi dei borghi montani distrutti dal sisma<ref>{{cita web|url=https://ingvterremoti.wordpress.com/2015/03/16/le-radici-spezzate-marsica-1915-2015/|titolo=Le Radici Spezzate, Marsica 1915–2015|editore=INGV|accesso=}}</ref>.
 
=== La Prima guerra mondiale ===
[[File:Monumento ai prigionieri 3 novembre 2015.jpg|thumb|left|Monumento all'ex cimitero militare dei prigionieri austro-ungarici]]
[[File:Monumento ai Caduti Avezzano 30 settembre 2015.jpg|thumb|Monumento ai caduti per la patria]]
Alcuni giovani avezzanesi ebbero salva la vita dal terremoto perché all'alba del 13 gennaio si trovarono in stazione in attesa del treno che li avrebbe condotti alla visita di leva militare. I contrari all'intervento militare dell'Italia interpretarono il terremoto di Avezzano come "un avviso salutare che la Provvidenza divina dà agli sconsigliati che vogliono la guerra"<ref>{{cita web|url=http://www.lavoroculturale.org/terremoto-della-marsica-del-1915/|titolo=Al terremoto come alla guerra|editore=IlLavoroCulturale|accesso=}}</ref>. Un'intera generazione di giovani che versò, al terremoto, un altissimo tributo venne così sottoposta ad un'ulteriore prova. Sfumata la possibilità di essere esonerati, i marsicani dovettero partecipare come soldati dell'esercito alla [[Prima guerra mondiale|grande guerra]]. Molti di loro, oltre 2.000, persero anche la vita sul fronte, lungo l'[[Isonzo]] e sul [[Carso]], si disse, "per difendere l'onore e i ruderi"<ref name="Galadini D'Amore Rossi Santoro60">{{Cita|Galadini D'Amore Rossi Santoro||Galadini D'Amore Rossi Santoro, 2014}}, pag.60</ref>. Dato il vuoto generazionale che si venne a creare, il [[Governo Italiano]], decise di istituire un campo di lavoro per prigionieri austro-ungarici ad Avezzano nel quartiere che poi prese il nome di "Concentramento". Grazie anche al loro continuo lavoro in opere pubbliche, finalizzate a ricostruire la nuova Avezzano, la città rinacque.
Tra le opere realizzate da questa comunità vanno ricordate: la realizzazione della pineta a nord della città, il rimboschimento del [[monte Salviano]], i servizi viari cittadini e varie costruzioni architettoniche. Da menzionare la casa-comando in legno del campo di concentramento, sita dietro l'attuale chiesa di Madonna del Passo.
Fin dalla istituzione del campo di concentramento era presente alla base del monte Salviano (a "Chiusa Resta", la contemporanea via Piana) anche il cimitero dedicato esclusivamente agli austro ungarici deceduti durante la prigionia. A seguito dell'espansione edilizia della città oltre la zona "Chiusa Resta", nel 2007 si è proceduto alla riesumazione dei resti e con cerimonia ufficiale e solenne alla restituzione alle autorità estere delle spoglie.
 
Anche in questo caso la partecipazione obbligatoria o volontaria dei fanti marsicani alla prima guerra mondiale è stata esaminata in chiave fortemente critica col fine di comprenderne il vero significato. Con il saggio ''Eroi, disertori e famiglie marsicane durante la prima Guerra Mondiale'', lo storico Fulvio D'Amore, ha chiarito il significato dell'entrata nel conflitto dei soldati, spinti dal poeta [[Gabriele D'Annunzio]], dai [[Futurismo|futuristi]] e dagli studenti verso un massacro senza fine. La guerra causò oltre ottocentomila morti, stroncando giovani vite appartenenti alle classi 1878-1900. L'età di quest'ultimi ragazzi marsicani e non solo si aggirava intorno ai 15-16 anni <ref>{{Cita libro|autore = Fulvio D'Amore|titolo = Pereto. Nel terremoto del 13 gennaio 1915. Tra impegno bellico e opera di soccorso|anno = 2011|editore = Collana i Quaderni di Lumen|città = Pietrasecca di Carsoli (AQ)|p = |pp = 29-70|ISBN = }}</ref>
 
=== Avezzano sede della Diocesi dei Marsi ===
Fondata, secondo la tradizione, da [[San Marco di Atina|San Marco Galileo]] e retta in seguito da [[Rufino di Assisi|San Rufino]] e suo figlio Cesidio nel III secolo, la [[Diocesi di Avezzano|Diocesi dei Marsi]] ha avuto, nei secoli, diversi spostamenti della ''cathedra episcopi'', dall'antica sede di ''[[San Benedetto dei Marsi|Marruvium]]'' fino a quella definitiva di Avezzano.
[[File:La Cattedrale di Avezzano 10 ottobre 2015.jpg|thumb|[[Cattedrale dei Marsi]]]]
 
Nel [[1580]], con una Bolla pontificia (''In suprema dignitatis'', di [[Papa Gregorio XIII|Gregorio XIII]]), la cattedra venne spostata dapprima dall'antica cattedrale di [[Santa Sabina]] (sita in [[San Benedetto dei Marsi|Marruvio]], l'attuale [[San Benedetto dei Marsi]]) a [[Pescina]], nella cattedrale di [[Concattedrale di Santa Maria delle Grazie|Santa Maria delle Grazie]], ove rimase fino ai primi anni del XX secolo. L'ultimo trasferimento della sede vescovile fu quello definitivo, da Pescina ad Avezzano<ref>{{cita web|http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Quaderni/Quaderno_85.pdf|Guida degli archivi diocesani|editore= Ministero per i beni e le attività culturali}}</ref>. Questo fatto, sanzionato definitivamento il 16 gennaio del [[1924]] con la Bolla ''Quo Aptius'' di [[Pio XI]], suscitò non poche polemiche: i pescinesi intrapresero un fitto scambio epistolare con la Curia per evitare il trasferimento. Tuttavia i prodromi per il trasferimento sembrano risalire addirittura a circa un secolo prima, nel [[1816]], quando Avezzano venne scelta come [[Distretto di Avezzano|capoluogo di distretto]]: da quell'anno cominciarono i tentativi della città per diventare sede anche della Diocesi.
Nel [[1843]] gli avezzanesi riuscirono ad ottenere il consenso da [[Roma]] e da [[Napoli]], ma non dal vescovo appena insediato, monsignor Michelangelo Sorrentino<ref name="Di Pietro90">{{Cita|Di Pietro||Di Pietro, 1872}}, pag.90</ref>: quella del presule fu una scelta senza dubbio prudente, ma che non teneva conto della sempre più inarrestabile ascesa di Avezzano al ruolo di capoluogo politico ed economico della provincia, di cui già era il comune più popoloso (in quegli anni cominciarono, tra l'altro, i lavori per il prosciugamento del Fucino e Torlonia aveva posto il suo quartier generale proprio in città). Un altro tentativo importante fu nel [[1884]], quando, dopo l'Unità d'Italia, tutte le faccende amministrative della Curia cominciarono ad essere svolte dagli uffici civili di Avezzano, ma anche in questo caso le richieste degli avezzanesi non furono soddisfatte.
 
Finalmente, nel [[1911]], quando Pio Marcello Bagnoli venne ordinato vescovo, ci si rese conto che la ''cathedra episcopi'' non poteva che trovare sede nel centro principale della Marsica. Così, dopo il terremoto del [[1915]], il vescovo fu costretto a scegliere tra il ricostruire tutti gli uffici vescovili di Pescina o il costruirne di nuovi in Avezzano. Fu scelta la seconda possibilità, ma il braccio di ferro tra [[Pescina]] e il vescovado continuò fino al [[1922]], quando il "Comitato per la difesa di Pescina" diffuse un opuscolo intitolato ''Per la sede episcopale e per il seminario di Pescina - L'antica sede della cattedrale dell'Episcopato e del seminario dei Marsi'', in cui venne giustificata la reazione dei pescinesi.
Anche quest'ultimo tentativo venne ignorato dal vescovo, che rimase irremovibile nella sua decisione, confermata dalla succitata [[Lista di bolle pontificie|Bolla pontificia del 1924]], la quale recita:
 
"''Quo aptius dioecesis regimini prospiciatur, attentis etiam praesentis temporis adiunctis, Nos utile ac necessarium duximus episcopalem Marsorum sedem et cathedram transferre a civitate Piscina ad civitatem Aveanum, fere in medio Marsorum territorio sitam, dum Piscina in extremis est: et insuper propter vias ferreas praefata urbs Aveanum etiam faciliorem aditum commerciumque habet cum universa dioecesi. Quare, suppleto, quatenus opus sit, quorum intersit aut sua interesse praesumant, consensu, de Apostolicae potestatis plenitudine, a civitate Piscina sedem et cathedram episcopalem Marsorum, una cum Seminario et cum cathedrali Capitulo [...] ad urbem Aveanum transferimus, cum omnibus iuribus, privilegiis, honoribus et praerogativis, quibus ceterae episcopales sedes gaudent, reservato tamen antiquae ecclesiae Beatae Mariae Virginis ad Nives Piscinae titulo et honore concathedralis. Ecclesia autem Aveani exstruenda sub titulo [[Bartolomeo apostolo|S. Bartholomaei Apostoli]], quum primum fuerit perfecta et consecrata, Cathedra erit pro Episcopis Marsorum; ibique etiam Capitulum cathedrale servitium chorale iuxta canonicas leges obibit. [...]"''<ref>{{cita web|http://www.vatican.va/archive/aas/documents/AAS-16-1924-ocr.pdf|Archivio|editore= Archivio Vaticano}}</ref>
 
==== Cronotassi dei Vescovi dei Marsi dal trasferimento della Diocesi ad Avezzano ====
* Pio Marcello Bagnoli, [[Ordine dei Carmelitani Scalzi|O.C.D.]] † (14 dicembre [[1910]] - 17 gennaio [[1945]], deceduto)
* Domenico Valerii † (9 agosto [[1945]] - 10 novembre [[1973]], ritirato)
* Vittorio Ottaviani † (10 novembre [[1973]] - 22 aprile [[1977]], dimesso)
* Biagio Vittorio Terrinoni, [[Ordine dei Frati Minori Cappuccini|O.F.M.Cap.]] † (22 aprile [[1977]] - 23 giugno [[1990]], ritirato)
* [[Armando Dini]] (23 giugno [[1990]] - 21 novembre [[1998]], nominato arcivescovo di [[Arcidiocesi di Campobasso-Boiano|Campobasso-Boiano]])
* [[Lucio Angelo Renna]], [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|O.C.]] (9 giugno [[1999]] - 2 settembre [[2006]], nominato vescovo di [[Diocesi di San Severo|San Severo]])
* [[Pietro Santoro (vescovo)|Pietro Santoro]], dal 28 giugno [[2007]] a oggi
 
=== L'epoca fascista e la seconda guerra mondiale ===
[[File:Royal Air Force- Italy, the Balkans and South East Europe, 1942-1945. CNA2480.jpg|thumb|Un [[Martin 187 Baltimore|Martin Baltimore]] Mark IV of N.223 Squadron RAF che sorvola l'appennino abruzzese dopo il bombardamento al nodo stradale tra Avezzano e [[Popoli (Italia)|Popoli]]]]
[[File:Royal Air Force- Italy, the Balkans and South-east Europe, 1942-1945. C4369.jpg|thumb|Sei ''Martin Baltimore'' della [[Royal Air Force]]
volano in formazione prima di attaccare le postazioni di artiglieria tedesche in [[Valle del Liri]]]]
Durante la seconda guerra mondiale, la vicina [[Celano]] ebbe la ventura di essere dichiarata sede ospedaliera e, come tale, immune da bombardamenti e da azioni di guerra. Senz'altro fu una fortuna la presenza di una città bianca a pochi chilometri di distanza. Dopo l'otto settembre 1943, però, la frazione di Paterno risentì del fatto che nella vicina [[Massa d'Albe]] si trovava il Quartier Generale Tedesco per l'Italia del centro-Sud sotto la guida del [[Albert Kesselring|generale Kesselring]]. Massa, per questo, fu soggetta a due poderosi bombardamenti aerei da parte degli alleati e fu quasi totalmente distrutta, causando la morte di 43 civili e di circa 200 soldati tedeschi.
Anche Paterno, alle porte di Avezzano, fu soggetta ad attacchi miranti a colpire i convogli militari e i depositi di bombe. Per far saltare in aria uno di questi ultimi che si trovava nei pressi della fontana di Pietragrossa, Paterno il 10 novembre 1943, subì un bombardamento violentissimo. Qualche tempo dopo, i monti sovrastanti accolsero diversi prigionieri alleati, fuggiti dal campo di concentramento di Avezzano.
Durante il ventennio fascista, tuttavia, vi fu la risoluzione di problematiche ultradecennali che affliggevano il territorio della Marsica. Fu completata la bonifica del lago del Fucino per volontà di [[Benito Mussolini|Mussolini]], dato che in alcuni appezzamenti il terreno era acquitrinoso. Il Duce voleva sfruttare al meglio le potenzialità agricole dell'altopiano abruzzese anche per lo sviluppo dell'area di Avezzano.
Al centro degli interessi del Vescovo dei Marsi, Mons. Bagnoli c'era la ricostruzione della Cattedrale di Avezzano, distrutta dal terremoto del 1915. I lavori, già iniziati da tempo, rimasero però sospesi per anni, fin quando il vescovo ruppe gli indugi, rivolgendosi direttamente al capo del governo fascista, in quel tempo in visita ad un campo di addestramento dei giovani fascisti non lontano da Avezzano.
L’incontro, avvenuto proprio ad Avezzano tra Mussolini e il presule, sortì effetti positivi. Era il 1938. In meno che si dica furono reperiti i fondi, moltiplicate le maestranze, messe in azione diverse ditte appaltatrici e, già che ci si trovava, il vescovo cacciò dal cassetto il vecchio progetto a suo tempo bocciato dal [[Genio civile]] e, come per incanto, la cattedrale si allargò e salì d’altezza giorno dopo giorno, fino ad assumere la fisionomia definitiva.
Nel 1942, presenti le autorità, capo del governo in testa, clero e fedeli festanti, la [[cattedrale dei Marsi]] venne solennemente consacrata. Scalfita dai bombardamenti aerei del 22 e 23 marzo 1944 e ripristinata nell'immediato secondo dopo guerra, la cattedrale giganteggia davanti a Piazza Risorgimento con tutta la sua imponente mole. I pesanti bombardamenti aerei, effettuati a partire dalla metà di marzo del 1944 dai "Bomber group" della 12.ma e 15.ma forza aerea degli Stati Uniti, fecero "meritare" ad Avezzano la [[Medaglia d'argento al merito civile]]. Appena ricostruita dalla devastazione del sisma, Avezzano fu distrutta al 70% da ben 19 bombardamenti<ref name="Palmieri106">{{Cita|Palmieri||Palmieri, 2006}}, pag.106</ref>. Benito Mussolini visitò la città di Avezzano l'11 Agosto 1938 proveniente da [[Carsoli]] (Piana del Cavaliere) dove assisté alla fase finale delle manovre che sanzionarono il passaggio dalla Divisione Trinaria alla Binaria. Passaggio da tre Reggimenti di Fanteria e uno di Artiglieria a due di Fanteria e uno di Artiglieria potenziato.
Appena caduto il Fascismo, in tutti i paesi della [[Marsica]] vi fu una naturale rivalsa da parte di coloro che, ostili al regime, avevano dovuto subire umiliazioni e persecuzioni.
 
=== Avezzano e la Provincia dei Marsi ===
[[File:Marsica.jpg|thumb|thumb|right|upright=1.2|Stemma predisposto ufficialmente dai 37 comuni della Marsica per l'istituzione della Provincia AZ]]
[[File:Stemma Avezzano provincia.jpg|thumb|left|Proposta di stemma per Avezzano provincia (anni 80): il toro italico incorna la lupa romana|170x170px]]
Un capitolo caldo della storia recente di Avezzano è certamente quello della lunga e infruttuosa lotta per l'istituzione di una "Provincia dei Marsi". Già dagli anni venti del XX secolo l'avezzanese [[Camillo Corradini]], eletto al Parlamento del Regno d'Italia, si impegnò per sostenere l'istituzione di una provincia che avesse la sua città come capoluogo.
Nonostante un forte interessamento della politica marsicana e addirittura nonostante le forti pressioni del vescovo di allora, Monsignor Bagnoli, non si raggiunse il tanto agognato obiettivo. Avezzano doveva ancora ultimare la ricostruzione post-[[Terremoto della Marsica del 1915|terremoto del 1915]]. Tra il 1926 e il 1927 vennero tuttavia istituite ben 17 nuove "province del Littorio", ma non quella della Marsica. Continue furono le istanze presentate negli anni a [[Benito Mussolini]], ma anche nel 1932 Avezzano non venne elevata a provincia, subendo un nuovo rinvio. Nel [[1938]], nuovamente, la città a gran voce richiese la Provincia al Duce in persona in occasione della sua visita, l'11 agosto di quell'anno: dal palco eretto in Piazza Risorgimento, ai piedi della costruenda cattedrale, Mussolini ebbe modo di dire: "''Sono venuto per vedere quello che è stato fatto e quello che si dovrà fare!''". Dalla folla osannante si levò un grido: "''Avezzano Provincia!''"<ref name="Pitoni75">{{Cita|Pitoni||Pitoni, 2010}}, pag.75</ref>.
Dopo la guerra, nel [[1946]], i sindaci marsicani con a capo il primo cittadino di Avezzano, Antonio Iatosti, si appoggiarono invano anche a [[Benedetto Croce]] per richiedere nuovamente al Parlamento una proposta di legge atta a istituire la Provincia dei Marsi. Si continuò su tale strada ancora con due progetti di legge destinati a fallire, nel [[1957]] e nel [[1974]]. Nel [[1986]] il sindaco di Avezzano, Sergio Cataldi, riuscì a riunire numerosissimi sostenitori del progetto per presentare una definitiva proposta di legge, di iniziativa popolare, per l'istituzione della provincia. Sottoscritta da ben più di 50.000 marsicani, tale iniziativa (unica del genere in tutta Italia) fu però, come le altre, destinata al fallimento. Nonostante tutto ci sono stati altri vani tentativi nel corso degli anni per ottenere tale riconoscimento<ref name="Santellocco95">{{Cita|Santellocco||Santellocco, 2004}}, pag.95</ref>. La caparbietà nel portare avanti l'istanza di AZ provincia viene vista ancora oggi con profonda ammirazione da tutti i marsicani<ref>{{cita web|http://www.provinciadeimarsi.it/|Battaglia e iter parlamentari per la Provincia dei Marsi|editore= Provincia dei Marsi}}</ref>.
 
=== Avezzano odierna ===
[[File:Avezzano dal monte Salviano.jpg|thumb|right|upright=1.2|Foto panoramica dal [[monte Salviano]]]]
Nonostante il disastro del terremoto e i bombardamenti del [[1944]] durante la [[Seconda guerra mondiale]] che distrussero la città per la seconda volta e che le fecero "meritare" il riconoscimento della [[Medaglia d'argento al merito civile]], Avezzano si riprese raggiungendo in pochissimi anni un incremento demografico straordinario e un posto di rilievo nei settori produttivi.
Oggi, grazie alla sua evoluzione, Avezzano è una città in piena ascesa ed espansione, tra le più dinamiche dell'[[Abruzzo]], lo dimostra l'esplosione demografica da 1.500 individui superstiti dopo il sisma del 1915 ai circa 42.500 abitanti nel 2012. Ha valorizzato le risorse locali, potenziato l'imprenditoria agricola e incrementato il tessuto economico e industriale, creando un Nucleo Industriale e favorendo l'insediamento di importanti aziende e imprese che hanno determinato una trasformazione della vita sotto il profilo sociale, culturale, economico e turistico.
L'investimento nelle strutture scolastiche ha prodotto importanti effetti: nella [[provincia dell'Aquila]] è la città che vanta la più consistente popolazione studentesca (nella media della scuola secondaria di primo e secondo grado<ref>{{cita web|http://www.provincia.laquila.it/provincia.laquila.it/icons/2011/Osservatorio/05_Popolazione_scolastica_Istituti_Provincia_2010_2011.pdf|Osservatorio scolastico provinciale|formato=PDF|editore= Provincia dell'Aquila}}</ref>). La città ospita la sede distaccata della Facoltà di Giurisprudenza dell'[[Università degli Studi di Teramo|Università di Teramo]] e il polo formativo della Facoltà di Scienze Infermieristiche e Fisioterapia dell'[[Università degli Studi dell'Aquila|Università dell'Aquila]], ha potenziato il settore cultura con la nascita della Sezione di Avezzano dell'[[Archivio di Stato (Italia)|Archivio di Stato]]<ref>{{cita web|http://www.archivi.beniculturali.it/index.php/chi-siamo/archivi-di-stato/item/529|Archivio di Stato, sezione di Avezzano|editore= Direzione Generale Archivi}}</ref>, favorito gli scavi archeologici presso l'ex Collegiata di S. Bartolomeo ed ha reso operativo il Teatro dei Marsi, polo culturale di riferimento per un bacino di circa 140.000 utenti marsicani, oltre all'Aia dei Musei in via Nuova. La città ha subito danni insignificanti dal [[Terremoto dell'Aquila del 2009]]. Le accelerazioni al suolo, misurate da un accelerometro presso il castello di Avezzano, sono state di circa [[Sistema internazionale di unità di misura|69–70&nbsp;cm/s²]], un valore dieci volte inferiore rispetto alle accelerazioni misurate nell'Aquilano.
 
==== Stemma e Gonfalone di Avezzano ====
{{vedi anche|Stemma di Avezzano}}
L'attuale stemma è il decimo nella storia di Avezzano. È stato riconosciuto nel 1994 dal Presidente della Repubblica, [[Oscar Luigi Scalfaro|O.L.Scalfaro]]<ref group="A">D.P.R. dell'8 agosto 1994.</ref>.
 
'''''Stemma''''': ''d'azzurro, al San Bartolomeo di carnagione, in maestà, aureolato d'oro, capelluto e barbuto di nero, mirante verso l'alto, i fianchi e parte delle gambe drappeggiati di rosso, il braccio destro alzato, la mano destra impugnante il coltello del martirio, posto in banda, con la punta all'insù, d'argento, la spalla sinistra coperta dalla pelle del Santo, al naturale, pendente fino al fianco sinistro, attraversante il drappeggio, terminante con le mani e con il viso, rovesciati, il Santo sostenuto dalla pianura diminuita, d'oro. Ornamenti esteriori da città.''<ref>{{cita web|http://www.comune.avezzano.aq.it/pagina3883_la-storia.html|La storia di Avezzano|editore= Comune di Avezzano}}</ref>
 
'''''Gonfalone''''': ''drappo di giallo, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della città, le parti in metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto giallo con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.''<ref name="Belmaggio55">{{Cita|Belmaggio||Belmaggio, 1997}}, pag.55</ref>
 
==== Onorificenze ====
{{Onorificenze
|immagine=Corona di città.svg
|nome_onorificenza=Titolo di Città
|collegamento_onorificenza=Titolo di città
}}
Il comune di Avezzano si fregia del titolo di città<ref group="A">D.P.R. del 21 giugno 1994.</ref><ref>{{cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/|titolo=Ufficio araldico -Fascicoli comunali|editore= ACS Beni Culturali}}</ref><ref>{{cita web|url=http://trasparenza.comune.avezzano.aq.it/moduli/downloadFile.php?file=oggetto_regolamenti/141951159150O__OStatuto%20comune%20Avezzano.pdf|titolo=Statuto di Avezzano art.2 comma 3|formato=PDF|editore= Comune di Avezzano}}</ref>.
{{Onorificenze
|immagine= Merito civile silver medal BAR.svg
|nome_onorificenza= Medaglia d'argento al merito civile
|collegamento_onorificenza= Città decorate al merito civile
|motivazione = Sotto l'infuriare dei bombardamenti e delle rappresaglie nemiche, che causavano gravissime perdite umane e materiali, conserva intatta la sua fede nella libertà e nei destini della Patria.
|luogo = Avezzano, 1943-1945<ref group="A">D.P.R. del 31 dicembre 1961.</ref>
}}
 
== Note ==
<references group="A"/>
 
=== Fonti ===
{{References|3}}
 
== Bibliografia ==
*{{cite web|last=McLintock|first=A. H. (editor)|title=''An Encyclopaedia of New Zealand'', (1966)|url=https://web.archive.org/web/20061001130902/http://www.teara.govt.nz/1966/W/TeWherowheroTeRataMahutaTawhiaoPotatau/TeWherowheroTeRataMahutaTawhiaoPotatau/en|accessdate=2006-08-15}}
=== Fonti antiche ===
{{Bibliografia|Virgilio, 36aC|Publio Virgilio Marone, ''Georgiche'', II, v.167, Roma, 36aC.}}
{{Bibliografia|Tito Livio, 27aC|Tito Livio ''Ab Urbe condita'', (VIII v.6/IX v.41), 27 a.C.}}
{{Bibliografia|Tacito, 49dC|Publio Cornelio Tacito, ''Annali'', XII, cap.56, Roma, 49dC.}}
{{Bibliografia|Svetonio, 119|Gaio Svetonio Tranquillo, ''Le vite de' dodici Cesari'' , liber I, Divus Iulius, XLIV, Roma, 119.}}
{{Bibliografia|Febonio, 1678|Muzio Febonio, ''Historiae Marsorum'', Provenienza dell'originale (1668): la Biblioteca Pubblica Bavarese, München, Germania, 1678.}}
{{Bibliografia|Rampoldi, 1832|Giovanni Battista Rampoldi, ''Corografia dell'Italia'', Antonio Fontana, Milano, 1832.}}
{{Bibliografia|Afan de Rivera, 1836|Carlo Afan de Rivera, ''Progetto della restaurazione dell'emissario di Claudio e dello scolo del Fucino'', Cartiera del Fibreno, Isola del Liri, 1836.}}
{{Bibliografia|De Luca, 1860|Giuseppe De Luca, ''L'Italia meridionale o L'antico reame delle Due Sicilie'', Kessinger Publishing's Legacy Reprint Series, Napoli, 1860.}}
{{Bibliografia|Bianco, 1864|Alessandro Bianco di Saint-Jorioz, ''Il brigantaggio alla frontiera pontificia. Le bande dei briganti nell'aquilano dal 1860 al 1863'', G. Daelli e C. editori, Milano (ristampa anastatica Adelmo Polla editore, Cerchio, 2001), 1864.}}
{{Bibliografia|Di Pietro, 1869|Andrea Di Pietro, ''Agglomerazione delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi'', Tipografia Marsicana, Carsoli, 1869.}}
{{Bibliografia|Sansi, 1870|Achille Sansi ''I Duchi di Spoleto III'', Foligno, 1870.}}
{{Bibliografia|Di Pietro, 1872|Andrea Di Pietro, ''Catalogo dei Vescovi della Diocesi dei Marsi'' (seguendo cataloghi del Febonio e dell'Ughelli), edizioni Kirke, Avezzano, 1872.}}
{{Bibliografia|Jatosti, 1876|Berardino Jatosti, ''La storia di Avezzano'', Tipografia Marsicana-Magagnini, Avezzano, 1876.}}
{{Bibliografia|Giorgi Balzani, 1879|Ignazio Giorgi, Ugo Balzani ''Il Regesto di Farfa di Gregorio di Catino (II)'', Roma, 1879.}}
 
=== Fonti moderne ===
{{Bibliografia|Jørgensen, 1915|Johannes Jørgensen, ''Civita d'Antino, il terremoto del 1915 nella Marsica'', Svendborg, Copenaghen, 1915.}}
{{Bibliografia|Salucci, 1936|Mons. Raffaele Salucci, ''Marsica nel primo anniversario del terremoto del 13 gennaio 1915'', Tipografia dei Monasteri, Subiaco, 1936.}}
{{Bibliografia|Mertens, 1955|J.R.Mertens, ''L'Antiquité Classique'', Belgian Archaeology, Bruxelles/Roma, 1955.}}
{{Bibliografia|Pagani, 1968|Giovanni Pagani, ''Avezzano e la sua storia'', Tipografia Abbazia di Casamari, 1968.}}
{{Bibliografia|Letta D'Amato, 1975|Cesare Letta, Sandro D'Amato, ''Epigrafia della regione dei Marsi", ed. Cisalpino-Goliardica, Milano, 1975.}}
{{Bibliografia|Brogi, 1979|Tommaso Brogi, ''La Marsica antica, medioevale e fino all'abolizione dei feudi'', A.Polla, Avezzano, 1979 (stampa 1981).}}
{{Bibliografia|Leone, 1980|Leone Marsicano, ''Chronica monasterii Casinensis: Die Chronik von Montecassino'', H. Hoffmann edizioni (Monumenta Germaniae Historica. Scriptores 34), Hannover, (rist.) 1980.}}
{{Bibliografia|Vespa, 1984|Bruno Vespa, Arnaldo Panecaldo, ''Marsica 1915'', Edizioni Fotogramma, Roma, 1984.}}
{{Bibliografia|Cianciusi, 1988|Walter Cianciusi, ''Profilo di storia linguistica della Marsica'', BPM editrice, Avezzano, 1988.}}
{{Bibliografia|Santoro, 1988|Raffaele Santoro, ''Dati Archivio di Stato'', Direzione Generale Archivio, Roma, 1988.}}
{{Bibliografia|Melchiorre Del Gusto, 1990|Angelo Melchiorre, Federico Del Gusto, ''La regione della Marsica'', Tivoli, 1990.}}
{{Bibliografia|Catalli, 1992|Fiorenzo Catalli, ''Alba Fucens, CIL(Corpus Iscriptionum Latinarum), IX, 3933-CIL, IX, 4024'', Ist. Poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma, 1992.}}
{{Bibliografia|Febonio, 1993|Muzio Febonio, ''Anxantini e Antinati'' Historiae Marsorum, Adelmo Polla editore (rist.), Cerchio, 1993.}}
{{Bibliografia|Semeraro, 1994|Giovanni Semeraro, ''Le origini della cultura europea-XI.pp. 449,520,730,852'', Leo S. Olschki, Firenze, 1994.}}
{{Bibliografia|Belmaggio, 1997|Francesco Belmaggio, ''Storia e araldica della città di Avezzano'', LCL stampe tipografiche, Avezzano, 1997.}}
{{Bibliografia|Colapietra, 1998|Raffaele Colapietra, ''Castello Orsini-Colonna'', Di Censo editore, Avezzano, 1998.}}
{{Bibliografia|D'Amore, 1998|Fulvio D'Amore, ''La Marsica tra il viceregno e l'avvento dei Borboni (1504-1793). Vita pubblica, conflitti e rivolte'', Adelmo Polla editore, Cerchio 1998.}}
{{Bibliografia|Mastroddi, 1998|Maurizia Mastroddi, ''L'altra Avezzano'', Grafiche Di Censo, Avezzano, 1998.}}
{{Bibliografia|Grossi, 1999|Giuseppe Grossi ''Una missionaria nell'Avezzano del '700-Madre Maria Teresa Cucchiari e la sua opera'', Avezzano, 1999.}}
{{Bibliografia|ARSSA, 2000|Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo, ''Scheda tecnica del Fucino'', Regione Abruzzo, Avezzano, 2000.}}
{{Bibliografia|Belmaggio, 2000|Francesco Belmaggio, ''Avezzano nel tempo e i suoi sindaci'', LCL stampe litografiche, Avezzano, 2000.}}
{{Bibliografia|Agostini Galadini Galli Messina, 2001|S.Agostini, F.Galadini, P.Galli, P.Messina, ''Il tesoro del lago'', Edizioni Carsa, Pescara, 2001.}}
{{Bibliografia|Di Domenico, 2002|Raffaello Di Domenico, ''Il castello Orsini-Colonna'', Amministrazione comunale di Avezzano, 2002.}}
{{Bibliografia|D'Amore, 2004|Fulvio D'Amore, ''Viva Francesco II. Morte a Vittorio Emanuele! Insorgenze popolari e briganti in Abruzzo, Lazio e Molise durante la conquista del Sud. 1860-1861'', Controcorrente Edizioni, Napoli, 2004.}}
{{Bibliografia|Santellocco, 2004|Attilio Francesco Santellocco, ''Marsi. Storia e leggenda'', Touta Marsa editore, Luco dei Marsi, 2004.}}
{{Bibliografia|Colombini Grottanelli de' Santi, 2005|Paola Colombini, Eduardo Grottanelli de' Santi, ''Abruzzo e Molise'', Mirabilia Italiae, Modena 2005.}}
{{Bibliografia|Palmieri, 2006|Eliseo Palmieri, ''Avezzano, un secolo di immagini'', Paolo de Siena editore, Pescara, 2006.}}
{{Bibliografia|D'Amore, 2010|Fulvio D'Amore, ''L'Avezzano neoclassica vista dal pittore provenzale Jean Joseph Xavier Bidault (1758-1846)'', Deputazione Abruzzese di Storia Patria, L'Aquila, 2010.}}
{{Bibliografia|Pitoni, 2010|Giovanbattista Pitoni, ''Il fascismo ad Avezzano'', A.C.Esse Quisse, Avezzano, 2010.}}
{{Bibliografia|Cicerone, 2012|Marco Tullio Cicerone, ''Opera quae supersunt omnia, ac deperditorum fragmenta'', volume VII, pag. 644, (rist.) Nabu Press, 2012.}}
{{Bibliografia|Mastronardi, 2012|Nicola Mastronardi, ''Viteliù. Il nome della libertà'', Itaca Edizioni, Castel Bolognese, 2012.}}
{{Bibliografia|Proia, 2013|Francesco Proia, ''Polvere di lago'', Proia editore, Avezzano, 2013.}}
{{Bibliografia|Zazzara, 2013|Franco Zazzara, ''Marsi'', Gruppo Albatros Il Filo libri, Viterbo, 2013.}}
{{Bibliografia|Galadini D'Amore Rossi Santoro, 2014|F.Galadini, F.D'Amore, M.Rossi. P.Santoro, ''Il giorno che non vide mai l'alba'', Edizioni Kirke, Avezzano. 2014.}}
 
== Voci correlate ==
{{MultiCol}}
*[[Abruzzo]]
*[[Marsica]]
*[[Alba Fucens]]
*[[Distretto di Avezzano]]
{{ColBreak}}
*[[Circondario di Avezzano]]
*[[Diocesi dei Marsi]]
*[[Alessandro Raffaele Torlonia]]
*[[Fucino]]
{{ColBreak}}
*[[Terremoto della Marsica]]
*[[Castello Orsini-Colonna]]
*[[Conti dei Marsi]]
*[[Legio Martia]]
{{EndMultiCol}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.dnzb.govt.nz/dnzb/Enlarged_Pic.asp?ImageID=2206 The King, seated, at right side]
* [http://www.comune.avezzano.aq.it/ Comune di Avezzano]
* [http://www.regione.abruzzo.it/portale/index.asp Regione Abruzzo]
 
{{Box successione
{{Avezzano}}
|tipologia=regnante
{{Portale|Abruzzo|storia}}
|carica=[[Movimento Reale Māori#Elenco dei sovrani|Re dei Māori]]
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{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Storia di Avezzano]]
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[[Categoria:Storia dell'Abruzzo|Avezzano]]