Storia della UEFA Champions League e Knut (disambigua): differenze tra le pagine

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La '''storia della UEFA Champions League''', ovvero la massima competizione internazionale per club d'[[Europa]], è iniziata nel 1955, con l'istituzione della Coppa dei Campioni d'Europa. La Coppa mantenne questo nome fino all'edizione 1991-1992: dall'edizione 1992-1993 fu rinominata, e assunse la denominazione di [[UEFA Champions League]].
* '''[[Knut]]''' – orso polare dello zoo di Berlino
 
* '''Knut''' – forma tedesca e scandinava del nome proprio di persona maschile [[Canuto (nome)|Canuto]]
== Storia ==
* '''[[Knut (frusta)|Knut]]''' – frusta utilizzata nell'Impero russo per flagellare i criminali e gli oppositori politici
=== La Coppa dei Campioni ===
* '''[[Knut (gruppo musicale)|Knut]]''' – gruppo musicale svizzero
==== Origini della competizione ====
In origine l'idea di [[calcio (sport)|calcio]] internazionale era indissolubilmente legata agli incontri fra le [[Nazionale di calcio|squadre nazionali]], essendo le società di club confinate nell'ambito interno a ciascun paese. Col tempo talune nazioni organizzarono manifestazioni comuni quali la [[Coppa Mitropa|Coppa dell'Europa Centrale]] ([[1927]]) la [[Coppa Latina]] ([[1949]]) e la [[Coppa Grasshoppers]] ([[1952]]), ma tali esperimenti si limitarono sempre a un'area geografica di dimensioni contenute.
 
Il concetto di competizione paneuropea per formazioni di club nacque nel [[1954]].<ref name= Origini >[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni__intro.html Coppa Campioni L'intuizione di Hanot]</ref> In quell'anno sui giornali sportivi [[Francia|francesi]], principalmente in risposta ad alcuni articoli del ''[[Daily Mail]]'' in cui si affermava la supremazia del Wolverhampton,<ref name=bor243>{{Cita|Bortolotti|p. 243.}}</ref> si aprì un acceso dibattito su chi fosse la squadra più forte del continente tra gli spagnoli del [[Real Madrid]], gli italiani del [[Associazione Calcio Milan|Milan]], gli ungheresi dell'[[Budapest Honvéd FC|Honvéd]] e gli inglesi del [[Wolverhampton Wanderers Football Club|Wolverhampton]], formazioni all'epoca ai vertici dei rispettivi campionati nazionali. Fu così che il quotidiano transalpino ''[[L'Équipe]]'', diretto da [[Gabriel Hanot]], propose a [[FIFA]] e [[UEFA]] l'idea di un campionato fra i maggiori club d'[[Europa]].<ref name= Origini /> Ecco cosa scrisse il giornalista a tal proposito:
 
{{Quote|Certo, l'idea di un Campionato del Mondo, o almeno d'Europa, per club, più esteso, più significativo, e meno episodico della Mitropa Cup, e più originale di un Campionato d'Europa per squadre nazionali, merita di essere lanciata. Noi ci proveremo.|{{Cita|Bortolotti|p. 243.}}}}
 
In un primo tempo le due associazioni non si mostrarono entusiaste dell'idea &ndash; e in questo erano sostenute dalla federazione nazionale inglese<ref name=bor243 /> &ndash; ma, una volta che ''L'Équipe'' si mosse privatamente coi dirigenti di numerose società, organizzando una riunione di rappresentanti di svariati club europei nell'aprile del 1955,<ref name=bor243 /> la FIFA impose alla UEFA l'organizzazione del nuovo torneo. Il timore della UEFA era, inizialmente, quello che un campionato europeo per club potesse avere un successo tale da oscurare sia i campionati nazionali, sia il nascente [[Campionato europeo di calcio|Campionato Europeo per Nazioni]]. La confederazione continentale decise pertanto di limitare il progetto, strutturandolo sul meccanismo dell'eliminazione diretta e ammettendo una sola società, indicata dalle federazioni nazionali, per ciascun paese.<ref name=bor243 />
 
Fu così che venne alla luce la Coppa dei Campioni d'Europa (in [[lingua francese|francese]] ''Coupe des clubs champions européens'', in [[lingua inglese|inglese]] ''European Cup''), da disputarsi sotto l'egida della UEFA. A quella prima edizione presero parte, su invito (come avvenne per la Coppa delle Fiere), sedici formazioni provenienti dalle principali federazioni calcistiche.<ref name=bor243 /> Unica assenza di spicco fu quella della [[Football Association]] inglese,<ref name= Origini /> che non riteneva la nuova coppa all'altezza del blasone dei fondatori del ''football''.<ref name=bor251>{{Cita|Bortolotti|p. 251.}}</ref>
 
La partita inaugurale fu giocata domenica [[4 settembre]] [[1955]] a [[Lisbona]] fra lo [[Sporting Lisbona]] e gli jugoslavi del [[FK Partizan|Partizan Belgrado]].<ref name= Origini /> Nessuna di queste due squadre vantava in quel momento il titolo nazionale nel proprio paese. Ogni singola federazione era infatti libera di designare la propria rappresentante in piena indipendenza, con la vaga condizione che la società prescelta avesse vinto almeno una volta il campionato nazionale in passato.<ref name= Origini /> Nei fatti, solo sette delle partecipanti erano campioni in carica; ciò lasciò uno strascico linguistico negli anni a venire, dato che l'espressione ''Coppa dei Campioni d'Europa'' fu tendenzialmente ridotta a ''Coppa dei Campioni'' nei paesi che subito ebbero a rappresentarli la detentrice dello scudetto, e invece a ''Coppa d'Europa'' negli altri. La formula della coppa era la semplice eliminazione diretta con gare di andata e ritorno, tranne la finale da disputarsi in campo neutro a [[Parigi]]. I primi Campioni d'Europa furono gli spagnoli del [[Real Madrid]] che, batterono i francesi del [[Stade de Reims-Champagne|Reims]] davanti a quarantamila spettatori.
 
Il successo di pubblico della prima edizione<ref>[http://www.emeroteca.coni.it/bookreader.php?&c=1&f=10564&p=3#page/3/mode/1up Corriere dello Sport ]</ref> convinse cinque nuove nazioni, tra cui l'[[Inghilterra]], a entrare nella manifestazione. L'UEFA riuscì a imporre che ciascuna federazione presentasse il proprio campione in carica, con l'unica eccezione, che verrà peraltro abolita nel [[1960]], della possibile coincidenza nella quale la squadra già detentrice del titolo di Campione d'Europa vincesse il proprio campionato nazionale; in quel caso la seconda classificata in campionato sarebbe stata ugualmente ammessa alla coppa.
 
Il torneo ebbe un rapido sviluppo. Nel volgere di pochi anni tutte le trentadue federazioni europee decisero di iscrivere i propri campioni; l'ultima a farlo fu quella dell'[[Unione Sovietica]] nel [[1966]]. L'entusiasmo fu tale che nel [[1960]] fu creata una identica manifestazione per le vincitrici delle coppe nazionali, la [[Coppa delle Coppe]], la cui prima edizione fu vinta dalla [[ACF Fiorentina|Fiorentina]].
 
==== Le vittorie del Real Madrid (1956-1960) ====
[[File:DiStefanoPuskas.jpg|thumb|left|150px|[[Ferenc Puskás]] e [[Alfredo Di Stéfano]], protagonisti dei primi trionfi del Real Madrid in Coppa dei Campioni.]]
Durante questo periodo, come si è già detto, la Coppa dei Campioni fu dominata dal Real Madrid.<ref name=bor244>{{Cita|Bortolotti|p. 244.}}</ref> [[Alfredo Di Stéfano]], [[Ferenc Puskás]], [[Raymond Kopa]], [[José Santamaría]] e [[Miguel Muñoz]] furono tra gli artefici delle cinque vittorie consecutive in [[Coppa dei Campioni]] tra il [[Coppa dei Campioni 1955-1956|1955-1956]] e il [[Coppa dei Campioni 1959-1960|1959-1960]].<ref name=bor244>{{Cita|Bortolotti|p. 244.}}</ref><ref name=bor245>{{Cita|Bortolotti|p. 245.}}</ref> Tra le partite più rilevanti vi sono il 7-3 (3 gol di Di Stefano e 4 di Puskas) contro l'[[Eintracht Francoforte]] nella finale dell'[[Hampden Park]] del 1960, davanti alle telecamere della [[BBC]] e dell'[[Eurovisione]] e a un pubblico di oltre 135.000 persone, la più grande affluenza di spettatori per una finale di Coppa dei Campioni.
 
Alla [[Coppa dei Campioni 1955-1956|prima edizione]], contraddistinta da un'alta media-gol, il Real vinse superando gli avversari con diverse reti di scarto, e giunse in finale contro i francesi del [[Stade de Reims|Reims]], a [[Parigi]]: la formazione spagnola vinse la Coppa grazie alla vittoria per 4-3 l [[4 giugno]] 1956.<ref name=bor244 /> La [[Coppa dei Campioni 1956-1957|seconda edizione]] vide contrapposte in finale Real Madrid e [[ACF Fiorentina|Fiorentina]]: ad avere la meglio fu ancora il Real, grazie a un gol di Di Stéfano su rigore e Gento.<ref name=bor245 /> Nel [[Coppa dei Campioni 1957-1958|1957-1958]] il Real Madrid parve nel proprio miglior momento di forma, poiché riusciva a coniugare un attacco prolifico a una difesa solida e difficilmente superabile.<ref name=bor245 /> Il [[Associazione Calcio Milan|Milan]], giunto in finale, riuscì a contrastare con efficacia i campioni in carica: la finale fu caratterizzata dal bel gioco, tanto da essere considerata una delle migliori finali della storia del torneo.<ref name=bor246>{{Cita|Bortolotti|p. 246.}}</ref> Protrattasi fino ai [[tempi supplementari]] per via del perdurante 2-2, la finale fu decisa al 107' da Gento, che fu l'autore del gol del 3-2 che dette la vittoria agli spagnoli.<ref name=bor246 /> Il Reims tornò in finale nel [[Coppa dei Campioni 1958-1959|1958-1959]], e disputò il titolo al Real Madrid nell'incontro di [[Stoccarda]]: decisivi per il successo dei ''blancos'' furono Mateos e Di Stéfano.<ref name=bor246 /> Durante la [[Coppa dei Campioni 1959-1960]] si mise invece in evidenza [[Ferenc Puskás]], giocatore ungherese tra i migliori d'Europa all'epoca, benché non più giovane e in condizioni fisiche non ottimali.<ref name=bor246 /> Puskás segnò 4 dei 7 gol con cui il Real Madrid superò l'[[Eintracht Francoforte]] a [[Glasgow]], in finale.<ref name=bor246 />
 
Anche il [[Manchester United Football Club|Manchester United]] ottenne buoni risultati, raggiungendo le semifinali nel [[1957]] e nel [[1958]]. Il disastro aereo di [[Monaco di Baviera|Monaco]] durante la [[Coppa dei Campioni 1957-1958]], però, mise fine a tutte le speranze del Manchester di superare il Real Madrid.<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_55_56.html 1955/56: Real Madrid] [http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_56_57.html 1956/57: Real Madrid][http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_57_58.html 1957/58: Real Madrid][http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_58_59.html 1958/59: Real Madrid][http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_59_60.html 1959/60: Real Madrid]</ref>
 
==== Le vittorie del Benfica e la supremazia di Milano (1961-1965) ====
Nell'edizione del [[Coppa dei Campioni 1960-1961|1961]], al primo turno del torneo, il [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] diventò la prima squadra capace di sconfiggere il [[Real Madrid]] in una partita di Coppa dei Campioni, mettendo così fine al monopolio madridista sulla competizione. Il Barcellona arrivò fino alla finale giocata allo [[Wankdorf Stadion]] di [[Berna]], in [[Svizzera]], dove fu battuto dal [[SL Benfica|Benfica]] di [[Lisbona]].<ref name=bor246 />
 
Nella successiva edizione di Coppa dei Campioni si unì a questa squadra, capitanata dal [[Mozambico|mozambicano]] [[Mário Coluna]], [[Eusébio da Silva Ferreira|Eusébio]], che guidò il Benfica alla difesa del trofeo nella finale contro il Real Madrid, battuto per 5-3 all'[[Stadio Olimpico di Amsterdam|Olympisch Stadion]] di [[Amsterdam]], [[Paesi Bassi]].<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_60_61.html 1960/61: Benfica] [http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_61_62.html 1961/62: Benfica]</ref> Altro elemento chiave di quella formazione era il portiere [[Costa Pereira]].<ref name=bor247>{{Cita|Bortolotti|p. 247.}}</ref> Il tecnico [[Béla Guttmann]] aggiunse alla forza d'attacco del Benfica una maggior attenzione alla fase difensiva, che contribuì a rendere la squadra più equilibrata ed efficiente.<ref name=bor247 /> Il Benfica si aggiudicò le edizioni 1960-1961 e 1961-1962.
 
[[File:Giacinto Facchetti Inter-Liverpool 1965.jpg|thumb|250px|[[Giacinto Facchetti]] mentre segna il definitivo 3-0 nella semifinale Inter-Liverpool del 1965]]
Il primo successo italiano in Coppa dei Campioni è opera del [[Associazione Calcio Milan|Milan]]. Il 22 maggio 1963, nello stadio di [[Wembley Stadium (1923)|Wembley]], la doppietta di [[José Altafini]] – che fisserà il risultato sul 2-1 contro i campioni in carica del Benfica, giunti alla loro terza finale consecutiva – permetterà alla squadra rossonera di portare per la prima volta in [[Italia]] la Coppa dei Campioni, alzata da [[Cesare Maldini]].<ref name=bor248>{{Cita|Bortolotti|p. 248.}}</ref><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_62_63.html 1962/63: Milan]</ref>
 
Nell'edizione del [[Coppa dei Campioni 1963-1964|1963-1964]] la Coppa fu vinta da un'altra squadra milanese, l'[[Internazionale Football Club|Inter]], che prevalse per 3-1 con due gol di [[Sandro Mazzola|Mazzola]] e uno di [[Aurelio Milani|Milani]] allo [[Ernst Happel Stadion|Stadio del Prater]] di [[Vienna]] contro il Real Madrid. L'anno seguente l'[[Inter]] tornò a vincere questa volta proprio a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]]. Sotto una forte pioggia superò, infatti, il Benfica per 1-0 con gol di [[Jair da Costa|Jair]]. Nacque così la ''[[Grande Inter]]''.<ref name=bor248 /><ref name=bor249>{{Cita|Bortolotti|p. 249.}}</ref><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_63_64.html 1963/64: Inter] [http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_64_65.html 1964/65: Inter]</ref>
 
Quest'era si concluse nell'edizione del [[Coppa dei Campioni 1965-1966|1965-1966]] con la sesta vittoria del Real Madrid, che prima sconfisse l'Inter in semifinale e poi sconfisse in finale il [[FK Partizan Belgrado|Partizan Belgrado]] per 2-1 con una squadra interamente composta da giocatori spagnoli, la prima nella storia della manifestazione.<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_65_66.html 1965/66: Real Madrid]</ref> [[Francisco Gento]] giocò in tutte e sei le edizioni vinte dal Real Madrid.
 
Il Real Madrid, con il successo ottenuto, fu l'ultima squadra a sollevare il vecchio trofeo della Coppa dei Campioni.
 
==== Due successi britannici (1967-1968) ====
[[File:Bobby charlton elgrafico.JPG|thumb|150px|left|[[Bobby Charlton]], attaccante del Manchester United, primo club inglese a vincere il trofeo.]]
 
Nell'[[Coppa dei Campioni 1966-1967|edizione 1966-1967]] il [[Celtic Football Club|Celtic]] divenne il primo e finora unico club scozzese a vincere la Coppa dei campioni. I ''Bhoys'' sconfissero in finale l'Inter per 2-1 all'[[Stadio Nazionale di Jamor|Estádio Nacional]] di [[Lisbona]], in [[Portogallo]], il [[25 maggio]] [[1967]]. L'Inter si portò subito in vantaggio con Mazzola su rigore; da quel momento e soprattutto per l'intero secondo tempo il Celtic attaccò con veemenza, fino a segnare con Gemmell, autore di un tiro dal limite dell'area. Il gol della vittoria lo siglò Chalmers all'83º con una deviazione sotto rete. I calciatori biancoverdi passarono alla storia come i ''[[Lisbon Lions]]'' ("Leoni di Lisbona").<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_66_67.html 1966/67: Celtic]</ref> La rosa del Celtic, non disponendo di molti giocatori di grande abilità tecnica, basava il suo gioco sulla propria forza atletica e sulla vivacità degli attacchi, portati avanti grazie alle floride condizioni fisiche dei suoi elementi.<ref name=bor251 />
 
Il Celtic è l'unico club scozzese ad aver raggiunto la prestigiosa finale di Coppa dei Campioni e l'unica squadra al mondo ad averlo fatto con giocatori interamente provenienti dal vivaio.<ref>{{cita web|lingua=en|url= http://www.bbc.co.uk/scotland/sportscotland/asportingnation/article/0045/print.shtml|titolo= Celtic win European Cup 1967|editore= [[BBC]] - A Sporting Nation|accesso= 23 maggio 2010}}</ref><ref>{{cita web|lingua=en|url= http://sportsillustrated.cnn.com/soccer/news/2003/05/20/celtic_history/|titolo= Celtic immersed in history before final|editore= SI.com|data= 20 maggio 2003|accesso= 23 maggio 2010}}</ref> Tutti i giocatori erano scozzesi e nati vicino allo stadio. È inoltre la prima squadra a vincere il nuovo trofeo della Coppa dei Campioni.
 
Grazie anche al trio d'attacco formato da [[Bobby Charlton]], [[George Best]] e [[Denis Law]], il Manchester United diventò invece la prima squadra inglese a vincere la Coppa dei Campioni nell'edizione del 1968, sconfiggendo in finale il Benfica di Eusébio. Il Manchester United arrivò in finale battendo 1-0 il Real Madrid e rimontando da 3-1 a 3-3 nel ritorno al Bernabeu. In finale, allo Stadio Imperiale di Wembley a Londra, gli inglesi vinsero per 4-1 dopo i tempi supplementari.<ref name=bor252>{{Cita|Bortolotti|p. 252.}}</ref><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_67_68.html 1967/68: Manchester United]</ref>
 
==== Nuovamente il Milan (1969) ====
Nell'[[Coppa dei Campioni 1968-1969|edizione 1968-1969]] torna ad imporsi il Milan di [[Nereo Rocco]], che nella finale di Madrid batte l'Ajax con il risultato 4-1, grazie alla tripletta di [[Pierino Prati|Prati]] ed al gol di [[Angelo Benedicto Sormani|Sormani]] (per gli olandesi a segnare fu [[Velibor Vasović|Vasović]]).<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_68_69.html 1968/69: Milan]</ref> L'Ajax era guidata da Rinus Michels e aveva in rosa, tra gli altri, [[Johan Cruijff]]: l'allenatore aveva impostato la sua squadra su un calcio fatto di completa partecipazione al gioco di tutti gli elementi in ogni momento dell'incontro, e in cui i ruoli non erano rigidamente definiti ma modificabili a seconda della situazione e delle necessità (il [[calcio totale]]).<ref name=bor252 /> Il Milan di [[Nereo Rocco]] aveva quali punti di forza l'abilità di [[Gianni Rivera]], regista da cui dipendeva l'organizzazione del gioco, la solidità della difesa e la capacità di effettuare rapidi [[Glossario calcistico#Contropiede|contropiedi]].<ref name=bor252 />
 
==== Le vittorie del calcio olandese (1970-1973) ====
[[File:Bundesarchiv Bild 183-N0716-0314, Fußball-WM, BRD - Niederlande 2-1a.jpg|thumb|180px||[[Johan Cruijff]]]]
 
L'Olanda rappresentata dall'Ajax, dopo aver perso la finale del [[Coppa dei Campioni 1968-1969|1968-1969]] contro il [[Associazione Calcio Milan|Milan]], riesce a ottenere comunque una vittoria grazie al [[Feyenoord Rotterdam|Feyenoord]] di [[Rotterdam]] che nell'edizione del [[Coppa dei Campioni 1969-1970|1969-1970]] batte dopo i [[tempi supplementari]] gli scozzesi del Celtic per 2-1.<ref name=bor253>{{Cita|Bortolotti|p. 253.}}</ref><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_69_70.html 1969/1970: Feyenoord]</ref>
 
L'Ajax si impose poi nel movimento calcistico europeo vincendo tre [[Coppa dei Campioni|Coppe dei Campioni]] consecutive nel [[1971]], [[1972]] e [[1973]]. La prima a Wembley contro il Panathinaikos, squadra greca arrivata alla finale dopo aver eliminato la Stella Rossa di Belgrado (1-4 in Jugoslavia e rimonta 3-0 ad Atene). Con un colpo di testa su cross dalla sinistra Van Dijk portò in vantaggio gli olandesi dopo gli attacchi iniziale; poi i greci si ripresero e sfiorarono il pareggio con Antoniadis. L'Ajax sprecò svariate occasioni per il raddoppio, ma il risultato restò in bilico fin quasi a fine gara, quando un gol di [[Arie Haan]] su assist di [[Johan Cruijff]]<ref>[http://www.tuttochampions.it/?action=read&idnotizia=2637 1971-1972: L'assolo del Papero]</ref> diede alla squadra di Amsterdam la certezza della vittoria. Nelle altre due finali l'Ajax vinse per 2-0 sull'Inter e per 1-0 sulla Juventus. Le ragioni del successo degli olandesi furono sostanzialmente due: la disciplina tattica introdotta dall'allenatore [[Rinus Michels]]<ref name=bor254>{{Cita|Bortolotti|p. 254.}}</ref> e il contributo di [[Johan Cruijff]].<ref name=bor255>{{Cita|Bortolotti|p. 255.}}</ref> Già nelle edizioni degli anni sessanta l'Ajax era stata la culla del cosiddetto "[[calcio totale]]", una nuova concezione tattica che superava la tradizionale divisione del lavoro in campo tra difensori, centrocampisti ed attaccanti.<ref name=bor252 /> Secondo questa filosofia tutti i calciatori dovevano partecipare al gioco in ogni suo aspetto.
 
Il calcio totale dell'Ajax sembrava destinato a non tramontare fino a quando Cruijff scelse di seguire l'ex allenatore Michels al Barcellona, nel tardo [[1973]]. [[Stefan Kovacs]], tecnico rumeno, riuscì a dirigere la squadra con successo durante le edizioni [[Coppa dei Campioni 1971-1972|1971-1972]] e [[Coppa dei Campioni 1972-1973|1972-1973]], concentrando il gioco sulle figure di rilievo della sua squadra: egli tornò quindi ad affidarsi più ai giocatori di grande tecnica che alla disciplina tattica, come invece faceva Michels.<ref name=bor256>{{Cita|Bortolotti|p. 256.}}</ref> Con la partenza di Cruijff e quella successiva di [[Johan Neeskens]] più avanti, l'Ajax avrebbe faticato a imporsi in Coppa dei Campioni per oltre 20 anni.<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_70_71.html 1970/1971: Ajax] [http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_71_72.html 1971/1972: Ajax][http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_72_73.html 1972/73: Ajax]</ref>
 
==== L'ascesa del Bayern Monaco (1974-1976) ====
[[File:Franz Beckenbauer 22-6-74.png|thumb|left|150px|Il capitano tedesco [[Franz Beckenbauer]] guidò il [[Bayern Monaco]] alla vittoria di tre Coppe dei Campioni consecutive]]
 
Dopo l'Ajax fu il Bayern a dominare la competizione. Guidato da [[Franz Beckenbauer]] composto da giocatori come [[Sepp Maier]], [[Gerd Müller]], [[Uli Hoeness]] e [[Paul Breitner]], il Bayern vinse la Coppa dei Campioni per tre volte consecutive nella metà degli [[Anni 1970|anni settanta]]. Il gioco dei tedeschi era sì caratterizzato dall'attenzione alla tattica e al gioco corale, ma era allo stesso tempo supportato da individualità di vaglia, che resero possibili le positive prestazioni della propria squadra di club e anche della Nazionale: gran parte della Nazionale tedesca occidentale era infatti composta da giocatori del Bayern.<ref name=bor257>{{Cita|Bortolotti|p. 257.}}</ref>
 
La prima Coppa fu conquistata nel 1974 ai danni dell'Atlético Madrid, guidato in panchina da [[Juan Carlos Lorenzo]]. La svolta arrivò nel secondo tempo supplementare quando il gol su punizione di [[Luis Aragonés]] portò in vantaggio gli spagnoli. Fu il difensore Schwarzenbeck, a un minuto dalla fine, a segnare il gol del pareggio. L'1-1 costrinse le due squadre alla ripetizione della gara e stavolta la compagine tedesca vinse 4-0 con doppiette di Höness e Müller.<ref name=bor257 /> Nell'edizione del 1975 il Bayern ebbe la meglio su un [[Leeds United F.C.|Leeds United]] che dominò per larghi tratti la finale, ma che fu battuto per 2-0 al [[Parco dei Principi]] di [[Parigi]] (gol di Roth e Muller).<ref name=bor258>{{Cita|Bortolotti|p. 258.}}</ref> I bavaresi completarono l'opera sconfiggendo il [[AS Saint-Étienne|St. Étienne]] all'[[Hampden Park]] di [[Glasgow]] nell'edizione del [[Coppa dei Campioni 1975-1976|1975-1976]]. Anche qui la vittoria arrivò al termine di una gara difficile col Saint Etienne, capace di colpire due pali e impegnare severamente il portiere Maier. A decidere la gara una punizione dal limite di Roth nel primo tempo.<ref name=bor258 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_73_74.html 1973/74: Bayern Monaco] [http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_74_75.html 1974/75: Bayern Monaco] [http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_75_76.html 1975/76: Bayern Monaco]</ref>
 
La squadra subì poi un lento declino, come i precedenti club dominanti: il Bayern non vinse nessun'altra Coppa dei Campioni per 25 anni.
 
==== Il dominio inglese e la strage dell'Heysel (1977-1985) ====
La squadra che iniziò questo ciclo fu il [[Liverpool Football Club|Liverpool]] guidato da [[Bob Paisley]], uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. Paisley poteva disporre di una squadra formata da elementi di sicuro valore come il portiere [[Ray Clemence]], i difensori [[Phil Neal]] e [[Alan Kennedy]], i centrocampisti [[Jimmy Case]], [[Emlyn Hughes]] e [[Terence McDermott]], gli attaccanti [[Ray Kennedy]], [[John Toshack]] e [[Kevin Keegan]], eletto [[Pallone d'oro]] in due occasioni.<ref name=bor258>{{Cita|Bortolotti|p. 258.}}</ref> Erano tutti giocatori di livello internazionale, regolarmente convocati dalle loro rappresentative nazionali. Il Liverpool giunse alla finale dello [[Stadio Olimpico di Roma|Stadio Olimpico]] di [[Roma]] del [[Coppa dei Campioni 1976-1977|1976-1977]] contro il [[Borussia Mönchengladbach]], già battuta nella finale di [[Coppa UEFA]] del [[Coppa UEFA 1972-1973|1972-1973]].<ref name=bor258 /> I ''Reds'' vinsero per 3-1 e si laurearono campioni d'Europa per la prima volta, successo che replicarono l'anno successivo nella finale di [[Wembley Stadium (1923)|Wembley]] contro i [[Belgio|belgi]] del [[Club Brugge K.V.|Bruges]] grazie alla rete di [[Kenny Dalglish]].<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_76_77.html 1976/77: Liverpool] [http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_77_78.html 1977/78: Liverpool]</ref>
 
[[File:Brucegrobbelaar.jpg|thumb|180px|Il portiere del Liverpool [[Bruce Grobbelaar]] con la Coppa dei Campioni del 1984, vinta in casa della Roma.]]
Alla fine degli [[Anni 1970|anni settanta]] iniziò un periodo di dominio delle squadre inglesi, che raccolsero sei vittorie consecutive ed un totale di sette vittorie in otto anni. Nell'[[Coppa dei Campioni 1978-1979|edizione 1978-1979]] il Liverpool campione uscente fu sconfitto al primo turno da una connazionale, il [[Nottingham Forest F.C.|Nottingham Forest]]. Il Forest, guidato da [[Brian Clough]], ottenne poi il titolo europeo sconfiggendo gli svedesi del [[Malmö FF|Malmö]] per 1-0 a Monaco.<ref name=bor258 /> Gli uomini di Clough parteciparono all'[[Coppa dei Campioni 1979-1980|edizione 1979-1980]] come detentori del titolo, arrivando alla finale del [[28 maggio]] [[1980]] allo [[Stadio Santiago Bernabéu]], dove affrontarono i campioni tedeschi dell'[[Amburgo SV|Amburgo]]. Gli inglesi passarono in vantaggio al 19º minuto con [[John Neilson Robertson]] e si chiusero nel [[catenaccio]], riuscendo a neutralizzare le [[Attaccante|punte]] tedesche. Il Nottingham Forest conquistò così anche la Coppa del 1980.<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_78_79.html 1978/79: Nottingham Forest][http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_79_80.html 1979/80: Nottingham Forest]</ref> Il Forest basava il suo gioco specialmente sulla forte difesa; la città di Nottingham divenne il più piccolo centro abitato ad avere una squadra campione d'Europa per club.<ref name=bor260>{{Cita|Bortolotti|p. 260.}}</ref>
 
Il Liverpool ritornò in finale nell'[[Coppa dei Campioni 1980-1981|edizione del 1981]] dopo aver eliminato il Bayern Monaco in semifinale. I "Reds" misero in bacheca il loro terzo trofeo battendo il Real Madrid a [[Parigi]] per 1-0 con la rete di [[Alan Kennedy]] a otto minuti dal termine.<ref name=bor259>{{Cita|Bortolotti|p. 259.}}</ref><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_80_81.html 1980/81: Liverpool]</ref>
 
Alla sua prima partecipazione in Coppa dei Campioni nel [[Coppa dei Campioni 1981-1982|1981-1982]], l'[[Aston Villa Football Club|Aston Villa]] vinse la competizione superando in finale il Bayern Monaco di [[Karl-Heinz Rummenigge]], sconfitto per 1-0 al [[Feijenoord Stadion]] di [[Rotterdam]], nonostante il portiere titolare, infortunato, fosse stato costretto ad abbandonare il terreno di gioco dopo appena dieci minuti dal fischio di inizio. Il protagonista di quella finale divenne il secondo portiere [[Nigel Spink]], che risultò decisivo nella vittoria finale grazie a numerose parate che consentirono ai ''Villans'' di portarsi a casa il trofeo. Il club di Birmingham continuò così il dominio europeo degli inglesi di quegli anni.<ref name=bor261>{{Cita|Bortolotti|p. 261.}}</ref><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_81_82.html 1981/82: Aston Villa]</ref>
 
[[File:Platini Juventus Pallone d'oro.jpg|thumb|left|250px|[[Michel Platini]], autore del gol che permise alla Juventus di vincere la sua prima Coppa dei Campioni.]]
La finale della Coppa dei Campioni [[Coppa dei Campioni 1982-1983|1982-1983]], giocata il [[25 maggio]] [[1983]] allo Stadio Spiridon Louis di [[Atene]], fu la prima senza squadre inglesi dopo sette anni. A contendersi la Coppa c'erano la [[Juventus Football Club|Juventus]] allenata da [[Giovanni Trapattoni|Trapattoni]] e guidata in campo da [[Michel Platini]] e [[Roberto Bettega]], e i campioni tedeschi dell'Amburgo. L'Amburgo affondò subito il colpo: dopo appena otto minuti [[Felix Magath]] sorprese [[Dino Zoff]] fuori dai pali e lo superò con un [[Glossario calcistico#P|pallonetto]] dal limite dell'area. La Juventus non riuscì a pareggiare. L'Amburgo diventò la seconda squadra tedesca (dopo il tris del Bayern Monaco negli anni settanta) a vincere la Coppa dei Campioni.<ref name=bor261 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_82_83.html 1982/83: Amburgo]</ref>
 
Nel [[Coppa dei Campioni 1983-1984|1983-1984]] arrivò la quarta Coppa dei Campioni del Liverpool, vinta ancora una volta allo Stadio Olimpico di Roma, questa volta contro la squadra di casa, la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]]. Dopo l'addio di [[Ray Clemence]], il Liverpool s'era affidato al portiere dello [[Zimbabwe]] [[Bruce Grobbelaar]], ex combattente e giramondo (aveva giocato al calcio in [[Sudafrica]] e in [[Canada]]). Per la prima volta nella storia la finale di Coppa dei Campioni fu decisa ai [[Calcio di rigore|calci di rigore]] (dopo un sofferto pareggio per 1-1 siglato da [[Phil Neal]] e [[Roberto Pruzzo]]). Nei tiri dagli undici metri risultò determinante [[Bruce Grobbelaar]], che indusse [[Bruno Conti|Conti]] e [[Francesco Graziani|Graziani]] a sbagliare i loro tiri. La Coppa dei Campioni prese di nuovo la strada dell'Inghilterra. Il Liverpool divenne così la prima squadra capace di vincere il trofeo per quattro volte dopo il Real Madrid negli [[Anni 1950|anni cinquanta]],<ref name=bor259 /> mentre Grobbelaar divenne il primo calciatore [[africa]]no a vincere la competizione.<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_83_84.html 1983/84: Liverpool]</ref>
 
A successi in campo internazionale corrispondeva anche un elevato tasso delinquenziale di molti dei suoi tifosi (gli ''[[hooligan]]s''), autori di violenti ''[[raid]]'' teppistici sia in Inghilterra sia in altre zone dell'Europa (e già i tifosi di un'altra squadra inglese, il [[Tottenham Hotspur Football Club|Tottenham Hotspur]], si erano distinti per violenze varie nella finale di andata della [[Coppa UEFA]] [[Coppa UEFA 1983-1984|1983-1984]] contro l'[[RSC Anderlecht|Anderlecht]], a [[Bruxelles]]).<ref name=bor263>{{Cita|Bortolotti|p. 263.}}</ref> Nonostante molte opposizioni, la finale della Coppa dei Campioni [[Coppa dei Campioni 1984-1985|1984-1985]] fu assegnata all'[[Stadio Re Baldovino di Bruxelles|Heysel]] di [[Bruxelles]]. Anche in quella edizione fu il Liverpool a qualificarsi per la finale, dove trovò per il secondo anno di fila la squadra Campione d'Italia, la Juventus. Gli [[Strage dell'Heysel|incidenti]] che precedettero la partita – cui fece da contraltare l'inefficienza della polizia belga, impreparata a gestire la situazione venutasi a creare<ref name=bor263 /> – costarono, tra tifosi italiani, francesi, belgi e irlandesi, la vita di 39 persone e il bando quinquennale di tutte le squadre inglesi dalle competizioni europee (eccettuato lo stesso Liverpool, per il quale il bando fu di sei stagioni), e la fine del ciclo continentale dei ''Reds''. La squadra inglese fu sconfitta per 1-0 grazie a un rigore di Platini.<ref name=bor263 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_84_85.html 1984/85: Juventus]</ref>
 
Il giorno seguente l'UEFA escluse le squadre inglesi a tempo indeterminato dalle Coppe europee. Il provvedimento di esclusione fu applicato fino al [[1990]], un anno dopo la [[Strage di Hillsborough]], che vide sempre protagonisti (anche se stavolta senza colpe) i tifosi del Liverpool.<ref name=bor263 />
 
==== Steaua, Porto e PSV (1986-1988) ====
[[File:Guus Hiddink.jpg|thumb|[[Guus Hiddink]], allenatore del PSV campione d'Europa per la prima volta nella sua storia]]
Con l'esclusione delle squadre inglesi dal calcio europeo, si concluse il loro periodo di egemonia, facendo emergere nuove formazioni.<ref name=bor264>{{Cita|Bortolotti|p. 264.}}</ref> Negli anni immediatamente successivi alla [[Strage dell'Heysel]], ci furono vittorie inattese<ref name=bor264 /> di squadre come la [[Steaua Bucarest]] ([[Romania]]), il [[Futebol Clube do Porto|Porto]] ([[Portogallo]]) e il [[PSV Eindhoven]] ([[Paesi Bassi]]).
 
Nell'[[Coppa dei Campioni 1985-1986|edizione del 1985-1986]] il trofeo fu vinto dai rumeni della Steaua Bucarest. Gli uomini di [[Emerich Jenei]] si basavano sulla solidità difensiva e sull'efficacia del contropiede. Giocatori quali il [[Capitano (calcio)|capitano]] [[Gavril Balint]], gli attaccanti [[László Bölöni]] e [[Victor Piţurcă]], il [[Regista (calcio)|regista]] [[Miodrag Belodedici|Belodedici]] e il [[portiere (calcio)|portiere]] [[Helmuth Duckadam|Duckadam]] guidarono la Steaua sino alla finale del [[7 maggio]] [[1986]] allo [[Stadio Ramón Sánchez Pizjuán]] di [[Siviglia]], in [[Spagna]].<ref name=bor264 /> I rumeni si trovarono di fronte proprio una compagine spagnola, il [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]], allenato da [[Terry Venables]]. La Steaua raggiunse il suo principale obiettivo: portare la sfida ai calci di rigore. Dopo aver mantenuto inviolata la sua porta nel corso della partita, Duckadam parò tutti e quattro i rigori battuti dal Barcellona, consegnando di fatto la Coppa alla Steaua.<ref name=bor264 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_85_86.html 1985/86: Steaua Bucarest]</ref>
 
Nel [[Coppa dei Campioni 1986-1987|1986-1987]] il Porto guidato da [[Artur Jorge]] vinse il suo primo alloro continentale, la Coppa dei Campioni, battendo per 2-1 il [[Bayern Monaco]]. La finale è reputata una tra le più belle della Coppa dei Campioni, con il gol del pareggio dei portoghesi che fu firmato di tacco da [[Rabah Madjer]].<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_86_87.html 1986/87: Porto]</ref> I tedeschi avevano una rosa ricca di uomini d'esperienza, e alla guida in panchina vi era [[Udo Lattek]]; i portoghesi, invece, potervano contare su giocatori dotati di fantasia e creatività come [[Juary]], [[Paulo Sousa]] e [[Paulo Futre]].<ref name=bor264 />
 
Nell'[[Coppa dei Campioni 1987-1988|edizione del 1987-1988]] il PSV Eindhoven, allenato da [[Guus Hiddink]] e composto da giocatori di rilievo come [[Ronald Koeman]], [[Eric Gerets]], [[Søren Lerby]] e [[Wim Kieft]], vinse la Coppa dei Campioni per la prima ed unica volta nella sua storia. In finale batté il Benfica ai [[calci di rigore]] dopo che la partita si era conclusa a reti inviolate. Il PSV si aggiudicò il trofeo senza più vincere alcuna partita dopo gli ottavi di finale: i biancorossi estromisero dalla competizione il [[FC Girondins de Bordeaux|Bordeaux]] ai quarti e il Real Madrid in semifinale grazie ai [[Regola dei gol fuori casa|gol in trasferta]] pareggiando quattro volte.<ref name=bor264 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_87_88.html 1987/88: PSV Eindhoven]</ref>
 
==== Il ritorno del Milan (1989-1990) ====
[[File:Van Basten Gullit Rijkaard (1988).jpg|thumb|left|250px|Il trio olandese del Milan formato da [[Frank Rijkaard]], [[Marco Van Basten]] e [[Ruud Gullit]].]]
 
Sul finire degli anni ottanta arriva nel panorama calcistico europeo il Milan guidato da [[Arrigo Sacchi]]. Nell'edizione 1988-89 il nuovo Milan, con in campo il trio olandese composto da [[Marco van Basten]], [[Ruud Gullit]] e [[Frank Rijkaard]] tornò a vincere il trofeo. Il cammino di coppa del nuovo Milan di Sacchi iniziò con un doppio successo sui bulgari del Vitosha Sofia: 2-0 all'andata e 5-2 nel match di ritorno a San Siro con 4 reti di Van Basten. Nel secondo turno i rossoneri affrontarono gli jugoslavi della Stella Rossa Belgrado: dopo aver pareggiato a Milano per 1-1, il match di ritorno venne sospeso per nebbia con gli slavi in vantaggio per 1-0 e la replica, avvenuta il giorno successivo alle ore 12, si concluse con l'identico 1-1 dell'andata; il Milan riuscì a vincere ai rigori. Eliminati i tedeschi del Werder Brema, i rossoneri si presentarono in semifinale contro il Real Madrid: l'incontro d'andata al Santiago Bernabeu si concluse in parità per 1-1, ma a Milano la squadra di Sacchi sconfisse i madrileni per 5-0.<ref name=bor265>{{Cita|Bortolotti|p. 265.}}</ref>
La finale venne disputata al Camp Nou di Barcellona contro lo Steaua Bucarest e con una doppietta a testa di Gullit e Van Basten i rossoneri vinsero per 4-0.
 
[[File:Sacchi.JPG|thumb|150px|[[Arrigo Sacchi]], allenatore del Milan vincitore di due Coppe dei Campioni consecutive.]]
Il Milan si confermò Campione d'Europa anche nell'[[Coppa dei Campioni 1989-1990|edizione successiva]], dopo aver sconfitto il Benfica per 1-0 con gol di Rijkaard nella finale di [[Vienna]].<ref name=bor266>{{Cita|Bortolotti|p. 266.}}</ref> Il trio olandese formato da Van Basten, Gullit e Rijkaard divenne l'emblema della formazione votata ''Migliore squadra di club di sempre'' dalla rivista inglese ''[[World Soccer]]'' nel [[luglio]] [[2007]].<ref>{{Cita news|autore=Max Di Sante|url=http://cerca.unita.it/data/PDF0113/PDF0113/text35/fork/ref/07192rae.HTM|titolo=LA CURIOSITÀ Classifica dell'inglese World Soccer. La partita più bella è Italia-Germania 4-3 Il Milan di Sacchi migliore squadra del mondo|pubblicazione=[[l'Unità]] |giorno=11|mese=luglio|anno=2007|pagina=18|accesso=17 ottobre 2010}}</ref>
 
==== L'affermazione della Stella Rossa (1991) ====
Nell'[[Coppa dei Campioni 1990-1991|edizione del 1990-1991]] il Milan campione in carica fu eliminato ai quarti di finale, dopo un doppio confronto con l'[[Olympique Marsiglia]]. I francesi furono poi sconfitti nella finale dello [[Stadio San Nicola]] di [[Bari]] dai campioni [[Jugoslavia|iugoslavi]] della [[FK Stella Rossa Belgrado|Stella Rossa]] di [[Belgrado]], che conquistarono il trofeo ai rigori, dopo un pareggio a reti inviolate.<ref name=bor268>{{Cita|Bortolotti|p. 268.}}</ref> L'esclusione delle squadre inglesi, come si è già detto, finì nel 1990, ma i campioni inglesi del Liverpool non poterono partecipare alla Coppa dei Campioni del 1991 poiché dovevano scontare un ulteriore anno di squalifica dalle [[Coppe europee]].<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_90_91.html 1990/91: Stella Rossa]</ref>
 
==== La prima vittoria del Barcellona (1992) ====
Le squadre inglesi fecero ritorno nella massima competizione nei primi [[Anni 1990|anni novanta]], precisamente dalla stagione 1991-1992, ma nessuna riuscì a superare gli ottavi di finale perché ostacolate dalla regola dei "tre stranieri": la UEFA prevedeva che alle squadre non fosse permesso, nelle partite giocate nell'ambito delle sue competizioni (quindi nella Coppa dei Campioni, nella [[Coppa delle Coppe UEFA|Coppa delle Coppe]] e nella [[UEFA Europa League|Coppa UEFA]]) di convocare più di tre giocatori stranieri. La limitazione ebbe effetti negativi sulle squadre del [[Regno Unito]], in quanto sia l'UEFA che la [[FIFA]] considerano l'[[Inghilterra]], l'[[Irlanda del Nord]], la [[Scozia]] e il [[Galles]] delle nazioni separate.
 
[[File:AmorFerrerMussonsGuardiola.jpg|thumb|left|250px|[[Guillermo Amor]], [[Albert Ferrer]] e [[Josep Guardiola]], protagonisti del primo trionfo del Barcellona nel 1992.]]
Il periodo fu positivo le squadre italiane. Furono tre le squadre della [[Serie A]] ([[Unione Calcio Sampdoria|Sampdoria]], [[Associazione Calcio Milan|Milan]] e [[Juventus Football Club|Juventus]]) a raggiungere la finale in sette stagioni consecutive, vincendone però solamente due.
 
La finale della [[Coppa dei Campioni 1991-1992]], giocata allo stadio di Wembley, fu vinta dal [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] contro la [[Sampdoria]]. Il Barcellona, allenato da Johan Cruyff, era soprannominato ''Dream Team'' ("Squadra dei Sogni"), come la squadra di [[pallacanestro]] [[Stati Uniti d'America|statunitense]] che avrebbe giocato alle [[Giochi della XXV Olimpiade|Olimpiadi di Barcellona 1992]]. Il club catalano poteva annoverare giocatori come [[Josep Guardiola]], [[José Mari Bakero]], [[Aitor Begiristain]], [[Jon Andoni Goikoetxea]], [[Ronald Koeman]], [[Michael Laudrup]] e [[Hristo Stoichkov]], votato [[Pallone d'Oro]] nel [[1994]]. La gara fu per lunghi tratti dominata dalla squadra ligure, i cui attaccanti sprecarono molte occasioni. La finale fu decisa da un punizione di [[Ronald Koeman]] assegnata dall'arbitro nel secondo tempo supplementare.<ref name=bor268 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_91_92.html 1991/92: Barcellona]</ref>
 
=== La nascita della Champions League ===
==== Il successo dell'Olympique Marsiglia (1993) ====
[[File:CapelloMadrid.JPG|thumb|L'allenatore milanista [[Fabio Capello]], sconfitto in finale nel 1993 dal Marsiglia, si prese la rivincita l'anno successivo contro il Barcellona.]]
In questi anni la formula della Coppa dei Campioni iniziò una rivoluzione. Nel 1992 la fase a gruppi fu rinominata ''UEFA Champions League'': le vincenti avrebbero disputato la finale (nell'edizione 1993-1994 le prime due squadre dei due raggruppamenti disputarono le semifinali in gara unica, in casa della squadra prima classifica). Il successo della fase a gruppi ha determinato l'aumento del numero delle squadre partecipanti da 8 a 32, con partite che si disputano sia il martedì che il mercoledì in tutta Europa.
 
Nella stagione [[UEFA Champions League 1992-1993|1992-1993]], prima edizione della cosiddetta UEFA Champions League (trentottesima edizione della Coppa dei Campioni), a vincere il trofeo fu l'[[Olympique de Marseille|Olympique Marsiglia]]. La squadra francese superò il Milan di [[Fabio Capello]] (che approdò alla finale forte di 10 successi su altrettante partite) per 1-0.<ref name=bor269>{{Cita|Bortolotti|p. 269.}}</ref> Successivamente l'Olympique Marsiglia fu escluso dalla [[Supercoppa UEFA 1993|Supercoppa europea]] e dalla [[Coppa Intercontinentale 1993|Coppa Intercontinentale]] in seguito ad uno scandalo di corruzione denominato ''[[Caso Valenciennes-Olympique Marsiglia|Affaire VA-OM]]'', che coinvolse il presidente del club francese, [[Bernard Tapie]]. Il Milan, finalista perdente, giocò la Coppa intercontinentale e la Supercoppa europea al posto dei marsigliesi, uscendo sconfitto in entrambe le occasioni. Sempre nella stagione 1992-1993 l'Olympique Marsiglia si vide revocare il [[Division 1 1992-1993|titolo nazionale]] che aveva conquistato nel mese di maggio ma non la Champions League. La squadra non fu neppure autorizzata a difendere la Coppa dei Campioni nel 1993-1994, difatti al suo posto fu chiamato il Monaco (primo caso in cui una squadra vincitrice non partecipa all'edizione successiva).<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_92_93.html 1992/93: Olimpique Marsiglia]</ref>
 
==== La supremazia italiana e la quarta dell'Ajax (1994-1996) ====
[[File:Marcello Lippi.jpg|thumb|left|[[Marcello Lippi]], allenatore della Juventus capace di raggiungere tre finali consecutive sul finire degli anni novanta.]]
 
Nella finale dell'edizione del [[UEFA Champions League 1993-1994|1993-1994]] il Milan incontrò il Barcellona, allenato da Cruijff, conquistando così il suo quinto titolo europeo nella finale di [[Atene]] ([[18 maggio]] [[1994]]). In tale stagione fu inoltre introdotta una modifica al regolamento: dopo i primi due turni disputati a eliminazione diretta vi erano due gironi, in cui quattro squadre, le prime due classificate, si affrontavano in semifinali incrociate, in gara unica, per determinare le finaliste.<ref name=bor269 /> Il Milan, senza la coppia centrale di difesa titolare (Baresi-Costacurta), vinse per 4-0 con doppietta di Massaro e gol di Savicevic e Desailly.<ref>{{Cita news|autore=Alberto Costa, Cesare Fiumi|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/19/trionfo_Capello_perfezione__co_0_9405196121.shtml|titolo=Il trionfo di Capello: " è la perfezione"|pubblicazione=[[Corriere della Sera]] |giorno=19|mese=maggio|anno=1994|pagina=40|accesso=27 ottobre 2010}}</ref>. Quel punteggio rappresenta il maggiore scarto mai registrato in una finale di Coppa dei Campioni/Champions League, insieme con quello della ripetizione della finale del 1974 e della finale del 1989, ma rimanendo inferiore, in termini di gol segnati, al 7-3 della finale del 1960 tra Real Madrid ed Eintracht Francoforte. Marcel Desailly, che aveva vinto la Champions League l'anno prima con il Marsiglia, diventò nel 1994 il primo giocatore a vincere la Coppa in due stagioni consecutive con squadre differenti e il primo giocatore a vincere la Coppa dei Campioni con l'avversaria (il Milan) della sua ex squadra (l'Olympique Marsiglia) che aveva vinto l'edizione precedente (1992-1993).<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_93_94.html 1993/94: Milan]</ref>
 
Il Milan di [[Fabio Capello]] raggiunse la finale per il terzo anno consecutivo nell'edizione del [[UEFA Champions League 1994-1995|1994-1995]], ma perse per 1-0 contro l'Ajax di [[Louis van Gaal]] nella finale di [[Vienna]].<ref name=bor270>{{Cita|Bortolotti|p. 270.}}</ref> Il club olandese, al suo quarto successo, presentava una squadra formata in gran parte da giocatori provenienti dalle sue formazioni giovanili, tra cui il diciannovenne attaccante [[Patrick Kluivert]], autore del gol della vittoria.<ref name=bor272>{{Cita|Bortolotti|p. 272.}}</ref>
Questo fu il primo trionfo dell'Ajax dal 1973, anno in cui aveva vinto la sua terza Coppa dei Campioni consecutiva. In quel periodo numerosi giocatori dell'Ajax divennero titolari nella [[Nazionale di calcio dell'Olanda|Nazionale olandese]].<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_94_95.html 1994/95: Ajax]</ref>
 
[[File:Del Piero final.jpg|thumb|250px|lo juventino [[Alessandro Del Piero]] festeggia dopo la finale di Champions del 22 maggio 1996]]
Il [[22 maggio]] [[1996]], a undici anni dalla vittoria contro il Liverpool nella partita della [[Strage dell'Heysel]], tornò a vincere la Juventus, rivoluzionata con l'arrivo ai vertici della ''triade'' [[Roberto Bettega|Bettega]]-[[Antonio Giraudo|Giraudo]]-[[Luciano Moggi|Moggi]] e guidata in panchina da [[Marcello Lippi]]. Nella finale disputata all'Olimpico di [[Roma]], la Juventus di un giovane [[Alessandro Del Piero]] fece suo il trofeo contro i detentori dell'Ajax, battendoli per 4-2 ai [[tiri di rigore]] dopo che i [[tempi supplementari]] si erano conclusi sul punteggio di 1-1. [[Jari Litmanen]] rispose sul finire del primo tempo regolamentare al gol del bianconero Ravanelli. Ai rigori, dopo gli errori di [[Sonny Silooy]] e di [[Edgar Davids]] per gli olandesi, fu decisivo il tiro trasformato in gol da [[Vladimir Jugović]].<ref name=bor272 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_95_96.html 1995/96: Juventus]</ref>
 
Da allora il mondo del calcio cominciò ad adattarsi ai cambiamenti radicali dovuti alla [[sentenza Bosman]]. Essa permetteva a tutti i calciatori dell'Unione Europea di trasferirsi gratuitamente alla fine del loro contratto, ma l'impatto più importante fu subito dalla Champions League. La sentenza Bosman proibiva infatti alle leghe calcistiche nazionali degli stati UE, e anche alla UEFA, di porre un tetto al numero di calciatori stranieri qualora ciò discriminasse cittadini dell'Unione Europea. Dopo la sentenza, la regola poteva ancora essere imposta, ma solo per i calciatori non aventi cittadinanza di paesi dell'Unione Europea.
 
==== Il dominio tedesco e spagnolo (1997-1998) ====
Il [[Borussia Dortmund]] entrò nel novero delle squadre vincitrici della Coppa dei Campioni nell'[[UEFA Champions League 1996-1997|edizione del 1996-1997]], quando i tedeschi sconfissero i detentori della Juventus nella finale, giocata a [[Monaco di Baviera]], dopo aver superato anche i campioni inglesi del Manchester United in semifinale.<ref name=bor276>{{Cita|Bortolotti|p. 276.}}</ref><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_96_97.html 1996/97: Borussia Dortmund]</ref>
 
Nell'[[UEFA Champions League 1997-1998|edizione del 1997-1998]] l'[[UEFA]] aprì le porte della Champions League alle seconde classificate degli otto migliori campionati continentali (''vedi anche'' [[UEFA Champions League#Formula del torneo|Formula del torneo]]). Nonostante i cambiamenti, fu il Real Madrid a conquistare il titolo europeo. Guidata da [[Jupp Heynckes]], la formazione dalla maglia bianca pose fine all'astinenza del Real Madrid nel massimo torneo continentale, che durava dal 1966. La squadra della capitale iberica batté infatti la Juventus per 1-0 nella finale della Champions League giocata ad [[Amsterdam]] con una rete di [[Predrag Mijatović]].<ref name=bor277>{{Cita|Bortolotti|p. 277.}}</ref> Per i bianconeri di [[Marcello Lippi]] si trattò della seconda sconfitta consecutiva in finale.<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_97_98.html 1997/98: Real Madrid]</ref>
 
==== Il secondo alloro del Manchester United (1999) ====
[[File:Alex Ferguson.jpg|left|thumb|180px|[[Alex Ferguson]], tecnico del Manchester United campione d'Europa nel 1999 e ancora nel 2008.]]
L'[[UEFA Champions League 1998-1999|edizione 1998-1999]] incoronò il Manchester United, capace di centrare, in quella stagione, il cosiddetto ''[[treble]]'', ovvero la vittoria in un'unica stagione di campionato, coppa nazionale e Champions League. Il Manchester uscì imbattuto da un girone difficile, comprendente anche Barcellona e Bayern Monaco, e superò due italiane, Inter e Juventus, nei quarti<ref>{{Cita news|autore=[[Gianni Mura]] |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/03/18/juve-in-semifinale-inter-fuori.html|titolo=Juve in semifinale, Inter fuori|pubblicazione=[[la Repubblica]] |giorno=18|mese=marzo|anno=1999|pagina=1|accesso=17 ottobre 2010}}</ref> e in semifinale. Gli inglesi vinsero anche in patria, dove ottennero sia la [[FA Premier League|Premier League]] sia la [[FA Cup]].
 
Anche l'altra squadra finalista, il Bayern Monaco, era in procinto di raggiungere il ''treble'', conducendo il risultato per 1-0 dopo un gol su [[calcio di punizione]] di [[Mario Basler]]. Il Bayern dominò per tutta la durata dell'incontro, anche se non riuscì a segnare nessun altro gol, anche per merito del portiere del Manchester [[Peter Schmeichel]], in quella che sarebbe stata la sua ultima partita con la maglia dei ''Red Devils''. Dopo che l'arbitro [[Pierluigi Collina]] segnalò tre minuti di recupero, tutti i giocatori del Manchester si portarono nell'area avversaria alla ricerca del pareggio. Su un calcio d'angolo battuto poco dopo il 90' da [[David Beckham]] il subentrato [[Teddy Sheringham]] segnò. Giusto un minuto dopo, un altro calcio d'angolo di Beckham fu trasformato in gol, stavolta da [[Ole Gunnar Solskjær]] su [[Assist (calcio)|assist]] di Sheringham. Il repentino cambiamento del risultato valse la vittoria agli inglesi.<ref name=bor277 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_98_99.html 1998/99: Manchester United]</ref>
 
Fu il primo successo della squadra di Manchester dal 1968 e la prima vittoria di un'inglese da quella del Liverpool nel 1984. Inoltre, per la prima volta giungono in finale due squadre approdate al torneo tramite il turno preliminare.
 
==== L'ottava del Real Madrid (2000) ====
L'[[UEFA Champions League 1999-2000|edizione 1999-2000]] coincise con un nuovo mutamento della formula della Champions League, aperta da allora anche alle terze classificate delle sei principali federazioni e alle quarte classificate delle migliori tre (''vedi anche'' [[UEFA Champions League#Formula del torneo|Formula del torneo]]).<ref name=bor277 />
 
Questa stagione vide il ritorno delle squadre spagnole al dominio europeo. Dopo aver vinto due Coppe dei Campioni nel 1992 col Barcellona e nel 1998 col Real Madrid, la [[Spagna]] ebbe tre semifinaliste nella Champions League 1999-2000 (Real Madrid, [[Valencia Club de Fútbol|Valencia]] e Barcellona). In quest'ultima edizione si giocò la prima finale fra due squadre di uno stesso paese (Real Madrid e Valencia). La prima finale del nuovo millennio, tutta spagnola, disputata nello [[Stade de France]] di [[Parigi]], dove si era svolta la finale della prima edizione della Coppa dei Campioni, fu vinta dal Real Madrid, che sconfisse il Valencia per 3-0. Prima della finale il Real aveva avuto la meglio sul Bayern Monaco in semifinale e sul Manchester United nei quarti.<ref name=bor277 /><ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_99_00.html 1999/00: Real Madrid]</ref>
 
==== La quarta del Bayern Monaco (2001) ====
Nella [[UEFA Champions League 2000-2001]] la [[Primera División spagnola|Liga spagnola]] ebbe due semifinaliste, Real Madrid e Valencia. Stavolta fu il Valencia ad arrivare in finale, allo stadio Meazza di Milano, dove fu sconfitto dal Bayern Monaco per 5-4 dopo i calci di rigore (1-1 alla fine dei tempi regolamentari). L'allenatore tedesco [[Ottmar Hitzfeld]] vinse così la sua seconda Coppa dei Campioni con due squadre diverse, a quattro anni di distanza dal trionfo con il Borussia Dortmund nel 1997. Per il Valencia si trattò della seconda sconfitta consecutiva in finale, come successe alla Juventus nel 1997 e nel 1998.<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_00_01.html 2000/01: Bayern Monaco]</ref> Il Bayern Monaco seppe mettere a frutto le proprie doti nell'interpretazione tattica delle partite, riuscendo a vincere il trofeo superando squadre maggiormente dotate dal punto di vista tecnico.<ref name=bor278>{{Cita|Bortolotti|p. 278.}}</ref>
 
==== Il nono successo del Real Madrid (2002) ====
Dalla finale della [[UEFA Champions League 2001-2002]] uscì vincitore il Real Madrid. Furono almeno due le analogie con la vittoria del Real nel 1960: la nazionalità dell'avversaria (il [[Bayer Leverkusen]], squadra tedesca come l'[[Eintracht Francoforte]] battuto nel 1960) e lo stadio (l'[[Hampden Park]] di [[Glasgow]], dove si era disputata la finale del 1960). Mentre la squadra del 1960 era formata da campioni come Di Stéfano e Puskás, quello del 2002 era il Real dei cosiddetti ''Galácticos'' ("Galattici"), cioè dei giocatori molto quotati che venivano acquistati annualmente.<ref name=bor280>{{Cita|Bortolotti|p. 280.}}</ref> In semifinale i madridisti prevalsero sui connazionali del Barcelona, mentre nell'atto conclusivo ebbero la meglio sul Bayer Leverkusen allenato da [[Klaus Toppmöller]], sconfitto per 2-1 il [[15 maggio]] [[2002]].
 
I tedeschi avvicinarono il ''[[treble]]'', classificandosi secondi nelle tre competizioni più importanti. Nella [[Fußball-Bundesliga|Bundesliga tedesca]] persero cinque punti nelle ultime tre giornate a favore del [[Borussia Dortmund]], che si aggiudicò poi il campionato; in [[Coppa di Germania]] furono sconfitti per 4-2 dallo [[FC Schalke 04|Schalke 04]]; in Champions League furono battuti dal Real Madrid. Inoltre, fatto singolare, molti tedeschi del Bayer che facevano parte della [[Nazionale di calcio della Germania|Nazionale tedesca]] arrivarono secondi al {{WC|2002}}.<ref>[http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_01_02.html 2001/02: Real Madrid]</ref>
 
==== La supremazia italiana e la vittoria del Porto (2003-2004) ====
===== Una finale tutta italiana (2003) =====
[[File:A.C. Milan lifting the European Cup after winning the 2002–03 UEFA Champions League - 20030528.jpg|thumb|left|300px|Il capitano rossonero [[Paolo Maldini]] alza la Champions League vinta il 28 maggio 2003 contro la Juventus all'Old Trafford]]
 
La stagione seguente segnò il ritorno delle squadre italiane al vertice del calcio europeo. Dopo aver dominato la competizione durante gli [[Anni 1990|anni novanta]], Milan e Juventus avevano vissuto una crisi, culminata nell'[[UEFA Champions League 2000-2001|edizione 2000-2001]], quando nessuna squadra italiana raggiunse i quarti di finale.<ref>{{Cita news|autore=Mattia Chiusano, Niccolò Zancan|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/03/15/triste-europa-senza-italia-ma-non-colpa.html|titolo=Triste Europa senza l'Italia Ma non è colpa degli arbitri|pubblicazione=[[la Repubblica]] |giorno=15|mese=marzo|anno=2001|pagina=52|accesso=17 ottobre 2010}}</ref> La tendenza fu invertita nella [[UEFA Champions League 2002-2003|Champions League 2002-2003]], in cui, delle quattro semifinaliste, tre erano italiane (Milan, Juventus e [[Football Club Internazionale Milano|Inter]]).<ref>{{Cita news|autore=Graham Wood|url=http://archiviostorico.gazzetta.it/2003/maggio/03/derby_Europa_quote_dicono_Milan_ga_0_030503456.shtml|titolo=C' è il derby d' Europa Le quote dicono Milan|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]] |giorno=3|mese=maggio|anno=2003|pagina=18|accesso=17 ottobre 2010}}</ref> In semifinale ci fu il primo storico derby europeo tra le milanesi, in cui prevalse il Milan in virtù di due pareggi ma con più gol segnati ''fuori casa'' (il ritorno del derby terminò 1-1 in casa dell'Inter dopo lo 0-0 dell'andata). La Juventus affrontò il Real Madrid e lo sconfisse per 3-1 dopo aver perso all'andata per 2-1.
 
Ad aggiudicarsi il trofeo fu il Milan, di nuovo campione dopo nove anni. In finale, il [[28 maggio]] all'[[Old Trafford]] di [[Manchester]], i rossoneri sconfissero ai [[Calcio di rigore|calci di rigore]] la Juventus nella prima finale della Coppa dei Campioni-Champions League con entrambe le contendenti italiane. La partita terminò a reti bianche dopo i [[tempi supplementari]] e si decise dal dischetto. Ai tiri dal dischetto [[Nelson Dida|Dida]] parò tre conclusioni avversarie, mentre [[Andriy Shevchenko]] trasformò il rigore decisivo che consegnò al Milan la coppa. Il [[Capitano (calcio)|capitano]] [[Paolo Maldini]] la sollevò quarant'anni esatti dopo il padre [[Cesare Maldini|Cesare]], campione d'Europa [[Coppa dei Campioni 1962-1963|1962-1963]] con i rossoneri a [[Londra]]. [[Clarence Seedorf]] conquistò la sua terza Champions League, diventando il primo calciatore ad aggiudicarsi tre Coppe con tre squadre diverse: infatti aveva già vinto la Coppa con l'Ajax nel 1995, proprio contro il Milan, e col Real Madrid nel 1998. Per [[Marcello Lippi]] si trattò della terza finale di Champions League persa, dopo quella del [[1997]] e del [[1998]] da allenatore della [[Juventus]]. In totale il tecnico [[Viareggio|viareggino]] ha disputato 4 finali di Champions League vincendone una, a [[Roma]] nel [[1996]].
 
===== Il successo del Porto (2004) =====
A [[La Coruña]] il [[Real Club Deportivo de La Coruña|Deportivo]], sconfitto per 4-1 a San Siro dal Milan campione d'Europa uscente, fu in grado di battere gli italiani per 4-0 nella gara di ritorno, nei quarti di finale dell'edizione 2004. Sempre nel corso di quella edizione e sempre nei quarti di finale, oltre all'inattesa eliminazione del Milan vi fu quella di una compagine blasonata come il Real Madrid, sconfitto dal [[AS Monaco FC|Monaco]]. L'altro quarto di finale vide scontrarsi le inglesi Arsenal e Chelsea, formazione che prevalse nel doppio confronto. La finale di quella edizione fu tra due ''[[outsider]]'' come il Monaco allenato da [[Didier Deschamps]] e il [[Futebol Clube do Porto|Porto]] di [[José Mourinho]], che prevalse per 3-0.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/maggio/27/Porto_non_pieta_dei_principi_co_9_040527076.shtml Il Porto non ha pietà dei principi di Monaco]</ref>
 
==== La vittoria del Liverpool (2005) ====
[[File:Xabi Alonso.jpg|thumb|180px|[[Xabi Alonso]], decisivo nella finale di Istanbul con il gol che completò la rimonta inglese.]]
 
L'[[UEFA Champions League 2004-2005|edizione 2004-2005]] fu vinta ai [[Calcio di rigore|calci di rigore]] dal [[Liverpool Football Club|Liverpool]] contro il Milan nella finale di Istanbul. Questa edizione fu caratterizzata da un lungo susseguirsi di vittorie della squadra rossonera. Inizialmente i milanesi conclusero al primo posto il proprio raggruppamento. Di seguito eliminarono il Manchester United negli ottavi di finale (doppio 1-0), l'Inter nei quarti (successi per 2-0 in casa e 3-0 a tavolino nel ritorno) e il PSV Eindhoven in semifinale (vittoria per 2-0 a Milano e sconfitta per 3-1 al [[Philips Stadion]]). Il [[25 maggio]], nella finale di [[Istanbul]], la decima nella storia rossonera, il Milan chiuse il primo tempo in vantaggio per 3-0 contro il Liverpool, grazie ad un gol di [[Paolo Maldini|Maldini]] e alla doppietta di [[Hernán Crespo|Crespo]]. Nel secondo tempo, tuttavia, i rossoneri furono raggiunti sul 3-3 in soli 6 minuti, durante i quali un rigore parato dal portiere rossonero [[Dida]] fu poi ribadito in gol da [[Xabi Alonso]]. La gara procedette ai [[tempi supplementari]], dove il [[portiere (calcio)|portiere]] [[Polonia|polacco]] [[Jerzy Dudek]] fu autore di un salvataggio su un tiro ravvicinato di Shevchenko, e quindi ai calci di rigore. Qui il Milan fallì tre tiri dal dischetto di cui l'ultimo, decisivo, proprio con l'attaccante ucraino. Fu quindi la squadra [[Inghilterra|inglese]] a sollevare la coppa, la quinta nella storia dei ''Reds'' di [[Liverpool]].<ref>[http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/sport/calcio/champions_league/milliv/milliv/milliv.html Milan, sei minuti di follia Liverpool campione d'Europa]</ref>
 
==== La seconda del Barcellona (2006) ====
[[File:Ronaldinho 11feb2007.jpg|thumb|left|180px|[[Ronaldinho]], eletto miglior giocatore dell'edizione 2005-2006.]]
 
L'edizione 2005-2006 si chiuse con la vittoria del Barcellona. I catalani, allenati dall'ex campione del Milan [[Frank Rijkaard]], impressionarono per la capacità di abbinare un gioco a tratti spettacolare e la concretezza delle squadre esperte. Ronaldinho venne eletto miglior giocatore del torneo. Nella finale di [[Parigi]] superarono, per 2-1 in rimonta, gli inglesi dell'[[Arsenal Football Club|Arsenal]], guidati da [[Thierry Henry]].<ref>[http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/sport/calcio/champions_league/finale-arsenal-barcellona/finale-arsenal-barcellona/finale-arsenal-barcellona.html Il Barcellona conquista la Champions l'Arsenal in 10 sogna ma poi s'arrende]</ref> Questa partita, inoltre, ha segnato la trasmissione da parte di [[Sky Italia]] del primo evento televisivo in diretta visibile in [[alta definizione]], grazie al decoder digitale satellitare.
 
==== Il settimo successo del Milan (2007) ====
Nel 2006-2007 si è assistito alla rivincita del Milan ai danni del Liverpool. Dopo un'estate caratterizzata dallo [[scandalo del calcio italiano del 2006]] il Milan, che aveva rischiato di non iscriversi in Champions in quanto coinvolto nello scandalo, fu costretto a partire dal terzo turno preliminare contro la Stella Rossa. Il passaggio del turno diede così ai rossoneri il diritto di partecipare alla fase a gironi della competizione per l'ottava volta negli ultimi dieci anni.
 
Dopo aver vinto il proprio girone come prima classificata e aver superato nella fase ad eliminazione diretta gli scozzesi del Celtic Glasgow e i tedeschi del Bayern Monaco, il Milan approdò alle semifinali. Tra le squadre qualificate alle semifinali figuravano tre inglesi: Liverpool, Chelsea e Manchester United.
 
[[File:Carlo Ancelotti in Russia.jpg|thumb|[[Carlo Ancelotti]], allenatore del Milan campione d'Europa nel 2003 e nel 2007.]]
Proprio il Milan risultò la squadra più solida delle quattro semifinaliste, riuscendo a prevalere su di esse. Superati Bayern Monaco e Manchester United, i milanesi raggiunsero in finale il Liverpool, che in semifinale aveva battuto, come due anni prima, il Chelsea. Allo Stadio Olimpico di Atene, proprio come nel 1994 contro il Barcellona, il Milan sollevò la coppa per la settima volta (quinta volta negli ultimi vent'anni).<ref>[http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/sport/calcio/champions_league/milan-vittoria/milan-vittoria/milan-vittoria.html Champions, il Milan sul tetto dell'Europa Inzaghi cancella l'incubo di Istanbul]</ref>
 
Il nuovo presidente dell'UEFA Michel Platini volle ripristinare la vecchia cerimonia di premiazione che, come in passato, avvenne nella tribuna dello stadio e non sul terreno di gioco, come era abitudine fare negli ultimi anni. L'ultima squadra che alzò il trofeo dalla tribuna era stato il Milan ad Atene nel 1994: la formazione italiana replicò 13 anni dopo.
 
Per la seconda volta nella storia della competizione arrivano in finale due squadre approdate nel torneo tramite il turno preliminare. La "prima" volta fu in occasione della finale del 1999.
 
==== Una finale tutta inglese (2008) ====
[[File:Cristiano Ronaldo of Manchester United, November 5, 2008.jpg|thumb|left|180px|[[Cristiano Ronaldo]], leader del Manchester United vincitore nell'edizione 2007-2008.]]
 
Nel [[UEFA Champions League 2007-2008|2007-2008]] la Champions League è stata vinta dal [[Manchester United Football Club|Manchester United]], che ha battuto in finale il [[Chelsea Football Club|Chelsea]] nella prima finale tutta inglese della competizione ed è diventato campione d'Europa per la terza volta.
 
Alle semifinali si prospetta una situazione simile a quella dell'edizione [[UEFA Champions League 2002-2003|2002-2003]] e anche a quella dell'anno prima: infatti, 3 squadre su 4 sono della stessa nazionalità, in questo caso inglese. Da una parte si affrontano per la terza volta in quattro anni in semifinale Liverpool e Chelsea; dalla parte opposta del tabellone si affrontano il Manchester United e il Barcellona. Il Liverpool pregiudica la qualificazione nella partita di andata con un [[autogol]] negli ultimi minuti di [[John Arne Riise]]. L'altra semifinale di andata tra Barcellona e Manchester United termina 0-0. La gara di ritorno, più tattica, si conclude con la qualificazione degli inglesi, vittoriosi grazie a un gol di [[Paul Scholes|Scholes]].
 
In finale i ''Red Devils'' sfidano il Chelsea (per la prima volta alla finale della massima competizione europea), nella prima finale tutta inglese della storia del torneo, la terza tra squadre di uno stesso paese dopo 2000 e 2003. Il primo tempo finisce con il parziale di 1-1, con [[Cristiano Ronaldo]] a segno di testa per il Manchester United e [[Frank Lampard]], a termine di un'azione confusa, per il Chelsea. Il risultato rimane immutato fino alla fine dei tempi regolamentari e dei [[tempi supplementari]]. Ai [[tiri di rigore]] falliscono Ronaldo per il Manchester United e il [[Capitano (calcio)|capitano]] [[John Terry]] per il Chelsea, scivolato al momento del tiro sull'ultimo rigore. L'errore decisivo è quello di [[Nicolas Anelka|Anelka]], il cui tiro è parato da [[Edwin van der Sar|van der Sar]].<ref>[http://www.gazzetta.it/Calcio/Estero/Primo_Piano/2008/05_Maggio/21/manchesterchelsea.shtml Manchester Utd campione d'Europa]</ref>
 
==== I ''triplete'' di Barcellona e Inter (2009-2010) ====
===== Il ''sextuple'' del Barcellona (2009) =====
[[File:Messi Training .jpg|thumb|250px|Il giocatore del Barcellona [[Lionel Messi]] impegnato in allenamento prima della vittoriosa [[UEFA Champions League 2008-2009|finale di Roma]]]]
La massima competizione europea dell'annata [[UEFA Champions League 2008-2009|2008-2009]] viene vinta dal [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]], che sconfigge in finale i detentori del [[Manchester United Football Club|Manchester United]] aggiudicandosi il trofeo per la terza volta nella finale disputata a [[Roma]] allo [[Stadio Olimpico di Roma|Stadio Olimpico]].
 
L'edizione vede il rientro in Champions League della [[Juventus Football Club|Juventus]] dopo tre anni. Torna sul palcoscenico europeo anche il [[Bayern Monaco]], assente da una stagione, mentre manca dopo sei anni di soddisfazioni il [[Associazione Calcio Milan|Milan]]. Dopo la fase a gironi sono presenti il Barcellona, i campioni in carica del Manchester United, le altre inglesi Liverpool e Arsenal, l'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]], la Juventus e la Roma, il [[Real Madrid]] e il [[Chelsea Football Club|Chelsea]], oltre a [[Sporting Clube de Portugal|Sporting Lisbona]], [[Futebol Clube do Porto|Porto]], [[Villarreal CF|Villarreal]] e [[Atlético Madrid]].
 
Nelle semifinali figurano quindi ancora tre inglesi più il Barcellona, come l'anno precedente, con la differenza dell'Arsenal al posto del Liverpool. Il Barcellona batte il Chelsea grazie al [[Regola dei gol fuori casa|gol in trasferta]] in pieno recupero di [[Andrés Iniesta]], mentre il Manchester si impone sull'Arsenal.
 
In finale, il risultato si sblocca al decimo minuto, quando [[Samuel Eto'o]] porta in vantaggio il Barcellona. Il secondo tempo vede una netta supremazia del Barcellona, e a dodici minuti dal fischio finale [[Xavi]], in azione sulla fascia destra, crossa per [[Lionel Messi]], che realizza di testa la rete del 2-0. Il Barcellona dell'allenatore [[Josep Guardiola]], già vincitore nel [[Coppa dei Campioni 1991-1992|1991-1992]] da giocatore, diventa la prima squadra spagnola a mettere a segno il ''[[triplete]]'' (''[[treble]]''): oltre alla Champions, aveva vinto anche Liga e Coppa del Re.<ref>[http://www.calcioblog.it/post/9127/barcellona-manchester-united-2-0-i-red-devils-durano-8-minuti-etoo-e-messi-li-stendono-barcellona-campione-deuropa Barcellona - Manchester United 2-0: i Red Devils durano 8 minuti, Eto'o e Messi li stendono - Barcellona Campione d'Europa]</ref>
 
===== Il lungo digiuno spezzato dall'Inter (2010) =====
[[File:Mourinho CSKA Moscow 05042010 2.jpg|thumb|left|[[José Mourinho]], terzo allenatore a vincere la Champions League con due club diversi dopo [[Ernst Happel|Happel]] e [[Ottmar Hitzfeld|Hitzfeld]]]]
L'edizione [[UEFA Champions League 2009-2010|2009-2010]] fa registrare la vittoria dell'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]] di [[José Mourinho]] che torna a vincere il trofeo dopo 45 anni.<ref name=LaStampaInter2010>{{Cita news|url=http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/calcio/201005articoli/27020girata.asp|titolo=L'Inter ha vinto la Champions League Milito è decisivo, il Bayern finisce ko|pubblicazione=[[La Stampa]] |giorno=22|mese=maggio|anno=2010|accesso=18 ottobre 2010}}</ref> Per i nerazzurri è la terza Coppa dei Campioni della propria storia<ref name=LaStampaInter2010/>, la prima da quando ha cambiato denominazione in UEFA Champions League.
Si qualificano agli ottavi di finale tre italiane (Inter, [[AC Milan|Milan]] e [[ACF Fiorentina|Fiorentina]]), tre inglesi ([[Chelsea]], [[Arsenal]] e [[Manchester United]]), il [[Real Madrid]] e il Barcellona, le francesi Bordeaux e [[Olympique Lyonnais|Lione]], il [[Sevilla Fútbol Club|Siviglia]], il [[Fußball-Club Bayern München|Bayern Monaco]], l'[[Olympiakos Syndesmos Filathlon Pireos|Olympiakos]], il [[Professional'nyj Futbol'nyj Klub CSKA|CSKA Mosca]], il [[Futebol Clube do Porto|Porto]] e lo [[Verein für Bewegungsspiele Stuttgart 1893|Stoccarda]].
 
 
Passati gli ottavi, nel primo dei quattro quarti di finale il Manchester United viene eliminato dal Bayern Monaco, che passa il turno grazie ai [[Regola dei gol fuori casa|gol segnati in trasferta]]. Nel secondo il derby francese tra Lione e Bordeaux si risolve in favore dei primi, che accedono alla semifinale per la prima volta nella loro storia. Dall'altra parte del tabellone la sfida Inter-CSKA si risolve con una doppia vittoria dei nerazzurri, mentre il Barcellona supera l'Arsenal con un pareggio in trasferta ed un 4-1 casalingo ([[Gol#Quaterna|quattro gol]] di [[Lionel Messi]]). Le semifinali sono Bayern Monaco-Lione e Inter-Barcellona. I bavaresi hanno la meglio sui francesi, sconfiggendoli con il punteggio complessivo di 4-0 (1-0 e 3-0), mentre l'Inter, dopo la vittoria casalinga per 3-1 sul Barcellona, nel ritorno al [[Camp Nou]] perde per 1-0 qualificandosi per la finale dopo trentotto anni di attesa (ultima finale raggiunta quella del 1972 a Rotterdam persa contro l'Ajax). Nella finale del 22 maggio allo [[Stadio Santiago Bernabéu]] di Madrid si sfidano l'Inter e il Bayern Monaco.<ref name=LaStampaInter2010/>
I due club si affrontano dopo essere diventati entrambi campioni del proprio campionato e della propria coppa nazionale, arrivando tutte e due a conseguire la [[Double (calcio)|doppietta]]. In finale l'Inter vince con [[Diego Milito|Milito]] autore di una doppietta, tornando a vincere la Champions League. La partita finisce 2-0.<ref name=LaStampaInter2010/> I nerazzurri diventano così la prima squadra italiana a centrare il ''[[treble]]''.
 
==== Ancora il Barcellona (2011) ====
[[File:Guardiola 2010.jpg|thumb|left|[[Josep Guardiola]], tecnico del Barcellona campione d'Europa nel 2009 e nel 2011.]]
Il [[28 maggio]] [[2011]] il [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] si laurea campione d'Europa per la quarta volta nella sua storia battendo a [[Wembley Stadium (2007)|Wembley]] il [[Manchester United]] (anche in questo caso si trattò di una rivincita, essendosi le due squadre affrontate due anni prima a Roma) per 3-1 con i goal di [[Pedro Rodríguez Ledesma|Pedro]], [[Lionel Messi]] e [[David Villa]]. Con una squadra giovane, formata in prevalenza da ragazzi provenienti dalle giovanili, ottiene la terza vittoria in sei anni.<ref>[http://www.goal.com/it/match/59539/barcellona-vs-man-utd/report Barcellona-Manchester United 3-1: A Wembley il trionfo è blaugrana! Guardiola conquista la sua seconda Champions]</ref>
 
Nella prima fase, spicca nel Gruppo A il primo posto del [[Tottenham]] che supera la squadra campione in carica, l'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]]. Nel Gruppo D, invece, il [[Football Club København|Copenaghen]] fa la storia del calcio danese, divenendo la prima squadra della [[Danimarca]] ad accedere agli ottavi di finale della Champions League, arrivando seconda dietro la poi vincente [[FC Barcelona|Barcellona]] e superando il [[Rubin Kazan']].
 
In semifinale, lo [[Schalke 04]] verrà estromesso dal [[Manchester United Football Club|Manchester United]] che vincerà 0-2 a [[Gelsenkirchen]] e poi 1-4 a [[Manchester]]. L'altra semifinale verrà vinta dal Barcellona sul Real Madrid per un risultato complessivo di 1-3, 0-2 a Madrid e 1-1 al [[Camp Nou]].
 
Con la quarta affermazione del Barcellona la [[Spagna]] diventa la nazione con il maggior numero di Coppe dei Campioni.
 
==== La prima del Chelsea (2012) ====
[[File:Chelsea Champions League Winners 2012.jpg|thumb|250px|I giocatori del Chelsea celebrano la prima vittoria del club londinese in Champions.]]
 
Il [[19 maggio]] [[2012]], il [[Chelsea Football Club|Chelsea]] di [[Roberto Di Matteo]] vince la prima Champions League della sua storia, battendo in finale il [[Fußball-Club Bayern München|Bayern Monaco]] ai calci di rigore (3-4), dopo l'1-1 dei tempi regolamentari.<ref>[http://www.goal.com/it/match/79421/fc-bayern-m%C3%BCnchen-vs-chelsea-fc/report Bayern Monaco-Chelsea 4-5 dcr: Impresa Blues! Drogba regala la Coppa a Di Matteo, gelato l'Allianz]</ref>
 
Nella fase a gironi dell'edizione [[UEFA Champions League 2011-2012|2011-2012]] spiccano la qualificazione del [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]] agli ottavi, a discapito del [[Manchester City Football Club|Manchester City]] di [[Roberto Mancini]], l'uscita di scena del [[Manchester United Football Club|Manchester United]] e la qualificazione come prima del proprio girone dell'[[Athlitikos Podosfairikos Omilos Ellinon Lefkosias|APOEL Nicosia]].
 
Nelle semifinali il Bayern, dopo i calci di rigore, riesce a sconfiggere i ''Galacticos'' di [[José Mourinho]], andando così a giocarsi la finale in casa, all'[[Allianz Arena]]. La rivale dei bavaresi sarà il Chelsea, che riuscirà ad eliminare il Barcellona di [[Josep Guardiola]],
 
Grazie alla vittoria del Chelsea, l'Inghilterra diventa, a pari merito con l'Italia, la seconda nazione ad aver vinto più volte l'ambito trofeo.
 
==== La quinta del Bayern nella prima finale tutta tedesca (2013) ====
L'[[Champions League 2012-2013|edizione 2012-2013]] vede il trionfo del [[Bayern Monaco]], che sconfigge in finale i connazionali del [[Ballspiel-Verein Borussia 09 Dortmund|Borussia Dortmund]], in una storica finale tutta tedesca.
 
Nella fase a gironi vi è da segnalare l'uscita dei campioni in carica del [[Chelsea FC|Chelsea]], terzo dietro la [[Juventus]] (prima) e [[Shakhtar Donetsk]] (secondo), l'ultimo posto del [[Manchester City Football Club|Manchester City]] e il primo posto del Borussia Dortmund, che scavalca il [[Real Madrid]].
 
Agli ottavi vi è la supersfida tra Real Madrid e [[Manchester United]], vinta tra le polemiche dagli spagnoli. Da segnalare il passaggio del turno della Juventus contro gli scozzesi del [[Celtic FC|Celtic]] e l'eliminazione del [[AC Milan|Milan]] contro il [[FC Barcelona|Barcellona]]. Avanzano anche [[Galatasaray]], [[Málaga Club de Fútbol|Málaga]], [[Paris Saint-Germain]], Borussia Dortmund e Bayern Monaco.
 
Ai quarti la Juve viene eliminata dal Bayern (doppio 0-2) e insieme ai bavaresi passano Borussia Dortmund (rocambolesca rimonta da 1-2 a 3-2 oltre il recupero contro il Málaga), Barcellona (contro il PSG), e Real Madrid (contro il Galatasaray).
 
Le due semifinali sanciscono il dominio tedesco: Il Bayern si impone nettamente sul Barcellona (4-0 in casa e 3-0 fuori casa) e il Borussia Dortmund elimina il Real Madrid (4-1 in casa e 0-2 in trasferta).
 
Nella finale tutta tedesca il Bayern passa in vantaggio al 61' con gol di [[Mario Mandzukic|Mandzukić]]. Il Borussia pareggia al 69' con rigore di [[Ilkay Gundogan|Gundogan]] ma viene beffato dal gol di [[Arjen Robben|Robben]] all'89'. Il Bayern conquista così il quinto successo nella competizione, portando a 7 il numero delle Champions vinte dalle tedesche.
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
*[[Adalberto Bortolotti]], ''Coppa dei Campioni/Champions League'', in {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=Enciclopedia dello Sport - Calcio|città=Roma|anno=2002|editore=Treccani|cid=Bortolotti}}
* {{cita libro|nome= Mike|cognome= Mike|lingua= en|titolo= Champions League Yearbook 2007/2008|editore= Know the Score Books|anno= 2007|id= ISBN 1-905449-93-3}}
 
== Voci correlate ==
* [[Inno della UEFA Champions League]]
* [[Competizioni UEFA per club]]
* [[Statistiche dei trofei internazionali di calcio]]
* [[Statistiche della UEFA Champions League]]
* [[Statistiche delle competizioni UEFA per club]]
* [[Partecipazioni alla UEFA Champions League]]
* [[Coefficiente UEFA]]
* [[Coppa delle Fiere]]
* [[Coppa delle Coppe]]
* [[UEFA Europa League]]
* [[UEFA Club Football Awards]]
 
{{UEFA Champions League}}
{{Portale|calcio}}
 
[[Categoria:UEFA Champions League]]